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regole di comportamento per gli Stati al fine di realizzare la tutela dell’ambiente e l’uso equilibrato delle
risorse naturali in un contesto di sviluppo economico e sociale.
1. Il diritto consuetudinario:
Tra le norme consuetudinarie rientrano i principi generali applicabili alla tutela internazionale
dell’ambiente quali:
-La regola sic utere tuo ut alienum non laedas, cioè puoi fare uso di un territorio/risorsa finché non
danneggi gli altri!
-Obblighi di due diligence, cioè di uso diligente di risorse;
-Obbligo di cooperazione, che si declina nell’impegno a partecipare a partenariati globali e nell’inserimento
di norme interne che definiscano responsabilità e risarcimento per danni.
-Principio di prevenzione, per cui lo Stato deve regolare, ridurre, proibire attività che provocano un danno
ambientale, adottando regole e misure appropriate, vigilando e controllando.
-Principio di precauzione, da rispettare in presenza di minacce di gravi danni ambientali irreversibili;
-Principio “chi inquina paga”, per cui sta a chi inquina l’obbligo di prevenire, ridurre o cessare l’attività
inquinante e pagare per eventuali danni.
-Principio della sostenibilità, per cui non bisogna compromettere la possibilità delle future generazioni di
sviluppare e soddisfare i propri bisogni.
2 il diritto pattizio
Tra questi ad esempio:
-la Convenzione di Basilea del 1992 sul controllo dei movimenti transfrontalieri di rifiuti pericolosi e
del loro smaltimento;
-la Convenzione sulla biodiversità del 1992, che pone l’accento sui concetti di conservazione della diversità
biologica, prevenzione dei danni, uso sostenibile delle risorse;
-la Convenzione Quadro (CQCC) delle Nazioni Unite adotta al Summit della Terra di Rio nel 1992
-il Protocollo di Kyoto (1997) per una riduzione del 5% dei gas ad effetto serra rispetto all’anno 1990;
-L’Accordo di Parigi sul cambiamento climatico del 2016 è stato il primo accordo universale vincolante. Al
suo art. 2 se ne evincono gli obiettivi: “rafforzare la risposta mondiale alla minaccia posta dai cambiamenti
climatici, nel contesto dello sviluppo sostenibile e degli sforzi volti a eliminare la povertà”, in particolare
riducendo i gas ad effetto serra che incidono sul riscaldamento globale.
Tutti i 195 stati sono firmatari, ma non tutti hanno ratificato e quindi sono vincolati all’accordo.
Gli Stati Uniti, seppur abbiano ratificato, il 4 novembre 2020 saranno ufficialmente fuori dall’accordo dopo il
ritiro (withdrawal) voluto da Trump a novembre 2021.
3. SOFT LOW
A porre rimedio all’assenza di un diritto internazionale direttamente applicabile alle imprese è il soft law,
vale a dire l’insieme di strumenti giuridici non vincolanti. Tra i principali strumenti:
-Il Global Compact delle Nazioni Unite con i suoi Ten Principles, a cui hanno aderito circa 12.000 imprese,
impegnate a rispettare i diritti umani e dei lavoratori, adottare un approccio preventivo rispetto alle
problematiche ambientali, promuovere iniziative per una maggiore responsabilità ambientale, sviluppare
tecnologie non dannose per l’ambiente.
-Le Norme delle Nazioni Unite sulla Responsabilità delle Imprese Multinazionali rispetto ai diritti umani e
all’ambiente secondo cui devono adempiere agli obblighi di protezione dell’ambiente secondo le normative
interne e gli standard internazionali.
-Le Linee guida dell’OCSE per la Responsabilità Sociale d’Impresa (Corporate Social Responsibility) secondo
cui le imprese devono garantire un adeguato sistema di gestione ambientale, che preveda fasi di
valutazione, monitoraggio e reporting sull’impatto ambientale delle proprie attività e predisporre piani di
emergenza per prevenire e contenere i gravi danni ambientali.
•La politica ambientale dell’UE
La politica ambientale dell’Unione europea (UE) ha come obiettivo la salvaguardia, la tutela e il
miglioramento della qualità dell’ambiente, nonché la protezione della salute umana.
Tale politica si basa sui principi di precauzione e di azione preventiva, di correzione alla fonte e di «chi
inquina paga».
La politica ambientale dell’UE si basa sugli articoli 11 e 191-193 del trattato sul funzionamento dell’Unione
europea (TFUE).
Ai sensi dell’articolo 191, la lotta ai cambiamenti climatici è un obiettivo esplicito della politica ambientale
dell’UE.
Lo sviluppo sostenibile è un obiettivo generale per l’Unione europea, che è impegnata a garantire «un livello
elevato di tutela dell’ambiente e il miglioramento della sua qualità» (ex art. 3 TUE).
I programmi pluriennali di azione per l'ambiente definiscono il quadro per l'azione futura in tutti gli ambiti
della politica ambientale.
La politica ambientale è stata recentemente messa al centro dell'elaborazione delle politiche dell'UE e la
Commissione europea ha varato il Green Deal europeo, il principale motore della sua strategia di crescita
economica.
In linea con l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, il Green Deal trae origine dalla presa di coscienza che un
mercato unico equilibrato e funzionale agli interessi dei cittadini europei NON può prescindere dal
considerare anche le specifiche esigenze in tema di tutela dell’ambiente e di promozione dello sviluppo
sostenibile nell’attuazione di TUTTE le politiche europee.
Esso, infatti, presuppone un ripensamento globale della politica economica europea in chiave eco-
sostenibile ed aspira a realizzare la più importante RIVOLUZIONE AMBIENTALE DELL’UE.
Lo sviluppo sostenibile intende rispondere alle esigenze delle generazioni attuali senza compromettere la
capacità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni. Prevede un approccio globale che tenga
conto degli aspetti economici, sociali e ambientali in modo che le varie componenti si rafforzino
reciprocamente.
L’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, adottata dai leader mondiali nel 2015, costituisce il nuovo quadro di
sviluppo sostenibile globale e stabilisce 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS) da raggiungere entro il
2030 a livello mondiale, garantendo che nessuno rimanga escluso.
Gli OSS puntano ad un equilibrio fra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile: l'elemento economico,
quello sociale e quello ambientale. Forniscono obiettivi concreti per i prossimi 15 anni, incentrati, tra l’altro,
su:
la dignità umana
la stabilità regionale e mondiale
un pianeta sano
società eque e resistenti
la prosperità economica.