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Let Me Die-0516
Let Me Die-0516
(Salvatore Sciarrino)
– 1. Introduzione generale
L'obiettivo del presente lavoro è quello di andare ad esplorare le tecniche strumentali impiegate in
Let me die before I wake di Salvatore Sciarrino, al fine di individuarne le caratteristiche timbriche,
le implicazioni tecniche, nonché le funzioni che queste rivestono all'interno del discorso musicale.
Ci si concentrerà brevemente sulla la poetica e sull'approccio compositivo di Salvatore Sciarrino al
fine di individuare orientamenti generali e prassi ricorrenti all'interno della sua opera. In seguito
saranno passate in rassegna le tecniche strumentali presenti in Let me die before I wake definendone
le proprietà e le possibili criticità, riflettendo sulla notazione impiegata per poi procedere ad una
classificazione dei gesti musicali che impiegano tali tecniche.
Sara infine osservato come tali gesti e tecniche sono distribuiti all'interno del brano, sui piani micro
e macro formali allo scopo di individuare ricorrenze e di far emergere possibili percorsi formali.
Let me die before I wake è un brano solistico per clarinetto in si bemolle, della durata di circa 8
minuti composto da Salvatore Sciarrino nell'agosto 1982 ed eseguito nel settembre dello stesso anno
da Alan Hacker a Venezia in occasione della Biennale Musica.
Il contesto musicale degli anni '80 è testimone di una ormai sempre più convinta ed affermata
emancipazione di tutti i parametri che compongono il suono rispetto alla secolare tradizione che
voleva altezze e durate come i prevalenti, se non gli unici, elementi su cui si articolava il linguaggio
musicale. In continuità con le avanguardie storiche che dagli inizi del XX secolo, in parallelo al
totale smantellamento del sistema tonale, hanno dimostrato un crescente interesse per i suoni non
temperati, molti compositori della seconda metà del secolo hanno continuato ad esplorare le
possibilità offerte dai timbri inarmonici ammettendo sempre più suoni all'interno del linguaggio
musicale ed esplorandone sempre più nel dettaglio le proprietà.
Gli esempi possibili che testimoniano questa tendenza sono sterminati: dalle provocazioni di John
Cage che negli anni '50 include tutti i suoni udibili all'interno di un opera musicale, passando per
Ligeti nella cui musica le altezze permangono ma trovano spesso una subordinazione ad altri
parametri, si pensi a Volumina per organo (1962) dove le sonorità dovute ai meccanismi e ai limiti
tecnico-fisici dello strumento rappresentano l'argomento centrale del brano (Ligety 1985). Più tardi
Lachelnman con la sua “musica concreta strumentale” si muoverà verso una approfondita
esplorazione delle possibilità timbriche degli strumenti acustici (Belgiojoso 2014), ed infine
l'esperienza spettralista che stava affermandosi in Francia quasi contemporaneamente alla scrittura
di Let me die before I wake e che va ad osservare in modo tecnico e scientifico i parametri timbrici
del suono per poi impiegarli consapevolmente all'interno del discorso musicale.
La musica di Sciarrino si inserisce perfettamente all'interno del contesto storico accennato, anche
nella sua evoluzione nel tempo. Paolo Somigli al riguardo definisce due fasi all'interno della sua
produzione:
La peculiarità del linguaggio musicale di Sciarrino si dispiega secondo due prospettive.
(1) Tipiche della musica di Sciarrino fra gli anni '60 e 70 sono le successioni di note brevissime e vicine.
[...] Esse non vengono percepite come sequenze di altezze, ma come un unico suono in movimento,
dunque come un'onda, una striscia sonora. Sciarrino denomina questo fenomeno 'inerzia uditiva', e
con ogni evidenza esso risulta dalla sinergia di durata, altezza e andamento.
(2) Dagli anni '80 in poi la scrittura si dilata e lascia spazio a una presenza sempre più evidente del
vuoto. La scelta e la disposizione degli eventi sonori nel tempo tendono verso effetti inusuali, che
sfuggono a una categorizzazione strettamente musicale per investire altri ambiti dell'esperienza
umana. E il caso dei suoni costruiti per ottenere effetti di tipo evocativo rispetto a fenomeni sonori
comuni come il respiro, il battito del cuore o il ticchettio dell'orologio, o della disposizione dilatata
di eventi sonori sì da creare un effetto di contrazione e rilassamento del discorso musicale.
(Somigli 2008, p. 246-247)
La scrittura di Sciarrino negli anni '80 sembra quindi dominata dalla presenza del vuoto, che
immediatamente richiama al concetto di silenzio e a quelle zone d'ombra dai confini molto sfumate
che delimitano il suono e la sua assenza. È lo stesso Sciarrino a parlare di musica liminale, o meglio
di una musica che vive in un territorio al limite tra suono e silenzio.
Avec moi, la musique habite une région liminaire. Comme les rêves, dans lesquels une chose existe et n’existe pas
encore, dans lesquels elle est aussi autre chose. Et dans lesquels ces sensations, les plus instables, dépassent la stupeur
d’un battement de paupière: en dehors, elles se prolongent, distinctement, après avoir survécu au crépuscule de toute
langueur. Se sont les sons retrouvés à l’horizon des sens, ceux du purgatoire intra-utérin, agrandis par un antique silence
à travers un effondrement accompli de la mémoire. Ils fluctuent, et toi, tu es au centre, et maintenant un espace intact
palpite dans le noir.37 (Belgiojoso 2014 p88 da Scairrino)
Ulteriore dimostrazione della rilevanza che ha il silenzio nella poetica di Sciarrino è l'invenzione e
l'estensivo utilizzo del simbolo "dal niente", ormai entrato nelle convenzioni della notazione
contemporanea, e che il compositore spesso associa a dinamiche pianissimo, ovvero dal niente al
quasi niente (Belgiojoso 2014).
Basandosi sui meccanismi evocativi sopra descritti Aaron Helgeson (2013) definisce quella di
Sciarrino come "musica fenomenologica". Con tale termine vuole indicare una musica che sta in
stretto rapporto con il significato che l'ascoltatore attribuisce agli eventi sonori ascoltati. Tale
significato viene dedotto riconoscendone la sorgente sonora e il ruolo che questo svolge sia
all'interno del mondo reale che nel contesto del discorso musicale. Tali processi coinvolgono
ovviamente le modalità di ascolto di ogni opera musicale, nonché di ogni evento sonoro percepito
ma in Sciarrino risultano particolarmente rilevanti perché
[Sciarrino's music] motivate us to observe these processes during the act of listening in ways that other music doesn’t. It
seeks out certain phenomena of our perception [...], and devises sonic material and structures that exist at the limits of those
phenomena: the use of sounds which are at once familiar and unfamiliar, producing a potent ambiguity in our ability to
locate objects in space and in meaning; the constantly varying repetition and recontextualization that call into question our
memory (and thus, our ability to predict their future manifestations); the niente hairpins emanating from, and returning to,
silence that constantly push and pull at the limits of audibility. (Helgeson 2013, p 31)
Il tema della morte e soprattutto delle circostanze in cui il confine con la vita si fa labile, il sonno, la
malattia terminale, risuona molto con quanto descritto riguardo al silenzio e all'ascolto liminale, ed
è un tema spesso presente nelle opere, negli scritti e nelle interviste di Salvatore Sciarrino:
Tra il 1980 e l'81 l'argomento della morte tornò più volte alla mente di Sciarrino. «C'è qualcosa che l'affascina
particolarmente?», gli chiese un intervistatore nel 1980; e lui rispose: «Il macabro... il pensiero della morte... la vita
oltre la vita: a lei no? ... Abbiamo sempre sensazioni di morte che ci seguono».7 (Somigli 2008, p. 239)
Sciarrino ha più volte affermato di non voler rescindere il rapporto con la tradizione, e in alcune occasioni ha spiegato di
voler far ricorso alle forme tradizionali, recuperate però come «forme cristallizzate». Cosa intendesse dire con queste
parole lo si evince da un'intervista degli anni '80: Sciarrino spiegò di voler tradurre «la forme ancienne au moyen d'autres
hauteurs, d'autres tensions, d'autres unités, avec une nouvelle logique - ce sont alors des formes monstrueuses, des
chimères». (Somigli p23)
In Sciarrino le forme tradizionali, si manifestano come "forme cristallizzate" ovvero strutture che
hanno totalmente perso il loro carattere originario, ma costituiscono dei canovacci, ai quali viene
applicata una nuova logica di lettura. (Somigli 2008)
Altro elemento peculiare della gestione della forma è quella che il compositore stesso definisce
“forme a finestre” (Sciarrino 1998) ovvero strutture cui il flusso sonoro viene bruscamente
interrotto da elementi sonori di rottura, di natura più o meno differente rispetto al resto del materiale
utilizzato ma comunque capaci di creare delle discontinuità marcate, andando così a creare delle
sezioni, delle finestre temporali appunto, all'interno di un flusso continuo e omogeneo.
– 3.2 Multifonici
Il brano utilizza undici multifonici, a cui vanno aggiunte quatro coppie di armonici i quali, benchè a
tutti gli effetti bicordi e quindi assimilabili alla categoria dei multifonici, verranno presi in esame
separatamente in quanto fanno uso di un'altra particolare tecnica esecutiva.
Gli undici multifonici utilizzati sono descritti in legenda dove vengono indicate le posizioni e date
istruzioni tecniche sulle modalità di esecuzione, per esempio “stringere molto”. Allo stesso tempo
sono date indicazioni sull'effetto sonoro risultante, in primis rispetto alle altezze ottenute seppur
specificando che queste sono “approssimative”. Siamo quindi chiaramente di fronte ad una
notazione che si muove parallelamente sul piano prescrittivo e descrittivo, ma questi due piani non
risultano nettamente separati. Sono presenti varie indicazioni il cui significato non appartiene
chiaramente ad una delle due funzioni,. Ovvero, mentre è ovvio che l'indicazione “stringere molto”
faccia riferimento ad un gesto strumentale, mentre “è quasi un MI” descriva il suono risultante,
aggettivi come “dolce”, “aspro”, “opaco” o “normale” risultano ambigui e non è chiaro se abbiano
ruolo prescrittivo o descrittivo.
a b c d e
g h i
l m
Osservando le altezze risultanti indicate notiamo come la maggior parte dei multifonici presenti
caratteristiche simili, sia come numero di altezze che di registro. Ad eccezione di due bicordi e un
tricordo, i rimanenti sette multifonici possiedono quattro o cinque altezze 2 e si concentrano nel
registro centrale dello strumento con delle estensioni più o meno analoghe. Nettamente diversificati
invece risultano i due bicordi con un estensione nettamente inferiore ed il tricordo che all'opposto
possiede un'estensione di gran lunga più ampia.
Possiamo quindi suddividere i multifonici in tre gruppi, appellandoci ad essi per semplicità solo
2 Si sottolinea ancora una volta che le altezze riportate siano dichiaratamente "approssimative" e che siano presenti
molte altezze notate tra parentesi, suggerendo quindi suoni non sempre udibili. Tuttavia le differenze di registro ed
estensione nonchè la loro distribuzione all'interno del brano consolidano la distinzione di questi tre multifonici dagli
altri.
tramite il numero di altezze ottenute:
• 4-5 altezze: a,b,c,d,e,f,g,h.
• 3 altezze: i.
• 2 altezze: l, m.
Sebbene facciano uso a tutti gli effetti di multifonici i tremoli di armonici sono stati classificati
come una categoria separata, per la loro differente collocazione all'interno del brano e soprattutto
per l'impiego di tecniche peculiari.
Analogamente agli altri multifonici anche in questo caso sono elencati in legenda gli armonici che
saranno impiegati all'interno del brano. Questi consistono in quattro coppie di posizioni in grado di
produrre un medesimo armonico ma con fondamentali differenti.
A B C D
Un ulteriore elemento di variazione infine è costituito da una particolare tecnica strumentale che
chiede all'esecutore di mettere in risalto l'armonico oppure la fondamentale. Tali indicazioni sono
fornite impiegando teste di nota di dimensioni differente per indicare l'armonico, nello specifico:
Quando la nota superiore è piccola bisogna avere un'evidenza minore della parte acuta: solo un ombra di armonici.
Viceversa, alle note grosse deve corrispondere una prevalenza di suono acuto. Impostare dunque sugli armonici (con
un'ambigua presenza di fondamentali)
[quando due note di differente dimensione sono collegate tramite una freccia] significa passaggio graduale tra le due
impostazioni estreme.
Anche in questo caso notiamo una notazione che da un lato si dimostra prescrittiva, indicando
esattamente le posizioni con cui ottenere determinati armonici, mentre risulta esclusivamente
descrittiva nel momento in cui si fa riferimento a generiche “impostazioni estreme” lasciando totale
libertà all'interprete nelle modalità tecniche con cui raggiungere tali risultati sonori. Si possono
azzardare alcuni ipotesi riguardo l'assenza di componenti prescrittive a riguardo. In primis possiamo
intuire le difficoltà nel descrivere con dovizia tutti i complessi micro movimenti dell'apparato
boccale e respiratorio necessari a realizzare determinate tecniche, per giunta nella concisione
tipicamente richiesta dalle notazioni musicali. Poi, e forse soprattutto, possiamo sospettare che
determinati gesti se pur non ampiamente presenti nel repertorio tradizionale, facciano parte del
bagaglio tecnico posseduto da gran parte delle e degli esecutori, acquisito per esempio in fase di
studio [VORREI CERCARE SUI MANUALI].
– The Wayback Machine. 20 novembre 2011. "The New England Primer Archived, ed 1750,
p. 23.", ultima cons. 9 maggio 2023.
https://web.archive.org/web/20170510095554/http://cdlrsandbox.org/neprimer/
versiontwopages/028.html
– Sciarrino Salvatore, sito web ufficiale, ultima cons. 9 maggio 2023.
https://www.salvatoresciarrino.eu/data/composition/eng/78.html
– Humphry, Derek e Hemlock (Society). 1986. Let Me Die Before I Wake : Hemlock's Book of
Self-Deliverance for the Dying. New York N.Y: Dell Pub.
– Ligeti, György. 1986. In Ligeti di Restagno E. 2013.Ligeti. Torino: EDT.
– Sciarrino, Salvatore. 2008. “Entretiens: Salvatore Sciarrino et Gianfranco Vinay” (Metz:
Centre Acanthes, 6 July 2008). https://medias.ircam.fr/x6e280e_salvatore-sciarrino-
entretiens-salvato. Ultima cons. 15 maggio 2023.
– Sciarrino, Salvatore. 1998.Le Figure Della Musica : Da Beethoven a Oggi. Milano: Ricordi.
– Helgeson, Aaron. “What Is Phenomenological Music, and What Does It Have to Do with
Salvatore?” Perspectives of New Music 51, no. 2 (2013): 4–36.
https://doi.org/10.7757/persnewmusi.51.2.0004.
– BOZZA
– Comparazione notazioni
• Altri esempi nel repertorio
• Possibili fraintendimenti
– La mia produzione non è invece analizzabile secondo questa mentalità, ché ne rimarrebbe affatto enigmatica e
incomprensibile. Dal punto di vista del pensiero il fulcro di questa musica risiede infatti in una concezione
organica del suono nell'inscindibilità di tutte le sue componenti. Converrebbe dunque muoversi nel campo
della percezione più che dell'analisi in senso tradizionale … Scairrino citato in Somigli
Materiali / gesti
Multifonico (bicordo)
1a
MULTIFONICI distinguere tra bicordo "stretto" e "ampio"?
TENUTI 1b Multifonico (3-4 altezze)
1c Multifonico (5 altezze) "difano"
– Conclusioni
– Bibliografia
Usata
– Da completare e filtrare
Cercare in bibliografia le tecniche utilizzate nel brano, confrontare con altre notazioni
utilizzate ed eventuali commenti/criticità riportate
– Rehfeldt, Phillip. 1994. New Directions for Clarinet. Lahnan, Maryland: Scarecrow
– Sparnaay Harry. 2012. The Bass Clarinet : A Personal Story. 2nd ed. Barcelona Spain:
Periferia Sheet Music.
– Bok,Henri. 2019. New techniques for the bass clarinet. Rotterdam:Shoepair Music
Productions.
– Beare, Caitlin. 2021. Cultivating the Contemporary Clarinetist:
Pedagogical Materials for Extended Clarinet Techniques. ???
– Farmer, Gerald James. 1977.Multiphonic Trills and Tremolos for Clarinet. Thesis,
University of Oregon.
– Ellard, Luke. 2020. Bridging the Gap: Introducing Extended Techniques and
Contemporary Notation through Newly Composed Etudes for Clarinet, dissertation, May
2020; Denton, Texas: University of North Texas.
– Etc etc.
17 maggio
7 giugno