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LETTERATURA SPAGNOLA Parziale
LETTERATURA SPAGNOLA Parziale
LA PROSA
Abderramán (Abd al-Rahman) III (912-961): dinastia più importante della
dominazione araba in Spagna (installano il Califfato a Cordoba). Durante questi regni
ebbero impulso la scienza e l’arte (popolazione avanzata sia militarmente che
culturalmente). Molti termini nel dizionario castigliano (come nell’ambito
dell’agricoltura, della scienza, della politica, termini militari). Dal punto di vista
culturale c’erano molti testi tradotti da lingue orientali (sanscrito, persiano, greco,
arabo). Gli ebrei in virtù della comune radice semitica con l’arabo traducono i testi. I
chierici traducono poi in latino: i testi iniziano a circolare in Europa- Cordoba diventa
un centro culturale, come anche Siviglia, Toledo… la prosa castigliana nasce intorno
alla scuola di traduttori di Toledo (centro di cultura-qui si incontrano le tre culture).
Testo più antico: Fazienda de Ultra Mar (guida per i pellegrini che vogliono andare in
Terra Santa).
Ci sono anche i racconti (tipici delle culture orientali): libro più famoso di racconti
“Calila e Dimna” (scritto in sanscrito nel VII secolo- viene tradotto tantissimo, tutti lo
conoscevano. Nell’VIIII secolo viene tradotto in arabo e arriva in Spagna. Sono favole
indiane che hanno come protagonisti degli animali. È un dialogo tra un re e un filosofo,
che gli dà dei consigli su come affrontare diversi problemi della vita: il filosofo
risponde attraverso dei racconti in cui spesso i protagonisti sono degli animali
(parabole-servono per spiegare un concetto). Diverse tecniche narrative, dentro una
struttura portante (re e filosofo che dialogano) - come il Decameron (storie dentro
una struttura fissa e rigida).
Cronache: spesso si citano nelle cronache dei poemi epici. Cronache: ripercorrono i
fatti storici. Le cronache anticipano gli attuali trattati storici. “La estoria de España”
“Primera Crónica General”.
Alfonso X “El Sabio” (seconda meta del 1200): lui stesso scrive “Cantigas de Santa
María” (scritte in galaico-portoghese). Il gallego in epoca medievale era la lingua per
eccellenza per scrivere la lirica. Nella sua corte ci furono molti artisti che contribuirono
all’affermazione della lingua castigliana.
DON JUAN MANUEL (1282-1348): EL CONDE LUCANOR
Autore colto, consapevole del suo ruolo di scrittore. Nobile di stirpe reale, matrimoni
vantaggiosi: diventa il tutore di Alfonso XI (futuro re). Scrive molte opere, perlopiù di
carattere didattico, in lingua romanza (non in latino).
“El conde Lucanor”: giovane aristocratico che chiede consigli morali a un istitutore
(Patronio), che risponde con dei racconti. Due prologhi e cinque parti (la prima
composta da 51 racconti, alla fine di tutti ci sono consigli morali: l’autore in quanto
narratore alla fine di ogni racconto fa la morale della storia).
La sua novità consiste nel dare alla forma la stessa importanza del contenuto (forma
colta e raffinata). Volontà di insegnare ed istruire, quindi ha ancora stampo medievale
(Boccaccio risulta infatti più moderno).
EL ROMANCERO
Letteratura popolare e colta in Spagna: il romancero rappresenta la poesia popolare
(il cancionero quella colta). Il romance è una composizione poetica narrativa, scritta
con versi di 8 sillabe. Raccontano una storia (no poesia lirica).
Ottonari, rima assonante, in cui rimano solo i versi pari. Di ogni romance esistono
molte varianti – è poesia orale, viene passata di bocca in bocca (dipende dai contesti-
inoltre esistono dei testi adattati dalla comunità che li utilizza, anche diversi in Spagna
e in Sud America, se è un contesto ebraico la protagonista sarà una donna ebraica
ecc…). le storie raccontano diverse vicende, adattate dalla comunità che le utilizza.
Romancero viejo (Medioevo-1400- prima dell’invenzione della stampa). Dal ‘400 i
poeti colti si interessano e vengono cantati anche nelle corti (nascono come popolari,
hanno diffusioni orali, quindi abbiamo solo una piccola parte dei romances, poi anche
i poeti colti li apprezzano a partire dal ‘400, spesso si cantano come canzoni nelle
corti).
Dal 400 vengono stampati nei pliegos sueltos (fascicoli) di cui quasi tutti sono andati
persi perché molto fragili, oppure in libri, che sono sopravvissuti. Nel ‘500 si perde
l’interesse per i romances, poi viene ripreso nel Romanticismo (Ramón Menéndez
Pidal è un filologo importante e noto grazie al quale abbiamo un grande numero di
romances- lavoro di ricerca delle fonti e raccolta dei romances)
Tematiche: storico o novelesco. Quello storico può essere epico (in cui i protagonisti
sono molto noti, come el Cid) o noticiero/fronterizo (serviva ai sovrani per raccontare
ai sudditi cosa avveniva nel regno o al di fuori del regno: era un modo per far circolare
le notizie, ad esempio si parla delle lotte tra mori e cristiani). Quello novelesco parla
di temi universali, come quello dell’amore infedele, la donna che si veste da uomo, la
donna rapita (es. in contesto cristiano donna rapita dai mori, in contesto ebraico la
donna veniva rapita da cristiani o arabi) che torna dal marito, storie di seduzioni…
Qualcuno ha ipotizzato che si potesse trattare di poemi epici (16 sillabe, versi mono
rimati, che rimano sempre) perché se uniamo i versi si creano due emistichi)
Romance de Abenámar: parla il re Juan II padre di Isabella di Castiglia, contesto della
Reconquista (guerra contro i mori). Il re vorrebbe conquistare Granada (ultimo
baluardo arabo rimasto nella penisola), ma non ci riesce. Juan II parla con un moro
(Abenámar). Argomento guerresco, nascosto sotto una serie di metafore. Inizia in
medias res: non c’è introduzione.
Testo Traduzione
— ¡Abenámar, Abenámar, Moro de la morería: ripetizione- anche
moro de la morería, se è un nemico gli si rivolge in modo
cortese.
el día que tú naciste Il giorno in cui nascesti c’erano dei grandi
grandes señales había! segnali da parte del cielo (rispetto)
Estaba la mar en calma, C’era il mare calmo e la luna era piena
la luna estaba crecida, Il moro che nasce sotto tali segnali
moro que en tal signo nace Non deve dire bugie (uomo corretto-
no debe decir mentira. relazione cordiale tra i due)
Allí respondiera el moro, Ora sentirete quello che disse (si rivolge
bien oiréis lo que diría: direttamente al pubblico)
—Yo te lo diré, señor, Te lo dirò signore
aunque me cueste la vida, Anche se mi costasse la vita (coraggio)
porque soy hijo de un moro Perché sono figlio di un moro e di una
y una cristiana cautiva; cristiana prigioniera
siendo yo niño y muchacho Quando ero un bambino e un ragazzo
mi madre me lo decía Mia mamma mi diceva di non dire bugie
que mentira no dijese, Che era una grande maleducazione
que era grande villanía: Quindi re chiedimi quello che vuoi che ti
por tanto, pregunta, rey, dirò la verità
que la verdad te diría.
—Yo te agradezco, Abenámar, Io ti ringrazio di questa tua cortesia
aquesa tu cortesía. Che castelli sono quelli?
¿Qué castillos son aquéllos? Sono alti e brillano (passato: per fare
¡Altos son y relucían! rima)
—El Alhambra era, señor, (Granada: splendore musulmano)
y la otra la mezquita, La Alhambra e la moschea
los otros los Alixares, Gli Alixares (palazzo arabo di Granada)
labrados a maravilla. Intagliati a meraviglia (decorazione dei
monumenti)
El moro que los labraba Il moro che li ha scolpiti guadagnava
cien doblas ganaba al día, Cento doblas al giorno (tantissimi soldi:
iperbole)
y el día que no los labra, Il giorno che non lavorava perdeva
otras tantas se perdía. tantissimi soldi (in un’altra versione si
dice che veniva ucciso dopo averla fatta
perché fosse irripetibile)
EL SIGLO XV
Il secolo XIV era stato segnato da lotte interne tra la nobiltà e la casata reale; la nobiltà
costituiva il 10% della popolazione, ma possedeva la maggior parte delle ricchezze del
regno e aveva un enorme peso politico. La corona di Castiglia era debole a causa del
potere notevole dei nobili. La situazione cambia quando al trono sale Isabella; si sposa
nel 1469 con Ferdinando di Aragona. Questo matrimonio è una prima unificazione
della Spagna, anche se i due regni rimangono divisi (diverse monete, diversi tribunali,
sono divisi). I Re Cattolici: simbolo- torri e leoni (nessuno dei due è più importante
dell’altro) tanto monta= entrambi hanno la stessa importanza), il papa Alessandro VI
gli dà il nome di Re Cattolici, che rimane fino al 1931 quando viene proclamata la
Repubblica. Con loro inizia lo stato moderno: costituiscono degli organi che
accentrano il potere a discapito dei nobili
-Consejo Real (aiuta il re a prendere decisioni, la presenza dei nobili viene ridotta)
-Corregidores: funzionari reali dislocati in varie città per amministrarle dal punto di
vista giuridico
-Santa Hermandad: forza armata che assicura la pace nelle strade e che protegge le
città (come una sorta di polizia): si cerca di controllare il territorio anche dal punto di
vista legislativo.
Concetti:
-potere reale più di quello nobiliare
-unità dinastica: se i regni sono uniti i due regni di Castiglia e Aragona saranno sempre
uniti
-unità religiosa (1492 presa di Granada: fine della presa araba in Spagna, che era
iniziata nel 711).
-espulsione degli ebrei, che c’erano in Spagna sempre nel 1492 (c’erano dal I secolo)
-scelta di convertirsi al Cristianesimo o lasciare il paese (tra marzo e giugno gli ebrei
possono scegliere: si spera in una loro conversione)
-conquista dell’America da parte della Castiglia (castigliano che viene portato in
America)
-prima grammatica della lingua castigliana (Antonio de Nebrija) nel 1492
La Spagna araba dopo il periodo di splendore attraversa decadenza culturale oltre che
militare e politica. Le comunità ebraiche invece non affrontarono mai crisi culturali.
Oltre alle espressioni letterarie in arabo, ebraico e castigliano va ricordato anche
Ausias March, che scrive della letteratura in catalano (uno dei primi ad aprirsi alle
nuove tendenze europee, soprattutto italiane).
I nobili fanno da mecenati- nella nobiltà c’è una grande passione per la letteratura.
Anche grazie al fatto che i nobili possono dedicarsi meno alla politica.
Fioritura di tre generi:
-poesia cancioneril
-i libri di cavalleria
-la prosa sentimentale (ispirata alla Fiammetta di Boccaccio)
-Il Cancionero: poesia colta, si diffonde con cancioneros (raccolte di canzoni)
personali (raccolte di un solo poeta) o soprattutto collettivi (prime antologie di poeti
dell’epoca). Cancionero de Baena, raccolta fatta da Alfonso de Baena per il re Juan II.
Si distingue qui il decir (contenuti dottrinali, narrativi, satirici, scritto in arte mayor,
ovvero con versi lunghi di 12 sillabe) e la canción (lirico, tema amoroso, breve, pensata
per essere cantata).
Cancionero general (1511) di Hernando del Castillo
Poeti importati: Iñigo Lopez de Mendoza (marqués de Santillana) (Sonetos fechos al
itálico modo- sonetti fatti alla maniera italiana) fa circolare l’influenza italiana. Juan
de Mena- poeta più conosciuto del tempo. Jorge Manrique (Coplas por la muerte de
su padre- elegia fúnebre para la muerte de su padre).
JORGE MANRIQUE- fa parte di una famiglia nobile, partecipa alle guerre e in una di
esse perde la vita. Vive nel mondo medievale della guerra e in quello raffinato della
corte (guerra e corte). Fu autore di poesia amorosa (ma con questo non sarebbe
passato alla storia, non apporta grande novità), ma con l’altra opera per suo padre:
Rodrigo Manrique. Coplas de la muerte de su padre contiene dei topoi:
-il disprezzo del mondo (vanitas vanitatis= tutto è vanità): vedere il mondo come
qualcosa che invecchia e poi scompare, non amare troppo le cose del mondo perché
spariranno
-tempus fugit- (carpe diem) dobbiamo saper cogliere i momenti salienti della vita e
viverli appieno
-concetto di fortuna mutabile: la fortuna come ruota, che gira e può portare bene o
male
-homo viator- intraprende un viaggio (come anche Dante) che arriva a una fine
-morte come livellatrice (omnia mors aequat)- tutti alla fine muoiono
indipendentemente dalla classe sociale- tutti siamo uguali davanti alla morte
-vita flumen (vita che scorre come un fiume verso il mare)
-ubi sunt?= dove sono?- quando nella poesia classica si fa riferimento agli uomini
grandi del passato (domanda retorica, sono morti)- contrasto tra la miseria del
presente e la gloria del passato.
-tre tipi di vita: terrena, della fama, eterna. La vita terrena è sulla terra, quella della
fama è il ricordo che si ha di una persona perché è degno di essere ricordato (è come
se non morissero), eterna: contesto cristiano, la più importante, va conquistata.
Tutti questi topoi ricorrono in modo originale nel poema. Genere dell’elegia funeraria
e dipinge una morte accettata con cristiana rassegnazione. Sono 40 strofe di 12 versi
otto sillabe con pie quebrado (rotto- c’è un verso da 4 sillabe). Ogni due ottonari un
pie quebrado.
Tre fasi:
-si parla della morte in generale
-morte di personaggi storici
-morte del padre
Contrariamente alle danze della morte (decadimento fisico), fa leva sul fatto che la
vita continui anche dopo la morte (grazie alla fama)
Testo Traduzione
I. Recuerde el alma dormida, I. Si risvegli l’anima
avive el seso y despierte addormentata, si ravvivi il
contemplando senno e si scuota
cómo se pasa la vida, contemplando (invito a
cómo se viene la muerte prestare attenzione) come la
tan callando, vita passa, come viene la morte
cuán presto se va el placer, in silenzio; quanto presto se ne
cómo, después de acordado, va il piacere e come appena
da dolor; passa c’è il dolore e come
cómo, a nuestro parecer, appare a noi, ogni tempo
cualquiera tiempo pasado passato è migliore del presente
fue mejor. (vita passeggera)
II. Se vediamo il presente come se
II. Pues si vemos lo presente n’è andato ed è finito; come
cómo en un punto se es ido giudichiamo razionalmente
y acabado, daremo per passato anche il
si juzgamos sabiamente, futuro. Non si inganni nessuno
daremos lo no venido sperando che duri il futuro,
por pasado. perché non succederà e tutto
No se engañe nadie, no, accadrà nello stesso modo.
pensando que ha de durar
lo que espera
mas que duró lo que vio,
pues que todo ha de pasar
por tal manera. III. Le nostre vite sono come i
III. Nuestras vidas son los ríos fiumi (immagine biblica) che
que van a dar en la mar, arrivano al mare, che è la
que es el morir, morte. Chi ci va sono i potenti,
allí van los señoríos che nascono e muoiono. Ci
derechos a se acabar vanno i fiumi grandi, medi e
y consumir; piccoli, che quando finiscono
allí los ríos caudales, nel mare diventano uguali.
allí los otros medianos Tutti sono uguali, sia quelli che
y más chicos, vivono del loro lavoro che i
y llegados, son iguales ricchi. (memento mori-
los que viven por sus manos ricordati che devi morire)
y los ricos.
IV. Invocación IV. Invocazione dei grandi poeti
Dejo las invocaciones del passato. Lascio perdere le
de los famosos poetas invocazioni dei poeti e degli
y oradores; oratori, non mi curo delle loro
no curo de sus ficciones, finzioni, perché portano
que traen yerbas secretas veleno; io invoco solamente
sus sabores; quello che il mondo non
aquel sólo invoco yo riconobbe (Gesù- non venne
de verdad, riconosciuta la sua natura
que en este mundo viviendo divina) -poeta cristiano
el mundo no conoció
su deidad
V. Este mundo es el camino V. Nosotros (il poeta coinvolge
para el otro, que es morada anche i lettori). Questo mondo
sin pesar; è il cammino che va verso
mas cumple tener buen tino l’altro (vita terrena come
para andar esta jornada preparazione per la vita dopo
sin errar. la morte), che è una dimora
Partimos cuando nacemos senza affanni; bisogna essere
andamos mientras vivimos, saggi per camminare in questa
y llegamos giornata senza errare (errare-
al tiempo que fenecemos; sbagliare nella vita terrena).
así que cuando morimos Partiamo quando nasciamo,
descansamos. camminiamo mentre viviamo e
arriviamo (moriamo) quando è
finito il cammino, così che
quando moriamo riposiamo
(morte come consolazione).
VIII. Ved de cuán poco valor VIII. Vedete di che poco valore sono
son las cosas tras que andamos le cose dietro a cui corriamo, che in
y corremos, questo mondo traditore (ci tradisce,
que, en este mundo traidor non è vero) … di eventi disastrosi che
aun primero que miramos avvengono, di esse per la loro
las perdemos: essenza nello stato più alto si
de ellas deshace la edad, sfaldano (le cose materiali non hanno
de ellas casos desastrados valore)
que acaecen,
de ellas, por su calidad,
en los más altos estados
desfallecen.
XI. Los estados y riqueza,
que nos dejen a deshora XI. (fortuna)- gli stati del benessere
¿quién lo duda? che ci lascino subito chi ne dubita?
no les pidamos firmeza, Noi non gli chiediamo fermezza
pues son de una señora perché sono di una signora mutevole
que se muda. (personificazione della fortuna). Sono
Que bienes son de Fortuna della fortuna e girano sulla sua ruota
que revuelven con su rueda che non può essere stabile e non
presurosa, rimane in una cosa sola.
la cual no puede ser una
ni estar estable ni queda
en una cosa.