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1. Lavoisier: l'importanza della massa Fin dall’antichita 'umanita ha utilizzato procedimenti di natura chimica, me I’estrazione dei metalli a partire dai loro minerali, la cottura del vasellame ¢ la produzione del pane. Le scoperte che si andavano accumulando erano frutto dell'intuizione dei singoli e solo nel XVII secolo, con Robert Boyle, si inizid a osservare i fenomeni in modo sistematico, che permettesse di giungere a una conoscenza pid approfondita della costituzione della materia. Al chimico francese Antoine Laurent Lavoisier (1743-1794) si deve l’impiego in ambito scientifico di uno strumento che in quegli anni raggiungeva un’ele- vata sensibilita: la bilancia, Grazie alla determinazione minuziosa delle masse in gioco durante le combustioni, Lavoisier fu in grado di dimostrare che Varia @ una miscela. In essa sono pre in grado di mantenere la combus ione e La r respirazione e costituisce il rimanente 80%. Ancora grazie all’uso della bilancia, Lavoisier osser vo che, in tutti i fenomeni chimici, la materia non viene mai creata, né distrutta, ma @ semplicemente soggetta a delle trasformazioni. Questa osservazione pud essere considerata come la prima legge della chimica ed @ nota come legge di Lavoisier o legge della conservazione della massa: In pratica, in qualsiasi reazione chimica si ritrova alla fine tutta la massa che si aveva all'inizio. Ovvia- mente, per poter verificare questo fatto, si deve tener conto della massa di tutti i reagenti e di tutti i pro- dotti, Quando bruciamo un pezzo di legno e osservia- mo la piccola quantita di cenere rimasta, ci sembra che questa legge non sia rispettata, Un’analisi pit ac- curata, che prenda in considerazione tutti i reagenti, consente perd di confermare che la massa totale si conserva: la massa del legno e dell’aria consumata @ infatti uguale alla massa della cenere, del fumo e degli altri prodotti della combustione (Figura 1). stn Verifica della legge di Lavoisier. 1. 318 g dirame, dopo aver reagito con una certa quan- tit di zolfo, hanno prodotto esattamente 478 g di solfuro di rame. Quanto zoifo @ stato usato? 2. Come abbiamo visto nel'esempio, Yossido di mereurio per riscaldamento si decompone in mercurio © ossige- no. Quando si iscaldano 46,5 g di ossido siottengono 40,1 g di mercurio. Quanto ossigeno viene prodotto? enti due sostanze: una, che chiamé ossigeno, spirazione, pari al 20% dell'aria totale; l'altra, che fu chiamata azoto, non permette né la combustione né la Figura 1 Se si fa awenire la combustione in lun ambiente chiuso, si osserva che durante il processo la massa non varia, esempi Se facciamo reagire 6,3 g di rame metalico (Cu) con 3,2 9 di polvere di zolfo (5), otterremo esattamente 9,5 g di un soldo: il solfuro di rame (Cus): au + s > cus 639 329 459 Da due elementi - rame e zolfo — si é ottenuto un composto completamente diverso — il solfuro di rame-, mala massa totale dopo la reazione chimica si @ conservata Se invece riscaldiamo in una beuta un composto solido, l'ssido di mercurio (HgO), di colore rosso, dopo un certo tempo po- tremo osservare la formazione di un liquide metalico lucente: il mercurio, Se pesiamo la sostanza prima e dopo la reazione, osserviamo che la massa totale é diminuita Che cosa @ successo? La legge di Lavoisier non é pi valida? Pro- vando a realizzare l'esperimento in una beuta munita di pallon- cino per raccogliere il gas che si forma, 'ossigeno, verficheremo che la massa prima e dopo la reazione rimane costante. Analogamente a quanto accade per la materia, si é osservato che anche I’ener- gia, nol trasformarsi da una forma all’altra, si conserva. Attomo alla meta del XIX secolo venne formulata la legge della conservazione dell’energia, secondo la quale: in una trasformazione, la somma delle energie del sistema e dell‘ambiente @ uguale prima e dopo la trasformazione stessa. Questa legge pud sembrare in contrasto con la nostra esperienza quotidiana, poiché non ci pare possibile che l’energia posseduta da una cascata d’acqua sia uguale a quella posseduta dal fiume che scorre tranquillo pochi kilometri pit a valle, In effetti 'acqua, scendendo da monte a valle, con l’energia legata al suo movimento, ha spostato sassi, ha trasportato materiali sospesi, ha prodotto calore per attrito ecc. (Figura 2). Lacqua ha dunque perso energia, ma soltan- to per trasferirla all’ambiente circostante, La quantita di energia posseduta dall’acqua all’inizio della sua corsa @ uguale alla somma di tutte le energie di diverso tipo in cui quell’energia si @ trasformata: la maggior parte @ divenuta calore, che ha provocato un modesto innalzamento di temperatura delle grandi masse interessate. Lenergia pud compiere lavoro e produrre calore. Quando l'energia compie un lavoro, si produce sempre anche una certa quantita di calore. Vicoversa, il calore prodotto da una certa quantita di energia non pud mai essere riconver- tito integralmente in lavoro. Per questo motivo il calore viene considerato una forma “degradata” di energia. Quando si dice che l’energia si @ degradata a calore, si intende che ha assunto una forma ‘disordinata’, ossia non pitt adatta a essere sfruttata per compiere lavoro. La trasformazione dell’energia e il suo scambio tra sistema e ambiente ® un fenomeno comunissimo nelle reazioni chimiche. In un’esplosione, per esempio, l’energia chimica contenuta nei reagenti si tra sforma in energia termica ¢ in energia cinetica delle masse di gas messe in rapido movimento. Cosi, grazie al motore a scoppio (Figura 3), V’energia chimii della benzina assicura il movimento a una moto. Anche se in maniera meno vistosa, un processo analogo avviene nel nostro organismo, in cui l’energia chi- mica contenuta negli alimenti viene trasformata nelle forme pitt adatte per il suo utilizzo attraverso varie reazioni chimiche che complessivamente prendono il nome di metabolismo. Le reazioni chimiche che awengono con cessione di ener- gia all‘ambiente sono dette esoergoniche (esotermiche se viene ceduto solo calore), Poiché, come si ® detto, durante una trasformazio- ne lenergia totale si conserva, sono esoergoniche tutte quelle reazioni nelle quali i reagenti forma- no prodotti di contenuto energetico complessivo pit basso. Figura 2_ 7 sa Lacqua di un torrente durante il suo percorso perde energia, che viene perd trasferita all'ambiente circostante. Fig LLesplosione della benzina trasforma Fenergia chimica delle sue molecole in energia cinetica delle molecole dei gas che si formano, Pud verificarsi, tuttavia, anche la situazione opposta, in cui i prodotti hanno ntenuto energetico maggiore di quello posseduto dai reagenti. In questi casi Ja reazione, per avere logo, deve assorbire energia dall’esterno. one endoergonica @ la fotosintesi clorofilliana, pro- nergia (energia luminosa), le pian- Je carbonica in ossigeno e gluco- Un tipico esempio di re cesso nel quale, grazie all’assorbimento di te sono in grado di convertire acqua e anidr sio (Figura 4) 3. La conservazione di massa ed energi. una legge piu generale Abbiamo visto che nelle reazioni chimiche la materia e l'energia si conserva- no, ma cambiano il loro modo di presentarsi. Agli inizi del XX secolo, il fisico tedesco Albert Einstein (Figura 5) dimostrd che massa ed energia sono se cemente aspetti diversi della stessa realta e che, soprattutto, sono convei Puna nellaltra. In particolari condizioni, infatti, la materia pud sparire, venendo pero bilancia- ta dalla comparsa di energia. La quantita di energia che si forma e la quantita di materia che scompare sono correlate dall’equazione di Einstei - massa wee —_vE= mie —_ qm Ei note dove cé una costante, che nel SI vale 3,00 - 10° m - s~! Si & verificato sperimentalmente che pud avvenire anche il processo op- posto, in seguito al quale l'energia si converte in massa. Si assiste cio? alla formazione di materia che sembra apparire dal nulla, mentre scompare una quantita corrispondente di energia. Anche in questo caso la quantita di massa che appare e quella di energia che scompare sono correlate dall’equazione di Einstein. Queste interconversioni sono evidenti nelle reazioni nucleari, quelle cio® che comportano la trasformazione della parte pid interna degli atomi. Nei processi nucleari, in effetti, le due leggi di conservazione della massa e dell’energia che abbiamo incontrato nei paragrafi procedenti non sono pitt valide. Grazie all’equazione di Einstein @ perd possibile riformularle com- binandole in un’unica legge di conservazione di massa ed energia, secondo la qual Anche la grande quantita di energia prodotta dal Sole deriva da reazioni nucleari (fusione nucleare): una parte della sua massa viene distrutta, ma al suo posto vi berata una elevatissima quantita di ene: gia (Figura 6), che consente al Sole di brillare ¢ a noi... di vivere. La quantita di materia che viene convertita in ener- gia dal Sole (4,3 - 10° kg ogni secondo) ® spaventosamente grande per le quantita a mo abituati sulla Terra, 1 irrisoria se si considerano le sue dimensioni. Chi teme che possa consumarsi troppo velocemente pud stare tranquillo: il Sole pud continuare a brillare per altri cinque miliardi di anni. Bisogna comunque tener presente che, nelle reazioni chi- miche nelle quali l’atomo conserva la propria identita, non si deve far ricorso a questa legge. Per esempio, la quanti di energia che viene liberata nella combustione di 1000 kg di legna, corrisponde alla trasformazione di una parte del- la sua massa in energia termica; in effetti, si trasformano in energia circa 5 - 10° g di legna, una frazione che non pud essere rilevata da nessuna bilancia in grado di pesare 1000 ky ne Energia in continua formazione Il nostro pianeta riceve solo il 4,7 - 10% del'energiairadiata dal Sole. Quanta ener- gia artva ogni secondo sulla Terra dal Sole, considerando che nello stesso tempo esso converte 4,3 « 10° kg di materia? + Soluzione Con la formula dell'equivalenza_massa- energia si calcola energia prodotta dal Sole ogni secondo: E=m-c2=4,3-10?kg-(3,0- 108 ms? = =3,9- 10°) della quale arriva sulla Terra il 4,7 wero: 10%, Si stima che, nel corso di tutto il 2005, i consumi energetici del'intero Pianeta siano stati di 6,5 - 10", corrispondenti dunque a1 36% dell'energia che ogni secondo ariiva sulla Terra dal Sole! conservaz di massa ed energia the conservation of mass and energy law Figura 6 “3 Con il progetto internazionale del reattore ITER si vuole riprodurre in modo controllato la fusione nucleare, 3. Quanta energia si pud ottenere dalla conversione totale di 1,0 di materia? 4. Proust: la costanza della composizione nei composti La bilancia, che si era dimostrata l’arma vincente per Lavoisier, divenne presto uno strumento di uso comune in tutti i laboratori. Nel 1806, il chimico francese Joseph-Louis Proust, dopo una vasta serie di prove condotte su molti campioni di composti, formulé la legge delle proporzioni definite o della costanza della jone, secondo la quale: Ovviamente, le quantita che reagiscono sono anche quelle che poi si ritrove ranno presenti nel composto, secondo quanto afferma Ja legge di Lavoisier. Lacqua, per esempio, 2 sempre composta dall’88,8% di ossigeno e dall’11,2% di idrogeno (Figura 7). Cid significa che 11,2 g di idrogeno richiederanno per reagire sempre 88,8 g di ossigeno e che, produrranno 100,0 g di acqua. In altre parole, le quantita reciproche dei due elementi che reagiscono non possono essere casuali, ma devono rispettare una ben precisa proporzione, detta rapporto di combinazione, che nel caso di ossigeno e idrogeno & di circa 8 a1. Se, per esempio, con 11,2 g di idrogeno facessimo reagire una quantita di ossigeno superiore, poniamo 95,9 g, la quantita di 2 ¢ si formerebbe sarebbe sempre la stessa, 100,0 g, solo che in questo caso 7,1 g di ossigeno non prenderebbero parte alla re La composizione di un composto 0, il che é lo st zione degli clementi che lo formano, sono dunque costanti, mentre variano da composto a composto. Cosi, in un campione di sale comune (cloruro di sodio, NaCl), sia che lo si ottenga dall’acqua marina, sia che provenga da depositi di salgemma, sia che venga prodotto artificialmente in laboratorio, si riscontrera sempre che la massa de! cloro 2 circa una volta e mezza quella del sodio (Figura 8) Limportanza applicativa della legge di Proust consiste nel fatto che, a partire dal rapporto di combinazione, si possono calcolare le quantita di reagenti che occorre usare per ottenere la quantita desiderata di prodotto. 0, il rapporto di combina- rier Creek terres Prien) ‘idrogeno (9) exie70() | aoa | ogee essigeno. || sodio(g) | cloro(@) | sale (a) ao fg) residuo (0). 1,0 79 8,9 tS = 1,0 1,54 2,54 2,0 15,8 17,8 z 2,0 3,08 5,08 3,0 23,7 26,7 = 2 3,0 4.62 7.62 1,0 99 89 = 2.0 2.0 1,54 2,54 79 89 1,0 2,54 Figura 8 Anche nella formazione di acqua e di sale (cloruro di sodio), i composti che meglio conosciamo, i reagenti sono utilizzati completamente solo se le loro quantita rispecchiano il rapporto di combinazione:altrimenti, parte di uno dei due non reagisce ‘se prendiamo in considerazione la reazione trail rame (Cu) ¢ lo zolfo (5), possible verficare che, modificando le quantita dei reagenti, il loro rapporto di combinazione rimane comunque invariato. Se uno dei due reagenti & presente in quantita superiore rispetto al rap- porto di combinazione la parte in eccesso non reagisce. Se infatti 6,3 g di Cu reagiscono esattamente con 3,2 9 di S per dare 9,5 g di GuS, calcola che cosa si otterra facendo reagire 10,0 g di Cu con 3,2 9 di. *Soluzione Puoi vedere che le quantita di zolfo usate sono uguali in entrambi i casi, per cui si otterra la stessa massa di CuS. Nel secondo caso la quantita di ame non utilizzata sard 10,0~6,3=3,7 9 cu(@) s@ CUS) Curesiduo (g) S residuo (9) 63 = 32 95 100 = |32 95 37 44. In base al rapporto di combinazione che ti é stato fornito nell’esempio, completa la tabella calcolando che cosa si 0 due casi proposti. cag) COrrEcxc teoria atomica 3 atomic theory Figura 9 La teota di Dalton spiega le leggi rcavate sperimentalmente, potizzando che la materia sia costituita da atomi 5. Dalton: la teoria atomica ‘Tutte le leggi ponderali, basate cio® sulle masse delle sostanze coinvolte in una reazione, scoperte trovarono un’interpretazione comune nella teoria ato- mica elaborata dal chimico inglese John Dalton (1766-1844). Egli, rifacendosi all'idea del filosofo greco Democrito (V secolo a.C.), asseri che le leggi scoperte da Lavoisier e da Proust potevano essere spiegate se si ammetteva ch 1, tutta la materia @ costituita da atomi inalterabili e non divisibili in parti pit piccole; 2. tutti gli atomi di un elemento sono uguali tra loro e hanno la stessa massa, mentre atomi di elementi diversi hanno masse diverse 3. nelle reazioni chimiche gli atomi si uniscono e si dividono gli uni dagli altri, ma non vengono né creati, né distrutti, né divisi in parti pid piccole, né convertiti in atomi di altro tipo; 4. gli atomi doi vari elementi si uniscono in rapporti costanti per formare le molecole; 5. gli atomi di due elementi possono combinarsi in rapporti diversi per formare differenti composti, Come si vede, il punto 3 spiega esaurientemente la 2 Cy @ legge di Lavoisier, Se gli atomi, in una reazione, non % % ve possono essere distrutti né creati, essi potranno sol- tanto separarsi gli uni dagli altri per poi ricombinarsi clementi diversi hanno atomi ai differente massa in modo diverso. Gli atomi, dunque, non cambiano né vi 6 una variazione nelle loro masse, per cui la massa totale delle sostanze che reagiscono deve es- % @ ®2.9 sere uguale alla massa totale delle sostanze che ven- % —- gono prodotte: proprio come era stato osservato da Pe 2 Py Lavoisier. Il punto 4 da una corretta interpretazione della legge di nelle reazioni gh atomé costituenti i reagenti Proust: se infatti @ costante il numero degli atomi che St pomblinavo in an sade nove si legano per dare un composto, deve essere costante (a composizione costante di un composto si sp anche il rapporto tra le masse degli elementi che lo eo- stituiscono, Se, per esempio, un atomo di un elemento reagisce sempre con due atomi di un altro elemento formando un composto la cui molecola é formata da tre atomi, il rapporto tra le masse degli elementi rea- genti deve essere sempre lo stesso (Figura 9). Il punto 5 spiega una regolarita che Dalton stesso scopri nel corso delle esperienze: la legge delle pro- porzioni multiple. Essa 8 Vargomento del prossimo iega con i tto che le molecole che lo compongono sono tutte ugualt : le miele ch le compen. leu fe Paragrafo diversi composti degli stessi element! sono caratterizzati da molecole con differenti numeri di atomi 6. La legge delle proporzioni multipl gli stessi elementi formano composti diversi Grazie alle molte analisi eseguite, i primi chimici si erano accorti che due clementi potevano formare composti diversi. Carbonio e idrogeno potevano formare sia il metano, sia l’etilene oppure ossigeno e idrogeno potevano dar luogo ad acqua o ad acqua ossigenata, ‘Tra le varie proprieta che differenziavano le coppie di composti, la composi- zione era la pitt evident, Dalton si aspettava che i diversi rapporti di combina- zione dovessero mostrare una relazione ben precisa, Confrontando le quantita dei singoli element presenti in ciascuno dei composti, il chimico inglese trovd infatti che esse mostravano una chiara regolarita, che descrisse nella legge delle proporzioni multiple: Metano ed etilene, per esempio, sono costituiti esclusivamente da carbonio € da idrogeno, presenti perd in proporzioni diverse. Si pud infatti ricavare sperimentalmente che 14,37 g di idrogeno reagiscono con 85,63 g di carbonio per produrre 100 g di etilene, Tenendo presente la composizione percentuale del metano riportata nella Tabella 1, si pud calcolare quanto carbonio sara ne- cessario per produrre metano con quella stessa quantita di idrogeno. Abbiamo: 25,13 : 74,87 = 14,37 : x X= 42,81 Occorreranno dunque 42,81 g di carbonio per produrre metano con 14,37 g di idrogeno. Vediamo dunque che la stessa quantita di idrogeno richiede 42,81 g di carbo- nio per produrre metano e 85,63 g di carbonio per produrre etilene. Se faccia~ mo il rapporto tra le due masse di carbonio otteniamo: esprimibile anche come 1: 2. 1 valore trovato indica che la quantita di carbonio combinata con l'idrogeno nell’etilene @ doppia di quella che, nel metano, é combinata con la stessa massa di idrogeno. Cid é spiegabile solo se gli atomi di carbonio contenuti nella mo- lecola di etilene sono il doppio di quelli contenuti nella molecola di metano: le formule di etilene e metano ricavabili da questa semplice considerazione possono essere rispettivamente C,H, ¢ CH, (Figura 10). metano 14,379 di 42,819 di carbonio 7 etilene 14,379 di 85,63 9 di carbonio - g proporzioni multiple multiple labella1 Composizione percen- tuale di metano ed etilene omen! ene Figura to IWapporto tra le quantita di carbonio combinate con la stessa massa di idrogeno é espresso da numer inter. II rapporto tra gli atomi di carbonio presenti nella molecola di etilene € quelli presenti nella molecola di metano é rappresentato dagli stessi numeri: nelletilene gli atomi carbonio sono il doppio. “La caldaia killer: un legame Per formare CO, 42,88 g di carbonio reagiscono con 114,20 g di pericoloso” 2 ossigeno, Sela stessa quantita di carbonio reagisce con 57,12 g le cosiddette morti bianche sono di ossigeno, siformano 100,00 g di CO. Quest valor rispettanc la morti per asfssia, dovute al'intos- legge delle proporzioni multiple? Puoi dimostrario? sicazione da monossido di carbonio (CO), La causa pus essere una caldaia *Soluzione che brucia combustibile in carenza di Rappresentiamo graficamente la situazione delle masse interessate. ossigeno per la mancanza di pulizia -— periodica dei condotti. La reazio- ossido 42,88 9 57.129 ® ne di combustione, normalmente, di carbonio dic dO produce CO; (diossido di carbonio, 1 nnoto anche come anidride carbo- eS a nica). Quando perd la quantita di ossigeno presente & inferiore ——gigssido 22.884 [raze proprio del CO,, al suo posto si produce CO. Questo composto @ altamente tossico, perché si lega all’emoglobina, la molecola che trasporta lossigeno nel sangue, ‘prendendo il posto’ del‘os sigeno: un legame cosi stabile che in breve tempo impedisce il ‘ trasporto di ossigeno nell’organismo. cossigeno presenti nel CO sono +. di quell present nel CO, Si ricava che il rapporto tra le masse di ossigeno combinate con la stessa quantita di carbonio & espressa da numer interi: gli atori di 5. Quali accorgimenti sara ne- cessario prendere per evitare ‘ grav percol dela proc = 7, Dalton e la massa degli atomi: una scelta zione di CO nelle abitazioni? 6. Anche il piombo, come i arbitraria carbonio, si lega con diver- si rapporti di combinazione Nella sua teoria atomica, Dalton prese in considerazione la massa degli ato- con I'ossigeno. 207,2.9 di piombo silegano @ 16,009 di ossigeno per mi come criterio per distinguere un elemento dall’altro. Viste le dimensioni n gioco, era impensabile determinare la massa di un singolo atomo con una dare PbO (monossido di —-misura diretta, ma, a partire dalle quantita di due elementi che reagivano, era piombo).Fiflet!sulrappo- _possibile calcolare la massa di un atomo del primo rispetto a quella dell’altro. todicombinazioneecalco- _§} sapeva, per esempio, che l’acqua conteneva solo idrogeno ¢ ossigeno. Dalton Lo grag ie ae e formata da un atomo feagscono per dare FeO, lt ossigeno e da uno di idrogeno e giunse a stabilire che la massa di un atomo (dicssido di piombo). di ossigeno fosse 5,66 volte quella di un atomo di idrogeno. Misure successive, f Wey in base alle quali risultava che Ia massa dell’ossigeno contenuto nell’acqua era 7 volte maggiore di quella dell'idrogeno, lo portarono ad affermare — ancora erro- noamente! ~cho un atomo di ossigeno pesava come 7 atomi di idrogeno (Figura 11). Poiché lidrogeno risultava presente in molti composti e sempre in quantita p basse rispetto a quelle degli altri elementi, Dalton ritenne che il suo atomo do- vesse essere il pitt piccolo. Scelse pertanto la massa dell’atomo di idrogeno come riferimento e le attribui valore unitario (massa atomica dell'idrogeno = 1 unita). In tal modo lo scienziato poté stabilire una tabella di masse atomiche relative e di masse molecolari relative, partendo dalla composizione dei composti e dal presunto numero di atomi presenti nelle loro molecole | thi, erste det stm ne ee a one eso ae “massa dell'atomo a A ipotizzd, erroneamente, che ogni molecola di acqua fc Figura 11 = Un atomo di ossigeno pesa, secondo velativa __ 9 ™.a.T, my a Dalton, 7 volte di pid di un atomo di “a I" t peen7 nto A EeMsrie o tt Le masse relative, atomiche o molecolari, derivando da un rapporto, sono dun- que dei numeri adimensionali, cio’ non riferiti ad alcuna grandezza (Figura 12). Per esempio, attribuire massa atomica relativa 4 all’azoto significava, nelle intenzioni di Dalton, semplicemente che la massa di un atomo di azoto era uguale a quella di quattro atomi di idrogeno. Confrontando i valori trovati da Dalton con quelli attuali si notano delle no- tevoli discrepanze, dovute, oltre che all’approssimativita delle condizioni di lavoro, anche al fatto che il chimico inglese partiva in alcuni casi da presup- posti errati, Egli infatti, oltre che all’acqua, aveva attribuito una compo: errataanche all’ammoniaca (NH, anziché NH,) ¢ al metano (CH, anziché CH, ). Aldilla della correttezza dei risultati, si deve comunque riconoscere a Dalton il grande merito di aver aperto una strada per la misura delle masse degli atomi. 8. Gay-Lussac: reazioni tra i gas Agli inizi del secolo XIX, il francese Joseph Louis Gay-Lussac si dedicd allo studio delle reazioni chimiche in fase gassosa (Figura 13) ottenendo risultati per quell’epoca sorprendenti sui rapporti di combinazione tra le sostanze. Gay-Lussac trovd, per esempio, che quando idrogeno e ossigeno reagiscono per formare acqua allo stato gassoso, il volume di idrogeno 2 esattamente doppio di quello dell’ossigeno. 11 vapore acqueo che si forma occupa un volume uguale a quello dell'idrogeno e doppio di quello dell’ossigeno. Per esempio, 1 L di ossigeno reagisce con 2 L di idrogeno e si producono 2 L di vapore acqueo: 2 di idrogeno +1 L di ossigen 2 L di vapore acqueo Analogamente, egli trovd che tale regolarita tra i volumi @ rispettata anche nella formazione dell’acido cloridrico e dell’ammoniaca: 1 Ldi idrogeno +1 L di cloro = 2 L di acido cloridrico 3 L di idrogeno +1 L di azoto =2 L di ammoniaca Visto che il comportamento a cui davano luogo i gas nelle reazioni era di ca- rattere del tutto generale, Gay-Lussac fu indotto a descriverlo nella legge dei volumi di combinazione (Figura 14): acide clovidrico I rapporti trovati tra i volumi dei gas reagenti potevano essere spiegati ammet- tendo che gli atomi dei diversi elementi occupassero uguali volumi e accet- tando che l’acqua e l'ammoniaca avessero formula rispettivamente H,O e NH,. Non era chiaro, perd, come potessero prodursi i volumi osservati per i prodotti, poiché si ottenevano volumi doppi rispetto a quelli prevedibili. Ai 1 e st 9. Avogadro: la teoria atomico-molecolare In realta, la teoria atomica di Dalton ¢ i risultati di Gay-Lussac si trovavano in perfetto accordo, La soluzione dell’apparente contraddizione venne trovata nel 1811 dal fisico italiano Amedeo Avogadro, il quale intui che i gas studiati non sono formati da atomi, ma da loro aggregati, le molecole. Questa considerazione, ovvia peri composti, si doveva applicare, secondo Avogadro, anche agli elementi gassos In pratica, la parte pid piccola con cui idrogeno si presenta, non é 'atomo di idrogeno, ma la sua molecola, formata da due atomi (H,). Lo stesso discorso vale per tutti gli elementi gassosi. Avogadro considerd dunque biatomiche anche le molecole di ossigeno (0,), azoto (N,) e cloro (Cl,). Partendo dalle considerazioni del chimico svedese Jans Jacob Berzelius, il quale riteneva che tutti gli atomi occupassero uguali volumi, formuld una nuova ipotesi, nota come principio di Avogadro: Con questo principio, i rapporti osservati da Gay-Lussac tra i volumi di gas di una reazione si spiegano perché le molecole biatomiche degli elementi si rom- pono ¢ danno luogo a un numero doppio di molecole di prodotti (Figura 15). | tdrogeno La distinzione proposta da Avogadro nel 1811 tra atomo e molecola passd quasi inosservata. In quel momento i chimici non gli prestarono particolare attenzione, in quanto erano pid interessati ad analizzare un numero crescente di nuove sostanze, attivita questa realizzabile indipendentemente dalle con- vinzioni a proposito degli atomi. Negli ci della prima meta del XIX secolo, parlando delle reazioni chimiche, gli scienziati fanno ricorso a un ventaglio di termini usati come sinonimi: volume, particella, corpuscolo, molecola elementare, molecola integrante, atomo ecc. Tale insieme di termini, elaborati su basi diverse e per usi differenti ma mai definiti in modo rigoroso, contribuivano a far interpretare in modo errato l'affermazione di Avogadro. Per molti chimici, infatti, la rottura delle molecole degli elementi veniva interpre- tata come rottura dei loro atomi. Re massa atomica ‘ relativa relative atomic mass massa molecolare relativa relative molecular mass pz ieee oS eas Figura 15. Idrogeno, ossigeno, azoto e cloro, allo stato aeriforme, hanno molecole biatomiche e, a paritd di temperatura pressione, accupano lo stesso volume, Liambiguita fra i termini “atomo” e “molecola”, oltre a determinare il rifiuto della teoria molec lare di Avogadro, provocd V'inconveniente che per uno stesso composto venivano proposte formule dol tutto diverse (Figura 16). La situazione diven- tava paradossale quando due elementi davano pi di un composto: l'acqua e l'acqua ossigenata eran rispettivamente HO e HO, per alcuni ¢ H,O e H,O, (o anche OH) per altri. Figura 16, Nella prima meta dell’Ottocento, la confusione tra le formule «era totale (i! laboratorio di Liebig, stampa dell epoca) ‘Quando si fanno reagire, in opportune condizioni, 2 Ldi cloro con 3 L di ossigeno si ottiene un gas che occupa, nelle stesse condizioni, tun volume di 2 L. Qual é la formula del composto, considerando che sia il coro sia 'ossigeno hanno molecole biatomiche? ee ee 4° 1/2 ? |) wee e) [e8) ie?) |) prodotti é necessario che ogni molecola del gas ottenuto abbia lo stesso rapporto che si osserva trai volumi dei reagenti, owero 2 a 3. Vice Ilvolume dei prodotti é uguale a quello del coro, per cui anche il numero totale delle molecole » | oe deve essere uguale a quelle del cioro. Perché tutti gli atomi dei reagenti si ritrovino anche tra i ¥. & 10. Cannizzaro: la differenza tra atomo e molecola tutte le Nel 1858, il chimico italiano Stanislao Cannizzaro (Figura 17) risols¢ dispute ancora in corso a favore della distinzione proposta da Avogadro tra ato- mo e molecola. Ne utilizzd anche il principio che descrive i volumi occupati da gas diversi per la determinazione di masse atomiche e molecolari Basandosi sulla densita degli elementi gassosi, sulla densita dei loro composti gassosi ¢ sulle loro composizioni percentuali, Cannizzaro fu in grado di de- terminare le masse atomiche di molti elementi con valori apprezzabilmente vicini a quelli utilizzati oggi (Tabella 2). Nel 1860 ebbe luogo a Karlsruhe il primo Congresso Internazionale di Chimi- ca, con la partecipazione di tutti i pitt importanti chimici del tempo. In quella occasione, venne finalmente stabilita la differenza tra “atomo” e “molecola”, secondo le affermazioni di Avogadro. Fu anche accettato il metodo di Canni = zaro per la determinazione delle masse atomiche e molecolari ¢ venne adot- (oa eer peps rors tata la simbologia introdotta da Berzelius per la rappresentazione dei simboli Avogadro. chimici 11. Mendeleev: la tavola periodica degli elementi La grande mole di studi condotti per definire le leggi ponderali aveva eviden- ziato, dopo il XIX secolo, molte somiglianze tra alcuni elementi. Per questo motivo, essi vennero riuniti in “famiglie naturali”, come quella dei “metalli alcalini”, formata da sodio, litio e potassio, o quella degli “alogeni”, costituita da fluoro, cloro bromo e iodio. Nel 1869, il chimico russo Dmitrij Ivanovié Mendeleev (Figura 18) propose una classificazione degli elementi allora conosciuti basandosi sia sulle loro caratteristiche fisiche sia, e soprattutto, sul loro modo di reagire con ossigeno e cloro. Dopo averne determinato la massa atomica con il metodo di Cannizzaro, egli ordind i 63 elementi noti per massa atomica crescente, disponendoli in colonne e allineandoli quando presentavano proprieta simili Apparve evidente che le proprieta degli elementi si ripetevano con regolarita periodica e ordinata, per cui tale disposizione prese il nome di tavola perio- dica degli elementi Il successo del lavoro di Mendeleev, che ha costituito il punto di partenza per giungere alla versione attuale del “sistema periodico”, ® legato ad alcune intuizioni: * le colonne non devono necessariamente avere tutte la stessa lunghezza; + per determinare l’ordine di successione degli elementi, vanno privilegiate le loro proprieta chimiche, anche la dove esse contrastino con la progressione dalle rispettive masse alomiche; * possono esistere elementi non ancora scoperti. I risultati positivi ottenuti da Mendeleev appaiono evidenti se si analizza la sua tavola periodica (Figura 19). Per esempio, elemento con massa immediatamente superiore a quella dello zinco allora conosciuto era l'arsenico. Esso non presentava somiglianze né con Valluminio né con il silicio (situati, nella colonnaa fianco, nelle righe subito sotto a quella dello zinco), mente rivelava forti analogie di comportamento con azoto ¢ fosforo (entrambi sulla riga ancora sottostante). Mendeleev scelse di allinearlo a questi ultimi elementi, lasciando due spazi vuoli. Intui infatti che dovevano esistere due elementi, non ancora scoperti, che avreb- bero dovuto trovare appropriata sistemazione sotto lo zinco a fianco rispettivamente dell’alluminio e del si: licio. Tali previsioni furono puntualmente confermate nel 1875 e nel 1886, con la scoperta del gallio (massa atomica 69,7) e del germanio (massa atomica 72,6). Anche Vinversione nella disposizione di iodio ¢ tel- Jurio & dovuta alla priorita data da Mendeleev alla re attivita degli clement, vale a dire allo loro proprieta chimiche, rispetto all’ordine della massa atomica. I tellurio, infatti, pur avendo una massa atomica supe- riore a quella dello iodio, ha comportamento analogo a quello del selenio, In questo mado anche lo iodio tro- va corretta collocazione accanto al bromo. Negli anni successivi, Mendeleev ricorse a una nuova disposizio- ne, ottenuta scambiando le righe con le colonne, dalla wola periodica ci Mendelsex. quale nascera attuale tavola periodica degli element. Hg = 200 Au =1977 12. La tavola attuale: ancora proprieta periodiche Oggi sappiamo che le proprieta chimiche, che avevano guidato Mendeleev nella stesura della prima classificazione moderna degli elementi, sono dovute alla parte pit esterna degli atomi. Nella zona periferica, gli atomi sono co: tuiti soltanto da elettroni. I loro numero @ diverso da elemento a elemento ed @ proprio la loro quantita e disposizione ad assicurare tutta la varieta dei comportamenti che gli elementi della materia presentano, Nella tavola attuale, gli elementi sono ordinati in base al numero progressi- vo dei loro elettroni. Per la composizione della tavola si @ mantenuta la di- sposizione degli elementi in colonne, chiamate gruppi, e in righe di diversa lunghezza, chiamate periodi. Cid ha consentito di riunire nei gruppi elementi con disposizioni elettroniche simili e che per questo hanno comportamenti chimici che si assomigliano. In altre parole “le famiglie naturali” di elementi conosciute gia da lungo tempo hanno trovato spiegazione proprio nella distri- buzione degli elettroni. Pit in generale, gli elementi sono riuniti in tre grandi categorie: metalli, non- metalli e semi metalli (Figura 20). on [| \u te | Bic Na | mg | a | si K Ca | se Ti v cr | mn Fe Cu | Zn | Ga | Ge ic sr i eS Ru = Rh | Pd | Ag | Cd In | Sn | Sb || ee | te uf] m | w|re|os| | m|]au|ng| n| | o ac ae | nt | ob | so | Bh | Hs | mt | Ds | Rg | Uub | Wut | Uuq | Yup | Uuh | | ce | Pr | nd | pm | sm | eu | cd | to vy | Ho Bim) pu] th | pa) U | Np Pu| Am. cm| Bk Cf | Es | Fm| Md) No | tr Tmetall sono lucent, condacono calore ed elettricitie tendono a perdere elettroni_) I metalli sono i pid abbondanti e sono caratterizzati dal’aspetto lucente e dalla Figura 20 — capacita di condurre corrente elettrica e calore. Sono raggruppati nella parte Disposizione degli element nella tavola sinistra della tavola, al di sotto di una diagonale che fa da confine, e sono co- Pe" odiea attuale stituti da atomi che perdono facilmente elettroni. I non-metalli, al contrario, sono buoni isolanti e sono formati da atomi con buona capacita di attrarre elettroni di altri elementi. Occupano la parte in alto a destra della tavola periodic Isemimetalli, infine, raggruppati attorno alla linea di confine, hanno proprieta intermedie, grazie alle quali sono diventati i materiali di base dell’industria clettronic

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