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Riassunti del libro Geografia economica di F. Bencardino e M.

Prezioso

Geografia: disciplina antica che descrive il mondo in cui l’uomo vive. Oggi è la
scienza dell’interpretazione dello spazio organizzato applicata alla
pianificazione del territorio.

La parola GEOGRAFIA deriva dal greco geo (terra) e graphia (scrittura).


VI secolo: inizio della geografia nella scuola ellenica. Si descrivono le
informazioni ottenute sul mondo, si sistemano le informazioni sconosciute.
PRIMO PLANISFERO.

Si utilizzano fino al ’800 sempre più metodi scientifici e la materia si divide in


due filoni

SCIENTIFICO-MATEMATICO e NATURALISTICO-DESCRITTIVO

Erodoto di Alicarnasso (Vsec. d.C) e Strabone (I sec. d.C)→ uomo protagonista


della geografia e del mondo in cui vive.
Si studiano le interazioni uomo-ambiente. I viaggi erano il primo strumento
per analizzare il mondo.

XIX-XX secolo: la materia diventa sempre più scientifica e meno descrittiva. Si


fraziona in più scienze esatte.

RIVOLUZIONE DEL XIX SECOLO

• Positivismo e darwinismo: teoria della rivoluzione della specie e rapporto


uomo-ambiente.
• Sviluppo del metodo sperimentale.
• Nuovi metodi di analisi delle leggi fisiche, dello spazio, della raccolta e
analisi dei dati.
• Geografia commerciale: studio dei flussi, degli elementi costitutivi del
mercato e dei rapporti tra le varie politiche. Diventa applicata.
• Nella filosofia: Montesquieu, Platone e Aristotele iniziano a pensare che
sia l’ambiente ed influenzare l’uomo.
Montesquieu = il clima determina la schiavitù.

La geografia passa dall’essere sopratutto descrittiva, al diventare


deterministica, grazie a
Carl Ritter: elabora la teoria secondo cui la geografia si lega sia alla natura
che alla storia. Per quanto riguarda la natura, essa ha un rapporto bilaterale
con l’uomo. Infatti l’uomo non può fare a meno della natura, ma allo stesso
tempo apporta ad essa delle modifiche. Ritter analizza anche la geograficità
della terra a seconda delle coltivazioni e della natura in generale. Inoltre, la
geografia è il quadro dentro cui la storia si sviluppa.

Friedrich Ratzel: incentra le sue due opere sul darwinismo, come avviene
con tanti altri studiosi. Si discosta un pochino dal pensiero di Ritter e analizza
il clima culturale.

XX secolo: geografi di matrice storica → Vidal De La Blanche con una impronta


possibilista della relazione uomo-ambiente. GEOGRAFIA COME SCIENZA DEI
LUOGHI, possibilismo + ambientalismo.
John Bruhnes introduce i concetti di GENERE DI VITA e di PAESAGGIO.
Oltre all’ambiente naturale si studia anche l’elemento umano ma sempre con
una impronta fisica. Si studiano i casi particolari per fare confronti ed
esprimere ipotesi.

Anche nelle altre parti del mondo come USA, RUSSIA e FRANCIA si studia
l’uomo in relazione alla natura.

Impronta di Karl Marx→ interpretazione in chiave deterministica.

Anni 30: Sauer→ mette in primo piano lo spazio organizzato piuttosto che la
natura. Quindi è l’uomo che sta al centro.
Differenziazioni spaziali→ differenziazioni culturali

In Germania e Stati Uniti si afferma il neopositivismo. Il ruolo del territorio


nelle relazioni economiche svanisce. Come viene meno anche le specificità
territoriali.

Anni 70→ con la globalizzazione, ritornano le specificità territoriali, insieme


alla differenza tra globale e locale.

Si parla di territorio, come espressione della comunità che ci vive.


Si vuole lasciare il passo ad una nuova geografia, che non riguardi
propriamente l’economia, ma i problemi dell’uomo. MARX

NUOVA GEOGRAFIA ECONOMICA: nuova disciplina che nasce dall’interesse di


altre scienze per le caratteristiche della geografia. L’economia comincia ad
interessarsi alla geografia regionale e al cambiamento in termini economici del
territorio.

NEOISTITUZIONALISMO: la cultura e le tradizioni sono importanti per i


cambiamenti economico-sociali. Importanza del capitale sociale.

HUMAN CAPITAL: capitale sociale. Per disciplina contrarie al


neoistituzionalismo, il capitale sociale è di ostacolo ai processi innovativi. Oggi
è in atto un dibattito: alcuni sono favorevoli alle nuove professioni, all’alta
tecnologia, arte e ricerca nuove. Altri sono contrari.

PRIMO DOPOGUERRA: unione tra geografia umana ed economica. Con l’arrivo


della seconda guerra mondiale l’uomo ha iniziato a concentrarsi sugli aspetti
pratici della territorialità, con la geografia come supporto per la localizzazione
delle risorse (Sauškin).

Anni 20-30 del 900: Baranskij→ tentativo di superamento del divario tra
geografia economica e ambientale.

Christaller→ si supera il carattere descrittivo della geografia con approcci


matematici e di metodo scientifico.

Situazione in Italia: autori→ Umberto Toschi, Eliseo Bonetti e Giuseppe


Dematteis (anni 60). In Italia la geografia si era sempre limitata all’approccio
antropogeografico, si inizia in questo periodo a pensare alla geografia
economica. Gli ultimi due autori citati hanno appoggiato la teoria di
Christaller.

Anni 60-70: periodo felice :) la geografia subisce l’influenza


dell’industrializzazione e della localizzazione delle attività economiche.
Aspetti pratici: creazione della professione del geografo→ GEOGRAFIA ATTIVA,
concetto di Ernesto Massi.
Ulteriori discipline: geografia dei porti e dei trasporti.
Anni 80: GEOECONOMIA→ insieme delle scelte strategiche che servono a
creare una competitività territoriale. L’obiettivo è quello di creare competizione
economica, attraverso strategie idonee a rafforzare la struttura del sistema
paese. Con la globalizzazione le economie tradizionali vengono meno, i capitali
mobili coinvolgono politiche estere, commercio internazionale e politica
industriale.

Geografia: analizza il territorio e i paesi per creare strategie che vanno verso
l’esterno e lo Stato deve migliorare i propri servizi e specificità.

Nuovi centri di ricerca, di analisi ed elaborazione di strategie.

Anni 90: studio dell’approccio tra geografia e tecnologia.


CRITICHE
Salow→ critica la teoria geografico-tecnologica, dicendo che abbia a che fare
con le strategie militari.
Krugman→ nega l’importanza della competitività territoriale.
Altri studiosi sottolineano l’importanza dell’ambiente in un’ottica globale.
Mettono in primo piano l’innovazione.

LA GEOGRAFIA ECONOMICA OGGI

• Fa la differenza territoriale nelle scelte.


• Ha come mission la conoscenza del territorio.
• Il territorio viene analizzato con gli strumenti a disposizione.
• Tiene conto dell’aspetto antropico e naturale e della sua evoluzione.
• Vuole governare lo spazio, come evoluzione di politica, società ed
economia.
• Il ruolo del geografo economico: individua la città come luogo di
produzione/distribuzione di beni/servizi, per capire il suo livello di
attrattività economica. A cosa nello specifico?
1. Alla produzione di servizi profittevoli (beni capitali, immobilibeni di
consumo, semilavorati, servizi alla produzione).
2. Ai servizi primari ( casa, trasporti, amministrazione pubblica, sanità,
tempo libero.
La zone urbana in questione deve concentrarsi sulla soddisfazione della
domanda attraverso l’offerta, deve avere una certa competitività per
creare e mantenere un mercato.

La geografia economica si concentra sullo studio dei processi di produzione e


si occupa anche di aspetti culturali che favoriscono la coesione e
l’integrazione.
DIMENSIONE SIA ECONOMICA CHE SOCIALE.

Dalla seconda metà del 900 si parla nel mondo di centro/periferia. Cambiano
dagli anni 80 al 1990 le percezioni dei centri e delle periferie. Questo con
l’introduzione dell’UE, con lo spostamento dell’egemonia da URSS al Giappone.

COREMA: forma fondamentale che distingue l’organizzazione di un territorio,


i cui caratteri sono → il movimento, le reti, i nodi, le gerarchie, le superfici.

Alcuni elementi del corema sono anche il territorio e il paesaggio, inoltre, le


città sono catalogate in base alle funzioni che sono capaci di svolgere: ai
RANGHI. Nell’ Unione Europea sono state distinte le città in FUA: aree urbane
funzionali, aree urbane e rurali, aree urbano-rurali o aree periurbane, città
della crescita dinamica e MEGA: crescita metropolitana europee.

Queste tipologie di città si distinguono anche per il livello di accessibilità o


connettività, che determina l’integrazione e la comunicazione con gli altri
centri.

Nell’ue sono state riconosciuti degli stati che formerebbero il PENTAGONO


europeo, sono→ Londra, Amburgo, Moncao, Milano, Parigi. Il pentagono viene
considerato il centro dell’Europa. Attualmente sul territorio europeo sono
presenti 149 aree metropolitane e 76 MEGA.

I territorio europei sono stati a loro volta suddivisi in

• global nodes: alto livello di connettività


• european engines: città grandi e molto competitive, ricche di capitale
umani e con buona accessibilità
• strong MEGAS: città relativamente grandi, competitive e spesso ricche di
capitale umano.
• Potential MEGAS: città piccole, periferiche, bassa competitività e poco
capitale umano
• weak MEGAS: città piccole, poco competitive, molto periferiche, e con
capitale umano quasi nullo.

CRESCITA ≠ SVILUPPO (a livello teorico)

Crescita= espansione in termini dimensionali


Sviluppo= accrescimento progressivo

Esistono 2 teorie che analizzano la crescita e lo sviluppo delle società.

1. Crescita e sviluppo sono la stessa cosa perché una società se cresce di


dimensioni, sviluppa anche la sua economia. Si considerano solo misure
di tipo quantitativo, economico, mentre il comportamento umano e
sociale viene considerato esterno rispetto alla crescita.
2. Crescita e sviluppo sono due concetti diversi. Vengono prese in
considerazione misure qualitative. L’ambiente è interno al sistema
economico, per cui ne deriva l’importanza della componente umana.
È UNA TEORIA COSIDDETTA DAL BASSO.

Quest’ultima teoria è quella utilizzata negli ultimi anni a livello globale. La


Terra si automantiene, si autoregola. Il territorio, l’ambiente, l’economia e la
società fanno parte di un sistema che si evolve e interagisce esternamente.
Dagli anno 80 si aggiunge a questo pensiero il tema della sostenibilità, con il
Protocollo di Kyoto del 1997, l’Agenda 21 del 1992 e il Consiglio di Goteborg del
2001. ultimamente si tende a fondere le due teorie.

STUDIO DELLA QUALITÀ’ DELLA VITA= incontro tra bisogni e valori


individuali e sociali, tra aspetti materiali e immateriali del benessere, tra
accumulazione e benessere.

Oggi la componente rurale della società è ancora molto presente. Ci sono due
approcci alla qualità della vita

1. approccio teorico-metodologico, che economizza anche gli aspetti no


market.
2. Teoria dei bisogni (basic needs) che contrappone il valore di scambio con
il valore d’uso delle risorse. Si diverge nell’ecologismo e nell’aconomia
ambientale.

TIPI DI REGIONE

• Formale→ basata sull’omogeneità, cioè la presenza/assenza di elementi


di tipo fisico all’interno della regione naturale.
• Funzionale→ basato su criteri di coesione e sui legami che hanno i centri
tra loro.
• Reale→ basato su ricorrenti caratteri sociali: lingua, cultura etc.
• Artificiale (o scientifico)→ derivate da considerazioni statistiche o mappe
mentali.

REGIONALIZZAZIONE: processo di individualizzazione e divisione di un


territorio in regioni.

Le regioni intese come territorio, possono mutare nel tempo in base a


cambiamento geografico-economico, nel caso di regioni di confine. Le regioni
si devono identificare sia con sé stesse che con gli Stati.

CONFINE: va a pari passo con la regione, perché essa è fatta di confini.


Cambiano le tipologie di regione e quindi anche di confine. Le regioni possono
superare i propri confini.
Questi due concetti sono fondamentali per studiare la cooperazione e
l’integrazione tra territori.

Modelli di regionalizzazione europea→ la Banana Blu, che raggruppava


dall'Inghilterra al nord Italia le regioni con la stessa struttura economica e
struttura industriale.
→ L’”edificio con sette appartamenti”, raggruppamento degli stati a est (Europa
centrale e orientale) secondo criteri sociopolitici e geografico-economici.
→ il “grappolo d0uva acerbo europeo”, cioè un ideogramma che rappresentava
i nodi europei dell’economia. Ogni acino era un centro urbano.
→ Ripartizione degli Stati Membri in 7 aree di studio. Sono REGIONI ALPINE,
ARCO ATLANTICO, ARCO SETTENTRIONALE, CAPITALI CENTRALI, AREA
DIAGONALE CONTINENTALE, MEDITERRANEO, NUOVI STATI TEDESCHI.
Questo schema serviva per sviluppare delle super-regioni, accomunate da
relazioni reciproche.
→ lo Schema di sviluppo spaziale europeo, che oggi è ancora fondamentale
perché esso racchiude tutti i principi cardine dell’unione europea: la coesione
tra stati/regioni, l’aiuto delle comunità più sensibili, lo sviluppo centro-
periferia e l’equilibrio nella costruzione e nell’utilizzo del suolo, con un
sostanziale equilibrio tra città e campagna. Inoltre, questo schema ha dei
risvolti culturali nella competitività e la cooperazione tra città e armature
urbane.
Concetto di rete: oltre alle regioni, anche le città costituiscono una rete di
relazioni più piccola della precedente citata, che si basa su scambi e relazioni
fondamentali per lo sviluppo del territorio europeo. L’attenzione dell’Eu verso i
centri urbani si manifesta con la presenza di regioni che escono dai propri
confini e con esempi di alienazione e segregazione.
Anche qui è fondamentale il concetto di centro-periferia.
Esistono diversi tipi di rete: complementare, sinergiche, innovative. La
geografia geopolitica si trova a studiare tutti questi tipi di rete nei centri urbani.
Nell’organizzazione spaziale basata su questi aspetti i confini diventano
funzionali, le città possono anche avere relazioni tra centri distanti tra loro.

Mayntz nel 1993: le reti sono formate da più di due elementi, con parti
connesse ma non strettamente legate tra loro. Tutti gli elementi mantengono
una certa autonomia, se si legano gli elementi in maniera meccanica la rete
non sta in piedi. Le reti possono anche essere costruite du legami gerarchici.

Questione ecologica e green→ con la globalizzazione, nel nuovo millennio,


ogni paese si sta attivando per le politiche ecologiche e ambientali. Ognuno
con diversa misura. Per esempio, gli Stati dell’Est del mondo sembrano essere
impegnati in tal fronte in maniera debole, visti i recenti incidenti ambientali e
le loro politiche di gestione delle centrali inquinanti. L’Europa si impegna
maggiormente e in maniera concreta. Tutte le politiche ecologiche comunque
non si separano dall’aspetto economico.

Ci sono diversi tipi di pratica/tecnica di controllo ambientale

Consultazione ( UK, Paesi Bassi, Svezia)


Negoziazione ( Germania, Austria, Belgio)
Centralismo decisionale
Regolamentazione e ri-regolazione.

Ci sono anche diversi tipi di intervento

Comando e controllo
Standardizzazione del problema
Normativa prescrittiva
Prevenzione

la dimensione di applicazione è quella che riguarda i centri urbani, che si


misurano con una scala di grandezza che va da sovranazionale a comunale.
I centri urbani si analizzano per DEFINIZIONE del centro urbano, dandogli una
identità. Per sistemi di SCAMBIO tra centri urbani e per ELEMENTI
AMBIENTALI.

IL SISTEMA URBANO→ concetto di megalopoli, come un’area composta da più


città con densità di popolazione varie. Viene utilizzato come area/confine per
analizzare lo sviluppo urbano. Il mondo è diviso in più megalopoli. Le
megalopoli devono avere dei centri urbani più importanti, che fanno da “capo”
all’area intera e quando la centralità viene meno le megalopoli si differenziano
maggiormente e le regioni sviluppano una differenziazione dal punto di vista
industriale e lavorativo (Gottmann).

Partendo dagli USA abbiamo un concetto di megalopoli che riguarda aree


molto vaste, sulla base dei rapporti tra i centri urbani.

Megalopoli europee: con meno densità di abitanti ma con più estensione


territoriale. Vengono riconosciute 2 megalopoli (nelle zone dei paesi bassi e di
Londra).

Megalopoli mediterranea: struttura detta a nastro, molto vasta.

Nei periodi successivi il concetto di megalopoli viene criticato, ripreso negli


anni ‘80 con Gotmann e poi negli anni 2000, quando viene stabilito che le
megalopoli in Europa non avrebbero avuto una crescita esponenziale ma che si
sarebbero fermate: COSI’ è STATO.

Storicamente, si divida lo sviluppo delle megalopoli ATTUALMENTE in


postindustriali (Nord italia, sud-ovest uk, sud della germania, sud della Franzia)
e di prima industrializzazione (Sud italia, Spagna, Portogallo, Grecia e paesi
dell’allargamento avvenuto nel 2004).

in passato c’è stata una suddivisione simile a quella sopra (Van der Berg).

RETE→ “reti di città” spesso sono città distanti ma collegate da collaborazioni


per scopi comuni.
Gli scopi comuni possono essere indirizzati verso interconnessioni che
dipendono da: iniziative europee, di origine dal sistema locale (nodo) o dallo
sviluppo locale, come attori locali.
Si sviluppa contemporaneamente anche la competizione.
Dopo la fase di sviluppo economico dei paesi si ha un periodo di stabilità, dove
iniziano a contare gli aspetti della flessibilità, coesione e cooperazione. Inoltre,
la saturazione del mercato e la frammentazione del mercato allo stesso tempo
portano tutt’oggi allo sviluppo virtuoso.

IL DIAMANTE DI PORTER

Schema che riporta i principali fattori importanti per lo sviluppo del


TERRITORIO.
Oltre alla domanda locale, alla localizzazione strategica, all’integrazione con
cluster regionali e alle risorse umane si aggiungono:

1. l’innovazione tecnologica
2. l’integrazione globale-locale
3. la qualità (di ogni aspetto del mercato)
4. l’utilizzo efficiente delle risorse e dei fondi

CLUSTER: conglomerato di imprese che cooperano, con tutti gli elementi del
caso come fornitori ecc. tra le imprese c’è anche competizione.

LA GLOBALIZZAZIONE

Il fenomeno della globalizzazione è sicuramente post industriale, ha portato ad


uno sviluppo di reti sempre più grandi e con varie dimensioni: da mondiali a
internazionali, nazionali e locali.
La globalizzazione ha introdotto nel mercato fino ad allora formato da prodotti
tangibili, materiale intangibile derivato dalle nuove tecnologie che hanno
spostato la ricchezza dai soldi ai prodotti di massa immateriali. I mass media, la
moneta virtuale eccetera hanno portato ad una forte immaterialità.
Il mondo è diviso tra: PAESI CON MATURITÀ’ E SVILUPPO AVANZATI (Europa,
USA, Giappone), PAESI EMERGENTI in cui i paesi maturi hanno decentrato le
proprie attività produttive → sud-est asiatico, America latina e i paesi
dell’Europa centrale e orientale.
NIC: New Industrialized Countries.
PAESI IN VIA DI SVILUPPO-→ paesi sudamericani, africani, ricchi di materie
prime e quelli del Quarto Mondo, molto poveri, analfabeti che esportano la
forza lavoro.
L’immigrazione negli ultimi anni è diventata sempre più mirata al
miglioramento della propria situazione di vita, mentre prima il congiungimento
familiare era tra le cause più diffuse dell’immigrazione.
La globalizzazione ha portato ad un forte decentramento, perché la
manodopera nel settore agricolo viene dall’estero e la forza produttiva si è
spostata verso altri paesi con molti vantaggi a livello locale.
Tre fenomeni tipici della glob. Sono smaterializzazione, decontestualizzazione
e destrutturazione. Nella glob. Il mercato è diventato standardizzato,
cambiando tutti gli aspetti della produttività. Le multinazionali hanno portato
tutti i tipi di azienda ad un mercato molto più ampio, anche se il territorio si
caratterizza anche a livello locale, creando un forte legame tra locale-globale e
viceversa.

FEDERALISMO: forma di governo già in vigore in alcuni stati come in Australia,


Germania, USA. Si tratta di una distribuzione decentrata del potere verso le
regioni più piccole che compongono una stato, con il principio di sussidiarietà
come principio principale.
La sussidiarietà è l’attribuzione del potere decisionale alla forma di governo
più vicino al cittadino.
Il federalismo non è da confondersi con il potere nelle uniche mani del centro,
né come potere nelle uniche mani delle regioni.
Il libro propone questa forma di governo per sviluppare la coesione e la
cooperazione tra gli stati a livello economico, per questo la geografia lo
predilige come forma di governo migliore.
Per attuare un progetto a livello federale ci vuole una riforma costituzionale in
cui si possa distribuire le competenze ai vari livelli di governo. Inoltre, ci vuole
una decisa valorizzazione delle unità regionali.

In Italia le regioni autonome già si presterebbero ad una forma di governo


federale, dando la maggior parte delle responsabilità ad ogni singola unità. La
geografia si rivolge al federalismo anche parlando di culture ed unicità locali,
che questa forma di governo ha il dovere di valorizzare. Sarebbe fondamentale
in questo senso la cooperazione Stato-regione.

La globalizzazione ha portato dei lati negativi sulla produzione: la tecnologia


sempre più fondamentale e la produzione su livelli di territorio molto vasti
portano i mercati a spingersi sempre più verso il localismo e le territorialità.
Importantissimi sono oggi valori come la fiducia, la legalità e il senso civico.
La tecnologia ha creato una profonda crisi a livello di mercato.
A livello sociale la glob. Ha si aumentato la ricchezza, ma ha anche contribuito
a incrementare la povertà, gli aiuti per i paesi poveri sono scarsi, l’aumento del
degrado, vengono meno i principi delle piccole realtà.

PROGRAMMAZIONE NEGOZIATA: metodo che sviluppa la tipologia di rete inter


e intra istituzioni (pubbliche, locali, globali → partenariati orizzontali).

La programmazione negoziata crea una rete virtuosa di connessioni tra le


imprese anche di culture diverse. Prima di instaurare un rapporto di scambio
tra diversi “nodi”, bisogna procedere con un decentramento che consenta ad
ogni impresa di approcciarsi ad altri “nodi”.
È importantissima l’identità delle singole territorialità (milieux). Ogni
territorialità deve prendersi cura della proprie risorse, creando uno sviluppo
virtuoso all’interno del proprio “nodo”.
PROSSIMITÀ’ GEOGRAFICA: l’area territoriale dentro cui si sviluppano le
relazioni.
PROSSIMITA ORGANIZZATIVA: si sviluppa all’interno della pr. Geografica e si
riferisce alle similitudini e all’appartenenza.
La pross. Geogr. È la base su cui sviluppare quella organizz. A volte quella
geografica è solo un vincolo, che diventa importante però nel sistema agricolo,
dove il territorio è fondamentale.

I singoli territori possono applicare 3 tipi diversi di strategia per il proprio


sviluppo
• Paradigma tecnologico: si da spazio all’innovazione
• Paradigma organizzativo: si predilige la prossimità organizzativa
• Paradigma territoriale: si preferisce un approccio territoriale

MODELLO DI SPECIALIZZAZIONE FLESSIBILE di Saber e Piore→

TEORIA DEI NETWORK→ Le relazioni in genere permettono di capire e


studiare le reti che riguardano l’economia.

DISTRETTI INDUSTRIALI→ in Italia, sono le zone, le parti di territorio che si


sono specializzate su una unica serie di prodotti e di aziende che producono la
stessa cosa.
Localizzazione industriale: l’individuazione del giusto spazio, area, territorio
dove insediarsi industrialmente.
L’industria e il territorio hanno delle relazioni che coinvolgono molti aspetti,
come quello economico, naturale, tecnico, demografico eccetera. Sono questi
aspetti che fanno giungere alla localizzazione.

Globalizzazione e territorialità: esistono nel mercato due reti distinte, che sono
quelle dello sviluppo locale e dello sviluppo globale. Oggi queste due reti si
intrecciano, grazie ad un patrimonio di tipo umano e relazionale. Ogni
territorio punta ad abbattere il mercato standardizzato, valorizzando la propria
capacità di mercato cercando altrove il proprio valore aggiunto (senza perdere
la propria unicità). Le relazioni umane sono fondamentali.
L’UE ha agevolato questo concetto nei propri stati-membri tramite dei fondi che
mirano ad una territorialità globalizzata incentrata sulle risorse di tipo
relazionale (il contrario dei prodotti materiali).

Come deve essere il concetto comunitario di sviluppo? Deve rispondere a una


logica di
• Territoriale→ l’estensione territoriale spesso è ridotta
• Endogena→ per lo sviluppo locale si utilizzano risorse provenienti
dall’esterno
• Integrata→ è importante l’intreccio tra risorse di settori diversi
• Ascendente→ l’approccio locale va dal basso verso l’alto (bottom-up).
• Partenariale→ si riuniscono personale specializzato diverso
limitatamente al proprio territorio.
• Sostenibile→ i posti di lavoro, le risorse e le attività mirano ad durare per
sempre.

TERRITORIO RURALE: le principali banche dati come l’ISTAT hanno


riconosciuto molteplici liveli di ruralità nei centri. Le diverse fonti hanno
distinto in ordine decrescente, con una scaletta quali sono le zone più rurali e
quelle più urbane, seguendo non solo criteri tipici del territorio come misurare
il verde, ma anche seguendo la rete culturale e di relazioni che ogni zona ha.

In passato, prima della riv. Industr. Le zone agricole e quelle urbane erano ben
separate e il lavoro agricolo veniva destinato ad un ambito familiare.
Dalla rivoluzione industriale in poi le zone agricole e quelle urbane hanno
cominciato sempre di più a fondersi, con l’arrivo di nuovi macchinari e
strumenti. Dopo l’evidente unione tra il rurale e l’urbano sono iniziate le
politiche di separazione tra le due cose, sopratutto quando ci si è accorti che
portava a delle conseguenze di vario genere→ economiche, ambientali,
sociali e legate alla qualità della vita.

Alcuni esempi di riforme: green belts inglesi, la legge Galasso in Italia (1985) o
la tassazione preferenziale in USA.
FRANGIA PERIURBANA: la zona di transazione tra urbano e rurale, passaggio
tra centro e periferia, tra urbano e rurale.

CONTRURBANIZZAZIONE: fenomeno che parte dagli anni 70, dopo che c’è
stata un’inversione di tendenza nell’approccio tra urbano e rurale, con un
peggioramento nella qualità della vita che ha portato ad una forte
immigrazione
Questo fenomeno ha portato ad una evoluzione nell’ambito del benessere,
dell’imprenditorialità, nel vivere all’interno della propria terra. Infatti i posti di
lavoro hanno cambiato tipologia, nell’agricoltura si è iniziato a parlare di
imprenditorialità e non più di mano d’opera. Il mestiere dell’agricoltore ha
subito un’evoluzione verso appunto il benessere, la cura di sé stessi e
l’hobbistica in ambito agricolo, le piccole-medie imprese. Poi la divulgazione
delle attività che offrono servizi. Importanti le innovazioni tecnologiche ed
informatiche.

Politiche per lo sviluppo rurale: prima del 1988 lo sviluppo rurale


comprendeva tutto quello che era agricolo.
Dopo il 1988 la Commissione europea redige Il futuro del mondo rurale, con la
diminuzione delle aree coltivabili e l’ammodernamento delle tecniche di
produzione agricola, si comincia a pensare alle zone rurali/agricole in chiave
multifunzionale, fino ad arrivare allo sviluppo di un turismo incentrato su
questo tipo di zone.
Negli anni ‘90 si assiste ad una serie di riforme: Agenda 2000, Il futuro del
mondo rurale, la Conferenza di Cork. In questo periodo torna a guadagnare
importanza il territorio come unità di intervento. Rimane fondamentale
l’agricoltura come tipo di produzione economica, il turismo e la tutela del
paesaggio. Il territorio è fondamentale anche per le sue caratteristiche culturali
e storiche.
Dalla fine dell’’800 agli anni 50 il modello di produzione industriale era quello
fordista-taylorista: il mercato era composto da imprese di grandi dimensioni e
molto importanti erano le tecnologie, che permettevano una produzione
massiccia. Il territorio era la principale fonte di sviluppo esogeno alla
produzione. Successivamente, ci fu lo sviluppo di un nuovo tipo di mercato più
piccolo, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie che sviluppano il ruolo del
consumatore e il rapporto tra domanda e offerta. Il sistema fordista inizia a
vacillare.
Da un mercato di massa si passa ad un mercato in cui il protagonista è il
consumatore, che decide l’oscillazione della domanda e della risposta. Si parla
di economica just-in-time secondo il modello giapponese, in cui in magazzino
si tengono pochissimi semilavorati/prodotti finiti e la produzione non è più di
massa ma incentrata sulle nuove tecnologie ICT.

ICT→ Innovation and Communication Technologies→ tecnologie che si sono


sviluppate pari passo con l’informatica e le telecomunicazioni. Hanno avuto
uno sviluppo molto veloce e importante in tutti gli aspetti, da quello economico
e quello territoriale.
Nel territorio: le ICT hanno sviluppato un nuovo tipo di azienda che è quella in
rete. Spesso la sede centrale si trova nei centri urbani e si mantiene in contatto
con le zone periferiche che sono quelle produttive.
Nell’organizzazione delle imprese: di nuovo il soggetto principale è il
consumatore; mercato customer-oriented. E-commerce come nuove frontiera
della distribuzione che avviene in rete. Il capitale sociale è uno strumento di
sviluppo propulsivo fondamentale. Le istituzioni devono essere i protagonisti
dello sviluppo degli ICT nel territorio su pià livelli (nazionale, regionale,
comunale).
Digital devide: la distanza che si crea tra diverse comunità e la loro
accessibilità agli ICT, mentre dovrebbe essere esattamente il contrario.

Problematiche: secondo i dati dell’UNDP gli ICT sono diffusi unicamente in


specifiche aree del mondo, creando un divario tra la popolazione e le zone
centrali/periferiche dei paesi, inoltre non tutti investono molto nelle
telecomunicazioni a livello nazionale.

Capitolo 7

L’innovazione tecnologica può essere vista in diversi modi dal punto di vista
economico. Infatti c’è chi la considera una semplice compravendita di
macchinari tecnologici, che non portano vantaggi a lungo termine e chi la
concepisce come uno scambio di know-how.
Diversi approcci all’innovazione tecnologica.

• Scuola neoclassica: si basa sullo scambio reciproco in equilibrio,


chiamato teoria delle decisioni razionali. Scuola di pensiero che associa
al sistema economico l’innovazione tecnologica.
• Scuola evoluzionista/istituzionalista: l’innovazione tecnologica è
endogena rispetto al sistema economico. Le interazioni tra gli aspetti
sono discontinui ma a lungo termine.
• Teoria di Schumpeter: ha analizzato le interazioni tra economia e
innovazione. La sua teoria si basa su 3 fasi diverse, affermando che
l’innovaz. Tecn. Sia un profitto extra nelle aziende.
Fasi: invenzione, innovazione e diffusione dell’innovazione. Si è
concentrato sulle aziende che detenevano il mercato, cambiando poi
approccio negli anni 30 e 40, in cui la fase dell’innovazione non genera
più il profitto ma viceversa.
• Scuola di pensiero successiva in cui si ritorna al pensiero precedente e si
nega la scuola neoclassica. Adesso anche il cliente gioca un ruolo
fondamentale, esprimendo i propri bisogni e modificando il rapporto
profitto-innovazione.
• Scuola di pensiero degli anni Settanta in cui dalla grande azienda che
detiene il mercato si passa all’analisi delle piccole realtà e del singolo
territorio, concentrandosi sugli aspetti organizzativi.
• Ci si concentra successivamente sulle disparità regionali, che spingono a
fare differenze anche in ambito tecnologico. Dopo averle individuate si
passa alla loro correzione con una serie di approcci e teorie che toccano
più campi/aspetti, si crea il divario centro/periferia, si sviluppano le
politiche di marketing e concorrenza territoriale.
• Mercato globalizzato: spinge ad un’analisi delle disparità in ambito
globale. Si comincia a voler creare dei rapporti sia tra singoli territori e
all’interno di essi, che con il mondo esterno.
• Nuove politiche regionali sul miglioramento, l’innovazione in più ambiti
delle aziende. L’innovazione si approccia al territorio e diventa
fondamentale.

L’ECONOMIA DELL’INFORMAZIONE: fondamentale è stato lo sviluppo di


Internet, che consente lo scambio rapido ed efficace di informazioni. All’inizio i
motori di ricerca non erano molto precisi e l’attenzione era verso i contenuti,
non verso la localizzazione dell’info, come succede ora. Le informazioni
venivano passate da un server all’altro preoccupandosi della compatibilità del
server del destinatario. Oggi si può aprire un sito web quasi gratis e permettere
lo scambio di informazioni rapido, veloce ed efficace.

Esistono due tipologie diverse di diffusione dell’innovazione: quella lineare, in


cui il processo è quello descritto da Scumpeter ed è fordista, e quello che non
segue le fasi della diffusione tecnologica (caso Benetton, che porta i suoi capi
di abbigliamento in altri stati, attraverso delle navi al cui interno avviene la
modifica dei capi da vendere in caso ce ne fosse bisogno), postfordista. Qui il
ruolo principale lo ha il consumatore, che esprime il proprio bisogno, facendo
innescare il processo produttivo ed innovativo. L’innovazione secondo il
modello epidemiologico si contagia da persona a persona, secondo 3 elementi:
sequenziali, tecniche o per conoscenza.
Altro modello: quello imitativo.

Diritti di proprietà intellettuale: metodo per risolvere il problema del ricevente


dell’innovazione che è quello che dipende da chi “dona” la tecnologia. Questo
perché se si fornisce una tecnologia c’è anche la necessità di spiegare come
viene utilizzata per sfruttarla al meglio. È un metodo di mantenimento dei
propri diritti da parte del ricevente.

L’industria sta diventando sempre più globalizzata, creando delle reti d’impresa
che connettono più imprese, anche distanti tra loro. L’aspetto ecologico e verde
sta interessando sempre di più le imprese, con domande che riguardano il
futuro del pianeta.Il fattore ambientale inizia a diventare fondamentale anche
nell’industria, con un’attenzione verso lo sviluppo ambientale. All’inizio sono
state approvati dei decreti sulla tutela dell’ambiente, che non hanno però
sortito effetto. Recentemente le imprese prima e le istituzioni poi hanno
iniziato a muovere i primi passi verso la preservazione dell’ambiente.

Fase di vita del prodotto: 1. introduzione, 2. sviluppo, 3. maturazione e 4.


declino (si rappresenta con una linea ad esse, che finisce con l'assestarsi).

Aspetti dell’interazione tra industria e ambiente

• Non sempre l’industria influenza l’ambiente circostante.


• Allo stesso tempo può capitare che lo sviluppo industriale stia
perfettamente in contatto con l’ambiente circostante interagendo.
• I due aspetti insieme possono creare un ciclo virtuoso di sviluppo
reciproco.
• Le risorse possono essere impiegate in modo sostenibile.

Questi aspetti generano dei vantaggi dal punto di vista economico e


ambientale.
World Commision on Environment and Development (una delle istituzioni che
hanno dettato questi principi).
RIVOLUZIONE TECNOLOGICA: i SIT e poi i GIS hanno portato ad una
rivoluzione in campo geografica, economico e sociale. Sono migliorati molti
aspetti che riguardano anche la qualità della vita, sono infatti strumenti che
coinvolgono tutti i cittadini, anche dal punto di vista economico e burocratico.
Prima per avviare e aggiornare una pratica a livello ambientale si aveva una
procedura che il più delle volte non andava a buon fine oppure non venivano
mai aggiornate per mancanza di interesse da parte delle istituzioni. I GIS
permettono di condividere i progetti per coinvolgere attivamente i cittadini
attraverso il web e capire qual è il loro gradimento al progetto. La rivoluzione
tecnologica ha cambiato il modo di vedere i progetti di tipo ambientale sia per
le istituzioni che per la popolazione. A livello pratico si consultano mappe che
vengono costantemente aggiornate, satelliti, avendo modo anche di intervenire
in tempo reale per le modifiche. Alcuni esempi riguardano delle piattaforme
delle istituzioni pubbliche di importanti città italiane come Napoli, Firenze e
Cagliari.

Parte già studiata in esame di geotechnology ecc: i GIS non hanno bisogno di
riduzione di scala perché pur essendo piccoli di misura conservano la loro
forma originale essendo all’interno del web.
Esistono due tipi di cartografia digitale→ raster, cioè realizzate con i pixel che
rappresentano le aree. Si applicano agli studi di geofisica, modellizzazione
ambientale ecc.
→ vettoriale, cioè con punti, linee, aree bi/tridimensionali computerizzate
(arrivate per prime), sono arrivate prima.
La base dei dati spaziali è composta da una parte geografica e una statistica o
testuale, che accompagna con dati qualitativi il punto/area raster/vettoriali
sulla mappa.
Questo concetto può essere implementato grazie all’aggiunta di informazioni
di tipo sia qualitativo che algoritmico per creare delle mappe digitali
personalizzate in cui si sovrappongo più livelli. Importantissimo è stato il
passaggio tra la bisimensionalità e la tridimensionalità.
Modello di sovrapposizione tra livelli a 2 dimensioni: modello stacked z-layer.
Modello di sovrapposizione tra livelli a 3 dimensioni: modello layer-
topography.

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