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MARCO VALERIO MARZIALE

Marco Valerio Marziale nacque a Bìbilis , a ovest di Barcellona ,nella Spagna


Tarragonese(provincia romana) ,tra il 38 e il 41 d.C . Dopo aver studiato grammatica e retorica
nella sua terra,nel 64 si recò a Roma,desideroso di affermarsi nel mondo dei letterati, appoggiato
da una delle più influenti famiglie spagnole residenti nella capitale come quella di Seneca. A Roma
conobbe Calpurnio Pisone e si legò agli ambienti senatori di opposizione a Nerone ,appena prima
che la congiura dei Pisoni a danno dell'imperatore venisse ordita e stroncata nel sangue. In quegli
anni in condizione modeste,praticando l'arte poetica in qualità di cliens(colui che viveva di proventi
è il cliens).Tuttavia raggiunse un certo successo come autore di epigrammi (epigrammi:
componimenti poetici legati a delle occasioni) come per esempio quelli quelli per celebrare
l'inaugurazione dell'anfiteatro Flavio( il futuro Colosseo).La raccolta di epigrammi viene da lui
pubblicata nell'80 , Tito lo remunerò economicamente per il lavoro e da allora che Marziale
pubblicò regolarmente i suoi versi,conquistando successi e ottenendo cariche onorifiche come
quella di tribuno militare. Entrato a fare parte del ceto equestre ,conobbe autori come Plinio il
Giovane ,Quintiliano ,Giovenale ,il futuro imperatore Nerva. Nonostante le frequentazioni e la
popolarità,Marziale si lamentava delle sue condizioni economiche,tanto che nell'87-88 lasciò
Roma amareggiato dalla mancanza di denaro , soggiornò a Forum Cornelia (Imola) e dopo un
breve ritorno a Roma, tornò a Bìbilis,dove una ricca ammiratrice gli offrì un terreno con una
casa . In Spagna il poeta trovò la tranquillità tanto sognata e poté dormire come non era mai riuscito
a Roma. Ma se a Roma aveva nostalgia di Bíbilis ,presto in Spagna subentrò in lui la nostalgia di
Roma,anche perché non riuscí ad adattarsi all'ambiente chiuso e provinciale della sua patria. Visse
così, ovunque sdradicato e perennemente insoddisfatto,fino al 104 d.C, anno probabile
della sua morte.

L’OPERA

Di Marziale resta una raccolta di epigrammi in 12 libri(con una successione cronologica incerta),
preceduta da un altro libro a sé stante, noto co il titolo di Liber de spectaculis o Liber
spectaculorum, e seguita dalle due raccolte di Xenia e di Apophoreta noti anche come libri XIII
e XIV, per un totale di 15 libri . In totale gli epigrammi sono più di 1500(alcuni sono brevissimi e
altro con decine di versi, gli epigrammi sono una scelta anticonformistica ), di dimensioni
piuttosto varie : si va da epigrammi formati da un solo distico ed altri composti da alcune decine di
versi . Il computo finale supera i 1000 versi. I metri più usati sono il distico e l’elegiaco ,
l’endecasillabo falecio e il trimetro giambiaco scazonte. Si cerca il recupero della forma più solenne
di poesia , vale a dire l’epica , Marziale infatti opta per il genere poetico considerato il più umile di
tutti , un genere che a Roma non aveva avuto una grande tradizione ed era stato praticato solo da
poeti minori , si esclude Catullo .La scelta dell’epigramma , genere umile e privo di grande
tradizione –fatta eccezione per Catullo-, è motivata dall’esigenza di una poesia “concreta” , che
abbia come oggetto l’uomo inserito nella vita reale . Qui che Marziale ribadisce la sua netta
opposizione al genere epico-mitologico , che nulla gli sembra abbia a che vedere con la realtà
della vita quotidiana. [APPUNTI: La scelta degli epigrammi è una scelta anticonformista. A lui
interessava soprattutto una poesia scansonata,frivola,leggera.] La componente principale della
produzione di Marziale è la realtà. Il poeta si vanta di riprodurre nei suoi versi la vita in maniera
realistica . Proprio l’aderenza alla quotidianità dovrebbe favorre la riflessione morale .
L’epigramma appare come il genere più adatto , perché , grazie alla sua semplicità , riesce ad
aderire meglio di qualsiasi altro genere poetico alla molteplicità del reale.Il realismo degli
epigrammi di Marziale si esprime attraverso la descrizione della Roma del tempo, dipinta come
una città caotica in cui regnano disordine , opportunismo, volgarità e arrivismo(si pone sulla scia
del realismo petroniano e vuole passare in rassegna i vizi e le virtù della società romana) . Luogo
principe della cofusione è il foro, qui i politici discutevano e trattavano affari di stato. L’interesse
del poeta tuttavia più che concentrarsi sui luoghi che fanno da sfondo ai diversi epigrammi , si
rivolge all’uomo. I componimenti di Marziale sono una straordinaria galleria di tipi umani , colti
nei loro difetti e nelle loro abitudini , nei vizi e nelle ossessioni che li caratterizzano(adulteri,
ubriaconi, ladri,avari , imbroglioni…). Oltre a rappresentare i diversi tipi umani , gli epigrammi
sono il modo in cui Marziale intendeva utilizzare questo genere poetico. Essi si fanno notare per
l’arguzia compositiva basata sulla descrizione al limite del grottesco e sul divertimento fine a se
stesso, senza secondi fini moralistici o diffamanti . In Marziale è assente l’intento di corregere i
vizi umani o quello di denunciare l’immoralità. In lui manca sempre l’attacco personale e i nomi
dei personaggi dei suoi epigrammi sono fittizzi e le poesie si distaccano dalla satira, non c’è
l’attacco ad personam . Marziale preferisce ildivertimento, l’intento di Marziale è infatti di
comporre una poesia leggera, ma non frivola , che abbia come scopo il lusus. Dunque, il
divertimento indotto dal genere epigrammatico era di gran lunga preferibile alla finta seriosità
dell’epica e della tragedia. Marziale ribadisce tale concetto a più riprese nei suoi libri , a partire da
quello che potremo considerare il suo epigramma proemiale in cui chiede a Domiziano di non
fermarsi sul contenuto licenzioso dei suoi versi, che non hanno nessun intento offensivo, e di
considerare l’onestà di vita del poeta.[APPUNTI:Si pone in discontinuità rispetto agli indirizzi
culturali dell’età Flavia , gli interessa la poesia, ma anche una poesia scanzonata. C’è un realismo
petroniano e vuole passare in rassegna i vizi e le virtù della società romana dell’epoca. Descrive i
bagni pubblici sporchi frequentati da persone balorde ,strade affollate il chiasso, i rumori,
comportamenti volgari ed estremi , furfanti di ogni genere, donne di strada. Fa un ritratto realistico
della società del suo tempo.Vi erano delle donne che durante i funerali erano pagate per piangere e
lui non sopportava ciò. Era infastidito da alcuni comportamenti eccessivi della società romana.Si
parla di tipi e non di uomini. È come se vi fossero delle maschere fisse e i topoi.
Ciarlatani,ladri,parassiti,imbroglioni, ubriaconi, medici incapaci,petulanti poeti da quattro soldi
etc...In queste descrizioni si arriva al grottesco.Non vi è un intento moralistico ma un divertimento
fine a se stesso(applica una certa impersonalità) .Manca l'attacco personale non prendendo di mira
dei personaggi con nome e cognome ma dei personaggi fittizi, tranne che per qualche amico. Non
sono attacchi ad personam.Marziale ci presenta una poesia leggera (alleggerita). Ci fa riflettere in
maniera ironica sulla società del tempo. ]

LA SCELTA DELL’EPIGRAMMA: L’epigramma di Marziale segna il trionfo del genere poetico


più tpicamente “minore” nella dimensione che la poetica antica identificava come più
propriamente”minore” :quella della vita quotidiana rappresentata in chiave comica. La dimensione
“minore” è stata di volta in volta preferita dai poeti antichi su basi diverse: come forma che
consente maggiore eleganza e finitezza, come forma che può esprimere con più autenticità la
dimensione soggettiva , come forma più aderente alla realtà. La letteratura minore, con la sua
aderenza alla vita è la sola che interessa largamente i lettori, mentre la letteratura solenne ha
esaurito la sua funzione nell’attualità e , se riceve riconoscimenti dalla critica ufficiale, non trova un
suo pubblico di lettori .
La rappresentazione dei diversi tipi umani è solo un aspetto della grande varietà di temi che
caratterizzano la poesia di Marziale : si va dall’argomento funerario a quello epidittico; vengono
rievocati eventi singolari o celebrati riti familiari; si parla di amici o si colpiscono ironicamente i
nemici ; c’è posto per la polemica letteraria così come per l’autodifesa di fronte ai detrattoti. I temi
degli epigrammi sono diversi: come per esempio l’amicizia (filia, 1) , che occupa buona parte dei
componimenti e riporta esperienze personali del poeta . Talora il poeta parla direttamente della
natura e del valore dell’amicizia , riflettendo sulla sempre attuale distinzione tra veri e falsi amici. Il
poeta si sofferma a apralare dei suoi amici , della gioia di banchettare con loro e di trascorrere ore
felici in loro compagnia, della nostalgia per al loro lontananza , del dolore per la loro morte. Mentre
scarsa attenzione è riservata al tema dell’amore(2) , descritto secondo moduli steriotipati e mai in
forma autobiografica. La donna è spesso descritta in modo caricaturale o come oggetto del desiderio
sessuale ed è priva di caratterizzazione psicologica. Da parte sua Marziale non sembra provare
particolare interesse per il mondo femminile , tanto da apparire misogino.[APPUNTI: A lui era
molto caro il tema dell'amicizia parlando dei rapporti autentici d'amicizia e distingue tra i veri e i
falsi amic, molti conoscenti che chiama amici sono opportunisti e ingrati . Descrive la gioia che
prova quando banchetta fra gli amici, quindi descrive l’amicizia autentica . Gli epigrammi
diventano spazi di allegria autentica. Allo stesso tempo descrive il dolore che si prova per la perdita
di un amico.Parla dell'amore in maniera stereotipata,con un certo disincanto, come se si fosse
scottato per una cocente delusione personale . Descrive l'amore non come legame profondo,ma
come un'illusione. In alcuni tratti assume una posizione misogina]. Una serie significativa di
epigrammi ha come tema l’autorappresentazione del poeta. Essi offrono a Marziale lo spunto per
imbastire polemiche letterarie , per fare dichiarazioni di poetica , ma soprattutto per confidare la sua
condizione di poeta cliens (3), costretto a elemosinare denaro e inviti a cena dal suo patronus(forma
di mecenatismo ). Quello che ne esce è un quadro degli obblighi umilianti a cui il poeta è
sottoposto e che scandiscono la sua giornata : al mattino la salutatio al protettore, poi il dovere di
accompagnarlo nelle sue visite, infine la magra cena serale Marziale esprime spesso l’aspirazione a
un otium sereno , lontano da Roma , e il desiderio di ritornare nella sua patria spagnola.
L’immagine che egli dà di sé è quella di un poeta di modestissime condizioni economiche , anche se
appartenente al ceto equestre e celebre in tutto il mondo per le sue opere. Nonostante la ristrettezza
continuamente evocata , Marziale si dichiara orgoglioso del successo ottenuto in campo poetico e
della propria dignità(queste poesie contengono anche un'auto-descrizione . Si dichiara un
cliente,costretto ad elemosinare denaro e inviti a cena dal suo patronus.Marziale era orgoglioso di se
stesso).Accanto agli argomenti gioiosi trovano posto anche temi seri. È il caso degli epigrammi a
carattere celebrativo, con cui il poeta esalta in tono manierato le grandi figure del passato ,
additando le loro virtù a esempio per i contemporanei. Anche particolari occasioni pubbliche, come
l’inaugurazione dell’anfiteatro flavio. È ciò che avviene con il Liber de spectaculis , dedicato
appunto a esaltare la magnificenza di quel teatro , voluto da Vespasiano e inaugurato da Tito. Un
altro genere coltivato da Marziale è quelo triste e malinconico degli epigrammi funerari. Con
questa produzione il poeta riporta il genere epigrammatico nell’alveo delle sue antiche origini
greche . Una porzione significativa della produzione epigrammatica di Marziale appartiene al filone
di intrattenimento. Sono versi scritti per gli amici o per i patroni, destinati alla lettura nei salotti o
durante i banchetti. Di questo filone fanno parte gli Xenia(“Doni per gli ospiti”), scritti per
accompagnare i doni fatti agli amici durante le feste dei Saturnali , e gli Apopphoreta (“Doni da
portar via”) , per accompagnare i regalini estratti a sorte per gli invitati durante i banchetti. Si tratta
degli Xenia , nati come bigliettini augurali,a cui il poeta sa conferire eleganza e dignità letteraria
sulla scorta dei modelli alessandrini a cui si ispira. Lo schema compositivo più comune nei testi di
Marziale è costruito in funzione del finale: nelle prime battute del componimento viene condotto il
ritratto del personaggio o tratteggiata la situazione ; tutto però è pervaso da un clima di attesa , che
si scioglie nella battuta conclusiva. Già presente nella poesia ellenistica , era stato ripreso e
sviluppato a Roma da Lucillio (poeta greco dell’età neroniana , autore di epigrammi) e a
quest’ultimo si rifà Marziale, che lo conduce a perfezione. Con Marziale l’epigramma diventa un
meccanismo comico costruito in funzione del cosiddetto FULMEN IN CLAUSULA , cioè del
colpo finale, costituito da una battuta con cui il componimento ha fine. Spesso questa battuta
consiste nel ribaltamento a sorpresa di quanto affermato prima: in questo caso parliamo di
aprosdokton( letteralmente: “inatteso”). [APPUNTI: Vi erano degli epigrammi che celebravano
delle occasioni pubbliche e delle figure del passato.In altri epigrammi usa uno stile adulatorio.Gli
epigrammi sono delle poesie d'occasione.Vi è il filone dell'intrattenimento, cioè poesie scritte per
amici,patroni,conoscenti,lette durante i banchetti. Di questo filone fanno parte gli Xenia e gli
Apophoreta.In Marziale vi è una tecnica originalissima chiamata fulmen in clausula. Consiste in
una battuta a sorpresa,un effetto inatteso,un ribaltamento a sorpresa.]

LO STILE

Negli epigrammi di carattere comico-realistico Marziale fa uso di modi colloquiali e introduce


termini osceni . Talvolta ottiene effetti parodici impiegando modi della letteratura solenne
nell’epigramma comico , mentre nella poesia celebrativa si serve dell’apparato linguistico proprio
della poesia solenne tradizionale. Negli epigrammi di più drastico realismo Marziale si mostra
sempre artista raffinato dalla parola: ottiene effetti felici con l’abile scelta dei termini e dei
costrutti, con collocazioni ingegnose, con efficaci giochi di antitesi, con l’uso brillante degli esempi
e degli accostamenti di immagini escogitate con il talento del grade virtuoso.[APPUNTI: Il suo
realismo descrittivo corrisponde a un linguaggio realistico, con modi colloquiali. A volte si
dimostrò un poeta raffinatissimo,con scelte linguistiche solenni.Il registro linguistico si adatta alle
situazioni e ai personaggi,all'oggetto della descrizione. Il linguaggio è limpido e modulato Vi sono
antitesi,esempi.Stile simpatico, c’è sperimentalismo nel momento in ci mette versi in maniera
simpatica . C’è realismo descrittivo che corrisponde a un linguaggio relistico, ma anche modi
colloquiali quindi sermo quotidianis . Si mostra come poeta raffinatissimo , con scelte colloquiali
solenni. Il linguaggio e il registro linguistico si adattano ai luogi e ai personaggi. Ci sono antitesi e
esempi]

LA FORTUNA

Marziale ebbe un notevole successo in vita ed è stato modello per gli epigrammisti dei secoli
successivi. Imitato dai poeti umanisti ispirò , tra Cinquecento e Settecento , poeti stranieri come
Nicolas Boileau, Thomas Brown e Alexander Pope(Piacque molto a Boccaccio e vari poeti
stranieri lo presero come fonte d'ispirazione.Eutrapelo= barbiere lentissimo).
DECIMO GIULIO GIOVENALE

Decimo Giulio Giovenale pare che sia nato ad Aquino – nel basso Lazio- tra il 50 e il 60 d.C. in
una famiglia di agiate condizioni economiche che gli permise di avere una buona preparazione
culturale . Dopo aver ricevuto una buona educazione retorica , egli si trasferì a Roma e si dedicò
alla professione di avvocato , senza ricavarvi i guadagni sperati. Si sarebbe dunque dato alle
declamazioni di moda , insegnando anche retorica(insegnante di retorica). All’attività teorica
pare sia giunto piuttosto tardi. Marziale, che era suo amico, lo descrive come un poeta cliens,
sempre affannato al seguito di potenti protettori per porre rimedio alla cronica mancanza di denaro.
Biografie tarde narrano che il poeta sarebbe vissuto a casa di un ricco liberto e, dopo
averfrequentato le scuole di declamazione e aver composto le satire, avrebbe deciso di pubblicarle
in età avanzata. Questo fatto si sarebbe tramutato in sventura , perché avendo attaccato un attore
amico dell’imperatore egli fu inviato in Egitto al comando di una coorte, banchè avesse ormai
ottanta anni . Questo evento ne avrebbe accelerato la morte . In realtà non conosciamo l’anno
esatto della morte del poeta , avvenuta probabilmente dopo il 127 d.C. .

L’OPERA

La produzione poetica di Giovenale è costituita da sedici Saturae (“Satire”) in esametri , raccolte


in cinque libri.

I CONTENUTI DELLE SATURAE

Satira I : Richiamando Lucilio, Giovenale giustifica le sue scelte poetiche . L’osservazione della
realtà corrotta, in cui tutti i valori morali sono sovvertiti, ispira ira e indignatio e induce il poeta a
trattare questi temi. . La ricchezza è un valore condiviso da tutti e genera le azioni più violente . Il
poeta non può tacere , ma prenderà come esempio personaggi morti perché è troppo pericoloso
parlare di persone ancora in vita.

Satira II: Laronia biasima i vizi degli uomini, in particolare l’omosessualità. Che assume nel
mondo del tempo forme e proporzioni muostrose , ed è indegna dei Romani che hanno conquistato
il mondo.

Satira III: Contiene l’addio del poeta all’amico Umbricio, che fugge da Roma per allontanarsi da
una metropoli caotica , in cui gli Orientali hanno imposto i loro depravati modelli di compotamento
e la condizione di cliens è la più diffusa. Inoltre la vita in città è diventata pericolosa per la
violenza , i rumori, gli incidenti.

Satira IV:Nell’Adriatico è stato pescato un rombo gigantesco, che viene regalato all’imperatore
Domiziano. Costui convoca il senato per decidere come cucinare il pesce: viene decisa la
costruzione di un tegame di grandezza adatta al rombo. La satira mette in luce la pratica delle
delazioni e dei soprusi , nonché l’asservimento e l’abbassamento del ruolo del senato ai tepi di
Domiziano.

Satira V: Oggetto della satira è la condizione di clientilismo: un cliens invitato a cena dal suo
patronus viene sottoposto a una serie di umiliazioni anche da parte dei servi ed è costretto a
mangiare cibo di pessima qualità.
Satira VI : È la celeberrima satira contro le donne. La Pudizia ha abbandonato la terra alla fine
dell’età dell’oro. Il poeta cerca di convincere Postumo dell’inopportunità di prender moglie ora che
le donne hanno perso la moralità e sono rotte a ogni vizio. C’è anche al descrizione del campionario
di donne che assumono atteggiamenti vari, ma tutti deplorevoli: l’intellettuale, quella che ama gli
spettacoli, la nobile ricca che umilia il marito, la donna raffinata. Le donne sono pronte anche ad
uccidere i propri figli e figliastri per rimanere uniche eredi dei loro mariti, tutto ciò è dettato
dall’avidità e dalla malvagità.

Satira VII:I poeti, come gli intellettuali, sono vittime della miseria , non godono di alcuna
protezione e devono ricorrere a espedienti per tirare avanti.

Satira VIII : La nobilitas è ormai del tutto decaduta a causa del comportamento biasimevole . La
vera nobiltà è quella dell’animo, che si manifesta in una condotta lodevole , per esempio Catilina
era nobile ma scellerato , invece Mario e Cicerone erano homines novi ma onesti.

Satira IX: Protagonista è Nèvolo , che si lamenta per essere satto mal ripagato dal suo patronus, pur
avendo sempre soddisfatto le manie sessuali sue e di sua moglie . Prega i Lari perché gli facciano
trovare l’opportunità di prestare “onesto” servizio.

Satira X : Poiché gli uomini non sanno quale sia il vero bene , è meglio lasciar decidere agli dei e
limitarsi a chiedere loro la salute e l’assenza di desiderio , mentre gli uomini sono portati a chiedere
la ricchezza e il potere che però non danno la felicità sperata.

Satira XI: Ci vuole moderazione anche a tavola. Il poeta invita a cena Persico e gli offre cibi
semplici in un ambiente sobrio e lo diletta con la lettura dei versi di Omero e di Virgilio . Tutto è
conforme ai gusti e alle possibilità del poeta.

Satira XII: Calvino si lamenta perché è stato truffato da un conoscente che non gli restituisce dei
soldi. Mapurtroppo lo spergiuro è diffusi, perché non si crede negli dèi o perché si spera che questi
puniscano tardivamente o perdonino. Non busogna neanche cercare vendetta, perché i delinquenti
sono tormentati dai rimorsi , anche se non riescono a uscire dalla spirale di violenza in cui sono
entrati.

Satira XIV: I geitori devono educare i figli secondo sani principi per poter migliorare la società.
Ma non è l’avarizia che bisogna inculcare , ma la parsimonia, che era una virtù dell’antica Roma e
che , ormai scomparsa , ha lasciato il posto all’ansia di ricchezza da cui si genera il delitto .

Satira XV : Spunto della satira è un episodio di cannibalismo verificatosi in Egitto dove, durante
uno scontro fra gli abitanti di Ombi e Tentira , un Tentirita è stato mangiato dai nemici. Gli Egiziani
sono stati spinti dalla rabies, che ormai è propria degli uomini , mentre tra le bestie domina la
concordia.

Satira XVI: Oggetto della satira sono i vantaggi della vita militare, che offre impunità e ricchezza.

La prima satira contiene i motivi che hanno spinto Giovenale a praticare questo genere poetico : egli
ha intenzione di opporsi alla letteratura contemporanea , che appare ridicola e vuota nella sua vuota
e stanca riproposta di intrecci mitologici noiosi e arcinoti, che poco possono incidere su una società
corrotta e depravata. Decisamente meglio è secondo il poeta rivolgere lo sguardo alla realtà della
vita quotidiana. Tale rappresentazione ha i caratteri dell’indignatio cheobbliga a scegliere il genere
satirico come il più adatto, infatti la satira viene identificata come la forma poetica più adatta a
rappresentare il furioso disgusto del poeta . I poeti più vicini a Giovenale sembrano Marziale e
Persio. Accumuna Marziale a Giovenale il gusto descrittivo di un’umanità alla deriva e di una
galleria di personaggi squallidi e grotteschi(ubriaconi, cacciatori di eredità, aristocati
decaduti , ipocriti, adulteri , vanitosi, taccagni e depravati) ma, mentre Marziale tende al
divertimento fine a se stesso , Giovenale manifesta sdegno. Con Persio Giovenale condivide la
tensione narrativa , la protesta astiosa , il gusto per l’invettiva, la convinzione che la poesia non
basterà a salvare l’uomo dalla corruzione. Giovenale, inoltre, rompe i legami con la tradizione
satirica precedente, rifiuta la tradizione diatribica, che invitava al distacco dalle cose materiali e
smaschera l’ipocrisia che vede insita in questa posizione. L’indignatio del poeta esprime di fatto il
risentimento di chi non ha saputo integrarsi nella mentalità corrente e sottolinea il capovolgimento
dei valori tradizionali. Conseguenza di ciò è laudatio temporis acti , ossia l’esaltazione del passato
che rispettava i valori del mos maiorum, che costituiva le fondamenta dello Stato Romano. La
settima satira, è un affresco desolato della condizione in cui sono costretti i poeti del suo tempo :
ridotti al rango dei clientes, devono andare continuamente in cerca di patroni che li strappino
dall’indigenza, e perfino l’imperatore è ormai paragonabile a un patrono , che concede i suoi favori
ai giovani artisti in cambio di adulazioni e riconoscimenti tangibii. La critica coinvolge anche gli
ambienti frequentati dai poeti del tempo . Giovenale porta l’esempio delle sale di recitazione
gestite dai ricchi avari che non fanno nulla per alleviare le condizioni degli artisti , i quali a loro
volta, troopo preoccupati di guadagnare di che vivere, non hanno tempo e forze per comporre opere
di alta dignità letteraria, dunque da tutto ciò dipende la decadenza delle lettere. Dal momento che
il passato non può più tornare , Giovenale confida nella realizzazione di un’evasione nello spazio ,
vedendola possibile nella provincia italica e si proietta in un”altrove” in cui vigono i valori
dell’industria e della parsimonia.[APPUNTI: Vi è un occhio attento nei confronti dell'aristocrazia
che stava vivendo un periodo di declino mentre i parvenu stavano compiendo una scalata sociale. In
lui vi è un forte tradizionalismo visto che non vedeva di buon occhio l'ascesa sociale dei
parvenu,come Petronio. È un passatista,con un forte rimpianto del passato e rammarico per il
distacco della società dal mos maiorum, un po' come Plinio il Vecchio.Descrive una società alla
deriva,una deriva sociale accompagnata da una deriva culturale.I poeti venivano ingaggiati dalle
famiglie più potenti instaurando la condizione di poeta cliente,una condizione a cui andava contro
Giovenale. Venivano umiliati personalmente e culturalmente perché venivano obbligati a comporre
delle opere che non preferivano. Vi è una degradazione sociale e culturale.Di fronte a questa deriva
sociale e culturale il poeta denuncia la realtà del qui e ora]. Se il rimedio a una vita umiliante è
fuggire da Roma , la meta prospettata da Giovenale non è mai costituita da terre lontane ( spesso
oggetto degli striali del poeta è Roma) . Egli si limita a considerare come rifugio ideale i municipi
italici , anche perché nei confronti delle culture straniere mostra un acceso disprezzo. Convinto
che nessun modello positivo possa essere i portato da fuori Italia, accusa semmai i costumi esteri, in
particolare quelli orientali di aver contribuito alla contaminazione di cui Roma soffre.Città suo
malgrado cosmopolita, Roma offriva ai tempi del poeta uno spaccato delle etnie e delle culture di
tutto il mondo allora conosciuto. L'antica e gloriosa Roma di Romolo si era trasformata in una
metropoli piena di fore stranieri, per lo più Graeculi, vale a dire immigrati orientali (non solo
Greci), chee vano invaso la capitale. Si trattava di persone tuttofare, abili e dinamiche, un po'
ruffiane e pronte a tutto pur di sbarcare il lunario. Di loro Giovenale scrive natio comoeda est ("è
davvero un popolo di commedianti").Nei confronti di tutti costoro a dominare è una logica di
pregiudizio: gli stranieri non hanno il diritto di essere giudicati in base agi atti compiuti
individualmente, ma sono accomunati automaticamente al gruppo a cui appartengono. La posizione
tradizionalista spinge Giovenale non solo a mostrarsi ostile verso gl stranieri, ma anche a
sottolineare i loro costumi aberranti. É quanto succede nella quindicesima satira, in cui si liquidano
come mostruose le abitudini alimentariere religiose degli Egizi. Per dimostrarlo, oltre a sottolineare
delle credenze deviate di quel popolo, che considera divini animali e piante, il poeta porta un caso
di cannibalismo.[APPUNTI: Roma gli appariva una città caotica e caratterizzata da uno squallore
morale. Questa scontentezza lo porta a vagheggiare verso le provincie per ritrovare i valori arcaici
di un mondo incontaminato a differenza di Roma.In tutte le epoche i poeti quando non sono
contenti della realtà contingente vagheggiano (il mito dell'Ellade=la ricerca di un altro ove). La
provincia è l'unica soluzione per andare a ritrovare quei valori arcaici di un paese contaminato,
perché lì ancora la società non si è inquinata come era successo a Roma.Non c'è esotismo ,parla
della provincia Romana. Come abbiamo visto in Plinio il Vecchio, i popoli lontani da Roma
venivano associati alla negatività facendo trasparire un atteggiamento di xenofobia che ritroviamo
in Giovenale,il quale si mostra sprezzante nei confronti delle culture straniere e che aveva dei
pregiudizi,visto che a Roma vi erano degli immigrati (greculi,forestieri che avevano invaso la
capitale). Gli immigrati li definisce un popolo di commedianti. Quindi vi è una logica di
pregiudizio. I pregiudizi provenivano dal fatto che Roma era invasa da altre popolazioni straniere ,
tutto fare, vivevano da espedienti e questi li rendeva personaggi da cui prendere le distante nei
confronti dei Romani. Definisce l'Egitto stolto(espressione di demerito)]. Anche la donna viene
attaccata nei versi di Giovenale. Si parla di misoginia . Il poeta se la prende soprattutto con le
donne emancipate , personificazione della corruzione morale che egli vedeva costantemente
presente a Roma, con quelle che si danno arie da intellettuali e con le donne ricche e ingioiellite . Le
sedicenni intellettuali sono descritte con sforzante ironia : parlano in continuazione , si lanciano in
giudizi su questo e su quel poeta e mettono a disagio chiunque sieda al loro fianco. Il poeta non
accetta il fatto che le donne assumano ruoli a suo dire maschili: l’erudizione, la cultura, la capacità
di critica letteraria erano ambiti di stretta competenza dei maschi e le donne che li ivadeanofinivano
per imitare grottescamente gli atteggiamenti degli uomini. La critic del poeta , però , coinvolge
anche atteggiamenti tipici del mondo femminile , come quelli delle signore che ostentano gioielli
e ricchezze sono disgustosamente e ridicolmnte imbellate. Il poeta ritrae le donne con immagini
paradossali e con espressioni iperboliche come “mandria di asine” .[APPUNTI: La donna è un
bersaglio dei suoi attacchi veementi e polemici. Prende di mira soprattutto le donne colte dall'aria
sofisticata, che si interessano delle faccende politiche. Le presenta con delle caricature definendole
mandrie di asine].

LO STILE

Lo stile delle satire è adeguato ai toni indignati, ed è caratterizzato da una tensione esasperata , che
ha lo scopo di amplificare l’indignatio e mira a suscitare disgusto e condanna nel lettore . Quanto
più bassa è la materia trattata, tanto più lo stile si avvicina ai toni solenni della tragedia e dell’epica,
con lo scopo di far risaltare il vizio da condannare. Anche il lessico tende a mescolare aulico e
plebeo, osceno e sublime ; l’uso dell’invettiva , la ripetitività e il tono declamatorio fanno supporre
l’influsso delle scuole di retorica. [APPUNTI: Toni solenni,esasperati,enfatici, c'è una costruzione
iperbolica.Tende alla deformazione. A questi toni un po' esagerati,esasperati e forti, corrisponde
uno stile variegato e caratterizzato dall'amplificazione dell'indignatio e da un lessico aulico e
plebeo. Vi è una e propria invettiva con intento moralistico. Fu apprezzato per i toni moralistici
dell'opera].

LA FORTUNA

Ignorato dai contemporanei, Giovenale tornò in auge nel IV secolo presso grammatici e
cristiani, che ne ammirarono i toni moralistici, e in generale nel Medioevo. Boccaccio lo tenne
presente nella composizione del Corbaccio , infatti trasse spunto dalla sua misoginia per la
composizione del Corbaccio . Influenzó tutto il filone satirico-moralista della letteratura fino
all'Ottocento, quando la sua figura fu ridimensionata.[APPUNTI: Non fu molto apprezzato dai suoi
contemporanei.La descrizione femminile di Boccaccio prende spunto da Giovenale].

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