Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Appunti Fisiologia Respiratoria
Appunti Fisiologia Respiratoria
unitarie della pressione applicate al polmone stesso. Esso è dunque indice della distensibilità della
struttura. Essa di calcola come il rapporto tra la differenza di volume e il cambiamento della
pressione pleurica.
Nel polmone isolato, la pressione transpolmonare è data dalla differenza tra la pressione applicata
all’interno e la pressione ambientale. Il polmone isolato tende a collassare e questo a causa di due
motivi: 1) la tendenza alla ritrazione elastica esercitata dalle fibre 2) tensione superficiale che agisce
sulla superficie dell’alveolo. Quest’ultima viene contrastata dal surfattante prodotto dagli
pneumociti II. Se non esistesse il surfattante, a parità di tensione superficiale, gli alveoli più piccoli
si svuoterebbero negli alveoli più grandi in base alla legge di LaPlace. In una curva che mette in
relazione volume e pressione su un asse cartesiano è possibile evidenziare 3 fasi. Nella prima fase
per ogni variazione della pressione si ha un modesto aumento del volume dovuto al fatto che la
tendenza del volume a espandersi è ostacolato dalla tensione superficiale. Nella fase 3, quando il
polmone sarà quasi completamente disteso, ci saranno ulteriori variazioni di volume solo dopo
l’applicazione di grandi valori pressori. La compliance viene misurata nella fase 2 dove esiste
linearità tra la variazione di volume e di pressione. Per ogni cmh2O applicato il volume aumenta di
0,2. La curva costruita durante l’espirazione è spostata a sx e questo perché durante l’espirazione
passiva non esiste il contributo della tensione superficiale. L’area compresa fra le due curve è detta
AREA DI ISTERESI. L’isteresi è la caratteristica di un sistema di
reagire il ritardo alle sollecitazioni applicate. In presenza di isteresi si
ottiene invece uno sdoppiamento della curva: se percorsa da sinistra a
destra si ha un cammino, se percorsa in senso inverso se ne ottiene un
altro. Essa indica che parte dell’energia impiegata per espandere i
polmoni non viene restituita durante la deflazione. Circa ¾
dell’isteresi sono determinati da fenomeni di superficie
Cosa succede se il pomone invece di essere insufflato con aria
viene riempito con una soluzione salina? Si annulla l’interfaccia
aria liquido, non si ha più tensione superficiale e la curva riflette solo
le proprietà elastiche del polmone.
La compliance del polmone è dunque la facilità ad espandersi, l’elastanza è la capacità del polmone
espanso di riassumere il volume iniziale. Nell’enfisema polmonare, la distruzione delle fibre di
elastina porta a una diminuita elastanza ma un’aumentata compliance. Nella fibrosi, si ha una bassa
compliance (il polmone è rigido, ma una alta elastanza). Se la compliance è bassa il lavoro
respiratorio richiesto è alto, se C è alto, il lavoro respiratorio è basso. La compliance toracica
diminuisce nei casi in cui è ridotta la distensibilità della gabbia toracica, come nell’obesità o nella
cifosclerosi.
Pertanto attraverso la costruzione di questa curva si valuta la forza necessaria (espressa dalla
pressione) per mantenere il sistema ad un certo volume, vincendo le forze di retrazione elastica del
polmone e della gabbia toracica.
Il flusso d’aria che si stabilisce tra atmosfera e alveoli dipende dalla resistenza offerta dalle vie
aeree. Il 90% della resistenza delle vie aeree si attribuisce a trachea e bronchi che hanno un’area
totale di sezione minima.
Resistenza delle vie aeree al flusso d’aria : nelle vie aeree vige la legge di Poiseuille, secondo cui la
resistenza al flusso in un tubo è direttamente proporzionale alla lunghezza del tubo e alla viscosità
del fluido ma inversamente proporzionale alla 4° potenza del raggio. La superficie della sezione
totale dell’albero respiratorio aumenta in modo considerevole ( 23 ordini di ramificazione), di
conseguenza la resistenza al flusso diminuisce drasticamente in direzione distale e si riduce anche la
velocità. Ne deriva una diminuzione dell’energia cinetica.
Il flusso dipende dalla forza che i muscoli respiratori riescono a sviluppare e dalle resistenze
elastiche e non. Al 100% della capacità vitale, la forza sviluppata dai muscoli espiratori è assai
elevata. La forza di retrazione elastica del polmone è la massima, la depressione endopleurica è
fortemente negativa, le vie aeree sono notevolmente distese e la loro resistenza è modesta, pertanto
nella fase iniziale dell’espirazione massimale il picco massimale di flusso sarà particolarmente alto
10 L/s. Con il procedere dell’espirazione forzata e il progressivo ridursi del volume polmonare, la
forza di retrazione elastica del polmone diminuisce e pertanto le vie aeree intratoraciche tendono a
ridursi di calibro, causando un incremento delle resistenze al flusso. Ques’ultimo decresce
proporzionalmente alla riduzione del volume.
(* la tensione superficiale T è una forza che si origina in corrispondenza della zona di confine fra
gas e liquido ed è direzionata all’interno della bolla. Se una bolla di gas di raggio r, viene circondata
da liquido, allora la tensione superficiale T di tale liquido provoca una sovrapressione all’interno
rispetto all’esterno, PRESSIONE TRANSMURALE >0 , ossia pressione dentro e fuori alveolo. Un
alveolo più piccolo risente di una maggior pressione diretta verso il centro dell’alveolo rispetto a un
alveolo più grande a parità di tensione superficiale. Se i due alveoli sono connessi alle stesse vie
aeree il più piccolo tende a collassare. Il surfattante compensa questa differenza e assicura che gli
alveoli più piccoli non collassino.
Il SURFATTANTE è un fosfolipide, ossia dipalmitoil-fosfatidilcolina prodotto dagli pneumociti di
tipo II. Si dispone sulla superficie alveolare con la parte polare idrofila, immersa nella fase liquida e
la parte non polare idrofoba rivolta verso la fase gassosa. Pertanto il surfattante polmonare:
1) aumenta la compliance polmonare
2) mantiene la stabilità alveolare
3) impedisce il collasso degli alveoli (atelettasia) a bassi volumi
4) impedisce l’edema polmonare.
5) la sua mancanza causa la sindrome da distress respiratorio dell’adulto. )
INSPIRAZIONE
contrazione muscoli inspiratori→ aumento volume cavità toracica→ aumento volume polmoni →
aumento negatività endopleurica→ grazie al gradiente di pressione si crea un flusso di aria fino a
quando la pressione alveolare/intrapolmonare= pressione atmosferica
perché l’aria si muova verso l’interno dei polmoni, è necessario che la pressione all’interno di questi
diventi inferiore a quella atmosferica. Questo è ottenuto mediante l’azione dei muscoli inspiratori
esterni che determinano un aumento del volume del torace e, grazie alla legge di Boyle, sappiamo
comportare una diminuzione della pressione. Nell’inspirazione tranquilla, tale incremento è dovuto
principalemnte alla contrazione del muscolo diaframma. Durante l’inspirazione, la contrazione del
diaframma fa si che esso si appiattisca e spinga verso il basso i visceri addominali, lasciando aperto
uno spazio che prende il nome di seno costofrenico. Nell’inspirazione tranquilla il diaframma si
abbassa di 1-2 cm, ma questo valore può superare i 10 cm nell’inspirazione forzata con un aumento
di 2-4L in casi estremi. Nell’inspirazione forzata gioca un ruolo anche lo sternocleidomastoideo. Il
sostegno supplementare è offerto anche dai muscoli scaleni, chiamati muscoli respiratori accessori.
ESPIRAZIONE
rilasciamento muscoli inspiratori→ diminuzione volume cavità toracica→ diminuzione volume
polmoni → diminuzione negatività pressione endopleurica-→ grazie al gradiente di pressione l’aria
esce fino a che pressione intrapolmonare eguaglia la pressione atmosferica.
Al termine dell’inspirazione il diaframma si rilassa, i visceri vengono spinti verso l’alto. I muscoli
espiratori sono i muscoli della parete addominale, intercostali interni. Sono di importanza
fondamentale per l’aumento dei volumi d’aria espirata nell’esercizio fisico. Sono inoltre
indispensabili per permettere processi come la tosse.
Spirometria: i volumi d’aria inspirata ed espirata fanno innalzare e discendere una campana
capovolta e sospesa da pulegge, parzialmente immersa in un cilindro a doppia parete con
l’intercapedine piena d’acqua. Il moto della campana è trasmesso a un sistema scrivente.
L’ampiezza delle deflessioni indica i volumi inspirati ed espirati, sia la velocità di salita e discesa
delle deflessioni. Il volume corrente è di circa 500 ml. Il volume d’aria che oltre al volume corrente
può entrare nei polmoni in un’inspirazione massimale è chiamata volume di riserva inspiratoria e
ammonta a 2,5 L circa. Il volume di riserva espiratoria è circa 1,3 L mentre il volume residuo è fra
1-1,5 L.
La capacità funzionale residua corrisponde al volume d’aria che è presente nei polmoni al termine
dell’espirazione, in un soggetto che respiri tranquillamente. L’entità della CFR è un dato
particolarmente importante perché corrisponde al volume dell’aria alveolare che partecipa agli
scambi gassosi con il sangue. Si tratta del volume d’aria al quale effettivamente l’organismo può
attingere per le esigenze della respirazione tissutale. Al termine dell’espirazione, a muscolatura
respiratoria rilasciata, il volume dei polmoni, dipende dal bilancio tra forze di retrazione del
parenchima, che tendono a portare il polmone al suo volume di equilibrio e le forze che tendono a
far assumere alla gabbia toracica il suo volume spontaneo di riposo. La CFR corrisponde al 40%
della capacità vitale.
Alterazioni della capacità funzionale residua producono variazioni del rapporto tra essa e il volume
corrente. Se le forze di retrazione del parenchima si indeboliscono, come può essere per una fibrosi,
la CFR diventa più grande e il rinnovamento dell’aria più lento, con minor riduzione dell’anidride
carbonica. Se in caso di esercizio fisico , un soggetto respira a volumi correnti superiori a quelli
della respirazione tranquilla come in caso di attività fisica, la CFR è minore che non a riposo e il
volume d’aria che entra ed esce dagli alveoli ad ogni atto respiratorio è maggiore, incrementanndo
la rimozione della CO2 proveniente dal sangue.
Espirazione forzata: lo spirometro può essere utilizzato per valutare la capacità vitale forzata. Il
volume espirato forzatamente nel primo secondo (VEMS) è inversamente proporzionale alla
resistenza delle vie aeree al flusso espiratorio. Nei soggetti sani si attesta all’80%, il che significa
che al massimo dello sforzo espiratorio, l’80% della capacità vitale può essere espirata in un
secondo.
Spazio morto anatomico: volume costituito da cavità nasali, bocca, laringe, faringe, vie aeree che
non sono tappezzate da alveoli, fino ai dotti alveolari. Ammonta a 150 ml.
Ventilazione polmonare: corrisponde al prodotto del volume corrente per il numero di atti
respiratori al minuto. In un adulto di circa 70 Kg, una ventilazione polmonare di 6L/min,
corrispondente a un volume corrente di 0,5 ml e a una frequenza respiratoria di 12 atti per minuto.
La ventilazione polmonare può aumentare sia per aumento della frequenza respiratoria che della
profondità di ogni singolo atto. All’aumento del livello di attività fisica, in un soggetto sano
incrementa la profondità degli atti respiratori fino a un vole di circa 2/3 della capacità vitale
( massima quantità d’aria che può essere mobilizzata dal sistema respiratorio. È proporzionale alla
statura e al grado di allenamento all’esercizio. Da 4 a 8 L. Si riduce con l’età)
Cavità pleurica: contiene liquido pleurico. Tappezzato da mesotelio. Il liquido interno ha uno
spessore di 10-20micron e ha elettroliti simili al plasma. Il liquido si forma per filtrazione dai
capillari sottopleurici, soprattutto i capillari che vascolarizzano la pleura parietale, il cui equilibrio
di Starling è spostato maggiormente verso la filtrazione rispetto ai capillari che vascolarizzano la
pleura viscerale. Circa l’80% del riassorbimento avviene grazie a plessi linfatici. Le variazioni di
volume della cavità toracica nel ciclo respiratorio vanno di pari passo con corrispondenti variazioni
ddel volume e della pressione nel polmone, nelle vie aeree e nel cavo pleurico. In quest’ultimo la
pressione è di circa -4 mmHg.
Le proprietà elastiche del parenchima polmonare fanno sì che i polmoni, tendano a ridurre il proprio
volume espellendo 3-4 L d’aria precedentemente contenuti, fino a conservare un volume residuo
d’aria di circa 300 ml. La parete toracica invece tende a un ritorno elastico verso un volume
maggiore. La pressione all’interno del cavo pleurico diventa negativa.
Le forze elastiche del parenchima polmonare esercitano, una trazione sul foglietto pleurico viscerale
che riveste il polmone, tendendo a distaccarlo da quello parietale. Allo stesso modo, l’azione della
muscolatura inspiratoria, tende a staccare il foglietto pleurico parietale da quello viscerale. Queste
forze tendenti a dilatare lo spazio pleurico sono comunque inferiori alle forze di aspirazione del
liquido pleurico che producono l’adesione a ventosa del polmone alla parete della cavità toracica.
Non potendo avere il distacco dei due foglietti pleurici, si instaura tra essi una pressione negativa
rispetto a quella atmosferica.
Pneumotorace→ le forze di aspirazione del liquido pleurico possono essere neutralizzate con
scomparsa dell’effetto di adesione a ventosa, se viene meno la tenuta d’aria della cavità toracica.
Una lesione può provocare una breccia nella parete toracica. I due foglietti pleurici perdono il
vincolo meccanico fra essi esistente a causa delle trazioni esercitate in direzione opposta dal
parenchima polmonare e dalla parete toracica. Il polmone si ritrae e diventa inadatto alla
respirazione.
Versamento liquido di origine infiammatoria→ nel cavo pleurico può accumularsi liquido che
determina il divaricarsi dei due foglietti.
CONCETTI CHIAVE
• il polmone è paragonabile a una massa gelatinosa sospesa per gli apici e adagiata sul
diaframma. Per l’elevato contenuto di tessuto elastico e per la tensione superficiale
all’interfaccia aria-liquido tende a collassare (forza di retrazione elastica).
• Per mantenere il polmone espanso (disteso) devono essere applicate al suo esterno, una forza
negativa al suo esterno (rappresentata dalla pressione endopleurica), il cui valore a
equilibrio del sistema toraco-polmonare (capacità funzionale residua) è di – 5 cmH2O. O
una forza positiva all’interno, rappresentato dall’aria pompata nelle vie aree per esempio
durante la respirazione artificiale
• lo spirometro permette di misurare i volumi d’aria che il soggetto inspira e espira.
• La cavità toracica è anch’essa elastica, se non vi fosse la forza di retrazione del polmone,
avrebbe un proprio volume d’equilibrio superiore a quello che presenta in vivo a capacità
funzionale residua. Una diminuzione di volume da quello d’equilibrio provoca una tendenza
della gabbia toracica all’espansione, mentre un aumento di volume una tendenza alla
riduzione dello stesso, in entrambi i cassi verso il volume d’equilibrio.
• Ogni volume del sistema toraco-polmonare dipende dall’interazione (o somma algebrica) tra
la tendenza del polmone al collasso e la tendenza della parete toracica all’aumento
• in condizioni d’equilibrio (CFR) la parete toracica sviluppa una forza che mantiene distesi
gli alveoli contrastandone la forza di retrazione elastica. A propria volta il polmone si
oppone all’espansione della gabbia toracica. Per volumi polmonari diversi da quello
d’equilibrio, l’interazione tra le due forze è : di segno opposto (per valori inferiori a quello
di equilibrio ) o dello stesso segno (per volumi superiori).
• L’individuo, a termine di un’espirazione normale, assume un volume d’equilibrio
rappresentato dalla capacità funzionale residua.
• Un volume del sistema toraco-polmonare diverso dalla CFR è instabile e dev’essere
mantenuto o attivando i muscoli respiratori o bloccando le vie aeree.
• Partendo da volume polmonari superiori alla CFR, l’espirazione è sempre passiva
(dispendio energetico muscolare nullo), mentre partendo da volumi uguali o inferiori
alla CFR, è sempre attivando
• Partendo da volumi polmonari superiori alla CFR, l’inspirazione è sempre attiva e richiede
contrazione muscolare con dispendio di energia, mentre partendo da volumi polmonari
inferiori alla capacità funzionale residua, è passiva.
• Durante l’iperventilazione (lavoro muscolare, dispnea), poiché il volume corrente è elevato,
è in parte attiva anche l’espirazione.
• Quando le vie aeree sono aperte e il flusso d’aria è zero, la pressione alveolare è zero, per
cui la pressione transpolmonare è uguale e contraria a quella endopleurica. + 5 cmH2O.
L’alveolo polmonare e le piccole vie aeree sono mantenute distese dalla pressione negativa
endopleurica o positiva transpolmonare (esprime la forza di retrazione elastica del polmone).
• La pressione transtoracica mantiene espansa la gabbia toracica. Si ottiene come : P
endopleurica – P barometrica. Poiché la pressione barometrica è convenzionalmente 0
mmHg, se i muscoli sono rilasciati, la pressione transtoracica sarà sottoposta alla sola azione
della pressione pleurica negativa (che si oppone all’espansione della gabbia toracica). Se i
muscoli sono attivati, la pressione transtoracica sarà data dalla somma della forza sviluppata
dai muscoli respiratori e dalla pressione pleurica. Nell’inspirazione, la forza contrattile dei
muscoli inspiratori (pressione negativa) si aggiunge alla pressione negativa endopleurica
aumentandone la negatività. Nell’espirazione , la forza dei muscoli espiratori è positiva e
riudce la pressione endopleurica.
• Per mobilizzare l’aria dall’ambiente verso gli alveoli e viceversa, devono essere vinte tre
diverse resistenze: resistenza elastica del sistema toraco polmonare (polmone e parete
toracica), resistenza inerziale dovuta al cambiamento di stato riposo/movimento della
parete toracica, e la resistenza che l’aria incontra nel percorrere le vie respiratorie.
• Flusso/volume: il flusso d’aria inspiratorio massimo al 50% della Capacità vitale forzata, è
maggiore rispetto al flusso espirator a causa della compressione dinamica delle vie aeree.
• Compressione dinamica delle vie aeree: le vie aeree prive di sostegno cartilagineo, quindi
risentono dell’aumentata pressione esercitata al loro esterno durante l’espirazione forzata
(compressione) e tendono a collassare, creando una riduzione progressiva del flusso. Il
punto delle vie aeree nel quale, durante l’espirazione forzata, la pressione interna equivale a
quella pleurica è detta equal pressure point EPP, e si sposta durante questa fase espiratoria
dalle vie aeree centrali a quelle periferiche.
Il metodo di Fowler è una tecnica che permette di valutare lo spazio anatomico valutando la
frazione d’azoto che viene inspirata ed espirata. Si misura l’azoto iniziale all’inizio dell’espirazione
e inizialmente è zero, poi aumenta fino ad arrivare ad un plateau. Da dove arriva? Dall’aria che
aveva già nei polmoni e quando questa raggiunge un plateau si dice che questa era l’ultima aria che
era a livello alveolare. Lo spazio morto fisiologico è l’insieme dello spazio morto anatomico e
degli spazi alveolari che per problemi di perfusione, non partecipano agli scambi. Nel polmone
normale, il numero degli alveoli in cui non avvengono scambi è molto ridotto. Quindi lo spazio
morto fisiologico, in un soggetto sano corrisponde allo spazio morto anatomico.
Lo spazio morto fisiologico si misura con il metodo di Bohr, che valuta il volume polmonare che
non elimina anidride carbonica.
EQUAZIONE DI BOHR: il volume espirato Ve è formato da volume dello spazio morto Vd +
volume alveolare Va . Ve= Vd+ Va
La qtà di anidride carbonica espirata= quantità di CO2 che viene dallo spazio morto , ossia uguale a
0, sommata alla quantità di CO2 proveniente dagli alveoli. Essendo la quantità di un gas volume x
concentrazione ne deriva che.
VeCe= VdCd (=0) + VaCa) → VeCe= VaCa → VeCe= (Ve – Vd)Ca
quindi Vd/ Ve = Pa – Pe / Pa
Il rapporto fra volume spazio morto e volume totale è uguale alla pressione a livello alveolare della
CO2 meno la pressione di CO2 nell’aria espirata diviso per la pressione di CO2 a livello alveolare.
Se ad esempio la frazione è 0,3 ; significa che il 30% del volume totale è costituito da spazio morto.
SCAMBI GASSOSI ALVEOLO POLMONARI
Composizione dell’aria e dei gas nelle varie zone del polmone
• ARIA INSPIRATA: è costituita da 21 % di Ossigeno e 80% di Azoto e 0,04% di Anidride
Carbonica. La pressione totale esercitata da questa miscela di gas è detta pressione
barometrica e a livello del mare è di 760 mmHg. Posta qua convenzionalmente a zero. Le
pressioni parziali saranno date da quelle percentuali riferite a 760 mmHg e per l’ossigeno è
150 mmHg, per la CO2 ha un valore trascurabile di 0,3 mmHg.
• ARIA ALVEOLARE: negli alveoli la temperatura è di 37° C. In condizioni di riposo la
pressione totale della miscela dei gas è identica a quella atmosferca ma qua è satura di
vapore acqueo, il quale ha una pressione di 47 mmHg. Le percentuali di ossigeno, azoto e
anidride sono diverse rispetto a quelle dell’aria atmosferica. Il sangue che attraversa i
capillari polmonari assume continuamente ossigeno, diminuendone laa concentrazione negli
alveoli e cede anidride, aumentandone la concentrazione negli alveoli. A causa di questi
scambi la concentrazione di O2 scende a 15%, mentre quella di CO2 sale a 5%, con ampie
variazioni individuali.
• ARIA ESPIRATA: La concentrazione di ossigeno è di 16%, più alta di quella alveolare
perché torna indietro quella dello spazio morto. Mentre quella della CO2 è di 4 %.
La PO2 alveolare è di circa 100 mmHg, mentre quella nel sangue venoso è di crca 40 mmHg.
L’ossigeno passa dagli alveoli al sangue. Al contrario la pCO2 è di circa 46 mmHg nel sangue
venoso e passa nell’alveolo dove è circa 40 mmHg. Mentre per l’ossigeno gli scambi sono legati a
un gradiente pressorio di 60 mmHg, per la CO2 essi avvengono per un gradiente pressorio di soli 6
mmHg (tuttavia è garantita la diffusione perché la costante di diffusione della CO2 è 20 volte quella
dell’ossigeno)
• Lo spessore della membrana alveolo capillare è inversamente proporzionale allo spessore
della membrana stessa. Ad esempio se è presente liquido edematoso provoca una diminuita
diffusione
• L’area della superficie di scambio è di circa 70 m2. Può diminuire in caso di enfisema.
Quando l’area diminuisce di 1/3 o ¼, gli scambi gassosi sono ostacolati anche in condizioni
di riposo.
La qtà di sangue presente nei soli capillari polmonari a ogni istante ammonta a circa 60-140 ml. In
condizione di esercizio fisico si può arrivare anche a 1000 ml.
A) In condizioni di riposo: la PO2 aumenta rapidamente, in soli 0,25 s su un tempo di transito
di circa 0,75 secondi
B) In vecchiaia: per ispessimento della membrana alveolo capillare, si ha un modesto
ispessimento e l’equilibrio si raggiunge in tempo maggiore.
C) Durante l’esercizio fisico: il sangue refluo dal muscolo che arriva con l’arteria polmonare ha
una pO2 molto bassa mentre la pressione alveolare di Ossigeno è aumentata grazie
all’iperventilazione da sforzo. Contemporaneamente, il notevole aumento della perfusione
polmonare all’ingresso del polmone causano un forte incremento della velocità e della
massa ematica nel polmone.
TRASPORTO DEI GAS NEL SANGUE
nel sangue, ossigeno e anidride carbonica possono essere trasportate in soluzione fisica, legate a
molecole trasportatrici o in forma combinata. La qtà di ossigeno trasportato legato all’emoglobina è
preponderante rispetto alla quota fisicamente disciolta. Al contrario, l’anidride carbonica è
trasportata sotto forma di ione bicarbonato.
La quantità di un gas disciolto in un liquido dipende da due fattori: la pressione parziale del gas e il
coefficiente di solubilità del gas nel liquido, ossia quanti millilitri di gas sono disciolti in 1 ml di
solvente quando la P è di 1 atm.
Trasporto dell’ossigeno: l’O2 che passa dall’aria alveolare al sangue viene trasportato in due
forme: combinato all’Hb o fisicamente disciolto, solo il 2%. L’emoglobina è una cromoproteina
tetramerica e ogni tetramero porta legato un gruppo eme in grado di legare una molecola di
ossigeno. Oltre all’ossigeno, è in grado di legare una quota di anidride prodotta dal metabolismo
cellulare. I quattro gruppi eme presenti nella molecola di Hb identici fra loro sono protoporfirine
con al centro un atomo di ferro bivalente. L’ossigeno si lega allo ione ferroso in una reazione
chiaamta reazione di ossigenazione, senza cambiamento di valenza. Se lo ione diventa ferrico
trivalente, l’Hb prende il nome di metemoglobina. Ciò porta a una minore capacità di trasportare
l’ossigeno perché il legame con lo ione ferrico è molto più stabile e l’O2 ha più difficoltà a essere
ceduto.
[Carbossiemoglobina: lo ione ferroso presente nel gruppo eme presenta un’affinità per il
monossido di carbonio molto maggiore che per l’ossigeno. Il monossido di carbonio si può legare
già a bassissima concentrazione. Per questo risulta altamente tossico.]
La concentrazione di emoglobina varia con l’età, passando da un valore di circa 20 g/100 ml di
sangue nel neonato a 13 g/100 nell’adulto (12 g/100 nella donna).
L’ossigeno si lega velocemente e in modo reversibile a Hb secondo la reazione.
4O2 + Hb ←→ Hb(O2)4
La percentuale di saturazione dell’Hb viene calcolata dalla formula: %saturazione= qtà
ossiemoglobina/capacità ossiemoglobina x 100.
Dato che la CO2 in soluzione si trova sotto forma di acido carbonico, la presenza di CO2 influenza
notevolmente il pH, a causa della dissociazione di tale acido:
CO2+ H2O⇌
→ H2CO3⇌
HCO3+ H +
durante una ripetuta contrazione di un muscolo ad alta attività metabolica, localmente ci sarà un
aumento della pressione parziale di CO2, della temperatura vagale e una riduzione per produzione
di CO2 del PH (tramite dissociazione dell’acido carbonico). Si sposta la curva a dx e l’emoglobina
cederà più facilmente ossigeno.
L’effetto Haldane prevede che il legame dell’ossigeno all’emoglobina renda il sangue più acido e
quindi faciliti lo spostamento dell’anidride carbonica dal sangue agli alveoli. L’emoglobina resa più
acida rende più difficile il legame con l’anidride carbonica, liberando maggiore quantità di CO2.
Inoltre l’aumento di acidità dell’Hb fa si che venga rilasciato un maggior numero di ioni idrogeno.
Questi combinandosi con ioni bicarbonato formano dapprima acido carbonico, poi acqua e CO2,
favorendone così il rilascio a livello alveolare.
La mioglobina è una proteina monomerica che possedendo un solo gruppo eme può legare una sola
molecola di O2. La curva della mioglobina è spostata verso sx rispetto a quella dell’emoglobina.
Ossia a parità di pO2 , la mioglobina riesce a raggiungere un valore di saturazione superiore a
quello dell’Hb.
Trasporto dell’anidride carbonica: la CO2 prodotta dal metabolismo cellulare giunge ai polmoni
veicolata dal sangue e viene eliminata nell’ambiente. Nel sangue la CO2 viene trasportata in tre
forme principali:
• in soluzione fisica: circa il 5%
• sotto forma di ione bicarbonato HCO3- : circa il 90%
• come composti carbaminici: formati per interazione della CO2 con i gruppi aminici
dell’emoglobina o delle proteine plasmatiche.
La concentrazione dell’anidride carbonica nel sangue arterioso è di circa 48 ml / 100 ml. Man
mano che attraversa i capillari sistemici, il sangue acquisisce circa 4 ml di CO2/100ml. Un
incremento del 10% della concentrazione dell’anidride nel sangue venoso. La CO2 diffonde dai
tessuti al sangue arterioso durante il suo passaggio attraverso i capillari sistemici e si divide 1/10 al
plasma e 9/10 agli eritrociti. Nel globulo rosso, il 60% della CO2 viene trasformata in ione
bicarbonato grazie all’idratazione dell’anidrasi carbonica. L’aumento conseguente di ioni H+ fa si
che l’Hb rilasci ossigeno.
L’elevata pCO2 dei tessuti determina la diffusione del gas verso il sangue arterioso. La CO2
forma acido carbonico nei globuli rossi, una piccola parte rimane nel plasma e l’’altra parte
forma composti carboaminici.
La CO2 non ha difficoltà ad attraversare la membrana plasmatica poiché molto liposolubile. Si
trasforma in acido carbonico tramite anidrasi carbonica. Questo enzima si trova nell’emazia, nel
tratto renale, nel tratto gastroenterico, nel muscolo e nel SNC. La fuoriuscita di HCO3 e perdita del
gradiente elettrochimico viene compensato dall’ingresso di ioni cloro. Questo shift è un trasporto
facilitato chiamato EFFETTO HAMBURGER. L’idrogenione che viene formato viene tamponato
dall’emoglobina, alla base dell’’effetto BOHR, che consiste in uno spostamento a dx della curva di
saturazione, una diminuita affinitià dell’HB per l’ossigeno e la cessione ai tessuti da parte
dell’emoglobina di una maggiore quantità di ossigeno a parità di pO2.
IPERCAPNIA: s’intende l’aumento della pressione parziale di CO2 nel sangue arterioso. La
condizione è causata dall’incapacità di eliminare l’anidride carbonica al ritmo in cui viene prodotta,
questo induce un aumento della P alveolare della anidride carbonica. La ritenzione acuta di CO2
causa acidosi attraverso un’aumentata formazione di acido carbonico. L’acidosi deprime la
contrattilità cardiaca. Le alterazioni acido-base si riflettono sul sistema nervoso centrale sia per
effetto delle variazioni della concentrazione degli idrogenioni nel liquido extracellulare cerebrale,
sia per alterazioni al flusso e alla permeabilità che causano edema.
RAPPORTO VENTILAZIONE/PERFUSIONE
se tutta l’aria inspirata venisse distribuita uniformemente ad alveoli di ugual volume e con uguale
flusso ematico, allora la ventilazione sarebbe massimalmente efficace nell’arterializzare il sangue
venoso misto. Questo modello però non tiene conto delle anastomosi arterovenose/shunt
anatomici come:
• vene bronchiali che trasportano sangue venoso e sfociano nelle vene polmonari
• vasi di Tebesio che raccolgono il sangue venoso dal circolo coronarico e sfociano nel
ventricolo sx.
La presenza di questi shunt contribuiscono a far diminuire la pO2 di qualche mmHg.
Nel polmone reale la ventilazione alveolare e il flusso sanguigno capillare non sono distribuiti in
modo uniforme. In molti casi alcune zone del polmone sono ben ventilate ma non altrettanto perfuse
e viceversa. L’indice che tiene conto della ventilazione e dell’irrorazione polmonare è detto
rapporto ventilazione/perfusione V/Q.
La ventilazione è la qtà d’ara che raggiunge il polmone in un minuto e la perfusione è il flusso
ematico al minuto attraverso il circolo polmonare e corrisponde alla gittata cardiaca. In condizioni
di riposo, la ventilazione alveolare si considera pari a 4 l d’aria al minuto, mentre la perfusione è 5 l
al minuto. Il rapporto è pertanto 0,8.
Gli alveoli alla base
del polmone sono più
compressi di quelli
apicali ma si
espandono di più
grazie ai muscoli
respiratori.
Analogamente, nella
parte basale la
pressione interna è
maggiore della regione apicale, quindi la perfusione aumenta dall’apice verso il basso. I due
parametri non diminuiscono in parallelo, altrimenti il loro rapporto sarebbe costante. Come
evidenziato, la ventilazione diminuisce lentamente
mentre il flusso ha una diminuzione brusca.
CONCETTI CHIAVE
• gli scambi gassosi avvengono secondo gradiente di pressione dei gas respiratori.
• Diffusione rispetta la legge di Fick basandosi su geometria della barriera e proprietà chimico
fisiche della barriera e della molecola.
• Nel sangue la maggior parte dell’ossigeno è legato all’Hb.
• La saturazione per l’ossigeno del sangue arterioso è un indice della percentuale dell’Hb che
ha legato l’ossigeno. La quantità di ossiemoglobina è in funzione della pressione parziale
dell’ossigeno nel sangue.
• Un cambiamento dell’affinità dell’Hb provoca uno spostamento della curva di saturazione.
A dx diminuisce l’affinità, a sx aumenta come in caso di aumento del pH, diminuzione 2,3
difosfoglicerico o temperatura. Spostamenti a dx come durante attività fisica, portano a una
diminuita affinità.
• Il 60% della CO2 è trasportato come acido carbonico.
CONTROLLO NERVOSO DELLA RESPIRAZIONE
Il respiro è prodotto dalla scarica ritmica dei motoneuroni che innervano una serie di muscoli
respiratori. Questa è a propria volta determinata da impulsi nervosi che ritmicamente provengono da
centri sopraspinali che possono essere regolati da variazioni di pO2 e pCO2 e dalla concentrazione
di idrogenioni H+.
I muscoli respiratori sono innervati da motoneuroni situati nel midollo cervicali C4-C8 e toracico
T1-T7. Questi motoneuroni sono a proprio volta innervati da fibre provenienti dal bulbo e dal
midollo spinale cervicale. Qua sono infatti presenti neuroni con attività inspiratoria e espiratoria
denominati centro generatore ritmo respiratorio CR. Tramite attivazione e inibizione reciproca,
danno origine al susseguirsi di atti inspiratori e espiratori.
Nei mammiferi superiori, l’attività dei differenti muscoli respiratori è controllata soprattutto da
circuiti neuronali localizzati nella parte inferiore del tronco dell’encefalo. Due strutture rivestono
particolare importanza: il gruppo respiratorio ventrale (vicino al nucleo ambiguo) e il gruppo
respiratorio dorsale (in prossimità del nucleo del tratto solitario).
La ritmogenesi respiratoria segue la seguente sequenza:
- inspirazione viene attivata
- viene generato un pattern inspiratorio
- l’inspirazione viene inattivata in modo reversibile
- l’inspirazione viene inattivata in modo irreversibile
- l’espirazione viene attivata
- l’espirazione viene inattivata
come nel resto del SNC, il glutammato è il più impo neurotrasmettitore eccitatorio e GABA e
glicina gli inibitori.
SCHEMI MOTORI
1. Inspirazione: viene regolata dall’attività a rampa dei motoneuroni che innervano i muscoli
inspiratori, la quale induce una crescente contrazione del diaframma, abbassamento e
aumento dei diametri anteroposteriore e laterolaterale della gabbia toracica.
2. Post inspirazione: viene definita espirazione passiva, ed è legata alla forza di ritorno delle
fibre elastiche del parenchima polmonare. Vengono attivati i muscoli adduttori delle corde
vocali vere (cricoaritnoideo laterale e aritenoideo trasverso) la cui adduzione aumenta la
resistenza al flusso d’aria in uscita
3. Espirazione attiva: contrazione dei muscoli espiratori, muscoli intercostali interni e
addominali. Si ha la riduzione del volume del polmone e un aumento della pressione
endoalveolare che ha come conseguenza la formazione di un gradiente pressorio verso
l’esterno.
Il centro apneustico è situato nel ponte e se stimolato determina un tono inspiratorio sostenuto nel
tempo e intervallato da brevi espirazioni che viene definito apneusi. La funzione dinamica di questo
centro nel ciclo respiratorio è quello di fornire la massima profondità e durata dell’inspirazione,
mentre la frequenza dei cicli respiratori e la profondità dell’espirazione sono regolate dal centro
pneumotassico.
Il centro pneumotassico si trova nel ponte. La sua stimolazione inibisce l’apneusi. Regola la
ventilazione in una serie di funzioni vegetative e si ritiene che le cellule che lo compongono
controllino soprattutto la profondità del respiro sulla base delle variazioni della pCO2.
TOSSE: inizia con una profonda inspirazione a glottide beante, si verifica poi, a glottide chiusa una
contrazione dei muscoli espiratori che determina un aumento della pressione endoalveolare. A
questo punto la glottide si apre bruscamente e i gas vengono proiettati verso l’esterno con una
velocità di 300 m/sec. Esplosione molto utile per eliminare i corpi estranei adesi alla mucosa
laringea e tracheobronchiale. La tosse, come lo starnuto, è un fenomeno riflesso che nasce da una
stimolazione di recettori presenti nella laringe e nella biforcazione tracheale.
Alcalosi respiratoria: è una diminuzione primitiva nella pressione parziale dell’anidride carbonica.
Le cause sono un aumento della frequenza o del volume respiratorio (iperventilazione) o di
entrambi. La forma può essere acuta o cronica. La forma acuta è caratterizzata da crampi, parestesie
e sincope. L’iperventilazione si ha come risposta fisiologica a ipossia, acidosi metabolica, aumento
delle richieste metaboliche, dolore o ansia. A livello cardiovascolare il corpo cerca di tenere il più
possibile elevata la pressione dell’ossigeno a livello alveolare. In queste condizioni estreme viene
aumentata la frequenza e la gittata cardiaca.
Adattamento: viene anche chiamata acclimatazione. Durante questo periodo viene prodotto un
ormone chiamato eritropoietina per promuovere lo sviluppo di nuovi globuli rossi a livello del
midollo osseo. Si assiste a un aumento dell’ematocrito, si migliorerà la capacità di trasporto
dell’ossigeno con conseguente aumento di viscosità. Si assisterà inoltre a un aumento di capillari e
riduzione della superficie di sezione delle cellule. Nelle cellule si abbassa la produzione di 2,3
fosfoglicerato, molecola che sposta verso destra la curva di saturazione dell’Hb. In questo modo
l’emoglobina cederà più facilmente l’ossigeno ai tessuti.
Il QR è un valore legato all’attività metabolica e viene considerato un dato fisso. Quindi se scende
pO2, deve essere ridotto anche la pCo2 mediante iperventilazione: eliminando più CO2 si avrà una
pressione alveolare di O2 più elevata. Viene anche aumentata la sensibilità dei chemocettori.
Quando si ha iperventilazione, il pH sale e i reni iniziano a eliminare più bicarbonato. Salendo in
alta quota si riduce la densità dell’aria, pertanto diminuiscono le resistenze. Viene attuata la
broncocostrizione cosicché posso aumentare il lavoro.
A livello muscolare, si ha un aumento del 20% del dispendio energetico totale. Pertanto viene
attuato il metabolismo anaerobico e si ha produzione di lattato con conseguente acidosi.
A livello della diffusione, si ha vasocostrizione ipossica che a monte genera ipertensione a livelo
polmonare. Aumentano le resistenze vascolari e pertanto i ventricoli devono lavorare più
pesantemente ( ipertrofia ventricolare).
Apnea immersione: nell’apnea senza attrezzature il soggetto inspira il più possibile per portare il
sistema verso la capacità polmonare totale e immettere la maggiore quantità di ossigeno possibile.
L’individuo crea un vero e proprio bagaglio di ossigeno con l’inspirazione massimale. Non
ventilando la pressione parziali dell’ossigeno negli alveoli diminuisce col tempo poiché il passaggio
dell’ossigeno al sangue non si arresta. Al contempo l’anidride carbonica sale poiché non fuoriesce
con l’espirazione e nel sangue è sempre presente per via del metabolismo che continua ad essere
attivo. Si inizia a ridurre la saturazione dell’emoglobina e si abbassa la concentrazione di ossigeno
nel sangue. Si assiste anche a una dying response che comporta vasocostrizione periferica e il
sangue viene dirottato ai distretti vitali.
I professionisti attuano iperventilazione in modo da far aumentare la pressione parziale
dell’ossigeno negli alveoli e ridurre la pressione parziale di anidride carbonica.
Il problema dello scendere in profondità è l’aumento della pressione del gas. Quando aumenta il
livello di azoto si può avere la cosiddetta EBREZZA DEGLI ABISSI.
Inoltre aumenta la pressione dell’ossigeno, si arriva fino a 250 ml per litro di sangue e può essere
altamente tossico per la produzione di radicali liberi dell’ossigeno. Uno degli stratagemmi che viene
messo in atto è quello di ridurre la porzione di ossigeno nella miscela che si va a somministrare in
immersione.
Malattia da decompressione: è un disturbo in cui l’azoto, disciolto nel sangue e nei tessuti per
l’elevata pressione, forma bolle gassose quando questa diminuisce. Le bolle di gas comportano:
dolore articolare, dolori cutanei ed effetti alla circolazione. L’approccio terapeutico usato è la
camera iperbarica. La terapia di ricompressione comporta la somministrazione di ossigeno al
100% per diverse ore in una camera sigillata a pressioni superiori a 1 atm.
La terapia di ricompressione comporta 4 effetti sul sangue che possono risultare utili nel trattamento
delle lesioni da immersione:
- aumento concentrazione di ossigeno
- diminuzione concentrazione di azoto
- diminuzione concentrazione CO
- diminuzione bolle gassosa.
a livello dei capillari si ossigena, quindi diventa un acido più forte e libera ioni idrogeno; mentre in
periferia nei capillari sistemici avviene il contrario, essendo deossigenata tampona la maggior parte
degli ioni idrogeno che vengono dal metabolismo.
ACIDOSI RESPIRATORIA
la ventilazione non elimina la CO2 prodotta dal metabolismo. La pCO2 nel sangue sale e produce
un acidosi respiratoria. Questo è dovuto a una diminuzione della frequenza respiratoria e/o del
volume respiratorio (ipoventilazione). Le cause di ipoventilazioni comprendono:
- condizioni che ostacolano il centro respiratorio del SNC
- condizioni che alterano la trasmissione neuromuscolare
- pneumopatie ostruttive, restrittive e parenchimali.
I sintomi comprendono cefalea, confusione, inquietudine, sonnolenza.
ALCALOSI RESPIRATORIA
scende la pressione parziale del diossido di carbonio, aumenta il pH. Le cause sono un aumento
della frequenza o del volume respiratorio (iperventilazione) che può essere causato da ipossia
(altitudine), ansia, intossicazione da aspirina.
ACIDOSI METABOLICA
è l’accumulo di acido a causa di:
- aumento della produzione di acidi o ingestione di acidi (chetoacidosi come conseguenza del
diabete o dell’alcolismo)
- ridotta escrezione di acidi
- perdita renale o gastrointestinale di HCO3- (insufficienza renale)
ALCALOSI METABOLICA
è un incremento primitivo del bicarbonato HCO3- associato o meno a un aumento compensatorio
della pressione parziale dell’anidride carbonica. L’alcalosi è caratterizzata dall’accumulo di
bicarbonato a causa di:
- perdita di acidi
- somministrazione di alcali
- ritenzione renale HCO3-
indipendentemente dalla causa iniziale, la persistenza dell’alcalosi metabolica indica che il rene ha
aumentato il riassorbimento di bicarbonato.
EQUAZIONE DI HENDERSON-HASSELBACK