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Scritti

per il 90° compleanno


di Floriano Grimaldi

a cura di
Marco Campagnoli
Marco Moroni

Recanati
Spazio Cultura
2021
Rosa Marisa Borraccini
Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”*

Nella felice ricorrenza del genetliaco di padre Floriano Grimaldi, a cui tanto dob-
biamo per i suoi studi prolungati e approfonditi sulla Santa Casa di Loreto, ho il
piacere di offrirgli una piccola riflessione su un argomento a lui caro: la Translatio
miraculosa ecclesie Beate Marie Virginis de Loreto, racconto di fondazione ascritto a
Pietro di Giorgio Tolomei, il Teramano, nella parafrasi in ottava rima di Giuliano
Dati che – tra i pochi nella lunga teoria di edizioni anonime dell’operetta – ha
rivendicato il proprio ruolo di autore ed editore apponendo il nome nella sotto-
scrizione dell’unico esito a stampa ad oggi noto1 (Fig.1).
Nato a Firenze intorno al 1445 dalla famiglia Bencivenni di qualche rilievo nella
vita pubblica cittadina, sulla sua vicenda biografica restano notizie frammentarie
e contraddittorie prima del 1485, anno in cui è attestata la sua presenza a Roma.
Sacerdote secolare, ricoprì cariche ecclesiastiche e svolse un ruolo ragguardevole a
sostegno dell’operato della Chiesa con un ampio programma di divulgazione lette-
raria e con iniziative concrete di beneficenza e di assistenza agli infermi, promosse
all’interno della Compagnia del Gonfalone e dell’Oratorio del Divino Amore2.

1
* Per la descrizione, la collocazione, la riproduzione digitale e la bibliografia delle edizioni delle opere di
Giuliano Dati rinvio ai repertori online degli incunaboli e delle cinquecentine, in particolare a ISTC: Incuna-
bula Short Title Catalogue, <https://data.cerl.org/istc/_search>;
GW: Gesamtkatalog der Wiegendrucke, <https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/>;
Mei: Material Evidence in Incunabula, <https://data.cerl.org/mei/_search>;
EDIT16 CNCE: Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo,
<http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/imain.htm>;
OPAC SBN IT\ICCU\: Catalogo del Servizio bibliotecario nazionale,
<https://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp>, consultati l’ultima volta a gennaio 2021.
Inesplorato resta ancora il rapporto del testo di Dati con altre due più tarde e anonime edizioni che mi ripro-
metto di esaminare in futuro: l’Opera nova nella quale vi si narra tutto il viaggio che fece la Madonna di Loreto,
In Camerino, [s.n., prima del 1530] (EDIT16 CNCE 64561, esemplare unico conservato presso la Biblioteca
Apostolica Vaticana, Stamp. Cappon. V.686 int.53), e l’Opera noua nella quale vi si narra tutto il viaggio che
fece la Madonna di Loreto, Appresso Sebastiano Martellini, in Macerata, 1585 (EDIT16 CNCE 55386, esemplare
anch’esso unico presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, XV f2.19 48), entrambe segnalate da F. Grimaldi,
Il libro lauretano, secoli XV-XVIII, Diocesi di Macerata Tolentino Recanati Cingoli Treia, Macerata 1994,
rispettivamente p. 87, n. 40, fig. 24, e p. 108, n. 83, fig. 42. Avanzo qui l’ipotesi, da verificare sulla base di
più attenta analisi bibliologica, che l’edizione di Camerino possa attribuirsi a Giovanni Giacomo Benedetti su
committenza di Maffeo Taglietti, detto il Fortunato, e agli anni 1523-1524, nei quali il tipografo itinerante
bolognese e il cantimbanco girovago operarono in città, cfr. M. Bocchetta-R.M. Borraccini, Benedetti, Gio-
vanni Giacomo, in R.M. Borraccini et al., a cura di, Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia
tra Quattrocento e Seicento (d’ora in poi DETLI), coordinato da M.co Santoro, Fabrizio Serra editore, Pisa-Roma
2013, vol. I, pp. 88-91, e R. Marcattili, Taglietti, Maffeo, in DETLI, vol. III, pp. 980-982.
2
G. Curcio-P. Farenga, Dati, Giuliano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia

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Fig.1

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Penitenziere in S. Giovanni in Laterano durante il pontificato di Alessandro VI


Borgia, poi penitenziere in S. Pietro, nel 1518 ricevette dal papa Leone X Medici
la nomina a vescovo di San Leone in Calabria, carica solo onorifica che non
implicava la residenza. Rimase a Roma fino alla morte, la cui data – 29 dicem-
bre 1523 – si leggeva nella elogiativa lapide sepolcrale affissa nella parete della
navata destra della chiesa di S. Dorotea, di cui era stato a lungo rettore: «D.O.M.
Iuliano Datho Ep(isco)po S(anc)ti Leonis / ac Basilica(rum) Lateranen(sis) et /
Principis Apostolo(rum) de Urbe / Penitentiario ut Huius Ecclesiae / Rectori Cui
Bonitas Animi Atq(ue) / Integritas Omnibus Semper Carior / Fuit Qui obiit IV
Kal(endas) Januar(ii) / MDXXIV»3.
La nutrita produzione letteraria di Dati ha inizio nell’ultimo decennio del
XV secolo e si impernia su un genere letterario specifico della tradizione vol-
gare, quello del cantare in ottava rima coltivato nella piena consapevolezza
della funzionalità di esso al suo progetto di condivisione del sapere con gli ‘in-
docti’, adatto com’era alla diffusione orale attraverso le esibizioni dei canterini
e rivolto con intenti didattici ad ascoltatori non alfabetizzati. A quel pubblico
delle piazze descritto in modo esemplare da Armando Petrucci, «vasto anche
se incolto e a volte misero […], desideroso di letture e di immagini, composto
all’ingrosso di mercanti, di artigiani, di popolani, di donne, di frati e monache
di città, di borghi, di campagne [...]»4.
A esso in modo privilegiato Dati indirizzò i volgarizzamenti, le rielaborazioni
e le parafrasi in versi di testi preesistenti, senza ambizioni letterarie e con il solo
scopo prefisso della divulgazione popolare in linea con le intenzioni del suo mi-
nistero pastorale. Ne sono spie eloquenti le formule tipiche dell’oralità, in parti-
colare l’appello agli ascoltatori, che permangono negli smilzi testi dati alle stampe
nelle forme tipiche del libro “da bisaccia”, connotato dal formato medio/piccolo
in 4° o in 8°, senza pretese di pregio editoriale – eccezion fatta per le evocative
tavole xilografiche a tutta pagina nell’occhietto e/o nel colophon –, per conte-
nerne il costo nella distribuzione che avveniva in occasione delle performance dei
cantastorie cheap texts5. Basti l’esempio presente a chiusura dell’operetta in esame,

italiana, Roma 1987, vol. 33, pp. 31-34, <https://www.treccani.it/enciclopedia/giuliano-dati_%28Diziona-


rio-Biografico%29/>, e F. Lejosne, Dati, Giuliano, in Dizionario di eretici, dissidenti e inquisitori nel mondo
mediterraneo, 2014, <http://www.ereticopedia.org/giuliano-dati>.
3
Iscrizioni delle chiese e d’altri edificii di Roma dal secolo XI fino ai giorni nostri, raccolte e pubblicate da
V. Forcella, Ludovico Cecchini, Roma 1877, vol. IX, p. 362, n. 743.
4
A. Petrucci, Alle origini del libro moderno: libri da banco, libri da bisaccia, libretti da mano, in Id., a cura di,
Libri, scrittura e pubblico nel Rinascimento: guida storica e critica, Laterza, Roma-Bari 1979, pp. 137-156: 146.
5
Negli ultimi decenni il tema dell’interazione tra oralità e stampa è stato sempre più frequentato e ap-
profondito dagli storiografi ed è impossibile qui darne conto; limito la segnalazione a R. Salzberg, La lira,
la penna e la stampa: cantastorie ed editoria popolare nella Venezia del Cinquecento, trad. di L. Casanova Stua,
con la collaborazione di E. Nespoli, C.R.E.L.E.B. Università Cattolica, Milano 2011; Ead., The Word on the

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che riflette bene anche il topos ricorrente della dichiarazione di modestia ai fini
della captatio benevolentiae degli uditori:
S’alcuna cosa alla storia mancassi,
priego chi l’ode che a me lo punti
perché li spiriti miei humili e lassi
non anno a compimento ben veduti
dell’istrumenti e storie tutti e passi,
però Maria sie quella che c’aiuti
e priegi quel ch’e cieli tutti governa
che ci conduca al ben di vita eterna.6 (Fig.1)

Sulla scia della tradizione dei cantimbanchi importa anche evidenziare un altro
aspetto innovativo dell’attività del Dati, cioè la sua precoce visione delle potenzialità
del medium tipografico che lo convinse a farsi editore dei propri testi. Lo si evince
dalla presenza sistematica del suo stemma negli opuscoli – tre teste d’uomo, di pro-
filo e ordinate in banda, sovrastate da un lambello (Fig.2) – raffigurato nelle cornici
delle illustrazioni xilografiche che corredano le pubblicazioni, per lo più prive invece
del nome del tipografo e della data di stampa. La sua produzione letteraria ed edi-
toriale è di ricomposizione non agevole per la rarità dei testimoni pervenuti a causa
dell’uso intenso e immediato dei manufatti, non tutelati nel tempo dai possessori
e a lungo privi di interesse per i collezionisti. Gli inizi si collocano nei primi anni
Novanta del XV secolo e lo vedono privilegiare il filone della letteratura devozionale
e agiografica – nella quale si inserisce anche la Historia di sancta Maria de Loreto
– con le stampe verosimilmente prodotte a Roma da Andreas Freitag negli anni
1492-1494 della Historia e leggenda di s. Biagio, della Leggenda di s. Barbara, delle
Statione indulgentie & reliquie quadragesimale de l’alma cipta di Roma composte in
versi vulgari, alle quali è da aggiungere la Storia di Santo Iob propheta, nell’edizione
fiorentina del 1495 stampata da Lorenzo Morgiani e Johann Petri.
All’origine della prolifica attività letteraria del Dati sono però anche altri temi e
vicende di attualità collegati alla città eterna e ai compiti pastorali che vi svolgeva.
Ai tipografi romani di riferimento, singolarmente o associati tra loro, commis-

Street: Street Performers and evotional Texts in Italian Renaissance Cities, in «The Italianist», 34 (2014), n. 3,
pp. 336-348; R. Salzberg-M. Rospocher, Street Singers in Italian Renaissance. Urban Culture and Communi-
cation, in «Cultural and Social History», 9 (2012), n. 1, pp. 9-26; M. Rospocher, Dall’oralità alla stampa:
rivoluzione o transizione? I cantastorie nel sistema multimediale del Cinquecento, in P. Pombeni-H.G. Haupt, a
cura di, La transizione come problema storiografico. Le fasi critiche dello sviluppo della modernità (1494-1973), Il
Mulino, Bologna 2013, pp. 151-172; L. Carnelos, Street Voices. The Role of Blind Performers in Early Modern
Italy, in «Italian Studies», 71 (2016), n. 2, pp. 184-196.
6
Historia di sancta Maria de Loreto, c. [*4]v, strofa 62. La dichiarazione di modestia è esplicitata fin dall’i-
nizio, c. [*1]v, strofa 2: «O solo o sommo omnipotente Dio / […] /aiuto porgi al mio fragil disio / ch’io possi
racontare com’ho trovato / in versi con mia bassa fantasia / un sol miracol di tua madre pia».

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Fig.2

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sionò infatti la stampa di un nutrito numero di composizioni, quali il calendario


liturgico della Calculatione delle eclissi (Johannes Besicken-Sigismund Mayr, 1493);
la descrizione del grande Diluvio di Roma del 1495 (Besicken-Mayr, 1495-1496);
la Storia dei re di Francia (Besicken-Mayr, 1495-1496) e La Magna Lega (Besicken,
1495-1496), entrambe relative alla discesa in Italia di Carlo VIII; la Aedificatio
Romae (Besicken-Mayr, 1494) e il Trattato de Santo Ioanni Laterano (Andreas
Freitag, 1495), espressione dei suoi interessi storico-antiquari; la Passione di Cristo,
descrizione della processione che si svolgeva il venerdì santo nel Colosseo, composta
in collaborazione con Bernardo di Antonio e Mariano Particappa, anch’essi aderenti
alla Compagnia del Gonfalone (Freitag-Besicken, ca. 1496)7.
L’opera che ha suscitato più interesse e alla quale Dati deve soprattutto la noto-
rietà è la Lettera delle isole nuovamente trovate, rielaborazione in ottava rima della
lettera sulla scoperta dell’America scritta da Cristoforo Colombo il 4 marzo 1493
a Luis de Santángel e Gabriel Sánchez, funzionari del re Ferdinando d’Aragona.
Pubblicata a Roma da Euchario Silber il 15 giugno 1493, cioè a distanza di ap-
pena tre mesi, la sua Lettera, che oggi definiremmo un instant book, fu la prima e
principale fonte di informazione dell’evento epocale per il pubblico popolare ita-
liano. Dati ritornò poi sull’argomento – all’evidenza di forte richiamo – con due
ulteriori componimenti: il Primo cantare dell’India, conosciuto anche con il titolo
La magnificentia del prete Ianni (di attribuzione incerta, assegnata su base biblio-
logica a Johann Besicken e Sigismund Mayr o ad Andreas Freitag, 1494-1495), e
il Secondo cantare dell’India (Freitag oppure Besicken-Freitag, 1494-1495). Non
solo traduzione e parafrasi in versi ma riscrittura e rielaborazione del testo di
Colombo, anche in chiave politica secondo alcuni interpreti8, alla Lettera di Dati è
stato riconosciuto dagli studiosi moderni valore testuale e linguistico autonomo9.
Tra i primi esiti dell’attività letteraria del Dati si iscrive la Historia di sancta Maria
de Loreto, nota anche con il titolo Translatione della sacrata chamera di nostra Donna
di Nazaret in Italia apresso alla città di Richanati, che compare nel colophon seguito

7
L’operetta ebbe fortuna prolungata e fu ristampata almeno fino agli anni tardi del XVI secolo, come si evince
dalle testimonianze indirette delle edizioni camerti del 1580 e 1583 a opera degli “Eredi Gioiosi”, cioè la vedova
di Antonio, Francesca Amorosa Aspri e il figlio Francesco, con il titolo Rappresentazione della passione del nostro
Signore Gesù: cfr. R. M. Borraccini, All’ombra degli eredi: l’invisibilità femminile nelle professioni del libro. La
fattispecie marchigiana, in M.co Santoro, a cura di, La donna nel Rinascimento meridionale. Atti del convegno
internazionale, Roma, 11-13 novembre 2009, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, 2010, pp. 413-428: 421-422.
8
C. Colombo, La lettera della scoperta. Febbraio - Marzo 1493, a cura di L. Formisano, Liguori editore,
Napoli 1992, pp. 5-52.
9
G. Dati, La lettera dell’isole che ha trovato nuovamente il re di Spagna: poemetto in ottava rima, a cura di G.
Uzielli, presso Gaetano Romagnoli, Bologna 1873 (riedito nel 1968 dalla Commissione per i testi di lingua), e
F. Raffaelli, Illustrazione bibliografica della edizione princeps della lettera di Cristoforo Colombo a Gabriele Sanchez,
2. ed. riveduta ed aumentata; La lettera dell’Isola che ha trovato nuovamente il Re di Spagna. Poemetto in ottava
rima di Giuliano Dati, 2. ed. dopo gli incunaboli fatta in Italia, Stabilimento tip. Enrico Mucci, Fermo 1892.

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dalla rivendicazione autoriale: «composta in versi vulgari per misser G<i>uliano Dati.
D. F. penitentiere di Papa in Laterano»10 (Fig.1). Come padre Floriano ci ha insegnato
nei suoi ripetuti lavori, siamo di fronte al volgarizzamento e alla rielaborazione in
ottava rima della Translatio miraculosa ecclesie Beate Marie Virginis de Loreto, racconto
di fondazione attribuito a Pietro di Giorgio Tolomei detto il Teramano, redatto tra
il 1471 e il 1473 e trascritto in una tabella pergamenacea esposta in chiesa perché i
pellegrini potessero conoscere e diffondere la notizia della traslazione prodigiosa11.
La proliferazione delle stampe del testo della Translatio contribuì in modo de-
terminante a dare impulso e diffondere il culto mariano. Essa si giovò, infatti, del
nuovo potente medium e fu presto replicata, sia nella versione originale latina, sia
nel volgarizzamento operato nel 1482 da Bartolomeo di Vallombrosa, priore del
monastero di S. Verdiana di Firenze, che lo fece editare nel 1483 dalla tipografia di
S. Iacopo a Ripoli con il titolo Dichiaratione della chiesa di Sancta Maria delloreto
[sic]12. Al testo della tabella esposta nella chiesa si ispirò pure il carmelitano Giovanni
Battista Spagnoli detto il Mantovano, teologo e letterato all’epoca molto rinomato,
che lo trascrisse nella relazione della visita compiuta a Loreto nel settembre 1489
e condivise nel circuito delle corti dei Gonzaga di Mantova e dei Bentivoglio di
Bologna, delle quali era assiduo. Di essa si conoscono due versioni, l’una in latino,
Redemptoris mundi matris Ecclesiae Lauretanae historia, l’altra tradotta in volgare da
Giovanni Sabadino degli Arienti con il titolo Hystoria del sacrato templo de Laureto,
dedicata a Ginevra Sforza Bentivoglio: entrambe senza note tipografiche, sono at-
tribuite su base bibliologica ai fratelli Bazaliero e Caligola Bazalieri che esercitarono
l’arte tipografica tra la fine del XV secolo e la prima decade del XVI principalmente
a Bologna in un ambiente ricco di stimoli culturali, grazie al mecenatismo di
Giovanni II Bentivoglio e alla presenza dello Studium13.

10
F. Grimaldi, La Historia della chiesa di Santa Maria de Loreto, CARILO - Cassa di Risparmio di Loreto,
Loreto 1993, pp. 186-188; alle pp. 467-473 la trascrizione del testo e nell’antiporta la riproduzione della
xilografia con le tappe dell’itinerario della Santa Casa; Id., Il libro lauretano cit., pp. 44-46, 66-67, n. 4, fig. 2,
con descrizione della xilografia iniziale.
11
Il rinvio obbligato è alla ricca e autorevole produzione di Floriano Grimaldi del quale, oltre ai due titoli
già citati, si vedano Il racconto di fondazione del santuario di Loreto, in A. Bartolomei Romagnoli - F. Frezza, a
cura di, “Amicitiae Sensibus”. Studi in onore di don Mario Sensi, Foligno 2011 («Bollettino storico della città di
Foligno», XXXI-XXXIV/2007-2011), pp. 481-516; Il santuario della Santa Casa di Loreto, in «Marca/Marche.
Rivista di storia regionale», 1 (2013), pp. 45-58.
12
M. Conway, The Diario of the printing press of San Jacopo di Ripoli, 1476-1484. Commentary and tran-
scription, Olschki, Firenze 1999, p. 255.
13
R. Marcattili, Bazalieri, Bazaliero, in DETLI, vol. I, pp. 73-75. La fortuna editoriale della Redemptoris
mundi matris Ecclesiae Lauretanae historia a partire dal sec. XVI è passata in rassegna da E. Coccia, Le edizioni
delle opere del Mantovano, Institutum Carmelitanum, Roma 1960, p. 128 e passim, puntualmente citato
e integrato da F. Grimaldi, Il libro lauretano cit., p. 21 e passim. Per ulteriori verifiche cfr. D. Marrone, L’Apo-
logeticon di Battista Spagnoli, in «Atti e memorie. Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti»,
n. s., 68 (2000), pp. 19-155.

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Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

Allo stato attuale delle indagini non è possibile escludere che Dati conoscesse le
due operette e i loro volgarizzamenti, ma è più plausibile che per la sua Historia
si sia ispirato direttamente al testo della Tabella, letto in occasione del pellegri-
naggio, effettuato in data incerta, al luogo mariano. Dove ebbe anche modo di
vedere nelle mura della chiesa il dipinto con la rappresentazione dell’intero ciclo
agiografico della traslazione della camera della Vergine, da Nazaret a Loreto con
le soste intermedie e i molteplici ostacoli incontrati nel tragitto. Lo conferma l’il-
lustrazione xilografica da lui ideata ed esibita nella pagina del titolo a fini didattici
sull’esempio della Biblia pauperum, che rappresenta di fatto la prima narrazione
visiva ad oggi nota dell’itinerario seguito dalla Santa Casa14 (Fig.2). E lo confer-
mano pure i versi della strofa 60 in cui Dati chiama in causa la “scrittura” e il
“dipinto”, presenti nella chiesa, a sostegno della veridicità del suo racconto per
rassicurare gli eventuali ascoltatori scettici dei suoi versi:
Se fussi alchun amico della fede
che per suo devotion la cosa pura
saper volessi, sappi che si vede
in quella chiesa tutta la scrittura,
e chi altro pensassi o altro crede
dipinto lo vedrà là nelle mura
la storia per me detta in rime e versi,
g<i>ustificato poi potrà tenersi.15 (Fig.1)

Il cantare lauretano di Dati ci è pervenuto in una sola edizione, dopo varie


incertezze attribuita concordemente dai bibliografi ad Andreas Freitag e agli
anni 1492-149316, nonché – dato significativo della enorme perdita dei testi-
moni della letteratura devozionale – nell’unico esemplare conservato presso

14
Al ciclo agiografico con le sue soste, come narrato nel racconto di fondazione, si ispirò nel secolo succes-
sivo Giovanni Battista Cavalieri, che tra il 1567 e il 1570 disegnò e incise sette stampe xilografiche su commis-
sione del libraio lauretano Perino Guarlotti, cfr. M.C. Misiti, Cavalieri, Giovanni Battista, in M. Menato-E.
Sandal-G. Zappella, a cura di, Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il Cinquecento, vol. I: A-F, Editrice
Bibliografica, Milano 1997, pp. 278-279, e R.M. Borraccini, Guarlotti, Perino, in DETLI, vol. II, pp. 541-544.
15
Historia di sancta Maria de Loreto, c. [*4]v, strofa 60.
16
T. De Marinis, Appunti e ricerche bibliografiche, U. Hoepli, Milano 1940, p. 15, tavv. 11-12, lo ricondusse
per primo alla tipografia romana di Andreas Freitag e agli anni 1492-1493; con De Marinis concordano F.
Barberi, Il frontespizio nel libro italiano del Quattrocento e del Cinquecento, Il Polifilo, Milano 1969, p. 67, tav.
19; P. Casciano et al., a cura di, Indice delle edizioni romane a stampa (1467-1500), in C. Bianca et al., a cura di,
Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento: aspetti e problemi. Atti del Seminario, 1-2 giugno 1979,
Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, Città del Vaticano 1980, n. 1275; F. Grimaldi, Il libro
lauretano cit. Al contrario, A. Cioni, Bibliografia della poesia popolare dei secoli XIII-XVI, vol. I: La poesia religiosa.
I cantari agiografici e le rime di argomento sacro, Sansoni antiquariato, Firenze 1963, p. 75, mostra ancora incer-
tezza sull’attribuzione a Stephan Plannck o Eucario Silber; cfr. anche R.M. Borraccini, Il mito lauretano e la sua
diffusione editoriale: “La Oratione di Santa Maria di Loreto”, in «Studia Picena», LXXXII (2017), pp. 287-302.

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Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

la Fondazione Cini di Venezia. Il prezioso testimone proviene dalla libreria di


Tammaro De Marinis (Napoli 1878-Firenze 1969)17, che lo rivendica con l’ap-
posizione del suo nome nel recto della carta di guardia anteriore. Antiquario,
bibliografo, bibliofilo e collezionista, De Marinis negli anni Sessanta del secolo
scorso intrattenne fecondi rapporti con Vittorio Cini, per il quale fece da inter-
mediario nell’acquisto della biblioteca di Victor Massena, principe d’Essling, e
con la Fondazione per doni e scambi di libri antichi, tra i quali appunto l’unico
testimone sopravvissuto della Historia18.
Ne offro qui l’edizione con la segnalazione del link alla riproduzione digitale dell’o-
puscolo resa disponibile ad accesso aperto nell’ambito del Progetto Beic-Biblioteca
Europea di Informazione e Cultura <http://digitale.beic.it/primo_library/libweb/action/
dlDisplay.do?vid=BEIC&docId=39bei_digitool2967525>, da cui sono tratte le immagini.
Avverto che, nell’intento di restituire il testo nella maniera più fedele, compatibil-
mente con le esigenze di chiarezza e di intellegibilità, ho effettuato lo scioglimento
tacito dei segni abbreviativi più comuni e la distinzione la distinzione di u da v, ho
uniformato all’uso moderno la punteggiatura, gli accenti e le iniziali maiuscole dei
nomi propri di persona e di luogo. Per i nomina sacra ho conservato le parentesi tonde
nello scioglimento dell’abbreviazione “xpo” al fine di distinguerla dai casi in cui ricorre
la forma estesa “Christo”. Per rendere più chiaro il dettato del testo ho inserito tra pa-
rentesi uncinate la vocale <i> per il suono palatale di Giuliano, angiol, angioli, cagione,
ragione, giudei, figlio, figliol e simili, che manca in numerose occorrenze. Errori o sviste
di grafia presenti nell’esemplare sono stati segnalati in19.

17
Su di lui R. De Maio, Tammaro De Marinis, in Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro De
Marinis, Tipografia Valdonega, Verona 1964, vol. I, pp. IX-XXIX; A. Perosa, Ricordo di Tammaro De Marinis,
in «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 4 (1973-1975), pp. 369-391; F. Nardelli Petrucci, Tammaro
De Marinis, in M.C. Misiti, a cura di, Collezionismo, restauro e antiquariato librario, Sylvestre Bonnard, Milano
2002, pp. 77-107; G. Petrella, “Il De Marinis non perde mai una occasione per dimostrare simpatia alla Biblioteca
di Ferrara”. Tammaro De Marinis, Giuseppe Agnelli e l’Ariostea. Frammenti di un carteggio, in A. Petrucciani, V.
Sestini, F. Valacchi, a cura di, Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, Eum, Macerata 2020, pp.
297-319; Id., “Vedo profilarsi un contrasto con De Marinis”: Tammaro De Marinis, Anita Mondolfo e la liquidazione
della biblioteca Landau-Finaly in «Jlis.it. Italian Journal of Library, Archives and Information Science», 12 (2021),
n. 1, pp. 151-159; “Multa renascentur”: Tammaro De Marinis, studioso, bibliofilo, antiquario, collezionista. Convegno
della Fondazione Giorgio Cini, Venezia, 14-15 ottobre 2019 [in corso di pubblicazione].
18
Venezia, Biblioteca Fondazione Giorgio Cini, Foan Tes 948, descritto da D.E. Rhodes, Catalogo del fondo
librario antico della Fondazione Giorgio Cini, Olschki, Firenze 2011, D22; dall’Igi, Indice generale degli incu-
naboli delle biblioteche d’Italia, vol. VI: Aggiunte, correzioni, indici, compilato da E. Valenziani e P. Veneziani,
con la collaborazione di G. Sciascia Villani, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma
1981, p. 143, n. 3318/A, e dai repertori online Istc No.id00049400 <https://data.cerl.org/istc/id00049400?-
style=expanded>; Gw 0801420N <https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/docs/GW0801420N.
htm>; Mei 02124833 <https://data.cerl.org/mei/02124833>; Sbn It\Iccu\Veae\141862 <https://polovea.
sebina.it/SebinaOpac/resource/la-historia-di-sancta-maria-de-loreto/VEA0882642>.
19
Ho seguito i criteri suggeriti da P. Trovato, Come pubblicare i testi di pellegrinaggio. Edizioni storiche vs
edizioni letterarie o semplicemente buone edizioni?, in «Nuova rivista storica», 100 (2016), pp. 391-420.

159
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

La historia di sancta Maria de Loreto


C. [*1]r
Pagina del titolo con illustrazione xilografica delle tappe del percorso
della Santa Casa.

C. [*1]v In quella notricò el suo santo figlio


Iesù (Christo) beato e benedetto,
O immensa sacra e sancta Trinità
in sino a dodici anni el sacro giglio
o Patre o Figlio o Spiritui sancto
ch’alla madre e Ioseppe fu sugetto, /
o degnia inseparabile Unità
poi, alzando al suo patre el sacro ciglio
o unico del mondo sacro amanto
per trarre el mondo d’ogni suo difetto,
o creatore del mondo tutto quanto
morì, resuscitò, ascese al cielo
o causa de le cause alte e divine
e tolse del peccato antiquo el velo.
o principio o mezo o sacro fine.
Da poi la sacra e sancta ascensione,
O solo o sommo omnipotente Dio,
gl’apostoli sacrati e benedecti
el qual dalli cristiani se’ adorato
fe’ con consiglio e per conclusione,
e che nel mondo fusti al parer mio
vedendo della camera gli efecti,
preso, battuto e poi crucificato,
di sacrar quella e con divotione
aiuto porgi al mio fragil disio
un giorno tutti quanti insieme streti
ch’io possi racontare com’ho trovato
gl’apostoli e discipoli di Cristo
in versi con mia bassa fantasia
per far la cella e ‘l sacramento misto.
un sol miracol di tua madre pia.
Sacrata fu la sancta chamaretta
Nel cinque mila cento quatro e octanta
in honor di Maria e a sua gloria
anni, da poi la creatione del mondo,
dagl’apostol di (Christo) e dalla setta
seconda la scriptura sacra canta,
de discepoli ancor, come la storia
naque Maria che trase del profondo
vi narerrà, che l’oration perfecta
li sancti padri che con festa tanta
gl’apostoli facevan per memoria
aspectavano il suo figl<i>ol iocondo,
di Iesù (Christo) lì secretamente
el qual, nato da poi di questa madre,
per timor de giudei e l’altre gente.
trasse del Purgatorio le sante sq<u>adre.
Quello oratorio in quele parte stette
Questa vergine matre trovo che naque
sin che quella ciptà fu de cristiani,
presso a Ierusalem e là si stete,
da poi che presa fu da quelle sette
sì come al padre e ‘l figl<i>o santo piaque,
delli infideli over maumetani,
nella cità chiamata Nazarette
con l’angeliche mani benedette
di Galilea apresso alle sante aque,
portata fu in paesi lontani
seguendo de’ g<i>udei santi le sette
e fu in quella una figura vista
finché da Gabriel fu annuntiata
fatta da santo Luca evangelista.
nella camera sua dov’era nata.

160
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

Posato fu quel santo tabernaculo e, come piaque a quella madre pura


in una parte de la Sciavonia per darsi a soi fideli benigni e grati,21
e non fu questo l’ultimo miraculo fecesi porre in una selva scura
che dalla madre vergine Maria e lli sua doni a ciascedun parati
mostrato fu nel precioso oraculo e fa lle gratie a ciascun che ne chiede,
a chi segue (Christo) la sua via, moltiplicando el tempio in fama e fede.
chi saper meglio vuol dove è posato
fu presso a un castel Fiume chiamato. // La selva ove la chiesa fu posata
era in quel tempo d’una citadina
C. [*2]r di Ricanati e per nome chiamata
Loreta da c<i>ascuna sua vicina, /
La sopradecta camera chiamata era per sua virtù molto onorata
era la chiesa di Santa Maria, perch’era onesta, savia e peregrina
che dagl’apostol così fu sacrata e non sanza cag<i>one in suo terreno
in nelle parte donde la venia si mostrò per Maria el ciel sereno.
sì per quella figura tanto ornata
che santo Luca in essa facto avia, E dalla sopradetta donna prese
come quella di cielo viva e vera el nome che ‘n sin ogi ell’è chiamata
perché quando la fece innanzi gli era. e par che noto sia ‘n ogni paese
quanto al popol (christi)ano questa si’ grata
La gloriosa vergine Maria e delle gratie sue molte ne intese
insieme con la chiesa fu portata, che nella selva fu tanto honorata
come narrato sopra para che sia, Santa Maria de Loreto si dice,
e alcun tempo lì si fu posata, che fa chi invocha lei sempre felice.
miracoli in quel loco assai facia
a chi con fede quella avea chiamata Ma per la molta gente che andava
e per un tempo ognun la venerava a visitar22 dell’Oreta Maria,
debitamente come meritava20. de’ morti spesse volte si trovava
ch’eran asasinati per la via
Mancando poi la decta devotione e di molt’altri mali s’esercitava
per pocha carità e manco fede in quella selva tanto obscura e ria,
e visitata da poche persone, però piaque a Maria farsi levare
non venerata come si richiede, e alla terra alquanto appropinquare.
mutata fu nel cielo compositione
per far le gratie a chi chiama mercede Quel glorioso e santo tabernaculo,
e come piaque alla madre divina per levar di quello loco e casi felli
portata fu e passò la marina. e come facilmente fa miraculo,
per man degl’ang<i>ol gratiosi e belli
Tennela in man l’angelica natura Maria si fe’ portare el santo oraculo
in Italia apresso a Ricanati sopra un monte che di dua frategli

20
Nel testo merirava
21
Nel testo graii
22
Nel testo usitar

161
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

nono trovo el nome de germani, Veduta fu miraculosamente


se erano infideli over cristiani. in ella via comune e’ esser posata
da quel popol cristiano e dalle gente,
Stette più tempo sopra ‘l detto monte che l’ano ricevuta e honorata,
e onorata fu con gran letitia, come parla ciascun comunemente,
emanava di gratie un sacro fonte, non si sapia donde fusse levata,
portati v’era doni in gran dovitia, chiaro veder potien tutte le genti
ma l’arte del nimico che son pronte che posata era sanza fondamenti.
misse fra dua germani l’avaritia,
per tante robe che dalle persone In mediante intesa fu la cosa
eran donate venneno in questione. // da quel popul cristian di Ricanati
e senza resistentia alcuna o posa
C. [*2]v nella città si furon ragunati, /
questa materia è grata e non noiosa
Stettano un tempo in gran litigatione a tutti citadini e preti23 e frati
e dua frategli sopra nominati, e c<i>ascedun che ‘l sente la s’invia
disputando e per forza e per rag<i>one, a veder el miracol di Maria.
ma non diterminavano lor piati
perché nisun di loro avia rag<i>one, Adunovisi intorno molta gente,
ch’eran mondani e non eran sacrati donde venisse ciascun domandava,
ma ciascedun di lor faceva stima chi rispondessi non v’era niente
di far le parti e poi pigliare in prima. che l’un con l’altro stupefacto stava,
a pregar quella ogn’omo era fervente
Ma quella ch’è de’ cieli imperatrice e in un tracto l’infermi sanava
e che è essa pace e non paceficha, in modo tal che quel popol soprano
per levar via di lite le radice per ripararla ciascun pose mano.
e per mostrarsi in tutto esser magnifica,
sì come in quelle parti ogn’omo dice Et circundata fu di grosse mura
et etiam la scriptura lo spacifica, con otime e perfecti fondamenti
che la vergine madre gratiosa che non cascasi ciascuna paura,
levar si fece e porre ove ogi posa. però a ripararla non son lenti
che non è chiesa quella né figura
Apresso a Richanati in una strada di la lassar nel andare in perdimenti,
la qual comune a ciascun par che sia, perché ciascun volentier chiede gratia
ove veder la può ognun che vada a Maria che di farle mai non satia.
a visitar la sua figura pia
che di g<i>ustitia tien bilanc<i>a e spada, E ben che fusse tutta reparata
e par che fu la somma gelarchia e già riducta in gran veneratione
che lla portò e pose ov’ogi spande e lla sua fama molto divulgata
suo gratie, suo virtù e sue vivande. e visitata da molte persone
e continuamente presentata,
non si sapea però le mutatione

23
Nel testo preiti

162
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

di Nazaret in ella Schiavonia che anno andare in parte ove g<i>udei


o della selva al monte o nella via. ebon un tempo gran dominatione,
fin che per lor seguirno e casi rei
Ma piaque a questa somma imperatrice della vendetta grande e del perigl<i>o
di non tener tal cosa più secreta quando la madre mangia el propio figl<i>o.
e chiaro revelò, come si dice,
perché Maria è detta dell’Oreta, Messisi in punto e in tutto ordinati,
fece fra gl’altri un suo servo felice montaron a chavallo tutti quanti
quando la notte fu ‘n pace quieta e inver Ierusalem son aviati
a un ch’avea Maria in devotione per ritrovar del caso li sembianti /
la storia mostra fu in visione. // li sopradetti sedeci ordinati
e g<i>unson del paese a luoghi santi,
[C. *3]r dove di Cristo fu la passione
e dove morto poi resuscitone.
Dicesi esser stato uno eremito
homo di santa vita e degnia fede E visitoron tutta la G<i>udea
questo che, ‘l caso anteso e ben udito e quelle parti dove (Christo) stette
e chalculato come si richiede, e finalmente poi in Galilea
poi che dagl’ochi sua si fu partito trovoron la ciptà di Nazarette
el nocturno silentio e ‘l iorno riede, e domandorno a chiun che stava in ea
manifestò la santa visione dove abitava di Cristo le sette
di detta chiesa a tutte le persone. e dove fussi quella casa pia
dov’abitò G<i>useppo con Maria.
E casi uditi a ciascun furon grati
perché par molto più da venerare, Immediate fu loro insegnata
e fu consiglio facto in Richanati d’alcuna g<i>usta e buona creatura
che si debba tal cosa dichiarare, e chaminando quella ebbon trovata
e par che xvi huomini sien chiamati e conobon per certo esser le mura
che nelle parte dovessin andare dov’abitò la Vergine beata
dove ‘l sepulcro e lle cose perfecte e, tracta fuori ciascuna sua misura,
e poi nella ciptà di Nazaret. misurorno intorno a fondamenti
e lla grosseza con buoni sentimenti.
E furon di cavagli proveduti
e d’arme e di dinari e di scritture, E trovorono apunto esser el vero
par che sien tutti docti e ben astuti che quella chiesa fu di lì levata
e anno tutte prese le misure e portata col muro tutto intero
e calculato a ore e a minuti dov’al presente ell’è tant’onorata,
la lungeza e llargeza delle mure non parse di cerchare altro mestiero
e lla grosseza ancor de fondamenti po’ che la verità ebbon trovata,
e l’altre circumstantie e gl’accidenti. preso licentia di que’ santi siti,
di Richanati si tornerno a’ liti.
La sopradetta sancta visione
fu l’anno Mille.ccclxxxxvi. E chome a Richanati furon g<i>unti,
quando electe furon le persone detton di tutto chiara informatione

163
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

aprendo d’ogni cosa tutti e sunti, Parmi che nella selva nominata
come cerchato avien con devotione in quel tempo un romito v’abitassi,
di quella chiesa le misure e punti dico dove la chiesa era già stata,
e più anchora per dichiaratione e per dieci anni in circha e santi passi /
era scritto in un muro lì apresso ispeso aveva ogni dì una fiata
el caso aperto chiaro e molto spresso. // al mattutin venendo a luogi bassi
C. [*3]v in nella chiesa dove a Maria
era cantato in voce humile e pia.
Come in quel luogo fu la cameretta
de la madre di Cristo omnipotente, Frate Pagol per nome era chiamato
la qual sacrata fu e benedetta questo remito, che al matutino
dagl’apostoli santi e poi le gente tant’anni a meza notte è sempre andato
fecon in quella l’oratione perfecta, e molte volte parlò tal latino
da poi levata fue e non si sente che la mattina quando era levato
dove portata dagl’ang<i>oli sia e per andare havea preso ‘l chamino,
la chiesa della vergine Maria. vide sopra la chiesa di Maria
un lume grande che da cielo venia.
Uditi son con gran gaudio e letitia
li sopradetti sedici mandati, E stupefacto stette a contemplare
de circumstanti v’era in gran dovitia quel lume, essendo tutto el ciel sereno,
del contado e città di Richanati, dodici piedi mostra lungo e’ pare
e rachontato fu senza malitia e per largeza poco più o meno,
tutti e casi di sopra nominati, e ‘l g<i>orno fu che s’usa celebrare
sì che chi ‘n sente par ch’allegro sia di quella che portò nel santo seno
rendendo gratie infinite a Maria. sant’Anna benedetta e parturì
Maria fu di settembre agl’otto dì.
E da quel punto in qua si tien per certo
che lla camera fussi di Maria Da poi che questo lume fu venuto,
perché da (Christo) impetrò per suo merto sopra la chiesa alquanto par che stessi,
ognun che gratia vuol che g<i>usta sia, poi disparì e no fu più veduto
sì che tesoro in quantità oferto e quel sant’uomo par che comprendessi,
e portato venne per ogni via, come discreto, prudente et astuto
tal che murato v’è un gran lavoro che Maria fussi quella che scendessi
e ornamenti e cera, argento e oro. a visitar la chiesa e lla sua festa
che di magnificarla mai non resta.
E miracoli fatti e che la fa
i’ non gli scrivo per molte cag<i>oni, Benché quel lume che di Maria misto
perché nel mondo ogn’omo par che ‘l sa, che dal ciel venne sopra ‘l santo tetto
la seconda di queste mie rag<i>oni non fussi da persona alcuna visto,
è che mi mancha il sapere e ll’età, se non da frate Pagol benedetto,
ma chi a visitar va lle mag<i>oni, tiensi che fussi la madre di Cristo
del suo peccato ben confesso e mesto, che discendessi, chome già è detto,
lo può vedere aperto e manifesto. a visitar la chiesa e fe’ quel segno
e mostrossi a chi fu di fede degno. //

164
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

C. [*4]r dove, magnificata dalla gente,


di mura, di campane, altare e choro,
Poi che quel segno fu così veduto di paramenti e gemme pretiose
e che si furon già testificati e richa d’infinite e degne cose.
da frate Pagol, homo santo e astuto,
e da que’ sedeci homini mandati, Po’ chome ‘l popol s’era ben chiarito
parse che così far fussi dovuto per gl’uomini mandati in Nazarette,
che fede e testimoni sien mandati la vision di quel santo romito
al pastor della Chiesa santo padre che nella selva tanto tempo stette
di quelle cose degne, alte e leg<i>adre. e chome al mattutin tant’an<n>i è ito
che par che fuss’in tre po’ sopra a sette,
A questo electi son dua cittadini, poi che del popol facta a l’ambasciata
pur di quella città di Richanati Pagol parlò per sé la prima fiata.
habitatori de la villa e vicini
a tutti questi casi nominati, E disse, Patre santo, udir vi piacc<i>a
homini intelligenti e peregrini, e mi ricorda avere udito dire
par che per nome questi sien chiamati dall’avol mio parla<n>do a facc<i>a a fac-
Pagol di Rinalduci el suo casato, c<i>a
che l’avol suo uso di riferire,
l’altro Francesco poi Prior chiamato. perch<é> la verità parmi minacc<i>a,
Andaron adunque al papa inbasc<i>adori che quando quella chiesa transferire
e, g<i>unti allegramente ricevuti, piaque a Maria e sopra al mar passare,
preposon queste cose in tal tenori che lui la vide all’angeli portare.
prima facendo e debiti saluti,
come ch’a Ricanati è un de’ fiori E chome nella selva fu posata
che sopra della terra mai sien suti, dall’angeli la chiesa sopradetta
cioè la cameretha santa e pia e che più volte l’ave visitata
dov’abitò Iesù (Christo) e Maria. quella figura di Maria perfecta
che ‘l vangelista con suo man sacrata
Dissono anchora e sopra nominati dipinse nella santa chameretta
come di Nazarette fu levata e quando l’avol mio tal cose disse
dagl’angelici spiriti beati fuvi più gente n’anzi che morisse.
e nella selva posta e poi mutata,
poi, chome piaque a Dio e sua fati, Poi ch’ebe Paul di parlar fornito,
in sun un monte questa fu trovata, prior Francesco poi narrando disse
disson ancora di chi ‘l mont’era stato che molte volte dire aveva udito
e per la roba l’odio che era nato. all’avol suo con parole prolisse
che in suo g<i>oventù24 più volte è rito
Narran anchora come visibilmente a quella selva e lle parole fisse
levata fu dal angelico choro dall’avol mio le cose dette udi’
d’in su quel monte e dove al presente cento vent’anni ave quando e morì. //
portata fu senza far più dimoro /

24
Nel testo goveotu.

165
Rosa Marisa Borraccini Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”

C. [*4]v che ‘l chardinal ch’è or di Richanati,


avendo dato loro in Roma il titolo,
Anchora, Padre santo, i’ò udito
in casa mia dalla mia gente anticha dette tal chiesa poi a quel Cap<i>tulo.
che l’avol del mi avol per suo sito S’alcuna cosa alla storia mancassi,
in quella selva habitò con faticha priego chi l’ode che a me lo punti
e quando l’oratorio transferito perché li spiriti miei humili e lassi
fu ‘n su quel monte, chome si riplica, non anno25 a compimento ben veduti
e come si partì del monte poi dell’istrumenti e storie tutti e passi,
e nostri antichi l’anno detto a nnoi. però Maria sie quella che c’aiuti
e priegi quel ch’e cieli tutti governa
Al Papa piaque questo sommamente
e dette loro la sua beneditione che ci conduca al ben di vita eterna.
e poi rispose molto humanamente Compose questa in laude di Maria
che lli piaceva quella divotione de Dati un fiorentin detto G<i>uliano,
e che domandin se vogl<i>on niente, penitentier mi par oggi sia
denari o perdonanze o speditione, in Roma in Santo Ianni Laterano,
e quelli honestamente chieson gratie servo fedel di quella madre pia
e furon fatte le lor voglie satie. e priega ciascedun fedel cristiano
che di Maria ascolti e dolci suoni
Alle lor propie case poi tornati
et per amor di quella a llui pe<r>doni.
e sopradetti dua ambasc<i>adori,
e quali al popol sempre furon grati,
Finis.
e referito del papa e tinori,
furon dalla comunità poi ristorati
Translatione della sacrata chame
e da Maria contenti li lor cuori,
ra di nostra Donna di Nazaret in Ita
però chi spera in pace essere quieto
lia apresso alla città di Richanati com-
domandi gratia a Maria dell’Oreto.
posta in versi vulgari per misser G<i>u
Se fussi alchun amico della fede liano Dati. D. F. penitentiere di Papa
che per suo devotion la cosa pura in Laterano.
saper volessi, sappi che si vede
in quella chiesa tutta la scrittura,
e chi altro pensassi o altro crede
dipinto lo vedrà là nelle mura
la storia per me detta in rime e versi,
g<i>ustificato poi potrà tenersi.
La sopradetta chiesa par che sia
data in governo d’Osservanti frati
d’un Ordin detto di Santa Maria
che dal Monte Charmelo derivati /
e tanto degnamente par che stia

25
Nel testo no(n) nano.

166
Indice
Scritti per il 90° compleanno di Floriano Grimaldi

5 Fra Sergio Lorenzini


Ministro provinciale dei frati minori cappuccini delle Marche
7 Fortunato Frezza
Archivio amori e sudori
17 Maria Luisa Polichetti
Ricerche, restauri, mostre
21 Edvige Percossi
Il territorio di Recanati fra Preistoria e Protostoria
35 Maurizio Landolfi
Loreto e dintorni tra storia, archeologia e devozione
47 Romolo Ottaviani
L’acqua: struttura e memoria del territorio antropizzato,
materia del progetto di musealizzazione
61 Ettore Baldetti
I gastaldati longobardi ai confini della Pentapoli e nel Ducato di Spoleto
81 Gianfranco Paci
Due architravi iscritti pertinenti ad edifici religiosi marchigiani
95 Giovanni Pagani
Scelte metodologiche di intervento nel restauro dei frammenti manoscritti
di riuso: un caso studio
107 Marco Moroni
L’arte dei calzolai di Recanati nel XIV e XV secolo e i suoi statuti
137 Fabio Furiasse
La città dipinta. Antiche immagini della Vergine Lauretana sulle piazze
recanatesi
151 Rosa Marisa Borraccini
Giuliano Dati e la “Historia di Sancta Maria de Loreto”
167 Paolo Peretti
Considerazioni su un’antica “Oratio pro fuganda peste”
nell’attuale pandemia da coronavirus A.D. MMXX
183 Antonio Baleani AFI
Dedicato a padre Floriano
191 Laura Mocchegiani
Magia, medicina, maleficio, vita quotidiana nelle fonti dell’Inquisizione
207 Massimo Mascii
L’arte del saper dipingere, come affresco una storia.
Suggestioni letterarie, psicologiche ed esperienze pratiche
231 Bruno Longarini
Caro padre Floriano
239 Claudia Ghiraldello
Nuove acquisizioni per il Palazzo del Comandante a Loano
249 Paolo Paoloni
Le “Nuove canzonette in aria venetiana sopra la Chitarra Spagnola”
di Carlo Corradini detto il Trivellino
265 Lucia Zannini
La Madonna del Soccorso di Morro d’Alba
275 Luigi Sensi
La strada per Loreto in Umbria e gli interventi pontifici
307 Katy Sordi
Vitto dei Padri Penitenziari di Loreto nelle festività dell’anno liturgico 1672
329 Maria Lucia De Nicolò
Pesci delle acque interne e pesci di mare fra calmieri e cucina (secc. XV-XVIII)
343 Denise Tanoni
La Biblioteca Benedettucci di Recanati
371 Luigi Dionisi
La Miracolosa Immagine di Santa Maria di Varano
381 Lino Palanca
Le Confraternite laicali a Porto Recanati
403 Zrinka Podhraški Čizmek
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‘che di Croazia viene’
437 Roberto Domenichini
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a Monte Santo-Potenza Picena nel tardo Settecento
457 Antonella Maggini
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479 Mauro Compagnucci
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patrimonio culturale
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“Essendo il Teatro una proprietà promiscua, e sociale”:
l’inedito “Regolamento e Statuto” del Teatro condominiale di Recanati
(1839)
521 Antonella Chiusaroli
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533 Marco Campagnoli
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del Nuovo Palazzo Comunale di Recanati (1861-1898)
563 Donatella Fioretti
Uno «sgarbo scandaloso». Onore e vergogna in una comunità dell’Ottocento
573 Andrea Trubbiani
Livio Liviabella maestro di musica a Montecassiano (1859-1868)
589 Ivano Palmucci
Alfonso Maria Andreoli vescovo patrizio eugubino e cittadino ammirevole
623 Valerio Franconi
Quell’ortaggio universale che si chiama cipolla.
Così umile così elegante è impossibile farne a meno
627 Bibliografia di Floriano Grimaldi
641 Indici dei volumi 70 anni e degli 80 anni di Floriano Grimaldi
645 Indice

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