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LA TRADIZIONE DEGLI STUDI TIPOLOGICI IN 1TALIA

(2002)

Nel 1945, all'indomani della Liberaz ione, gli architetti italiani più impegnati affrontano la
ricostruzione con il prob~a, tra gli altri , di capire quale tipo di modernità deve contribuire
I
culturalmente alla ricostruzione del paese , se quella dei CIAM o altre correnti moderne - non
identificabili con il Movimento moderno ortodosso. L~ nea di modernità viene identificata , a
~ilano , in continuità con il razionalismo tra le due guerre e, in part1c6lm-e-;-n~l--pe-rrsiero-di
co loro che ne sono ritenuti i padri , Edoardo Persico e Giuseppe Pagano , mentre a Roma , graz ie

I alla presenza di Bruno Zev i, si apre soprattutto una linea di ricerca legata all'architettura
organica ~~ ~iero di Franlc Ooyd Wright. -- - -
r,,_ _ ·~S-'-' In seguito alle vicende legate alla ricostruzione del paese nel dopoguerra e allo sviluppo della
A , '..,,;t; cultura architettonica in Europa, che vede la crisi delle istanze teoriche del Movimento Moderno
~,,~;~ e di que l versante del funzionalismo che interpreta il tipo ediliz io come elemento direttame nte
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Dl"-ièTTO"i° pone ali' attenzione del dibattito il pro~
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finalizzato alla costruzione della città, alla fine degli anni Cinouanta Ernes to Nathan Rogers
~ Ila continuità del progetto con la storia, rispetto
'-'{,,;s~ - .J alle forme fisiche storicamente determi n ate della città e dell'ambiente.
CCN7 ,\.Il;i_ ~ Nel dicembre 1953 Ernesto N. Rogers assume la direzione della rivista "Casabella", a cui
Tt:. e.~A aggiunge il sottotitolo continuità, che corris__Qondeall'intento programmatico della rivista . Il
~
~ ~'
~ progetto è ambizioso: per ~ ers la professione deve diventare cu ltura , e l'obie ttivo è quello di
-t<:.i<:.--:~,
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ridefinire il concetlo di modernLtà, mettendone in discussione quel principio di unità àiìeora
ostinatamente inseguito dai CIAM. Inizia dunque quel «risveglio» di cui ha parlato Tafuri nella
2
sua Storia dell 'architettura italiana : vengo n o valutate e ripropos te le molteplici differenze

interne dell'esperienza moderna, eliminando i pregiudizi verso le div erse tradizioni della cultura
3
europea e avviando una riflessione sul progetto moderno distinta dal linguaggio modern ista,
che segnerà l' impegno delle generazioni future.
Fra il 1954 e il 1959 "Casabella-co.,ntinuità" e il Movimento di Studi per l'Architettu ra di

-
4

- ---
Milano prom uovono un dibattito sul rinnovamento del significato p iù p~fondo dell'arch itettura
-
moderna in rapporto all 'ambi~te, alla cultura e alla tradizione. In quest'ottica, la teorii delle
\;preesistenze ambientali di Rogers affron ~[ architettura come fatto costruito, con un metodo
~ eh~ tenta di rappresentare empiricamente nel linguag~ architettonico i caratteri emb Ìematici
5
del contest ~ recuperandone gli aspetti materici_ di colore e d'immagine • In ambito milanese ,

1
I CIAM (Congrè s lnternational d ' Architetcrure Moderne ) vengono promos si a partire dal 1928 da Le Corbusier ,
Siegfr id Giedion, Walter Gropius , Emst May , Jacobus J. Oud, Victor Bourgeois e altri tra i principali esponenti del
Movimento moderno. Nel periodo tra le due guerre i CIAM si tengono a La Sarraz nel 1928; a Francoforte del 1929
(sul tema dell 'alloggio minimo ); a Bruxe lles del 1930 (sul tema del quartiere razionale ), ad Atene del 1933 (sul tema
della città razionale); a Parigi nel I 937.
2
M. Tafuri. Storia del/ 'architeuura italiana 1944-1985, Einaudi , Torino 1986, p. 6 .
3
"Casabella -continuità " pubblica pagine importanti su Auguste Perret (n. 215) e sulla Scuola di Amsterdam (n. 215,
saggio di Guido Canella) e numeri monografici dedicati a Wright (n. 227), a Loos (n. 233 , curato da A ldo Rossi ), a
van de Velde (n. 237, curato da Ernesto Roger s), a Behren s (n. 240, curato da Vittorio Gregoni).
4
Cfr. M. Baffa, C. Morandi , S. Protasoni , A. Rossari. /I Movimento di Studi per l 'Architettura, Laterza, Roma-Bari
1995.
5
Cfr. E.N. Roger s, Le preesistenze ambientali e i temi pratici contemporanei , in: "Casabella-continuità" n. 204, feb.-
mar. 1955 e Id., li problema di costruire nelle preesistenze ambientali, relazione tenuta al Comitato di srudi dell 'INU
il 23 marzo 1957, ora entrambi in: Id., Esperienza de/l 'architettura , Einaudi , Torino 1958 I, Sl<lra, Ginevra-Milano
1997 III, pp. 267-291.

121
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Ignazio ~rdella, i BBPR (Lodovico Belgiojoso , Enrico Peressutti , Ernesto N. Rogers) , Franco
!bini, Luigi _çaccia Dominioni, Vico Magistretti e altri tra i migliori architetti della prima
generazione moderna sono gli interpreti più significativi di una nuova_ nozi.9I!_
dell 'architettura .
e di "qualità"

Il postulato rogersiano della continuità induce però urw parte della cultura architettonica italiana
-
<-- --- -
a interrogarsi sulla necessità di recu2_eraregli assunti progressisti del Movimento moderno tra le
due guerre e 1 dall'altro , sulla necessità di sot.!QE_qrli
invece ad una radicale revi &one..?..aprendo un
r dibattito sulla tradizione del moderng e sull'invenzione delle tradizl!!!:!_.Una nuova ge~zione
di architett i intellettuali, peraltro quasi interamente forgiata dallo stesso Rogers , ncerc lf'nuovi
---~ :-:-:-:---:--
riferimenti al di fuori dalla linea ~el_~ovjmento moderno, nei rapporti tra architettura e società,
tra linguaggio e ideologia, nella convinzione - espressa da Aldo Rossi - che «l'architettura segue

-
6
le vicende della storia e della società e non di un'astratta continuità» . Contro la teoria
ambientalista di Rogers e il neorealismo - ma anche contro il formalismo del Movimento
moderno - si schierano quindi proprio alcuni giovani esponent i del gruppo raccolto intorno alla
redazione di "Casabella-continuità".

-
In questo quadro, all'Istituto Universitario di Architettura di Venezia , Saverio Muratori,
----------------- --
pubblicand ç_nel 1960 il risultato di un ' analisi sulla struttura urbana della città lagu nare avviata
negli anni Cinquanta (Studi per una operante storia urbana di Venezia1) promuove una serie di
studi di analisi urbana che, considerando la città come un manufatto descrivibile e
classificab ile, p3ne il problema dei rapport i del progetto con l! forma del!! città.

---:--------
~--:~- -
A partire dalle ricerche di Muratori nasce nella scuola di Venezia un filone di studi sviluppato
-
prevalentemente da_ Gianfranco C~aniggia, Aldo Rossi e Carlo_ Ay_mqnino che i~ un certo senso
inaugura una tradizione italiana di studi tipologici, impegnata nella ricerca di una~ a in grado
è_spiegare la continuità formale e strutturale della_ci.ttàJr_adìzìonale.
Assunto comune di alcune delle diverse posizioni di questo vasto versante dì ricerca è che la
città viene considerata, nella sua comp lessità, come un fatto descrivibile e classificabil ~
~na struttu ~ rma le che può es;;; compre ~ averso il suo sv iluppo stor ico contÌnuo~
Da questo punto di vista l'architettura non è considerata né come un singolo evento artistico
(come viene propos to dalle avanguardie ) né come un oggs!tto prodotto industrialmente (come
viene proposto dal Movimento moderno e dal funzionalismo) ma come un processo di
costruzione ch~ i sviluppa nel tempo dalla singola abitazione all'intera città. Quello che invece
diversifica le varie posizioni - che in seguito diventeranno vere e proprie scuole di pensiero - è il
senso in cui deve essere rivolto l' impegno teorico e metodologico di una descrizione dei fatti
urbani in relazione al progetto.
S.u un altro versante, alla fine degli anni Cinquanta nasce l'esigenza di riflettere su una nuova
dimensione del pro getto. Tra il 1960 e il 1965 si sviluppa anche una riflessione , promossa in
----- -
Italia soprattutto da Ludovico Quaron i e Giancar lo De Carlo, che riguarda il controllo
-
6
A. Rossi, Architettura moderna e tradizione nazionale, intervento al Convegno dei giovani architetti italiani a
Roma, 15-16 mag. 1954, ora in: M. Baffa, C. Morandi, S. Protasoni, A. Rossari, Il Movimenti di studi per
l'Architettura, Laterza, Roma-Bari 1995, pp. 461-463.
7
Cfr. S. Muratori, Studi per una operante storia urbana di Venezia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1960.
Sebbene Muratori abbia lavorato su questo tema nel corso degli anni Cinquanta, il testo è stato pubblicato solo nel
I 959 sulla rivista "Palladio" e in seguito in un libro dell'lstituto Poligrafico dello Stato (Roma 1960).

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dimensione che condizioneranno la cultura del progetto nei due decenni successivi.
Alcuni ex allievi e collaboratori di Ernesto Rogers si interrogano su quali siano gli strumenti
concettuali in g~ o di far fronte alla nuova dimensione del fenomeno metropolitano (Giancarlo
De Carlo e Vittorio Gregotti), sia in termini di comprensione del fenomeno , sia nei termini di un
intervento progettuale.

I cont ributi di Saverio Muratori e Gianfranco Caniggia


Negli Studi per una operante storia urbana di Venezia di Saven-0~.:±:_ dea di tipo come
struttura formale diventa l' idea centrale volta a dimostrare una continuità tra le differenti scale
dimensionali della ci à. Gli Studi di Saverio Muratori costituiscono cioè il tentativo di
\
ristabilire un rapporto fra oggetto edilizio e citj_à,• criticando l a c assificazion e tipologic•a di

-
matrice ottocentesca.
Nella dimensione storica della città , Muratori stabilisce l' importanza dello studio delle evidenze
formali costituite dai tipi edilizi e dalle loro aggregazioni , come capaci di esprimere i processi
costitutivi concreti della città, di ordine economico , politico, ambientale. Per Muratori , il tipo
non è tanto un concetto astratto quanto un elemento che gli permette di comprendere il modello
di crescita della città come un organismo vLvente cjl eJr~.J l SUQ..S igmficato m primo luogod alla
J storia. Egli ha spiegato lo sviluppo storico di Venezia attraverso una teoria che vorr~ e
J colleg are gli elementi individuali con l'intera fo_!!lla della città. Questi tipi sono stati visti come i

-
lleneratori della città e implicitamente come gli elementi che definiscono tutte le altre

-
dimensioni urbane, così, per esempio, a Venezia calli, campi e corti sono visti come elementi
---
tipici _che sono intimamente relazionati ciascuno con l'altro , e ciascuno è senza significato se
non considerato come tipo in se stesso.
--
La storia deil 'edilizia così costituita sembra essere la parte più significativa dell'opera di
Muratori , da cui però dipende un approccio deduttivo al progetto: l' idea dell'operante storia
come coincidenza tra giudiz io storico e momento della pianificazione entro la città definita
come fatto unita rio, cioè come "organismo".
Secondo Rafael Moneo 8, inoltre, il pensiero di Muratori è basato su un 'idea tipo logica come
chiave concettuale per comprendere la crescita della città, ma il suo approcc io intellettuale,

--
piuttosto idealistico e oscuro, non ha facilitato la formaz ione di una scuola. Muratori- ha
mpreso la razionalità implicita nel concetto di tipo ma non è riuscito a pro urne una
c2._ 0

sistematica spiegazione. Malgrado i suoi sforzi è rimasta una intuizione ~ ta daun ·impre c'iso e
~ --
spirituale modo di pensare.
I temi introdotti da Muratori vengono successivamente affrontati da Gianfranco Caniggia e da
- -- - -- - --
una scuola che a questi due autori si riferisce. Se...negli studi di Muratori appariva preminente il
-
tapportare i tipi ai tessuti nei quali essi erano inseriti la ricerca di Caniggia , partendo dal
g;~ osto della storicità del tipo , è orientata principalmente alla definizione del~ ggi di
Jerivazione dt:i tipi, es~ oli nuovamente dal contesto , al fine di determinarne ~ si di
evolll_zionea partire da una fol:!!@:-
base .

8 Cfr. R. Moneo, On Typology, in: "Oppositions" n. 13, Cambridge (Mass.) 1978; ed. it.: Considerazioni intorno alla
tipologia, in: Id., La solitudine degli edifici e altri scritti, voi. I, a cura di D. Vitale e A. Casiraghi, Torino 1999, pp.
15-54.

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~~I -f A'(+
r" u~""'..lt s'"''1,f
Y S t''-•Dlf+./\A) La forma della città è costituita , per Caniggia , dai modi di aggregazione dei tipi che definiscono
f.rt'-"'I t:
z.:,,€'" ,_..,
le scale dimensionali concorrenti come espansione delle categorie logiche della tipologia alle
· o<.FO <.JP.~WV~
scale superiori (dal tipo al territorio). Della storia dell'edilizia di Muratori , Caniggia accentua il
rlVt MOL:10'
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lPlC ragionamento sul tipo come sintesi a priori e ne collega i processi di formazione, sotto il profilo
fKDG.crr~ l'Ci.- culturale, alla coscienza spontanea. Ad esempio, due case costruite da due muratori del
f\C"Cc<;<,,"\~r\-A-1
coN·~l,€'rV7 e'
. T recento sono s1m1
. ·11·, pere he' sono espress .ione d.1 uno stesso concetto d.I casa , non pere h'e
tr PeRAf\N,i,us>
desumono i caratteri fisici da un unico modello. Da ciò il progetto appare , come in Muratori ,
come individuazione intenzionale del processo tipologico .
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-- P,A • A\.Tl'QV.Y
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I contributi di Aldo Rossi e Carlo Aymonino
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<µL,°v'\ •
L'a.EProccio di Saverio Muratori, che sottolinea la relazione tra gli elementi .JLJl tutto, propone
AtJ~1lr;1
tJF-Yi~ A- - un metodo di ruiali si morfologica per comprendere l'architettura della città che ha fornito le basi
:X U: f..O'i.c,rt',''\"~
I'JP.i'c _:, per lo sviluppo successivo degli studi tipologici . Nella seconda metà degli anni Sessa~ ta questi
•:; F -e V' 'N studi trovano un più sistematico e completo svil.upgQ.J.eorico soprattutto nel lavoro di Aldo
P~"';:?~
fvlf\,l~'t Rossi e Carlo Aymo~ino, i quali si distaccano notevolmente dall e _posiz ioni di Muratori ,
oR...r~'L-Q\i'l?'t::.
'l=h\.)considerate più per il loro ruolo "inaugurale" degli studi di analisi urbana che per una
f>I lh f :>< ~O'i
comunanza di assunti teorici.
Il merito della scuola di Muratori è infatti quello di aver intrapreso gli studi sui rapporti fra la
~-e---,---:-:-:~-----
tipologia edilizia e la morfologia
- - - -
ur_!?ana come storia dell'edilizia, unendo in un unico
procedimento di indagine e conoscenza l'architettura e la città.
Il dissenso, da parte di Rossi e Aymonino nasce ..e.erò laddove viene teorizzata la necessità che
.gli interventi di progettazione nell'attuale realtà urbana siano necessariamente conseguenti e
\k erivabilid a tale genere di studi, ~ me continuità logica del sapere e dell'operare.
Questa finalizzazione diretta ~'an~lisi verso il progetto d~fgnna, secondo Aymo~ la
ri echezza di osservazioni derivabili dallo s~o ~e! rapporto , in quanto elimina una serie di
nessi che si possono invece dedurre orientando gli studi urbani non come storia operante, ma
come ind ividuazione di problemi osservab ili anche parzialmente, onde dedurre leggi particolari,
non tutte (e talvolta nessuna) concorrenti ad un medesimo fine operativo, ma tutte inerenti
l' architettura.
L'eliminazione di ogni finalità di intervento operativo permette, nello studio sulla città di
9
Padova , di recuperare i fenomeni urbani come tali, dei quali è quindi possibile studiare i
co mportam enti in base a ipotesi stabilite a priori, da verificare o modificare nello studio stesso.
Questo è il fondamento della scientificità del procedimento attuato.
!&_posizio ne teorica di Ro ssi ~1\ Y!!!2nino V..§de quindi il tipo ediJizio cQ_
me la _principal e
catego ria di analisi, ma la loro posizione è del tut!o opposta rispetto ~ quella di Muratori per
~u~nto riguarda il rapporto fra studio della città e progetto , del qua le viene teorizzata la relativa
\ Xutonomia rispetto ai risultati dell'analisi ·urbana.
~- --'
Il tentativo di Rossi e Aymonino è quello di fondare una scienza urbana, non intesa però come

-
~ nz8.0 rretta ana lisi-sintesi progettuale, ma co me c~ntEi12_
uto_ alla costruzione di una teoria
della città e di una teoria dell'architettura
-identificando -
come orizzonte fisso di riferimento per il progetto,
invece la teoria del progetto con la teoria dell ' architettura.

9
Cfr. C. Aymonino , M. Brusatin , G. Fabbri, M. Lena, P . Lovero , S. Lucianetti , A. Rossi, La città di Padova , Officina
Edizioni, Roma 1970.

124
Per Aldo Rossi il metodo di lettura della città si traduce nello sforzo di descrivere i fenomeni
urbani attraverso le leggi che _questi si sonQ costruiti nella lor<?Junga storia , ritrovando i mòdelli
all 'interno della storia indipendentemente dalla loro successione temporale , intendendo così il
superamento della antinomia fra architettura antica e moderna.
Riprendendo il tema delle permanenze dagli studi dei geografi francesi Marce! Poète e Pierre
Lavedan, Aldo Rossi introduce l'idea di "monumento" come elemento stabile nel tessuto della
città. Il costituirsi della città , e quindi la sua morfologia, è visto in rapporto al p ersistere dei
monumenn.Su: piano concettuale questo si concretizza nel "locus ", nozione alquant o poe 1ca
che sintetizza il rapporto tra sito , memoria collettiva e monumento.
1
L 'analisi urbana si traduce nello studio della "città per parti" (metodologicamente tradotto
rreWarea-snrdiò ), n nunciando al tentativo, ancora presente in Muratori, di dare conto
dell'assetto globale della città.
In ognuna di ques~ · della città viene ricercato il nesso fra l'elemento primario strutturante e
glì elementi di connettivo, quali la residenza, assunta come tipologia e Hìzìac lfe-costituisGe la
città da un punto di vista quantitativo .
Aldo Rossi esclude dalla determinazione della morfologia urbana (mai peraltro definita
direttamente ma solo per rapporto) ogni riferimento alla dimensione urbana, un problema che
viene invece affrontato da Aymonimo.
Secondo Rafael Moneo , per Aldo Rossi la logica della forma architettonica sta in una
definizione di tipo edilizio basata sulla giustapposizione di memoria e ragione. L' architettura
mantiene la memoria di quei primi momenti in cui l'uomo afferma e stabilisce la sua presenza
nel mondo mediante l'attività edilizia , mentre il tipo mantiene la ragione della forma stessa. Il
tipo preserva e definisce la logica interna delle forme , indipendentemente dalle tecniche o dai
programmi funzionali - di fatto il tipo può essere considerato "funzionalmente indifferente".
Nella concezione dell 'architettura di Rossi , il corridoio, per esempio, è un tipo primordiale , esso
è indifferentemente utilizzabile al programma di una casa individuale , di una residenza
studentesca o di una scuola.
Siccome la città , o i suoi costruttori , hanno erso la loro propria memoria e hanno dimenticato il
- ----
--
valore di questi tipi primordiali e permanenti , secondo Rossi il compito degli architetti oggi è di
-contribuire alla loro riscoperta. Così la città analoga di Rossi, il silenzioso testimone, è dipinta
come un luogo in cui il tempo sembra essere congelato. Se essa è irriconoscibile come uno
specifico luogo, riempito di tipi (tipi piuttosto impuri , ma comunque tipi), la storia
dell'architettura non è altro che la sua stessa storia 1°.
Aymonino presta , in primo luogo, maggiore attenzione agli aspetti ~toric ~-urb~ i~tici ,
inCl.1v1duando ne lla modificazio ne deila fanna CQ.tllple ssiva della città un..fattor e...dete.nninante di
variazione del rapporto fra morfologia urbana e tipologia edilizia; in secondo luogo si occupa
d~llà questione della tipolo gia délla residenza per riportare sul piano teorico una riflessione sulla
"questione dell'abitazione " in chiave marxista.
11
Ne Lo studio dei fenomeni urbani Aymonino affronta il problema del rapporto fra la
morfologia urbana e la tipologia edilizia. La "ti ologia edilizia" è definita come lo studio delle
possibili associazioni di elementi per giungere ad una classificazione per tipi degli organismi

°Cfr. R. Meneo , On Typology , cit.


1
11
Lo studio dei f enomeni urbani costituisce il capitolo introduttivo del volume La città di Padova , cit., 1970.

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architettonici, mentre la "morfologia urbana" è definita da un lato come una parte riconoscibile
diC 1tla nspefto alla disposizione di alcuni tipi edilizi, dall'altro come la f9nna complessiva della
città.
Alle modificazioni della morfologia urbana concorrono anche gli aspetti dimensionali , primo fra

-
tutti il disporsi dei t1p1 edilizi residenzia li,1 ntesi come elementi determina nfì 1apefffr anenza
morfologica della struttura urbana.
----
L'ana lisi dei tipi edilizi non è limitata ai soli edifici , ma è esteso a tutti gli elementi
orgaiìizzal1vo- strutturali artificiali, intendendo quindi non solo i fabbricati ma tuffig lt- eiementi
costruiti della città: mura , viali, giarÈini, ecc. In questo vi è un'ulteriore differenza rispetto alla
p.9si_zione di Aldo Rossi, che vede il tipo soprattutto come fonna-tpo. Rossi p-one-ci oè il
c~ncetto di tipo al di fuori di ogni processualità concreta e di ~ogni reale dimensione temporale:
per lui, come per Quatremère De Quincr , i valori connaturati in un tiP2 S<:_ no e emi, e
[/
... -~-
racchiudono l'idea stessa di architettura, ciò che sta più vicino alla sua essenza.
---- ---
Ne Lo studio dei fenomeni urbani l'analisi è destinata non tanto a prefigurare un futuro da
organizzare , quanto a capire i caratteri costitutivi della realtà urbana. Questo è in aperto
contrasto con la prassi urb"ànistica vigente all' epoca di questi studi, che era solita conoscere e
giudicare i farti urbani come premesse all'intervento di pianificazione, secondo un processo
deterministico (ossia meccan ico di causa-effetto) la cui rappresentazione in planimetria
sottolinea il carattere dei fatti urbani solamente dal punto di vista quantita tivo, rifacendosi alla
pratica funzionalista dello zoning.
Se.una finalizzazione dell'analisi è da ritenersi necessaria , questa non può essere che all'interno
delle ragioni delle analisi stesse, cioè indirizzata alla comprensione dei mutame nti del rapporto
fra il tipo edilizio e la forma urbana nella situazione contemporanea, cioè per capire i caratteri
attuali di una determinata città. L'obbiettivo di fondo, di cui lo Studio dei fenomeni urbani è
ritenuto solo un approccio sperimentale e parziale, è quindi costitu ito dallo studio della
formazione della città contemporanea sotto l'aspetto di aggregato edilizio differente da quelli
che lo hanno preceduto.

Il contrib uto di Giorgio Grassi


P0l$~ OI
~,&fb. DIGiorgio Grassi definisce l'architettura a partire dalla sua qualità specifica di "costruzione", cioè
~ sulla base di un procedimento che viene condotto secondo un ordine logicoìi . Il suo tentativo è
~ P Of:r quinqi quello di formu lare una teoria deWarchitettura basata sull'esperie nza stessa, e pertanto
~<;v PI~ •., s~ l corpus dell'arc hitettura inteso come disciplina individuata e regolata da principi e da nonn e
t -rv, ~ a lei propri.
Fo'V(YV'>
~:•:7
~-v L'esperienza del razionalismo tedesco degli anni Venti e Trenta pennette a Giorgio Grassi di
~t I
ritrovare le radici di questa sua ricerca. Parlare di razionalismo in architettura significa per
FccA!.
t.' Grassi riferirsi al problema della conoscenza, cioè alla fondazione scientifica dell 'architettura
PI stessa, il che equival e ad affermare che esiste soltanto una scienza dell'architettura nel tempo,
e 1 che ha bisogno di unire in cont inuazione lo studio del passato a quello del presente.
l;NDAl'v1.~•'VTo Secondo Grassi , nel nensiero razionalista il nroblema della costruzione del_ l'architettura è visto
~lco1JG::!A- "-'..J'.'- - - -1< ~
""m~.=.,J--,.~ come un processo di costruzione logica. A questo concetto è collegato quello di teoria formal e,
r::-}tA1o ~
NJR/1~
~ / Cfr. G. Grassi, La costruzione logica delf 'architetlura , Marsilio Editori, Venezia 1967.
r,a, 14...:., t v " I
C-1.A• t J:"/ "l , 5 I 126
M l.,\.
dove il tennine "fonnale" è inteso non come forma architettonica ma come tipi di forme e come
ordine con cui queste si presentano.
Per Giorgio Grassi è importante definire sul piano teorico della conoscenza un fondam ento
lo ico dell ' architettura a partire dalle descrizioni e dalle ciassificazio;i delle ope re; e sul piano

-- - - -
ratico e operativo un fondamento logico della progettazione, fondato su un sistema di norme.
Le descrizioni , che si fondano sulla com parazion e degli elementi , mettono in evidenza quello
che può esse re definito come il fine più generale dell'analisi nel pensiero razionalista. cioè la
realizzaz ione dì una progressiva intelligibilità della architettura.

~ --
La classificazione , il cui fine è quindi essenzialmente conosci tivo , è un tentativo di ordinamento
per fenomeni simili, per generi e classi, degli elementi dell ' architettura. ln ognh·as o il
significato sul piano conoscitivo della classificazione consiste proprio nel suo essere una
riduzione, che rappresenta una consapevole rinuneia a fare intervenire tutti i termini di un
problema.
Per Grassi la costruzio n e di schemi razionali tramite la classificazione risponde a un'esigenza di
ricerca di quelli che sono gli elementi fissi e immutabili dell ' architettura. La classificazione è
intesa come tecnica propria della ragione , come struttura e sostegno del pensiero architettonico ,
sia sul piano conoscitivo, sia sul piano dell'individuazione di un procedimento razionale e
generalizzabile.
In questo senso , egli individua nel razion~ismo tedesco e in particolare ne~li stud i di
Alexander Klein, di Ludwig Hilberseimer e in parte di Walter Gropius , una dimensione
scien tifica che si pone come tecnica propria dell ' operare in architettura.

Sul piano operativo-progettuale , un sJ§.J!


ma di norme Q_erl'architettura nasce dall'esigenza di
fondare l'azione sui principi. Le norme tendono quindi a perpetuare e a rendere trasmissibili i
principi dell 'arc hite ttura.
Per Grassi non vi è teoria dell'architettura che non sia nell'esperienza dell'archi tettura stessa
("l'architettura sono earc hitettur e") . Questa affermazione indica proprio la relazione che unisce
nel tempo le architetture: l' architettura consiste in questa relazione temporale nella quale si
manifesta appunto la corrispondenza di un ' architettura con le norme stesse. In tal mod ~ I
problema del fare architettura è rivolto a conoscere il sen so delle forme e degli eleme nti: cioè la
~ ---------
relazione che si stabilisce fra gli eleme nti dell ' architettura , il ruolo che essi . rivestono o
acquisiscono nel procedimento del fare architettura.
Riprendendo i manuali del razionalismo tedesco, Grassi vede la città gotica mercantile come
fondamento architettonic ~ e!!_
a moderna città centro-europea. In tal senso l'esperienza della
città diviene un 'es perienza sostanzialmente unitaria : ciò che unisce la città gotica alla città
dell'Illuminismo , alla definizion e delle città capital i, alla stessa città del razionalismo, sono gli
elementi stessi che le individuano ,come la Siedlung e il concetto di "b locco".
Ciò che risulta dalla manualistica tedesca è gi costante separazione che viene operat~ _fra la
definizion! funz ionale , economica, politica , socio logica della città e la definizione formale dei
s_uoi elementi costitutivi; cioè la relazione che si stabilisce sul piano morfo logico a defini re gli
elementi caratteristici e d ' individuazione di una città.

127
Questo, secondo Grassi, è il princip io fondamentale, caratteristico e progressivo del pensiero
razionalista . E' in base a questa scelta precisa che si spieg a la portata delle esperienze più
avanzate in architettura del razio nalismo tedesco fra le due guerre.
Il fatto ch e nella ricerca razionalista sia evidenziata sul p iano analitico l'indagine morfologica e
sul piano della progettazione la ricerca formale può sembrare - secondo Grassi - una forzatura,
ma la sua legittimità deriva proprio dag li studi di una definizione strettamente funzionalista
della casa, del quartiere , della città, come sono appunto quell i di Klein o di Hilberseimer. Dove
cioè i risultati raggiunti sul piano della determinazione di indici di utilizzazione , ecc., non
(]\Nc,ll;\
_ · ·
cost1tmscono mai· Ia sp1egaz1one
· · de lie sce Ite propriamente
. fìorma 11,· ne' rappresentano un
;) ~ I Jcondizionamento di esse. Lo studio tipologico rappresenta yjndi, . secondo Grassi, nella
7lPO i,{,,~ progettazione il perfezionamento, l'approfondimento di alcuni tipi fondamentali nell 'es perienza
CO",~ della città. Il tipo edilizio cioè inteso come vero e prop rio elemento dell 'arc h1teltura-n·e1hrcittà.
Vft~MN1',,
Il con tribu to di G uido Canella
3
In una serie di studi avviati nel 1964 avent i per tema la tipologia architettonica 1 , Guido ~Ila
giunge alla formulaz ione di un nuovo concetto di tipologia architettonica attraverso la nozione
t,fJA J,1_di "invariante",~n termine che po ne l'acc~nto soprattutto sull'uso strumenta le della n~ di

,
-
tipo per la progettazione più che sul suo uso come semplice strumento di conoscenza filologica .
----
Per Canella le invarianti consistono in tendenze funzionali e qu indi t<:!!!!:!nze
fisiche latenti da
sempre nell'a rchitettura e nella città. E' l'aspetto emergente di talune di esse, in una particolare
e: c7,....
- congiuntura storica, a caratterizzare un determinato periodo architettonico.
1
1 -'(,IDa l momento che l'arch itettura non può essere considerata come una categoria a sé stante, ma al
contrario come una disciplina radicata nel suo contesto fisico, diventa fondamentale per il
progettista comprendere, e in seguito misura rsi, con le leggi e le cond izioni della rea ltà, che non
possono essere disattese più di tanto.
Canella vede quindi l'importanza di estrarre dalla storia dell 'architettura determinate invarianti
~ ':{.\ *~ funzionali (e qu indi formali) che costituiscono il disporsi de ll'architettura nel contesto fis ico, sia
~ che essa ne tenga conto direttamente come prassi progettuale , sia che essa ne tenga conto
~ ~
implicitamente come teoria.
~t ~ Lo studio sistemat ico delle invarianti negli assetti spaziali può quindi costituire il criterio per la
('{T""~ fondazione di un nuovo concetto di tipologia architettonica. Per fare questo occorre però
~ <....,__
èompren dere le proprietà caratter istiche dell'ambie nte fisico , e cioè il rapporto tra tipologia e
morfologia . Dove per morfologia Canella intende «una successione di avvenimenti espressi in
un concreto storico volta a volta defi._nitonello spazio» e per tipologia «l'aspetto categorico
desunto da una particolare success ione» e, quindi , come «sistematica che ricerca l' invariante
della morfologia» . Da ciò discende che la scelta dell ' invariante assume il va lore di assunto
metodologico , cioè di un vero e prop rio modello di cu ltura come "filosofia dell ' arch itetto".
Da questo deriva che per tipologia Canella non intende una classificazione tassonomica , ma una
ricerca protesa a recuperare nel! 'analisi critico-storica e a ri-esprimere nella sintesi compositivo-

13
Cfr. G. Canella, Sulle trasformazioni tipologiche degli organismi architettonici, lstiruto di composizione della
Facoltà di Architetrura del Politecnico di Milano, Milano 1965; Id., Relazioni tra morfologia, tipologia
dell'organismo archiiettonico e ambiente fisico, in: L'Utopia della Realtà. Un esperimento didallico sulla tipologia
della scuola primaria, Milano 1965. Vedi anche : G. Canella, in: Dieci opinioni sul tipo, in: "Casa bella" n. 509-510,
gen.- feb. 1985, numero monografico dal titolo: l terreni della Tipologia, pp. 105-108.

128
progettuale quei caratteri primari di più lunga durata che contraddistinguono la singolarità di un
paesaggio antropico.
Il grado di razionalità di un'opera d'architettura non può dunque essere desunto esclusivamente
dalla logica formale o da quella costruttiva , ma dal suo complesso modo di corrispondere nel
tempo e nello spazio , per coerenza o per contraddizione , a quell ' insieme che ha assunto
funzione e significato di individualità urbana.
Dall'inizio degli anni Sessanta - osserva Canella - negli studi sull 'architettura è invalso il
criterio di combinare una storia interna (per tipi in base a destinazioni funzionali ) ad una storia
esterna della città. Ma, mentre la prima si riduce spesso a puri riscontri stereotipi , la seconda si
riduce alla constatazione analogica degli assetti morfologici , tanto che nei termini di morfologia
urbana e di tipologia edilizia appare già sancita una relazione di consequenzialità tutta e
soltanto evidente. Al contrario , la tipologia assunta non come categoria astratta, riferita al solo
oggetto architettonico, ma concreta, cioè connessa a un contesto dato, riproduce quelle
trasformazioni complesse che ne spostano il valore da un signific ato (interno) evoluzionistico a
quello complessivo (interno-esterno) strutturale.
Canella ritiene quindi necessario formulare di un nuovo concetto di tipologia architettonica ,
-----
utilizzabile in fase analitico -descrittiva ma anche COJ!!L ossibfle organizzazione della
conoscenza ~p_er ricavare quelle in_varianti (funzionali , formali) al fine diretto della
composiz ione.
Le invarianti secQJ)do__i quali classifi ea-re e, quindi , controllare i rocessi architettonici sono il
consolidamento e-1'integrazione. dell~ funzionù! _q indi dei tipi architettonici.
li consolidamento è il processo di rafforza~ ento funzionale , di dilatazione e di qualificazione
delle superfici e degli spazi interessati. Dal consolidamento non deriva soltanto un fenomeno di
ingrandimento delle occupazioni spaziali, ma anche di rafforzamento , come capacità di
condizionare dimensione e ubicazione di altre funzioni. Infatti , al fenomeno di consolidamento .,
di una funzione consegue una forza attratt iva esercitata verso altre funzioni.
L'integra zione è quel processo di assimilazione di una o più funzioni da parte di un'altra
fu~zione. ali' integrazione-aeri va a perdita ' di omogeneità funzionale da parte dell'architettura
e, quindi , la promiscuità di superfici e spazi che, avendo destinazioni diverse, debbono trovare
particolari modi di coesione. Anche i riflessi di questo fenomeno sono riscontrabili nella
composizione , che cessa di fondarsi sull'espressione di una sostanza funzionale unica per
divenire soluzione di un problema più complesso.

I contributi di Giulio Carlo Argan ed Ernesto Nathan Rogers


All'enfasi posta negli anni Sessanta sul concetto di morfologia , che riduceva la tipologia

- -
esclusivamente al campo dell 'analisi urbana , si accompagna nello stesso periodo un rinnovato
- --- --- - ---
interesse per il concetto di tipo, che era stato postulato per primo da Antoine Chrysostome

129
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A- fò::::;f 4

11\'1~tl"IO Quatremère de Quincy nel I 788 e poi nel 1832' 4 e che viene richiamato ali' attenzione dallo
e:-,~-
t,\Cj\,\~ù
15
t:>l .,., POL.OC.1~ storico e critico dell'arte Giulio Carlo Argan nel 1965 con il termine "tipologia" •
(c,P,.,.Pt~r>om A{gan agalizz~ i connotati dei concetti di tipo e di modello in rapporto alla creazione artistica.
lt& c-O'lr partendo criticamente dalla definizione di Quatremère de Quincy e spingendosi fino ai problemi
p,~-o..ko) +
legati a11aproduzione in serie e al concetto di "modulo". Descrive inoltre, a grandi linee ma in
IV\lf'f'/l'f;;:-N"{'Q f)J
te,:: ' tc«Jw\t,1;, modo chiaro e completo, il ruolo del momento tipologico nella storia dell'arte (nei campi della
J
'IV\olJI\~ + 11\"f
pittura, della scultura e dell 'a rchitetura ) dalla preistoria fino ai giorni nostri.
C'lte: T1~ l 'I'\
Quatremère de Quincy, come è noto, d!::finisce la differenza fra il tipo, eh: rappresenta l'idea
:(_p ~ della cosa - in un certo senso platonica- e il modello che è la cosa_ concreta dau sare e
~,17U flVA riprodurre fedelmente, tale e quale:
~D bl f\.R(,{4

Tipo - (type) - ( ...) La parola tipo non presenta tanto l'immagine di una cosa da copiarsi o da imitarsi perfettamente ,
quanto l'idea d'un elemento che deve egli stesso servire di regola al modell o.( . .. )
Il modello (... ) è un oggetto che si deve ripetere tal qual'è; il tipo è, per lo contrario, un oggetto, secondo il quale
ognuno può concepire delle opere che non si rassomiglieranno punto tra loro.
Tutto è preciso e dato nel modello, tutto è più o meno vago nel tipo.

Come ha osservato Rafael Moneo 16, Argan ritorna alle origini del concetto, interpretando la
definizione- di Quatremère -in un modo più pragmatico ed lib~randosi dal oeoP.laton~ in essa
!r,l lllQlicito. Per Arg~n il t!po è una sorta di astraziq_nei'1!:!enteal! 'uso e alla forma di gruppi di
.... ~ edifici.
_Lasua identificazione, tuttavia, pQiché è dedotta dalla realtà~ inevitabilmente un 'operazione a
posteriori, e qui Argan si discosta radicalmente da QuCltr.!;<Illère
,Ja cui idea di tipo - vicina com'è
1\all 'assoluto platonico - è una "forma" a priori.
Per Argan il tipo emerge grazie alla comparsa e alla sovrapposizione di certe regolarità formali;
è la forma di base per mezzo della quale gruppi di edifici sono in relazione l'uno con l'altro in
un modo comprensibile. Il tipo, in questo senso, può essere definito come struttura interna della
forma di un edificio o di una serie di edifici.
Ma se il tipo è parte di una tale struttu ra globale, come può legarsi ad una singola opera
individuale? La nozione di tipo proposta da Quatremère come più o meno vago, indefinito ci
fornisce la risposta.
L'architetto può liberament e lavorare sul tipo in guanto ci~ no due momenti, il momento della
tipologia e il mO.!!!!!nto
della definizione formale, che possono essere distinti l'uno dall 'altro.
Per Argan, il mq_mentodella tipologia è un momento non-problematico, che implica un certo
grado di inerzia. Questo momento, che stabilisce un necessario collegamento con il passato e
con la società, è in qualche modo un dato naturale, ereditato e non inventato dall'artista, il quale
è quindi l'ultimo responsabile della forma.
Comunque, Argan dà la preminenza al secondo momento, quello della definizione formale .
..___

14
A.C. Quatremère de Quincy, voce "Type" , Ency clopédie Mérodique-Architecture. Paris, 1788-1803; poi ripresa in:
Id., Dictionnaire historique d 'architecture, Paris 1832; prima ed.it. di A. Mai nardi , Mantova 1842-44; ultima ed. it.:
Dizionario storico di architettura. Le voci teoriche, a cura di V, Farinati e G. Teyssot , Marsilio , Venezia 1985, pp.
273-276 ; riportata anche in: W. Oechslin, Per una ripresa della discussione tipologica, in "Casabella" n° 509-51 O,
gen-feb. 1985, numero monografico dal titolo: 1 terreni della tipologia, pp. 66-75 .
15
La citazione di Quatremère de Quincy è stata ripresa da Argan, che introduce il tema nel suo saggio sulla
"Tipo logia" nell'Enciclopedia Universale dell'Arte pubblicata dall'Istituto per la Collaborazione Culturale , Ven ezia.
Più tardi il testo viene ristampato in: Id., Progetto e Destino , Milano 1965.
16
Cfr. R. Meneo. On Typology, cit.

130
R,oG-eeS.j N:iCl'A' vi:voeo rp;-rrr:I') Su f~C;./P'O ~ )< LJJl TTttlO t:./7(::>
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. . ri:x.

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C-0/V7 C:::-- ~D
>( ~!~l~

Vale a dire che egli non vede la tipologia , quantunque sia inevitabile , come la caratterist ica
primaria dell ' architettura.
In questo modo - secondo Moneo - con i suoi dubbi sul concetto di tipo Argan rivela il suo
rispetto per l' ortodossia del Movimento Moderno.
Tuttavia , l' autentico concetto di tipo, così come è stato considerato da Argan, contesta sia
l' ideologia del Movimento Moderno sia i metodi di composizione che ne diventano la natural e
estensione negli anni Sessanta. ln questo periodo , chi vuole riportare l' architettur a a un
problema di metodo finisce per interpretarla come l' espressione formale delle sue diver se
funzioni , e quindi finisce per sostenere che tramite l'architettura si possono stab ilir e delle
relazioni tra la realtà e le funzioni. La forma arch itetton ica, tuttavia , si presenta nella realtà
com e il frutto di un proces so di formazione assolutamente opposto.
In questo senso , Ernesto Nathan Rog ers, seguendo Arga~ ontrapJ)one il concetto di forma-tipo
17
al concetto di metodo • La conoscenza in architettura, sostie ne~o gers , implica l'immediato
rièonosc imento di tipi. I tipi sono parti di una struttura concettuale definita dalla realtà che
caratterizza e classifica tutti i singoli eventi. L'architetto opera all'interno di questa struttura e il
su~voro è un continuo commento critico del passato, sulla conoscenza precedente sulla qual e
il suo lavoro si basa. Secondo la teoria di Rogers il processo progettuale prende le mosse
dall ' identificazione di un tipo che dovrebbe risolvere il problema implicito nel contesto
/
all ' interno del qua le si interviene.
Naturalmente , la reale identificazione di que sto tipo è una scelta in virtù della quale l'architetto
inevita bilmente stabilisce legami con la società. Nel trasformare il necessario vago, indefinito
tipo in un solo atto , il suo lavoro acquista una certa cons istenza in uno specifico contesto.
Da questo punto di vista , il lavoro dell'architetto può essere visto come il contributo alla
contestualizzazione di un più generico tipo.
Così, per Roger s lo sviluppo di un progetto è un proces so che conduce da un tipo astratto a una
precisa realtà. In altre parole , attraverso il concetto di tipo, l' architetto si è procurato uno
strume nto che gli permette di intraprender e il processo progettuale in un modo completamente
diverso rispetto a come richiesto dall'approccio metodologico-funzionale. La teoria di Roger s,
in questo modo, somiglia a un approccio più tradizionale.

Il contributo di Giancarlo De Carlo


Seco ndo una concezione molto lontana da quella di Rossi , Aymonino , Grassi e Canella , e con
alcune similitudini con le posizioni di Argan e di Rogers , Giancarlo De Carlo ha definito il tipo
architettonico come uno degli ele menti legati alla definizione della forma architettonica , in
quanto «non è possibile pensare il passaggio dalle funzioni alla forma senza usare una struttur a
18
di riferimento come la tipologia» . Per De Carlo il percorso che porta alla definizione della
forma architettonica è complesso e mediato , non deriva direttamente da un tipo edilizio e non è
nem,.J!len.o
~il risultato diretto e univoco del programma funzionale.

17 Cfr. E.N. Rogers , Esperienza di un corso universitario , in: L 'Utopia della Realtà . Un esperimenro didattico sulla

ti[ologia della scuola primaria, Milano 1965.


1 G. De Carlo, P. Nico lin, Conversazione su Urbino, in: "L otus intemational" n. 18, 1978, p. IO. La definizione

riportata nel testo è tratta da: G. De Carlo , Urbino la storia di una città e il piano della sua evol uzio ne urbanistica ,
Marsilio, Padova 1966.

131
q ~ù/ -r S!/111 (,A; I'! l~ i f:l&ic--X-S - X L.l.J l ( 'tic.ociJ <:ì1ò'Vrì _) lito è- C;y,.}t-/&()P,1 ·ti l'()
R..l..F1:::::RJ.M,ef\fl'D rMA NO 00, NU"¼ Oh'.,tl'?A --.,Po-f>R.,00( 'xJ -C'é -::Aao .Q,q-7 )
ù~ RAw CON coV'ClS-a,/v 't M()'\,1:::,\JìlO fM-71(.,Ù C~ 1 vl/l10J\,· ~✓ J/t-JQ f\JO
EU=~ ta,vo • ~cc,;; e 7 LJ -

Nel descrivere la concezione tipologica dell'artista e trattatista rinascimentale Francesco di


Giorgio Martini 19 , di fatto De Carlo enuncia la sua concezione di tipo architettonico e di
modello: «per Francesco di Giorgio il "tipo" è un "modello" e non una "prescrizione". La
differenza è fondamentale, perché il modello è un 'ipotesi e non un assioma, è un quadro di
riferimento e non di identificazione; non è da riprodurre , ma da imitare; non genera ripetizioni
ma concatenazioni. Inoltre - ed è qui la questione più importante - il destino del modello è di
essere "deformato". La sua essenza teorica implica che assuma connotazioni diverse secondo le
circostanze reali alle quali viene applicato. Queste connotazioni saranno sempre coerenti con la
teoria che il modello esprime, ma non possono mai essere la sua pedissequa trascrizione».

--
Il tipo è da intendersi quindi come una configurazione di riferimento in grado di rendere
universalmente comprens ibili i codici dell'architettura , mentre il modello è uno srrumenro
operativo della progettazione , in grado di generare nuove configurazioni spaziali.
In altre parole, pe.[__pe Carlo il tipo è una stnlllura mentale in grado di trasmettere la
co~en_.:.<1: tipi e tipologia sono sempre esistiti anche nell'architettura. Chiunque in ogni tempo
si sia posto il problema di costruire, ha utilizzato la sua esperienza e quindi si è riferito a tipi di
cui aveva memoria. Chiunque in ogni tempo abbia osservato o esperito una nuova costruzione,
l'ha confrontata con altre, quindi ha compiuto un esercizio di "tipologia".
De Carlo considera quindi il tipo in un senso assolutamente non prescrittivo rispetto alla forma
architettonica. Lo schema tipologico denota un principio teorico , non uno schema prescrittivo
concreto. Tra il momento della tipologia e l'a rchitettura costruita non vi è quindi , per De Carlo,
una\ continuità diretta, ma un salto rappresentato dal confronto con il momento pratico della
costrlizione, che contamina e rende reale lo schema tipologico teorico.
De Carlo è fermamente contrario ad assumere la tipologia come elemento dominante e
determinante del progetto. Quando viene intesa in senso normativo o prescrittivo la tipologia
rischia di essere, secondo De Carlo, una scorciatoia che ingabbia la forma architettonica in
soluzioni pre-confezionate. Per lui vi è stata, nella cultura architettonica italiana, una
«incontinente ascesa» dell 'uso della tipologia nella progettazione 20 .
Secondo De Carlo, al contrario, lo spazio fisico perviene alla sua consistenza architettonica
attraverso un movimento itinerante sospinto dalle azioni e dalle retroazioni generate da attività,
funzioni, tipi, modi d 'uso, tecnologie , forme, nel momento in cui si confrontano e si mettono in
relazione. Per De Carlo nessuna tra le varie componenti del processo è prioritaria, né esercita un
ruolo determinante: «è chiaro che la tipologia deve essere adatta ai modi d'uso , ma dovrebbe
essere altrettanto chiaro che anche i modi d'uso sono suscettibil i di adattamento; e lo sono di
fatto (e molto spesso - quando si prende la scorciatoia della priorità delle tipologie - anche
troppo)»21•

19
G. De Carlo, Note sulla inconti nente ascesa della tipologia , in "Casabella" n° 509-51O, gen.-fcb. 1985, p 50. Cfr.
anche : Id., Tipo e tipologia. in: A. Mioni , E.C. Occhialini (a cura di), Giancarlo De Carlo immagini e frammenti ,
Electa, Milano 1995, pp. I 04-105.
20
Cfr. G. De Carlo. Note sulla incontinente ascesa della tipologia . cit.
21
G. De Car lo, P. Nicolin. Conversazione su Urbino. cit., p. I O.

132
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\le;,11Po ~1 M~ ~ \16""-RAIN
i«. A.v'vòr

Il contributo di Maurice Munir Cerasi


Maurice Cerasi definisce il concetto di tipologia in un modo per certi vers i indiretto, attraverso
la sua concezione dell'architettura come valore sociale e collettivo che apporta trasformazioni
culturali ed estetiche allo spazio della città e del territorio.
Secondo Cerasi, l'architettura e lo spazio urbano non sono tanto il prodotto della mente degli
architetti, quanto il risultato di una convergenza di azioni, di volontà e di cause che investono la
cultura, i sistemi sociali, l'economia, la tecnica. Di conseguenza, la formazione dei tipi
architettonici è vista come la sedimentazione di un lungo processo collettivo, culturale e storico.
Cerasi defini sce questo processo dai caratteri collettivi come la «formazione sociale del tipo»22
all'interno del quale l'arc hitettura agisce come una forza che definisce concretamente gli spazi,
agendo di concerto - in un certo senso per completamento - con le forze sociali che hanno
concorso alla definizione dei tipi architettonici.
Alla base della concezione tipologica di Maurice Cerasi vi è il concetto di modello, inteso come
«lo schema teorico elaborato per rappresentare gli elementi fondamentali all'interno di una delle
forze o processi che plasmano e costituiscono il tipo». Il modello cost ituisce quindi «un gruppo
coerente e interrelato di concetti, di obiettivi o di tracce fisiche aventi nella loro unità una
tipizzazione riconoscibi le». Detto in questi termini, il concetto di modello espresso da Cerasi
cost ituisce la parte concettuale (potremmo quasi dire "cosciente"), ossia l'elaborazione culturale
del tipo o di una forma di organizzazione spaziale.
Per Cerasi la struttura del modello è complessa: vi sono modelli rappresentabili con un disegno
in senso tradizionale e modelli extra-architetton ici (di tipo socio-economico, proprietà, tendenze
e leggi di crescita urbana , fattori politici) , ma una caratteristica fondamentale del concetto di
modello è che è incompleto, cioè è in grado di restituire solo una parte della comp lessità e delle
particolarità dell'insieme, mentre il tipo riassume in sé tutti gli elementi caratterizzanti una
realtà23 •
Affinché si possa parlare di tipologia ci deve essere la possib ilità di compiere un'o perazione di
classificazione e analogia. Il concetto di tipologia e la definizione dei tipi variano quindi a
seconda dei modelli che sono presenti nella formazione dell'edificio esaminato. La
classificazio ne «avverrà accomunando una grande quantità di edifici in cui gli stessi modelli
hanno agito allo stesso modo. L'analogia sarà data dall'i nvariata comb inazione dei modelli.
Essendo l'architettura un fatto complesso nella sua formazione, quanto più ampio sarà l'elenco
dei modelli introdotti, tanto più preciso e storicamente specificato sarà il tipo» 24 •
Ne consegue che la definizione del tipo architettonico sarà tanto più precisa quanto maggiore
saranno i modelli di riferimento. Le definizioni tipologiche fondate su un solo modello sono

22
Cfr. M.M. Cerasi. P. Marabelli, M. Prusicki, Ciuà e periferia, Clup, Milano 1973; cfr. anche : M. De Benedetti , E.
Ranzani , Maurice Cerasi. / 0 , in: M. De Benedeni, Architeuura. tipo. ciuà , Cusl, Milano 1988, p. 78.
23
Ad esempio, la città radiale è un modello di organizzazione spaziale costituito da un centro riconoscibile e dalla
converge nza delle strade verso questo centro, ma una città reale (come ad esempio Milano) possiede caratteri ben più
precisi e comple ssi a cui è necessario rifarsi per una corret ta fonnulazione di un tipo. Du e città possono avere la
stessa fonna di organizzazione spazi ale ortogona le. con isolati di misure simili (come una città ellenistica ippodamea
ed una città di fondazione senecentesca), ma le loro compone nti sociali, economiche, tecniche, architettoniche ,
linguistiche sono del tutto differenti, e quindi costituiscono due tipi diversi. In questo senso, la città barocca è un tipo,
la cinà ippodamea è un altro tipo.
24
Ad esempio, se introduciamo il solo modello spaziale -planivolumetrico come l'a ula a pianta centrale e cupola, in
esso rientrerà una serie storica estremamente vasta; se introduciamo anche il modello ambientale rientrano in questo
tipo solo le chiese rinascimentali e barocch e, se limitiamo il campo al modello linguistico rientrano solo le chiese a
pianta centrale del tardo '400 e del primo '500.

133
quindi carenti , utilizzabili solo per una classificazione schematica. In questo senso Cerasi critica
le analisi che assumono il tipo come aggregazione o serie di funzioni, o come modell o
esclusivamente spazia le-volumetrico , o come iconografia; mentre il filone di srudio che fa
riferimento all ' architetrura della città appare a Cerasi il più corretto (anche se concetrualmente
imperfetto) in quanto giunge ad una spiegazione complessa dei moltep lici fattori che
costiruiscono la realtà urbana.
Il tipo, in questo caso, è definito nella sua collocazione ed evoluzione ali' interno di una
determinata cultura, di una fase precisa dello svi luppo della città. La definizione tipologi ca
adottata da Cerasi varia quindi a secon da dell ' estensione del campo storico che vuole
classificare e spiegare. Il tipo non è quindi definito come un concetto a priori, ma come un
concetto che si modifica parallelamente al ruolo dell ' architetrura nella società.
Cerasi sostiene la necessità di una coerenza tra analisi e progettazione , in quanto il progetto di
architetrura interpreta in modo originale le form e di organizzazione spazia le consolidate nella
storia , nella culrura, nella città. Viene quindi negata l'invenzione pura e semplice, la forma
inconsapevole. Il progetto agisce invece come invenzione architettonica che si esprime in modo
innovativo all 'in terno di una tradizione culturale e storica, cioè tipologica. Quindi la ricerca
tipologica non significa, per Cerasi, una ripresa dei caratteri tipologici esistenti e rilevati in un
dato contesto, così come non significa necessariamente il loro rifiuto. Il progetto non è inteso
come semplice ripetizione , né pura innovazione , ma come il tentativo di misurarsi con le
necessità di trasformaz ione della città, dei suo i modi di vita, del suo linguaggio . Al limite, il
tentativo si può spingere fino all'invenzione tipologica , come punto di arrivo di un processo di
verifica delle condizioni del cont esto .

Il contributo di Vittorio Gregotti


Fino a questo punto è stato analizzato il mutevole concetto di tipologia in relazi one alla
comprensione dei fenomeni urbani (Muratori, Ros si, Aymonino), o come strumento legato alla
trasmissione del sapere e al problema della forma architettonica in rapporto alla storia e
all'ambiente {Argan, Rogers, Canella) o alla definizione della forma architettonica (De Carlo).
La nozione di morfologia non è ancora invece stata definita in modo preciso ed autonomo .
Finora abbiamo incontrato il concetto di morfologia sempre in relazione alla forma urbana ,
intesa come insieme composto di parti edi lizie.
Negli anni Sessanta , i problemi posti dalla crisi urbana e dalla nuova dimensione del fenomeno
metropolitano rendono interessante l'app roccio introdotto da Vittorio Gregotti 25, il quale
individua l'impossibilità di risolvere le nuove problematiche solamente a livello edilizio.
Introducendo la nozione di paesaggio antropogeografico , Gregotti trova una media zione fra la
teorizzazione della nuova dimensione imposta dall 'es pansione metropolitana e il perseguimento
dell ' autonomia dell'architettura sostenuta da Ro ssi e Aymonino.
L'attenzione viene spostata alla totalità dell 'ambie nte fisico. Viene quindi affermata la necessit à
di una descrizione della forma del territorio, definita come tecnologia formale del paesaggio
antropogeografico, rispetto alla quale il progetto opera con un processo di modificazione
anziché per mimesi o analogia , secondo tre livelli dimensionali di intervento: quello geografico

25
Cfr. V. Gregoni , // territorio dell'Architellura, Feltrinelli, Milano 1966; cfr. anche: "Edilizia moderna", n. 87-88,
1966, numero monografico dal titolo: La forma del territorio.

134
del territorio, quello topografico del sito e quello dell'oggetto architettonico propriamente detto.
In questo quadro viene dunque riconfigurata la questione della scala dimensionale d'intervento,
uscendo dalla nozione riduttiva di intervento inteso come mera disposizione di un oggetto
edilizio o come problematica della grande scala .
Riprendendo la nozione di materia viene ridefinita una nozione di storia opposta a quella di
memoria teorizzata da Aldo Rossi. La questione della storicità della materia è inoltre
direttamente connessa al tentativo di superamento della problematica delle preesistenze
ambientali di Ernesto N. Rogers.
Quindi non viene più affrontato il problema della morfologia urbàna come forma complessiva
della città (il termine morfologia esplicitamente non compare nemmeno) ma viene posta la
questione della forma come fenomeno descrivibile alle diverse scale di riferimento 26•
Vittorio Gregotti non si discosta da quanto formulato da Ernesto Rogers sull'utilità del concetto
di tipologia in quanto strumento che pennette un ordinamento generale delle esperienze e una
sistemazione e classificazione della materia disciplinare. A partire da questa posizione , la
distinzione operata da Gregotti riguarda il rapporto tra funzione e struttura: esistono due modi
essenziali per ordinare per tipi l'oggetto: individuandolo e classificandolo dal punto di vista
della sua complessità funzionale oppure della sua complessità strutturale; ossia in questo
secondo caso di quelle operazioni, classificabili secondo tipi, costituite dell'insieme delle
tecnologi e, condizione e mezzo della costruzione dell'oggetto (o dell'insieme).
11problema della complessità strutturale del tipo coinvolge in prima istanza due diverse fasce di
tipi: i tipi di strutture linguistiche ed i tipi di strutture tecnico- costruttive.
L 'ordinamento in classi dei tipi di relazioni linguistiche istituite dall'esperienza dell'architettura
presenta per Gregotti un doppio ordine di riflessioni, l'uno volto a riguardare la tipologia
linguistica come materiale storico, come esperienza sedimentata dalla tradizione disciplinare
dell'architettura e quindi come codice da utilizzare o contestare.
L 'altro tendente ad ordinare in modo sincronico i tipi di relazioni formali possibili, a partire da
una certa serie di materiali scelti di fronte all'occasione specifica. Quest'ultima è un'operazione
tutt'affatto particolare , di grado diverso dalle operazioni tipologiche sin qui descritte ,
coincidente per larga parte con la struttura della stessa operazione progettuale 27 .

Bibliogafia
- S. Muratori, Studi per una operante storia urbana di Venezia, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma 1960.
- S. Muratori, Il problema critico del'età gotica, in: P. Maretto, L'edilizia gotica veneziana, Roma 1960.
- S. Muratori, S. Bollati , G. Marinucci. Studi per una operante storia urbana di Roma, Roma 1963.
- G.F. Caniggia, Lettura di una ci/là. Como, Roma 1963.
- G.F. Caniggia , Strutture dello spazio antropico, Alinea, Firenze 1975.
- G.F. Caniggia, G.L. Maffei, Il progeuo nel! 'edilizia di base, Marsilio , Venezia 1984
- E.N. Rogers, Esperienza di un corso universitario, in: L'Utopia della Realtà. Un esperimento didattico sulla
tipologia della scuola primaria. Milano 1965.
- G. C. Argan, voce "Tipologia" in Enciclopedia Universale dell'arte , Roma, Venezia. 1966. Un estratto di questo
saggio. limitato al ruolo della tipologia nell'architettura è, sempre di Argan, Sul concetto di tipologia architettonica ,
in Progetlo e destino, Il Saggiatore , Milano, 1965, p 75.
- C. Aymonino, Considerazioni sulla morfologia urbana e la tipologia edilizia , Cluva, Venezia 1964.

26
Come hanno notato Emilio Battisti e Sergio Crotti, la ricerca è vo lta a stabilire una "tipologia delle morfologie";
cfr. E. Battisti, S. Crotti, Note sulla lettura del paesaggio antropogeografico, in: "Edilizia moderna ", n . 87-88, 1966,
numero monografico dal titolo: La forma del territorio.
27
Cfr. V. Gregotti, Il territorio de/l'Architettura, cit., parte IV, Tipo, uso, significato, pp. 145-174.

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