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DOMANDE POSSIBILI DI DIRITTO DELLA COMUNICAZIONE (13/1/2020)

• LE FORME DI STATO: Lo Stato è un ordinamento giuridico politico (cioè a fini generali) che
esercita il potere sovrano su un determinato territorio e sui soggetti a esso appartenenti. Ha il
monopolio legale dell’uso della forza fisica e armata. Si distinguono diverse forme di Stato e
sono:

• Stato patrimoniale (feudalesimo): il potere è di natura privatistica, il titolare del potere rivendica
come facenti parte del proprio patrimonio le terre assoggettate al suo potere e gli uomini che le
coltivano. Manca il carattere della politicità: non si prefigge il raggiungimento di interessi
generali, ma solo la difesa di interessi di carattere patrimoniale e privatistico

• Stato assoluto (comuni, principati e signorie): l’ordine sociale è fondato sul principio della
potestà assoluta sovrana e della gerarchia. Il sovrano si eleva sulla collettività, escludendo
qualsiasi frazionamento dei poteri

• Stato di polizia (monarchie illuminate tardo ‘700: il sovrano è sempre più funzionario dello Stato
(è il “primo suddito”). Finalità dello Stato è curare il benessere collettivo, considerato un dovere
del sovrano, concedendo libertà terriera e facendo giustizia amministrativa

• Stato liberale (dall’800): emerge il ceto borghese , la legittimazione del potere statale si basa
sulla derivatività dei cittadini, ora liberi

• Stato democratico: Nello Stato democratico la sovranità è del popolo ed essa democrazia può
manifestarsi come: democrazia diretta (in cui i cittadini partecipano alle scelte dello Stato
mediante votazione diretta, come referendum o plebiscito) e democrazia rappresentativa (i
cittadini eleggono i loro rappresentanti e sono questi ad adottare le necessarie decisioni
nell’ambito delle assemblee rappresentative). Esistono forme di compromesso tra le due opzioni

• IL PARLAMENTO: ORGANIZZAZIONE E FUNZIONI: Il Parlamento è l’organo che detiene il


potere legislativo all’interno dell’ordinamento italiano. È composto da due assemblee: la
Camera dei Deputati (630 membri) e il Senato (315 membri eletti, a cui si aggiungono i
Senatori a Vita, ovvero gli ex Presidenti della repubblica, che possono scegliere a loro volta fino
a ulteriori 5 Senatori). Ogni camera elegge un suo Presidente: il Presidente della Camera e il
Presidente del Senato, i quali hanno funzioni diverse dagli altri deputati e senatori. Infatti essi
non lavorano sui testi legislativi, non partecipano alle votazioni e non prendono parte alle
discussioni: il loro incarico si concentra sul dirigere e organizzare le attività della rispettiva
Assemblea, tutelando i diritti di ogni Parlamentare e di ogni Gruppo Parlamentare (insieme di
Parlamentari appartenenti allo stesso Partito Politico). Oltre al potere legislativo, il Parlamento
assolve altre funzioni: elegge il Capo dello Stato, elegge 5 dei giudici della Corte Costituzionale
e controlla le attività del governo (attraverso le interrogazioni).

• IL RAPPORTO DI FIDUCIA TRA PARLAMENTO E GOVERNO: Parlamento e governo sono legati


tra loro da un rapporto di fiducia: prima di iniziare la sua attività, ogni Governo deve ottenere
la fiducia del Parlamento, che decide se accordargliela o meno attraverso la votazione per
appello nominale di una mozione motivata di fiducia, sulla base del programma comunicato alle
Camere. Spetta al Presidente della Repubblica, sentiti i Presidenti delle Camere, scioglierle
anticipatamente e indire nuove elezioni e ciò può accadere quando le Camere non riescono ad
esprimere una maggioranza in grado di sostenere un Governo. I deputati e i senatori possono in
ogni momento presentare una mozione motivata di sfiducia nei confronti del Governo o di un
singolo Ministro e deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti di una delle due
Camere e non può essere discussa prima di tre giorni dalla presentazione. Da parte sua il
governo è invece, nel parlamento, motore e co-protagonista della produzione legislativa.

• PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA: RUOLO E FUNZIONI: Rappresenta l’unità nazionale e


funge da intermediario tra parlamento (leg.), governo (es.) e magistratura (giu.). Egli viene eletto
dal Parlamento in seduta comune (art. 83): nelle prime due votazioni si deve trovare una
maggioranza dei 2/3, dalla terza in poi basta la maggioranza semplice. Resta in carica per 7
anni, può essere rieletto e il suo ruolo è incompatibile con altre cariche politiche. Inoltre deve
avere 50 anni, essere cittadino italiano e poter godere dei diritti civivli e politici. Il Presidente
della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne
che per due forme di responsabilità penale specifica, giudicate dalla corte costituzionale:

• Attentato alla costituzione: azioni che mettono a repentaglio il normale ordine costituzionale del
paese

• Alto tradimento: anch’esso mina l’ordine del paese in favore di un altro

È parte attiva nel corso della formazione di un nuovo governo, in quanto è il presidente della
repubblica a conferire la fiducia al neogoverno. Promulga le leggi ed emana i decreti aventi valore
di legge e i regolamenti. Le funzioni principali alle quali egli adempie sono: indire il referendum
popolare nei casi previsti dalla Costituzione; nominare i funzionari dello Stato; accreditare e
ricevere i rappresentanti diplomatici; ratificare i trattati internazionali, previa, quando occorra,
l'autorizzazione delle Camere; avere il comando delle Forze armate, presiedere il Consiglio
supremo di difesa costituito secondo la legge, dichiarare lo stato di guerra deliberato dalle
Camere, presiedere il Consiglio superiore della magistratura; concedere grazia e commutare le
pene e conferire le onorificenze della Repubblica.

• CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA (CSM): COMPOSIZIONE E FUNZIONI: è


l’organo con cui la magistratura si autogoverna. È costituito da 27 membri, che si
differenziano in membri di diritto (3) e membri elettivi (24): i primi sono Presidente della
Repubblica (che lo presiede), Primo presentente della Corte di Cassazione e Procuratore
Generale della Corte di Cassazione; mentre i secondi sono per 2/3 eletti dai magistrati e 1/3 dal
parlamento. Le funzioni del CSM sono provvedimenti disciplinari, assunzioni, trasferimenti,
assegnazioni, promozioni riguardanti il sistema della magistratura.

• COME SI FORMA IL GOVERNO: La formazione del Governo è un procedimento disciplinato


dagli articoli 92, 93 e 94 della Costituzione. Innanzitutto vi è una fase preparatoria, in cui Il
Presidente deve individuare il potenziale Presidente del Consiglio in grado di formare un
governo che possa ottenere la fiducia della maggioranza dei membri del Parlamento. In questa
fase preliminare, il Presidente consulta i Presidenti delle Camere, gli ex Presidenti della
Repubblica e le delegazioni politiche. In seguito, come stabilito dall’art. 92, “il Presidente della
Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri”: al
nominato viene affidato il compito di formare, seguendo le indicazioni dei gruppi di
maggioranza, un governo in grado di ottenere la fiducia del Parlamento, e tale incarico viene
conferito in forma orale. Dopo tale avvenimento, il Presidente della Repubblica non può
interferire con le azioni dell’incaricato, né può revocargli il mandato per motivazioni
esclusivamente politiche. L'incaricato, che di norma accetta con riserva, dopo un breve giro di
consultazioni, si reca nuovamente dal capo dello Stato per sciogliere, positivamente o
negativamente, la riserva. L’avvenimento si conclude con l'emanazione di tre tipi di decreti da
parte del Presidente della Repubblica: la nomina del Presidente del Consiglio; la nomina dei
singoli ministri e infine l'accettazione delle dimissioni del Governo uscente. Prima di assumere le
funzioni, il Presidente del Consiglio e i Ministri devono prestare giuramento, rispettando la
formula rituale ben precisa. Infine entro dieci giorni dalla nomina, il nuovo Governo deve
presentarsi davanti a ciascuna delle Camere per ottenere il voto di fiducia, che deve essere
motivato dai gruppi parlamentari e avvenire nella modalità dell’appello nominale, in modo tale
da responsabilizzare la scelta dei votanti.

• CORTE COSTITUZIONALE: FUNZIONI E COMPOSIZIONE: La Corte Costituzionale giudica le


controversie relative alla legittimità delle leggi dal punto di vista della Costituzione. Si
pronuncia inoltre sui conflitti di attribuzione fra i poteri dello Stato e su quelli fra lo Stato le
regioni e fra le regioni stesse. Per garantire la massima neutralità dei suoi componenti, essa è
costituita da 5 membri nominati dal Parlamento, 5 dal Presidente della Repubblica e 5 dalle
magistratura ordinaria e amministrativa, tutti in carica per 9 anni. I membri non possono rivestire
nessun’altra carica o far parte di associazioni politiche. La corte emana sentenze (permanenti) o
ordinanze (momentanee), che possono esprimere un giudizio incidentale (quando la questione
sorge durante un procedimento giudiziario) o principale (quando viene posto come ricorso dallo
Stato o le Regioni). Le decisioni prese dalla Corte sono di tre tipi: di inammissibilità (se alcuni
aspetti non sono soddisfatti), di rigetto (se la questione non risulta fondata) o di accoglimento
(se la Corte dichiara incostituzionale la legge).

• LE FONTI DEL DIRITTO: Le fonti del diritto sono gli atti di produzione normativa dai quali
traggono origine le norme giuridiche, sia esse in forma scritta (atti) e non scritta (fatti). Si
distinguono fonti di produzioni (atti o fatti che modificano l’ordinamento giuridico producendo
norme), fonti sulla produzione (determinate da fatti sociali o naturali considerati idonei a
produrre materia giuridica) e fonti di cognizione (atti che non producono diritto ma si limitano
ad agevolare la conoscenza di norme dell’ordinamento. Gli ordinamenti giuridici moderni sono
caratterizzati dalla pluralità delle fonti, e ciò può confondere non poco il vigore e l’applicazione
delle norme nei singoli Stati. Per questo i rapporti tra le varie fonti sono regolati da due criteri:
criterio gerarchico (quando due norme di due fonti diverse sono in contrasto tra loro, tra loro
prevale la norma dell’ordinamento superiore) e criterio cronologico (quando due norme dello
stesso tipo di fonte sono in contrasto tra loro, prevale quella più recente). L’ordinamento italiano
accoglie una pluralità di fonti del diritto, a causa anche del moltiplicarsi in questi decenni dei
centri di produzione di tali atti e si possono distinguere in ordine gerarchico: costituzione, fonti
dell’Unione europea, fonti statali, fonti regionali, fonti locali e le fonti esterne.

• GLI INTERVENTI DIRETTI DI SOSTEGNO ALLO SPETTACOLO: Gli interventi di sostegno diretto
sono tutte le attività svolte in prima persona degli apparati amministrativi nei vari settori, in
questo caso dello spettacolo e del cinema. Si distinguono due modelli di intervento da parte
dello Stato: la prima vede lo Stato astenersi dall’intervenire, permettendo il libero mercato; la
seconda vede lo Stato intervenire attraverso enti pubblici, in modo da sostenere e proteggere le
attività culturali del paese. L’Italia segue il secondo modello di intervento, come nella maggior
perte dell’Europa, e nel corso degli anni lo Stato italiano ha applicato molteplici provvedimenti in
questo senso. A partire dagli anni ’30, in cui sono state varate leggi a favore della promozione
e il controllo dello spettacolo, in linea con i principi guida del regime fascista, al comando in
quel periodo, dettati attraverso il Minculpop (Ministero della cultura popolare): vengono creati
gli enti lirici, che si pongono l’obiettivo di collegare i vari teatri con il Governo, con conseguente
possibilità di controllo maggiore da parte di quest’ultimo. Con lo stesso obiettivo vengono
istituiti EIST, ETI e INDA e viene inoltre fondata l’Accademia di Arte Drammatica. Per il cinema è
importante ricordare la nascita dell’istituto Luce, con scopi propagandistici, e la costruzione di
Cinecittà. Nel 1944 il Minculpop viene soppresso, ma alcuni provvedimenti come ad esempio
gli enti lirici e Cinecittà rimasero “intatti”, privati della loro funzione di controllo culturale e
politico. Per alcuni decenni spettacolo e cultura popolare rivestono un ruolo marginale nel
panorama politico italiano, fino al 1975, ovvero quando viene istituito il Ministero per i beni
culturali e ambientali da Giovanni Spadolini, che nel corso degli anni cambiò ulteriormente
forma fino ad assumere la denominazione attuale di Ministero dei beni e delle attività culturali e
del turismo.

• DIRITTO ALLA RISERVATEZZA: Il diritto alla riservatezza riceve nel nostro ordinamento una
tutela ampia, anche se piuttosto frammentata, sia dalla Costituzione (in particolare dagli articoli
2, 13, 14, 15, 21), sia dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e da numerose
leggi ordinarie. La tutela del diritto alla riservatezza si pone in contrasto con il diritto di
manifestazione del pensiero (art. 21 Cost.), che comprende la facoltà di cronaca e di critica,
ed è quindi necessario individuare un limite entro quale è possibile operare la tutela della
riservatezza. Alcune condizioni che consentono la divulgazione di informazioni sono la
notorietà pubblica della persona, l’interesse della pubblica autorità a svolgere indagini di polizia
e ovviamente il consenso dell’interessato. Il diritto alla riservatezza si collega al diritto all’identità
personale, che tutela le persone dall’attribuzione di idee o fatti (non per forza negativi) che non
corrispondono al vero. Tuttavia il diritto alla riservatezza del minore prevale sul diritto di cronaca,
salvo che non ricorra l’utilità sociale della notizia: in questo caso quindi l’unico limite che
sussiste è quello del pubblico interesse. Negli ultimi anni, in riferimento al diritto alla
riservatezza, si è posto il problema delle banche dati, ovvero la raccolta e la gestione di
informazioni nella rete. Ciò ha portato a diversi interventi normativi, fra cui il D. Lgs. 196/2003:
quest’ultimo definisce alcuni strumenti di tutela, fra cui: riconoscimento del diritto di ottenere la
conferma dell’esistenza o meno di dati personali; diritto di ottenere l’aggiornamento, la
rettificazione, l’integrazione o anche la cancellazione dei dati trattati; del diritto di opporsi in
tutto o in parte al trattamento dei dati. Sono previsti inoltre un garante per la tutela dei dati
personali e la possibilità di ottenere un risarcimento dei danni per effetto del trattamento dei
dati personali. Particolare attenzione viene posta ai dati sensibili, ovvero i dati personali idonei
a rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le
opinioni politiche, l’adesione a partiti, sindacati, associazioni o organizzazioni a carattere
religioso, filosofico, politico o sindacale, nonché i dati personali idonei a rivelare lo stato di
salute e la vita sessuale. Il trattamento di questa speciale categoria di dati deve essere
accettato dall’interessato tramite consenso scritto e autorizzato dal garante.

• CONCETTO DI OSCENO: Dell’osceno codice civile e penale hanno una definizione diversa:
secondo il primo l’attenzione è posta sul singolo (“attenzione al pudore individuale di ogni
singolo cittadino”), mentre per il secondo è più generale e lo definisce come “attenzione al
pudore medio”. In tutti i modi si configura come l’opposto del buon costume ed è un concetto
volutamente vago, in quanto si differenzia a seconda del contesto: un giudice americano, a
questo proposito disse: “io non so cosa è l’osceno, ma quando è presente lo riconosco”.
Ciò che è certo è che il concetto di osceno si applica solo agli atti pubblici, in quanto esso, per
non “colpire” la collettività o terze parti non consenzienti, deve per forza di cose essere
esplicito. In genere la concezione di osceno varia a seconda del contesto, tuttavia il livello di
tollerabilità si abbassa notevolmente se tra le parti coinvolte vi sono dei minori. Infine il
messaggio artistico ha una sua indipendenza, perché ha un codice proprio, che può utilizzare
l’osceno per i suoi fini.

• IL DECALOGO DEI GIORNALISTI: Il decalogo di giornalisti, compreso nella “sentenza


decalogo” della Cassazione del 1984 sui limiti al diritto di cronaca, intende stabilire il punto di
equilibrio tra tutela del diritto di cronaca e tutela della persona. Essa afferma che l'esercizio della
libertà di diffondere alla collettività notizie e commenti è legittimo, e quindi può anche prevalere
sul diritto alla riservatezza, se concorrono le seguenti condizioni:

• Utilità sociale dell’informazione (la notizia deve essere espressione di un interesse pubblico
alla conoscenza)

• Verità dei fatti esposti (corrispondenza tra fatti accaduti e narrati)

• Forma “civile” dell’esposizione dei fatti e della loro valutazione (si riferisce alla forma, non al
contenuto, dell’articolo)

• Attualità delle informazioni diffuse


In particolare a quest’ultima, si lega il diritto all’oblio nelle sue due dimensioni: diritto
dell’individuo al riserbo in relazione a fatti per cui è venuto meno l’interesse pubblico alla
conoscenza e il diritto all’immagine, per cui il soggetto intende non volere più essergli attribuiti
fatti o dichiarazioni che non rispecchiano più l’attuale dimensione sociale e culturale del soggetto.

• ILLECITI SOGGETTIVI SU INTERNET: Gli illeciti soggettivi riconducibili a Internet sono


raggruppati in tre categorie: gli illeciti di Internet; gli illeciti contro Internet e gli illeciti per
mezzo di Internet. In questi tre casi la responsabilità ricade sui fornitori di accesso alla rete,
di servizi e di contenuti online. Queste categorie possono essere distinte tra loro, ma spesso
accade che uno stesso soggetto sia fornitore di più funzioni. Il fornitore (definito “provider”) non
è responsabile per gli illeciti commessi dagli utenti attraverso internet e attraverso i suoi stessi
servizi: lo è nel caso che ne sia a conoscenza e, una volta venutone a conoscenza, non si attiva
per fermare l’illecito o comunque per disabilitare l’accesso al servizio. Il provider non è obbligato
a un controllo generale e preventivo: non è tenuto a cercare sul suo sito fatti o circostanze che
si rivelino attività illecite. Inoltre deve essere fatta una distinzione sul tipo di servizio offerto dal
provider: se il servizio è giudicato volto a realizzare illeciti, il provider del servizio è sempre
responsabile dei danni causati; se invece il servizio viene giudicato lecito, il responsabile è
l’utente che utilizza il servizio e che commette l’illecito (con le limitazioni esposte in precedenza).
Quindi, la responsabilità civile del provider sussiste quando vi sono i seguenti presupposti:
conoscenza dell’attività illecita; possibile beneficio economico diretto e inerzia.

• PROFILO SOGGETTIVO E OGGETTIVO DELL'ART. 21: L’art. 21, tutelante il diritto alla libertà di
manifestazione del pensiero, si costituisce di una dimensione soggettiva e di una oggettiva. La
prima determina quali sono i soggetti tutelati da tale diritto: secondo la costituzione lo sono
“tutti”, senza distinzioni di status sociale e culturale, anche se in realtà vi sono alcuni casi che si
costituiscono come eccezione della normale tutela del diritto di manifestazione del pensiero. Lo
sono ad esempio i soggetti giuridici pubblici, i quali, rappresentando lo Stato, devono
rispecchiarne natura e linee giuda. Altro caso particolare è rappresentato dai membri del
parlamento, i quali possono godere della ”immunità” in merito alla responsabilità delle opinioni
espresse nell’esercizio delle loro funzioni. Infine il caso più emblematico è l’ordine dei
giornalisti, che da sempre è al centro di dibattiti riguardanti il delicato equilibrio tra libertà di
manifestazione del pensiero e la sua violazione. Parlando invece della dimensione oggettiva
dell’art. 21 ci si riferisce al contenuto concreto della legge che, evitando distinzioni nella
modalità di espressione del pensiero, include sotto la sua “ala protettiva” il diritto
all’informazione in generale, comprendendo quindi diritto di cronaca, satira e critica. Tale
articolo inoltre garantisce sia la tutela positiva (idee, opinioni, cronaca…) del diritto, che quella
negativa (diritto di astenersi o del silenzio).

• IL BUON COSTUME: Il buon costume è un concetto che rappresenta l’insieme dei principi
etico-morali condivisi sui quali si basa una società in un’epoca specifica. L’ordinamento
giuridico italiano non definisce in modo inappellabile e oggettivo cosa sia il “buon costume”,
limite degli articoli 21 e 19 della Costituzione, ma lascia libera interpretazione a chi ha il
compito di interpretare, anche se, quando sono coinvolti dei minori, il livello di tolleranza si
abbassa notevolmente. Generalmente, facendo principalmente riferimento al nostro pudore, è
spesso identificato con il suo opposto: l’osceno. A proposito di quest’ultimo, un giudice
americano disse: “io non so cosa è l’osceno, ma quando è presente lo riconosco”. Nella
maggior parte dei casi, l'osceno si collega alla sfera sessuale ed è per questo motivo che esso
viene associato al senso del pudore. Il gesto osceno necessita pubblicità: non deve sussistere
la pubblicità dell’osceno, per non “colpire” la collettività o terze parti con consenzienti. Non si
cura quindi di atti privati. Tuttavia il messaggio artistico ha una sua indipendenza, perché ha un
codice proprio, che può utilizzare l’osceno per i suoi fini.

• DIRITTI MORALI D’AUTORE: I diritti morali d’autore sono i diritti che tutelano la personalità
dell’autore, per come essa si esprime in rapporto all’opera. I diritti compresi sono diritti
irrinunciabili, imprescrittibili e intrasmissibili e sono: diritto di paternità (per essere
riconosciuto come autore effettivo dell’opera, anche in forma anonima o sotto pseudonimo),
diritto all’integrità dell’opera (per opporsi a deformazioni, mutilazioni o modifiche che
pregiudichino l’onore e la reputazione dell’autore), diritto di inedito (per decidere se, quando,
dove e come divulgare o meno) e infine diritto di ritiro dal commercio (per gravi ragioni morali)

• CONNESSIONI E DIFFERENZE DEGLI ARTICOLI 9 E 33: Se si confrontano tra loro gli articoli 9
e 33 della Costituzione, si scopre un’opposizione tra loro: il primo sostiene l’importanza di
un’attività di promozione e tutela della cultura da parte dello Stato; mentre il secondo sancisce
che “l’arte e la scienza sono libere e libere ne è l’insegnamento”. Tali articoli stabiliscono da
un lato l’obbligo di intervento dello Stato, dall’altro un obbligo di astensione dello stesso.
La risposta a tale domanda si trova nell’art. 3 della Costituzione, secondo cui devono essere
sostenute le forme culturali più “fragili” e che dipendono da aiuti esterni per concretizzarsi, in
modo da poter dare a tutte le realtà culturali uguale possibilità di esprimersi, garantendo la
pluralità delle espressioni culturali.

• LIMITI IMPLICITI DELL'ARTICOLO 21: L’art. 21, che sancisce la libertà di manifestazione del
pensiero, presenta sia limiti espliciti (stabiliti dalla Costituzione) che impliciti. Quest’ultimi sono
soggetti al principio del bilanciamento, che porta il giudizio di un caso ad essere frutto di un
bilanciamento tra i diritti presi in causa. Tra i limiti impliciti dell’articolo 21 si distinguono i limiti
riconducibili alla tutela di soggetti o gruppi privati e i limiti riconducibili alla tutela di interessi
di natura pubblica. Tra i primi sono inclusi i limiti derivanti dalla tutela della personalità
dell’individuo, come ad esempio onore e riservatezza. Nel caso dell’onore (inteso come il
complesso di di condizioni da cui deriva il valore sociale della persona), per bilanciare diritto
all’onore e diritto di cronaca bisogna rispettare le seguenti condizioni: utilità sociale della
notizia, verità di essa e continenza o forma civile dell’espressione. Invece per la tutela di
interessi di natura pubblica sono inclusi, da un lato la tutela della sicurezza dello Stato e sul
prestigio del governo, dall’altro i segreti di soggetti privati, riconducibili alla riservatezza, come
ad esempio il segreto professionale.

• FUS: Il FUS (fondo unico per lo spettacolo) è il principale intervento indiretto dello Stato,
creato grazie alla legge 163/1985, nel finanziamento del settore dello spettacolo. Inoltre viene
impiegato per promuovere e sostenere manifestazioni e iniziative di carattere e rilevanza
nazionale in Italia o all’estero. Viene rifinanziato ogni anno con la legge finanziaria, impiegando
meno dell’1% del PIL nazionale, e viene ripartito tra i vari settori con un decreto del Ministero
per i Beni e le Attività Culturali con le seguenti percentuali: 45% alle attività liriche, musicali e
di danza, 25% per le attività cinematografiche, 15% per il teatro infine l’1% per circo e
spettacolo viaggiante.

• ORDINE DEI GIORNALISTI: L’ordine dei giornalisti è stato creato nel 1925, durante quindi il
regime fascista, per esercitare controllo sull'attività di informazione giornalistica. Da un lato si
obbligava chi volesse svolgere la professione giornalistica a iscriversi ad esso, dall'altro si
escludeva chiunque avesse svolto una pubblica attività contraria agli interessi dello Stato. È
tutt’oggi in vigore, anche se privato nel 1963 dagli organi di controllo politico fascisti. Sono
distinti nell’albo giornalisti professionisti e pubblicisti: i primi soddisfano i requisiti di attività
(non deve superare i due anni di inattività) e di esclusività; mentre i secondi non devono
rispettare tali requisiti, ma piuttosto scrivono occasionalmente, magari disponendo già di
un’altra occupazione. All’ordine è conferito il diritto di svolgere tutte le funzioni inerenti alla
disciplina, come iscrizioni modificazioni e sanzioni, con la limitazione deontologica di potere
“agire” esclusivamente nei confronti dei propri iscritti. Oggi è oggetto di critiche, in quanto si
ritiene che esso limiti ai suoi iscritti di rapportarsi liberamente con lo sviluppo dei nuovi
media e delle realtà editoriali che stanno stravolgendo il mondo della comunicazione e
dell’informazione.

• CONFRONTO TRA ARTICOLO 15 E 21: Il primo concerne la libertà e la segretezza della


corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione, mentre il secondo la libertà di
manifestazione del pensiero. La differenza strutturale fra i due non consiste nel contenuto, ma
nella modalità di esprimerlo: la corrispondenza ha carattere personale e riservato, mentre la
comunicazione del pensiero ha carattere diffuso e pubblico. Quindi Mentre l’art. 15 tutela il
diritto di comunicare liberamente con un destinatario specifico, l’art. 21 protegge quello di
comunicare con un numero indeterminato di soggetti. Inoltre la segretezza della
corrispondenza si considera inviolabile e non si applica alla manifestazione del pensiero e,
parallelamente, il limite del buon costume non si applica alla libertà di corrispondenza.

• IL DIRITTO ALL’IMMAGINE: Il diritto all’immagine, legato ai diritti fondamentali che tutelano la


persona, si riferisce alla globale rappresentazione di un individuo agli occhi della collettività,
ovvero l'aspetto fisico percepibile nella sua interezza o anche solo in parte. Trova origine
nell’art. 10 del codice civile e si associa spesso ai concetti di privacy di reputazione, il quale è
distinto in personale (ovvero la propria considerazione di sé) e pubblica (da intendersi come
diritto a essere rappresentato pubblicamente con la propria identità per come realmente è
formata). Tale diritto viene violato sempre più frequentemente in seguito alla comparsa di
internet ed è quinti necessario sapere quali sono le condizioni che escludono l’illecito:
l’autorizzazione da parte della persona ritratta e i casi specifici previsti dalla legge per i quali
non è necessario il consenso. Quest’ultimi comprendono la notorietà del soggetto ritratto
(divulgazione che deve, in ogni caso, rispondere ad esigenze di pubblica informazione),
l’ufficio pubblico ricoperto, necessità di giustizia e l’utilizzo per scopi scientifici, didattici o
culturali. In ognuno di questi casi la divulgazione deve rispondere ad esigenze di pubblica
informazione. La pubblicazione di immagini non è comunque permessa se si tratta di: vittime di
violenza sessuale, salvo che vi consentano; minori coinvolti in un procedimento penale;
persona privata della libertà personale, salvo che vi consenta. La violazione del diritto porta il
responsabile a rispondere per il reato di diffamazione o di trattamento illecito di dati, con
conseguenze sia civili che penali.

• CARATTERI DELLA COSTITUZIONE: La costituzione italiani possiede alcune peculiari


caratteristiche che la differenziano, in parte dalle costituzioni degli altri paesi. Innanzitutto è
scritta: tutte le norme, i diritti, i doveri e l’ordinamento stesso dello Stato sono scritti, senza
essere quindi basati su regole accettate per consuetudine o trasmesse oralmente. Nel Regno
Unito ad esempio la costituzione non è completamente scritta, in quanto fa riferimento da fonti
orali come le convenzioni costituzionali del parlamento e le prerogative reali. Inoltre la
costituzione è lunga, in quanto non si limita ad essere solo un “catalogo” di diritti e doveri:
descrive anche come funzionano le istituzioni dello Stato. Essa è anche rigida perché, essendo
la fonte principale del nostro diritto, dispone di un meccanismo attorno che la protegge molto
complesso e quindi modificarla è difficile. Un’altra caratteristica della Costituzione è quindi
quella di essere aperta, ma non flessibile. È infine programmatica perché si rappresenta un
programma e gli obiettivi che tutte le forze politiche devono sforzarsi di attuare.

• ATTI NORMATIVI AVENTI FORZA LEGGE: Gli atti aventi forza di legge, distinti in decreti legge e
decreti legislativi, sono atti emanati dal Governo (previa abilitazione del parlamento) che, pur
innovando l’ordine normativo vigente (forza attiva) e avendo la capacità di resistere
all’abrogazione (forza passiva), sono soggetti a particolari limitazioni imposti dalle leggi
ordinarie. Il decreto legge viene emanato in caso di necessità e urgenza e deve essere
approvato dal Parlamento entro 60 giorni, altrimenti decade. Il decreto legislativo invece Può
essere adottato solo in seguito a una delega del Parlamento, che specifichi l'oggetto del
decreto, i principi e criteri direttivi da seguire e il termine entro il quale deve essere emanato.

• SOGGETTI TUTELATI DAL DIRITTO D’AUTORE: Il diritto d'autore è il diritto che consente
all'autore di poter disporre in modo esclusivo delle sue opere, rivendicarne la paternità, di
decidere se e quando pubblicarle, di opporsi ad ogni loro modificazione, di autorizzarne o meno
ogni tipo di utilizzazione e di ricevere i relativi compensi, retribuzione dovuta a chi ha creato
un'opera. Per opera si intende il frutto dell'ingegno di una persona. I soggetti tutelati dal diritto
d'autore sono chi organizza e dirige la creazione dell'opera stessa, coloro che ne hanno
acquistato i diritti, chi ha rappresentato o comunque pubblicato un'opera anonima, ai coautori
se l'opera è frutto di una collaborazione, alle amministrazioni statali se le opere create sono
state commissionate e pubblicate sotto il loro nome e a loro spese.

• SIC: Il Sic, ovvero Sistema integrato delle Comunicazioni consiste in un sistema che
comprende i principali settori economici legati ai mass media, fra cui stampa, editoria, radio,
televisione, cinema e pubblicità. Il SiC è stato ridefinito dalla legge n. 112 del 3 maggio 2004,
meglio conosciuta come “legge Gasparri”, in quanto la sempre più evidente convergenza di tali
settori ha reso necessaria la loro aggregazione.

• IL SERVIZIO PUBBLICO DELLA RADIOTELEVISIONE: Con servizio pubblico della


radiotelevisione si definiscono i sistemi nei quali le emittenti radiofoniche e televisive sono
dichiarati essere al servizio della collettività e finanziati in tutto o in parte dallo Stato.
Nonostante la sua natura pubblica e il forte legame con il Governo, il servizio pubblico
radiotelevisivo prevede l’obbligo di assicurare la qualità e il pluralismo dell’informazione,
attraverso varietà dei programmi, adeguata rappresentazione e diffusione della cultura. Esso
deve inoltre monitorare la qualità della propria programmazione e la percezione pubblica della
propria competitività come azienda. In Italia vi è la Rai (Radiotelevisione italiana), finanziata dai
cittadini attraverso il canone e per oltre il 99% in mano allo Stato. Essa ha mantenuto il carattere
pubblico nonostante il referendum che aveva abrogato l’obbligo della totale partecipazione
pubblica. In seguito alla riforma Renzi del 2015, la Rai è gestita da un consiglio
d’amministrazione composto da 7 membri, di cui 2 eletti dalla Camera, 2 dal Senato, 2 dal
Consiglio dei ministri e infine uno designato dai dipendenti Rai. Dispone inoltre di molteplici
canali di comunicazione, disponibili su differenti piattaforme: tv, radio, computer, tablet,
smartphone…

• ANALISI E CONFRONTO DELLE CONDIZIONI DEL LEGITTIMO ESERCIZIO DEL DIRITTO DI


CRONACA, CRITICA E SATIRA: I diritti di cronaca, critica e satira sono accomunati dall’essere
collegati all’art. 21 della Costituzione, che riguarda la libera manifestazione del pensiero. Il
diritto di cronaca tutela la libertà di raccontare fatti e notizie e gode della “clausola di non
punibilità”, garantita dal Codice Penale: essa stabilisce che l’esercizio di un diritto o
adempimento a un dovere imposto da una norma giuridica ne esclude la punibilità. Tuttavia, per
non rendersi colpevoli di diffamazione, chi si avvale del diritto di cronaca deve soddisfare
rigorosamente 4 requisiti: verità della notizia, utilità sociale dell’informazione (deve rispondere
all’interesse pubblico e quindi a un oggettivo interesse), forma civile dell’esposizione (non deve
eccedere lo scopo informativo e non costituirsi come offesa diretta) e attualità della notizia (per
non violare il diritto all’oblio). Il diritto di critica, pur attingendo accesso dall’art. 21, si
differenzia in parte dal quello di cronaca: quest’ultima narra fatti, mentre la critica si basa su
opinioni e giudizi. Deve perciò rispettare il vincolo dell’interesse pubblico e, pur essendo
soggettiva, deve riferirsi a fatti veri e realmente accaduti e seguire il criterio della forma civile
dell’esposizione. Il diritto di satira infine è caratterizzato da limiti ancora più flessibili, poiché
fornisce una visione esagerata e surreale della realtà. Non trae le sue radici esclusivamente
dall’art. 21, ma anche dall’art. 9 (che tutela la promozione e lo sviluppo della cultura) e dal 33
(che sancisce la libertà di arte e scienza), in quanto si considera la critica come forma d’arte.
Tuttavia non può caratterizzarsi come la libertà di insultare qualcuno e perciò si può riferire a
personaggi noti della collettività e rispettare comunque il criterio della forma civile
dell’esposizione.

• LA FUNZIONE DI COMUNICAZIONE NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE: La pubblica


amministrazione si pone l’obiettivo di comunicare in modo chiaro e trasparente con i
cittadini, rendendo pubbliche le informazioni riguardanti le attività normative e amministrative.
La comunicazione trova le sue radici giuridiche nella legge n. 150/2000, che regola le “attività di
informazione e comunicazione delle pubbliche amministrazioni”. Essa distingue comunicazione
esterna e interna delle PA: la prima è rivolta ai cittadini e associazioni e mira a ottimizzare il
loro rapporto con lo Stato, costruendo un canale bidirezionale per verificare il livello di
soddisfazione dell’utente, in modo da adeguare il servizio offerto; la seconda è parallela a quella
esterna, ma è propria del sistema interno delle PA. Il concetto di informazione è distinto,
anche se non in modo netto, da quello di comunicazione e si rivolge ai mass media, come
stampa e televisione, con la funzione di diffondere le informazioni riguardanti le PA e le loro
attività.

• INTERNET, PECULIARITÀ E PROBLEMI: Dalla sua nascita internet ha rivoluzionato


notevolmente il sistema della comunicazione, causando in particolare una sempre maggiore
convergenza tecnologia dei vari media. Il World Wide Web, come suggerisce il nome stesso,
permette alle informazioni di seguire un flusso praticamente illimitato ed essere ricevute da
milioni di utenti, anche contemporaneamente. Altra caratteristica peculiare è la pluralità dei
mezzi con cui vi si può accedere. Mai è stato necessario regolamentare un sistema di
comunicazione così esteso e versatile ed è difficile distinguere i soggetti coinvolti e controllare i
flussi di informazioni da parte delle istituzioni giuridiche. La rete, non disponendo di luoghi fisici,
sovverte le convenzioni spazio/temporali di cui solitamente la legge si occupa: richiede
quindi un particolare sistema giuridico in grado di rispondere alla necessità di tutela dei suoi
utilizzatori. Inoltre lo sviluppo e l’evoluzione continua di internet richiede al sistema giuridico una
costante attenzione e nuova legislazione a riguardo. Una possibile via di uscita da questo
problema può essere quella di immaginare che ciò che succede online debba essere valutato
come se accadesse offline, o per meglio dire nella vita reale: spesso infatti le azioni in rete
producono effetti sul mondo fisico. In questo modo è possibile trovare un’ancora a cui
agganciare l’ “anarchia” del media.

• PRINCIPI GIURIDICI DELL’INTERVISTA: L’intervista fa riferimento al diritto di cronaca,tutelato


dalla Costituzione, ma si costituisce come caso particolare, in quanto l’applicazione dei
quattro criteri del decalogo dei giornalisti risulta particolarmente difficile. Nel corso degli anni
sono stati sviluppati quattro diversi orientamenti riguardo l’obbligo dei giornalisti di non ledere
l’onore e la reputazione dei soggetti intervistati: il primo sostiene che il giornalista è obbligato a
rispettare fedelmente l’esatto contenuto delle dichiarazioni dell’intervistato, ma a verificare sia la
loro rispondenza al vero sia la forma civile dell’esposizione; il secondo impone al giornalista di
“pulire” (ma non modificare) l’intervista da potenziali offese, in modo da non trasformare il media
in “cassa di risonanza”; secondo il terzo il giornalista è obbligato a diffondere non solo il
contenuto delle dichiarazioni rilasciate, ma anche le “caratteristiche del soggetto” intervistato ed
è tenuto a rispettare le sue opinioni, anche in termini critici; infine secondo l’ultimo devono
essere distinti i fatti riportati dall’intervistato (da verificare) e le sue opinioni (da non modificare in
sede di redazione dell’articolo). In generale quindi l’intervistatore si pone come soggetto
obiettivo. La Cassazione ha inoltre stabilito che per quanto riguarda le trasmissioni in diretta i
giornalisti devono prima appurare l'affidabilità del soggetto da intervistare.

• CONCETTO DI SERVIZIO UNIVERSALE E LA CONCORRENZA NEL CAMPO DELLE


TELECOMUNICAZIONI: Il servizio universale è l'insieme minimo dei servizi di comunicazioni
elettroniche che deve essere garantito, a livelli qualitativi prestabiliti, a tutti i cittadini. In Italia, nel
caso specifico delle telecomunicazioni, l’operatore con la maggiore quota di mercato
(attualmente Telecom) ha alcuni obblighi a suo carico per consentire la piena partecipazione
di ogni individuo alla vita sociale, politica e culturale del Paese, tra cui la copertura
nazionale della linea telefonica e della rete internet e la fornitura di elenchi telefonici cartacei.
Ogni anno le spese affrontate da tale operatore per adempiere ai suoi obblighi sono rimborsate
dallo Stato. L’operatore designato alla fornitura deve tuttavia rispettare dei livelli minimi di
qualità ed è affidato all’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) il compito di fissare
annualmente gli obiettivi di qualità, con l’intento di migliorare sempre di più il servizio universale.

• AGICOM E CORECOM: La legge Maccanico del 1997, che aveva lo scopo di formulare una
più precisa normativa per il sistema delle comunicazioni, ha introdotto due nuovi organi per
tutelare e rafforzare tale sistema: Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni) e
Corecom (Comitato regionale per le comunicazioni). La prima opera a livello nazionale e ha il
compito di assicurare la corretta concorrenza tra operatori sul mercato delle comunicazioni,
tutelando in questo modo il pluralismo nel sistema. Ha quindi una funzione attiva nel controllo
del mercato delle telecomunicazioni, garantendo a tutti i soggetti coinvolti il mantenimento
dell'integrità e della sicurezza delle reti di comunicazione elettronica. I Corecom, su delega del
Agcom, hanno il compito di garantire il controllo sul sistema delle comunicazioni a livello
regionale. Il suo compito è quello di “schierarsi” a fianco degli utenti, gestendo le controversie
in ambito delle telecomunicazioni: infatti chiunque ritenga che sia stato violato un proprio
diritto o interesse nella materia delle telecomunicazioni, prima di andare in giudizio, deve
innanzitutto attuare un tentativo di conciliazione al Corecom.

• RUOLO DELLO STATO NELLE DISCIPLINE DELLO SPETTACOLO: Lo spettacolo rientra tra le
forme artistiche più espressive e rientra tra i beni culturali tutelati dall’art. 9 (che fa riferimento
alla promozione dello sviluppo della cultura) e l’art. 33 della Costituzione (riguardante la libertà
di arte e scienza). Dunque lo Stato italiano si occupa della promozione e dello sviluppo
dello spettacolo, garantendone la libertà espressiva. Per far ciò esso deve finanziare,
regolare, vigilare e organizzare le varie attività che costituiscono il mondo dello spettacolo, sia a
livello nazionale, che locale. Di particolare rilevanza per il mondo dello spettacolo è l’istituzione
nel 1985 del FUS (Fondo unico per lo spettacolo), che consiste in una somma corrispondente a
poco meno del 1% del PIL nazionale e distribuito secondo percentuali ben precise tra i vari
ambiti dello spettacolo. Dal 2013 fino a oggi è il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del
Turismo (MiBACT) ad occuparsi della tutela del mondo dello spettacolo, insieme a tutte le altre
iniziative riguardanti la cultura in generale.

• PASSAGGI FONDAMENTALI STORIA RADIOTELEVISIONE: La radiotelevisione ha rivoluzionato


non poco il modo di comunicare alle masse, riuscendo a ottenere un numero di ascoltatori che
nessun precedente mass media era mai stato in grado di raggiungere. Nacque in America e
arrivò in Italia qualche decennio dopo, verso la fine degli anni ‘50. Inizialmente in pochi
potevano permettersi l’acquisto di un televisore e l’unico canale trasmesso era fornito dalla Rai
(Radiotelevisione italiana), l’emittente statale nata nel 1952 che tendeva verso il modello,
principalmente europeo, di servizio pubblico. In seguito all’incremento di abbonati degli anni
successivi, “Rai uno” venne affiancato da “Rai due” nei primi anni ’60, raddoppiando il numero
di canali offerti… La programmazione seguiva il modello suggerito dall’emittente inglese BBC,
le cui linee guida sono espresse dallo slogan “informare, educare, intrattenere”.
Parallelamente alla crescita della radiotelevisione vi è l’intervento della legge, che sin dagli albori
del media si occupa di tutelare tutti gli interessati dal servizio. Il monopolio pubblico veniva
giustificato da esigenze tecniche (numero limitato dei canali disponibili) e della affermazione
della garanzia pubblica della oggettività dell’informazione. Inizialmente quindi la Corte si dovette
pronunciare numerose volte per ribadire il concetto di monopolio pubblico, ad esempio nel
celebre caso di Tele Biella del 1971. Negli anni ’70 il boom economico permise a sempre più
Italiani di acquistare la televisione e ciò, assieme al progresso tecnologico (tv via cavo e
trasmissioni a colori), portarono la radiotelevisione ad essere uno dei media più importanti nel
panorama della comunicazione. La legittimità del monopolio pubblico sulla radiotelevisione
venne ulteriormente ribadita dalla Corte nel 1981, nonostante i tentativi dell’imprenditore Silvio
Berlusconi di riunire sotto un unico network (Fininvest) molteplici reti private. Il caos che seguì
l’oscuramento dei canali Fininvest portò lo Stato a concedere, attraverso la legge Mammì del
1990, l’apertura del sistema radiotelevisivo anche alle emittenti private, regolandone l’utilizzo e
dando vita al celebre duopolio Rai-Fininvest. Dopo la prima apertura al pluralismo
radiotelevisivo della legge Mammì seguirono altre riforme, come la legge Gasparri del 2004,
che cercarono di allargare e favorire il mercato della radiotelevisione, in modo da tutelare la
possibilità di tutti di potere manifestare il proprio pensiero (come stabilito dall’art. 21 della
Costituzione). Tuttavia l’ingombrante presenza del duopolio Rai-Fininvest sul mercato rende
estremamente difficile la nascita e l’affermazione di nuove emittenti, problema che ancora oggi
risulta essere di difficile soluzione.

• PLURALISMO TELEVISIVO: Il pluralismo televisivo è da considerarsi fondamentale in uno Stato


democratico come quello italiano: ognuno deve essere in grado di potere dare voce al proprio
pensiero con qualsiasi mezzo. Malgrado ciò, la tendenza alla concentrazione del mercato
televisivo è comune in tutti i paesi. In Italia la concentrazione è ancora più evidente, data la
presenza di due gruppi (Rai e Mediaset) che, osservando i dati di audience e guadagni
pubblicitari, governano il mercato italiano. La forza di tali gruppi non deriva principalmente dalla
molteplice disponibilità di frequenze per la trasmissione, bensì dalla disponibilità a investire
nei contenuti, che richiama audience e pubblicità. Inoltre la presenza “ingombrante” di
questo duopolio e il sistema che negli anni sono riusciti a costruirsi intorno rende difficile
l’ingresso sul mercato di nuovi canali. Numerosi tentativi di riforme e leggi hanno tentato di
modificare tale sistema, come la legge Gasparri del 2004, ma oggi il pluralismo resta ancora
lontano.

• COMMISSIONI PARLAMENTARI: Le commissioni parlamentari sono un organo collegiale che ha


il compito di discutere i disegni di legge prima che essi vengano discussi in Parlamento. Esse
sono 14 legate alla camera e 14 legate al senato, per un totale di 28, ognuna con uno
specifico settore di occupazione, e rispecchiano la proporzione dei gruppi parlamentari
presenti in Parlamento. Quest’organo parlamentare può svolgere diverse funzioni, a seconda
del iter legislativo che il disegno di legge richiede: referente, legislativo, redigente e consultivo.
La sede referente implica la dettagliata analisi del disegno di legge, con lo scopo di preparare il
materiale per le successive discussioni e votazioni. La sede consultiva parta una commissione
ad esprimere un parere su un disegno di legge affidato a un’altra commissione, nel caso che
alcuni aspetti siano di competenza dell’altro organo collegiale. La sede legislativa porta la
commissione a deliberare in maniera definitiva il disegno di legge, senza che quest’ultimo
debba passare per camera e senato. Infine la sede redigente, in cui la commissione, oltre ad
esaminare il disegno, ne vota ogni singolo articolo.

• CLAUSOLA DI COSCIENZA: La clausola di coscienza è una particolare norma contrattuale


nell’ambito giornalistico, che permette al giornalista di potere risolvere il proprio contratto con
conseguente identità di fine rapporto nel caso si verifichino tre circostanze particolari:
cambiamento significativo della linea politica del giornale, situazione incompatibile con la dignità
professionale del giornalista e impegno del giornalista in un altro giornale dell’azienda che causa
perdita della dignità professionale.

• DIFFERENZA TRA ONORE E REPUTAZIONE: Si parla di onore e reputazione a proposito di beni


fondamentali della persona e per entrambi l’offesa prevede un risarcimento da parte del
colpevole. Tuttavia nel caso della diffamazione, legata all’onore, l’applicazione della pena fa
riferimento a codice civile e penale; mentre l’ingiuria, legata alla reputazione, fa riferimento
esclusivamente al codice civile, in quanto depenalizzata da un recente decreto legislativo. Per
entrambe le offese è previsto anche il risarcimento del danno morale e del danno
patrimoniale (nel caso in cui ad esempio un’offesa causi la perdita del lavoro per la vittima) a
vantaggio della vittima. L’ingiuria inoltre, per essere ritenuta tale, prevede la presenza fisica
della vittima dell’offesa, mentre la diffamazione verifica generalmente quando la vittima non è
presente. Una discriminante per ingiuria e diffamazione può essere lo stato di rabbia, che
giustifica in parte parole o frasi potenzialmente punibili, a patto che ciò avvenga come reazione
immediata, come nel durante una discussione. La diffamazione si verifica indipendentemente
dal fatto che la frase incriminata sia veritiera o meno, tranne se è parte di una descrizione
storica della persona trattato (come ad esempio dire che una persona è stata condannata per
omicidio), ma deve essere un’informazione di attuale interesse, in modo da non violare il diritto
all’oblio. Quando una persona viene accusata ingiustamente, davanti a una pubblica autorità, di
ingiuria o diffamazione, si parla di calunnia. Non si tratta di calunnia se una persona denuncia o
querela un’altra senza prove o se ignora come viene interpretata la legge.

• RIFORMA GASPARRI: La legge n. 112/2004, meglio conosciuta come “riforma Gasparri”, ha


ristrutturato il sistema di regolamentazioni delle telecomunicazioni in Italia, seguendo la legge
Meccanico del 1997. Essa ha introdotto molteplici novità per il settore della radiotelevisione, fra
cui limitazioni riguardanti la possibilità di inglobare programmi e la raccolta di risorse
economiche e la fine dell’era dell’analogico (switch-off) entro il 2007, con conseguente
passaggio al digitale terrestre. In particolare il primo punto portò all’introduzione del SiC
(Sistema integrato delle Comunicazioni), a cui fanno riferimento televisione, radio, stampa,
editoria, Internet, cinema e pubblicità. Vengono inoltre rivalutati i soggetti del panorama delle
telecomunicazioni, i quali non possono conseguire, né direttamente, né attraverso soggetti
controllati, ricavi superiori al 20% dei ricavi complessivi del SiC.

• MECCANISMO DI REVISIONE DEL CINEMA: Il meccanismo preventivo di revisione del cinema


è sempre stato al centro di dibattiti, in quanto è difficile trovare equilibrio tra i vari diritti presi in
causa, come ad esempio art. 21 (libertà della manifestazione del pensiero), 9 (promozione e
tutela del patrimonio artistico e culturale) e 33 (libertà di arte e scienza). Inoltre è forte l’interesse
di proteggere i minori da possibili pericoli per la loro sensibilità. Lo Stato si è sempre
preoccupato di intervenire sulle rappresentazioni pubbliche, in particolare durante il fascismo:
la censura venne potenziata per istruire le folle ai valori del regime, a tal punto che venne
istituita una specifica Direzione generale per la cinematografia. Venne introdotta la possibilità di
sottoporre a revisione ogni fase della realizzazione del film, non soltanto al termine, con la
possibilità anche di interrompere le riprese, se necessario. Oggi il controllo ha perso la sua
funzione di controllo politico, tuttavia le opere cinematografiche devono comunque ottenere
dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo (MiBACT) il “nulla osta”, che
consente la proiezione in pubblico dei film. Inizialmente il controllo si estendeva anche alle
opere teatrali, ma esso era più leggero per quest’ultime, in quanto prevedeva solamente la
possibilità di vietare la visione ai minori di 18 anni. Nel 1998 venne abrogato il controllo
teatrale e mantenuto esclusivamente quello del cinema. Ogni commissione di censura è
composta da un presidente (un magistrato o un docente di diritto), due esponenti della
categoria (come produttori o distributori), due rappresentanti delle associazioni per i diritti
dei minori, due esperti di cultura cinematografica e uno psicologo. Centrale, come per l’art.
21. della Costituzione, è il concetto di “buon costume”: un film, per essere distribuito al
pubblico, non deve infatti offendere il buon costume, che ha caratteristiche variabili a seconda
del contesto culturale e sociale. La sua mutevolezza è esemplificato dal caso da Arancia
Meccanica, censurato in Italia nel 1975, per poi essere nuovamente riabilitato nel 1999.

•IL VOTO:

•Libero (non può essere manipolato)

•Segreto (garantito dalla costituzione, non posso essere costretto a rivelare il mio voto)

•Uguale (ciascun voto ha lo stesso valore)

•Personale (ognuno di noi deve esprimere il voto di persone, a meno di particolari situazioni
come la malattia)

Ognuno ha il diritto di votare ed essere votato, con le limitazioni legate all’età e alla legalità

CARATTERI DELLA NORMA GIURIDICA


• Generalità: applicabile a tutti coloro che si trovino nella situazione disciplinata dalla norma

• Astrattezza: esprime una volontà preliminare e disciplina situazioni che potranno verificarsi

• Novità: deve innovare l’ordinamento, o disciplinando situazioni prima non considerate, o


modificando una precedente disciplina

• Esteriorità: oggetto della sua disciplina è l’azione esterna del soggetto (il suo agire)

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