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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ENNA "KORE"

Facoltà di Studi Classici, Linguistici e della Formazione


Corso di Laurea in “Scienze della Formazione Primaria”
Insegnamento “DIDATTICA DELLE SCIENZE”
PILLOLA DI SCIENZE: L’ATOMO. LA TAVOLA PERIODICA DI MENDELEEV.

Tutta la materia è composta da particelle piccolissime dette ATOMI.


Ogni atomo è formato da una parte centrale il NUCLEO.
Ogni nucleo è formato da PROTONI E NEUTRONI.
Attorno al nucleo si muovono gli ELETTRONI, essi hanno una massa così piccola che ne servono 1836 per uguagliare la massa di
un protone.
Ciascuna particella possiede una carica. I protoni hanno carica positiva (+), i neutroni non hanno carica, gli elettroni hanno carica
negativa (-). Protoni e Neutroni sono tenuti insieme da una forza detta FORZA NUCLEARE. Cariche si segno opposto si
attraggono. Cariche dello stesso segno si respingono.
Il numero degli elettroni è uguale al numero dei protoni, quindi l’atomo è neutro.
Gli elettroni ruotano attorno al nucleo, ad una distanza di circa 10-6 (0,000001) cm, con velocità che possono raggiungere i 3.000
km al secondo.
Quando parliamo di atomo dobbiamo parlare di numeri quantici. Per l’atomo, oggi il modello universalmente accettato è il
modello a orbitali atomici

Gli elettroni gravitano attorno al nucleo seguendo quelle che sono delle orbite che vengono chiamate ORBITALI. Dopo lunghi
esperimenti, nel 1926 con l'equazione di Schrödinger si è parlato per la prima volta di orbitali. L’orbitale è definito la regione di
spazio attorno al nucleo dove si ha la massima probabilità (90%) di trovare l’elettrone. Quindi si passa da un concetto
dell’atomo di tipo bidimensionale che definiva le orbite ad un concetto di atomo tridimensionale che definisce gli orbitali. Per
descrivere gli orbitali, occorre descrivere i numeri quantici (perchè si fa riferimento a particelle molto piccole). I numeri quantici
sono quattro e sono:
-numero quantico principale
-numero quantico secondario
-numero quantico magnetico
-numero quantico di Spin
Dobbiamo tener presente che ogni numero quantico ci dà delle specifiche informazioni e che, considerando tutti i numeri quantici
globalmente, possiamo avere un insieme di informazioni che ci permettono di descrivere l’atomo in maniera efficiente.
Immaginiamo il nostro atomo formato da un nucleo carico positivamente e da una serie di livelli energetici che vengono definiti
da 1 a 7 man mano che ci allontaniamo dal nucleo, in realtà potremmo definire questi livelli energetici con numeri interi che
vanno da 1 all’infinito, ma sono sufficienti i primi 7 numeri per descrivere gli atomi di tutti gli elementi presenti nella tavola
periodica. Man mano che ci si allontana dal nucleo gli orbitali si ingrandiscono ed andranno ad ospitare un numero maggiore di
elettroni.

Il numero quantico PRINCIPALE viene indicato con la lettera n ed indica a quale livello energetico appartiene l’elettrone
considerato da 1 a 7.
Il numero quantico SECONDARIO viene indicato con la lettera l ed indica la FORMA dell’orbitale a cui appartiene l’elettrone
preso in esame, poiché gli orbitali possono avere forme diverse a seconda del livello energetico che stiamo esaminando. Il numero
quantico secondario assume specifici valori e questi valori sono compresi tra zero e n-1:
0 < l < n-1 (quindi avremo l = 0, l = 1, l = 2, etc..)
A seconda della quantità dei numeri quantici secondari, che possiamo trovare per un determinato livello energetico n, avremo un
determinato numero di forme di orbitali.
Facciamo un esempio.
Docente: prof. Rosa TERMINE 1
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Supponiamo di avere un livello energetico (numero quantico principale) n= 1; per n= 1 quanti l (numeri quantici secondari)
possiamo avere?
Se sostituiamo n= 1 a questa disuguaglianza 0 < l < n-1 => 0 < l < 1-1 => 0 < l < 0
quindi per n= 1 sarà possibile solo l = 0; ciò che informazioni ci dà?
Significa che abbiamo un unico valore di l e quindi un unico tipo di orbitale che è l’orbitale s che sarà rappresentato da un orbitale
a forma sferica

Quindi nel primo livello energetico abbiamo solo un tipo di orbitale: l’orbitale s. Pertanto, diciamo che i numeri quantici secondari
ci permettono di definire i “sottolivelli” dei livelli energetici, quindi nel primo livello energetico si ha un unico sottolivello, quello
di l = 0 che corrisponde all’orbitale sferico di tipo s.
Se ci riferiamo al secondo livello energetico, quindi se n = 2, sostituendolo alla disuguaglianza avremo:
0 < l < n-1 => 0 < l < 2-1 => 0 < l < 1 quindi per n = 2 sarà possibile: l = 0 e l = 1; quindi avremo due tipi di orbitali sempre
l’orbitale di tipo s e in più l’orbitale di tipo p che avrà una rappresentazione di questo tipo:

Dunque, in questo caso i sottolivelli presenti sono due: quello dell’orbitale s e quello del gruppo degli orbitali p (parliamo di
gruppo di orbitali, perché gli orbitali p hanno diversi orientamenti).
Se n = 3
0 < l < n-1 => 0 < l < 3-1 => 0 < l < 2 quindi per n = 3 sarà possibile avere: l = 0, l = 1, l = 2; quindi si aggiunge un altro tipo di
orbitale: d, che viene rappresentato:

Noi rappresentiamo delle forme che in realtà non ci dicono dove sta esattamente l’orbitale ma le zone dove c’è la massima
probabilità di trovare l’elettrone.
Se n = 4
0 < l < n-1 => 0 < l < 4-1 => 0 < l < 3 quindi per n = 4 sarà possibile avere: l = 0, l = 1, l = 2, l = 3; quindi, si aggiunge un altro
tipo di orbitale: f che viene rappresentato:

Ricapitolando:
n = 1 => l = 0 => orbitale s
n = 2 => l = 0, l = 1 => orbitale p
n = 3 => l = 0, l = 1, l = 2 => orbitale d
n = 4 => l = 0, l = 1, l = 2, l = 3 => orbitale f
In questo modo abbiamo coperto il massimo numero di tipi di orbitale che si possono ottenere: s, p, d, f.
Il numero quantico MAGNETICO viene indicato con la lettera m ed indica la posizione che assume nello spazio l’orbitale. Il
numero quantico magnetico m è strettamente collegato al tipo di orbitale e quindi al numero quantico secondario n:
-l < m < l (il numero quantico magnetico assume tutti i numeri interi, compreso lo zero, che stanno tra – l e l). Prendiamo per
esempio l’orbitale s che ha un valore ls= 0 ; se consideriamo l’orbitale che ha un numero quantico secondario 0 e quindi, l’orbitale
Docente: prof. Rosa TERMINE 2
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di tipo s, quanti valori di m potremo avere? Semplicemente uno:
- l < m < l => - 0 < m < 0 => e quindi m = 0 quindi potremo dire che per il nostro orbitale s avremo un unico tipo di orientamento
(il nostro orbitale sferico sarà di un unico tipo):

Se invece andiamo ad analizzare il gruppo di orbitali p che hanno come numero quantico secondario lp = 1, i valori di m saranno:
- l < m < l => -1 < m < 1 => e quindi avremo: m = -1, m = 0, m = 1, quindi avremo tre numeri quantici magnetici e cioè tre tipi
di orientamenti:

px orientato lungo l’asse delle x


pz orientato lungo l’asse delle z
py orientato lungo l’asse delle y.
Quindi l’informazione che mi da il numero quantico magnetico è il tipo di orientamento possibile all’interno dello spazio per un
determinato orbitale.
Se invece andiamo ad analizzare il gruppo di orbitali d che hanno come numero quantico secondario ld = 2, i valori di m saranno:
- l < m < l => - 2 < m < 2 => e quindi avremo: m = -2, m = -1, m= 0, m = 1, m = 2. Quindi l’orbitale d ha cinque orientamenti.
Se invece andiamo ad analizzare il gruppo di orbitali f che hanno come numero quantico secondario lf = 3, i valori di m saranno:
- l < m < l => - 3 < m < 3 => e quindi: m = -3; m = -2; m = -1; m = 0; m = 1; m = 2; m = 3. Quindi hanno sette orientamenti.
Tutto questo ci sarà utile quando andremo a fare le configurazioni elettroniche, che saranno rappresentati con dei quadratini.
Il numero QUANTICO DI SPIN che viene indicato con ms, indica il verso di rotazione dell’elettrone attorno al proprio asse.
Dobbiamo immaginare il nostro elettrone come la terra che ruota intorno al sole e contemporaneamente intorno al proprio asse,
quindi, l’elettrone ruota attorno al nucleo dell’atomo e contemporaneamente attorno a se stesso, in due direzioni che noi per
convenzione indichiamo con più (+) e meno ( - ) e quindi il numero quantico magnetico di Spin sarà + ½ per l’elettrone che ruota
da destra verso sinistra, mentre convenzionalmente lo indichiamo con – ½ per l’elettrone che ruota da sinistra verso destra.

1 1
ms = + ms = -
2 2

CONFIGURAZIONE ELETTRONICA
Scrivere la configurazione elettronica di un atomo significa andare a vedere come sono distribuiti gli elettroni di quell’atomo nei
vari livelli e sottolivelli energetici. I livelli energetici hanno un livello di energia che è più basso se siamo vicino al nucleo e
allontanandosi dal nucleo questo livello energetico si alza.

s s
s s
p
p
p d
d f

Ogni livello energetico, che in precedenza abbiamo detto che rappresentiamo con numeri da 1 a 7, è caratterizzato da sottolivelli
che sono rappresentati dalle lettere s p d f e che rappresentano diversi tipi di orbitali. Per cui, gli orbitali sono di 4 tipi: s p d f;
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questi orbitali sono rappresentati graficamente da quadratini (in ogni quadratino possono andare al massimo 2 elettroni).
L’orbitale s ha una forma sferica (ha un unico orientamento) ed è rappresentato da 1 quadratino
n° massimo di elettroni è 2
L’orbitale di tipo p ha una forma a salsicciotto (può avere tre orientamenti: asse x, y, z) ed è rappresentato da un gruppo di 3
quadratini (2 elettroni x 3 = 6 elettroni)
n° massimo di elettroni è 6
L’orbitale di tipo d è rappresentato da 5 quadratini (2 elettroni x 5 = 10 elettroni)
n° massimo di elettroni è 10
L’orbitale di tipo f è rappresentato da 7 quadratini (2 elettroni x 7 = 14 elettroni)
n° massimo di elettroni è 14
All’interno di ogni quadratino possiamo mettere al massimo 2 elettroni, indicati dalle frecce verticali rivolte una verso l’alto e
l’altra verso il basso, per indicare che il numero quantico magnetico di spin è + ½ - ½.
Ad esempio: scriviamo la configurazione elettronica dello zolfo
16
S
zolfo

Per prima cosa, dobbiamo conoscere il numero di elettroni che occorre sistemare nei quadratini. Consultiamo la tavola periodica e
vediamo che il numero atomico dello zolfo è 16, quindi sono 16 gli elettroni da sistemare. Infatti, il numero atomico è il n° di
protoni del nucleo che è uguale al numero di elettroni. Per inserire gli elettroni, occorre seguire lo schema di riempimento dei
sottolivelli, quindi occorre sapere qual è la sequenza di riempimento, partendo dal sottolivello energetico più basso fino a quello
più alto. Già esiste uno schema da utilizzare che potrebbe essere difficile da ricordare a memoria; tuttavia possiamo costruirlo se
non ne ricordiamo la sequenza:

7s 7p
6s 6p 6d
5s 5p 5d 5f
4s 4p 4d 4f
3s 3p 3d
2s 2p
1s
Per costruirlo, disegniamo una griglia dove
disponiamo i sottolivelli (s,p,d,f) partendo da 1 fino a
massimo 7.
Poi inserisco le frecce, in diagonale, partendo dal
basso verso l’alto. Le frecce indicano la priorità di
riempimento, quindi prima 1s, poi 2s, poi 2p che
viene prima di 3s.
Schema di riempimento dei sottolivelli

Torniamo allo zolfo del quale dobbiamo sistemare 16 elettroni:


osservando lo schema, ho che il primo livello è 1s rappresentato da 1 quadratino dove inserisco 2 elettroni (indicati dalle frecce
che mettiamo una in un verso e l’altra nell’altro verso per indicare che il numero quantico magnetico di spin è + ½ - ½ )

1s
Questa rappresentazione, possiamo anche scriverla: 1s2
Dove 1 è il livello energetico, s è il sottolivello energetico e 2 è il numero di elettroni.
Man mano aggiungo gli altri livelli:

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Avendo ben presente lo schema: Arriviamo così a 16 elettroni.
Occorre tener sempre presente che prima
si riempiono i quadratini con le frecce in
3p
un senso e poi nell’altro senso.

3s
2p

2s
1s

Possiamo scrivere la configurazione elettronica dello zolfo anche: 1s2 2s2 2p6 3s2 3p4
Per controllo facciamo la somma dei numeri in apice: 2+2+6+2+4 = 16
Ricapitolando: gli orbitali degli elettroni sono uno esterno all’altro. Il primo orbitale può contenere al massino 2 elettroni,
l’ultimo 8: quindi se un atomo ha soltanto 2 elettroni, ha anche 1 solo orbitale.
Se l’ultimo orbitale è completo, l’atomo è stabile e non si unisce con nessun altro atomo, mentre, se non è completo, è instabile e
cerca di unirsi con gli altri atomi per raggiungere il completamento del suo ultimo stadio.
LA REGOLA DELL'OTTETTO
Tale regola (formulata nel 1916 da Gilbert Newton Lewis) enuncia che quando un atomo possiede il livello elettronico esterno
completo, detto "«guscio di valenza», in genere costituito da otto elettroni, esso è in una condizione di particolare stabilità
energetica, e tende a non formare ulteriori legami.
Un atomo è quindi stabile quando ha otto elettroni nello strato di valenza. La regola dell’ottetto parte dalla configurazione
elettronica degli elementi. Il motivo della stabilità dei gas nobili risiede nel fatto che la loro configurazione elettronica presenta 8
elettroni nello strato di valenza, che, quindi, è completo. Un atomo raggiunge la stabilità acquistando, cedendo o condividendo
elettroni con un altro atomo, in modo da raggiungere l’ottetto nella sua configurazione elettronica esterna. In realtà gli elementi
del Gruppo VIII si chiamano GAS NOBILI perché non reagiscono non nessun elemento in quanto sono già stabili. Infatti, il
gruppo VIII è quello da cui nasce la regola dell’ottetto, perché gli elementi di questo gruppo hanno la configurazione elettronica
esterna s2p6 quindi hanno 8 elettroni nell’ultimo livello energetico. Ricordando che gli orbitali p sono tre (quadratini) ed ogni
orbitale può contenere al massimo 2 elettroni, avremo 6 elettroni nell’orbitale p + 2 nell’orbitale s (un solo quadratino) per cui il
guscio esterno è completo, al contrario di tutti gli altri elementi.
Infatti tutti gli altri elementi della tavola periodica hanno l’ultimo livello energetico non completo:
La configurazione elettronica degli elementi del I gruppo è s1 perché hanno un solo elettrone nell’unico livello energetico.
La configurazione elettronica esterna degli elementi del II gruppo è s2 perché hanno 2 elettroni nell’ultimo livello energetico.
La configurazione elettronica esterna degli elementi del III gruppo è s2p1 perché hanno 3 elettroni nell’ultimo livello energetico,
quindi gli mancano 5 elettroni per completare il livello p.
La configurazione elettronica degli elementi del IV gruppo è s2p2 perché hanno 4 elettroni nell’ultimo livello energetico, quindi
gli mancano 4 elettroni per completare il livello p.
La configurazione elettronica degli elementi del V gruppo è s2p3 perché hanno 5 elettroni nell’ultimo livello energetico, quindi
mancano 3 elettroni per completare il livello p.
La configurazione elettronica degli elementi del VI gruppo è s2p4 perché hanno 6 elettroni nell’ultimo livello energetico
(mancano 2 elettroni per completare il livello p).
La configurazione elettronica degli elementi del VII gruppo è s2p5 perché hanno 7 elettroni nell’ultimo livello energetico (manca
1 elettroni per completare il livello p).
Quindi tutti gli altri elementi della tavola periodica reagiranno e formeranno legami per raggiungere la configurazione elettronica
esterna del gas nobile a lui più vicino. Quindi nel caso dell’idrogeno che ha un solo elettrone cercherà di reagire per raggiungere
la configurazione esterna dell’elio (gas nobile con 2 elettroni).
Mentre per i metalli (I e II gruppo) cercheranno di perdere i due elettroni o l’unico elettrone in modo che il penultimo livello
energetico diventi l’ultimo livello e quindi, comunque, il livello energetico sarà completo. Per questo i metalli tendono a perdere il
loro elettrone dell’ultimo livello. Al contrario i non metalli (Es. del VII gruppo) avendo 7 elettroni nell’ultimo livello gli basterà
acquisire un elettrone legandosi ad altri atomi così che i 5 elettroni diventano 6 divenendo così il guscio esterno completo.
Ma anche la regola dell’ottetto ha delle ECCEZIONI:
1) la regola dell’ottetto viene chiamata dell’ottetto-duetto perché ci sono due atomi: idrogeno ed elio che non rispettano la regola
dell’ottetto ma quella del duetto poiché hanno un solo orbitale 1s; quindi la configurazione elettronica dell’elio è 1s2, mentre
quella dell’idrogeno è 1s1; l’idrogeno per andare a riempire questo livello ha bisogno di un altro elettrone.
2) La seconda eccezione è che la regola dell’ottetto non vale per i metalli del gruppo B cioè i metalli di transizione (la rispettano
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solo in alcuni casi rari), essi seguono la regola dei 18 elettroni (tale regola si basa sul fatto che il livello elettronico più esterno di
un metallo di transizione consta di nove orbitali, che possono contenere un totale di 18 elettroni, in parte derivanti dal metallo e in
parte donati dai leganti nel formare il complesso).
Per raggiungere la stabilità, quindi, può succedere che un atomo perda o acquisti elettroni; allora avremo un atomo carico o
positivamente (quello che perde elettroni) o negativamente (quello che acquista elettroni). L'ELETTRICITÀ, per esempio, si ha
quando un elettrone riceve una quantità di energia sufficiente per saltare sull'atomo vicino. Questo costituisce l’origine dei
fenomeni elettrici.
Quando 2 atomi si scontrano e reagiscono può accadere che si uniscono mettendo in comune un certo numero di elettroni, oppure
si separino di nuovo dopo essersi scambiati uno o più elettroni. Ciò determina il cambiamento di proprietà che si osserva nelle
sostanze partecipanti a reazioni chimiche. Comunque ogni atomo ha una sua identità e resta sé stesso anche se combinato con altri
atomi.
LEGAMI CHIMICI
L’aggregazione di atomi porta alla formazione di una molecola; sono gli elettroni periferici ad interagire con gli elettroni di altri
atomi (forza elettrostatica) formando i "legami". Quindi, un legame chimico si forma quando due atomi si uniscono tra loro:
• o mettendo in compartecipazione elettroni
• o trasferendo elettroni dall’uno all’altro atomo
La "valenza" indica, numericamente, le potenzialità di ciascun atomo nello stabilire legami con altri: C = 4, O = 2, N = 5, etc.
La forza motrice del legame è una diminuzione dell’energia globale del sistema costituito dai due atomi legati rispetto a quello
costituito dai due atomi singoli.
Nel legame gioca un ruolo importante l’ELETTRONEGATIVITÀ che è la capacità di un atomo ad attrarre la coppia di
elettroni di legame.
- Con differenza di elettronegatività tra gli atomi < 0,4 → legame COVALENTE
- Con differenza di elettronegatività tra gli atomi compresa tra 0,4 e 1,7 (0,4 ≤ differenza di elettronegatività ≤ 1,7) → legame
COVALENTE POLARE
- Con differenza di elettronegatività tra gli atomi > 1,7 → legame IONICO.
Osservando il Sistema Periodico, si può dire con una certa approssimazione che:
- i NON METALLI formano tra loro legami covalenti: puri o polari;
- i METALLI ed i NON METALLI formano tra loro legami ionici.
I LEGAMI SI DISTINGUONO IN:
- legami primari o interatomici che sono quelli tra atomi all’interno della stessa molecola o di un reticolo cristallino;
- legami secondari o intermolecolari che sono i legami che si instaurano tra molecole già formate e sono dei legami deboli.
Esempi di legami chimici secondari sono le forze di Van der Waals e il legame a idrogeno. Il legame a idrogeno è un particolare
tipo di interazione dipolo-dipolo che si viene a formare tra molecole nelle quali un atomo di idrogeno è legato covalentemente con
un atomo di piccole dimensioni e fortemente elettronegativo (F, N e O); ne sono esempio l’ammoniaca (NH3), l’acqua (H2O) e il
fluoruro di idrogeno (HF).
I LEGAMI INTERATOMICI SONO:
a) il legame covalente
b) il legame ionico
c) il legame metallico
Il LEGAME COVALENTE si forma tra atomi che mettono in comune gli elettroni di valenza. La forza di attrazione fra i due
atomi deriva dall’attrazione degli elettroni condivisi da parte di entrambi i nuclei. Un esempio è la molecola di H2.
Esistono due tipi di legame covalente: il legame covalente puro e il legame covalente polare.
il legame covalente puro (o covalente omeopolare) si realizza tra atomi dello stesso elemento es. H2, N2, Cl2.
Il legame covalente polare (o covalente eteropolare) si realizza tra atomi di elementi diversi (ma i due atomi devono avere una
differenza di elettronegatività compresa tra 0,4 e 1,7), per i quali non si può avere trasferimento elettronico (legame covalente
polare) es. HCl, CO.
In realtà, esiste anche un particolare legame covalente chiamato dativo nel quale un atomo detto donatore fornisce la coppia di
elettroni di legame. Tale coppia di elettroni viene condivisa con un atomo detto accettore. Una volta che tale legame si è formato
non è distinguibile da un normale legame covalente.
Il LEGAME IONICO nasce dalle forze elettrostatiche attrattive che si esercitano fra ioni di carica opposta in un solido ionico
quale ad esempio il NaCl (Cloruro di sodio) che è costituito da un reticolo di ioni Na+ e Cl-; quindi è un legame tra ioni con carica
di segno opposto. Tali ioni si formano da atomi aventi differenza di elettronegatività superiore a 1,7. In questo caso, si verifica il
trasferimento di uno o più elettroni dall’atomo meno elettronegativo all’atomo più elettronegativo. Questo legame è di natura
prettamente elettrostatica; l'arrangiamento degli atomi nello spazio non ha la direzionalità del legame covalente: il campo elettrico
generato da ciascuno ione si diffonde simmetricamente nello spazio attorno ad esso. È il tipo più semplice di legame chimico, sia
dal punto di vista concettuale sia da quello della sua descrizione analitica, essendo interpretabile in base alle leggi classiche
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dell'elettrostatica.
Il LEGAME METALLICO si può definire come un legame delocalizzato di natura elettrostatica che si instaura tra gli elettroni
di valenza e gli ioni positivi metallici; infatti è basato sulla forza di coesione esercitata dagli elettroni di valenza liberi di muoversi
attraverso un reticolo di cationi. Ad esempio in un solido metallico, quale il Na, gli elettroni di valenza (uno per atomo) si
muovono attraverso l'intero solido nel campo elettrostatico dei cationi Na+. I metalli, eccetto il mercurio, sono solidi a temperatura
ambiente. Gli atomi del metallo sono disposti ordinatamente nello spazio tridimensionale formando un reticolo cristallino. Il
legame che unisce gli atomi di un metallo viene detto legame metallico: un metallo è costituito da un insieme di cationi (+) che
hanno ceduto gli elettroni di valenza. Gli elettroni espulsi sono delocalizzati su un orbitale esteso a tutto il metallo e sono liberi di
muoversi; è come se i cationi fossero immersi in un mare di elettroni delocalizzati su cui esercitano una forza attrattiva.

L’energia per rompere un legame è definita energia di dissociazione di legame ed è espressa in kJ/mol.
LA TAVOLA PERIODICA DI MENDELEEV
Nel 1869, il chimico russo Dmitrij Mendeleev pubblicò un articolo dal titolo “Sistema naturale degli elementi e sua applicazione
alla indicazione delle proprietà degli elementi non ancora scoperti”, dove presentò una tabella per classificare gli elementi
chimici: “Tavola Periodica di Mendeleev” che ancora oggi, con qualche modifica e aggiornamento, rappresenta la nomenclatura
internazionale che, per ogni atomo, riporta:
- il numero atomico: è il n° di protoni del nucleo, uguale al numero di elettroni, poiché l’atomo è neutro.
- il numero di massa o il peso atomico che corrisponde alla somma dei protoni e neutroni presenti nel nucleo di un atomo.
- Il numero di valenza che indica gli elettroni presenti nel suo ultimo livello di energia, partecipando alla formazione dei legami.
Alcuni esempi:
L’ossigeno O ( Gruppo VI) ha numero atomico: 8; peso atomico: 16 (configurazione elettronica: 1s2 2s2 2p4); Valenza: 6.
L’idrogeno H (Gruppo I) ha numero atomico: 1; peso atomico: 1 (configurazione elettronica: 1s1); valenza: 1.
L’azoto N (Gruppo V) ha numero atomico: 7; peso atomico: 14 (configurazione elettronica: 1s22s22p3); valenza: 5.
Il carbonio C (Gruppo IV) ha numero atomico: 6: peso atomico: 12 (configurazione elettronica: 1s22s22p2); valenza: 4.
La tavola periodica organizza gli elementi in RIGHE e COLONNE; le righe costituiscono i periodi che contengono gli elementi
ordinati secondo numero atomico crescente. Le colonne sono i gruppi con elementi con proprietà chimiche simili.
Nella tavola periodica gli elementi sono divisi in:
- METALLI (sono solidi, tranne il mercurio che è liquido; sono ottimi conduttori del calore e dell’elettricità; danno luogo a
composti basici. L’idrogeno è l’unico elemento del I gruppo che non si comporta da metallo, però solo sul nostro pianeta, su
Giove più del 90% di idrogeno è metallico),
- NON METALLI (possono trovarsi allo stato solido, liquido e gassoso; sono isolanti; danno luogo a composti acidi),
- SEMIMETALLI (nella tavola si trovano lungo una linea immaginaria che unisce il Boro con il Polonio; hanno caratteristiche
chimiche intermedie tra i metalli e i non metalli; danno composti anfoteri: acidi in ambiente basico e basici in ambiente acido.
Il 2019 è stato dichiarato dall’UNESCO Anno Internazionale della Tavola Periodica e l’EuChems (European Chemical Society) ha
elaborato una tavola periodica dell'abbondanza relativa degli elementi chimici che si può scaricare liberamente al seguente link:
https://www.euchems.eu/euchems-periodic-table/
IL NUMERO DI OSSIDAZIONE è il numero di elettroni di valenza che rimane a un atomo, dopo aver assegnato gli elettroni di
legame all'atomo più elettronegativo della coppia di legame.
Il numero di ossidazione è un numero intero:
• positivo se in un legame l'atomo cede elettroni
• negativo se in un legame l'atomo acquista elettroni
• nullo se l'atomo non cede, né acquista elettroni
Per esempio per l’ossigeno il numero di ossidazione è -2, ad eccezione dei perossidi H2O2, Na2O2 in cui l’ossigeno ha numero di
ossidazione -1.
L'acquisto di elettroni (riduzione del n.o.) si chiama riduzione.
La cessione di elettroni (aumento del n.o.) si chiama ossidazione.

Docente: prof. Rosa TERMINE 7

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