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RIVISTA DI STORIA

DELLA FILOSOFIA
ANNO LXVIII NUOVA SERIE 112013

DISCUSSIONI
SULLA CONTINGENZA
DA BOEZIO A LEIBNIZ
a cura di
Mariateresa Fumagalli, Beonio Brocchieri
e Riccardo Fedriga

FrancoAngeli
CONTINGENZA E IMPEDIBILITÀ DELLE CAUSE.
PRESUPPOSTI E IMPLICAZIONI DI UN DIBATTITO SCOLASTICO

di Pasquale Porro *

Abstract: According to Avicenna, while the action of causes is always necessary, the
pl'Oduction of effects may be considered in different ways. With respect to its cause,
each effect is necessary, but may be contingent due to the intelference of pl'Ohibitive
impediments. In itself, and in an absolute sense, each effect is contingento This article
deals with the transformations of this model in the Latin Scholastic debate from the
end of the 13 th to the early decades of the 14th century, taking into consideration Tho-
mas Aquinas, Siger of Brabant, John Duns Scotus and Francis of Marchia. The first de-
fends a kind of 'pl'Ovidential' determinism, admitting only a relative, 01' secundum
quid, contingency of sublunary effects with respect to the First Cause. The second, in
explicit opposition to Aquinas, upholds the absolute contingency of the world in Avi-
cenna's sense. Interestingly enough, Siger's position seems to be implicated in the
condemnation of March 1277, not for being too deterministic but for rejecting an abso-
Iute 'pl'Ovidential' determinism. The last two both refuse to ground true contingency in
impedible causes, appealing instead to freedom of will.
Keywords: contingency, determinism, causality.

In uno dei suoi tanti studi pionieristici, Anneliese Maier aveva già richia-
mato l'attenzione sulla compresenza conflittuale, in età scolastica, tra due dif-
ferenti modi di intendere la necessità o contingenza dei rapporti causali: quel-
lo "dinamico" e quello "statistico"1. Il primo modello, che la Maier faceva cor-
rispondere alla regolarità dinamica della fisica moderna, si riferisce alla moda-
lità (in questo caso, prevalentemente, la necessità) con cui agiscono gli agenti
naturali, essendo ordinati a un determinato effetto. Il secondo, che veniva fatto
corrispondere alla probabilità o regolarità statistica della fisica moderna, si ri-
ferisce alla modalità con cui si realizzano gli effetti stessi, e che viene ricavata
- secondo un criterio appunto statistico - dalla maggiore o minore frequenza
con cui questi ultimi, poste le loro cause, si verificano. I due modelli, come è

* pasquale.pono@uniba.it; professore ordinario nell'Università degli Studi di Bari


«Aldo Moro».
1. Cfr. Maier 1949, pp. 219-250 [trad. it. Maier 1984, pp. 339-382]. Sulla causalità nel
Medioevo si vedano anche i contributi raccolti in «Quaestio» 2 (2002) [= Esposito, Porro
2002].

Rivista di storia della filosofia, n. 1,2013


114 Pasquale Porro Contingenza e impedibilità delle cause 115

facile osserva~'e, si dis~in~uono già solo per il fatto di privilegiare alternativa- (iii) la debolezza o incapacità relativa dell'agente (quest'ultima ragione s'in-
~ent~ uno, de; due polI dI un nesso causale: nel primo caso, l'attenzione cade treccia in realtà con le precedenti: un agente "debole", in effetti, è quello
mfattI sull a~l1'~ delle cause;. nel se~ondo, sul prodursi degli effetti. Ci si po- incapace di vincere la resistenza o l'assenza di idonea disposizione da
trebbe t?ttavIa I~terrogar~ SUl fatton che determinano un possibile scarto tra i pmte della materia, così come di superare gli impedimenti posti dall'inter-
due casI. A ~artIre .da AVIcenna, a cui si deve almeno implicitamente una pri- ferenza di altre cause).
ma formulazIOne dI quello che sarà il principio classico di causalità, la corri-
spo~denza tra cause ed effetti dovrebbe essere biunivoca e per così dire auto- Lasciando da parte tutte le discussioni relative alle vicende dell'interpreta-
matica: una volta posta la causa, deve necessariamente seguire il suo effetto zione statistico-frequentativa (diacronica) o controfattuale (sincronica) delle
(c?sì come pe!, ?gni effetto determinato si deve poter indicare una causa deter- modalità, così come quelle relative allo statuto dei futuri contingenti - due
mmata). Cos'e m~ece che fa sì, per ifaltisifa prima e per gli Scolastici poi, che temi su cui esiste già una copiosa letteratura -, in ciò che segue vonei provare
una c~~s.a no~ a,~Isca, pur a:endo~e la capacità (plimo caso: contingenza in a esaminare brevemente solo alcuni degli snodi del dibattito intorno alla que-
senso dmmruco, nella tenrunologla della Maier) o che un effetto non si pro- stione specifica della contingenza dei nessi causali in rapporto all'impedibilità
~u~a, pur essendo posta la sua causa (secondo caso: contingenza in senso "sta- delle cause, soffermandomi in particolare in primo luogo sui presupposti es-
tIStiCO")? Per. qua~to rig~~rda il primo aspetto - quello relativo all' agire delle senziali della controversia, così come si erano stabilizzati nell'interpretazione
c.ause - la spIegazIOne plU usuale fa leva sulla distinzione, di matrice aristote- m'aba di Aristotele (e in particolare nel confronto a distanza di Averroè con
lIca, t:a la causalità degli agenti naturali e quella degli agenti razionali (o vo- Avicenna), e quindi sul modo in cui essa si sviluppa tra la fine del XIII secolo
lo~tan): se un qual~nque agente naturale irrazionale non può fare a meno di e gli inizi del XIV, prendendo come principali figure di riferimento Tommaso
agIre, un.agent.~ ra~IOnale può sempre decidere se agire o meno, e anche in che d'Aquino, Sigieri di Brabante, Enrico di Gand, Giovanni Duns Scoto e France-
modo agIre. CIO dIpende dal fatto, come Aristotele precisa in Metaph., IX, 5, sco di Appignano (Francesco della Marca). Spero in tal modo di poter rimette-
104.8 a 8-10, che CIascuna potenza irrazionale può produne uno solo dei con- re almeno in parte in discussione alcune prospettive usuali sulla ricezione sco-
tra~,. mentre le potenz.e razionali possono produrli entrambi: dunque, se agis- lastica della dottrina avicenniana della causalità, sul modo in cui tanto Sigieri
~eIO m .~odo ne~essano, produnebbero due contrari simultaneamente, il che è quanto Duns Scoto (da prospettive opposte) contestano l'interpretazione tom-
ImposslbIl,e. COSI, per stare all'esempio classico adoperato da Tommaso d'A- masiana della contingenza, e sulla reale portata della condanna del 1277 per
~umo, se Il fuoco non può fare a meno di bruciare la paglia, quando l'uno e ciò che riguarda il determinismo.
l alt~a vengono a contatto, un costruttore non è invece costretto a edificare im-
mediatamente un palazzo ogniqualvolta passa accanto a un cumulo di materia-
le da costruzione2 . Questa spiegazione consueta meriterebbe com'è ovvio 1. Causalità e indeterminatezza in Avicenna e Averroè
molti ~ppro~ondi~enti (a pmtire dal fatto che gli agenti razio~ali potrebber~
detenrunm'si ad agIre sulla base di un giudizio dell'intelletto che ridurrebbe in In modo certamente assai sommario, si potrebbe dire che la strategia anti-
tal modo il margine di autonomia e libertà della volontà ~ almeno secondo detenninistica messa in atto da Aristotele in molti luoghi cruciali delle sue
l'accusa standard mossa dai "volontaristi" agli "intellettualisti" già a partire opere poggia su due pilastri fondamentali, entrambi per altro estremamente
?alla seconda metà d~l ~III s~colo), ma pone comunque, almeno in prima controversi: dal punto di vista logico-noetico, sull'inapplicabilità del principio
Istanza, men~ prob~ellli d~ que~l~ che solleva il secondo aspetto - quello relati- di bivalenza (o di qualcosa di simile) ai futuri singolari contingenti, così come
V?, al P:OdurSI deglI effettI. QUl Il confine tra agenti irrazionali e razionali si fa viene teorizzata e difesa nel celebre e discusso c. 9 del De interpretatione; dal
plU labIle o permeabile: il fatto che un effetto si verifichi o non si verifichi è punto di vista per così dire ontologico-fattuale, sul tentativo di fm' coincidere
qualco~a che si potr~bbe riscontrm'e non solo nell'ambito della natura, ma an- lo spazio di questa indeterminatezza logica con quello delle cause kata symbe-
ch~, eVIdentemente, m quell? delle ~zioni volontarie. Quali sono dunque i fat- bekos, delle cause accidentali. Nel c. 3 del VI libro della Metafisica - un luogo
ton che potrebbero essere mvocati a questo proposito? Principalmente tre, almeno altrettanto celebre e problematico quanto il nono capitolo del De inter-
come sembra: pretatione 3 - Aristotele precisa in effetti che una sequenza determinata di cau-
(i) l a re~Iste~z~
. se può essere interrotta da una causa accidentale che si genera (e si corrompe)
o l'assenza di disposizione da parte della materia su cui si
eserCIta l aZIOne causale' senza attraversare un vero e proprio processo di generazione, ovvero da una
(ii) l" mtellerenza
,J' ,
di altI'e cause, che si frappongono tra una causa e il suo ef-
fetto "naturale", impedendo a quest'ultimo di aver luogo; 3. Che questi due luoghi siano interpretati congiuntamente dagli Scolastici come quelli
decisivi per provare l'antideterminismo di Aristotele è attestato ad esempio dagli argome?-
ti riportati da Sigieri di Brabante nel suo De necessitate et contingentia causarum; cfr. DUlll
2. Thomas de Aquino 1950, p. 435, § 1818,
1954, pp. 18-19, n. 6-19.
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causa che si produce senza conseguire o essere dedotta da una precedente. to soggetto e in quanto sostrato) alla distinzione tra cause motrice e causa pro-
Così, se qualcuno mangia ora cibi salati o piccanti - quel qualcuno a cui i priamente efficiente, per non citare che due soli esempi5 . Soprattutto - come
commentatori attribuiranno anche il nome proprio di Nicostrato - non dovrà già si accennava - Avicenna sembra essere il primo a formulare qualcosa di
necessariamente morire tra un po' di morte violenta: è infatti ovvio, e causal- molto simile a ciò che successivamente andrà sotto il nome di principio di ra-
mente determinato, che chi mangia cibi piccanti abbia sete, ma il fatto di usci- gion sufficiente, postulando un rapporto essenziale e deten~i~ato tra cause ed
re di casa per dissetarsi è un evento che non dipende dal precedente4 , cioè non effetti: poiché l'essere-causa e l'essere-causato sono propneta (nel senso por-
attraversa un vero e proprio processo di generazione; piuttosto, si genera spon- firiano) dell'ente in quanto ente6, è inevitabile che ogni ente sia o causa o cau-
taneamente, allo stesso modo della decisione dei malviventi (per altro, mai sato, o anche le due cose insieme, da diversi punti di vista. Ciò significa che
menzionati in quanto tali da Aristotele) di appostarsi a una data ora proprio tutto ciò che esiste può e deve essere ricondotto alla sua causa, e che inversa-
nella strada dove lo sfortunato Nicostrato si troverà a passare. Questo ambito mente, posta una causa, ne deve necessariamente scatu.rire il suo .effetto:. ogni
della causalità accidentale viene identificato più propriamente, ad esempio nel causa che sia effettivamente tale non può fare a meno di produrre 11 propno ef-
II libro della Fisica, con il resto o il residuo di ciò che non si produce hos epi fetto. Tale concezione implica di per sé un duplice e differente approccio mo-
to poly, "per lo più" o nella maggior parte dei casi: dove c'è una parte mag- dale ai rapporti causali: ogni effetto è infatti sempre possibile in sé, ma neces-
giore, che rappresenta la regolarità di un fenomeno, c'è evidentemente anche sario rispetto alla propria causa. Questa ridefinizione dello statuto modale
una parte minore. Aristotele non sembra tuttavia particolarmente prodigo di cambia anche il modo di concepire in termini temporali il rapporto tra causa
informazioni sul perché alcune cause producano i loro effetti solo "per lo più", ed effetto: se per Aristotele la causa in atto è simultanea al suo e.ffetto, ma no~
e non sempre, e appare in generale più preoccupato di chiarire il presupposto la causa in potenza, per Avicenna le vere cause sono sempre Simultanee agh
statistico della causalità accidentale (il fatto cioè che sia inevitabile che al "per effetti, non potendo fare a meno di agire. Non si può infatti presu~porre che un
lo più" si associ "un minor numero di casi") che di spiegarne l'origine, che po- agente non agisca, ovvero che non produca il suo effetto, e che lllvers~mente
trebbe tuttavia essere riportata essenzialmente - sulla base della già ricordata l'effetto non sia prodotto in presenza della sua causa: come osserva AVicenna,
distinzione operata nel IX libro della Metafisica - alla capacità di deliberazio- non si può pensare che un agente diventi tale - diventi ap~unto agente - solo
ne e scelta nel caso degli agenti razionali, e all'efficacia dell' agente (in senso in presenza di una condizione aggiuntiva che pe~~etta di produ~re l' e~ett?,'
attivo) e all'indeterminatezza della materia (in senso passivo) nel caso di quel- perché in tal caso, essendo sottoposto a tale condiZiOne, sarebb.e III real~a ~lU
li naturali. Ancora nel c. 5 di Theta (1048 a 16-21), Aristotele osserva che non paziente che agente? Avicenna esprime questa tesi sostenendo, III modo lllSle-
è affatto necessario menzionare l'assenza di impedimenti esterni come condi- me innovativo e assolutamente contro-intuitivo, che ogni vera causa non è cau-
zione dell'agire di una potenza: poiché ogni potenza è tale in modo determina- sa del venire ad essere di qualcosa - del fatto cioè che una cosa abbia l'esi-
to, e non in senso assoluto, l'assenza di impedimenti rientra già nell'insieme di stenza dopo essere stata inesistente -, ma è causa simultanea e continuativa
ciò che rende appunto determinata la potenza in questione. Tuttavia, in altri dell'essere di una cosa (del fatto che la cosa sia, e non del fatto che sia venuta
luoghi, Aristotele stesso non esclude del tutto anche una spiegazione estrinse- ad essere, ovvero del fatto che sia dopo non essere stata)8.
ca del possibile venir meno dell'azione causale - e cioè il fatto che l'effetto Questa diversa e più restrittiva interpretazione dei nessi ca~sali fa sì c~e
possa non prodursi per l'inteiferenza di altre cause, come attestano ad esempio nell'universo avicenniano (con la sola eccezione della Causa Pnma), tutto Sia
il riferimento alla tempesta e ai pirati in Metaph., Delta, 30, 1025 a 24-30 e un contemporaneamente possibile e necessario: possibile in sé, e necessario per
passo del De divinatione per somnum (2, 463 b 21-29) che non è sfuggito al- altro, cioè in rapporto alla causa da cui dipende9 • La contingenza ~ntrinseca
l'attenzione degli Scolastici. In questi ultimi due casi, in verità, l'intento pri- degli enti - il fatto cioè che in senso assoluto nessun ente.(ad ,ecc~zi~ne del~a
mario di Aristotele è comunque soprattutto quello di mostrare come l'acciden- Causa Prima) esiste in virtù della sua essenza, e dunque III se puo Sia esseie
te sia ciò che si produce "come qualcosa di altro", cioè di diverso rispetto al-
l'intenzione della natura o dell'agente razionale.
Il modello esplicativo fondato sull'inteiferenza tra più cause diventa invece 5. Cfr. Gilson 1961, Gilson 1962, Jolivet 1991, Bertolacci 2002, Wisnovsky 20.0~ ..
oggetto di discussione soprattutto nella ricezione araba di Aristotele, a partire 6. E in quanto tali, come proprietà dell'ente in ~enerale, r!entrano nell'ambito dI CIO che
da Avicenna. La dottrina avicenniana della causalità presenta notoriamente nu- è oggetto di indagine nella filosofia prima; cfr. AVIcenna Latmus 1977, I, c. 4, p. 29, ll. 45-
merosi motivi di interesse, dallo sdoppiamento della causa materiale (in quan- 50.
7. Cfr. Avicenna Latinus 1980, VI, c. l, p. 299, 11. 66-83.
8. Cfr. Avicenna Latinus 1980, VI, c. l, pp. 295-299, Il. 83-65.
9. Sulle diverse accezioni di "possibile" in Avicenna cfr. Lizzini 2011, sopratt~tto PP:
4. Seguo qui l'interpretazione suggerita in Donini 1989, secondo cui è in realtà questo 116-147. Mi sono soffermato sul modo in cui Tommaso e Enrico di Gand cerc~no I~ J?O~I
(prima ancora dell'ipotetico incontro con dei malintenzionati) l'evento che si genera spon- diversi di sciogliere la questione del doppio contemporaneo statuto modale deglt enti dIvel-
taneamente, interrompendo la regolarità della connessione causale.
si dalla Causa Prima in Porro 1992.
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che non essere - convive così nell'universo avicenniano con la loro necessità si effettivo, fattuale, della possibile interferenza tra cause diverse) ciò c.he p~r­
e~trinseca, det~nninata dalla dipendenza causale: e se è vero che la prima, sul mette alle cause di esercitare in modo necessario o contingente la propna azIO-
plano fattuale, e totalmente liassorbita dalla seconda, è vero anche che in sen- ne. In altri termini, per Averroè possono essere impedite solo quelle cause che
so stretto si dà, per Avicenna, un solo ente veramente (intrinsecamente) neces- in se stesse ammettono la possibilità di essere ostacolate e impedite: ma una
sario, al punto che la dimostrazione dell'esistenza della Causa Prima coincide causa che può essere impedita, e dunque non conseguire l'effetto atteso, è in sé
sostanzialmente - nella metafisica avicenniana - con la dimostrazione dell'u- una causa contingente o che opera in modo contingente. Prova ne è che ~a cau-
nicità assoluta dell'ente necessario (non a caso il nome filosofico di Dio per
Avicenna, è appunto necesse esse). ' sa suprema, che non può essere impedita, agisce di necessità - come AVIcenna
stesso aveva del resto concesso. Dunque, l'impedibilità delle cause non è la
Il fatto che gli enti possiedano contemporaneamente un duplice statuto mo- ragione della contingenza degli effetti, ma piuttosto, in se~so opposto, già ~n
dale si basa dunq~e, in Avicenna, proprio sulla distinzione tra l'aspetto intrin- effetto della sua natura o del suo operare contingente: non SI deve pertanto dIre
seco e quello. est~ms~co. Per quanto riguarda il piano fattuale - quello estrinse- che gli effetti fortuiti e accidentali si producono perché le cause ~he aV~'ebbero
co - sembra mevltabtle concludere che nell'universo avicenniano, se tutto è le-
dovuto produrre alloro posto un effetto reg~lare v,engono talora ~mp~dlte, m.a,
gato da rapporti di causa ed effetto, nulla accada in modo casuale o indetermi- all'inverso, che tali cause possono essere ImpedIte solo perche agIscono m
nato, e che tutto si produca invece con assoluta regolarità (almeno nell'ambito
modo contingente 13. . . . . . .
della natura). Tuttavia, è innegabile che, nel nostro mondo sublunare, sussista Tutto ciò riguarda evidentemente gh agentI naturah IrrazIOnah. Ma che ne
un certo margine di indetenninatezza, e che non tutto accada sempre e neces- è invece delle azioni che dipendono dagli agenti razionali? Se gli agenti razio-
sariamente. Ma poiché tutti i nessi causali sono per Avicenna esclusivamente
nali fossero determinati, la responsabilità individuale delle azioni e illi~e:o ar-
estrinseci (ogni vera causa efficiente è quella che non entra nell'essenza del
bitrio, come paventava Aristotele nella propria confutazio~e del deternllmsmo~
suo effetto, altrimenti si ridurrebbe ad essere o materia o fonna)lO, anche l'in- sarebbero con ciò stesso soppressi. L'indeterminatezza, m questo caso, fa, SI
determinatezza possiede un'origine puramente estrinseca e cioè - come viene
che un agente possa risolversi indifferentement~ per u~a del:e. ~ue al~ernat~ve
precisato soprattutto nel c. 13 del I libro della Fisica avicenniana _ l'intelfe- di una scelta. Ci si trova così di fronte a quegh eventI posslblh che m latmo
renz.a e il reciproco ostacolarsi di cause diverse. In definitiva, per Avicenna, (ovvero nella terminologia stabilita da Boezio nelle proprie tra?uzioni e nei
ogm ca~lsa produce sempre e necessariamente il proprio effetto, ma non ogni
propri commenti) vanno sotto il nome di contingentia ad utn!mlzbet. La p~c~:
e./fetto s~ produce sempre e necessariamente a partire dalla propria causa: la ra- liarità di questo tipo di eventi è che essi non appartengono ne al novero dI CIO
gIOne dI. questa apparent~ asimmetria sta nel fatto che altre cause possono
che accade nel maggior numero di casi, né a quello di ciò ~he .accad~ ra~'a~e~­
frapporsIll tra una causa e Il suo effetto proprio, impedendone l'effettiva realiz- te o in un minor numero di casi, ma presentano almeno m Imea dI pnnclplO
zazione .
una perfetta parità statistica - potrebbero cioè realizzarsi e non realizzarsi con
È proprio per evitare questa asimmetria che nel Grande commento al II li- una probabilità pari al 50%. Ora, se ciò che si produce con una frequenza su-
bro della Fisica (t.c. 48), Avenoè propone invece un'interpretazione intrinseca periore al 50% dei casi appartiene all'ambito del "per lo più", e dunque al~
del valore modale dei nessi causali l2 . La strategia di Avenoè è relativamente
l'ambito della regolarità dei processi naturali ch.e po.ssono essere o~get~o dI
semplice, e consiste nel seguire l'indicazione aristotelica del IX libro della
scienza, e ciò che si produce con una frequenza mfenore al,50~ del caSI ap~
Metafisica, ovvero nel riportare ancora più a monte (prima quindi del verificar-
partiene alI' ~mbito de~ casua~e, che non può essere oggetto ~I sCle~~a.' ~~me SI
devono conSIderare gh eventI che possono accadere con pan pos~Iblhta. Q.ue~
10. Cfr. Avicenna Latinus 1980, VI, c. 1, p. 294, Il. 69-73: «Agens vero acquirit alii rei sto è precisamente il secondo punto di disaccordo. di ~~erroè ~eI confrontI ?I
esse quod non ~abe~at illa r~s in seipsa, adventus cuius esse est ab hoc qui est agens in- Avicenna. Sempre nel c. 13 del I libro della propna FISica, AVIcenna aveva m
quantum essentla hUlUS agentls non est recipiens formam illius esse nec est adiunctum illi
effetti polemizzato con i "Pedpatetici" (Temistio, secondo Avenoè) per la
ita ut sit intra illud, sed unaquaeque duanllll essentiarum est extra alteram et neutri eoru~
est virtus recipiendi alterum in se». scelta di limitare l'ambito del caso a ciò che si verifica raramente o con proba-
. 11. Cfr. ;\:icenna La.ti~us 1992, I, c. 13, pp. 110-111, Il. 83-91: «Sed, cum non eguerit bilità minore escludendo invece ciò che può realizzarsi con pari probabilità.
pan aut p~r~lclpe quod dlxlmus, oportet ut saepius sit per se, nisi prohibeat aliquid aut ad- Per Avicenn; così come uno stesso evento naturale sotto un certo aspetto può
ver~etur slbl. Quapropter oportet ut, cum nihil prohibuerit nec repugnaverit aliquid et serva- apparire insoÌito e raro (e perciò casuale), e sott~ un altro as~et~o, in quanto ~e
vent naturam, suam, tunc proveniat solito cursu. Et haec est differentia inter semper et sae- ne conoscono tutte le cause, regolare o necessano, anche un aZlOne v?lontana
pe, eo qUO? el quod est ~emper non adversatur aliquod contrarium <et ei quod est saepe ad- può risultare determinata in rapporto a qualcosa (e c~oè, nel caso SpeCI?CO, ,ap~
versatur ahquod contranum>, Unde sequitur ut quod est saepe, condicione removendi con-
traria et prohibentia, fiat llecessarium». punto alla volontà) e indeterminata in se stessa, o nspetto a potenze mfenon
12. Sulle diverse posizioni di Avicenna e Averroè intorno al caso e al determinismo cfr.
Belo 2007.
13, Cfr. Averroes 1562, II, t.c. 48, ff. 66vL-67rA.
120 Pasquale Porro e delle cause

alla volontà, come quella motiva o motrice (tanto più che la distanza tra ciò una intrinseca (Averroè) dei nessi causali deve forse essere maggiormente arti-
che può a~c~dere con pari probabilità e ciò che è per lo più è minore di quella, colata, soprattutto per quel che riguarda la posizione avicenniana. È senz'altro
che pure SI rIscontra negli eventi naturali, tra ciò che è necessario e ciò che ac- vero che per AvelToè è la natura intrinseca delle cause a determinare la neces-
cade raramente) 14. Per stare all'esempio di Avicenna, l'evento espresso dalla sità o la contingenza degli effetti; per Avicenna, invece, l'agire delle cause è
~roposizio~e: "sono passato davanti a casa sua, e mi sono fermato a mangiare" sempre necessario, mentre per la produzione degli effetti Occorre distinguere:
e casuale rIspetto alla potenza motrice, ma non rispetto all'appetito razionale necessari in rapporto alle loro cause, gli effetti sono contingenti, dal punto di
(volontà), poiché nessuno si mette a mangiare involontariamente l5 . Avicenna vista fattuale, in ragione dell' intelferenza estrinseca di altre cause, e dal punto
combina così due tesi in apparenza distinte: di vista assoluto, in ragione della loro stessa natura.
a) anche i contingentia ad utrumlibet possono rientrare nell'ambito di ciò che
è casuale (o per meglio dire, di ciò che attiene alla fortuna dal momento
che a essere in questione sono qui le azioni di agenti razion~li)' 2. Lex llecessitafis veZ cOllfillgellfiae: il "determinismo provvidenziale" di
Tommaso d'Aquino
b) c.iò che è con~i?gente ad utrumlibet, considerato in sé, può in ~ealtà essere
ncondotto a c~o che accade nella maggior parte dei casi se rapportato a una
potenza supenore, come la volontà. Per avere un esempio del modo in cui il dibattito interno alla falsafain-
fluenza le successive discussioni scolastiche sarà sufficiente considerareiflpri-
~econdo Averroè, invece, è impossibile che da ciò che è disposto in modo mo luogo il caso di Tommaso d'Aquino. Nel Commento alla Fisica, II, leet.ig
eqUlvalen~e verso due alternative possa derivare una di esse, dal momento che (ovvero nella sezione relativa al c. 5 del II libro del testo aristotelico), Tol111r1a~
nessuna dI que~te ultime è in sé più degna dell'altra. Perché una delle due pos- so affronta la questione muovendo, com'è ovvio, dalla classica tripartizionedi
sa essere effettIvamente prodotta o posta in atto, è necessario che un'altra cau- Aristotele: ci sono cose che accadono sempre, cose che accadono per lo più
sa estrinseca .si aggiunga a ciò che è disposto in modo perfettamente equiva- (come il fatto che gli uomini nascano dotati di occhi), ma anche cose che si ve-
lente, d~termI~andolo vers~ una delle alternative. La frequenza della produzio- rificano in un minor numero di casi, come quando qualcuno nasce senza occhi
ne d.e~h effettI va.dun~ue nportata a quella dell'azione delle cause aggiuntive: o con sei dita. Eventi di quest'ultimo tipo sembrano dipendere dal caso o dalla
se CIOe l' effetto ~I venfica nella maggior parte dei casi, ciò da cui proviene è fortuna: Tommaso ammette dunque esplicitamente l'equazione aristotelica tra
una causa che agIsce nel maggior numero di casi; se invece l'effetto si verifica esse a casu o a fortuna ed esse ut in paucioribus. Resta il problema della col-
nella minor p~rte ~ei casi, ciò da cui proviene è una causa che agisce in un mi- locazione dei contingentia ad utrumlibet, dei casi cioè in cui si ha - almeno in
n?~' ?umer~ ,dI cas~. Que~ta bipartizione statistica non ammette una terza possi- apparenza -la parità statistica delle possibilità. Tommaso sembra a prima vista
bIhta: ?a cIO che e c?ntmgente ~n modo equivalente, in quanto tale, non può oscillare, a questo proposito, tra Avicenna e AvelToè. La scelta avicenniana di
provemre per Averroe alcuna aZIOne, dal momento che la natura di ciò che è includere almeno da un certo punto di vista anche questo ambito, insieme a
contingente in modo equivalente è di tipo materiale o potenziale, non formale quello degli eventi ut in paucioribus, in quello degli eventi casuali o fortuiti
(e solo la forma è principio di azione)16. A differenza di Avicenna dunque appare a Tommaso discutibile: in un contingente ad utrumlibet del tipo "So-
AvelToè ' , crate siede", in effetti, il caso o la fortuna non sembrano giocare alcun ruolo.
Tuttavia, precisa Tommaso, non si ha in questo caso a che fare con un vero
a) esclude del tutto l'ambito dei contingentia ad utrumlibet da quello del caso contingente ad utrumlibet, perché se è vero che tale evento è ad utrumlibet ri-
e della fortuna;
spetto alla potenza motiva, non è in effetti tale rispetto a quella appetitiva, che
b) n,ega, in modo an~ora più radicale, che da ciò che è contingente ad utrum- tende in modo determinato verso una delle alternative l ? Questa precisazione è
bbet possa scatunre qualche effetto o qualche azione. in apparenza una concessione alla tesi avicenniana secondo cui uno stesso
Le posizioni contrapposte di Avicenna e AvelToè definiscono così il quadro evento potrebbe risultare indetenninato o casuale sotto un aspetto, e determi-
teorico delle successive discussioni scolastiche sullo statuto modale e sulla fre- nato sotto un altro (in rapporto alla volontà). Ma Tommaso intende al contrario
quenz~,statistica dei n~~si di causa ed effetto. A variare nei due casi è soprat- allinearsi alla posizione di Averroè: la stessa potentia motiva, che è ad utrum-
t~tto cIO che produce l mdeterminatezza, ovvero la contingenza, ma la biparti- libet, può passare in atto solo attraverso la potenza appetitiva che si determina
ZIOne secca proposta dalla Maier tra un'inteIpretazione estrinseca (Avicenna) e verso una delle possibilità. Ciò che è ad utrumlibet è in effetti come l'ente in
potenza, e la potenza non è principio di azione. In questo senso, come poneva
14. Cfr. Avicenna Latinus 1992, I, e. 13, pp. 111-ll3, Il. 4-37.
15. Cfr. Avicenna Latinus 1992, I, e. 13, p. 113, Il. 37-44.
16. Cfr. Averroes 1562, II, Le. 48, f. 66vL. 17. Thomas de Aquino 1954, p. 105, § 209.
122 Pasquale Porro Contingenza e impedibilità delle cause 123

appunto Averroè, da ciò che è ad utrumlibet non consegue propriamente nulla, niana o, per meglio dire, di un segmento della tesi avicenniana. Ora, anche in
se non attraverso ciò che spinge verso una delle due possibilità o sempre o per questo caso Tommaso opta - almeno a prima vista - per un'interpretazione di
lo più. Ed è per questo che Aristotele, conettamente, non menziona i contin- tipo intrinseco: per "necessario" si deve intendere ciò che nella sua natura pos-
gentia ad utrumlibet nella propria partizione degli eventi in base alla frequen- siede il fatto di non poter non essere, e per "contingente ut frequenta" ciò che
za statistica18 . Tommaso si richiama dunque alla distinzione tra il ruolo della per sua natura può non essere. La presenza di eventuali impedimenti estrinseci
potenza motiva e quello della potenza appetitiva non tanto nel senso avicen- è - secondo l'insegnamento di Aristotele e Avenoè - qualcosa di aggiuntivo,
niano, quanto in una prospettiva averroista: nessuna potenza che sia veramente ulteriore e non decisivo, come prova del resto il fatto che la natura non offre
indifferente è in grado di produrre un effetto. mai impedimento a ciò che non può non essere, quia esset supelfiuum 19 • Tutta-
A ciò potrebbe essere accostato quel che Tommaso osserva nel proprio via, come avremo modo di verificare subito, questa scelta è tutt' altro che uni-
Commento alla Metafisica a proposito della partizione del possibile (IX, lect. voca, e va inquadrata in un modello più ampio: in realtà, l'interpretazione tom-
4) e più in particolare della distinzione tra ciò che è possibile secundum ratio- masiana delle relazioni causali prevede che tutto sia riportato in ultima istanza
nem, e che dunque si rapporta a una potenza razionale, e i possibili irrazionali alla non impedibilità intrinseca delle cause superiori, ma concede allo stesso
che dipendono invece dalle potenze irrazionali. Com' è evidente, le potenze ra- tempo che la contingenza si giustifichi in ragione degli impedimenti fattuali
zionali si ritrovano solo negli esseri animati, quelle inazionali tanto negli esse- (estrinseci) delle cause seconde.
ri inanimati quanto in quelli animati, e anche negli uomini, in cui ci sono prin- Per accostarci a questo modello, ci si può chiedere innanzi tutto se Tomma-
cipi di azioni e passioni che non dipendono dalla ragione (ad es. la potentia so accetti o meno le implicazioni deterministiche presenti, in modi diversi,
nutritiva, quella augmentativa, la gravitas). Ora, come già ricordato, la diffe- tanto in Avicenna quanto nello stesso Avenoè. La domanda potrebbe apparire
renza tra i due tipi di potenza sta nel fatto che nell' ambito di quelle inaziona- sorprendente, se ci si attiene all'idea piuttosto comune che Tommaso abbia de-
li, quando il principio passivo è in prossimità del principio attivo, ed entrambi cisamente preso le distanze dal necessitarismo della tradizione peripatetica
sono nella disposizione per poter rispettivamente subire e agire, è necessario greco-araba. Le cose sembrano in realtà stare in modo più complesso, perché
che uno subisca e l'altro agisca, come nel caso del combustibile e del fuoco. Tommaso, pur opponendosi a un rigido determinismo naturale, legittima di
Questa necessità non si riscontra invece in ciò che è possibile secondo ragione fatto un altrettanto ferreo "determinismo provvidenziale", se così lo si può de-
(come attesta l'esempio richiamato in precedenza dell'architetto e del materia- finire. Nella lect. lO del Commento al II libro della Fisica, Tommaso, seguen-
le da costruzione). Di conseguenza, ogni potenza inazionale può fare una cosa do Aristotele, insiste con forza sulla riduzione delle cause accidentali a quelle
soltanto, mentre una potenza razionale è disposta verso entrambi i contrari. E essenziali o per sé: casus et fortuna sono causae posteriores quam intellectus
poiché - come visto - da una causa comune indifferente non procede alcun ef- et natura. Tommaso ricorda qui la polemica aristotelica contro gli atomisti e
fetto determinato, è necessario che qualcosa spinga la potenza razionale a de- coloro che collocavano nel caso l'origine dell'universo, aggiungendovi tuttavia
terminarsi, e questo qualcosa è la scelta razionale o prohairesis. Seguendo fe- una considerazione di ordine per così dire mereologico: la causa dell'essere di
delmente Aristotele e Averroè, Tommaso torna qui sulla questione dell'impe- tutto l'universo deve essere anteriore alla causa di una qualche parte dell'uni-
dibilità delle cause: non c'è bisogno di aggiungere che una potenza razionale verso, dal momento che ogni parte è ordinata alla perfezione dell'universo
raggiunge il proprio effetto solo se nulla fa impedimento dall'esterno, perché stess0 20 • Ciò non rende solo sconveniente che qualche altra causa, come il
un agente agisce solo se ha la potenza sufficiente per farlo, e non in un qua- caso, sia anteriore a quella che è causa del cielo, ma implica, per Tommaso,
lunque modo o secondo ogni disposizione, e dùnque secondo quella disposi- che tutte le cose fortuite o casuali vengano ricondotte a una qualche causa che
zione che di per sé esclude ogni impedimento (gli impedimenti sono infatti le ordini, e rispetto a cui non risultano più fortuite o casuali21 • Tommaso non fa
precisamente ciò che fa sì che qualcosa non risulti possibile in un dato mo- qui altro, in realtà, che ribadire quanto già affermato nel c. 92 del III libro del-
mento o in un dato modo). la Contra Gentiles: alcune azioni o eventi possono non rispondere all'intenzio-
La stessa opzione sembrerebbe potersi ritrovare anche a proposito dell'al- ne diretta di chi le compie, ma possono rispondere all'intenzione di un agente
tro aspetto del dibattito tra i due faliisifa arabi che abbiamo brevemente consi- superiore a cui l'esecutore è sottoposto. E poiché l'uomo secondo il corpo è
derato, e cioè quello relativo all'origine della contingenza nei nessi causali. subordinato ai corpi celesti, secondo l'intelletto è subordinato agli angeli e se-
Tommaso ricorda a questo proposito come alcuni abbiano inteso il necessario condo la volontà è subordinato a Dio, può accadere che ciò che non rientra di-
come ciò che non può essere impedito in alcun caso, e il contingente ut fre- rettamente nell'intenzione di un uomo possa invece rientrare nell'ordinamento
quenter - il contingente cioè che accade "per lo più" - come ciò che è impedi-
to solo in un numero minore di casi. Si tratta, evidentemente, della tesi avicen-
19. Thomas de Aquino 1954, p. 105, § 210.
20. Cfr. Blanchette 1992.
18. Ibidem. 21. Cfr. Thomas de Aquino 1954, pp. 114-115, § 237.
Contingenza e impedibilità delle cause 125

dei corpi celesti, degli angeli o di Dio. Nel proporre questa articolazione Tom- corpi celesti, la cui azione è immutabile, e nel secondo della provvidenza eter-
maso fa leva principalmente, in molti luoghi, sul De bona fortuna, e in parti- na di Dio.
colare sull'idea (mutuata dall'Etica Eudemia, che rappresenta com'è noto la
principale base testuale a partire dalla quale Guglielmo di Moerbeke, forse in
n modo in cui Tommaso cerca di eludere l'argomento antidetenninistico di
Aristotele è ben noto, ma vale la pena di ripercorrerne l'andamento. Quanto più
questo caso anche su indicazione dello stesso Tommaso, ha assemblato in lati-
le cause sono elevate, a tanti più effetti si estende la loro causalità, così come
no il De bona fortuna) che il divino sia principio non solo dell'universo, ma
nello Stato, per riprendere l'esempio di Tommaso, la politica, che riguc,rrda l'in-
anche di ogni movimento dell'anima22 • Restando al Commento alla Fisica, si
tera comunità, ha un' estensione maggiore dell' arte militare, che non SI estende
può comunque segnalare quello che appare come un piccolo ma significativo invece ai civili. L'ordine che sussiste tra gli effetti in dipendenza da una causa è
scarto rispetto all'impianto aristotelico: l'anteriorità aristotelica del "per sé" si così coestensivo alla causalità di quella stessa causa. Ciò significa che gli effet-
trasforma in Tommaso in una più complessa gerarchizzazione delle cause. Se
ti che dipendono da cause inferiori particolari non h~nno a~cun o~'dine tra lo~o,
insomma per Aristotele caso e fortuna definiscono il residuo di ciò che accade anche se talvolta accidentalmente coincidono; ma glI steSSI effettI, rapportatI a
per lo più, Tommaso trae una conclusione diversa, e cioè che, rispetto alle cau- una causa superiore comune, rivelano invece di essere ordinati. Così, è acciden-
se superiori, gli eventi casuali e fortuiti non risultano davvero tali. Questo slit- tale che una pianta fiorisca contemporaneamente ad un'altra, considerando le
tamento ridimensiona di fatto la tesi aristotelica secondo cui le cause acciden- cause della virtus di ciascuna pianta; ma la coincidenza non si rivela accidenta-
tali non hanno un vero e proprio processo di generazione, e soprattutto sugge- le se la fioritura contemporanea viene messa in rapporto con la virtus dei corpi
risce una visione d'insieme per certi versi più deterministica, o almeno meno celesti, che ne dispone la fioritura simultanea. Tommaso introduce quindi la. ce~
indeterministica, di quella aristotelica.
lebre dottrina del triplex gradus causarum, ispirata per altro alle stesse regIOnI
Ciò diventa ancora più evidente se torniamo al Commento alla Metafisica ontologiche in cui si suddivide il cosmo aristotelico:
(VI, lect. 3). In realtà, Tommaso riprende anche qui cose già dette nella Sum-
ma contra Genti/es (e forse già anche in alcuni degli Opuscula: dipende dalla (i) c'è una causa incorruttibile immutabile (Dio);
cronologia relativa tra questi ultimi e il Commento stesso), ma collocandole (ii) ci sono cause inconuttibili e mutevoli (i corpi celesti);
nel loro luogo naturale - quello in cui Aristotele parla del ruolo delle cause ac- (iii) ci sono infine le cause conuttibili e mutevoli.
cidentali e dell'indeterminatezza che in esse si radica - e soprattutto discuten-
dole in rapporto con le posizioni dei "filosofi" e dello stesso Aristotele. La Queste ultime, in quanto particolari, sono sempre univoche, producono
strategia antideterministica messa in atto da Aristotele, mentre legittima caso e cioè sempre i propri effetti secondo le singole specie determinate: il fuoc.o ge-
fortuna come cause accidentali, rimuove di fatto - come Tommaso non può nera sempre fuoco, una pianta una pianta, e l'uomo un uomo. Le cause mter-
fare a meno di rilevare - sia il fato che la provvidenza. Aristotele ha insomma medie o di secondo grado sono in parte universali e in parte paIticolari: parti-
ammesso l'anteriorità delle cause per sé rispetto a quelle accidentali, ma ha colari perché si estendono solo a ciò che viene prodotto attraverso il movimen-
poi negato l'assoluta riduzione o riconducibilità delle seconde alle prime: se to; universali perché non riguardano una sola specie di realtà mobili, ma tutto
ciò che è alterabile, generabile e conuttibile. Tutto ciò che si muove dipende
una tale riduzione fosse possibile, il determinismo resterebbe di fatto - per
infatti dal primo moto. La causa di primo grado è invece solo universale, per-
Aristotele - inaggirabile. Tanto il fato quanto la provvidenza implicano in ef-
ché il suo effetto proprio è l'essere: dunque, tutto ciò che è, rientra nella cau-
fetti che tutto accada secondo un certo ordine: ma ciò che segue un ordine non
salità e nell'ordine della Causa Prima.
è per ciò stesso accidentale, e dunque o è sempre o in maiore parte. n deter-
Considerando le sole cause prossime e particolari, è innegabile che molte
minismo con cui Aristotele si confronta tanto nel c. 9 del De interpretatione
cose accadano accidentalmente. Ciò dipende dai tre distinti fattori che già co-
quanto nel c. 3 del libro VI della Metafisica fa leva in effetti sul meccanismo
nosciamo:
della retrodatazione del futuro, ovvero sul fatto che ciò che è ora presente o
passato (e in quanto tale determinato, immodificabile e necessario), era in pre- (i) dal concorso o intelferenza tI'a più cause (il fatto che io possa incontrare
cedenza stato futuro. Da ciò il determinista ricava che se le cause di ,qualcosa dei malviventi - Tommaso si riferisce implicitamente all'esempio utiliz-
sono poste nel passato e nel presente, e si esclude la possibilità di cause acci- zato da Aristotele nella propria strategia antideterministica - dipende in
dentali, è già predeterminato ciò che avverrà in futuro - come la morte dello effetti dal concorso di una duplice virtù motiva, la mia e quella dei ladro-
sfortunato Nicostrato (o chi per lui) che mangia cibi piccanti ed esce di casa ni; per quanto Tommaso sembri recuperare qui la p.osizione, avicen~i~na
per placare la sete. Ma nel caso del fato e della provvidenza le cause essenzia- dell'intelferenza delle cause, essa è sempre subordmata alI efficaCIa m-
li sono appunto già poste nel passato e nel presente: si tratta nel primo caso dei trinseca degli agenti); .
(ii) dalla debolezza dell'agente, che non può pertanto realizzare il fine che SI
22. Cfr. Cordonier 2011.
era proposto;
(iii) dall' assenza di una idonea disposizione da parte della materia.
126
Pasquale Porro ::::C::o:.:..nt'..'.'h~lg~e::.'n.::za::.....::..e..::h::.'np~e:::.:d::i:.::.:bl::·ll::·ta=-' =de::l..:.:le~c:.:a::u:.:.s=--e 127

Salendo di grado, questa contingenza si riduce in larga misura, poiché mol-


sposto da Dio, allora accadrà (si aliquid est a Deo provisum, hoc erit). La stes-
te delle cose che appaiono accidentali cominciano a rivelarsi non più tali: il
sa cosa, tuttavia, può risultare contingente in rapporto alle cause prossime, e
concorso di più cause accidentali può infatti avere una causa celeste determi-
nata. Per di più, a questo secondo livello anche la debolezza dell' agente può ciò per Tommaso è sufficiente per ribadire che non ogni effetto è necessario,
essere sostanzialmente trascurata. Ma poiché i corpi celesti agiscono tramite il ma alcuni sono necessari e alcuni contingenti secundum analogiam suae cau-
movimento, hanno pur sempre bisogno della materia, e dipendono dalla sua sae o secundum conditionem proximarum causarum, secondo la formulazione
23
disposizione • Quantunque l'accidentalità si contragga, non scompare quindi alternativa della Summa theologiae (I, q. 22, art. 4; gli effetti si assimilano alle
del tutto. Fin qui Aristotele ha ragione: se l'effetto si produce ut in pluribus, e cause prossime, non a quelle remote, la cui condizione non possono raggiun-
non semper, è ovvio che ci sia un residuo accidentale, in paucioribus. Un altro gere)24. Pur mantenendosi sostanzialmente fedele all'idea avelToista di una
fondamentale fattore di indeterminatezza risiede nel fatto che alcuni enti su- modalizzazione intrinseca delle cause, Tommaso è così costretto a concedere
blunari, come le anime razionali, non sono sottoposti direttamente all'influsso che uno stesso evento possa risultare contingente rispetto alle cause prossime,
ma necessario rispetto alle cause remote.
dei corpi celesti, anche se indirettamente le mutazioni corporee indotte dall'in-
flusso dei corpi celesti si riflettono sull'anima e possono inclinarla ad agire in In definitiva, non bisogna per Tommaso limitarsi a ritenere che Dio abbia
un determinato modo. È noto come Tommaso insista a più riprese, in differen- disposto che una cosa sia: Egli ha disposto anche il fatto che sia in modo ne-
ti contesti, su questa limitazione. Ma è comunque un fatto che le azioni delibe- cessario o contingente. Non si è pertanto costretti a ritenere che una volta po-
rate dell'uomo non possono essere ricondotte direttamente all'azione dei corpi sta la provvidenza, tutto debba accadere di necessità, e tutti gli effetti debbano
celesti. Ciò è sufficiente, per Tommaso, per respingere, in accordo con Aristo- risultare necessari; la posizione della provvidenza implica invece per Tomma-
tele, il fatalismo, inteso come determinismo astrale. Ma salendo ulteriormente so una necessità in senso composto o congiunto: è necessario che l'effetto sia
di grado, non si può trovare nulla che sfugga all' ordinamento divino. Non si dà o in modo contingente o in modo necessario. Tommaso sovrappone così il mo-
qui neppure il limite della materia, perché anche la materia riceve il suo essere dello boeziano, che attribuisce alla prescienza divina una necessità ipotetica, a
dalla Causa Prima. Rispetto alla Causa Prima, dunque, se tutto è ordinato, nul- quello aristotelico del c. 9 del De interpretatione (anch'esso per la .verità ado-
la è accidentale - il che equivale a dire che tutto è sottoposto alla provvidenza. perato da Boezio), secondo cui un enunciato singolare futuro mantIene un va-
Ciò non significa per Tommaso annullare del tutto la contingenza, e pone lore di verità determinato solo in senso composto. Ma attraverso questa so-
che tutto avvenga di necessità. Per il fato, si è già visto come ciò non avvenga, vrapposizione Tommaso si spinge in realtà oltre Aristotele, parlando espressa-
a motivo del margine di indeterminatezza assicurato da una parte dalla materia mente in proposito di lex necessitatis vei contingentiae o ord~ necessitatis vel
e dall'altra dall'agire libero degli enti razionali. Il caso della provvidenza, ri- contingentiae, dunque di una lex necessaria che, almeno nspetto al senso
conosce Tommaso, è più complicato (maiorem habet difficultatem). La provvi- composto, investe tutti gli effetti. Anche ciò che è contingente, in definitiva, è
denza non si inganna e non trova alcuna limitazione intrinseca o estrinseca a sottoposto a questa lex necessaria: pertanto esso è contingente solo in senso
differenza dei corpi celesti. È impossibile che qualcosa sia disposto (provisu;n) relativo - rispetto cioè alle cause prossime -, ma non in senso assoluto, perché
da Dio, e non si verifichi, e questo sembra implicare che ogni effetto della nulla è indeterminato o accidentale rispetto alla provvidenza.
provvidenza accada di necessità. Per Tommaso, tuttavia, dalla causa non di-
pende solo l'effetto, ma anche tutti i suoi accidenti o le sue proprietà: per
esempio, la natura non si limita a produrre l'uomo, ma l'uomo con la proprietà 3. Dalla cOlltillgelltia secll1ld1l11l qllid alla cOlltillgelltia si11lpliciter: il De ne·
specifica di essere capace di ridere. Ora, Dio è causa dell'ente in quanto ente, cessitate et contillgelltia CallSa1'll11l di Sigieri di Brabante
ed è dunque causa anche degli accidenti che ineriscono all'ente in quanto ente,
tra cui figurano anche le modalità, come necessità e contingenza. Alla provvi- Questa conclusione di Tommaso era evidentemente destinata a su~citare
denza spetta dunque non solo produne un ente, ma anche attribuirgli un deter- più di una perplessità. Una prima decisa reazione, anch'essa ben nota, SI trov.a
minato statuto modale (il fatto di essere necessario o contingente), e quesito è nel De necessitate et contingentia causarum di Sigieri di Brabante25 . Tutto Il
quanto la provvidenza ottiene predisponendo le cause intermedie, dalle quali
un ~erto effetto conseguirà appunto in modo necessario o contingente. 24. Lo stesso modello presentato nel Commento alla Metafisica era stato in effetti già
E dunque vero che ogni effetto sottoposto alla provvidenza divina possiede esposto da Tommaso in forma più breve nella prima pars de1~a Summ~ theologiae, q. 22,
una necessità, ma sempre nella forma di una necessità ipotetica: se è stato di- art. 4. Sul valore assai relativo attribuito da Tommaso alla contmgenza nmane fondamenta-
le Gevaert 1965.
25. Non esistono elementi di cronologia certa, se non, come termini ante quos, il fatto
23. Sulla causalità dei corpi celesti in Tommaso rimane fondamentale Litt 1963, in part. che l'opera sia stata ricopiata dalla mano di Goffredo di Fontaines nel III fascic~10 del ~s.
pp. 110-241. BnF lat. 16297 (fascicolo la cui composizione può essere fissata al 1278: cfr. Aiello, Wle-
loc1a 2008, pp.136-138 e 162-163) e, verosimilmente, la citazione di Sigieri da parte del-
128
Contingenza e impedibilità delle cal/se 129

De necessitate potrebbe essere in realtà letto in parallelo alla discussione pedibilità della Causa Prima. Sigieri si allinea dunque a una parte dell'impo_
luppata da To~aso tanto n~l pr?prio Commento alla Metafisica quanto stazione avicenniana: qualcosa può avere un duplice e simultaneo statuto mo-
SLll~m~a theol?glae. In~e~e ?I dlstmguere un triplex orda, Sigieri - com'è dale, ed essere al tempo stesso estrinsecamente necessario e intrinsecamente
- d~s~~ngue c~~q~e .or?mI dI. cause; l'incremento è dovuto al fatto che, seguen. contingente, anche se è interessante notare come Sigieri adoperi questo model-
d? l filosofi, Siglen consIdera la causalità del Primo da tre diversi punti d' lo in relazione all'agire e all'impedibilità delle cause, più che alla produzione
VIsta. I cinque ordini risultano pertanto: l
degli effetti in sé. In questo modo, un elemento controfattuale si inserisce nella
(i) l a C. ausa Prima come causa immediata, necessaria e per sé della prima più generale interpretazione statistica delle modalità, poiché necessario è ciò
telhgenza; che non potrebbe darsi altrimenti e contingente ciò che, pur verificandosi,
(ii) l ~ stessa Ca~sa P~ima in quanto causa necessaria e per sé, ma non imme- avrebbe potuto darsi altrimenti. L'intera connessione o congiunzione delle
dIata, dell~ mtelh~~nze ~eparate, delle sfere celesti e dei loro moti, e in cause, in quanto disposta dalla Causa Prima, annulla l'impedimento fattuale di
... generale dI tutto ClO che e mgenerabile; una causa, ma non ne annulla l'impedibilità teorica o assoluta:
(m) la Causa .P~·i~a in quanto causa necessaria e per sé, ma non immediata, Et ideo dicimus multos effectos futuros contingenter, non necessario, etiam referendo
d~lle ?0~lZ10lli ?ella luna, del sole e delle altre stelle, ovvero delle con- eos ad totam connexionem causarum seu praesentium habitudinem, ve! etiam in Cau-
gmnzlOlli celestl;
sam Primam. Licet enim in habitudine praesentium vel connexione tota causarum con-
(iv)~ corp~ c.e~esti in 9~anto .cause ~i effetti sublunari (cause almeno in parte tineatur causa non impedita sive sub privatione alicuius futuri impedimenti contingen-
ImpedlbI1I, e perclO non ImmUlll dall'accidentalità)' tis, non tamen in eis continetur causa necessaria immobilis non impedibilis, non aliter
(v) le cause particolari inferiori. '. se habere possibilis 27 •
Sigie~i concorda con Tommaso nell'ipotizzare che ciò che è accidentale e Resta a questo punto il problema sollevato da Tommaso, e cioè che l'anti-
casuale nspetto alle cause inferiori e particolari perda queste caratteristiche se determinismo aristotelico pecca in qualche modo, agli occhi di un teologo cri-
r~pportato alI? ~ause s~periori e più ~~iversali. Tuttavia non si deve per Sigie- stiano, per eccesso, negando che tutto risulti determinato rispetto alla Causa
n cadere nello elfor~ dI rende~e per c~o.st~sso .ogni evento necessario rispetto Prima. Il tema è sviluppato lungamente da Sigieri nelle risposte al quinto, se-
alla Cau.s~ Pnma. L e~r~re del deterillllllstl sta m un'inferenza frettolosa ed er- sto e settimo degli argomenti iniziali, relativi appunto all'estensione e all'effi-
ronea; CI?e n~l fatto dI ntenere che, poiché tutto dipende dalla Causa Prima, e cacia della provvidenza e della prescienza divine. Soprattutto il primo di que-
ques~ ultIma e una causa n?n impedibile, tutto debba avvenire di necessità. In sti tre luoghi è significativo, perché in esso Sigieri si confronta esplicitamente
~ealta, .a~~he ,~e la C~~s~,Pn.ma non è impedibile, si avvale di cause intermedie con Tommaso. Alcuni, riferisce Sigieri, hanno sostenuto che tutto ciò che ac-
~mpedlblh. L ImpedI~I1Ita ?I queste ultime non va intesa in senso fattuale, ma cadrà, accadrà necessariamente in quanto disposto dalla provvidenza: ciò è fal-
m s~nso. assoluto: se mfattlle ?aus~ seconde fossero realmente impedite, allo- so, perché accadrà necessariamente solo ciò che si produrrà attraverso un'inte-
ra SI venficherebbe qualcosa dI aCCIdentale rispetto alla Causa Prima' tuttavia ra serie di cause non impedibili, secondo quanto già visto. Altri tuttavia - e qui
anche se no~ ~eng~no di fatto impedite, le cause seconde (in misUl:a minor~ il riferimento,è evidentemente proprio a Tommaso - hanno invece sostenuto
quelle c~lestI, m mIsura maggiore quelle generabili e corruttibili) rimangono che dalla provvidenza dipende non solo ciò che accade, ma anche il modo (la
sempre, m senso assoluto (e cioè nella loro stessa natura), impedibili: modalità) con cui accade, secondo la condizione della causa prossima. Per
~icet Causa Prima ~on sit cau.sa iu:pedibilis seu cui concunat accidens impedimentum,
lpsa tam.en P~OdUClt effe.ctus mfenores per causas medias et non immediate; quae cau- 27. Duin 1954, p. 29, Il. 29-37. Dragos Calma interpreta l'impostazione complessiva
sae medlae, hce.t ex o~'dme Causae Primae accipiant quod producant effectus, et tunc, del trattato suggerendo che Sigieri è un "necessitarista", ma non un "detenninista" (Calma
quod no~ sunt lm~e?ltae, .n~~ tamen quin in natura sua sint impedibiles; licet ergo 2011, pp. 169-170 e p. 218): la distinzione è senz'altro condivisibile se si riferisce da una
Causa Pnma non slt lmpedlblhs, producit tamen effectum per causam impedibilem26 • parte al fatto che la Causa Prima cal/sa necessariamente (a differenza di Tommaso e poi di
Scoto) il suo effetto immediato e gli effetti mediati superiori, e dall'altra al fatto che l'ordi-
L~ necessità non potrebbe essere scongiurata se le cause intermedie fossero namento della Causa Prima e dell'intero sistema delle cause che da essa dipende non deter-
~nch esse, nell~ loro n~tura, non impedibili; ma poiché tali non sono, la con- mina (a differenza ancora di Tommaso) tutti gli effetti inferiori, riassorbendone la contin-
genza assoluta. Non per questo, tuttavia, Sigieri si astiene dal difendere la provvidenza e la
tmgenza non VIene valllficata, anche se riassorbita fattualmente dalla non-im- prescienza divine, come avremo modo di verificare subito, attraverso l'adozione di una pic-
cola ma fondamentale clausola: la disposizione divina riguarda sempre la contingenza fat-
tuale, e non appunto quella assoluta. In questo senso, è invece forse eccessivo sostenere c~e
l'inquisitore di Fr~ncia, Simon du Val (23 novembre 1276). Per un'an;lisi dottrinale del te- Sigieri proponga la concezione di un mondo della contingenza «où, selon l'ordre de l'um-
sto cfr., oltre a Dum 1954, Calma 2011.
26. Duin 1954, pp. 26-27, II. 81-88. vers, tout peut arriver sans que les effets soient prévus auparavant par la cause première»
(Calma 2011, p. 172).
130 Pasquale Porro Contingenza e illlpedibilità delle cause 131

questo, dicono che è necessario che i futuri contingenti accadano, e tuttavia in concede il determinismo provvidenziale: gli eventi contingenti rimangono tali
modo contingente (et ideo de eventufuturorum contingentium dicunt quod ne- - e cioè contingenti simpliciter e non soltanto secundum quid - anche in rap-
cesse est quod talia flant, contingenter tamen). Si tratta della lex necessitatis porto all'intera disposizione delle cause preordinata dalla provvidenza. Se
t~~masi~na su cui. ci si~mo, s?ffermati in precedenza. Secondo Sigieri, una po- dunque Anneliese Maier riteneva che Sigieri intendesse in definitiva «elimina-
SIZIOne dI questo tIpo SI puo Intendere in tre modi: re del tutto» la necessità avicenniana (interpretata in senso meramente estrin-
seco) delle relazioni causali31 , e ravvisava una sostanziale contiguità tra la po-
(i) non nel senso che questi eventi accadranno necessariamente, ma nel senso sizione di Sigieri e quella di Tommas032 , le cose sembrano stare in realtà in
che, s~ ~ccadra~~o,. è necessario che accadano in modo contingente; que- modo assai più complesso, se non proprio differente:
sta tesI e per SIgIen corretta, ma non è ciò che intende invece Tommaso
la cui preoccupazione è al contrario quella di porre la necessità di tali a) Sigieri non rinuncia ad ancorare, con Avicenna, la contingenza all'impedibi-
eventi in rapporto. all'infallibilità della provvidenza divina; lità, ma sceglie di considerare a questo proposito non gli impedimenti attua-
(ii) nel ~enso ~h.e talI eventi ~isultano contingenti rispetto a una causa prossi- li, ma l'impedibilità in senso assoluto delle cause intermedie: un evento è
ma Impedlblle, ma non In riferimento alla provvidenza e all'intera con- contingente perché, pur essendo prodotto da cause di fatto non impedite,
nessione delle cause. Questa tesi implica di fatto che tutto accade di ne- non è tuttavia prodotto da cause non impedibili in senso assoluto. Questo è
cessità, anche se risulta contingente rispetto a qualche causa particolare in effetti anche il senso del richiamo esplicito alla posizione averroista che
determinata, ed è per Sigieri falsa, perché è falso che tutto sia necessario si trova in quella che nell' edizione Duin figura come l"'aggiunta" al testo da
rispetto all'intera connessione delle cause 28 . parte di Goffredo di Fontaines (nel ms. Paris, BnF lat. 16297)33: ma se lo
(iii) nel sen~o che tali eventi risultano contin~enti anche rispetto all'intera scopo di Averroè era quello di restare fedele ad Aristotele, includendo l'as-
conneSSIOne delle cause e alla provvidenza divina, ma in tal modo la tesi senza di impedibilità nel novero delle condizioni che rendono già di per sé
è contraddittoria, perché non è possibile che sia necessario che un evento tale una determinata potenza attiva, lo scopo di Sigieri è quello di integrare
accada, e che tuttavia accada in modo contingente in senso assoluto (sim- la tesi avicenniana, radicando la contingenza non nella presenza ut mmc de-
pliciter). gli impedimenti, ma come detto nell'impedibilità assoluta delle cause;
b) più delicata ancora è la questione del confronto tra Sigieri e Tommaso; per
In definitiva, per Sigieri, la tesi di Tommaso o è falsa o è contraddittoria l'uno come per l'altro, la contingenza dipende dal ruolo delle cause secon-
(seconda o terza interpretazione), mentre la prima interpretazione (quella che de o intermedie: tuttavia, Tommaso guarda di fatto agli impedimenti fattua-
Tom~a.so.. n?n ~oncede, p~r. salvaguardare ~'infallibilità della provvidenza) è li, e ritiene che nell'ordine complessivo delle cause, ovvero nella disposi-
per Slglell l urnca compatIblle con la soluzIOne "filosofica" esposta in prece- zione d'insieme della provvidenza (che prevede e dispone anche il concor-
denz~ - que~l~ per cui né l'ordine presente delle cause né la provvidenza e la so o le interferenze tra le cause), nulla sia veramente accidentale; Sigieri
presclenza dIVIne annullano la contingenza in quanto risultante da cause impe- considera invece l'impedibilità assoluta delle cause, anche in rapporto alla
dibili in senso as~0Iut029: ~iò non significa che Sigieri non difenda la provvi- connessione completa delle cause e alla Causa prima;
denz~ e la pI:eSClenza dIVIne, facendo ad esempio appello sia all'argomento c) di conseguenza, Tommaso ammette la contingenza relativa, o secundum
cla~slco boezlan.o, second? cui i futuri contingenti non vengono preconosciuti quid, di qualcosa rispetto alla causa prossima; Sigieri intende invece man-
COSI come sono In se stessI, ma così come sono nell'intelletto immutabile divi- tenerne la contingenza assoluta (simpliciter). Attribuire - come fa Tomma-
~o~ e ~ioè secondo il modo della conoscenza divina 3o , si~ all'idea per cui la ve- so - un ruolo decisivo agli impedimenti fattuali delle cause intermedie (at-
r~~~ dI un evento fut~ro. con~ingente può essere determinata in senso composto traverso cui Dio dispone che alcune cose accadano in modo contingente)
( e ver~ ~he ~,~marn Cl sara o non ci sarà una battaglia navale"), ma non in significa, agli occhi di Sigieri, far dipendere lo statuto modale dell' effetto
senso dIVISO ( e vero che domani ci sarà una battaglia navale" / "è vero che non dallo statuto modale della causa da cui dipende (nonostante Tommaso
doma~i .non ci sarà ~na battaglia navale"). Da questo punto di vista, Sigieri stesso classifichi ogni effetto secundum analogiam suae causae), ma dal
non SI dlsco.sta dalla lInea dei teologi (e dello stesso Tommaso, come visto); lo ruolo di ciò che presenta o rimuove l'impediment034 ;
scarto sta pmttosto nel fatto che Sigieri riconosce sì la provvidenza, ma non

28.. Nella cosiddetta "aggiu~ta" di Goffredo la tesi è ribadita in modo inequivocabile: 31. Maier 1949, p. 237 [Maier 1984, p. 360].
cfr. Dum 1954, p. 48, Il. 61-77 (m part. le linee 74-75: «Videbitur (ergo) dicta determinatio 32. Maier 1949, p. 240 [Maier 1984, p. 365] (in riferimento per la verità più alle Que-
de e:entu fUturoru~ dicere omnia futura necessaria simpliciter, licet quaedam ponat contin- stioni sulla Fisica del ms. Mtinchen, Clm 9559, fi. 18-44 edite da De1haye nel 1941 e da
gentla secundum qmd»). , quest'ultimo attribuite a Sigieri, che al De necessitate).
29. Cfr. Duin 1954, pp. 39-40, Il. 53-85. 33. Cfr. Duin 1954, p. 50, Il. 25-31.
30. Cfr. Marenbon 2005, Fedriga 2008. 34. Come si legge ancora nelle righe conclusive della cosiddetta "aggiunta" di Goffre-
132
Contingenza e impedibilità delle cal/se 133

d) ~igi~ri ~ppare ~osì me?~ d~ter~ni~ta di To~maso, ovvero più in linea con proprio su questo presupposto. È appena il caso di notare come questo articolo
1 attItudme antIdetenrumstIca dI Anstotele nletta alla luce della strumenta- non tocchi affatto la dottrina di Sigieri, almeno così come è esposta nel De ne-
zione. avi~enniana. E poi.ché Sigieri difende qui la posizione dei "filosofi", cessitate et contingentia causarum: uno dei capisaldi della posizione di Sigieri
non SI Pu? fare a meno dI osservare come la posizione filosofica risulti mol- sta appunto nella tesi che anche considerando l'intera connessione delle cause,
to me~w mcline.al determinismo causale di quella teologica. La cosa può la contingenza in senso assoluto non viene meno.
appanre tanto pIÙ sorprendente perché siamo a ridosso della condanna del Nell' elenco degli articoli condannati da Tempier se ne trova un ~ltro che fa
1277, ~he viene invece di solito considerata come una presa di distanza riferimento esplicito alla questione dell'impedibilità delle cause; SI tratta del-
teologica dal determinismo filosofico. l'art. 60 [95]:
Quod ad hoc quod omnes effectus sint necessarii respectu cause pri~e, non ~uf~cit
quod ipsa causa prima non sit impedibilis, set exigitur, quod cause medIe non. smt I.m-
4. Causalità e contingenza nella condanna del 1277: negazione o salva- pedibiles. - Error, quia tunc deus non posset facere aliquem effectum necessanum sme
guardia del determinismo?
causis posterioribus36 •
Che. la celebre .condanna parigina del 7 marzo 1277 segni un punto di svol- In questo caso, la tesi condannata richiama inv~ce da ~~cino l~ posizione di
ta n~ll'mterpretazlOne dei nessi causali è ben noto, fino al punto di risultare Sigieri di Brabante, secondo cui - come appen~ VISt~ -: ~I? che SI produc~ ne-
quasI un luogo comune. Ugualmente comune è la convinzione che la condan- cessariamente presuppone non soltanto la non Impedlblhta d.ella Causa Prn~a,
na marchi una decisa presa di distanza dal necessitarismo e dal determinismo ma anche la non impedibilità assoluta (e non solo fattuale) dI tutte !e cause I~­
del!a tr~dizione greco-araba. Tuttavia, come in altri ambiti, non è in veIità così termedie. Ora, escludendo che l'impedibilità delle cause seconde SIa un requ~­
facIle ncavare .d~ll'ele~~o degli articoli condannati una posizione omogenea sito necessaIio per la produzione di effetti necessaIi da parte della Causa Pn-
che rappresen~I, m POSItIvo, la dottrina da seguire. Un primo bersaglio della ma, l'articolo non mette affatto in dubbio, e intende anzi difendere, non solo la
censura è OVVIamente il determinismo naturale; ad esso fa ad esempio rifeIi- tesi secondo cui Dio potrebbe produrre effetti necessari, ma anche qu~lla pe~
mento l'art. 21 [102]: cui tutti gli effetti possono risultare necessaIi rispetto alla.Causa Pnma. ~I
concede in tal modo ciò che l'articolo precedente sembrava mvece negare: n-
Quod nichil fit ~ casu, sed omnia de necessitate eueniunt, et quod omnia futura que
spetto alla Causa PIima, a cui può essere ricondotto l'inte~o sistema delle ca~:
erun~, de necessIta.te erunt, et que non erunt, impossibile est esse; et quod nichil euenit
co~t.lllgenter, c~nslder~n?o o~es ca.usas. - Error, quia concursus causarum est de dif-
se, tutto accade di necessità. Ciò è confermato anche, m modo ancora plU
fimtlOne casualIs <ut dlclt boetms> lIbro de consolatione35. esplicito, da un terzo articolo, e cioè dall'art. 197 [93]:

Pe~ la .verit~, almeno in questo caso il vescovo Tempier, e insieme a lui i Quod aliqua possunt casualiter euenire respectu cause prime; et quod falsum est, om-
nia esse preordinata a prima causa, quia tunc euenirent de necessitate 37 .
te~lo~I c~Iama~I a far parte de.lla commissione da lui istituita, non si sono limi-
tati a m?ICare l eITore da non msegnare, ma si sono premurati di indicare la via Il "combinato disposto" di questi articoli suggerisce dunque ch~ nella natu-
da segUIre, che è (almeno implicitamente) quella avicenniana anche se a esse- ra gli effetti risultino contingenti in ragione dell'interfere~za reCIproca delle
re chiamata in causa è piuttosto la Consolatio boeziana: è il concorso delle cause ma il loro insieme risulti invece interamente deternllnato se rapportato
cause a far sì ch~ nell~ cose (~ torse, come si dovrebbe dire, nei processi) per- alla c~usalità del primo principio. Si tratta in definitiva di una posizione assi-
manga un ,~argI~e. ~\ casu.ahta. Il modello proposto sembra dunque essere milabile a quella tommasiana, che viene almeno implicitamente contrapposta a
quello dell, ~mpedI~Ihta estnnseca delle cause. Tuttavia, ciò non toglie che co- quella di Sigieri: per quest'ultimo, come abbia~o vis~o, ?on èy co~corso ~t­
noscendo l mt~ro sIst~ma delle cause, un punto di vista superiore possa preve- tuale delle cause a originare la contingenza, ne quest ultIma VIene nassorblta
dere (o pre.ordmare) Il darsi necessario degli eventi: la dottrina tommasiana dalla disposizione di tutte le cause ad opera della Causa Prima. La condanna f~
della provvIdenza e della lex necessitatis et contingentiae, in definitiva, riposa dunque effettivamente prevalere la posizione dei "teologi" rispetto a quell~ d~I
"filosofi", scegliendo di fatto la soluzione di Tommaso rispetto a .quella dI SI-
do: «Cum enim effectus eve~iat ex ~ua causa, modus eventus necessario vel contingenter ex gieri, ma per ragioni opposte a quelle che comune~ente vengo~? I?V?Cate: per
mod~ suae causae, non ex allo, sortitur. A removente enim prohibens, vel absentia impedi- quanto paradossale o sorprendente ciò possa appar~re - come gIa SI. d~c~va - la
menti, effectus non provenit» (Duin 1954, p. 50, 11. 34-37)
. 35. Cfr. Piché 1999, p. 86 (~l testo, qui come in seguito, è quello dell'edizione Piché);
posizione dei "filosofi" viene rigettata non perche troppo detemulllstlca, ma
Hlssette 1977, pp. 172-173 (Hlssette segue sostanzialmente Mandonnet nel ritenere che
~uesto ~ia. uno dei casi in cui i censori attribuiscono agli artistae una tesi che questi ultimi 36. Piché 1999, p. 98; Hissette 1977, pp. 164-165.
III realta ngettano).
37. Piché 1999, p. 138; Hissette 1977, pp. 160-162.
134
Pasquale Porro Contingenza e impedibilità delle cause 135

per~h~, al. c?ntr~rio, t~vppo poco deterministica, in quanto conserva un margi- mediatamente dalla creatura, e ciò che proviene da una creatura, proviene me-
ne Imduclbl1e dI contmgenza anche rispetto alla Causa Prima. Per sintetizzare diatamente da Dio; ma tutto ciò che da Dio proviene in modo mediato può
brutalmente, secondo quanto già visto: la contingenza dei "filos fi" ,
. d'fj d S' . . , o ,COSI come provenire anche in modo immediato. L'argomento contra merita più attenzio-
VIene. l es.a. a IgIen, e una contingenza assoluta (simpliciter), anche rispetto ne: un effetto contingente proviene immediatamente solo da una causa contin-
alla dlsl?oslZIone totale delle ~ause.e al~a Causa Prima; quella dei teologi (o al- gente, ma una causa contingente è una causa accidentale che dev'essere ridot-
me'~8 dI Tommaso, nella fattIspecIe), e una contingenza relativa o secundum ta a una causa per se; Dio non può essere riportato a nessuna causa superiore,
qUllr .
dunque non è causa accidentale e in quanto tale non è una causa contingente.
Enrico imposta la soluzione attraverso la distinzione classica da cui abbiamo
preso le mosse in questo percorso; il contingente può intendersi in due modi: o
5. Contingenza e volontà: da Enrico di Gand a Giovanni Duns Scoto ex parte facti, perché è di natura tale da poter essere e non essere, o ex parte
facientis, nel senso che un dato agente è tale che da esso, indifferentemente,
Le .indicazioni apparentemente contrastanti circa il determinismo dei nessi può provenire o non provenire un effetto. La contingenza del primo tipo è pro-
ca.u~alI offerte dalla condann~ del 1277 - il fatto cioè che da una parte essa pria di tutto ciò che può venire meno (omne defectibile), e dunque di ogni
~1fl ~ salva~~c:rdare, la ~ontmgenza degli effetti e dall'altra difenda invece creatura: un effetto contingente di questo tipo può derivare immediatamente, e
l onmpervas~vlta dell ordmamento provvidenziale, nei confronti del quale nes- senza alcun problema, da Dio. Il secondo modo richiede un'ulteriore distinzio-
s.un evento nsul~a vera~e~te accidentale (in senso aristotelico) e dunque con- ne: un effetto può provenire o non provenire indifferentemente da una causa o
tm?e~te - semblano COSI nmandare al modello tommasiano, che cerca di tene- perché non si dà in quest'ultima una vis per cui esso debba provenire necessa-
re mSleme queste due diverse esigenze presupponendo che la provvidenza di- riamente o perché non si dà una vis in grado di determinare che esso avvenga.
~ponga, se~ondo u?a lex. strettamente necessaria, la distribuzione degli eventi Nel primo di questi sensi tutto ciò che deriva da Dio ex parte facientis è
I~ ~~c~ssan e contmgentI, e fondando la possibilità di questi ultimi nell'impe- senz'altro contingente, perché Dio non è vincolato ad alcuna forza che lo co-
dibilIta o d;bole~z~ delle cause seconde a cui Dio delega, secondo il suo ordi- stringa a fare quello che fa; nel secondo, da Dio non proviene, né in senso me-
namento, l eserCIZIO della sua causalità mediata. L'impedibilità effettiva fat- diato né in senso immediato, nulla di contingente, perché ciò che è contingen-
t~ale, ?~lle cause sec?nde è insomma lo strumento attraverso cui si espli~a la te in questo modo (cioè: ciò che si produce in assenza di determinazione) o è
dIsposIZIOne necessana - la lex necessitatis - con cui opera la Causa Prima. al di là dell'intenzione dell'agente, come negli eventi fortuiti, o è al di là della
Il sospett? che questo modello non sia sufficiente - nella misura in cui ap- volontà stessa, come in ciò che è casuale. Dio invece stabilisce che accada per
punt~ garantl.sce s.olo ~na contingenza secundum quid, e non in senso assoluto intenzione e per se tutto ciò che accade per accidens e praeter intentionem a
-, fOl~ul~to 1ll pr1ll~a Istanza da un artista come Sigieri, comincia in realtà ad paItire dalle cause seconde. Un effetto di questo tipo può essere considerato o
affaCCIarsI anche nel maestri di teologia subito dopo la morte di Tommaso e la rispetto alla substantia facti, e in tal modo ciò che proviene da Dio per il tra-
condanna del ~277. Il problema, com'è evidente, non è tanto quello di garanti- mite di un agente prossimo potrebbe provenire direttamente da Dio, ma non in
r~ quanto preVIsto dall'art. 60 della condanna - e cioè che Dio possa produrre modo non intenzionale, o quanto al modo stesso di procedere nell' essere a par-
dlrettam~nte: s~nza caus~ seconde, qualcosa di necessario _, ma piuttosto tire da un agente immediato: e in tal senso non proviene da Dio né mediata-
quello dI g~Iantlre. che DIO possa produrre direttamente, senza cause seconde, mente né immediatamente, perché non ha causa agente, ma solo deficiente.
qua':c~sa dl effettlvamente contingente. Il problema è ad esempio discusso Attraverso questa rete di distinzioni, Enrico concede che:
esplICItamente da Enrico di Gand nella q. 3 del suo Quodlibet VIII (d' t t
con og' b b'li' Il . ISpU a o a) dal punto di vista del pl'Odursi degli effetti, il contingente può essere pro-
. m pr~ a l .t~ ne a. seSSIOne d'avvento del 1284): Utrum effectus con-
fi:
tl:lg.en~ pOSSlt rl !mmedzate ~ Deo3~. Un rapido sguardo agli argomenti ini-
ZIalI fIO e contm Cl permette dI defimre con chiarezza i termini della questio-
dotto direttamente da Dio;
b) dal punto di vista dell' agire della causa, qualcosa di contingente può esse-
re prodotto immediatamente da Dio, in quanto Dio non ha la necessità di
ne. L argomento a favore è semplice: un effetto contingente può provenire im- produrlo;
c) nulla di contingente è invece prodotto da Dio, né direttamente né indiretta-
38. R~sta i.nfine il s,e~ondo motivo di divergenza della posizione averroista ris etto a mente, in modo casuale o non intenzionale. Enrico non nega evidentemen-
ti
quella aVlc,e~llIana, e ,clOe q~ello relativo all'indeterminatezza con pari possibili di un
age~te (e c~~e, c01~e SI deve mtendere, degli agenti razionali). La tesi della determinatezza
te che qualcosa di preterintenzionale o casuale esista al mondo, ma nega
che ciò possa essere riportato alla causalità divina, o alla causalità agente in
deglI agenti e anch essa condannata senza esitazioni nell'art 160 [101]' Q d Il
t d t 'l'b ' . "
es a u I um.1 et, Immo detenmnatur. Cfr. Piché 1999, p. 128' Hissette 1977
uo nu um agens
171 generale, risultando piuttosto dalla deficienza delle sue cause.
3d91:bHennc~shi~e ?andavo 1518, II, f. 304vR-305rS. Per 1~ datazione e 1~P~tIutt~ra dei
Quo 1 eta ennc allI cfr. Porro 2006. Come Tommaso, e come ogni teologo cristiano, Enrico insiste così sul fat-
to che tutto rientra nell'ordinamento provvidenziale, ma a differenza di Tom-
136
Pasquale Porro Contingenza e impedibilità delle cause 137

maso .non ritiene, ch,e l'emergere della contingenza debba essere delegato
escluslvan~ente a~l aZIOne delle cause seconde: l'agire intenzionale di Dio può muova a sua volta in maniera necessaria, in ultima analisi la volontà sarà mos-
dar luogo ImmedIatamente alla contingenza, sa in modo necessario e vorrà in modo necessario. Ma ciò è im,possibile, dal
momento che qualcosa non può essere causato insieme necessanamente e vo-
~~alche an,no più tardi è Giovanni Duns Scoto a sfruttare in modo ben più
decIsIvo, e ,radIC?le, que~t~ varco, ~ proprio muovendo dal presupposto della lontariamente,
volon~aneta,del~,agtre dIVInO, LascIando da parte anche in questo caso tutti gli Alla seconda obiezione, Scoto replica innanzi tutto facendo appello all~
aspettI legatI alI Interpretazione sincronica o controfattuale delle modalità (che propria interpretazione controfattuale dell~ ,c?nti~genza: contingente non ~
sfioreremo solt~nto) ~ alla questione dei futuri contingenti, possiamo limitare ciò che non è né necessario né eterno, ma CIO Il cm opposto potrebb~ attuarSI
la n~st~'a, attenzIOne PI,Ù nello specifico al ripensamento delle tesi di Tommaso nel momento in cui esso si realizza43 . Ed è per questo, come Scoto SI ~remu­
sull ongIn~ del,la contmgenza, Il luogo testuale più sintetico ed efficace a que- l'a di precisare, che la questione muove ?al presupposto che qual~osa Sl~ cau-
sto propoSIto ~I trova forse nel Tractatus de primo principio. Giustificando la sato in modo contingente, e non semplIcemente che qu.alcosa Sta contInge~­
quarta conclUSIOne del quarto capitolo (<<il Primo Efficiente è dotato di intellet- te, Ora, se tutto il movimento dei cieli deriva necessanament~ dalla p~opr~a
to e vol?ntà»), Sc~to pone che il Primo Agente è causa per se (dal momento causa, qualunque parte di esso è causata - quando è ca~~ata -:- I~ m?d~ IneVI-
che oglll cau~a a,ccldentale dev'es,sere ricondotta a una causa per sé) e che ogni tabile e necessario (perché l'opposto non potrebbe ven,flcarsI, In nfenment?
agente pe~ se agIsce peI:,un,~ne. E soprattutto il terzo argomento a sostegno di allo stesso istante), Dunque, o si deve escludere la contIngenza ,dal mondo (Il
quest~ te~I quello che ~lU Cl mteressa: «qualcosa è causato in modo contingen- che è contro quel che constatiamo), o bisogna, conce?ere la pnma delle due
te; qu~nd~ò la Causa Pnma causa in modo contingente, e, perciò, in modo vo- conclusioni precedenti, e cioè che la Causa Pnma agIsce, c.?~e causa, anc,he
lontano» . Dalla constatazione della contingenza nel mond 041 Scoto deduce immediata, in modo tale da poter anche non causare, e CIOe In modo contIn-
dunque due ulteriori e ben note conclusioni: gente, , , ."" 'Il
Ancora più interessante, per l nostn SCOpI, e un oblezIO~e relatIva ,a a se-
(~! la Pr~ma Causa causa in modo contingente; conda conseguenza (la Causa Prima causa in modo volontano): la ,contu~genza
(u) la Pnma Causa causa in modo volontario, potrebbe derivare dal fatto che alcune cose ~osse possono ~ssere Im~edlte nel
loro movimento lasciando così verificare, In modo contIngente, l opposto,
, La ~rima di qU,este conclusioni è dedotta dal fatto che ogni causa seconda Scoto replica che ogni causa impediente, (se non è pr~ma) agisce in virtù, di ~na
agIsce In quan,to e m,0ssa dalla Prima; quindi, se quest'ultima muovesse in causa superiore, e così via fino ad amvare alla Pnm~; ora, .se quest ultIma
modo necessano, oglll altra sarebbe mossa in modo necessario e tutto sarebbe muovesse in modo necessario la causa che la segue ImmedIatamente, tutto
causato in mod.? n~ce~s~i042, ,La seconda conclusione dipende per Scoto dal l'ordine delle cause risulterebbe necessario, fino a quella impediente; anche
fatto che null~ e pnnclpIO dell operare in modo contingente se non la volontà quest'ultima agirebbe quindi di fatto in modo necess~rio, e non potrebbe per-
(o qua~c,os~ dI conconutante ad essa), perché qualunque altra causa agisce per tanto essere invocata per spiegare l'origine della contIngenza. ,
neceSSIta dI natura.
Anche per le cause impedienti vale in alt:i termini lo, stesso meccallls~o
~lcune possi~ili obiezioni che Scoto prende in considerazione meritano applicato alle cause efficienti: se la Causa Pnma ~uove In mod? necess,an~,
partIcolar~ attenzI~ne. Per ~uanto riguarda la prima conclusione, si potrebbe anche tutte le successive agiranno in modo necessarIO, fino ad, arrIvar,e alI UltI-
ad esempIO suggertre che SIa ,la nostra volontà a introdurre la contingenza nel ma causa prossima efficiente o impediente, co~ il risultato dI sopp~~mere .d~l
mondo. ~ anche, che la contIngenza stessa dipenda in realtà dalla difformità tutto la contingenza, Scoto rovescia così la funZIOne con~e~tuale dell I~ped~bI­
dell~ .partI del moto celeste (in quanto uniforme nella sua totalità, il moto cele- lità, e radicalizzando il presupposto implicit~ del determI~Ismo provviden~Ia~e
ste e Invece causato necessariamente), Scoto replica alla prima obiezione os- (e cioè che anche l'interferenza delle cause nsulta determInata dal punto di Vi-
servando che se esiste una prima causa efficiente rispetto alla nostra volontà sta della Causa Prima), lo spinge fino al suo superamento: se anche le cau~e
va!e per quest'ul~ima ciò che si applica a tutti gli altri effetti; infatti, sia che l~ impedienti agiscono in virtù di una causa superiore, tutto di~en~e dal modo, m
pnma causa effiCIente muova la volontà in maniera immediata e necessaria sia cui agisce quest'ultima. Viene così demolito il modello esplIcatiVO .t0~asia­
che muova immediatamente altro e quest'ultimo, mosso necessariam~nte, no: non è possibile far delivare la contingenza dalle cau,se seco~dane ,m quan-
to fattualmente impedibili, perché l'impedibilità stessa nentra di fatto In un or-
40, Ioannes Duns Scotus 2008, p, 147, dinamento che dipende dalla Causa Prima. Dunque, l'unico modo per salva-
,41. L'evidenza della contingenza come una delle passioni trascendentali dell'ente è sot-
tolmeata da Scoto fin dalla Lectura (I, disto 39, § 39), Cfr, in proposito Gilson 1952 pp
313-315 [trad. it. Gilson 2008, pp, 323-325]. , . 43, Cfr. Dumont 1994-1995; Normore 1996; Normore2003, Per un breve ma efficace
42. Così come Scoto aveva per altro già affellliato in Lectura, I, disto 39, § 41, confronto tra la teoria modale di Scoto e quella di Tommaso cfr. Gelber 2004, soprattutto
pp. 107-138,
138 Pasquale Porro Contingenza e impedibilità delle cause 139

guardare. la co~tingenza è c~ncedere che la Causa Prima non agisca in modo senso, la distinzione ricalca quella tra proposizioni assolute o non-modali
nec~ssano, ma III modo contlllgente e volontario. (de inesse) e proposizioni modali, anche se è innegabile che Francesco la
E. in~ne significativo che anche la presenza del male nel mondo offra, agli adoperi in un senso più ampio 50 ;
occhi di Scoto, una prova dell'agire contingente e volontario della Causa Pri- b) in secondo luogo, per quanto uno degli usi più significativi della distinzio-
ma: se così non fosse, la Causa Prima dovrebbe agire secondo il massimo del- ne da parte di Francesco si collochi nel contesto delle discussioni sulla
la propria potenz~, e. così ~nche tutte le cause seconde da essa dipendenti; di prescienza divina dei futuri contingenti (e più in particolare nel tentativo
conseguenza, tutti gh effetti dovrebbero avere il massimo di perfezione possi- di replicare alla tesi di Pietro Aureolo secondo cui Dio non possiede una
4
bile4 . Siamo anche qui agli antipodi di Tommaso, secondo cui invece il male conoscenza determinata dei futuri contingenti, dal momento che questi ul-
si radica nella deficienza delle cause seconde (Summa contra Gentiles, III, c. timi sfuggono in sé al principio di bivalenza)51, va ricordato che essa ri-
71), così come la contingenza stessa dipende non dalla Causa Prima, ma dalle guarda in realtà propriamente, in prima istanza, il modo di concepire l'a-
cause seconde (c. 72). gire delle cause e il prodursi degli effetti - ovvero il tema di cui ci stiamo
occupando.
In realtà, nella dist. 35 del proprio Scriptum sulle Sentenze, Francesco in-
6. Indeterminatezza de illesse e indeterminatezza de possibili: Francesco
di Appignano troduce l'idea di una doppia indeterminatezza sia delle cause sia degli effetti:
l'indeterminatezza de possibili, con cui una causa risulta indeterminata quanto
al poter agire o poter non agire, e un effetto rispetto al poter essere prodotto e
Per avere u?'ulteri~re confer~a della portata della svolta di Scoto, si può al non poter essere prodotto; e l'indeterminatezza de inesse, che riguarda più
pro~are a consid~rare, ~n concluslOne, un solo ma significativo esempio: quel-
direttamente l'agire o il non agire della causa e l'essere prodotto o non essere
lo di France~co di. Appignano (o della Marca), cui faceva per altro riferimento
prodotto dell'effetto. La linea di demarcazione è data eviden~emen~e .dalla ?i-
la stessa Maler. Rispetto al periodo in cui scriveva la Maier, Francesco è oggi
stinzione tra possibilità e attualità, o tra potenza e atto. In altn termllli, pOSSia-
una figura molto più conosciuta e studiata45 . Molta attenzione ha ricevuto in
mo immaginare che una causa contingente possa o no produrre un determina-
particolare la distinzione che egli propone tra indeterminazione de inesse e in-
to effetto (indeterminatezza de possibili), così come possiamo immaginare
determinazione de possibili46 . Due precisazioni sembrano tuttavia necessarie a
questo riguardo: che, quando sta agendo in atto in modo determinato, la sua azione sia tale che
avrebbe potuto anche non avere luogo (indeterminatezza de inesse). Analoga-
a) in primo luogo, la distinzione, almeno dal punto di vista lessicale non è così mente, possiamo immaginare che un effetto contingente possa o no essere pro-
radicalmente originale come viene talora presentata, affondando ~vviamente dotto (indetenninatezza de possibili), così come possiamo immaginare che,
le radici nella tradizione latina degli Analitici primi. Distinzioni simili ricor- quando è stato prodotto in atto, la sua natura sia tale che avrebbe potuto anche
rono di fatto non solo nella sillogistica modale47 , ma anche nel contesto del- non essere prodotto (indeterminatezza de inesse). Com'è evidente, la prima in-
le discussioni relative ai futuri contingenti, come attestano già - per restare determinatezza può darsi senza la seconda. Non c'è dunque contraddizione tra
in ambito francescano - Bonaventura48 e lo stesso Duns Scot049 . In questo il fatto che una causa sia indeterminata rispetto al poter agire e poter non agire
de possibili, e risulti invece determinata de inesse. La vera contingenza di una
qualunque causa sta così per Francesco solo nella prima indeter~natezza, e
4~. Aggirare la questione invocando la resistenza della materia (e rifugiandosi così so- non nella seconda, cioè nell'indeterminatezza de possibili e non III quella de
stanzialmente nel malum metaphysicum in senso leibniziano) è per Scoto del tutto inutile
inesse. Anzi, aggiunge Francesco (riecheggiando su questo punto Averroè),
p~rché l' Agent~ Primo (da cui .dipendono sempre le cause seconde) è di per sé in grado di
vmcere tale resistenza. Anche m questo caso la radicalizzazione dell'interpretazione aver- nessuna causa naturale è davvero indeterminata de inesse, perché non si dà una
roista dell'impedibilità viene riutilizzata contro Tommaso. causa che agisca o non agisca:
45. Sulla vita e le opere di Francesco di Appignano e sulla tradizione manoscritta del
suo Commento alle Sentenze cfr. Suarez Nani, Duba, Introduction, in Franciscus de Mar- Quia causa contingens potest agere et potest non agere, ideo agit contingenter et sic est
chia 2008, in parto pp. XIII-XXXV. indeterminata salurn de possibili - non autem de inesse, quia nulla causa de mundo est
46. Cfr. Schwamm 1934, in parto 100-122; Schabel 1999, Schabel 2000a, Schabel indeterminata de inesse, quia omnis causa de mundo de inesse est sub altero extremo
2000b, in parto pp. 188-207; Zanin 2006; Duba 2012. contradictionis, quia vel agit, et tunc est determinata ad agendum, vel non agit, et tunc
47. Cfr. Maierù 1972, p. 351-366,403 e passim; Knuuttila 1982.
48. Cfr. Bonaventura a Bagnorea 1882 [In Sent., I, disto 38, q. 1], pp. 674-675.
49. Cfr. ad es. Ioannes Duns Scotus 1966 [Lectura, I, disto 39], p. 503, § 71; p. 504, § 72, 50. Cfr. soprattutto Duba 2012. .
p. 506, § 81; Ioannes Duns Scotus 1963 [Ordinatio, I, Appendix A, distt. 38-39], p. 402, § 51. Per una messa a punto delle diverse posizioni cfr. soprattutto Schabel 2000b. Ma SI
[3], p. 405, § [6], p. 420 § [17], p. 424, § [20], p. 433, § [27], pp. 435-436, § [28] e passim. veda anche il contributo di Riccardo Fedriga in questo stesso fascicolo.
140
Pasquale Porro e delle cal/se

est determinata ad non agendum. Et ita de inesse nulla est indeterminatio in rerum na- aCCl'denta le, perc he' deI'I'va da cause anch' esse accidentali
.
tura, neque ex parte cause neque ex parte effectus52.
sono accidentali rispetto a un dato effetto, pur essendo tuttaVIa
In base a tale distinzione si deve intendere la differenza tra cause necessa- di un altro effetto); . d' l . t
rie e cause contingenti: le prime sono quelle che risultano determinate non relativa e non assoluta, perché è contingenza che SI .a so o 1~ rap~o~t o '1
solo de inesse, ma anche de possibili, perché non possono non agire. E analo- una causa che può essere impedita da un' altra e non m rappOl o a u o l
gamente un effetto necessario è determinato verso una delle altemative non concorso delle caus~; . " contin enza in rapporto alle cause
solo de inesse, ma anche de possibili, perché non può non essere. Una causa • privativa e non posz.tzva, per~he n.on e. g 'd rre l'effetto ma in
contingente, d'altra parte, è sempre determinata a una parte della contraddizio- nella loro disposizione compIUta m cu~ pos.s~no pIO u , osso-
ne de inesse, ma è indeterminata de possibili, e lo stesso vale evidentemente rapporto alle cause in una disposizione m CUI, m quel momento, non p
per l'effetto. L'indeterminatezza de inesse, o attuale, non contribuisce di fatto no produne l' eff~tto;. , .ene da un impedimento estrinseco
in alcun modo all'autentica contingenza: se infatti una causa risulta contingen- pr~vI
estrinseca e non l11trl11seca, perche d l revalere della causa
te già solo de possibili, la contingenza de inesse è superflua (frustra). di un'altra causa concorrente e non dIrettamente a p
L'obiettivo specifico di questa distinzione è, come si accennava, quello di stessa.
difendere - contro Pietro Aureolo - la possibilità di una vera prescienza divina
dei futuri contingenti, mostrando come in senso assoluto la contingenza possa La seconda contingenza, al contrario, è
risultare compatibile con la determinazione (de inesse), e che dunque qualcosa er sé e non accidentale, perché il fatto che l'effetto non venga p.osto i~ es-
possa essere conosciuto in modo determinato (e scientifico) senza che ciò ne psere non denva
. dal concorso di qualche causa accidentale che lo ImpedIsca,
annulli la contingenza (de possibili). Ma la portata di questo nuovo modo di ma dalla contingenza della stessa causa; . h' n di en-
considerare la contingenza è in realtà assai più vasta, perché pennette a Fran- assoluta e non relativa (simplicite1; non secundum q.Uld), per~ e n~ 11 p u
cesco di riproporre su basi completamente diverse l'idea avicenniana di un du- de da una causa impedibile da un'altra, ma dall'ordme comp eto e e ca -
plice statuto modale degli effetti; nella misura in cui ammette la compresenza,
in una stessa cosa, della determinazione de inesse con l'indeterminazione de se richieste; . , " d 11 ncanza della disposi-
possibili, Francesco si appropria, attraverso un diverso strumento concettuale, positiva e non. priv~tlva, perche pI?Vlen~n~~ opa e:a:a ma dalla pienezza di
. dovuta m cUI le cause sono m gra o , .
della distinzione già adoperata da Avicenna e Sigieri di Brabante tra la consi-
derazione assoluta della cosa e la sua determinazione attuale, per invertime ra-
~~~:zione delle cause che, ~sistendo nella loro disposizione compIUta,
dicalmente i poli: la vera contingenza sta nel poter produrre (o meno) qualco- possono ancora agire e non agIre; . d Il'I'mpedimento di una
sa e nel poter essere prodotto (o meno), e non nella natura attuale di una cosa. • . .
zntrl11seca e non es t1.'111 se ca , perché non proVIene a 11' :ffi tto
qualche causa estrinseca, ma dal prevalere della causa su e e . .
Questo aggiustamento decisivo - mutuato da Scoto (per il quale, come visto,
la vera questione riguarda ciò che è causato in modo contingente, e non ciò E come Francesco ribadisce esplicitamente, solo quest'.ultima è la contzn-
che è contingente) - conduce a distinguere in modo più accurato due diverse enza e1fetta L'impedibilità delle cause, in tal modo, VIene accurata~e~te
accezioni della contingenza stessa: :elegat~ nell'a~bito della contingenza relativ~ ~mperfetta, sancend~,c~sl u~~
e
a) la contingenza accidentale degli effetti naturali generabili e corruttibili, finitivamente quel che Sigieri e Scoto, per ra~lOm opposte, avev~n~~~aalt:n ap-
che per il concorso di varie cause accidentali con quelle per sé, possono es- ciato, e cioè che la contingenza ammessa e dIfesa da Tommaso ,
sere o non essere impediti; punto, solo relativa e imperfetta,
b) la contingenza per sé o essenziale degli atti del libero arbitrio, i quali, an-
che una volta poste tutte le cause nella loro disposizione compiuta, possono
ancora prodursi o non prodursi. 7. Qualche breve osservazione co~cl USlva: · dalla contingenza seclllldllTn
qllid alla necessità seclllldllTn qllld
Secondo la celebre griglia proposta da Francesco nella successiva dist. 36
(art. 1)53, la prima contingenza è
Per quanto considerata così frettolosamente, la nuo."a sistem~zi~ne p~~~s~~
sta da Francesco ci permette forse di trarre alcune breVI ~sservazlOm con
52. Schabel 1999 [Franciscus de Marchia, Scriptlllll iII I Sellt., dist. 35], p. SO, Il. 21S- ve, che si sovrappongono solo in ?arte ab~luelleh:~~~appMr~~~io di Scoto e della
226. Cfr. anche Franciscus de Marchia 2009 [Reportatio], pp. 326-334. I . luogo è senz' altro mnega l e c l d'
53. Cfr. Schabel 2000a [Franciscus de Marchia, Scriptum iII I Sellt., dist. 36, art. 1], pp. n pnm?, aIe nei confronti del modo tradiziona e l
30-33,11.26-100. Cfr. anche Franciscus de Marchia 2009 [Reportatio], pp. 346-353. scuola scotlsta segna una cesura ep~c , . , tanto !'indice di una preca-
intendere la contingenza: quest' ultIma non e pIU
142 Pasquale Porro e delle cause

rietà O labilità ontologica (in contrapposizione alla stabilità e solidità ontologi- sa Prima non agisce necessariamente, cioè in modo inconsapevole (ma iri un
ca ?el necessario~ - questo diventa il significato secondario, accidentale e pri- certo senso, ciò era stato escluso già dallo stesso Avicenna)54, ma si separano
vatIv~ del.la c~nt~ngenza,. com~ v.isto - quanto l'indice della capacità degli poi rispetto al modo di intendere tale agire intenzionale. Si è visto come Tom-
agentI raZIOnali dI determmarsI, dI trattenersi dall' agire o di fare, in positivo, maso, rinunciando ad alcuni presupposti di fondo della strategia antidetermini-
delle scelte. Nel momento stesso in cui la necessità passa dall'essere un attri- stica di Aristotele, mantenga di fatto un impianto caratterizzato da un forte
buto del divino all'essere la caratteristica delle cause e degli effetti naturali che "determinismo provvidenziale", segnato dalla lex necessitatis che presiede alla
n?n possono darsi altrimenti, la contingenza stessa abbandona sempre più de- distinzione degli eventi in necessari e contingenti. E si è visto anche come,
c~~a~ente l'ambito. ~ell'~ccidentale (e del casuale) per occupare quello, ben contrariamente a una certa vulgata, Sigieri di Brabante mantenga un impianto
plU Importante e pnvI1eglato, della libertà. meno deterministico di quello di Tommaso, difendendo la presenza nell'uni-
Una volta .ammesso ciò, si può osservare, in secondo luogo, che la saldatu- verso di una contingenza assoluta (simpliciter) e non soltanto relativa (secun-
ra ~he la Ma~er sc?rgeva tra questa svolta e il "trionfo" dell'interpretazione dum quid), come quella concessa invece da Tommaso55 . L o stesso mtervento
.
estnnseca.(avicenn~ana) ~ei nessi causali su quella intrinseca (averroista) meri- di Tempier del 1277 accusa fondamentalmente i "filosofi" - per q~a~t~ a~che
ta forse dI essere ndefimta. Di fatto gli Scolastici - soprattutto dopo la con- questo possa apparire sorprendente - di essere troppo poco determInIstI, dI la-
danna del 1277 - cercano di aggirare la contrapposizione frontale tra l'inter- sciare cioè un margine di indeterminatezza non riassorbito dall'ordinamento
p~'etazi~ne ?i Av~cenna e quella di Averroè distinguendone l'ambito rispettivo provvidenziale. Infine, il percorso abbozzato da Enrico, e articolato in modo
dI applIcaZIOne: Il modello avicenniano dell'impedibilità estrinseca come fat- più completo e coerente da Scoto e Francesco di Appignano, segna la transi-
tore .di cont~ngenza .viene conservato e anzi rafforzato per ciò che riguarda i zione compiuta da un orizzonte in cui la contingenza è intesa soltanto secun-
n~ssI causalI naturalI; quello che fa leva sullo statuto modale intrinseco dell'a- dum quid a un altro in cui è invece la necessità, nell'universo, a presentarsi
gIre. delle c~use viene invece riservato al solo ambito degli agenti razionali, a come relativa e secundum quid. Un passo della Lectura di Scoto non potrebbe
partIre da DI~. Sarebbe così forse più conetto dire che, a partire dal XIV seco- essere più esplicito in proposito:
lo, la ScolastIca sovrappone almeno in parte i due modelli: in riferimento alla [... ] si prima habitudo primae causae ad suum effectum sit n?n-neces.sari~, cum h~bi­
Causa ~ri~a, v~le in ~ffetti il principio dell' assenza intrinseca di impedibilità; tudines aliarum causarum ad suos effectus dependant a pnma habItudme, seqmtur
per tuttI glI altn effettI, vale invece il principio avicenniano secondo cui le cau- quod nihil aliud sit necessario productum, - et etiam quilibet effectus habet immedia-
s~ sarebbero portat~ a produne inevitabilmente i loro effetti, mentre il produr- tius ordinem ad primam causam quam ad aliam secundam, quia sine prima causa nulla
SI stesso deglI effettI vIene talora impedito dall'interferenza o concorso di altre alia causa producit suum effectum; et ideo, sicut ibi dictum est, nihil est simpliciter ne-
cessarium in universo, sed secundum quid tantum, scilicet quia causae secundae -
cause (impedibi~ità est.ri~l~~ca). È degno di nota il fatto che sia proprio l'as-
quantum est ex parte earum - habent necessariam habitudinem ad suas causas (sicut
sunto della ~on-ImpedlbilIta della Causa Prima a spingere Duns Scoto a radi-
ignis ad calefaciendum quantum est ex parte sui), non tamen simpliciter [... ]56.
c,are. la c?~tmgenza nello stesso agire divino: proprio perché non-impedibile,
l agI:'e d1Vmo renderebbe tutto il resto necessario, se non fosse in se stesso
con.tmgente. Analogamente, è significativo che Francesco di Appignano recu-
pen sotto una nuova veste la distinzione avicenniana tra lo statuto modale in- 54. Cfr. ad es. Avicenna Latinus 1980, IX, c. 4, p. 477, 11. 56-58: «Omne enim esse
quod est ab eo non est secu~dum ~iam nat~rae ad hoc u~ esse omni~m s.it ab eo ~on ~~r co-
trins~co e quello estrinseco di un effetto usandola oltre e contro Avicenna, e gnitionem nec per beneplacltum elUS». AVicenna nega mv~.ce che I~ Pnmo ab~)la un mten-
applIcandola anche e soprattutto all'agire delle cause: solo una causa che sia zionalità esterna a sé: e per questo il Primo conosce tutto CIO che flUIsce da Lm conoscendo
intrin~ecamente in grado di agire in modo contingente - e cioè una causa vo- la propria essenza e la propria intenzionalità intrinseca. . .
l~nt~na, una cau~a che sia in grado di trattenersi anche quando tutte le condi- 55. Si potrebbe dire che Sigieri e Duns Scoto, muovendo da presupposti dIametralmen-
ZIOnI del suo agIre s~no poste - può dar origine alla contingenza assoluta e te opposti (il fatto che il Primo causi in modo necessario in Sigieri, e in modo c~ntingente
in Duns Scoto), concordano tuttavia nel rigettare la t~si di,Tommaso, secondo ~UI una stes-
pelfetta. La vera contmgenza - in altri termini - non sta nella considerazione sa cosa può essere indetenninata o contingente relativamente alle cause prOSSime, e. deter-
che, anche u.na volta prodotta, la cosa è tale per cui avrebbe potuto anche non minata o necessaria rispetto all'intero ordinamento delle cause e alla stessa Causa Pnma.
essere (contm~enza assoluta avicenniana, in parte ripresa da Sigieri), ma nel 56. Certo si potrebbe osservare che anche francescani come Duns Scoto e lo. stesso
fatto che, relatIvament~ all'atto stesso della produzione, una cosa possa e non Francesco di Appignano difendono la possibilità di una compatibilità almeno relatIva tra
possa essere prodotta, m quanto la causa può o produrla o non produrla. contingenza e detenninazione causale (compatibilità che tradisce in parte 1'identi~ca~ione
In terzo luogo, anche la convinzione diffusa secondo cui la Scolastica lati- aristotelica tra contingenza e indetenninatezza), e non negano affatto la predestmazlOne.
Tuttavia, per 1'aspetto che abbiamo scelto qui di considerare - q~ello dello statuto modal~
na avrebbe preso ne~ co.mplesso le distanze (prima e soprattutto dopo la crisi delle relazioni causali - resta innegabile lo scarto introdotto dall'Idea che la stessa volonta
del 1.277) dal necessltansmo greco-arabo, dev'essere forse almeno in parte ri- divina debba essere considerata in sé contingente, per non produrre inevitabilmente la ne-
conSIderata. In realtà, tutti i maestri scolastici concordano sul fatto che la Cau- cessitazione di tutti gli effetti.
144
cause

Si potrebbe quindi dire che se per tutti gli Scolastici del XIII e degli inizi 1882' Bonaventura a Bagnorea, In primum li?rum Sen.~en-
del XIV secolo resta in generale ben saldo il principio aristotelico che indivi- - Bonaventura a Ba~norea '" S Bonaventura, t. I, ex typographla Collegll S,
tianun, cura et studiO PP. Collegll a . '1882
dua nella capacità di deliberazione ciò che sfugge e si oppone al determini-
Bonaventurae, Ad Claras Aquas, (Quarac~~I) . "er siècle de l'averroisme latin. Ap-
smo, la novità di Scoto (e degli scotisti) consiste in una precisazione fonda- - Calma 2011: Dragos Calma, Etudes SUI e plenn
mentale, e cioè che questa capacità, in quanto rappresenta il vero punto sorgi- , 'd't B 'epols Turnhout 20 Il. d
57 proches et textes me I s, l , l D' du Philosonhe' Albert le Gran,
vo della contingenza , spetta anche, e anzi soprattutto, alla causa non Ùnpedi- . 2011 V I 'r'e Cordonier Sauver e leu Y • "
- Cordomer : ael 'b k l" tion du "Liber de bona fortuna
bile. Questa decisione incrina quel legame logico e ontologico che i principali d 'A . G 'llaume de Moer e e et . mven 'l' ,
Thomas qUIII,. ili . , 'l' 'ntelpretatlOn
", .OIS
avell "te de la théol'ie aristotelclenne
interpreti di Aristotele nella tradizione della falsafa - Avicenna e Averroè _ comme alternatIve autol'lsee a . I . h' ( d) Christian Readings of Aristotle from
avevano stabilito, sia pure in modi diversi, tra impedibilità e contingenza da de la providence divine, in Luca Blanc l e . , t 2011 65-114
una parte, e non impedibilità e necessità dall'altra. Il piccolo segmento proble- the Middle Ages to th~ l!enai~s~nEcel' Brex~~s; ~~~n:~rdetern;i~fs~llo, Edi~ioni dell'Or-
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gressivo e almeno parziale scioglimento, nell'ambito dei nessi causali, di que- so, Alessandria 1989. TI O t l 'cal Repercussions of Francis of Mar-
sto doppio e parallelo vincolo. - Duba 2012: William O. Duba, . le , Il o og~ssibili and de inesse, in Guido Alliney,
chia's Distinction between DelermlllatlO/~ de p l'bertà Teorie francescane del pri-
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glie di creare liberamente il mondo. E tuttavia, come conviene ribadire: a) non è l'agire vo- lll, lrenze ,. . l'l' t '. de la cause efficiente,« C lves
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