Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Adorare Il Padre in Spirito e Verità (GV 4, 20-26) Università Gregoriana Roma
Adorare Il Padre in Spirito e Verità (GV 4, 20-26) Università Gregoriana Roma
VERITÀ
Gv 4,20-26
PONTIFICIA UNIVERSITÀ GREGORIANA
FACOLTÀ DI TEOLOGIA
DIPARTIMENTO DI TEOLOGIA BIBLICA
———————————————————————
Gv 4,20-26
Roma 2020
INTRODUZIONE
1. Struttura
1.1 Struttura generale del Vangelo
La seguente divisione è suggerita dal Vangelo stesso:
1
W. EGGER, Metodologia, 56.
CAP. I: CARATTERIZZAZIONE DEL TESTO 7
0
R. E., BROWN, The Gospel according to John, 138-139.
0
Ibid, 139.
8 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
il suo discorso dà una base reale a ciò che si afferma: così arriva il
momento della glorificazione di Gesù, la sua ora (13,1; 17,1). Chi
riconosce nel corpo segnato dalla morte il Signore vivente sarà benedetto; e
per questo non c'è bisogno di mani che tocchino, ma di fede che vede
(20,29).
2. Contesto letterario
Dopo questa proposta di struttura passiamo adesso a studiare il contesto
letterario di Gv 4,20-26. Proponiamo seguire un contesto a tre livelli:
contesto immediato, contesto prossimo e contesto remoto. Questo permette
sottolineare il significato del testo studiato dentro del suo collocamento
all'interno di una particolare struttura, ma soprattutto evidenziare la
connessione tematica con il contesto prossimo, remoto e immediato.
Pertanto, esamineremo il testo (4,20-26) all’interno delle strutture proposte
più sopra per il vangelo giovanneo.
2.1 Contesto immediato
Il contesto immediato fa riferimento a quello che viene immediatamente
dopo e prima di un brano studiato. L’obbiettivo è mettere Gv 4,20-26 in
relazione con quello che lo circonda, perché solo in questa maniera viene
alla luce il senso del testo. Gv 4,20-26 lo si trova nella terza parte del
dialogo di Gesù con la Samaritana, che si trova nel libro dei segni.
L’argomento del dialogo di Gesù con la Samaritana è la rivelazione
0
G. R., BEASLEY-MURRAY, John, 91-92.
CAP. I: CARATTERIZZAZIONE DEL TESTO 9
a) Vv. 7-15: Gesù si rivela come colui che dona l’acqua viva;
b) Vv. 16-19: Gesù si mostra profeta;
c) Vv. 20-26: Gesù annunzia il culto nuovo dei tempi messianici e si rivela
come Messia.0
0
B. JOJKO, Su questo monte o a Gerusalemme?, 200.
12 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
M. THEOBALD, 2Kön 17,24-41 als Prätext des Gesprächs Jesu mit der Samaritanerin
(Joh 4,4-26), 161-163.
0
B. JOJKO, Su questo monte o a Gerusalemme?, 33.
16 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
costruiscono il suo proprio tempo sul monte Garizim (388 a.C.), distrutto
dai Giudei (128 a.C.).0
A questo punto è anche importante considerare che l’idea di infedeltà del
popolo di Samaria corrisponderebbe con una religiosità incompleta, che
non si era sviluppata del tutto, che non era arrivata a una rivelazione più
completa a causa della sua accettazione solamente dei primi cinque libri
della Bibbia.
Allora: dove si celebra il vero culto di Dio? Dove adoriamo Dio in
verità? proskune,w è la parola-guida di questa domanda, una parola che
significa adorazione e che si trova copiosamente tanto in Gv 4,20-26
quanto in 2Re 17,24-41: proskune,w già si trova in 2Re 17,24-41 con lo
stesso significato è legata al tema del sincretismo e della monolatria, e
dunque anche a Yahweh.
In un secondo luogo, i due testi sono anche legati dal tema della
conoscenza. I due testi affermano che non si può adorare Dio senza
conoscerlo. In questi due frammenti, la parte dell’adorazione ed il tema
della conoscenza provano che il testo di 2Re è alla base dell’interpretazione
simbolica del dialogo con la Samaritana. Con questo argomento resta
evidente come il testo di 2Re è all’origine, fondamento, del testo della
Samaritana.
Nella discussione ci sembra opportuno affermare il valore della
interpretazione allegorica e simbolica, cioè quella che, come stiamo
vedendo, presenta la Samaritana come una rappresentante del popolo di
Samaria, con la sua storia di sincretismo.
0
O. BETZ, To Worship God in Spirit and in Truth: Reflections on John 4,20-26, 428.
0
Ibid, 429.
18 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
Ibid, 236.
Ibid, 586.
0
CAP. I: CARATTERIZZAZIONE DEL TESTO 19
0
J. L. SKA, La Strada e la Casa, 205-207.
0
Ibid, 203-204.
CAP. I: CARATTERIZZAZIONE DEL TESTO 21
oi` pate,rej h`mw/n evn tw/| o;rei tou,tw| proseku,nhsan\ kai. u`mei/j
20
luogo dove si deve adorare». 21Le dice Gesù: «Credimi, donna, che viene
un’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. 22Voi
adorate ciò che non conoscete; noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la
salvezza viene dai Giudei. 23Ma viene un’ora, ed è adesso, in cui i veri
adoratori adoreranno il Padre in Spirito e verità; infatti il Padre cerca tali
persone che l’adorino. 24Dio è Spirito, e coloro che lo adorano, in Spirito e
verità devono adorarlo. 25 Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia
(cioè il Cristo): quando egli verrà, ci annunzierà ogni cosa». 26Le disse Gesù:
Sono io, che ti parlo» (Gv 4,20-26).
3.1 Critica testuale
A livello di critica testuale l’apparato critico del Nestle- Aland preferisce
a proposito del v. 21: «Credimi, donna», in cui si usa l’imperativo presente
pi,steue, mentre in diversi manoscritti maiuscoli si trova l’imperativo
aoristo pi,steuson. Fuori di questo caso, non ci sono più problemi testuali di
maggiore rilevanza, perciò ci limiteremo a segnalare questo unico
problema testuale, ma abbastanza significativo nel nostro testo.
De la Potterie sottolinea il tono solenne della risposta di Gesù: «Credimi,
donna». L’imperativo presente pi,steue ordina di continuare una azione già
iniziata. Non ha il senso di essere una semplice richiesta di fiducia, ha un
vero e proprio appello alla fede. L’imperativo presente esorta a una
22 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
I. de la POTTERIE, La verità dans Saint Jean, 883
0
R.E. BROWN, Giovanni: Commento al Vangelo Spirituale, 225
CAP. I: CARATTERIZZAZIONE DEL TESTO 23
0
Ibid, 237.
0
Y. SIMOENS, Secondo Giovanni, 277.
0
Ibid, 278.
0
Ibid, 278.
0
R.E. BROWN, The Gospel according to John, 238.
0
I. de la POTTERIE, Studi di Cristologia Giovannea, 74-75.
CAPITOLO II
Analisi semantica
L’analisi semantica cerca il significato delle parole, delle frasi e dei testi.
Con questo esercizio scopriremo le diverse relazioni e significati
dell’adorazione in Spirito e verità. L’analisi semantica ha una particolare
utilità per ricavare il senso più originale e genuino dei termini biblici,
radicati nella cultura e la mentalità ben specifica dove sono sorte. Cioè: fa
sì che queste interpretazioni non siano sovra-interpretazioni. 0 In un primo
tempo analizzeremo le parole che nella pericope si riferiscono al culto e
alla salvezza e ci soffermeremo con speciale attenzione al significato dei
termini Spirito e verità, che nel vangelo emergono come i concetti più
profondi e presenti.
1. Prostrarsi
Il senso di questo termine esprime onore e sottomissione, rispetto
profondo e timore reverenziale, nella relazione con Dio (Eb 12,28b- 29).
Suggerisce altre parole come servire, baciare, prostrarsi, avere il rispetto
profondo, avere il timore reverenziale. Il campo semantico di questa parola
ha a che vedere con il linguaggio cultuale e la sua comprensione deve
essere raggiunta a partire di una visione di alcune idee teologiche del
Deuteronomio, specialmente dei dieci Comandamenti.
1.1 Servizio
Il verbo «servire» tanto nell’AT come nel NT ha un senso cultuale,
riferito alla liturgia che esprime l’adorazione del solo Dio. Il sacrificio
pasquale di Gesù è il «servizio» che supera tutti i sacrifici dell’AT, è la
«liturgia» definitiva.2 I sacrifici di animali che caratterizzavano l'AT viene
superato per il dono della propria persona, dell’amore, nel sacrificio di
Cristo.
0
W. EGGER, Metodologia, 95.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 25
Come capita con il senso di tante altre parole (si può riflettere sul senso
della parola amore) anche il senso del linguaggio cultuale si banalizza
quando rientra nella idolatria. Risulta chiaramente paradigmatico come i
comandamenti rivelano quanto il linguaggio proprio del culto a Dio lo si
faccia servire anche per indicare l’idolatria se si passa dall’essere al fare.
Quando il primato si allontana dall’essere per passare al fare oppure
all’avere, sorge la idolatria. Fare un dio significa porsi al posto di Dio. Fare
una statua nega la dignità della propria persona umana e riduce il Signore a
un semplice oggetto conoscibile e manipolabile.
Facendo un idolo l’uomo poi lo adora, e dato che l’idolo è opera delle
mani dell’uomo (Dt 4,28), nell’idolo l’uomo adora sé stesso: «l’idolo si
presenta allo sguardo dell’uomo per accaparrarsene in tal modo la
rappresentazione e, quindi, la conoscenza». 0 L’idolo spesso vuole uno
spazio, ma Israele viene educato con il tempo e non con lo spazio. L’idolo
tende ad avere la forma di elementi celesti, terrestri o sotterranei (tre livelli
del reale), celebrando così la dimensione dello spazio, mentre la retta,
libera e liberante adorazione rivolta a Dio si realizza nel tempo e nella
storia: «l’idolo dipende dallo sguardo».0
0
J.L. MARION, Dio senza essere, 23.
0
Ibid, 26.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 27
Tutte quelle immagini che legano Dio a uno spazio fisso, come una
località o una nazione particolare, Gesù invita a superarle, Lui stesso si
rivela come il vero luogo dell’adorazione in Spirito e Verità, luogo
spirituale che sorpassa tutti i luoghi meramente fisici o geografici.
2. Il Padre
Nel cuore del dialogo tra Gesù e la Samaritana Dio è il Padre che deve
essere adorato. Dio è il Padre di Gesù. L’immagine paterna di Dio nell’AT
0
Ibid, 28.
0
Ibid, 28-29.
0
Ibid, 32.
28 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
3. In Spirito
L’adorazione rivolta al Padre «in Spirito e verità» ci pone nel centro
delle relazioni tra Dio Padre, Gesù e lo Spirito. In tanto il Padre, che cerca
adoratori che lo adorino in Spirito e verità, ci pone anche davanti alla
0
B. JOJKO, Su questo monte o a Gerusalemme?, 60
0
Ibid, 61.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 29
danno il dono della vita nuova. Il dono del battesimo non è lo Spirito, ma
una vita nuova. L’acqua in Gv 3 non è solamente un’acqua naturale, fisica;
ugualmente Spirito e verità nell’episodio samaritano. Gv introduce una
endiadi quando parla dell’acqua e dello Spirito. L’acqua come un elemento
fondamentale unito dallo Spirito appare già prima nella Creazione del
mondo, quando lo Spirito alitava sulle superficie delle acque (Gn 1,2). In
questo brano la fecondità e la fluidità dell’acqua servono come paragone
con l’attività dello Spirito: simultaneamente nel soffio dello Spirito è
presente una forza fertilizzante e la sottilezza di un elemento che penetra
tutto. L’unità dei termini Spirito ed acqua è espressa nel IV Vang. con lo
sgorgare fiumi di acqua viva dal grembo di Gesù e dal suo costato trafitto,
quando esce sangue ed acqua nel momento della sua crocifissione (7,38-39;
19,34). In questi due momenti c’è la presenza dello Spirito e del
consegnare lo Spirito.
Gesù parla della necessità assoluta di essere generati dall’acqua e dallo
Spirito per entrare nel Regno di Dio. Questa generazione, molto diversa da
quella dalla carne, rende la persona generata dallo Spirito. La persona
diventa una nuova creazione, che tocca non la sua risposta esteriore o etica,
ma un cambiamento operato nel profondo del cuore. Nell’ora della croce il
Padre darà lo Spirito per mezzo di Gesù, per la generazione di nuovi
credenti-figli nel Figlio, nel periodo post pasquale. Lo Spirito genera la
fede nei credenti e li coinvolge fin d’ora a partecipare della vita del Padre e
di Gesù glorificato.
0
Ibid, 139-140.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 35
0
Ibid, 147-149.
36 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
Ibid, 155-158.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 39
alleanza con Dio, scritta non più sulla pietra ma nei cuori, e che comporta il
perdono dei peccati. Per questo la consegna dello Spirito è il segno che
indica il compimento di tutto, di tutta la intera rivelazione depositata nelle
Sacre Scritture.
Gesù lo sa bene e lo manifesta apertamente con la sua ultima parola: «È
compiuto» (τετέλεσται -19,30). Qui l’uso del verbo τελέω nella forma
perfetta indica, infatti, un compimento perfetto, totale e definitivo della
missione di Gesù: quella di amare i suoi sino alla fine-εἰς τέλος (13,1). Per
questo il verbo non indica la morte, la sofferenza o la desolazione, ma la
vittoria, il culmine di tutta la rivelazione e della missione terrena di Gesù.
Non indica una fine, ma un nuovo inizio, dove la consegna dello Spirito
dona la vita eterna al mondo. Si deve anche annotare che questo
compimento perfetto e definitivo dell’amore che va fino alla fine si realizza
a traverso la sete di Gesù, del suo desiderio di bere il calice dato dal Padre
(18,11). Questa sete alla croce evoca quella sete di Samaria, dove Gesù,
stanco del viaggio, aveva promesso il dono dell’acqua viva-Spirito alla
Samaritana. Nella croce emerge il paradosso della sete di colui che è la
Fonte di acqua viva. La sete esprime il desiderio di Gesù morente di un
bene spirituale senza il quale non si può vivere, un desiderio di salvezza.
Non avere più sete significa desiderio appagato di salvezza. Il verbo διψῶ
indica la sete fisica di Gesù e diviene il simbolo della sua sete spirituale.0
3.8 Delimitazione finale del termine Spirito
Nel vangelo di Giovanni la parola Spirito è molto legata alla parola
verità. Tanto è così che la parola pneu/ma è un unico concetto svolto in due
parole, una endiadi.0 Anche la verità come lo Spirito rendono capace
l’uomo di adorare Dio (Gv 17,17-19). Spirito è verità stanno in tal modo
intimamente intrecciati. Gesù è la verità per rivelare la verità di Dio agli
uomini e allo stesso tempo lo Spirito è lo Spirito di Gesù ed è lo Spirito di
verità.
a) Un primo senso nella storia dell’esegesi è stato segnato
dall’interpretazione di pneu/ma data dei Padri Greci. Sotto l’influenza della
filosofia platonica hanno opposto fortemente lo spirito al corpo ed alla
materia, facendo del culto un culto spirituale e incorporale (Sant’Agostino).
Se tratterebbe di un culto puramente spirituale ed interiore, portato
nell’intimità del cuore, segnato da un forte senso psicologico, che toglie
valore all’uso dei riti esteriori nel culto.
b) Un secondo senso deriva dall’identificare pneu/ma l’anima umana,
con lo spirito dell’uomo.
0
172-173.
0
Ibid, 237.
40 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
4. La Verità
Verità è una delle parole più importanti del vangelo di Giovanni. La
finalità dell’intero vangelo di Giovanni è portare i lettori a credere e
testimoniare Gesù. Nell’analisi semantica di Spirito è diventato chiaro
come sono rilevanti in Giovanni le relazioni tra il Padre, Gesù e lo Spirito
Santo. Gesù consegna il dono dello Spirito-Paraclito ricevuto dal Padre a
tutte le generazioni dei credenti.
4.1 Osservazioni filologiche
La parola greca verità ha un primo senso di sincerità come contrario a
quello che è falso; realtà autentica in contrapposizione a una pseudo realtà,
che può anche essere intesa come la globalità del mondo che passa. La
filosofia greca interpreta la verità come la realtà trascendentale, invisibile,
immortale: l’essenza divina, eterna e celeste che è il Bene assoluto.
Nella Scrittura ebraica la parola più vicina a verità è emet, che significa
stabilità, permanenza, fedeltà. Non ha il significato astratto di verità
metafisica, come nella filosofia greca, ma ha il significato più concreto di
affidabilità, di integrità.
0
GIOVANNI PAOLO II, Dominum et Vivificantem, 12.
0
Ibid, 159.
0
Ibid, 159.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 41
0
I. de la POTTERIE, La verità dans Saint Jean, 23-30.
0
W., BRUEGGEMANN, Teologia del Antiguo Testamento, 159-162.
42 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
temporalità, in una realtà senza inizio. Questa realtà senza inizio nella quale
Dio e il Logos condividono la stessa esistenza è descritta nel Prologo con la
preposizione eis «presso». Questa preposizione denota che tra la Parola e
Dio c’è una relazione dinamica, una comunione, una intimità, uno stare
rivolto l’uno verso l’altro, come una persona sta di fronte a un’altra. Dio,
pertanto è in sé stesso relazione. Il Verbo è in reciproca comunione con Dio
e Dio è il luogo del Verbo.0
Questa Parola, dunque, che esisteva prima e al di là del tempo, viene al
mondo, viene nel tempo, s’incarna. La Parola si fa storia. Appare la
persona storica di Gesù. Il Dio invisibile entra nella storia umana e si fa
visibile. L’evento della venuta della Parola di Dio nel mondo implica
l’apparizione immediata della grazia e della verità. In questo evento Gesù
non è soltanto il trasmettitore della verità, come erano stati Mosè e i profeti
nel passato. Gesù stesso è la personificazione della grazia e della verità
(1,14). Lui stesso è la pienezza della grazia e la verità già radicata nel suo
essere eterno nel seno del Padre.0
Nella sua vita terrena Gesù dice e testimonia la verità che ha visto e
sentito dal Padre nella pre-temporalità. Questa testimonianza della verità
non è dovuta a una ispirazione, come lo era nei profeti dell’Antico
Testamento, ma alla natura della stessa realtà di Gesù di essere volto verso
il Padre prima e al di là del tempo, e alla stessa realtà di essere venuto dal
Padre. Il Verbo incarnato è il rivelatore del Padre in tutto ciò che dice e fa
(12,45;14,9).
Nel vangelo Gesù stesso è l’esegesi viva di questa identificazione Sua
con il Padre. Questo fatto provoca il forte antagonismo, incredulità e
opposizione dei giudei. Questi si giustificano con l’origine fisica di
Abramo. Ma cercando uccidere Gesù contraddicono la grande
testimonianza di obbedienza e amore alla Parola di Dio di Abramo (Gn
12,1-9; Gn 22,1-17).
Così, intorno al termine verità, appare nel IV Vang. la grande
concentrazione intorno al problema dell’origine. La verità trova la sua
origine in Dio e invita l’uomo ad accoglierla. Il criterio per definire
l’origine di Dio è identificato con l’ascolto, con l’accoglienza della sua
Parola, che è la verità. Ogni persona umana ha due possibilità: ascoltare la
Parola di Gesù, e in questa maniera essere da Dio, o non ascoltare la parola
di Gesù, e pertanto non essere da Dio.
0
B. JOJKO, Su questo monte o a Gerusalemme?, 191-193.
0
Ibid, 194-195.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 43
verità che è Gesù viene alla luce e diventa luce per gli altri (3,21). La
risposta negativa a Gesù è la mancanza di fede in Gesù (ossia il peccato) e
il rifiuto di colui che è la Luce. La risposta umana alla verità che è Gesù
diventa così un fare la verità. Questo fare la verità non è un atto realizzato
una sola volta, ma un processo continuo e costante, cioè fedele, vero.
L’adesione a Gesù come processo continuo è significata nel vangelo con la
parola meno, rimanere. La persona che rimane nell’adesione di fede nella
persona di Gesù, interiorizza la sua rivelazione e la sua verità.
Questo presuppone che colui che opera la verità è una persona che riceve
attivamente tale amore immenso, offerto da Dio Uno e Trino. Ricevere questa
pienezza di amore e di vita -il dono della Trinità- porta a un cambiamento del
cuore, dimostrato nelle opere concrete, negli atti che sono espressione del
vivere secondo principi nuovi.0
4.6 Testimoniare la verità (5,53)
Nel complesso del IV Vang., questo operare la verità, che è l’adorazione
del Padre in Spirito e verità, riceve anche il nome di testimoniare. Le due
più grandi testimonianze di Gesù come la Parola e la verità il vangelo le
presenta nelle persone di Giovanni Battista e del discepolo amato da Gesù.
Questi due grandi personaggi del IV Vang., oltre essere i paradigmi della
testimonianza ideale di Gesù come Parola e verità, sono anche veri modelli
di quegli adoratori che cerca il Padre per essere adorato in Spirito e verità.
«Dio è Agapē» (4,8.16). Gesù conosce l’intimità del Padre e sta con Lui in
un rapporto di Agapē. Gesù ci mostra il Padre con le sue parole e con la sua
vita.
Solo Gesù è l’esegeta del Padre. E il discepolo amato, descritto
nell’Ultima Cena in una posizione simile rispetto a Gesù (13, 23.25), è
divenuto il suo «esegeta». Gesù condivide e rivela al discepolo amato la
verità. Il discepolo amato è unito a Gesù come i tralci alla vite (15,1-5), in
uno scambio di amore e d’amicizia: «Non vi dico più servi, perché il servo
non sa ciò che fa il suo signore; invece vi ho detto amici, perché tutte le
cose che ascoltai dal Padre mio ve le feci conoscere» (15,5). Quello che
Gesù ascoltò dal Padre, lo fece conoscere ai suoi, chiamati qui amici, e
anche testimoni veri (19,35; 21,24).
La presenza del discepolo amato alla croce lo qualifica come il vero
testimone. «Gesù dunque, avendo visto la madre e il discepolo lì stante
(quello) che (egli) amava, dice alla madre: Donna, ecco tuo figlio» (19,26).
E anche la scena della croce qualifica il discepolo amato con una altra
realtà: lui emerge come un discepolo modello di tutti gli altri discepoli, non
per essere particolarmente preferito da Gesù, ma perché questo discepolo
accetta tutto l’amore di Gesù: «Gesù ama tutti indistintamente, ma questo
discepolo accetta in modo particolarmente aperto il suo amore».0
Il discepolo amato è l’ideale di discepolo perché accetta al massimo della
sua capacità l’amore del Maestro. Aprirsi all’amore di Gesù e accettarlo è
significato dal verbo lambanein, accogliere. L’accoglienza dell’amore di
Gesù in croce è quello che rende Maria e il discepolo amato madre-figlio.
Questo rapporto di maternità-filiazione (tra i discepoli e Maria) si
svilupperà dopo dell’ora di Gesù. Maria sarà la «madre di Gesù» per tutti i
nuovi discepoli che come il discepolo amato accolgono l’amore di Gesù e
così nascerà la Chiesa.
L’interpretazione del narratore del vangelo sulla profezia di Caifa si
compie. Gesù non muore soltanto per la nazione, ma per raccogliere tutti i
figli di Dio dispersi (11,52) Questo è il senso pieno del brano. Gesù si dona
totalmente. Gesù crocifisso dona anche Maria come madre della Chiesa,
con l’incarico specifico di far crescere nella Chiesa ed in ciascuno dei
cristiani che accettano l’amore di Gesù rivelato al massimo. Quello che si
forma ai piedi della croce è una nuova famiglia. Questo senso seguito fino
adesso di testimoniare la verità ci ha portato sino a un senso di «home»,
casa, focolare, fra i cristiani, un senso di fraternità che deriva da un atto di
amore estremo sulla croce. La comunità giovannea considerò il discepolo
0
Ibid, 191.
CAP. II: ANALISI SEMANTICA 49
0
J. RATZINGER, BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret, 268-269.
0
U. VANNI, Il Tesoro di Giovanni, 258.
50 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
BENEDETTO XVI, Spes Salvi, 7.
0
M., GRILLI, Il volto: Epifania e mistero. Un itinerario storico-salvifico alla luce del
volto, 122.
54 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
Ibid, 76-78.
0
Ibid, 88-89.
CAPITOLO III
Messaggio teologico
1. Cristologia e pneumatologia
1.1 Unità e universalità del nuovo culto in Spirito e verità
Gesù attraversa tre barriere nella storia: una barriera socio etnica di
secoli di pregiudizio ebraico-samaritano, una barriera di genere e una
barriera etica dovuta al comportamento morale di questa donna. Barriere e
stereotipi esteriori, a cui i contemporanei religiosi di Giovanni potrebbero
fare attenzione, come il fatto che la Samaritana fosse una donna, la sua
tradizione religiosa e l’etnia alla quale apparteneva, così come la sua
possibile condizione morale, la sua vita passata o presente. Dio cerca
persone che lo adorino in Spirito e verità, e questo va al di là delle
differenze esclusivamente d’indole esteriori, dei pregiudizi socioculturali,
cosa che può vedersi può vedersi nel fatto che Gesù mangia con i peccatori.
Le barriere che Gesù attraversa qui - genere, etnia (incluso, in Luca, tra i
samaritani) e moralità (mangiare con i «peccatori») - sono tutte coerenti
con il ritratto di Gesù rivelato nel Sinottici.
Secondo i saggi, gli uomini ebrei dovevano evitare inutili conversazioni
con le donne. Era sconveniente per uno studioso della Torah, conversare
con una donna. Una moglie che trovata in privato con un uomo altro da suo
marito poteva essere sospettata di adulterio.0
Lo stesso stupore che manifestano i discepoli quando tornano e trovano
Gesù con la Samaritana è una prova convincente (4,27) di questa oggettiva
barriera di genere che si aggiungeva alla barriera di etnia che molti rabbini
ebraici avevano posto ai samaritani, che dovevano essere trattati come
gentili. Si può dire che questo movimento costante di Gesù verso le
periferie, trasgredendo queste rigide barriere sociali, e attestato in tutti i
vangeli sinottici, è una causa di costante stupore.
1.2 Discendere-rimanere
Il superamento di tutti questi ostacoli e barriere dell’evento samaritano
mostrano una immagine di Gesù umile. Anche la discesa dello Spirito dal
cielo e il suo rimanere su Gesù ha un senso di superamento della barriera
tra cielo e terra, dimensione divina e dimensione umana. Il rimanere dello
Spirito su Gesù, come compimento e perfezione di tutte le profezie
dell’Antico Testamento, unisce già nell’adesso e nella quotidianità il cielo
alla terra. Questa unità tra lo Spirito e Gesù, tra il cielo e la terra, non è un
semplice momento che passa, ma uno stato permanente, un reciproco
rapporto duraturo. Lo Spirito rimane pure nei discepoli (14,17) e nella
comunità post pasquale. Emerge così una realtà di amore, comunione e
unità, simile a quella che c’è nella relazione tra il Padre, il Figlio e lo
Spirito Santo. Vivere questa realtà di amore trinitario significa rimanere
nell’amore di Gesù (15,5.10) e nella sua parola (8,31; 5,38). Rimanere in
Gesù, pane vivo (6,56) e vera vite (15,4-7).
La Parola di Dio è vita e ha un effetto vivificante, perché è anche Spirito.
Le parole di Dio sono efficaci, perché sono Spirito e vita. Il parlare di Gesù
e allo stesso tempo dare il suo Spirito e le sue parole sono allo stesso tempo
parole del Padre (12,49;14,10-24).
Ascoltando lo Spirito, l’essere umano è generato dall’alto e partecipa alla
vita divina nel Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, per avere la vita
eterna. L’ascolto delle parole di Gesù è allo stesso tempo fare esperienza
dello Spirito, giacché lo Spirito è intimamente unito alla Parola. Ascoltare
0
Ibid, 597.
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 59
in comunione con gli altri. Il suo sono io che parla con te è una espressione
che si iscrive nell’Alleanza del Dio d’Israele che con il suo Io cerca un tu,
la relazione stretta con un tu. Gesù cerca questa comunione profonda per
mezzo di un rapporto io-tu e così supera le barriere storico religiose. Gesù
riconosce la donna Samaritana nella sua sete esistenziale, entra nella
tradizione della donna e allo stesso tempo va oltre e la guida verso la
verità intera. Gesù, nell’incontro con la Samaritana, rivela che è nel
dialogo che si superano le barriere e i pregiudizi e la comunione diventa
possibile.
La teologia di San Giovanni emerge così come il contrasto dell’essere
rivolto verso l'altro alla chiusura dell’io in sé stesso. Gesù è l'inviato. Tutta
la teologia di San Giovanni è apertura rivolta a un tu che rifiuta la chiusura
nel proprio io. Dio è persona, apertura totale, relazione. Il Gesù di Giovanni
è totalmente aperto a Dio e agli altri, in un'apertura che arriva alla sua cima
sull'albero della croce, dove apre le sue braccia ed effonde e consegna lo
Spirito.
Tutta l'esistenza di Gesù è come una freccia che mostra una direzione,
una relazione. In questo modo l'esistenza di Gesù è quella di un da- verso,
essere Inviato. La parola viene da una persona verso un'altra persona. L’io
di Gesù viene dal Padre che dice «Tu», e dice Tu: «Il tuo io è da una parte
quello che ti è più proprio, e allo stesso tempo ciò che meno possiedi, ciò
che non è più tuo, ciò che può essere solo un io di un Tu».0
0
J., RATZINGER, Palabra en la Iglesia, 172.
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 61
mente e il suo cuore; non così la legge, che già era stata simboleggiata con
l’immagine dell’acqua nella Scrittura (4,14). L’acqua così viene nel IV
Vang. liberata da un ruolo meramente rituale per convertirsi nell’immagine
concreta del dono de se stesso. L’adorazione in Spirito e in verità si rivela
come amore portato fino all’estremo: dare la propria vita. I discepoli di
Gesù devono seguire il suo stesso esempio di amore estremo e concreto, di
servizio nella la comunità, come è ben presentato nel racconto dell’ultima
cena (13,1-20). Al di fuori dell’acqua del servizio non è possibile adorare il
Padre in Spirito e verità.
2.2 Il dono della Verità
Al dono dell’acqua- Spirito si trova strettamente legato il dono della
verità emet, che significa stabilità, permanenza, fedeltà. La Parola di Dio è
assolutamente affidabile verità: misericordia, perdono, amore. L’«acqua
viva», il «dono di Dio», la Legge nell’economia dell’AT, diventa la Parola,
il Logos, la verità di Gesù come rivelazione definitiva. L’acqua viva dello
Spirito è la verità di Gesù.
Quando Gesù afferma: «la tua parola è verità» (17,17b) si riferisce
chiaramente alla pre-temporalità prima della temporalità. Questa realtà
senza inizio nella quale Dio e il Logos condividono la stessa esistenza è
descritta nel Prologo in termini di una relazione dinamica, che suppone uno
stare rivolto l’uno verso l’altro. Dio è in sé stesso relazione.
Questa Parola, dunque, che esisteva prima e al di là del tempo, viene al
mondo, viene nel tempo, s’incarna, come risultato dell’amore del Padre per
il mondo. La rivelazione del Logos si sviluppa in due tempi: il primo tempo
appartiene al momento presente nel quale si accoglie la rivelazione di
Gesù, la sua Parola, la sua Verità; poi è necessario un secondo tempo, in
cui questa Parola di Gesù possa essere interiorizzata.
La Parola si fa storia e il Dio invisibile entra nella storia umana e si fa
visibile: questo implica l’apparizione immediata della grazia e della verità.
In questo evento Gesù non è soltanto il trasmettitore della verità, come lo
erano stati Mosè e i profeti nel passato. Gesù stesso è la personificazione e
la pienezza della grazia e della verità (1,14) già radicata nel suo essere
eterno nel seno del Padre.
Nella sua vita terrena Gesù dice e testimonia la verità che ha visto e
sentito presso il Padre nella pre-temporalità. Davanti alla verità rivelata
ogni persona umana ha due possibilità: ascoltare la Parola di Gesù, e così
essere da Dio, o non ascoltare, e non essere da Dio. Gesù parla della sua
familiarità con il Padre. Gesù da testimonio, è l’unico che conosce questa
realtà famigliare con il Padre; è Lui che la rivela ai Giudei nel suo
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 63
ministero terreno, e in seguito ai gentili, nel dono universale della sua ora,
nel momento della croce, morte e resurrezione.
Il tempo dello Spirito, come un tempo futuro è il tempo segnato dal
ricordare, insegnare e testimoniare come funzioni illuminanti dello Spirito
dentro il cuore del credente. L’opera dello Spirito Santo è la
interiorizzazione della verità di Gesù nel cuore dei credenti, perché questa
verità sia fruttuosa.0
Lo Spirito è la persona che attualizza, in maniera creativa e dinamica, la
verità di Gesù ai nostri giorni. Grazie allo Spirito, la Parola di Dio cresce e
si fa ogni volta più grande, rendendo possibile ai credenti di rendere a loro
volta testimonianza di Gesù davanti al mondo.
3. Adorazione Trinitaria
L’adorazione cristiana è verso il Padre grazie allo Spirito, che è colui che
ispira questa adorazione, che viene praticata nella luce della verità che è
Gesù. Adorare il Padre è l’adorazione che viene ispirata dallo Spirito e fatta
in intima comunione con Gesù.0 Inoltre si può dire che è una adorazione
fatta nello Spirito e nella verità di Gesù. Il Padre viene adorato nello Spirito
Santo e nella verità che viene per mezzo di Cristo.
Nell’evento samaritano l’adorazione dal Padre in Spirito e verità è la
relazione vitale e trinitaria tra il Padre, Gesù e lo Spirito Santo. Il Padre
dona il «segno» che permette a Giovanni di dare testimonianza della
discesa dello Spirito e del suo rimanere su Gesù, costituendo così il motivo
essenziale per la confessione di fede trinitaria nel Dio che è il Padre in
relazione con Gesù, suo Figlio e nello Spirito Santo, che viene «dal cielo»,
rimane su Gesù, e dopo «l’ora» rimane nei credenti per sempre (14,17)
attirandoli nella vita di fede, aiutandoli a mantenere la parola di Gesù e il
suo comandamento dell’amore reciproco.
Un’altra caratteristica del brano studiato è il forte cristocentrismo: la
presentazione di Cristo stesso come nuovo Tempio, dove il nuovo luogo di
culto è la persona stessa di Cristo. Cristo risorto sostituisce il Tempio del
giudaismo. Il nuovo Tempio sono lo Spirito e la verità che provengono da
Gesù, Spirito e Verità che scaturiscono dall’immagine dell’acqua che esce
dal suo cuore trafitto come nuovo luogo di culto.
Gesù possiede in modo permanente la «piena misura» dello Spirito e,
così, dà lo Spirito a tutti. Egli è colui che battezza in Spirito Santo, che
rivela ciò che ha visto e udito dal Padre, che pronuncia le parole di Dio. Lo
0
Ibid, 694-696.
0
Ibid, 706.
64 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
Spirito scende dal cielo, dal Padre, rimane su Gesù e, allo stesso tempo,
agisce nelle parole di Gesù in modo che i credenti possano accettarle e
credere in Gesù.
3.1 Dio Padre, instancabile cercatore dell’uomo
Il cuore del brano appare in 4, 23-24: il Padre ha cercato veri adoratori
che lo adoreranno in Spirito e verità, ed è per questo che il Padre ha inviato
Gesù (4,4) a questa donna in particolare, che diventa il primo modello di
adoratore in Spirito e verità che il Padre ha cercato. Le caratteristiche
morali, di genere e di religione etnica del passato non sono più quelle del
genere di persona che Dio cerca.0 Dio cerca al di là di queste barriere.
L’immagine di Dio che Gesù rivela alla Samaritana è l’immagine di un Dio
che cerca. Gesù rivela Dio come il Padre-Madre che cerca uomini che lo
adorino in Spirito e verità. In questa ricerca si può dire che il Padre ha uno
zelo che mai si stanca di cercare, giacché Dio è un Dio di amore e di
perdono. La misura dell’amore del Padre è un amore senza misura, perché
ama il mondo fino all’estremo, a dare il suo proprio Figlio, ama tutta la
umanità con lo stesso amore con il quale ama Gesù. Il Padre è rivelato da
Gesù come cercatore perché il Padre è colui che ama il mondo ed invia
Gesù al mondo per salvarlo, non per condannarlo. Perché il Padre è il
cercatore, il Padre è colui al quale appartiene sempre l’iniziativa
nell’amore. Con questo cercare, Gesù ci rivela un volto affascinante del
Padre: possiamo contemplare il suo sguardo rivolto sempre verso l’umanità
come icona dell’amore e della misericordia, icona dove è anche
rappresentato l’incontro di tutta la umanità, radunata in armonia e unità.
Questo cercare del Padre implica una risposta positiva dell’uomo al Dio
che cerca.
L’essere umano certamente da sempre cerca Dio. Ma l’uomo può
scoprire un ammirabile paradosso: quando l’uomo cerca Dio, Dio è già
stato il primo a cercare l’uomo, perché a Dio appartiene sempre l’iniziativa.
Ciò che appartiene all’uomo è, invece, la risposta positiva all’iniziativa
liberamente gratuita dell’amore di Dio. Il Dio che cerca è il Dio che fa
sempre il primo passo verso di noi. Gesù ci rivela come questo cercare del
Padre non ha limiti e si rivolge a tutta la umanità, ma in maniera
preferenziale verso gli ultimi, verso gli esclusi, verso i più marginali. Il
Padre cerca le periferie, in Gesù il suo dinamismo e il suo movimento è
sempre un dinamismo e un movimento di uscita. Se il Padre è colui che
cerca, per estensione si potrebbe affermare che Gesù e lo Spirito Santo
sono anch’essi coloro che cercano. Gesù è il viandante che percorre tutta la
Galilea e la Giudea per riunire nella sua propria persona tutto quello che era
0
C.S., KEENER, The Gospel of John. A Comentary, 619
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 65
stato diviso, il regno del sud e il regno del nord. È il Buon Pastore che
cerca e chiama le pecore, che riconoscono la sua voce. Si potrebbe dire che
il Padre cerca, esce fuori da sé stesso verso le periferie nell’invio del suo
Figlio e nell’invio dello Spirito Santo.
Lo Spirito Santo anche lui è colui che cerca: perciò si rivela come colui
che è in modo preferenziale chiamato a essere accanto agli ultimi, ai
poveri, perché è consolatore e Padre dei poveri.
La risposta dell’umanità al cercare del Padre non è altra
dall’adorazione in Spirito e verità, cioè l’adorazione nello Spirito Santo che
guida Gesù – la Verità in Persona; è l’unica via al Padre. Lo Spirito Santo,
come acqua viva, è presente nel nostro cuore che diventa il suo tempio.
Egli ci guida alla comunione intratrinitaria e ci fortifica in molteplici forme
di testimonianza cristiana.
3.2 Il nuovo luogo dell’adorazione
Gerusalemme era considerata come il vero luogo dell’adorazione, per
essere stata considerata la più alta, la più lodevole delle terre, uno dei doni
più grandi di Dio a Israele, insieme alla Torah. E dentro la terra santa il
tempio di Gerusalemme era considerato il luogo più santo di tutti. Da un
luogo specifico nello spazio, Giovanni, con un salto teologico, in cui
l’adorazione nello Spirito sostituisce quella legata a un luogo determinato
nello spazio, pone lo Spirito come autore della dimora di Dio nel credente;
lo Spirito di Dio sostituisce il magnifico tempio distrutto nel 70.
Questo viene bene indicato dall’analisi della proposizione «in», che ci ha
mostrato precedentemente come, conservando il suo senso locativo, indica
l’adorazione non «in» Gerusalemme o sul Monte Garizim, ma «nel» regno
dello Spirito e della verità. L’adorazione viene potenziata, ispirata, dallo
Spirito, senza il quale la vera adorazione diventa impossibile, e il credente
diventa il luogo in cui il Padre, Gesù e lo Spirito pongono la loro dimora
(14,23). Con questo Giovanni ha realizzato una re-concettualizzazione e
una ridefinizione pneumatologica dell’adorazione che trascende le alleanze
etniche.0
3.3 Adorazione e filiazione divina
La consapevolezza della stretta unità che c’è nel vangelo di Giovanni tra
i suoi personaggi e i diversi episodi ci spinge a considerare una possibile
relazione teologica tra «essere generato dall’acqua e dallo Spirito (3,5-8)» e
l’adorazione in Spirito e verità quale la cerca il Padre. Come Dio è stato
chiaramente definito da Gesù con l’immagine del Padre, la nuova
adorazione che cerca il Padre non è altra da quella di coloro che si
0
Ibid, 615-618.
66 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
4. L’ora di Gesù
4.1 Il consegnare lo Spirito sulla croce
Il senso dell’endiadi acqua e Spirito, sarà compiuta in Gv 19,34: «ma
uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco, e subito ne uscì sangue e
acqua».
L’immagine dell’acqua è forse il simbolo più importante del vangelo di
Giovanni, perché è il simbolo che questo vangelo usa per esprimere la
effusione dello Spirito, la comunicazione e il dono dello Spirito, che è il
dono stesso della vita di Gesù, della vita eterna, della salvezza.
Il simbolo dell’acqua appare, intrinsecamente collegato alla sete, dunque,
facendo stretto parallelismo tra la stanchezza di Gesù che siede sul pozzo e
l’agonia di Gesù alla croce. La sete di Gesù nelle due scene ha un profondo
significato spirituale che non è capito né dalla Samaritana, né dai soldati.
La sete di Gesù esprime la sua sete di amore per tutti noi, una sete di amore
che è espressa con il dono del suo Spirito, con il quale si compie il
desiderio di Gesù morente di donare lo Spirito alla Chiesa.
Questa dimensione del dono di sé stesso sulla croce, simboleggiato
dall’acqua e dal sangue che escono del suo costato trafitto, che Gesù
esprime come sete di amore per la umanità, viene anche messo in relazione
0
K., RAHNER, Escritos de Teología VII, 355.
0
Ibid, 355.
68 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
con la sete della fede della Samaritana che Gesù esprime accanto al pozzo.
La sete di Gesù non è solo una semplice sete spirituale. È tutto il progetto
di amore di suo Padre per salvare e redimere l’umanità che viene così
espresso nella sete del Figlio, il suo mettersi in camino, fare un lungo
viaggio, un viaggio che traduce in opere i piani eterni del Padre.
Nel momento nel quale questo si presenta in tutta la sua pienezza, cioè
nel momento della crocifissione, colui che è la fonte dell’acqua viva muore
come fonte assetata (Gv 19,28).
«Ho sete», questa parola di Gesù alla croce è la stessa che ha detto alla
Samaritana: «Dammi da bere» (Gv 4,7). La sorgente muore assetata. Gesù
dona chiedendo. È il modo in cui il Padre e il Figlio donano, non
imponendo, non costringendo ad accettare i loro doni. La profonda realtà e
significato del parallelismo tra la richiesta di acqua di Gesù alla Samaritana
e la sua sete nella croce è che nel dare Dio si fa mendicante.
Farsi mendicante e chiedere, «Ho sete», è l’unica forma per far sì che la
risposta dell’uomo all’amore e al dono di Dio sia una risposta di fede,
gratuita, non una risposta condizionata oppure interessata.
È la potenza di Dio che si manifesta nella debolezza, la vita che si
manifesta nella morte di Gesù e dona acqua chiedendo.
4.2 Compimento τετέλεσται
La morte di Gesù sulla croce è l’ora nella quale consegna lo Spirito, come
dono di acqua viva nelle mani della prima Chiesa posta ai suoi piedi,
formata dalla madre e dal discepolo amato, dando l’acqua viva che sgorga
del suo cuore trafitto a tutta la umanità assetata (19,28). L’ora, il momento
di tutto il compimento della sua missione terrena, la vetta del progetto di
amore per il quale era stato inviato dal Padre: «È compiuto» (τετέλεσται -
19,30). Ma non è solo il compimento dell’amore del Padre per la umanità, è
anche il compimento della divina rivelazione, delle sacre Scritture. Il verbo
τελέω indica un compimento perfetto, totale e definitivo della missione di
Gesù: quella di amare i suoi sino alla fine-εἰς τέλος (13,1). Per questo l’ora
annunziata da Gesù alla Samaritana non ha il senso di essere il momento di
una tragedia, il momento della terribile sofferenza nel quale la morte
rappresenta la fine di tutto, l’ultima parola. L’ora ha il senso dell’annunzio
della vittoria, del trionfo, della vita. L’altro elemento che collega l’ora di
Gesù sulla croce con il dialogo con la Samaritana è la sete. Nel grido di
Gesù sulla croce: «Ho sete» (19,28) vi è l’espressione di un tremendo
paradosso: come mai colui che è la Fonte di acqua viva ha sete? Sulla croce
Gesù ha di nuovo sete, come l’aveva avuta quando era arrivato stanco del
viaggio al pozzo di Giacobbe, all’ora sesta (4,6; 19,14), è la sete che
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 69
Spirito sta nei confronti dei discepoli e dei credenti come colui che
operando la testimonianza su Gesù in loro li muove alla proclamazione
della persona e dell’opera del Signore.
La conseguenza della testimonianza è seguire Gesù e rimanere con Lui,
rimanere nella sua Parola e nella sua verità, rimanere non solo quel giorno
nel quale i discepoli sono stati invitati, ma in una costante comunione di
vita con Lui. L'incontro con Gesù diventa il testimone che fa nascere negli
altri il desiderio di aderire a Gesù, creando così una fratellanza che nasce
dallo Spirito, che è l'amicizia e il discepolato. Camminare non è meramente
il movimento fisico, ma camminare nella luce, nella Luce del Mondo
(8,12). cioè: nella verità che è Gesù. Camminare è non gironzolare di qua e
di là, ma andare in una direzione precisa, vivere secondo i comandamenti
di Dio, secondo la verità che è Gesù.
5.2 La Samaritana, modello di testimonianza
Lasciando accanto al pozzo il vaso di acqua che aveva portato, la
Samaritana corse per annunciare ai samaritani l’incontro con Gesù. Questo
gesto di lasciare l’acqua fisica del vaso indica l’accoglienza della
Samaritana del dono più grande di Gesù, del dono più grande della sua
Parola e della sua Persona, un dono più grande delle acque della purezza
rituale e più grande del dono del pozzo di Giacobbe. L’invito che fa al suo
popolo («venite, vedete», 4,29) la relazionano con Filippo, e come lui
anch’essa diventa un modello di testimonianza, modello di testimonianza
simile a quello di Maria Maddalena.
Anche la Samaritana è in relazione con il discepolo amato da Gesù.
Anch’essa partecipa di questa realtà di confidenza intima che sostiene il
discepolo amato verso Gesù nel contesto della ultima cena (segnalata con la
parola κόλπῳ). Gesù, come con il discepolo amato, fa partecipe la
Samaritana di una comunicazione intima, che ha la sfumatura di
appartenere alla stessa realtà che descrive il Prologo, usando la stessa
parola: εἰς τὸν κόλπον τοῦ πατρὸς. «Dio, nessuno l’ha mai visto;
l’unigenito Figlio, che è nel seno del Padre, è lui che l’ha rivelato» (1,18).
Maria Maddalena, chiamata «l’apostola degli apostoli», fu la testimone
oculare del Cristo risorto prima degli apostoli e, per tale ragione, fu anche
la prima a rendergli testimonianza davanti agli apostoli. Il Vangelo mostra
così l’affidamento delle verità divine da parte di Cristo alle donne, al pari
degli uomini. cioè: l’affidamento della verità del mistero di Dio Uno e
Trino.
72 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
Il dono dello Spirito viene tanto sull’uomo quanto sulla donna, senza
distinzioni: «Io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo, e diverranno
profeti i vostri figli e le vostre figlie» (Gl 3,1).0
Il fatto di essere uomo o donna, come il fatto di essere giudeo o greco,
schiavo o libero, non comporta una limitazione: «Poiché tutti voi siete uno
in Cristo Gesù» (Gal 3,28). Questa unità non annulla la diversità, perché
sebbene rimangano le differenze biologiche, a livello profondo le persone
sono unite ontologicamente in Cristo, come membri di un unico organismo
vivente.
Gesù sostiene con la Samaritana un dialogo di incomparabile bellezza,
un dialogo dove Gesù offre alla Samaritana i segreti più profondi del
mistero di Dio, come il dono dell’acqua viva, come l’adorazione in Spirito
e verità. Questi doni e queste offerte trasformano la vita e la condizione
sociale della donna. Che Gesù abbia fatto sperimentare a questa donna la
grandezza d’un amore e d’una felicità uniche, la grandezza dell’amore di
Dio, del Padre che cercava lei, ha degli effetti concreti. La donna,
sperimentando un amore che le faceva scoprire la sua dignità, ascoltando
parlare di Dio come di un Padre, come amore e come Spirito, intuendo che
questo Dio le era davanti, come quel tu personalissimo che le stava
parlando, lascia accanto al pozzo quel vaso che portava e corre verso la sua
città, convertita in discepola di Cristo, annunciandolo agli abitanti di
Samaria, tanto che anch’essi lo ricevono con fede (4,39-42).0
5.3 Un volto femminile della verità
Questo è così perché in una certa maniera la Samaritana è consapevole
che le è stato affidato il compito di essere rappresentante della storia
passata di tutto il suo popolo, e anche della sfida presente di annunciare una
radicale novità, la novità di avere trovato il Messia sperato. Questa
testimonianza della Samaritana va al di là della narrazione biblica e
presenta conseguenze antropologiche di prima importanza. Nel
personaggio della Samaritana si svela una verità molto importante a
riguardo della specificità, della missione e della vocazione della donna. A
partire dalla testimonianza della Samaritana si può affermare che la donna è
in qualche maniera una guardiana dell’umanità, specialmente nel fatto che
essa provvede a che la sensibilità non scompaia negli uomini.0
La sensibilità femminile, la sensibilità materna, capisce meglio e intuisce
quella verità sublime che viene rivelata nel prologo, e che sarà il filo rosso
programmatico di tutto il IV Vang.: il Figlio ha una comunicazione
0
GIOVANNI PAOLO II, Mulieris Dignitatem, 16.
0
Ibid, 15.
0
Ibid, 30.
CAP. III: MESSAGGIO TEOLOGICO 73
0
Ibid, 31.
0
M. EDUARDS, John, 54.
0
R., CANTALAMESSA, La Parola e la vita, 73.
74 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
La Parola di Dio si esprime per tutti i sofferenti del nostro mondo con
parole piene di conforto e di speranza. Lo Spirito Santo opera nell’intimo di
ogni cuore umano per illuminare e dare vita e pace. La situazione di forzato
confinamento si è trasformata per la immensa maggioranza dei credenti in
possibilità di leggere la Parola di Dio, meditarla e studiarla, cercando in
essa le forze spirituali per fare fronte alla crisi.
In modo molto particolare, in questi giorni difficili, dove si sono dovute
chiudere tante chiese e sospendere il culto e la presenza all’Eucaristia, è
apparso quanto è importante l’adorazione in Spirito e verità, cioè
l’adorazione che va al di là di uno spazio fisico determinato.
L’adorazione forzatamente ha dovuto staccarsi dalle chiese e dalle
parrocchie, per assumere un nuovo luogo nei mezzi di comunicazione, i
quali stanno facendo il possibile perché l’Eucaristia arrivi nelle case dei
fedeli confinati.
Se direbbe che la chiusura nelle proprie case abbia delle implicazioni
spirituali importanti nei credenti e nelle persone di buona volontà. Un
tempo di quarantena è anche un tempo dove uno può rivolgersi solo verso il
proprio interiore, per scoprire nel più profondo del cuore che lì c’è una
dimora di Dio, una casa nell’intimo del cuore, un tabernacolo, un tempio e
un sacrario, vero luogo di adorazione in Spirito e verità, perché è
l’abitazione della santissima Trinità.
L’attività esteriore e la ricerca dei propri interessi personali si sono
arrestate. Il mondo si è rallentato fino fermarsi. Scopriamo che solo la vita
interiore ha delle fontane di acqua capaci di donarci le forze, e veramente
oggi come mai lo Spirito ci fa ricordare la grandezza delle cose piccole, il
valore straordinario che è nascosto nelle cose più ordinarie. Erano così
importanti le nostre frette? Era così importante la nostra ambizione di
ricchezze, di avere ogni volta ancora di più?
La paura non ci viene tanto dal virus come dal trovarci con noi stessi, e
scoprire che siamo fragili vasi di terracotta.
Infatti, è nel momento del dolore che sorgono più acute nel cuore dell’uomo,
le domande ultime sul senso della propria vita. Se la parola dell’uomo sembra
ammutolire davanti al mistero del male e del dolore e la nostra società sembra
dare valore all’esistenza solo se corrisponde a certi livelli di efficienza e di
benessere, la Parola di Dio ci svela che anche queste circostanze sono
misteriosamente «abbracciate» dalla tenerezza di Dio. La fede che nasce
dall’incontro con la divina Parola ci aiuta a ritenere la vita umana degna di
essere vissuta in pienezza anche quando è fiaccata dal male. Dio ha creato
l’uomo per la felicità e per la vita, mentre la malattia e la morte sono entrate
nel mondo come conseguenza del peccato (Sap 2,23-24). Ma il Padre della
vita è il medico per eccellenza dell’uomo e non cessa di chinarsi
78 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
0
BENEDETTO XVI, discorso nella visita all'abbazia di heiligenkreuz, 9 settembre 2007.
CONCLUSIONE
SIMOENS, Y., Selon Jean, I-III, Bruxelles 1997, trad. Italiana, Secondo Giovanni.
Una traduzione e un’interpretazione, Bologna 2000.
SKA, J.L., La Strada e la Casa, Bologna 2001.
SCHNACKENBURG, R., Vangelo di Giovanni, I-II, Brescia 2000.
THEOBALD, M., «2Kön 17,24-41 als Prätext des Gesprächs Jesu mit der
Samaritanerin», in Culpepper, R.A.- Frey, J., Expressions of the
Johannine Kerygma in John 2,23- 5,18; Historical, Literary, and
Theological Readings from the coloquium Ioanneum 2017 in
Jerusalem, Tübingen 2019.
84 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
Introduzione........................................................................................................3
Capitolo I .............................................................................................................6
Caratterizzazione del testo....................................................................................6
1. Struttura..........................................................................................................6
1.1 Struttura generale del Vangelo....................................................................6
1.2 Struttura del libro dei segni.........................................................................7
1.3 Struttura del libro della gloria.....................................................................7
2. Contesto letterario...........................................................................................8
2.1 Contesto immediato....................................................................................8
2.2 Contesto prossimo.....................................................................................10
2.2.1 Spirito e verità nel vangelo di Giovanni.............................................11
2.2.2 Il cammino della Parola di Dio...........................................................11
2.2.3 Il cercare l’unità..................................................................................12
2.2.4 Un vangelo per la fede e la testimonianza..........................................13
2.3 Contesto remoto........................................................................................14
2.3.1 La ricezione di 2Re 17 in Gv 4,20-26.................................................15
2.3.2 La ricezione di Giosuè 24 in Gv 4,20-26............................................16
2.3.3 Il simbolo dell’acqua..........................................................................17
2.3.4 Dai falsi mariti al vero marito.............................................................18
2.3.5 «I campi sono bianchi per la mietitura» (4,35)...................................20
3. Testo e una traduzione..................................................................................20
3.1 Critica testuale..........................................................................................21
3.2 Analisi linguistico-sintattica......................................................................22
Capitolo II...........................................................................................................24
Analisi semantica................................................................................................24
1. Prostrarsi.......................................................................................................24
1.1 Servizio.....................................................................................................24
1.2 Prostrazione e sottomissione.....................................................................25
1.3 Timore riverenziale...................................................................................25
86 ADORARE IL PADRE IN SPIRITO E VERITÀ GV 4,20-26
2. Il Padre...........................................................................................................27
3. In Spirito........................................................................................................28
3.1 Lo Spirito nei vangeli sinottici..................................................................29
3.2 Lo spirito scende dal cielo e rimane su Gesù (1,32-33).............................29
3.2.1 Lo Spirito discende dal cielo (ἐξ οὐρανοῦ)............................................30
3.2.2 Lo Spirito rimane su Gesù..................................................................30
3.2.3 Una fenomenologia dall’ascolto.........................................................31
3.2.4 Il significato del verbo βαπτίζω..........................................................31
3.3 Essere generato dall’acqua e dallo Spirito (Gv 3,5-8)...............................32
3.3.1 Essere generato ἄνωθεν......................................................................32
3.3.2 Nascere ἐξ ὕδατος καὶ πνεύματος.......................................................33
3.3.3 L’acqua viva (7,37-39).......................................................................33
3.4 Paraclito....................................................................................................34
3.5 «Insegnare e Ricordare» (14,26)...............................................................35
3.5.1 Insegnare διδάσκω..............................................................................36
3.5.2 Ricordare ὑπομιμνῄσκω......................................................................36
3.6 Lo Spirito Paraclito e il Testimoniare μαρτυρεῖν (15,26-27)....................38
3.7 La donazione dello spirito nell’ora (19,28-37)..........................................38
3.8 Delimitazione finale del termine Spirito...................................................39
4. La Verità........................................................................................................40
4.1 Osservazioni filologiche...........................................................................40
4.2 Verità nel Vangelo di Giovanni................................................................41
4.3 Testimoniare la verità (18,37)...................................................................43
4.4 Lo Spirito di Verità (14,17; 15,26; 16,13).................................................43
4.5 Risposta umana alla verità........................................................................43
4.6 Testimoniare la verità (5,53).....................................................................44
4.6.1 Giovanni Battista, testimone della verità............................................44
4.6.2 L’uomo paralitico di Betzatà (5,1-47).................................................45
4.6.3 La testimonianza alla verità del discepolo amato................................47
4.7 Delimitazione finale del termine verità.....................................................49
5. Ἐγώ εἰμι, ὁ λαλῶν σοι...................................................................................50
5.1 Auto rivelazione nell’adesso.....................................................................51
5.2 Il luogo del volto.......................................................................................53
BIBLIOGRAFIA 87