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Grado della Celebrazione: Feria Colore liturgico: Verde Antifona d'ingresso Tu sei giusto, Signore, e sono retti i tuoi giudizi: agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 119,137.124) Colletta O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perch a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libert e leredit eterna. Per il nostro Signore Ges Cristo...
Commento Nella prima frase della prima lettura di oggi le traduzioni sono di solito inesatte. L'ha fatto osservare a ragione l'ultimo commento pubblicato sulla lettera ai Colossesi, quello di padre Aletti, professore all'Istituto Biblico. Per migliorare lo stile della frase di Paolo, i traduttori infatti modificano un po' l'ordine delle parole. Sembra poca cosa; in realt cambia il senso. Traducono: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo". Con questa traduzione fanno dire a Paolo che la passione di Cristo stata manchevole; manca qualche cosa ai patimenti di Cristo, e Paolo ha l'ambizione di completare ci che manca. Questa idea non poteva certamente venire in mente a san Paolo. Egli in realt non parla dei patimenti di Cristo in questa frase. Dice "tribolazioni", il che gi indica una sfumatura; ma soprattutto l'espressione "nella mia carne" non si trova prima, ma dopo le parole "che manca alle tribolazioni di Cristo". La frase si deve tradurre: "Completo quello che manca nella mia carne alle tribolazioni di Cristo", oppure: "quello che manca alle tribolazioni di Cristo nella mia carne". Alla passione di Cristo non manca niente, sufficiente per salvare il mondo intero; per la passione di Cristo deve essere applicata alla vita di ciascun credente e questo comporta una certa dose di tribolazioni: "Dobbiamo soffrire con lui dice altrove san Paolo per poter essere glorificati con lui". Ogni vocazione cristiana comprende quindi una parte di tribolazioni, che deve essere attuata. In questo senso Paolo dice che completa ci che manca all'applicazione della passione di Cristo nella sua esistenza. E una vocazione alta, questa applicazione alla nostra vita della passione di Cristo. Paolo la vede in modo molto positivo, al punto di dire: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi". Egli convinto della fecondit di questa partecipazione alla passione di Cristo; vede la passione nella luce della risurrezione; sa che la partecipazione alla passione condizione per partecipare alla risurrezione. Parla quindi di letizia, di gioia anche nelle sofferenze. E non il solo ad avere questa prospettiva. San Pietro nella sua prima lettera invita tutti i cristiani a rallegrarsi quando hanno parte alle sofferenze di Cristo: "Quando avete parte alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, affinch anche quando si manifester la sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare". La nostra vocazione cristiana ci porta a riconoscere la grazia nascosta nelle sofferenze e nelle prove della vita, grazia preziosa di unione a Cristo nella sua passione, grazia dell'amore autentico, che accetta di pagare di persona. Se il valore supremo quello dell'amore autentico, occorre accogliere i mezzi necessari per progredire nell'amore non soltanto con rassegnazione, ma con gioia. Chiediamo allora al Signore di aiutarci a riconoscere la grazia nascosta nei momenti
difficili. Se l'apprezziamo al suo giusto valore, potremo dire con san Paolo: "Sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo quello che manca alle tribolazioni di Cristo nella mia carne, a favore del suo corpo che la Chiesa". chiaro che la partecipazione alla passione di Cristo si fa sempre in un orientamento d'amore. Paolo scrive: "Le sofferenze che sopporto per voi... Completo quello che manca a favore del coTpo di Cristo che la Chiesa". Soltanto se accogliamo la sofferenza in questa prospettiva di offerta generosa di amore potremo provare in noi la gioia stessa del Signore. PRIMA LETTURA (Col 1,24 - 2,3) Sono diventato ministro della Chiesa per portare a compimento il mistero nascosto da secoli. Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Colosssi Fratelli, sono lieto nelle sofferenze che sopporto per voi e do compimento a ci che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio, il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi. A loro Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo alle genti: Cristo in voi, speranza della gloria. lui infatti che noi annunciamo, ammonendo ogni uomo e istruendo ciascuno con ogni sapienza, per rendere ogni uomo perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza. Voglio infatti che sappiate quale dura lotta devo sostenere per voi, per quelli di Laodica e per tutti quelli che non mi hanno mai visto di persona, perch i loro cuori vengano consolati. E cos, intimamente uniti nellamore, essi siano arricchiti di una piena intelligenza per conoscere il mistero di Dio, che Cristo: in lui sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza. Parola di Dio
SALMO RESPONSORIALE (Sal 61) Rit: In Dio la mia salvezza e la mia gloria. Solo in Dio riposa lanima mia: da lui la mia speranza. Lui solo mia roccia e mia salvezza, mia difesa: non potr vacillare.
Confida in lui, o popolo, in ogni tempo; davanti a lui aprite il vostro cuore: nostro rifugio Dio.
Canto al Vangelo (Gv 10,27) Alleluia, alleluia. Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore, e io le conosco ed esse mi seguono. Alleluia VANGELO (Lc 6,6-11) Osservavano per vedere se guariva in giorno di sabato. + Dal Vangelo secondo Luca Un sabato Ges entr nella sinagoga e si mise a insegnare. Cera l un uomo che aveva la mano destra paralizzata. Gli scribi e i farisei lo osservavano per vedere se lo guariva in giorno di sabato, per trovare di che accusarlo. Ma Ges conosceva i loro pensieri e disse alluomo che aveva la mano paralizzata: lzati e mettiti qui in mezzo!. Si alz e si mise in mezzo. Poi Ges disse loro: Domando a voi: in giorno di sabato, lecito fare del bene o fare del male, salvare una vita o sopprimerla?. E guardandoli tutti intorno, disse alluomo: Tendi la tua mano!. Egli lo fece e la sua mano fu guarita. Ma essi, fuori di s dalla collera, si misero a discutere tra loro su quello che avrebbero potuto fare a Ges. Parola del Signore
Stendi la mano! Sono le parole che Ges rivolge all'uomo che implora la guarigione. Egli sta insegnando nella Sinagoga in giorno di Sabato. Egli insegna, come sempre, con la forza della parola e con i gesti e i segni che pone. Gli scribi e i farisei, pi che ad ascoltare gli insegnamenti di Cristo stanno ad osservare, quasi a spiare i suoi comportamenti per trovare qualche appiglio per poi accusarlo. Non certamente questo il modo di porsi dinanzi al Signore. La sua parola va accolta con fede e gratitudine. quasi consequenziale poi che neanche dinanzi al miracolo trovino motivo di comprensione e di conversione. L'invidia acceca e la cecit spirituale rilega nelle tenebre e sfocia in aperta avversione. Ges legge nei loro pensieri e cerca ancora di gettare luce in quei cuori: lzati e mttiti nel mezzo!, dice a quell'uomo. Con quel gesto vuole dire chiaramente che l'uomo va posto al centro di ogni interesse e al disopra di ogni altro calcolo, poi aggiunge: Stendi la mano! e la mano guar. Purtroppo non segue l'ammirazione per l'accaduto, non segue la loro conversione e ancor mano la lode a Dio, ma pieni di rabbia e discutevano fra di loro su quello che avrebbero potuto fare a Ges. S'intrecciano in questo episodio la cura amorevole del medico divino, l'attenzione che Cristo ha per ciascuno di noi e la rabbia degli scribi e dei farisei. una storia che ha avuto e ha ancora il suo sguito. Sono ancora tanti i seguaci degli scribi e dei farisei! Per fortuna sono ancora tanti coloro che fiduciosamente stendono le mani verso Cristo, tanti ad essere guariti, tanti a cantare la misericordia di Dio per i suoi prodigi di grazia e di amore.
Monaci Benedettini Silvestrini *****
" STENDI LA MANO! "... L'aridit dell'operato umano diventa il segno della fioritura dell'opera di Dio. * Il segno di quella mano inaridita appare in ogni occasione della vita umana: anche nella fede, l'aridit richiede che il Cristo intervenga per risanare. * La legge religiosa dei farisei rappresenta anche oggi l'ostacolo che le norme della buona educazione della fede impongono non solo al nostro essere cristiani e credenti, ma anche all'operato di Ges che salva. * C' sempre un blocco che tenta di frapporsi tra noi e Ges: l'applicazione della legge tale e quale, alla lettera e senza la considerazione della situazione umana.
Una legge disumanizzante che sostiene solo il potere di chi la fa applicare sugli altri e dagli altri. * Ges entra nell'aridit della situazione di quella mano e di quella legge inaridita: guarisce la mano, segno della legge; guarisce anche la legge, segno di quella mano operativa del mondo umano. * La rabbia dei farisei quella di vedersi portar via il loro potere legale a favore del potere di un Amore non ancora e forse mai possibile inaridire. Don Luciano Savinto. *****
Oggi, nella mia pausa contemplativa, mi chiedo seriamente se il mio modo di agire nei confronti degli altri mi rivela quale figlio di Dio, impegnato sempre a "porre l'uomo al centro", a riscattarlo dal limite che lo opprime e deprime. E mai, mai, per nessunissima ragione pronto a giudicare e condannare. Signore Ges, purifica il mio sguardo, perch ritrovi la luminosit del tuo che ovunque e sempre sa vedere l'uomo la sua inalienabile dignit. La parola di un testimone del XX secolo Non vero che mettiamo l'uomo al centro di ogni cosa, come Dio lo ha messo al centro [...]. Rispettiamo l'uomo in generale, ma non questo uomo. Quando gli dai un nome, un cognome e un indirizzo, allora cominciano i guai. Don Tonino Bello ****** Chieder a Ges la grazia di vivere insieme con Lui i miei momenti difficili (sia fisici che psichici e spirituali). Chieder di viverli in unione strettissima al suo mistero di Croce che per si salda alla Resurrezione cos fortemente da poter sprigionare, per me, la gioia. S, se l'amore il fondo di tutto, anche soffrire per amore ha senso e sapore di gioia. La voce di un pensatore russo Ogni grande amore necessariamente crocifisso. Paul Evdokimov
a Skopje in una benestante famiglia di genitori albanesi, di religione cattolica. All'et di otto anni perse il padre e la sua famiglia soffr di gravi difficolt finanziarie. A partire dall'et di quattordici anni partecip a gruppi di carit organizzati dalla sua parrocchia e nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti entrando come aspirante nelle Suore della Carit. Inviata nel 1929 in Irlanda a svolgere la prima parte del suo noviziato, nel 1931, dopo aver preso i voti e assunto il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa Teresa di Lisieux, part per l'India per completare i suoi studi. Divent insegnante presso il collegio cattolico di St. Mary's High School di Entally, sobborgo di Calcutta, frequentato soprattutto dalle figlie dei coloni inglesi. Negli anni che
trascorse alla St. Mary si distinse per le sue innate capacit organizzative, tanto che nel 1944 fu nominata direttrice. L'incontro con la povert drammatica della periferia di Calcutta spinge la giovane Teresa ad una profonda riflessione interiore: ebbe, come scrisse nei suoi appunti, una chiamata nella chiamata. Nel 1948 ebbe l'autorizzazione dal Vaticano ad andare a vivere da sola nella periferia della metropoli, a condizione che continuasse la vita religiosa. Nel 1950, fonda la congregazione delle Missionarie della carit (in latino Congregatio Sororum Missionarium Caritatis, in inglese Missionaries of Charity o Sisters of Mother Teresa), la cui missione era quella di prendersi cura dei pi poveri dei poveri e di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla societ, tutte quelle persone che sono diventate un peso per la societ e che sono rifuggite da tutti. Le prime aderenti furono dodici ragazze, tra cui alcune sue ex allieve alla St. Mary. Stabil come divisa un semplice sari bianco a strisce azzurre, che, pare, fu scelto da Madre Teresa perch era il pi economico fra quelli in vendita in un piccolo negozio. Si trasfer in un piccolo fabbricato che chiam Casa Kalighat per i morenti, donatogli dall'arcidiocesi di Calcutta. La vicinanza ad un tempio ind, provoca la dura reazione di questi ultimi che accusano Madre Teresa di proselitismo e cercano con massicce dimostrazioni di allontanarla. La polizia, chiamata dalla missionaria, forse intimorita dalle violente proteste, decide arbitrariamente di arrestare Madre Teresa. Il commissario, entrato nell'ospedale, dopo aver visto le cure che essa amorevolmente dava ad un bambino mutilato, decise di lasciar perdere. Col tempo, per, il rapporto fra Madre Teresa e gli indiani si rafforz e anche se le incomprensioni rimasero, si giunse ad una convivenza pacifica. Poco dopo apr un altro ospizio, il Nirmal Hriday (cio Cuore Puro), poi ancora una casa per lebbrosi chiamata Shanti Nagar (cio Citt della Pace) ed infine un orfanotrofio. L'Ordine cominci presto ad attirare sia "reclute" che donazioni caritatevoli da parte di cittadini occidentali, e dagli anni sessanta apr ospizi, orfanotrofi e case per lebbrosi in tutta l'India. La fama internazionale di Madre Teresa crebbe enormemente dopo un fortunato servizio della BBC del 1969 intitolato Qualcosa di bello per Dio e realizzato dal noto giornalista Malcolm Muggeridge. Il servizio document il lavoro delle suore fra i poveri di Calcutta ma durante le riprese alla Casa per i Morenti, a causa delle scarse condizioni di luce, si ritenne che la pellicola si potesse essere rovinata; tuttavia lo spezzone, quando fu inserito nel montaggio, apparve ben illuminato. I tecnici sostennero che fu merito del nuovo tipo di pellicola utilizzato, ma Muggeridge si era convinto che fosse un miracolo: pens che la luce divina di Madre Teresa avesse illuminato il video, e si convert al cattolicesimo. Il documentario, grazie anche al presunto miracolo, ebbe un successo straordinario che port alla ribalta delle cronache la figura di Madre Teresa. Nel febbraio del 1965, il Servo di Dio Pp Paolo VI (Giovanni Battista Montini, 1963-1978) concesse alle Missionarie della Carit il titolo di "congregazione di
diritto pontificio" e la possibilit di espandersi anche fuori dall'India. Nel 1967 fu aperta una casa in Venezuela, a cui seguirono sedi in Africa, Asia, Europa, Stati Uniti nel corso di tutti gli anni settanta e ottanta. L'Ordine si ampli con la nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni laicali. Nel 1979, ottenne, infine, il riconoscimento pi prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Rifiut il convenzionale banchetto cerimoniale per i vincitori, e chiese che i 6.000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo . Nel 1981 fu fondato il movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari. Nel corso degli anni ottanta nasce l'amicizia fra il Beato Giovanni Paolo II (Karol Jzef Wojtya, 1978-2005) e Madre Teresa i quali si ricambiano visite reciproche. Grazie all'appoggio del Papa, Madre Teresa riusc ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa nella Citt del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona dell'ospitalit. Negli anni novanta, le Missionarie della Carit superarono le quattromila unit con cinquanta case sparse in tutti i continenti. Intanto per le sue condizioni peggiorarono: nel 1989, in seguito ad un infarto, le fu applicato un pacemaker; nel 1991 si ammal di polmonite; nel 1992 ebbe nuovi problemi cardiaci. Si dimise da superiora dell'Ordine ma in seguito ad un ballottaggio fu rieletta praticamente all'unanimit, contando solo qualche voto astenuto. Accett il risultato e rimase alla guida della congregazione. Nell'aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe la clavicola. Il 13 marzo 1997 lasci definitivamente la guida delle Missionarie della Carit. Incontr, lo stesso mese, Papa Giovanni Paolo II per l'ultima volta, prima di rientrare a Calcutta dove mor il 5 settembre, ore 21.30, all'et di ottantasette anni. Il suo lavoro, svolto con immenso amore, tra le vittime della povert di Calcutta, le sue opere e i suoi libri di spiritualit cristiana e di preghiere, alcuni dei quali furono scritti insieme al suo amico Frre Roger, l'hanno resa una delle persone pi famose al mondo. A soli due anni dalla sua morte, il Beato Giovanni Paolo II fece aprire, per la prima volta nella storia della Chiesa, con una deroga speciale, il processo di beatificazione che si concluse nell'estate del 2003 e fu quindi beatificata il 19 ottobre con il nome di Beata Teresa di Calcutta. L'arcidiocesi di Calcutta ha aperto gi nel 2005 il processo per la canonizzazione. Il suo messaggio sempre attuale: Puoi trovare Calcutta in tutto il mondo lei diceva , se hai occhi per vedere. Dovunque ci sono i non amati, i non voluti, i non curati, i respinti, i dimenticati. I suoi figli spirituali continuano in tutto il mondo a servire i pi poveri tra i poveri in orfanotrofi, lebbrosari, case di accoglienza per anziani, ragazze madri, moribondi. In tutto sono 5000, compresi i due rami maschili, meno noti, distribuiti in circa 600 case sparse per il mondo; senza contare le molte migliaia di volontari e laici consacrati che portano avanti le sue opere. Quando sar morta diceva lei , potr aiutarvi di pi.
"Ti benedica il Signore e ti protegga. Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio. Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti dia pace". Amen!