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Giuliano Dati e La Historia Di Sancta Ma
Giuliano Dati e La Historia Di Sancta Ma
a cura di
Marco Campagnoli
Marco Moroni
Recanati
Spazio Cultura
2021
Rosa Marisa Borraccini
Giuliano Dati e la “Historia di sancta Maria de Loreto”*
Nella felice ricorrenza del genetliaco di padre Floriano Grimaldi, a cui tanto dob-
biamo per i suoi studi prolungati e approfonditi sulla Santa Casa di Loreto, ho il
piacere di offrirgli una piccola riflessione su un argomento a lui caro: la Translatio
miraculosa ecclesie Beate Marie Virginis de Loreto, racconto di fondazione ascritto a
Pietro di Giorgio Tolomei, il Teramano, nella parafrasi in ottava rima di Giuliano
Dati che – tra i pochi nella lunga teoria di edizioni anonime dell’operetta – ha
rivendicato il proprio ruolo di autore ed editore apponendo il nome nella sotto-
scrizione dell’unico esito a stampa ad oggi noto1 (Fig.1).
Nato a Firenze intorno al 1445 dalla famiglia Bencivenni di qualche rilievo nella
vita pubblica cittadina, sulla sua vicenda biografica restano notizie frammentarie
e contraddittorie prima del 1485, anno in cui è attestata la sua presenza a Roma.
Sacerdote secolare, ricoprì cariche ecclesiastiche e svolse un ruolo ragguardevole a
sostegno dell’operato della Chiesa con un ampio programma di divulgazione lette-
raria e con iniziative concrete di beneficenza e di assistenza agli infermi, promosse
all’interno della Compagnia del Gonfalone e dell’Oratorio del Divino Amore2.
1
* Per la descrizione, la collocazione, la riproduzione digitale e la bibliografia delle edizioni delle opere di
Giuliano Dati rinvio ai repertori online degli incunaboli e delle cinquecentine, in particolare a ISTC: Incuna-
bula Short Title Catalogue, <https://data.cerl.org/istc/_search>;
GW: Gesamtkatalog der Wiegendrucke, <https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/>;
Mei: Material Evidence in Incunabula, <https://data.cerl.org/mei/_search>;
EDIT16 CNCE: Censimento nazionale delle edizioni italiane del XVI secolo,
<http://edit16.iccu.sbn.it/web_iccu/imain.htm>;
OPAC SBN IT\ICCU\: Catalogo del Servizio bibliotecario nazionale,
<https://opac.sbn.it/opacsbn/opac/iccu/free.jsp>, consultati l’ultima volta a gennaio 2021.
Inesplorato resta ancora il rapporto del testo di Dati con altre due più tarde e anonime edizioni che mi ripro-
metto di esaminare in futuro: l’Opera nova nella quale vi si narra tutto il viaggio che fece la Madonna di Loreto,
In Camerino, [s.n., prima del 1530] (EDIT16 CNCE 64561, esemplare unico conservato presso la Biblioteca
Apostolica Vaticana, Stamp. Cappon. V.686 int.53), e l’Opera noua nella quale vi si narra tutto il viaggio che
fece la Madonna di Loreto, Appresso Sebastiano Martellini, in Macerata, 1585 (EDIT16 CNCE 55386, esemplare
anch’esso unico presso la Biblioteca Alessandrina di Roma, XV f2.19 48), entrambe segnalate da F. Grimaldi,
Il libro lauretano, secoli XV-XVIII, Diocesi di Macerata Tolentino Recanati Cingoli Treia, Macerata 1994,
rispettivamente p. 87, n. 40, fig. 24, e p. 108, n. 83, fig. 42. Avanzo qui l’ipotesi, da verificare sulla base di
più attenta analisi bibliologica, che l’edizione di Camerino possa attribuirsi a Giovanni Giacomo Benedetti su
committenza di Maffeo Taglietti, detto il Fortunato, e agli anni 1523-1524, nei quali il tipografo itinerante
bolognese e il cantimbanco girovago operarono in città, cfr. M. Bocchetta-R.M. Borraccini, Benedetti, Gio-
vanni Giacomo, in R.M. Borraccini et al., a cura di, Dizionario degli editori, tipografi, librai itineranti in Italia
tra Quattrocento e Seicento (d’ora in poi DETLI), coordinato da M.co Santoro, Fabrizio Serra editore, Pisa-Roma
2013, vol. I, pp. 88-91, e R. Marcattili, Taglietti, Maffeo, in DETLI, vol. III, pp. 980-982.
2
G. Curcio-P. Farenga, Dati, Giuliano, in Dizionario biografico degli italiani, Istituto dell’Enciclopedia
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Fig.1
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che riflette bene anche il topos ricorrente della dichiarazione di modestia ai fini
della captatio benevolentiae degli uditori:
S’alcuna cosa alla storia mancassi,
priego chi l’ode che a me lo punti
perché li spiriti miei humili e lassi
non anno a compimento ben veduti
dell’istrumenti e storie tutti e passi,
però Maria sie quella che c’aiuti
e priegi quel ch’e cieli tutti governa
che ci conduca al ben di vita eterna.6 (Fig.1)
Sulla scia della tradizione dei cantimbanchi importa anche evidenziare un altro
aspetto innovativo dell’attività del Dati, cioè la sua precoce visione delle potenzialità
del medium tipografico che lo convinse a farsi editore dei propri testi. Lo si evince
dalla presenza sistematica del suo stemma negli opuscoli – tre teste d’uomo, di pro-
filo e ordinate in banda, sovrastate da un lambello (Fig.2) – raffigurato nelle cornici
delle illustrazioni xilografiche che corredano le pubblicazioni, per lo più prive invece
del nome del tipografo e della data di stampa. La sua produzione letteraria ed edi-
toriale è di ricomposizione non agevole per la rarità dei testimoni pervenuti a causa
dell’uso intenso e immediato dei manufatti, non tutelati nel tempo dai possessori
e a lungo privi di interesse per i collezionisti. Gli inizi si collocano nei primi anni
Novanta del XV secolo e lo vedono privilegiare il filone della letteratura devozionale
e agiografica – nella quale si inserisce anche la Historia di sancta Maria de Loreto
– con le stampe verosimilmente prodotte a Roma da Andreas Freitag negli anni
1492-1494 della Historia e leggenda di s. Biagio, della Leggenda di s. Barbara, delle
Statione indulgentie & reliquie quadragesimale de l’alma cipta di Roma composte in
versi vulgari, alle quali è da aggiungere la Storia di Santo Iob propheta, nell’edizione
fiorentina del 1495 stampata da Lorenzo Morgiani e Johann Petri.
All’origine della prolifica attività letteraria del Dati sono però anche altri temi e
vicende di attualità collegati alla città eterna e ai compiti pastorali che vi svolgeva.
Ai tipografi romani di riferimento, singolarmente o associati tra loro, commis-
Street: Street Performers and evotional Texts in Italian Renaissance Cities, in «The Italianist», 34 (2014), n. 3,
pp. 336-348; R. Salzberg-M. Rospocher, Street Singers in Italian Renaissance. Urban Culture and Communi-
cation, in «Cultural and Social History», 9 (2012), n. 1, pp. 9-26; M. Rospocher, Dall’oralità alla stampa:
rivoluzione o transizione? I cantastorie nel sistema multimediale del Cinquecento, in P. Pombeni-H.G. Haupt, a
cura di, La transizione come problema storiografico. Le fasi critiche dello sviluppo della modernità (1494-1973), Il
Mulino, Bologna 2013, pp. 151-172; L. Carnelos, Street Voices. The Role of Blind Performers in Early Modern
Italy, in «Italian Studies», 71 (2016), n. 2, pp. 184-196.
6
Historia di sancta Maria de Loreto, c. [*4]v, strofa 62. La dichiarazione di modestia è esplicitata fin dall’i-
nizio, c. [*1]v, strofa 2: «O solo o sommo omnipotente Dio / […] /aiuto porgi al mio fragil disio / ch’io possi
racontare com’ho trovato / in versi con mia bassa fantasia / un sol miracol di tua madre pia».
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Fig.2
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L’operetta ebbe fortuna prolungata e fu ristampata almeno fino agli anni tardi del XVI secolo, come si evince
dalle testimonianze indirette delle edizioni camerti del 1580 e 1583 a opera degli “Eredi Gioiosi”, cioè la vedova
di Antonio, Francesca Amorosa Aspri e il figlio Francesco, con il titolo Rappresentazione della passione del nostro
Signore Gesù: cfr. R. M. Borraccini, All’ombra degli eredi: l’invisibilità femminile nelle professioni del libro. La
fattispecie marchigiana, in M.co Santoro, a cura di, La donna nel Rinascimento meridionale. Atti del convegno
internazionale, Roma, 11-13 novembre 2009, Pisa-Roma, Fabrizio Serra editore, 2010, pp. 413-428: 421-422.
8
C. Colombo, La lettera della scoperta. Febbraio - Marzo 1493, a cura di L. Formisano, Liguori editore,
Napoli 1992, pp. 5-52.
9
G. Dati, La lettera dell’isole che ha trovato nuovamente il re di Spagna: poemetto in ottava rima, a cura di G.
Uzielli, presso Gaetano Romagnoli, Bologna 1873 (riedito nel 1968 dalla Commissione per i testi di lingua), e
F. Raffaelli, Illustrazione bibliografica della edizione princeps della lettera di Cristoforo Colombo a Gabriele Sanchez,
2. ed. riveduta ed aumentata; La lettera dell’Isola che ha trovato nuovamente il Re di Spagna. Poemetto in ottava
rima di Giuliano Dati, 2. ed. dopo gli incunaboli fatta in Italia, Stabilimento tip. Enrico Mucci, Fermo 1892.
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dalla rivendicazione autoriale: «composta in versi vulgari per misser G<i>uliano Dati.
D. F. penitentiere di Papa in Laterano»10 (Fig.1). Come padre Floriano ci ha insegnato
nei suoi ripetuti lavori, siamo di fronte al volgarizzamento e alla rielaborazione in
ottava rima della Translatio miraculosa ecclesie Beate Marie Virginis de Loreto, racconto
di fondazione attribuito a Pietro di Giorgio Tolomei detto il Teramano, redatto tra
il 1471 e il 1473 e trascritto in una tabella pergamenacea esposta in chiesa perché i
pellegrini potessero conoscere e diffondere la notizia della traslazione prodigiosa11.
La proliferazione delle stampe del testo della Translatio contribuì in modo de-
terminante a dare impulso e diffondere il culto mariano. Essa si giovò, infatti, del
nuovo potente medium e fu presto replicata, sia nella versione originale latina, sia
nel volgarizzamento operato nel 1482 da Bartolomeo di Vallombrosa, priore del
monastero di S. Verdiana di Firenze, che lo fece editare nel 1483 dalla tipografia di
S. Iacopo a Ripoli con il titolo Dichiaratione della chiesa di Sancta Maria delloreto
[sic]12. Al testo della tabella esposta nella chiesa si ispirò pure il carmelitano Giovanni
Battista Spagnoli detto il Mantovano, teologo e letterato all’epoca molto rinomato,
che lo trascrisse nella relazione della visita compiuta a Loreto nel settembre 1489
e condivise nel circuito delle corti dei Gonzaga di Mantova e dei Bentivoglio di
Bologna, delle quali era assiduo. Di essa si conoscono due versioni, l’una in latino,
Redemptoris mundi matris Ecclesiae Lauretanae historia, l’altra tradotta in volgare da
Giovanni Sabadino degli Arienti con il titolo Hystoria del sacrato templo de Laureto,
dedicata a Ginevra Sforza Bentivoglio: entrambe senza note tipografiche, sono at-
tribuite su base bibliologica ai fratelli Bazaliero e Caligola Bazalieri che esercitarono
l’arte tipografica tra la fine del XV secolo e la prima decade del XVI principalmente
a Bologna in un ambiente ricco di stimoli culturali, grazie al mecenatismo di
Giovanni II Bentivoglio e alla presenza dello Studium13.
10
F. Grimaldi, La Historia della chiesa di Santa Maria de Loreto, CARILO - Cassa di Risparmio di Loreto,
Loreto 1993, pp. 186-188; alle pp. 467-473 la trascrizione del testo e nell’antiporta la riproduzione della
xilografia con le tappe dell’itinerario della Santa Casa; Id., Il libro lauretano cit., pp. 44-46, 66-67, n. 4, fig. 2,
con descrizione della xilografia iniziale.
11
Il rinvio obbligato è alla ricca e autorevole produzione di Floriano Grimaldi del quale, oltre ai due titoli
già citati, si vedano Il racconto di fondazione del santuario di Loreto, in A. Bartolomei Romagnoli - F. Frezza, a
cura di, “Amicitiae Sensibus”. Studi in onore di don Mario Sensi, Foligno 2011 («Bollettino storico della città di
Foligno», XXXI-XXXIV/2007-2011), pp. 481-516; Il santuario della Santa Casa di Loreto, in «Marca/Marche.
Rivista di storia regionale», 1 (2013), pp. 45-58.
12
M. Conway, The Diario of the printing press of San Jacopo di Ripoli, 1476-1484. Commentary and tran-
scription, Olschki, Firenze 1999, p. 255.
13
R. Marcattili, Bazalieri, Bazaliero, in DETLI, vol. I, pp. 73-75. La fortuna editoriale della Redemptoris
mundi matris Ecclesiae Lauretanae historia a partire dal sec. XVI è passata in rassegna da E. Coccia, Le edizioni
delle opere del Mantovano, Institutum Carmelitanum, Roma 1960, p. 128 e passim, puntualmente citato
e integrato da F. Grimaldi, Il libro lauretano cit., p. 21 e passim. Per ulteriori verifiche cfr. D. Marrone, L’Apo-
logeticon di Battista Spagnoli, in «Atti e memorie. Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti»,
n. s., 68 (2000), pp. 19-155.
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Allo stato attuale delle indagini non è possibile escludere che Dati conoscesse le
due operette e i loro volgarizzamenti, ma è più plausibile che per la sua Historia
si sia ispirato direttamente al testo della Tabella, letto in occasione del pellegri-
naggio, effettuato in data incerta, al luogo mariano. Dove ebbe anche modo di
vedere nelle mura della chiesa il dipinto con la rappresentazione dell’intero ciclo
agiografico della traslazione della camera della Vergine, da Nazaret a Loreto con
le soste intermedie e i molteplici ostacoli incontrati nel tragitto. Lo conferma l’il-
lustrazione xilografica da lui ideata ed esibita nella pagina del titolo a fini didattici
sull’esempio della Biblia pauperum, che rappresenta di fatto la prima narrazione
visiva ad oggi nota dell’itinerario seguito dalla Santa Casa14 (Fig.2). E lo confer-
mano pure i versi della strofa 60 in cui Dati chiama in causa la “scrittura” e il
“dipinto”, presenti nella chiesa, a sostegno della veridicità del suo racconto per
rassicurare gli eventuali ascoltatori scettici dei suoi versi:
Se fussi alchun amico della fede
che per suo devotion la cosa pura
saper volessi, sappi che si vede
in quella chiesa tutta la scrittura,
e chi altro pensassi o altro crede
dipinto lo vedrà là nelle mura
la storia per me detta in rime e versi,
g<i>ustificato poi potrà tenersi.15 (Fig.1)
14
Al ciclo agiografico con le sue soste, come narrato nel racconto di fondazione, si ispirò nel secolo succes-
sivo Giovanni Battista Cavalieri, che tra il 1567 e il 1570 disegnò e incise sette stampe xilografiche su commis-
sione del libraio lauretano Perino Guarlotti, cfr. M.C. Misiti, Cavalieri, Giovanni Battista, in M. Menato-E.
Sandal-G. Zappella, a cura di, Dizionario dei tipografi e degli editori italiani. Il Cinquecento, vol. I: A-F, Editrice
Bibliografica, Milano 1997, pp. 278-279, e R.M. Borraccini, Guarlotti, Perino, in DETLI, vol. II, pp. 541-544.
15
Historia di sancta Maria de Loreto, c. [*4]v, strofa 60.
16
T. De Marinis, Appunti e ricerche bibliografiche, U. Hoepli, Milano 1940, p. 15, tavv. 11-12, lo ricondusse
per primo alla tipografia romana di Andreas Freitag e agli anni 1492-1493; con De Marinis concordano F.
Barberi, Il frontespizio nel libro italiano del Quattrocento e del Cinquecento, Il Polifilo, Milano 1969, p. 67, tav.
19; P. Casciano et al., a cura di, Indice delle edizioni romane a stampa (1467-1500), in C. Bianca et al., a cura di,
Scrittura, biblioteche e stampa a Roma nel Quattrocento: aspetti e problemi. Atti del Seminario, 1-2 giugno 1979,
Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, Città del Vaticano 1980, n. 1275; F. Grimaldi, Il libro
lauretano cit. Al contrario, A. Cioni, Bibliografia della poesia popolare dei secoli XIII-XVI, vol. I: La poesia religiosa.
I cantari agiografici e le rime di argomento sacro, Sansoni antiquariato, Firenze 1963, p. 75, mostra ancora incer-
tezza sull’attribuzione a Stephan Plannck o Eucario Silber; cfr. anche R.M. Borraccini, Il mito lauretano e la sua
diffusione editoriale: “La Oratione di Santa Maria di Loreto”, in «Studia Picena», LXXXII (2017), pp. 287-302.
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Su di lui R. De Maio, Tammaro De Marinis, in Studi di bibliografia e di storia in onore di Tammaro De
Marinis, Tipografia Valdonega, Verona 1964, vol. I, pp. IX-XXIX; A. Perosa, Ricordo di Tammaro De Marinis,
in «Annali dell’Istituto italiano per gli studi storici», 4 (1973-1975), pp. 369-391; F. Nardelli Petrucci, Tammaro
De Marinis, in M.C. Misiti, a cura di, Collezionismo, restauro e antiquariato librario, Sylvestre Bonnard, Milano
2002, pp. 77-107; G. Petrella, “Il De Marinis non perde mai una occasione per dimostrare simpatia alla Biblioteca
di Ferrara”. Tammaro De Marinis, Giuseppe Agnelli e l’Ariostea. Frammenti di un carteggio, in A. Petrucciani, V.
Sestini, F. Valacchi, a cura di, Libri, biblioteche e società. Studi per Rosa Marisa Borraccini, Eum, Macerata 2020, pp.
297-319; Id., “Vedo profilarsi un contrasto con De Marinis”: Tammaro De Marinis, Anita Mondolfo e la liquidazione
della biblioteca Landau-Finaly in «Jlis.it. Italian Journal of Library, Archives and Information Science», 12 (2021),
n. 1, pp. 151-159; “Multa renascentur”: Tammaro De Marinis, studioso, bibliofilo, antiquario, collezionista. Convegno
della Fondazione Giorgio Cini, Venezia, 14-15 ottobre 2019 [in corso di pubblicazione].
18
Venezia, Biblioteca Fondazione Giorgio Cini, Foan Tes 948, descritto da D.E. Rhodes, Catalogo del fondo
librario antico della Fondazione Giorgio Cini, Olschki, Firenze 2011, D22; dall’Igi, Indice generale degli incu-
naboli delle biblioteche d’Italia, vol. VI: Aggiunte, correzioni, indici, compilato da E. Valenziani e P. Veneziani,
con la collaborazione di G. Sciascia Villani, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma
1981, p. 143, n. 3318/A, e dai repertori online Istc No.id00049400 <https://data.cerl.org/istc/id00049400?-
style=expanded>; Gw 0801420N <https://www.gesamtkatalogderwiegendrucke.de/docs/GW0801420N.
htm>; Mei 02124833 <https://data.cerl.org/mei/02124833>; Sbn It\Iccu\Veae\141862 <https://polovea.
sebina.it/SebinaOpac/resource/la-historia-di-sancta-maria-de-loreto/VEA0882642>.
19
Ho seguito i criteri suggeriti da P. Trovato, Come pubblicare i testi di pellegrinaggio. Edizioni storiche vs
edizioni letterarie o semplicemente buone edizioni?, in «Nuova rivista storica», 100 (2016), pp. 391-420.
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Nel testo merirava
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Nel testo graii
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Nel testo usitar
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Nel testo preiti
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aprendo d’ogni cosa tutti e sunti, Parmi che nella selva nominata
come cerchato avien con devotione in quel tempo un romito v’abitassi,
di quella chiesa le misure e punti dico dove la chiesa era già stata,
e più anchora per dichiaratione e per dieci anni in circha e santi passi /
era scritto in un muro lì apresso ispeso aveva ogni dì una fiata
el caso aperto chiaro e molto spresso. // al mattutin venendo a luogi bassi
C. [*3]v in nella chiesa dove a Maria
era cantato in voce humile e pia.
Come in quel luogo fu la cameretta
de la madre di Cristo omnipotente, Frate Pagol per nome era chiamato
la qual sacrata fu e benedetta questo remito, che al matutino
dagl’apostoli santi e poi le gente tant’anni a meza notte è sempre andato
fecon in quella l’oratione perfecta, e molte volte parlò tal latino
da poi levata fue e non si sente che la mattina quando era levato
dove portata dagl’ang<i>oli sia e per andare havea preso ‘l chamino,
la chiesa della vergine Maria. vide sopra la chiesa di Maria
un lume grande che da cielo venia.
Uditi son con gran gaudio e letitia
li sopradetti sedici mandati, E stupefacto stette a contemplare
de circumstanti v’era in gran dovitia quel lume, essendo tutto el ciel sereno,
del contado e città di Richanati, dodici piedi mostra lungo e’ pare
e rachontato fu senza malitia e per largeza poco più o meno,
tutti e casi di sopra nominati, e ‘l g<i>orno fu che s’usa celebrare
sì che chi ‘n sente par ch’allegro sia di quella che portò nel santo seno
rendendo gratie infinite a Maria. sant’Anna benedetta e parturì
Maria fu di settembre agl’otto dì.
E da quel punto in qua si tien per certo
che lla camera fussi di Maria Da poi che questo lume fu venuto,
perché da (Christo) impetrò per suo merto sopra la chiesa alquanto par che stessi,
ognun che gratia vuol che g<i>usta sia, poi disparì e no fu più veduto
sì che tesoro in quantità oferto e quel sant’uomo par che comprendessi,
e portato venne per ogni via, come discreto, prudente et astuto
tal che murato v’è un gran lavoro che Maria fussi quella che scendessi
e ornamenti e cera, argento e oro. a visitar la chiesa e lla sua festa
che di magnificarla mai non resta.
E miracoli fatti e che la fa
i’ non gli scrivo per molte cag<i>oni, Benché quel lume che di Maria misto
perché nel mondo ogn’omo par che ‘l sa, che dal ciel venne sopra ‘l santo tetto
la seconda di queste mie rag<i>oni non fussi da persona alcuna visto,
è che mi mancha il sapere e ll’età, se non da frate Pagol benedetto,
ma chi a visitar va lle mag<i>oni, tiensi che fussi la madre di Cristo
del suo peccato ben confesso e mesto, che discendessi, chome già è detto,
lo può vedere aperto e manifesto. a visitar la chiesa e fe’ quel segno
e mostrossi a chi fu di fede degno. //
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Nel testo goveotu.
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Nel testo no(n) nano.
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Indice
Scritti per il 90° compleanno di Floriano Grimaldi