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DCM 2021 001 0101
DCM 2021 001 0101
LE ULTIME NOTIZIE
SU PAPA FRANCESCO
LA SANTA SEDE
E LA CHIESA NEL MONDO
LE IDEE
SOMMARIO
34
LE IDEE
COPERTINA
SGUARDI DIVERSI
AL CINEMA
La forza misteriosa
del chiostro
Essere madre o Madre CAROLA SUSANI A PAG. 26
GLORIA SATTA A PAG. 14
D ONNE
CHIESA
MOND O
COMITATO DI DIREZIONE
Ritanna Armeni
Francesca Bugliani Knox
Elene Buia Rutt
Yvonne Dohna Schlobitten
Chiara Giaccardi
Shahrzad Houshmand Zadeh
LE STORIE Amy-Jill Levine
Marta Rodríguez Díaz
In monastero a tutta birra: Giorgia Salatiello
Carola Susani
suor Doris, mastra birraia Rita Pinci (coordinatrice)
VALENTINA PIGMEI A PAG. 34
IN REDAZIONE
LA STORIA
Giulia Galeotti
Elisa Salerno, una donna Silvia Guidi
Valeria Pendenza
nata troppo presto
REALIZZATO INSIEME A
MARINELLA PERRONI A PAG. 36
Elisa Calessi, Lucia Capuzzi
TRIBUNA APERTA Laura Eduati, Romilda Ferrauto
Federica Re David
Quel segno che manca
VIOLA LO MORO A PAG. 38 COPERTINA
Anna Milano
OSSERVATORIO
IMPAGINAZIONE
Francesco, le donne Marco De Angelis
nella Chiesa PUBBLICAZIONE ON LINE
e quel punto dolente… Marco Sinisi
Le disturbanti
teologie delle donne
di LUCIA VANTINI* alle sue narrazioni. Le forme in cui sono rego-
S
late le distanze tra i corpi, infatti, producono
iamo in un tempo di incertezza, sempre teorie, immaginari, discorsi e abitudini.
non serve ricordarlo. Nell’ovvio, pe- Il Covid-19 ha toccato queste distanze, accor-
rò, non tutto va da sé. Tra ciò che ciate a volte fin troppo nelle case e dilatate al
non possiamo dare per scontato c’è massimo nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei
la nostra postura nel flusso degli negozi, nelle piazze.
eventi. Seppure muta, essa non smette di dare Nelle chiese sono stati assunti i protocolli di
voce all’esperienza. Seppure non vista, essa sicurezza previsti, ma c’è nell’aria una strana
continua a dare forma alla storia. Seppure commistione tra la paura del contagio e la pau-
ignorata, essa insiste a generare saperi. Accade ra che il popolo di Dio possa vivere bene la fe-
perciò che le parole e le pratiche si vanno tra- de anche senza celebrazioni in presenza. Co-
sformando in modo non sempre trasparente e munque sia, proprio perché c’è un cambiamen-
condiviso: non sappiamo bene da dove venga- to importante riguardo la distanza tra i nostri
no né tantomeno che effetto ci stiano facendo. corpi, accade qualcosa di profondo e di indeci-
Uno dei punti d’osservazione di queste tra- frabile nel nostro vissuto, toccato nel cuore del-
sformazioni ruota attorno alla vita dei corpi e la sua vocazione relazionale. Potremmo dire
sinteticamente che è il nostro immaginario della
prossimità a ritrovarsi convocato e scosso. Non
è facile riordinare i pensieri, le parole e le azio-
ni. Si è aperto un conflitto interpretativo su che
cosa davvero significhi vivere relazioni buone in
un tempo in cui le tensioni economiche, sociali
e politiche sono sempre più esasperate. È diffi-
cile anche prendere sul serio e onorare la vulne-
rabilità che ci contraddistingue tutte e tutti,
smascherando le molte gerarchizzazioni con cui
abbiamo convissuto da sempre. Nelle comunità
cristiane, la stessa questione si riassume effica-
cemente nel termine fraternità, categoria che
non può immunizzarsi dalle tensioni del mon-
do che abitiamo insieme, come dà testimonian-
za anche l’ultima enciclica di papa Francesco.
Suore, storie
di avanguardie
Mary Keller e le altre: le religiose moderne oltre gli stereotipi
di RITANNA ARMENI
P
er trovare la suora moderna, scoprire come vive, ama e prega, dob-
biamo fare un lavoro di pulizia: dimenticare le vecchie immagini e
mettere da parte gli stereotipi che ci sono stati tramandati. È dif-
ficile, quando si parla delle suore e delle monache, far vincere la
realtà. È più facile aggrapparsi a quel che ci ha raccontato la let-
teratura, accettare la storia scritta dagli uomini, abbandonarsi acri-
ticamente alle immagini tragiche, divertenti o grottesche delle suo-
re raffigurate dal cinema o dalla televisione. Avviene ancora oggi
che nell’immaginario la figura della suora sia assimilata a quella
della monaca di Monza, tragico esempio della costrizione alla vita
claustrale, a quella di tante giovani donne che in tempi lontani era-
no costrette al convento dalle famiglie che non potevano dare loro
una dote adeguata. Donne fragili e schiave. Costrette. Nei tempi
lontani dalla famiglia, oggi dalla povertà dei luoghi più disperati
del pianeta.
Solo vittime?
I tentativi di costruire un’immagine più vera e aderente alla
realtà ci sono stati; la televisione tedesca ci ha provato con sorella
Lotte in Per amor del cielo, quella italiana con suor Angela in Che Dio
ci aiuti. Prove generose ma fragili di puntare sul comico o, come nel
film Sister act, sul grottesco per rovesciare un immaginario che ri-
mane predominante. Nel quale lo splendore di figure del passato,
di Chiara, per esempio, o Hildegarda di Bingen, assumono un
ruolo residuale. Poca cosa di fronte allo stereotipo del vittimismo e
dalla costrizione.
Cominciamo dal passato. È stato davvero così? Davvero la scel-
ta del convento era obbligata? Oppure quel seme di libertà che
oggi è vigoroso nel mondo delle religiose, la loro capacità di di-
scernimento c’era anche in tempi oscuri? Non erano padrone delle
loro azioni le donne che seguirono santa Chiara e ottennero dal
papa il voto della povertà? E le altre, anonime e oscure donne del
Medioevo e dei secoli seguenti andarono in convento solo perché
qualcuno le obbligò?
Se la storia non fosse scritta quasi esclusivamente da uomini, se
loro avessero potuto tramandarci quel che pensavano anche in
L’incomprensibile
Le suore oggi agiscono nel mondo e con gli strumenti del mon-
do ma c’è un momento nel dialogo con una suora — anche una
suora “moderna” — in cui è necessario accettare l’incomprensibile.
Avviene quando si parla della vocazione. Quando e perché è suc-
cesso? Che cosa hanno provato? Quale è stata la prova che la chia-
mata era quella giusta. Quando sono state sicure della loro strada?
La scelta è stata frutto di meditazione, di un lavoro faticoso su se
stesse oppure è avvenuta all’improvviso come la caduta di san Pao-
lo da cavallo? È difficile trovare le parole. È difficile capire. Non
solo per chi chiede. Anche per chi la scelta l’ha
fatta.
“Il Signore mi ha chiamato”. “Ho capito che
STRADA PER UNA SUORA
la mia vita aveva bisogno di Gesù”. “La Chiesa
è una madre, mia madre, solo in lei sento calore Una strada a Karachi è intitolata a suor Ber-
e pienezza”. “Cercavo la libertà e la grazia, in chman Conway, missionaria cattolica irlan-
convento con le altre le ho trovate”. “A un certo dese pluripremiata per il suo lavoro nell’i-
punto della mia vita ho capito che dovevo la- struzione. Berchman's Road, è stata inaugu-
sciare tutto per ottenere tutto”. “Se dovessi spie- rata dalle autorità alla presenza di insegnan-
gare la vocazione a chi non l’ha avuta, direi che ti, suore, studenti e genitori. Nata nel 1929,
è simile a uno stato d’innamoramento, quando Sr. Berchman è in Pakistan dal 1954 e per 60
l’altro per te è tutto, senti che la tua vita non ha anni ha insegnato, inglese e matematicva.
senso senza di lui. Per me Gesù è questo”. Tra i suoi studenti, l'ex primo ministro Bena-
Nessun dubbio? Nessun desiderio di tornare zir Bhutto e l’astrofisica Nergis Mavalvala.
L
spirito hanno dato vita ormai vent’anni orsono
a foto su Instagram attira imme- a un coro che si esibisce nel Nord America re-
diatamente l’attenzione e strappa gistrando sempre il tutto esaurito: quest’anno,
un sorriso. Una suora tiene in causa Covid, per la prima volta l’esibizione di
braccio un piccolo coccodrillo e Natale sarà virtuale, una occasione per concre-
commenta: «Quando rispondi alla tizzare lo slogan delle Paoline «Connettiti con
chiamata di Gesù Cristo non sai mai quello che Dio nell’era digitale».
può succedere. Pensavo che trovare la vocazio- Le Media Nuns sanno utilizzare con fre-
ne e seguire Dio fosse noioso, mi sbagliavo. So- schezza il linguaggio nuovo dei social, compre-
miglia invece all’andare sulle montagne russe». si i meme, gli aforismi colorati che invadono i
Sister Allison è novizia all’interno della congre- nostri schermi: «Prega di più, preoccupati di
gazione delle suore Paoline e nella sua biogra- meno» o «Cos’è la grazia? Chiesi a Dio e mi ri-
fia di Instagram indica i luoghi dove trova Dio: spose: tutto ciò che accade» scrive Sistah-Tee-
musica rock, video games, fantascienza, fumetti Letters utilizzando pennarelli colorati e scintil-
giapponesi. Suor Allison sintetizza in questo lanti come fosse una ragazza sui banchi di
modo la missione delle sue consorelle riunite scuola. Le immagini folgoranti e adolescenziali
nell’hashtag #MediaNuns, le suore mediatiche: sono sempre accompagnate da messaggi pro-
utilizzare il web per evangelizzare e portare il fondi: «Tu vali l’attesa» è una riflessione sulla
messaggio specialmente ai più giovani, facendo utilità di attendere il momento giusto, la perso-
uso sapiente del linguaggio dei cosiddetti in- na giusta, la giusta occasione di lavoro senza
fluencer. Le Media Nuns sono attive negli Stati sprecare noi stessi. È anche un pensiero sull’at-
Uniti e in Canada ma dilagano nei social senza tesa dell’arrivo di Gesù nella vita di ciascuno:
frontiere: Twitter, Instagram, Youtube, persino «Credo che Gesù valga l’attesa. Se qualcosa o
il giovanissimo Tik Tok. Usano tutto l’arma- qualcuno ha un valore così grande, allora non
mentario del web con impressionante immedia- ci accontenteremo per nulla di meno».
tezza: adesivi, selfie, meme, tweet, storie di In- La loro non è una torsione modernista per
stagram, Youtube, concerti, podcast, webinar, rimanere al passo con i tempi, bensì la messa in
gif. pratica dei precetti di don Giacomo Alberione,
O
natura. Poiché l’obiettivo è quello di incrociare
la vita di coloro che non sono raggiunti dalla donne represse sessualmente, o
grazia della fede, le figlie di san Paolo non te- creature senza cuore, o allegre
mono di indossare maschere di Carnevale o canterine: quando il cinema de-
abiti ispirati alla saga di Tolkien per mescolarsi cide di raccontare le suore, ri-
meglio alla vita reale dei credenti e dei non cre- schia spesso di inciampare negli
denti. Una settimana l’anno ciascuna delle Me- stereotipi. Li evita il film Maternal diretto dalla
dia Nuns rinuncia alla connessione perpetua. regista Maura Delpero, applaudito dalla critica
«Going offline!» annunciano prima del ritiro spi- internazionale e premiato a una ventina di festi-
rituale senza telefonino e senza wifi. Un modo val. Ambientato a Buenos Aires in un “hogar”,
per ricordare a tutti che la vita vera è altrove. una casa-rifugio per madri adolescenti tenuta dal-
«L’altro giorno ho riguardato i miei social e ho le monache, il film ha come protagonista una no-
pensato che la mia vita sembra così meraviglio- vizia (interpretata dall’intensa Lidiya Liberman)
sa se vogliamo basarci sulle foto di Instagram», che, mentre attende di prendere i voti perpetui,
scrive suor Bethany. «Ma quello che non vede- stabilisce un rapporto affettivo profondo con una
te sono i giorni nei quali non posto nulla. I bambina abbandonata dalla mamma sbandata. E
giorni difficili. Abbiamo tutti giornate così, tut- quel legame, forte e istintivo, non sfugge alla su-
ti. Non siete soli, non sono sola». periora, preoccupata che possa mettere in discus-
sione la vocazione stessa della giovane
religiosa, a sua volta divisa tra il senti-
mento che prova per la piccola e il desi-
derio di consacrarsi a Dio. Delpero, 45
anni, nata a Bolzano ma di formazione
“transoceanica” (ha studiato tra Euro-
pa e Argentina), un passato di apprez-
zata documentarista, affronta un tema
mai indagato dal cinema: il rapporto
delle donne consacrate con la materni-
tà a cui, prendendo il velo, hanno scel-
FILM
Come le è venuta l’ispirazione? Ha mostrato Maternal alle suore della casa-rifugio in cui
Ero partita con l’idea di raccontare la convi- ha trovato l’ispirazione?
venza tra suore e madri precoci e, per conoscere Sì, ed è stato emozionante. Temevo che boc-
da vicino quella realtà, ho vissuto in un “hogar” ciassero il film ritenendolo troppo crudo. Invece
di Buenos Aires insegnando cinema alle ospiti. sono state contente, si sono riconosciute. Un mo-
Ma un giorno, guardando una giovane monaca tivo ulteriore per sfatare falsi miti: le suore, spe-
che raccoglieva un neonato dalla culla, ho colto cialmente quelle che svolgono lavori sociali, so-
nei suoi occhi un palpito che non era semplice ca- no immerse nella realtà.
rità cristiana, ma qualcosa di più intimo e pri-
mordiale. E’ stata una visione ispiratrice che mi Pensa che la società abbia una visione distorta delle donne
ha spinto a cambiare il tema del film, spostando- consacrate?
lo sul rapporto tra una suora e il suo istinto ma- Vigono pregiudizi frutto dell’ignoranza. La
terno che affiora con prepotenza. scelta di entrare in convento è quasi sempre asso-
ciata alla rinuncia del mondo. Nessuno valuta
Come si è preparata ad affrontare un argomento così com- che dietro ogni vocazione ci sono motivazioni
plesso e poco indagato? profonde. La società cinica accoglie con sarca-
Ho parlato con alcune suore. Scoprendo smo il sorriso beato di certe suore, ma la loro
quanto sia viziato dai luoghi comuni l’immagi- espressione pacificata è quasi sempre segno del-
nario che le riguarda: si è sempre data troppa im- l’adesione ad un progetto grande, cercare un
portanza alla rinuncia sessuale, ma una donna amore superiore, incondizionato, che non si può
che prende il velo ha già fatto i conti con questo trovare nel mondo.
aspetto della sua scelta. Invece a volte, specie se è
entrata in convento in giovane età, non considera Cosa le ha lasciato l’esperienza del film?
la possibilità che l’istinto materno possa manife- Ha ribadito che la nostra visione delle persone
starsi portando con sé un conflitto interiore, un consacrate è spesso dettata dall’ignoranza. Noi
dilemma da sciogliere. laici abbiamo la presunzione di giudicare senza
sapere e tendiamo a generalizzare. Ma nel miste-
Ma le suore hanno accettato di parlare con lei di questi temi ro della vocazione una parte di conoscenza ci è
intimi? preclusa. E questo fatto dobbiamo soltanto ac-
Il rapporto con la maternità è di solito un ta- cettarlo.
La ribelle veneziana
costretta a essere suora
Arcangela Tarabotti, che già nel Seicento parlava di parità
L
di ELENA STANCANELLI
Arcangela
Tarabotti
La semplicità diario, le lettere, perché non ha avuto tempo. Come accade di altri
ingannata scrittori dalle vite troppo brevi, Raymond Radiguet, Alain Four-
A cura di nier, Emily Brontë, Sylvia Plath, possiamo solo rimpiangere le me-
Simona Bortot raviglie che non leggeremo mai. Ma in quel poco che ha scritto è
Il Poligrafo, stata una scrittrice, non qualcuno che aspiri a diventarlo. Così co-
2008 me Elena Tarabotti. Ognuna dentro il limite che le era toccato. Per
Elena furono le mura che la imprigionavano. Che scelse di non
ignorare, che divennero anzi l’argomento di ogni suo scritto. Come
avrebbe potuto fare altrimenti? Cosa avrebbe potuto raccontare
una donna che era stata fatta prigioniera a tredici anni se non di
quella prigionia, della disperazione?
Elena, Elena Cassandra Arcangela Tarabotti, nacque a Venezia
nel 1604, nel quartiere di Castello, da una famiglia ricca. Ma non
Francesco abbastanza da provvedere alla dote per sposare le numerose figlie
Buoninsegni, in maniera adeguata. Aut murus aut maritus. Secondo un’abitudine
Arcangela Tarabotti dell’epoca, il padre Stefano scelse di sacrificare quella che, secondo
Satira e antisatira il suo insindacabile parere, avrebbe avuto maggiori difficoltà a tro-
a cura di E. Weaver vare un marito. Elena era zoppa. Proprio come lui.
Salerno Editrice, Altro non sappiamo del suo aspetto. I suoi scritti e i saggi su di
1998 lei sono sempre accompagnati da un ritratto che per molto tempo
si credette fosse il suo. Si tratta invece di Maria Salviati, moglie di
Giovanni de’ Medici e madre dell’arciduca Cosimo I, un’opera at-
tribuita a Pontormo e custodita agli Uffizi di Firenze. Dipinta una
cinquantina d’anni prima della nascita di Elena, che non è quindi
quella donna dal naso lungo e sottile, gli occhi leggermente diversi
uno dall’altro, la bocca ben disegnata.
Elena era zoppa, aveva il piede caprino, come il diavolo.
Sarà stata davvero questa la ragione per cui fu scelta come vit-
Arcangela tima di quell’abominio, la reclusione monacale forzata? Forse, o
Tarabotti forse aveva un carattere meno remissivo delle altre sorelle, una vo-
Che le Donne cazione all’indipendenza che le si leggeva nell’anima anche se era
siano della spetie solo una bambina. Forse Elena fu individuata come una di quelle
degli Huomini femmine difficili da domare, mai soddisfatte, troppo intelligenti
a cura per accontentarsi di un matrimonio di convenienza. Una di quelle
di Susanna donne isteriche, la cui passione o peggio ancora il raziocino pote-
Mantioni vano far saltare la catena di montaggio della procreazione/eredi-
Artetetra tà/rendita. Forse Elena, oltre che zoppa, non fu abbastanza furba
Edizioni, 2015 da occultare la sua intelligenza e il suo talento, così che la famiglia
dovette adoperarsi per mozzarglieli.
Nel 1617 fu dunque destinata, tredicenne, al monastero di San-
t’Anna. Da quel convento, nel quale ricevette la consacrazione do-
dici anni più tardi, non uscì mai più.
Una femminista
nel Medioevo
Christine de Pizan, una vita che parla alle donne di oggi
di ROSSELLA MILONE
La forza misteriosa
del chiostro
L’impresa di Rosvita di Gandersheim, badessa e scrittrice di corte
Q
di CAROLA SUSANI
L'ABBAZIA
L'abbazia di Gandersheim è
una casa soppressa di canoni-
chesse secolari. Venne fondata
nell'852 dal duca Liudolfo di
Sassonia e dalla moglie Oda,
che, durante un pellegrinaggio
a Roma nell'846, ottennero il
permesso da papa Sergio II in-
sieme alle reliquie dei Santi
Anastasio e Innocenzo, tuttora
patroni della chiesa abbaziale.
La “Libera fondazione secolare
imperiale di Gandersheim”, co-
me era riconosciuta fino alla
sua dissoluzione nel 1810, fu
una comunità di figlie nubili
dell'alta nobiltà che conduceva-
no una vita pia ma senza aver
pronunciato i voti, fatto che
spiega il termine “secolare”.
CANONICHESSE
IN LETTERATURA
Gertrude
ma non solo
Le religiose protagoniste
di grandi romanzi
di EMANUELA CANEPA * Non potrebbero essere più diverse una dal-
G
l’altra. Tanto Gertrude è creatura lavica e cor-
ertrude e Maria. In Italia qual- rotta dal peccato, sulfurea e capricciosa, quanto
siasi discorso sulle religiose in Maria è lattea, virginale, animata da un senti-
letteratura ruota intorno a una mento panico verso la natura. Nera Gertrude, e
polarità, quella che oscilla tra la senza redenzione, nivea Maria, docile come un
potente figura della monaca di agnello, e così rassegnata da non accennare
Monza de I promessi sposi e la desolata protagoni- nemmeno al gesto di togliere la testa dal cippo.
sta di Storia di una capinera. Entrambe monache Sono diverse per carattere, per disavventure
forzate. biografiche, per l’epoca e i luoghi in cui vivono
Da sempre la dimensione tragica di una vita - l’una nel Seicento milanese, l’altra nell’O tto-
devastata da una scelta imposta, e quindi crude- cento siciliano- per la provenienza sociale, ma
le, è preponderante e prepotente nella letteratu- hanno due cose in comune. La prima è il deno-
ra. Ciò nonostante sono solide e vigorose nella minatore fisso di questa tematica letteraria, on-
vita della Chiesa le storie di donne che sottraen- nipresente in tutte le epoche, e cioè la monaca-
dosi alle politiche ambiziose della famiglia, zione forzata imposta dalle famiglie.
spesso incoraggiate da madri e sorelle consape- La seconda è conseguenza diretta della pre-
voli dell’alienazione di una vita matrimoniale cedente: l’impossibilità di sottrarsi alla volontà
imposta con la forza, pretesero il diritto a un’al- degli uomini che dispongono del loro destino
ternativa conforme alle loro aspirazioni. Santa in modo spietato, come fossero cose, oggetti di
Chiara per tutte. natura funzionale da utilizzare esclusivamente
La fama di Gertrude è senz’altro legata alla secondo logiche di profitto o convenienza. So-
centralità del romanzo di Alessandro Manzoni no i padri, ma a volte anche le madri, le matri-
nella letteratura italiana, oltre che nella storia gne, i fratelli, le sorelle, che intervengono in un
della lingua; ma anche la Capinera è un perso- vero e proprio lavaggio del cervello, soprattutto
naggio che quasi tutti conoscono, a prescindere nel caso di Gertrude. Perché a differenza di Ma-
dall’effettiva lettura del romanzo di Giovanni ria, che è umile e vulnerabile ma intuisce presto
Verga, e che si impone nell’immaginario per la la forza delle maglie che le si stringono attorno,
struggente desolazione del suo destino senza Gertrude, certo più aspra e superba, è quella
appello. che subisce inconsapevole il peso di un’educa-
Morante, è abbagliata dall’estetica del sacro che pensare senza che l’au- Giovanni Verga
le riempie gli occhi pieni solo della solennità tore nemmeno se ne ac- Storia di una
delle cattedrali, i gigli, le fiamme dei ceri, le leg- corga - per rivelare con capinera
gende istoriate sui vetri. la forza di un’ustione la Feltrinelli, 2015
Due uomini privilegiano invece una diversa natura ignea della pro-
rappresentazione della loro anima. Guido Pio- tagonista. C’è un gesto, Tommaso da Celano
vene e Giovanni Arpino sono gli autori, rispet- un atto fra i tanti della Leggenda di Santa
tivamente di Lettere di una novizia, del 1941, e de La biografia di Chiara Chiara vergine
suora giovane del 1959. Solo il primo riprende in d’Assisi, che non mi Paoline Editoriale
modo rigoroso il tema della malmonacata. Ma sembra affatto inappro- Libri, 2015
indipendentemente dal desiderio di prendere i priato definire politico.
voti – all’apparenza la protagonista di Arpino, Quando gli uomini del- Alessandro Manzoni
Serena, entra in convento spontaneamente, non la famiglia, infuriati, ar- I Promessi Sposi
è comunque una scelta di fede, piuttosto di ne- rivarono al monastero Sei
cessità -, quello che hanno in comune è la mali- dove si era rifugiata do-
zia. Un tratto negativo e disturbante che non po la fuga, ben decisi a
può essere comparato alla dimensione tragica di riportarla indietro, le minacce non riuscirono a
Gertrude, ma è piuttosto un carattere artificio- smuoverla. E neppure ottennero nulla le urla, o
so, una furbizia di matrice dozzinale, più op- la violenza, o l’ottuso rifiuto di capire. Ma do-
portunistica nel caso del romanzo di Arpino, in vettero fermarsi e desistere di fronte a un atto
cui Serena si limita ad abbindolare un uomo senza parole. Chiara si aggrappò all’altare con
con l’obiettivo di sistemarsi, più cruda in quello tutte le sue forze, e scoprì il capo mostrando la
di Piovene, che disegna una donna, Rita, che tonsura, i capelli che Francesco d’Assisi le aveva
sfugge ad ogni responsabilità fino ad arrivare al tagliato alla Porziuncola per sancire il nuovo
delitto. status di penitente consacrata. Fu quello che li
Ma insieme a tante donne obbligate a entrare mise a tacere. La coincidenza fra fede e scelta,
in un chiostro detestato ci furono quelle che fe- fra corpo e volontà, fra anima e ambizione.
cero il percorso al contrario. La letteratura me- Quel gesto disse a tutti: io sono questo. E senza
dievale ne è piena. questo non sono. Rispettate la mia volontà.
La Legenda Sanctae Clarae Virginis, attribuita a *L’ultimo libro scritto è «Insegnami la tempesta» (Ei-
Tommaso da Celano è un testo ufficiale, com- naudi, 2020). Una delle tre protagoniste è una suora, Ire-
missionato da un papa, composto a scopo edu- ne, un personaggio che incarna incarnare tanto l’idea di
cativo e devozionale, e proprio per questo tanto forza che quella di maternità spirituale. Mentre ne scrive-
più sorprendente. La prosa curiale e canonica va l’autrice ho tenuto ben presente Teresa Forcades, la mo-
vibra innervata dalla risolutezza impetuosa di naca catalana è benedettina, mistica, attivista, medico,
Chiara, che in più punti buca la superficie della creatura del chiostro e al tempo stesso aperta al mondo,
retorica del genere agiografico - verrebbe da perfino nelle sue istanze più estreme.
LE STORIE
S
con l’arte della produzione della birra».
ervire Dio facendo birra artigianale? Inoltre la prima dea considerata la matrona
Da 45 anni suor Doris Engelhard della birra è stata la sumera Ninkasi, seguita da
nell’abbazia francescana di Maller- Athor, egiziana, e Isthar, divinità babilonese.
sdorf, in Baviera, fa proprio questo. Egiziane, assiro-babilonesi, persiane, cretesi,
Ultima monaca birraia d’Europa, greche e bizantine: donne che si sono dedicate
suor Doris è una vera forza della natura: oltre a per migliaia di anni alla preparazione di questa
produrre da sola circa 3 mila ettolitri l’anno di bevanda. Fino al Medioevo la birra è stata fatta
birra, questa Braumeister (mastra birraia) di 65 quasi esclusivamente da mani femminili. «Era
anni ama il suo lavoro e lo fa con una gioia con- competenza della madre di famiglia provvedere
tagiosa, la stessa che prova ad amare il Signore: al sostentamento, del quale facevano parte an-
«Puoi servire Dio ovunque, non importa che che le bevande. Subito dopo il pane nei forni
professione o che mestiere fai. E’ bello far piace- veniva prodotta la birra poiché in quegli am-
re a Dio, alle mie consorelle e insieme alla no- bienti caldi circolava nell’aria un residuo di pol-
stra clientela». Del resto, come lei stessa raccon- vere di lievito che facilitava alla fermentazione
ta, il legame tra la birra e le donne, anche quelle della birra. In Germania c’è un detto che recita:
di chiesa, è antichissimo. Si dice che la birra sia ‘Oggi inforno, domani faccio la birra’. Per pro-
stata inventata da una donna, diecimila anni fa. durre la birra è necessario un cereale che con-
«Esistono varie versioni – dice suor Doris che tenga una buona percentuale di amido affinché
Una donna
nata troppo presto
di MARINELLA PERRONI* invisibili. Alcune di loro cominciano a far parte
«C
della memoria locale, ma con tutta la dovuta
i vediamo all’angolo marginalità.
tra la trentaseiesima e
la ventiquattresima»: Nelle periferie della storia
tutte le volte che sento A Elisa Salerno, per esempio, da meno di
questa espressione nei vent’anni è dedicata una strada della sua città
telefilm americani mi domando se le strade di natale, Vicenza, nella più sperduta periferia.
Manhattan non sono dedicate a personaggi il- Per di più, è una strada che gira a tondo e torna
lustri della storia semplicemente perché è più su sé stessa, non sbocca da nessuna parte. Solo
comodo oppure perché da quelle parti hanno due anni fa, poi, grazie alle pressioni di Presen-
un’altra idea della memoria storica. Da noi la za donna, l’Associazione che ne tutela la me-
toponomastica delle città è una sorta di archi- moria, è stata apposta una targa sulla casa in
vio: della nostra geografia o delle nostre cono- cui ha vissuto. Già, ma chi è Elisa Salerno e
scenze botaniche ma, soprattutto, della nostra perché dovrebbe meritare una strada o una tar-
storia. Non di tutta, però, come dimostra una ga?
rapida ricerca su Google: la toponomastica Proprio qui sta il punto. La “sua” strada non
femminile delle nostre città denuncia un’enor- sbocca da nessuna parte e sta in periferia per-
me sproporzione tra nomi di uomini e nomi di ché anche lei, come tante donne, è stata tenuta
donne e conferma che la nostra memoria storica nelle periferie della storia e di loro nessuno, a
è mutilata, perché le tante donne che hanno scuola, ci ha mai raccontato nulla.
collaborato a costruire la trama culturale, poli- Nell’esergo di un bel saggio su di lei Anna
tica, religiosa del nostro paese sono pressoché Maria Zanetti cita le parole con cui la stessa Sa-
lerno definisce sé stessa: “Sono nata presto, so-
no nata troppo presto”. Elisa Salerno è una di
quelle donne, tante, che sono nate troppo pre-
UN LIBRO
sto perché hanno avviato processi storici tal-
mente rivoluzionari che chiedono tempi lunghi
• Anna Maria Zanetti, Elisa Salerno, Femminista per svilupparsi e per diventare patrimonio co-
e cattolica, in Ead. e Luccia Danesin, Indomite. mune.
Giornaliste, scrittrici, teologhe, patriote nel Vene- Cattolica e femminista: se è difficile a tut-
to dal Seicento al Novecento, Marsilio, Venezia t’oggi spiegare che non si tratta di un ossimoro,
2012, 95-107. figuriamoci quale scandalo questo accostamen-
“S
no. Perché?
I motivi di questa resistenza sono certamente cambiatevi ora un segno di
molti. Uno, però, mi sembra degno di attenzio- pace”. Spesso mi è venuto
ne. Salerno ha preteso di andare alla radice del da piangere in quel momen-
problema della millenaria discriminazione fem- to preciso. Non sapevo bene
minile e per questo ha studiato a fondo i testi il perché, probabilmente
sacri, la filosofia scolastica e la dottrina cattoli- aveva a che fare con la possibilità del mio corpo
ca. Teologa ante litteram, ha voluto prendere la teso durante la messa a seguire dei gesti rituali
parola con cognizione di causa. Non ha avuto precisi, di rilassarsi per qualche istante, avvici-
paura di contrapporsi a uomini di Chiesa con- narsi a dei corpi (a volte sconosciuti), scambiar-
siderati inattaccabili, come Monsignor Martini, si uno sguardo, una stretta di mano, e una pa-
la cui traduzione della Bibbia divenuta canoni- rola precisa, sussurrata: pace. Nel “dare” la pace
ca era palese dimostrazione di antifemminismo, probabilmente mi auguravo un po’ di pace per
o come il suo vescovo, i cui catechismi, secondo me, una quiete che provenisse prima di ogni al-
lei, falsavano la sacra Scrittura. Elisa Salerno tra cosa dallo scioglimento dei muscoli, come se
conduce un’operazione vibrante, dettata certa- la tensione accumulata nel corpo potesse diven-
mente dalla sua vis polemica, ma anche da uno tare liquida.
studio accurato della Scrittura e da una altret- Per qualche istante concedersi il lusso di
tanto robusta consapevolezza ecclesiale in un uscire dal confine del proprio corpo pur rima-
tempo in cui per i cattolici l’esilio della Bibbia nendo dentro la forma di una danza rituale pre-
era diventato sempre più profondo e doloroso. cisa, che prevede argutamente l’imbarazzo su-
È stata avversata e derisa, ritenuta una «po- bito prima, e il piacere di un contatto subito do-
vera testolina, presa dalla smania di fare la teo- po. Entro nei luoghi di preghiera spesso, ma ra-
loghessa [...]». Soprattutto, però, è incorsa nel- ramente assisto a una messa, se non per ragioni
la censura ecclesiastica e le veniva negata la co- legate a una contingenza dolorosa o di festa. In
munione. Una ferita dolorosa, ma non per que- questi tempi di distanziamento fisico – sarebbe
sto ha mai rinnegato le sue convinzioni. Forse, bello dare i nomi opportuni alla condizione che
si può capire perché le femministe credenti spe- viviamo da mesi – mi sono rivolta più volte a
rano che la nostalgia per “le sante donne di una formule profonde (le preghiere, le canzoni, le
volta” porti finalmente a riconoscere la loro for- poesie, le imprecazioni, le richieste di aiuto e di
za profetica e il loro coraggio innovatore. Ma perdono) ma la mancanza di un contatto fisico
anche loro, forse, sono nate troppo presto. con altre persone imploranti e grate mi manca
molto. È arrivata una nostalgia antica, dunque,
*Biblista, Pontificio Ateneo S. Anselmo come un’onda oceanica, lenta e molto alta, che
mi ha riportato a un tempo in cui andare a mes- mia personalissima lettura del testo vedo un uo-
sa era una consuetudine, non un’eccezione. So- mo/dio che non si tiene la pace per sé, ma la au-
no anni che l’istituzione della Chiesa Cattolica spica e la regala ai suoi fratelli. Per questa ragio-
mi pare più lontana che deprecabile. Quando ci ne, quando in chiesa ci si scambia un segno di
stavo dentro più consistentemente – molti anni pace, ancora oggi mi commuovo: ci si incontra
di scoutismo – ne vedevo più nettamente i difet- (a volte giusto il tempo di uno sguardo) e ci si
ti, ne detestavo il potere, la ricchezza, la tempo- saluta (toccandosi) regalandosi a vicenda un la-
ralità, l’arroganza, l’incoerenza; ora che ne sono scito e un monito che non ha a che fare con il
fuori, la guardo con una distanza siderale, come comportamento, ma riguarda l’essenza di una
se lei fosse un corpo estraneo, e non io. Parlan- possibilità: quella di allontanarsi in pace. L’in-
done nelle discussioni tra amici ormai ricorro contro è stato possibile grazie alla tensione, il
inavvertitamente a una lunga serie di stereotipi saluto è possibile solo con la distensione.
tipici di chi sa molto poco di un mondo gigan- Le tre righe qui sopra potrebbero essere una
te, ma che si sente ugualmente in grado non so- chiusa consolante di un pensiero mattutino, in
lo di darne dei giudizi certi, ma anche in grado uno dei tanti risvegli di questi giorni particola-
di modificarne le ingiustizie attraverso una pa- ri, in cui l’alba si posa con violenza sui miei oc-
rola performativa (la chiesa fa, la chiesa dice, la chi. Ma non posso omettere l’angoscia iniziale
chiesa è…). Di alterare i rapporti di forza dal- che mi ha costretta a ripensare la pace come
l’esterno. Sento quindi la necessità di tornare a possibile condizione: se manca il corpo dell’al-
una parola più vera.La parola è pace, e il suo tra persona, se la sua forma e i suoi confini sono
correlativo è distensione. impossibili da tangere, cosa ce ne facciamo di
Nel Vangelo di Giovanni, una delle opere un dono e di una ricezione che avviene secolar-
più belle mai scritte, Gesù sta confortando i mente nello scambio anche fisico? Posso dare
suoi discepoli disperati. Uno di loro lo ha ap- (e ricevere) pace dai fantasmi? Mi viene istinti-
pena tradito, un altro su cui fonderà la sua vo – appena incontro una persona a cui voglio
Chiesa lo rinnegherà per ben tre volte – la situa- molto bene – portare la mano al cuore, come a
zione è piuttosto drammatica. I suoi discepoli, dire “sei qui, sei anche qui”, è il gesto che per
che potremmo dire anche amici e fratelli, sono ora corrisponde ritualmente di più a un abbrac-
disperati, perché non sanno dove sta per anda- cio e a una stretta di mano in una chiesa. Mi al-
re, credono di averlo perso per sempre, c’è lì il zo definitivamente dal letto e ricordo con no-
loro maestro che sta per affrontare il suo desti- stalgia la “ridarella” che ci prendeva da bambi-
no, e hanno molta paura di rimanere soli. Han- ne e da ragazze per l’imbarazzo di un gesto sba-
no paura più per loro stessi che per lui, com’è gliato durante i riti (inginocchiarsi troppo pre-
basso e come è umano sentire cosi! Per sempre. sto, alzarsi quando tutti son seduti, sedersi nel
Credo non sia un caso che Gesù, prima di al- bel mezzo del Credo ) e mi affeziono all’idea
lontanarsi, dica loro: “vi lascio la pace, vi do la che dandoci la pace, oggi, in tempi di distanza
mia pace”. Consegna per ben due volte nella fisica, abbiamo la grande opportunità di non
stessa frase la parola pace. La seconda volta pe- sapere più come fare. E sorriderne un po’.
rò con quel “mia” non consegna solo un man-
dato su come loro possono stare al mondo, ma *Socia della Libreria delle donne di Roma, Tuba.
consegna anche la sua di quiete, tenendosi per Autrice di una raccolta di poesie dal nome «Cuore
sé plausibilmente tutto il suo opposto. Nella allegro» (2020, Giulio Perrone Editore)
F
denza, paure e resistenze; va al cuore delle per-
in dall'inizio, una delle preoccupazio- plessità presenti in alcune frange dell'universo
ni di Papa Francesco è stata quella di cattolico e al di fuori di esso, riguardo all'esclusio-
integrare meglio la presenza e la sen- ne delle donne dai ministeri ordinati e alla loro
sibilità delle donne nei processi deci- forse conseguente subordinazione.
sionali vaticani. Si è chiesto come fare Le critiche non sono state molte, ma sono state
in modo che possano dirigere e soprattutto pla- aspre. In una dichiarazione, i membri della Con-
smare la cultura. Il Pontefice l'ha confidato al ferenza per l'ordinazione delle donne affermano
giornalista britannico Austen Ivereigh. Il risultato che ogni donna, dalla lavoratrice parrocchiale al
delle loro discussioni è il libro nato dalla crisi del consigliere vaticano, è soggetta all'autorità di un
Covid, intitolato Ritorniamo a sognare.
Nel corso degli anni, il Papa ha nominato di-
verse donne in posizioni importanti nella gerar-
chia vaticana. Ma gli viene rimproverato, e lui lo Nel nuovo libro «Ritorniamo a sognare»
sa, di non aver fatto abbastanza. Allora si spiega scritto con il giornalista britannico Austen
sottolineando che queste donne sono state scelte
per la loro competenza, ma anche per plasmare la Ivereigh, il Pontefice parla ancora della
visione e la mentalità del governo della Chiesa. In questione femminile. Gli viene rimproverato,
molti casi, ha voluto donne come consulenti degli
organismi vaticani, in modo che possano usare la e lui lo sa, di non aver fatto abbastanza
loro influenza preservando la loro indipendenza.
Parole in grado di fare battere di gioia e orgo-
glio il cuore di molte donne cattoliche. Perché,
senza dubbio, il Pontefice si fida delle donne, uomo ordinato. Mentre in Francia, la teologa An-
ammira la loro forza e la loro audacia, la loro fles- ne Soupa si chiede, in tono provocatorio: cosa
sibilità, la loro sagacia, il loro realismo… Il libro è potrà mai fare un manipolo di consulenti donne
del resto attraversato anche dai volti di donne che contro i coccodrilli della Curia?
lo hanno segnato: una suora che gli ha salvato la Per Francesco, dire che in realtà le donne non
vita avendo il coraggio di usare la sua esperienza governano perché non sono sacerdote è clericali-
contro il consiglio dei medici. O la sua maestra smo ed è irrispettoso. Resta il fatto che, come è
che più l'ha toccato nell'intimo, con il suo silen- già stato sottolineato più volte, la riflessione sulla
zio. vita cristiana al femminile obbliga a porre la que-
Eppure, quando ribadisce che le donne non stione del sacerdozio in termini di poteri e di
hanno bisogno di essere sacerdote per assumere equilibrio dei poteri e la realtà del sacerdozio mi-
leadership nella Chiesa cattolica, quando mette nisteriale nella sua relazione con il sacerdozio
in guardia dal rischio di clericalizzarle, il Papa battesimale.
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