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Corso di laurea magistrale

in Storia delle arti e conservazione dei beni artistici


Curriculum moderno

«Rectify the situation»


Un’analisi del rapporto fra gli artisti Jake e Dinos Chapman e Francisco Goya

Carraro Maddalena
868126
Anno accademico
2021/2022
Abstract:

L’appropriazione sta acquisendo sempre più popolarità e importanza nell’arte


contemporanea. Questa pratica può essere utilizzata per diversi scopi, come rendere
omaggio a un’artista, riattivare la memoria dell’opera o per mettersi a confronto con i
grandi artisti del passato e ritagliarsi uno spazio nella storia dell’arte.

Questo saggio si propone di analizzare alcune opere di Dinos e Jake Chapman, nelle
quali i due artisti si pongono in dialogo diretto con i disegni di Goya Los desastres de
la guerra, alterandoli o riproducendoli in diverse forme. L’obiettivo principale sarà
quello di indagare su quali potrebbero essere i motivi per i quali la loro scelta sia
ricaduta in particolare su questo artista e se possono esserci delle implicazioni
politiche e sociali celate dietro essa. Infine, verranno analizzati anche altri casi di
artisti che si sono appropriati di questa serie, con lo scopo di rivelare differenze o
similarità nel come si è percepito Goya attraverso le epoche.

1
1. Una particolare sentenza: alcuni cenni su Jake e Dinos Chapman

«Non tollererò un crimine che danneggia un’opera d’arte»1

Questo fu il commento che accompagnò la sentenza emessa dal giudice Brian


Loosley riguardo agli avvenimenti accaduti presso la Modern Art Oxford Gallery nel
2003.
I lavori degli artisti e fratelli Jake e Dinos Chapman, chiamati anche «gli enfants
terrible della Britart»2, non erano esposti da nemmeno un mese sulle pareti della
galleria londinese quando subirono un attacco da parte di Aaron Barschak.
Il 30 maggio 2003 una colata di vernice rossa investì alcune delle opere in mostra e
ricoprì il povero Jake dalla testa ai piedi. Il colpevole, condannato a 28 giorni di
carcere, affermò di aver migliorato il loro lavoro e di aver realizzato un suo personale
capolavoro artistico.
Barschak è tristemente noto per interventi simili, ma ciò che rende questo caso
particolare è la natura meta culturale del gesto e l’inconsapevole ironia che si cela
dietro la sentenza emessa. Per comprendere meglio questi aspetti è necessario
approfondire chi fossero le vittime in questione: la serie di disegni dei fratelli
Chapman chiamata Insult to Injury.

Jake e Dinos Chapman nascono in Inghilterra rispettivamente nel 1962 e 1966, da


padre inglese e madre greca. Per quanto i giornalisti e gli storici abbiano cercato di
indagare sulla loro vita, alla ricerca di un evento traumatico nella loro infanzia che
possa spiegare alcuni elementi della loro arte, i due fratelli crescono in serenità3:
frequentano il Royal College of Art, a Londra e iniziano a lavorare come assistenti
presso lo studio di Gilbert e George.
Sin dal principio della loro collaborazione negli anni Novanta una cosa emerge
chiaramente: la loro fascinazione per l’artista spagnolo Francisco Goya. I due fratelli
nutrono un profondo rispetto verso di lui e ne hanno un’alta considerazione: lo

1
M. Taylor, Comedy terrorist gets 28 days jail in The Guardian,
<https://www.theguardian.com/uk/2003/nov/25/arts.artsnews1> (2003).
2
H. Nugent, Britart's enfants terribles, in The Times <https://www.thetimes.co.uk/article/britarts-
enfants-terribles-2b0cr7j5cx8> (2004).
3
Anonimo, A very naughty boy, in The Age, https://www.theage.com.au/entertainment/art-and-
design/a-very-naughty-boy-20040313-gdxgya.html (2004).

2
considerano il primo artista modernista, il primo ad avere una profondità psicologica
e politica. Per questo motivo lo prendono di mira4.

«Lui è l’artista che rappresenta l’urgenza espressionistica dell’Illuminismo contro i


dettami dell’Ancién Regime, per questo motivo è divertente punzecchiarlo: perché ha
una predilezione per la violenza in un sistema di rigore morale. È così piacevole il
suo lavoro. Per produrre una legge, bisogna trasgredirne un’altra.»5

Come mette in evidenza Philipp Shaw6, infatti, da un lato Goya ritrae gli orrori della
guerra in chiave politica, ma dall’altro lato dai suoi disegni traspare un gusto
sadistico nel rappresentarli in maniera così violenta7.
Nel catalogo della mostra itinerante della Hayward Gallery, la quale esponeva opere
relative alla guerra, da Goya a Callot, Juliet Wilson Bareau scrive che l’obiettivo
della mostra è di dare una visione sulla «crudeltà della natura umana e il desiderio
per la dignità»8. Quindi i disegni di Goya si possono definire come umanisti in
quanto spingono lo spettatore a prendere una posizione contro la guerra. Tuttavia,
nell’opera del pittore aleggia un certo piacere nel raffigurare queste violenze, in
un’ottica di attrazione e repulsione. È un paradosso, ma la moralità emerge dalla più
feroce delle trasgressioni.
Secondo i Chapman questo processo è necessario: per prendere posizione contro la
violenza è necessario conoscerla e mostrarla, e Goya ha dovuto affrontare gli orrori
della Guerra d’indipendenza spagnola (1808-1814), quindi chi meglio di lui per
farlo?

2. I disastri della guerra di Francisco Goya

È proprio la guerra in questione a costituire il soggetto dei Disastri della guerra.


Questa è una raccolta di disegni realizzata fra il 1810 e 1820, pubblicata per la prima

4
J. Jones, Look what we did, in The Guardian,
<https://www.theguardian.com/culture/2003/mar/31/artsfeatures.turnerprize2003> (2003).
5
Ibid.
6
P. Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, «Art History»,
4, 2003, pp. 479-504.
7
Ivi, p. 480.
8
A. Griffiths, J. Bareau, J. Willet, Disasters of War: Callot, Goya, Dix, University of California, 1999;
cfr. Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, cit., p. 3.

3
volta nel 1863 presso l’Accademia di San Fernando di Madrid, ben 35 anni dopo la
morte di Goya, per via dei suoi contenuti violenti e sovversivi.

Goya era diviso fra i principi dell’Illuminismo francese e il sentimento di


appartenenza a un popolo, perché aveva origini umili9. Questa tensione si riflette nei
suoi lavori, a partire dai Disastri della guerra. Per esempio, nel disegno 2 (Figura 1),
chiamato Con razon o sin ella, sembra a primo impatto che si schieri dalla parte del
popolo per via del modo eroico in cui ha rappresentato il popolano. Al contrario, le
figure dei soldati sono raffigurate di spalle, senza un volto, privandole dunque di
umanità. Ciò nonostante, il titolo suggerisce altro, perché mette in dubbio che
l’azione ritratta sia effettivamente razionale o meno: il verdetto finale è lasciato allo
spettatore. Anche il disegno numero 16 (Figura 2) presenta un titolo ambiguo: Se
aprovechan. Questo verbo può essere tradotto in diversi modi, come se ne
approfittano, imparano o si equipaggiano. Inoltre, non è chiaro chi sia il soggetto
della frase. Non solo, verso la fine della serie le persone ritratte si iniziano a
confondere l’una con l’altra: popolani, re, preti, soldati risultano tutti uguali. Infatti,
esaminando con attenzione questi disegni, Goya non prende le parti né di una fazione
né dell’altra. I francesi sono ritratti a massacrare e dissacrare i corpi degli spagnoli e
viceversa e la brutalità delle loro azioni è ugualmente grave ai suoi occhi10. Infatti,
moltissimi disegni riportano titoli come Questo è brutto, Questo è peggio, Non si può
guardare, a rappresentare il fallimento della rappresentazione, ogni commento è
superfluo.

Un atteggiamento quindi decisamente diverso rispetto ad altri pittori della sua epoca,
come per esempio Antoine Jean Gros. Nel suo quadro Bonaparte visita gli appestati
di Jaffa, (Figura 3) egli raffigura Napoleone nell’atto di guarire gli ammalati, quasi
come se fosse dotato di poteri divini, quasi come se fosse Gesù Cristo.

Goya, invece, è fra i primi a mostrare la guerra per quello che è, scarna dai
sentimenti romantici o patriottici: per questo motivo è diventato un modello, già a
partire da pochi anni dopo la pubblicazione dei disegni. .
Un primo esempio è L'esecuzione dell'imperatore Massimiliano (Figura 4) di

9
Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, cit., p. 5.
10
Jones, Look what we did, cit.

4
Édouard Manet. Nel 1863 Napoleone aveva imposto l’imperatore Massimiliano
d’Austria sul trono messicano per trarne profitto personale. Così facendo, sollevò
molti malumori in quel territorio, i quali portarono alla fucilazione di Massimiliano,
abbandonato in terra straniera al suo destino, perché Napoleone aveva ritirato le sue
truppe. L’episodio trae decisamente ispirazione dal dipinto 3 maggio 1808 di Goya,
ma anche dai disegni in questione pubblicati giusto qualche anno prima11.

La schiettezza e la brutalità attraverso cui il pittore spagnolo ha rappresentato la


guerra nei suoi disegni hanno segnato generazioni di pittori, da Pablo Picasso a
Salvador Dalì per poi spingersi oltre, fino alla fotografia. Un esempio è costituito dai
reportage di guerra di Jeff Wall in Dead Troops Talk (Figura 5), il quale ha preso
ispirazione proprio dalla serie in questione12.

3. Ripetizione e ossessione

Questa fascinazione verso l’artista spagnolo è nel tempo sfociata in ossessione; tant’è
che i libri di stampe di Goya da cui avevano ritagliato le immagini per poterle
modificare e riprodurre riportavano diverse macchie di sangue13. I due artisti
avevano sfogliato così tante volte quelle pagine che si erano tagliati in più occasioni
con la carta o con le forbici che avevano usato per estrarre le immagini.
Un’altra volta avevano chiamato la polizia per un sopralluogo in seguito a un furto
allo studio di Peckham e il poliziotto si è detto allibito riguardo al disordine lasciato
dai ladri, quando in realtà quello era lo stato normale dello studio dei fratelli
Chapman: una catasta di disegni, ritagli e foto stratificati sul pavimento, tutti
riguardanti il pittore Francisco Goya14.
Hanno addirittura pensato seriamente di cambiare il loro cognome in Goya15, anche
se alla domanda sul cosa avrebbe fatto se avesse potuto incontrare il suo idolo, Dinos

11
Ibid.
12
C. Turner, ‘I’d like to have stepped on Goya’s toes, shouted in his ears and punched him in the face’,
«Tate», <https://www.tate.org.uk/tate-etc/issue-8-autumn-2006/id-have-stepped-on-goyas-toes-
shouted-his-ears-and-punched-him-face> (2006).
13
Ibid.
14
Ibid.
15
Ibid.

5
Chapman risponde: «Avrei voluto pestargli i piedi, urlargli nelle orecchie e dargli un
pugno in faccia»16.

I riferimenti a Goya compaiono già nel 1993, con la realizzazione dell’opera Disaster
of War, trasposizione in miniatura dell’omonima serie di disegni di Goya tramite
l’uso di soldatini giocattolo (Figura 6).

Il disegno numero 39 Grande Hazaña! Con muertos! (Figura 7) è quello su cui


tornano di più. La scena ritratta è un oltraggio alla bellezza: i corpi perfetti, dalle
fisicità che ricordano i busti delle sculture classiche17, sono mutilati. Solo quello al
centro, con la testa china e i piedi incrociati, posizione che ricorda Gesù Cristo, è
intatto18. Secondo Shaw19, questo rappresenterebbe una speranza per la redenzione,
la quale viene spazzata via nel processo di appropriazione da parte dei fratelli
Chapman. In Great Deeds Against the Dead (Figura 8) hanno trasposto il disegno di
Goya in una scultura. A colpo d’occhio è evidente che i materiali in cui è realizzata
sono scadenti: le parrucche sono palesemente di bassa qualità, e i manichini hanno
un aspetto poco rifinito e kitsch. Questa superficialità e artificialità nei loro lavori è
intenzionale, non è una mancanza di tecnica, infatti, uno dei loro punti di riferimento
nel panorama artistico è Jeff Koons20.

È nei primi anni 2000 che iniziano a maturare l’idea per la famigerata mostra presso
la Modern Art Oxford. In Gigantic Fun, (Figura 9) infatti, riprendono il disegno
numero 39 di Goya, lo specchiano e ci disegnano sopra una svastica. Il risultato
finale può ricordare il poster anti Hitler fatto circolare dall’SPD (Figura 10)
raffigurante un uomo crocifisso sulla svastica21. Questo simbolo è però anch’esso
specchiato, in modo da richiamare il simbolo indù della pace. Il tutto viene ultimato
da un disegno che sembra realizzato da un bambino, raffigurante alcuni gatti che si
fanno il bagno in una vasca.

16
Ibid.
17
N. Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology of ugliness,
«Theology», 119, 2016 < https://journals.sagepub.com/doi/10.1177/0040571X16659241>.
18
Ibid.
19
Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, cit.
20
Turner, ‘I’d like to have stepped on Goya’s toes, shouted in his ears and punched him in the face’,
cit.
21
Ibid.

6
Questa costituisce una prima prova per il progetto sui cui questo saggio intende
soffermarsi.

Nel 2001 sono riusciti ad aggiudicarsi un’edizione della serie di stampe I disastri
della Guerra. Non si tratta ovviamente di quella originale, ma ha comunque una
rilevanza storica perché è stata pubblicata nel 1937 in segno di protesta contro il
fascismo. In copertina, infatti, figurava una foto che documentava i danni alla
Fondazione Goya in seguito a un bombardamento.

Usando la tecnica originale di stampa usata anche dal pittore settecentesco, hanno
sostituito tutte le teste delle vittime in teste di clown o mostri e hanno poi intitolato
questo nuovo corpus di disegni di Insult to Injury, mentre la mostra del 2003 si
chiama Rape of Creativity.

Nel corso della loro carriera sono tornati diverse volte su questa serie: in Insult to
Injury (2003-2004), Rape of Creativity, Like a Dog Returns to Its Vomit (2005), Hell
(1999-2000), e Fucking Hell (2008).

“Ce l’avevamo in studio da un paio di anni di tanto in tanto li riprendevamo in mano


e li guardavamo […] Abbiamo sempre avuto intenzione di correggerli.»22

Per quanto riguarda il verbo utilizzato, Dinos racconta di averlo preso dal film di
Stanley Kubrick Shining, quando il maggiordomo racconta a Jack del fatto che alla
sua famiglia non interessava dell’hotel Overlook e che hanno provato bruciarlo. Per
questa ragione, dice, lui le ha corrette, alludendo al fatto che le aveva uccise e che lui
dovrebbe fare la stessa cosa.

4. La correzione di Goya: nella mente dei fratelli Chapman

È necessario spendere qualche parola sui termini usati dai fratelli Chapman, i quali si
riferiscono in modo ambivalente al loro processo di trasformazione. Le parole in
questione sono impoverire23 e correggere24. A primo impatto potrebbe sembrare che
si contraddicano a vicenda, mentre in realtà racchiudono perfettamente la filosofia
artistica dei due artisti.

22
Jones, Look what we did, cit.
23
Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology of ugliness, cit.
24
Jones, Look what we did, cit.

7
I due artisti appartengono al movimento Young British Artists, gruppo di artisti che
ha iniziato a esporre a Londra negli anni Novanta e che è diventato celebre per le
loro esposizioni particolarmente sconvolgenti. Il loro programma prevedeva il rifiuto
del concetto borghese di arte nobile, l’utilizzo delle shock-tactics e l’appropriazione
di altre opere d’arte.

Nel loro manifesto infatti affermano «abbiamo plasmato i nostri prodotti in modo da
accordarli alla domanda del mercato»25, facendo emergere dunque una concezione
capitalista dell’arte. Quello che i due artisti cercando di fare è mimare le logiche di
produzione del capitalismo attraverso l’arte, creando però non prodotti finiti adeguati
ai nostri standard, ma forme disfunzionali, fallimenti di rappresentazioni, una
produzione di un’antiestetica di ripetizioni e mutazioni che continua a riprodursi
consumandosi di volta in volta26. Il processo creativo dei due fratelli, infatti,
«procede più per manie ossessive che ispirazioni»27. Manie che li portano a tornare
più volte non solo a tornare sui disegni di Goya, ma anche sui propri, dando vita così
a una catena di mutazioni di mutazioni in cui ogni ripetizione risulta più vuota
rispetto alla precedente. In tutti questi anni, nota infatti il critico Philipp Shaw28, i
due artisti non hanno mai approfondito la propria relazione con Goya, ma ne hanno
fatto solo una ripresa superficiale, come in una catena di produzione di massa. Loro
stessi usano il verbo «impoverire»29 quando raccontano l’operazione che eseguono
sui disegni di Goya, il loro obiettivo è privare il disegno originale della sua potenza
visiva e profondità morale.

«Fantastichiamo sul produrre opere con un valore culturale nullo, sul produrre
un’inerzia estetica, una serie di opere pronte per essere consumate e poi
dimenticate.»30

25
C. Çakırlar, Aesthetic Inertia, Bathetic Death: On the Profoundly Banal Art of Jake and Dinos
Chapman, in Jake and Dinos Chapman: In the Realm of the Senseless, catalogo della mostra, Istanbul,
ARTER, 2017, p. 79.
26
Ivi, p. 80
27
Turner, ‘I’d like to have stepped on Goya’s toes, shouted in his ears and punched him in the face’,
cit.

28
Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, cit.
29
Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology of ugliness, cit.
30
Çakırlar, Aesthetic Inertia, Bathetic Death: On the Profoundly Banal Art of Jake and Dinos
Chapman, cit., p. 80.

8
Questa macchina di citazioni che hanno messo in moto potrebbe trarre in inganno: si
potrebbe pensare che vogliano rendere tributo al pittore illuminato Settecentesco, ma
la trasformazione del lavoro di Goya non costituisce né tributo né una critica: è solo
una mutazione in un’oggetto non dialettico privo di una morale31.

Resta da chiarire come e perché i fratelli Chapman ambiscano all’annullamento di


significato e potere delle opere di Goya.

5. Alcuni casi simili nella storia dell’arte e della fotografia

Non è una novità nel mondo dell’arte che alcuni artisti si approprino o modifichino il
lavoro di altri.

Tranne per alcuni infelici casi, come quando l’autrice di libri thriller Patricia
Cornwell distrusse un quadro di Walter Sickert, convinta della teoria che lui fosse in
realtà Jack lo Squartatore, il montaggio e l’appropriazione hanno da sempre avuto un
significato allegorico in campo artistico32. Queste operazioni possono veicolare
infatti diversi messaggi. Può costituire un modo per confrontarsi coi grandi artisti e
ritagliarsi un posto nella storia dell’arte: a volte con ammirazione, altre in modo
ironico o, come nella maggior parte dei casi, un insieme fra i due.

L’esempio più celebre che si possa menzionare è quello di Duchamp. Tramite la sua
appropriazione egli non solo desacralizza il capolavoro, ma mette anche in dubbio il
concetto di autorialità. Egli si appropria di oggetti di uso quotidiano, come il famoso
orinatoio, ma anche di riproduzioni di quadri famosi, come la Gioconda, e ci disegna
sopra. Questo processo di furto, scomposizione e ricomposizione dell’oggetto
d’altronde era popolare anche nella poesia dadaista. Era necessario privare le parole
di significato e smontare la frase per attribuirne uno nuovo. Anche i fratelli Chapman
hanno giocato su questo concetto con una delle loro appropriazioni di Goya. Infatti,
una loro serie è intitolata Disasters of yoGa.

Robert Rauschenberg, invece, compie un gesto ancora più radicale: compra un


disegno di Willem de Kooning e lo cancella. Quindi quest’ultimo gli affidò un

31
Ibid.
32
B.H.D. Buchloh, Allegorical Procedures: Appropriation and Montage in Contemporary Art, in
«Artforum», 21, 1982, pp. 43-56.

9
quadro particolarmente difficile da cancellare, perché era realizzato con colori a olio,
carboncino e pastelli, motivo per cui il processo di cancellatura lo impegnò per
alcune settimane. Non è da fraintendere, però, Rauschenberg rispettava
profondamente de Kooning: è un atto d’amore.

Un altro artista che esplora le possibilità dell’iconoclastia è Cyprien Gaillard.


Tramite i procedimenti di cancellazione e riscrittura di cartoline turistiche egli indaga
sui processi di trasformazione che affrontano i paesaggi nel corso della storia, spesso
sotto un’ottica critica.

Al contrario, nel lavoro di Sherrie Levine non c’è traccia di distruzione, ma di


semplice appropriazione. Fotografando una seconda volta le foto di Edward Weston
la fotografa dichiara il suo interesse verso il soggetto e in questo processo la
macchina fotografica diventa un messo per indagare e approfondire l’opera che la
affascina così tanto33.

Le ragioni che portano i fratelli Chapman ad agire sulla serie di disegni, tuttavia, è di
natura diversa. Con l’uccisione dell’opera d’arte, il loro scopo è indicare che l’arte
non è il mezzo adeguato a protestare contro la guerra. Secondo il loro punto di vista
l’arte soffre sotto il peso del dovere idealistico di dire qualcosa sul mondo34.

«Le persone frequentano le gallerie e si aspettano che le opere abbiano qualcosa da


dire di positivo. Anche se il tuo lavoro fa schifo, loro riescono a ritrovarci un
messaggio positivo. Noi abbiamo sempre cercato di rendere questo processo
impossibile nei nostri lavori.»35 È ciò che lo fa dormire tranquillo la notte. Prosegue:
«Un tempo, se le persone avessero visto dei mattoni in una galleria d’arte si
sarebbero chiesti cosa ci facessero lì. Ora invece il confine fra arte e non è sfumato e
le persone hanno capito che non possono dire che non è arte, anche se lo pensano»36.

Questo atteggiamento deriva dal fatto che nella società contemporanea, secondo i
Chapman, sembra sia necessario trovare un significato dietro un’opera d’arte, che
questo sia accessibile a tutti e che questo dia un messaggio positivo o produttivo. Al

33
C.Cotton La fotografia come arte contemporanea, Einaudi, Torino, 2021
34
Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology of ugliness, cit.
35
Ibid.
36
Anonimo, A very naughty boy, cit.

10
contrario, loro ritengono che nessuna opera d’arte possa avere la presunzione di
riuscire a dire qualcosa di efficace sulle tragedie accadute nel mondo. Riguardo la
loro opera Hell, dice: «È allarmante come le persone siano pronte a identificarsi e
trovare del pathos in un’opera del genere, che è così ridondante e vuota.»37 Il modo
ideale per ridurre al minimo il livello di complessità è attraverso l’ironia e la
caricatura, di cui le loro opere sono intrise.

Philipp Shaw38, infatti, afferma che ciò che gli rimane del lavoro dei Chapman è la
noia. Mentre nei disegni di Goya lo spettatore viene coinvolto emotivamente, davanti
alle loro opere egli si sente poco coinvolto e lontano.

6. Le reazioni provocate dai fratelli Chapman

Il distacco, tuttavia, non è l’unica reazione che il lavoro dei Chapman può suscitare.
Secondo William Dyrness39 il significato dell’arte non sta in cosa rappresenta, ma in
cosa provoca con quello che rappresenta e nel caso dei due artisti i significati
possono variare.
La reazione più diffusa è quella dello shock. Gli stessi artisti hanno dedicato parte
della loro carriera per cercare di suscitare questa risposta, in nome dell’idea
dell’avanguardia surrealista che certi shock siano necessari alla società per imparare
a riconoscere le falle nel sistema del capitalismo e per spingere le persone fuori dalla
loro comfort zone40. Per loro c’è una bellezza convulsiva nelle loro immagini.
Nel corso della loro carriera si sono spinti sempre un passo più in là.
A partire dai manichini di ragazzine con i genitali maschili al posto del naso chiamati
Fuck-Face e Face-Cunt, (Figura 11) i quali hanno causato l’arrivo della polizia alla
galleria londinese Victoria Miro in seguito a delle segnalazioni da parte di cittadini
preoccupati. Un altro tentativo è costituito dall’esposizione Works from the Chapman
Family Collection. Presentata in un ambiente cupo e reverenziale, in mostra si
potevano ammirare delle sculture all’apparenza tribali, mentre in realtà erano dei
falsi realizzati dai fratelli Chapman, i quali si erano divertiti a incorporare il logo del

37
Jones, Look what we did, cit.
38
Shaw, Abjection Sustained: Goya, the Chapman brothers and the Disasters of War, cit.
39
W. Dyrness; cfr. Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology
of ugliness, cit.
40
Turner, ‘I’d like to have stepped on Goya’s toes, shouted in his ears and punched him in the face’,
cit.

11
McDonald’s, facce di clown e hamburger. Tuttavia, le recensioni dei critici non
hanno colto quest’aspetto irriverente della loro arte e hanno pensato che volessero
semplicemente fare una critica alla globalizzazione.
Di conseguenza, la decisione di deturpare i disegni di Goya è stata presa nella
speranza che finalmente potesse offendere qualcuno. Chi sono le persone che i
fratelli Chapman ambiscono così disperatamente di colpire? «I Dinos»41 rispondono,
quindi persone come loro: i liberali, gli umanisti, il tipo di persone che frequentano le
gallerie.

È lo stesso Goya a legittimarli nell’attaccarli, poiché è stato il primo ad aver urtato la


sensibilità dello spettatore coi suoi disegni crudi e violenti. Infatti, in un disegno
realizzato dai Chapman nel 1999 (Figura 12) troviamo Fuck-face, uno dei loro
iconici personaggi, con una maglietta su cui è riportato non più il loro manifesto, ma
una versione dell’opera Grande hazaña! Con muertos, come se le due cose fossero
intercambiabili.

Tuttavia, da diverse interviste, emerge un atteggiamento ambivalente nei confronti


dello shock. Infatti, quello che loro ambiscono a provocare non è uno shock morale.
Pensano che le persone sentano il bisogno di esprimere un’emozione così forte come
quella dello shock solo per dimostrare che non condividono i valori rappresentati
dall’opera. Una reazione così teatrale nasconde però un’implicita convinzione che
solo i propri valori e morale siano quelli giusti42. Inoltre, come dice Peter Bürger in
Teoria dell’avanguardia: «Un ulteriore difficoltà nell’estetica dello shock consiste
nell’impossibilità di rendere permanente il suo affette. Nulla perde efficacia nel
tempo più velocemente che lo shock. […] Come risultato di una ripetizione, cambia
fondamentalmente: si crea uno shock aspettato»43. Per questo motivo, i fratelli
Chapman giocano molto anche su un’altra reazione: quella della risata.

«Il nostro cinismo si trasforma in umorismo. Il nostro lavoro è fatto per un gruppo
limitato di persone che è pronto a entrare in una galleria, vedere la nostra opera,

41
Jones, Look what we did, cit.
42
S. Elmhirst, The NS Interview: Jake and Dinos Chapman, artists, in The New Statesman, <The NS
Interview: Jake and Dinos Chapman, artists (newstatesman.com)> (2011)

43
P. Burger, La teoria dell’avanguardia, Manchester University Press, 1984, p. 130.

12
capirne la matura misantropa e ridere. Quando qualcuno ride si apre un abisso. E
tutto vi ricade dentro.»44

Le loro opere sono traboccanti di gag umoristiche. In un disegno, una persona


crocifissa urla «Hey Peter, posso vedere la tua casa da qui!» In un altro invece una
persona usa una svastica come se fosse una giostra e urla «Weee» (Figure13 e 14)

La risata che vogliono scatenare è una risata in faccia alla morte, alla fine di tutto,
all’assenza di una speranza, significato e scopo, L’unica soluzione di fronte alla
finitezza e materialità della vita per i fratelli Chapman è riderci sopra45.

«Siamo molto seri riguardo la risata. Questa provoca uno scisma nel pensiero, è una
forza politica.»46

7. Conclusioni

Mi piacerebbe concludere con le parole che usa Adriano Mariuz47 per descrivere i
Pulcinella che invasero i disegni di Giandomenico Tiepolo verso la fine della sua
vita: «A chiunque sappia vederli, che tutta la vita, dal principio alla fine, è una
comica assurdità». D’altronde, è lo stesso augurio che i fratelli Chapman rivolgono
allo spettatore con i loro bizzarri clown.
Ritornando alla sentenza del giudice Brian Loosley, con la quale si è aperto il saggio,
e alla luce delle nuove informazioni sul duo di artisti, è infatti quasi impossibile non
scoppiare in una dissacratoria risata.
La missione dei fratelli Chapman si è conclusa con successo.

44
Bown, Ultimate ugly: Jake and Dinos Chapman’s Disasters of War and the theology of ugliness, cit.
45
Ibid.
46
Elmhirst, The NS Interview: Jake and Dinos Chapman, artists, cit.
47
A. Mariuz, Tiepolo, Cierre Edizioni, 2012.

13
Indice delle immagini

Figura 1 Francisco Goya, Con razon o sin ella, Los Desastres de la Guerra, 1863, Museo Nacional de Bellas Artes,
Buenos Aires

Figura 2 Francisco Goya, Se aprovechan, Los Desastres de la Guerra, 1863, Museo del Prado, Madrid

14
Figura 3 Antoine-Jean Gros, Bonaparte visita gli appestati di Jaffa, 1804, Louvre, Parigi

Figura 4 Édouard Manet, L'esecuzione dell'imperatore Massimiliano, 1867, museo di Mannheim, Mannheim

15
Figura 5 Jeff Wall, Dead Troops talk, 1992

Figura 6 Jake e Dinos Chapman, Disaster of War, 1993, Tate Museum, Londra

16
Figura 7 Francisco Goya, Grande Hazaña! Con muertos!, Los Desastres de la Guerra, 1863, Royal Academy of
Arts, Londra

Figura 8 Jake e Dinos Chapman, Great Deeds Against the Dead, 1994

17
Figura 9 Jake e Dinos Chapman, Gigantic Fun

Figura 10 Poster antinazista dell'SPD

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Figura 11 Jake e Dinos Chapman, Fuck Face, 199

Figura 12 Jake e Dinos Chapman, Fuck Face, 1999

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Figura 13 Jake e Dinos Chapman

Figura 14 Jake e Dinos Chapman

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