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3 Lezione Diritto Internazionale 05/10/22

Ieri abbiamo parlato degli stati, della soggettività internazionale. La soggettività internazionale degli stati si
basa sull’effettività e l’indipendenza e gli stati sono i primi soggetti di diritto internazionale, cioè
tradizionalmente sono i primi ad essere diventati soggetti, ad essere apparsi nella comunità
internazionale e gli stati sono anche i soggetti originari dell’ordinamento internazionale. Accanto agli
stati sono poi sorte alla metà del secolo scorso le organizzazioni internazionali. Per organizzazioni
internazionali generalmente si intendono le organizzazioni intergovernative, cioè le organizzazioni
formate da stati e cioè i cui membri sono gli stati. Questo generalmente perché in realtà nella categoria
organizzazioni internazionali andrebbero messe le organizzazioni non governative (ong) e le
organizzazioni intergovernative ma le non governative sono attori non statali e intergovernative sono
soggetti di diritto internazionale. Oggi vedremo le organizzazioni intergovernative che però chiameremo
organizzazioni internazionali perché generalmente quando si dice organizzazioni internazionali si intende
quelle. Le organizzazioni internazionali sono soggetti derivati dell’ordinamento internazionale perché le
organizzazioni internazionali sono in realtà create e volute dagli stati. Quindi gli stati sono soggetti
originari e le organizzazioni internazionali sono soggetti derivati, occhio però perché anche se si tratta di
soggetti derivati dell’ordinamento internazionale sono pur sempre soggetti e quindi sono posti
dall’ordinamento giuridico al medesimo livello. I soggetti di un ordinamento internazionale possono avere
diverse caratteristiche e quindi i soggetti sono in effetti diversi tra di loro, hanno caratteristiche diverse,
quindi stati e organizzazioni sono soggetti ma hanno caratteristiche e qualità diverse e anche un tipo di
soggettività diverso ma soggetto derivato non vuol dire minore ma soltanto diverso. Le organizzazioni
internazionali vengono generalmente istituite e create dagli stati attraverso dei trattati multilaterali che
istituiscono appunto l’organizzazione, si chiamano trattati multilaterali istitutivi di organizzazioni
internazionali. Questi trattati multilaterali possono avere diversi nomi come la carta ONU che è un trattato
multilaterale istitutivo dell’organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945, oppure possiamo avere il trattato di
Lisbona che istituisce l’UE, oppure possiamo avere diversi nomi per i trattati perché questi possono essere
chiamati memorandum, oppure agreement… quello che a noi interessa è che generalmente le
organizzazioni internazionali sono create con un trattato multilaterale, cioè con uno strumento
vincolante per gli stati che sono parte del trattato e membri dell’organizzazione, vincolante vuol dire che
produce effetti obbligatori per le parti del trattato che poi sono i membri dell’organizzazione. Le
organizzazioni, così fondate con i trattati multilaterali, possono essere di diverso tipo: una grande
suddivisione che si fa tra le organizzazioni è tra organizzazioni di coordinamento e organizzazioni di
integrazione. Le organizzazioni di coordinamento sono quelle organizzazioni in cui gli stati membri
coordinano la propria azione attraverso l’operato dell’organizzazione e si tratta di un tipo di
cooperazione più tradizionale. Un esempio macroscopico di organizzazione di coordinamento sono
proprio le Nazioni Unite. L’organizzazione può essere anche di integrazione e in questo caso si tratta di
un’organizzazione più sofisticata perché questa organizzazione non solo coordinerà l’azione degli stati ma
in certi casi, cioè nell’espressione di alcuni poteri che deriveranno dalle competenze che gli sono state
attribuite dagli stati, sostituirà proprio l’azione degli stati. Quindi nell’organizzazione di integrazione non
solo gli stati sono coordinati e operano attraverso l’organizzazione, ma hanno trasferito alcune
competenze/poteri all’organizzazione che le/li esercita al posto loro. Una classica organizzazione di
integrazione è l’UE. Questo trasferimento completo della competenza fa in modo che l’organizzazione sia
sostituita all’azione degli stati. L’UE ha 3 tipi di competenze e sono competenze concorrenti, cioè che
vengono esercitate sia dagli stati che dall’UE; competenze esclusive dell’UE e competenze esclusive degli
stati e cioè che sono rimaste in mano agli stati. Ad esempio la pesca è una competenza esclusiva dell’UE.
Organizzazione e integrazione significa anche che in alcuni casi, cioè nei casi in cui si ha competenza
esclusiva dell’UE, l’UE è in grado di adottare degli strumenti giuridici vincolanti e sono vincolanti non solo
per gli stati ma anche per i soggetti interni agli stati, persone fisiche e giuridiche. Accade che quando c’è
un regolamento, il regolamento è direttamente applicabile all’interno degli ordinamenti e si può vedere
come i due ordinamenti, quello degli stati membri e l’ordinamento dell’UE sono integrati ed ecco perché
si chiamano organizzazione di integrazione. Le organizzazioni di coordinamento, che sono praticamente
tutte le altre, questa roba qui non riesce a farla perché l’organizzazione di coordinamento coordina le
azioni degli altri, può adottare degli strumenti vincolanti a certe condizioni previste dal trattato e questi
strumenti però avranno come destinatari gli stati e quindi coordinano e non si integrano. A noi ci basta
sapere organizzazione delle Nazioni Unite coordinamento e invece UE integrazione. Le organizzazioni
possono anche essere classificate a seconda degli obiettivi che hanno e quindi potremo classificarle in:
organizzazioni a fini universali (organizzazioni universali), e organizzazioni a fini regionali (organizzazioni
regionali). Una classica organizzazione universale sono le Nazioni Unite e lo sono dall’origine, universale
sono i fini. Siccome il fine dell’organizzazione delle Nazioni Unite è il mantenimento della pace e della
sicurezza internazionale è un fine universale a cui hanno interesse tutti ecco che l’organizzazione è
universale. Le organizzazioni regionali sono regionali perché gli interessi degli stati sono piuttosto
concentrati su una regione ed ecco perché un’organizzazione regionale è sicuramente l’UE,
organizzazione regionali sono sicuramente quelle che riguardano l’africa o l’asia ecc, ma
un’organizzazione regionale è anche la Nato. La Nato è un’organizzazione sicuramente non di integrazione
perché fa tutto all’unanimità e infatti è un’alleanza. Di solito le organizzazioni internazionali si fondano sui
trattati, di solito vuol dire che non c’è l’obbligo di fondare o creare un’organizzazione con un trattato
multilaterale, potrebbe anche essere creata un’organizzazione con un atto non vincolante. Ci
concentriamo sulle organizzazioni create con i trattati. Di solito all’inizio c’è un preambolo per spiegare
tutto quello che è accaduto prima, come hanno cooperato gli stati, perché hanno deciso di fare questa
organizzazione, poi ai primi articoli mettiamo subito l’obiettivo e che cosa si vuole raggiungere, dopo
l’obiettivo si iniziano ad inserire i vari organi, le varie componenti dell’organizzazione. Di solito si mette
un organo assembleare con una composizione molto allargata, cioè tutti gli stati mandano dei
rappresentanti nell’organo assembleare che è quello allargato e poi si fa invece un organo più ristretto
perché quello più grande è difficile che possa avere dei poteri vincolanti proprio perché è più difficile
mettere insieme tutte le volontà di tutti gli stati e fare tutto rapidamente e quindi poi si crea un organo
più ristretto che di solito è l’organo esecutivo, cioè quello che si occupa della realizzazione pratica degli
obiettivi, magari quello assembleare individua i macro obiettivi in linea con quelli che avevi messo all’inizio
nel trattato e quello esecutivo fa dei programmi più dettagliati. A seconda dell’organizzazione ci possono
essere altri organi più ristretti, se un’organizzazione è molto sofisticata o comunque c’è una cooperazione
forte tra stati avrà pure un organo che dirime le controversie. Teniamo presente che un’organizzazione
può evolvere nel tempo cambiando il trattato. Di solito dopo la struttura dell’organizzazione cominciano
ad esserci degli articoli che ci dicono come si creano le norme, come si creano gli atti e quali sono quelli
vincolanti, quali sono quelli non vincolanti ecc ecc …. Alla fine metteremo una clausola sul recesso o sulla
durata dell’organizzazione ecc. quella che abbiamo scritto è un’idea di massima dell’organizzazione. Ora
andremo a parlare della soggettività delle organizzazioni. La soggettività delle organizzazioni
intergovernative non è scontata perché all’inizio quando stavano per emergere i soggetti erano
rappresentati dagli stati che erano appunto soggetti sovrani ed espressione di sovranità e quindi le
organizzazioni prima erano qualcosa di diverso rispetto agli stati. Il primo aspetto diverso rispetto agli
stati è quello della mancanza di territorio. Di fronte alla circostanza che alcuni requisiti essenziali dello
stato erano mancanti molti autori addirittura erano spinti a negare la soggettività internazionale delle
organizzazioni internazionali. Quindi c’è stato bisogno sia di uno sforzo dottrinale per costruire la
soggettività delle organizzazioni internazionali, sia in definitiva di uno sforzo giurisprudenziale perché poi
la questione è stata definitivamente risolta dalla Corte Internazionale di giustizia nel 1949. La corte
internazionale di giustizia ha risolto la questione per le Nazioni Unite. Oggi non si dubita della soggettività
delle organizzazioni internazionali se questa ha determinate caratteristiche. Per arrivare ad affermare la
soggettività delle organizzazioni la prima teoria che è stata sviluppata dalla dottrina è la teoria
soggettivistica o consensualistica. Questa teoria basa la soggettività delle organizzazioni internazionali
sull’elemento soggettivo della volontà degli stati che hanno voluto creare un’organizzazione quale
soggetto di diritto internazionale, cioè l’idea è che poiché gli stati sono soggetti di diritto internazionale e
si sono messi insieme e hanno espresso un consenso a creare un’organizzazione allora questa
organizzazione ha soggettività internazionale e baseremo questa soggettività internazionale
sull’elemento soggettivo, ovvero sul consenso espresso dagli stati. Questa teoria non risolve i problemi
relativi alla soggettività perché basandosi sul consenso non spiega come quel soggetto internazionale così
creato possa avere una soggettività che è equiparata a quella dei soggetti che l’hanno creato, cioè gli
stati. Questa teoria non è sufficiente a spiegare la soggettività internazionale delle organizzazioni perché
innanzitutto non spiega come questa soggettività che nasce così possa essere equiparata o equivalente a
quella degli stati che l’hanno voluta. Questo significherebbe pure che la soggettività dell’organizzazione
dipende dalla volontà di tutti gli stati membri ma non è così, ad esempio la brexit…. Punto più importante
 inoltre questa soggettività non spiegherebbe i suoi effetti erga omnes, cioè l’organizzazione per essere
soggetto internazionale come gli altri deve essere soggetto nei confronti di tutti gli stati/di tutti gli altri
soggetti, e quindi se io sono soggetto soltanto perché ho il consenso di 10 stati che mi hanno creato come
faccio poi ad essere soggetto nei confronti di tutti? La soggettività di tutti/ la personalità giuridica
internazionale di tutti i soggetti internazionali deve essere erga omnes, cioè io devo essere persona
giuridica internazionale nei confronti di tutti. Seconda teoria: la teoria oggettivistica. La teoria
oggettivistica ci dice che per vedere se un’organizzazione è soggetto di diritto internazionale io devo
guardare un elemento oggettivo, cioè il trattato. Quindi attraverso il trattato saprò se
quell’organizzazione è un soggetto di diritto internazionale oppure no. Nei trattati istitutivi di
organizzazione ci può essere la previsione relativa alla soggettività dell’organizzazione, cioè ci può essere
un articolo che dice che questa organizzazione è soggetto e spesso quando c’è è un articolo che riguarda
la soggettività giuridica dell’organizzazione nei confronti degli ordinamenti interni degli stati membri
dell’organizzazione. Molto raramente invece c’è un articolo che dice che quell’organizzazione è un
soggetto di diritto internazionale. Ma anche se ci fosse quell’articolo nel trattato, comunque soltanto
quell’articolo non sarebbe in grado di spiegare questa soggettività opponibile verso gli altri. La corte
internazionale di giustizia è un organo delle nazioni unite che ha sostanzialmente 2 competenze: una
competenza consultiva e una competenza contenziosa. Nella competenza consultiva è chiamata a dare
un parere autorevole su una questione di diritto internazionale. Nella competenza contenziosa invece è
chiamata a decidere una controversia tra stati e quindi la decisione, adottata dalla corte internazionale di
giustizia, sarà una sentenza e quindi obbligatoria per le parti. Quindi consultiva finisce con un parere non
vincolante, contenziosa dirimo la controversia tra 2 stati e dirò chi ha ragione e quella decisione sarà
obbligatoria per quei 2 stati. La competenza consultiva, anche se termina con un atto non vincolante, è
una competenza per la corte internazionale di giustizia molto importante perché spesso la corte
ricostruisce il diritto internazionale e il diritto internazionale non scritto soprattutto. Quindi quando fa
un’opera di ricostruzione del diritto è vero che il parere non è vincolante però quello che ricostruisce lo è
eccome. Non è che i pareri sono rilevanti e molto importanti perché l’ha detto la corte internazionale di
giustizia ma sono importanti perché sono ricostruttivi del diritto e il diritto è obbligatorio. La corte
internazionale di giustizia ha risolto la questione relativa alla soggettività delle organizzazioni
internazionali in un parere consultivo. Il parere è quello relativo al conte Bernadotte nel 1949, parere
consultivo della corte di giustizia sull’immunità dei funzionari a servizio delle nazioni unite ma in generale
questo viene chiamato caso bernadotte. Questo caso viene chiamato caso bernadotte perché in realtà
nasce da questo problema, nasce da questo tizio che si chiama bernadotte  questo qui era svedese e si
trovava in Israele per mediare sulla questione israelo-palestinese e quindi operava su mandato delle
nazioni unite, faceva il mediatore per le nazioni unite e si trovava lì e viene ucciso in Israele. Le nazioni
unite si chiedono se fosse possibile agire contro Israele per avere il risarcimento dei danni causati dalla
morte del conte bernadotte che in realtà era in missione in nome e per conto delle nazioni unite. Alla fine
non c’è stata una controversia o un risarcimento. La questione non era tanto relativa al risarcimento ma
era piuttosto relativa alle questioni che erano sottese al risarcimento. Cioè ci si chiedeva se i funzionari
delle nazioni unite avessero l’immunità come hanno gli organi dello stato, cioè i funzionari dello stato,
ma soprattutto questo risarcimento l’avrebbero chiesto a Israele che non era ancora parte delle nazioni
unite. Quindi tutto questo sottendeva che le nazioni unite fossero il soggetto e che da soggetto
internazionale potevano garantire un collegamento al funzionario che aveva agito in nome e per conto
delle nazioni unite e quindi chiedere risarcimento per i loro danni contro uno stato che non era parte
delle nazioni unite. Per quanto riguarda questo caso del conte Bernadotte la corte prende le teorie che
erano state elaborate, quella soggettivistica e quella oggettivistica e le unisce in una teoria che
chiameremo mista. Innanzitutto la corte dice che in un ordinamento giuridico i soggetti possono non
essere tutti uguali, possono non avere le stesse caratteristiche e quindi è chiaro che le organizzazioni non
hanno una comunità, un territorio ecc ma poiché i soggetti possono essere diversi possiamo dire che
anche le organizzazioni sono soggetti a certe condizioni. Inseriamo un attimo una terza teoria che ci siamo
dimenticati prima, ovvero la teoria realista che la corte nemmeno prende in considerazione. La teoria
realista, cioè io guardo quello che l’organizzazione fa, non guardo né la volontà e né il trattato ma se
l’organizzazione è in piedi e fa qualcosa e si comporta come un soggetto allora è un soggetto, se
l’organizzazione si muove e fa qualcosa allora è un soggetto  questa è la teoria realista e la teoria
peggiore. La teoria peggiore perché fa qualcosa che cosa, se io non ho il trattato non so che fa, quali sono
le sue competenze, quali sono i suoi obiettivi, quali sono i suoi poteri. Questa teoria piace molto agli
anglosassoni e agli americani. La corte per questo caso scarta tutte e 3 le teorie ed elabora una teoria
mista e dice che l’organizzazione internazionale ha una soggettività internazionale quando a partire dal
trattato e con la volontà degli stati viene creata ma comincia ad agire, cioè se questa organizzazione
concepita come un organismo vivente comincia a vivere avendo come schema il trattato e la volontà
degli stati nel momento in cui inizia a vivere, comincia a fare qualcosa, allora in quel momento esprime la
sua soggettività internazionale. È chiaro che questa soggettività internazionale non è uguale a quella
degli stati, è una soggettività di tipo funzionale mentre gli stati hanno una soggettività assoluta a
competenza generale. La soggettività delle organizzazioni è di tipo funzionale perché l’organizzazione
opera in funzione dei suoi obiettivi e quindi è un soggetto in funzione dei suoi obiettivi e non può andare
aldilà delle competenze che gli sono state attribuite dagli stati e queste competenze gli sono attribuite
nel trattato e quindi dal trattato si può vedere che competenze ha e che poteri ha. Detto così sembra che
tutte le organizzazioni siano soggetto ma la corte nota un’altra cosa. l’organizzazione è un soggetto
quando ha effettività e indipendenza, cioè riprende i parametri precedenti e li calibra sul fenomeno
dell’organizzazione e infatti dice che l’indipendenza nel caso dell’organizzazione è l’ordinamento
giuridico indipendente da altri ordinamenti ma qui l’ordinamento giuridico sarebbe l’organizzazione
vivente indipendente dagli altri stati ed è indipendente quando all’interno del trattato, ad esempio, sono
previsti dei sistemi di voto di tipo maggioritario, cioè quando l’organizzazione non prende tutte le sue
decisioni all’unanimità ma a maggioranza, che sia semplice o qualificata, perché la maggioranza prevista
nel trattato ma operativa nella realtà fa vedere che l’organizzazione ha una volontà distinta dai singoli
membri, cioè se so tutti d’accordo come distinguo la volontà del membro dalla volontà dell’organizzazione
e non riesco, ma se io ho messo come procedure anche delle maggioranze, non è necessario che non ci sia
l’unanimità. In alcuni casi l’organizzazione farà scontento qualcuno e quindi avrà una volontà difforme da
quella dei singoli stati. E questo che abbiamo detto sarebbe un esempio di indipendenza. Ora vediamo
l’effettività sempre basandoci su questa teoria mista. Se questa organizzazione è in grado di creare degli
atti vincolanti per gli stati membri o addirittura degli atti vincolanti (trattati) per stati terzi allora questa
organizzazione è effettiva. L’effettività dipende dal trattato perché nel trattato ho messo gli atti vincolanti
e quelli non vincolanti, come devono essere adottati e che cosa fanno e non si può andare contro gli
obiettivi del trattato. Effettività e indipendenza collegati al trattato e alla volontà degli stati fanno in modo
che questa soggettività e l’operare dell’organizzazione. Quando l’organizzazione comincia a fare qualcosa,
in quel momento si scinde il momento in cui non si è più soggetti e si diventa soggetti, indi quando si dice
soggetto derivato è una cosa più temporanea che sostanziale. Soggetto derivato perché deriva dalla
volontà degli stati ma è soggetto nel momento in cui vive e quindi opera anche in contrasto con la
volontà degli stati perché non c’è l’unanimità per tutto  questo ci fa capire che le organizzazioni che
agiscono, ad esempio, soltanto all’unanimità in realtà secondo alcuna parte della dottrina non sono
soggetti di diritto internazionale in senso proprio però la maggior parte della dottrina ritiene che sia
soggetto ad esempio la Nato che secondo la prof invece no. l’unanimità non è un sintomo di soggettività.
Quindi la corte internazionale di giustizia nel caso Bernadotte chiarisce definitivamente che le
organizzazioni possono essere soggetti di diritto internazionale. Le organizzazioni sono diverse, sono
derivate, sono funzionali, funzionano per competenze di attribuzione  ad esempio io do i fini e le
competenze e solo in quello possono agire e questo non si vede benissimo in organizzazioni come l’UE o
le nazioni unite ma si vede benissimo in organizzazioni come l’OMS o l’OMC perché OMS è sanità mentre
un’organizzazione come le nazioni unite che ha un macro obiettivo come pace e sicurezza allora sotto
quel macro obiettivo ci possono rientrare tante attività e quindi può sorgere confusione. Ma le
organizzazioni tutte funzionano per competenze di attribuzione, quindi io gli attribuisco dei poteri e quei
poteri possono svolgere in funzione degli obiettivi che quell’organizzazione ha, non possono fare di più. Il
veto blocca la risoluzione dell’organo. La Nato è un’alleanza militare ma possiamo anche dire
organizzazione. L’intervento della Nato come organizzazione è possibile in 2 circostanze: una in legittima
difesa perché uno viene attaccato e gli altri rispondono oppure può anche agire ai sensi dell’articolo 53
della carta delle nazioni unite, e cioè con l’autorizzazione del consiglio di sicurezza che gli delega l’uso
della forza e la Nato agisce. La Nato possiamo anche definirla un’organizzazione di difesa degli stati. Oggi
abbiam parlato e parliamo di soggettività. Abbiamo fatto le organizzazioni internazionali come soggetti di
diritto internazionale. Finiamo con un altro soggetto di diritto internazionale, ovvero la Santa Sede. Santa
Sede in quanto Chiesa cattolica in tutta la sua espressione. La Santa Sede è un soggetto di diritto
internazionale ed è tradizionalmente considerato tale. In questo caso siamo dinanzi a un soggetto di
diritto internazionale di tipo originario e funzionale, quindi ha una soggettività originaria e funzionale,
originaria perché dipende dal suo ordinamento giuridico, ovvero che non dipende da nessun altro
ordinamento giuridico. l’ordinamento della Santa Sede, diritto canonico ed ecclesiastico, non deriva da
nessun altro ordinamento giuridico e quindi è autonomo. E poi si tratta di un soggetto funzionale, cioè
questa soggettività è funzionale e non a competenza generale, ma funzionale ai fini di questo soggetto di
diritto internazionale e i fini della Santa Sede sono dei fini escatologici e questa funzionalità nella pratica
ci serve a dire che non può fare un trattato sulle armi ad esempio. la soggettività deve comunque
rimanere in funzione degli obiettivi che la Santa Sede si è data. La Santa Sede ha delle caratteristiche che
sono molto diverse da quelle statuali, ossia la Santa Sede non ha un territorio e una comunità, o meglio il
territorio e la comunità della Santa Sede non sono Città del Vaticano perché la comunità è la comunità di
tutti i fedeli e quando si parla di comunità della Santa Sede non è la stessa della comunità di uno stato.
Allora questa soggettività deriva dai poteri che la Santa Sede ha tradizionalmente sempre esercitato a
livello internazionale a prescindere dalla comunità e dal territorio. Quindi indipendenza, ordinamento
giuridico e effettività su di noi perché ci sono varie norme del diritto canonico alle quali siamo anche noi
legati e quindi i destinatari dell’atto/dell’ordinamento giuridico siamo tutti noi e quindi c’è sia effettività
che originarietà dell’ordinamento ma prescinde dalla comunità stanziata sul territorio, cioè prescinde dal
territorio statale. E quindi questa soggettività si basa su effettività e indipendenza ma soprattutto il punto
su cui poggiano e di maggior rilievo è l’esercizio di poteri a livello internazionale tradizionalmente sempre
svolti dalla Santa Sede, e quindi ha sempre fatto trattati internazionali, ha sempre avuto immunità degli
organi in molti stati. In più è membro nelle organizzazioni e quindi ha un suo status, addirittura il
pontefice, che è il capo/vertice della Santa Sede, è stato spesso mediatore che nel diritto internazionale è
una figura che media nelle controversie tra stati. Quindi tutte queste funzioni svolte a livello
internazionale dalla Santa Sede sempre, ci portano a dire oggi che la Santa Sede abbia una soggettività di
questo tipo. Facciamo ultima organizzazione, lo Smom che sta per Sovrano Militare Ordine di Malta.
L’ordine di malta anticamente erano i crociati, i cavalieri di malta. Il sovrano militare ordine di malta
anticamente regnava su Malta e Rodi. I cavalieri regnavano, cioè avevano un possedimento e quindi
erano assimilabili anticamente a uno stato perché avevano un territorio, una comunità stanziata sul
territorio ma i cavalieri di malta erano anche quelli che avevano fatto le crociate e quindi sulla soggettività
dei cavalieri di malta c’è qualche dibattito. Sarebbe una soggettività derivata e funzionale e non significa
derivata e quindi minore. Santa Sede e cavalieri di malta prima erano collegati nel senso che i cavalieri di
malta erano un ordine monastico della Santa Sede però a un certo punto questa gerarchia si rompe, per
cui non solo questi avevano i possedimenti ma avevano anche un ordinamento giuridico e un ordine
diverso da quello della Santa Sede. Oggi si tratta di due ordinamenti giuridici diversi che hanno anche un
collegamento, ovvero che il sommo maestro e cioè il vertice dei cavalieri di malta deve essere approvato
dal pontefice ma questo è l’unico collegamento perché in realtà sono indipendenti dal punto di vista
economico, hanno moltissime relazioni internazionali e hanno un ordinamento proprio. E anche le
funzioni sono leggermente diverse dalla Santa Sede e quindi oggi i cavalieri di malta non sono un ordine
monastico della Santa Sede ed ecco perché si pone il problema della soggettività. Ponendo che quindi
siano un ordinamento giuridico a tutti gli effetti si dice che sia derivato perché comunque deriva
tradizionalmente/storicamente dalla Santa Sede ma adesso è autonomo e indipendente e funzionale
leggermente diverso perché la funzione dei cavalieri di malta è di assistenza ai malati. I cavalieri di malta
hanno un ordinamento giuridico a parte, una funzione a parte e quindi in molti ritengono che siano
soggetti di diritto internazionale e in questo caso derivati e funzionali  chi dice che non lo sono lo dice
perché sono molto collegati alla Santa Sede e quindi questa indipendenza non c’è, e l’effettività è molto
minima perché è un numero esiguo di persone e basta e manco si preoccupano dell’ordinamento che
hanno.

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