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Arte Medioevale Unico PDF
Arte Medioevale Unico PDF
Il medioevo è un periodo di quasi mille anni che vede tan ssimi accadimen storici, e dal
punto di vista crea vo un periodo molto vivace e ricco.
"L'arte go ca o il Medioevo" 1852 Paul Delaroche personi cazione dell'arte medioevale: una
fanciulla pensosa, ves ta con un abito cortese, vicino a lei un modellino di una chiesa.
L'arte e l'archite ura sacra condiziona e rappresenta mol ssimo l'arte medioevale.
L'arte medioevale non va vista con gli occhi della persona che giudica l'este cità del prodo o, ma va
compresa e guardata con occhi nuovi. Citazione di sant’Agos no nei sermoni: "Cristo era deforme quando
pendeva dalla croce, ma la sua deformità cos tuiva la nostra bellezza. Pertanto, nella vita presente aggrappiamoci a
Cristo deforme".
Il medioevo è molto più vicino a noi rispe o a quanto ci aspe amo. Citazione di Umberto Eco " Le rovine
an che si visitano, in ciò che resta del Medioevo si abita."
Esempio: Saint-Denis chiesa abaziale parigina, nei dintorni medioevali di Parigi, la cui archite ura parla già
un linguaggio go co ma ci sono elemen ancora romanici e secondo la periodizzazione tradizionale
saremmo ancora nel periodo romanico.
Nel XV SECOLO in Italia siamo già nel periodo dell'umanesimo con Masaccio e Donatello, ma nei paesi
d'oltralpe abbiamo ancora il go co, il tardogo co, go co amboyant, il go co cortese ecc...
Periodo Nomenclatura
III/IV-VI TARDOANTICO O PALEOCRISTIANO
ALTO MEDIOEVO che si divide in:
VI-VII Età Longobarda
VIII-IX Età Carolingia
X-XI Età O oniana
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BASSO MEDIOEVO che si divide in:
XI-XII Età Romanica
XII-XIV Età Go ca
CAPITOLO PRIMO
PERIODO TARDOANTICO/PALEOCRISTIANO
CONTESTUALIZZAZIONE STORICA
Storicamente: è l’epoca di passaggio che segna la ne dell’età antica (greca-latina) e l’inizio dell’età
medioevale. Si colloca cronologicamente con la gli ultimi anni e la ne dell’impero romano d’occidente.
-nel 235 dc muore Alessandro severo e inizia l’instabilità politica caratterizzata da una lunga fase di
anarchia militare in cui i barbari (i non romani ) iniziano a spostarsi in massa oltre il con ne danubiano: ci
sono le prime invasioni barbariche
-tra il 284-305 Diocleziano diventa imperatore e istituisce la tetrarchia (governo dei quattro), cioè la
suddivisione del potere imperiale nei 2 augusti coadiuvati dai 2 cesari (collaboratori) che dominano oriente
e occidente.
Importante è questa fase perchè è l’ultima fase delle persecuzioni contro i cristiani.
Nel 312 Costantino riesce a scon ggere i due augusti ovvero Massenzio (con la battaglia di ponte Milvio
nel 312) e Licinio (con la battaglia di Adrianopoli del 324).
312: Costantino vince Massenzio nella decisiva battaglia di Ponte Milvio rimanendo il solo imperatore
d'Occidente. Costantino, glio di Costanzo Cloro, alla morte del padre, viene eletto imperatore dalle sue
truppe. C’è un primo momento di confusione ma Costantino decide di marciare dal nord verso sud e ha la
meglio su Massenzio.
Come fa Costantino a vincere? Ci sono diverse opinioni a riguardo ma si dice che ebbe una visione, dove
vi era una croce che fece poi incidere e dipingere sugli scudi.
Costantino fu un imperatore molto importante, il primo imperatore Cristiano.
Si converte però solo in punto di morte infatti questo è oggetto di diversi dibattiti tra gli storici.
Si può constatare con certezza che Costantino fece una serie di cose a favore dei cristiani.
Si può ricordare il 313: Editto di Milano (o tolleranza): i cristiani possono professare la loro fede
liberamente purché preghino per gli imperatori. Questo editto fu emanato non solo da Costantino ma
anche da Licinio, l'altro imperatore d’Oriente.
Nel 324 d.C. Costantino, unico imperatore, scon gge Licinio nella battaglia di adrianopoli e trasferisce la
capitale a Costantinopoli: un atto che sancisce lo spostamento de nitivo dell'asse del potere oriente.
-tra il 379 -395 Teodosio diventa imperatore. Importante è il 380 d.C. in cui viene emanato l'editto di
Teodosio: il cristianesimo diventa religione di Stato.
Artisticamente:
-i tetrarchi di Venezia IV secolo dc, por do, basilica di san marco a Venezia.
Celebre gruppo scultoreo in por do (anche durante tutto il medioevo tale materiale assumerà la valenza di
materiale ‘imperiale’) proveniente da Costantinopoli, che sintetizza con e cacia il messaggio di coesione
e di alleanza del nuovo assetto politico ovvero la tetrarchia di Diocleziano. E l'abbraccio possente dei
quattro personaggi, uniti gli uni agli altri in un solo corpo, allude all'impegno a mantenere compatto
l’impero.
= Evidente l’intento propagandistico politico, arte come strumento di potere.
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-ritratto di Diocleziano da Nicomedia, secondo II-III secolo d.C., Istanbul, museo archeologico.
Il ritratto imperiale esprime una superiorità sovrannaturale che sembra misurare la distanza tra l'imperatore
i suoi sudditi. Diocleziano mostra un'espressione severa e assorta, con gli occhi grandi e la fronte
corrugata, il capo è cinto da una corona. = la ritrattistica imperiale e tardo antica comunica sempre di più
una visione divinizzata del principe
Essa era composta da tre navate: una centrale e due laterali (delle quali
oggi rimane sono una navata laterale).
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Questa costruzione fa da sintesi fra una fortezza militare e una villa imperiale.
Egli marcia dal nord verso il sud ed ha la meglio su Massenzio rimanendo il solo
imperatore d'occidente mentre Licinio ad oriente.
Le fon ci raccontano che Costan no vinse la ba aglia perché ebbe una visione che gli ordinò di apporre
un segno sugli scudi dei propri solda , un segno "riferito a Cristo".
Le fon però sono ambigue perché raccontano di un sogno e di una visione, altri solo di un sogno, in realtà
in questa visione Costan no avrebbe visto una croce e avrebbe fa o, anche qui c'è un po’ di ambiguità,
dipingere o incidere la croce sugli scudi e grazie a questo segno avrebbe vinto.
Nell'iscrizione che si trova nell' a co dell'arco, in cara eri capitali e la ni, si spiega
che Costan no ha vinto per la grandezza della sua mente ma anche per ispirazione divina, quindi
sembrerebbe esserci un riferimento proprio alla sua visione o eventualmente sogno.
Costan no in occasione della vi oria si ri utò di ringraziare gli dèi.
In origine, quest'arco si dice essere stato di Adriano e poi modi cato per Costantino. In realtà, non tutti gli
studiosi sono d’accordo con questa interpretazione, per alcuni venne costruito ex novo.
Quest'arco utilizza il reimpiego: una prassi che il Medioevo eredita dagli ultimi secoli dell'Impero.
Lo spoglio dal la no "spogliare", signi ca portare via i res , cioè prelevare materiale edilizio riciclato da
altri edi ci, e a volte lo si fa non per sopperire alla mancanza di materia prima ma bensì lo si fa in maniera
strumentale. Nel caso dell'arco di Costan no, ad esempio, le par sono associate ad imperatori che erano
sta esempio di buon governo, e che quindi sono scel non per caso.
Costan no si presenta come il con nuatore di quel buon governo che aveva cara erizzato i regni di
Traiano, Adriano e Marco Aurelio.
Le sculture a tu o tondo sono dell'epoca di Traiano, imperatore fra il primo e il secondo secolo, i tondi
invece sono dell'imperatore adriano (prima metà del secondo secolo), i rilievi sono di Marco Aurelio
(seconda metà del secondo secolo) e tu e le par restan invece sono appunto dell'epoca di Costan no.
Nell’arco è presente inoltre un grande contrasto formale e s lis co tra i pezzi di spoglio, ancora fondamentalmente
intrisi del classicismo greco ellenis co, i rilievi di epoca costan niana, cara erizza invece da un modello essenziale,
da composizioni parata che e da violen contras chiaroscurali.
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Un confronto può essere fa o tra uno dei tondi adrianei, ad esempio Adriano che sacri ca ad apollo, e il fregio di
Costan no ‘ora o’.
Osservando la testa del primo uomo partendo da destra possiamo notare che il personaggio è l'imperatore
Adriano ma la testa della gura è stata modi cata per avvicinarsi a quella di Costan no.
Questa modi ca è nalizzata proprio a considerare Costan no come con nuatore della poli ca di
Adriano, e passando da essere un arco di Adriano ad uno di Costan no è lecito trasformare l'imperatore
che si trova sul tondo di secondo secolo nell'imperatore del quarto secolo cioè Costan no.
Fregio di Costan no
Rappresenta la cosidde a scena della "liberalitas" cioè la distribuzione di denaro al popolo e ai senatori.
Costan no è il personaggio al centro, mentre troviamo personaggi alla sua destra e alla sua sinistra, ed
altri che si trovano sopra.
Le gure sono tu e disposte su un unico piano, per cui i personaggi che dovevano essere di anco e
davan all'imperatore sono rappresenta lateralmente, mentre le gure che nella realtà dovevano essere
dietro l'imperatore si trovano più in alto, si tra a della cosidde a "prospe va ribaltata" dove le linee di
fuga vengono a collocarsi tu e e due su un unico piano.
La gura di Costan no è più grande rispe o alle altre gure, occupando entrambi i registri, quello inferiore
e quello superiore, viene perciò u lizzato il cosidde o "criterio gerarchico o dimensionale", dove la gura
o le gure più importan sono rappresentate in dimensioni più grandi.
La prospettiva ribaltata e il criterio gerarchico sono due espedienti tecnici adottati nell'arte medievale.
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Sul piano comunica vo il fregio ha una potenza maggiore rispe o al tondo perché estraendo da esso la
gura dell'imperatore la scena perde di signi cato.
Nuova concezione dello spazio: l'immagine non è più mimesis ma ritmica ripetitività. Si tratta di uno stile
di cile da apprezzare infatti Ra aello a proposito dell'arco di Costantino disse, in una lettera a Papa
Leone X: "Il componimento del quale è bello e ben fatto in tutto quello che appartiene all’architettura, ma
le sculture del medesimo arco sono sciocchissime, senza arte o bontade alcuna, ma quelle che vi sono
delle spoglie di Traiano e Marco Aurelio sono eccellentissime e di perfetta manera".
Ra aello non riesce, da uomo del ‘500, ad apprezzare i fregi tardo-antichi di Costantino, per lui sono fatti
male e senz'arte. Apprezza invece le parti dell’età di Traiano e Marco Aurelio.
Nei fregi di Costantino ci sono gli espedienti compositivi che si ritrovano nel Medioevo occidentale
(prospettiva ribaltata, criterio gerarchico). Inoltre, nell'arco si ritrova il rapporto con l’antico e ispira
iconogra e cristiane.
Ora nasce una nuova concezione dello spazio, perché l'immagine non è più imitazione della realtà.
(MIMESIS)
Questo manoscri o è un manoscri o miniato, cioè che ha le ra gurazioni in questo caso delle piante di
cui Dioscoride parla nel suo testo e di cui egli ci illustra gli e e bene ci, medici.
Questa miniatura rappresenta dunque una sorta di bo ega in cui Dioscoride sta scrivendo, il pi ore sta
dipingendo, su un foglio singolo perché spesso le miniature a piena pagina sono dipinte a parte e poi
inserite nel codice.
Il manoscri o è stato donato ad una principessa bizan na Anicia giuliana dagli abitan di un quar ere di
Costan nopoli dove aveva fa o costruire una chiesa dedicata alla vergine.
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Dal fa o che le è stato donato un manoscri o medico, scien co e non un manoscri o con le sacre
scri ure, per esempio, capiamo la statura della donna che doveva avere vas interessi, quindi non essere
solo una donna devota, una cris ana, ma anche una donna con interessi naturalis ci e scien ci.
La cosa più importante della miniatura è che il pi ore dipinge dal vivo e abbiamo ancora un conce o
an co di arte come Mimesis cioè riproduzione dal vivo, cosa che avevamo osservato sui fregi di Costan no
non avvenire più, infa si era abbandonato conce o an co di arte di Mimesis. (arco di Costan no
precedente alla miniatura)
Questo ci fa ri e ere sul fa o che, non dobbiamo guardare l’arte come uno sviluppo evoluzionis co.
Il rilievo funerario della tomba di un magistrato responsabile dell’organizzazione dei giochi circensi
Malibu, the J. Paul Ge y. (Esempio arte plebea)
Lo s le essenziale, an classico e an naturalis co del linguaggio ar s co
plebeo risulta estremamente e cace nella trasmissione del messaggio,
come rivela, già in età adrianea (120-140 ca) tale rilievo funerario.
La funzione dell’opera è la celebrazione del defunto: il magistrato,
rappresentato secondo il principio delle proporzioni gerarchiche, è
ra gurato accanto la moglie mentre assiste la gara dei carri.
l’edi cio del circo risulta come schiacciato a causa della “prospe va
ribaltata”.
5.De nizione non amata da mol , perché classista, c’è un approccio quasi Marxista ai prodo ar s ci che
vengono collega a classi sociali.
6.Arte diversa rispe o ovviamente a quella che fa riferimento al classico, è un'arte che parla un altro
linguaggio e che però non indica una mancanza di capacità ar s che ma indica proprio una nuova forma
men s, si tra a di un proge o culturale di erente e distante rispe o a quello che faceva riferimento invece
all'arte ellenis ca, an ca, aulica.
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Di co dei Nicomachi e Simmachi,
ne del IV secolo d.C., avorio, h cm 29. Parigi, Musée de Cluny
Sacerdotessa che ene nelle mani due accole, mentre dall’albero di pino pendono dei cimbali,
possibili a ribu della dea Cibele e del suo amante A s
Si assiste ad un estremo sforzo di recupero dello s le e dei riferimen classici (revival pagano),
in opposizione alle inarrestabili mutazioni del tempo.
L’uso di decorare residenze private con mosaici pavimentali si di onde nell’Impero romano sin dall’età
repubblicana, ma riceve impulso in epoca tardoan ca, in par colare nell’Africa se entrionale.
Il mosaico pavimentale della villa raggiunge addiri ura i 4000 metri quadra di super cie.
Le composizioni gurate su fondo bianco raggiungono estensioni enormi, presentano elaborate cornici
decora ve e prediligono sogge mitologici o ispira alla vita in villa.
La grande caccia
Il mosaico citato dal libro è una rappresentazione di caccia, che si trova nel corridoio
che porta alle residenze e rappresenta nei minimi de agli le pra che di caccia
maggiormente in uso nel mondo an co.
La tecnica di esecuzione
Il mosaico romano ,realizzato con tessere lapidee, deriva da quello ellenis co.
Il mosaico pavimentale è composto di tessere a dado quadrate o re angolari della stessa dimensione
(opus tessellatum), ed era messo in opera dire amente sul posto.
I mosaici di Piazza Armerina furono esegui u lizzando dei cartoni già pron .
La tecnica impiegata è quella tradizionale del mosaico pavimentale an co: delineato il disegno
sull’intonaco, le tessere sono disposte su un le o di malta ancora umido, predisposto a se ori.
La conservazione. Negli anni Cinquanta del Novecento l’area archeologica aveva bene ciato di un
importante intervento conserva vo, guidato dall’archite o Franco Minissi (1919-1996).
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Le soluzioni apportate erano per l’epoca innova ve: si era fa o uso della plas ca e del ferro per creare
delle stru ure prote ve in grado di proteggere i mosaici dall’acqua piovana e di consen re ai visitatori di
ammirare le decorazioni muovendosi su passerelle rialzate.
Le stru ure in plas ca da ul mo, si erano rivelate inada e, anche per l’impropria sistemazione delle
bocche di aerazione: il calore nì col cuocere le coperture, costringendo i tecnici a sos tuirle parzialmente
con pannelli di vetro, ma senza risolvere il problema.
Il restauro moderno, realizzato tra il 2007 e il 2012, ha cercato di salvaguardare l’impostazione teorica di
Minissi, sos tuendo i materiali rivela si inada con compos più resisten e traspiran .
Nello spirito del precedente restauro, si sono predispos un camminamento su passerelle e una stru ura
prote va in grado di ricreare l’e e o tridimensionale della villa. Molto interessante è risultato
l’esperimento di archeobotanica, che ha permesso di ricos tuire la combinazione delle piante an camente
presen nella residenza, portando alla realizzazione di quello che gli studiosi hanno de nito un “giardino
della memoria”.
CAPITOLO SECONDO
CONTESTUALIZZAZIONE STORICA
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I sarcofagi “dionisiaci” dalla pica forma a no, decora con temi del
mito di Bacco/Dioniso che potevano avere un doppio signi cato:
da un lato, sogge come le scene di vendemmia erano ada a
ra gurare un contesto bacchico per des natari pagani, per i quali il
tema dell’ebbrezza evocava l’abbandono della sensibilità sica e il
transito verso una dimensione ultraterrena; dall’altro, ques stessi sogge erano egualmente signi ca vi
per i creden cris ani, che li avrebbero associa al sacri cio di Cristo, al sangue come vino e alla metafora
della vite.
Un esempio di cultura gura va classava, reinterpretata in chiave cris ana lo tes monia il:
-“sarcofago del Buon Pastore” seconda metà del IV secolo, musei va cani
Su questo sarcofago in marmo troviamo un bassorilievo decora vo che appunto unisce gure pagane come
l’Hermes crioforo ( gura al centro con ariete) a dei signi ca religiosi, quindi Cristo ra gurato come Buon
Pastore nella parabola di Ma eo.
Tu o intorno a questa gura troviamo dei pu che stanno vendemmiando (bacco ma anche sangue di
Cristo)
Questa ra gurazione è molto dinamica ed ha un ritmo alquanto vivace, dato dalla ripe zione delle gure
dei pu .
Tipico di questo periodo era l’horror vacui, che poi verrà preso in pres to anche dall’arte longobarda, che
signi ca paura del vuoto, e portava gli ar s , in questo caso gli scultori a riempire le proprie opere in ogni
minimo spazio.
Per quanto riguarda lo s le , le gure e l’ambiente sono espresse a raverso un naturalismo classico e le
gure risultano morbidamente modellate.
Per contro, la ripe zione simmetrica, l’isocefalia, le proporzioni tozze, l’uso profondo e di uso del
trapano, l’approfondirsi dei contras luce-ombra, già
appartengono alla temperie tardoan ca.
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L’ICONOGRAFA DI CRISTO
I simboli cris ani
Le prime immagini allusive a Cristo sono simboliche: troviamo il pesce, in greco ichthys, le cui le ere
compongono l’acros co, ovvero “Gesù Cristo, Figlio di Dio, Salvatore”.
L’immagine del pesce cos tuisce, pertanto, una sorta di messaggio-
enigma, comprensibile ai soli fedeli.
I miracoli
Uno dei temi ricorren dell’arte paleocris ana è quello dei miracoli opera da
Cristo e da san Pietro, mentre è pra camente assente la rappresentazione della Passione e della morte di
Gesù (forse perchè l’immagine della croce era troppo violenta ).
Un esempio u lizzato spesso sui sarcofagi scolpi sono le scene del potere miracolis co di Gesù legate
anche ai prodigi di Mosè.
Entrambi i personaggi sono spesso rappresenta con una verga, simbolo cris ano rappresentante il
miracolo.
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Santa Pudenziana a Roma,
Il punto focale, il punto più importante in una chiesa cris ana è l’abside, il punto dove l’occhio del fedele
cade subito appena entra nella costruzione.
Queste absidi sono decorate da decorazioni importan , in
questo caso abbiamo un mosaico absidale di inizio V secolo
(410-17).
La basilica inizia ad essere costruita prima, nel 390 circa al
posto di una domus dove prima dell’edi o di Costan no i
cris ani si ritrovavano in segreto per professare la loro fede.
Questo mosaico è giunto no a noi in maniera abbastanza
o ma seppure delle par sono state rifa e in età moderna.
Le parte maggiormente rifa a è la parte in basso a destra, si
può notare principalmente dal confronto fra i vol delle
gure rifa e e quelle che invece sono ancora originali ma molto logora .
Analizzando i sogge possiamo dire che sono presen due personaggi femminili, al centro troviamo
un’apparizione di Gesù su un trono con un libro in una mano, l’altra mano è sollevata nel gesto della
parola.
Tu o a orno a Gesù troviamo invece gli apostoli, in par colare i due al
centro che stanno per essere incorona dalle due gure femminili sono:
-Pietro sulla destra con capelli e barba bianca, cor con volto e barba
squadra ,
-mentre Paolo, sulla sinistra, è in genere rappresentato con capelli e barba
lunga scuri e una fronte molto alta.
A par re dal V secolo le rappresentazioni dei due apostoli saranno più o
meno sempre uguali.
Le due donne invece sono state iden cate in maniere di eren dai vari studiosi: alcuni dicono che le
donne sono Pudenziana e la sorella Prassede, però l’iden cazione principale e più riconosciuta è quella
che a erma che le due donne siano le rappresentazioni, una della “ecclesia ex circuncisione” ( a destra),
cioè la chiesa degli ebrei mentre quella a sinistra sarebbe la personi cazione dell’ “ ecclesia ex gen bus”
cioè la chiesa pagana.
Perciò le due donne assieme rappresentano la chiesa ebraica e quella pagana che si conciliano nella
religione cris ana.
=ciò signi ca che cristo era venuto a salvare tu , magari ed ebrei, anche se ques ul mi avevano voluto la
sua morte.
Il Cristo si trova al centro su un trono gemmato, e presenta barba e capelli lunghi.
È il cosidde o Cristo maturo che diventa l’e ge di Cristo maggiormente u lizzata a par re
dal V secolo in poi perché nei primi secoli del cris anesimo si u lizza principalmente
l’iconogra a del cristo giovane, apollineo, senza barba.
La prospe va ribaltata non è presente, c’è anzi una scanalatura di piani, le due personi cazioni per
esempio sono dietro i due san , e si può anche osservare l’archite ura che in maniera semicircolare
accompagna il ca no.
La ci à che vediamo nello sfondo del mosaico è stata de nita la Gerusalemme
celeste, che però ha degli edi ci che connotavano nel V secolo la
Gerusalemme terrena, quindi la ci à di Gerusalemme.
Per esempio, l’edi cio circolare a sinistra di Gesù è stato iden cato dagli
studiosi con la rotonda (parte nale) del Santo Sepolcro.
La montagna alle spalle di Cristo è stata iden cata con il Golgota mentre la
croce che troviamo al di sopra del monte è la croce gemmata, trionfante che ha
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visto il sacri cio di cristo.
Dal punto di vista s lis co abbiamo ancora un ricordo dell’arte an ca perché lo spazio è ancora
rappresentato molto naturalis camente a di erenza di quello presente nel fregio di Costan no del secolo
precedente.
Il cristo in questa rappresentazione ha le parvenze di un imperatore seduto sul trono, tant’è che si è
parlato di Mis ca Imperiale, una visione mis ca ma è come se cristo fosse imperatore, sovrano dei cieli.
Questa iconogra a riprende un po' l’iconogra a dei loso che si riuniscono trovandosi a semicerchio
per discutere, quindi un modello pagano traghe ato verso signi ca e simboli cris ani.
Luoghi e pra che del culto: vecchie archite ure per una nuova fede
I cris ani furono perseguita dall’impero a fasi alterne so o gli imperatori Decio (249-251), Valeriano
(253-260) e Diocleziano (284-305).
Tale situazione portò, prima della rma dell’Edi o di Milano 313 dall’ imperatore Costan no, i seguaci di
Cristo ad organizzarsi clandes namente ed ovviamente a non poter realizzare edi ci pubblici des na al
culto. Per professare il proprio culto u lizzarono inizialmente dimore private, messa disposizione da alcuni
esponen delle loro comunità che vengono chiamate domus ecclesiae (case dell’assemblea).
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La funzione funeraria
La funzione primaria delle catacombe era funeraria.
Dal punto di vista geogra co, le catacombe appaiono par colarmente di use nell’Italia centrale (Lazio,
Umbria, Toscana), ma ne esistono esempi importan anche in Campania, in Sicilia e in Sardegna.
Condizione fondamentale per la loro esistenza era un contesto geologico favorevole, ovvero la presenza di
una roccia tenera che facilitasse le operazioni di scavo.
A Roma il fenomeno delle catacombe fu di enorme estensione all’incirca 60 catacombe.
Dal V secolo esse non furono più usate come cimiteri ma diventarono luoghi di pellegrinaggio presso le
tombe di san mar ri.
Le catacombe venivano realizzate dai “Fossores”, operai specializza nella creazione di cunicoli so erranei
e nella loro decorazione.
Il corpo del defunto era avvolto in un sudario e cosparso di calce.
Esso non era accompagnato da corredo funerario.
Incisioni e simboli compaiono spesso sulle pare e sulle lastre di
chiusura delle tombe.
Oltre ai segni cristologici del pesce e del chrismòn, vanno ricorda
la colomba con un ramoscello di ulivo nel becco (simbolo
dell’anima che ha trovato la pace), l’ancora (simbolo di salvezza),
la fenice (simbolo di resurrezione).
Le gallerie si disponevano su più livelli creando dei corridoi molto stre , sulle cui pare erano ricava i
loculi, cavità orizzontali dove venivano depos i defun .
In una fase successiva, le sepolture si arricchirono di elemen decora vi.
Esempio: gli arcosoli, tombe nelle quali il sarcofago era sormontato da un arco scavato nella parete e
generalmente dipinto. Gruppi familiari facoltosi riunivano i propri cari in cubicoli (tombe familiari).
La decorazione pi orica
In linea di massima, la qualità delle pi ure eseguite nelle catacombe non è elevata.
Le maestranze impiegate non erano specializzate, mentre le tecniche più di use erano l’a resco
(prevalente) e la tempera.
Scopo primario della decorazione di una catacomba era la s da all’oscurità: le pi ure parietali dovevano
innanzitu o portare luce in cunicoli so erranei avvol nel buio e rischiara dalle sole lucerne.
È questa la ragione per cui è molto ricorrente il fondo bianco.
Lo s le usato varia anche in base al periodo:
-le decorazioni più an che sono in uenzate dalla fase più tarda del IV s le pompeiano.
Lo tes moniano gli scavi di una dimora del I secolo rinvenuta so o la Basilica di San Giovanni in Laterano o
quelli realizza presso la catacomba di San Sebas ano.
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-Nel periodo maturo (seconda metà III sec) i personaggi dipin conquistano solidità, grazie all’impiego di
lumeggiature e di e e chiaroscurali.
In questa fase, come nelle Catacombe di Priscilla, le pi ure si distribuiscono su tre registri sovrappos ,
con gurando un percorso di elevazione spirituale dalla terra verso il cielo: sullo zoccolo a n marmi poggia
una fascia intermedia dedicata a temi di cara ere gura vo, mentre la parte superiore ospita immagini
simboliche, come fregi oreali, che alludono al Paradiso.
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Cara eris che Principali Delle Chiese Cris ane
1. Andamento longitudinale pico delle chiese cris ane evidente dalla loro pianta.
La basilica si trova fuori le mura della ci à mentre la ca edrale viene costruita all’interno delle mura ma
comunque in una zona periferica, rispe o alla Roma del IV secolo, su dei terreni di proprietà imperiale.
All’indomani dell’edi o di tolleranza, le chiese vengono costruite su terreni appartenen all’imperatore
Costan no che aveva rmato l’edi o, e in zone periferiche.
Scopriremo che la prima chiesa cris ana che invaderà il foro pagano, il centro della vita poli ca, nascerà
solo nel VI secolo.
La maggior parte delle basiliche cris ane, principalmente quelle Martoriali, sono periferiche o fuori dalle
mura perché i cimiteri si trovavano fuori dalle mura delle ci à.
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La vecchia basilica non è più visibile, infa essa è stata demolita all’inizio del XVI sec da papa Giulio II e poi
ricostruita a par re a metà del 400 e sopra u o nel 500, ed ora la basilica che possiamo visitare è quella
con la grande cupola.
San Pietro è preceduto da un atrio, un cor le, è una basilica a cinque navate come quella di San Giovanni
in Laterano e presenta un transe o collegato a due mausolei.
È una basilica cosidde a “ad corpus” cioè che questa chiesa è stata costruita sopra la tomba del mar re,
infa san Pietro era stato croci sso non lontano da dove si troverà la sua tomba, sulla quale Costan no fa
costruire questo enorme edi cio che viene perciò classi cato come basilica ad corpus.
-Aveva la funzione di cimitero, infatti sono state ritrovate delle tombe sia a terra che a parete,
-nella basilica si svolgeva anche il banche o funebre, che però aveva troppi agganci con il
paganesimo e perciò ad un certo punto viene abolito, ed è questo probabilmente il motivo per il
quale dopo un certo periodo in poi esse non sono più costruite.
-La sua terza e ul ma funzione era appunto quella di chiesa dove si svolgeva il rito eucaris co.
COME MAI QUESTI 4 EDIFICI NON ERANO ORIENTATI AD EST? Per questioni morfologiche,
anche perché erano le prime basiliche costruite e nella redazione non era ancora consolidato il
fatto che dovessero essere costruite ad est. Diventa canonico ad un certo punto, prima venivano
costruite in un momento in cui la tradizione dell’orientamento a est non era ancora consolidata.
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La basilica circiforme verrà abbandonata dopo il IV sec. perché in queste chiese venivano fatti i
banchetti funerari che ricordavano troppo il rito pagano. Ne conosciamo solo sei di basiliche a
pianta circiforme (costruite nel suburbio di Roma).
A accato alla basilica circiforme troviamo un altro edi cio, con pianta centrale, che è un mausoleo, e oggi
è una chiesa, quella dedicata a Santa Costanza, ma nasce appunto come mausoleo.
Cose è un MAUSOLEO? Il nome deriva da Mausolo, che era un governatore di una regione in Turchia. È un
edi cio che nasce in memoria di una gura importante. In questo caso nasce in favore di Costanza e con ene le sue
spoglie. Al centro vi è il sarcofago in por do di Costan na (l'originale si trova ai musei va cani).
Oltre all'impianto basilicale la prima archite ura cris ana raccoglie precocemente anche il modello degli edi ci e fra
a pianta centrale. La stru ura circolare viene impiegata in epoca paleocris ana per tre principali pologie di edi ci,
con funzione memoriale liturgica:
-il mar ryum: un sacello funerario ere o per venerare un mar re
-il mausoleo, simile al precedente ma volta onorare le spoglie di un defunto di rango imperiale
-il ba stero un edi cio generalmente annesso è una basilica ma da questa separato e creato appositamente per
conferire il sacramento del ba esimo
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Il marmo rosso era legato alla gura dell'imperatore infa l'imperatore bizan no era de o Por rogenito
cioè nato nel por do, perché nasceva in una stanza del palazzo imperiale di Costan nopoli che era
interamente rives ta da questo materiale.
Le cave erano in un punto alquanto scomodo (su un monte), e perciò nel V secolo vengono abbandonate.
Così tu o il por do che si trova u lizzato, per esempio, nel 1500 è por do di reimpiego.
Per quanto riguarda le rappresentazioni sul sarcofago possiamo trovare dei pu che stanno
vendemmiando e delle spirali vegetali (girali).
Sono scene/iconogra e pagane che però vengono reinterpretate dai cris ani , i quali hanno fornito ad
esse un signi cato cris ano: vendemmia=sangue di cristo.
Il signi cato pagano riemerge nel Rinascimento (1500) e l'edi cio viene poi considerato un tempio di
Bacco.
Chiesa
La stessa scena è rappresentata sulla volta del deambulatorio della chiesa.
Le iconogra e sono pagane ma vengono acquisite dai cris ani e possono essere
rives te da un signi cato cris ano riferendosi nel caso della vendemmia al sangue di
Cristo.
Il signi cato sopra u o pagano emerge durante il rinascimento, quando c’è quel mito
dell’an co, e nel XVI e nel XVII secolo questo edi cio, nato come mausoleo,
trasformato in chiesa a pianta centrale viene interpretato come un tempio di bacco,
perché appunto sul sarcofago troviamo queste rappresentazioni che richiamano temi
bacchici e anche nei mosaici che troviamo nella volta a bo e del deambulatorio hanno in realtà temi che
possono rimandare al paganesimo e a bacco, quindi un edi cio pagano.
Le colonne e i capitelli all’interno del mausoleo sono realizza interamente con materiali di spoglio però
sono sta scel a doc, presi da un edi cio an co e riu lizza in questo nuovo spazio.
Gli edi ci a pianta centrale, come in questo caso il mausoleo di Santa Costanza, sono usa per mausolei
quindi edi ci in memoria di personalità importan , ma anche per edi ci mar riali, ma anche per i
ba steri e chiese non mar riali, principalmente nell’impero bizan no.
Lessico :
Gli elemen a gradoni che si addossano all’alzato sono de ni contra or che servono a controba ere le
spinte che vengono dalla costruzione a cui essi si addossano.
I buchi che servivano per il ponteggio, che ancora adesso possono essere vis nei res di santa Agnese
erano de ni buchi pontai.
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In questo momento, dopo che è nata un’archite ura cris ana u ciale, si ha un radicale spostamento del
linguaggio tridimensionale della scultura nel linguaggio bidimensionale della pi ura (in quanto essa è
meno concreta e s mola di più l’immaginazione e la visione ultraterrena).
Le grandi basiliche cris ane iniziano quindi a diventare laboratori di grandi cicli decora vi ispira alla sacre
scri ure e mosaici.
Importa sono: I mosaici di santa Maria Maggiore (“Santa Maria ad nives”)
Santa Maria maggiore è una delle prime chiese dedicate a Maria a Roma, risale al V secolo ed è
probabilmente costruita sulle macerie di una basilica precedentemente nel luogo di una miracolosa
nevicata es va nel 356 tant’è che è anche chiamata Santa Maria “ad nives”.
La basilica venne poi ul mata nel 432-440 so o il periodo di papa Sisto III.
La chiesa è giunta no a noi in o mo stato di conservazione e nonostante siano state apportate nei secoli
di eren modi che ma presenta tu ’ora la stru ura originaria Paleocris ana, con un impianto a 3 navate
de nite da una serie di colonne e una preziosa decorazione musiva.
Il racconto musivo si svolgeva su 3 aree della basilica:
-la navata con le storie dell’an co testamento
-l’arco trionfante con le storie dell’infanzia di cristo
-l’abside che ospitava un mosaico, il quale verrà poi demolito
=tu e queste decorazioni hanno come obbie vo principale quello di trasme ere messaggi chiari al fedele
e di supportarlo nei vari momen di sinassi (riunione dei fedeli).
Mosaico rappresentante una scena dell’an co testamento, dove Melchisedec o re ad Abramo una cesta
con dei pani, allusione al pane e al vino e pre gurazione del rito eucaris co.
Il mosaico si trova sul lato della chiesa al di sopra delle colonne, nell’ architrave, vicino all’altare perché
appunto come abbiamo de o rimanda al rito eucaris co.
Nella scena rappresentata, in alto possiamo trovare la gura di Cristo, par colarmente inusuale dato che la
scena si sviluppa all’interno del vecchio testamento.
Infa , la gura rappresentata non è propriamente Cristo, ma Dio nelle ves di Cristo perché la divinità
non può essere rappresentata e perciò si rappresenta il suo mostrarsi in forma umana.
Dio è spesso evocato a raverso la gura di una grande mano o di raggi solari o appunto può essere
personi cato con la gura di Cristo.
Il modello di questa iconogra a religiosa (episodio tra o dalla Bibbia), è ripresa dall’arte romana-
imperiale, dal repertorio principalmente civile e/o militare ma viene stravolto nel
signi cato, cioè acquistano un altro signi cato.
Confronto:
“Adventus Marci Aurelli”,
Confronto tra il mosaico precedente e il rilievo dell’epoca di Marco Aurelio del II secolo,
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si tra a dell’“Adventus Marci Aurelli”, cioè l’ingresso trionfale dell’imperatore in ci à, il suo imporsi sulla
ci à e l’avvio del suo governo.
Nella chiesa delle origini, la distribuzione dello spazio sacro è concepita in funzione dello svolgimento
della liturgia, quindi le immagini scelte avevano il compito di trasme ere determina messaggi e di
supportare i vari momen della sinassi, cioè la riunione dei fedeli nella chiesa.
Ritornando alla chiesa di santa Maria maggiore….. la facciata è se ecentesca con
mosaici medioevali ma nella controfacciata.
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Mosaico dell’arco trionfale di Santa Maria Maggiore.
Maria è rappresentata come una regina, in trono.
L’arcangelo Gabriele le appare in cielo accompagnato dalla colomba,
simbolo dello Spirito Santo, e la coglie davan all’uscio della propria
casa, intenta a lavorare la porpora
Le gure appaiono più iera che; il ritmo narra vo è rallentato, la
qual cosa esalta la carica simbolica di ogni de aglio.
È da notare la rilevanza dei ges : le mani degli angeli sono a eggiate
in modo eloquente, ‘parlano’ all’osservatore, indicando,
benedicendo, rivelando i fa divini
Restauro e conservazione
All’epoca della costruzione della basilica, le tombe furono completamente interrate; questa operazione di
occultamento garan , di fa o, la perfe a conservazione dei sepolcri.
La rimozione dei materiali di riempimento però determinò danni ai reper e agli a reschi.
L’elevato tasso di umidità, le corren d’aria, gli sbalzi di temperatura e i ba eri inconsapevolmente
porta dai visitatori sono le principali cause del degrado.
Gli interven , avvia nel 1998, si sono concentra sulla realizzazione di un sistema conserva vo volto a
contenere lo sviluppo di microrganismi.
L’u lizzo di un porte di cristallo a chiusura automa ca e di luci ltrate garan scono una condizione di
stabilità ambientale considerata essenziale per la salvaguardia dei reper .
Il ba stero
Il ruolo primario dell’abluzione che nella liturgia ca olica era il rito del lavarsi le dita compiuto dal
celebrante durante l'o ertorio e dopo la comunione, e dunque la necessità di un approvvigionamento
idrico, è forse all’origine della forma del ba stero.
La pianta circolare potrebbe derivare dalla pologia del ninfeo pagano, una stru ura archite onica
ellenis ca e tardoromana facente da sfondo a una fontana.
Oppure alcuni studiosi hanno invece ipo zzato che tale morfologia vada collegata ai mausolei dedica ai
mar ri.
Il rito del ba esimo assume un ruolo cruciale nella religiosità cris ana: cos tuisce un rito di passaggio,
poiché rappresenta l’ingresso nella comunità dei fedeli ed è pertanto il primo dei sacramen .
Ba esimo deriva dal greco bap zo, “immergo”.
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Prima dell’Edi o di Costan no, il rito si celebrava nelle domus ecclesiae.
In seguito, il rito ba esimale venne somministrato dal vescovo nei pressi della
ca edrale.
CAPITOLO TERZO
Bizan ni e Longobardi: inizio Alto Medioevo
Contestualizzaione storica:
All’inizio del quinto secolo la capitale dell’Impero Romano viene spostata a Ravenna (402-476).
La capitale precedentemente si trovava a Milano ma questa ci à era diventata troppo pericolosa a causa di
eventuali a acchi da parte di popolazioni barbariche.
Così Ravenna, che no allora era stata una diciamo una ci à abbastanza poco conosciuta, vive tra V e il VI
secolo invece i suoi secoli d'oro.
Ci sono monumen costrui in questo periodo che tu ora sono presen nella ci à nonostante i diversi
restauri e sono tu 'ora visitabili.
Nel 476 però, l’ul mo imperatore d'Occidente, Romolo Augusto de o Augustolo (perché era piccolino)
viene deposto dal Barbaro Odoacre.
Quindi l’impero d’occidente crolla.
Nel 488 però un ostrogoto Teodorico viene inviato contro Odoacre e lo scon gge all'inizio degli anni 90.
Teodorico si impossessa della ci à di Ravenna e trasforma l’Italia in un regno romano barbarico con
l'appoggio dell'aristocrazia romana e dell'imperatore di Bisanzio.
Il re ostrogoto era stato ostaggio alla corte di Costan nopoli e quindi pur essendo un capo Barbaro in realtà
assorbe anche un po' della cultura La na, romana.
Ravenna diventa la capitale del Regno dei Go .
Nel 526 Teodorico muore, governa la glia e ad un certo punto imperatore di Bisanzio decide di
riconquistare la provincia italiana.
535-553 guerra greco-go ca: una guerra quasi ventennale nella Guerra
Costan nopoli riconquista l'Italia: nel 540 il generale Belisario conquista Ravenna.
Tra il 568 e il 774 (anno in cui i franchi conquistano Pavia) in italia vi è il regno dei longobardi.
Nel 751 Ravenna diventa sede del governo bizan no
Tra il IV e il VI secolo Ravenna vive dei momen d’oro lega a 3 fasi che vive la ci à:
la prima fase è quella imperiale: quando Ravenna è capitale dell'Impero d'Occidente nel quinto secolo
La seconda fase è quella ostrogota: quella di Teodorico dei Go tra il quinto e il sesto secolo.
La terza fase è quella Bizan na: del governo bizan no a par re dal sesto secolo.
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Nel 330 Costan no spostò la capitale dell’impero a Bisanzio, rinominandola Costan nopoli (a utale
Istambul) in suo onore.
Questa scelta dell’imperatore dimostrava la perdita di importanza poli ca di Roma e la necessità di
consolidare la parte dell’Impero Romano più orente e sicura dalle invasioni barbariche: l’Oriente.
Questo spostamento però implicò anche lunghi lavori come l’ampliamento urbanis co della ci à e grandi
interven archite onici, tra i quali la costruzione di un palazzo imperiale, di un foro, di un ippodromo e un
campidoglio. Ci sono riferimen all’arte classica.
La ci à fu consacrata secondo il rito pagano anche se diverse chiese cris ane furono costruite come per
esempio la chiesa di Santa Irene. L’idea di Costan no era quella di costruire una seconda Roma.
Nell’arte bizan na troviamo riferimen alla produzione gura va di epoca tardoan ca, infa , essa
presenta immagini solenni, con personaggi sta ci e frontali, il cui naturalismo viene sacri cato a
bene cio di una maggiore e cacia del messaggio.
Cio si può notare nel:
Rilievo della base dell’obelisco dell’ippodromo (390 d.C. ca, marmo. Istanbul)
In questo rilievo troviamo l’imperatore Teodosio al centro, con la corona della
vi oria in mano sormontato da un baldacchino corinzio.
I personaggi che lo a orniano sono la famiglia imperiale e la corte.
Le gure chi invece troviamo nella parte inferiore del rilievo, tu molto vicini,
sono a ori e danzatrici.
Il linguaggio u lizzato è essenzialmente quello tardo an co come, per
esempio, il fa o che l’imperatore è rappresentato molto più grande delle altre gure seguendo l’ordine
dimensionale gerarchico.
Costan nopoli rimase la capitale dell’impero d’oriente mentre la capitale occidentale si spostò da Roma
prima a Milano e poi a Ravenna.
L’arte ravennate
L’arte ravennate rappresenta una tes monianza preziosa della ricerca costante che l’uomo medievale
condusse, nell’archite ura e nella produzione gura va, per elaborare e trasme ere, a raverso le
immagini, messaggi di fede in grado di avvicinarlo a Dio.
In ambito gura vo, si assiste e a un progressivo abbandono della solidità classica a favore di forme
sempre più eteree e spirituali.
Alle gure possen e solide, ancora tridimensionali, della metà del V secolo, si sos tuiscono immagini
umane pia e e prive di cara erizzazione siognomica, mentre gli sfondi blu cobalto dei cieli dipin
cedono via via il passo allo straniante dominio dell’oro, capace di proie are i personaggi in una dimensione
ultraterrena.
Possiamo dis nguere tre fasi principali nella storia della ci à di Ravenna:
1.l’età di Galla Placidia, che resse l’impero dal 425 al 437;
2. l’età di Teodorico, re dei Go di confessione ariana (493- 526);
3. l’età di Gius niano, imperatore d’Oriente, epoca in cui la ci à verrà a ra a nella sfera d’in uenza di
Costan nopoli (527-565). Grazie a lui l’Italia viene riconquistata: manda i suoi generali, prima Bellisario e
poi Narsete.
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Il Mausoleo di Galla Placidia annesso alla chiesa di Santa Croce metà del V secolo d.C. Ravenna.
Il mausoleo dell’imperatrice appare come un piccolo edi co a sé stante, con pianta a croce la na.
L’ esterno è semplice paramento murario che non lascia trasparire la
decorazione musiva dell’interno.
La cupola stessa, innalzata all’incrocio dei due bracci della croce, è occultata
dal burio ( copertura muraria esterna di una cupola)che la ingloba
integralmente.
I mosaici coprono la metà superiore delle pare dell’edi co, con una
straordinaria varietà di mo vi ornamentali.
Sulle lune e, poste alle estremità dei bracci della croce, coper a bo e, si
trovano riquadri gura vi che richiamano il principio del mosaico con emblema (in bo ega).
Si tra a di vere e proprie ‘ nestre’ che si aprono su scene di sogge o sacro.
L’impressione prodo a dallo spazio prezioso del mausoleo è quella di trovarsi all’interno di uno scrigno, i
cui limi sici appaiono nega dalla super ce musiva.
I mosaici della metà inferiore del sacello (Nell'archite ura cris ana, chiese a o cappella costruita con
par colari cara eris che e des nazioni devote) sono domina da un e e o di illusione o ca che sfonda la
parete con le lune e e che la valorizza con le vol a bo e.
La cupola
La cupola o re un’immagine di pura visione escatologica (Per nente all'interpretazione
dei des ni ul mi dell'uomo e dell'universo.)
Su un cielo tempestato di stelle si staglia la croce dorata circondata nei pennacchi dal
cosidde o tetramorfo (4 simboli degli evangelis ai 4 la ).
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Un passo decisivo in questo processo può essere esempli cato dal confronto tra le volte musive di due
ba steri costrui a Ravenna a breve distanza di tempo e di spazio:
Il Ba stero degli Ortodossi Il Ba stero degli Ariani
Esso presenta una cupola decorata a mosaico Esso presenta una cupola decorata a mosaico
con le gure degli apostoli che circondano la con le gure degli apostoli che circondano la
rappresentazione del “Ba esimo di Cristo”. rappresentazione del “Ba esimo di Cristo”.
=non ci sono di erenze iconogra che ( a parte la presenza dell’e masia sulla cupola del ba stero degli
ariani) ma ci sono molte di erenze s lis che.
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Re degli Ostrogo , Teodorico venne educato a Costan nopoli e poté così entrare in conta o con la cultura
classica, rimanendone fortemente in uenzato.
Con l’approvazione di Bisanzio instaurò un proprio regno in Italia, in cui mantenne vivo il sistema
amministra vo romano.
Il Mausoleo di Teodorico
A Ravenna Teodorico fa costruire un grande palazzo con una basilica collegata (sant’
Apollinare Nuovo) all’interno delle mura ci adine mentre all’esterno fa costruire il
proprio mausoleo.
L’archite ura massiccia del mausoleo fa riferimento ancora ad una cultura ar s ca
pre amente classica, romana.
Colui che fa realizzare il mosaico è papa felice IV (lo sappiamo dalla scri a
Felix e dal suo abbigliamento) che ha in mano il modellino della chiesa
secondo l'iconogra a del commi ente.
Il mosaico è stato in restaurato e la gura di Papa Felice è stata restaurata mol ssimo in età moderna.
N.B le par più rifa e delle chiese sono il so o e il pavimento, mentre le cappelle
laterali che spesso troviamo non sono di epoca altomedievale ma iniziano ad essere
costruite a par re dal basso medioevo
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Troviamo al centro Cristo, che sembra scendere da delle scale fa e da tante piccole nuvole, da un cielo che
pare quasi al tramonto, infa le nuvole sono rossastre.
Egli ene nella mano sinistra un rotolo chiuso e solleva la destra quasi in un gesto del discorso.
Si tra a come dice la Baldriga di una Parusia che sta ad indicare la presenza del Divino e nel Nuovo
Testamento la venuta di Cristo alla ne dei tempi.
Come si legge anche nell'apocalisse “ecco, viene sulle nubi e ognuno lo vedrà”
Gesù ene nella mano dx un rotolo chiuso perché in questo periodo la comprensione della lingua scri a si
perde e i messaggi vengono evoca solo a raverso immagini e simboli come gli Agnelli in basso, sei per
parte sono gli apostoli, troviamo inoltre una Fenice un uccello che indica la resurrezione quindi ci sono in
questo mosaico e sia elemen simbolici che naturalis ci ( gure che addiri ura lasciano le ombre sul
terreno).
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Il mosaico che analizziamo è contemporaneo al personaggio, sono entrambi del sesto secolo.
Si trova nella chiesa di San Vitale a Ravenna.
Si tra a del mosaico dell'abside appunto ra gurante l'imperatore Gius niano.
Lo spazio centrale che si può de nire sempre o agonale è coperto da un’alta cupola
che poggia su dei pilastri molto par colari (potremmo de nire a forche a svasata),
cara erizza da preziosi capitelli a pulvino (elemento archite onico stru urale a forma di
tronco di piramide rovesciata, posto tra il capitello e l'imposta dell'arco).
i pilastri poi sono collega da arcate su colonne.
Queste arcate sono sul doppio ordine cioè un piano superiore dove c'è il cosidde o
matroneo o galleria.
Troviamo la zona del presbiterio dove c'è l'altare.
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prima di tu o troviamo una scri a che dice “eclesius epis” ma anche presenta un palio, una sciarpa
bianca con delle croci.
Il vescovo porta fra le mani il modellino della chiesa di San Vitale.
Egli fu vescovo di Ravenna dal 521 al 532. (periodo ostrogoto)
San vitale lo troviamo sull’estrema destra dove possiamo leggere SCS che
sta per sanctus,ma la sopra lineatura non c'è, vitalis quindi è San
Vitale.
Ha le mani coperte e un angelo gli pone la mano su una spalla lo sta
presentando a Gesù al centro, giovane, apollineo.
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Teodora porta in mano un grande calice un bacile che rimanda al vino, mentre il marito Gius niano un
grande pia o, forse una patena, cioè un pia o che con ene l'os a.
I due coniugi donano la suppelle le liturgica procedendo verso l'interno della chiesa.
Quello che interessa all'ar sta è realizzare uno spe acolo del potere, è una sorta di manifesto poli co.
Ne Gius niano ne Teodora arrivarono mai a Ravenna però rappresentarli signi cava so olineare che lo
scenario poli co era cambiato: il regno Goto era nito e Ravenna era ormai nell'orbita di Costan nopoli,
era ormai bizan na.
Osservando l’abbigliamento di Teodora troviamo nella parte bassa del mantello troviamo un’altra scena di
o erta quella dei re magi, l’adorazione dei magi.
Alcuni studiosi fra cui Maria Adaloro riconducono i mosaici di san vitale non a mani bizan ne ma bensì a
maestranze locali. Sicuramente i marmi e alcune par della scultura archite onica invece sono sta
realizza da maestranze bizan ne
I mosaici ravenna ispirarono le parole dello scri ore Venanzio Fortunato e Ravenna e l'arte bizan na hanno
a ascinato gli ar s del primo Novecento come Klimt
Sant’Apollinare in Classe
Chiesa costruita e nanziata nella prima metà del VI secolo da Giuliano Argentario per il volere del
vescovo Ursicino; fu consacrata nel 549 dal primo arcivescovo Massimiano.
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i Longobardi arrivano portano con sé le proprie stru ure economiche poli che e sociali, sono organizza in
duca e obbediscono a un re.
I Longobardi sono molto bravi nel lavorare i metalli (bravi ora ) perché costruiscono molte armi essendo
un popolo nomade di guerrieri.
Quindi, non usano le grandi ar come la pi ura, scultura, l'archite ura ma principalmente lavorano metalli
e realizzano ogge come cinture, bbie e poi in seguito anche altri ogge lega per esempio al
cris anesimo.
I prodo dell’ore ceria dei vari popoli barbarici sono arriva no a noi grazie ai corredi funerari perché le
popolazioni barbariche seppellivano i personaggi più importan con il proprio corredo.
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-Un’ altro gusto che si ritrova sui prodo longobardi e barbari è il cosidde o horror vacui cioè paura del
vuoto e consiste nel riempire ogni singolo spazio.
L'ore ceria è talmente importante che diventa la tecnica guida anche per realizzare opere
in altri materiali, per esempio, questo capitello che si trova nella cripta di Sant'Eusebio a
Pavia.
Questo capitello è che de o a bula alveolata perché ricorda un’ogge o di ore ceria
monumentale.
La produzione gura va riconducibile alle prime fasi del dominio longobardo in Italia
rispecchia le di coltà generate dall'incontro di culture molto distan tra loro per sensibilità e tradizioni:
quella classica (improntata una naturalismo), quella bizan na (spiritualizzazione e iera cità dell'immagine),
quella barbarica (forme s lizzate geometrizzate).
Questa opera ha sul fronte la maestà del Signore la “Maiestas Domini” e sulla parte retrostante degli
elemen cris ani come la croce o oreali e la cosidde a “fenestella confessionis” cioè quella apertura da
cui si potevano osservare le reliquie all'interno dell'altare.
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Le cornici ricordano mol ssimo l'ore ceria e in passato questo altare era completamente colorato tant'è
che le labbra che vanno in giù in realtà grazie alla colorazione appaiono meno curvate verso il basso.
L'impressione che questo altare colorato doveva dare all'osservatore era quella di un ogge o monumentale
in ore ceria.
Come mai ques due prodo lega alla rinascenza liutprandea sono così diversi tra loro? 3 ipotesi
1.Ques due prodo possiamo forse a ribuire a maestranze diverse: uno scultore longobardo per l'altare
del Duca Ratchis e ar s invece di impronta più classicista forse addiri ura bizan ni per gli Stucchi
perché a Bisanzio la cultura classica e delle mis ca era più forte.
Questa è un'ipotesi e cioè gli ar s che hanno realizzato ques stucchi sono ar s che hanno avuto una
formazione diversa e hanno una cultura diversa rispe o agli scultori Longobardi.
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2. Potrebbe aver realizzato i rilievi a tu o tondo un ar sta longobardo più maturo, anche se è più sicura la
prima ipotesi.
Sicuramente però questo tempie o dà l'idea della ricchezza della pluralità di linguaggi nell'età
Longobarda.
3.Poi troviamo un'altra mo vazione: il pubblico. Infa , l’altare del duca Ratchis si trovava nella chiesa di
San Giovanni, quindi un luogo pubblico, visibile a tu mentre la cappella contenente queste statue era
privata.
I Longobardi si appropriano anche di un linguaggio iconogra co formale che a loro è poco familiare
arrivando in Italia.
Frontale d’elmo
Dell'inizio del VII secolo al museo nazionale del Bargello a Firenze in bronzo
dorato.
Al centro troviamo delle le ere punzonate che ci perme ono di iden care la
gura centrale con il re Agilulfo ed è seduto al centro su un trono a ancato da alcuni
personaggi: ai la due solda uno con una lancia mentre l’altro con uno scudo, poi a seguire
muovendoci verso l'esterno troviamo delle vi orie alate che stanno ad indicare forse una
vi oria da parte del re Agilulfo e in ne ci sono delle persone che si stanno avvicinando, poi
dietro gli ul mi quelli che chiudono la scena hanno delle corone in mano.
Si tra a probabilmente di una scena di trionfo del re longobardo. (Qualcuno ha voluto anche dire che sta a
signi care che Agilulfo vuole unire le due par della penisola ma sappiamo anche però che nel 603 all'inizio del VII
secolo il re conquista delle ci à del nord quindi questo frontale d’ elmo potrebbe so olineare proprio questa vi oria)
Poi abbiamo due torri ai la che potrebbero indicare la ci à oppure il palazzo del re.
La scena è ispirata ad una scena di Trionfo dell'imperatore romano quindi in questo caso l'iconogra a
sicuramente segue un modello non longobardo.
Osservando nel de aglio possiamo ricondurre diversi elemen alla cultura longobarda: partendo dall’alto
troviamo la pe natura del re che presenta una linea in mezzo quindi i capelli sono divisi in due, presenta
la barba lunga e appun ta, veste con dei pantaloni e il mantello lo ha su entrambe le spalle mentre
l’imperatore romano portava il mantello appuntato su una spalla.
Egli regge con una mano una spada, strumento per eccellenza dei longobardi un popolo di guerrieri (delle
parole come per esempio guerra, tregua derivano proprio dalla lingua germanica longobarda) però fa un
gesto an co cioè il gesto de nito della mano parlante e/o benedicente.
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Un altro elemento che possiamo ricondurre alla cultura del popolo conquistato cioè dei romani: l'uso del
la no delle le ere punzonate cioè le le ere DNAG: DN che sciogliamo come “Domino nostro” AGILU cioè
Agilulfo REGI cioè “al nostro Signore re Agilulfo”.
I Longobardi quando arrivano in Italia non sono ca olici ma Ariani (de nita un'eresia cris ana che consiste
nella credenza che Dio e il glio di Dio non siano della stessa natura, non credono nella consustanzialità del
padre e del glio)
La coper na dell’evangelario
I Longobardi iniziano a conver rsi progressivamente al cris anesimo ca olico arriva in Italia, la
protagonista di questa conversione è proprio la moglie di Agilulfo che si chiamava Teodolinda.
Nel Medioevo i manoscri potevano avere delle rilegature preziose come in questo caso.
(gli studiosi non sono concordi sul luogo di produzione, se l’evangeliario che aveva questa coperta preziosa gliela
manda il ponte ce sarà stata prodo a a Roma ma secondo alcuni invece siccome Teodolinda la dona alla chiesa di
Monza che fa costruire, non c'entra niente con i doni di Papa Gregorio Magno ed è invece una coperta prodo a da
un'o cina Milanese.)
Questa coper na parla un linguaggio sia barbarico che classico: barbarico per la decorazione della cornice
che ricorda bule longobarde mentre la misura, lo spazio ordinato, l’equilibrio rimanda alla cultura
bizan na perché una par colarità dell’ore ceria longobarda era l’horror vacui cioè la paura del vuoto che li
portava a ricoprire ogni spazio della super cie che stavano decorando
il trono, ripetuto per qua ro volte, è coperto Nella ra gurazione più tarda, ariana, l’immagine è
da un drappo rosso e da un disco con la croce dominata dalla croce gemmata da un cuscino purpureo e
che esaltano la natura spirituale di Cristo. da un candido drappo tu riferimen alla Passione e,
dunque, all’umanità e alla so erenza terrena di Gesù.
Si tra a della ra gurazione simbolica della cosidde a “e masia”, che è, la preparazione del trono di Cristo
in a esa della sua seconda venuta. Figura vamente l’e masia prende le forme di un “trono divino”,
sormontato dalla croce, vuoto perché des nato a essere occupato da Cristo giudice alla ne dei tempi.
Nelle due interpretazioni, quella ortodossa e quella ariana, l’e masia assume però una connotazione
diversa.
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Nella ci à di Roma durante il periodo bizan no, troviamo un funzionario imperiale anche se poi
l'amministrazione civile viene progressivamente a data alla gerarchia vescovile e il ponte ce inizia a
prendere sempre maggiore potere .
Tra il 642 il 752 quindi tra la metà del VII secolo e la metà del VIII secolo sulla ca edra di San Pietro si
succede ero ben 11 Ponte ci di origine greca o siriaca o siciliana insomma comunque di cultura bizan na
La conseguenza è una ellenizzazione della ci à cioè la ci à inizia a guardare a Bisanzio.
A Roma vengono fonda diversi monasteri che seguono la cosidde a regola di San Basilio ma sono dei
monasteri greci quindi degli insediamen orientali.
Sono sopra u o i monaci caccia dalle terre occupate dagli arabi che trovano rifugio a Roma quindi si
tra a di un fenomeno di immigrazione religiosa.
Monumento esemplare di questo periodo è la chiesa di Santa Maria An qua, una chiesa nel foro di Roma,
uno dei primi insediamen religiosi che interessano il luogo pagano per eccellenza. (prima Cosma e
Damiano).
Questa chiesa è stata de nita la “Cappella Sis na dell'alto medioevo” perché è ricchissima di a reschi che
vanno dal VI sec e arrivano no VIII sec poi nel 847 una frana seppellisce la chiesa e questo farà si che gli
ambien si conservino nei secoli.
Sopra viene costruita una nuova chiesa in età moderna e solo nel 1900 viene demolita la chiesa superiore
di età moderna e viene scavata Santa Maria An qua che emerge con tu i suoi a reschi che decorano
addiri ura le colonne.
La ricchezza di pi ure e di dipin ci fa capire che probabilmente era una chiesa molto importante a cui i
Ponte ci e la gerarchia vescovile prestavano molta a enzione.
Dal 2000 al 2015 c’è stato un lunghissimo restauro di tu gli a reschi e le pi ure.
La chiesa poi nel 2016 è stata riaperta con una mostra che ha u lizzato la tecnologia per migliorare la
fruizione.
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U lizzando il videomapping e luci par colari sono state integrate par mancan delle pi ure e dell'opus
sec le cioè della decorazione a marmi pregia .
(le due immagini con e senza luce)
Parete Palinsesto
Spostandoci invece alla parete absidale a destra, la cosidde a parete palinsesto che è un termine che
prendiamo in pres to da un'altra disciplina non dalla storia dell'arte ma dalla paleogra a (La paleogra a
studia lo sviluppo e le trasformazioni della scri ura).
codice palinsesto: la prima scri ura viene cancellata e viene scri o un nuovo testo al di sopra.
Nelle ar gura ve avere una parete palinsesto signi ca avere una stra cazione di a reschi, tant'è che su
questa parete palinsesto ne abbiamo vari di dipin che ovviamente rappresentano gure e scene diverse e
hanno cronologie diverse.
-Il secondo strato risale invece alla seconda metà del sesto secolo ed è cos tuito da Maria e un angelo: è la
scena dell'annunciazione.
Questo Angelo è anche de nito angelo bello perché ha un incarnato morbido ed è rappresentato di tre
quar in maniera molto naturalis ca, ha le gote leggermente vivacizzate dal rosso, ha le labbra molto
sensuali: è una pi ura profondamente memore della pi ura ellenis ca.
Quando questa chiesa nel 1900 fu cavata il dire ore degli scavi che si chiamava Giacomo Boni scri e che se
lui non avesse avuto davan agli occhi ques dipin avrebbe de o che l'annunciazione era più an ca e
invece la Maria Regina era nel secondo strato meno An ca perché le pi ure del secondo strato,
l'annunciazione, sembrano più legate a modi più an chi, naturalis ci me ere la Maria regina che è molto
iconica e abbastanza an naturalis ca rispe o all'annunciazione.
Qui sono a vi pi ori bizan ni, in un momento in cui Roma è culturalmente greca, nell'arte di Bisanzio
abbiamo in realtà diversi modi s lis ci.
Troviamo quello più noto che è rappresentato da gure bidimensionali con lo sfondo oro, astra o, con
assenza di spazio e di movimento e poi però c'è anche un lone che è quello meno noto che è ancora
memore dell'eredità classica.
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-Il terzo strato rappresenta troviamo due padri della Chiesa, San Basilio e San Giovanni Crisostomo con
iscrizioni greche.
Essi hanno anche dei rotoli in mano con delle scri e con tes greci, grazie a ques tes questo terzo strato
gurato è stato datato dopo il 649 quindi circa a metà del VII secolo.
-In ne, troviamo un quarto strato gura vo che presenta la gura di San Gregorio nazianzeno cioè un
padre della Chiesa Bizan na, dell’inizio dell’VIII secolo.
CAPITOLO QUARTO
Età carolingia (VIII -IX sec) e l’arte islamica
In realtà già nella prima metà dell'o avo secolo il ponte ce aveva chiesto aiuto ai Franchi contro i
Longobardi
-481-511 Regno di Clodoveo primo re franco. (dinas a merovingia).
-751 Pipino il breve diventa re dei Franchi (dinas a carolingia)
-774 Carlo Magno scon gge il re longobardo Desiderio e diventa re dei Franchi e dei Longobardi.
Fra Carlo Magno e il ponte ce nasce l'alleanza dal potere temporale e quello religioso.
Nella no e di Natale dell'800 Carlo Magno viene Incoronato imperatore in San Pietro a Roma proprio da
papa Leone III.
Nasce il Sacro Romano Impero cioè un impero che fa riferimento all’ Impero Romano ma uni cato dalla
religione cris ana.
In questo periodo troviamo un grande recupero dell'An co sopra u o per il riferimento all’Impero
Romano.
Questo momento viene de nito renova o imperii (momento di rinascita ) che riguarda:
-il recupero delle stru ure organizza ve dell'amministrazione e della gius zia dell'impero romano
=fondamenta per un impero solido e unito grazie anche alla stessa moneta, lingua e scri ura
-uni cazione del popolo intorno al cris anesimo e adozione di un canto religioso: il cosidde o canto
gregoriano.
Carlo Magno si muove in maniera molto intelligente cioè capisce che si deve circondare di intelle uali e che
a raverso la cultura e la religione lui riuscirà ad uni care l'impero.
Durante questo periodo vengono aperte scuole presso la corte, vengono fondate molte ca edrali e mol
monasteri a capo dei quali Carlo Magno me e persone che gli sono fedeli e
a raverso di loro riesce a controllare i territori.
Avvia una riforma della scri ura e cerca di ado are una scri ura più agile
rispe o a quella an ca e maiuscola: la cosidde a minuscola Carolina cioè una
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scri ura corsiva che perme eva anche di copiare più rapidamente i codici.
Il re pone il la no come lingua u ciale e impone la liturgia romana.
Carlo Magno muore nel 814 dopo la sua morte l’impero cadde un po' in crisi e si arriva nel 843 a spar re
l'impero carolingio e così abbiamo il regno di Carlo il Calvo (giallo in car na) poi il regno di Ludovico Il
Germanico (rosso)e poi tra i due regni quello di Lotario.
Nel fra empo, stava nascendo lo stato della chiesa.
Essa rappresenta o Carlo Magno oppure Carlo il Calvo, nipote di Carlo Magno.
Questa statue a richiama l’an ca statua equestre però rispe o al modello an co la gura dell’imperatore
è molto più rigida e il cavallo in realtà non è quello originale.
Questa statua richiama in par colare la statua equestre di Marco Aurelio, datata secondo secolo
dopo Cristo. Ora questa scultura si trova nei Musei Capitolini e sulla piazza del Campidoglio in
realtà cioè una copia.
La scultura nel Medioevo è nota, comunque, come “caballum constan ni” cioè i contemporanei
riconoscevano in quella scultura l’imperatore Costan no. (l'Edi o di Milano, la libertà di culto, il
primo imperatore Cris ano).
Carlo Magno si voleva rifare a Costan no come primo imperatore cris ano della storia dell’Impero
Romano.
Abbazia Di Corvey
Weser, Germania
Il Westwerk che ha dei rifacimen anche più tardi anche di età romanica è stato
costruito nella seconda metà del IX secolo ma è un proge o di età carolingia.
La Torhalle Di Lorsch
Germania 760-790
l’ispirazione alle forme classiche ebbe un ruolo propagandis co molto importante
durante il regno di Carlo Magno.
Non soltanto il sovrano si fece promotore di un fervido programma edilizio che
interessò tu o l’impero, ma, per alcuni edi ci di par colare importanza, impose un
esplicito richiamo ai monumen romani.
I suoi tre fornici (arco) rievocano l’arco di Costan no: il rimando è soltanto allusivo e
non consiste in una replica passiva del vocabolario archite onico an co.
l’arte medievale ama interpretare i propri riferimen , ricorrendo in questo caso a una vivace
policromia e ada ando la stru ura alle sue funzioni e alle par colarità del luogo di
des nazione.
La qualità dei capitelli corinzi che sormontano le semicolonne rappresenta però un vero e
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proprio inserimento ‘colto’, che proviene dire amente dall’an co e introduce il conce o di con nuità tra il
tempo presente e la grandezza della Roma classica.
Edi cio simbolo dell’archite ura carolingia è la: Cappella Pala na Ad Aquisgrana
che si trova ora sul con ne fra Belgio e Germania. (Aquisgrana= Aachen = Aix-la-
chapelle)
È una stru ura collegata al palazzo imperiale, tramite una galleria, di cui non rimane
quasi nulla ormai.
-La cappella ha una pianta centrale, poligonale all'esterno e all'interno abbiamo un
vano o agonale coperto da un'alta cupola.
-La cappella ed il palazzo sono inizia ad essere costrui nel VIII sec (795 circa).
Nel 805 Papa Leone III consacra la cappella, la quale era stata proge ata da un tale
Oddone Da Metz di cui non sappiamo però nulla.
-c’è un westwerk quasi primordiale (le 2 torri non sono molto alte).
Questo edi cio richiama la chiesa di San Vitale a Ravenna e quindi il modello ravennate.
-le colonne e i marmi derivano da Roma e Ravenna (2 capitali legate all’impero romano).
-Trono di Carlo Magno all'interno della cappella paladina di Aquisgrana, in par colare nella galleria, rialzato per
so olinearne il potere e l'importanza. In realtà, le analisi sul legno hanno dato una datazione del X secolo, al tempo
di O one I.
-nella galleria si trovano delle transenne in bronzo, come le porte (recupero antica lavorazione in bronzo
-Nella cupola, vi sono diversi mosaici rifatti da una ditta veneziana tra il 1879 e il 1881, ma che riprendono
l’iconogra a originale. Erano stati eliminati nel ‘700 e sostituiti da una decorazione a stucco,
probabilmente per un incendio devastante del ‘600 che li aveva completamente rovinati.
È stata possibile la ricostruzione grazie a disegni preparatori trovati sotto gli stucchi settecenteschi.
Scena dell'apocalisse, la gura di Cristo in trono probabilmente era al centro, ma è stata ricostruita in una
posizione di erente per farla comparire di fronte al trono di Carlo Magno (nella tribuna occidentale).
Carlo Magno inizia a risiedere abbastanza stabilmente ad Aquisgrana dalla ne del VIII secolo no alla sua
morte nel 814 probabilmente per mo vi salutari per la presenza di Terme.
2 codici minia :
1.L’evangeliario Di Carlo Magno o di Godescalco
Bibliothèque na onale de France, Paris.781-783
Il primo importante manoscri o Miniato prodo o dalla scuola di corte di Carlo Magno.
Questo manoscri o contenente i vangeli è de nito di Carlo Magno o di Godescalco che è lo
scriba di questo manoscri o.
Nella prima fase del Medioevo lo scriba e il minatore sono due persone dis nte.
questo manoscri o è stato realizzato in occasione del ba esimo del glio di Carlo Magno.
Al foglio 3v, infa , troviamo la rappresentazione della Fontana della vita che rimanda
all'idea di acqua del ba esimo.
Troviamo una costruzione classicheggiante a pianta centrale con colonne, capitelli e un
padiglione che sormonta la fontana.
Il miniatore dipinge con un colore più scuro le colonne che sono in fondo, per farle apparire più lontane.
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Troviamo poi alcuni animali lega alla simbologia Cris ana distribui in una maniera libera sulla pagina,
infa non ci sono dei piani di profondità.
Vediamo grandi di erenze con le preceden miniature, per esempio, quelle del libro di Darrow del VII
secolo dove le gure sono estremamente s lizzate e per nulla naturalis che mentre quelle presen nella
miniatura del ba esimo sono molto più realis che e naturalis che.
Per quanto riguarda il simbolo del leone di Giovanni presente nel “book of Darrow” possiamo notare che
l’intreccio, pico delle culture barbariche, e il muso dell’animale sono compos da tan piccoli pun ni che
richiamano la lavorazione dei metalli.
-tutte e due contengono i vangeli, nelle prime pagine c’è lo stesso soggetto.
-nel secondo gli animali poggiano su dei piani, vi è più profondità nella parte del terreno e del cielo, mentre
nel primo questo non accade.
- rispetto al primo, il secondo va verso un recupero più forte dell'antico e dello spazio.
- colori di erenti per la profondità e negli animali (cerbiatto sopra, per esempio), uso del colore nel
secondo che aiuta la rappresentazione naturalistica, mentre in quello precedente dominano i colori del
giallo.
il codice di Egino
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Il famoso Codice di Egino – perché commissionato da Egino, vescovo di Verona, nella seconda metà
dell’VIII secolo – è composto da 309 fogli ed è conservato a Berlino.
Le miniature che lo decorano sono incorniciate da archite ure classicheggian , con colonne
corinzie di nto marmo colorato e archi a tu o sesto.
I qua ro Padri della Chiesa – Agos no, Leone Magno, Ambrogio, Gregorio Magno – sono
ra gura a piena pagina, sedu sul trono, e sono delinea con posture vivaci ed espressive.
Ciascun santo è a ancato da chierici (facen parte del clero: pre , vescovi ecc ) ra gura in
piedi, in a o di assistere al lavoro di scri ura.
La gamma croma ca ado ata dai miniatori è par colarmente vasta: si va dall’oro e dall’argento ai toni del
bruno, del rossastro e del blu.
I vangeli di Lorsch
Altre anto signi ca va è la copertura eburnea (color avorio) del Vangelo di Lorsch realizzato ad Aquisgrana
nell’810 ca.
Le cinque tavole che la compongono derivano s lis camente da modelli bizan ni possono
essere messe a confronto con opere ravenna .
Riferimen al linguaggio tardoan co sono il busto di Cristo contenuto in un clipeo (tondo)
sostenuto da angeli (molto vicini all’iconografa classica della Vi oria); le gure della Vergine e
dei san Giovanni Ba sta (a sinistra) e Zaccaria (a destra), incornicia da archi decora e da
colonne corinzie; le due scene e poste in basso con la Nascita di Gesù e l’Annunciazione.
Arte carolingia in italia: l'ispirazione classicista dell'arte carolingia si fonde senza soluzione di con nuità con
gli esi più ra na della produzione gura va lombarda.
Rigore e razionalità
L’estremo rigore che cara erizza l’arte di età carolingia, la ricerca di un codice linguis co de nito e
ricorrente trovano un preciso riscontro nella di usione del nuovo sistema musicale del canto
gregoriano. Questo sistema musicale venne imposto dall’Impero e divenne il modello a cui il
mondo cris ano doveva uniformarsi.
Si riteneva che provenisse dire amente da Dio, poiché era giunto agli uomini per il tramite di
papa Gregorio Magno, e venne di uso come metodo che necessitava di un processo di scri ura
ben regolamentato .In questo stesso periodo viene de nita la disposizione in altezza delle note,
apportando un cambiamento di enorme importanza culturale. Un simile approccio ‘norma vo’ si veri ca in
età carolingia anche nella scri ura e nasce la minuscola carolina. L’organizzazione dei cicli pi orici e musivi,
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la distribuzione delle immagini sulle pare , la disposizione di simboli, personaggi e appara decora vi,
sembrano ri e ere questo stesso desiderio di razionalità.
Fronte: storie di Cristo , era la parte che vedevano i fedeli in oro sbalzato.
al centro troviamo Cristo in trono in una mandorla e circondato dal tetramorfo
posizionato sui la della croce mentre agli angoli le gure degli apostoli a tre a tre.
Ai la ci sono degli episodi della vita di Cristo. Fronte
Retro: storie di Ambrogio. era quella più importante sul piano dei signi ca che
vedevano gli ecclesias ci in argento dorato.
Al centro del retro troviamo la “fenestella confessionis” che avevamo già visto
nell’altare del Duca Ratchis, apertura da cui si potevano osservare le reliquie. Retro
Nei qua ro tondi:
due in alto due arcangeli, San Michele San Gabriele.
due in basso due scene: l’incoronazione da parte di Ambrogio di Angilberto,
arcivescovo che regge in mano l’altare di Vuolvinio e suo commi ente che ci aiuta a
datare questo altare fra l’824-859.
Esso è rappresentato con un nimbo quadrato che signi ca che è ancora vivo.
Nell’altro tondo troviamo invece Ambrogio che incorona Vuolvinio, de nito “Magister Faber” maestro
orafo che o re la sua capacità ar gianale.
A dividere gli scompar ci sono delle cornici preziose in smal cloisonné.
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Il punto rappresentato si trova al di fuori della ci à dove ci sono dei boschi, rappresenta dal singolo albero
s lizzato.
Interessante è il momento, perché Ambrogio sta cavalcando ma si gira indietro a rato dai raggi di luce e
dal richiamo di Dio.
Si volge con lui anche la mula che lo stava portando fuori dalla ci à e Ambrogio ferma con una sta a la sua
fuga dalla ci à.
La linea è essenziale ma al contempo narra va perché ciò che di importante doveva raccontarci viene
comunicato all’ osservatore.
Troviamo come abbiamo de o due s li di eren tra fronte e retro probabilmente perché più persone
lavoravano a questa opera preziosa secondo però un proge o comune perché le cornici uni cano tu o e
c’è corrispondenza tra la fronte retro e sovraintende questo lavoro Vuolvinio, il maestro orafo.
Nel XI secolo roma è sensibile a diverse in uenze: mondo orientale (bizan no e siro-pales nese), cultura
carolingia, richiamo alla tradizione classica.
Esempi di recupero della tradizione tardoan ca sono i mosaici absidali realizza in alcune basiliche romane:
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La sacra roccia è un importante reliquia islamica perchè conserva la roccia da cui Maome o avrebbe
iniziato il proprio viaggio ultraterreno e su di essa l’angelo Gabriele, accorso a salvare Isacco dalla furia di
Abramo, avrebbe lasciato l’impronta della propria mano.
L’edi co, modi cato in modo consistente nel corso dei secoli, presenta una pianta
o agonale circondata da deambulatorio, sui cui s’innesta una cupola originariamente
concepita in rivalità con quella del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La stru ura è costruita
ad imitazione del martyrium paleocris ano, con cui condivide la funzione di reliquiario
monumentale.
Al suo interno si conserva oggi parte della decorazione originaria, cui parteciparono anche
ar s di provenienza bizan na: i mosaici del deambulatorio mostrano una chiara
derivazione dal repertorio tardoan co, come dimostra la prevalenza del mo vo a racemi
(mo vo decora vo, a forma di grappolo con tralci, rami, ori, foglie) presente ad esempio
nel Mausoleo di Santa Costanza a Roma del IV secolo. Vi compare già un deciso linearismo
e ritroviamo l’impiego della scri ura come forma privilegiata dell’espressione ar s ca
islamica. L’iscrizione eseguita in cara eri cu ci (forme rigide impiantate su una linea di
base orizzontale) che orna l’interno del santuario, ra orza ed esalta il valore del testo sacro
con la qualità este ca del segno che diviene opera d’arte.
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A Cordoba la solennità del mihrab, risalente al X secolo, è ampli cata da una cupola sostenuta da archi
incrocia e decorata da un prezioso mosaico a fondo oro.
L’arte o oniana
In questo periodo complesso, la produzione ar s ca è prevalentemente a data all’a vità dei monasteri,
mentre l’Europa si ricopre di un “candido manto di chiese”, come scrive un monaco francese del tempo.
L’arte o oniana con nua nel solco del classicismo promosso in età carolingia, ma vi introduce
interpretazioni e sperimentazioni fortemente innova ve che preludono alla grande rivoluzione da cui,
dopo l’anno Mille, nascerà il Romanico.
L’area geogra ca in cui l’arte o oniana orisce maggiormente è la Germania, con centri quali l’isola di
Reichenau, Hildesheim, Essen, Spira; in Italia la regione più toccata è la Lombardia.
Oltre all’archite ura, l’a vità ar s ca si esprime con originalità e fervore nella miniatura, nelle ar minori
(in par colare gli avori), nella scultura e nella pi ura monumentale.
Gli edi ci ecclesias ci presentano forme grandiose, con stru ure possen e una coraggiosa spinta degli
alza , che prevedono i matronei e prediligono ampie arcate classicheggian , evocatrici di un ritmo solenne
e decisamente aulico.
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Testamento, con rilievi che mostrano una decisa impostazione plas ca: le singole gure sono
isolate e le loro forme agge an si muovono sullo spazio liscio del fondo con una rotondità e un
dinamismo di grande modernità.
Le ar minori
La varietà della produzione ar s ca o oniana ha tes monianze nelle ar minori: negli
avori lavora per la produzione di ogge suntuari.
Questo fermento s lis co non è però del tu o omogeneo, come mostra il confronto tra:
- il rilievo con l’Incredulità di san Tommaso del Maestro di Echternach (località sede
di un importante centro di miniatura) che esibisce una linea spezzata,
elegan ssima nel suo ritmo nervoso e nel dramma co ada amento alla cornice in uno schema
composi vo derivato dall’arte bizan na
- la situla del vescovo Gotofredo, entrambi del X secolo. le contrappone forme morbide e decisamente
classiche.
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Il gesto presente in questo avorio è quello della genu essione e del bacio del piede, in questo caso fa o
dall’ imperatore O one II; questo gesto si chiama con un termine greco proskýnesis ed è un è un rito che
viene ado ato già dai tempi di Diocleziano ( ne del III secolo nell'Impero d'Oriente) ma deriva addiri ura
da un’usanza persiana.
Da un pinto di vista s lis co possiamo dire che l’intaglio nell’avorio è abbastanza profondo ed infa le
gure emergono corpose dal fondo, esse sono par colarmente naturalis che, c’è inoltre un tenta vo
a raverso il suppedaneo su cui sono appoggia i piedi di Cristo.
Quindi c'è un rapporto con l'arte an ca abbastanza forte cioè un'a enzione a quella che era l'arte del
passato.
Ma l'arte di età o oniana non ha dei risulta univoci perché alcuni prodo rimandano all'an co mentre
altri prodo che hanno una linea molto più spezzata, molto nervosa.
Gotofredo è arcivescovo di Milano fra il 974 e il 979 e troviamo il suo nome in alto della situa in
un’iscrizione in cara eri la ni maiuscoli.
Questa iscrizione che corre lungo il bordo superiore della situala cita: “Dono di Gotofredo, a te, Santo Vate
Ambrogio: un vaso per spargere acqua benede a su Cesare che verrà”.
Il Cesare che verrà si riferisce probabilmente ad un imperatore che riuscirà a riunire l’impero, quindi si tra a
probabilmente di O one II.
Il “che verrà” è stato interpretato diversamente: l’uomo che diventerà Cesare oppure
questo secchiello che serve per l'aspersione dell'acqua benede a viene realizzato per una visita dell'imperatore a
Milano quindi che verrà a Milano.
Sappiamo che o one II si recò a Milano solo nel 980 quando Gotofredo era già morto e sappiamo anche che
Gotofredo fa una carriera rapidissima appoggiato dall'imperatore O one II.
So o la cornice che presenta l’iscrizione che cita Sant’Ambrogio troviamo un'altra cornice molto
classicheggiante e so o degli archi su colonne con capitelli e so o ciascuna arcata troviamo un
personaggio.
So o ques personaggi troviamo invece una cornice geometrica.
Il personaggio seduto con un libro aperto che sta scrivendo è Ma eo perché troviamo la mezza gura
dell’angelo, e il nome Ma eo si legge nell’arco.
Le gure so o i qua ro archi sono i 4 evangelis e le descrizioni sono prese da un testo che è il Carmen
Pascale di Sedulio scri o nel quinto secolo.
Sopra la gura di Ma eo leggiamo per esempio “con lingua d’uomo Ma eo narra cose terrene”.
Gli archi in totale sono 5, e nell’ul mo ritroviamo la vergine con il bambino e due angeli ai la .
Nel restauro della situla nel 2011 sono state ritrovate delle tracce di colorazione rossa all'interno delle le ere.
3. il ciborio di sant’Ambrogio
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Fronte Pietro Cristo Paolo Tradi o clavium Tradi o legis
Retro Cristo in alto al centro, Ambrogio al
centro
Ai la Gervasio e Protasio e il
commi ente genu esso e un’altra
gura
Lato 2 personaggi in reverenza: Le mogli di O one Due noblidonne Al centro invece:
primo e secondo 1.Marcellina sorella di Ambrogio
(adelaide e 2.Maria mater ecclesia
teofano)
Lato 2 personaggi in reverenza: O one 1°, O one Due nobili Al centro invece: Sa ro il fratello di
2° milanesi Ambrogio
Il Ciborio è un’edicola che sta sopra l'altare.
Quello di Sant’Ambrogio è un insieme di pezzi che hanno datazioni diverse: le colonne in por do e capitelli
risalgono a un Ciborio di età paleocris ana mentre la parte superiore è più tarda e gli stucchi sono di età
o oniana.
Ritroviamo delle analogie con le opere precedentemente citate come per esempio i copricapi squadra , le
barbe appun te e le capigliature a casche o.
San Pietro al Monte di Civate Una sorta di sintesi di ques appor eterogenei si manifesta
sul nire del secolo successivo in vari centri d’Europa. In Italia, è il caso della piccola ma
preziosissima chiesa di San Pietro al Monte di Civate (vicino Lecco, in Lombardia).
Nel ciclo di a reschi si riscontra un approccio composi vo sistema co che punta a
controllare lo spazio facendo ricorso a schemi simmetrici, geometrie e parallelismi.
Lo dimostra chiaramente il riquadro con la Scena apocali ca: qui le sugges oni orientali
sono accolte in un impianto che ambisce all’ordine della classicità.
Il ciclo pi orico di Castelseprio nella chiesa di Santa Maria Foris Portas, IX sec
Ci so ermiamo sul ciclo pi orico della chiesa.
Questa chiesa è un grande enigma dell’arte medioevale.
Castelseprio è un borgo for cato che nel periodo tardo-romano e poi medievale
acquista molta importanza perché è luogo di passaggio tra Milano, ci à
importante della nostra penisola, e i valichi Alpini.
Questo sito viene distru o nel 1287 da O one Viscon perché gli abitan di
Castelseprio avevano preso le par della famiglia nemica dei Viscon .
Fra le chiese che vengono risparmiate c’è la chiesa dedicata a Santa Maria de nita
“foris portas” perché appunto si trovava fuori dalle mura.
La chiesa non ha grandi dimensioni, presenta un nartece, una vasta aula re angolare e
tre absidi.
Questa pianta viene anche de nita triconca.
Le parte più scure in pianta sono quelle rimaste in piedi mentre il resto è stato
ricostruito.
Le due Conche absidali laterali sono state ricostruite.
Nel 1944, quindi in tempi recen , è venuto fuori un ciclo pi orico nell’abside centrale che
precedentemente era coperto da intonaco.
Subito si è scatenato un diba to cri co.
Ques che spesso sono de ni a reschi di castelseprio in realtà non sono
completamente realizza ad a resco ma secondo una tecnica de nita “mista” in parte
secco e in parte a fresco.
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Le scene sono delicate alla storia di Maria e all'infanzia di Cristo.
Nella controfacciata c'è il trono vuoto: simbolo della seconda venuta di Cristo alla ne dei tempi.
Cristo Pantocrator
Questo nome signi ca “Cristo dominatore di tu e le cose.’’
Esso è rappresentato in un clipeo, presenta l'aureola crucesignata (cara eris ca
che può avere solo Cristo).
Egli solleva una mano che sembrerebbe quasi nel gesto della parola e la sinistra
un rotolo chiuso.Il volto è fortemente naturalis co, ha gli occhi sbarra ma ha
diverse lumeggiature e par chiaroscurate che rendono il volto abbastanza credibile.
Due ra gurazioni unite, non è presente nessun elemento divisorio, è un ciclo con nuo.
Vi sono diverse scene tra cui:
-L’annunciazione
Troviamo Maria seduta e l'angelo che ha una mano nel gesto della parola che sta
annunciando a Maria l'evento.
-La Visitazione
La visita di Maria a Elisabe a. (già vista nell’altare di Ratchis)
-Andata A Betlemme
L'anziano Giuseppe segue Maria che è sull’asino e i due sembrano quasi parlarsi.
Maria osserva Giuseppe che sembra che s a dicendo qualcosa.
L'animale è rappresentato con una certa a enzione alla natura stessa del dell'animale.
Il paesaggio è rappresentato con una certa prospe va che non è quella lineare
razionale del Rinascimento però c'è una certa volontà di dare una profondità a questo
spazio così come nel tempio.
-La Na vità
Maria è semisdraiata ed è circondata da ancelle che stanno facendo il bagne o a Gesù
mentre, la persona seduta un po' in disparte, come sempre in queste ecogra e, è
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Giuseppe.
-L’annuncio Ai Pastori
Episodio secondario si questa iconogra a.
Maria si solleva fa cosamente dal giaciglio perché ha appena partorito ed è a a cata.
Questo ci fa notare come in queste pi ure ci sia un linguaggio molto naturalis co.
Le scalpellature che vediamo derivano appunto dalla scalpellatura dell’intonaco superiore.
A causa di uno s le naturalis co queste pi ure hanno fa o sviluppare una discussione tra gli storici
dell'arte, sopra u o in merito alla datazione.
Queste pi ure sono state datate tra sesto e decimo secolo quindi in una forche a cronologica molto ampia.
L'unico appiglio che ci viene dato è dato da un gra to, infa , sulla parete dipinta un’iscrizione nomina Arderico
arcivescovo di Milano dal 936 al 948.
Siccome il gra to è sopra la pi ura esso è stato de nito come “Terminus ante quem” cioè un termine prima del
quale Perché il gra to è sopra la porzione dipinta e quindi non può essere stato realizzato il gra to prima delle
pi ure ma dopo.
Quindi prima dell'Arcivescovato di Arderico sicuramente quelle pi ure sono state realizzate.
Altra possibilità di datazione ci verrebbe dall'archite ura ma gli studiosi non hanno trovato confron puntualissimi.
Sono state realizzate anche delle analisi scien che come, per esempio, le indagini al carbonio 14 su delle assi di
legno.
Quest'analisi fa a su materiali di origine organica ormai mor grazie alla quan tà di carbonio restante riusciamo a
capire da quanto quel materiale organico non è più vivo.
Le assi di legno sono state datate al sesto secolo.
Ma le assi non ci possono dare la datazione della chiesa, infa , ci dicono solo che queste assi di legno sono di sesto
secolo ma potrebbero essere state impiegate in un edi cio più tardo.
Quindi la Chiesa è stata datata o al VI secolo pensando che le assi di legno non sono state reimpiegate oppure al IX
secolo, mentre i dipin , inizialmente data sesto secolo collega ad una cultura Bizan na sono sta invece data
decimo secolo in un momento di rinascenza classicheggiante e di avvicinamento tra l'occidente è il mondo bizan no.
Sicuramente i maestri che hanno realizzato questo ciclo pi orico non sono occidentali perché un'ar sta occidentale
di cilmente era in grado di concepire immagini del genere, di avere una concezione dello spazio e del rapporto tra le
gure delle gure stesse così naturalis ca perché l'arte Bizan na segue i binari s lis ci diversi uno che è più vicino a
quello della Maria regina della parete palinsesto cioè una gura Iconica con gli occhi ssi abbigliata come una
imperatrice di Bisanzio che appunto produce opere sta che bidimensionali iconiche e però esiste anche un altro
binario s lis co che è quello che mostra l'eredità classica che produce invece opere molto più naturalis che di quelle
prodo e in Occidente medievale.
Abbiamo de o che i dipin sono ispira alle fon apocrife ma dei dipin di una chiesa non possono seguire fon non
acce ate dalla Chiesa.
Rispe o ai vangeli canonici i vangeli apocri donano più de agli delle scene come, per esempio, una descrizione in
de aglio di bue e asinello presen alla scena della Na vità ce li raccontano in vangeli apocri e non sono invece
animali presen nei Vangeli canonici.
La fonte di ispirazione, secondo una di una studiosa greca italianizzata, è la tes monianza Apostolica, una
tes monianza orale che poi e e vamente si è riversata anche sui Vangeli apocri .
I dipin insistono sull’infanzia di cristo e sulla vita di Maria quindi sulla natura umana e Divina di Cristo quindi in
passato erano sta collega all’arianesimo. Per questo sono data VII-VIII secolo in un momento in cui l'arianesimo
era ancora presente in Italia.
Video realizzato dopo che alcuni si longobardi sono diventa parte della World Heritage list dell'Unesco nel 2011.
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Esso è un sito seriale cioè un sito che è composto da più si e si chiama “I longobardi in Italia: i luoghi del potere (568
774)”.
774 data in cui Carlo Magno pone ne al regno longobardo.
Fanno parte di questo sito: Cividale del Friuli, area della Gastaldaga con il Tempie o di Santa Maria in Valle e il
Complesso episcopale; Brescia, monastero di San Salvatore-Santa Giulia; Castelseprio, torba; Spoleto, basilica di San
Salvatore; Cammpello sul Clitunno, Tempie o; Benevento, complesso di Santa So a; Monte Sant’Angelo, Santuario
di San Michele
Non vediamo citata la ci à di Pavia perché gran parte delle tes monianze di età longobarda presen nella ci à sono
anda interamente distru .
Essa non è inserita perché i si di questa lista che le tes monianze siano fruibili al pubblico.
Un esempio è la cripta di Sant’Eusebio aveva fa o richiesta per essere inserita in questa lista ma all’epoca essa aveva
grandi problemi di fruibilità, infa , si potevano vedere i res solo su richiesta.
La storia del cenobio (monastero monacale in cui i monaci vivono in comunità) è de agliatamente
ripercorsa in un prezioso manoscri o del XII secolo da cui si evincono la protezione e l’autonomia
garan ta all’abbazia da Carlo Magno, nonché la oritura culturale ed economica conseguita dalla sua
comunità monas ca.
A par re dalla metà del secolo (IX), tu avia, una serie di even – tra cui un terremoto (848) e il devastante
saccheggio arabo (881) – indussero i monaci ad abbandonare l’abbazia per farvi ritorno soltanto trent’anni
dopo.
Al 1115 risale la consacrazione del nuovo complesso monas co, posto sulla riva destra del ume: tale
spostamento segna, da una parte, il declino generale del centro monas co e, dall’altra, il progressivo oblio
della prima fondazione, rimasta ignota no alle recen scoperte.
A seguito dei danni subi durante i bombardamen della Seconda guerra mondiale, l’abbazia romanica è
stata in gran parte ricostruita e oggi è abitata da un piccolo gruppo di suore statunitensi provenien dal
Connec cut.
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Un signi cato preminente va a ribuito al libro che la Vergine Regina ene aperto su un verse o del
Magni cat e anche alla par colare interpretazione del tema della Croci ssione, dove Gesù appare vivo
sulla croce tra il Sole e la Luna.
Le ricerche svolte a seguito degli scavi hanno evidenziato la possibilità che la cripta potesse avere in origine
una funzione funeraria.
È in ne interessante notare come, grazie all’evoluzione degli studi, sia stato possibile intraprendere
interven di recupero estesi all’intera area archeologica, non limita cioè ai reper pi orici e agli aspe
decora vi, ma aper anche alla consistenza materiale del monastero, al suo rapporto con il territorio e al
suo ruolo produ vo ed economico.
Riassunto
- età o oniana = famiglia germanica che nel decimo secolo riprende il proge o poli co e culturale di Carlo
Magno
- qualche ogge o di arte suntuaria presente a Milano realizzato da una bo ega Milanese Capace di
lavorare l’avorio.
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CAPITOLO QUINTO
IL ROMANICO
Il Basso Medioevo: la rinascita dopo il Mille.
Il romanico occupa i secoli XI e XII poi quando inizia il go co i due periodi convivono.
Il termine romanico è una de nizione che nasce nell'800 perché ci si voleva ricollegare al fenomeno delle
lingue romanze o neola ne cioè quei volgari che erano na dal la no.
L’anno Mille segna tradizionalmente lo spar acque tra Alto e Basso Medioevo.
Con questa data simbolica si suole ssare l’inizio di una fase di rinascita della società medievale,
cara erizzata da un ne o incremento demogra co, un generale miglioramento della produzione agricola,
nonché uno sviluppo delle ci à, dei commerci e della navigazione.
L'arte di ques secoli si voleva far risalire all'arte romana , questa de nizione ha però delle debolezze
perché il romanico si estende anche in quei luoghi dove l'arte romana e l'Impero Romano non arrivarono
mai.
Il romanico è una lingua che unisce l'occidente europeo però poi si presenta nelle diverse regioni con
sfumature diverse tant'è che qualcuno ha de o bisogna parlare di romanici.
Le sfumature sono determinate sopra u o da tre fa ori: 1) le tradizioni locali, 2) la commi enza, 3) I
materiali.
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Per costruire ques grandi complessi archite onici è infa necessario il contributo di molte risorse
professionali ed economiche, ma anche di molto tempo , infa ci si possono impegnare decenni o anche
secoli.
Le ca edrali diventano quindi dei can eri aper , che proseguono di generazione in generazione, e che
accompagnano l’evoluzione della ci à- comunità.
Il Duomo Di Piacenza
Inizia ad essere costruito fra il 1122 e il 1158 quindi è la prima metà del XII secolo.
Le corporazioni di Ar e Mes eri della ci à di Piacenza pagano la realizzazione
dei pilastri colonna.
Ques personaggi che sono Tintori, Fornai, Conciatori di pelli vogliono lasciare la
loro rma su ques pilastri colonna del Duomo di Piacenza.
Esempio: “Ugo nctor” incisione su uno dei pilatri rappresentante la gura di un
ntore.
Questo non signi ca che l'arte romanica è un'arte popolare però che anche altri
personaggi meno poten rispe o all'imperatore, al re possono diventare
commi en di opere d'arte, nanziatori.
I pilastri colonna riportano un modello che viene da nord della Normandia ma
anche dall'Inghilterra anglo-normanna cioè da quei luoghi dove i commercian della ci à di Piacenza
esportavano le proprie sto e, calzature, I fontanili, le pelli conciate.
La cultura Inizia a uscire anche al di là di ristre e cerchie e quindi vengono fondate appunto le università.
La ca edrale diviene summa della cultura ci adina e la sua forza iden taria va molto al di là della mera
funzione religiosa.
Con la sua mole grandiosa, le decorazioni scultoree di tema sacro e profano, le reliquie dei san , i materiali
pregia e i trofei di guerra, la ca edrale fa sfoggio di civiltà e di progresso, mostra ai residen e ai
fores eri il pres gio di un’intera comunità.
Con la sua stru ura possente e con il suo apparato decora vo, diviene una sorta di enciclopedia scolpita
nel marmo, in cui trovano spazio storie bibliche, cicli epici, creature mostruose ispirate alle descrizioni di
autori dell’an chità e, ancora, i segni dello Zodiaco e le rappresentazioni dei Mes eri.
La costruzione di una ca edrale comporta un enorme sforzo economico e logis co: il can ere arriva a
protrarsi per decenni, a volte per secoli; la vita della ci à s’intreccia con quella del can ere, un luogo di
lavoro che è tes mone della vita e della morte degli operai; accoglie maestranze provenien da luoghi
lontani, fonde i saperi, pra ca un intenso sperimentalismo.
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Da questo punto di vista si sviluppa una vera e propria ‘cultura di can ere’: la stru ura è ges ta da
un’organizzazione assai rigorosa che raccoglie esperienze e saperi tecnici di grande valore, des na a
trasme ersi di generazione in generazione.
Fondamentale, in tale contesto, è la progressiva specializzazione dei ruoli e la de nizione del rapporto tra
capomastro, da un lato, e manovali e operai della pietra, dall’altro. La piena coerenza, propria dell’arte
romanica, tra stru ura archite onica e decorazione scultorea nasce dalla collaborazione tra ar s e
ar giani a vi nel can ere e risponde alla ‘funzione narra va’ richiesta dalla colle vità.
La ca edrale ‘racconta’ storie talora collegate simbolicamente a fa realmente accadu , ‘segna’ lo spazio
e il tempo (lo Zodiaco, i Mesi), illustra il tema del lavoro, rappresenta il bene e il male, dà immagine ai
sogni e agli incubi di ogni uomo.
Per tu e queste ragioni è corre o a ermare che la ca edrale è una vera e propria “macchina urbana” che
esprime al meglio lo spirito colle vo, intriso di spiritualità e ducia, che contraddis ngue l’età romanica.
Quindi nell’archite ura non troviamo elemen nuovi però la combinazione è senz'altro innova va.
Elemen cara eris ci delle ca edrali romaniche:
-stru ure solide e for
- presenza dei PILASTRI, i quali non sono pilastri semplici ma sono pilastri composi / a fascio, cioè dei
pilastri a cui si addossano delle semi colonne che vengono a scopo stru urale, appoggiandosi dove ricade il
peso dell’arco.
-Le basiliche romaniche sono cara erizzate da volte a crociera (incrocio di due volte a bo e).
Le volte a crociera possono presentare costoloni o nervature che sono elemen di rinforzo che corre sugli
assi diagonali della volta a crociera.
Le nervature dividono la volta in Vele: le volte più semplici hanno 4 Vele
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Le cappelle sono state aperte dopo perché appunto la moda delle
cappelle laterali nasce dopo il XIII secolo.
I lavori del can ere romanico iniziano dalla zona nale, però l’abside
centrale, che si crede sia stata solo restaurata e non ricostruita,
potrebbe risalire probabilmente non all'età romanica ma all'età
medioevale al decimo secolo ed è perciò un problema cri co ancora
aperto.
La torre dei canonici del campanile è presente in un documento datato
1128 e si appoggia su una navata laterale quindi ciò conferma che il
corpo della basilica doveva per forza essere stato costruito prima di
quella data.
Le navate laterali sono inoltre alte la metà della navata centrale.
Il Serpente Di Mosè
è issato su una colonna, re o da un piccolo capitello che non ha la
stessa misura della colonna, ed è disposto di fronte ad un’altra colonna
con un capitello e con una croce quasi a voler so olineare le parole nel
Vangelo di Giovanni
“come Mosè innalzò il serpente di bronzo nel deserto così Figlio
dell'uomo sarà innalzato sulla croce”.
Addiri ura, alcuni studiosi credono che questo serpente rappresen il
Cristo venturo mentre la croce il Cristo che si è sacri cato per
l'umanità.
Questo simbolo si trova circa a metà della navata centrale ed è il
cosidde o serpente di Mosè.
Dono dell'imperatore di Costan nopoli all'arcivescovo di
Milano che intorno all'anno mille era andato a cercare una
moglie per l'imperatore Germanico O one III.
Si dice che questo serpente sia legato alla storia biblica.
Infa , nel libro dei numeri leggiamo che Dio era in collera col popolo d'Israele perché il popolo si lamentava con lui,
è perciò mandò dei serpen per uccidere gli israeli .
Poi però il popolo d'Israele pen e pregò Dio e così Dio suggerì a Mosè di issare su un bastone un serpente e coloro
i quali lo avessero guardato sarebbero guari del morso invece velenoso degli altri serpen manda in un primo
momento ad uccidere gli israeli .
Quindi possiamo de nirlo un serpente posi vo, salvi co e la storia vuole che questo serpente conservato a
Costan nopoli sarebbe proprio quello di Mosè.
Il serpente ha come ben si sa non solo potere salvi co ma il suo signi cato più di uso nell' immaginario
comune è per esempio nell'apocalisse simbolo dell’an cristo, quindi, ha un signi cato nega vo.
Però il serpente anche nei Vangeli è interpretato in maniera duplice, per esempio nel Vangelo di Ma eo
leggiamo che i Farisei sono “razza di vipere” quindi gli dà signi cato nega vo; poi però ancora nel Vangelo
di Ma eo leggiamo che Cristo chiede ai suoi discepoli di essere “pruden come un serpente”
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Messale di Gian Galeazzo Viscon
La collocazione è stata realizzata durante alcuni restauri nella seconda
metà dell'800 e fonte per questa sistemazione scenogra ca che ha un
forte impa o simbolico è ispirata ad una miniatura.
troviamo il serpente con una Spira da un lato su una colonna coronata da
Capitello e dall'altro lato sempre su una colonnina con un capitello la
croce.
Nella seconda metà del XIX secolo durante ques restauri questa miniatura ha ispirato questa scenogra a a
forte impa o simbolico.
Ci troviamo sicuramente nella Basilica di Sant'Ambrogio perché quello rappresentato è un avvenimento storico
rappresentato in questa le era miniata: 'incoronazione di Gian Galeazzo Viscon a Duca di Milano.
Troviamo al centro l'imperatore che lo sta coronando Duca di Milano.
L’incoronazione di Gian Galeazzo Viscon avviene nel 1395, quindi alla ne del qua ordicesimo secolo e questa
miniatura è realizzata dopo quella data probabilmente nel 1400 quindi proprio all'inizio del XV secolo.
Questa rappresenta è una scena reale, storica accaduta nella Basilica di Sant'Ambrogio perché l’altare che si
vede è l’altare di Vuolvinio, capolavoro dell'età carolingia.
questo manoscri o è un messale un manoscri o conservato sempre a Milano all'archivio della Basilica di
Sant’Ambrogio cioè un libro liturgico che con ene par della messa.
Nella seconda metà del XIX secolo quando c'è stato questo restauro a questa miniatura realizzata alla ne del
Trecento si è dato un valore storico e documentario molto importante come se questa immagine fotografasse
la reale collocazione della Croce e del serpente.
quindi due ri essioni la prima è l'importanza delle immagini che alle volte dicono mol ssimo (ovviamente
analizzate con i gius strumen e conoscendone anche i limi perché non sempre queste immagini vanno
considerate come delle fotogra e della realtà) e l'altra cosa è invece sul signi cato del serpente che abbiamo
visto nell'immaginario comune ha prevalente un signi cato nega vo ma non solo, può avere anche un
signi cato posi vo. (questo ce lo dicono anche le Sacre Scri ure che in realtà parlano dei Serpen sia in maniera
posi va che maniera nega va)
Tu o il medioevo presenta per la natura signi ca non univoci, per esempio la gura della sirena che nel
Medioevo rappresenta sicuramente la Lussuria, il peccato però può avere anche talvolta dei signi ca posi vi.
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La Chiesa abbaziale di Cluny III, di cui oggi rimangono pochissimi res , corrisponde alla
terza versione dell’abbazia, edi cata all’inizio del XII secolo ; aveva cinque navate,
coro a deambulatorio con cappelle radiali, decorazioni classicheggian e cupole
ere e all’incrocio dei transe .
La scultura romanica
Nel periodo romanico la scultura vive un momento di rinascita nel quale la gura
umana torna in auge e vengono inventa nuovi temi iconogra ci.
La scultura va ad occupare pun molto importan dell’archite ura come, ad
esempio, i capitelli (es. capitello del nartece di Sant’Ambrogio datato XII secolo).
In questo caso troviamo ancora mo vi astra come ad esempio l’intreccio pico
del linguaggio ar s co barbarico, mo vi zoomor (animali sia inventa che reali).
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leone il secondo essere vivente ha l'aspe o di un vitello il terzo vivente aveva l'aspe o di un uomo il
quarto vivente era simile a un’aquila mentre vola.
Ritroviamo il criterio gerarchico dimensionale ripreso dal periodo an co paleocris ano.
Tra la gura centrale e i vegliardi vediamo due registri s lis ci di eren , infa , la gura più grande è meno
in rilievo rispe o alle gure più piccole, le gure dei vegliardi sono molto più dinamiche perché
presentano pose di eren e le teste girate verso Cristo mentre la gura centrale è una gura di potere
molto più sta ca, una teofania.
Ordine e simmetria.
Sogge diversi possono quindi essere tra a con un registro linguis co di erente: sta co e imponente,
gura di potere quell'uno che stava seduto cioè Dio in forma di Cristo e invece gure più dinamiche quelle
dei 24.
La linea domina la scena, è una linea par colarmente ondulata quasi nervosa.
Ai la , lungo gli s pi ondula , troviamo sculture mentre nel pilastro centrale abbiamo delle gure di
animali.
Icona conservata al Sinai di VI secolo
i sogge sono la Vergine col bambino, due san ai la che sono forse Teodoro e Giorgio e poi
due angeli sul retro.
Anche se si tra a di un’opera molto distante dalla precedente anche qui vengono u lizza
due linguaggi di eren per rappresentare le gure, infa i due angeli sul retro sono gure
che occupano uno spazio, hanno i vol di tre quar , gli occhi indirizza verso la luce, verso
l'alto; mentre le gure in primo piano sono estremamente sta che
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Con uno sforzo di sintesi, è possibile dis nguere le aree geogra che in cui si declinano i principali s lemi
archite onici e decora vi del Romanico: la Lombardia, l’area padana, il Veneto, la Toscana, Roma, la
Puglia e la Sicilia normanna.
Qui compare, tu avia, uno sviluppo ver cale maggiore, dovuto all’innalzamento
delle volte: nella navata si aprono così nestre che conferiscono più ampia
illuminazione all’edi co, documentando in questa scelta i conta con l’ambiente
nordeuropeo.
La facciata si presenta con un impaginato austero ma di grande eleganza.
La tripar zione delle navate è an cipata dalla scansione creata da lesene che si innalzano no al te o a
capanna.
Importante è la presenza di una decorazione scultorea a fasce orizzontali, mentre l’inserimento della
loggia di coronamento e delle bifore crea un dialogo di pieni e vuo dal grande e e o plas co e
chiaroscurale.
Già in ques edi ci orisce un gusto decora vo esuberante evidente non solo nella scultura archite onica,
come sulla facciata di San Michele, ma anche nell’arredo liturgico che, proprio in quest’epoca, assume un
ruolo di grande rilievo ai ni sia del culto sia del decoro dello spazio sacro.
Decisivo è il pulpito, dal quale viene le a e commentata la Scri ura. La sua stru ura rialzata e il suo ruolo
simbolico, connesso alla proclamazione della Parola di Dio, o rono in n spun per scalpellini e scultori, i
quali tendono ad arricchirlo con le immagini degli evangelis ma anche con animali e creature che
alludono al peccato scon o dalla legge mosaica.(Mosè)
Nell’area lombarda, due esempi pregevoli e assai precoci di tale pologia decora va, databili all’inizio del
XII secolo, sono conserva nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano e in quella di San Giulio sul Lago
d’Orta presso Novara. In entrambi i pulpi emerge un gusto della forma piena e potente, che supporta la
grande espressività delle gure e la loro forza dramma ca.
Il Duomo Di Modena
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il can ere del Duomo di Modena è uno dei Can eri più importan del romanico italiano
e del romanico padano.
uno degli aspe signi ca vi di questa Fabbrica del Duomo di Modena è che
conosciamo l'anno di fondazione cioè il 1099 e conosciamo i nomi degli Ar s coinvol
in questo can ere cioè l’archite o Lanfranco e il responsabile della decorazione
Wiligelmo.
Lanfranco
Il nome dell'archite o Lanfranco è arrivato no a noi grazie a due documen :
-una lapide murata nella zona absidale e ricorda Lanfranco famoso per il suo ingegno e
-poi un manoscri o cioè la relazione sulla traslazione del corpo di San Gimignano.
Questo manoscri o è originario di XIII secolo ed è conservato all’archivio capitolare di
Modena in realtà ma ne abbiamo una copia del XII secolo contemporanea quindi
all'esecuzione dei lavori.
All’interno del manoscri o Lanfranco è ricordato come meraviglioso ar sta e
stupefacente costru ore.
Nelle due miniature troviamo Lanfranco ed alcuni operai e arte ci al lavoro che
rappresentano appunto alcuni momen della costruzione della fabbrica.
La grande novità del proge o Lanfranchi Jano si esprime anzitu o nella coerenza ricercata tra interno e
esterno dell'edi cio, in secondo luogo il richiamo all'an chità classica che appare a dato sopra u o le
proporzioni e volumi e che trova corrispondenza con il programma della decorazione scultorea a data alla
bo ega di wiligelmo.
Wiligelmo
Il nome del dire ore della decorazione, Wiligelmo è invece stato ritrovato in una lastra
murata nella facciata del Duomo.
Ritroviamo due gure maschili, anziani con capelli e barba lunga che rappresentano il
patriarca Enoc e il profeta Elia che reggono una lastra con una lunga iscrizione in versi
La ni, con una disposizione molto elegante delle le ere che ricorda la data di
fondazione della chiesa il 1099.
Nella parte bassa della lastra in cara eri più piccoli e meno ordina troviamo un’altra scri a che cita “Fra
gli scultori, quanto tu sia degno d’onore, lo mostra la tua scultura, oh Wiligelmo”, un'iscrizione che
celebra la grandezza dell'Opera e dell'ar sta che l’ha realizzata quindi Wiligelmo.
La scelta delle due gure ai la viene probabilmente presa perché assunte in cielo senza morire quindi sono
un simbolo dell’immortalità che Wiligelmo si è conquistato a raverso il suo operato nel Duomo di Modena.
Il portale centrale è abbastanza semplice senza strombature con una lune a senza
decorazioni che presenta perché è preceduto da un pro ro cioè una stru ura por cata che
sovrasta il portale e culmina in un’arcata.
Il pro ro è sostenuto da due colonne che in questo caso terminano nella parte inferiore in
due leoni de “s lofori” cioè che reggono delle colonne.
Wiligelmo u lizza per la prima volta le gure dei leoni, che successivamente diventeranno
molto comuni.
I due leoni u lizza da Wiligelmo nel pro ro del Duomo di Modena sono entrambi di rimpiego infa sono
sculture an che che vengono riu lizzate.
S pite interno decorato con immagini di profe dentro nicchie.
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Capitello Con Vecchioni E Teste Di Toro. Uno dei tan capitelli presen in
facciata.
Ciò era possibile perché la facciata nel XIII secolo i fratelli campionesi
intervengono sulla facciata ristru urata da Lanfranco e Wiligelmo.
Essi aprono il rosone che non esisteva in origine e aprono anche i due portali
laterali, quindi, potrebbe essere che in quell'occasione aprendo due portali
laterali i due rilievi più esterni siano sta sli a verso l’alto.
Gli studiosi concordano sul fa o che questa non sia la collocazione originaria
perché è una disposizione che interrompe la le ura.
I rilievi raccontano l'inizio della storia del genere umano: la prima la creazione,
la seconda la storia dei progenitori, poi le storie di Caino e Abele ed in ne l’arca
di Noè.
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Cristo presenta inoltre un’aureola crucifera cioè che presenta una croce al suo interno.
2 Dio so o spoglie umane in piedi che sta infondendo la vita a Adamo, scri e che ci perme ono di
iden care Adamo che è rappresentato in maniera ancora go a e sembra non riesca ancora a reggersi sulle
proprie gambe proprio perché appena ricevuto la vita.
3.Nella scena successiva troviamo nuovamente Dio Padre e Adamo.
Questa volta Adamo sta dormendo lungo un corso d'acqua segnata da segni a doppia ascia in una
posizione alquanto improbabile, ed un gesto ce lo fa comprendere, cioè il gesto che fa posando la mano
so o il capo. Dio Padre trae dal Eva suo anco.
4.la tentazione, il peccato e la vergogna che consegue al peccato.
Troviamo Adamo Eva e l'albero della conoscenza del bene e del male a orno a cui si a orcigliano le spire
del serpente che tenta Eva. Adamo che con un gesto rozzo sta mordendo il fru o intero e vediamo la
vergogna che consegue al Peccato rappresentata dalle due foglie di co con cui i due progenitori si coprono
le nudità non appena comme ono il peccato.
in generale Wiligelmo ha un linguaggio molto essenziale, infa , non troviamo mol elemen
rappresentan il luogo dove si svolgono le scene: nel paradiso terrestre lui presenta solo l’albero della
conoscenza del bene e del male e un accenno ad un corso d’acqua ma nulla di più.
Anche le gure sono molto essenziali, infa , presentano vol un po' troppo grandi rispe o al resto del
corpo, gambe e braccia molto lunghe, sono assolutamente prive di grazia però sono comunque concrete.
Rilievo di Noè
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San Marco presenta una pianta a croce greca e cinque cupole, rives te internamente da una decorazione
a mosaico la cui esecuzione si sviluppa nell’arco di numerosi decenni, grazie all’intervento di bo eghe
molto diverse tra loro so o il pro lo s lis co e di provenienza eterogenea (inizialmente bizan na, poi
locale).
Confronto due delle cupole più celebri, quella della Pentecoste e quella dell’Ascensione datate
rispe vamente intorno alla metà del XII secolo e alla seconda metà dello stesso secolo.
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Nella Pentecoste, benché fortemente restaurata, gli Nella cupola dell’Ascensione i personaggi appaiono più
apostoli, sedu sui loro troni, appaiono immobili e ar cola e dinamici: da un lato è riconoscibile un forte
statuari. in usso dell’arte bizan na cara erizzata da un
Qui prevale il fondo oro, al punto che sembra emergere tra amento tortuoso delle ves e dall’allungamento
come un elemento autonomo e dis nto della dei corpi; dall’altro l’iconografa delle Virtù e delle
composizione. Bea tudini appar ene a un repertorio del tu o
I personaggi sembrano risucchia dall’oculo centrale, occidentale.
dominato dal trono dell’e masia. Qui, lo specchio dorato risulta come mero fondale, sul
quale le gure, semplicemente, si stagliano.
l’immagine di Cristo benedicente al centro produce un
moto centrifugo che si trasme e alle gure circostan
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-Il Duomo di Pisa.
Consacrato nel 1118. Quest’ul mo venne successivamente arricchito da un complesso archite onico assai
ar colato, sviluppatosi nell’arco di oltre un secolo, noto come Campo dei Miracoli, comprendente la
celebre torre, il più tardo ba stero e il camposanto.
La chiesa presenta sulla facciata qua ro ordini di logge e sovrapposte, mentre all’interno le navate sono
separate da imponen colonne coronate da capitelli corinzi, alcuni dei quali provenien dalle Terme di
Caracalla a Roma.
La pianta, a croce la na, ha cinque navate a raversate da un profondissimo e ampio
transe o, i cui bracci presentano a loro volta l’impianto di un corpo basilicale
absidato.
Al centro del transe o si eleva una possente cupola a base elli ca, certamente
derivata dall’archite ura araba. Lo stesso arco ogivale, che congiunge la navata
maggiore con l’area presbiteriale, può essere associato a modelli islamici.
Tracce di in uenze orientali si riscontrano anche nel rives mento marmoreo della
ca edrale, per esempio nell’uso della losanga (rombo) che compare tra i mo vi decora vi
ricorren delle pare esterne.
Ai richiami an quari e alle sugges oni arabe presen nel monumento, vanno aggiun i
riferimen all’archite ura nordeuropea, riconoscibili, ad esempio, nel sistema a tre
livelli della navata centrale; sono riscontrabili, inoltre, derivazioni dal Romanico
lombardo, ad esempio nell’uso delle volte a crociera lungo le navate laterali sormontate
da matronei.
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La chiesa di San Clemente, situata a poca distanza dal Colosseo, venne ricostruita nel XII
secolo sulle fondamenta di un precedente edi co di origine paleocris ana, ancora
u lizzato nell’XI secolo.
Gli importan interven decora vi realizza cos tuiscono una tes monianza rarissima, e
perciò assai preziosa, per la storia della pi ura medievale a Roma (nelle iscrizioni che
accompagnano gli a reschi è stata individuata, oltretu o, una delle prime tes monianze
scri e di lingua italiana volgare).
La basilica superiore presenta un impianto a tre navate, con preziose colonne ioniche e un ra nato
pavimento cosmatesco, realizzato con marmi colora di reimpiego; si conclude poi nell’area absidale con
uno splendido mosaico, che cita e rielabora testualmente la decorazione a girali d’acanto del Ba stero
Lateranense, a sua volta mutuata dal Mausoleo di Costan na.
Il comune sostrato paleocris ano ci perme e di riconoscere un senso di con nuità s lis ca tra le pi ure
del tardo XI secolo – situate nella basilica inferiore – e il monumentale mosaico absidale della basilica
superiore, riferibile al secolo successivo.
Per comprendere il signi cato della ra gurazione è fondamentale ricorrere
all’iscrizione la na che la commenta: “Ecclesiam Chris vi similabimus is quam Lex
arentem set Crus facit esse virentem”, con la quale si dichiara che “la Chiesa di Cristo
sarà resa rigogliosa come il tralcio di vite che la croce fa verdeggiare e la legge di
Mosè inaridisce”.
Il mosaico propone quindi una celebrazione del Nuovo Testamento che surclassa l’An co, con una gloriosa
esaltazione della croce come fonte di vita e di speranza. Oltre alle gure di Maria e Giovanni, che
a ancano la croce, e dei qua ro Padri della Chiesa, dispos sulla prima fascia di girali con indosso il saio
dei monaci benede ni, il mosaico è popolato da una quan tà di gurine umane e animali che alludono
alla rigenerazione e alla scon a del peccato.
Peculiari del linguaggio normanno sono invece i due torrioni che a ancano la
facciata.
All’interno invece ci sono elemen romanici tra cui il matroneo; l’adozione di un piano rialzato che solleva
la cripta a oratorio (Ambiente so erraneo, des nato alla conservazione delle spoglie di san e mar ri, di
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forma quadrangolare, simile a un piccolo oratorio aperto ai fedeli), dandole così maggiore rilevanza
simbolica e spaziale; la triplice abside con cui si chiude il presbiterio.
L’iconostasi (Stru ura archite onica divisoria posta tra presbiterio e navate, in origine
des nata all’esposizione delle icone, generalmente cos tuita da una transenna
sormontata da colonne architravate), che separa il corpo longitudinale dal transe o, è
invece un elemento picamente bizan no.
Nel complesso l’edi co si cara erizza per la chiara de nizione dei volumi e per la forte
espressività dei pieni e dei vuo , che conferiscono plas cità e vigore all’intero complesso.
Da so olineare sono le grandi e profonde arcate di una galleria che si apre sulle pare laterali esterne, le
quali, probabilmente, traggono ispirazione dai modelli dell’archite ura imperiale romana.
La Ca edrale di Trani
Ancora in Puglia, tra i mol pregevoli esempi di archite ura romanica spicca per originalità ed
equilibrio la Ca edrale di Trani, situata vicino al mare e stru urata su una doppia
elevazione.
L’interno presenta una pianta a tre navate delineate da colonne binate; al di sopra delle
navate laterali sono colloca i matronei, cara erizza da trifore di grande eleganza.
Anche qui, ritroviamo lo sviluppo ver cale della navata centrale su tre livelli, che ripropone
un modello del Nord Europa e che ampli ca il ruolo della luce come elemento quali cante dello spazio
sacro.
A Trani, l’abside presenta una grande nestra, che perme e di focalizzare l’a enzione su un aspe o
centrale, fortemente simbolico, del discorso archite onico: l’illuminazione dell’edi co sacro.
È interessante so olineare che, a fronte delle pregevoli esperienze di produzione scultorea –
probabilmente ispirate da modelli francesi – il Romanico pugliese si mostra impermeabile allo sviluppo di
una scuola pi orica locale; viceversa, mostra a enzione alle potenzialità del mosaico pavimentale.
- duomo di Cefalù
- Duomo di monreale
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Essa inizialmente aveva una duplice funzione: sia di cappella religiosa sia di sala di udienza del re.
Fra le varie sugges oni ar s che quella che ha il sopravvento è la decorazione a mosaico che ricopre ogni
porzione muraria della chiesa.
Il mosaico è retaggio della cultura ar s ca Bizan na.
Altra corrente culturale che troviamo in compresenza nella cappella è
quella ARABA-ISLAMICA rappresentata dal par colare so o
decorato a MUQARNAS, che iden ca un po di decorazione in legno
che si usava anche nelle moschee del tempo e si tra a di un intreccio
di tavole e lignee che crea un re colato in parte pia o in parte
tridimensionale su cui poi è stata anche spesa una decorazione
pi orica.
un altro mo vo decora vo all'interno della Cappella Pala na è l’opus sec le
u lizzato nei pavimen e in alcuni elemen come ad esempio nel trono.
Si tra a di una sorta di mosaico fa o con lastre marmoree colorate per formare un
disegno.
Esso era usato a Roma nel IV secolo e poi riportato in auge nel Medioevo dai maestri
Cosmateschi.
Ca edrale di Cefalù
Ca edrale voluta da Ruggero II nel 1131.
Essa era intesa come una chiesa mausoleo.
La decorazione a mosaico è riservata solo alla zona absidale mentre il corpo delle navate è lasciato privo di
decorazione.
Duomo di Monreale
È uno dei capolavori del romanico Normanno.
È costruito per volere di Guglielmo II nel 1172 e la
decorazione è probabilmente terminata nel 1189.
Il duomo di Monreale è un altro o mo esempio di più
culture fuse insieme.
All’esterno troviamo la facciata con un prospe o che è
chiuso tra due torri, è ripresa dalla cultura normanna.
La zona absidale, composta da 3 absidi, è ricoperta all’esterno da mo vi di intrecci, di archi a
ogiva e di tarsie moresche che hanno un gusto gra co di origine islamica.
La decorazione interna prevalentemente è composta da mosaici.
Il duomo presenta tre navate divise fra di loro da colonne di reimpiego su cui si impostano
poi archi e le pare soprastan .
breve sintesi dei temi tra a nelle varie par dell'edi cio:
Navata centrale: storie dell’An co Testamento; Navate laterali e transe o: vita di Cristo;
Absidi laterali: storie dei san Pietro e Paolo;
Ingresso del presbiterio: incoronazione di Guglielmo II, Guglielmo II o re la chiesa alla Vergine;
Abside: Cristo Pantocratore, Vergine, Angeli, Apostoli e Profe .
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- O sdoppiando gli episodi, dedicando più riquadri ad uno stesso episodio (qui a di di wiligelmo
non è necessario essere sintetici. Ad esempio nella parte superiore si ritrova il peccato
originale, che si sdoppia in due scene di erenti prima la tentazione e poi l’atto del peccato)
- O adattandosi alle strutture architettoniche che hanno usando ad esempio anche le nestre
come elementi divisori oppure sfruttando lo spazio stretto degli incavi negli archi.
Mosaico dell’abside
Mosaico ra gurante Cristo pantocratore gura monumentale che occupa tu o il
ca no dell'abside e le cui braccia sono disposte a seguire l'andamento della Conca
con un e e o di tridimensionalità.
Ha la mano nel gesto della mano parlante bizan na.
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Ancora molto intensa rimarrà l’in uenza dell’arte bizan na, riscontrabile nell’accentuato gra smo delle
gure, nella predilezione per la preziosità dei de agli, nel senso del ritmo e della simmetria, nonché
nell’enfasi estrema a ribuita alla gestualità e agli sguardi dei personaggi rappresenta .
Nonostante alcune cara eris che comuni, le singole aree geogra che esprimono di erenze s lis che
Una simile concezione si trova anche nei riquadri dei cicli pi orici di epoca romanica ad
esempio, nel ciclo di San Giovanni a Porta La na a Roma, con fa dell’An co e del
Nuovo Testamento, dove ogni episodio risulta così consequenziale, ma anche costruito sulla base di fa
indipenden che non necessitano di un aggancio per a ermare un proprio signi cato compiuto.
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L’arte romanica predilige la rappresentazione di Gesù inchiodato alla croce, ancora vivo e trionfante
(Christus triumphans è, infa , l’usuale de nizione di questa iconografa).
Il primo esempio a Sarzana (La Spezia)e a ribuito a un maestro Guglielmo, che si rma
riportando la data del 1138. Gesù vi compare vivo e cosciente, con occhi aper ed
espressione serena, il corpo diri o.
L’iconografa del Christus triumphans esalta la vi oria della vita sulla morte, la natura divina
di Gesù e il messaggio salvi co del suo mandato.
Negli scompar laterali compaiono, in proporzioni rido e, le gure della Vergine e di San
Giovanni, insieme a episodi diversi della Passione.
Pi ura a tempera su lino, incollato su un supporto di legno di castagno.
Testa e torso sono fru o di un rifacimento del XIII secolo.
Un esempio precoce di questa iconografa, che avrà ampia di usione nella pi ura del Duecento, è quello
del Croci sso anonimo del Museo nazionale di Pisa , databile alla prima metà del XIII secolo
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Gregorio VII aveva la necessità di proporre un modello do rinale unitario in forma di libro.
Monumentali capile era, sui quali s’imposta l’intera organizzazione della pagina, e dalla presenza di scene
narra ve.
In Italia centrale (l’area umbro-romana e poi la Toscana), da dove andò di ondendosi nel resto d’Europa.
Esempio Bibbia di Santa Maria del Fiore, la quale presenta so o il pro lo iconogra co sogge
rappresenta che si incentrano prevalentemente sul tema del peccato e del sacerdozio.
-Edilizia religiosa, accanto agli edi ci preesisten (santuari di Nazareth, Betlemme e Gerusalemme), nelle
nuove fondazioni prevale l’impianto basilicale tri absidato con navate laterali coperte da volte a crociera,
ovvero il modello prevalente nell’archite ura europea dell’epoca.
- Produzione pi orica , Esempio la Madonna con Bambino come Glykophilusa (“madre tenera”),
un’immagine vo va dipinta su una colonna della Basilica della Na vità a Betlemme (1130). Qui
con uiscono la tradizione pi orica italiana e quella bizan na del tempo.
Nel Liber Sanc Iacobi , si trovano i nerari privilegia non esclusivamente des nate al
pellegrinaggio e descrizioni dei luoghi da visitare e dei percorsi da seguire per raggiungere la
tomba dell’apostolo Giacomo Maggiore.
Nel caso italiano, uno snodo cruciale fu la ci à di Lucca, posta sulla via Francigena.
Fu proprio la sua collocazione strategica a favorire la di usione dell’iconografa del Volto Santo,
conservato nel duomo della ci à.
L’immagine sacra venne di qui riprodo a in tu a Europa, dall’Inghilterra alla Spagna, proprio
per e e o della popolarità conseguita presso i pellegrini.
I centri in cui con uivano le vie di comunicazione verso i luoghi sacri si organizzavano
per accogliere e ges re i pellegrini come il santuario pugliese di San Michele Arcangelo
sul Gargano, Mont-Saint-Michel in Normandia e la Sacra di San Michele in Val di Susa.
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L’Abbazia Di Sant’An mo
presso Montalcino, in provincia di Siena.
Tappa di pellegrinaggio.
Vi ritroviamo, ad esempio, il coro a deambulatorio con cappelle radiali – pica
stru ura dello spazio absidale, che consen va al usso dei fedeli di ruotare in
modo ordinato intorno al perimetro del presbiterio – al di so o del quale si
trova una cripta voltata a bo e.
È stato osservato che, proprio per incoraggiare tale percorso, il pavimento delle due navate minori
possedeva una lieve e progressiva pendenza verso il basso.
La decorazione scultorea presenta cara eri s lis ci vicini all'arte della Francia meridionale: di qui si è
ipo zzata la presenza di maestri provenien dalla zona di Tolosa e dei Pirenei, in par colare del cosidde o
maestro di Cabenstany, al quale viene a ribuito un capitello dell’abbazia:
dal punto di vista s lis co, vanno so olinea i sicuri conta con l’ambiente
ar s co francese, la permanenza di in ussi bizan ni e il sorgere di una prima
sensibilità go ca. Si evidenzia, in ne, una decisa predilezione per l’uso delle
statue-colonna, come quella di san Giacomo nel trumeau del portale centrale.
Nei tre portali maggiori della ca edrale si sistema zza l’uso delle super ci
esterne a ni narra vi e pedagogici.
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Il Tema Del Labirinto Tra Romanico E Go co
Un Tema Classico In Chiave Cris ana
Si tra a, ovviamente, di un popolarissimo tema della classicità – minoico, in origine – che il Medioevo
recepisce e trasforma in chiave cris ana.
Due sono le possibili chiavi di le ura del labirinto:
- inteso come intrico di cunicoli senza uscita – produce incertezza e terrore e allude, pertanto, al peccato e
alla perdizione;
- inteso come percorso arduo, obbligato, a raverso cui è possibile, comunque, raggiungere una
via d’uscita, diviene facile metafora della vita umana che, so oposta a traversie ma sostenuta
dalla fede, può condurre alla salvezza e alla vita eterna.
U lizzato inizialmente nelle miniature, è presto ado ato nelle opere monumentali, specie nella
decorazione archite onica dove l’archite o medievale intende paragonare sé stesso al grande
Dedalo, arte ce del famoso labirinto cretese voluto da Minosse.
Ca edrale Di Chartres/ notre dame , databile già al XIII secolo: ha un grande disegno,
percorribile ‘a misura d’uomo’, inciso sul pavimento della chiesa e senz’altro concepito a uso
rituale, con probabile a nenza alla pra ca del pellegrinaggio.
Formella Scolpita Nella Ca edrale Di San Mar no A Lucca, via Francigena percorsa dai
pellegrini dire a Roma. Talora il labirinto cos tuiva non una semplice metafora del di cile
i nerario intrapreso dai pellegrini, ma addiri ura una sos tuzione del pellegrinaggio stesso.
Per chi non riuscisse – per dife o di coraggio, di risorse o di fede – a me ersi in cammino
verso le lontane mete come la Terrasanta, il labirinto poteva essere percorso in ginocchio,
quale cammino penitenziale, ma anche monito e invito a seguire giorno per giorno il viaggio che conduce
alla salvezza.
Nel par colare riportato troviamo il Re di Inghilterra Edoardo il confessore che chiede al
cognato Aroldo di andare in Normandia per avvisare un suo parente Guglielmo che
diventerà, alla morte di Edoardo, re d'Inghilterra perché Edoardo il confessore stava
morendo senza gli.
Le vicende raccontate sono:
-Viaggio di Aroldo verso la Normandia
-Arriva nella terra sbagliata e viene preso prigioniero e poi successivamente liberato.
- Aroldo aiuta Guglielmo il conquistatore in una ba aglia contro un capo bretone.
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Mont Saint-Michel.
La Torre di Pisa
Accanto alla Ca edrale di Pisa, sul Campo dei Miracoli, si erge la celebre torre campanaria, nota
universalmente per la sua forte pendenza.
Il monumento è edi cato a par re dal 1173 e viene a ribuito a Bonanno Pisano.
Corpo cilindrico cavo di 56 metri, intorno al quale si dispone un loggiato percorribile a raverso una
scalinata elicoidale.
Suddivisa in o o piani de ‘ordini’, è stata associata da alcuni studiosi al modello dei fari mari mi.
La di cile ges one della pendenza del terreno si manifestò già durante la prima elevazione della torre,
tanto che la costruzione venne interro a una volta raggiunta la quota del terzo loggiato, per essere poi
ripresa nell’intento di recuperare il dislivello.
Al livello della cella campanaria le correzioni si fanno par colarmente eviden : sul
lato sud compaiono sei gradini, mentre sul lato nord se ne contano soltanto qua ro.
L’inclinazione va imputata alla par colare natura del terreno di appoggio – che
comprende limo, argilla e sabbia per arginare il problema la Torre di Pisa è stata
so oposta a interven sistema ci di consolidamento e restauro sin dal XIX secolo
rela ve al consolidamento del terreno (geotecnica) e indirizzate alla stru ura archite onica.
Va osservato che la par colare natura del suolo ha determinato, nel caso della Torre di Pisa, un fenomeno
di avvitamento: se in origine la torre pendeva in direzione nord, con il tempo l’inclinazione si è spostata
verso sud.
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Dopo vari tenta vi, alcuni dei quali rivela si anche dannosi, alla fne del XX secolo si è provveduto a
correggere il grado d’inclinazione a raverso un’operazione di “so oescavazione”, cioè di parziale
rimozione del terreno so ostante la torre, previa la messa in sicurezza del monumento che venne ancorato
con due grandi cavi in acciaio de “stralli” (“strallatura”).
Si è così o enuto l’importante risultato di ridurre l’inclinazione di mezzo grado e di ricondurre la situazione
della pendenza della torre alla condizione esistente circa duecento anni fa. Tale situazione, a de a degli
studiosi, dovrebbe rimanere costante.
Riassunto
IL Romanico: periodo che nella periodizzazione tradizionale occupa i secoli XII e XIII.
breve introduzione storica
nel romanico c'è una rinascita della cultura e la gura umana torna ad essere centrale.
Il portale in questo periodo acquista un signi cato metaforico diventa la porta del cielo ed è ricco di
decorazioni di cicli iconogra ci. (probabilmente il cambio avviene nella Porte de Miègeville, porta della
chiesa di San Saturnino che dà verso la ci à di Tolosa.
Nella lune a del portale di san Saturnino troviamo un “ascensione di Cristo”, so o troviamo gli apostoli
sull’architrave.
La lezione successiva del 18-11 abbiamo parlato invece di Modena e di Wiligelmo per poi passare a parlare
della Sicilia Normanna nello speci co Monreale.
CAPITOLO SESTO
L’ETÀ GOTICA (XIII-XIV sec)
L’età go ca ha inizio nella seconda metà del XII secolo.
La lo a tra papato e Impero, esplosa nel secolo precedente con la lo a per le inves ture, ha ora come protagonista
l’imperatore Federico Barbarossa del Sacro romano impero germanico (1155-1190).
Quest’ul mo cerca di allargare il proprio dominio all’Italia ma è scon o a Legnano dalla lega lombarda (1176): e
deve concedere autonomia poli ca ai Comuni italiani con la pace di Costanza (1183)
Alla ne del secolo, il nuovo papa Innocenzo III (1198-1216) ria erma la supremazia papale “al di sopra dei popoli e
dei regni”.
Il giovane Federico di Svevia diventa imperatore con il proge o di riuni care l’Impero che conduce allo scontro
aperto con la Chiesa e alla nascita delle due fazioni opposte dei guel (seguaci del papa) e dei ghibellini
(sostenitori dell’imperatore).
Morto l’imperatore nel 1250, i francesi di Carlo d’Angiò, chiama in aiuto dal papa, uccidono i possibili successori di
Federico II: Manfredi (1266) e Corradino (1268). La dinas a angioina subentra così nel Meridione a quella sveva.
Nel 1282 scoppia però la rivolta an angioina dei Vespri siciliani e, dopo vent’anni di guerra, l’isola cadrà nell’orbita
degli Aragonesi di Spagna.
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Dalla ne del XII secolo il papato è impegnato anche sul fronte delle eresie dei catari o albigesi nasce tribunale
dell’Inquisizione, mentre nascono nuovi ordini religiosi de “mendican ”: i Francescani e i Domenicani.
Il Trecento
Alla ne del Duecento il papato è al culmine della sua potenza: nel 1300 Bonifacio VIII inaugura l’anno santo, il
primo Giubileo della storia. Il tenta vo del papato di imporre il dominio della Chiesa sui sovrani europei è però
bruscamente troncato dal re di Francia Filippo il Bello: nel 1303, ad Anagni, roccaforte papale, il re fa arrestare
Bonifacio VIII, che muore poco dopo. Nel 1309 il nuovo papa francese, Clemente V, ssa la nuova residenza del
papato ad Avignone, dove il ponte ce e la curia resteranno no al 1376.
Sull’Occidente, prostrato da ricorren cares e e dilaniato dallo scoppio della Guerra dei Cent’anni tra Francia e
Inghilterra, si abba e nel 1348 la prima grande epidemia di peste nera, che decimerà un terzo della popolazione
europea.
Questa de nizione go co è una de nizione a posteriori.
Questo termine go co lo troviamo in una le era di Francesco Petrarca che u lizza questo termine per
indicare però un po di scri ura che de nisce go ca per lamentarsi perché è una scri ura di cile da
leggere opposta ai cara eri classici la ni molto chiari e quindi già in questo primo u lizzo del termine c'è
una componente nega va.
Successivamente Lorenzo Valla un celebre umanista usa questa de nizione per indicare un’archite ura
d'oltralpe che si oppone all'archite ura di tradizione e classica.
Ad accentuare il signi cato nega vo di Go co è Giorgio Vasari un ar sta del 1500, scri ore, celebre autore
delle vite dei più eccellen pi ori, scultori ed archite .
Egli dice riferendosi all'arte che noi de niamo go ca “che fu trovata dai Go ”, errando sul periodo storico e
condannando l’arte go ca come arte barbara.
Nella sua visione nega va dell'arte go ca Vasari crede che le opere realizzate in questo periodo avessero
fa o dimen care l'arte classica degli an chi in un momento come il Rinascimento in cui troviamo il mito
dell'An co.
Una riscoperta del go co avviene solo nel Se ecento e raggiungerà il culmine nell'800.
Nei secoli che noi colleghiamo all'età go ca che sono tredicesimo e qua ordicesimo l'Europa vive delle
profonde trasformazioni a livello poli co e sociale.
Si formano dei piccoli sta regionali presen in Italia e in Germania e le monarchie francese e spagnola si
ra orzano.
Anche in ambito culturale abbiamo dei mutamen , le università si di ondono, i signori accordano
protezioni ad ar s e le era diventano dei mecena e nascono nuove forme di spiritualità legate agli
ordini mendican .
-archi rampanti perché scavalcano le navate laterali e contribuiscono a sostenere il peso delle
volte perché scaricano il peso verso l’esterno e sul contra orte (elemento portante esterno)
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-i pinnacoli , porti al di sopra dei contra orti, sono elementi decorativi ma anche funzionali perché
contribuiscono a dare equilibrio: con il proprio peso, il pinnacolo bilancia la spinta obliqua
dell'arco rampante lo stabilizza.
le architetture gotiche d’oltralpe sono aperte da nestre con vetri istoriati ovvero dipinti per fare in
modo che entri maggiore luce nella chiesa. =luminosità
Per realizzare una architettura così complessa era necessario un notevole sforzo di
progettazione.
La ricostruzione della chiesa parte dalla facciata che conserva ancora parte di un
linguaggio romanico perché non è slanciatissima verso l’alto.
Negli anni 40 del XII secolo l’abate fa ricostruire la parte del coro, l’abside e l’ambulacro
coperto da volte a crociera.
Sull’ambulacro si aprono delle Cappelle talmente ampie che sembrano un tu ’uno con l’ambulacro, e
presentano grandi nestre.
Il suo proge o diceva quando era in procinto di ristru urare dopo il coro negli anni 40 del XII anche le
navate “Quando la nuova parte posteriore sarà raccordata a quella anteriore la chiesa intera risplenderà con la sua parte
rilucente perché luminoso è ciò che luminosamente si unisce al luminoso e luminoso è il nobile edi cio inondato dalla nuova
luce”.
Quindi no amo una certa ossessione per la luce, che infa per l’arte go ca era essenziale ed
importan ssima.
Sujet si ispira alla strategia dell’“Anagogicus mos” cioè una disposizione che segue la teoria sviluppata dallo
pseudo-dionigi areopagita che era un loso neoplatonico Cris ano vissuto tra il quinto e il sesto secolo.
Questa teoria a erma che l'universo è formato da luce emanata da Dio e la luce terrestre aiuta l'umano a
sollevarsi verso Dio.
I tes di questo losofo erano conserva nella chiesa di Saint Denis e sono sta trado e commenta da
Giovanni Scoto Eriugena in età carolingia.
Dopo la basilica di San Denis , situata alle porte della ci à, Parigi avvia la costruzione di altri due edi ci
estremamente ambiziosi: la ca edrale di Notre Dame e la San Chapelle
La pianta della basilica è a cinque navate e presenta un profondissimo coro, dotato di un doppio
deambulatorio.
La navata centrale presenta tre livelli sovrappos (arcate, tribuna e cleristorio: serie di nestre
aperte che donavano più luce) che, all’incrocio del transe o, arrivano a qua ro.
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2.Le statue dei re erano rives te di una vivace coloritura, ora quasi del tu o scomparsa.
La serie originaria prevedeva 28 statue ra guran Read Israele e realizzata intorno al 1220, andata
distru a durante la rivoluzione francese. Le statue che a ualmente ornano la facciata sono fru o di un
rifacimento del XIX secolo.
Il “piano bernardino”
L’irradiazione del modello cistercense è il cosidde o “piano bernardino”, dal nome di san Bernardo che
consiste nel mol plicare il proge o di base per realizzare edi ci di varia des nazione e dimensione.
l’impianto di base dell’archite ura cistrecense prevedeva la distribuzione della chiesa, degli spazi comuni e
delle celle intorno ad un chiostro quadrilatero che fa da epicentro del sistema archite onico.
infa i monaci ‘costru ori’ ado arono lo stesso schema geometrico di proge azione, basato sul numero
e sulla misura, in luoghi anche lontanissimi dalle proprie case madri.
Le abbazie divennero “can eri scuola” ed erano promotori di competenze tecnologiche innova ve (in
par colare, idrauliche) la loro e cacia è confermata dalla sostanziale sovrapponibilità delle costruzioni
che sono sorprendentemente simili a distanza di migliaia di chilometri.
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Le coperture sono inizialmente a bo e, poi viene introdo o il sistema a crociera con il pico sistema della
campata re angolare.
Le chiese si cara erizzano per l’estrema sobrietà, assenza di decorazioni scultoree e purezza delle forme
archite oniche, la luce trapela da nestre prive di vetrate istoriate.
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A Napoli, l’u lizzo delle cappelle radiali ha fa o supporre l’intervento di maestranze di provenienza
francese, È fru o di una commi enza dire a della corte angioina appena insediatasi sul trono imperiale.
Il Portale dei Re deriva dalle statue-colonna poste sugli sguanci (sagoma svasata
verso esterno) dei portali, ra guran i Re d’Israele che hanno preceduto Cristo.
Le gure sono cara erizzate da rigidità romaniche – riscontrabili nei panneggi, nella
gestualità e nelle posture – con un importante recupero del naturalismo, come mostrano
le forme morbide dei volti.
La rotondità di queste gure dei corpi a usola , che progressivamente si a rancano dalla
cornice archite onica, riemerge alcuni anni più tardi nelle opere di uno scultore italiano
ovvero Benede o Antelami.
È stato ipo zzato da alcuni studiosi che abbia fa o dei viaggi in Francia, ovvero la patria del go co.
siccome nel suo linguaggio ar s co ritroviamo alcuni precoci elemen go ci è stato ipo zzato che abbia
compiuto un viaggio in Provenza e forse anche nel Île-de-France.
1. DUOMO DI PARMA , bassorilievo in marmo rosso di Verona con ‘la Deposizione’ e realizzato con la
tecnica a niello.
La prima opera conosciuta che abbiamo risale al 1178: è il bassorilievo marmoreo ra gurante la
deposizione di cristo dalla croce che si trova murato nel transetto destro della cattedrale di Parma, anche
se in origine doveva far parte di una decorazione di un pulpito.
Sulla lastra, che doveva far parte di un pulpito, vi è una citazione dell’astista ‘nel mese secondo (aprile) lo
scultore scolpì l’opera’, iscrizione che ci ricorda la data di esecuzione dell’opera e il nome
dell’artista :benedetto antelami ‘scultore’.
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La lastra rappresenta dal punto di vista iconogra co il momento in cui il corpo di cristo viene deposto
dalla croce: al centro la croce con cristo ancora legato, e intorno numerosi personaggi riconoscibili grazie
alle iscrizioni che accompagnano l’immagine.
-a sinistra della croce stanno i culti non credenti rappresentati dai pagani e dagli ebrei.
Le due metà sono illuminate da due luci: in alto a sinistra dentro ad un clipeo vi è la personi cazione del
sole mentre nella parte opposta vi è la personi cazione della luna.
PERSONAGGI DI SINISTRA:
-davanti alla vergine c’è una donna che tiene nelle mani un calice dell’eucarestia e lo stendardo cristiano
sventolante = si tratta della personi cazione della chiesa.
-davanti a lei c’è l’uomo che cinge il costato di cristo ed è Giuseppe d’arimatea che si è occupato della
deposizione del corpo di cristo. Nello svolgimento dell’operazione vi è dall’altra parte nicodemo che è
sulla scala e si presa a togliere il chiodo nella mano sinistra di Gesù
CRISTO
PERSONAGGI DI DESTRA:
-Nicodemo
-dopo Nicodemo vi è una gura femminile piccola che ha uno stendardo rovesciato e a cui l’arcangelo
Ra aele fa abbassare il capo: è la sinagoga sottomessa che vuole rappresentare la sinagoga scon tta
(l’ebraismo scon tto che non ha riconosciuto cristo come il messia)
-soldato alle spalle della sinagoga con uno scudo è un centurione romano che pronuncia delle parole
‘veramente costui era glio di dio.’
Sempre il vangelo si dice che un centurione, riconosce la divinità di cristo e pronuncia queste parole.
-alle spalle del centurione vi sono altri 5 personaggi in piedi e un gruppo seduto in circolo:sono soldati che
secondo la narrazione di Matteo si contendono la veste di cristo nell’assoluta indi erenza (qui non c’è
dolore).
L’immagine è contenuta all’interno di un fregio in alto e ai lati che è elaborato con una tecnica particolare
chiamata NIELLO= tecnica antica usata nella decorazione dei metalli che consiste nel riempire dei solchi
o incisioni e poi li si riempiva con una pasta vitrea nera.
Il linguaggio di Antelami è in bilico tra romanico e gotico, è diverso dal linguaggio romantico di Wiligelmo.
È diversa la tecnica e la sensibilità, ci sono aspetti gotici nelle proporzioni dei corpi più sottili, le vesti,
decorazioni del portale.
C’è una nuova sensibilità nei confronti del dolore, composto ma intenso.
Nel gruppo dei soldati che si contendono la veste c’è una novità assoluta ovvero una scansione dello
spazio in profondità= le gure non sono tutte su un piano: 4 livelli (veste, soldati seduti, soldati chinati,
soldati in piedi).
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2. BATTISTERO DI PARMA, 1196
Antelami si trova a lavorare accanto alla cattedrale per realizzare il battistero, luogo dedicato al
battesimo.
Dal punto di vista architettonico l’edi cio è a pianta ottagonale, pianta tipicamente usata per i
battisteri (sul modello del battistero lateranense) è in marmo rosa ed è considerato come uno dei
primi edi ci quasi gotici perchè si ha ancora qualche riferimento al classicheggiante.
La tipologia scultorea dei 3 portali richiama ancora al gotico: con strombatura e decorazioni nella
lunetta e nell’architrave come appare nelle chiese gotiche francesi.
Partendo dall’esterno vi è un fregio ininterrotto che corre lungo tutto lo zoccolo a 2 metri dal
suolo, formato da una serie di formelle in cui sono rappresentati soggetti diversi (animali, segni
zodiacali ecc riprese dai bestiari medioevali)= per questo FREGIO ZOOFORO
Il portale nord, che prospetta davanti alla piazza, la decorazione ricopre tutta la super cie quindi
gli stipiti, l’ architrave, la lunetta, l’archivolto.
-la lunetta centrale ospita l’adorazione dei Magi (vergine che tiene in braccio il bambinona alla
sua destra ci sono i re Magi, a sinistra c’è san Giuseppe seduto che riceve un’angelo che gli dici
di fuggire in Egitto.
-nell’architrave sottostante sono rappresentate le storie di san Giovanni battista, tema conoscono
per il tema.
A sinistra c’è il battesimo di Gesù, al centro immersi nelle acque del ume giordano e cristo
(aureola), nella parte destra c’è il banchetto di Erode (tavola imbandita) con accanto la moglie che
è turbato dalla richiesta della glia di decapitare battista, decapitazione che si vede poi accanto .
Nell’interno le lunette dei portali sono decorate sia all’interno che all’esterno:
-in corrispondenza della lunetta esterna con i re Magi, c’è una lunetta interna che rappresenta
PROBABILMENTE la fuga in Egitto= C’è un angelo che guida Giuseppe, Maria e bambino e due
ancelle.
OPPURE POTREBBE TRATTARSI DEL RITORNO DELLA FUGA IN EGITTO perché l’ultima delle
due ancelle tiene tra le mani due uccelli che la sacra famiglia porta in dono al tempio di
Gerusalemme quando ritorna dalla fuga in patria.
=molta scultura nel medioevo era policroma, era colorata. Anche all’esterno ci sono dei residui di
pittura.
Queste sculture sono collocate al di sopra delle lune e interne del ba stero nel primo ordine di logge
architravate, le stesse che troviamo all’esterno ma dimezzate.
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Su quale fosse la des nazione originaria non c'è accordo tra gli
studiosi: qualcuno dice che le sculture siano state concepite per
un portale della vicina ca edrale altri invece (anche Chiara
Frugoni) dicono che i mesi fanno parte della decorazione del
ba stero, quindi sono sta pensa per il ba stero, perché il loro
messaggio si lega al messaggio delle altre decorazioni scolpite.
LE DUE STAGIONI che sono pervenute che sono la Primavera rappresentata da una donna giovane e
l’inverno rappresentato da un uomo con la barba, ba e capelli lunghi, come par colarità ha che la parte
che si avvicina ai mesi invernali è ves to mentre è nudo verso i mesi autunnali.
I MESI
Il ciclo inizia con marzo perché l'anno a Parma iniziava a marzo tant'è che anche nella deposizione dove
c'era scri o nell'iscrizione anno 1178 mese Secondo è aprile.
Giugno rappresenta un contadino che sta mietendo il grano con un falce o. Egli non taglia in
basso le spighe ma abbastanza in alto: questo è uno di quei par colari che ci fa capire che
Antelami guarda la natura, le cose come vengono e e vamente svolte infa era proprio un uso
nel medioevo tagliare le spighe abbastanza in alto per u lizzare la paglia che rimaneva a terra
come nutrimento per il bes ame.
I mesi autunnali hanno una par colarità, infa hanno tu nella loro
ra gurazione un ulteriore elemento che è il corrispondente segno
zodiacale (bilancia, scorpione e sagi ario), questo perché il ciclo
comprendeva anche il segno zodiacale secondo tradizione iconogra ca.
(quindi dove mancano= ciclo incompiuto).
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appunto due teste perché gennaio è storicamente il mese che conclude l'anno e lo apre e quindi guarda al
passato e guarda al Futuro.
Poi tra portale di sinistra e il portale centrale troviamo la scultura di San Simone su un
pilastro che regge un lungo car glio su cui è scri o “San Simone, apostolo indica che
questa è la via per Roma”.
Questo perché la chiesa di San Donnino (Fidenza) dedicata a san Simone sorge lungo la
via Francigena che porta a Roma quindi la scultura segnalava al pellegrino che passava di
lì di trovarsi nel posto giusto.
Ai la invece del portale centrale ci sono due nicchie in cui all'interno troviamo due
sculture a tu o tondo di re Davide e del Profeta Ezechiele.
Queste due sculture a tu o tondo sono monumentali e molto accurate sono state a ribuite ad
Antelami scultore non solo proge sta.
I due tengono dei car gli rela vi alla chiesa, infa tu e e due guardano verso il portale
centrale, come porta del cielo. EZECHIEL
Al centro un cavallo che porta sul dorso un animale probabilmente un ghepardo che Carlo Magno portava
per andare a caccia.
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La Porta Di Capua, grandissima macchina scultorea collocata nell’avamposto se entrionale del Regno di
Sicilia, al con ne con lo stato della chiesa.
Il complesso comprende due poderose torri ed evoca le porte urbane di Roma e l’arco trionfale.
Aveva una funzione di difesa ma soptau o il ruolo simbolico di propaganda dell’imperatore.
La porta venne smembrata nel 1557 e cioè nota soltanto da alcuni disegni successivi e dai frammen di
decorazione conserva nel museo provinciale campano. Il proge o iconogra co era incentrato sul tema
cruciale della gius zia e comprendeva l'immagine dell'imperatore togato di chiara ispirazione classica.
La gura dell'imperatore c'è giunta gravemente danneggiata (acefala, priva degli avambracci e con un
profondo taglio centrale), anche se rivela la sua derivazione an ca.
Al tempo era a ancata da due statue di spoglio ra guran Apollo e Diana (poesia e caccia).
Era presente anche una gigantesca testa de a “ius a imperialis” cui erano associate due gure di giuris
vicini all’imperatore. Stupefacente la resa plas ca delle gure, modellate con for contras chiaroscurali
e notevole e e o di resa naturalis ca.
LA SCULTURA GOTICA
NICOLA PISANO: classicismo ed espressione dei sen men
Si tra a di un ar sta interamente go co di cui non conosciamo molto della sua vita, infa , non abbiamo
certezze né sulla sua data di nascita né su quella di morte.
Le date sono state ipo zzate in relazione ai documen che sono sta ritrova e alle opere da lui realizzate
e sono, per la nascita tra il 1210 e il 1220 e per la morte fra il 1278 quando abbiamo l’ul ma no zia che lo
riguarda e il 1284 anno di un documento del glio dove a erma che il padre è morto.
Nicola Pisano prende questo nome d’arte perché così si rma nella sua prima opera nota del 1260.
Si crede quindi che Pisano derivi appunto dalla ci à natale Pisa, ma in altri documen rela vi, per
esempio, al pulpito per il Duomo di Siena del 1265 è ricordato come Nicola De Apulia, quindi originario
della Puglia.
Questa ipotesi di una sua origine pugliese è abbastanza sostenibile anche a livello s lis co, infa sarebbe
stato formato presso la corte di Federico II di Svevia che era re di Sicilia e imperatore del Sacro Romano
Impero e gura importante nella cultura dell’italia meridionale anche in ambito le erario oltre che ar s co.
Per quanto riguarda l’arte egli ha favorito un recupero di forme e modelli dell’arte classica e ovviamente mo vi
go ci, che ben combacia con il linguaggio ar s co di Nicola.
Potrebbe essere giunto in Toscana per committenti imperiali: prima si stabilisce a Siena, dove opera nel
duomo sia in veste di architetto che di scultore (pulpito del duomo di Siena).
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Per avere una prima no zia certa riguardo a Nicola Pisano dobbiamo aspe are il 1260 data a cui risale la
sua prima opera certa che è il pulpito per il ba stero di Pisa.
Si tra a di una sorta di tribuna sopraelevata che era u lizzata durante le cerimonie
liturgiche da parte dei le ori.
L’opera è rmata e datata a raverso un’iscrizione che corre lungo il parape o del pulpito.
Per quanto riguarda la stru ura Nicola innova la pologia del pulpito che tradizionalmente
era una stru ura quadrangolare addossata alla parete e la realizza come una stru ura
libera nello spazio, un'archite ura a sé stante e ado a una pianta esagonale composta da
6 colonne ai vari angoli e una al centro.
Alcune colonne poggiano su una base altre invece su dei leoni s lofori
Nella parte superiore invece le colonne terminano con dei capitelli a
crochet (dal francese uncino) picamente go ci su cui si impostano
Archi trilobi che fanno da sostegno al parape o.
Il parape o è composto da 5 lastre con rilievi cristologici (5 perché il
sesto lato del parape o è lasciato aperto per lasciare libero accesso al
predicatore che sale sul pulpito per leggere le sacre scri ure. )
I temi dei pannelli sono: la na vità, l’adorazione dei magi, la presentazione al tempio, la croci ssione e in
ul mo il Giudizio Universale.
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Anna la profetessa, che guarda in alto in preda ad una rivelazione (riconosce Gesù come il messia)
Anche in questo caso in cui molta a enzione viene riservata alle sionomie e alle espressività
dei vol dei personaggi porta avan le citazioni classiche troviamo un richiamo ad un vaso
greco del II secolo avan Cristo conservato sempre a Pisa.
La gura è ripresa nel personaggio del sacerdote anziano che avanza sospinto da un fanciullo e
la gura da cui è ripreso è Dioniso spinta da una gura molto più piccola.
Oltre poi a rimandi iconogra ci, il richiamo al classicismo è anche dato dalla tecnica: per
esempio nella resa dei panneggi, nell’ ampio uso del trapano per rendere i contras
chiaroscurali delle barbe e dei capelli.
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piange e gli ebrei, che sono proprio la componente di animazione e di concitazione grazie alle loro posture
animate e ricche di tensione psicologica.
Ne sono chiari esempi quindi Giovanni che piange copiosamente e gli ebrei sulla destra che sembrano
quasi inves da una ra ca di vento, sembrano sposta verso destrybbga.
Ai piedi della croce si trova il teschio di Adamo perché si dice che il Golgota fosse il colle su cui viene
sepolto il primo uomo, su cui poi cadrà il sangue di Cristo. (si trova spesso)
Negli anni della maturità Nicola assume altre due importan commissioni:
-la realizzazione dell’arca di san Domenico
-la fontana maggiore di Perugia
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Perugia ma anche agli stranieri (programma iconogra co per celebrare la ci à di Perugia e trasme erne è
un'immagine forte).
Poi troviamo la signora del territorio chiusino che è il territorio intorno alla ci à di Perugia e la signora del
Lago Trasimeno, le due gure tengono rispe vamente delle spighe e un pesce fra le braccia.
Per quanto riguarda i rilievi sono cinque come a Pisa con la sola di erenza che il rilievo con la
presentazione al tempio non c'è ed è sos tuito dalla strage degli innocen .
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l'ordine del massacro.
Il Duomo Di Pisa
Duomo costruito nel 1064 che è una stru ura di età romanica che presenta archi a tu o
sesto però presenta nella navata centrale archi a sesto acuto o ad ogiva.
Questo può derivare da in uenze arabe perché essendo una delle repubbliche marinare
aveva un'apertura sul Mediterraneo che la portava inevitabilmente ad avere conta con il
mondo arabo, quindi si ipo zza che sia un caso eccezionale nel panorama archite onico
dell'epoca derivante dall’ archite ura araba.
1.Una Fontana civica minore per il Comune di Perugia che però ci è pervenuta in stato frammentario.
Ritroviamo diverse statue che abbellivano la fontana: l’assetata, uno scriba acefalo, il parali co e la
cosidde a brocchifera. (sete mis ca e scriba forse evangelista).
Le statue di questa fontana sono par colarmente innova ve, infa , egli ra gura per esempio la mala a
a raverso il “parali co”.
A.M Romanini a erma che “Siamo davan a un volto della ci à medievale – mala a, mendican , stra sociali in mi
e dereli -che l'arte medievale in genere non illustra se non ai margini e so o il velo di simboli tras guran . Arnolfo
pone invece il parali co e la sua miseria e mala a al centro di una composizione che addita mala a e miseria quali
centri di un saldissimo impianto prospe co”.
Troviamo dunque uno stre o parallelismo fra la gura di Isacco morente e malato a le o e la gura di questa statua
il “Parali co”.
Richiamo all’arte classica nelle gure distese che rappresentano divinità uviali romane (anche per il panneggio),
infa realizzerà anche Le statue dei umi rappresentate al Campidoglio, personi cazione del Tigri, che poi
con l’aggiunta di una piccola rappresentazione della lupa e dei gemelli rappresenta il Tevere.
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Nonostante lo stato frammentario e la ricomposizione moderna del complesso,
emergono due fa ori decisivi nella pra ca esecu va arnolfana:
- l’uso della cosidde a tecnica a lavorazione “cava” del marmo (il retro dei tre
altorilievi e dello scriba acefalo è incavato a punta di scalpello così da seguire, per così dire in
nega vo, l'andamento dello sbalzo del verso dell'immagine) e
- il ricorso a una vivace policromia, in una combinazione tra pi ura e scultura che
l’ar sta perseguì con costanza. Innova va, e dallo spiccato e e o naturalis co, è
anche la trovata dei due chierici reggi cor na che svelano il corpo del defunto alla
vista dello spe atore.
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Le Opere Fioren ne: negli ul mi anni di a vità, Arnolfo chiamato operare a Firenze per la
costruzione della chiesa di Santa Croce (dal 1294-1295) e della Ca edrale di Santa Maria del
Fiore (dal 1296).
L'esperienza di Arnolfo è fondamentale per comprendere la fase conclusiva dell'arte medievale e la sua
evoluzione verso il linguaggio rinascimentale: Arnolfo formula èun codice espressivo che apre la strada
alla modernità.
Le Icone Miracolose
Si tra a delle cosidde e immagini “acheropite”, che si credevano dipinte non da mano umana ma apparse per
intervento divino, dunque miracolose.
L’esempio più celebre e venerato è l’Icona del Salvatore, ancora conservata nella Cappella del Sancta Sanctorum
a Roma e un tempo condo a in processione da San Giovanni in Latera-no a Santa Maria Maggiore.
Altre immagini sacre rappresentavano invece la Vergine, come la Theotokos di Santa Maria in Trastevere.
l’icona ‘è’ la divinità, poiché quest’ul ma è realmente presente nella gura, ci guarda e ci osserva; lo spazio che
la circonda è uno spazio sacro e il ricorso costante al fondo oro supporta il valore trascendente dell’immagine.
Le icone, com’è stato osservato, esercitano un potere epifanico nei confron del divino, cioè sono in grado di
manifestarlo di fronte al fedele.
La ripe vità dei modelli iconogra ci rappresentava la loro auten cità.
La vera svolta conce uale nel rapporto tra immagine e divinità si a uerà alla ne del Duecento con Francesco
d’Assisi, il quale riconosce la divinità nella natura e nel quo diano.
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Fra le ci à di Siena e Firenze ritroviamo sempre una forte compe zione sia a livello poli co, sia a livello
ar s co perché la pi ura a Firenze e a Siena due segue due loni diversi:
- Firenze è molto importante l'inserimento delle gure nello spazio quindi la resa volumetrica
tridimensionale delle gure
-Siena si preoccupano maggiormente della uidità della linea, dell’equilibrio dei colori e la loro pi ura
assume un cara ere più aristocra co prezioso.
Nonostante ciò comunque man ene dei cara eri ancora bizan ni come le proporzioni gerarchie e il criterio di
simmetria ed equilibrio composi vo.
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È abbastanza strano che un’opera di tali dimensioni e di tale importanza per una chiesa
oren na non fosse commissionata a pi ori oren ni ed ancor di più non certo a
pi ori senesi.
Infa , si pensa che questa commissione arrivò a Duccio tramite Cimabue,
importan ssimo pi ore oren no nei cui confron Duccio era fortemente debitore,
un'ipotesi abbastanza condivisa dalla cri ca è che Duccio abbia conosciuto Cimabue nel
can ere di San Francesco d'Assisi, che all'epoca era uno dei Can eri più importan .
Il debito di Duccio nei confron di Cimabue è evidente proprio in questa opera che
richiama evidentemente la Pietà di Cimabue che oggi è conservata al Louvre, tanto che
per mol anni “Madonna Rucellai” è stata a ribuita a Cimabue.
Madonna ruccelai di Duccio vs maestà di Cimabue
Confrontando le due opere no amo che l’iconogra a è la stessa: la Madonna in trono con
il bambino in braccio circondata da 3 coppie di angeli.
Quello che Duccio riprende sicuramente da Cimabue è l’u lizzo dello sfondo oro, la pologia del trono
rappresentato in tralice(obliquamente) e la cornice che presenta dei piccoli camei rotondi con bus di
angeli, san , e profe .
Oltre agli elemen ripresi da Cimabue troviamo anche elemen più pre amente go ci e probabilmente
in uenza da modelli francesi.
Un esempio l’orlo dorato del manto della vergine Maria, il movimento sinuoso dello stesso, ma anche per
esempio la decorazione del trono che in Cimabue non decorato mentre in Duccio presenta so lissime
bifore bordate d’ oro.
=Ritroviamo in questa opera un elemento fondamentale nell’arte senese che è l'a enzione alla preziosità
dei par colari.
-Finestra , vetrata, per coprire l’occhio dell’abside della chiesa di Siena realizzata da Duccio nel 1287/88.
La vetrata non è realizzata proprio da Duccio a lui si deve il cartone preparatorio , e una fase nale di
ri nitura.
Si pensa che egli però abbia partecipato anche alla parte nale della realizzazione perché troviamo dei
par colari, per esempio, nei vol delle gure che sono ri ni a monocromo (Con questa tecnica venivano
dipin i chiaroscuri sulle gure, disegna i tra dei vol , le pieghe delle ves e altri par colari. Si usava
anche del piombo nelle zone di a accatura, per a enuare i contras fra il colore del metallo e quello del
vetro).
La vetrata è dedicata alla vergine ,come il Duomo di Siena, e infa al centro sono rappresenta tre episodi
della Storia della vita della Vergine:
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partendo dal basso al centro c'è la morte, l'assunzione e in alto l'incoronazione, mentre ai la troviamo i
qua ro evangelis e i san prote ori di Siena .
Uno dei mo vi che ha indo o a ricondurre a Duccio il disegno della vetrata è la presenza di troni
straordinari, quasi archite ure, marmori con decorazioni ad intarsi policromi in s le cosmatesco che sono
molto simili ai troni che compaiono nello stesso momento storico anche nella decorazione degli a reschi
della Basilica di Assisi.
Il valore civico dell'Opera è ricordato anche nell'iscrizione che corre alla base del trono della Vergine che è
una specie di invocazione alla vergine per che lei assicuri la pace a Siena e allo stesso tempo si prenda cura
della vita di Duccio.
L’opera è eccezionale: nel 1300 LA MAESTA’ doveva essere una grande pala d’altare con una tavola dipinta
su entrambi i la (faccia posteriore ed anteriore) ma anche una predella, pinnacoli ecc tu o dipinto
Si tra a quindi di una grande pala (alta
circa 5 metri) d’altare con una tavola
principale dipinta su entrambi i la ,
nella faccia anteriore appunto la Maestà
mentre in quella posteriore tan piccoli
riquadri.
L’opera non si è conservata integra no ad oggi, infa verso la ne del 1700 l’opera è stata smontata, è
stata tolta la cornice, la predella, i pinnacoli e la tavola principale invece è stata segata in due par in modo
tale da separare la faccia anteriore da quella posteriore.
In questo modo si sono venute a formare due tavole da posizionare su due altari diversi.
Le par più piccole sono state smontate e in parte disperse e in parte vendute.
-La faccia anteriore presenta il tema ra gurante Maria seduta su un trono con il bambino in braccio
circondata da una folta schiera di Angeli e San .
Il trono è monumentale marmoreo con decorazioni in s le cosmatesco, e intorno angeli e san su le
sovrapposte con teste tu e allineate senza un minimo accenno di profondità.
In prima la in ginocchio troviamo i 4 san prote ori di Siena, mentre in alto in arcate mezzobusto dei
dodici apostoli.
Ritroviamo dei richiami alla tradizione bizan na ma anche al go co, per esempio, l’orlo dorato del manto
della vergine, la preziosità dei tessu , per esempio il drappo che veste il trono
Troviamo invece anche elemen del linguaggio gio esco tra cui per esempio nel tenta vo a raverso il
trono a libro di dare profondità alla scena
Intento devozionale.
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-Riguardo la parte posteriore il tra amento che Duccio riserva è molto di erente, infa , non si tra a di
una unica grande immagine ma di scompar che sono des na a illustrare le storie della passione di
Cristo.
Questa facciata riporta gure molto più piccole rispe o a quella anteriore perché, quella doveva essere
osservata da lontano mentre queste da molto vicino, infa si tra ava delle scene riservate al clero.
C’è un intento di creare degli scorci prospettici ( gura che si sporge) , espedienti di coinvolgimento dello
spettatore (porticine aperte in basso nelle mura) e quindi a partecipare dalla scena. I personaggi sono
diversi da angeli e santi immobili rappresentati nella faccia esteriore, perchè qui sono in movimento e
hanno atteggiamenti diversi.
=L’obbie vo di Duccio non è di rappresentare un’immagine solenne ma una narrazione, quindi, rende le
scene più animate e dinamiche a di erenza della faccia anteriore in cui vi era un intento devozionale.
Solo 4 anni dopo il 1311, nel 1315 il comune di siena richiede un’altra maestà adì un’artista
formatosi forse nella bottega di Duccio ovvero quello di Simone martini.
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- a enta al colore, per esempio gli e e cangian nelle ali degli angeli che a ancano la mandorla di
Cristo.
Possiamo dire che la pi ura di Cavallini ha una qualità scultorea, le gure risultano monumentali,
plas che, concrete. (i panni sembrano delle vere ves pesan che ricadono sui corpi massicci).
I vol sono realizza con pennellate corpose e le carni sono so olineate da pun più scuri, ombre so o il
mento ma anche sul collo. (esempio Apostolo Filippo ul mo sulla sinistra).
Cavallini è anche mosaicista, a Roma per esempio realizza i mosaici nella basilica di Santa Maria Maggiore.
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Per quanto riguarda la decorazione conosciamo i nomi di due importan ar s quali Cimabue e Jacopo
Torri , che lavorano molto per il primo papa Francesco (Niccolò IV).
Gli episodi:
-Cimabue era un grande pi ore toscano che fra le altre cose dipinge uno dei due
croci ssi presen sul transe o della basilica.
Possiamo notare come in una delle croci ssioni realizzate da Cimabue i colori si
siano come inver , questo perché egli u lizzava un materiale chiamato biacca
(carbonato di piombo) cioè un pimento composto essenzialmente da sostanze
chimiche, che con il tempo ha subito un processo chimico di ossidazione.
A causa di questa reazione chimica la biacca è diventata scura e sono cadute le niture a secco.
In alcuni pun della rappresentazione dove con il tempo le gure sono sbiadite possiamo notare il muro.
Questo ci fa capire che Cimabue non aveva u lizzato mol stra preparatori per realizzare la sua opera e
mol studiosi a ermano che la mo vazione di questa scelta è stata per velocizzare la ne delle decorazioni
interne alla chiesa.
Cimabue dipinge diversi episodi sul coro e sul transe o della chiesa fra le quali: 4 scene dell’apocalisse,
diverse scene mariane, due croci ssioni, storie di San Pietro e di San Paolo.
Mentre lungo la navata le scene realizzate da Cimabue nei registri più al , rappresentano come era
consuetudine in grandi chiese come la vecchia San Pietro in Va cano oppure San Paolo fuori le mura, scene
del nuovo e vecchio testamento
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-Jacopo Torri è, invece, un ar sta romano che realizza fra le altre cose l’a resco
rappresentante la creazione del mondo che troviamo nel registro superiore della parete destra
della navata.
Nella scena troviamo al centro Dio Padre so o spoglie umane in Cristo che divide la luce dalle
tenebre.
Torri durante la sua vita lavorerà a lungo per il primo ponte ce francescano: papa Niccolò IV.
Il fa o che il complesso di Assisi era estremamente legato alla potenza papale ci perme ere di
comprendere meglio alcune par colarità come per esempio: l’enorme quan tà di soldi che vengono spesi
per la sua realizzazione e decorazione ma anche per esempio una cara eris ca che abbiamo visto non
appartenere a tu e le chiese sin dall’epoca paleocris ana ma che diventerà una delle cara eris che
canoniche delle chiese cris ane che è il fa o di costruire la chiesa orientata ad est (San Pietro non lo era
ma anche tante altre chiese) e la pianta a croce la na che era quella che richiamava di più la sagoma della
croce di Cristo.
Si trovano idee contrastan rela vamente alla data della realizzazione delle opere dei due ar s , Cimabue della
scuola oren na e Turri per la scuola romana, infa possiamo trovare, per quanto riguarda la datazione della
croci ssione di Cimabue diverse datazioni quali 1277-80 oppure 1288.
Ques dubbi nascono dal ragionamento che si è istaurato intorno al quesito rela vo a quale papa fosse stato il
commi ente della decorazione dell’edi cio.
Forse la scelta di realizzare degli a e segue la direzione dell’ordine più pauperis co dei tre ordini francescani, dato il
fa o che era la tecnica più economica per realizzare delle opere di tale e e o (mosaici molto più caro).
Al contempo scegliere di realizzare la decorazione ad a resco signi cava riprendere una tradizione classica.
I due ponte ci su cui gli studiosi focalizzano le loro idee sono papa Nicolò III, papa della famiglia degli Orsini
(1277-80) ed invece Nicolò IV, ponte ce dal 1288 al 1292, primo Papa Francescano.
La cri ca più recente tende verso l’idea che sia proprio quest’ ul mo, papa Niccolò IV ad aver commissionato San
Francesco ad Assisi ma entrambi sono commi en di opere.
Sappiamo inoltre che Niccolò IV emanò una bolla in cui si diceva che le elemosine fa e alla chiesa di Assisi dovevano
essere u lizzate per ornare la basilica e donò alla chiesa la suppelle le liturgica ma anche paramen liturgici.
Digressione di A ualità
Un’anziana signora l’anno scorso decise di portare a far analizzare una piccola tavola
rappresentante Cristo deriso che aveva in casa.
Si scoprì così che si tra ava di una piccola tavola di Cimabue e venne valutata 24 milioni di euro.
La tavole a fu venduta all’asta per €4.000.000 ad una coppia probabilmente cilena che vive in
America ma non è mai arrivata ai compratori perché lo stato francese ne ha reclamato la
proprietà ed ha tempo 30 mesi per fare una contro o erta.
Chiesa superiore di assisi, enigma dell’arte: dittiico di due scene del vecchio testamento
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-sia da un punto di vista tecnico, infa l’intonaco non viene più applicato a puntate ma a giornate, quindi
si posiziona solo nella porzione che si prevede di dipingere in giornata.
-La seconda novità riguarda invece la rappresentazione spaziale e il suo rapporto con le gure, infa ,
queste ul me iniziano ad essere ra gurate in spazi abitabili e iniziano ad essere rappresentate con una
certa a enzione agli a e e ai rappor fra di loro (espressività).
Prima scena: ‘benedizione di Giacobbe’,realizzata da maestro di Isacco, che storia di Isacco che si trova
nella genesi.
Storia: Isacco viene ingannato dal glio Giacobbe, che viene convinto dalla madre a portargli una cena
avvelenata che doveva invece essere benede a da Isacco, il quale però capisce l’inganno e benedice
l’altro glio.
Il personaggio si capisce che è anziano perchè ha gli occhi chiusi e la cara erizzazione espressiva e la resa
spaziale denotano alcune novità (come si nota nel pro lo della porta).
Alcuni iden cato che il maestro di Isacco con Gio o giovane, per l’uso della scatola prospe ca e per
l’apertura ai sen men .
Forse la datazione è del 1267.
Isacco è molto anziano e sente la morte molto vicina e quindi decide di benedire il suo primo glio Esau e gli dice di andare a caccia di prendere
degli animali che poi gli dovrà cucinare, e dopo aver mangiato Isacco benedirà Esau.
Sen to questo discorso la moglie di Isacco che prediligeva l’altro glio, quindi Giacobbe decide di riferire queste parole al glio predile o e
suggerisce a Giacobbe di ingannare il padre per prendere la benedizione al posto del fratello.
La madre gli dice di andare nel gregge prendere due capre di portargleli per essere co e in ne di portarli al padre oramai cieco per ricevere
la benedizione.
Giacobbe si lamenta però del fa o che il fratello era molto più peloso quindi qualora il padre lo avesse toccato scoprirebbe subito l'inganno.
La madre decide quindi di ricoprire le mani e il collo del glio con la pelle dei capre in modo tale che Giacobbe potesse essere scambiato anche
al ta o con il fratello Esau.
La prima scena rappresentata in questa sorta di di co è proprio quella della benedizione di Giacobbe mentre il secondo rappresenta il
momento in cui Esau si presenta al padre con il cibo per essere benede o ma Isacco che si rende conto di essere stato ingannato lo caccia.
In queste scene no amo proprio questa novità s lis ca riguardante la ra gurazione dei rappor e gli sta
d’animo dei personaggi.
Troviamo per esempio Giacobbe e la madre che escono come in punta di piedi dalla stanza, oppure il volto
anziano appesan to dalla stanchezza e con gli occhi chiusi di Isacco, vediamo poi una certa complicità fra
la madre e il glio predile o, troviamo dunque una forte cara erizzazione espressiva.
Chi È L’autore?
Per quanto riguarda il nome del maestro che ha realizzato ques a reschi si sono fa e diverse ipotesi:
Gio o giovane, Arnolfo di Cambio, Pietro Cavallini.
-Gio o
La più accreditata è l’ipotesi che questo anonimo pi ore fosse appunto Gio o da giovane per quanto
riguarda per esempio per l’uso della scatola prospe ca spesso u lizzata dall’ar sta, per i
visi che ricordano molto quelli rappresenta da Gio o in diverse sue opere e anche la
cara erizzazione espressiva.
Troviamo alcune somiglianze infa per esempio fra la scena della benedizione di
Giacobbe ed un’opera sicuramente Gio esca che è la Croce dipinta di Santa Maria
Novella a Firenze, dello speci co fra il volto di Giovanni dolente della croce di Santa
Maria Novella è stato appunto paragonato al volto di Giacobbe che inganna Isacco.
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-Arnolfo Di Cambio
Altra ipotesi Arnolfo di Cambio: egli realizza da scultore una fontana chiamata minore a Perugia che però è
andata distru a.
Ritroviamo diverse statue che abbellivano la fontana: l’assetata, uno scriba acefalo, il parali co e la
cosidde a brocchifera. (sete mis ca e scriba forse evangelista).
Le statue di questa fontana sono par colarmente innova ve infa egli ra gura per esempio la mala a
a raverso il “parali co”.
A.M Romanini a erma che “Siamo davan a un volto della ci à medievale – mala a, mendican , stra
sociali in mi e dereli -che l'arte medievale in genere non illustra se non ai margini e so o il velo di simboli
tras guran . Arnolfo pone invece il parali co e la sua miseria e mala a al centro di una composizione che
addita mala a e miseria quali centri di un saldissimo impianto prospe co”.
Troviamo dunque uno stre o parallelismo fra la gura di Isacco morente e malato a le o e la gura di
questa statua il “Parali co”.
La gura di Isacco è rappresentata come una gura monumentale, semisdraiata che ricorda le statue dei
umi rappresentate al Campidoglio, personi cazione del Tigri, che poi con l’aggiunta di una piccola
rappresentazione della lupa e dei gemelli rappresenta il Tevere.
Altro confronto a favore dell’a ribuzione ad Arnolfo di Cambio rela vamente a un presepe che egli realizza
per Santa Maria Maggiore, dove troviamo la gura del mago che richiama molto il tendaggio nel di co.
L’unico problema che ci si pone per a ribuire l’opera ad Arnolfo di Cambio è il fa o che egli non era
pi ore o almeno non si sono trovate sue opere pi oriche.
-la terza scena si in tola sogno del palazzo e delle armi: Cristo indica una residenza lussuosa ricolma
di armi con l’e ge della croce.
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Dopo Assisi, Gio o si reca anche a Roma e a Rimini, eppure a Napoli, in ques luoghi lascerà una grande
eredità che verrà trasmessa alle generazioni successive di ar s . Fra il 1303 e il 1305 Gio o esegue un'altra
grandissima impresa: la costruzione e la decorazione ad a resco della cappella degli Scrovegni a Padova
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Questo gesto da parte di Enrico di donare la cappella alla vergine ha fa o a lungo pensare cri ci e storici
dell'arte che dietro la decisione da parte di Enrico di costruire e di decorare la cappella ci fosse un
desiderio di espiare i propri pecca perché egli era ricchissimo ma doveva la ricchezza all’a vità del padre
che era quella di prestare denaro ed egli probabilmente aveva portato avan l’a vità del padre.
La sua a vità era condannata come peccato dalla chiesa quindi si pensa che egli s a espiando questo suo peccato ma altri
credono non sia questo il signi cato perché Enrico non ha nella rappresentazione minimamente il volto di una persona provata
dai sensi di colpa o che voglia chiedere scusa di qualcosa è più che altro credono che si s a semplicemente autocelebrando.
Gio o aggiunge inoltre un mezzo scenogra co e poi climaterico per accentuare la rilevanza del redentore nella scena cruciale
del ciclo: inserisce tre specchie nell'aureola di Cristo che fanno passare la luce la quale si proie a nell'intera cappella.
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arco Trionfale
Nella parete opposta a quella rappresentante il Giudizio Universale troviamo invece l’arco
trionfale.
In questa parete abbiamo un elemento molto par colare che viene chiamato core o
prospe co.
Troviamo due core prospe ci simmetrici uno per lato dell’Arco Trionfale, e non hanno
alcuna funzione narra va ma sono semplicemente due riquadri che ra gurano degli spazi
archite onici vuo .=gio o vuole mostrare la sua grande abilità nel ra gurare un uno spazio
tridimensionale su una super cie piana.
Gli spazi ra gura sono spazi coper da volte a crociera con un lampadario e una bifora go ca che fa
entrare la luce.
Le Pare Laterali
Le pare sono suddivise in qua ro registri.
I tre regis superiori sono dedica a storie sacre: storie di Gioachino e Anna (genitori di Maria) e storie
della vita di Maria e quella rela va alla vita di Cristo.
Nella fascia più in basso troviamo invece nte super ci marmoree alternate ad
immagini di personi cazioni di vizi e virtù, le quali presentano un’ intensità emo va
evidente.
L’ira
È la rappresentata di una donna con i capelli molto lunghi e la testa reclinata
all'indietro che si sta strappando il ves to come se avesse perso ogni controllo.
L’invidia
L’invidia è rappresentata da una donna con una lingua di serpente che si avvolge intorno al
capo perché la lingua dell'invidiosa è una lingua tagliente, ca va.
Le orecchie della gura sono sproporzionate perché sono pronte ad ascoltare tu o quello che
riescono a recepire.
La mano destra pronta ad arra are e le amme che consumano la gura dal basso
rappresentato proprio perché l’invidia logora e consuma lentamente le persone.
Nella cappella degli Scrovegni Gio o dialoga con l'osservatore, tenendo conto del suo punto di vista del
suo movimento. Come abbiamo de o il visitatore osserva i dipin trovandosi allo stesso livello delle
allegorie dei vizi e delle virtù, per seguire lo svolgimento delle storie sacre, è tenuto a muoversi da un
lato all’altro.
Le Storie
La le ura di queste storie inizia dal registro superiore dove troviamo le storie di Gioacchino e Anna che
sono i genitori della Vergine.
Ques episodi sono meno no e meno frequen
Anna e Gioacchino sono molto anziani quando Anna darà alla luce la Vergine, infa Gioachino era stato addiri ura espulso dal
tempio per sterilità cosa che era vista come una punizione per i peccatori.Una volta cacciato Gioachino si autoesilia e lascia la
casa e Sant’Anna da sola.
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sembrino delle sculture a tu o tondo, perciò hanno una forte tridimensionalità.
In questa cappella Gio o me e in a o una più matura indagine psicologica: le gure padovane sono dotate di una
presenza sica e di una volumetria più auten ca e convincen rispe o al ciclo di Assisi.
Gio o sfru a prevalentemente il chiaroscuro, le gure appaiono più animate da una tensione spirituale più vigorosa
e l’intero ciclo è dominato da toni di profonda dramma cità.
Tale dramma cità si ritrova in par colare mondo nel:
Gio o ama so olineare il confronto tra sogge che si oppongono non solo sicamente ma sopra u o in senso
morale.
Ciò si vede in par colare nel:
-Il Bacio Di Giuda dove la coppia Cristo/traditore condensa in un crescendo impareggiabile il senso più
profondo del sacri cio del glio di dio, o erto ai carne ci da un suo stesso
seguace.
Il centro della composizione è proprio occupato da questo abbraccio con cui
Giuda ingloba Cristo nel suo mantello e si appresta a baciarlo per segnalare
alle guardie che egli era la persona da arrestare.
Alle spalle di Giuda troviamo una folla di ebrei con alabarde, torce e delle
guardie con elmo pronte ad arrestare colui che Giuda bacerà.
Alle spalle di Cristo dalla parte opposta ci sono alcuni Apostoli che erano con
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lui, ad esempio Pietro che con un coltello sta tagliando l'orecchio ad una delle Guardie.
In primo piano c'è un uomo che dà le spalle all’osservatore ed ha il capo velato per avvicinare e
coinvolgere l’osservatore.
-ma che nel ‘sogno di Gioacchino’ in cui gio o contrappone la postura chiusa del dormiente alla gura
distesa dell’angelo in volo, ponendo come tramite visuale i due pastori.
Gli ul mi intenzioni di a vità vedono Gio o ancora impegnato ad Assisi e a Roma poi successivamente ci
sarà un lungo soggiorno a Napoli, presso la corte degli angio e la chiamata a Milano nel 1335.
L'ar sta muore a Firenze nel gennaio del 1337.
Dopo gio o: l'estrema mobilità di Gio o favorisce la di usione delle dirompen novità del suo linguaggio
gura vo, prendono vita scuole pi oriche locali in cui si diramano le novità spaziali ed espressive dello
stesso Gio o.
Tra mol ssimi seguaci di gio o è degno di menzione d'autore del ciclo che orna il cappellone di San Nicola,
nell'anonima basilica a Tolen no, nelle Marche.
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verso il Trecento.
Simone Mar ni è nato a Siena e muore poi ad Avignone dove lavorerà per la corte papale.
Simone Mari ni realizza l’a resco della Maestà per il palazzo pubblico,
cioè la sede del potere comunale, nella sala del Mappamondo, è molto
grande e ricopre quasi tu a la parete.
Si tra a della prima opera certa di questo ar sta.
L’iconogra a è molto simile a quella di Duccio, infa , troviamo la Vergine al centro su un trono con il
bambino in braccio circondata da schiere di angeli e di san .
Il tono invece è di erente, infa , si tra a di un tono laico, cortese, poli co so olineato nell'a resco dal
frequente stemma di Siena che è lo scudo diviso in due metà una metà bianca una metà nera oppure lo
stemma del capitano del popolo di Siena che è il leone su fondo rosso oppure per esempio le iscrizioni che
alludono alle virtù civiche.
Rispe o alle opere di Duccio qui troviamo accentuata la componente go ca, per esempio nel trono
dorato, sontuoso, con uno schienale a cuspidi che ricorda una ca edrale go ca.
Ci sono anche mol par colari e decorazioni, come quelle delle aureole in foglia d’oro con una tecnica
che si chiama punzionatura, che deriva dalla tradizione orafa e la applica per la prima volta in pi ura.
Si è ipo zzato che Simone abbia conosciuto il linguaggio go co a raverso reliquiario o ogge di
ore ceria che provengono dalla Francia o centro europa.
È sempre di gusto go co l’introduzione di materiali extra-pi orici: per esempio, piccoli cristalli e
gemme nella spilla della madonna, così come il foglio di pergamena usato nel cartiglio tenuto in
mano dal bambino
Nel 1321 Simone Martini è chiamato a restaurare l’a resco non solo per ragione conservativa ma anche
per carattere politico per alterare il messaggio dell'opera :sono state modi cate alcune iscrizioni , altre
eliminate .
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In mano l’angelo regge un ramo d’ulivo, pico segno di pace, e saluta Maria con delle parole che sono
riportate sulla tavola oro su oro con la tecnica della pas glia d’oro.
Le parole riportate sono “Ave gra a plena dominus tecum” cioè Ave Maria piena di grazia il Signore è con te
che è la formula con cui l'angelo saluta la Vergine nel vangelo.
Dall’altra parte troviamo appunto Maria seduta su un trono ligneo preziosissimo e sta tenendo un libro con
una mano tenendo un dito all’interno per farci capire che è stata colta sul momento in cui nota l’angelo e
sme e di leggere.
L’unico altro elemento che troviamo nella stanza è un piccolo vaso di gigli che fa da asse di simmetria e che
simboleggiano la purezza della vergine Maria.
Ai due la della scena troviamo invece due san : Sant’Ansano (altare dove si trova pala) e una santa di cui
non abbiamo certezza dell’iden tà.
L’al ssima qualità di Simone Mar ni è dimostrata a raverso la profondità spaziale, per esempio, data dal
pavimento della stanza e dal trono ma allo stesso tempo realizza delle gure che sono delle specie di
sagome (Maria e angelo), non hanno una loro profondità.
Quello che viene chiesto a Lorenze , che viene incaricato di realizzare questa impresa negli anni trenta del
trecento dalla magistratura dei Nove, è di esaltare il governo dei Nove a raverso:
- l'illustrazione di principi che guidano questa magistratura
- a raverso l'illustrazione dei bene ci che la ci à di Siena e la campagna hanno da questa
amministrazione,
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a raverso l'illustrazione di violenze, distruzioni e devastazioni che si avrebbero se il governo dei
Nove venisse a mancare e quindi dovesse fermarsi una rannide.
Lorenze si serve di due livelli:
• un livello con ra gurazioni allegoriche e personi cazioni mentre
• l’altro invece descri vo dove troviamo ra gurazioni del territorio sia rurale che urbano di Siena.
Gli uomini in primo piano sono dei ci adini, di estrazioni sociali diverse: i personaggi sulla destra sono
appartenen all'aristocrazia perché indossano abi lussuosi, i guan e delle scarpe di pelle intagliate e
decorate con l’abbondare di abi di colore rosso che erano simbolo di ricchezza; verso la ne della la
troviamo invece personaggi con abbigliamento molto più umile.
La corda viene trasportata e donata ad un uomo grande rispe o agli altri, quasi gigantesco, seduto in
trono e ves to di bianco e di neri, colori dello stemma di Siena che rappresenta il bene comune.
Ai piedi del bene comune troviamo due bambini che sono i due gli gemelli di Remo che secondo la
tradizione avrebbero fondato Siena donandone una discendenza dire a da Roma.
Ai la del bene comune troviamo le virtù: in cielo quelle teologali (fede, carità e speranza) mentre in
trono quelle cardinali (fortezza, prudenza temperanza e gius zia) a cui si aggiungono la pace e la
magnanimità che ispirano il buon governo.
Nell’a resco in basso a destra troviamo dei ci adini imprigiona , dei ribelli ca ura in rappresentanza del
fa o che il buon governo è in grado di sedare le rivolte e garan re l'ordine.
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funziona.
Alcuni par colari: corteo nuziale, bo ega dei calzolai, tre uomini sedu su una panca che probabilmente
giocano a dadi, studium (professore universitario che insegna), muratori e manovali che costruiscono un
te o (rinnovamento edilizio), un pastore con il suo gregge.
L’a resco prosegue mostrando gli e e in campagna nella parte destra della parete anch’essa prospera e
ordinata.
Alcuni par colari: Troviamo campi di grano, vigne , boschi, mulini e vari pi di insediamen .
Scene:
- un nobile a cavallo con un falcone e un garzone che potrebbero star andando a caccia ma è probabile
anche che si tra di una semplice passeggiata roman ca fra il nobile e la giovane donna che lo precede a
cavallo.
- una carovana di asini che stanno portando merci in ci à per venderle,
- contadini che stanno facendo una serie di a vità collegate chiaramente alla campagna.
- una famiglia contadina composta da madre, padre, glio e asino in cammino, forse una famiglia di
pellegrini dato il fa o che la ci à di Siena sorgeva lungo la via Francigena (Da nord a Roma)
In alto nell’ a resco in cielo si libera una allegoria della securitas quindi la sicurezza con in mano un
car glio con una scri a con intento ammonitore e poi un modellino di una forca con impiccato.
Questa immagine vuole dire che non è pensabile che ci s a ordine, pace, serenità, prosperità se non c'è la
sicurezza che si man ene con l'esercizio della Gius zia che laddove è necessario deve punire o
ricompensare.
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Quest’ul ma è giunta ormai all’apice della propria fortuna e tende quindi a chiudersi in sé stessa per
conservare gelosamente le proprie preroga ve.
Si tra a infa di un mondo assai lontano da quello borghese, dominato dalle regole della compe zione e
del commercio.
I Libri Minia
La produzione di libri minia si espande, infa vengono prodo non solo libri sacri, ma anche sorta di
tra a medici illustra (di origine araba) e “libri d’ore”, che raccoglievano la liturgia delle ore dell’intero
anno solare, con inni, salmi e le ure sacre.
Altre anto presente è la realizzazione di ogge preziosi: gioielli, utensili per la cura personale.
L’Italia Se entrionale
Il nome “Go co internazionale” deriva dal fa o che i temi iconogra ci, le tecniche e gli s li predile si
espandono al di fuori dei singoli paesi.
Gli ar s si spostano di ci à in ci à, contribuendo alla di usione di generi e s li.
Il gusto per gli ogge minu e preziosi si esprime anche nella pra ca del dono dinas co.
L’oscillazione tra natura e fantasia, realtà e aba, si trascinerà a lungo durante il XV secolo, con interessan
contaminazioni nei riguardi dell’arte del primo Rinascimento, per esempio, nella produzione di ar s
come Pisanello (1395-1455) e Gen le da Fabriano (1370-1427).
I cara eri formali di questa corrente ar s ca: temi di cara ere laico, apertura e diverse aree geogra che e
diverse estrazioni sociali.
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Il terreno dell’applicazione ar s ca si estende alle suppelle li, agli ogge e la produzione del ritra o
assume un’importanza rilevante.
Il sesto pannello “La Dama dell’unicorno” è il più di cile da interpretare, presenta la medesima fanciulla
so o una tenda, sollevata alle estremità da un unicorno e da un leone.
Nella parte superiore riporta il mo o “À mon seul désir” (“Al mio solo desiderio”): ciò potrebbe alludere a
un impegno d’amore, facendo ipo zzare che il ciclo sia stato eseguito come dono di danzamento o di
nozze.
La composizione ripropone in chiave laica, il tema dell’hortus conclusus proprio dell’iconografa medievale
della Vergine: le scene si svolgono su un prato orito entro uno spazio delimitato di valore simbolico.
La commi enza è a ribuita a Jean Le Viste (consigliere del re rancese Luigi XI9
Associata alla famiglia è la presenza dei due animali principali, il leone e l’unicorno: il primo è il simbolo di
Lione, la ci à di cui la famiglia Le Viste era originaria, mentre l’unicorno è stato interpretato come un
celato patronimico dei commi en perché molto veloce (il nome Viste in francese poteva essere le o
come vite, “veloce”).
Altre ipotesi hanno voluto spiegare il sesto arazzo come un’alterna va ai cinque sensi ovvero come una
rinuncia al loro dominio.
Secondo un’altra interpretazione, il mo o “Al mio solo desiderio” sarebbe un richiamo al commento al
Simposio di Platone.
In questo passo si a erma che la sesta via per la bellezza può essere intrapresa a raverso l’intelle o.
Altra accezione, collegata questa volta alla le eratura moralis ca medievale, è quella che vede nell’arazzo
una rappresentazione del cuore come “sesto senso” chiamato a governare tu gli altri
La Vetrata Go ca
Il progressivo asso gliarsi delle mura perimetrali degli edi ci go ci ha reso possibile l’inserimento di
vetrate di grandi dimensioni.
L’ampia di usione di questa tecnica è documentata da un prezioso tra ato, il Diversarum ar um schedula,
reda o agli inizi del XII secolo che o re una grande quan tà di considerazioni tecniche, par colarmente
accurate in relazione alla composizione dei colori, fornisce inoltre alcuni preziosi commen di natura
pra ca, come l’a ribuzione alle maestranze francesi di un’eccezionale perizia nella resa del blu.
La “grisaille”
La procedura ado ata per la realizzazione di queste grandi pare luminose consisteva nell’inserimento di
vetri colora e dipin all’interno di un’armatura metallica; i vetri erano sorre da pro li di piombo che
svolgevano una funzione disegna va fondamentale.
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Il Restauro
Dopo aver proceduto allo smontaggio dell’opera, si e e ua la pulitura dei
vetri e il restauro delle lastre danneggiate, poi avviene il consolidamento
dell’orditura di piombo, realizzato con la messa in opera di una pro latura
di acciaio che res tuisce luminosità ai pannelli e alla varietà croma ca
che li cara erizza.
La Decorazione Scultorea
La scultura archite onica presenta elemen decora vi fortemente classicheggian ,
cara eris ci di quel fenomeno di ‘rinascenza’ della cultura an ca che è tra o saliente dell’età
di Federico.
Si tra a di mensole gurate, chiavi di volta, capitelli a crochet, costoloni, cornici, realizza da
maestranze cistercensi: elemen di corredo archite onico che non corrompono la purezza
dei volumi dell’edi co.
Ad arricchire ulteriormente la decorazione interna vi era in origine il gusto per policromia dei materiali
lapidei: l’accostamento di colori diversi, oggi in gran parte perduto, doveva cos tuire un fa ore rilevante
nella percezione degli ambien .
L’Aula Go ca (1250 circa) Del Monastero Dei San Qua ro Corona A Roma
Vicino alla Basilica di San Giovanni in Laterano.
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È un santuario an chissimo, di fondazione paleocris ana che ha subito nei secoli una serie di ampliamen
e di importan interven decora vi ed è oggi sede di un convento di clausura di suore agos niane, dedite
allo studio e alla meditazione e custodi dei suoi numerosi tesori ar s ci.
È stato rinvenuto, so o uno strato d’intonaco, un ciclo di a reschi del tu o inedito, con temi iconogra ci
profani di vario po.
Gli a reschi sono parsi s lis camente collega alle Storie di Costan no e Silvestro ra gurate nel vicino
oratorio.
Si tra a di dipin databili alla metà del Duecento, con cara eri s lis ci che confermano la presenza di un
clima culturale composito, aperto alle in uenze francesi (Île-de-France) e bizan ne (Monreale), ma ancora
sensibile alla tradizione classica.
Nell’Aula go ca si riscontra una consapevolezza spaziale e prospe ca
fortemente innova va rispe o al panorama ar s co coevo.
Ne è una chiara tes monianza, ad esempio, la splendida decorazione della
trabeazione dipinta, con pietre preziose e uccelli variopin , forse
un’allusione all’ingresso nel regno di Dio.
Le suore agos niane hanno accolto la proposta di aprire un varco secondario e questo tesoro
è ora accessibile al grande pubblico.
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Nei primi secoli del medioevo la chiesa cris ana ha un problema nel rappresentare il dolore, anche con i
ges e sui vol perchè ricordava il rito funebre pagano .
-DOLORE CONTENUTO
Cristo Croci sso Fra Maria E San Giovanni Evangelista 1170-80, san Pietro Bologna
Vediamo la prima delle opere del basso medioevo, precisamente del XII secolo.
si tra a di un gruppo ligneo, una croci ssione, e troviamo al centro Gesù in croce
mentre ai suoi la troviamo i personaggi che comunemente possiamo trovare ai
piedi della croce: Giovanni evangelista e Maria.
Ci troviamo di fronte ad un momento evidentemente dramma co, cioè la morte
di cristo sulla croce, ma possiamo notare che i due personaggi che lo circondano
non esprimono dolore.
Maria si ene una mano e con questo gesto indica sicuramente un dolore
contenuto ma non esprime lo strazio di un dolore come quello che porterebbe la
morte di un glio.
Parlando del monumento sepolcrale prima citato troviamo una somiglianza con i fregi costan niani, infa ,
in entrambi gli alto rilievi possiamo ritrovare l’ordine gerarchico o dimensionale.
Secondo questo ordine la gura del morto, la gura più importante è rappresentata molto più in grande
rispe o alle altre gure.
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-I DANNATI DEVONO ESPRIMERE DOLORE/TERRORE
mpano scolpito che si trova sulla facciata della chiesa di Saint-
Lazare
ad Autun in Borgogna (Francia).
Questo mpano rappresenta il giudizio universale: infa
possiamo trovare Cristo al centro seduto su un trono circondato
da una enorme mandorla, alla sua destra i bea e a sinistra i
danna .
È un mpano di XII secolo.
Lo scultore era Gisleberto.
Il nome è rela vamente importante ma è importante il fa o che lo scultore rma il portale da lui
realizzato perché nell’alto e i primi secoli del basso medioevo conosciamo veramente pochissimi nomi di
ar s .
Lo scultore lascia anche un’incisione in la no che corre fra i registri superiore e inferiore del mpano dice
che “questo terrore colpisce coloro che sono prigionieri del peccato/ poiché l’orrore delle immagini illustra
veramente gli even futuri”.
In questo caso quindi l’arte ha una funzione dida ca che infa deve istruire i fedeli su quello che accadrà
se non si conduce una vita da buoni cris ani.
Nelle varie rappresentazioni del giudizio universale i danna sono sempre rappresenta a sinistra di Cristo
giudice del Secondo Avvento perché Cristo siede alla destra del padre, mentre il lato sinistro è sempre
quello meno posi vo (ancora oggi per dire che si è avuto un incidente si dice “avere un sinistro”).
In molte chiese sulle vie di pellegrinaggio sono presen sulle facciate rappresentazioni del giudizio
universale perché incoraggiava i pellegrini ,che a rontavano un duro cammino, a proseguire perché la ne
dei tempi sarebbe arrivata per tu e quindi anche i poten avrebbero potuto nire all’inferno.
Un altro luogo dove spesso il giudizio universale è collocato, se si trova all’ interno della chiesa, è nella
controfacciata perché il fedele esce dalla chiesa e deve ricordare che la ne dei tempi appunto arriverà per
tu .
Tornando al mpano scolpito troviamo una piccola ra gurazione di un pellegrino che si trova nella parte
destra, quella dei bea .
Il pellegrino porta una bisaccia, una borsa a tracolla che ha sopra una sorta di spilla a forma di conchiglia
(acqua del ba esimo, rinascita) che indica il pellegrinaggio a San ago de Compostela.
Qui troviamo dei vol che mostrano strazio (la bocca aperta, stravol e deforma dal dolore) per
evidenziare lo strazio infernale e anche perché la compostezza prima citata non interessa i danna ma
quelli che vivono secondo la parola di dio.
Questo è un cristo trionfante sulla croce, non è morto, non ha gli occhi chiusi
Parlando sempre di ges sappiamo che la mano poggiata sulla guancia come in ques casi indica
pen mento e dolore, so erenza.
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-SUPERBIA O POTERE SOVRANI E GIUDICI
So ermandoci sul lato sinistro del mpano scolpito che si trova sulla
facciata della chiesa di Saint-Lazare ,dove troviamo le gure dei
peccatori, no amo la presenza delle mani a tenaglia che pra camente
stanno prendendo, avvinghiando uno di ques peccatori.
Il peccatore a errato dalle mani a tenaglia è un peccatore di orgoglio e
di superbia perché poggia le mani sulle cosce sui anchi o sulle
ginocchia con i gomi aper verso l’esterno.
Questo gesto cara erizza però anche sovrani e giudici connotandone il
potere.
Ciò lo si nota ad esempio nella gura della vergine e dell’angelo, nella tavola della
‘annunciazione’, che si trova al louvre di Bernardi Daddi.
Ma anche nell’a resco di gio o in tolato ‘Maria presentata al tempio di
gerusalemme’ che si trova alla cappella scrovegni, Padova.
Anche qui maria, essendo stata bene educata ,non aveva dimen cato di salire gli
scalini a braccia conserte.
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L'imminente catastrofe si annuncia in alto sinistra perché Dio in mandorla dà il permesso al demonio cinto
da un serpente di tentare il fedele Giobbe con una serie di sciagure Dio con l'indice puntato, il gesto è il
comando, si rivolge all'ignaro commensale in questo caso il demonio anch'egli incrociate le braccia come
soddisfa o servitore
-GESTO DELL’ ORDINE (dito puntato) e GESTO DI GRANDE SOFFERENZA (mano sulla guancia)
Ques due ges si notano in un capitello della navata della chiesa della Madeleine di Vezelay, È
nita di essere costruita e adorna delle tante sculture nel 1138.
Nella scultura in tolata "re Davide che ordina la morte della Amalecita che gli comunica di aver
ucciso il re Saoul’, Davide che sta ordinando (dito puntato) di uccidere un messaggero che gli ha
de o che ha ucciso Saul.
Si introduce il gesto del Dolore (mano su guancia): Davide sta so rendo mol ssimo perché il messaggero,
un nemico scon o, gli ha appena comunicato di aver ucciso il re Soul, già gravemente ferito, che
gliel'aveva espressamente richiesto.
La reazione del sovrano non si fa a endere e la mano puntata è una sentenza di morte. C'è infa un
enorme spada che sta per calare sul collo dello sventurato che con le braccia abbandonate implora il boia di
non ucciderlo.
-CLEMENZA
Il condannato si appende alla veste del boia.
In un altro capitello di Vezelay in tolato ‘Mosè sgozza un egiziano’ si introduce il
gesto della Scon a/Morte (braccio abbandonato).
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Deposizione di cristo
Pinacoteca Va cana, Ci à del Va cano, Caravaggio,1602-1604
Ritroviamo ancora il braccio inerte, abbandonato della gura di Cristo.
Questo gesto fa parte delle immagini arche piche che ritornano in contes di eren
a raverso i secoli della storia dell'arte chiamate con un termine greco Phatosformel
de nizione coniata da un famoso storico dell’arte Aby Warburg nei primi anni del '900.
La Morte Di Marat
Bruxelles, Musées Royaux des Beaux-Arts, Jacques-Louis David,1793
Scena non religiosa, rappresentante la morte di Marat, rivoluzionario che viene
assassinato a tradimento da Charlo e Corday mentre è in bagno.
Si tra a di una sorta di velata cris anizzazione del sacri cio laico: come Cristo si è
sacri cato per l'umanità così Marat si sacri ca per i ci adini e per gli ideali della
rivoluzione Libertè egalitè fraternitè.
Emergence (video)
Bill Viola, 2002
Fotograma di una video di questo videoar sta che spesso si è confrontato con
il passato.
Pietà
Basilica di San Pietro, Ci à del Va cano, Michelangelo Buonarro , 1499
Questo sogge o rappresentante la Madonna con in grembo il corpo di Cristo
morto è un sogge o che nasce in Germania nel XIV secolo.
Il nome di questo sogge o è VESPERBILD che signi ca immagine del vespro, del
tramonto.
L’iconogra a tedesca nasce in maniera indipendente rispe o al modello an co a
di erenza, per esempio, della pietà di Michelangelo.
Pietà nordiche
new york, the met cloisters. 1375-1400 (tedesca sinistra) mentre la
seconda è boema 1400 circa.
Nella variante tedesca ritorna il gesto del braccio inerte mentre quella
boema non è presente.
Nei prodo d’oltralpe troviamo una componente espressiva molto forte,
un realismo caricato alle volte eccessivamente caricato a so olineare
appunto la dramma cità della morte del Cristo.
Cristo è sempre rappresentato quasi scheletrico, contorto dal dolore a
volte anche con le labbra aperte e la testa completamente rovesciata
all'indietro.
-INCAPACITA’ DI REAGIRE
= braccia abbandonate lungo i anchi e le mani penzolan .
È un gesto an co che indica appunto mancanza di azione ma può anche
indicare una situazione vicina alla morte o la morte stessa.
Ciò lo si nota all'interno della miniatura in tolata "Ismaele cacciato insieme alla madre agar da Abramo" del
1197 che si trova alla biblioteca municipale di Amiens.
Abramo è sobillato dalla moglie Sara, sterile e gelosa della schiava che ha dato una progenie al marito.
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A enzione però: se il braccio non cade come a ra o dalla forza di gravità ma si alza leggermente
designando un debole angolo l'interpretazione del gesto deve essere diversa: si tra a infa del gesto di
Anche nel campo dell'a e vità i rappor si esprimono spesso nei termini di chi comanda e di chi subisce.
• Se il gesto è fa o da un uomo sul pe o di un altro uomo esso signi ca farlo suo prigioniero.
Esempio: Bertrand du Guesclin, fa o prigioniero da John Chandos, nella ba aglia di aurei
avvenuta il 29 se embre 1364 durante la guerra dei cent'anni fra Francia e l'Inghilterra.
• se il gesto è fa o da un uomo sul pe o di una donna esso rappresenta il potere
coniugale che il marito ha sulla moglie.
Esempio : Rembrant “La sposa ebrea”, 1666 circa. In cui vi sono delle e usioni maritali di
Isacco verso Rebecca.
-INTENZIONI ESPLICITE
=poggiare una mano sul ventre
Ciò lo si nota in una miniatura del 1235-45 in tolata ‘sicha violenta dina, glia di Lia e Giacobbe’ in cui
Schia prima violenta Dina e poi la chiede in sposa a Giacobbe.
Ma anche nel bassorilievo presen all'interno della ca edrale di Fidenza rappresentante
‘Milone e Berta concepiscono il futuro eroe orlando’, Milone poggia una mano sul ventre di
Berta.
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forza il polso di un Cristo, oppure gli sgherri di Erode che a errano un bambino per un polso nella strage
degli innocen .
Lo stesso gesto lo possiamo trovare nella Creazione scolpita da Wiligelmo nel Duomo di
Modena dove troviamo Cristo che aiuta Eva ad alzarsi uscendo dal costato di Adamo,
prendendola per un polso.
Esempio: Chiostro di San Paolo fuori le mura, Roma, prima metà del XIII secolo
Eva sta prendendo il co e Adamo invece si tocca il collo.
Si tra a di un a eggiamento che indica il pen mento.
Da qui la leggenda del pomo d'Adamo.
Non si tra a di una condizione solo psicologica ma anche sica, infa , il personaggio
di Adamo si trova in una posizione che non è seduta ma nemmeno in piedi.
Per quanto riguarda il personaggio di Eva, non mostra nessun po di pen mento, e
osserva tranquillamente lo spe atore e ene in mano il fru o proibito.
Durante il medioevo quindi Eva è rappresentata come la sola colpevole e la sola a non
pen rsi.
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Capitello:
Luogo:Sainte-Madeleine, Vézelay
Datazione: prima metà XII secolo Gesto della mano a guancia che fa il personaggio di
re Davide che sta ordinando (dito puntato) di uccidere un messaggero che gli ha
de o che ha ucciso Saul (che chiede al messaggero di ucciderlo).
Poi vediamo di nuovo il braccio abbandonato, in prossimità della morte che però ra
la veste del re, che ha una reazione, stà chiedendo pietà.
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Miniatura
Questo gesto lo fa anche Agar cacciata da Sara
Miniatura composta da due scene una superiore e una inferiore che mostrano Agar e
Ismaele che sono caccia perché Sara, la moglie di Abramo è diventata gelosa di Agar che
era la serva di Sara.
Sara era sterile e quindi Abramo ha un glio Ismaele con la serva di Sara.
Sara successivamente rimane incinta di Isacco e poi quando vede giocare Isacco e
Ismaele insieme diventa gelosa e vuole cacciarli.
Abramo porta nelle sue mani del pane.
Per capire che cosa ha in mano Abramo dobbiamo leggere il testo della genesi riportato
nella miniatura.
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Antelami in cui c’è rappresento Erode che sente un terribile suggerimento dato dalla moglie alla glia
Simone (testa di San Giovanni) e quindi si prende e ra la folta barba.
DOLORE INTENSO
Il dolore come abbiamo visto viene espresso con di eren ges .
Un esempio è quello che vediamo ne “il cordoglio per la morte del cavaliere Sancho”
dove uomini e donne piangono e si gra ano il viso con le unghie
=non solo quindi solo le donne ad essere incapaci, per la loro intrinseca debolezza,
padroneggiare i propri sen men .
Sarcofago di Meleagro
Sarcofago che troviamo al Louvre.
La datazione è quella del secondo secolo dopo Cristo.
La gura centrale è proprio la madre di Meleagro che è morto.
Si crede sia morto proprio a causa della madre.
Alla nascita di Meleagro appare una delle Parche che avvisa che quando il zzone che
sta bruciando sul fuoco sarà completamente consumato Meleagro morirà.
La madre a quel punto prende il zzone lo allontana dal fuoco lo me e in un cofano.
Il glio, quindi, con nuerà a vivere ma durante degli scontri di caccia con l’amata uccide diversi fratelli della
madre che a quel punto in un impeto ge a il zzone nel fuoco.
Troviamo qui rappresentato il momento in cui la madre pen ta della sua azione piange la morte del glio.
Facendo questo parallelo si vuole so olineare come Gio o osservi l'arte An ca, ciò che lo aveva preceduto.
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Nel dipinto del Compianto sul cristo morto dobbiamo osservare anche la gura di Nicodemo che presenta
le braccia allungate lungo i anchi e le dita incrociate gesto an co che indica una tragica concentrazione o
un so erto autocontrollo.
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Ora a ron amo invece un altro gesto, che abbiamo incontrato nel mosaico di santa
Maria Maggiore, dove lo fa Abramo e nel mosaico di santa Pudenziana, dove lo fa
cristo.
Missorium
In par colare, la Frugoni inizia il capitolo sui ges della parola mostrando un
missorium, quindi torniamo al IV secolo, che è un pia o o disco in genere in materiale
prezioso come l’argento ma può essere anche in avorio che l’imperatore invia ai
governatori delle provincie.
Questo missorium è stato ritrovato nel 1847 in Spagna, e si trova ora a Madrid
nell’accademia reale di storia.
Teodosio primo era l’imperatore che aveva rmato l’edi o di Tessalonica dichiarando
il cris anesimo religione di stato.
Questo missorium pesa più di 15 chili ed ha un diametro di 4 cen metri.
Al centro troviamo l’imperatore teodosio 1° a ancato da due personaggi.
La frugoni iden ca ques due personaggi con i gli di Teodosio: arcadio e onorio, ma probabilmente erra
perché nel 388 aveva soli 4 anni e divenne augusto solo nel 393, quindi uno dei due e probabilmente il
primo glio arcadio mentre l’altra gura è Valen niano II, Augusto d’occidente.
I tre sovrani si trovano incornicia da un’archite ura, con colonne corinzie, il mpano, un arco
so ostante al mpano, che incornicia la gura dell’imperatore Teodosio I che è ra gurato in maniera più
grande rispe o agli altri personaggi.
In basso troviamo una personi cazione della terra, la “tellus”, semi sdraiata e semi nuda, in una posa
molto plas ca.
La gura ene fra le braccia una cornucopia ricca di fru .
Intorno a questa personalizzazione troviamo anche spighe di grano e piccoli pu .
Dal punto di vista s lis co, ritroviamo come in precedenza “l’ordine gerarchico” ( gure più importan più
grandi).
Fra la parte centro, alta e l’ESERGO, la parte che troviamo so o il disegno principale sono usa due registri
dal punto di vista s lis co di eren .
L’immagine superiore è una sorta di teofania imperiale, di apparizione dell’imperatore: le gure
presentano sguardi ssi verso l’osservatore, è una scena di potere, le gure sono come bloccate in pose
prede nite.
Mentre nell’esergo abbiamo una scena molto più dinamica, troviamo una personi cazione e il modello a
cu ella si rifà è un modello classico (richiama la rappresentazione ellenis ca dei umi).
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Frontale d’elmo
Dell'inizio del VII secolo al museo nazionale del Bargello a Firenze in bronzo dorato.
Il Re Agilulfo in questo caso regge con una mano una spada, strumento per eccellenza dei
longobardi un popolo di guerrieri (delle parole come per esempio guerra, tregua derivano
proprio dalla lingua germanica longobarda) però fa un gesto an co cioè il gesto de nito
della mano parlante e/o benedicente.
questo gesto con due dita alzate o tre stese nell’oriente bizan no assume una variante, una versione
diversa con cioè il pollice e l'anulare uni e le tre dita distese.
Troviamo questo gesto al Sinai nella chiesa del Monastero di Santa Caterina.
La Tras gurazione Di Cristo
è il ca no absidale.
Si tra a della scena della Tras gurazione: Cristo appare in una mandorla di
luce a Giovanni Pietro e Giacomo tra i profe Elia( greca) e Mosè (la na).
(è un episodio raccontato nei Vangeli)
I vol dei discepoli esprimono sorpresa per questa apparizione.
È un mosaico risalente al sesto secolo.
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MANO PARLANTE/GIUDICE
Questa variante di signi cato del gesto rappresenta appunto una promulgazione
ma non di semplici frasi ma proprio di giudizi.
Infa , per esempio il gesto compiuto da Rotari in una miniatura che lo
rappresenta nell’a o di promulgare l’Edi o, è proprio quello di tenere due
dita alzate o tre stese.
Il gesto della mano giudice ritorna in Francia come uno dei simboli del potere
regale, infa , nelle rappresentazioni che abbiamo di diversi Re di Francia
troviamo appunto uno sce ro ma anche impostata su un bastone una
rappresentazione della mano di gius zia in avorio.
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Anche nell’altra scena troviamo la mano di Dio che esce da un semicerchio di cielo.
Qui la mano di Dio è u lizzata come gura retorica ovvero una parte per il tu o. (sineddoche)
La mano di Dio è ripetuta due volte e sta a eggiata secondo entrambe le versioni quella alla la na e alla
greca perché la Puglia il Salento è terra che ha una cultura sia La na che greca è stata dominata dai
Bizan ni nel XII ma anche dai Normanni.
Quindi questa ricchezza culturale del Salento emerge proprio anche questo piccolo par colare.
3. San Pietro apostolo, primo vescovo di Roma si presenta come guida suprema della
cris anità con la mano nel gesto della parola, all'interno di una tavola del 1220 -1240.
quest’ul mo indossa un mitra (corona) e ho in mano il pastorale, una specie di lungo
bastone decorato che possiede un’estremità ricurva.
MENO DISPONIBILITA’
I fratelli giurano lealtà al sovrano e fratello Childeberto
Questa disponibilità non è sempre così chiara come, per esempio, nella miniatura
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ra gurante Childeberto e i suoi fratelli.
Il codice è di XIII secolo ed è conservato a Parigi.
Childeberto, un re dell'età merovingia, sta parlando con i fratelli, è seduto su un trono e sta dando degli
ordini.
L’ordine lo possiamo dedurre dalla mano sinistra con il dito puntato ai fratelli che pur essendo sovrani sono
suoi so omessi.
Essi hanno il palmo della mano non verso l'esterno ma verso l'interno e quindi troviamo una disponibilità
meno aperta ad ascoltare ciò che gli sta ordinando il fratello.
Si tra a sempre del gesto dell'accoglienza ma con una sfumatura di costrizioni, di ripiegamento.
sono più piccoli secondo il criterio gerarchico.
Childeberto fa un altro gesto cioè poggia la mano appoggiata sul anco con il gomito verso l'esterno indica
la gura potente o prepotente, il giudice, re o anche il peccatore di superbia.
Tu e le gure hanno la mano poggiata al anco e il gomito verso l'esterno.
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Un’altra scena di questo codice rappresenta il commento in cui il vescovo ha il braccio lungo il corpo in
protezione dei fedeli e con l’atro sta allontanando il mare del mondo che è rappresentato da una linea
azzurra ondulata, il mare del mondo che con ene i peggiori mali del mondo, avarizia e lussuria, che sono
rappresenta da due personaggi uno con un sacche o di denaro e due sirene per la lussuria.
La sirena come creatura metà donna e metà pesce è una creazione iconogra ca medievale perché in
passato le sirene erano rappresentate come arpie, metà donne metà uccello.
La prima citazione delle sirene che conosciamo è dell'Odissea di Omero però Omero non ce le descrive
perché erano creature abbastanza note e non sente il bisogno di descriverle.
Sulla pi ura vascolare le troviamo rappresentata appunto come metà donna e metà uccello.
il vescovo che protegge la sua chiesa e i suoi fedeli è guidato da Dio so o forma umana di Cristo.
Il parallelismo è con un episodio biblico di Mosè che apre il mar Rosso per perme ere al popolo di Israele
di salvarsi perme endogli di fuggire dall'Egi o.
Il suo mantello molto lungo chiuso da un fermaglio si chiama piviale è un paramento liturgico che viene
messo dal vescovo in occasioni di cerimonie importan .
Le sirene hanno prevalentemente un’accezione nega va di Lussuria però in qualche caso hanno anche un
signi cato posi vo.
Spesso in futuro nel periodo romanico e go co esse vengono rappresentate con due code senza alcun
preciso signi cato.
MATRIMONIO
Par colare sarcofago 160-170
il gesto dell’unione delle destre la “Dextrarum iunc o” è il simbolo del legame che i
coniugi stabiliscono con le nozze, un gesto di ascendenza classica.
Tale gesto si può notare all'interno di una scultura presente su un sarcofago romano
del 160 , che sta ad indicare il matrimonio di un alto funzionario romano.
Qui troviamo la giovane sposa, il marito, un tes mone e Giunone pronuba “pronu s”
a favore delle nozze.
Troviamo poi un fanciullo che è Imeneo (Dio del matrimonio) e Peitho un’altra gura
che è l'aiutante di Afrodite che sta accompagnando la giovane sposa.
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Maria e Giuseppe nell'episodio dello sposalizio non hanno l'aureola, mentre è presente nell'annunciazione
oppure nella na vità, perché la chiesa in realtà riconosce solo molto tardi il matrimonio come un
Sacramento, lo riconosce solo dal XIII secolo.
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Il nome an co di questo gesto è “signum harpocra cum” perché Arpocrate, dio egizio
noto ai greci e ai romani “ha il dito che preme sulla bocca a simbolo della sua virtù di
silenzio e del silenzio stesso.
Una par colarità che ci perme e di iden care la donna come una virtù è il nimbo che a di erenza dei
san , bea e Maria che lo presentano circolare, Cristo che lo presenta circolare con una croce e le
rappresentazioni di persone vive che lo presentano quadrato in questo caso esso è romboidale.
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In alto al centro sembra essere presente una strana torre che in realtà, anche se in maniera impropria,
rappresenta la ci à di Ekternac che si sviluppa tu o intorno al monastero.
I due piani ricchi di nestre che troviamo al di sopra dei due personaggi alludono ai luminosi ambien della
biblioteca e dello scriptorium dell’abazia.
Altro esempio di schiera “le undicimila vergini” dove però l’autore u lizza una di erente strategia infa
decise di posizionare le vergini in le ma essendo veramente molte si accontentò, rela vamente alle vergini
nelle le più lontane di rappresentarne esclusivamente il nimbo (aureola) come una sorta di sineddoche
(una parte per il tu o).
Nell’an chità greco-romana invece le scene venivano rappresentate in di eren maniere e non vi era una
composizione ssa perchè si puntava molto al naturalismo .
Esempi: moneta rappresentante il Circo Massimo (coniata tra il 202-210 da se mo severo),
in questo caso si decise di rappresentare contemporaneamente sia una visione aerea
dell’edi cio (il circo massimo), sia invece una frontale.
Invece il mosaico funerario” Ecclesia mater” rappresentante una basilica cris ana decide di
mostrarcene altre facce, infa possiamo vedere contemporaneamente la facciata e
l’interno del lato lungo della basilica.
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Inoltre venne sempre usato lo sfondo oro poiché sta ad indicare il cielo del paradiso immobile. Per scorgere in pi ura
il cielo blu, con le nuvole con gli uccelli in volo, bisognerà aspe are la maestria del
beato Angelico (1395-1455)
Par colare di una tavola a Pescia
Il colore rosso e il colore nero rappresentano la posizione dei
personaggi che dovrebbero essere all’interno mentre si trovano all’esterno.
Si tra a di un par colare di una tavola che si trova a Pescia nella chiesa di San
Francesco rmata da Bonaventura Berlinghieri.
Troviamo la gura di San Francesco al centro ed ai la due scene con miracoli
fa appunto dal santo: si tra a di una pala agiogra ca perché racconta episodi
della vita del Santo. In basso al centro troviamo una data cioè il 1235.
L’episodio che ci interessa è il miracolo della bambina dal collo torto che è raccontato dal primo biografo di
Francesco cioè Tommaso da Celano che scrive negli anni 1228-29.
La bambina dal collo torto si trova nella parte bassa della scena e non possiamo comprendere la sua esa a
posa, infa , non si capisce se essa sia sdraiata o seduta, sembra quasi sospesa e sta davan alla prima
tomba di Francesco di cui noi vediamo la parte superiore e che si appoggia all’altare.
Sull'altare vediamo un vase o, il calice ed il messale. Dietro l'altare ci sono due personaggi, due
francescani, di cui il primo è san Francesco. Ci troviamo un’edicola sull’altare che è un Ciborio.
In questa immagine però il Ciborio risulta dietro l’altare, per rendere l’idea del ciborio che sovrasta
l’altare il pi ore u lizza il colore rosso per le colonne che dovrebbero essere rappresentate davan
all’altare mentre il colore nero per quelle che dovrebbero essere rappresentate dietro.
=usa i colori per suggerire la profondità
A anco troviamo diversi personaggi e la rappresentazione di due scene in una cioè il momento della
preghiera della madre ed il momento in qui quest’ul ma si allontana dalla scena con la bambina che dopo
il miracolo presenta un collo diri o.
Il primo episodio, quello della preghiera dovrebbe ovviamente accadere all’interno della chiesa perché c'è
un altare e la tomba.
E e vamente l’edi cio è presente ma è rappresentato in maniera molto incongrua perché possiamo
vedere il lato della chiesa con il te o rosso e con delle monofore ma vediamo anche la facciata che si
trova sullo stesso piano; quindi, in questo caso è rappresentato in maniera molto incongrua con
personaggi che dovrebbero essere all’interno mentre si trovano all’esterno.
La madre della bambina non è mai citata nel miracolo di San Francesco però Bonaventura Berlinghieri
decide di aggiungerla perché il pi ore cerca di rendere l’episodio più vicino possibile ad una realtà, infa
ponendo la madre della bambina con in collo storto in scena, in devozione rende la scena da un punto di
vista emo vo molto più forte.
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gli esseri umani dovevano essere rappresenta sempre in primo piano essa è rappresentata davan
all’edi cio.
L’arcangelo ves to di bianco con un’aureola e un’asta crociata fa appunto il gesto della mano parlante/
benedicente. Maria ene la mano aperta che indica il fa o che sta accogliendo il messaggio portato
dall’angelo.
In fondo dietro Maria troviamo una piccola rappresentazione di una ci à con le mura e la torre che sta ad
indicare Nazareth però le gure invece di essere all'interno di una ci à si trovano all’esterno della ci à.
La scena all’interno della le era Q rappresenta, al centro Cristo giovane, docente, imberbe e due
personaggi ai la .
Nella le era O invece troviamo due gure femminili, che sono Maria ed Elisabe a, ed infa si tra a della
scena della visitazione, altro episodio che avviene in un’altra ci à che si vede sullo sfondo, un paese nei
pressi di Nazareth.
In questo caso ciò che doveva essere rappresentato all’interno viene rappresentato invece davan .
Le le ere che contengono rappresentazioni di scene si chiamano Istoriate proprio perché rappresentano
una storia.
-sposalizio della vergine di Ra aello (prospe va evoluta ma ancora segue il principio del
davan =dentro)
Medesimo sogge o iconogra co di gio o.
Come possiamo ben notare Ra aello è perfe amente a suo agio con la prospe va, data
in questo caso dalle linee pavimentari e dal magni co tempio alle spalle dei personaggi,
ma egli sceglie comunque di rappresentare la scena all’esterno seguendo una
convenzione visiva e non all’interno dell’edi cio.
Quindi lo sposalizio viene certamente all'aperto, ma il grandioso tempio, contendendo le
gure in primo piano il ruolo di protagonista, sta ricordare dove si sarebbe dovuta
svolgere la cerimonia.
=È COME SE FOTOGRAFASSE CIÒ CHE LUI VEDE, non la realtà.
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Lo spazio in certe rappresentazioni è acce ato in altre no. Infa , per esempio nella scena con l’angelo e la
pia donna che stanno tentando di aprire il cancello sembrerebbe che oltre il cancello ci sia veramente
qualcosa e anche la cupola della rotonda del Santo Sepolcro sembra proprio ricoprire uno spazio. Qui viene
dunque dato un tra amento dello spazio che si richiama l’an co.
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Questo perché dall’oriente bizan no arrivano due loni ar s ci, il primo più iconico, bidimensionale ma il
secondo con grandi radici classiche ellenis che e abbiamo quindi dei prodo ar s ci che sono
classicheggian .
CAMBIAMENTO RAPPRESENTAZONE DELLO SPAZIO
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-Per aureola o mandorla si indica invece la luce che o come cornice raggiata (aureola) o come cornice a
bordo de nito (mandorla) avvolge completamente la gura del santo e sopra u o di cristo quando è
rappresentato nell’alto dei cieli.
-Se in una stessa immagini fossero sta presen san canonizza e personaggi autorevoli viven o commi en e non
necessariamente san in pectore, come dis nguerli agli occhi dello spe atore? Si ricorreva allora ad un'altra
convenzione iconogra ca, il cosidde o signum viven s, una cornice quadrata disegnata intorno al capo.
Ciò si vede ad esempio in un mosaico che si trova nel ca no absidale di Santa Prassede a Roma del primo quarto del
IX secolo in cui viene rappresentato Papa Pasquale I ( ene in mano il modellino della chiesa) con il nimbo quadrato.
Per molto tempo gli studiosi sono sta d'accordo nel ritenere quella cornice la dimostrazione inequivocabile che la
persona così contrassegnata fosse sicuramente in vita nel momento della sua rappresentazione. In realtà la
situazione è più complicata perché è stato constatato che la cornice quadrata fu applicata anche persone già
sicuramente morte.
= la cornice quadrata vuole segnalare un commi ente ritra o da vivo o com'era da vivo
-sopra u o le virtù sono spesso contrassegnate da un nimbo poligonale, un modo per segnalare la posi vità ma
anche il cara ere del tu o simbolico della loro san tà.
Una bellissima s lata di virtù con nimbo esagonale si mostra sulla porta sud del ba stero di Firenze adopera di
Andrea pisano.
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Fino a tu a l'arte romanica nulla ci perme e di dis nguere un ebreo da un cris ano no a che il ponte ce
Papa Innocenzo III (1198-1216) ha imposto che gli ebrei ma anche i musulmani si dis nguessero nell'abito
dai cris ani.
Questo viene de o nel canone 68 del concilio Laterano IV che si tenne nel 1215.
Il canone però non speci ca quali dovessero essere le di erenze che dovevano presentarsi negli abi degli
ebrei.
Il ponte ce Onorio III disse che gli ebrei dovevano portare sull'abito una rotella di panno che diventa gialla
per volere di Luigi IX re di Francia nel 1269.
Mosaico che presenta Filippo Augusto re di Francia che espelle gli Ebrei dalla
Francia avvenimento datato 1182 ma presenta già la rotella gialla che sarà
presente solo nel 1269 quindi non è storicamente corre o.
Evidentemente il miniatore rappresenta ciò che vede, ciò che conosce e
quindi la rotella che la dipinge di giallo.
Però abbiamo de o che siamo in Francia e che gli ebrei erano sta caccia dalla Francia quindi troviamo
un'altra incongruenza cioè noi sappiamo che probabilmente gli ebrei sono
torna in Francia tra il 1315 e il 1322 in questo lasso di tempo
probabilmente le miniature ha visto gli ebrei con la rotella gialla.
Un’ altra miniatura derivante dal codice Va cano che racconta una storia di
un'os a profanata, cioè di un ebreo, che per ridare il ves to che la donna
aveva lasciato in pegno pretende un'os a che lui vuole profanare che
profanerà e poi la storia si conclude in maniera tragica cioè viene
condannato a morte lui è tu a la sua famiglia compresi i gli.
A proposito degli ebrei e dell'odio nei loro confron nell' Occidente medievale riguarda anche il fa o che
spesso pra cavano il pres to di denaro come lavoro, chiedendo come consuetudine degli interessi.
Rispe o a questa cosa la chiesa aveva un forte imbarazzo perché da un lato capiva l'importanza di fruire del
pres to dall'altra però sosteneva che non si poteva vendere il tempo, il quale apparteneva solo a Dio,
quindi chiedere degli interessi sul tempo del pres to signi cava in realtà compiere un'azione condannabile
e quindi quest'operazione veniva lasciata fare proprio agli Ebrei che in mol raccon del periodo medievale
sono considera come malvagi.
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per eccellenza.
Il giallo però è un colore ambiguo, polisemico cioè con mol signi ca infa per esempio
è usato come surrogato dell'oro e questo studioso francese Michel Pastoureau si è
dedicato allo studio dei colori in ambito medioevale.
Luigi IX nel 1269 ordina che tu gli ebrei il regno di Francia por no una rotella di colore giallo già u lizzata
in ambito invece musulmano fra il VII-VIII secolo.
Infa , in ambito musulmano era obbligatorio per ebrei e cris ani portare accessori di color miele.
Sappiamo che nel primo secolo dopo Cristo, nella Roma imperiale il giallo era il colore delle pros tute o
comunque delle donne di basso rango e se il giallo era indossato dagli uomini non era lodevole perché
indicava da parte di ques uomini un a eggiamento e emminato, disdicevole.
Come sappiamo però il signi cato di un colore varia da civiltà a civiltà da cultura a cultura infa per
esempio in Europa il nero è il colore del lu o mentre in Cina è il bianco.
2. IL CAPPELLO A PUNTA.
Il par colare di una formella bronzea della Porta di San Zeno a Verona della prima metà
del XII secolo.
Si tra a della salita al Calvario e troviamo Cristo è accompagnato dai suoi aguzzini che
sono gli ebrei con il cappello a punta.
Sopra u o in Germania gli ebrei indossano cappelli a punta.
Altra miniatura in questo caso ebraico realizzato nella seconda metà del Duecento. Le due scene
rappresentate sono Mosè che riceve le tavole della legge in alto mentre in basso il passaggio del Mar Rosso,
la fuga dall’Egi o.
In genere le tavole della legge mosaica sono rappresentate come due tavole e mentre qui stranamente
tre, si è de o che ne sono rappresentate 3 perché siamo in un ambito par colare in Germania in cui gli
ebrei scrivevano su tre colonne e quindi l'immagine è stata in uenzata.
Anche in questo manoscri o l'ebreo presenta il cappello a punta perché inizialmente il cappello a punta
non era un accessorio discriminatorio ma invece un elemento dell'abbigliamento iden ca vo che
iden ca la comunità degli ebrei e solo ad un certo punto in ambito cris ano occidentale diventa un
accessorio ghe zzante.
A questo proposito possiamo parlare della Cappella degli Scrovegni e in par colare della scena della
cacciata di Gioachino padre della Vergine dal tempio.
Egli viene cacciato dal tempio a causa di una sua presunta infer lità che iden cava
i peccatori.
Il sacerdote non porta il cappello a punta ma un par colare
copricapo degli ebrei indossato in occasione della preghiera, si
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tra a di due scatole e di cuoio con delle striscioline in pergamena su cui sono sta riporta dei passi
dell'An co Testamento.
Gio o rappresenta gli ebrei con questo cappello non per discriminare ma bensì per iden carli come una
comunità che ha suoi usi e costumi.
Esempio: Il boia che decapita Giovanni Ba sta viene rappresentato in una miniatura con
la pelle nera, non perché l’avesse ma perché rappresentava il male, il malvagio.
In generale i personaggi rappresenta con la pelle nera erano per de nizione malvagi,
infa , a lungo i tre Re Magi venivano rappresenta esa amente iden ci e solo alla ne
del medioevo apparve il Re Magio nero; altro personaggio nero non
per malvagità è per esempio San Mauro o Maurizio.
I tre magi vennero poi iden ca con un nome: Gasparre (che poi verrà
rappresentato nero), Melchiorre e Baldassarre. Ciascuno sarebbe arrivato
con un dono a Gesù: l’oro, l’incenso e la mirra.
Dal XIII secolo i re Magi, cara erizza secondo 3 di eren età della vita,
furono poi delega a rappresentare le tre par del mondo allora conosciute, venute a rendere
omaggio a cristo incarnato.
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Longino alle volte è iden cato con il Centurione, per esempio nella leggenda Aurea che io già nominato
scri a da un frate domenicano nella seconda metà dell'800 che racconta storie di Cristo e dei San .
Alle volte Longino così come il portatore di spugna Stephaton sono ebraizza cioè sono trasforma in ebrei.
In questo caso quando siamo cer che si tra di Longino e non del Centurione è un ebraizzazione nega va
perché i due sono due aguzzini che tormentano Cristo e che quindi vengono rappresenta come due ebrei.
-Avorio con croci ssione di Berlino, due scene rappresentan chiesa e sinagoga.
La chiesa è ves ta come un’imperatrice ed è accolta dall’angelo mentre la sinagoga ves ta poveramente
viene cacciata dall’angelo.
Avorio ‘croci ssione con Longino e Stefaton del 860 età carolingia che presenta una scena della
croci ssione con personi cazioni di sole e luna.
ai la di Cristo ci sono due personaggi: la chiesa che raccoglie il sangue di Cristo e la sinagoga
che si allontana.
In questo caso però la sinagoga presenta un’aureola perché nell’alto medioevo la Sinagoga era
vista come un avversario dignitoso della chiesa, a di erenza del basso medioevo in cui vi
troviamo una forte contrapposizione.
In questo avorio è lo stesso Longino, con gli occhi chiusi, a ferire il costato di cristo.
In realtà nei vangeli apocri si racconta che Longino è sia colui che inferse un colpo di lancia, sia il
centurione che proclamò la divinità di cristo, diventando san longino.
Longino in alcune miniature viene rappresentato con il capello a punta (come quello che iden ca gli
ebrei), venne ‘ebraizzato’ perchè i suoi ges vennero interpreta da azioni malvagie secondo la polemica
an giudaica.
-par colare del buon centurione con il talith che si trova nella scultura di Nicola Pisano, nel pulpito del
ba stero di Pisa.
Il talith corrisponde allo scialle di preghiera degli ebrei e avvolge la testa di un soldato evidentemente ebreo
che sta abbracciando il corpo di Gesù.
Inoltre il tardivo riconoscimento seguito alla morte di Cristo e i turba commen degli estranei tornano alle
loro case riso da Nicola pisano nella sbilanciare verso destra la folla degli ebrei, l'ul mo personaggio di
destra, in primo piano, si ba e il pe o per esprimere il suo rimorso. Se il popolo ebraico non volle
riconoscere il Messia, tale os nazione non fu di tu : questo è il messaggio delle sculture di Benede o
Antelami e di Nicola Pisano che mostrano una rara apertura in Occidente verso gli infedeli, alla quale ne
aggiungeremo ancora una terza molto più esplicita da parte di Cimabue.
Quest'ul mo, in uno slancio di fervore francescano, rappresenta il centurione che riconosce il Messia ebreo
e santo: San Longino, all’interno della ‘croci ssione’ che si trova ad Assisi.
Nella basilica di assisi però si trovano anche altre 2 croci ssioni realizzate da cimabue , oltre l’altare, sui
transe di destra e sinistra:
Cara erizzate da un aspe o visionario e dramma co, accentuato dall’alterazione dei colori(le zone
luminose sono ora diventate nere).
Visivamente il racconto evangelico del transe o destro si completa con la sua interpretazione nella
croci ssione del transe o sinistro, dove la presenza di Francesco, la scelta dei due episodi tra da Giovanni
Luca e il disperato desiderio della Maddalena fanno spazio di un messaggio di speranza e non di sola
condanna per chi ha errato.
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