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RASSEGNA STAMPA CINEMATOGRAFICA

LAZZARO FELICE Editore S.A.S. Via Goisis, 96/b - 24124 BERGAMO


Tel. 035/320.828 - Fax 035/320.843 - Email: sas@sas.bg.it

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Regia: Alice Rohrwacher
Interpreti: Adriano Tardioli (Lazzaro), Alba Rohrwacher (Antonia adulta), Tommaso Ragno (Tancredi adulto), Luca Chikovani (Tancredi giova-
ne), Agnese Graziani (Antonia giovane)
Genere: Drammatico - Origine: Italia/Francia/Svizzera - Anno: 2017 - Soggetto: Alice Rohrwacher - Sceneggiatura: Alice Rohrwacher - Fo-
tografia: Hélène Louvart - Musica: Piero Crucitti - Montaggio: Nelly Quettier - Durata: 130' - Produzione: Carlo Cresto-Dina, Tiziana Soudani
per Tempesta, Pola Pandora, Amka Films Productions con RAI Cinema - Distribuzione: 01 Distribution (2018)

A Cannes "Lazzaro felice" si è aggiudi- simbolica - che annusa l'odore della lazzotto decadente che domina i campi
cato il premio per la sceneggiatura su- santità; nulla da spiegare sul mistero di e le povere abitazioni dei contadini il-
scitando il dovuto interesse, ma a no- una purezza di spirito che non è di que- luminate da una sola lampadina. I con-
stro avviso meritava di più. Con l'opera sto mondo. Per capire basta affidarsi tadini vivono praticamente come schia-
terza Alice Rohrwacher alza l'asta delle alla sensibilità di una cineasta capace di vi avendo come unico legame col mon-
ambizioni e dimostra una maturità di tradurre in suggestioni visive voci di- do il 'contabile' della marchesa (Natali-
regia che le permette di tenere salda- stanti di un passato sempre presente. no Balasso), che porta loro i pochi vive-
mente in mano il gioco della sua poeti- La Stampa - 31/05/18 ri di cui hanno bisogno per sopravvive-
ca allegoria. Gioco complesso, senza Alessandra Levantesi Kezich re. Nella comunità vive il giovane e in-
dubbio. Su un brechtiano schema di de- genuo Lazzaro che tutti chiamano di
nuncia di una società regolata sul mec- 'L'Italia ha ritrovato il suo cinema fon- qua e di là come il celebre Figaro
canismo dello sfruttamento, il film insi- dativo. Quello dalla parte degli ultimi, dell'opera rossininiana, trovandolo
nua il sottile filo rosso della santità at- quello fiabesco e popolare di Citti e di sempre disponibile e sorridente a com-
traverso la figura di Lazzaro (eccellente Pasolini, di Scola e di Comencini. piere qualsiasi incombenza. Sarà pro-
la scelta di Adriano Tardiolo), sorta di Quello della terra e della natura, arcaico prio lui il motore della favola che la re-
innocente idiota di Dostoevskij; e tra- e sospeso, che tanto era caro al com- gista racconta in questo curioso, accat-
sferisce sullo schermo il tutto amalga- pianto maestro Ermanno Olmi'. 'Rac- tivante, malinconico magari irrisolto
mando un ancestrale, favolistico imma- conto meraviglioso dove può succedere ma coraggioso "Lazzaro felice". Un
ginario di italica cultura al grande im- di tutto, come nei racconti meravigliosi. film non tanto dalla vena religiosa
maginario dei nostri maestri di cinema. Favola fuori dal tempo, proprio come le (Lazzaro che muore e risorge), quanto
Come non pensare all' "Albero degli favole di ogni tempo. Racconto orale attraversato da un senso del sacro che
zoccoli" di fronte a un capitolo ambien- raccontato alla maniera di come si rac- lega le due parti della vicenda - quella
tato in un latifondo di stampo ottocen- contavano una volta, oralmente, le sto- arcaica e quella ambientata ai giorni
tesco, l'Inviolata, dove poveri contadini rie, senza stare lì tanto a sottilizzare, a nostri - attraverso la figura del ragazzo
lavorano in condizioni di servitù me- correggerle o a organizzarle per bene'. rimasto giovane mentre tutti gli altri
dioevale sotto la ferula di una marchesa 'Un cinema libero, destrutturante, giro- protagonisti sono invecchiati. Una fa-
'serpe velenosa' (Nicoletta Braschi)? vago. Un cinema che merita di essere vola, allora, quella della Rohrwacher
Però la Rohrwacher costruisce questo seguito': e ci fermiamo qui, perché la che utilizza lo sguardo ingenuo, puro,
microcosmo attingendo a un interioriz- stampa italiana - ma anche quella inter- innocente del protagonista per parlare
zato bagaglio di memorie e affetti, e nazionale: 'Le conte merveilleux d'Ali- degli ultimi, dei diseredati, per dare lo-
Olmi sarebbe stato il primo ad apprez- ce Rohrwacher', titolava il quotidiano ro quella dignità che, ieri come oggi,
zare la genuinità della sua vena artisti- Le Monde - ha letteralmente coperto di viene negata. Ma senza svolazzi 'poeti-
ca. In effetti più di maniera, la parte due elogi il film di Alice Rohrwacher "Laz- ci' o compiacimenti d'autore, il suo, del-
balza avanti nel tempo introducendoci zaro felice" all'indomani della sua pre- la Rohrwacher, è un cinema diretto,
in chiave di realismo magico (De Sica- sentazione al Festival di Cannes dove acrobatico per quanto è sghembo e 'al-
Zavattini e, volendo, Fellini) in un era stato presentato in concorso e si è tro' rispetto al recente cinema italiano:
mondo urbano dominato dagli squali aggiudicato la Palma d'oro per la mi- un cinema necessario.
della finanza, dove un residuo gruppo gliore sceneggiatura, benché ex-aequo L'Eco di Bergamo - 31/05/18
di contadini dell'Inviolata, fra cui l'An- con il film del regista iraniano Jafar Pa- Andrea Frambrosi
tonia incisa da Alba Rohrwacher, con- nahi. In un imprecisato luogo che sem-
tinua a trascinarsi nella miseria all'om- bra fuori dal mondo e dal tempo, una Il cinema di Alice Rohrwacher non so-
bra di fabbriche abbandonate. E, tutta- cinquantina di contadini, uomini, donne miglia a nessun altro. Realistico ma
via, anche qui, l'ispirazione resta coe- e bambini, lavorano i campi di tabacco pronto a virare nella favola metaforica e
rente. Nulla di criptico in una parabola per conto della marchesa Alfonsina De nel surreale, segue coraggiosamente un
che è una parabola; nulla di strano in un Luna (Nicoletta Braschi), e del figlio suo percorso, incurante di stabilire una
lupo - animale atavico a doppia valenza Tancredi, che ogni tanto abitano il pa- complicità con lo spettatore che può
smarrirsi in quel suo modo casuale, el- Risorge miracolosamente dopo almeno schiene nei campi sarebbero stati tra-
littico, di raccontare gli eventi, senza un un ventennio, quando un lupo affamato piantati nel torbido magma del sotto-
epicentro narrativo o qualcosa che fac- lo risparmia riconoscendone l'odore di proletariato urbano (in Italia non è an-
cia intravvedere il suo punto di vista. È uomo buono. Ma i De Luna non ci sono data affatto così, ma la licenza poetica
così fin dal debutto con "Corpo Cele- più. Condannati per reati vari, privati va ammessa). Il nostro 'idiota sapiente',
ste" del 2011, ancor più nel successivo dei loro beni, sono andati in città, as- interpretato dall'inedito Adriano Tar-
"Le Meraviglie" del 2013, e ancora in sieme ai contadini, liberati dal giogo diolo che possiede le espressioni e le
"Lazzaro Felice" che a Cannes ha con- con la promessa di una vita migliore. movenze perfette per il ruolo, subisce
quistato un Palmares per la miglior sce- Quando anche lui vi arriva, incontra nella prima parte le angherie della mar-
neggiatura, mentre il precedente, sem- Antonia (Alba Rohrwacher), che guida chesa Alfonsina alias Nicoletta Braschi
pre a Cannes, portò a casa un Gran un gruppo di ex contadini accampati a in Benigni, anch'essa a suo agio nelle
Premio Speciale della Giuria. La criti- ridosso della ferrovia, poi ritrova Tan- vesti di perfida latifondista e del mar-
ca, e non solo in Francia, apprezza l'o- credi (Tommaso Ragno). Sono poveri e chesino (nomen omen) Tancredi in gra-
riginalità del suo discorso filmico. Altro invecchiati, diversi. Solo Lazzaro è do negli anni '90 di fare credere a lui e
fil rouge l'ambientazione in un contesto identico a se stesso. Bontà o piuttosto altri schiavi di vivere in una realtà otto-
rurale, in fattorie che sembrano fuori santità? Come il suo omonimo nel centesca da telenovela messicana. Dato
dal tempo, e testimoniano in parte un Vangelo o come Cristo nell'Orto del atto del bel colpo di scena che cambia
simile vissuto autobiografico, anche se Getsemani, Lazzaro andrà incontro al tempo e luogo della seconda parte e
il film si ispira piuttosto a un libro per suo destino, additando al mondo la via conferisce nuovi volti ai vecchi perso-
bambini di Chiara Frugoni. La prima per la redenzione dall'avidità e dall'e- naggi, l'unico a restare identico è pro-
parte si svolge in una tenuta agricola, goismo. Compreso il meccanismo, non prio Lazzaro che in un contesto ancora
ferma all'epoca della mezzadria, che la è impossibile cogliere la sommessa ar- più degradato e incattivito continuerà, a
proprietaria, marchesa De Luna (Nico- monia di una storia di trattenuta com- dispetto dell'ulteriore rarefazione di fat-
letta Braschi) detta 'vipera velenosa' ha mozione, ricca di temi e di sfumature. ti, ritmo e suspense a cercare di dimo-
trasformato in un carcere a vita per i Certe trovate visive sono splendide, strare come la bontà, il bene, l'innocen-
suoi 54 contadini che, isolati dal mon- belle le musiche e la fotografia. Alice za senza alcun fine o promessa di ri-
do, vi lavorano senza nulla pretendere, dichiara di aver appreso la lezione da compensa dovrebbero avere - e invece
paghi di consumare coi compagni una Olmi e dai Fratelli Taviani, ma tanti puntualmente non ce l'hanno - un posto
pagnotta e un buon bicchiere di vino. sono gli echi - De Sica, Pasolini, Sergio fisso nella storia dell'umanità. L'asse
Uno di loro è Lazzaro (un magnifico Citti - che confluiscono nel suo stile creativo dell'autrice poggia su uno stile
Adriano Tardioli), concentrato instan- irripetibile. volutamente svariante, destrutturato,
cabile di bontà, sempre pronto ad aiuta- Il Giornale di Sicilia - 05/06/18 erratico e una fotografia scurita e un po'
re e a lavorare più degli altri, con un Eliana Lo Castro Napoli sgranata che comunicano un certa logi-
angelico sorriso stampato sulle labbra. ca e una certa suggestione, ma hanno
Finché un giorno il marchesino Tancre- Ottemperato il compito di segnalarlo a poi il torto di fare apparire il film non
di (Luca Chikovani), viziato e strava- uno spettatore consapevole, soprattutto tanto scombinato - il che potrebbe an-
gante, non chiede la sua complicità in se adepto delle ideologie della decresci- che impreziosirlo - quanto sfocato e ir-
un piano che dovrebbe costringere la ta, "Lazzaro felice" non può usufruire risolto. Non si vuole negare credito alle
madre a sborsare una bella somma, mil- di bonus artistici solo perché mena un lodi che hanno spinto "Lazzaro felice"
lantando un'amicizia che - lui dice - po- fendente alla società dei consumi e ai sul podio della migliore sceneggiatura a
trebbe essere una quasi fratellanza. suoi virus repressivi. Sul filo di un tono Cannes, ma il fatto è che la 'biodiversità
Lazzaro infatti vive con la nonna e non magico e stralunato e un ecologismo dello sguardo' e l'epicedio della civiltà
conosce i suoi genitori. Nostalgia di un basico modello 'ragazzo della via contadina tutta sana povertà, pagliericci
passato in cui la fattoria era una comu- Gluck', infatti, il film della Rohrwacher in comune e zampognari sull'uscio, ri-
nità e forse, malgrado tutto, si viveva si serve della finta ingenuità della para- schiano di diventare imbarazzanti alla
meglio? Sì e no, perché tra le righe del- bola per promuovere una ferrea campa- concreta resa dello schermo. Special-
le complesse sceneggiature che lei stes- gna di redenzione del mondo in forma mente se tutti i nobili discorsi si ridu-
sa scrive, la Rohrwacher passa sempre di "Truman Show" in cui tutti noi vi- cono, al the end, alla nostalgia per
un discorso sociale, una denuncia di vremmo senza renderci conto del suo un'arcadia in cui al posto della luce
ingiustizia e di sfruttamento degli umili, orrore. Lo stesso (ri)sentimento che sof- elettrica bastava quella della luna e, al
i contadini soprattutto, oggi anche gli fiò sul cinema dell'ultimo Olmi ("Cen- contrario dei lazzari, i lupi sapevano
immigrati - c'è una scena in tal senso tochiodi", "Il villaggio di cartone") qui distinguere i buoni dai cattivi.
significativa - disposti a tutto in cambio vibra in sintonia con la candida ottusità Il Mattino - 31/05/18
di una giornata di duro lavoro. Per col- del protagonista, apostolo involontario Valerio Caprara
pa dell'amico, Lazzaro finisce in un degli emarginati, i dannati, gli ultimi
burrone e di lui si perdono le tracce. che dall'aspro ma onesto lavoro spacca-

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