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LEZIONE 5 – 15.03.

2021 (Giovanna Parretta – Alessia Pirozzi)


Ricapitolando brevemente quanto abbiamo detto la scorsa volta sull'itinerario di lettura della poesia
Maifest, facendo riferimento alle giornate primaverili, basta uno sguardo alla finestra per percepire
che le stagioni stanno cambiando, che le giornate si stanno allungando e tutto questo ci trasmette
una rete di percezioni sensoriali che hanno a che fare molto con l'ispirazione dei poeti in particolare
di Goethe in questa poesia.

Werther marca una cesura molto importante nella produzione di Goethe, ma più in generale nella
poetica cosiddetta Strumeriana e ancor più in generale nella sensibilità europea del tardo 700; che in
questo eroe sventurato con l'intensità della sua passione, con la ribellione del suo animo, con questa
opposizione così estremista rivendicata a vantaggio delle ragioni del cuore che si scontrano contro
la logica del mondo; prevale simbolicamente questa sua scala di valori vista come una radicale
contestazione dell'ordine costituito.

Digressione “Critico paranoico”: innanzitutto è importante mettere in una sorta di prospettiva critica
la diagnosi patologica di Werther, dobbiamo tener presente il quadro in cui ci inseriamo con la
nostra lettura e quindi anche approfondire e arricchire la consapevolezza stessa del quadro, ci
troviamo sulle orme dello stesso Goethe che a partire da una certa fase della sua produzione, della
sua biografia intellettuale ed estetica di poeta sostanzialmente sconfessa questo personaggio per
anteporre la contraddizione tra l'uomo esteticus e l'uomo economicus cioè tra un personaggio come
Werther che nello slancio assoluto amoroso, passionale ma anche estetico; ha questa sua vocazione
alle leggi del cuore che sono leggi creative perché lui si sente un genio nell'accezione romantica
cioè un artista e contemporaneamente si sente anche creatore di una comunione spirituale con Lotte
che il mondo altrui non comprende. Quindi potremmo dire che il Werther non ripete le stesse cose
ma in qualche modo abbiamo delle ricorrenze ben studiate all'interno dell'economia del volume.

Festa di maggio - Maifast: è lontana da Werther, non solo per i tre anni che intercorrono
cronologicamente; l'altra volta c'è stato un intervento importante sul sentire qualcosa di erotico
all'interno del testo e abbiamo visto la presenza di qualcosa di vagamente sensoriale, perché
dall'elemento degli occhi si passa all'elemento del petto, però ancora in una visione tendenzialmente
spirituale, andando avanti la poesia converge verso un elemento che non è direttamente fisico però
c'è un accenno al cantare e al danzare, dove c'è un punto di svolta molto importante perché la
natura, che pur convenzionale, ha poco di sperimentale, c'è una ritmica che quasi sfiora la
filastrocca nel momento in cui lavorano delle rime molto facili, di elementi naturali estremamente
elementari (il sole, i fiori, la gioia, l'amore e le nuvole). E' chiaro che l'arte ci accompagna come una
sfera di rifrazione della nostra esperienza e laddove l'appiattimento nella simmetria ricorre con una
enfasi poco problematica, ci manca qualcosa della complessità del discorso amoroso che ogni arte
che si rispetti fa trapelare come bagaglio su cui dice la sua.

Sul formato di questa poesia abbiamo sottolineato l'enfasi di questo protagonismo, questo
relazionale a sè il discorso sulla natura, è una spia di qualcosa che maturerà in seguito che ci
conduce sulla traiettoria della soggettività Sturmeriana. In questo momento è emulo di una serie di
modelli che eredita dalla tradizione settecentesca e in particolare dal grande lume di questa
tradizione di Klopstock che è un autore che Lotte e Werther leggeranno insieme, in cui la natura è
contemporaneamente vissuta come scenario dentro cui la posizione dell'io è chiamata a sancire
l'ordine divino delle cose, c'è una distribuzione dei ruoli; non c'è il protagonista romantico che
rivendica questa assolutezza, al contrario c'è un certo ordine del creato che appunto è un repertorio
di stilemi che eredita dalla tradizione settecentesca facente capo a Klopstock.

Digressione sul rapporto fra l'io e la natura: vediamo come nel Ganimede l'io è dirompente in cui
reclama sulla traiettoria conclusiva di questa poesia, in cui c'è un accenno alla danza quindi un
accenno al fatto che la natura non è soltanto contemplazione; la natura è un paesaggio ridente in
questo caso univocamente ridente perché è maggio, è primavera e c'è tutta questa concatenazione di
scelte semantiche che vanno in direzione di questa gioia, di questa serenità che in corrispondenza
col fiorire della natura allude a questo risveglio dell'anima.

La società dal punto di vista della sua complessità tecnica e tecnologica è sostanzialmente un
progressivo allontanamento dalla natura ed è anche nella rivoluzione tecnica che si radica la cesura
che codifica la nascita della modernità e più propriamente ancora della modernità borghese. Il
codice di questa modernità borghese che si sta insediando in questo scorcio decisivo di decenni sta
dicendo che la natura è un insieme che la ragione governa, razionalizza e attraverso la scienza
domina. Questo è quello che la soggettività Sturmeriana intende contestare, quindi la festa di
maggio intesa come esplosione della primavera è anche una vicenda amorosa e sentimentale, però
tutta in una coerenza circolare di significazioni, perché le rime sono baciate cioè vanno d'accordo
l'una con l'altra, il mondo sembra tutto di colore simbolicamente rosa cioè tutto è radioso, tutto è
invocato nel nome di una gioiosa celebrazione dell'arrivo della primavera, che coincide con
l'appagamento dell'amore, di un amore che è corrisposto, dalla fanciulla che pure lei ama l'io.

La scelta di sostantivi che hanno un ardore maggiore e poi anche questa spinta da parte dell'io a
celebrare questa felicità attraverso non solo il canto, che è un topos anch'esso attivo come la storia
della tradizione poetica, che sappiamo provenire anche etimologicamente dalla coniugazione tra
parola canto e danza. E' spia di un idea di movimento cioè non soltanto una contemplazione passiva
per cui appunto l'io riceve la gioia del mondo e si fa cantore quasi passivo, ma al contrario accenni
ad un io che si sta preparando ad erompere sulla scena come chi agguanta la natura quasi come un
amata e fa di questa esperienza il teatro, il palcoscenico, il contesto, la cornice di questa irruzione
violenta del sentimento, perché del sentimento fa la spinta liberatoria del rapporto con la natura.

Goethe dirà che il classico cioè la sua precisa scelta di stile ma anche di vita è salute mentre il
romantico cioè la sostantivazione di questo aggettivo, la sfera dell'esperienza romantica estetica
come esistenziale è patologia. Con questo intende dire che romantico è un termine che noi usiamo a
prescindere dalla sua codificazione storico letterario, l'idea di classico romantico e patologia in
questa dedizione più appassionata sentimentale, questo trasporto così votato alla perdizione che
ricalchiamo attraverso Ganimede è un esemplificativa pagina del Werther, il Goethe maturo che
avrà disconosciuto questa esperienza (Goethe dopo il Werther cambia completamente strada, si
preoccupa di dire che Werther è stato sostanzialmente un errore giovanile il cosiddetto “costi quel
che costi” il Goethe maturo, non è affatto disposto a questa assolutezza perché il suo problema è
venire a patti con la realtà, il problema di Werther è di salvaguardare la fedeltà a se stesso) questi
conflitti se noi guardiamo in controluce sono costitutivi dell'anima borghese e cioè inseguire i
propri sogni.
Digressione sui conflitti della modernità tardo settecentesca: in realtà stiamo mettendo a fuoco la
genealogia della società borghese che è la nostra società, dentro quel conflitto tra valori materiali e
valori spirituali è tuttora in atto, perché costitutivo della scala di valori è costitutivo di com'è fatta
l'organizzazione sociale di questo mondo; che prevede che per sostituirsi al potere aristocratico c'è
una classe che si legittima non nella trasmissione attraverso le generazioni della condizione stessa
della nobiltà, ma al contrario la borghesia non nasce con una patente di nobiltà perché non ha
sangue blu, nasce come classe che si costruisce ex novo, fonda i propri valori. Un borghese è un self
made man, qualcuno che si fa da solo, Werther rivendica questa possibilità di vivere la sua passione
contro questo sistema di valori.

Digressione su Kafka: grande protagonista della letteratura universale, il padre vuole che lui rilevi il
negozio di casa cioè da borghese in qualche modo faccia riferimento agli affari di famiglia, Kafka
vuole scrivere, il padre vuole che lui lavori,vive in questo dilemma assoluto in cui di fatto poi deve
stare sveglio di notte perché di giorno lavora e ha una professione borghese di funzionario
stimatissimo dai suoi colleghi, ma con l'esercizio di questa professione l'anima di Kafka muore.

Secondo il dettato della morale borghese i giovani devono rendere funzionale il proprio tempo e la
costruzione della loro carriera. In un mondo che vuole essere fondato sul calcolo, sulla ragione
ordinatrice sulla funzionalità, sulla prevedibilità, sulla puntualità; sappiamo che il tardo 800 farà
registrare l'invenzione dell'orologio da tasca, che è il modo in cui la borghesia scandisce il tempo
che è denaro. Quindi Werther che vuole disegnare, non è libero di farlo perchè sta contravvenendo
gravissimamente alla scala di valori che è dominante.

Ganymed, protagonista sturmeriano, una modificazione sulla traiettoria di Maifest, ancora una
poesia che si occupa di maggio, della primavera e del fatto che, ad un certo punto, c’è un risveglio
dei sensi. E’ un topos non ha inventato Goethe, né tantomeno gli Sturmeriani dopo di lui o accanto a
lui.
Nella tradizione occidentale la natura è protagonista della lirica, spesso come esemplificazione di
tutto ciò che è la sfera del bello. Si pensi al fiore, a questi topoi, cioè a dei luoghi codificati dal
discorso lirico e poetico, che si rifanno sostanzialmente ad una serie di costanti dell’esperienza
antropologica. L’idea che la natura, nel suo ciclo, percorra la traiettoria della vita e della morte,
quindi della rinascita, della fioritura, sono tutti paradigmi antropologici ancora prima che estetici,
cioè rimandano all’esperienza costitutivamente umana. Nella poesia “Maifest” si vede l’uomo che
dialoga con la natura, cantando il proprio risveglio che è in perfetta sintonia e, la sintonia, la si
legge anche nella ricorrenza armonica delle rime, nel ritmo in cui tutto torna e tutto, quasi anche
simbolicamente, è fatto in chiave baciata cioè in una totale corrispondenza che consente che tutto
proceda di pari passo. Non c’è nessuna rottura di questo gaudio, non c’è quello “Ach”, quel
sospirare romantico che, a proposito del tentativo di creare anche una composita definizione di cosa
sia romantico, questa difesa del sentimento, che in un certo senso è quasi una fuoriuscita dalla
realtà, perché chi è troppo attaccato all’idea romantica del mondo tende a fuoriuscire in una sfera
ideale, astratta, che nel mondo concreto è raramente data. Quindi c’è un fascino e un pericolo, c’è
un’insidia in questa scelta, che non è necessariamente il punto di fuga del suicidio di Werther, ma è
già certamente il chiamarsi dentro una sfera incantata di valori che può sembrare infantile allo
sguardo, per esempio, di un uomo borghese parente di Kafka che con l’orologio in mano segna il
tempo degli affari.

Ganymed - Spiegazione:
Wie im Morgenrot= “come nel rosso dell’aurora” quindi un rosso mattutino.
Du rings mich anglühst= “mi avvolgi tutto nel tuo ardore”. Rings “tutto attorno”. Anglühen
“avvolgere”, è interessante perché si incomincia a vedere che si sta spostando qualcosa.
Soprattutto che questi due insiemi, il protagonista “ich” cioè l’io lirico e la natura, cominciano ad
avvicinarsi. An del verbo anglühen è preposizione di avvicinamento/prossimità, quasi talora
contatto.
Quindi è un rivolgere questa sorta di ardore, del risveglio, dell’anglühen del prender fuoco
idealmente, fuoco che ha a che fare con l’immagine dell’aurora, del rosso del cielo, quindi
quest’aurora è rivolta idealmente, non è soltanto una contemplazione a distanza, ma è l’attribuzione
dell’aurora di una intenzione rivolta al soggetto.
Frühling Geliebter= Frühling sostantivo maschile “primavera”. Non sorprende che “l’amata” sia un
“amato”, perché in realtà Geliebter è attributo del sostantivo Frühling. Dunque “amata
primavera/primavera, mia amata!”.

Nota: Nell’altra poesia (“Maifest”) c’era una natura che faceva da contesto a un dialogo, sia pure
stilizzato e tecnicamente anche un po’ schematico, di due protagonisti, tra “du und ich”.

Qui l’amata è direttamente la natura, è un’interlocutrice già animata per il semplice fatto che c’è un
vocativo che la chiama in causa, già come un’ideale personificazione.
Mit tausendfacher Liebeswonne= “Con immensa delizia” letteralmente, tausendfacher
“moltiplicato per mille”, con una delizia amorosa, con questa letizia dell’anima che è dedicata
all’amore ed è moltiplicata per mille, dunque ha una sorta di intensità estremamente rafforzata.
Sich an mein Herz drängt= “mi urge nel petto, dall’esterno viene a me.” Drängen è un verbo che
ricorre come premere/urgere, questa energia che carica di movimento le immagini, ma anche questa
sorta di filosofia della natura, che non è più un cosmo esterno, non è un oggetto distante dall’io, ma
è un interlocutore che quasi pian piano diventa simbioticamente parte tutt’uno con questo soggetto.
“Si proietta verso il mio cuore, sempre tu aurora, tu primavera amata che rivolgi con una dedizione
amorosa, estremamente intensa, il tuo slancio.”
Deiner ewigen Wärme= “sacro sentimento” / “l’impeto sacro”.
Heilig Gefühl,= “del tuo eterno calore”.
Unendliche Schöne!= sempre tu “infinita bellezza!”.
Nota: Si inizia a vedere un intensificarsi anche delle interiezioni, dei punti esclamativi.

Se si confrontano i due testi, si ha una topografia, una mappa testuale completamente diversa.
Nota: Nel primo caso (Maifest) si ha questa scansione molto regolare di strofe con 4 versi, la
maggioranza dei versi sono collegati dalle rime, spesso baciate, identiche.
In Ganimede si ha uno smottamento: non c’è più il rispetto di una cornice formale organizzata, i
versi hanno lunghezze diseguali, le strofe stesse non possono neanche quasi essere definite tali, c’è
un ritmo diseguale.
E’ importantissimo perché poi Goethe teorizzerà questa ragione del cuore, anche come empito
ritmico. Il cuore ha un andamento fatto di momenti di espansione e contrazione, dunque momenti di
maggiore estensione, infatti si vede che la prima strofa è certamente più lunga di queste 2 cesure di
versi che tendono alla contrazione.

Daß ich dich fassen möcht'= “come vorrei tenerti”.


In diesen Arm!= “in questo braccio” / “fra le mie braccia”.
Tradotto letteralmente come “Come vorrei abbracciarti”. Ecco che c’è una sovrapposizione, un
gioco illusionistico, questo “tu” vocativo, che insieme la natura, la vitalità che la natura risvegliatasi
in primavera di per sé incarna e contemporaneamente questo “Frühling, Geliebter” che è
direttamente l’amata, per quanto al maschile in tedesco, dell’io lirico.
Ach! an deinem Busen= “Ah, stretto al tuo petto”. C’è già questo sospirare, riferito al ritmo del
cuore, dell’anima romantica, che tende a rendere nella concessione dell’emissione . L’anima parla
attraverso il sospiro, non è l’articolazione di un linguaggio, è la resa onomatopeica della voce
dell’alfabeto dell’anima. “Ach!” è puramente emissione di sospiro.
Lieg' ich, schmachte,=”giaccio/spasimo e languo” tutti termini enfatici di questo ardore, di questo
concerto dell’anima che aspira, sospira, si proietta verso questo interlocutore che è l’interlocutrice
Natura.
Und deine Blumen, dein Gras= “e ogni tuo fiore e ogni erba”.
Drängen sich an mein Herz.= “urge nel mio cuore”, cioè prorompe per rapportarsi a questo cuore.
Come se la Natura nella sua fioritura accadesse quasi a vantaggio dell’io, come se fosse una dedica
mirata.
In questi due ultimi versi il gioco è completamente rovesciato, è la natura che dedica quasi il
proprio fiorire alla sensibilità dello Herz, che è il baricentro delle immagini di questa poesia.
Du kühlst den brennenden= “tu raffreddi l’infuocata” / “tu sai lenire l’ardente”
Durst meines Busens,= “sete/brama del mio petto”
Lieblicher Morgenwind,” “oh tu amorevole brezza del mattino”
Ruft drein die Nachtigall= “canta per me l’usignolo”, canta quasi “dentro di me”. L’usignolo,
uccello per eccellenza del repertorio della Natura intesa come bellezza, canto (canto anche letterale,
in questo caso, dell’usignolo).
Liebend nach mir aus dem Nebeltal.= “d'amore dalla valle brumosa”. Si vede un movimento che è
insieme di ricerca e di direzione. “Sehensuch nach” è una trascinamento, qui è un cantare alla
ricerca di risonanza, a partire dalla valle di nebbia, sempre verso questo soggetto che è l’io.
Ich komme! Ich komme!= “eccomi, vengo, arrivo!”. E’ un gioco di richiamo. La Natura nel suo
risvegliarsi sembra una dedica cosmica a questo io, io che si sente sollecitato a rispondere a questo
impeto con i propri sensi.
Wohin? Ach, wohin?= “Ma dove? cielo, dove?” questo dove è caricato di spinta motoria, perché
non è “Wo” ma “Wohin”. Si immagina anche un senso di capogiro, questa soggettività che
sostanzialmente poi è concentrata nell’organo cruciale che è lo Herz e lo Arm, anche il petto, tutti
elementi di questo simbolico amplesso. Questa risposta così come la Natura, anche il canto
dell’usignolo, sembra tutto rivolto e proteso verso l’io, questa corrispondenza di amorosi sensi, così
l’io si proietta in risposta in questa spinta.
Hinauf! Hinauf strebt's.= “In alto! In alto, lassù.”, proprio “verso l’alto”. Streben è la connotazione
principale del Faust, questa aspirazione, questo proiettarsi, questo languore che diventa desiderio e
quindi spinta al compimento, all’appagamento. “Hinauf” è come se avesse una spazialità che
colloca l’io proteso verso l’alto, nel momento in cui sente questi richiami. Ovviamente l’usignolo se
non sta in cielo, sta certamente in alto; più precisamente viene dalla valle di Nebbia, dove la Nebbia
è l’elemento importante.
Es schweben die Wolken= “Gravano basse le nubi,” le nubi intese come nebbia, nebbia del mattino
che si dirada, non è minacciosa. Le nuvole ondeggiano stando sospese, continua poi con “Abwärts”
cioè verso il basso. Si ha un duplice movimento: l’io è portato a questa sorta di elevazione, empito
cosmico verso l’alto, e le nuvole, che ovviamente sono in alto, in cielo, idealmente si calano,
rispondendo a questo richiamo, a questo movimento circolare di corrispondenza.
Abwärts, die Wolken= “le nubi chinate per”.
Neigen sich der sehnenden Liebe.= “i miei spasmi d'amore.”
Quindi le nuvole, nel loro essere sospese in cielo tendono verso il basso, addirittura si chinano verso
l’amore che spasima. Questa immagine di “sehnenden Liebe” richiama la Sehensucht perché sich
sehnen è il verbo della Sehensucht.
Nota: Sehensucht= uno dei concetti chiave del Romanticismo tedesco,  reso in italiano per lo più
con il termine "struggimento ", nel senso di "malattia del doloroso bramare" e indica un desiderio
interiore rivolto ad una persona o una cosa che si ama o si desidera fortemente.
Mir! Mir!= “Per me! Per me!” letteralmente “verso me, a me”. Si vede questa fame di vita, questa
enfasi del protagonismo di questo “io” che si propone come l’interlocutore principale. In questo
scenario la Natura si muove, le nuvole stanno in cielo e l’io le chiama a sé.
In eurem Schosse= “nel vostro grembo”
Aufwärts,= “io ascendo”.
Abwärts – Aufwärts le nuvole calano e l’io idealmente si solleva. C’è una sorta di ricongiunzione.
Umfangend umfangen!= “e, da voi cinto, vi cingo!”. Qui si vede proprio la circolarità transitiva e lo
scambio di ruoli oggetto – soggetto. Unfangend è un gerundio, quindi “cingendo sono cinto”,
participio passato, quindi soprattutto passivo, compenetrazione di momenti attivi e passivi, soggetto
– oggetto, il cielo e la terra, la natura e l’io. E’ circolare nel senso di una traiettoria che viene
disegnata con molta evidenza, il cielo e la terra si corrispondono, l’io è interlocutore perché è sin
dal primo verso che l’aurora gli sta dedicando il suo cielo rosso e infuocato, è una interlocuzione,
una dedica e sono tutti movimenti simbolici di corrispondenze, giocati sulla scelta oculata delle
parole e, in questo caso, degli avverbi. C’è un simmetria speculare, che però non è statica, ma è
tutta in movimento. E’ tutto un richiamarsi a vicenda, un corrispondersi nell’empito che è dinamico,
a partire dalla natura, ma anche nell’io che risponde con questa pari dinamicità.
Aufwärts= “Proteso in alto”
An deinem Busen,= “verso il tuo petto”
Alliebender Vater!= “padre che tutti noi ami!” qui è un po’ dissonante in italiano, perché è un gioco
in tedesco più coerente tra questo padre onnipotente o ogni amante letteralmente che è l’autorità del
cosmo, questa sorta di Dio creatore e contemporaneamente anche questo aspetto paterno, cioè
attributo della Natura che qui è vista al maschile attraverso il sostantivo “Frühling”, che insieme a
“Geliebter” e “Vater”, questa Natura è Madre Natura e anche amata Natura.

Quindi tutto questo sistema di valori transitivi, il gaudio di questo io è baricentro semantico di tutta
la lirica, questo Herz, Busen, questo slanciarsi verso l’alto, precipitare verso il basso e soprattutto
questa ricerca anche di cittadinanza piena nel grembo della natura. Si vede la duplice valenza
semantica del grembo, erotica, anche simbolica della Natura che viene rappresentata in questa
poesia soprattutto come generatrice di sensazioni fisiche, di movimenti fisici e anche godimento
fisico.
Confronto Maifest – Ganymed
Per quanto riguarda le somiglianze: entrambe parlano del risveglio della natura, della primavera, è
presente anche il motivo della retorica amorosa, però ci sono delle sostanziali differenze, si può dire
che c’è una prospettiva cambiata. Ci sono termini canonici ricorrenti per riferirsi alla natura sia in
Maifest che in Ganymed.

Per quanto riguarda le differenze: L’io nel Mifest è meno citato che nel Ganymed. Le nubi sono
nominate numerose volte nel Ganymed, cosa che non accade nel Maifest, che da’ più l’idea di una
giornata allegra e senza nubi, mentre nel Ganymed le nubi hanno un ruolo principale per quanto
riguarda questa sensazione di movimento che vogliono rendere. In Maifest il sentimento erotico
viene evocato, ma non troppo; in Ganymed è invece esplicito il riferimento erotico. Tutti questi
aspetti dell’erotismo, che prende pian piano il sopravvento, si ritrovano già nella seconda strofa
quando dice “Daß ich dich fassen möcht' In diesen Arm! - Come vorrei tenerti fra le mie braccia!”,
da’ proprio una sensazione di fisicità, quindi non è solo un sentimento platonico ma un sentimento
carnale. Il verbo Fassen è proprio “prendere con le mani”, con le braccia in questo caso, ma è molto
tattile, fisico, non in astratto ma in concreto, dunque la scelta del verbo è decisiva.
Successivamente dice “Ach! an deinem Busen Lieg' ich, schmachte - Ah! stretto al tuo petto
spasimo e languo”, dove spasimo e languo sono verbi che solitamente si collocano nell’ambito
erotico, alla passione. Poi ancora “Du kühlst den brennenden Durst meines Busens, - Tu sai lenire la
brama ardente del mio petto,” si tratta della brama di possedere l’amata. E’ possibile notare
dell’erotismo quando parla degli spasmi d’amore “Neigen sich der sehnenden Liebe”, anche in
“Umfangend umfangen! - da voi cinto, vi cingo!” che sottolinea questa circolarità del rapporto,
reciprocità e corrispondenza.
In Ganymed la natura è già diretta alla corrispondenza con Dio, mentre nella lirica Maifest si ha una
sorta di fotografia più o meno neutrale, c’è questa sorta di spettacolo grandioso della natura e
certamente “leuchtet mir” è un piccolo segnale di direzione verso il soggetto, ma non è l’io il
protagonista, non c’è questa esplosione di protagonismo, furore passionale, tutto questo
movimentare sensazioni, emozioni e anche circonlocuzioni, nel senso che tutto ciò della natura è
rivolto al “dein” che corrisponde il “mein”.
Nel Ganymed non è solo la natura ad essere dinamica, ma l’io stesso, proprio perché c’è questo
incontro fisico tra l’io e la natura, lo si vede anche dai verbi “ich komme” ad esempio. Mentre in
Maifest c’era il sentimento nei confronti della natura, però era la natura ad essere dipinta come
dinamica e non anche l’io, il dinamismo della natura lo si vede nello sbocciare delle gemme “Es
dringen Blüte” e nei verbi “Liedern und Tänzen”. L’io in Maifest non prende parte troppo
attivamente, c’è qualche elemento, però in Ganymed è preponderante, perché si è attuato un vero e
proprio smottamento. Se si guarda il ritmo è proprio riconfigurata la logica delle strofe, c’è un
movimento che scompagina l’esattezza con cui le cose si corrispondono. E’ tutto un po’ schematico
nel Maifest, secondo una ricognizione oggettiva e testuale. Diversamente nel Ganymed ci si rivolge
direttamente a un “tu”, che nel Maifest si ha in pochissime occasioni, come nell’indiretta
evocazione della natura che è un vocativo, ma anche un repertorio convenzionale fatto di sole, prati,
luce, fiori che sbocciano. In Ganymed non ci sono fiori che sbocciano, ma un anima che sboccia
con tutto il suo ardore, che è protagonista di tutto questo, e anche le scelte cromatiche non sono
casuali, perché qui domina il rosso, l’ardore della passione, non solo il praticello che è luminoso,
qui c’è una scelta di elementi.
Dal punto di vista formale, se Maifest si rifà ai canoni classici, quindi con ogni strofa composta da 4
versi, rima ABAB, in Ganymed invece non si ritrova questa schematicità, perché a parte la seconda
e la quarta strofa composte da 2 versi ciascuna, nelle altre non c’è ricorrenza metrica. E’
volutamente omessa questa regola e si inizia a vedere come Romantico vuol dire anche volutamente
un disordine, che poi è anch’esso programmatico, ciò non toglie che è un valore non rispettare la
regola, mentre rispettare la regola vuol dire piegarsi a uno schema e l’empito romantico non
conosce e non vuole conoscere argini.

Nel si Maifest parla di cos’è l’amore, nel Ganymed si accinge già a trovare l’amore, la
soddisfazione. E’ comunque una poesia del 700 in cui il figurato è stilizzato attraverso immagini
che sono molto fisiche, ma anche lasciate consapevolmente in questo orizzonte di simboli. Quello
che importa, non è tanto la codificazione del tema dell’esperienza amorosa, ma come cambia. La
sorpresa non sta tanto nell’aspetto tematico, ma nel modo in cui il discorso amoroso viene investito
di questa capacità idealmente rivoluzionaria. Werther non è il primo, tantomeno l’ultimo, che ama
sulla faccia della terra. Quello che è fondamentale è che l’amore che Werther nutre per Lotte vuole
essere una chiave di volta e viene rivalutato, vissuto e anche esibito quasi come il manifesto di una
rivoluzione, rivoluzione non tanto morale quanto estetica.

Il titolo è da non sottovalutare, in quanto segnale importante. In tedesco Ganymed, in italiano


Ganimede, che secondo la tradizione mitologica, anche questo segnale è importante. Goethe
riprende un modulo classico nella misura in cui cita un personaggio greco, precisamente troiano,
però pervenuto attraverso la tradizione greca, più precisamente legata al nome di Omero. Questo
riferimento non è per niente casuale perché Omero gioca un ruolo molto importante nel Werther.

Qui nel Ganymed è in gioco una stilizzazione di una quasi attivazione del sentimento amoroso,
proprio come fisicità, allusione erotica, concretezza materiale, anche dinamismo e ansia di possesso
nei confronti della natura. L’aspetto interessante è che questa esperienza profondamente moderna ,
che sta rivoluzionando, ci si accorge che questa rivoluzione avviene nella cornice di un richiamo
alla tradizione antica.

Questo primo confronto tra i due testi mette in evidenza una ricognizione concreta: il topos della
natura, per certi versi lo “stereotipo” della natura pian piano ereditato alla tradizione comincia a
cambiare disegno, pensando a Maifest, diventa un’esperienza fortemente soggettivata, caricata di un
pathos, un’energia, una volontà, una vera e propria intenzione programmatica di sconvolgere degli
schemi e non sono simboli, ma concretamente esercizi a tavolino in cui una poesia è fatta col
rispetto di queste strofe abbastanza elementari. Non è nelle intenzioni di Goethe citare le saghe
nordiche, però magari questo tipo di faciltà delle rime magari può evocare un ritornello, una
maniera di ricorrere, di rime e ritmi che nella loro faciltà ricordano la memorabilità peculiare per
esempio delle filastrocche. Qui scrive un inno, che in un certo senso già di sua natura, prevede un
innalzamento; l’inno è invocazione, però in questa invocazione il soggetto è totalmente dentro ed è
coprotagonista, rivendica un ruolo, non è soltanto ricevente.
Si può fare un’analogia con le prime lettere del Werther per quanto riguarda l'unione fisica con la
natura, così come in Ganimede l'io e la natura si uniscono in un abbraccio, così Werther in una delle
prime lettere dice di voler diventare un maggiolino per godere a pieno, fisicamente, la natura.
Goethe nello scrivere una prosa epistolare come quella del romanzo epistolare del Werther, per certi
versi cita, rivela delle analogie ovvero dei richiami intertestuali, cioè delle figure che viaggiano da
un testo all’altro. Lui lavora su più piani ma sta sperimentando anche nel senso di moduli che
diventano i suoi, quindi approfondisce e riprende.

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