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LETTERATURA SPAGNOLA

Medioevo e Siglo de oro (vetta della letteratura spagnola)


IL MEDIOEVO IN SPAGNA
Il Medioevo in Spagna è un’epoca affascinante. Convenzionalmente si intende il
Medioevo come il periodo che va dall’arrivo delle prime popolazioni germaniche
nell’Impero romano alla fine del XV secolo. Il concetto di Medioevo nasce nel
Rinascimento con connotazione negativa, considerato come un’epoca di immaturità
della cultura occidentale, di periodo buio e oscuro. Dopo la caduta dell’Impero
romano la società ha conosciuto momenti di regressione, ma questo rimane
comunque un pregiudizio. Ad esempio, in epoca romantica il Medioevo è
un’ispirazione (gli stessi romantici esaltano questo periodo per le stesse ragioni per
cui i rinascimentali lo criticano- epoca barbara e irrazionale). Il Medioevo è periodo
lungo e complesso, ma con grandi vette culturali.
Il medioevo spagnolo è unico rispetto alle altre nazioni. Particolarità: Spagna delle tre
culture= nella Spagna medievale convivevano la cultura cristiana, ebraica ed araba.
Gli ebrei arrivano in Spagna nel I secolo D.C. Gli arabi arrivano nel 711, mentre i
cristiani erano già presenti nel paese. Con l’arrivo degli arabi (dal Mediterraneo) nella
zona di Al-andalus (sud della Spagna). Quando arrivano nel sud della Spagna
cominciano a conquistare territori relegando i regni cristiani al nord. Al-andalus con
capitale Cordoba diventa un califfato. La conquista araba inizia nel 711, anno in cui
comincia anche la Reconquista cristiana (i regni cristiani si organizzano per cacciare
gli arabi ancora al sud). Le fasi si alternano, i due regni cristiani che prevalgono sono
Castiglia e Aragona; alla fine gli arabi verranno cacciati e rimarrà solo il regno di
Granada; con l’invasione araba si crea un grande regno arabo nel sud della Spagna
(Alhambra di Granada, Mezquita di Cordoba), società avanzata sul punto di vista
culturale e bellico. La cultura mediorientale arriva in Spagna. Intorno al XII secolo
arrivano gli almoravidi e gli almohadi che aiutano a conquistare terre; tanti regni
frammentati (taifas). Qui inizia la decadenza del regno arabo; nel XIII secolo
cominciano a cadere i regni arabi, rimane solo Granada. Cadono in mano cristiana
molte zone. 1492: scoperta dell’America, ebrei espulsi, fine Reconquista cristiana. Il
Medioevo spagnolo comunque condivide le caratteristiche comuni al resto d’Europa,
ma in Spagna ha delle caratterizzazioni specifiche (cultura ebraica e araba) - la Spagna
è un crogiolo di culture. La frontiera che si sposta un continuazione (arabi che
conquistano territori, cristiani che avanzano: le regioni del nord sono soggette a
conquiste alterne; nascono mozárabes (cristiani che vivono in territorio arabo, ma
conserva la sua religione, lingua, cultura), muladi (cristiano che in territorio arabo si
converte all’Islam), mudejar (musulmano che in territorio cristiano paga un tributo e
mantiene la sua religione), moriscos (gli arabi della zona di Granada, che si convertono
al cristianesimo) Isabella di Castiglia e Fernando d’Aragona: editto che impone agli
ebrei e agli arabi di uscire dal paese o di convertirsi alla religione cristiana (1492). I
due re attuano una unificazione geografica, culturale e religiosa)
LA LETTERATURA MEDIEVALE
È una letteratura prevalentemente orale, perché la maggior parte delle persone è
analfabeta. I testi che circolano sono manoscritti (poche copie, scarsa diffusione dei
testi) e solo in certi luoghi (ad esempio i monasteri, dove ci sono le biblioteche, le
università dal XIV secolo, luoghi di diffusione della cultura; dal XV secolo alle corti reali
dei signori, dove i re fungevano da mecenati e finanziavano coloro che diffondevano
la cultura all’interno della corte). I testi orali venivano trasmessi nelle corti dai juglares
(giullari) componevano e diffondevano poemi epici e poesie (la poesia è musicale, con
rime quindi è più adatta alla trasmissione orale). La prosa inizialmente era limitata alle
questioni morali e le vite dei santi. La poesia a volte viene anche accompagnata dalla
musica.
Toledo: periodo di tolleranza dopo la conquista cristiana della città; qui nasce il mito
della convivenza pacifica delle tre culture della Spagna (che è solo un mito, non la
realtà). Scuola di traduttori di Toledo: gli arabi che fondano il califfato di Cordoba
hanno una cultura sviluppatissima dal punto di vista scientifico, sono molto più
avanzati rispetto agli europei in molti campi. Arrivano sia con una forza militare che
con una cultura sviluppata. Portano in Spagna dei testi scritti in arabo che sono
leggibili dai mozarabi, che li traducono in castigliano. I chierici poi traducono in latino
e quindi penetrano in Europa degli scritti orientali che non sarebbero stati possibili.
In questo centro di traduzioni arrivano anche delle opere dell’estremo oriente, che
vengono poi tradotte in arabo. Spesso anche gli ebrei contribuiscono alle traduzioni;
i testi fondamentali vengono tradotti in latino e diffusi in tutta Europa. La particolarità
della situazione spagnola permette alla cultura orientale di penetrare in Europa.
LAS JARCHAS
La prima manifestazione in lingua volgare di letteratura è la jarcha (vedi pdf). Las
jarchas sono dei ritornelli in arabo presenti alla fine delle moaxajas. La moaxaja:
poema lirico colto scritto in arabo o ebraico. Nelle ultime righe vediamo un castigliano
nascente (XI secolo).
Qué fare mama? Qué haré, mama?
Meu al-habib est ad yana Mi amado está en la puerta
Di solito sono poemetti d’amore, in cui chi parla è una donna (poesia d’amore
femminile). Possono essere scritti anche in ebraico. Sono come delle canzoncine
d’amore che chiudono la moaxaja, ovvero una poesia colta. La recente scoperta di
numerose jarchas, ossia "code" o "congedi", composte in lingua e versi neolatini
(anche se scritte in caratteri arabi) e collocate come conclusione (non sempre, in
verità, coerente) alla fine di poemetti originali arabi o ebraico-andalusi, ha
confermato clamorosamente l'esistenza non soltanto di un volgare mozarabico
diverso dagli altri dialetti peninsulari - e specialmente dal castigliano - ma anche di
una poesia "tradizionale" autoctona che sembra precorrere con impressionante
evidenza temi e metri dei molto posteriori Cancioneros spagnoli (e perfino della
poesia occitanica, per cui sarebbe addirittura, in ordine di tempo, la prima lirica
europea). Si tratta, in genere, di garbate - e stilizzate strofette d'amore, lamenti di
fanciulle innamorate rivolti alla madre o all'amico assente, 'albate", madrigali, idilli,
epigrammi ingegnosi, in versi vari (frequente l'ottonario, caro poi a tutta la poesia
spagnola), rimati o assonanzati, spesso prefigurazioni evidenti di modi e ritmi - distici,
coplas, villancicos, glosas, ecc. - ben noti ai lirici quattrocenteschi.
POEMA DE MIO CID
Mester de juglaría. Ha un carattere storico (base storica perché ci sono dei personaggi
storici veramente esistiti, anche dei luoghi reali). Carattere narrativo e storico (anche
abitudini e usanze dell’epoca: l’esilio, la vendetta, la guerra, senso dell’onore,
organizzazione delle classi sociali). Valori condivisi da tutta la società. Tutta questa
caratterizzazione storica viene arricchita da dettagli inventati. L’autore parteggia per
il Cid (buon vassallo se avesse un buon re). Prima grande opera letteraria: Poema de
Mio Cid. E un poema epico (chanson de geste). È narrativa, si racconta una storia. È
un poema orale che racconta le avventure di un eroe. Parte da una base storica, a cui
si inseriscono delle narrazioni inventate, che rendono più interessante e piacevole la
narrazione. Il cantare di gesta esalta i valori della collettività, portati da un eroe. Si
cantavano con degli strumenti (juglares) e con musica di accompagnamento. Si tratta
di poesie orali, per questo è raro che si trovi una versione scritta. A volte quando non
si trascrivevano si perdevano: sappiamo che ce ne sono molti, grazie alle cronache
storiche dell’epoca, che riprendevano alcune parti di queste opere. Il più importante
è il poema o cantar del Cid. Per Abbat copia un testo nel 1207, poi il suo testo viene
di nuovo copiato nel XIV secolo: è quasi completo. Per Abbat è un copista, che decide
di scrivere l’opera che sente molte volte; potrebbe anche avere un ruolo importante,
modificando o aggiungendo le parti che non ricordava bene. Poesia anonima (l’autore
originale non si sa). Il poema ha come base le vicende di Rodrigo Diaz de Vivar, che
viveva a Burgos. Conquista la città di Valencia strappandola ai mori nel 1094 e muore
nel 1099. Il poema ha tre parti (struttura tripartita frequente nei poemi epici):
-prima parte: la partenza dell’eroe dalla Castiglia. Rodrigo viene esiliato dalla Castiglia
dal re Alfonso VI perché ha dei dissidi: si dice che raccogliesse dei tributi che dovevano
pagare al re i cristiani e gli arabi e i suoi nemici dicono che li abbia intascati. Quindi
viene cacciato (exposición: punto di partenza da cui inizia la storia in medias res)
-seconda parte: conquista Valencia e si riconcilia con il re. Il Cid concede le mani di
sue figlie Elvira e Sol a due nobili leonesi (conti del Carrión). (nudo: nodo, punto
cruciale, punto principale della vicenda)
-nella terza parte i conti di Carrión: le figlie del Cid vengono abbandonate nel bosco
perché quei nobili puntavano a matrimoni più prestigiosi e volevano la dote delle figlie
del Cid. Esse vengono salvate da un fedele del Cid e il Cid si rivolge al re. Il re organizza
un torneo in cui il Cid e i suoi uomini hanno la meglio sugli avversari; i matrimoni
vengono annullati. Le due figlie si sposano con due principi di Navarra e Aragona.
(desenlace: conclusione della vicenda, che può essere positiva o tragica).
Il Cid è il protagonista, mentre gli antagonisti sono parecchi, il maggiore è il re (è il
motore di tutto).
Il Cid finisce per essere ricco, famoso e imparentato con dei nobili. Cid deriva
dall’arabo (=mio signore). È un poema realistico, senza elementi immaginari, non ci
sono troppe esagerazioni. Il realismo è molto marcato; il Cid è il vassallo ideale, perché
non si ribella all’esilio che il re gli impone. Anche se l’esilio è ingiusto, il Cid lo accetta.
Nonostante l’affronto dell’abbandono delle figlie non cerca vendetta da solo, ma si
rivolge al re. È un buon padre di famiglia, perché vuole riabilitare l’onore delle figlie.
Non è un eroe dai poteri sovrannaturali, che affronta creature sovrannaturali, ma il
lettore può rispecchiarsi nelle vicende che attraversa il Cid. Viene descritto con
dettagli psicologici (si parla della sua sofferenza in varie occasioni). Il lettore può
identificarsi nel Cid, che non è forte e perfetto, ma umano. L’ascolto di questo poema
permette alla gente di identificarsi in lui. Diversi sentimenti: il Cid piange, è infelice; è
devoto (fede, religiosità); la paura degli abitanti del paese dopo la minaccia del re;
angoscia; il popolo lo ammira (ammirazione); amore per le figlie; vendetta; tenerezza
(la bambina nella sua ingenuità esprime tenerezza per il Cid- fa apparire più dura la
condanna del re). I personaggi sono ben caratterizzati attraverso la descrizione anche
psicologica. Il popolo di Burgos ha ruolo di commento (coro-personaggio collettivo),
soffre in silenzio e aumenta la partecipazione anche del pubblico.
Il carattere realistico dell’opera si vede nelle descrizioni dettagliate, nella citazione di
luoghi reali, la presenza di personaggi realmente esistiti, la narrazione è verosimile
(no elementi magici o soprannaturali). Epiteti che accomunano il Cid alle altre epiche;
parole per descrivere l’eroe (Campeador…).
Caratteristiche formali: ripetizioni di frasi, parole, concetti, perché questo facilitava la
memorizzazione da parte del giullare e da parte del pubblico. Ci sono richiami
all’attenzione del pubblico (ascoltate, ponete attenzione…) per far capire quando c’è
un punto importante da ricordare. A volte fa anche dei riassunti di quello che era
successo in precedenza. La versificazione è irregolare; è diviso in tiradas (strofe delle
poesie medievali), rime assonanti e ripetitive, versi tagliati in due emistichi dalla
cesura (a volte divisi dalla virgola) di 14/15/16 sillabe, no precisione nella
versificazione.
Testo: CANTAR PRIMERO
Il Cid piange la sua sventura: era un uomo di fiducia di Alfonso VI. Degli invidiosi fanno
in modo che vada in esilio.
Testo Traduzione
I. De los sos ojos tan I. Lingua particolare: adattata dal
fuertemientre llorando, punto di vista grafico, ma il resto no.
tornava la cabeça e estávalos catando. Dai suoi occhi fortemente piangendo
Vio puertas abiertas e uços sin (sofferenza, descrizione dal punto di
cañados, vista psicologico). Articolo prima del
alcándaras vazías, sin pielles e sin possessivo: spagnolo medievale, non
mantos, esiste ancora una grammatica stabilita.
e sin falcones e sin adtores mudados. È un eroe che esprime i suoi sentimenti
Sospiró mio Cid, ca mucho avié grandes (piange forte). Girava la testa e lo
cuidados, stavano guardando (tutta la città di
fabló mio Cid bien e tan mesurado: — Burgos lo guarda). Vide porte aperte e
¡Grado a ti, Señor, Padre que estás en usci senza lucchetti (ripetizione di
alto! concetto, si ripete la stessa cosa).
¡Esto me an buelto mios enemigos Pertiche vuote, senza pelli e senza
malos! manti (si parla degli armamentari con
cui si preparavano le persone per
andare in battaglia). Senza falchi e
rapaci pronti per la caccia (senso di
immobilità, di vuoto, ripetizione di
“sin”). Sospira il mio Cid (eroe umano,
sentimenti tipici del popolo). Aveva
molte preoccupazioni (condizione
psicologica difficile). Parlò (fabló-
fabulare dal latino) mio Cid bene e
misurato (importanza della prudenza:
non si vendica per le figlie, va dal re in
modo prudente- ideale medievale del
vassallo). Ringrazio te, Dio, padre che
stai in alto; questo mi hanno fatto i miei
nemici cattivi (lui sa di essere
ingiustamente accusato: si affida a Dio
e accetta la sua sorte con pazienza)
II Allí piensan de aguijar, allí sueltan las II. I suoi prodi pensano di spronare
riendas. i cavalli e quindi sciolgono le redini.
A la exida de Bivar ovieron la corneja All’uscita di Vivar (città di Burgos)
diestra ebbero una cornacchia a destra,
e entrando a Burgos oviéronla entrando a Burgos ce l’avevano a
siniestra. sinistra (buon augurio- cattivo
Meció mio Cid los ombros e engrameó augurio). Poema che esalta la fede
la tiesta: — ¡Albricia, Álbar Fáñez, ca cristiana; ancora pieno di retaggi
echados somos de tierra! pagani e di superstizione). Scosse le
spalle e scrollò la testa: orsù Albar
Fañez (personaggio esistito davvero)
siamo scacciati dalla nostra terra.
II. Mio Cid Ruy Díaz por Burgos III. Il Cid entra a Burgos, in sua
entró, compagnia sessanta uomini (la sua
en su conpaña sessaenta pendones. guardia personale-sessanta bandiere).
Exiénlo ver mugieres e varones, Uscirono a vederlo donne e uomini,
burgeses e burgesas por las finiestras abitanti di Burgos uomini e donne,
son, dalle finestre, plorando (llorando-
plorando de los ojos, tanto avién el influenza latina) piangono dai loro
dolor, occhi dal tanto dolore. Dalle loro
de las sus bocas todos dizían una razón: bocche tutti dicevano una ragione, un
— ¡Dios, qué buen vassallo, si oviesse concetto e dicono che buon vassallo, se
buen señor! avesse anche un buon signore (tutto il
paese ha capito che lui è un buon
vassallo, è il suo re che non è un buon
re)
IV. Conbidarle ien de grado, mas
ninguno non osava: IV. Conbidarle ien (lo
el rey don Alfonso tanto avié la grand inviterebbero) volentieri a
saña. entrare nelle loro case, ma
Antes de la noche, en Burgos d'él entró nessuno di loro osava
su carta (immobilità, però
partecipano al suo dolore). Il
con grand recabdo e fuertemientre re don Alfonso aveva tanto
sellada: odio contro di lui che aveva
que a mio Cid Ruy Díaz que nadi no·l' mandato una lettera
diessen posada, fortemente sigillata a Burgos
e aquel que ge la diesse sopiesse vera la sera prima con un ordine
palabra, perentorio (decisione ferma,
que perderié los averes e más los ojos il re è deciso). Al Cid nessuno
de la cara, può dare accoglienza o
e aun demás los cuerpos e las almas. riposo. Colui che gliela avesse
Grande duelo avién las yentes data avrebbe perso i suoi
cristianas, averi e i suoi occhi (tortura).
ascóndense de mio Cid, ca no l'osan Perderanno anche corpo e
dezir nada. anima. Un grande dolore
El Campeador adeliñó a su posada, avevano le genti cristiane
así commo llegó a la puerta, fallóla bien (pietà cristiana) si
cerrada, nascondono dal Cid e non
por miedo del rey Alfonso que assí la osano dire niente. (nei poemi
avién parada, epici omerici ci sono gli
que si non la quebrantás por fuerça, epiteti: pelide Achille,
que non ge la abriese nadi. lanciatore di fulmini Zeus. Il
Los de mio Cid a altas vozes llaman, Cid viene chiamato al
los de dentro non les querién tornar Campeador, ovvero colui che
palabra. combatte le battaglie sul
Aguijó mio Cid, a la puerta se llegava, campo). Il Campeador si
sacó el pie del estribera, una ferida·l' diresse alla sua casa; non
dava; appena arrivò alla porta
non se abre la puerta, ca bien era (hallar) la trovò ben chiusa.
cerrada. Per paura del re Alfonso
Una niña de nuef años a ojo se parava: l’avevano chiusa in modo che
— ¡Ya Campeador, en buen ora avrebbe potuto essere aperta
cinxiestes espada! solo con la forza (ripetizioni
El rey lo ha vedado, anoch d'él entró su sempre degli stessi concetti).
carta Gli uomini del Cid chiamano
con grant recabdo e fuertemientre ad alta voce, da dentro non
sellada. rispondono. Il Cid sprona il
Non vos osariemos abrir nin coger por cavallo e arriva alla porta-.
nada; Tolse il piede dalla staffa e
si non, perderiemos los averes e las diede un colpo. La porta non
casas, si apriva perché era ben
e demás los ojos de las caras. chiusa. Nuovo personaggio:
bimba. Campeador, voi che
Cid, en el nuestro mal vós non ganades alla buon’ora avete cinto la
nada, spada (epiteto), il re lo ha
mas el Criador vos vala con todas sus vietato, ieri sera è arrivata la
vertudes santas. sua lettera, un grande ordine
— fortemente sigillato. Non vi
Esto la niña dixo e tornós' pora su casa. potremo accogliere perché
Ya lo vee el Cid, que del rey non avié perderemmo i nostri averi e
gracia; anche gli occhi. Cid, da noi
partiós' de la puerta, por Burgos non potrete avere niente, ma
aguijava, il creatore vi soccorra con le
llegó a Santa María, luego descavalga, vostre virtù sante (unica
fincó los inojos, de coraçón rogava. La consolazione: i meriti che Dio
oración fecha, luego cavalgava, gli riconoscerà). Questo disse
salió por la puerta e Arlançón passava; la bambina e tornò verso la
cabo essa villa en la glera posava, sua casa. Adesso vede il Cid
fincava la tienda e luego descavalgava. che il re non aveva grazia per
mio Cid Ruy Díaz, el que en buen ora lui; quindi, se ne va dalla
cinxo espada, porta di Burgos, sperona il
posó en la glera cuando no·l' coge nadi cavallo (aguijar) e arriva a
en casa, Santa Maria, scende da
derredor d'él una buena conpaña; cavallo, si inginocchia
assí posó mio Cid commo si fuesse en (devozione nonostante e
montaña. sventure) e prega col cuore.
Vedada l'an conpra dentro en Burgos la Una volta fatta la preghiera
casa cavalcava, usciva dalla porta
de todas cosas cuantas son de vianda; di Santa Maria e attraversa
non le osarién vender al menos Arlançon (fiume). Supera il
dinarada fiume e alla fine nella ghiaia si
ferma, fa piantare le tende e
scende da cavallo. Il Cid si
posò sulla ghiaia, perché
nessuno lo accoglieva in casa,
dietro a lui una buona
compagnia. Cid si accampa
come se fosse in montagna,
gli è vietato comprare una
casa dentro Burgos e
neanche da mangiare, e
nessuno gli avrebbe mai
venduto neanche la porzione
più economica.
“Mester traigo fermoso, no es de juglaría
mester es sin pecado ca es de clarecía,
fablar curso rimado por la cuaderna vía,
a sílabas contadas, que es de gran maestría.
(Libro de Alexandre, ca. 1240)
Il mester de clerecía (ufficio dei chierici). Si parla di temi seri, senza peccato (non mira
a intrattenere il popolo (ovvero persone che per la maggior parte non sanno leggere).
Questo mester de clerecía si basa su delle regole come quella della cuaderna vía: la
poesia colta deve avere una metrica perfetta. La cuaderna vía è fatta da quartine di
versi da 14 sillabe (versi alessandrini) monorimate. Libro de Alexandre; si parla della
vita di Alessandro Magno. Opere principali di questa corrente: libro de Alexandre,
libro de Apolonio (1230-1250), Poema de Fernán Gonzáles (poco dopo il 1249). Autori
principali: Gonzalo de Berceo, Juan Ruiz el Arcipreste de Hita (Guadalajara). De Berceo
è il primo autore di lingua castigliana di cui si conosca il nome (prima non esisteva
l’idea di originalità delle opere). Nasce a Berceo (Rioja) e muore a San Millán de la
Cogolla (1264 circa). Muore nel monastero che contiene nella biblioteca las Glosas
emilianenses (san Emiliano): traduzioni in castigliano antico delle parole che non si
capivano più in latino. Il latino non è già più prerogativa di tutti. Rappresentano la
nascita della lingua castigliana.
Gonzalo de Berceo era un chierico secolare; collaborava con il monastero nella
biblioteca (accedeva alla biblioteca). Scrisse opere sulle vite dei santi, “Los milagros
de nuestra señora” (inni ai miracoli della Madonna) (9 opere e 3 inni), “Vida de Santo
Domingo de Silos”. “Quiero fer una prosa en román paladino/ En qual suele el pueblo
fablar con so vecino” non vuole scrivere in latino, ma nella lingua in cui parla il popolo;
vuole parlare a tutti, quindi scrive in una lingua romanza (non solo ai colti). Il latino
cominciava già ad essere abbandonato per utilizzare il castigliano.
Juan Ruiz: XIV secolo- nel mester de clerecía vengono introdotti anche argomenti
profani; il metro si fa più irregolare, non si usa solo la cuaderna vía. La letteratura
amplia il proprio spettro. “El libro de buen amor” tre manoscritti (intorno al 1330),
uno di manoscritti si dice che sia scritto durante un periodo di prigione per volere del
vescovo di Toledo (Cardinale de Albornoz), che era severo contro i preti concubinari.
“Libro de buen amor” frammentario, complesso, senza una vera trama. Nei due
prologhi iniziali spiega il tema, cioè la volontà di presentare il vero amore (buen amor:
quello verso Dio) contrapponendogli tutti gli amori degli uomini (per le donne, il
cibo…-amor loco). Opera ambigua, perché dice che chi vuole peccare trova molti
esempi per farlo nei suoi libri (amori sbagliati: in apparenza ne parla per rifiutarli, ma
in pratica nel libro ci sono tantissimi esempi negativi. Forse l’ha impostata in questo
modo per sfuggire all’Inquisizione, forse voleva parlare di quello di cui parla sotto
forma di opera didattica). Il tono è ironico e giocoso, legge con ironia la società: si
alternano testi di vario genere, satirici, comici, allegorie, storielle licenziose, parodie
goliardiche, favole orientali arrivate grazie agli arabi. Nella metrica quest’opera è
variegata (canzonetta, cuaderna vía, ottonari…). Il tono cambia spesso; tono colto e
tono colloquiale (dialogo per far parlare strati sociali diversi, quindi anche linguaggio
popolare e volgare). Elemento di unità: scritto in forma autobiografica- si pone come
se fosse una sorta di confessione. Opera varia e ricca di figure retoriche e a livello
linguistico. L’autore invita il lettore ad andare oltre l’apparenza (cercare altre
interpretazioni, non solo quella che appare a prima vista). (opera licenziosa sotto le
spoglie di un’opera didattica). Opera autobiografica, ma parlano molti altri personaggi
(linguaggi diversi a seconda della persona che parla). Compare per la prima volta il
dialogo.
TESTO: ENJIEMPLO DE LA PROPIEDAD QUE EL DINERO HA (=tiene) - quartine rimate
(sempre la stessa rima), cesura, versi alessandrini – Cuaderna vía
Testo Traduzione
Mucho haz el dinero, y mucho es de 1- Molto fa il denaro e molto bisogna
amar, amarlo, grazie ai soldi anche una
al torpe hace bueno y hombre de persona rozza può diventare
prestar, rispettabile, fa correre lo zoppo e fa
hace correr al cojo y al mudo hablar, parlare il muto. Chi non ha le mani vuole
el que no tiene manos, dineros quiere prenderlo (ironia amara: il denaro
tomar. compie delle meraviglie)
Sea un hombre necio y rudo labrador, 2- Che uno sia un uomo stolto e rude
los dineros le hacen hidalgo sabidor, contadino i soldi lo rendono un hidalgo
cuanto más algo tiene, tanto es más de (arabismo semantico: espressione che
valor, vuol dire figlio di qualcosa, colui che ha
el que no ha dineros, no es de sí señor. dei beni, piccola nobiltà) e un sapiente.
Quanto più qualcosa ha una persona, più
è di valore la persona: chi non ha soldi
non è degno di rispetto (non bisogna
dirgli si signore).
Si tuvieres dineros habrás consolación, 3- Qui inizia una satira contro la
placer y alegría y del papa ración, Chiesa (lui stesso fa parte della Chiesa).
comprarás paraíso, ganarás salvación: Medioevo: epoca di scandali che
coinvolgono la Chiesa. Se hai soldi hai
do son muchos dineros, es mucha consolazione, piaceri e allegria e anche il
bendición. beneficio ecclesiastico. Comprerai il
paradiso e guadagnerai la salvezza, dove
ci sono i soldi c’è molta benedizione
(vendita delle indulgenze).
Yo vi en corte de Roma, do es la santidad, 4- Io vidi nella corte di Roma, dove
que todos al dinero hacen gran c’è sua Santità, che tutti al denaro fanno
humildad, grandi riverenze (rendono omaggio),
gran honra le hacían con gran grandi onori gli facevano con grande
solemnidad. solennità. Più che al papa tutti rendono
Todos a él se humillan como a la omaggio ai soldi.
majestad.
Hacía muchos priores, obispos y abades, 5- Il denaro rende molti abati,
Arzobispos, doctores, patriarcas, vescovi, priori, arcivescovi, potestà.
potestades; Molti uomini della chiesa diventavano
a muchos clérigos necios dábales degni della loro carica grazie al denaro e
dignitades, facevano della verità bugia e della bugia
hacía de verdad mentiras, y de mentiras verità (CHIASMO).
verdades.
Hacía muchos clérigos y muchos 6- Rendeva molti sacerdoti
ordenados. (ordenados), molte monache e monaci
Muchos monjes y monjas, religiosos dei santi. I ricchi passavano gli esami ed
sagrados, el dinero los daba por bien entravano nelle istituzioni religiosi, ai
examinados; poveri dicevano che non erano
A los pobres decían que no eran abbastanza colti (letrados).
letrados.
Daba muchos juicios, mucha mala 7- Si passa all’ambito della giustizia; il
sentencia, denaro dava molti giudizi e cattive
con muchos abogados era su sentenze, per molti avvocati era mezzo
mantenencia; per vivere. Facevano processi sbagliati e
en tener pleitos malos y hacer stipulavano accordi, alla fine se si fosse
avenencia, pagato si sarebbe potuto comprare la
en cabo por dineros había penitencia. penitenza. (visto che gli avvocati hanno il
denaro, chi più paga più ha possibilità di
vincere i processi.
El dinero quebrantaba las prisiones 8- Il denaro rompe le prigioni dure,
dañosas, tira ceppi e catene pericolose (il denaro
tira cepos y grillos, y cadenas peligrosas, rompe la prigionia), chi non ha soldi deve
el que no tiene dineros, échanle las mettersi le manette, per tutto il mondo
esposas; il denaro fa cose meravigliose.
por todo el mundo hace cosas
maravillosas.
El hace caballeros de necios aldeanos, 9- Lui rende cavalieri i paesani rozzi,
condes y ricoshombres de algunos conti e uomini ricchi. Con i soldi tutti gli
villanos, con el dinero andan todos uomini diventano persino belli ed
hombres lozanos, eleganti, tutti quelli che stanno al mondo
cuantos son en el mundo, le besan hoy baciano le mani del denaro
las manos. (PERSONIFICAZIONE)
Vi tener el dinero las mejores moradas, 10- Ho visto avere al denaro le dimore
altas y muy costosas, hermosas y migliori, delle regge con opere d’arte,
pintadas, alte, costose e belle, castelli, eredità,
castillos, heredades, y villas entorreadas, ville con torri, servivano al denaro, erano
servían al dinero, suyas eran compradas. sue comprate. (denaro personificato
come padrone)
Comía muchos manjares de diversas 11- Mangiava molte prelibatezze di
naturas, diversa natura, vestiva vestiti nobili e
vestía los nobles paños, doradas dorati, portava gioielli preziosi nei
vestiduras, momenti di festa sfrenata, adorni strani
traía joyas preciosas en vicios y holguras, e nobili cavalcature (ambiente dei
guarnimientos extraños, nobles palazzi in cui c’erano delle feste)
cabalgaduras.
Toda mujer del mundo y dueña de alteza 12- Col denaro si comprano anche le
págase del dinero de mucha riqueza; donne: tutte le donne del mondo di alto
yo nunca vi hermosa que quisiese rango sono avide di denaro e sono
pobreza, appagate da lui e dalla molta ricchezza.
do son muchos dineros, í es mucha Io non ho mai visto una bella donna che
nobleza. desiderasse la povertà. Dove c’è molto
denaro c’è molta nobiltà.

LA PROSA
Abderramán (Abd al-Rahman) III (912-961): dinastia più importante della
dominazione araba in Spagna (installano il Califfato a Cordoba). Durante questi regni
ebbero impulso la scienza e l’arte (popolazione avanzata sia militarmente che
culturalmente). Molti termini nel dizionario castigliano (come nell’ambito
dell’agricoltura, della scienza, della politica, termini militari). Dal punto di vista
culturale c’erano molti testi tradotti da lingue orientali (sanscrito, persiano, greco,
arabo). Gli ebrei in virtù della comune radice semitica con l’arabo traducono i testi. I
chierici traducono poi in latino: i testi iniziano a circolare in Europa- Cordoba diventa
un centro culturale, come anche Siviglia, Toledo… la prosa castigliana nasce intorno
alla scuola di traduttori di Toledo (centro di cultura-qui si incontrano le tre culture).
Testo più antico: Fazienda de Ultra Mar (guida per i pellegrini che vogliono andare in
Terra Santa).
Ci sono anche i racconti (tipici delle culture orientali): libro più famoso di racconti
“Calila e Dimna” (scritto in sanscrito nel VII secolo- viene tradotto tantissimo, tutti lo
conoscevano. Nell’VIIII secolo viene tradotto in arabo e arriva in Spagna. Sono favole
indiane che hanno come protagonisti degli animali. È un dialogo tra un re e un filosofo,
che gli dà dei consigli su come affrontare diversi problemi della vita: il filosofo
risponde attraverso dei racconti in cui spesso i protagonisti sono degli animali
(parabole-servono per spiegare un concetto). Diverse tecniche narrative, dentro una
struttura portante (re e filosofo che dialogano) - come il Decameron (storie dentro
una struttura fissa e rigida).
Cronache: spesso si citano nelle cronache dei poemi epici. Cronache: ripercorrono i
fatti storici. Le cronache anticipano gli attuali trattati storici. “La estoria de España”
“Primera Crónica General”.
Alfonso X “El Sabio” (seconda meta del 1200): lui stesso scrive “Cantigas de Santa
María” (scritte in galaico-portoghese). Il gallego in epoca medievale era la lingua per
eccellenza per scrivere la lirica. Nella sua corte ci furono molti artisti che contribuirono
all’affermazione della lingua castigliana.
DON JUAN MANUEL (1282-1348): EL CONDE LUCANOR
Autore colto, consapevole del suo ruolo di scrittore. Nobile di stirpe reale, matrimoni
vantaggiosi: diventa il tutore di Alfonso XI (futuro re). Scrive molte opere, perlopiù di
carattere didattico, in lingua romanza (non in latino).
“El conde Lucanor”: giovane aristocratico che chiede consigli morali a un istitutore
(Patronio), che risponde con dei racconti. Due prologhi e cinque parti (la prima
composta da 51 racconti, alla fine di tutti ci sono consigli morali: l’autore in quanto
narratore alla fine di ogni racconto fa la morale della storia).
La sua novità consiste nel dare alla forma la stessa importanza del contenuto (forma
colta e raffinata). Volontà di insegnare ed istruire, quindi ha ancora stampo medievale
(Boccaccio risulta infatti più moderno).

EL ROMANCERO
Letteratura popolare e colta in Spagna: il romancero rappresenta la poesia popolare
(il cancionero quella colta). Il romance è una composizione poetica narrativa, scritta
con versi di 8 sillabe. Raccontano una storia (no poesia lirica).
Ottonari, rima assonante, in cui rimano solo i versi pari. Di ogni romance esistono
molte varianti – è poesia orale, viene passata di bocca in bocca (dipende dai contesti-
inoltre esistono dei testi adattati dalla comunità che li utilizza, anche diversi in Spagna
e in Sud America, se è un contesto ebraico la protagonista sarà una donna ebraica
ecc…). le storie raccontano diverse vicende, adattate dalla comunità che le utilizza.
Romancero viejo (Medioevo-1400- prima dell’invenzione della stampa). Dal ‘400 i
poeti colti si interessano e vengono cantati anche nelle corti (nascono come popolari,
hanno diffusioni orali, quindi abbiamo solo una piccola parte dei romances, poi anche
i poeti colti li apprezzano a partire dal ‘400, spesso si cantano come canzoni nelle
corti).
Dal 400 vengono stampati nei pliegos sueltos (fascicoli) di cui quasi tutti sono andati
persi perché molto fragili, oppure in libri, che sono sopravvissuti. Nel ‘500 si perde
l’interesse per i romances, poi viene ripreso nel Romanticismo (Ramón Menéndez
Pidal è un filologo importante e noto grazie al quale abbiamo un grande numero di
romances- lavoro di ricerca delle fonti e raccolta dei romances)
Tematiche: storico o novelesco. Quello storico può essere epico (in cui i protagonisti
sono molto noti, come el Cid) o noticiero/fronterizo (serviva ai sovrani per raccontare
ai sudditi cosa avveniva nel regno o al di fuori del regno: era un modo per far circolare
le notizie, ad esempio si parla delle lotte tra mori e cristiani). Quello novelesco parla
di temi universali, come quello dell’amore infedele, la donna che si veste da uomo, la
donna rapita (es. in contesto cristiano donna rapita dai mori, in contesto ebraico la
donna veniva rapita da cristiani o arabi) che torna dal marito, storie di seduzioni…
Qualcuno ha ipotizzato che si potesse trattare di poemi epici (16 sillabe, versi mono
rimati, che rimano sempre) perché se uniamo i versi si creano due emistichi)
Romance de Abenámar: parla il re Juan II padre di Isabella di Castiglia, contesto della
Reconquista (guerra contro i mori). Il re vorrebbe conquistare Granada (ultimo
baluardo arabo rimasto nella penisola), ma non ci riesce. Juan II parla con un moro
(Abenámar). Argomento guerresco, nascosto sotto una serie di metafore. Inizia in
medias res: non c’è introduzione.

Testo Traduzione
— ¡Abenámar, Abenámar, Moro de la morería: ripetizione- anche
moro de la morería, se è un nemico gli si rivolge in modo
cortese.
el día que tú naciste Il giorno in cui nascesti c’erano dei grandi
grandes señales había! segnali da parte del cielo (rispetto)
Estaba la mar en calma, C’era il mare calmo e la luna era piena
la luna estaba crecida, Il moro che nasce sotto tali segnali
moro que en tal signo nace Non deve dire bugie (uomo corretto-
no debe decir mentira. relazione cordiale tra i due)
Allí respondiera el moro, Ora sentirete quello che disse (si rivolge
bien oiréis lo que diría: direttamente al pubblico)
—Yo te lo diré, señor, Te lo dirò signore
aunque me cueste la vida, Anche se mi costasse la vita (coraggio)
porque soy hijo de un moro Perché sono figlio di un moro e di una
y una cristiana cautiva; cristiana prigioniera
siendo yo niño y muchacho Quando ero un bambino e un ragazzo
mi madre me lo decía Mia mamma mi diceva di non dire bugie
que mentira no dijese, Che era una grande maleducazione
que era grande villanía: Quindi re chiedimi quello che vuoi che ti
por tanto, pregunta, rey, dirò la verità
que la verdad te diría.
—Yo te agradezco, Abenámar, Io ti ringrazio di questa tua cortesia
aquesa tu cortesía. Che castelli sono quelli?
¿Qué castillos son aquéllos? Sono alti e brillano (passato: per fare
¡Altos son y relucían! rima)
—El Alhambra era, señor, (Granada: splendore musulmano)
y la otra la mezquita, La Alhambra e la moschea
los otros los Alixares, Gli Alixares (palazzo arabo di Granada)
labrados a maravilla. Intagliati a meraviglia (decorazione dei
monumenti)
El moro que los labraba Il moro che li ha scolpiti guadagnava
cien doblas ganaba al día, Cento doblas al giorno (tantissimi soldi:
iperbole)
y el día que no los labra, Il giorno che non lavorava perdeva
otras tantas se perdía. tantissimi soldi (in un’altra versione si
dice che veniva ucciso dopo averla fatta
perché fosse irripetibile)

El otro es Generalife, Un altro è Generalife (palazzo molto


huerta que par no tenía; famoso arabo), giardino che non
conoscono pari
el otro Torres Bermejas, L’altro Torres Bermejas
castillo de gran valía. Castello di grande valore
Allí habló el rey don Juan, Qui parlò il re Juan
bien oiréis lo que decía: Sentirete bene quello che disse
—Si tú quisieses, Granada, (Personificazione della città) se tu mi
contigo me casaría; amassi, Granada
Io ti sposerei (il re vuole conquistare
Granada)
daréte en arras y dote Ti darò come beni e dote Cordova e
a Córdoba y a Sevilla. Siviglia (città già conquistate)
—Casada soy, rey don Juan, Granada risponde: sono sposata e non
casada soy, que no viuda; vedova
el moro que a mí me tiene Il moro che mi possiede (gli arabi) mi
muy grande bien me quería ama molto
E non mi vuole lasciare)
Il linguaggio è più amoroso che
guerresco.

EL SIGLO XV
Il secolo XIV era stato segnato da lotte interne tra la nobiltà e la casata reale; la nobiltà
costituiva il 10% della popolazione, ma possedeva la maggior parte delle ricchezze del
regno e aveva un enorme peso politico. La corona di Castiglia era debole a causa del
potere notevole dei nobili. La situazione cambia quando al trono sale Isabella; si sposa
nel 1469 con Ferdinando di Aragona. Questo matrimonio è una prima unificazione
della Spagna, anche se i due regni rimangono divisi (diverse monete, diversi tribunali,
sono divisi). I Re Cattolici: simbolo- torri e leoni (nessuno dei due è più importante
dell’altro) tanto monta= entrambi hanno la stessa importanza), il papa Alessandro VI
gli dà il nome di Re Cattolici, che rimane fino al 1931 quando viene proclamata la
Repubblica. Con loro inizia lo stato moderno: costituiscono degli organi che
accentrano il potere a discapito dei nobili
-Consejo Real (aiuta il re a prendere decisioni, la presenza dei nobili viene ridotta)
-Corregidores: funzionari reali dislocati in varie città per amministrarle dal punto di
vista giuridico
-Santa Hermandad: forza armata che assicura la pace nelle strade e che protegge le
città (come una sorta di polizia): si cerca di controllare il territorio anche dal punto di
vista legislativo.
Concetti:
-potere reale più di quello nobiliare
-unità dinastica: se i regni sono uniti i due regni di Castiglia e Aragona saranno sempre
uniti
-unità religiosa (1492 presa di Granada: fine della presa araba in Spagna, che era
iniziata nel 711).
-espulsione degli ebrei, che c’erano in Spagna sempre nel 1492 (c’erano dal I secolo)
-scelta di convertirsi al Cristianesimo o lasciare il paese (tra marzo e giugno gli ebrei
possono scegliere: si spera in una loro conversione)
-conquista dell’America da parte della Castiglia (castigliano che viene portato in
America)
-prima grammatica della lingua castigliana (Antonio de Nebrija) nel 1492
La Spagna araba dopo il periodo di splendore attraversa decadenza culturale oltre che
militare e politica. Le comunità ebraiche invece non affrontarono mai crisi culturali.
Oltre alle espressioni letterarie in arabo, ebraico e castigliano va ricordato anche
Ausias March, che scrive della letteratura in catalano (uno dei primi ad aprirsi alle
nuove tendenze europee, soprattutto italiane).
I nobili fanno da mecenati- nella nobiltà c’è una grande passione per la letteratura.
Anche grazie al fatto che i nobili possono dedicarsi meno alla politica.
Fioritura di tre generi:
-poesia cancioneril
-i libri di cavalleria
-la prosa sentimentale (ispirata alla Fiammetta di Boccaccio)
-Il Cancionero: poesia colta, si diffonde con cancioneros (raccolte di canzoni)
personali (raccolte di un solo poeta) o soprattutto collettivi (prime antologie di poeti
dell’epoca). Cancionero de Baena, raccolta fatta da Alfonso de Baena per il re Juan II.
Si distingue qui il decir (contenuti dottrinali, narrativi, satirici, scritto in arte mayor,
ovvero con versi lunghi di 12 sillabe) e la canción (lirico, tema amoroso, breve, pensata
per essere cantata).
Cancionero general (1511) di Hernando del Castillo
Poeti importati: Iñigo Lopez de Mendoza (marqués de Santillana) (Sonetos fechos al
itálico modo- sonetti fatti alla maniera italiana) fa circolare l’influenza italiana. Juan
de Mena- poeta più conosciuto del tempo. Jorge Manrique (Coplas por la muerte de
su padre- elegia fúnebre para la muerte de su padre).
JORGE MANRIQUE- fa parte di una famiglia nobile, partecipa alle guerre e in una di
esse perde la vita. Vive nel mondo medievale della guerra e in quello raffinato della
corte (guerra e corte). Fu autore di poesia amorosa (ma con questo non sarebbe
passato alla storia, non apporta grande novità), ma con l’altra opera per suo padre:
Rodrigo Manrique. Coplas de la muerte de su padre contiene dei topoi:
-il disprezzo del mondo (vanitas vanitatis= tutto è vanità): vedere il mondo come
qualcosa che invecchia e poi scompare, non amare troppo le cose del mondo perché
spariranno
-tempus fugit- (carpe diem) dobbiamo saper cogliere i momenti salienti della vita e
viverli appieno
-concetto di fortuna mutabile: la fortuna come ruota, che gira e può portare bene o
male
-homo viator- intraprende un viaggio (come anche Dante) che arriva a una fine
-morte come livellatrice (omnia mors aequat)- tutti alla fine muoiono
indipendentemente dalla classe sociale- tutti siamo uguali davanti alla morte
-vita flumen (vita che scorre come un fiume verso il mare)
-ubi sunt?= dove sono?- quando nella poesia classica si fa riferimento agli uomini
grandi del passato (domanda retorica, sono morti)- contrasto tra la miseria del
presente e la gloria del passato.
-tre tipi di vita: terrena, della fama, eterna. La vita terrena è sulla terra, quella della
fama è il ricordo che si ha di una persona perché è degno di essere ricordato (è come
se non morissero), eterna: contesto cristiano, la più importante, va conquistata.
Tutti questi topoi ricorrono in modo originale nel poema. Genere dell’elegia funeraria
e dipinge una morte accettata con cristiana rassegnazione. Sono 40 strofe di 12 versi
otto sillabe con pie quebrado (rotto- c’è un verso da 4 sillabe). Ogni due ottonari un
pie quebrado.
Tre fasi:
-si parla della morte in generale
-morte di personaggi storici
-morte del padre
Contrariamente alle danze della morte (decadimento fisico), fa leva sul fatto che la
vita continui anche dopo la morte (grazie alla fama)
Testo Traduzione
I. Recuerde el alma dormida, I. Si risvegli l’anima
avive el seso y despierte addormentata, si ravvivi il
contemplando senno e si scuota
cómo se pasa la vida, contemplando (invito a
cómo se viene la muerte prestare attenzione) come la
tan callando, vita passa, come viene la morte
cuán presto se va el placer, in silenzio; quanto presto se ne
cómo, después de acordado, va il piacere e come appena
da dolor; passa c’è il dolore e come
cómo, a nuestro parecer, appare a noi, ogni tempo
cualquiera tiempo pasado passato è migliore del presente
fue mejor. (vita passeggera)
II. Se vediamo il presente come se
II. Pues si vemos lo presente n’è andato ed è finito; come
cómo en un punto se es ido giudichiamo razionalmente
y acabado, daremo per passato anche il
si juzgamos sabiamente, futuro. Non si inganni nessuno
daremos lo no venido sperando che duri il futuro,
por pasado. perché non succederà e tutto
No se engañe nadie, no, accadrà nello stesso modo.
pensando que ha de durar
lo que espera
mas que duró lo que vio,
pues que todo ha de pasar
por tal manera. III. Le nostre vite sono come i
III. Nuestras vidas son los ríos fiumi (immagine biblica) che
que van a dar en la mar, arrivano al mare, che è la
que es el morir, morte. Chi ci va sono i potenti,
allí van los señoríos che nascono e muoiono. Ci
derechos a se acabar vanno i fiumi grandi, medi e
y consumir; piccoli, che quando finiscono
allí los ríos caudales, nel mare diventano uguali.
allí los otros medianos Tutti sono uguali, sia quelli che
y más chicos, vivono del loro lavoro che i
y llegados, son iguales ricchi. (memento mori-
los que viven por sus manos ricordati che devi morire)
y los ricos.
IV. Invocación IV. Invocazione dei grandi poeti
Dejo las invocaciones del passato. Lascio perdere le
de los famosos poetas invocazioni dei poeti e degli
y oradores; oratori, non mi curo delle loro
no curo de sus ficciones, finzioni, perché portano
que traen yerbas secretas veleno; io invoco solamente
sus sabores; quello che il mondo non
aquel sólo invoco yo riconobbe (Gesù- non venne
de verdad, riconosciuta la sua natura
que en este mundo viviendo divina) -poeta cristiano
el mundo no conoció
su deidad
V. Este mundo es el camino V. Nosotros (il poeta coinvolge
para el otro, que es morada anche i lettori). Questo mondo
sin pesar; è il cammino che va verso
mas cumple tener buen tino l’altro (vita terrena come
para andar esta jornada preparazione per la vita dopo
sin errar. la morte), che è una dimora
Partimos cuando nacemos senza affanni; bisogna essere
andamos mientras vivimos, saggi per camminare in questa
y llegamos giornata senza errare (errare-
al tiempo que fenecemos; sbagliare nella vita terrena).
así que cuando morimos Partiamo quando nasciamo,
descansamos. camminiamo mentre viviamo e
arriviamo (moriamo) quando è
finito il cammino, così che
quando moriamo riposiamo
(morte come consolazione).
VIII. Ved de cuán poco valor VIII. Vedete di che poco valore sono
son las cosas tras que andamos le cose dietro a cui corriamo, che in
y corremos, questo mondo traditore (ci tradisce,
que, en este mundo traidor non è vero) … di eventi disastrosi che
aun primero que miramos avvengono, di esse per la loro
las perdemos: essenza nello stato più alto si
de ellas deshace la edad, sfaldano (le cose materiali non hanno
de ellas casos desastrados valore)
que acaecen,
de ellas, por su calidad,
en los más altos estados
desfallecen.
XI. Los estados y riqueza,
que nos dejen a deshora XI. (fortuna)- gli stati del benessere
¿quién lo duda? che ci lascino subito chi ne dubita?
no les pidamos firmeza, Noi non gli chiediamo fermezza
pues son de una señora perché sono di una signora mutevole
que se muda. (personificazione della fortuna). Sono
Que bienes son de Fortuna della fortuna e girano sulla sua ruota
que revuelven con su rueda che non può essere stabile e non
presurosa, rimane in una cosa sola.
la cual no puede ser una
ni estar estable ni queda
en una cosa.

XIII. Los placeres y dulzores


de esta vida trabajada XIII. I piaceri e le dolcezze di questa
que tenemos, vita travagliata che abbiamo non
no son sino corredores, sono altro che cavalli che corrono
y la muerte, la celada (similitudine tra vita dell’uomo e il
en que caemos. cavallo che corre) e la morte è
No mirando a nuestro daño, l’imboscata in cui cadiamo (che non ci
corremos a rienda suelta aspettiamo). Non guardando al
sin parar; nostro danno corriamo a briglie
desque vemos el engaño sciolte senza fermarci. Quando
y queremos dar la vuelta, vediamo l’inganno e vogliamo girarci
no hay lugar. non c’è più tempo (tutto può capitare
XIV. Esos reyes poderosos da un momento all’altro)
que vemos por escrituras XIV. questi re potenti che vediamo
ya pasadas, nelle scritture passate con i loro
con casos tristes, llorosos, avvenimenti tristi, le loro buone
fueron sus buenas venturas fortune furono rovesciate da
trastornadas; avvenimenti imprevisti, così che a
así que no hay cosa fuerte, papi, imperatori e prelati la Morte li
que a papas y emperadores tratta come dei pastori.
y prelados,
así los trata la Muerte
como a los pobres pastores
de ganados.
XVI. ¿Qué se hizo el Rey Don Juan?
Los Infantes de Aragón XVI. Ubi sunt? Che è stato del re don
¿qué se hicieron? Juan? Degli infanti di Aragona
¿Qué fue de tanto galán, (infanti: arabismo semantico- figlio
qué de tanta invención del re che non eredita il trono) cosa è
que trajeron? stato di loro? Che è stato di tanta
¿Fueron sino devaneos, cortesia (bellezza della corte), di
qué fueron sino verduras tante imprese che sostennero. Sono
de las eras, state delle smanie vane, sono state
las justas y los torneos, solo fili d’erba delle zone, i tornei, i
paramentos, bordaduras paramenti e i pennacchi (cose con cui
y cimeras? si adorna la vita di corte).
XXIV. Las huestes innumerables,
los pendones, estandartes XXIV. Castelli medievali (non chiede
y banderas, all’esame): i ripari non servono
los castillos impugnables, quando c’è la freccia della morte.
los muros y baluartes
y barreras,
la cava honda, chapada,
o cualquier otro reparo,
¿qué aprovecha?
Cuando tú vienes airada,
todo lo pasas de claro
con tu flecha
XXV. Aquel de buenos abrigo,
amado por virtuoso XXV. Lode al padre: colui che era
de la gente, scudo dei buoni, amato perché
el maestre Don Rodrigo virtuoso dalla gente, il maestro
Manrique, tanto famoso (dell’ordine cavalleresco) don
y tan valiente; Rodrigo, famoso e coraggioso, i suoi
sus hechos grandes y claros gesti grandi e famose (nobili) non c’è
no cumple que los alabe, bisogno che io li lodi perché li avete
pues los vieron, visti, né voglio farveli cari, perché
ni los quiero hacer caros tutti sanno quali sono. (nella strofa
pues que el mundo todo sabe successiva viene messo in paragone
cuáles fueron. con i grandi del passato).

XXIX. No dejó grandes tesoros,


ni alcanzó muchas riquezas XXIX. Non lasciò grandi tesori e
ni vajillas; nemmeno raggiunse molte ricchezze
mas hizo guerra a los moros, o molti gioielli, ma fece la guerra ai
ganando sus fortalezas mori (difende la cristianità),
y sus villas; guadagnando le loro fortezze e le loro
y en las lides que venció, terre. Nelle battaglie che vinse quanti
cuántos moros y caballos mori e cavalli si persero, in questo
se perdieron; impegno guadagnò le rendite e i
y en este oficio ganó vassalli che gli diedero (guadagnò la
las rentas y los vasallos sua fama attraverso la vittoria nelle
que le dieron. battaglie)
XXXIII.Después de puesta la vida
tantas veces por su ley XXXIII. dopo aver messo in gioco la
al tablero; propria vita per la propria fede
después de tan bien servida (tablero: scacchiera) e dopo aver
la corona de su rey servito così bene la corona del
verdadero; proprio re (buon vassallo) dopo così
después de tanta hazaña tante imprese che non può bastare
a que no puede bastar un racconto, nel suo paese di Ocaña
cuenta cierta, arriva la morte a bussare alla sua
en la su villa de Ocaña porta, e lui la accoglie.
vino la Muerte a llamar
a su puerta
XXXIV. diciendo:
-«Buen caballero XXXIV. la morte parla: buon cavaliere,
dejad el mundo engañoso lasciate il mondo ingannevole e le sue
y su halago; lusinghe: il vostro cuore di acciaio mostri
vuestro corazón de acero il suo sforzo in questo momento
muestre su esfuerzo famoso importante e poiché avete tenuto in così
en este trago; poco conto la vostra vita e salute (per la
y pues de vida y salud fama), adesso la vostra virtù deve
hicisteis tan poca cuenta sforzarsi per affrontare la morte.
por la fama,
esfuércese la virtud
para sufrir esta afrenta
que os llama.
XXXV. «No se os haga tan amarga
la batalla temerosa XXXV. non sia così amara la battaglia
que esperáis, terribile che vi aspetta, perché un’altra
pues otra vida más larga vita più gloriosa della fama lasciate qui
de la fama gloriosa (la vita della gloria non è quella vera,
acá dejáis, perché quella vera è quella della morte),
(aunque esta vida de honor la vita della gloria è comunque meglio
tampoco no es eternal della vita terrena ma non è quella
ni verdadera); migliore.
mas, con todo, es muy mejor
que la otra temporal
perecedera.
XXXVI. «El vivir que es perdurable
no se gana con estados XXXVI. La vita eterna non si guadagna
mundanales, con gli stati del mondo (vivendo nel
ni con vida delectable mondo) né con la vita peccaminosa
donde moran los pecados (disprezzo per le cose mondane), ma i
infernales; buoni religiosi la guadagnano con
mas los buenos religiosos preghiere e pentimenti e i cavalieri
gánanlo con oraciones famosi lavorando e impegnandosi contro
y con lloros; i mori (ognuno ha la propria maniera per
los caballeros famosos, guadagnarsi la vita eterna)
con trabajos y aflicciones
contra moros.
XXXVII. «Y pues vos, claro varón,
tanta sangre derramasteis
de paganos, XXXVII. E dunque voi, nobile uomo, tanto
esperad el galardón sangue avete sparso dei pagani (mori),
que en este mundo ganasteis quindi aspettatevi la ricompensa che in
por las manos; questo mondo avete guadagnato con le
y con esta confianza, vostre mani e con questa fiducia e con la
y con la fe tan entera fede così integra che avete partite con la
que tenéis, buona speranza che quest’altra vita
partid con buena esperanza, terza (eterna) guadagnerete.
que esta otra vida tercera
ganaréis.»
XXXVIII. [responde el Maestre]
-«No tengamos tiempo ya
en esta vida mezquina XXXVIII. (risponde il maestro) non
por tal modo, perdiamo più tempo in questa vita
que mi voluntad está meschina, in tal modo che la mia volontà
conforme con la divina è d’accordo con quella divina in tutto
para todo; (accettazione cristiana della volontà di
y consiento en mi morir Dio): e acconsento di morire con volontà
con voluntad placentera, compiacente, chiara e pura, poiché che
clara y pura, l’uomo voglia vivere quando Dio vuole
que querer hombre vivir che muoia è follia (follia: folle volo
cuando Dios quiere que muera, dell’Ulisse dantesco nel voler
es locura. attraversare le colonne d’Ercole- viene
XL. Fin punito dall’ira divina)
Así, con tal entender,
todos sentidos humanos XL. con tale convinzione tutti i sensi
conservados, umani conservati (nel pieno delle sue
cercado de su mujer facoltà, circondato da sua moglie, figli,
y de sus hijos y hermanos fratelli e servitori (ordine gerarchico),
y criados, restituì l’anima a chi gliel’aveva data
dio el alma a quien se la dio (Dio), il quale la diede in cielo alla sua
(el cual la dio en el cielo gloria (la consegna al Paradiso), poiché
en su gloria), anche se lasciò la vita, ci ha lasciato
que aunque la vida perdió, abbondante consolazione la sua
dejonos harto consuelo memoria.
su memoria.
Esprime sentimenti universali: è un’opera universale.

La Celestina (Fernando de Rojas)


Primo romanzo spagnolo, ce n’è una versione del 1499 “Comedia de Calisto y
Melibea” e una del 1502 “Celestina” -frutto di diverse riscritture dell’autore. Fu un
successo immediato. Furono fatte molte riedizioni e traduzioni (italiano, francese,
tedesco, latino ed ebraico). L’edizione italiana è la prima, viene pubblicata col titolo
“Celestina”, che poi cambia anche quello spagnolo. Celestina è sinonimo di mezzana,
ovvero chi organizza incontri amorosi tra due persone (con qualche sotterfugio a
volte). Diventa praticamente un personaggio. L’autore è Ferdinando de Rojas,
studente di diritto a Salamanca, è originario di Toledo, questo avrà importanza
nell’opera.
Trama: storia d’amore appassionato. Calisto e Melibea sono innamorati. Calisto si
innamora di lei, consigliato dal suo servo Sempronio, per ottenere l’amore di Melibea
si rivolge a Celestina (mezzana, ex prostituta, pratica la stregoneria, è una sorta di
reincarnazione del diavolo). Ottiene che Melibea si innamori di lui e lo lasci entrare in
casa sua per incontri amorosi. Sempronio e Pármeno iniziano due relazioni con Elicia
e Areúsa (due prostitute protette da Celestina). Sono tutte coppie tranne Celestina.
L’amore di Calisto e Melibea continua senza bisogno di intercessioni. Lui la visita
passando dall’orto, si arrampica su una scala. I due servi sono corrotti e avidi, litigano
con Celestina e la uccidono, poi verranno giustiziati in modo sommario. Le due
prostitute vogliono vendicarsi della morte dei loro amanti e scatenano degli
avvenimenti che provocano anche la morte di Calisto, che cade dalla scala della casa
di Melibea. Melibea sale sul punto più alto della casa e si suicida. L’opera si conclude
con un monologo di Pleberio (padre di Melibea) che piange la morte della figlia.
Il genere è a metà tra un’opera drammatica e un romanzo: è tutta scritta con dialoghi.
È troppo lunga e intricata da mettere in scena, e l’autore non interviene per spiegare
come metterla in scena (romanzo dialogato). La Celestina ha stretti legami con
l’amore cortese, ha delle similitudini con la prosa sentimentale medievale. Nell’amore
cortese l’amato venera l’amante e amandola si eleva spiritualmente (Calisto
rispecchia questi valori). L’amore è quasi come una fede religiosa e queste
caratteristiche le troviamo in Calisto. A causa dell’intervento di Celestina finirà però
per cadere nella lussuria, ovvero nel soddisfare il suo amore (l’amore cortese è solo
platonico) - l’amore diventa quindi peccaminoso, non è più puro. È una sorta di
parodia della poesia sentimentale, perché Calisto sta cercando anche soddisfazione
al suo amore, sappiamo che l’amore cortese si sta esaurendo all’inizio del
Cinquecento. Calisto non prova più solo un amore platonico, ma assomiglia a un culto
pagano: adora Melibea, l’amore si sostituisce alla religione. Melibea si concede,
quindi non è più la dama angelicata medievale. I servi inoltre non hanno morale,
tradiscono il loro padrone, siamo distanti dalla nobiltà cortese. La Celestina fa tutto
per il suo tornaconto, è avida di denaro. La sua cupidigia le si ritorce conto e muore.
L’opera descrive un mondo dominato da passioni, dal denaro. Lo sviluppo dell’opera
travolge lo stile della prosa romantica e si allontana da questo.
L’autore cita opere in voga all’epoca. Ad esempio, Melibea prima di uccidersi nomina
alcuni personaggi che si erano suicidati (nell’antichità). Suo padre Pleberio ricorda
vittime del passato morte per amore. Ci sono pezzi in cui Celestina discute con
Melibea e cita Petrarca (anche le persone comuni sono colte, l’autore è molto colto,
ci sono moltissimi riferimenti letterari). I personaggi più bassi hanno un linguaggio
crudo e volgare. Pluralità di registri (comico, tragico, a seconda della situazione). I
dialoghi sono l’elemento chiave dell’opera, quindi l’alternanza di registri è tipica di
tutta l’opera.
Concetto dell’amore, della fortuna e della morte: collegati tra loro. Il destino dei
personaggi è regolato da questi tre elementi. Tutto nasce dall’amore di Calisto per
Melibea, la fortuna (intesa in senso medievale come forza che regola il destino
dell’uomo), la morte perché tutti i protagonisti muoiono.
Elementi sia medievali che rinascimentali:
-Medievali: didatticismo (volontà di dare un insegnamento morale- muoiono tutti
perché hanno tutti commesso un peccato), magia (si credeva molto nelle arti magiche
durante il Medioevo), il male d’amore (si credeva che le stelle potessero influenzare
gli uomini al punto di fargli provare un male d’amore- come Romeo e Giulietta che
hanno una congiuntura astrale sfavorevole (le stelle li condizionano) la colpa di Calisto
non è quella di essersi innamorato di Melibea, ma di aver fatto ricorso all’arte magica).
-Rinascimentali: l’ansia dei personaggi di vivere e godere la vita (nel Medioevo la vita
rientra nel meccanismo divino in cui l’uomo è un ingranaggio, mentre i personaggi
della Celestina vogliono intervenire nelle proprie vite, Calisto vuole raggiungere un
risultato), il paganesimo del comportamento di Calisto (l’amor cortese presuppone
che l’amante abbia un’elevazione spirituale. Calisto, però, porta questa tendenza a un
culto pagano per la donna che ama. È rinascimentale il fatto di rifarsi a una cultura
classica pagana, mentre Manrique non voleva parlare dei classici pagani), il suicidio di
Melibea (prende in mano la sua vita: nel Medioevo la morte arriva come una
ricompensa e qualcosa a cui tendere per riposarsi da una vita piena di problemi-non
lascia decidere al meccanismo del destino umano), la disperazione del padre di
Melibea che piange la morte della figlia (la morte non è più a restituzione dell’anima
a Dio, ma è vista come sofferenza, non c’è rassegnazione, si lotta per evitarla),
l’importanza della vita dell’individuo (nel Medioevo ogni uomo era regolato da una
forza superiore, mentre nel Rinascimento l’uomo decide per sé stesso. Medioevo
mentalità teocentrica).
Diffusione dell’Umanesimo in Spagna (anticipa il Rinascimento). L’uomo è al centro
delle cose, non più Dio.
Struttura dell’opera: realismo, ma non ha spazio e tempo ben definiti.
Testo Traduzione
I. CALISTO.- En esto, veo, Primer auto= atto
Melibea ,la grandeza de Dios. CALISTO - Melibea, in questo momento
MELIBEA,- ¿En qué, Calisto? io riconosco tutta la grandezza di Dio.
CALISTO- En dar poder a natura que de MELIBEA - Perché?
tan perfecta hermosura te dotase, y CALISTO - Perché egli ha permesso alla
hacer a mí, inmérito, tanta merced que natura di fornirti d'una bellezza
verte alcanzase, y en tan conveniente tanto perfetta, perché mi ha concesso di
lugar, que mi secreto dolor manifestarte trovarti in un luogo tanto
pudiese.' Sin duda, incomparablemente favorevole e perché posso finalmente
es mayor tal galardón que el servicio, dirti il mio segreto travaglio. Il
sacrificio, devoción y obras pías que por beneficio che ricevo è certamente assai
ese lugar al cual yo tengo a Dios ofrecido, più grande di quanto meritassero le-
ni otro poder mi voluntad humana preghiere, le suppliche e le pie opere che
puede cumplir. ho rivolto a Dio per
¿Quién vió en esta vida cuerpo glorifica- ottenerlo. Chi sulla terra ha mai visto un
lo de ningún hombre como ahora el mÍo? uomo felice come lo sono io in questo
Por cierto, los gloriosos santos que se momento? I santi gloriosi che godono
deleitan en Ia visión divina no gozan más della vista di Dio non
que yo ahora en el acatamiento tuyo. provano una felicità maggiore di questa
Mas, o triste, que en esto diferimos, que ch'io provo alla tua presenza. Ma, ahimè,
ellos puramente se glorifican sin temor nessun timore turba il godimento loro;
de caer de tal buena venturanza, y yo, mentre io, infelice, non oso pensare al
mixto, me alegro con recelo del esquivo tormento crudele che mi verrà dalla tua
assenza.
tormento que tu ausencia me ha de MELIBEA - La mia presenza è dunque un
causar. premio tanto grande, Calisto?
MELIBEA.- ¿Por gran premio tienes éste, CALISTO - Tanto che se Dio m'offrisse un
Calisto? seggio accanto ai suoi santi, lo
CALISTO ,- Téngolo por tanto, en verdad, terrei da meno d'una si grande felicità.
que si Dios me diese en el cielo la silla MELIBEA - Ma io ti riserbo una
sobre sus santos, no lo tendría por tanta ricompensa più conforme ai tuoi meriti,
felicidad. se persisti.
MELIBEA.- Pues, ¡aún más igual galardón CALISTO- oh sarebbero pur beate le mie
te daré yo, si perseveras orecchie, indegne di ascoltare sì dolce
CALISTO.- ¡O bienaventuradas orejas parola!
mías que indignamente tan gran palabra MELIBEA - Che siano maledette per
habéis oído! quello che devono ancora ascoltare!
MELIBEA.- Más desventuradas de que La tua ricompensa sarà quale merita la
me acabes de oír, porque la paga será tua audacia folle. Lo scopo
tan fiera cual la merece tu loco delle parole e dei pensieri degli uomini
atrevimiento; y el intento de tus come te, Calisto, è di lottare
palabras, Calisto, ha sido como de contro la virtù delle donne come me. Via,
ingenio de tal hombre como tu haber de via di qui, infame; la mia pazienza non
salir para se perder en la virtud può sopportare l'idea che nel cuore d'un
de tal mujer como yo ;Vete, vete de ahí, uomo sia nato il desiderio di spartire con
torpe! Que no puede mi paciencia me il suo peccaminoso amore.
tolerar que haya subido en corazón CALISTO - Me ne vado, simile a colui che
humano conmigo el ilícito amor la fortuna avversa colpisce del
comunicar su deleite.' suo continuo accanimento.
CALISTO.- Iré como aquel contra quien
solamente la adversa Fortuna pone su
estudio con odio cruel.
II. SEMPRONIO - Ma non siete
II. SEMPRONIO.- ¿Tú no eres cristiano?
cristiano? CALISTO - Io? Io sono Melibeano: io
CALISTO.- ¿Yo? Melibeo soy, y a adoro Melibea, io credo in Melibea,
Melibea adoro, y en Melibea creo, y a io amo Melibea.
Melibea amo. SEMPRONIO - Ma è così grande
SEMPRONIO.- Tú te lo dirás. Como questa Melibea che il mio signore non
Melibea es grande, no cabe en el può tenerla tutta nel cuore e gli esce
corazón de mi amo, que por la boca le di bocca a ondate? Ma ora non mi
sale a borbollones. No es más bisogna sapere altro: vedo da che
menester; bien sé de qué pie cojeas; piede zoppicate e vi guarirò.
yo te sanaré. CALISTO - Mi prometti una cosa
impossibile.
CALISTO.- Increíble cosa prometes, SEMPRONIO - Facile, invece:
SEMPRONIO.- Antes fácil. Que el conoscere il male è il principio della
comienzo de la salud es conocer guarigione.
hombre la dolencia del enfermo.
III. (sesto atto) CALISTO.- ¿Qué
dices, señora y madre mía?
CELESTINA.- O mi señor Calisto, ¿y
aquí estás? O mi nuevo amador de la
muy hermosa Melibea, y con mucha
razón , ¿con qué pagará a la vieja que
hoy ha puesto su vida al tablero por
tu servicio? ¿Cuál mujer jamás se vió
en tan estrecha afrenta como yo?
Costruzione delle frasi abbastanza complessa.

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