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DONNE CHIESA MONDO

MENSILE DELL’OSSERVATORE ROMANO NUMERO97


NUMERO 97 FEBBRAIO 2021 CITTÀ DEL VATICANO
www.vaticannews.va

LE ULTIME NOTIZIE
SU PAPA FRANCESCO
LA SANTA SEDE
E LA CHIESA NEL MONDO

Un portale multimediale in 35 lingue


che informa con tempestività
e offre una lettura dei fatti
alla luce del Vangelo
Numero 97
febbraio 2021

LE IDEE

Un’avventura nella reciprocità

L’
emergenza educativa di Benedetto XVI e il patto educati-
vo globale di Papa Francesco: che ci sia un problema
enorme è fuori discussione. Che si possa affrontarlo sen-
za mettere in questione la cornice entro cui ci si muove è
forse una delle ragioni che ci hanno condotto qui. La crisi
educativa è una forma di povertà che può farci vedere le cose diversamente,
abbandonare le inerzie, il ‘si è fatto sempre così’, una male intesa idea di tra-
dizione come ceneri da venerare anziché come fonte di ispirazione vitale.
Ascoltare i segni dei tempi, anziché maledirli e incolparli di fallimenti che
sono in gran parte nostri.
Formare non è plasmare secondo un modello ideale che formatta le
individualità, così come educare non è il broadcasting, l’erogazione mo-
nodirezionale di contenuti da parte di un ‘emittente’ qualificato. Per
D ONNE CHIESA MOND O educare non ci si può attestare su un sapere consolidato che si ritiene di
possedere. Il primo movimento dell’educazione, ce lo ricorda Papa
Mensile de L’Osservatore Romano Francesco, è l’uscita: ex-ducere, condurre fuori. Non solo gli altri, ma se
stessi. Uscire dalle formule rassicuranti, dal linguaggio autoreferenziale,
Sito Web da un consenso edulcorato che diventa rifugio consolatorio anziché im-
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/IT/
D ONNE-CHIESA-MOND O.HTML pegno radicale a farsi lievito. Uscire dalla “egolatria”, individuale e
identitaria e da un sapere messo in sicurezza, lasciandosi provocare dalle
Edizioni nuove domande. Non si esce con un atto di volontà, ma con l’incon-
Inglese tro/scontro con altri. Soprattutto con chi sta ai margini, con chi ci provo-
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/EN/ ca e ci convoca altrove rispetto ai nostri saperi installati. L’incontro è
WOMEN-CHURCH-WORLD.HTML sempre un “inizio vivo”, scriveva Romano Guardini. Sergio de Giacinto
Spagnolo definiva l’educazione una “procreazione continua”, mentre Hannah
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/ES/ Arendt sosteneva che «l’essenza dell’educazione è la natalità, il fatto che
MUJERS-IGLESIA-MUND O.HTML gli esseri umani sono messi al mondo. Per questo non può esserci educa-
Francese zione senza relazione né senza reciprocità, e la prima è quella tra maschi-
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/FR/ le e femminile. Non una complementarietà, basata su una divisione dei
D ONNE-CHIESA-MOND O.HTML compiti. Non è questione di quote rosa. La reciprocità è un reciproco fe-
Portoghese condarsi, nella imprescindibilità della tensione tra i due termini, che non
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PT/ esistono fuori dalla loro relazione: l’indifferenziato Adam diventa Ish,
MULHER-IGREJA-MUND O.HTML uomo, nel momento in cui vede ishà, la donna. Il riconoscimento di una
Tedesco coessenzialità non può non avere conseguenze sulla formazione nella
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/DE/ chiesa: quella dei sacerdoti in primis, ma non solo. Se Dio è Padre, Maria
FRAUEN-KIRCHE-WELT.HTML è madre e maestra. Come questa ricchezza può tradursi nell’avventura
Polacco della formazione è ancora in gran parte da immaginare e rendere vita.
WWW.OSSERVATOREROMANO.VA/PL/

KOBIETY-KOSCIOL-SWIAT.HTML CHIARA GIACCARDI

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25 28

SOMMARIO

PRIMO PIANO FORMAZIONE DELLE SUORE

La sete di sapienza Liliana Franco: la Bibbia


delle donne non basta per capire Dio
FEDERICA RE DAVID A PAG. 4 LUCIA CAPUZZI A PAG. 20

D ONNE E CHIESA L’ORA DI RELIGIONE

E il seminario La diseguaglianza
aprì a una giovane laica spiegata dai ragazzi
MARIAPIA VELADIANO A PAG. 9 SILVIA ZANCONATO A PAG. 22

FACOLTÀ UNIVERSITARIE MODELLI E SIMBOLI

Teologia, più studentesse Maria l’educatrice,


e più docenti maestra di riscatto
ASSUNTA SPALLIERO A PAG. 14 ADRIANA VALERIO A PAG. 25

TRIBUNA APERTA LA BIBBIA

Un buon prete Donna Sapienza


non si improvvisa fin dal principio
SANTA ÀNGELA CABRERA A PAG. 15 MARINELLA PERRONI A PAG. 28

FORMAZIONE DELLE LAICHE I VANGELI

Il futuro si gioca Gesù, teologia


sui ministeri laicali con le donne
MARÍA LÍA ZERVINO A PAG. 17 AMY-JILL LEVINE A PAG. 31

D ONNE CHIESA MONDO 2


37

D ONNE
CHIESA
MOND O
COMITATO DI DIREZIONE

Ritanna Armeni
Francesca Bugliani Knox
Elene Buia Rutt
Yvonne Dohna Schlobitten
MODA E TEOLO GIA Chiara Giaccardi
Shahrzad Houshmand Zadeh
L’abito fa la monaca Amy-Jill Levine
Marta Rodríguez Díaz
(ma non sempre) Giorgia Salatiello
YVONNE D OHNA SCHLOBITTEN A PAG. 34 Carola Susani
Rita Pinci (coordinatrice)
LA FORESTA SILENZIOSA
IN REDAZIONE
La ginecologa che cura Giulia Galeotti
le yazide schiave dell’Isis Silvia Guidi
Valeria Pendenza
LAURA EDUATI A PAG. 37
REALIZZATO INSIEME A

Elisa Calessi, Lucia Capuzzi


LE IDEE Laura Eduati, Romilda Ferrauto
Federica Re David
Formazione,
COPERTINA
un’avventura Anna Milano
nella reciprocità IMPAGINAZIONE
Marco De Angelis
CHIARA GIACCARDI A PAG. 1
PUBBLICAZIONE
Studi di genere, Marco Sinisi
ON LINE

rare esperienze
ORGANIZZAZIONE
negli atenei pontifici Piero Di Domenicantonio
MARTA RODRIGUEZ A PAG. 32
CONTATTI
La madre priora Redazione
che sprona redazione.donnechiesamondo.or@spc.va
le donne a reagire Abbonamenti
osservatoreromano.it/pages/abbonamenti.html
ROMILDA FERRAUTO A PAG. 40 abbonamenti.donnechiesamondo.or@spc.va

3 D ONNE CHIESA MOND O


La sete di sapienza
delle donne
Boom di iscrizioni al corso delle teologhe italiane

La nuova
di FEDERICA RE DAVID collana

S
teologica
ono oltre 700, donne in gran parte, Exousia
ma anche uomini, gli iscritti al del CTI
Corso di teologia delle donne pro- Sopra, Giusto
posto online dal Coordinamento de' Menabuoi
delle Teologhe Italiane. «Una ri- Creazione (tra
sposta che ha superato di gran lunga le nostre 1376 e 1378),
aspettative e ha rischiato di superare anche i Battistero
nostri mezzi tecnici — racconta Cristina Simo- del Duomo
nelli, presidente del CTI — Abbiamo dovuto di Padova.
metterci della fantasia in più». Particolare

D ONNE CHIESA MONDO 4


PRIMO PIANO

Lucia Vantini è la direttrice del corso, che monache di clausura, clarisse, benedettine, che
definisce «un punto di vista diverso sul modo si mettono in gruppo per ascoltarci. Accade lo
di dire Dio». È sorpresa, confessa, ma ammet- stesso nella Sororità di Mantova, mentre le
te che «in fondo, quelle di noi maggiormente donne della Federazione delle Chiese Evange-
in ascolto del presente, non si sono lasciate liche Italiane hanno distribuito borse a cinque
meravigliare troppo: se lo aspettavano». Per- denominazioni di chiese protestanti, due per
ché esplode, questo bisogno di conoscenza ciascuna. Sono conferme, ma anche sfide per
teologica? E perché fra le donne? La pande- migliorare in una seconda edizione, che fare-
mia è uno dei fattori, anche se non l’unico. «Il mo e chiameremo 20/21».
particolare momento che stiamo vivendo cer- Già, perché si preannunciano ancora tempi
tamente ha portato, assieme a molte fatiche, duri. Dice Lucia Vantini: «La teologia ha sem-
anche una certa confidenza con l’apprendi- pre a che fare con la speranza, e questo è un
mento a distanza. Allo stesso tempo, forse, tempo segnato da molte rassegnazioni. C’è bi-
una certa stanchezza spirituale mette le perso- sogno di parole e di pratiche condivise in cui
ne nella condizione di cercare altro, rispetto sperimentare la resistenza alle narrazioni stan-
alle narrazioni principali». che e nello stesso tempo la forza di saper leg-
«Forse dipende da un fiume sotterraneo gere la realtà in un altro modo, alla ricerca di
che trova una maturità di uscita, come quei ciò che ancora e nonostante tutto nasce. Non
fiumi carsici che ogni tanto diventano un la- ci si può limitare a soffrire o a preoccuparsi
go», parte da più lontano Cristina Simonelli.
«Certo, adesso siamo in un momento di crisi,
e la crisi è sempre un luogo di epifania, di ma-
nifestazione di desideri e di esigenze, di voglia Crisi e stanchezza spirituale richiedono
di riforme dal punto di vista della Chiesa e “modi diversi di dire Dio”. L’interesse
dal punto di vista della società. E questo porta
un po’ a dire “Vediamo se qua troviamo qual- è trasversale. Ci sono iscrizioni individuali,
cosa”. Ma l’interesse è trasversale: abbiamo tra non solo cattoliche, di comunità, gruppi
le nostre associate, e tra gli iscritti al corso,
persone nate fra gli anni Trenta e Quaranta e familiari e monasteri
ragazze degli anni Novanta, senza buchi gene-
razionali. La nostra associazione ha 160 socie,
questo indica una struttura di attenzione più
ampia: per ogni teologa ci sono tante persone per ciò che va morendo, ma occorre quella sa-
che studiano. E a seguire il corso sono spesso pienza di rinascita con cui le donne sembrano
comunità, anche non cattoliche, o gruppi fa- avere particolare confidenza». Sono diverse le
miliari. Spesso con iscrizioni individuali: ad domande e le osservazioni che arrivano dalle
esempio, nella congregazione delle Coopera- partecipanti al corso. Molte evidenziano un
trici pastorali di Treviso, abbiamo avuto 26 certo stupore per letture bibliche che dissot-
iscrizioni. Ci sono monasteri che si riuniscono terrano personaggi e storie femminili: le lezio-
nella sala capitolare per vedere i video delle le- ni delle bibliste Marinella Perroni e Silvia
zioni (che non sono in sincrono, ma on de- Zanconato hanno suscitato sorpresa, entusia-
mand). È una cosa molto bella, commovente: smo e desideri di approfondimento. Alcune

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Gustav Adolph Hennig
Ragazza che legge (1828)
Museo delle Belle Arti, Lipsia

ci: certo, parte dal dato che il co-


siddetto canone letterario, ancora
in uso nelle scuole, usa poche scrit-
trici; però poi non è che sta sempre
lì, presenta l’altra via. Ecco, questa
sarebbe l’idea, presentare l’altra
via. Certe cose le diciamo, ma da
una posizione di consapevolezza,
non da una posizione vittimizza-
ta».
«La domanda che mi ha colpito
di più e che hanno fatto in molti —
sottolinea Lucia Vantini, che pro-
prio sulla Teologia delle donne
concentra il suo insegnamento —
riguarda il nostro metodo: costrut-
tivo e non demolitivo, né lamento-
so. Abbiamo spiegato che il nostro
invitano a fare ancora più attenzione all’aspet- partire dal positivo non è una mancanza di lu-
to ecumenico, considerato che a seguire il cor- cidità verso tutto il negativo che circola. È an-
so non sono solo persone cattoliche. Tante zi un gesto trasgressivo, potente, che ci auto-
chiedono alle teologhe di esprimersi di più rizza nella parola e nelle pratiche, che ci ri-
sulla pastorale Lgtb, sulla questione del gender. mette al mondo come soggetti pensanti, par-
«Altre ancora si aspettano un conforto, una lanti, agenti. In gioco c’è un altro modo di fa-
via, un’indicazione per compiere dei passi di re memoria. Ci hanno chiesto anche di espli-
libertà — racconta Simonelli — Sentono qui citare quale sia il nostro rapporto con i teologi
uno spazio libero, perché partiamo dalle cose e, in generale, con il mondo maschile. Abbia-
che vogliamo dire, dal positivo, pur vedendo mo insistito sul fatto che la teologia delle don-
quanto c’è di negativo riguardo al ruolo delle ne non è una teologia solo per donne. Certo,
donne nella Chiesa. Non ci fermiamo all’esse- le donne hanno qui la radice della loro libertà
re escluse. Abbiamo un percorso, lo mettiamo singolare, l’occasione per non essere solo eco
a disposizione e per noi questo è anche tran- di voci estranee, quasi senza corpo. Tuttavia la
quillamente trasgressivo: è una posizione di scommessa è che nell’esperienza femminile,
empowerment, di forza. Non è che nascondiamo nella lettura femminile del mondo, ci sia qual-
gli elementi di discriminazione, ma non vo- cosa da spartire con tutti. Nella parzialità di
gliamo lasciarci dettare l’agenda da una consi- ogni ricerca e di ogni prospettiva, infatti, spes-
derazione minore di noi stesse, perché non ab- so si agita un elemento vitale che può ricadere
biamo bisogno di essere autorizzate, siamo li- nelle comunità rigenerandole e rendendole più
bere. Per fare un esempio, io ho usato nella giuste».
mia lezione un libro della giornalista e storica E poi ci sono le domande degli uomini, so-
delle donne Valeria Palumbo, Non per me sola, stanzialmente centrate su un punto: va bene
che rifà la storia d’Italia a partire dalle scrittri- alle teologhe, se anche i maschi seguono il

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corso? «Noi diciamo sì — spiega Simonelli — fatto a rinforzarla, finendo per giustificare an-
purché ogni uomo segua sapendo di essere so- che le società. Ribadendo però che il proble-
lo un uomo: non tutta l’umanità, ma una par- ma non è che Dio sia detto al maschile, ma
te di essa. Noi mettiamo in evidenza la parzia- che questa maschilità venga chiamata in causa
lità di genere, il fatto che ciascuno rappresenta per escludere il femminile, per gerarchizzare le
una parte dell’umanità. Ma non si è mai posto differenze. «Non è questione di rendere Dio
il problema se il corso fosse rivolto solo a don- un essere femminile né di proiettarvi la com-
ne, perché siamo abituate a parlare anche a plementarità di genere, ma di mostrare per
uomini: il Coordinamento delle Teologhe Ita- esempio come anche la Sophia, la Sapienza,
liane ha dei soci uomini, che possono asso- contribuisca a rappresentare il Dio trinitario»,
ciarsi se accettano di partire dalla loro parzia- spiega ancora la direttrice del corso.
lità maschile». E se Adriana Valerio ricorda che dobbiamo
Anche se le teologhe ne parlavano da tem- imparare a far memoria in un altro modo, per-
po, l’idea che ha portato alla concretizzazione ché la storia del Cristianesimo è attraversata
del corso, con la collaborazione decisiva di da un’eredità preziosa che viene anche dalle
Presenza Donna, è stata di Serena Noceti, che, donne, suor Antonietta Potente riporta la vita
nella sua lezione, si occupa della questione ec- religiosa oltre la memoria istituzionale, fino a
clesiologica femminista. Ma non semplicemen- raggiungere il legame ancestrale tra il divino e
te come rivendicazione di spazi. La sua espo- le donne, che nel corso della storia spesso vie-
sizione si apre infatti con l’immagine ecclesio- ne dimenticato, ma che di fatto riemerge con-
logica, ripresa dalla teologa femminista statu- tinuamente e in tante forme diverse.
nitense Letty Russell, del tavolo da cucina. «È
una metafora — spiega Vantini — che rimanda
al ban-chetto dell’immaginario evangelico, ma
che al contempo porta l’attenzione su un so-
D ONNE E RELIGIONI
gno di chiesa in cui davvero si possa speri-
mentare la libertà delle figlie e dei figli di Dio. Un corso alla Gregoriana
Non è solo una questione di metafore, chiari-
sce Noceti, ma anche di modelli, di processi di Inizia il 15 febbraio presso il Centro Studi Inter-
istituzionalizzazione, di strategie e soprattutto religiosi della Gregoriana il corso Donne e religioni:
di soggettualità. Certamente la questione mi- una lettura filosofica e teologica (Proff. Giorgia Sala-
nisteriale rientra nel discorso, ma si tratta di tiello e Paolo Trianni).
ripensare la radice battesimale della ministe- «Nel nostro tempo, il ruolo, la dignità e i diritti
rialità, non di creare inclusioni in spazi irrigi- delle donne impongono di essere pensati non
diti. La teologia delle donne è molto più com- soltanto in relazione ad una sola cultura o ad
plessa di una domanda di ingresso, perché si una singola religione, bensì coltivando uno
preoccupa di come è strutturata la casa stessa sguardo generale e complessivo.
e di come le persone ci vivono». In virtù di questa persuasione, il corso appro-
Il contributo di Elizabeth Green mostra fondirà la condizione femminile nella società
come una certa immagine patriarcale di Dio si occidentale, nelle Chiese cristiane, nell’Islam,
sia sedimentata nel nostro ordine simbolico e nelle tradizioni asiatiche e nella cultura cinese»
come spesso la vita delle chiese continui di sottolinea il programma.

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LA LAUREA NEGATA A ELENA

Viene ricordata come la prima donna al mondo lau-


reata, ma non riuscì a studiare teologia come avrebbe
voluto.
Elena Lucrezia Corner Piscopia (Venezia, 5 giugno
1646 – Padova, 26 luglio 1684), erudita oblata bene-
dettina, sapeva di filosofia, teologia, greco, latino,
ebraico e spagnolo e fu accolta nelle principali acca-
demie. Quando il padre Giovanni Battista, uomo illu-
minato, chiese che la figlia potesse laurearsi in teolo-
gia a Padova, il cardinale Gregorio Barbarigo si oppo-
se in quanto riteneva "uno sproposito" che una donna
potesse diventare "dottore", perché avrebbe significa-
to «renderci ridicoli a tutto il mondo». Nel 1678, a 32
anni, Elena ottenne la laurea, però in filosofia. E non
poté, in quanto donna, esercitare l'insegnamento.

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Anonimo, Ritratto di Elena Corner
Biblioteca Ambrosiana, Milano

STORIA DI COPERTINA

E il seminario aprì
a una giovane laica
Donne e Chiesa: serve una alleanza educativa
L’analisi e l’esperienza personale di una scrittrice teologa

D
di MARIAPIA VELADIANO*

onne e Chiesa, ancora e ancora. Forse un giorno non sarà né un te-


ma né un problema, ma per adesso non è così. Il “Patto educativo
globale”, lanciato da Papa Francesco nel settembre del 2019 e rilan-
ciato un anno dopo in piena crisi di pandemia, chiede una nuova al-
leanza educativa che impegna anche la Chiesa a guardarsi dentro e
a interrogarsi sul modello educativo che ufficialmente o implicita-
mente propone ai ragazzi e alle ragazze nelle parrocchie e nelle pro-
prie strutture di governo.
Nel 1960 Furio Monicelli pubblicava Il gesuita perfetto. È la storia
di una vocazione. Incontriamo Andrea che abbandona la casa di fa-
miglia e va in autobus, in una mattinata di pioggia “pungente e tri-
ste come un rimorso”, verso Galloro, nell’area dei Castelli romani,
alla sede del noviziato dei gesuiti, e lo lasciamo che diventa gesuita.
In mezzo ci sono la diligente formazione personale e spirituale, la
relazione con gli altri novizi, i dialoghi, splendidi e intensi con il pa-
dre maestro, un confuso forse innamoramento per un confratello
che poi muore, un altrettanto splendido scambio intellettuale con
un altro confratello che poi se ne va in nome della libertà della fede.
Non incontriamo mai una donna. Non ci sono donne nella forma-
zione del perfetto gesuita, nemmeno nel ricordo. Giusto un mo-
mento prima della fine del racconto, Andrea incontra in una chiesa
una monaca con “la nuca corta e grassa, chinata in avanti come una
dalia appassita”. Certo, è letteratura, anche se Furio Monicelli ave-
va davvero fatto l’esperienza del noviziato con i gesuiti.
Quando quasi vent’anni anni dopo e un Concilio (il Vaticano II)

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dopo, il vescovo di Vicenza Arnoldo Onisto ha aperto il Seminario
diocesano ai laici e ai religiosi, uomini e donne, che desideravano
frequentare il corso istituzionale di Teologia per il conseguimento
del Baccellierato, ancora la formazione dei sacerdoti avveniva pro-
grammaticamente nella totale assenza delle donne. Assenti, sempli-
cemente ma non banalmente, come compagne di classe e di studi, e
assenti come docenti e formatrici. Solo le suore in cucina e negli al-
tri servizi. Per il resto, assenti e basta. Come se fuori non fossero un
po’ più di metà dell’umanità e molto più di metà della Chiesa cre-
dente. Come se i loro talenti e la loro preparazione non potessero in
alcun modo essere utili, opportuni (necessari?) nella formazione dei
sacerdoti.
Il Patto educativo
Conosco l’esperienza di Vicenza perché ero fra le persone che
globale hanno potuto viverla. Fra i diciannove e i venticinque anni, fino al
Baccellierato. Poi la Licenza alla Lateranense, a Roma.
lanciato
Chi dice che erano aperte ormai da anni le Facoltà teologiche sa
da Papa Francesco di dire una verità non abbastanza trasparente. Perché erano (sono)
poche sul territorio italiano, mentre le facoltà pontificie sono con-
chiede
centrate a Roma. Bisognava essere abbastanza abbienti, poter non
una nuova alleanza lavorare per cinque anni o sette se si voleva la Licenza, non avere fa-
miglia perché ci si doveva spostare. Quasi impossibile per una don-
che impegna
na. I Seminari all’epoca erano invece in ogni grande città e tutti
la Chiesa avevano l’Istituto teologico al proprio interno. Aprirli a uomini e
donne laiche era una scelta che potremmo definire teologica e po-
a guardarsi dentro litica, voleva dire rendere di fatto la teologia più accessibile al po-
e a interrogarsi polo di Dio.
Cosa c’era dietro la decisione del Vescovo Onisto? Mons. Lucia-
sul modello no Bordignon, che è stato preside degli studi e poi rettore del Se-
che propone minario all’epoca, descrive il Vescovo non ingenuo e nemmeno ri-
voluzionario, né per indole né per progetto. Lo dice un uomo di fe-
ai ragazzi de che aveva accettato intimamente il Concilio e aveva fiducia nella
e alle ragazze modernità, che accompagnava con le sue scelte. C’era un’idea di
normalità nella sua apertura ai laici e alle laiche. Non ha mai fatto
bandiera della decisione. Ha detto di sì al primo laico che ha chie-
sto e sì alla prima religiosa e poi alla prima laica. Si era in quattro
nel 1979, come studenti di tutti i corsi, probabilmente non c’era
nemmeno la parola “ordinari” per noi all’epoca. Un’esperienza.
Le ragioni per cui da molto giovani si fanno scelte inusuali non
sono mai chiarissime, e non è nemmeno importante che lo siano.
Non esistevano modelli di donna impegnate nella teologia. Esiste-
vano certo le prime teologhe in Italia, ma nella campagna vicentina
non si sapeva nemmeno cosa fosse una donna teologa e dovevo

D ONNE CHIESA MONDO 10


spiegare due volte quando mi chiedevano che cosa mai studiassi.
Più avanti è stato importante poter raccontare e forse ispirare qual-
che scelta.
La nascita degli ISR (istituti di scienze religiose, trienni finalizzati
all’insegnamento della religione nelle scuole) a partire dal 1986, e
poi degli ISSR (Istituti superiori di scienze religiose) nel 2008 hanno
portato le donne (insieme agli uomini non orientati al sacerdozio)
naturalmente fuori dalla teologia dei Seminari. Donne e uomini che
comunque possono accedere agli Istituti solo con una “Lettera di
presentazione: per i laici, dichiarazione del proprio parroco (in casi
particolari di un altro sacerdote) attestante l’idoneità e la possibilità
di frequentare l’Istituto; per i religiosi/e la dichiarazione del Supe-
Catechiste,
riore Maggiore che autorizza la frequenza ai corsi” (dal sito dell’IS-
SR di Vicenza). coadiutrici,
Ma se mancano le donne come presenza normale, paritaria, nelle
collaboratrici
classi di teologia dei Seminari, è impossibile che manchi un model-
lo femminile al quale la loro formazione si ispiri. domestiche
Lo cerchiamo nella Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis del
nelle canoniche,
2016 (!) che segue e rinnova quella del 1970, emendata nel 1985. Si
tratta delle linee guida generali per la formazione dei sacerdoti, che donne di pulizie
deve essere “unica, integrale, comunitaria, missionaria” (n.3) nei Se-
minari.
nella chiesa:
Al n. 95 si legge: «Il primo ambito in cui ogni persona impara a queste le immagini
conoscere e apprezzare il mondo femminile e naturalmente la fami-
glia; in essa, la presenza della donna accompagna tutto il percorso
di donne credenti
formativo e, sin dall’infanzia, costituisce un positivo apporto alla offerte
sua crescita integrale. A questa molto contribuiscono anche le di-
verse donne che, con la loro testimonianza di vita, offrono un esem-
ancora oggi
pio di preghiera e di servizio nella pastorale, di spirito di sacrificio e a una bambina
di abnegazione, di cura e di tenera vicinanza al prossimo. Analoga
riflessione si puo fare sulla presenza testimoniale della vita consa-
o a una ragazza
crata femminile.» in parrocchia
Preghiera e servizio nella pastorale, spirito di sacrificio e di ab-
negazione, cura e tenera vicinanza al prossimo. Corrisponde in ef-
fetti al modello di donne credenti ancora oggi offerto a una bambi-
na o a una ragazza in parrocchia: catechiste, coadiutrici di vario ti-
po, collaboratrici domestiche nelle canoniche, donne delle pulizie
della chiesa. Anche quando animano la preghiera oppure sono mi-
nistre straordinarie dell’Eucarestia, rappresentano un modello fem-
minile di sostegno all’azione pastorale del sacerdote. La “donna
nell’ombra” è lo stereotipo della donna nella Chiesa e lo stereotipo
orienta il possibile del desiderio nelle persone che ne sono parte.

11 D ONNE CHIESA MOND O


Tende a riprodurre opportunità limitate. A volte custodisce la vio-
lenza nascosta delle relazioni di genere nella Chiesa. Vuol dire che
certo qualche ragazza può per fortuiti incontri o per la ricchezza
dello Spirito scegliere di diventare teologa e di cercare forme di par-
tecipazione diverse, ma ordinariamente non le verrà nemmeno in
mente. Anche qui si può ovviamente obiettare che oggi esistono
donne che insegnano nelle facoltà teologiche, donne che scrivono
libri di teologia, donne che vanno nelle diocesi a tenere incontri di
esegesi. Ma perché un modello sia un modello deve essere presente
e diffuso e visibile. Avere volti e nomi. Come quello di Mary Me-
lone, nel 2014 eletta rettore della Pontificia università antoniana. O
di Myriam Cortés Diéguez, rettore della Pontificia università di Sa-
Oggi esistono
lamanca l’anno successivo.
donne È davvero impossibile poi non notare come il n. 96 della Ratio,
ovvero quello che subito segue, riguarda le “debolezze” e i “mo-
che insegnano teologia
menti di crisi del seminarista” che “se adeguatamente compresi e
Ma un modello trattati (...), possono e devono diventare occasioni di conversione”.
L’associazione è donna-debolezza-superamento-conversione. D’al-
deve essere tro canto la “comunità dei formatori” (n. 132) “è costituita da pre-
diffuso e visibile sbiteri scelti e ben preparati”. Ed “è preferibile che la maggioranza
del corpo decente sia costituita da presbiteri” (n. 146).
Avere volti e nomi Nella Ratio il capitolo decisivo dedicato alla valenza formativa
Come quello delle donne comunque è il n. 151: “La presenza della donna nel per-
corso formativo del Seminario, o tra gli specialisti o nell’ambito del-
di Mary Melone l’insegnamento, dell’apostolato, delle famiglie o del servizio alla co-
o di Myriam munita, ha una propria valenza formativa, anche in ordine al rico-
noscimento della complementarieta tra uomo e donna. Le donne
Cortés Diéguez rappresentano spesso una presenza numericamente maggioritaria
rettori tra i destinatari e i collaboratori dell’azione pastorale del sacerdote,
offrendo un’edificante testimonianza di umile, generoso e disinte-
di università ressato servizio”. Il riconoscimento del ruolo delle donne nella
pontificie Chiesa è qualcosa di così ovvio ed evangelicamente serio che non ha
alcun senso, qui, ripercorrerne i fondamenti. Lo hanno fatto teolo-
ghe e teologi in modo pubblico, competente, sistematico da almeno
sessant’anni. Come sarebbe la Chiesa se le donne fossero presenti
nelle strutture decisionali in modo organico, secondo procedure
precise, non occasionalmente per cooptazione paterna di qualche
vescovo illuminato? Ci si deve chiedere se davvero lo scandalo della
pedofilia fra i sacerdoti sarebbe così ampio, duraturo, incapace di
guarigione se le donne fossero corresponsabili nel governo della
Chiesa. Un “pensiero sospeso”, definisce oggi la questione della
donna nella Chiesa mons. Luciano Bordignon. Anche a Vicenza,

D ONNE CHIESA MONDO 12


quella apertura impensata e strenuamente difesa dal Vescovo Oni-
sto, non ha portato a una nuova opportunità. Le donne che hanno
conseguito licenza e dottorato non sono state chiamate, coinvolte,
messe in grado di essere corresponsabili nella formazione e nemme-
no nell’istruzione teologica. Al massimo qua e là come “prestatrici
d’opera”, dice Bordignon.
Come scrive Elizabeth Green, la Chiesa ha saputo oltrepassare i
confini etnici prestissimo, ma non è ancora riuscita a oltrepassare
quello di genere, anche se questo significa privare la comunità cre-
dente di talenti e servizi. Anche se questo ormai dà scandalo e basta
perché ci si legge dentro un tradimento del Vangelo. Sembra un pa- L’ingresso dell’Università
ziente autodistruttivo, la Chiesa. Imprigionato nella sua negazione. Pontificia di Salamanca
Le strutture gerarchiche sono sempre autoreferenziali, non si rifor- Sopra, il rettore Myriam
mano dall’interno. Paradossalmente proprio le donne credenti che Cortés Diéguez (foto da Fb)
mai sono state davvero e significativamente dentro la struttura ge- Sotto, suor Mary Melone
rarchica della Chiesa possono aiutarla a uscire dalla crisi che sta nel 2014 eletta rettore
svuotando chiese e seminari. Esattamente dalla loro posizione di un della Antoniana a Roma
fuori non ostile, amico, alleato. È il caso di continuare a provarci.

*Scrittrice, laureata in filosofia e teologia

13 D ONNE CHIESA MOND O


Negli ultimi undici anni
le insegnanti
nelle facoltà teologiche
sono aumentate
del 4,5 per cento
(ma sono sempre poche)

Teologia, più studentesse e più docenti


di ASSUNTA SPALLIERO* questi 299 erano le donne e 2214 gli uomini.

I
Le donne rappresentavano l’11,90% mentre gli
n Italia la presenza delle donne nelle uomini l’88,10%.
facoltà teologiche è in crescita, sia pur In undici anni, a fronte di una diminuzio-
leggermente. Un dato incoraggiante ne del corpo docente totale (150 in meno), si
se si pensa a quando alle donne non denota un aumento del 4,05% della compo-
era consentita l’iscrizione ad una fa- nente femminile: in termini assoluti più 78
coltà teologica ed era impensabile, quasi un’e- donne.
resia, che potessero insegnare. Esse hanno cer- Da una parte è sicuramente un dato posi-
cato di abbattere l’alto muro del clericalismo tivo, se si pensa agli anni in cui la teologia
che riteneva la teologia un appannaggio esclu- per le donne era solo un sogno; dall’altra, sot-
sivamente maschile, retaggio di una cultura di tolinea che bisogna ancora lavorare per decle-
tomismo assoluto che considerava la donna ricalizzare la teologia e farla diventare un
mas occasionatus, un maschio mancato, e quindi grande banchetto di comunione e sinodalità,
incapace di pensare. dove c’è convivialità delle differenze, dialogo
Da uno studio fatto consultando gli annua- e accoglienza, dove si sperimenta il modello
ri e i vari ordo accademici, emerge che nell’an- del poliedro “che riflette la confluenza di tutte
no accademico 2019-2020 ci sono 2363 docenti le parzialità che in esso mantengono la loro
che esercitano il ministero dell’insegnamento originalità”, per dirla con Papa Francesco
nelle tredici facoltà teologiche romane e nelle (Evangelii gaudium, n. 236) Le donne con stu-
otto facoltà teologiche d’Italia. Di questi 1986 dio, formazione, competenza, determinazione
sono uomini e 377 donne; percentuale bassa e sacrifici, sono riuscite a squarciare, in questi
per le donne, appena il 15,95%, ma dato signi- anni, quel velo di invisibilità. Sono riuscite a
ficativo se si guarda al cammino fortemente dare un contributo significativo al mondo del-
travagliato delle docenti nelle facoltà teologi- la teologia con la propria visione profetica che
che. Un itinerario fatto di esclusioni e soffe- permette loro di vedere la vita anche nelle pie-
renze, di discriminazioni. tre e di “pensare senza ringhiera”, usando
Secondo la ricerca a cura di Anna Carfora un’espressione di Hannah Arendt.
e Sergio Tanzarella Teologhe in Italia. Indagine su
una tenace minoranza (ed. Il Pozzo di Giacobbe), * Laureata in Scienze Religiose, laureanda in Sacra
nell’anno accademico 2008-2009 si contavano Teologia presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia
nelle stesse facoltà teologiche 2513 docenti: di Meridionale, sezione San Luigi.

D ONNE CHIESA MONDO 14


TRIBUNA APERTA

Un buon prete non si improvvisa


per formarlo servono anche le donne
di SANTA ÀNGELA CABRERA* timità con Gesù, fin dagli anni silenziosi a Na-

L
zareth, è alla base della scuola mariana, dove
a cultura del mondo biblico distin- Lui progrediva “in sapienza, in statura e in gra-
gue il compito formativo di padri e zia”, garantendo la sua identità. Quando Santa
madri verso figli e figlie. Proverbi 1,8 Teresa di Calcutta predicò a sacerdoti in Vati-
assegna il termine ebraico mûsar al- cano, iniziò supplicando a Nostra Signora “il
la funzione paterna di disciplinare, suo cuore”, per potere, da esso, accogliere Ge-
correggere e ammonire, mentre per la madre sù, amarlo e servirlo nelle dolorose sembianze
utilizza il termine torah, nel senso di istruire, in- dei poveri. Maria offre alle donne di tutti i tem-
dirizzare. La saggezza israelitica consiglia she- pi “lo specchio …. di disposizioni, atteggia-
mà, ossia ascoltare, obbedire il mûsar, e non na- menti e gesti che Dio si aspetta da loro”, impe-
tash, abbandonare, disprezzare, rinunciare alla gnate nell’ambito presbiteriale dell’insegna-
torah. mento-apprendimento (cfr. Lettera ai vescovi della
Come concetto, torah ebbe origine in ambiti Chiesa cattolica sulla collaborazione dell'uomo e della
pedagogico-femminili e, a partire da tali scena- donna nella chiesa e nel mondo, 31 maggio 2004, n.
ri, le madri influivano, attraverso la formazione 15). Sintetizzo questi contributi femminili orga-
dei propri figli, sulla società dell’epoca. In se- nizzandoli e ponendo l’enfasi sulle quattro di-
guito, questo termine distintivo, che si riferiva mensioni riprese dalla nuova Ratio fundamentalis
all’insegnamento mater- institutionis sacedotalis.
no, fu riservato a designa- Dimensione umana
re le istruzioni di Dio al Nell’ottica dell’alteri-
suo popolo. La Chiesa tà, reca beneficio all’iden-
vede in Maria la massima tità personale favorendo
espressione del “genio la maturità affettiva. Le
femminile”, che, partendo relazioni interpersonali
dai pilastri “amore”, “ob- tra i due sessi collabora-
bedienza”, “umiltà” e no con processi pastorali
“servizio”, partecipa alla sinodali in contesti mag-
formazione integrale di gioritariamente femmini-
Cristo, Sommo ed Eterno li. La formazione umana
Sacerdote. Anche Lui, co- si diffonde dalle aule ac-
me dice Papa Francesco, cademico-cattedratiche,
non venne al mondo dove la scienza è suppor-
adulto, ma piccolo e fra- tata da uno sguardo inte-
gile, “nato da donna”, se- gratore e personalizzato,
condo la prudenza sa- identificando ogni volto
pienziale del Regno. L’in- con il suo nome, la sua

15 D ONNE CHIESA MOND O


storia e il suo processo. A questa dimensione pastorali ecclesiali. Il coinvolgimento della
contribuiscono anche quante lavorano in spazi donna nella formazione iniziale e permanente
nascosti come la cucina, attraverso conversazio- del presbitero non consiste allora nel prevenire
ni informali che sono solite creare un equilibrio una carenza materna biologica.
di stati emotivi. La beata laica Concepción Ca- Dimensione pastorale
brera de Armida riassume una preoccupazione Gli insegnamenti di Papa Francesco ai sacer-
comune, quando esorta i vescovi e i formatori a doti hanno grande valore. “Ricordate le vostre
esaminare attentamente le motivazioni dei can- mamme, le vostre nonne, i vostri catechisti, che
didati al sacerdozio. Fa un appello affinché vi hanno dato la Parola di Dio, la fede…. il do-
nessuno salga sull’altare se le condizioni non no della fede! Vi hanno trasmesso questo dono
sono integralmente adempiute; perciò descrive della fede” (Omelia ordinazione presbiterale,
l’esigente profilo di chi desidera esercitare que- 21 aprile 2013). Questo retaggio dalle radici sto-
sto servizio. riche si unisce a quello di maestre di fede e di
Dimensione spirituale scienza, sempre più presenti in seminari e in al-
A partire da una tradizione di pensatrici cat- tri spazi accademici e di riflessione, ricoprendo
toliche, come Santa Caterina da Siena, si esor- ruoli di “docente”, di “fedele”. Sia negli ambiti
tano “ministri del Sangue di Cristo” a risveglia-
re la propria coscienza, mediante la conoscenza
di se stessi e di Cristo, per la cui bontà ricevono
il Sacramento dell’Ordine, al fine di provvede- Fra’ Raimondo da Capua, era allo stesso
re al Popolo di Dio. Il “dottore della chiesa” di tempo direttore spirituale e discepolo
Siena li corregge con carità e fermezza, esigen-
do generosità e non avarizia, che tende a ven- di Santa Caterina e matura con lei.
dere la grazia. Il suo direttore spirituale, fra’ La beata laica Concepciòn Cabrera
Raimondo da Capua, matura a contatto con
lei, essendo, al tempo stesso, suo discepolo. de Armida esorta vescovi e formatori
Santa Teresa di Gesù, permette d’individuare
spazi teologici come confessionali, conversazio-
ni, e accompagnamenti, dove sacerdoti impor-
tanti, influenzati da donne di onorate radici omiletici sacramentali, sia in ogni pratica pa-
spirituali, rafforzano la loro configurazione con storale, non di rado ci rendiamo conto che il
Cristo. buon presbitero non s’improvvisa, nel suo mi-
Dimensione intellettuale nistero siamo presenti tutti e tutte. Molti sacer-
Dawn Eden Goldstein, sulla scia di Edith doti, grati per la custodia mariana, non conclu-
Stein, chiarisce che il contributo di accademici dono la loro giornata senza renderle omaggio
donne al mondo presbiteriale non si limita allo con il Salve Regina.
sviluppo socio-affettivo di quest’ultimo, ma
comprende anche e soprattutto la sua matura- * OP, religiosa domenicana, docente di Sacra Scrittura
zione intellettuale. Tale maturazione si rag- presso il Pontificio Seminario San Tommaso d’Aquino e
giunge, a mio giudizio, quando, grazie alla pra- decana della Facoltà di Scienze Religiose all’Università
ticità femminile, riferimenti teorici e competen- Cattolica di Santo Domingo, nella Repubblica
ze acquisite confluiscono nel servizio di priorità Dominicana

D ONNE CHIESA MONDO 16


FORMAZIONE DELLE LAICHE

Il futuro si gioca
sui ministeri laicali
La “servidora” di 8 milioni di cattoliche: la Chiesa che sogno
di MARÍA LÍA ZERVINO*

Q
ualche anno fa mi sono recata a
Roma dal mio paese, l’Argentina,
per un incontro a livello interna-
zionale tra donne. Durante un di-
battito sulla formazione perma-
nente, ha preso la parola la rappresentante dello
Zambia e ha detto che nel suo paese solo i sacer-
doti possono studiare teologia, non essendo tale
formazione ritenuta adeguata alle donne laiche.
Ne è scaturita un’interessante discussione in cui
rappresentanti di paesi europei e di paesi del
nord e sud America hanno esposto la loro convin-
zione opposta. Di fatto, alcune di loro avevano
già concluso gli studi teologici o biblici e stavano
insegnando.
Era la mia prima partecipazione al Consiglio
dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni
Femminili Cattoliche (UMOFC), insieme a una
trentina di responsabili di organizzazioni cattoli-
che, molto impegnate dal punto di vista ecclesia-
le. Negli anni successivi ho capito chiaramente
come la formazione sia intimamente connessa al-
la storia della Chiesa, alla cultura e al livello so-
cio-economico di ogni regione.
Attualmente servo come presidente della sud-
detta organizzazione internazionale, che riuni-
sce un centinaio di organizzazioni cattoliche, di
tutti i continenti, alle quali appartengono circa

17 D ONNE CHIESA MOND O


Donne Dalit
(foto da NHRF-Norvegian Human Right).
Nella pagina precedente,
donne cattoliche in processione
a Muxima, Angola (da Facebook)

otto milioni di donne. Le organizzazioni aderen- sotto delle altre caste, sono oppresse per il loro
ti possono essere rappresentate solo da una loro genere, la loro casta e la loro situazione economi-
responsabile, dato che la UMOFC ricerca la corre- ca. Passano la maggior parte del tempo in casa e
sponsabilità delle donne nell’evangelizzazione e non possono contribuire in alcun modo all’eco-
nello sviluppo umano integrale. Lavorando ogni nomia familiare. La nascita di un bambino viene
giorno a contatto con tale diversità e ricchezza festeggiata, quella di una bambina è vista come
delle donne, mi sono fatta piacevolmente coin- una maledizione. L’educazione delle donne è
volgere dalla vita delle loro organizzazioni e dei procrastinata o negata. Una situazione analoga
loro paesi, e dalla cultura e dalla formazione cri- si riscontra in otto paesi africani, dove il divario
stiane che le caratterizza. Mi verrebbe da dire che di analfabetismo tra uomini e donne è superiore
la formazione laicale è in piena evoluzione e che al 20% ed è causato principalmente da motivi
si potrebbe rappresentare su un globo terrestre culturali.
con i colori dell’arcobaleno, ognuno con tonalità
e sfumature diverse. America Latina, tenute fuori
da posti di responsabilità
760 milioni di analfabeti, due terzi donne Quello che io ho potuto constatare, è che la
Nell’attuale emergenza globale si sono accen- formazione delle laiche all’interno della Chiesa
tuate le tendenze negative a livello socioecono- cattolica è diversa nelle varie regioni.
mico, come pure la loro incidenza a lungo termi- Il mio continente, l’America Latina, che è la
ne sul sistema educativo. “La pandemia di Co- regione con maggiori disuguaglianze al mondo,
vid-19 ha creato la più grande perturbazione dei ha però offerto un nuovo impulso, non solo do-
sistemi educativi della storia (…). La crisi sta esa- nando alla Chiesa Papa Francesco, ma anche at-
cerbando le disparità preesistenti in materia di traverso i documenti redatti dall’episcopato lati-
educazione riducendo le opportunità per i bam- noamericano e caraibico, come quelli di Medel-
bini più vulnerabili, i giovani e gli adulti (…). Le lín, Puebla e Aparecida, quest’ultimo anteceden-
perdite di apprendimento minacciano anche di te immediato della Evangelii gaudium. In tutti que-
estendersi al di là di questa generazione” (cfr. sti contributi magisteriali, a occupare un posto
Rapporto Onu, agosto 2020). Per valutare la for- privilegiato è la religiosità popolare e dunque la
mazione permanente occorre partire dall’educa- necessaria formazione del Popolo di Dio. Nono-
zione generale della popolazione. Si stima che stante la loro preparazione, sono poche le donne
dei 760 milioni di analfabeti del mondo (Unesco che stanno a capo di strutture organiche nazio-
2020) circa due terzi siano donne. A tale iniquità nali e diocesane. Sarà forse a causa del clericali-
di genere in materia educativa si aggiunge la di- smo e del maschilismo culturale imperanti?
suguaglianza che caratterizza i vari continenti. Ovviamente la situazione cambia a seconda
Mentre nella maggior parte dei paesi europei e del paese e della Chiesa locale. Ogni diocesi è so-
del Nord America, e in diversi paesi dell’America lita avere un suo centro o più centri di formazio-
Latina e dell’Oceania, l’intera popolazione è al- ne per catechisti e agenti di pastorale, con corsi
fabetizzata, l’analfabetismo è uno dei problemi che, partendo da una formazione cristiana inizia-
più grandi dell’Africa e dell’Asia. le, arrivano fino a quella universitaria. Ci sono
donne formate come responsabili di comunità di
India, l’educazione negata alle Dalit
base, sostenitrici dei diritti umani, catechiste e
In India le donne Dalit, la “non-gente” al di teologhe. Un esempio: il gruppo di teologhe ar-

D ONNE CHIESA MONDO 18


gentine di “Teologanda” sta sviluppando un pro- stri europei come i cardinali teologi Yves Congar
gramma di seminari intensivi per teologhe con e Henri-Marie de Lubac o l’eccezionale mistica
diverse tappe di formazione. Adrienne von Speyr, fonte d’ispirazione per
Hans Urs von Balthazar, basterà per dare alla
Africa, Asia e Medio Oriente: formazione delle donne quell’imprescindibile
formazione tra parrocchia e famiglia radicamento ecclesiale senza il quale i processi si-
Partendo dalla mia esperienza, noto il grande nodali non andranno a buon fine. Personalmen-
impegno e l’amore per la Chiesa delle donne in te ritengo che alcune espressioni del femminismo
molti paesi dell’Africa e in alcuni dell’Asia Pacifi- portino a travisare i principi morali, e che le que-
co e del Medio Oriente. La loro formazione cri- stioni sono ben più complesse di quelle poste da
stiana, in generale, si realizza in famiglia e nelle una candidatura come quella ad “arcivescova” di
parrocchie. Verte principalmente su spiritualità e Lione. Al tempo stesso ci sono donne leader che,
liturgia. Ho incontrato poche associazioni di purtroppo, si focalizzano esclusivamente su temi
donne con un piano di formazione permanente e di morale sessuale, sull’aborto e sull’ideologia di
conforme agli orientamenti pastorali del concilio genere.
Vaticano II. Queste donne esprimono la loro fe-
de con tutto il proprio essere nella liturgia, nell’e- La sfida dei ministeri laicali
ducazione dei figli e nel servizio solidale ai più L’11 gennaio scorso Papa Francesco ha stabili-
bisognosi. Perché? Forse perché la loro forma- to con motu proprio che i ministeri del Lettorato e
zione le ha segnate in modo indelebile, fin nelle dell’Accolitato siano d’ora in poi aperti anche al-
viscere. le donne, in forma stabile e istituzionalizzata con
un apposito mandato. Se la Chiesa istituisse
Le spinte diverse in Europa e Nord America nuovi ministeri laicali — già sollecitati nel Conci-
L’Europa e il Nord America hanno alcuni co- lio Vaticano II — si vedrebbe costretta a investire
muni determinatori, come le innumerevoli risor- in un’adeguata formazione anche per le laiche.
se formative proposte da episcopati, diocesi, Io sogno una Chiesa che includa donne idonee a
congregazioni, movimenti e associazioni. Ma il operare come giudici in tutti i tribunali in cui si
loro secolarismo culturale riuscirà a fagocitare la esaminano cause matrimoniali, nei gruppi di for-
formazione cristiana? Negli Stati Uniti, per mazione di ogni seminario, o a esercitare mini-
esempio, ho incontrato laiche con una formazio- steri come quello dell’ascolto, della direzione
ne ampia e eccellente e anche laici di entrambi i spirituale, della pastorale della salute, della cura
sessi che si auto-attribuiscono una “formazione del pianeta, della difesa dei diritti umani, e altri
d’avanguardia” e sono impegnati, polemicamen- ancora, per i quali noi donne, per nostra stessa
te, solo su alcuni fronti specifici agli estremi, co- natura, siamo dotate allo stesso modo, e a volte
me la riforma di Papa Francesco, la celebrazione anche di più, degli uomini.
delle unioni omosessuali, e alcuni altri temi che
attengono alla morale cristiana. Mi domando se *Servidora, presidente della UMOFC - Unione Mondiale
la scia luminosa lasciata nella loro terra da mae- delle Organizzazioni Femminili Cattoliche

19 D ONNE CHIESA MOND O


L’INTERVISTA

di LUCIA CAPUZZI

«N
on possiamo restare
ancorati al “si è sem-
pre fatto così». Parla
della formazione del-
le suore con il solito
tono dolce e suadente. Gloria Liliana Franco
Echeverri non teme, però, di prendere posizio-
ni nette. Suora della Compagnia di Maria e
presidente della Conferenza latinoamericana
delle religiose e dei religiosi (Clar) nonché teo-
La Bibbia non bas
loga, disciplina in cui sta terminando il dotto-
rato, afferma senza scomporsi: «Serve auda-
cia».
Liliana Franco, presidente Clar: l
Che cosa intende? ghe di quest’ultima si nasconde la narrazione
“Dobbiamo avere l’audacia di rendere le di un Dio che non smette di parlarci. Conosce-
strutture più flessibili, più adattabili alle esi- re meglio noi stessi e gli altri, ci avvicina a Lui.
genze dei giovani che entrano nelle nostre co- Questo è ancora più importante per la vita re-
munità. Lasciamo loro il diritto di sognare la ligiosa femminile che ha una forte connotazio-
vita religiosa che desiderano. Come? Educan- ne comunitaria. Sempre più spesso, in seguito
do al “senso” più che “al dover essere”. E al calo delle vocazioni, le congregazioni man-
aprendoci alle loro sensibilità, differenti dalle tengono un solo noviziato o juniorato per tutte
nostre, con un sano dialogo inter-generaziona- le aspiranti o le dividono per Continente. Di-
le. A volte, ad esempio, le novizie chiedono di verse culture convivono gomito a gomito. Non
pregare con il Vangelo, invece che seguire ora- è semplice. A meno che la formazione non sia
zioni più tradizionali. Perché non provare?” capace di incorporarle, di farle dialogare.

Ma che tipo di formazione è necessaria ai tempi si oggi? Dialogo è una parola che lei utilizza spesso, legata alla
Il volto di Dio ha i tratti di Gesù di Naza- formazione.
reth. Attraverso le sue parole e i suoi gesti, noi
“conosciamo” il Padre. Il Vangelo, la Scrittura
sono il centro della formazione delle consacrate
e dei consacrati. Gli studi biblici, però, non so- Dobbiamo avere l’audacia di rendere
no sufficienti, soprattutto per le religiose. Sono le strutture adattabili alle esigenze delle
imprescindibili e come tali costituiscono parte
importante dei percorsi formativi. Devono, pe- novizie. A volte chiedono di pregare
rò, essere integrati dalle discipline antropologi- il Vangelo invece di seguire le orazioni
che, ancora poco presenti. La dimensione uma-
na dell’educazione ha uno spazio troppo esi- tradizionali. Perché no?
guo. Il Signore, però, s’è fatto carne. Nelle pie-

D ONNE CHIESA MONDO 20


Liliana Franco Echeverri, inginocchiata al centro,
con alcune consorelle (dal suo profilo Facebook)

l’audacia di modificare. Nella fede come nella


vita, l’ermeneutica femminile è distinta da
quella maschile. Gli uomini vengono privati di
una ricchezza preziosa. Ho constatato con i
miei occhi, nella lotta gli abusi sessuali e di po-
tere, quanto la donna consacrata sia importan-
te nell’accompagnamento delle comunità feri-
te.

sta per capire Dio Dialogo e audacia. C’è un’altra parola che potrebbe
orientare la formazione delle religiose in America Lati-
na?
Qualità. Nel passato recente, l’America Lati-
le suore devono studiare l’umanità na ha fatto enormi passi avanti nel contrasto al-
l’analfabetismo. Ormai le ragazze che bussano
alle nostre porte sono almeno diplomate. Spes-
Il dialogo fra le generazioni e quello fra i ge- so, però, le congregazioni non danno la giusta
neri sono l’orizzonte a cui deve tendere una importanza alla necessità di offrire loro una
formazione religiosa integrale. Il motore per formazione professionale adeguata e di qualità,
camminare in quella direzione è l’audacia. al contrario di quanto accade nella vita religio-
sa maschile. Ai consacrati impegnati in carriere
In che senso dialogo fra i generi? universitarie o post-laurea, viene concesso di
È un nodo cruciale… Donne e uomini con- impegnarsi a tempo pieno negli studi. A noi
sacrati sono chiamati a collaborare nella mis- no. Dobbiamo farlo mentre prestiamo servizio.
sione. È necessario, dunque, che imparino a re- Il vecchio pregiudizio della suora come “mano-
lazionarsi in modo sano. Al momento, molti valanza”, purtroppo, è duro a morire…
uomini incidono nella formazione delle religio- Suor Liliana ha “incontrato” Dio quando
se. Il contrario, però, purtroppo, resta un’ecce- era ancora molto piccola. «Avrò avuto circa
zione. Poche donne svolgono un ruolo impor- quattro anni…» racconta. La nonna, che abita-
tante nella formazione dei sacerdoti o dei con- va a fianco del convento delle carmelitane mis-
sacrati. È un grave limite che dobbiamo avere sionarie di Medellín, un giorno, le fece appog-
giare l’orecchio alla parete. Dall’altra parte del
muro, c’era la cappella del Santissimo. “Ascolta
come Lui ti ama e digli che anche tu lo ami”,
Al momento molti uomini incidono disse l’anziana alla nipotina. «In quel momen-
nella formazione delle religiose. Il contrario, to ho avuto la mia prima immagine nitida di
Dio, un Padre-Madre pieno d’amore. Questa è
però, resta purtroppo una eccezione la grande sfida della formazione religiosa: tra-
Poche donne svolgono un ruolo importante smettere l’autentica immagine del Signore. Il
resto è conseguenza».
nella formazione dei sacerdoti Oggi la colombiana Suor Liliana preferisce
definirsi semplicemente “donna e discepola”.

21 D ONNE CHIESA MOND O


Miniatura raffigurante la Schola Palatina
voluta da Carlo Magno

L’ORA DI RELIGIONE

di SILVIA ZANCONATO*

S
ono una professoressa di Religione
Cattolica. Istituto Tecnico e Liceo
scientifico le mie scuole di Ferrara.
Ho, tra le molte, una classe di tutte
ragazze tranne un maschio e succe-
de che io usi il femminile collettivo. E sempre
segue la specificazione dell’unico che – ormai
ridendo – non manca di farci notare che c’è an-
La diseguaglianza
che lui. «È l’uso della grammatica italiana, non
è che può darmi della femmina», diceva le pri-
me volte. Adesso lo nota, ma sorride appunto,
“Se siamo tutti figli, perch
e credo abbia capito. Anche perché le sue com-
pagne non ci stanno proprio più a farsi dare dei scono il motivo per cui le donne non possano
“ragazzi” in quella situazione: «Perché noi fare il prete. Maschi e femmine concordi. «Di-
dobbiamo sempre sentirci dentro e tu no?». cono che siamo tutti figli e figlie di Dio e poi si
Nei gruppi misti le chiamo, li chiamo: sempre contraddicono». Essere uguali non significa fa-
declinando. re le stesse cose, azzardo. «Sì prof., ha ragione,
Oggi – dico – confrontiamoci su “donne e ma il prete lo può fare anche una donna» — ta-
Chiesa”. E arriva anche dagli schermi della di- gliano corto. «Anzi, forse sarebbe meglio pu-
dattica a distanza, il gelo di un tema che non re!». Fare le cose bene o male non è questione
prende. Semplice: è una faccenda lontanissima
per loro. Il punto non è il ruolo degli uomini e
delle donne. Il punto è la Chiesa. Non ci vanno
più e non li riguarda. Nessuna rottura, nessun Dibattito durante le lezioni in due istituti
conflitto. Finito il catechismo, ciao. «Non mi superiori di Ferrara. Confondono nomi
interessava», la risposta abituale e senza pro-
blema. Uno, massimo due per classe frequenta- e situazioni, ma su una cosa non hanno
no la parrocchia e qualche volta la Messa. Si dubbi: uomini e donne sono uguali
infiammano, invece, se dalla Chiesa si va in
piazza. I più grandicelli conoscono bene la Co-
stituzione ed elencano precisi gli “ostacoli” che
ancora limitano di fatto la libertà e l’uguaglian-
za. Puntuali e circoscritti: stipendi differenti, di sesso... «Quel che intendevo è che le donne
paura per la maternità… Parlano le ragazze, so- sono più abituate ad ascoltare». Me lo segno,
prattutto, ma non solo. Sono informati, ma “più abituate”: sottile.
percepisco che riportano anche esperienze Ecco che il dibattito parte, spontaneo. «E le
prossime. Che ne discutono in casa e, forse, tra suore? Io credevo che le suore fossero uguali ai
loro. preti». «Ma dove vivi? Le suore ci sono, ma
È dai valori di cittadinanza che ritornano al- non fanno grandi cose». «È ovvio che non ci
la faccenda delle donne “in” Chiesa. Non capi- siano le donne: siamo in chiesa!». Allora io?

D ONNE CHIESA MONDO 22


I DATI

Dagli ultimi dati della Confe-


renza episcopale italiana risul-
ta che l’86% degli studenti
italiani frequentano l’ora
di religione. Una percentuale
significativa anche se ha subi-
to un calo del 10 per cento
negli ultimi trent’anni, dalla
riforma del Concordato tra
Stato italiano e Chiesa cattoli-

a spiegata dai ragazzi ca. Chi frequenta l’ora di reli-


gione non sempre è pratican-
te, a volte professa altre fedi.
Anche l’insegnamento non
hé le suore non sono uguali ai preti?” è appannaggio esclusivo
di cattolici o praticanti.

Domando. Sono una teologa, laureata e pure ro era moglie di qualcuno, ma adesso mi sfugge
specializzata in Bibbia. «È diverso per lei», di- il nome». Le matriarche spiccano tra i rari no-
ce uno che fa da portavoce, «a scuola è norma- mi ricorrenti. Interessante che il poco rimasto
le vedere le donne dietro la cattedra, ma in appartenga alle storie “originarie” e rifletto su
chiesa — quando c’andavo — non mi è mai ca- quanto siano proprio queste storie fondative a
pitato di vedere una donna dietro l’altare». lasciare segni profondi.
«Perché Dio era uomo». Risposta definitiva. Io «Sa che c’è in fondo prof? Che alla gente
comunque mi annoto mentalmente il verbo al- che segue la Chiesa va bene così: perciò non
l’imperfetto. E un altro: «Gesù era maschio, gli cambiano». E una ragazza conclude: «La cosa
apostoli pure». «No, è perché nell’antichità si supererà solo insieme alla questione degli
c’era la convinzione che la donna fosse inferio- omosessuali. Sì perché quelli han dei problemi
re; ma se ancora lo pensano, sbagliano: lo san- ad accettare le persone diverse da loro». Quelli
no tutti che certi testi risentono di idee antiche chi? «I preti prof., i preti».
e vanno interpretati». Detto così, liscio liscio. C’è voluto un po’, ma l’ora si è riscaldata.
Le donne della Bibbia? «Io, c’ho pensato Non masticano “teologia” — non so se sia un
su: sono sempre gli uomini protagonisti. Maria bene o un male — e non sottilizzano sulle que-
soltanto a Natale. Una donna semplice, umi- stioni ecclesiologiche. Ma sono limpidi e limpi-
le». «Eva! Mi ricordo adesso! Era nuda, ha de, senza mediazioni. Lo dice il Papa: è una
mangiato la mela. Una tentatrice superficiale». priorità ascoltare le loro voci. Lo faccio spesso,
Una ragazza poi, ripesca da chissà dove un ri- di sentire questo polso. Classi diverse, stesse
cordo che la illumina: «C’erano anche le donne parole. Maschi e femmine all’unisono, sempre
al sepolcro, ma a quelle non ha creduto nessu- più spesso. E nessun dubbio per loro: uomini e
no». «Vero. E pure quelle che confortavano donne sono uguali. Uguali.
(sic!) con le loro cose Gesù e gli uomini, o mi
sbaglio?». «Maddalena: ha aiutato Maria in- * Silvia Zanconato, biblista e professoressa di Religione
cinta». Ah no, quella era Elisabetta. «Maddale- nella scuola secondaria di secondo grado. Insegnante
na l’ho sentita, ma so solo che era pentita». presso la scuola di Teologia per Laici “Laura Vincenzi”
Nominano anche Rachele. E Sara «che di sicu- di Ferrara e impegnata nella pastorale biblica.

23 D ONNE CHIESA MOND O


Maria l’educatrice,
maestra di riscatto
Donna forte e autorevole, non sottomessa: analisi storica

D ONNE CHIESA MONDO 24


MODELLI E SIMBOLI

E
di ADRIANA VALERIO *

ra maggio 2011 quando fu pubblicato Ave Mary, il libro di Michela


Murgia, e il successo di pubblico fu enorme. La scrittrice evidenziava
con spietata lucidità come l'immagine della Vergine fosse stata esibi-
ta nei secoli come un modello di modestia e sottomissione per le
donne, incoraggiate a sopportare sacrifici e violenze. La critica non
era nuova; già la filosofa Simone de Beauvoir, ne Il secondo sesso del
1949, aveva ritenuto che Maria raffigurasse la “disfatta della donna”
perché presentava una madre che “s'inginocchia davanti al figlio ri-
conoscendo liberamente la propria inferiorità” e qualche anno dopo
l'antropologa Ida Magli, sulla stessa linea polemica, aveva messo in
risalto la costruzione culturale del mito mariano nel suo studio La
Madonna. Prodotto dell’immaginario maschile, la figura simbolica di
Maria, spesso celebrata al di sopra dello stesso Cristo, era stata esal-
tata dal clero celibatario come l'incarnazione del femminile, diven-
tando funzionale al contesto patriarcale della società cristiana che
aveva invece emarginato le donne.
Quelle critiche spesso provocatorie avevano messo in luce le ma-
nipolazioni dell'immagine della Madre di Gesù e avevano pesato
non poco sulla formazione delle donne. Effettivamente, quel sì detto
da Maria (Luca 1, 38) era stato tradizionalmente interpretato e propo-
sto dai grandi predicatori e padri spirituali come modello di mode-
stia per le cristiane che nella Madonna dovevano vedere la figura si-
lenziosa e accogliente per eccellenza, immagine paradigmatica del-
l'essere femminile. La Vergine era diventata così prototipo di umile
accettazione non solo per le consacrate, chiamate a sopportare ogni
mortificazione, ma anche per le laiche, indottrinate da bambine, nel-
la catechesi ordinaria delle parrocchie, e da adulte, tanto nel segreto
del confessionale quanto nelle omelie o altre predicazioni da assimi-
lare nell'ascolto passivo. E anche la straziante immagine della Ma-
dre, schiacciata dal dolore per la morte del Figlio, era diventata icona
della impotente sofferenza e dell’umana sconfitta.
Oggi le teologhe femministe, consapevoli di alcuni aspetti distorti
e discriminatori di questa educazione e di un'esaltazione della Ma-
donna che non ha portato a un cambiamento sostanziale dei ruoli
femminili nella Chiesa, si interrogano se lei possa essere considerata
ancora un esempio per le donne, rappresentare in qualche maniera
una nuova umanità che soffre e che aspira alla libertà, essere vista co-
Giotto, Visitazione, (c. 1306.) me “sorella” nella fede e nella lotta, soggetto di emancipazione e di
Cappella degli Scrovegni, riscatto, e, infine, se possa essere soggetto di formazione per una
Padova nuova identità femminile.

25 D ONNE CHIESA MOND O


EX LIBRIS

Michela Murgia In primo luogo, va riconsiderato come Maria non sia un modello
Ave Mary da additare alle sole donne e, soprattutto, non sia icona di silenziosa
Einaudi, 2011 e passiva accettazione; al contrario, lei è testimone di fede attiva e lo
è per tutti i credenti. Lo stesso Lutero, che aveva combattuto le de-
viazioni del culto mariano degenerato spesso in superstizione, aveva
scritto il Commento al Magnificat considerando la madre di Gesù model-
lo di vita cristiana, oggetto della pura grazia di Dio, discepola alla se-
quela di Cristo, simbolo della Chiesa, madre ed educatrice. Anche il
Corano ne esalta le virtù additandola come la vera credente a cui si
deve onore e rispetto, punto di riferimento spirituale per tutti i mu-
sulmani … e non solo per le donne.
Cettina Militello
In secondo luogo, si deve recuperare il ruolo formativo che ha
Maria
svolto nella vita di Gesù. L'avvicinarsi oggi all'ebraicità della fami-
con occhi
glia di Nazaret aiuta infatti a riscoprire positivamente la figura di
di donna
“Maria educatrice” determinante nello sviluppo della personalità di
San Paolo, 2019
Gesù. Nella cultura ebraica il delicato compito dell’educazione reli-
giosa era affidato anche alla madre: era lei ad avere un posto domi-
nante nella casa, considerata un piccolo tempio; a lei il compito di
santificare la famiglia attraverso la pratica di precetti legati alla litur-
gia domestica e la ritualistica del sabato con l’accensione di luci, se-
gno del dono della vita e, dunque, della pace e della gioia. Se Gesù è
Claudia Grieco quell'uomo armonico, integrato e inclusivo che conosciamo lo dob-
Maria insegna biamo alla madre.
ai dottori del Inoltre, se ci affidiamo alla narrazione del vangelo di Luca dob-
tempio biamo registrare come Maria appaia una ragazza autonoma e decisa-
Effatà, 2019 mente coraggiosa, una donna tutt’altro che subalterna: non interpel-
la il padre, non si consulta con il marito, come sarebbe apparso natu-
rale per quei tempi. Il suo sì non è accettazione passiva e sottomessa,
ma risposta al progetto di Dio così come era stato per Abramo (Gen
22, 1), padre nella fede, e per Mosè (Es 3, 4), liberatore del popolo. È
lei la protagonista, il prototipo del credente che si affida all’iniziativa
salvifica di Dio. Non è una serva umilmente sottomessa, ma è la ser-
Papa Francesco
va del Signore, cioè colei che rappresenta il popolo di Israele rimasto
Ave Maria
fedele a Dio (Is 48, 10.20; 49,3; Ger 46, 27-28) e che aspetta con impa-
Rizzoli - Lev,
zienza il compimento della promessa. In lei si riconoscono quelli che
2018
nel testo sacro vengono definiti i poveri d’Israele (anawim), coloro
che non solo si affidano a Dio e alle sue braccia misericordiose, ma
che annunciano il sovvertimento delle logiche del mondo. Ed è pro-
prio quest'immagine di donna forte che ha avuto presa nell'esperien-
za spirituale di tante donne che sono state formate alla “scuola di
Maria”, come quelle religiose del monastero di Sant'Anna a Foligno
che hanno voluto rappresentare Maria in cattedra, ritratta nel Tem-

D ONNE CHIESA MONDO 26


pio con il libro delle Scritture, seduta su un seggio autorevole, nel
momento che insegna, spiega e annuncia la Parola di Dio ai dottori
della legge e alle compagne che con lei meditano la Bibbia. In questo
affresco del XVI secolo, presente nel chiostro verde del monastero,
emerge con forza la dimensione educativa di Maria nel contesto di
una comunità religiosa di colte e letterate terziarie francescane chia-
mata dallo storico Jacques Dalarun un vero e proprio “foyer intellet-
tuale” a vocazione educativa, così come spiega il preciso studio di
Claudia Grieco Maria insegna ai dottori del Tempio(Effatà 2019).
Nell'esperienza della storia religiosa femminile Maria si presenta
sostanzialmente nella veste di figura autorevolmente attiva nella vita
dei credenti: non più donna dalla passività oblativa, inerme davanti
al dolore, ma, al contrario, madre presente e compassionevole, don-
La figura
na vicina alla sofferenza dell’umanità perché il dolore si trasformi in della madre
vita. Pensiamo alle tante fondazioni a carattere assistenziale o educa-
tivo, che hanno trovato ispirazione nella figura della Vergine, come
di Gesù,
per esempio l'ospedale di S. Maria del Popolo degli Incurabili, crea- raccontata
to nel 1521 a Napoli da Maria Longo o la Compagnia di Maria No-
stra Signora, fondata da Giovanna di Lestonac nel 1606 per l'educa-
spesso
zione delle ragazze del popolo. È impossibile citare tutte le istituzio- come prototipo
ni legate a Maria, perché è impresa ardua riannodare le fila di un pul-
lulare di realtà articolate e differenziate che attraversano nel mondo
di subalternità
tutti i paesi cattolici e che in lei trovano motivi ispiratori di vita, di fe- femminile,
de e di apostolato.
Ma la Madre di Gesù è anche la donna autorevole che guida le
riletta
sorti della Chiesa da riformare. Lo è stato per Brigida di Svezia, per da scrittrici
Caterina da Siena o per Domenica da Paradiso, per fare qualche no-
me. Per queste mistiche e profetesse la Vergine, che interroga ogni
e teologhe
cristiano circa la sua effettiva disponibilità a rendersi duttile nelle come garante
mani di Dio, era non solo un incoraggiamento a percorrere le ardue
vie della fede, ma anche colei che si fa garante della riforma della
del rinnovamento
Chiesa che necessita di continuo rinnovamento alla luce del messag- della Chiesa
gio di Cristo.
Maria di Nazaret, dunque, può essere un modello di formazione
per le donne d'oggi, nella misura in cui la sua immagine, per non ca-
dere nelle trappole che riducono la sua figura unicamente come mo-
dello di docile sottomissione, viene riletta con una diversa chiave in-
terpretativa, aiutando a rappresentare le istanze delle nuove genera-
zioni di donne e il loro bisogno di libertà e autorevolezza.

*Storica e teologa, docente di Storia del Cristianesimo e delle Chiese


all’Università Federico II di Napoli

27 D ONNE CHIESA MOND O


Michelangelo, Creazione di Adamo,
(c. 1511), particolare.
Volta della Cappella Sistina,
Musei Vaticani (Wikimedia Commons)

LA BIBBIA

Donna Sapienza
fin dal principio
di MARINELLA PERRONI* va con cui Michelangelo ha saputo rendere con-

S
to del rapporto di vicinanza e al contempo di
alomone lo conoscono più o meno tut- distanza tra il creatore e la creatura fatta a sua
ti. Se non altro per quello stratagem- immagine e somiglianza. Eppure, il restauro ha
ma di voler far tagliare in due un bam- fatto riemergere un particolare per troppi secoli
bino conteso tra due madri: una storia rimasto del tutto oscurato: tra i putti che circon-
raccontata nel primo libro dei Re (3, dano e sostengono Dio nel suo atto creativo do-
16-28). Forse, alcuni sanno anche che la saggezza mina una figura femminile che Dio vincola a sé
del figlio di Davide e di Betsabea, l’adultera, è di- in un abbraccio. Eva? Inevitabile che in molti lo
venuta proverbiale perché il regno di Salomone ha sostengano, anche se, in realtà, alla creazione di
assicurato a Israele non soltanto pace e stabilità, Eva il pittore dedica un riquadro specifico nelle
ma anche il contatto con le altre grandi culture del storie della Genesi che corredano la volta.
Vicino Oriente e, quindi, un tempo di grande vi- Se gli storici dell’arte propendono per l’identi-
vacità culturale e di progresso civile. Per questo ficazione con Eva, i biblisti azzardano invece
Israele ha attribuito al re Salomone tutta la rifles- un’altra ipotesi, tutt’altro che fantasiosa perché
sione sapienziale che sta alla base di alcuni libri molto ben accreditata dagli scritti sapienziali del-
della Bibbia, scritti in realtà in epoche diverse (dal la Bibbia. Leggiamo nel libro dei Proverbi: «Il
secolo V al II prima di Cristo), che contengono Signore mi ha creato come inizio della sua attivi-
sentenze, orientamenti e norme che hanno di mira tà, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eter-
una vita proficua e felice. Quasi nessuno però sa nità sono stata formata, fin dal principio, dagli
che quella sapienza che ha reso famoso Salomone inizi della terra. […] Quando egli fissava i cieli, io
è una raffigurazione che, accanto ad altre due fi- ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso,
gure, la Legge e il Messia, consente di capire per- […] io ero con lui come artefice ed ero la sua de-
ché, ma soprattutto come, Dio si fa presente nella lizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni
storia del suo popolo. Ed è figura femminile. istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le
mie delizie tra i figli dell’uomo» (Proverbi 8, 22-
D onna-Sapienza 31). È la Sapienza stessa che si presenta come co-
Tra le tante cose degne di stupore emerse lei che presiede alla creazione, come la forza crea-
grazie al restauro della Cappella Sistina (1980- tiva che fa della creazione un’opera che — ce lo di-
1994) una è, a mio avviso, tutt’altro che margi- ce il racconto che apre il libro della Genesi — D io
nale. Nell’affresco della creazione, che occupa considera una «cosa molto buona» (Genesi 1, 31).
la volta, l’attenzione viene catturata dal vigore La reciprocità che Dio stabilisce con l’opera delle
dell’Adamo e dalla grandiosa potenza espressi- sue mani riflette, insomma, il rapporto ludico che

D ONNE CHIESA MONDO 28


realtà vissuta, non vi si trovano di-
scorsi edificanti e tanto meno devo-
te esortazioni. La sapienza non tra-
smette neppure un facile morali-
smo religioso, ma piuttosto richie-
de, e in termini molto esigenti dal
punto di vista umano, di saper ri-
flettere e prendere posizione nei
confronti di insegnamenti a volte
intercorre tra Dio e la Sapienza. Il discorso sareb- perfino tra loro contraddittori. Per questo il valo-
be lungo: basti solo dire che, nonostante la strut- re della sapienza è inestimabile.
tura sociale di Israele fosse fortemente caratteriz-
zata in senso patriarcale e nonostante ciò abbia Un esempio eloquente
spesso imposto alle donne anche pesanti restri- La divisione del libro dei Proverbi in sette se-
zioni, nella letteratura biblica emergono invece, zioni potrebbe richiamare la dichiarazione che
sia pure in modo carsico, attestazioni del ruolo apre il c. 9 «La sapienza si è costruita la sua casa,
decisivo giocato dalle donne nello sviluppo della ha intagliato le sue sette colonne» e alludere così
storia di Dio con il suo popolo nonché riflessioni, al fatto che, chi legge i proverbi e i discorsi di am-
spunti, allusioni che rivelano un immaginario re- monimento contenuti nel libro, accoglie l’invito
ligioso in cui la presenza femminile gioca un ruo- della sapienza a farsi ospitare nella sua casa. Mol-
lo di primo piano. Al riguardo, gli scritti sapien- to ci sarebbe da dire su indubbi tratti di misoginia
ziali sono una vera e propria miniera. presenti nel testo, ma non bisogna neppure di-
Il termine italiano “sapienza”, come quello menticare che, più ancora che nel testo, l’andro-
greco sofia, possono ingenerare un fraintendi- centrismo è stata una delle dominanti della storia
mento rispetto a quello ebraico hochmah, che ha della sua interpretazione. Da qui la forte diffi-
una storia molto antica e rimanda a una qualità denza nei confronti soprattutto di un brano come
superiore che alcune persone hanno e altre no, l’elogio della donna forte (31, 10-31) che appariva
l’aspirazione presente nelle radici più antiche come una vera e propria esaltazione della moglie
della nostra cultura a saper orientare i nostri at- ideale che vive solo in funzione del suo uomo e
teggiamenti di fondo nel mestiere di vivere. La dei suoi figli. Il capitolo è intitolato Parole di Le-
sapienza non si insegna, ma questo non significa muèl, re di Massa, «che egli apprese da sua ma-
che la sapienza non si impari: il significato più ar- dre» e si deve quindi supporre che si tratti di inse-
caico di hakam è l’uomo abile, l’artigiano, in par- gnamenti che la madre di un re trasmette a suo fi-
ticolare, l’orefice, colui che conosce bene un me- glio. Non stupisce che per lungo tempo anche il
stiere. ritratto della donna forte che suggella il libro sia
La sapienza biblica tradizionale non ha quindi stato interpretato come una raccolta di suggeri-
la pretesa di essere frutto di una rivela zione divi- menti della madre al futuro re perché scelga una
na, per questo è stata definita una sapienza laica. sposa appropriata. A ben guardare, però, il poe-
E i libri sapienziali non contengono racconti mi- metto si chiude chiamando in causa direttamente
tici e nemmeno sono opere filosofiche o specula- una tra le “molte figlie” e questo lascia lecitamen-
tive, come quelle dei grandi pensatori greci. Sono te supporre che, se la prima parte del discorso
un distillato di sapere pratico e di riflessioni sulla della madre è rivolta al futuro re, l’ultima parte è

29 D ONNE CHIESA MOND O


I PROVERBI
Una donna forte chi potrà trovarla?
Ben superiore alle perle è il suo valore.
In lei confida il cuore del marito e non verrà
a mancargli il profitto.
Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni
della sua vita.
Si procura lana e lino e li lavora volentieri
con le mani. invece l’elogio di una figlia che «ha compiuto co-
È simile alle navi di un mercante, fa venire se eccellenti», a cui bisogna essere «riconoscenti
da lontano le provviste. per il frutto delle sue mani» e di cui va tessuta lo-
Si alza quando è ancora notte, distribuisce il cibo de pubblica «alle porte della città». Ben lungi
alla sua famiglia dall’essere l’elogio di una futura nuora da parte di
e dà ordini alle sue domestiche. una suocera illustre, dunque, il brano contiene gli
Pensa a un campo e lo acquista insegnamenti funzionali all’ideale di educazione
e con il frutto delle sue mani pianta una vigna. del principe Lemuèl e di una principessa, di cui
Si cinge forte i fianchi e rafforza le sue braccia. non si dice il nome, ma che viene interpellata di-
È soddisfatta, perché i suoi affari vanno bene; rettamente. Studi archeologici e storico-sociali
neppure di notte si spegne la sua lampada. hanno poi messo in luce che, all’epoca, le donne
Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita erano proprietarie terriere ed erano attive in tutti
tengono il fuso. gli ambiti menzionati nel nostro testo, dal com-
Apre le sue palme al misero, stende la mano mercio alla produzione e alla vendita dei tessuti
al povero. di lusso, ben lontane cioè dall’ideale casalingo
Non teme la neve per la sua famiglia, che ne faceva le regine del focolare. Per non dire,
perché tutti i suoi familiari hanno doppio vestito. infine, che i tessuti preziosi delle sue vesti (v. 22),
Si è procurata delle coperte, di lino e di porpora il lino e la porpora, sono gli stessi che arredano
sono le sue vesti. l’arca che guida il popolo nel deserto o che vesto-
Suo marito è stimato alle porte della città, no i sacerdoti del Tempio e che oltre a lei (v. 25),
quando siede in giudizio con gli anziani del luogo. in tutta la Bibbia solo Yahweh veste di forza (Sal-
Confeziona tuniche e le vende e fornisce cinture mo 93, 1).
al mercante. Descritta dunque con tratti caratteristici del-
Forza e decoro sono il suo vestito l’epoca, la donna forte con cui l’autore del libro
e fiduciosa va incontro all’avvenire. dei Proverbi suggella il suo scritto, è Donna-Sa-
Apre la bocca con saggezza pienza, la personificazione della Sapienza di
e la sua lingua ha solo insegnamenti di bontà. Dio. A lei deve legarsi il re, come mostra la straor-
Sorveglia l’andamento della sua casa dinaria preghiera per ottenere la sapienza che,
e non mangia il pane della pigrizia. non a caso, viene attribuita a Salomone (Sapienza
Sorgono i suoi figli e ne esaltano le doti, 9, 1-18). Non è la casalinga, ma colei che, costruita
suo marito ne tesse l’elogio: la sua casa, «ha imbandito la sua tavola. Ha man-
“Molte figlie hanno compiuto cose eccellenti, dato le sue ancelle a proclamare sui punti più alti
ma tu le hai superate tutte!”. della città: “Chi è inesperto venga qui!”. A chi è
Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, privo di senno ella dice: “Venite, mangiate il mio
ma la donna che teme Dio è da lodare. pane, bevete il vino che io ho preparato. Abban-
Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani donate l'inesperienza e vivrete, andate diritti per
e le sue opere la lodino alle porte della città. la via dell’intelligenza” (Proverbi 9, 3-6).
Proverbi 31, 10-31
*Biblista, Pontificio Ateneo S. Anselmo

D ONNE CHIESA MONDO 30


Tiziano, Sapienza (1560). Biblioteca Marciana,
Venezia (Wikimedia Commons)
Sotto: Annibale Carracci, Cristo e la Samaritana
(c.1604-1605), particolare. Kunsthistorisches Museum,
Vienna (Wikimedia Commons)

I VANGELI

Gesù, teologia con le donne


di AMY-JILL LEVINE questo mondo” (11, 9), la donna, che è chiara-

I
mente nella luce, funge da sposa simbolica che
teologi interpretano la parola di Dio, e unisce lo sposo con la sua famiglia, i Samarita-
nel Vangelo di Giovanni le donne agi- ni a Sicar.
scono costantemente da teologi. La In Matteo 16, 16, Pietro proclama Gesù “il
prima donna menzionata da Giovanni Cristo, il Figlio del Dio vivente” . Nel Vangelo
è “la madre di Gesù” (2, 1). Alle nozze di Giovanni tale onore spetta a Marta, che sen-
di Cana dice a Gesù che il vino è finito. Sebbe- te dire a Gesù “Io sono la risurrezione e la vi-
ne la sua risposta — “Che ho da fare con te, o ta”, e correttamente interpreta “tu sei il Cristo,
donna? Non è ancora giunta la mia ora” (2, 4) il Figlio di Dio che deve venire nel mondo” (II,
— non riguardi direttamente il problema, lei la 25-27).
interpreta correttamente. Sapendo che lui Marta dice a sua sorella Maria che Gesù la
provvederà al vino, la madre ordina ai servi chiama (II, 28), anche se lui non l’ha fatto.
“Fate quello che vi dirà” (2, 5). Marta ha compreso che è questo il suo ruolo,
Anche la donna di Samaria interpreta corret-
tamente le parole di Gesù, sebbene alcuni com-
mentatori abbiano frainteso il suo ruolo. Alcu-
ni la giudicano negativamente a causa dei suoi
cinque mariti e della sua situazione attuale.
Non conosciamo i fatti della sua storia familia-
re. Sappiamo invece che l’ambientazione
preannuncia un matrimonio, poiché è vicino a
un pozzo che il servitore di Abramo incontrò
Rebecca e che Mosè incontrò Zippora. Non so-
lo Giovanni Battista ha identificato Gesù come
sposo (3, 29), ma l’ambientazione è il pozzo di
Giacobbe e fu “in pieno giorno” (Genesi 29, 7)
che Giacobbe incontrò Rachele. Gesù si dimo-
strerà uno sposo molto poco convenzionale e la
Samaritana una sposa piuttosto insolita.
Altri affermano che lei si reca al pozzo a
mezzogiorno perché gli abitanti del villaggio la
disprezzano, ma se avessero provato sdegno
verso di lei non l’avrebbero ascoltata. Piuttosto,
è l’opposto di Nicodemo, che ha incontrato
Gesù di notte (3, 2). Poiché Gesù, la “luce del
mondo” (9, 5), afferma che “Se uno cammina
di giorno, non inciampa, perché vede la luce di

31 D ONNE CHIESA MOND O


Miniatura della “Città
delle dame” di Christine
de Pizan, che esalta
l’istruzione per le donne.
Tratta dal "Libro della
Regina" (c. 1410-1414).
L’OPINIONE
British Library, Londra
(Wikimedia Commons)

proprio come la madre di Gesù ha chiamato i


servi e la Samaritana ha evangelizzato il suo
villaggio.
Nel capitolo successivo Maria usa “una lib-
bra di olio profumato […], assai prezioso” (12,
3) per ungere i piedi di Gesù. Giovanni narra
che “tutta la casa si riempì del profumo dell'un-
guento” (12, 3), creando così un contrasto con il
sepolcro di Lazzaro, dove Marta parla del “cat-
tivo odore” emanato dalla salma (II, 39). Il ge-
sto di Maria anticipa la croce, poiché unge sim-
Studi di genere, ra
bolicamente Gesù per la sepoltura (12, 7). La
sua generosità contrasta con il furto dei fondi di MARTA RODRIGUEZ

D
della comunità da parte di Giuda. E il suo ge-
sto anticipa la lavanda dei piedi dei discepoli onne e formazione sono due paro-
da parte di Gesù. le che descrivono la mia traiettoria
Sulla croce Gesù dice a sua madre “D onna, di vita e professionale dal 2009,
ecco il tuo figlio!”; dice al discepolo che egli quando ho iniziato il mio impe-
amava “Ecco la tua madre!” (19, 26-27). La ma- gno presso l’Istituto di Studi Su-
dre d Gesù, che Giovanni non chiama mai periori sulla Donna dell’Ateneo Pontificio Regi-
“Maria”, diventa così la madre simbolica di tut- na Apostolorum. La relazione tra formazione e
ti i discepoli. Mentre i commentatori spesso os- donne ci fa riflettere almeno in tre direzioni: l’ac-
servano che il discepolo amato, che accoglie la cesso, l’oggetto e la prospettiva della formazione.
madre di Gesù nella propria casa, si prenderà Per quanto riguarda l’accesso alla formazione
cura di lei, in realtà questa cura è reciproca, da parte delle donne, ricordiamo che si tratta di
poiché lei continuerà a ricordargli l’insegna- una conquista recente e ancora non compiuta. Il
mento Gesù. primo college femminile ebbe inizio nel 1837 nel
Infine, se Maria di Magdala giunge al sepol- Massachusetts, Stati Uniti, mentre in Europa le
cro di Gesù “quand'era ancora buio” (20, I), prime porte delle università si spalancarono in
sappiamo che presto vedrà la luce. Chiama Pie- Inghilterra nel 1848, Francia nel 1880 e Germania
tro e il discepolo che Gesù amava e loro credo- nel 1894. Ma si è dovuto aspettare il Concilio Va-
no alle sue parole. Anche se inizialmente scam- ticano II perché le donne cominciassero a studia-
bia Gesù per il custode del giardino, lo ricono- re teologia nelle università pontificie. La strada è
sce quando lui la chiama per nome. Gesù allora ancora lunga (soprattutto fuori dall’ O ccidente)
le assegna il compito di diventare apostolo de- e continua ad essere un obiettivo da raggiungere
gli apostoli; sappiamo che loro le crederanno nella Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo
nuovamente. Sviluppo sostenibile. Che le bambine e le donne
Ascoltando, domandando, interpretando e abbiano accesso alla formazione è una questione
chiamando altri, le donne nel Vangelo di Gio- non solo di diritti individuali, ma una esigenza
vanni non sono solo teologhe. Sono anche di- del bene comune e dello sviluppo integrale. Nel
scepole, apostoli, maestre, evangeliste e model- contesto odierno in cui tutti pensiamo alla rina-
li. scita dopo la pandemia, credo che la formazione

D ONNE CHIESA MONDO 32


are esperienze negli atenei pontifici
delle donne sia un requisito fondamentale, e che scriminazioni, buone pratiche e opportunità. Per
la Chiesa faccia bene quando si fa portavoce di superare ogni maschilismo e promuovere attiva-
questo diritto. mente il contributo delle donne nella cultura e
Se riflettiamo alla relazione tra donne e for- nella società (necessità ampiamente riconosciuta
mazione dalla prospettiva dell’oggetto, possia- dal Magistero postconciliare), credo che siano
mo considerare la opportunità o convenienza dei necessari più studi seri che abbiano come oggetto
“Women studies”, molto noti nelle università lai- la storia delle donne nei diversi contesti culturali.
che e poco frequenti nelle cattoliche e meno an- La ricerca scientifica permette di uscire da luoghi
cora nelle pontificie (credo che il mio Istituto sia comuni e cogliere sfumature, e quindi può forni-
una esperienza unica in questo senso). Questi re indicazioni più concrete per capire come conti-
nuare a camminare.
Finalmente, possiamo considerare la partico-
lare prospettiva che le donne danno alla forma-
Quando si esce dalla illusione zione. Anche se tradizionalmente l’educazione è
dell’universale neutro si percepiscono stata in mano alle donne (formazione universita-
ria esclusa), sembra che il loro contributo specifi-
le ricchezze che uomini e donne offrono co sia una scoperta piuttosto recente. Quando si
nei percorsi formativi più vari esce dalla illusione dell’universale neutro, si co-
minciano a percepire le ricchezze particolari che
uomini e donne offrono nei percorsi formativi
più vari: nel campo teologico e filosofico, nella
formazione dei consacrati e sacerdoti, nella for-
percorsi sono molto vari, ma partono da due pre- mazione di impresa e sviluppo di competenze
supposti comuni che vale la pena almeno consi- (soft skills), etc.
derare: il primo è che di fronte al silenzio della Ritengo che dare più spazio alla prospettiva
storia del pensiero sulla differenza sessuale, sia delle donne nella formazione sia una strada in cui
necessario focalizzare l’attenzione proprio lì, per tutti hanno da guadagnare, non perché sia una
riempirla di contenuto. Il secondo presupposto è prospettiva migliore in senso assoluto, ma perché
la esigenza di analizzare come le diverse società è la prospettiva che è stata più assente fino ades-
esprimono le differenze di genere, e capire le di- so.

33 D ONNE CHIESA MOND O


La mostra Heavenly Bodies: Fashion and
the Catholic Imagination al Metropolitan
Museum of Art di New York nel 2018

MODA E LITURGIA

L’abito fa la monaca
(ma non sempre)
di YVONNE D OHNA SCHLOBITTEN po di creare un “terreno dove antropologia,

I
teologia e liturgia si intrecciano per dare spes-
l 9 febbraio 2017 Papa Francesco ha sore e sapore al nostro stare al mondo”. A mon-
esposto ai partecipanti alla plenaria te di questo progetto educativo c’è una doman-
della Congregazione per l'Educazione da di tipo esistenziale: la moda ha una qualche
Cattolica i principi della nuova educa- influenza sulla religiosità delle persone?
zione: “Gli istituti educativi cattolici La foggia dell’abito dei religiosi è una que-
sono chiamati in prima linea a praticare la stione da sempre molto dibattuta ed è entrata
grammatica del dialogo che forma all’incontro nel confronto accademico della Pontificia Uni-
e alla valorizzazione delle diversità culturali e versità Gregoriana con temi come Il sarto della
religiose. Il dialogo, infatti, educa quando la luce. Le casule di Matisse per la cappella di Vence. Ne-
persona si relaziona con rispetto, stima, sinceri- gli ultimi anni i dibattiti, le pubblicazioni e le
tà d’ascolto e si esprime con autenticità, senza mostre sulla moda, sugli abiti delle suore e sul-
offuscare o mitigare la propria identità nutrita le vesti liturgiche hanno suscitato nuove oppor-
dall’ispirazione evangelica”. tunità di confronto tra artisti, stilisti, produttori
Il Papa parla di una esperienza viva del dia- tessili e esperti nella Sacra Liturgia. Questo
logo con l’altro e per l’altro nel mondo contem- confronto ha trovato il suo culmine nella mo-
poraneo in una visione nuova e radicale, che stra Heavenly Bodies: Fashion and the Catholic Imagi-
mette in luce una finalità molto più ampia del- nation del Metropolitan di New York (2018), vo-
l’educazione. Le parole del Papa, inoltre, fanno luta dal cardinale Gianfranco Ravasi, ispirato
germogliare nuovi ambiti di ricerca e confron- dal saggio intitolato Hai coperto la mia vergogna di
to, nuovi temi e nuove domande. Anne Lécu, religiosa domenicana francese che
Nella linea della proposta educativa di Papa è anche medico, “… un vagabondaggio nel
Francesco la domanda non è più “che cosa”, paese delle tuniche di pelle e di lino”, alla ricer-
ma “come” sia possibile prendersi cura dell’al- ca dei simboli connessi, la nudità, la vergogna,
tro. Come è possibile educare la persona uma- l’innocenza, la malizia, il manto di gloria, de-
na e personalizzare l’azione educativa, come scritto anche all’inizio della Bibbia e della sto-
quando un sarto confeziona un “abito su misu- ria (Gen 3, 21). Nel libro Dio tre volte sarto. Moda,
ra”? Chiesa e Teologia, appena pubblicato, il padre do-
Al tema del “vestirsi” è dedicato un libro menicano Alberto F. Ambrosio, professore alla
della nuova collana Riti del vivere di Barbara Luxemburg School of Religion and Society
Marchica e don Giulio Osto, scritto con lo sco- non si limita ad affrontare il legame tra moda,

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Chiesa e teologia, ma mette in luce il profilo un rigido dress code era causa di disagio psicolo-
etico del vestirsi. Come direttore di ricerca al gico: “giovani ragazze fresche e adorabili spes-
Collège des Bernardins, padre Ambrosio si oc- so si trasformano in caricature agghiaccianti”.
cupa delle relazioni tra moda, foggia degli abiti A Roma le modelle dell’atelier delle Sorelle
e identità religiosa. Fontana hanno sfilato con abiti liturgici e cap-
Possiamo parlare di una teologia del vestir- pellini alla moda, dinanzi a un pubblico di ma-
si? È plausibile dire che l’abbigliamento sia nichini raffiguranti monache incappucciate se-
espressione di un credo femminile? Il design condo la foggia medievale. Le religiose di alcu-
dell’abbigliamento indossato dalle religiose è ne congregazioni hanno sostituito la biancheria
una questione che occupa ormai a pieno titolo intima di lino con la corsetteria alla moda e so-
un settore della ricerca accademica, soprattutto no solite nascondere i capelli corti sotto il ve-
sotto il profilo personalista ed esistenziale. La lo.
moda ha una qualche influenza sulla spirituali- Si potrebbe parlare della riscoperta di una
tà di chi si accosta al culto divino? L’epoca del- diffusa ‘sostenibilità’. Questo principio, che
la Riforma ha dettato norme severe e “borghe- spesso ricorre nel Magistero di Papa Francesco,
si” per l’uso e la foggia degli abiti. Nell’Europa era già stato proposto per la veste dei monaci
contemporanea ha invece prevalso una moda da Benedetto da Norcia, che non ha imposto il
aconfessionale, in grado di andare oltre le dif- colore o la foggia dell’abito, limitandosi a pre-
ferenti declinazioni morali delle confessioni re- scrivere di indossare “quello che si può trovare
ligiose, ma non altrettanto in grado di colmare sul posto”. Un dettaglio della Regola che oggi
la polarità tra un abbigliamento castigato e una potrebbe essere così declinato: “indossa ciò che
foggia licenziosa o “alla moda”. Il carisma de- è funzionale al tuo compito nel mondo!”. L’op-
gli ordini religiosi dovrebbe contrastare la vani- posto del maschilismo del cardinale Suenes,
tà e non sacrificare l’individualità a favore di che, dopo aver visto alcune religiose che sfrec-
uno stile comune. Soprattutto le religiose han- ciavano nel traffico a bordo di uno scooter con
no considerato la moda come sinonimo di ero- la gonna e il velo che svolazzavano, ebbe a dire
tismo. Ed invece negli scritti una suora dome- che quelle suore costituivano un pericolo per
nicana notava che in alcune giovani religiose loro stesse e per gli altri.

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LA FORESTA SILENZIOSA

“La mia vita


per le schiave”
Nagham, la ginecologa
che cura le donne yazide
sfuggite all’Isis

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La ginecologa Nagham Nawzat Hasan all’opera in un
insediamento nel Governatorato di Duhok, nella regione del
Kurdistan, nel nord dell'Iraq. © UNHCR / Claire Thomas

di LAURA EDUATI spiega Nagham, che da allora ha ascoltato ol-

P
tre milleduecento sopravvissute narrare atroci-
er le ex prigioniere sopravvissute tà impensabili. Usa sempre una stessa parola,
all’Isis le sue parole sono la prima Nagham, per definire lo stato psicologico delle
voce calda e famigliare che le acco- donne che ascolta: destroyed, distrutte. Distrutte
glie dopo mesi di schiavitù sessua- come una città bombardata, come una casa do-
le. Una voce che somiglia al primo po il terremoto. Sono donne che nelle mani
passo verso la luce. Nagham Hawzat Hasam, spietate dei loro carcerieri hanno dovuto vivere
ginecologa quarantaduenne, appartiene alla ciò che per molte è quasi impossibile narrare,
minoranza yazida, etnìa di lingua curda dalle tanto è l’orrore fisico ed emotivo. Hanno visto
origini antichissime divisa in tribù presenti in morire figli, nipoti, mariti. Sono state usate co-
maggioranza nel nord dell’Iraq, invaso dai me schiave sessuali, spesso passando di mano
guerriglieri Daesh nell’estate del 2014. in mano. «Una di loro mi venne incontro chie-
La conquista di Mosul è stato l’inizio dello dendomi: sono ancora un essere umano?» ri-
sterminio degli yazidi, considerati spregiativa- corda con emozione Nagham, che da allora
mente “adoratori del diavolo” in quanto fedeli non ha mai abbandonato la sua nuova missio-
a un culto di origini zoroastriane dove un an- ne, raccogliendo lungo la strada anche storie di
gelo ribelle ottiene il perdono di Dio. I mili- rinascita come quella di Nadia Murad, la ra-
tanti dell’Isis minacciarono di morte gli yazidi gazza yazida premio Nobel per la pace del
che non volessero convertirsi alla religione mu- 2018, la prima ad avere il coraggio di narrare
sulmana e usarono quella giustificazione per pubblicamente lo stupro subìto per mano dei
uccidere tremila persone e catturare settemila militanti dello Stato islamico. «Nadia è arriva-
donne come bottino di guerra, costringendo ta nel campo di Dohuk dopo essere scappata
mezzo milione di yazidi a fuggire lontano. Na- dalla prigionìa a Mosul. I soldati dell’Isis l’a-
gham viveva a Bashaaqa, una quindicina di veva torturata con mozziconi di sigarette e stu-
chilometri da Mosul: «Quando arrivò l’Isis a prata», ricorda Nagham. Mostrando una forza
sterminarci mi trovavo all’ospedale a lavorare. rivoluzionaria, Nadia Murad è riuscita a supe-
La mia famiglia venne a informarmi che dove- rare il trauma grazie anche a un programma
vamo scappare immediatamente». che consente alle sopravvissute yazide di tra-
Insieme a migliaia di yazidi camminò per sferirsi in Germania per ricostruire la propria
giorni verso Dohuk e durante quel viaggio è vita. «Murad a Stoccarda è diventata una atti-
cambiata la sua vita per sempre. «Nei primi vista per i diritti umani ormai famosa in tutto il
tempi andavo in visita alle famiglie nel campo mondo, nel suo libro mi ha scritto una dedica.
profughi per sapere se avessero bisogno di pri- E’ una delle cose migliori della mia nuova vi-
me cure mediche, molti necessitavano di anda- ta» racconta Nagham, che ha fondato l’ong
re al pronto soccorso. Ricordo che rimasi Hope Makers for Women e da tempo collabora con
scioccata per il dolore, tutto insieme. Dopo l’Unhcr, l’agenzia delle Nazioni Unite per i ri-
venti giorni seppi che due ragazze prigioniere fugiati.
erano riuscite a sfuggire ai guerriglieri ed erano Pur non essendo specializzata in psicologia,
arrivate al campo». Traumatizzate, non si fida- la dottoressa Hasam sembra avere individuato
vano di nessuno. «Si sono fidate di me perché il cammino segreto per raggiungere il cuore
sono donna, sono un medico e sono yazida» martoriato delle vittime dell’Isis. «Non posso

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dire di avere una tecnica. Mi rivolgo a loro co- migliore per quasi tutte è cambiare completa-
me se fossero parte della mia famiglia. Ripeto mente vita e questo è possibile grazie agli ac-
“sorella mia”, con gentilezza, realmente sento cordi umanitari con paesi come Germania,
che appartengono alla mia storia. La gentilez- Francia, Canada, Australia e Nuova Zelanda,
za, la sensazione che facciano parte della mia programmi supportati anche dalle agenzie co-
vita da sempre. E anche il fatto che continuo a me Iom, dove le vittime più difficili trovano un
ricordare loro quanto siano state coraggiose. centro medico disposte a offrire un percorso
Tu sei stata nel posto peggiore del mondo, ri- terapeutico. «Se tornare a casa dalla prigionia
peto, hai avuto così tanto fegato da tentare la significa non sapere dove andare perché la fa-
fuga e ora sei viva, sentire la tua voce è fonda- miglia è stata sterminata e l’unico orizzonte è
mentale».
Il trauma è così profondo che occorrono a
volte mesi per cominciare a parlare. Nagham
nella sua profonda esperienza ha individuato Il trauma è così profondo che a volte
le tre grandi fasi psicologiche che queste so- occorrono mesi per cominciare a parlare.
pravvissute devono attraversare. «Il primo
grosso problema è che nelle mani dell’Isis han- Distrutte da stupri e atrocità, hanno
no perduto la fiducia nell’umanità. Sono arri- bisogno di cambiare vita all’estero. Fra loro
vate a credere che chiunque possa diventare
brutale e sadico». Quando cominciano ad affi- anche il premio Nobel Nadia Mural
dare a Nagham il proprio racconto, il primo
passo è compiuto. «Il secondo ostacolo è il ter-
rore che i guerriglieri Daesh tengano fede alla
loro promessa di venirle a cercare per ucciderle un campo profughi dove non è possibile lavo-
insieme al resto della famiglia. Per questo cerco rare e ritrovare una propria identità, allora è
sempre di infondere loro la speranza che tutto semplice immaginare che non esiste una secon-
sia finito e che possano ricominciare». da vita per queste sopravvissute» spiega ancora
Per molte ex prigioniere è però impossibile Nagham, che prosegue il racconto come fosse
dimenticare e continuano a rivivere il trauma una naufraga che lancia un sos: «All’estero in-
che causa una forte instabilità psicologica. Nei vece ritrovano la salute mentale e fisica, un la-
casi più gravi l’accoglienza materna di Na- voro e un posto nel mondo. In Germania ho
gham non è sufficiente, e allora interviene un incontrato una mia paziente che aveva perso
trattamento psichiatrico anche se la soluzione marito e cinque figli e che a Dohuk non smet-

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teva di piangere. Invece in Europa aveva ritro-
vato il sorriso». Esiste un quaderno dove Na-
L’ALTRA METÀ
gham annota le storie che la colpiscono parti-
colarmente. Ormai sono più di duecento e Il vescovo di Monterrey crea
probabilmente verranno pubblicate. Per questa il Consiglio pastorale donne
ginecologa è anche una terapia: «A volte anche
io mi sento distrutta, come loro. Allora torno a «Non è sufficiente che la voce della donna
casa, vado nella mia camera e rimango stesa sia ascoltata, deve avere peso reale, un’au-
sul letto anche per giorni interi. Spesso pian- torità riconosciuta nella società e nella
go. Per loro, per me. Quando ho finito di ri- Chiesa», aveva detto Papa Francesco nella
percorrere la loro storia nella mia mente come catechesi del mercoledì il 15 aprile 2015. La
fosse un bruttissimo film, allora sento che sono frase esprimeva esattamente il pensiero di
pronta a scrivere». A soccorrere il suo dolore monsignor Rogelio Cabrera López, arci-
interviene la madre, che ripete a Nagham le vescovo di Monterrey, nel nord del Messi-
stesse parole utilizzate per le ex prigioniere: co: decise che lo avrebbe concretizzato.
«Mi dice che sono coraggiosa. Che sto facen- Come? La risposta è arrivata insieme ai
do un lavoro utile e che sono le donne soprav- preparativi per il 25esimo anniversario del-
vissute a darmi la forza per andare avanti». la sua ordinazione episcopale, che ricorre
Non vuole passare per una donna eccezionale, il prossimo 30 maggio. Il 27 ottobre, con
pur essendolo. Non nasconde la propria fragi- apposito decreto, l’arcidiocesi di Monter-
lità. Durante tutta l’intervista ripete quanto ab- rey ha creato il Consiglio pastorale delle
bia nostalgia della vita a Bashaaqa prima del- donne. L’organismo consultivo — della
l’invasione dell’Isis, quando viveva in una bella durata di un anno — vuole essere «uno
casa e poteva uscire a fare acquisti con le ami- spazio di dialogo e confronto per delinea-
che in maniera spensierata, o passare il tempo re la pastorale relativa alla donna», secon-
libero a leggere un romanzo, o guardare un do quanto detto da mons. Cabrera López
film. «La nostra vita è stata annientata. Io ho nella presentazione. «La presenza femmi-
la fortuna di avere una casa in muratura, mol- nile è numerosa e significativa all’interno
tissimi invece vivono nelle tende. La comunità della Chiesa di Monterrey — ha sottolinea-
internazionale non deve dimenticarsi di noi. to — Dobbiamo sviluppare la nostra pasto-
Non riesco a cancellare la rabbia per quello rale per la donna considerandola a partire
che è accaduto, specialmente quando penso del suo essere donna». Del Consiglio pa-
che l’Isis ha lasciato duemila bambini orfani. storale fanno parte 15 tra laiche e religiose,
Non mi capacito ancora della malvagità che età e condizioni sociali svariate. Insieme
abbiamo subito, pur avendo sempre rispettato leggono la realtà alla luce della Parola. Ci
le persone che hanno una fede diversa dalla riflettono e suggeriscono azioni specifiche
nostra. La sera rivolgo preghiere al nostro dio, per la promozione femminile, a trecento
un dio gentile che aiuta le persone in difficoltà sessanta gradi, dentro e fuori dalla Chiesa.
come me, come le donne che mi raccontano Il lavoro da fare non manca in un Paese
episodi di violenza disumana, e prego perché dove ogni giorno si consumano in media
la gentilezza possa tornare a regolare la nostra dieci femminicidi. E il 60 per cento delle
vita». lavoratrici è in nero. (L. Cap.)

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OSSERVATORIO

La madre priora che sprona le donne a reagire


di ROMILDA FERRAUTO no il partner, un ex partner, mariti, fidanzati, spa-

L
simanti... o uomini semplicemente violenti, spes-
e donne devono essere libere, “mai più so per motivi futili. La lotta contro questa piaga è
schiave di paura e violenza”. Sono pa- un’emergenza mondiale. Lo è a maggior ragione
role scritte da una donna, religiosa oggi, ai tempi del coronavirus, in cui le misure re-
agostiniana, priora di un monastero di strittive spesso intrappolano, in casa appunto, le
clausura, in occasione della Giornata donne vittime di soprusi, fisici o psicologici.
Internazionale per l’eliminazione della violenza E’ confortante che le parole di incoraggiamen-
contro le donne, che ogni anno si celebra il 25 no- to arrivino da una donna, consacrata, una donna
vembre. che si esprime dall’interno della comunità eccle-
Queste parole meritano di essere ricordate e ri- siale, dove la parola delle donne, piano piano, si fa
dette non solo perché la violenza contro le donne
è una strage giornaliera che non conosce tregua,
ma soprattutto perché chiamano le donne, esse
stesse, ad alzare la testa, a prendere in mano il pro- L’appello di Suor Maria Rosa Bernardinis
prio destino e a denunciare. di Cascia contro la violenza di genere
L’autrice, suor Maria Rosa Bernardinis è, da
quasi quattro anni, la Madre priora del Monaste- interpella anche le vittime, chiamate
ro Santa Rita a Cascia. Il suo messaggio è chiaro: a reagire e a denunciare subito
non si può restare in silenzio davanti alla violenza
e a parlarne devono essere soprattutto le donne
stesse. Certo non è facile per chi subisce sevizie e
prepotenza, non è facile soprattutto negli am-
bienti ancora culturalmente segnati da una lunga strada, esce allo scoperto, interpella. Suor Maria
storia fatta per le donne di subordinazione e di so- Rosa spiega con fermezza che «è necessario edu-
praffazione. Una storia in cui le donne hanno non care al rispetto, all’amore e non all’odio, partendo
solo conosciuto la paura, ma l’hanno anche in- dai giovani». Le istituzioni devono «essere deter-
spiegabilmente suscitata, ogni qualvolta hanno minate, irremovibili … sensibili ed efficaci». Gli
provato ad emanciparsi dai ruoli subalterni in cui uomini devono imparare che «l’amore non si pos-
erano state relegate. Una paura che non è eviden- siede, non si ottiene con la forza ... è ricevere e do-
temente scomparsa, se ci sono ancora così tanti nare». Ma soprattutto la Madre priora sprona il
uomini che uccidono le donne. Oggi molte donne mondo femminile a reagire. «Alle donne, dico che
sono libere, in diversi paesi le leggi condannano la non sono sole e che non devono restare in silenzio
discriminazione di genere. La caccia alle streghe è davanti alla violenza, bensì parlarne già alle prime
ormai solo un ricordo dei tempi bui, di un passato avvisaglie: chiedere aiuto è il primo passo per tor-
in via di elaborazione. Ma sono sempre tante le nare a vivere davvero».
donne vittime di molestie e di stupro. I maltratta- Le donne «sono concrete e sanno tessere con
menti hanno luogo quasi sempre all’interno delle pazienza i fili della vita» ha detto recentemente
mura domestiche e gli aggressori più probabili so- Papa Francesco.

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