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Tesi Carraro
Tesi Carraro
Tesi di Laurea
Relatore
Ch. Prof. Giulio Zavatta
Laureanda
Maddalena Carraro
868125
Anno Accademico
2019 / 2020
A chiunque sappia vederli, che tutta la vita,
A. Mariuz
INDICE
1. Ringraziamenti ................................................................................................... 1
2. Introduzione ........................................................................................................ 3
fine”.................................................................................................................... 25
4.2 La società dei signori nobili e ricchi e l’avvento dei professori intendenti:
cenni sociali e politici della Venezia di fine Settecento............................................ 31
4.3 La “ricerca del tempo perduto” e la “scoperta del tempo ritrovato”: dietro la
scelta di Giandomenico Tiepolo ...................................................................................... 38
7. Conclusioni ........................................................................................................ 77
In primo luogo, ringrazio il mio relatore, Giulio Zavatta, il quale coi suoi consigli
mi ha guidato prontamente e con sicurezza in ogni pagina del mio elaborato. Lo
ringrazio infinitamente per la sua disponibilità.
Ringrazio Barbara Lunazzi, per il suo prezioso aiuto prestatomi durante la ricerca
nell’archivio e fototeca Antonio Morassi.
Un sentito grazie va anche alla mia famiglia, per non aver mai smesso di credere
in me e investire nelle mie passioni. Grazie per aver riposto in me la vostra fiducia.
In particolar modo mia madre, per essere stata la mia prima insegnante e, in questi
anni di università, la mia prima alunna, per aver ascoltato pazientemente e con
interesse le mie preparazioni agli esami.
Infine, ringrazio mia nonna e i suoi infiniti racconti, per avermi trasmesso la sua
curiosità e l’interesse per la cultura popolare e senza la quale questa tesi non
avrebbe motivo di esistere.
1
2
2. INTRODUZIONE
3
4
3. PULCINELLA: GIÙ LA MASCHERA
1
R. De Maio, Pulcinella e l’illuminismo in Pulcinella: una maschera tra gli specchi, Atti del convegno
Pulcinella tra immaginazione e rappresentazione (Napoli, 1-3 febbraio 1989), a cura di F. C. Greco,
Napoli, Edizioni scientifiche italiane, 1990, p. 221.
2
F. Galiani, Vocabolario delle parole del dialetto napoletano che piu si scostano dal dialetto toscano: con
alcune ricerche etimologiche sulle medesime degli Accademici filopatridi: opera postuma supplita, ed
accresciuta notabilmente, Napoli, Giuseppe-Maria Porcelli, 1789; cfr. D. Scafoglio, L. M. Lombardi
Satriani, Pulcinella, Milano, Leonardo Editore, 1992, p. 10.
5
del tempo si fissarono così dei canoni e nacque la maschera e il personaggio di
Pulcinella.
Questa storia contiene per certo elementi sia d’invenzione che reali, fra questi,
sicuramente d’inventato c’è il nome: Puccio d’Aniello, in quanto non si possiedono
prove che sia realmente esistito e non ci sono evidenze che lo colleghino a
Pulcinella3. D’altro canto, ci sono anche degli elementi realistici, come il fatto che
la maschera sia nata nel XVII secolo. Secondo il testo Frutti delle moderne
commedie, et auisi a chi le recita di Pier Maria Cecchini del 16284, la maschera di
Pulcinella fu infatti introdotta nel teatro da Silvio Fiorillo, celebre per la sua
interpretazione del capitan Matamoros: «Inventor di questa stragofissima parte fu
il Capitan Mattamoros, uomo in altri comici rispetti di una isquisita bontà»5.
Tuttavia, è da chiarire cosa intenda Cecchini con questa affermazione: se Fiorillo
abbia effettivamente introdotto la maschera e il personaggio in toto o se l’abbia
sottratta a una tradizione popolare, inserendola nei suoi spettacoli e rendendola in
questo modo celebre. La larga diffusione della figura di Pulcinella negli anni
contemporanei a Fiorillo, ci suggerisce che era improbabile che fosse una
maschera appena nata6. Piuttosto è grazie a Fiorillo se la maschera ha assunto
popolarità, rendendole la giusta attenzione, mentre prima era passata inosservata.
Per quanto riguarda invece la discussione riguardo le origini romane antiche della
maschera, mi affianco alla posizione di Benedetto Croce: «Non si sa nulla circa
l’efficacia della commedia popolare romana sulla moderna commedia romana; ma
quel che per avventura se ne potesse conoscere, gioverebbe a illustrare solamente
particolari secondari»7. Un altro elemento realistico è costituito dai rituali d’insulto
buffoneschi, i quali erano una pratica contadina molto diffusa e venivano
3
D. Scafoglio, L.M. Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 11.
4
P. M. Cecchini, Frutti delle moderne comedie, et auisi a chi le recita, Padova, Guaresco Guareschi al
Pozzo dipinto, 1628, cfr. B. Croce, Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, Bari, Laterza & Figli, 1962
(ed. or. 1911), p. 199.
5
Ibid.
6
B. Croce, Saggi sulla letteratura italiana del Seicento, cit., p. 209.
7
Ivi, p. 219.
6
condannati dal mondo ecclesiastico8. È probabile che siano serviti da spunto per
alcuni tratti della personalità di Pulcinella.
Che la maschera sia nata in città o campagna, ciò che è interessante notare è che
nel mito si produca una contaminazione: la città ingloba la campagna e la
campagna, entrandovi, deve mantenere la propria identità anche in città. Rimane
quindi da chiedersi come mai è universalmente noto che il personaggio di
Pulcinella, in ogni versione conosciuta, nasca in campagna.
Far nascere Pulcinella fuori dalla città non è solo un modo per spiegare alcune
sue caratteristiche fisiche e comportamentali. Infatti, si diceva che la campagna
fosse un luogo «dove gli uomini sono panciuti e pallidi, e parlono fioco e nel
naso»12, spiegando così la voce stridula e nasale di Pulcinella, ma anche la sua
8
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 8.
9
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 13-14.
10
Pulcinella si presenta in questo modo: «Io gran nobele e illustrissimo Policinella de Gamaro de Tamaro
coccumaro de Napole, nasciuto a Pontaselece, figlio de Marco Sfila e Madama Sbrignapresto»
S. Fiorillo, La Lucilla costante, in Commedie dei comici dell’Arte, a cura di L. Falavolti, Torino, UTET (ed.
or. Milano, G.B. Malatesta, 1632); cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 12.
11
In questo caso Pulcinella si presenta come: «Policinella Pulcinielli de civitate Cierra», C. Tiberi,
Escharistumerotos overo i contenti d’amore, Roma, Landini, 1639; cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani,
Pulcinella, cit., p. 12.
12
G.B. Doni, Trattato della musica scenica, in Lyra barberina. De' trattati di musica, a cura di A. F. Gori,
Firenze, Stamperia reale, 1763; cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 14.
7
grossa pancia. Inoltre, un altro detto popolare recitava: «lontan da città, lontan da
sanità»13 e mette in evidenza il fatto che fosse visto come un posto dove non solo
proliferavano malattie e deformità, ma anche corruzioni morali: un luogo dove
l’uomo era libero di agire secondo i propri istinti più bassi.
Perciò è possibile affermare che non sia nato in campagna perché il suo ideatore
proveniva da lì e per quel motivo ne abbia assunto i tratti, ma che le sue origini
sono una conseguenza necessaria della sua caratterizzazione. Effettivamente
quest’ipotesi è avvalorata anche dal fatto che all’inizio, non c’è un luogo preciso
univoco dove nasce Pulcinella, ma nei testi si trovano diverse località campestri
come Ponteselice16, Giffoni17, Acerra18. Col passare del tempo si concorderà sulle
13
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 14.
14
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 303.
15
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro in Pulcinella: una maschera tra gli specchi, cit., p. 39.
16
Fiorillo, La Lucilla costante, cit.
17
Doni, Trattato della musica scenica, cit.
18
Tiberi, Escharistumerotos overo i contenti d’amore, cit.
8
sue origini acerrane, nonostante non ci sia nulla che lo leghi necessariamente a
quella terra. Rimane dunque da chiedersi come mai proprio Acerra fra le diverse
possibilità. Esistono diverse teorie: la prima vuole che Pulcinella sia discendente
dell’antica figura di Maccus e siccome quest’ultimo era protagonista delle Atellane
e Atella si trovava molto vicino ad Acerra, si sarebbe scelto quello come luogo19.
I nomi delle due città suonano molto simili e si pensava un tempo che la due città
corrispondessero. Una seconda teoria si basa sul fatto che si tendeva ad attribuire
malattie e deformità a luoghi malsani come le paludi e Acerra in quel senso godeva
di una pessima reputazione20. L’ultima21 invece vede Acerra come l’unica città che
potesse soddisfare le esigenze di distanziamento sopra illustrate: era vicina ma allo
stesso tempo lontana da Napoli, una «diversità comunque accarezzata»22.
19
Luigi Riccoboni, alla luce della scoperta di una statuetta di bronzo di epoca romana raffigurante
Maccus, scrisse: «La découverte de cette petite statuë est encore plus heureuse pour moi, parce que
non seulement nous avons pour l’habit du Polichinelle le masque & les deux bosses devant & derriere;
mais les auteurs qui nous ont conservés le nom de Maccus de l’ancienne langue Osque, qui veut dire
Polichinelle en langue Italienne, nous sont voir que ce nom de Polichinelle n’est point moderne, & que
ce personage en conservant sa figure presque semblable en tout à l’ancienne, en a conservé le nom
aussi.»
L.L. Riccoboni, Histoire du théâtre italien, Parigi, P. de Lormel, 1728, cfr. V. Sears Goldman, “The most
beautiful Punchinelli in the world”: a comprehensive study of the Punchinello drawings of Giovanni
Battista Tiepolo, tesi di dottorato, Princeton University, aa. 2012/2013, p. 57.
20
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 19.
21
Ibid.
22
Ibid.
9
Venendo da fuori città, Pulcinella gode inoltre del privilegio dell’outsider: può
interloquire con qualsiasi figura sociale senza distinzione di classe e dire ciò che
gli passa per la testa senza filtri. Avanza dubbi, mette in discussione canoni
prestabiliti, è spregiudicato e testardo. Tutto ciò attraverso il linguaggio
pulcinellesco: un chiacchiericcio confuso, fraintendimenti, risate, equivoci e deliri.
23
Cecchini, Frutti delle moderne comedie, et auisi a chi le recita, cit.
24
Di Bello, Bianco e nero, doppiezza di una maschera dimezzata, in Pulcinella: una maschera tra gli
specchi, cit., p. 235.
10
del ciondolare il capo. Nel suo universo non sono contemplati valori positivi o
negativi, ma solo bisogni25.
Motivo per cui nelle commedie incarna diverse coppie di opposti senza mai
risultare contraddittorio, è un equilibrio dinamico, composto da spinte e
compensazioni, rendendole allo stesso tempo complementari, come se tutte le
contraddizioni si ricomponessero in lui in un’unità26. Rappresenta l’imbroglione e
l’imbrogliato, la vittima e il carnefice.
25
Ibid.
26
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella cit., p. 110, anche se mi sembra doveroso riportare il parere di
S. di Bello, secondo cui in Pulcinella non vi è dialettica e in lui non si avrà mai una ricomposizione, Di
Bello, Bianco e nero, doppiezza di una maschera dimezzata, cit., p. 241.
27
Ben illustrata in diverse commedie come quella di G.C. Monti, Il servo finto con Pulcinella overo Grilo
servo di Silvio, Viterbo, 1634, nella quale, alla domanda della padrona Celidora di portarle un
“bocconcino per sigillare lo stomaco”, le porta della cera di Spagna comprata dal cartolaio. Oppure in E.
del Cerro, Lazzi inediti della Commedia dell’Arte, «Rivista d’Italia», 1914, pp. 589-599, Pulcinella,
incaricato di “far prendere aria al grano”, lo dissemina sul campo, ma una volta accortosi che le galline lo
avevano mangiato tutto, le sventra per poterlo recuperare.
28
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 46.
29
Ibid.
11
infatti la sua doppiezza si fa sostanziale, sdoppiandosi in due fratelli: uno sciocco
e uno intelligente30. Nel suo agire è proprio la stolidezza che gli permette di essere
costantemente giustificato, provocando reazioni di compassione.
Abbatte i confini che separano uomo e animale, uomo e donna, uomo e diavolo.
Ogni codice viene in lui rimescolato, e capovolto: infatti non a caso è uno dei
simboli per eccellenza del carnevale, perché questo costituisce il momento in cui i
confini fra giusto sbagliato, mortale e immortale, maschile e femminile sono
sfumati. Pulcinella non solo è un «azzeratore di codici»31, ma anche un rivelatore
di codici nascosti.
Oltre allo sdoppiamento nei due fratelli sopracitato, allo stesso modo, viene
spesso accompagnato da una figura femminile: la Pulcinellessa. Mentre nei disegni
di Giandomenico Tiepolo la Pulcinellessa viene ritratta, a differenza della sua
controparte, come una figura bilanciata, femminile e armoniosa; nella tradizione
come maschera è pressoché identica a Pulcinella e si differenzia solo per i
pantaloni più corti e un’ampia scollatura. Apparivano tanto simili da confondere
lo stesso Pulcinella. Nella commedia L’Ernelinda ovvero l’amore trionfante
dell’odio scritta da Giovanni Domenico Pioli32 si racconta che Eumene volesse
ritrarre la Pulcinellessa, ma che per scherzo abbia fatto credere a Pulcinella che si
trattasse del suo ritratto e in effetti, alla fine, riconosce sé stesso nel dipinto. Come
altri personaggi ermafroditi della mitologia classica, nasce da un uovo e può
concepire e allattare, ma possiede anche un lato misogino. Come in ogni coppia di
opposti in cui Pulcinella si ritrova, non può scegliere dove schierarsi, deve
prendere necessariamente le distanze da entrambi i poli. Sembra sempre
intrattenere una relazione antagonistica con l’altro e mira ad appropriarsene, del
suo ruolo e delle sue prerogative33. Porta ogni opposto al suo estremo, finendo per
ricongiungerlo all’altro34.
30
Ibid.
31
M. Niola, Il segreto di Pulcinella, in Pulcinella: una maschera tra gli specchi, cit., p. 51.
32
G. D. Pioli, L’Ernelinda ovvero l’amore trionfante dell’odio, Roma, Stamp. del Komarek, 1720; cfr.
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 221.
33
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 238.
34
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 45.
12
Nella commedia antica c’era un intermezzo fra primo e secondo tempo
denominato parabasi, che significa “camminare di lato, deviare, trasgredire” e
consisteva nel momento in cui il coro si calava la maschera e si rivolgeva al
pubblico. Come fa notare Giorgio Agamben35, Pulcinella è pura parabasi, non solo
perché spesso infrange la quarta parete, ma anche perché cerca sempre una
scorciatoia, una via di fuga dalla vicenda in cui sta per venire coinvolto, evitando
così di dover prendere una posizione. «Ubi fracassorium, ibi fuggitorium»36.
35
G. Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, Roma, Nottetempo, 2016.
36
Ivi, p. 45.
37
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., pp. 42-43.
38
Ibid.
39
C.L. Strauss, La via delle maschere, Torino, Einaudi, 1985; cfr. Niola, Il segreto di Pulcinella, cit., p. 52.
40
«La particolarità di Pulcinella è di essere una maschera senza essere, per questo, carattere a ruolo
fisso: cosa contraddittoria perché la maschera dell’arte ha bene un ruolo su determinate tipo umano,
con tradizionale repertorio di lazzi: essa fa sempre la stessa parte, recita sempre sé stessa, dice in ogni
commedia le medesime cose», A. G. Bragaglia, Pulcinella, Roma, G. Casini, 1953, pp. 109-110.
13
ma una collezione di personaggi41 e non può togliersi la maschera perché dietro
non c’è nulla. Dietro nasconde il vuoto della rappresentazione proprio perché non
si definisce mai in nessuna coppia di opposti, ma può incarnarli tutti, e la maschera
assume il compito di nascondere quel vuoto che essa stessa genera42.
41
B. Croce, Pulcinella o il personaggio del napoletano in commedia, Roma, E. Loescher, 1899; cfr.
Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, cit., p. 58.
42
Niola, Il segreto di Pulcinella, cit., p. 59.
43
Di Bello, Bianco e nero, doppiezza di una maschera dimezzata, cit., pp. 235-259.
44
«Pulcinella, invece, è mutevole come l’uomo», A. G. Bragaglia, Pulcinella, cit, pp. 109-110.
45
Ibid.
46
Sears Goldman, “The most beautiful Punchinelli in the world”: a comprehensive study of the
Punchinello drawings of Giovanni Battista Tiepolo, cit., pp. 80-81.
47
«che la vera fisionomia del Pulcinella non è già quella delle ordinarie maschere che si veggono per
Napoli in tempo di Carnevale con gran nasi, ma bensì il ritratto particolare di uom grossolano, che
fu dell'Acerra, Città otto miglia discosta da Napoli.», B. de Dominici, Vite de' pittori, scultori ed architetti
napoletani, III, Napoli, 1742, p. 245.
14
situazione presenta due lati48. Ciò nonostante spesso può portare confusione tra il
pubblico perché può apparire come portatore di disvalori, ma questo non perché li
reputi veri, ma perché riconosce come complementari e compresenti le diverse
coppie di opposti49. Sono momenti surreali per il pubblico ma si può parlare di
sana e saggia follia, poiché apportano un momento di ponderazione su cosa si
consideri accettabile e cosa meno, portando lo spettatore a una riflessione sulle
proprie dualità. Pulcinella parla di una libertà differente50.
Una delle caratteristiche principali di Pulcinella è la sua fame. Questa è una vera
e propria fame fisiologica e può essere un segno dello scontento e della
48
S. di Bello, Bianco e nero, doppiezza di una maschera dimezzata, cit., p. 253.
49
Ibid.
50
Ibid.
51
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 329.
52
Ibid., per via delle somiglianze col cappuccio a punta, il camicione stretto in vita da una corda e il naso
importante.
53
Ibid.
54
Ibid.
15
malnutrizione delle fasce più basse della società55, tanto che nell’Ottocento
Pulcinella diverrà simbolo del proletariato napoletano, facendo emergere il
problema della sottoalimentazione. Fino ad allora era invece visto come ghiottone
ed era strettamente connesso col peccato di gola56.
Quella di Pulcinella è però anche una fame psicologica57. Egli infatti ricerca
costantemente sicurezza e protezione nel cibo contro il vuoto che sente dentro,
generato dalle sue paure. Questo perché oltre alla fame, si somma anche il timore
del digiuno58. Pulcinella vive alla giornata e cerca di approfittare di ciò che gli
capita al momento, non ha certezze sul futuro e non sa se il giorno successivo
riuscirà a mangiare, perciò accumula provviste. In un dialogo con Tissaferne si ha
la contrapposizione fra gli uomini “di petto”, i quali affrontano le avversità in
maniera coraggiosa, e Pulcinella, il quale è un «uomo di tutto pancia dalla gola in
giù»59.
55
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 47.
56
Ibid.
57
Ibid.
58
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 329.
59
Ivi, p. 177.
60
F. De Petris, Teatro comico sentimentale: con buffi napoletani, vol. II, Napoli, 1830, p. 40.
61
Ibid.
16
diventato principe, scopre di non poter mangiare maccheroni perché non è consono
alla sua figura e rinuncia al titolo per poter tornare a mangiarli, dicendo: «mo mo
me sprencepo’»62.
Si può quindi affermare che Pulcinella sia tutto corporeità, ma ciò non è da
intendere in senso dispregiativo o corruttivo, ma nel senso di “tutto immerso nei
sensi”, produttivo di nuovi codici sovversivi, storia e cultura69.
62
I. H., Santo Domingo, Tablettes Napolitaines, Bruxelles, Remy, 1829; cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani,
Pulcinella, cit., p. 171.
63
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit, p. 48.
64
Ivi., p. 49.
65
F. Cerlone, La forza della bellezza, in Commedie, Napoli, stamp. Rampe di San Marcellino, 1828, cfr.
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 177.
66
F. Cerlone, Pulcinella vendicato, Napoli, Sangiacomo, 1802, (ed. or 1765), cfr. Scafoglio, Lombardi
Satriani, Pulcinella, cit., p. 177.
67
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 48.
68
C. D. Villiers, Le festin de Pierre, Parigi, 1660 cfr. cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p.
161.
69
S. di Bello, Bianco e nero, doppiezza di una maschera dimezzata, cit., p. 242.
17
3.4 Pulcinella: il bene e il male
Luigia: Ma che sei qualche diavolo tu?
Per via della sua natura ambigua, si è a lungo dibattuto a quale dimensione possa
Pulcinella appartenere, se al demoniaco o al religioso.
Celato dalla sua apparente allegria, sotto la sua risata, può nascondervisi un
demone?
Uno dei racconti sulla sua nascita informa il lettore che Pulcinella nasce da un
uovo nelle viscere del Vesuvio per mano di due fattucchiere: Dragoncina e
Colombina. Queste avevano chiesto a Pluto di mandare un diavolo sulla terra per
risolvere una questione amorosa.
70
F. De Petris, Il pesce Niccolò ossia l’uomo anfibio con Pulcinella accademico ignorante, bersagliato da’
birri, e spaventato da un braccio nella fontana di Messina, Napoli, Miranda, 1828, cfr. Scafoglio,
Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 39.
18
Che na sera jocanno a zecchinetto
Questo trova conferma anche nelle sue prime rappresentazioni, come quella di
Jacques Callot72 nei Balli di Sfessania73 (1622). Qui viene raffigurato con
caratteristiche demoniache, come il copricapo biforcuto, il quale ricorda la forma
delle corna. Allo stesso tempo, quello che diventerà in seguito tipico di Pulcinella,
il coppolone, è presente in moltissime illustrazioni demoniache per le sue allusioni
al mondo fallico, oltre che essere il copricapo più diffuso fra gnomi e folletti74.
Anche il naso adunco era un tratto comune ai demoni priapici, così come il colore
scuro della sua maschera. Inoltre, l’oggetto con cui viene più spesso rappresentato
è la forchetta, che può essere considerata come un tridente o forcone in miniatura75.
Tuttavia, è bene sottolineare che questa è solo una delle tante stratificazioni
della maschera e che questa accentuazione del carattere demoniaco di Pulcinella
non è arcaica, ma piuttosto recente e risalente al XVIII- XIX secolo76.
71
Anonimo, Gl'incanti delle maghe per la nascita di Pulcinella dalle viscere del monte Vesuvio, Napoli,
Miranda, 1824; cfr. D. Scafoglio, Pulcinella: per un'antropologia del comico, «Annali d’italianistica», 15,
1987, p. 71.
72
Callot potrebbe aver assistito a uno spettacolo di una compagnia itinerante mentre si trovava a
Firenze, F. C. Greco, Pulcinella, Maschera del Mondo, Napoli, Electa, 1990 cfr. Sears Goldman, “The most
beautiful Punchinelli in the world”: a comprehensive study of the Punchinello drawings of Giovanni
Battista Tiepolo, cit., p. 83.
73
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 42.
74
Ibid.
75
Ibid.
76
Ivi, p. 43.
77
Ivi, p. 44.
19
altamente sessuofobico dell’epoca78. Il teatro costituiva un momento di libertà in
cui tutte le restrizioni venivano allentate e Pulcinella era portatore di un nuovo
messaggio più aperto sulla sessualità79. Ancora una volta, in questo caso, è
necessario ribadire le sue origini aliene, in modo da tenerlo distanziato dalla
quotidianità.
Talvolta, però, questi poteri malefici, si sono rivelati utili a fin di bene,
combinando in Pulcinella la figura del demone e del salvatore. Un tratto tipico del
Pulcinella-diavolo è infatti la sua propensione al doppio senso, all’equivoco e al
garbuglio verbale ed è significativo perché proprio attraverso i giochi di parole è
possibile «trasformare l’ombra minacciosa del demone in personaggio facondo, il
quale però trasferisce l’aggressività del nulla nelle fonti segrete del nostro riso»80.
Nella lettera di Diderot a Sophie Volland del 5 settembre del 1762, egli le
racconta l’esperienza di un amico, Angelo Gatti, a Venezia. Un prete invita gli
spettatori di uno spettacolo di Pulcinella a guardare il crocifisso, perché egli
afferma che è lui il vero Pulcinella.
78
Ibid.
79
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 48.
80
J. Starobinski, Ritratto dell’artista da saltimbanco, Torino, Boringhieri, 1970, p. 142.
81
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella e l’altro, cit., p. 44.
82
D. Diderot, Lettera a Sophie Volland del 5 settembre 1762, in Letters to Sophie Volland: a selection, a
cura di P. France, Londra, 1972; cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 289.
20
E un episodio simile accadde a Largo di Castello in Napoli, raccontato da
Samuel Sharp, secondo cui un predicatore, esasperato dal fatto che il teatrino di
marionette riscuotesse molto più successo del suo sermone, impugnò il crocefisso
ed esclamò: «Ecco il vero Pulcinella! Venite, signori! Venite da me!»83
Questi due aneddoti devono la loro fortuna ai turisti stranieri, i quali, affascinati
dalla commistione fra sacro e profano, raccontarono e replicarono la storia in
diversi modi. Questa possiede sicuramente degli elementi intriganti, ma è da
considerare che i predicatori di piazza erano soliti applicare i dettami della
religione cattolica alla vita popolare, in modo da attirare e avvicinare più fedeli
possibili84. Effettivamente ciò è plausibile perché avevano diversi tratti in comune
con i comici di piazza: la vita vagabonda, la povertà, i toni e l’approccio
colloquiale. In questo modo era facile che uno prendesse le strategie e i modi di
parlare dell’altro e viceversa.
83
S. Sharp, Lettere dall’Italia, a cura di S. Di Giacomo, Lanciano, Carrabba, 1911; cfr. Scafoglio, Lombardi
Satriani, Pulcinella, cit., p. 290.
84
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 291.
85
Ivi, p. 298.
86
Ivi, p 296.
87
Un esempio potrebbero essere le commedie scritte dal benedettino Placido Adriani.
88
Ivi, p. 82.
89
A. Fontana, La scena, Venezia, Marsilio Editori, 2019, p. 61.
21
emergere la figura di Pulcinella perché in lui vi si ritrova il rimosso, il proibito e
tutto ciò che veniva censurato. A questa viene opposta, in periodo quaresimale, la
figura di Cristo, il quale si fa carico dei suoi peccati e indica al fedele la via della
salvezza.
Ci troviamo in un universo di valori in cui ciò che non era consentito, veniva
integrato nella quotidianità attraverso forme di apertura controllate e socialmente
approvate dalle istituzioni, grazie alla tradizione comica90. Questo andava a
compensare e bilanciare la vita religiosa: se da un lato l’esperienza religiosa
trovava rilassamento nel comico, dall’altro il comico trovava disciplina nella
religione. La società così governata dalla chiesa, soddisfava i suoi bisogni di
evasione nel teatro91. Stanno in rapporto l’uno all’altro come rito e anti-rito, in
modo tale che Pulcinella può essere considerato un «Cristo capovolto»92. Nello
stesso modo, come si può vedere nella commedia La maga Armida con Pulcinella
scudiere di Tancredi, e condannato a esser cibo di un orso, sovverte i canoni della
preghiera:
In entrambi i casi, sia Pulcinella che Cristo, si fanno carico di colpe altrui e
vengono derisi ed esclusi dalla società94. Inoltre, Pulcinella, infrangendo tutte le
regole dettate dal senso comune, viene visto come una figura straordinaria, la quale
si muove in un mondo fatto di regole diverse e impregnato dalla magia, che può
90
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 300.
91
Ibid.
92
Ivi, p. 301.
93
Anonimo, Armida con Pulcinella scudiere di Tancredi, e condannato a esser cibo di un orso, Napoli,
Sangiacomo, 1802; cfr. Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 294.
94
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 300.
22
utilizzare a fin di bene e a fin di male95. Così consolida in sé la figura del
trasgressore e del santo.
Sia Cristo che Pulcinella sono per giunta accomunati dall’immagine dell’intrigo
e del labirinto96. Nella religione rappresenta il cammino tortuoso che deve
percorrere il fedele, senza perdere la retta via, per giungere alla salvezza, mentre
in Pulcinella l’intrigo è costituito dagli inganni, i suoi piani contorti e i garbugli in
cui si caccia. Stanno in rapporto l’uno all’altro come il carnevale e la Pasqua nel
calendario. Se nel Carnevale prendono forma i desideri più reconditi e oscuri
dell’uomo verso il diverso, perché attraverso la maschera si ha la possibilità di
abbandonare la propria individualità per abbracciare “l’altro”, nella Pasqua invece
Cristo si fa carico di questi e li espia tramite la morte97. «La maschera trova un
corpo ed un volto, l’Unheimliche viene purgato e bruciato nel sacrificio; l’ordine
infranto viene restaurato, il discorso della morte ritrova un soggetto»98.
Pulcinella si può quindi considerare una sorta di capro espiatorio, perché è sia
trasgressore che vittima, si fa carico dei peccati altrui commettendoli, compiendo
tutto ciò che l’uomo comune non oserebbe provare e lo libera così dalla curiosità99.
Si configura così, ancora una volta, in analogia con la figura di Cristo, come una
figura sacrificale.
«Ora, se il clown tragico finisce così per rivestire il ruolo della vittima
redentrice, non stiamo per tale via raggiungendo i significati più arcaici del clown
e del folle?»100
95
Ibid.
96
Fontana, La scena, cit., p. 42.
97
Ivi, pp. 61-63.
98
Ivi, p. 66.
99
Scafoglio, Lombardi Satriani, Pulcinella, cit., p. 303.
100
Starobinski, Ritratto dell’artista da saltimbanco, cit., p. 125.
101
Ciclo dipinto tra il 1747 e 1749 nell’oratorio del Crocifisso della chiesa di San Polo; cfr. Mariuz,
Giandomenico Tiepolo, cit.
23
anni della sua vita nelle 104 carte del Divertimento per li regazzi102, consolidando
quindi questo nesso fra sacro e profano.
102
Raccolta di 104 disegni eseguiti da Giandomenico Tiepolo tra il 1797 e 1804; cfr. Mariuz,
Giandomenico Tiepolo, cit.
24
4. IL CONTESTO: “LA LIBERTÀ QUASI INFINITA DI
UN’ARTE CHE AFFRONTA LA PROPRIA FINE”
Quest’affermazione è emblematica non solo del suo stile, ma anche della sua
visione artistica e del mondo. Infatti, Giambattista si era servito della tradizione
barocca precedente, della retorica della fede nella provvidenza e dell’ossequio
verso le autorità, “sublimandola in bianco”106. L’ha svuotata di ogni significato
ideologico e l’ha riproposta come una favola. Allo stesso modo, nell’opera di
entrambi i Tiepolo, è partendo dalla base di una società in decadenza, ormai
logorata, che si produce una simulazione di una civiltà felice, immortalata nei loro
dipinti come in un sogno eterno107.
103
Affermazione del principe vescovo di Würzburg, M. Precerutti Garberi, Asterischi sull’attività di
Domenico Tiepolo a Würzburg, in Commentari, XI, 1960, p.268; cfr. A. Mariuz, Giandomenico Tiepolo
(1727-1804), in Tiepolo, a cura di G. Pavanello, Verona, Cierre Edizioni, 2012, p. 366.
104
A. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, in Tiepolo, cit., pp.19-115.
105
G.B. Roberti, Lettera del signor conte abate Giambattista Roberti al signor cavaliere conte
Giambattista Giovio… sopra Giacomo da Ponte, Lugano, 1777, p. 28; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo,
cit. p. 19.
106
Ibid.
107
Ibid.
25
La formazione di Giandomenico avviene sotto questa luce. Egli cresce in un
clima vivace per Venezia nella bottega del padre e da subito, come documenta
Algarotti108 sembra ricalcare le orme paterne. Sin da giovane si dimostra da subito
affascinato dal disegno e dalle sue potenzialità espressive. Un esempio è costituito
dai gruppi di orientali concitati realizzati negli anni Quaranta o Cinquanta del
Settecento109. Già in queste prime prove emerge il suo tratto tipico: il segno
tremolante, secco e allo stesso tempo incerto. Un mezzo che si rivelerà
estremamente efficace per donare espressività all’opera, in quanto restituisce la
mobilità dello sguardo di chi la sta scrutando.
Tuttavia, è l’oratorio del Crocefisso della chiesa di San Polo110 che costituisce
il primo vero e proprio campo di prova per Giandomenico, fra il 1747 e 1749.
Purtroppo, come esordio, è stato duramente criticato, come viene riferito in una
lettera di Pietro Visconti111, la quale riporta il fatto che non ha incontrato il gusto
comune. Giandomenico aveva inserito fra le figure della Via Crucis dei personaggi
orientali vestiti in modo moderno (Figura 3). Questo non è stato apprezzato dal
pubblico, perché riteneva che non avrebbero dovuto trovarsi lì, ma che aveva scelto
di inserirle puramente per gusto personale, invece di attenersi alla verità. Si
potrebbe ipotizzare che le avesse messe lì per alludere al fatto che ai contemporanei
non interessasse veramente la religione112, perché non era il suo scopo principale,
a differenza del padre, quello di ottenere il favore del pubblico. Non, solo, anche
la composizione era insolita e lo spazio appare come traballante e sconnesso 113.
Tutto ciò è sintomo di come Giandomenico avesse una sensibilità diversa da quella
108
H. Posse, Die Briefe des Grafen Francesco Algarotti an den Sächsischen Hof und seine Bilderkäufe fur
die Dresdener Gemlädgalerie 1743-1747, in Jahrbuch der Preuszischen Kunstsammlungen, 52, 1931; cfr.
Mariuz, Giandomenico Tiepolo (1727-1804), cit., p. 366.
109
Secondo l’ipotesi formulata da A. Morassi nel catalogo Disegni veneti del Settecento nella collezione
Paul Wallraf, catalogo della mostra (Venezia, Fondazione Giorgio Cini), Venezia, 1959; cfr. Mariuz,
Giandomenico Tiepolo, cit. p. 28.
110
La vena satirica di Giandomenico Tiepolo, in La pittura nel Veneto. Il Settecento, a cura di R.
Pallucchini, II, Electa, Milano, 1997, p. 556.
111
«Tutte figure straniere parte vistiti alla spanola, schiavoni et altre carichature che dichono che in quel
tempo non si ritrovava tal sorte di gente ma che lui li à fatti perché meglio comodono al suo caratro.» A.
Arslan, Quattro lettere di Pietro Visconti a Gian Pietro Ligari, «Rivista archeologica dell’antica provincia e
diocesi di Como», 133, 1952, pp. 63-72; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 32.
112
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 32.
113
Ivi, p. 28.
26
del padre. Le loro differenze vengono esemplificate da Mariuz attraverso una
metafora: se Giambattista fosse un poema, fissato da leggi rigorose, Giandomenico
sarebbe un racconto in prosa, libero e sempre aperto a nuove esperienze114.
114
Ivi, p. 33.
115
M.E. Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, tesi di dottorato, Standford
University, 1979, p. 44.
116
Ibid.
117
«Altri disegni pur ci sono degni di considerazione, e tra essi se ne vedono alcuni con piacere di Andrea
Borchignano, toccati bravamente di penna: rappresentano la vita di Polcinella. Nel primo bruciasi la sua
casa ed egli, qual novello Enea, si salva per mezzo alle fiamme insieme con la isbigottita sua famigliuola;
dove a traverso della mezza maschera si vede il volto di Polcinella mirabilmente atteggiato di lagrime e
di dolore. Tanto più mi chiamarono a sé così fatti disegni, quanto che io credo di possedere i più belli
Polcinelli del mondo, di mano del celebre nostro Tiepoletto. Il nostro comune amico, l’abate di Saint-
Non, così grande amatore di ogni cosa bella ne ha volute ricopiare alcuni, ed Ella ne vedrà uno tra gli
altri in ischiena che facendo acqua al muro si accorge di un mal giuoco fattogli dalla sua Licori, e in ogni
parte della persona esprime così bene il dolore che chiamar si potrebbe il Laocoonte de’ polcinelli. E con
questa picciola farsa finirà la seriosa mia lettera», Sears Goldman, “The most beautiful Punchinelli in the
world”: a comprehensive study of the Punchinello drawings of Giovanni Battista Tiepolo, cit., p. 1.
118
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 45.
27
mentre quelli di Giandomenico pervadono ogni aspetto della quotidianità e si
mescolano fra i soggetti ritratti in Villa Tiepolo a Zianigo. Inoltre, i Pulcinella di
Giambattista sono eterei come gli angeli o i putti che era solito rappresentare119,
mentre quelli di Giandomenico sono reali, fanno parte della quotidianità più bassa,
come i ciarlatani o i buffoni di piazza.
Un caso degno di nota per esemplificare queste differenze fra i due può essere
il modo in cui trattano il soggetto di Pulcinella ubriaco. Quello di Giambattista
(Figura 4) è solo e isolato; anche l’ambiente attorno a lui non ci dà molte
indicazioni su dove si trovi o indizi sul perché si sia ridotto in quelle condizioni,
in quanto è estremamente spoglio. È posizionato supino e in modo da dare i piedi
verso lo spettatore, evocando così il Cristo morto di Mantegna. Al contrario, quello
di Giandomenico (Figura 5) si trova in compagnia di altri suoi compagni ubriaconi
ed è collassato fra le loro braccia, fornendo allo spettatore gli elementi per costruire
una storia dietro quella scena120. Oltre a ciò, le loro versioni differiscono anche
fisicamente: il primo lo raffigura nel contesto carnevalesco enfatizzando i suoi
tratti più comici. Infatti, è basso, tozzo, stravagante e ghiotto di gnocchi. Negli
affreschi nella villa di Zianigo, invece, incarna uno spirito più frivolo e anche nel
Divertimento la figura di Pulcinella si fa più alta e magra, diventando quasi
deforme. Si trasforma, nelle mani di Giandomenico, sostanzialmente in una
maschera meno comica e più tragica121.
119
Ibid.
120
Ibid.
121
A. Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, Milano, Mondadori, 1986, p. 15.
122
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit.
28
tema sono da far risalire alla tradizione dei baccanali dello gnocco veronesi 123.
Verona infatti era detta «città scaligera e gnoccolona»124, perché celebre per il suo
venerdì gnoccolare, il quale cadeva l’ultimo venerdì del carnevale. Questa festa
venne documentata con precisione da Alessandro Torri125 nel 1818 e sembra aver
origine nel XVI secolo: o durante il difficile periodo della lega di Cambrai nel 1508
o in seguito alla battaglia e sacco di Pavia nel 1527. L’obiettivo, in tempi così
tormentati, era di distribuire cibo e vino ai più poveri126. In particolare, gli abitanti
del quartiere povero di S. Zeno erano soliti uscire travestiti col costume da
Pulcinella recitando versi maccheronici in una voce stridula grazie a una piva
inserita nella gola. La loro processione terminava in piazza San Zeno, dove
invitano il podestà a unirsi a loro per mangiare gli gnocchi e bere del vino.
123
G. Knox, The Punchinello drawings of Giambattista Tiepolo, in Interpretazioni Veneziane. Studi di
storia dell'arte in onore di Michelangelo Muraro, a cura di D. Rosand, Venezia, Arsenale Editrice, 1984, p.
439.
124
G. Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, in Satire in the 18th
century, a cura di J. D. Dudley, New York e Londra, Garland Publishing, 1983, p. 133.
125
A. Torri, Cenni storici su l'origine e celebrazione dell'annua festività ricorrente in Verona il Venerdì
Ultimo di Carnovale, denominato Gnoccolare, Verona, Libanti, 1847; cfr. G. Knox, Domenico Tiepolo’s
Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, in Satire in the 18th century, cit., pp. 133-142.
126
Ibid.
127
Ibid.
128
Knox, The Punchinello drawings of Giambattista Tiepolo, cit., p. 439.
29
sulla quale sono infilzati due gnocchi. Ulteriori riferimenti compaiono anche sul
frontespizio del Divertimento (Figura 7). Vi sono alcuni coni appoggiati sulla
tomba, i quali ricordano, per forma e dimensione, i recipienti in terracotta in cui
venivano serviti gli gnocchi, oltre che al tipico copricapo di Pulcinella. Questo
viene suggerito anche dal piatto di gnocchi che si trova sul terreno in primo piano.
Il rimando a questa pietanza può essere ritrovato in moltissimi altri disegni, come
nell’Infanzia di Pulcinella, in cui l’infante viene nutrito con gli gnocchi, ritenuti
un cibo adeguato persino a un neonato. Al contrario, in Giambattista il tema degli
gnocchi è prevaricante. In A large group of Punchinelli, si possono ammirare
alcuni Pulcinella con gli gnocchi infilzati sulla forchetta, mentre uno è già stato
colto da gnoccolonità ed è steso a terra con lo stomaco gonfio. In Omaggio a
Pulcinella incoronato (Figura 8) vi è un riferimento esplicito alla tradizione del
venerdì gnoccolare. Si può infatti pensare che il Pulcinella seduto sul trono sia il
podestà sceso in piazza a cui viene offerto il piatto di gnocchi129. In questo disegno
il gioco dell’inversione è esposto in maniera magistrale. Non solo perché a una
figura potente come il podestà viene posta la maschera popolare di Pulcinella, ma
anche perché, se si osserva con attenzione il recipiente usato per contenere gli
gnocchi, questo non è altro che uno dei cappelli indossati dalla maschera
capovolto. Inoltre, in secondo piano si può scorgere uno degli utensili inseparabili
da Pulcinella, la forchetta, agghindata però come un tirso. L’imitazione parodica e
giocosa della sfera eroica-mitica però non termina qui, perché in Punchinello as
an antique River God (Figura 9) compare un Pulcinella nelle vesti di un dio
fluviale, ma a infrangere la solennità dell’opera è la presenza degli gnocchi, che
scorrono al posto dell’acqua130.
Cosa abbia spinto sia padre che figlio a essere così affascinati da questa bizzarra
figura è un enigma che tutt’oggi è fonte di discussioni. Per ciò che concerne l’opera
di Giambattista, George Knox suggerisce la possibilità di un mecenate veronese131.
Scipione Maffei potrebbe essere un’opzione, in quanto avevano già lavorato
129
Ivi, p. 441.
130
Ibid.
131
Ivi, p. 443.
30
assieme nel 1732 circa in Verona illustrata. Altrimenti potrebbe essere stata
commissionata da Marshal Schulenberg132, appassionato dal genere grottesco
fiammingo e a cui sono ricollegabili i quadri: La cucina di Pulcinella e Pulcinella
colpevole (Figure 10 e 11). Un’ultima opzione è che siano stati spinti a
rappresentare questa figura sempre più spesso, per via dell’interesse crescente di
Francesco Algarotti verso la figura di Pulcinella e, in quanto mecenate,
collezionista e artista, volevano assicurarsi la sua simpatia133.
«Li Pittori devono procurarsi di riuscire nelle opere grandi, cioè in quelle che
possono piacere alli Signori Nobili e ricchi, perché questi fanno la fortuna de’
Professori, e non già l’altra gente, la quale non può comprare quadri di molto
valore. Quindi è che la mente del Pittore deve sempre tendere al Sublime,
all’Eroico, alla Perfezione»134
In quei tempi, nello scalino più alto della piramide sociale, c’era la classe
dell’aristocrazia, “i signori nobili e ricchi”, e Giambattista era entrato nelle loro
grazie, ponendosi al loro servizio. Come racconta il conte di Tessin, infatti, nei
dipinti del pittore, anche i pezzenti sembravano vestiti di seta135 e tutto era
perfettamente piegato a quell’universo di valori e di esteriorità a cui era legata la
classe aristocratica. Tuttavia, egli rielaborava i loro desideri e il repertorio a sua
disposizione in modo spregiudicato e libertino, in accordo con l’antidogmatismo
delle nuove tendenze filosofiche136. Tutto ciò veniva restituito sotto una luce
132
Ibid.
133
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., pp. 49-50.
134
Dichiarazione di Giambattista Tiepolo, Nuova Gazzetta Veneta; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo,
cit. p. 20.
135
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 20.
136
Ibid.
31
oggettiva, illuministica, fredda e vera, o meglio, come suggerisce Longhi137: come
quella di Canaletto. Si potrebbe quindi considerare Giambattista come un
“vedutista della fantasia”138.
Ciò nonostante, questo idillio non durò a lungo, perché una nuova classe
emergente, portatrice di valori e ideali differenti stava emergendo.
Nel Settecento infatti, si delineano due tendenze: quella della pittura di storia o
di soggetti mitologici e quella dell’avanguardia: ossia il vedutismo e il capriccio139.
Il secondo tipo viene però screditato e ciò accade anche in campo musicale. Per
esempio, Goldoni descrive Mozart come un «eccellente suonatore di violino e
mediocre compositore»140.
In questo contesto germoglia l’opera del Divertimento, parola che proviene dal
campo musicale e che descrive uno di quei generi che veniva criticato dai
“professori intendenti”.
In uno di questi disegni, in cui Pulcinella assume il ruolo di pittore, viene ritratto
mentre dipinge un soggetto che assomiglia al Sacrificio di Ifigenia di Villa
Valmarana141 (Figura 12). Si tratta proprio di quell’affresco che Goethe aveva
commentato, preannunciando il principio di separazione degli stili. In una lettera
del 1786 a Madame von Stein dice:
Da queste parole, quindi, sembra emergere una differenza fra lo stile naturale e
quello sublime, il quale, per essere definito tale, non deve essere naturale. Queste
sono state le ultime parole di lode rivolte al lavoro di Giambattista143, alludendo a
137
R. Longhi, Viatico per cinque secoli di pittura veneziana, Firenze, 1946; cfr. Mariuz, Giandomenico
Tiepolo, cit. p. 20.
138
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 20.
139
M. Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, atti del Congresso
internazionale di studi sul Tiepolo, Milano, Electa, 1971, p. 24.
140
C. Goldoni, Memorie, Firenze, 1831, p. 141; cfr. Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e
Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 24.
141
A. Chiarloni, Text and Image. Fresco of Iphigenia from Gian Battista Tiepolo. Villa Valmarana near
Vicenza, «Arts», 1, 2012, pp. 4-12.
142
J.W. Goethe, Diario del viaggio in Italia, Berlino, 1908, p. 106; cfr. Bonicatti, Il problema dei rapporti
fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 26.
143
A. Morassi, La Villa Valmarana, Venezia, F. Ongania, 1928, p. 34.
32
una sostanziale differenza fra il suo stile, sublime e quello del figlio, naturale 144.
In questo disegno, attraverso la ripresa di un tema sublime-mitologico in un
disegno capriccioso, si può dunque rintracciare la volontà dell’artista di auto
analizzarsi e criticarsi145.
«Tiepolo fa più in un giorno che Mengs in una settimana, ma ciò che fa, appena
visto è dimenticato, mentre l’opera di Mengs rimane immortale»146
In questo contesto è doveroso aprire una parentesi sui quadri di pittura di genere
realizzati da Giandomenico, nei quali emerge la sua personale visione della
144
La vena satirica di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 555.
145
Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 26.
146
J.J. Winckelmann, Il bello nell’arte. Scritti sull’arte antica, a cura di F. Pfister, Torino; cfr. Mariuz,
Giandomenico Tiepolo, cit. p. 21.
147
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 21.
148
Ibid.
149
Ivi, p. 23.
33
società.
La mostra spoglia dalle convenzioni, con uno sguardo incredibilmente acuto per la
sua epoca. Ritrae una società che ama il travestimento, le apparenze e i
convenevoli, tanto da dimenticare la sostanza. È un mondo di valori fittizi, dove
chi sa ingannare meglio, a prescindere dai beni o dalle capacità, ha la meglio sugli
altri, e dove l’artificio vince sulla natura150. Se prima Giambattista offriva alla
classe aristocratica uno specchio in cui ammirarsi, ora Giandomenico invece ne
ritrae il declino, cogliendo «un’umanità svuotata che prende congedo da sé
stessa»151.
Non a caso infatti Venezia per attirare i turisti promuoveva un clima di eterna
festa e carnevale, come è possibile riscontrare dal diario di Goethe «La sera vanno
poi al teatro e vedono e ascoltano la stessa loro vita della giornata, riprodotta con
arte, allontanata dalla realtà per mezzo della maschera, ma a quella ravvicinata
dalla rappresentazione dei costumi. […] Dalla mattina alla sera, anzi, da una
mezzanotte all’altra, la vita è sempre quella»152
«No gavemo forze, non terresti, non maritime, non alleanze, vivemo a sorte e
per accidente e vivemo colla sola idea della prudenza del Governo della
Repubblica»153. Scrive il doge Paolo Renier nel 1780.
150
Ivi, p. 52.
151
Ivi, p. 99.
152
J.W. Goethe, Viaggio in Italia, Firenze, 1948; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 53.
153
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 93.
154
J.W. Goethe, Viaggio in Italia, cit., p. 93.
34
Tornandovi qualche anno dopo, ma con una diversa consapevolezza politica,
non ha più una visione disincantata di Venezia, ma evidenza i lati più negativi,
descrivendola come «rana e palude»155.
«Qui siamo tutti immersi nello strepito del Carnovale. È una compiacenza il
veder questo popolo, quasi non vi fosse alcuna disgrazia, e tutto andasse
felicemente»156
Era il 22 febbraio di quel famigerato anno. Solo pochi mesi dopo con 512 voti
favorevoli e solo 20 contrari, il Maggior Consiglio dichiarò la caduta della
Repubblica di Venezia.
«Le campagne sono devastate dal flagello della guerra, le città rifinite dalle
enormi gravezze da voi imposte, li villagi scarnati dalle rapine dei vostri commisari
e dai furti delle amministrazioni municipali: tutte le provincie sono roinate a
cagione delle immane vettovaglie da voi requisite per mantenere grandiosamente
i vostri soldati.»157
155
J.W. Goethe, Le Elegie, le Epistole, e gli Epigrammi veneziani, a cura di G. Manacroda, Firenze, 1946;
cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 93.
156
P. Molmenti, La storia di Venezia nella vita privata. Dalle origini alla caduta della Repubblica,
Bergamo, 1929; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit. p. 109.
157
Lettera aperta a Napoleone Bonaparte del 1799 in V. Malamani, I Francesi a Venezia e la Satira,
Venezia, 1877; cfr. Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 58.
158
Fontana, La scena, cit., p. 62.
35
giunge una nuova figura: quella dell’individuo, e Giandomenico non può
comprendere questa nuova realtà159.
Non solo, con l’arrivo dei francesi la situazione nel campo della Commedia
dell’Arte si fa ancora più tesa, in quanto è stata il bersaglio degli intellettuali
filofrancesi che sostenevano il nuovo governo democratico alla caduta della
Repubblica della Serenissima160. Se nel 1762 Goldoni abbandonò Venezia,
lasciando quindi campo libere alle maschere della Commedia dell’arte, ora la
situazione era precipitata161.
«La farsa non deve permettersi nemmeno alla più vile feccia del popolo:
teatruccoli, istrioni, burattinate, zanni, saltimbanchi, ec. Veleni del gusto e della
morale, si sradichino e si distruggano.» Scrive invece Francesco Milizia in Del
teatro, nel 1773163.
159
A. Mariuz, Due mostre su Giandomenico Tiepolo, in Tiepolo, cit., p. 196.
160
Ibid.
161
A. Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, in Tiepolo, cit., p. 233.
162
Mariuz, Due mostre su Giandomenico Tiepolo, cit., p. 195.
163
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 233.
164
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 27.
165
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 233.
36
Nella commedia Le donne gelose, Giulia rifiuta di fare una passeggiata in piazza
per via della presenza di «truffaldini, Purichinelli, Guaghe» che offendevano le
donne166. In difesa delle maschere si erse invece un anonimo buffone, il quale
scrisse un epigramma latino167 nel quale notava che senza di loro, piazza San
Marco sarebbe stata privata di un terzo del suo pubblico168.
«Pulcinella è un pessimo parlatore: para abbia una rana in gola; par di sentire il
corvo, e il suo crocidare diffonde un cattivo gusto nella parlata. Molti bambini lo
imitano perfettamente, e siccome le cose cattive si imparano con più facilità delle
buone, potrebbe darsi che Venezia diventasse col tempo un teatro di burattini.»169
«Approdò a una città che non rassomigliava per nulla a quelle viste fino allora.
Il mare formava le strade, le case erano costruite sull’acqua. Le poche piazze
pubbliche che adornavano quella città erano popolate di uomini e donne dal doppio
viso; quello dato dalla natura, e una faccia di cartone che vi applicavano sopra, di
modo che il popolo pareva composto di spettri.»172
166
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 27.
167
Anonimo, Ricorso a Pulcinella scacciato dalla Piazza di S. Marco, divenuto errante sopra le strade di
Venezia l’anno 1760; cfr. Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 27.
168
Ibid.
169
P. Correnti, Il Carnevale di Venezia, Milano, 1968; cfr. Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of
Domenico Tiepolo, cit., p. 28.
170
Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, cit., p. 130.
171
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 103.
172
Ivi, p. 51.
37
4.3 La “ricerca del tempo perduto” e la “scoperta del tempo
ritrovato”: dietro la scelta di Giandomenico Tiepolo
Durante il XVIII secolo il numero delle apparizioni di Pulcinella nel
palcoscenico del mondo dell’arte è sensibilmente aumentato. Queste si possono
essenzialmente distinguere in due tipi: il Pulcinella mascherato, dietro al quale si
nasconde una persona, generalmente un attore, e il Pulcinella in carne e ossa, ossia
il personaggio reale che conduce una vita normale. Il primo tipo testimonia la
presenza e la fortuna della figura di Pulcinella a Venezia, come maschera e
burattino, mentre il secondo si può considerare la base che ha ispirato
Giandomenico e su cui ha costruito il Divertimento173.
Giandomenico deve essere rimasto affascinato dal lato ricco dal punto di vista
umoristico e ironico di questa figura popolare. Ai suoi tempi occupava inoltre un
posto fisso a Piazza San Marco e sulla Riva degli Schiavoni, nelle vesti del
ciarlatano o del buffone di strada174. Non aveva nemmeno bisogno di caricare la
sua figura per renderla comica, né nel carattere né nell’aspetto, perché era già
bizzarra di per sé.
Anche Carlo Goldoni, conosciuto per la sua crociata contro la volgarità nel
teatro, nella sua opera Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno, trae ispirazione da una
storia che aveva avuto moltissimo successo fra il popolo. Inoltre, aveva ripreso nel
titolo di due opere due modi di dire popolari: Il mondo alla Roversa e Il paese
della Cuccagna. Questo è indice di quanto la cultura popolare fosse radicata, anche
nel più estremo dei casi, negli uomini dell’epoca175.
C’è da aggiungere però, che non è stato il primo, ma altri prima di lui hanno
subito lo stesso incantesimo.
173
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 29.
174
L. Wolk-Simon, Domenico Tiepolo: Drawings, Prints, and Paintings in the Metropolitan Museum of
Art, «The Metropolitan Museum of Art Bulletin», 54, New York, The Metropolitan Museum of Art, p. 61.
175
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 56.
38
Un sostanziale numero di rappresentazioni di Pulcinella è costituito dal lavoro
di Alessandro Magnasco (Figura 13). Ciò che lo distingue dagli altri artisti è
l’atmosfera cupa di cui sono intrise le sue opere. Gli scenari in cui sono ambientate
le scene sono tenebrose e hanno un aspetto malsano. Con la sua opera non vuole
documentare o denunciare la condizioni di alcuni attori ridotti alla miseria, ma
vuole semplicemente ritrarre Pulcinella nelle condizioni di un vagabondo 176. Non
è possibile stabilire per certo la connessione fra Giandomenico e queste opere, ma
era sicuramente interessato alla sua arte, in quanto ha preso ispirazione per la sua
versione di I Monaci bruciano i libri eretici dallo stesso soggetto del Magnasco177.
In entrambe le rielaborazioni di Pulcinella da parte dei due artisti lo si può vedere
coinvolto in attività quotidiane e circondato dalla famiglia. Tuttavia, mentre
Giandomenico ha donato al suo Pulcinella una vita agiata, coccolato dalle bellezze
della campagna veneta, Alessandro l’ha confinato in luoghi periferici e ambigui,
dove anche la più normale delle attività si colora di una sfumatura più oscura178.
176
Ivi, p. 33.
177
Ibid.
178
Ibid.
179
Ivi, p. 37.
180
In Punchinello, Schoolmaster, 1715, Duke of Devonshire Collection, Chatsworth; cfr., Sears Goldman,
“The most beautiful Punchinelli in the world”: a comprehensive study of the Punchinello drawings of
Giovanni Battista Tiepolo, cit., p. 98.
181
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 37.
39
La prima comparsa di Pulcinella nell’opera di Giandomenico risale al 1750, nel
Minuetto182, nel quale viene ritratto come parte di una compagnia teatrale che
intrattiene una folla nel giardino di una villa. Successivamente apparirà nella
versione del Minuetto conservata al Louvre e nel Cavadenti. Fino al 1765 non si
trova più alcuna traccia di Pulcinella, per poi sparire nuovamente fino al 1791,
anno in cui riemerge grazie agli affreschi nella villa di Zianigo e al Divertimento.
In questo contesto vediamo temi già esplorati da Tiepolo, ma si assiste a
un’invasione di Pulcinella. Il suo proposito però non è solo quello di proporre
vecchi motivi accompagnati dalla figura di Pulcinella, ma è come se i personaggi
che prima abitavano quelle scene, fossero diventati dei Pulcinella loro stessi183.
182
Ora conservato presso la Wrightsman Collection a New York.
183
Ivi, p. 42.
184
Ivi, p. 52.
185
Ibid.
186
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 53.
40
Un aspetto da non trascurare è sicuramente quello politico. L’ultima data ad
apparire sulle pareti di Villa Tiepolo a Zianigo è quella del 1797. Il ciclo di
affreschi non è mai stato completato187.
Una voce fuori dal coro è quella di James Byam Shaw, secondo il quale i disegni
di Giandomenico non avrebbero una valenza politica. Dal suo punto di vista, è
necessario soffermarsi sul titolo, Divertimento per li regazzi, e sul contesto.
Giandomenico, alla fine della sua carriera e senza più una clientela, probabilmente
non aveva più alcun interesse a compiacere qualche mecenate o il pubblico, perciò
sarebbe futile ricercare motivi politici nei suoi disegni188. Non solo, si spinge anche
oltre, suggerendo che potrebbe averli disegnati appositamente per i bambini del
vicinato. Infatti, i suoi affreschi avevano riscosso il successo e la curiosità di chi
gli viveva accanto, oltre al fatto che gli spettacoli di quel tempo con Pulcinella
come protagonista pullulavano di oscenità, mentre nei disegni di Giandomenico
compare una versione più adatta ai bambini di quegli scherzi189.
Tuttavia, quella di Pulcinella non è una comparsa casuale. Non può essere frutto
solo di un’evoluzione interna, perché è un’invasione improvvisa, quindi è
probabile che i fatti storici abbiano avuto un impatto sulla sensibilità dell’artista190.
Ciò che rimane da stabilire è quanto fosse coinvolta la figura di Pulcinella con
la situazione politica dell’epoca.
Maurizio Bonicatti sostiene che questa scelta sia stato un modo per trasmettere
la sua solidarietà alla fascia popolare e affermare il suo punto di vista sul sistema
gerarchico, il potere e la ricchezza191. Tradizionalmente il simbolo della
venezianità era associato a Pantalone ed è significativa la scelta di Giandomenico
di porre al suo posto Pulcinella192.
187
Ivi, p. 57.
188
J.B. Shaw, The drawings of Giandomenico Tiepolo, Londra, Faber and Faber, 1962, pp. 58-59.
189
Ibid.
190
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 233.
191
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 58.
192
Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 29.
41
«Pantalone è un veneziano e parla il dialetto della sua città, ma non potrebbe
mai essere considerato il simbolo di tutto il popolo veneziano, precisamente perché
possiede un’individualità propria […] Significativo è il fatto che nella sua fantasia
d’artista, Tiepolo abbia visto così Pulcinella: non come un’entità unica,
inconfondibile, ma come un tipo»193
Questa rappresenta una testimonianza vitale perché dimostra come già all’epoca
la maschera avesse un significato sociale e di classe. Inoltre, le origini contadine
di Pulcinella costituivano un altro spunto per trattare dello sfruttamento
dell’entroterra da parte della città196. La scelta di una maschera del teatro, infine, è
astuta perché costituiva il mezzo più divulgativo a livello comunicativo, ossia il
teatro popolare197.
193
A. Nicoll, Il mondo di Arlecchino, Milano, Bompiani, 1965, pp. 68-69; cfr. Bonicatti, Il problema dei
rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 29.
194
Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 29.
195
Lettere di Antonio Piazza riportata sulla Gazzetta Urbana Veneta del febbraio del 1761; cfr. Bonicatti,
Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 29.
196
Bonicatti, Il problema dei rapporti fra Domenico e Giovanbattista Tiepolo, cit., p. 27.
197
Ibid.
42
giustificare queste tendenze politiche198. L’interesse verso la cultura popolare di
Giandomenico andrebbe rivisto sotto la stessa luce spensierata che investe gli
affreschi di Villa Valmarana. La sua è una pura fantasia aristocratica, quindi è un
interesse più paternalistico verso la vita popolare che lo spinge a operare questa
scelta199. La sua posizione e il suo orientamento conservatore però non gli hanno
precluso una visione molto lucida della stratificazione sociale e sicuramente era
consapevole dell’eco politico che poteva possedere la maschera di Pulcinella.
198
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 58.
199
Ivi, p. 59.
200
Ibid.
201
C. Gozzi, Ragionamento ingenuo e Storia sincera dell’Origine delle mie dieci Fiabe teatrali, in Opere
Teatro e Polemiche teatrali, a cura di G. Petronio, Milano, 1962; cfr. Vetrocq, The Divertimento per li
regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 59.
202
F. Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, in Satiri, Centauri e Pulcinelli,
Venezia, Marsilio, 2000, p. 54.
203
G. Romanelli, Pulcinella in attesa: la delusione della storia, in Satiri, Centauri e Pulcinelli, cit., p. 15.
43
piacere e del divertimento204. Effettivamente è proprio il titolo in primo luogo a
suggerire ciò. La parola Divertimento infatti deve essere intesa come diversione
dalle proprie responsabilità e preoccupazioni205. Quest’opera quindi costituirebbe
un’oasi felice, in cui si affermano il valore della creatività e la necessità del gioco,
temi fondamentali per rivendicare la creatività italiana.
Come è già stato detto più che uno solo, è un’orda parassitaria a manifestarsi
nell’opera di Giandomenico. Questa, in particolar modo negli affreschi della villa
di Zianigo sembra quasi intenta a scacciare da Venezia la classe aristocratica, il cui
tempo è ormai giunto alla fine208. Vediamo infatti nel Mondo novo un solo
Pulcinella solitario, che richiama poi i suoi compagni a uscire dalle cavità
sotterranee in cui giacevano in trepidante attesa dall’essere risvegliati, per poi
uscire nell’affresco dell’altalena e infestare gli ambienti signorili. Si può ipotizzare
che Giandomenico volesse ritrarre la decadenza delle famiglie aristocratiche della
sua epoca. Questo è connotato da una nota non critica, in quanto si tratta solamente
di una malinconica constatazione, frutto di una nuova consapevolezza dopo aver
girato fra le più ricche corti europee209. Si potrebbe dire che ogni coppia
aristocratica abbia cresciuto un piccolo Pulcinella, incline unicamente alla vita
204
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 60.
205
Ibid.
206
Ibid.
207
Mariuz, Due mostre su Giandomenico Tiepolo, cit., p. 195.
208
J. Starobinski, Le ultime feste di Venezia, in Satiri, Centauri e Pulcinelli, cit., p. 19.
209
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 50.
44
mondana e festosa e non dedito all’impegno e al lavoro, causando così la
decadenza della famiglia210. Con la caduta della classe dominante e il sorgere del
gusto estetico neoclassico di quella nuova, Giandomenico si trovò così senza una
clientela e finì per farsi committente da solo, con l’opera Divertimento per li
regazzi, nella quale Pulcinella, nel suo costume bianco candido, sembra la
controparte umile dei gessi neoclassici211.
È probabile quindi che scelse Pulcinella perché era una figura che gli ricordava
i bei giorni spensierati dell’infanzia, in cui il nome dei Tiepolo suscitava ancora
clamore e il futuro gli appariva radioso. Infatti, Pulcinella rappresentava per
Giandomenico un personaggio della sua infanzia212. A Venezia abbondavano
spettacoli di burattini con Pulcinella come protagonista, infatti i suoi portano un
copricapo conico a tronco privo di falda molto simile a quello ritratto nel disegno
di Anton Maria Zanetti, Gentiluomo che assiste a uno spettacolo di burattini213
(Figura 16). Oltre a questo, Pulcinella era già uscito dalla penna del padre. I primi
disegni di Giambattista risalgono al 1735, perciò Giandomenico quando li vide era
molto giovane e non si può escludere che li abbia concepiti per suo figlio, come
un gioco o una favola214.
210
Starobinski, Le ultime feste di Venezia, cit., p. 19.
211
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 23.
212
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 232.
213
Ibid.
214
Ibid.
215
Ivi, p. 232
216
Ibid.
45
46
5. GIANDOMENICO TIEPOLO
Gli affreschi della villa vennero realizzati in diverse fasi a partire dal 1759.
Precisamente nel 1771, 1791 e 1793. Tuttavia, Pulcinella fa la sua comparsa nelle
pareti della villa solo nel 1791, ed è su quegli affreschi su cui si focalizzerà questo
capitolo.
217
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 103.
218
Romanelli, Pulcinella in attesa: la delusione della storia, cit., p. 17.
219
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 103.
220
Starobinski, Le ultime feste di Venezia, cit., p. 19.
221
Morassi, Tiepolo: la villa Valmarana, cit.
47
che Giustino di Valmarana affermò: «contemplare durante la notte Il mondo nuovo
di Gian Domenico talora mi atterrisce»222.
Questo tema viene però rielaborato secondo una nuova consapevolezza, ossia
che ormai era invecchiato e, assieme a lui, lo era anche il mondo a cui era tanto
affezionato223. I personaggi, rispetto al precedente, sembrano inermi, proprio come
marionette, pronte a farsi abbindolare o manovrare da chiunque lo voglia. La
particolarità di questo affresco risiede nell’atmosfera di attesa che Giandomenico
orchestra perfettamente. Si manifesta davanti agli occhi dello spettatore un luogo
dove sia lo spazio che il tempo vengono sospesi, dando l’impressione di un’aria
quasi metafisica224. Tutte le persone, infatti, sono ritratte di spalle, in una serie di
quelli che si potrebbero definire come anti-ritratti225. Probabilmente questo è un
omaggio all’opera del padre, il quale amava, nelle sue caricature di persone
potenti, ritrarle di spalle226 (Figura 19). Il motivo per cui operava questo
rovesciamento è che in questo modo entravano in contrapposizione ai dipinti che i
committenti erano soliti farsi fare, dove, col loro sguardo altezzoso, mettevano in
soggezione lo spettatore. Letteralmente, Giambattista si “divertiva alle spalle” del
proprio soggetto; era abile tanto nell’elogiare, quanto nello schernire227. Infatti, le
caricatura di Giambattista dovevano costituire in qualche modo un’occasione di
evasione dalle urgenze e dalle restrizioni dei suoi committenti228. Quello che fa
Giandomenico però è calarle in uno spazio reale e in particolare sulle pareti di una
villa, dove Giambattista non avrebbe mai posto i suoi soggetti di spalle. Infatti, se
nelle sue opere i personaggi sono pronti ad accogliere lo spettatore e vogliono
essere osservati e applauditi, nel Mondo Novo di Giandomenico sembrano
222
G.A. Cibotto, G. Barbieri, Tiepolo e la vita in villa: arte e cultura nel Settecento veneto, a cura di N.
Pozza, Vicenza, 1996, p. 13.
223
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 94.
224
Romanelli, Pulcinella in attesa: la delusione della storia, cit., p. 16.
225
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 94.
226
A. Morassi, Disegni del Tiepolo, catalogo della mostra a cura di Aldo Rizzi, Loggia del Lionello (10
ottobre-14 novembre 1965), Udine, Tipografia Doretti, 1965.
227
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 94.
228
Morassi, Disegni del Tiepolo, cit., p. 79.
48
personaggi colti alla sprovvista, che nemmeno si accorgono della presenza di uno
spettatore229.
«Per la prima volta il teatro viene osservato al rovescio, dalle quinte anziché dalla
platea.»230
229
Ivi, p. 95.
230
M. Bonicatti, Note sul vedutismo veneziano: sulla cultura artistica di Francesco Guardi e di Domenico
Tiepolo, «Arte Veneta», XVIII, 1964; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 98.
231
T. Pignatti, Il Museo Correr di Venezia, 1960, p. 345; cfr. Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 98.
232
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 98.
233
A. Momo, M. Muraro, Zianigo: la casa del pittore come autobiografia di Giandomenico Tiepolo, in I
Tiepolo. Virtuosismo e ironia, catalogo della mostra di Mirano, Torino, 1988; cfr. Pedrocco,
Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 49.
49
Secondo la lettura di Pedrocco234, infatti, la caratteristica principale della
maschera e dei suoi compagni è quella di essere tutti uguali, per questo motivo è
possibile stabilire un paragone fra questa figura e i francesi. Anche il clima di
inquietante attesa quindi può trovare il proprio riferimento nell’imminente caduta
di Venezia e l’arrivo dei francesi. Effettivamente, quando i Pulcinella entreranno
in scena, si mescoleranno ai personaggi della società veneziana, dando la parvenza
che li stiano accompagnando, o meglio, scacciando235, fuori dalla scena, per
ritagliarsi un posto proprio, come se stessero rubando la loro identità236.
Nei riquadri minori vengono rappresentati invece due motivi molto popolari
all’epoca: quello del minuetto e la passeggiata. Quest’ultimo era già stato trattato
da Giandomenico presso la Foresteria di villa Valmarana238 (Figura 20). I
protagonisti di queste due scene sono giovani della classe aristocratica vestiti alla
moda del tempo. I loro gesti volutamente esagerati, tanto da apparire stravaganti,
sembrano voler alludere alla superficialità del gruppo sociale, troppo attento alle
formalità e alle apparenze, trascurando la propria reale condizione239. Il Minuetto
sembra infatti più un’uscita di scena. In ogni caso, entrambe le scene sono pervase
da un’atmosfera eterea e irreale, come se i personaggi che le animano stessero per
scomparire da un momento all’altro per sempre. Tuttavia, Giandomenico si incanta
a osservarli, come intrappolati in una palla di neve, sospesi in un mondo dove tutto
è ancora dettato dalla moda e consiste nelle parrucche perfettamente acconciate,
ciprie polverose e vitini stretti240. È una risposta alla società dei professori
intendenti dell’Accademia, i quali prediligevano il genere storico, da parte di un
234
Ivi, p. 54.
235
Ivi, p. 49.
236
Romanelli, Pulcinella in attesa: la delusione della storia, cit., p. 16.
237
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 49.
238
Morassi, Tiepolo: la villa Valmarana, cit., pp. 31-32.
239
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 49.
240
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 98.
50
figlio dello spirito rococò241. Questo era un linguaggio ormai superato, ma che
Tiepolo riutilizza in un ambiente intimo per contemplare la decadenza della società
a cui era legato. Non c’è spirito polemico, è solo una constatazione del suo
declino242. È una presa di coscienza dopo aver viaggiato fra le corti più ricche di
Europa.
Dopo aver messo in mostra la classe nobile, i cui movimenti negli affreschi
appaiono goffi e sgraziati, inadeguati alla situazione, e dopo averli fatti uscire di
scena, Tiepolo a partire dal 1793 introduce i Pulcinella. Essi sono il simbolo di una
nuova classe, più povera e umile, ma che appare perfettamente a proprio agio e in
armonia sulle pareti della villa243. Quindi, nonostante possano essere deformati
fisicamente e oggettivamente non belli da vedere, sembrano genuini, graziosi e
perfettamente inseriti nel contesto. Come già accennato, Pulcinella è un
personaggio vitale e gioioso e incarna perfettamente la volontà di sopravvivenza
di fronte alla morte e la decadenza, scenario che proiettava la propria ombra
inquietante sul futuro di Venezia244. Secondo il pensiero di Mariuz245, Momo e
Muraro246, il quale entra in contrasto con la tesi esposta in precedenza, infatti,
l’invasione dei Pulcinella è simbolo del dissenso verso le imposizioni francesi, le
quali ritenevano la commedia dell’arte indegna.
È in questi anni che realizza la stanza con Pulcinella sull’altalena (Figura 21).
Qui, la buffa maschera compare al centro del soffitto, posto d’onore solitamente
riservato alle divinità o agli eroi, con la differenza che Pulcinella è l’antieroe247.
La scena si apre agli occhi dello spettatore dal basso e dà l’impressione che queste
creature siano risalite alla luce da una fossa per mezzo di una scala, dopo essere
stati segregati in un’altra dimensione per molto tempo248. Questo spiegherebbe
perché tutti i personaggi che, nell’opera di Giandomenico, si imbattono nella
241
Ibid.
242
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 50.
243
Ivi, p. 53.
244
Romanelli, Pulcinella in attesa: la delusione della storia, cit., p. 15.
245
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit.
246
Momo, Muraro, Zianigo: la casa del pittore come autobiografia di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 49.
247
Ivi, p. 54.
248
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 235.
51
maschera non riscontrano delle anomalie e non si dimostrano sorpresi. Forse
perché non possono vederli249. Giandomenico invece sembra vederli, presenti in
ogni scena della sua vita, che infestano passato, presente e futuro.
249
Ivi, p. 236.
250
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 57.
251
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 105.
252
Ibid.
253
Pedrocco, Giandomenico Tiepolo: gli affreschi della villa di Zianigo, cit., p. 59.
254
Ibid.
255
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 105.
52
Francisco Goya, nelle quali la tensione polemica è palpabile, in quelle di
Giandomenico lo scherno si fa pallido e nostalgico, cosciente che non potrà mai
immaginarsi in un mondo differente da quello che sta scomparendo256.
Negli ultimi anni della sua vita, senza una committenza e in solitudine,
Giandomenico compie la consapevole scelta di schierarsi dalla parte del volgo
“ignorante” e più precisamente dalla parte dei ragazzi, dedicando loro un’intera
raccolta di disegni: il Divertimento per li regazzi.
256
Ivi, p. 99.
257
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p.15.
258
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 103.
259
H.S. Francis, Six Drawings from the Life of Pulcinella by the Younger Tiepolo, «The Bulletin of the
Cleveland Museum of Art», 26.4, 1939, pp. 46-49.
53
parola divertimento rimanda a un gioco di temi e motivi concatenati fra loro e
presentati in modi diversi260.
260
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 225.
261
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 15.
262
Ibid.
263
Ibid.
264
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 103.
265
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p.15.
54
limiti stabiliti dalla tradizione266, ma giungendo a risultati inediti per la sua
epoca267.
È difficile orientarsi fra la 104 carte senza avere dei dubbi su chi sia il reale
protagonista. Anche se paradossalmente nel Frontespizio è raffigurato un
Pulcinella solitario, la storia si sviluppa attorno a una comunità di pulcinella.
Quindi chi è veramente il vero Pulcinella protagonista? La risposta è molto
semplice: tutti e nessuno268. Il protagonista è ognuno di loro, nella misura in cui lo
spettatore lo decide. Infatti, è significativo abbia scelto una maschera perché questa
è qualcosa di inanimato fino al momento in cui qualcuno non la indossa e proietta
su di essa la propria personalità. Allo stesso modo è il lettore a interpretare la storia
di Giandomenico269.
266
Infatti, utilizza inchiostro di seppia, bistro e galla di quercia; cfr. Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di
Pulcinella, cit.
267
«Attraverso una tecnica tanto tradizionale precorre gli sviluppi di maestri dell’Ottocento come Van
Gogh.»; cfr. Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 16.
268
Ivi, p. 17.
269
Ibid.
270
Ibid.
55
Per via della sua natura stravagante, spesso l’attenzione dei Pulcinella viene
attirata da elementi altrettanto bizzarri come uno struzzo, un cane ballerino, un
elefante. Per esempio, nella scena Alcuni Pulcinelli con gli struzzi nel giardino di
una villa (Figura 28) afferra l’ala di uno struzzo e si assiste a un confronto faccia
a faccia di due esseri ugualmente buffi e sgraziati. Questo è indice di come
Giandomenico abbia fatto delle scelte ponderate su cosa inserire nei disegni e di
come ogni elemento abbia un senso nell’universo del Divertimento.
Una delle immagini più enigmatiche della raccolta è proprio quella iniziale: il
frontespizio. In questa scena è ritratto Pulcinella, solo, a contemplare un sepolcro
su cui è inciso il titolo dell’opera, Divertimento per li regazzi carte no. 104. Viene
colto di spalle e regge in braccio una bambola vestita secondo la moda dell’epoca.
In primo piano sono stati abbandonati un piatto ancora ricolmo di gnocchi, una
giacca, un cesto e delle caraffe. Sullo sfondo invece, sopra al sepolcro, sono posati
degli oggetti conici, i quali potrebbero essere o recipienti per gnocchi o i copricapi
di altri Pulcinella. Sul sepolcro è appoggiata anche una scala. Ognuno di questi
elementi ha uno specifico peso nell’opera, appunto perché, come si è già detto,
nulla è casuale.
Anche secondo Adelheid Gealt273, il frontespizio allude a una fine piuttosto che
a un inizio, se non fosse per la composizione della scena, la quale è chiusa sulla
271
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 62.
272
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 109.
273
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit.
56
sinistra per aprirsi poi sulla destra. Infatti, in tutta la raccolta la dimensione del
comico e quella del tragico si intrecceranno diverse volte. La bambola che regge
in braccio sembra essere più espressiva di lui, mentre gli oggetti rimandano alla
sfera dell’abbandono. Anche Gealt riscontra una struttura circolare in quest’opera.
Nell’ultimo foglio, L’apparizione alla tomba di Pulcinella (Figura 29) in cui viene
rappresentata l’apparizione del fantasma che emerge dalla tomba, viene ripresa la
scena del frontespizio per ossimori. L’atmosfera da calma e malinconica si fa
caotica e al posto di un solo Pulcinella con una bambola, si vedono un gruppo di
Pulcinella spaventati. Infine, l’atteggiamento del Pulcinella scheletro sembra
paradossalmente più vivo, in quanto molto più animato e vivace del Pulcinella in
carne e ossa.
Giorgio Agamben fa notare invece che il personaggio di Pulcinella, per via delle
sue innumerevoli resurrezioni, non appartiene né a questo mondo, né all’altro, ma
si fa beffe della morte e la inganna274. Questo sarebbe il motivo per cui
Giandomenico nel frontespizio decide di ritrarre il momento significativo in cui
Pulcinella guarda la propria tomba, perché è sia dentro che al di fuori di essa.
Inoltre, fa notare che quest’immagine ricalca l’opera giovanile della Via Crucis. Il
sepolcro di Pulcinella, infatti, coincide con quello di Cristo, in entrambe le opere
si trova una scala, come se anche Pulcinella fosse stato in qualche modo deposto
dalla croce. Al posto della croce, il sudario, il martello e la corona di spine,
troviamo i simboli di Pulcinella: gli gnocchi, una brocca di vino e della legna,
simboli della sua personale Passione275.
La resurrezione dalla morte può infine indicare che, come tutti gli eroi, anche
Pulcinella rimarrà sempre nel cuore e nella memoria delle persone276. George
274
Agamben, Pulcinella ovvero Divertimento per li regazzi, cit., p.
275
Ivi/Ibid.
276
Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, cit., p. 130.
57
Knox suggerisce l’accostamento a una delle note di Goya in Il disastro della
guerra277 (Figura 30):
In realtà però il paragone con Goya non è così esatto, perché Goya è un uomo
moderno, che prende una posizione ed è convinto di agire nel nome della
giustizia278. Al contrario Giandomenico sente di appartenere a un mondo ormai
vecchio, in decadenza e non c’è nulla che possa fare per salvarlo.
Una delle più interessanti è quella legata alla dimensione del gioco279. Facendo
rinascere Pulcinella alla fine, ogni volta che si conclude la lettura dell’opera, viene
offerta allo spettatore l’opportunità di ricominciare tutto dall’inizio. È un gioco
anche per il pittore stesso, in quanto nel Divertimento si realizza una sorta di
compendio sulla propria arte, quella del padre e sullo stile rococò in generale,
facendolo durare in eterno. Sulla soglia della morte di questo stile Giandomenico
trova un modo per riviverlo e immortalarlo in modo ludico280.
277
Ibid.
278
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 99.
279
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 235.
280
Ibid.
281
Ibid.
282
Ibid.
58
pittore, identificando in Pulcinella quel popolo che sapeva divertirsi in qualsiasi
circostanza.
Ciò si può ritrovare anche nel titolo. Mentre James Byam Shaw283 ipotizza che
l’abbia creato letteralmente per i bambini del vicinato, come già aveva fatto Callot
con i suoi Capricci per «i fanciulli che apprendono l’arte di disegnare», Mariuz
crede che il titolo conservi una vena polemica284. Giandomenico è consapevole che
la sua arte non riscuote più molto successo fra nuovi intendenti d’arte, perciò la
indirizza ai ragazzi, che ancora possono godere della bellezza dello svago.
Inoltre, lo spettatore viene coinvolto nella scena attraverso degli espedienti nella
composizione. Nella Partita a bocce (Figura 32), per esempio, i personaggi sono
disposti secondo un semicerchio aperto verso lo spettatore, facendolo sentire parte
della scena. In un’altra invece, viene inglobato fra le persone che passeggiano per
le calli di Venezia. Infine, un altro elemento importante nella lettura di ciascun
disegno, sono i cani, i quali danno sempre una connotazione diversa alla scena, ne
amplificano la narrazione, in quanto reagiscono come reagirebbe lo spettatore. Per
esempio, in La pioggia primaverile (Figura 33), tutti i personaggi sono colti di
schiena, solo il cane, con un’aria malinconica, si volta a guardare lo spettatore. Al
contrario, nell’Ultima malattia di Pulcinella (Figura 34) il cane dà le spalle, quasi
a non voler assistere alla morte del suo padrone.
283
Shaw, The drawings of Giandomenico Tiepolo, cit., p. 59.
284
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 105.
59
personaggio in quanto lo intrappolava in canoni e schemi fissi, senza possibilità di
sfumatura.
Allo stesso tempo, questa infinita esplorazione sulle variazioni della maschera
significa anche una minuziosa ricerca e ripresa di temi e opere care a
Giandomenico. In ogni disegno si celano rimandi e citazioni ad altre opere dei
Tiepolo, ma anche dei loro contemporanei.
«Aveva l’arte di adattare le massime di quei grandi uomini alla semplicità del
balordo»288.
285
Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, cit., p. 131.
286
T. Hill, The Punch and Judy Show: Its history and cultural significance, «Acta Neophilologica», XX,
2018, pp. 169-185.
287
Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, cit., p. 131.
288
Commento di Casanova sugli attori della Commedia dell’Arte; cfr. Mariuz, I disegni di Pulcinella di
Giandomenico Tiepolo, cit., p. 232.
60
40) e Il plotone d’esecuzione (Figura 41) ricalca l’incisione della Fucilazione di
Callot (Figura 42). Ulteriori somiglianze sono riscontrabili in Pulcinella porta a
casa la sua sposa (Figura 43) con L’incontro alla Porta d’Oro di Giotto (Figura
44), mentre in La moglie o amante di Pulcinella sviene (Figura 45), il gatto
assomiglia a quello dell’Annunciazione di Lorenzo Lotto289 (Figura 46).
Non solo, moltissime suggestioni sono offerte anche dal lavoro di suo padre.
289
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p.
290
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 232.
291
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 109.
292
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 112.
61
secondo, il leone di San Marco è dipinto sul muro delle scale che conducono alla
strada, mentre nella scena coi Pulcinella, il vecchio emblema della repubblica è
posto al piano inferiore, sul muro della taverna stessa, con il segno della W
aggiunto prima, come si era soliti fare a Venezia per dimostrare il proprio supporto
per la repubblica293.
293
Shaw, The drawings of Giandomenico Tiepolo, cit., p. 60.
294
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 21.
295
Anche se secondo Morassi potrebbe aver preso ispirazione da Poesie e Prose di Francesco Malosio;
cfr. Shaw, The drawings of Giandomenico Tiepolo, cit., p. 58.
296
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 230.
297
Ibid.
62
Per via di questa sua tendenza a esplorare le possibilità della variazione,
l’enigma della sequenza si infittisce. È possibile rilevare degli intrecci, ma con
altrettanta facilità possono essere disciolti. Un esempio: si può osservare Pulcinella
bambino che cresce sia in città che in campagna. Queste due diramazioni entrano
in contrasto fra di loro e disorientano lo spettatore, il quale non comprende quale
versione della storia sia quella corretta. L’artista potrebbe aver messo a confronto
come vivono due bambini diversi provenienti da classi sociali diverse, ma potrebbe
anche essere lo stesso bambino che vive prima in campagna e poi in città o
viceversa298.
Oltre a ciò, anche interpretare ciascuna scena risulta problematico, infatti alcune
di esse presentano più di un titolo come La riscossione degli affitti, scena
denominata anche Il pagamento degli stipendi. Anche nella scena Il
corteggiamento di Pulcinella presenta lo stesso problema perché viene intitolata
anche come La luna di miele (Figura 55). Ci sono simboli che rimandano alla sfera
del corteggiamento, come il gioco e il cane col collare (anch’esso costituisce un
rimando a un dipinto di Veronese, Venere e Adone (Figura 56)), ma anche alla luna
di miele perché la corteggiata indossa già la maschera della Pulcinellessa. Tutta la
scena è inoltre costellata da allusioni al vedere o allo studiare, quasi a suggerire
che qualcosa sfugga a Pulcinella sulla natura dell’amore.
298
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 15.
299
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 15.
63
Il livello di ambiguità quindi si moltiplica, oltre che nella sequenza narrativa,
anche nella scena stessa300. Inoltre, nonostante i gesti siano riconoscibili, i
personaggi si assomigliano moltissimo, tant’è che si possono incontrare delle
difficoltà nel trovare il Pulcinella protagonista. È il boia o il condannato? Il maestro
o l’alunno?
Probabilmente tutto ciò è dovuto al fatto che Giandomenico non avesse in mente
un’idea precisa sulla trama nel momento in cui ha realizzato i disegni302, ipotesi
che viene avvalorata dai suoi precedenti come disegnatore. Infatti, si potrebbe
rivedere l’intera opera di Giandomenico in prospettiva del Divertimento. Esistono
moltissimi studi da lui eseguiti come God the Father in the Clouds, Christ received
into Heaven, Saint Anthony and the Christ Child303, così come le scene di vita
contemporanea, anche questi presentano dei numeri a lato ma non vi è una
sequenza narrativa fissa304. Aveva già dimostrato la tendenza a giocare con le
300
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 16.
301
Ibid.
302
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 16.
303
J.B. Shaw, Some Unpublished Drawings by Giandomenico Tiepolo, in Master Drawings, 17.3, 1979, pp.
239-244 e pp. 289-301.
304
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., p. 16.
64
variazioni di uno stesso motivo anche nella Via Crucis, riproponendo il tema di
cristo che cade sotto la croce per tre volte305.
Il lettore viene dunque accompagnato e coinvolto nella vicenda, per via della
varietà delle situazioni in cui sono coinvolti i personaggi e talvolta si identifica con
essi. È come se Giandomenico proiettasse sulla dimensione sacra della
composizione una patina del quotidiano, facendo sì che i personaggi appaiano più
come uomini comuni che eroi o santi311 e riducendo quindi la distanza fra
spettatore e narrazione. Il tema della variazione invece è un modo per esplorare le
305
Mariuz, I disegni di Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, cit., p. 230.
306
Idée pittoresche / sopra / la Fugga in Egitto / di /Giesù, Maria e Gioseppe / Opera / inventata, ed
incisa / da me / Gio: Domenico Tiepolo / in Corte di detta / Sua Altezza Reverendissima etc. etc. / Anno
1753.
307
A. Morassi, «La Fuga in Egitto» di Domenico Tiepolo. 27 acqueforti, Milano, 1960, p. 8.
308
P. Molmenti, Tiepolo, Milano, 1909, p. 324; cfr. Morassi, «La Fuga in Egitto» di Domenico Tiepolo. 27
acqueforti, cit., p. 27.
309
F. Büttner, Tiepolo und die subversive Kraft des Capriccio, in Das Capriccio als Kunstprinzip: zur
Vorgeschichte der Moderne von Arcimboldo und Callot bis Tiepolo und Goya: Malerei, Zeichnung,
Graphik, catalogo della mostra (Köln, Wallraf-Richartz-Museum, 1996), a cura di E. Mai, J. Rees, Milano,
Skira, 1996.
310
Eseguiti negli anni Quaranta del Settecento; cfr. Morassi, «La Fuga in Egitto» di Domenico Tiepolo. 27
acqueforti, cit., p. 10 e p. 28.
311
Non a caso Pulcinella nell’affresco dell’altalena di villa Tiepolo a Zianigo comparirà al centro della
composizione, impadronendosi di quel posto che prima era dedicato alle divinità. «La “gesta” di
Pulcinella di Giandomenico Tiepolo, nella Venezia ormai sulla via del tramonto, offre il primo segno di tal
sostituzione degli Dei ad opera dei pagliacci.»; cfr. Starobinski, Ritratto dell’artista da saltimbanco, cit.,
p. 43.
65
potenzialità massime dei motivi ed è sintomo di curiosità verso le infinite
possibilità di rappresentazione. Tutto ciò verrà trasferito nella figura di Pulcinella,
il quale nei suoi disegni prolifera, e moltiplicandosi, moltiplica anche le situazioni
in cui si trova.
Marcia Vetrocq vede la storia di Pulcinella disposta su due assi312. Quello delle
ordinate segue la storia cronologica di Pulcinella, mentre quello delle ascisse, il
quale si presenta più volte a interrompere il flusso della trama, mostra le varie
opzioni di trame alternative. Un esempio: Pulcinella cresce e diventa un adulto, a
questo punto Giandomenico, invece di mostrare cosa accadrebbe se scegliesse un
mestiere, mostra cosa accadrebbe per ogni diversa scelta. La scrittrice chiama
sequenziali i primi e stazionari i secondi. Una spiegazione di questo tipo getterebbe
luce sul modo di pensare di Giandomenico e sul suo approccio logico a queste
enormi raccolte di disegni. Ciò segnerebbe anche il fallimento di qualsiasi tentativo
di numerazione dei disegni.
312
Vetrocq, The Divertimento per li regazzi of Domenico Tiepolo, cit., pp. 18-19.
313
Ivi, p. 19.
314
Ivi, p. 20.
315
Ibid.
66
e centauri. Può quindi aver agito in questo modo, sulla base di modelli che aveva
già esplorato, mascherandoli con la maschera di Pulcinella316.
In questo concorda anche Byam Shaw, il quale ha notato che nell’opera del
Divertimento si possono distinguere tre tipologie di scene317. Quelle rurali,
riguardanti la vita di contadini e degli zingari, quelle della vita quotidiana della
classe medio-bassa a Venezia e infine le attività dell’alta società modaiola, sia in
città che in campagna, con la differenza che nel Divertimento sono tutti camuffati
sotto la maschera di Pulcinella.
Byam Shaw li raggruppa in cinque grandi sezioni, come se fossero dei capitoli
di una vita picaresca318.
316
Ibid.
317
Shaw, The drawings of Giandomenico Tiepolo, cit., p. 59.
318
Ibid.
319
La bottega del falegname, La visita del sarto, La bottega del barbiere, Pulcinella ritrattista.
320
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 17.
67
passa la sua infanzia in campagna, una volta cresciuto si sposa e fa un figlio.
Dopodiché seguono gli svaghi e le avventure con gli amici, fra cui anche uno
screzio con la legge, il quale gli costa la prigione. Dopo essere stato liberato segue
la sequenza delle diverse occupazioni, viaggi in luoghi esotici e feste, fino al giorno
in cui non viene colto da un malore per strada, il quale lo condurrà alla malattia e
infine alla morte.
Secondo George Knox321, nonostante non si possa affermare che non ci sia una
minima volontà logica dietro all’opera, la questione della sequenza non è il reale
fulcro dell’opera. Infatti, sempre secondo l’autore, questo problema passa in
secondo piano se si considera il Divertimento come una sorta di testamento
artistico di Giandomenico, in cui egli ha raccolto le memorie della sua vita e del
padre, rendendo omaggio a Venezia e a quella società che aveva donato loro la
gloria.
321
Knox, Domenico Tiepolo’s Punchinello Drawings: Satire or Labor of love?, cit., p. 130.
322
Gealt, Domenico Tiepolo: i disegni di Pulcinella, cit., p. 16.
323
Ibid.
324
Ibid.
68
Si potrebbe paragonare quest’approccio con l’arte musicale della fuga325.
Questa è costituita da una o più idee tematiche che vengono riproposte secondo
diverse combinazioni. Allo stesso modo, nell’arte di Giandomenico, il tema è solo
un’espediente per sperimentare tutte le infinite possibilità di combinazione. È una
sorta di sfida personale: l’artista vuole spingersi al limite delle possibilità, dove
tutto è intercambiabile e tutto può essere l’opposto dell’altro326.
325
Mariuz, Giandomenico Tiepolo, cit., p. 21.
326
Ibid.
69
70
6. APPENDICE: NELL’ARCHIVIO E FOTOTECA
ANTONIO MORASSI
71
Oltre alle somiglianze già citate, ho inoltre scorto nel disegno denominato da
Morassi Stalla d’asini una figura familiare. Infatti, il personaggio sulla destra a
cavallo, compare anche in La cavalcata di Pulcinella a villa Tiepolo e sembra
quasi un tutt’uno con l’animale.
72
Anche nel seguente disegno, apparentemente senza titolo, ho ritrovato lo stesso
gesto da parte della donna spaventata che si trova anche in Pulcinella e il granchio
gigante, a sua volta preso dal Martirio di san Pietro da Verona di Tiziano.
Ho ravvisato anche delle analogie fra uno dei disegni della Fuga in Egitto e La
carovana di Pulcinella, per via dell’atteggiamento unito del nucleo familiare e
quello protettivo e sicuro della figura maschile. Inoltre, nel primo disegno si può
intravedere una figura tagliata a metà sulla destra, la quale ricorda il Pulcinella
vangatore di Il giovane Pulcinella guarda i contadini al lavoro.
73
Inoltre, fra c’erano anche una serie di foto riguardo i soggetti che Giandomenico
aveva ritratto di spalle, i quali non potevano non farmi pensare alle caricature di
Giambattista di cui ho già parlato in questa tesi.
74
Il collegamento fra queste figure e il bellissimo e malinconico disegno della
Pioggia primaverile o l’affresco della Passeggiata mi è parso immediato. Anche
di questi, nell’archivio è conservata una foto di una versione alternativa, così come
per il Minuetto.
75
76
7. CONCLUSIONI
Tirando le fila del discorso, mi auguro, con questo studio, di aver reso giustizia
all’ultima opera di Giandomenico Tiepolo.
I risultati che mi aspettavo all’inizio di questa ricerca erano quelli di gettare luce
sul contesto in cui è nata l’idea a Giandomenico di portare Pulcinella nel suo
mondo pittorico. Tuttavia, anche dopo averlo analizzato, è difficile scegliere un
solo motivo per cui il pittore abbia scelto questo personaggio. Trovo infatti che la
bellezza delle ipotesi esposte in questa ricerca sia che si completino a vicenda,
donando all’opera di Giandomenico sempre una sfumatura differente. D’altronde,
ammettendo che il Divertimento sia realmente un’opera che il lettore può comporre
a proprio piacimento, forse è in parte ciò che Giandomenico si aspettava: che
chiunque potesse trarne giovamento e colorarla con il proprio gusto.
Devo ammettere che è difficile separarmi da questo studio perché ha costituito per
me un argomento infinitamente affascinante, perciò mi auguro che in futuro,
essendo il tema molto prolifico, si possa approfondire questa ricerca, magari
analizzando la diffusione della figura di Pulcinella su una scala più vasta.
Per esempio, si potrebbe verificare in che periodi storici e luoghi questo bizzarro
personaggio si affaccia sul mondo dell’arte, paragonando anche i diversi tipi di
background culturali da cui provengono gli artisti che l’hanno scelto, come ha fatto
Giandomenico. Inoltre, se possibile, si dovrebbe ricercare se esiste una certa
cadenza nelle apparizioni di Pulcinella nel campo dell’arte e a quel punto si
potrebbe verificare se ci sono degli eventi o delle cause storiche, politiche o sociali
che ne provocano la comparsa.
327
P.P. Fehl, Farewell to Jokes, The Last Capricci of Giovanni Domenico Tiepolo and the Tradition od Irony
in Venetian Painting, «Critical Inquiry», 5.4, 1979, p. 791.
78
8. INDICE DELLE FIGURE
Figura 2: San Valentino battezza santa Lucilla, Jacopo Bassano, 1575, Museo Civico, Bassano del Grappa
79
Figura 3: Via Crucis. Gesù cade per la seconda volta, Oratorio del Crocifisso della chiesa di San Polo, 1747-1749
80
Figura 5: Pulcinella sviene per strada, Divertimento per li regazzi, Giandomenico Tiepolo
Figura 6: Il Mondo Novo, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
81
Figura 8: Omaggio a Pulcinella incoronato, Giambattista Tiepolo, Musei Civici di Trieste
82
Figura 10: Punchinello cooking gnocchi, Giambattista Tiepolo, Duc de Trevise Collection
83
Figura 12: Sacrificio di Ifigenia, Giandomenico e Giambattista Tiepolo, 1757, Villa Valmarana
Figura 13: Pulcinella suona con i suoi numerosi figli, Alessandro Magnasco, 1725-1730, Columbia Museum of Art
84
Figura 14: Punchinello, Schoolmaster, Pier Leone Ghezzi, 1715, Duke of Devonshire Collection
Figura 15: Statuetta di Maccus, II secolo a.C., Metropolitan Museum of Art, New York
85
Figura 16: Gentiluomo che assiste a uno spettacolo di burattini, Anton Maria Zanetti, Windsor Castle, Royal Library
Figura 17: Minuetto, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
86
Figura 18: La passeggiata, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
Figura 19: A Caricature of a Man seen from Behind, with a Cane and Holding a Tricorne Hat, Giambattista Tiepolo
87
Figura 20: La passeggiata, Giambattista e Giandomenico Tiepolo, 1757, Villa Valmarana
Figura 21: L'altalena di Pulcinella, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
88
Figura 22: La cavalcata di Pulcinella, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
Figura 23: Pulcinella innamorato, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
89
Figura 24: Incontro tra Antonio e Cleopatra, 1745-1748, Giambattista Tiepolo, Palazzo Labia, Venezia
Figura 25: Partenza di Pulcinella, Giandomenico Tiepolo, Villa Tiepolo a Zianigo (Ca’ Rezzonico, Venezia)
90
Figura 26: Morte di Giacinto, 1752-1753, Giambattista Tiepolo, Collezione Thyssen
Figura 27: Alcuni Pulcinella raccolgono frutta e litigano, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
91
Figura 28: Alcuni Pulcinelli con gli struzzi nel giardino di una villa, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
Figura 29: L’apparizione alla tomba di Pulcinella, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
92
Figura 30: Muriò la verdad Figura 3030: Si resucitarà?
Figura 311: Le carceri sotteracque e della aristocrazia triumvirale, dette pozzi, Francesco Gallimberti, 1797, Museo
Correr, Venezia
93
Figura 32: La partita a bocce, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
94
Figura 34: L'ultima malattia di Pulcinella, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
Figura 35: Il giovane Pulcinella guarda i contadini al lavoro, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
95
Figura 36: La crocifissione, Tintoretto, 1565, Scuola Grande di San Rocco, Venezia
Figura 37: Pulcinella e il granchio gigante, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
96
Figura 38: Martirio di san Pietro da Verona, Tiziano, 1528
97
Figura 40: Nozze di Cana, Paolo Veronese, 1563, Louvre, Parigi
98
Figura 42: La fucilazione, Callot, 1633
Figura 43: Pulcinella porta a casa la sua sposa, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
99
Figura 44: Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta d'Oro, Giotto, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni
Figura 45: La moglie o amante di Pulcinella sviene, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
100
Figura 46: Annunciazione, Lorenzo Lotto, 1534, Museo civico Villa Colloredo Mels, Recanati
101
Figura 48: Il matrimonio di Federico e Beatrice, Giambattista Tiepolo, 1752, Residenza di Würzburg
Figura 49: Il banchetto di Antonio e Cleopatra, Giambattista Tiepolo, 1743, National Gallery of Victoria, Melbourne
102
Figura 50: Pulcinella pittore di ritratti, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
Figura 51: Alessandro e Campaspe nello studio di Apelle, Giambattista Tiepolo, 1725, Museo delle belle arti di
Montréal, Montréal
103
Figura 52: Los fusilamientos del tres de mayo, Francisco Goya, 1814, Museo del Prado, Madrid
Figura 53: Alcuni Pulcinelli abbattono un albero, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
104
Figura 54: Alcuni Pulcinelli in una “Malvasia”, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
Figura 55: Il corteggiamento di Pulcinella o La luna di miele, Giandomenico Tiepolo, Divertimento per li regazzi
105
Figura 56: Venere e Adone, Paolo Veronese, 1580, Museo del Prado, Madrid
106
9. BIBLIOGRAFIA
Bostock, S., The Pictorial Wit of Domenico Tiepolo, tesi di dottorato, University
of Warwick, aa. 2009-2010.
Büttner, F., Tiepolo und die subversive Kraft des Capriccio, in Das Capriccio als
Kunstprinzip : zur Vorgeschichte der Moderne von Arcimboldo und Callot bis
Tiepolo und Goya : Malerei, Zeichnung, Graphik, catalogo della mostra (Köln,
Wallraf-Richartz-Museum, 1996), a cura di E. Mai, J. Rees, Milano, Skira, 1996.
Caffo, L., Sonzogni, V., Pulcinella. Estetica animale come estetica prima,
«Animot. L’altra filosofia», 9 (2019), pp. 70-79.
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