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“4 Pierantonio Frare Camochie Aristotle Mache dl Impes ed ato Machin tld cree dere una inpes sopa qt Libro pres gee a ‘un Libro aperto, che ad altri insegna quel ch’ei non sa. Mas’ ‘egli ei a ioe n'est pe tetimonas Nite sk ite: Na ib aan alga nr abc quiche cou Orin he nl fis ieee ttt ita do dele Aor reason era a coe eget esto Volume serene wa ittaciaweuos TL PINE Segue, come si& git accennato, ndice delle materie contenute in questo Volume, per ordine Alfabetico. Pierantonio Frare | | LEOPARDIE IL «DIALOGO DI FEDERICO RUYSCH, E DELLE SUE MUMMIE>* Somntanio. - La tematica di questa operetta, che si srutura come una pitceteatale, 4d atto unico, con la divisione tra coro e azione scenica, alla maniera grea, verte sul problema dell uomo in punto di morte, cos caro alle meditezioneeticae filosofica di ogni tempo e su cui ena tomata a iflettere la cultura del "700; ma il Leopardi si pone decisamente da un aliro angoloottico, quello della riviera del! aldila, dalla quale le anime provvisoriamente resuscitate possono ora accingeria gndicare tanto la nallitd Aelia vita quanto quella della monte 1, Tl 1823 siera aperto per il Leopardi con Pesperienza, non affatto esaltan- te, della continuazione del soggiorno romano. Nel vuoto della vita religiosa, mo- tale e sociale dell'Urbe, qualche spiraglio di vita s’era pur aperto peril poeta gra- 2c agli incontrie alla frequentazione del Mai, del Bunsen, del Niebhur e del Ja- copssen, Sulla citti alegaiava ancora lo spitito del «gran Genova», che il Leopardi avrebbe voluto conoscere, per stringere con Iui una non passeggera amicizia, in virth dei buoni uffici del Giordani. L’esperienza di lavoro lo attraee lo lusinga la possibilita di farsi bibliotecario alla Biblioteca Barberina, per redigere il catalogo dei codici greci, ma la citt si rivela pur sempre seiocca e desolante e solo lo conso- Isla stampa delle sue Armotazioni alle opere di Eusebio, Lesperienza romena, nonostante il severo giudizio con cui il giovane poeta accompagna dal’ Urbe le sue informazioni al padre, al fratello, alla sorella e ad al- tu, si rivela nondimeno capitale per quanto riguarda la componente sociale e cl- turale del Leopardi egliapre il suo orizzonte alla comprensione dei problemi del- Tuomo e della societ3, scrutati dall'angolo ottico di una grande metropoli quale oteva essere appunto Roma, derivandone una visione che difficilmente avrebbe ppotuto maturare nel chiuso angolo della sua Recanati. A Roma, infatti, egli verri avviando una serie di letture importanti, come ha ben visto anche Sebastiano impanaro?, quali, ad esempio, il Voyage du jeune Anacharsis en Grice del Barthé- * Peril testo delle Operete Mora ci samo vali di G, Leopanar, Opeete Moro, eiz. cit ac. dO, Besont, Milano, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori 1979, dc si segue anche la paragrafarra Perle alr opereleopardiane il invo ®invece «Tate leupee dG. Leoranot, acd , Fiona, Milano, Mondadori, 1965-67, cos sods: Le poesiee le prose, vll.2;Zbaldone dip seri, wll. 2; Le etre, wl. 1. Sige adottata per a ctazione del Diogo di Foerce Ruyech delle sve ‘mummie: DaFR. Per quant riguarda la citazione dello Zibldon, i inwo&alle pagine cl autora. U presente saggiocostiusce la parte isa dun pit ampia lavoro che vere prossimamente pubbl cxtoinvolume, "Later, N.247,p. 389: a. Giondani, 1° febbraio 182 2 Clr, $. TaapaXano, I Leopard ei files antici, in Clsicioma eilaminsm nell Ottocero italiano, 2 edi. accrescats, Nisti-Lish, Pisa 1973, pp. 202-207, 66 Bortolo Martinelli lemy? e gli Opuscol! morali di Plutarco t, nella traduzione di Marcello Adriani il Giovane: il primo di questi due testi doveva condutlo ad approfondire la cono: scenza delle forme della vita e della cultura greca, mentre il secondo doveva av- viarlo a considerate la filosofia soprattutto in una prospettiva etica, contribuendo tosi a fare di lui un grande autore morale, drammaticamente aperto all'indagine di tutti problemi dell’ uomo e del cosmo. "Accanto a queste opere, la lettura del Gorgia platonico® gli faceva appatire insieme il fine e il limite dell'antica retoriea, intesa a realizzare pit opinione ¢ la credenza che non a produrre la vera scienze: si trattava socraticamente di indaga te il pit grave problema che ci sia, vale a dre il problema del modo in cui si debba vivereS, dove l'essenziale, per voce stessa di Socrate, non di vivere o di vivere a lungo, bens) di vivere bene, correttamente ed utilmente’ Ta riflessione sul rapporto tra la vitae la morte, con la determinezione della sentenza basilare di «tutta la filosofie morale e antropologica»: sentir meno il duo- To, come supremo dei beni umani*; la sottolineatura della doleezza del passaggio, durante il sono, dalla vita alla morte, come il pid grande dono che gli d&i possano fare all'uomo; le considerazioni sulla natura della civiltd arcaica e moderna, sulla scia soprattutto del Contratto sociale di Rousseau” e degli Etudes sur la nature di » Zib, 2669-2671, 2674-2676, 2683, Llopera del Barthélemy figura nelfelenco delle leture effetrnte dl Leopard te il novembre 1822 e'apeile 1823: cfr, G. Pact1., Elec di etre leoper ‘Gane, tn cGiornal storco dela eteratara italiana», CXLIE (1966), pp. 397°577: I Elenco, nn. 30, 40°F 360, Ole che Tedizone frances (Pass 1789), wtlizzata Roma it Leopard aveva a dopo wre nal ibllotece dt Recanti anche la raduzione italiana dell medesina opera (Venezia, presso ‘Antonio Zate e Fig, 1791, 12 voll) eft. E. Pexvz,Stadé loperdion 1.1 Conto di Smonide — Or Melisa Rafecte d'Urbino — I spplerenia generale — Ag amici di Toscana, Osc, Fence 1987, pp. 1415 9.10, Ping 2673-2674, 2678-2679, 2680-2681; el. pure G. Pacatsa, Elenei.. I Elenco, N. 39, 360. * zib, 2672: 12 febbeso 1823; fr, alte G. Pacez14, Blenci.j I Blenco, N. 31, p. 560. I Leopard sovtlinea, in questa cirostan, sopratstt a vroperazione dell losofia che Pavone {Sracte in bowen di Calis ela definzione della vera legge natural, che ciseun vomo ovivente faceieesto per sé «i pi forte sovrat il pi debate, o si goa que di costuin; ma peril sgifeato {dala letuns del roraon ele anche S. Txabanano, I Leopard ej filosf antici ino ei 23158, Chnurauin, Le vocaxone Tritan. Stora interior delle «Operete Mone, Patra, Bologna 1977 pp. $1.92 Th antipletonisme e aoprattart la sau concezione della negativita dll eseciio del pense qo. nlleorme di Rousens (Tout homme qui pene ex un exe eorrompos, Zi, 56), indvcono i pos forse visilmenel significa dellingervento di Callie, i qual sosteneinveo hei fost fe Vauddie ei povant, ms non i vecch e che eseritariquind nel lost da veeh un grossa th eavore: [eserizo della flsofa ende infatt "womo incapace di provvedee alla difesa dels pro- Fula penona edi salve se stesso el alti dall'incombere di grand pricol. Quanto inves al secon Up punto, da vedere in eso unsere dela concezionenegativa dela societ che ep forests ‘patgrare ancora dll non mle: ef. Zi, 3373-3803, in dats 25-30 ottobre 1823, doves avverte Fnflenza di Hobbes di Rousseau Cir, Parone, Goria, cep. LV, 300, Cit. ibid, capp, LXTLLXII, 307-508, * Zib. 2673: 10 febbraio 1823. » Zib. 2679-2680, 2684 | Leopardi ei eDialogo di Federico Ruyse elle sue uname» 7 Bernardin de Saint-Piecre ®, contrib 3 ; ,contribuiscono cosi a riorientare la speculazione de vane pet, che vine suit configurando, al iento a ‘Resta come va sorta di filosofia critica e negativa, alla luce del presupposto che fo spirit uma tito pen dienorielestatmanedi malewance™s perce nme? la maggiore e principal parte delle utlia che si possono recare agli uomini, con- sae nel ungannal eel creer, toto che elisegar nel bene traendo poi la conferma alla sua conv’ it i tzaendo po I conferma al nzione capitale (si tratta di un aprineipio») Ie somite spiona consi el \ conscere as prop inte come ali uomini sarebbero gid sapientissimi s'lla non fosse nat: ela sua m Ulta © pe lo meno suo prin e proprio seopo, nel condurre Pntlletto uma; appeso a poco a quello stato in eu er prima del deh na qhietato franco a Recant i oct nonlin concer, come va fo in preedenea, che a Roma vi era pure qualche vita, ma sbito aver te che quell Iie che tev sperinentata el Usb per leni med qa spe sempre git pres scrvero al Gordan, agosto 125, posta confessa di essere ripecipitato nel antica esepolrura, dove non eveve mai impa- seo ren she in fondo ea i ulna 123 iho, pellet colvate slate del nn soe AncheTamore, che a Roma le seve ee tato con lo charme proprio di un sogno, parevaessesidissipato ‘A Recanat il poeta ritirato — e ne vedremo subito le ragioni — a vive da eremita, come confessa il 10 novembre 1825 al Niebuhr “ Alle sogle del nuovo anno, il 19 dicembte 1823, rivelerd al Melchiorsi ch versava in grandi ambasce per le pene d'amore, che “vs Vinten llega sono le uich ono e wich pasion propre, on solamente de st vi madi quelshs hanno pata dle cue oman ele ps Profan dell experience”, ‘ma qualche tempo dopo, il 2 febbraio del nuovo anno, egli dichiara di non essere ® Zi, 26862687 8 Zib, 2706 21 maga 1823 8 Zs. 2707: 21 mapa 82> © 2b, 27121 meg 1823 8 Later N: 28, 9.382: 2 geno 1823 3 GLa, N 280 494g 23, Gi % Che. Let N. 275, py. 438499: 23 gag 1823, a A Jocopse. ee poeen 275, pp. 440-441, ae ® Ge Leto 25540 novembre 1823, p45. Cfr, Lettere, N, 290, p. 467. ® 68 Bortolo Martinelli pit sensible alla passione d'amore, perch¢ il suo evore & andato a spasso dopo tante esperienze d'uomini e di donne», ma non biasima — egli prosegue — pero chi capace ancora di provarla cdi amare da vero, anzi — serive — Io inviio elo fect, perché I'amore, {uantungue sis una pura iusione, ed abbia molti dolor, ba perb wo maggior omer di piaceri; ese fa moti danni, questi servono per pagar moltssim di Jeti che ci procusa™, pli di conseguenza approva 'amore, anche se attualmente non lo prova pit, Siamo eos) entrat a ben vedere, nel cuore delle Operette moral, nella trama della Storia del gonere umano che proprio in quei giomni andava ancora scrivendo, ¢ in {quella del posteriore Dialog di Plotino edi Porfirio, che verth aggregato al nucleo originario delle Operette nel 1827 'Non pit distratto da vane cure e preoccupazioni, come poteva essere talora a Roma, nel chiuso del suo studio recanatese il poeta si cimenta subito nella conti huazione della serittura del suo Zibaldone, in uno sforzo costante e quotidiano, a ‘atti anche estenuante. ‘La massa del lavoro critico, testimoniata in parallelo dal gran numero di let- ture sussidiarie che veniva facendo, ® davvero imponente, come & gid stato da pit parti notato® nel arco di poco pit i sei mesi, dal 15 maggio 1823 al 30 dicem bre del 1823 il pocta redige ben 1323 pagine di fitea serittura, di contro ad un to- tale di 4526 pagine di tutta Popera, che copre I'arco dal 1817 al 1832” ‘Calcolando che una non minor mole di lavoro il poeta aveva svolto nel 1821 {oltre 1500 paginc), si pud ben ritenere che il grande apporto alla straificazione dei material zibaldoniani sia da riferire soprattutto a queste due grandi stagioni, che costituiscono altrettante svolte nella situazione intellettuale ¢ culeurale del- Fautore® ‘Ih una successione compatta di annotazioni, tra loro sovente raccordate me- diante un fitto gioco interno di riprese e di ricapitolazioni, il poeta affronta una serie di problemi di ordine linguistico, poetico,letterario, ideologico, civile « so- Giale, che fanno della riflessione del 1823 un vero ¢ proprio acme nel diagrarmma Sallesperienaa cultural leopardiana, Rilevante& sopeattuto la distinzione tra la fingua poetica cla lingua prosasticae la scansione del apporto tra lingua e letters tura, tril bello eil vero; aquesto period si deve far risalire anche Penunciazione ella tesi della econformabilitd» dell'vomo, dell'impossibilith di sperimentare un 2 Cte fete, N. 298,047 Cfr., ad esempio, FGauneoeen, ‘Leopardi: meditazione ¢ canto, in G. Leoraxnt, Poesie ¢ prose, Lae oe ait A Rass ono tpg dC. Gata, Mondor, iano, 1987, Posca RE a cronologi dl rine pine dloZblone veda G. Pace, Dative dlp sue conpai la iain inten, XVI (1989), 5 pp. 401-412, Ee ca il 1821s veda B. Bes, Lae del! ao 1821, i La posione strict Scot Lepo Eie, Trine 1978, 9, 3289. Leopardi i sDialogo di Federico Ruysch e dele sue murtmien 6 piacere perfetto, dellimperfezione degli uomini anche presso le nazioni pit civil del rapporto tra incivilimento ¢ deterioramento dell’ womo considerato sotto I's spetto fisico e psichico, della mancanza di valoriassoluti, del repporto tra societd larga e societd stretta. Aecento ad essi figura la ripresa di motivi pit persistent, che corrono lungo tutta la tracia dell’opere, quail problema della felictae pid in genere del piacere, del funzionamento dela ragione, del concetto della nature, definita ora come Dio, ora come Vessere sensitivo delle cose, ora come meccani- smo della trasformazione cui soggiacciono tute le cose, ora come conformazione delle cose stesse a produrre un determinato effetto. Notevoli appaiono poi, a fini dello sviluppo soprattutto delle Operete moral, la distinaione tra esistenza e vita, Te osservazioni sulla progressiva spiritualizzazione della societa moderna, i rlievi sul commeda¢ sla uagedia ancy, in parila sul fusions del oo a considerazione del ridicolo nella societa, del rapporto tra enerpia psichica, qualt ‘foe dlTeitenzn anbiente con ton ltiea i tema dls none del sono, veri e propri motivi di ordine storico, culturale e antropologico, che dischiudono Iritmo di alcune dll rand sequenve creative prodote dal autor llnterno del grande spazio dellimmaginario collettivo. ‘Tattavia, per la sua non raggiunta autonomia e definitezza del disegno e del: Telaboratione dll dee, spud taloraguardate allo Zibaldone come ad una vasta raccolta di materiali desinati ad essere erasltterati (e non semplicemente ad esse- re trasferti) in altri contesti: lo Zibaldone vuol essere cos insieme diario, enciclo- pedi, galleria di immagini e di problemi, testimonianza del rormento spirituale € speculativo del'autore, diagramma della sue evoluzione intellettuale e culeure- Je*, Per Ia sua natura di incunabolo generale della riflessione e sperimentazione leopardiana, lo Zibaldone costituisce la traccia continua lungo cui si dispone il penser opera del Recut csi considera opera del Leopardi in ordine a due piani, quelle delledito, vale a dire di id che approdando alla stampa avevasievato i masimo grado di definitezza, e quello dell’inedito, pure a parte auctoris, vale a dite di quanto non aveva avuto Vesttema cura formale organizzativa e concettuale, si assiste ad un continuo gioco di interferenze o di interscambi tra i piani,cosicché se lo Zibaldo- ze pud costituice sovente lo spunto per la creazione e meditazione poetica, a sua > Suprolema, tC, Grumman, espa malacion etc pp XYIXXI 1G pee epardana,Cnae Ope, Peniponeny sl ied, Perse nt on ‘eoporunaeat la est sede ut pra ten wis ale Zao, i Gan calle Operetten. re se al oe Pir onenno Antone Pee chen elo Zen 0 tre lo Zoe cr iment ingen el ne dt aboot ose nent hg dys ac Perla permanente dapsone sie femme, eau cn sre ee ‘ont in Vee lo li mone ee Te poset ope Cv der) A, Pre oie octane. eos Lop, Pi |i, Milano 1980, p. 9. ae wales Lope, Fee 70 Bortolo Martinelli vent 2 in qualita di volta la stesse ereazione poetica ¢ letteratia pub venite convocata in as tntro lo schema euristic e procedurale dello Zibaldone™. Tail piano salto» della scrittura, retoricamente e poeticamente modulato: Canti, Operette ‘morale piano ebaso» dell srittra: Ia serie continu delle caervasion for sita dll Zbaldone, si verifea un frequente proceso di osos, pe ca opera leopardians riciede di essere lea non slo in una prospetivadiacrones, de ope rsad opera (el fattispece dai Cot lle Opete moral Cth a anche ft consistentemente in senso sincronico, mirando a sussumere entro il lvello Creative il strane sito magmatico del material abaldonian efnanche ep ‘ola Zikeldoe cutie, in buona sean, 'UsTet della prouzione ede Vispirazione leopardiana, una sorta di architesto, per servirci della caratterizza- zione che di questo termine ha dato Gérard Genette eno a testo, Liarchitesto & dungue onnipresente, al di sopra, al di sotto, aston , non tease la sua tela che appendendola, qua eb, a questa rte di achitstus ‘Testo decisamente senza confini, per il fatto di avere una struttura perenne- stent variable e sempre apert all introduzione di mov apport edi nuow sins — il Leopardi, volendo, avrebbe potuto continuare ad aggregare material fino termini della sua vita —, lo Zibaldone esige di essere letto pit sull’asse della com- binsstone che di uelo dla seleion dei materi, quale taisasone del n- dung che earaterz la iflesine el sperimentazioneleopardiana pasa gio alle seritture lerterarie pitt neramente caratterizzate, quali la ltica c la prosa poctica, non equivale unicamente alla manifestazione dello scatto creativo, ma anche alla trasposizione del testo entro le maglie di una maggiore specificita org nizzativa del «segno» letteraio, in ossequio alla teosia (che & pute una pratica) delle «forme», dei amodin, dei «generiv e dello «stilen. La nuova operazione, xc vec ue rita drat omelet: oben cota Bar corinne preter, I pn rofoda scl vengne «ae alte oe ” ‘ensione unitaria PO Anche secondo il Galimbert (Lope meditaione © canto, cit., 2200 la Lore Leopardi il Dialog di Federico Ruyach e delle sue munmien a contrassegnata da un diverso indice di metaforicith e di mitopoicticita, voleva co- 8 significare peril Leopardi anche una diversa e possibile mediazione asctivibile al «sistema della letteratura, che entro o schema delle procedure dei quaderni zi bbaldoniani aveva invero assai poco di specifico e di definito, In questa prospett. va, ben si avverte l ilevanza che possono essere vente assumendo le osservazio. ni sullidea del gusto, della sensibilit dellinteresse del lettore ¢ dei suoi condi, zionamenti, dellimitazione, dell effetto poctico, dellidea dello stile e infine la precisazione sul rapporto tra immaginazione e sentimento (il acuore»), tutte rife bili al secondo semestre del 1823, ai fini della giustficazione, sia pure sotto un mero profilo pragmatic, del nuovo apporto creativo e speculativo costituito dal disegno delle Operette moral Scrivendo al Viesseux il 2 febbraio 1824, mentte si accinge a rifletere sulla premessa ideologica rappresentata dalla Lettera proemiale dell'«Antologia, il Leo- pardi lascia trasparive i risvolti della sua grande propensione a divenire un autore morale, orientato appunto alla propagazione di quelle «scienze morali», che ai suoi giorni in Europa si comprendevano precipuamente sotto il nome di filoso- fia» ®, Al tempo della letera al Viesseux anche il Leopardi a sua volta era intento a stendere i proemio di una sua opera, la Storia del genere umano, che apre le Ope rette morai. Mentre perd nella lettera al Viesseux sottolineava con grande pr denza il necessario impegno che un Giornale deve avere nel cercare di «promto. vere principalmente il progresso e la propagazione delle scienze moral, nella rnuova opera che proprio in quei giorni era in gestazione subito si affrettava a scandire anche il limite che una siffatta operazione poteva avere, recensendo ne. gativamente gli sviluppi storic offerti dalla civilea dell'uomo. La parala progres. so», impiegata dal Leopardi, e assai cara al gruppo fiorentino dell’«Antologia», co stituiva invero una vistosa insegna del coté cultural setie-ottocentesco, dall Fd. cazione del genere mano di Lessing (1780), al Saggio di un quadvo storica dei pro agessi dello spirito umano del Condorcet (1794), alla Fenomenologia dello sprito di Hegel (1807), che il Leopardi per® non conobbe mai, passando magati anche at- traverso il Saggo sud costume lo spiito delle nationi del Voltaire (1740), il Discor 40 sulle scienze ¢ le anti del Rousseau (1750), redatto in risposta al tema proposto all’ Accademia di Digione (aI! progresso delle scienze e delle arti ha contribuite al miglioramento del costume?>), la Letters sui progress delle scene del Mauper. tuis (1754) ", la Ricerca filosofica sulla natura umana e il suo sviluppo del Tatens (1776-77), ¢ i Progressi della ragione nella ricerca del vero di elvetius (1775), ma che nel Recanatese, sulla scia soprattutto di Rousseau, si accingeva ad assumere tun ben altto risvolto, Se Kant aveva inteso vedere nell'Iluminismo Pavventura ® Ctr. Letters N. 298, pp, 475-476: 2 febbrao 1824 2% Tl Maupertus etal De augments scienanum ai Francesco Bacone, che pd esvere conse. rato come il esto basilae della nvova concezione dello siluppo progeetiv delle lense, ef Lee ses prog des sencs, in Les ceneesde Ma, Dé Mavrentuts, chez George Conead Walther, Dre se 1754, 0.329, 2 Bortolo Martinelli positiva della ragione, il Leopardi, dal suo angolo ottico e pur limitato di Recana Eh ne rivela roussoianamente invece il disvalore, poiché il risultato del pensicro ® Tacorruzione dell'uomo. Fedele, a suo modo, ai veri dettami dell'Thuminismo, che consistevano nel vedere spregiudicatamente le cose per quelle che sono, come veva pur sentenziato anche Buffon”, il Leopardi cerca di ripercorrere la storia Gel geneze umano, non gid'come una storia di progresso, ma come la storia di una ‘aduta e di un fatale regresso, rovesciando purtuttavia le premesse di un’altra si- gnificaiva opera del Settecento, la Favola delle api del Mandeville (1705, 1714), he a quelle stesse premesse, ma sotto altro apparato mitograficoe differente pro- posito, aveva fatto ticorso”. a prima delle Operette moral, la Stora del genere umano, che funge da ouver- ture e anche da prefazione storico-mitica dell'opera, si chiude — come & noto — Con Fesaltazione della forza dell’ Amore, concessa dagl dt agli uomini, per conso- Tarli della precarieta del loro destino di mortali, sottoposti alla legge dell infelici- th, L'amore-charme di cui il poeta aveva parlato nella lettera al Jacopssen ritorna, a gualche mese di distanza, nella prima delle Operette mora, in stretta concomi- tanza con essa, nella lettera al Malchiorri: latnore:illusione risulta commisto a molto dolore, ma conserva pur sempre una maggiore quantita di piacere rispetto ai moltidolori che contiene ™. L'amore, quale il Leopardi qui avverte, reca lo stig- sna inconfondibile del piacere e il piacere altrettanto inconfondibilmente si lege affanno””, come & dato riscontrare nel prosieguo dell’opera leopardiana, »2 La wie plilosopie est de vores choses elles qu’elles sont le sentiment intérien srt edjoors assed wee cette pilosophie, sl netit pervert pare ilsions de notre imagination et erThobtede malheurse que now avon prise da nous forger des phantémes de doueur etd Pe ary aien de tele ni sien de charmant que de lin, mais pu s’en assures i fat avoir Fe cours Been Weoapene de voie'on et Taute de prt, Burvon, De la ice de le mor, tle naturelle 2B Pomme, crore, texte Eablet présente par J. Prverau, Press Univ. de France, Paris 1954, p 07a, 5» A proposito della Stovia del genere ane il Galisbers sl rchixmato, con buon fondamet si alla menfectocione degli con! gnostic (fr, G, Leopanot, Opereite Moral ae. di C, Gatament, Cauda, Napoll 1977, ntodecione, pp. XXVILXXVIIL, e pp. 335, pet il commento alopecia Cechnenatluciance vba invece corte S, Campaila (Le vaazion di Triste, et, pp, 98.99). Non st Ses end nugare che anche la celeb opera del Mandevle present quale possible afnithcon lao one dela Soria del gence wraeno. Sits, infati,in esa il motivo delle iterate lamentesiont {ia oom wero pd es isontra affeemazione che & pexfna al ik del potere degli i see petdereperfero i soggiorno deg vomini ula terra; e come nel operettsleopardinail perso. BEES love per poze gi worin, aveva provvedata ad invire sll tera Vrita oa il pero pans di Glove ell pera cel Mandeville, rowvedeadiviare sulla eral'Ovest cfr. Lele, N- 293, p. 4792 fees 1824 % Sttsatte di una tes quanto comune el "700: si veda da esempio, Avon, Sopa la el gone. Disco mane pereire di rearacine ed base aw pci tata sore Famere di Di, cp. se canons ol bene, pres Angelo Pasa, Brescia 1798, p. 14. Trl piacere e il dolore e, per com tirso, rel dolore cil piacere sit un coninuo seambi,osserva il Mauperuis, ed ess vanno guind Sila quantatvamente, vale a dire biogna considerare Ia quantita del bene c del mae di ui ci & GneetiCtivamente godere; anzi, non s pod tentare di dfinice Tuno senza Valeo, piché il boner fos also che I sma ci bene che cesta dopo aver delalcao i male, mentre il mabe si iducs Leopardi il «Dialog di Federica Ruysch e delle sue mumnien B 1131 ottobre 1823 il poeta aveva avviato, in una pagina dello Zibaldone™ la riflessione sul principio dellesistenza, identificato nell «amore della vita» che ogni ereatura animale zeca per il proprio essere. La natura, sostiene Leopardi, & sine in guano vies nn pu ce ors come antes la mat: Pesee ei stentee la morte sono infatti da considerare quali vermin’ tra loro contrari e oppo- st. La natura ama la vitae procurala vite pects nelPordine della natura sp trovare iscritto solo Podio e la concortenza ta le vatie specie, ma non git Podio e Ia distruzione all’interno di una medesima specie, come accade per Puomo; questo fatto deve essere giudicato nll uomo come la conseguenea dl instaurarsi di ina -societa strettar, la quale & per sua stessa costituzione contraria alla natura, la gual mine ll pefcone «alla fect del'xitente™, La nat contusce Te. sistenza, essere, la vita delle cose e I'esistenza ela vita sono sommamente desid rb a gut soo funn remind nears Lf bo : concepirsi come la perfezione, il compito, lo stato proprio dela vita, in rapporto alle propricti delle diverse forme ed esser;viventi aurea res to modo mort, la flicit, cot Ia vita, non pudallora che opporsi alla morte Lanatura, che vitae felicta, induce ogni cosa a ricercare di realizzare in se stessa la maggiore quantita e forma di vita possibile, L'amore (di sé) percid asso Jutamente necessario a tutte le creature viventi, in quanto da esso deriva il piace- re, che altro non @essentaliter che il codice interno della vita. E quanto pit alta la forma della vita, tanto magpie e pid viva la forma del piacere, Ogni essere csistente, peril fatto di tendere sempre alla vita, non pud percid che odiare la morte, che si oppone al principio della consecuzione del piacere ®. La morte & la contrazione totale delesserevivente, annullamento radical del principio dell’ ‘more di sé ein quanto oppost alla vita, non pud che essere un male. L’elaborazione di questo spunto leopardiano & piuttosto complessa ed int cata, ma i suoi enunciatisilsciano ricondarre ad una chiarezza di formulazione in s€assai coerente e perspicua tuttavia a pachi mesi di distana il principio del piacere, cos sigrovamente dchiarato, viene sottoposto ad un attentaveifica e smantellato, provocando un vistoso riorientamento della ricerca 1 disegno delle prime Operette moral mira, infatti, ad insidiae la formula- zone che di questo principio era stata data nell'ottabre el 1823. Nella Stora del ‘enere wmano il principio del piacere si tramuta in una tendenza non pi univoca ma disordinata, dell uomo e della sua specie, per condurre ad un'involuzione Pin tero genere umano, mai appagato pienamente dal segmento di felicia parzialmnen- te raggiunto, aprendo cos la strada, come timedio, al repsiro vari delle illusion, al soma del male chee eta un ola ch iene. ’ wna vl che si sotrat il bee. La somma del bee del male non 8 per expat, gcc net vita ornria a soma dal sopee lla det Be Cl. x ‘YerT, Bey de plorophi mone, Eclasment app 12, in Octo, ei 734, p. STD 382. Bad oni moe 12 in One edi, 1734, pp 373382 4 Bortolo Martinelli trae quali, dono ultimo degli di, fa la sua comparsa ‘Amore. Net Dialogo d’ cole edi Atlant la terra appare ormai come senescente, rugosa concrescenza mi- hata da ctepe e destinata al estinzione, in un'atmosfera surteale,fatta deserta per Tndesolazione delle cose ela scomparsa della razza umana. Nel Dialogo delle Moda della Mort la moda trama, complice la morte, pet cercate di sottrarre all'vomo ‘ni forma diillusione sia pure tutta terrena, ci immortalit; immortalita che del resto non sar8 pit possibile nemmeno in rapporto alle conquiste leterarie, come Sentenzieta anche il Parini nel'omonima operetta, Nonostante il conclamato principio dell autoconservazione della specie, attraverso il principio del piacere: fa vita ama la vita, a cu allude nell’ottobre del 1823, passando alle Operette mora Zi la prosapia degli uomini & ormai da considerare tuta defunta, quasi si teatrasse diuna tragedia dove sul finale muoiono tutti i personaggi, come accade nel Dilo- {0 di un follettoe di uno gromo. Le epropric vicende», che gli vomini chiamavano ‘tivoluzioni del mondo», «le storie delle loro gentin, che essi amavano piuttosto definite «storie del mondo» ®, si sono per sempre concluse e non vi sono pil «gaz dette> per registrarle, mentre in natura nulla sembra rimpiangere la loro seompar- saed ore che ei sono tutti spat, la terra non sente che le manchi null, if Sono stanch di correre, e il mate, ancorché non abbia pica serve alla naviga: 2ione eal traffico, non si vede che si rascivghi Del resto, se i uomini non fossero mort, l'infelict’ totale li perseguitereb- ‘be dallacullaslla comb, e il non nascere si deve alora sempre preferire al nasce- re, sentenziail poeta, ad un solo mese di distanza, nel Dielogo di Malambrao e di Farferello, ‘La mutazione del quadro ideologico, grazie anche all'interazione con il pro- cesso mitopoietico, si fa pid avvestita nel primo dei due dialoghi che hanno come protagonista la natura, il Dialogo della Natura e di un'anima, dove si proclama a {hiare lettere che «tutte le anime degli uomini (...] sono assegnate in preda all in {elicitin , perché «tutti gli uomini per necessita nascono e vivono infelici»*, ed in cambio di un'improbabile immortalita o del poter conseguire la gloria, meglio ® cercare di regredire allo stato di quasi totale insensibilita proprio del regno vege tale, ma meglio ancora & cercare di aecelerare il pit possibile la morte. Tutt gies seri umani, non solo quelli del pianeta terra, ma pure quelli ipotetici della luna so- ho preda di un destino perverso, gravido di mali, e sperimentano un'esistenza di dolore e di infelicita, come ancora sirileva nel Dialogo della Tera e della Luma, 'l principio dell'odio intraspecific che il Leopardi nell’ottobre del 1823 ten- deva ad eseludere per la cosidderta esociet’ larga» all'alba della civilta dell'uomo, > Dialog di wr Flleta ed x10 Gromo, § 134.78. 1 bid, $38, p80. 4 Dialog dll Nature ed an sands, § 16, p10. 4 Tid $1, 9.93 Leopardi il Dialog di Federico Ruysch e dele sue munmies B ma che nondimeno investiva anche i popoli selvaggiallorché i selvaggiallorché erano venuti speri- tmeatando una forma di egodestetmy, viene ors postulato come I lege gene. rale del comportamento umano nella nuova esperienza che Prometeo, disceso in terra con Momo (La scommessa di Prometeo), viene amaramente facendo per cet- care di scrutare gli esti della ciiltd degli uomini che egli aveva grandemente be- neficato con il dono del fuoco e insegnando loro le scienze ele art og Petia genealeche «Contra vim mots mull est medicamen in hor is, ma nessun medico aveva mai pretermesso gli sforzi, se non di prolungare la vita, almeno dirlletare evtardae la morte ae voit tiré des bras méme de la mort? ¥ atl rien qui rende les hommes plus af A tutti questi tentativ il Leopardi risponde con Ia voce del ametafisico», ne Diatgo dan Fico dw Metis che, pic In vita. non pub crema fl ce, emeglio ci torna averla breve che lunge». La vita felice, se fosse possibile, potrebbe essere detta un bene non in quanto vita, ma in quanto fice; Ean infelice, in quanto allesser infelice, non pud che essere considerata un male. Che la vita possa essere considerata pit bella della morte, pud ben darsi, sstiene il ametafisico», apparentemente accordandosi con il afisico», ma egli non pud re- puts eral setenzadi Fron he walla via ala oct no dsiow, pice allora la morte veramente lo «spaventerebbe non poco», L'opposizione al pen Siewo dll otobre 1823 non potebbe esere pi neta, come nelle parole di com trappunto trail fisico» e il «metafsicon: _ 2 at ro ie mon dees deat des io, Se cil dees de ens mise vib prM. inno unt 9 arte atta, ar ater, chs cts Typopapiac Bauer ase 1, wpe Diialogo di un Fisico edi wn Metafisico, § 3, p. 138. ° © tad Sp 4 Bid Sip tas 16 Bortolo Martinelli La situazione esistenziale dell’ uomo é quella in fondo di un prigioniero, che si sente per giunta «dentro ai guai fino al collo» *. Alle inquietanti domande del Genio: Che cosa @ il vero?, nel Dialogo di Torquato Tasso e del suo Genio familiare, anno prima al Giordani e al Perticari: Che cosa @ la vied? ®, Che cosa ¢ la sapien- 2za?™, che ben postulavano la vanita dell’una e dell'altra, cosi come ora viene po- ‘stulata la vanita della vita, risponde la medesima ipotiposi del Genio, che propone Tequazione tra la vita e il sogno, anzi la maggiore veridicita e realta del sogno, che rriccheggia il dramma di Calderdn, La vida es swerio, ¢ le battute finali di Pirrone in uno dei Dialoghi dei morti di Fenelon: rome tsar rel oon, ofan dco loon tout ce Incalzato tuttavia dal Tasso il suo Genio si fa ancora a chiedere: Che cosa if piacere, ma la domanda non pud che suonare retorica di fronte al pi «sfortuna top trai nostri sommi poeti™, giacché né il Tasso ha mai conosciuto in vita aloun piacere, né tantomeno il Genio pud sentenziare che qualcuno lo abbia mai potato conoscere «per pratican: il piacere, invero, & soltanto un puro concetto, un’ astra © bide, $6 5-6, pp. 138-139. Akuni tat cli questa opereta (95 7-8), 08 pure come sleuni punt final del Dialogs della Netra ed un’ Anime, sembranarisenie in quache manera dela tre ‘Eel Mapu Sur art de prolong le vie (Onues de Mx. Dz Mavverturs, nouvel dition conigée sugmente, chez Jean-Marie Bruyset, Pais 1736, I, pp. 307313) il Maupertis considera chime ‘col problema delllmmor.lit dell woao enon divereamente anche i Leopardi lo giudie come fa voles °S isopod Tonguato Testo e del Gevio familar, § 1.191 © Lettre, N. 149y. 260: 24 aprile 1820. 2 Lettre, N-194, p. 314-9 aprile 1821 5 Pylon et soo ssn, in Dialogues dex mort de Fexexo, sivis de quelques Diloaes de Bar seay, Fontennnut, D'ALEMBERT, ave une Intradacion et des Note por B, Jutsiey, Librairie de L. Hachette, Paris 1868, p. 106, 91 Gi, Zi, 4295 4256: 14 marzo 1827. Leopard il «Dialogo di Federica Ruch e delle sue murnmic» a zione, un fictum della mente, ma non gid un fatto o un sentimento. Solo il proble- sma della noi ella nuova domanda del Genio: Che cosa @ la noia?, pud trovare una risposta affermativa, perché qui «l’esperienza ... non manca»”, La noia costitui- sce il substrato di tutte le cose e Pesistenza, nel suo continuo trascorrere dal pis cere al dispiacere e dal dispiacere al piacere, non & che la continua intermitienza di lunghe sequenze di noia. La souffrance attanaglia tutte le creature e la natura, nel suo immutabile e alterno ciclo di produzione e distruzione, si sente indifferen- te al destino dei singoli. La natura chiama si I'uomo allesistenza, ma come un spite itriguardoso non fa poi nulla per preservare dalle «ttibolazioni» © dagli «trazin tutti coloto che ha convocato nel suo regno e la sorte che attende 'somo, il genere umano, gli animali, cogni creatura», @ di essere preda di altri esseri, come aceade allIslandese, nel Dialogo della Natura e di un Islandese, o di finire dissecca to € mumimificato, come narra ancora della sorte dell'Islandese un'altra leggen- a. Grazie a questo accenno, al disseccamento dell'Islandese, divenuto una mummia per essere stato poi coperto dalla terra”, il Leopardi pareva aver voluto costituire fino dal maggio del 1824, un possibile elemento di avvio peril Dialogo i Federico Ruysch e delle sue mummie; senonché sull’autografo egli faceva seguire ‘a questo punto il gia menzionato Dialogo di Torguato Tasso e il Dialogo di Timan. dro e di Eleandro™, tutto incentrato quest ultimo sulla riflessione circa il valore € il signiticato dello ascrivere> e del «parlare» che costituiva il fondamento delle Operette moral, vale a dire investiva direttamente la giustficazione del progetto ¢ dell'ideologia dell'autore, Evidentemente il poeta, come ritiene il Gentile’, in- Dialog di Torguto Tess del suo Geno familia, § 17, p. 158, Peril ichiame alPesperien 2a, cfranche DaFR, §20, p 248, 5 Cle Dislogo dels natura ed un danse, § 28, p. 179. 5 Per le mummie prodete per diseccamento del cadavee, «causa deli agentiatmost vedala voce Momi ox mum, in Eneylopaie. par Diogxor et D'Atsnanuxt, XXII p97, 2 Tl dilogo venne redato tail 14 el 24 gingno del 1824. Sul ms. P. 1X dela Bliovece Ne ona di Napl, Fondo Leopardano, eso occupa il 4° posto, ed prececto dal Dialog di Tong to Taso ede suo Geni fire, steso tail 1° ei 10 giygno 1824, manele prima edaione a stampa delle Operte Moral presso Antonio Fortunato Sealine Figh, Mileno 1827), venne spostato al ltimo posto, ln. 20, mente il Diogo di Tonpuato Taio venne collcato al. 1, immediaamente prima el Dialogo dela Natura e cdi Iladese. Cf. Besony,Intvdacione pp, LVILLVIIL LXXL all Taso, svttoappenalevata la ono dal sderder,nasce come un anello che sada questo lalogo a quello del Fsico col Metaisic; ese tail 14 e124 giugno lautoresrive il Toman, ico ira pensare che, salato cor Ilandeve al antecedent dell oper, eglidovete pol momento crede- re di aver esasrito i sve tema, edi potes arrestee a quella Fiera appresetazione finde del Mande e; quindl volgersindictro a giadiareedifendere i iro, Passarono infats dod ori senza che siSentisse pi latirato vero i wo Ivara, rpreso i luglio col Pari, condotoinnanai sal f ‘no ala fine de anno, quande fu compo il Canc del Galo Slere:altre se cperete i tutto, che s'&condort a peasreformino un gruppo ditinto,nato da gueitarisorgimento, seguito al Timon, del moivoispratore delle opereten, G- GENTILE, Proemia 2 G. Leopsaor, Opercte Mora, Bologoa, Zanicheli, 1918, pp. XVII-XVIIL Ii Gentle distingue, nel novero delle prime 20 Operete Mona (= ‘edizione 1827), tre divers grup, che eostitiscone atrettante parti del leo, che s ape, in qualita ali proemio, con la Stan del genre uma, esi chide, con funaione di eilog, con il ialogo di Te 78 Bortolo Martnel tendeva forse metter gui fine alla sua opera, la quale si pud dire che avesse rag- fiumto in un certo modo un numero chiuso, 0 comungue significative, con un to- tal 4p, nla nce Dito eto wit ai Sati Composto trail 26 ei 27 febbraio del 1824. L’opera pareva inoltre avere una su Sompettezza, oltre che sul piano dello sviluppo delle idee, anche sul piano della tecnica cursticaimpiegat, la forma del dilogo, presente in ben 12 operette, di ffomte al modello meramente espositivo della Storia del genere wmaro, ma che fun- guva perd da ouerture, e dela Proposta di prem fate dal Accademia dei Sillopafi Ma, prendendo in mano il desir, per continuare la traccia dell opera, dif a non pale giorni dalla composizione del Dialogo di Timandroe di Eleando, i 6 luglio, ZT poeta dava vita alla prosa composita del monologo de I! Parin} oovero dell glo Tie weandite volutamente come icapitoli di un libro, dove con I'idea della viet, fii dissolta in precedenza in alte opere con il richiamo all'ombra di Bruto ¢ alla tnemoria di Teofrsto rao Minore; Comprasione dele sentnze di Bruto Minore Pil Teofrast vieini a morte), veniva ora travolta con il Parini, la voce morale pi epee it Tana dl Setcento, anche Tides della glove, che ieava Const a immayine dello std e dela onguista pote, Linerpsision operetta I Paint ovvero dela gloria, doveva servre a rendere meno meccanico i cere init dla legge dl ait, con il finale del Dilogo della Ne ‘tra edi wn Isandese, quasi che si tratasse di evitare idea della pura continuszio- treo ai volesse dssipare la traccia di un troppo manifesto richiamo seriale. Por onnesso al Dialogo della Natura e di tm Islandese, in quanto dominato da an ana Jogo sito di morte, il Dialog di Federico Ruysch e delle sue mummies vedeva cost eonoscinta una maggiore autonomia ideativa ed ideologics anche allinterno del disegno delle Operette moral aT contro del nuovo dialog, alla stregua di quanto sera veri tui, peril Taso, pe i Parn,e3veificheasscessivamente peri Colon s collocava la figura di un personaggio storico, che veniva calato sulla realta della coe esc che intcodeva in qualche modo coaformarsi quello della vverificato peril Sal i ste al Diatogo di Malembra edi mando dt Bleendro. Ul pris gropp, dl Dialog di reo edi Atlante al Dialog Farce sviloppaides del ome in facia ala morte ala nls secondo gruppo, dl Dialog de I Natu di Anima a Dialog dlls Nate eda Isandere, slap ides del! wom posto Ee Clea natu, el cul xiao, lpr dog aia ceaor, cal eats ne treo gruppo, dl Pent ST Cenc del Gall ies it pete mira svlopare in postive quanto aves eres. di deol tele operee precedent Si trtt ona tes ato sggestvn, suas forza pet cuanto tu Tettclanione sgafiat label dell opera egisteceservazione erano gi state avaate dal Fag Bri Pacer, Una mova edison dalle Operete Mora di Giacomo Leopard, i Laspnd « Mavzont Bernas paeologes, Libreria Ed, Udinese, Udine 1927, pp. 16-23, sopratrtt le pp. 19-24 dal De Roberts (, De Rovers, Le «Operatic Moran, in Soyo aut Leopard, Vales, Fuenze 1944 oe T1916: 150-151); na veda ora anche, per alec 1, Basic, Le poscone deologie Brcgprene Monts 1970), in Leopard ei seal del! ft, I Maino, Bologna 1985, pp- 165-226: Ti fae, Sul signa, si dsegnoe sul archicettza delle Operete Moral si veda altri R- Recxt, Rosioneombietoica dle Oper Morin oRassegna del letertue itaianan, 85, +. VIL 1981, Samson Sidve ft dreceme,W. Bows, Letra delle «Opercte Moral, Marit, Genova 1987, Leopardi ei wDialogo di Federica Ruysch e delle sue mummien 2» sua biografia. Germinava cosi Pintuizione di situare Ruysch nella sua stanza, @ fianco del suo cabinet, dove era conservato un gran numero di mummie, di uomi- ni, di snimali e di piante imbalsamate, nel periodo che intercorre tra la prima e la second visita dello Zar Pietro I (1698, 1717), che aveva provveduto a segnala- re all'attenzione di tutta Europa le meraviglie operate dall'uomo di seienza olan- dese, grazie ad un suo preparato chimico, nell arte di conservare i cadaveri Selo spunto immaginoso, ideativo e scenico del Dialogo di Federico Ruysch e delle sue mummie muoveva le sue premesse dall Eloge de Ruysch del Fontenelle” dall’Eloge de Descartes del Thomas“, che conteneva una nota su Ruysch deri- vvando le informazioni dal Fontenelle, autori questi entrambi noti al Leopardi e da Jui segnalati nelle annotazioni apposte al testo delloperetta; Pimpianto concet- tuale proveniva invece da una lunga meditazione del poeta stesso, ¢ fissata in ceune pagine dello Zibaldone, in ordine al problema del timore della morte ¢ della morte «dolce», sulla sorta soprattutto dell’ Histoire naturelle de U'borimce del Buf- fon (Zib., 281-283: 17 ottobre 1820) e degli studi del napoletano D. Cirillo (Zib., 290-293: 21 ottobre 1820), dopo che aveva gia affrontato il problema delle vicis- situdini dei morti nell'aldifa secondo la visione classica (Zib., 116: 8 giugno 1820), per riprendere suecessivamente con i riievi relativi alla pena delPassistere alla lenta estinzione di une persona amata (Zib., 479-480: 8 gennaio 1821), alla ri- pproposizione del tema della morte «dolce», benché preceduta da «mali dolorosissi- ‘mis (Zib., 2181-85: 28 ottobre 1821), spingendosi infine a considerare la questio- ne se vi possa essere ancora sensibilita da parte dell’ womo i limine morts (Zib., 2566-67: 16 luglio 1822). Tuttavia, dopo quanto abbiamo osservato circa i finale del Dialogo della Natura e di un Islandese, non si pud non richiamare, per il riferi- mento al cadavere essiccato nel deserto, la voce Momie, ou Mumse dell Encyclopé: die di Diderot e D’Alemberte altresi la voce Mort della medesima, il eui contest, i impostazione decisamente materialistica, si ispira al capitolo De la veillesse et de la mort del Histoire naturelle de Vhorime del Buffon. *' Per cid che attiene al- Vimpiego del coro e all'intreccio dilogico tra le persone del coro e i personagsi 2% DMER, § 5, p. 241: «Forse vi site insuperbiti per I vista dello Coat, I ifecimento alla sia dello Zt Fuge de preciso indiestore cronologico pe ls callocasionetemporaledellepsodi: al tempo delle seconda visita lo Zar, nfs, avevaacqustto da Federico Roysh tutte le sue mummie, teasferendo coli cabinet a Petcburgo, ed &abbestanzs ovvio aor che le nuove rummie di Rey sch, cortisite dopo il 1717, non avrebberopotutoalfatta insperbire per un evento che non avevano ‘onoseiuto,Sreratta comungu diun elemento ebbastanz secondari della ft leopard Gi, Eloge de Ruch in Oewre de FONTENELLE, novell Bait, ches Jean-Francois Bastien, Pari 1990-1792, VIE, pp. 401-414. Sui rapport! ua Leopard c Fontenelle i veda C. GaLrasexms, Fontenelle, Leopardi i disog ells maior di Luciano, ip AAV. Leopardi ef Setecent. At del T CConsepueInerasonae di Stadt Lepardan’ (Recanati, 1-16 set, 1962}, Obchki, Firenze 1964, pp. 235.293, © Gls. L, Thoms, Blog de René Descartes, in Chobe d loge couronné par Académie Fang 6 olde FE sr les Eloges par Tons, Jh. Chasmerot, Pais 1812, 1, pp. 1156: 130-131 © Cts Mont (B,J. in Eneylopée on dietonnaive rasomé .. XII, pp. 2616-2640 80 Bortolo Martinelli della piéee (nel nostro caso il personaggio & unico, quello di Ruysch), al Leopardi, che cra venuto a pi riprese rifletendo sulla natura del coro e sullo statuto della tragedia nell’antica Grecia solo pochi mesi prima (Zib., 2805-2809: 21 giugno 1823) e sulleffetio del coro anche nell'opera seria ¢ buffa moderna (Zib., 2905.2906: 7 luglio 1823), in particolare riguardo all’ Aminta del Tasso e al Pastor ‘ido del Guarini (Zib., 2999: 21 luglio 1823), la suggestione operativa non poteva che venire dal Voyage du jeune Anacharss en Gréce del Barthélemy, puntualmente indicato dal poeta. Sullo sfondo, per quanto riguarda l'ideologia del dialogo ela figurazione del coro, si animano le grandi pagine sulla visione rasserenante della morte, con la prosopopea della dea Natura, nel III libro del De rerum natura di Lv crezio, il quale a sua volta rinvia a precisiriferimenti dotttinari di Epicuto, nelle lettere ad Erodoto ¢ a Meneceo, che il Leopardi ben conosceva attraverso Le vite dei flosofi di Diogene Laerzio®, Mentre Ia notizia relativa al «grande anno» 0 ‘eanno matematicon gli era fornita soprattutto dal Lexicon antiquitatums Romana- rum del Pitiscus, notizia che si rintraccia in numerosi autor clasici , trai quali {il poeta indica soltanto Cicerone, De natura deorum, II 20, segnalato con una an- notazione marginale a fianco del testo, Liartificio su cui si fonda la piece & quello di far resuscitare, sia pure per il breve volgere di un quarto d’ora, al termine del primo anus magnus, eutti gli esemplari umani — ma l'evento é esteso a tutti i mort in qualunque condizione, situazione e luogo si potessero trovare — mutmificati e conservati da Ruysch nel suo cabinet « La Haye in Olanda. Ma invero il primo ad essere resuscitato & Ruy- sch stesso, che era ormai non pitt molto noto ai tempi del Leopardi. Se infatt, ne: © ee Vimportanza dele iflestoni del Barthelemy in ordine alle costiuxione del «Coro» leo pardiano si veda sopratutto G. Lonano, 1! Coro di morn ne stem poetcoleopanlian, in sLingva Ete, XIL(1977, 9, pp. 433-497, che ba indagto on snsibiits ed acibin li intrecciarsi degli “ementé del «Coroo con site oper leopatdane; per quanto riquada i ifesimento al Pstor Fido del ‘Guarini, anche in un rapport pi generale con i Cant del Leopards pub vedere inveceIapprofen. tito studio di D. De Rovers, Sal «Cor dt Mord di Leopavd, in oRivst di lesteraturaitaianas, IV {1986}, 2, pp. 261-331: 296-381. "8 Cie pare D. De Rowers, Sul «Core di Monti di Leopard, ct, pp. 266, 294, 316; e peril rinvio a Lucresio,altres'G, Lraranct, Operette Moral xc. di. Gauinient, 0. ct pp. 234.2, bala. 35,243 n43. Su rapport tea Leopard e Lucresio i veda comungue M. Saccen, Leopard ¢ neste, in A.W. Leopardi e mondo antico. At de! V Consegno Internazionale di Stu Leopandix i Roca, 2225 sett, 1980), Okc, Firenze 1982, pp. 118-148, La cematicaloreziana sulla neses- Sit di non temere la morte era stata pres e fata propria spratutto da Montaigne, nel capitolo 20 {SAT libeo dei suo Ess, ent un contest (eFlsofare &imparare a morte) che non poteva non r- ‘hiamare anche I'atteneone del poets; ma cf. lres D. Dz Ronek, Sul eCoro di morte. it Pp 266-267 n. 16. “Cle. Annas maps in Lexicon atigutatum Romananum in quo ith et entinitates cum Grae. see Romans commnes, ut Roraanis pclae, aca ef profane, Publica privat, ile ac mil tures expomuntu.aucore Sanisze Pro, ex typ, Balloniana, Veet 1719, 1, pp. 1108110b. Cir, B. Dunas, Le syste du monde, nowveas tage, Pars, Hermann, 2, 1, pp, 65:83, 215.296, A. Lanvin, ica pee gee fio ad Arstoele. Evolaione orca di anid sue linliceciontereticbe, La Nooes Tai, Fzenze 1968, Leopardi ei «Dialogo di Felerico Ruysch e delle sue mummin 81 la setie degli Aoges degli académiciens de I'Académie royale di Francia stesi dal Fontenelle il suo nome poteva figurare trai grandi degni di menzione, mort trail Sei e il Settecento: Viviani, Bernoulli, Duhamel, Vauban, Guglielmini, Carré, Cassini, Poli, Malebranche, Leibnitz, Ozanam, Newton, Bianchini, Valincourt, Mari Manfred, Perrault, Chirac, «poe decen dit mote el er oma guasi un totale sconosciuto, al punto che la grande Encyclopédie di Diderot € BAlentert non glserver pitch naceme,e pean na vgo® Leevento, che & oggetto dell inventio leopardiana, si compie allo scadere del primo grande ciclo cosmico, dopo il quale tutte le cose avrebbero dovuto ripren- dere il loro ritmo naturele, riproponendo la medesima sequenza e la medesima rmodalita degli eventi, anche umani, del ciclo precedente, come opinavana alcuni astronomi ¢ reputava anche la tradizione orfica e pitagorica, alla quale il poeta parrebbe far riferimento. La durata del egrande anno» era considerata nell anti- chitt alquanto varibile, a seconda delle diverse scuole filosofiche del sistema astronomico diriferimento, tuttavia, poiché il poeta immagine che il primo «gran- de anno» si compisse al tempo di Ruysch, trail 1698 e il 1717, ecalcolandosi etd del mondo a quel tempo intorno ai settemila anni, si pud ritenere che anche il no- stro poeta intendesse far riferimento a questa periodizzazione. 11 Leopardi sem: bra riproporre qui e sotto altra specie, «idea chimerica che ammetteva la durata Tunghissima della vitae la risurrezione periodica»®?, che era ne! mito della Fenice, da lui recensito negativamente nel Saggio sopra gli errori popolari degli anticbi. Se condo Cheremone, citato da Giovanni Tzetze, Ia Fenice poteva vivere sei 0 sette- mila anni, e il poeta a questo proposito annota: cona ben diapaccvele che il mondo abbis appenadursto tanto, quanto dee vivere cotesto uccello ®, E benché una tale «favola» fosse stata concepita da molti come falsa e ridico- 1a®, e anche l'autore opinasse che Perrore sarcbbe stato fugato, alla stregua di co- ime sarebbe fuggito «il lupo dalla montagna inseguito dal pastore»”, nondimeno essa si prestava egregiamente ad essere riproposta sotto altre sembianze, dando vita ad una delle pit originali e profonde creazioni leopardiane, incentrata sulla dissoluzione del mito dell’eterno ritorno delle cose. La vita dei mort, infatti, non pud che riprendere per un solo quarto d’ora, ogni settemila anni, con il rischio di tus, Mons De, Ana, ati Amsterdam fa profes atom, de oti src ee ie wre, Ge len dt mn ‘ons obligation dwt perfection le incon iy acferete pri dan les cope portent ton no: ale ex ne eran de Pot, spe membrane de Repu ts elated Royse, seo Enocepn dtm md. S, P ino, hemor ool del antic, in Le pose tee, 9.432 Wbid., Up. 434, i ne © tid pp 431, 49849. Wid Tp. 496 82 Bortolo Mertinlli non poter neppure essere percepita, per riprecipitare subito dopo nel buio profon do della notte e dei seco 2. La pigce si struttura come un atto unico, costituito da un coro ¢ da un'u- nica scena. Alle vicenda partecipa, in qualita di protagonista principale, il pedro- ne di case, wom i scenaa Federico Ruysch, che con sui prepara chimic ha saputo date una parvenza di immortalita alle mummie da Tui trattate, ¢ un coro Scmnposto da mutnmie, quelle stesse da Ruysch preservate dalla decomposizione fisie, le quali intonano una grave canzone, quindi intetloguiscono con il padrone di casa, grazie soprattutto al corifeo, come avveniva nella tragedia greca secondo Ie considerazioni fornite dal Barthélemy, per intervenire poi all’unisono sul finale della breve rappresentazione. Il coro, collocato allinizio, cosa del tutto eccezio- nale nel teatro antico, ha la funzione di ouverture tragica esi sviluppa tutto all'in terno di una visione tragica dell’esistenza, sottolineata dal particolare tenore del registro stilistico, dalla modulazione lenta del ritmo e dalla cupezza delle idee, re sa da un linguaggio essenziale e privo di enfasi, organizzato entro wn sistema cal- ccolato di rispondenze ¢ modulazioni ritmiche. I «modello» costruttivo & ad espansione centrale, di tipo avvolgente, come si pud ben rilevare se se ne conside- rail possibile schema grafico (Figura 1), Fi zo b B 6 +3 BD {i ® eon tas Bo {i 8 zi tras zB m2 zoo i. 3 z Bo {. 2} 1 Tlsestot provsst d un coto edi de didascalie, DUFR, pp. 239-241 che rappresentano a tretanti comtensepn iequivoc cella nara teatrale dela pce, La sruture tate &chiramence ‘iecoteabile anche nel Copernic, la coi solionedialogica ita suddivis in quattro seen. | | | | Leopardi ei eDialogo di Federico Ruysch e delle sue mummies 8 Anche gli ultimi otto versi, che costituiscono la chiusa 0 epilogo, sono dispo- sti a struttura ad espansione centrale ed avvolgente, a partire dalla sutura tra i v 24 el. 25, la quale costituisce propriamente l'anello di raccordo tra le due parti ssi tuttavia si presentano gid saldati, anche concettualmente, al corpo interno della lirica, in vireh della sequenza che si configura come aperta dal v. 19 (Figura 2), costituita da un endecasillabo seguito da quattro settenari, a cui risponde le se- rie finale rappresentata dai ww. 27-31 (un endecasillabo seguito da quatto settens- 1), serie sigillata da un endecasillabo conclusivo, per evidenti ragioni di simme- tria con la scensione di partenza (vv. 1-6: un endecasillabo, quattro settenari, un endecasillabo) Fm? zo» on } zou 3 zx ER 21 ER Lcpilogo, representa Pacme della breve lisca e si incentra sull’arcano mi- stero delle cose e sullo stupore provocato da quei grandi eventi che costituiscono Ia vita e la morte: la vita é sentita come ’energia che alimenta la «fiamma vita Je»”, mentre la morte si fissa nel suo significato inalterabile di contrappunto al Venergia della vite. I morti sono ombre opache, spogliate di ogni sentimento e di ogni pensiero, ei vivi, cui non risplende aleun miraggio di piacere e di felicita, si consumano in una continua doglia: i morti edi vivi sono unificati da una medesi ‘ma sorte, poiché su tutti sovrasta, come nel Dialogo della Natura edi un'Arsraa, Ia aravith del «destino». La voce del coro sembra provenire dalla profondita dei secoli e, stante la maggiore determinatezza dela categoria tempo rispetto a quella dello spazio nella proiezione della piace, parrebbe di dover negare di conseguenza ad esso quahin- que capacitd di movimento, Ma l nomo di scienza olandese, scrutando all interno del suo studio attraverso «gli spragli dell'uscion, non si sente molto rassicurato e teme che le mummie possano «romperes la porta: si ha dunque la netta riprova 7 Peril significa dla locusioneafaria vitals la segalasione di slte occorrenze lope lane pub vlee il nso al sempre pregevoe studio di D, Ds Rowtass, Sul «Core di Mote di Leopr 4, ct, pp. 314313, dove si accerta che idea della vitae dll anima intesa come js risa essere un'ndicnione di derivasone casi; mace. pure i commento del Galmberi,G, Leoranoi, pert {te Meal, pp. 296-237 a, 17. Pe alr indicaion, si veda pis availa nostra. 88 84 Bortolo Martelli che le mummie, provvisoriamente rivivificate, sano disposte al movimento ¢ cid appare del tutto consentaneo alla legge del coro greco, secondo la recensione del Barthélemy, il quale attribuisce al coro una serie di movimenti lenti sulla scena, di tipo recursivo, da destra a sinistra e da sinistra a destra”®, Nel nostro caso si pud tuttavia ipotizzare anche wn movimento di tipo cicolare, entro lo studio e intor no alls figura di Ruysch, quasi a voler rimarcate 'idea del «grande anno», qualifi- cabile come ciclo e a voler rappresentare I'idea del «volveren * di tutte le cose ver- so la morte, nella quale si

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