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12 Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria Roma Palazzo dei Congressi 16-19 marzo 2005

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Posizionamento post-estrattivo immediato di impianti anatomici sommersi con procedura monofase R. SAVIANO, G. CAPECE*, A. MELE, V. TARTAGLIONE, L. RAMAGLIA Universit degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciale

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Numerosi studi hanno evidenziato il successo degli impianti post-estrattivi immediati i quali si associano ad una efficace osteointegrazione sia sotto gli aspetti clinici che istologici con risultati predicibili e stabili nel tempo. Per il successo di tali impianti, oltre al raggiungimento immediato della stabilit primaria, fondamentale la gestione del difetto osseo perimplantare. In particolare quando la distanza orizzontale marginale osso-impianto inferiore o uguale a 2 mm la guarigione pu avvenire in maniera prevedibilmente spontanea, mentre se maggiore di 2 mm necessario procedere a tecniche rigenerative o di modifica dei margini ossei crestali. Lo scopo della presente sperimentazione clinica stato di valutare la guarigione clinica e radiologica di impianti sommersi, a morfologia anatomica e superficie trattata, inseriti in alveoli post-estrattivi di premolari mascellari mediante tecnica monofase. Nei casi in cui la distanza tra il margine osseo crestale e limpianto risultava superiore ai 2 mm, si proceduto allo spostamento dei margini alveolari con tecniche di chirurgia ossea piezoelettrica. Sono stati registrati diversi parametri clinici ed effettuate radiografie standardizzate al posizionamento degli impianti ed a distanza di 6 mesi. I risultati preliminari hanno evidenziato segni clinici e radiografici di adeguata osteointegrazione implantare sia nei siti con difetto marginale ridotto sia nei siti dove si proceduto a modifica del profilo osseo crestale con tecnica di chirurgia ossea piezoelettrica confermando la validit di tale procedura.

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Valutazione neuromuscolare della dimensione verticale in chirurgia ortognatica G. GRENCI*, M. PIRONI, C. MARCHETTI Universit degli Studi di Bologna, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche

Lo scopo del presente lavoro quello di indagare la dimensione verticale da un punto di vista funzionale, attraverso una valutazione del FREEWAY SPACE, diretta espressione della lunghezza fisiologica della muscolatura a riposo, col fine di verificare se essa possa costituire un elemento di guida in chirurgia ortognatica. Sono stati selezionati 18 pazienti affetti da malocclusioni dento-scheletriche sottoposti a trattamento combinato ortodontico-chirurgico. Sono stati valutati in fase prechirurgica ed a tre mesi dallintervento, rilevando sia i dati relativi alla tipologia verticale e alla DVS posteriore (su analisi cefalometriche di Ricketts), che quelli relativi a FWS, tono muscolare e movimento condilare (indagine elettromiokinesiografica). Una correlazione tra tipologia verticale prechirurgica e FWS stata riscontrata nel 33,3%21,7% dei casi: 3 dei 9 pazienti brachifacciali presentavano un FWS superiore alla norma, nessuno dei 4 dolicofacciali presentava un difetto di FWS (3, al contrario, avevano un eccesso di FWS), mentre 3 dei 5 pazienti mesofacciali presentavano uno spazio libero nella norma. Una correlazione lievemente pi significativa (38,9%22,5%) stata osservata analizzando le variazioni della DVS posteriore in rapporto al FWS in seguito alla chirurgia: ad un aumento chirurgico della DVS si associata una riduzione del FWS in 2 pazienti su 4, mentre ad una riduzione della DVS corrisposto un aumento del FWS in 5 casi su 11. Il tono muscolare prechirurgico, aumentato in 13 pazienti su 18 (72,2%20,7%); a 3 mesi migliorato in 5 pazienti (27,8%20,7%) ed rimasto invariato in 11 (61,1%22,5%). Il movimento condilare prechirurgico, alterato nell88,9%14,5%, dopo la chirurgia migliorato nel 27,8%20,7%. Il metodo statistico utilizzato quello dellintervallo di confidenza al 95%. Da questo studio pilota sono emerse le prime valutazioni kinesiografiche della dimensione verticale in malformazioni dento-scheletriche, quali progenismi mandibolari, ipoplasie mascellari, open-bite, ecc. Lampio spettro dei valori calcolati con lanalisi statistica rispecchia lentit della casistica. Ulteriori studi sono in corso.

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Condizionamento dei tessuti in implanto protesi P. CARDELLI, M. MONTANI*, R. BARNABEI, F. FIORINI, G. CONTE Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi: Prof. A. Barlattani

Lo scopo del lavoro la valutazione della possibilit di condizionamento di tessuti in impianto protesi attraverso la fase provvisoria. Frequentemente, la riabilitazione di zone edentule presenta problemi di carattere estetico derivanti dalla mancanza di festonatura gengivale conseguente la perdita degli elementi dentari. La possibilit di utilizzare viti di guarigione di forma diversa ci consente un primo condizionamento dei tessuti perimplantari, che sar meglio modulato durante la protesizzazione provvisoria. In questa fase, a carico delle aree edentule, un utilizzo adeguato del pontic pu consentire lottenimento di una morfologia tissutale esteticamente pi valida. Un parametro importante che deve essere attentamente valutato il biotipo tissutale. Risultati migliori nel rimodellamento tissutale, attraverso una progressiva compressione operata attraverso luso del provvisorio, si sono registrati nei soggetti con biotipo spesso. In questi soggetti nonostante luso cos forzato del provvisorio non si sono registrati fenomeni di disconfort. La metodica, valutata in diversi casi clinici, ha evidenziato un ottima prevedibilit di risultato permettendo il raggiungimento di un condizionamento tissutale ottimale.

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Utilizzo della microtomografia per la visualizzazione della microinfiltrazione marginale delle interfacce adesive R. FUSCO*, M. SIMEONE, D. PRISCO, F. RICCITIELLO, S. RENGO Universit degli Studi di Napoli Federico II

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Introduzione: La stabilit nel tempo delle interfacce adesive tra biomateriali compositi per restauri diretti e tessuti dentari strettamente correlata alla proliferazione batterica indotta da una micro e nano infiltrazione marginale. Per nano-infiltrazione si intende la diffusione di ioni o molecole nella compagine dello strato ibrido, nonostante lassenza di gap visibili. Linfiltrazione marginale stata fin ora visualizzata solo con tecniche distruttive. Scopo del presente lavoro la presentazione di un protocollo sperimentale capace di monitorare, utilizzando la microtomografia ad alta risoluzione, linfiltrazione marginale di interfacce adesive tra materiali compositi per restauri diretti e tessuti dentali. Materiali e metodi: Da elementi dentari umani sani, inglobati con PMMA in cilindri dacciaio, con il loro asse maggiore parallelo a quello del cilindro esterno sono stati ricavati cilindri di dentina mediante lavorazione al tornio. Supporti in Teflon sono stati utilizzati per restaurare la porzione coronale con materiali compositi e sistemi adesivi dentinali. Le interfacce adesive ottenute sono state visualizzate con microtomografie ad alta risoluzione (Skyscan1072, Belgio), e successivamente immerse in soluzione di nitrato dargento, utilizzato come tracciante. Le interfacce sono state nuovamente sottoposte ad indagine microtomografica e le immagini ottenute con e senza tracciante, sottratte con tecniche digitali. Conclusioni: Attraverso la visualizzazione del nitrato dargento possibile dimostrare la presenza di vuoti e/o difetti nello spessore dello strato ibrido, con tecniche non distruttive, delle interfacce da analizzare e seguire la propagazione di microfratture dovute a carichi di affaticamento. De Santis R, Mollica F, Prisco D, Ambrosio L, Rengo S, Nicolais L. A 3D analysis of mechanically stressed dentin-adhesive-composite interfaces using X ray micro CT. Biomaterials 2005;26:257-270.

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L'otturazione ortograda con apice ampio: mta o guttaperca? P.F. PORCIANI*, S. GRANDINI, R. GRANDINI1 Universit degli Studi di Siena, CLOPD 1 Universit degli Studi di Firenze, Cattedra Odontoiatria Conservatrice

Lo scopo del presente lavoro stata la valutazione della scelta della modalit di otturazione in canali con apice molto ampio. L'impiego del MTA in sostituzione della guttaperca per lotturazione canalare ortograda descritto in letteratura e riportato nelle indicazioni della casa produttrice per i casi di apecificazione in una singola seduta. Gli esperimenti condotti sia nelluomo che negli animali hanno dimostrato lelevata biocompatibilit, la resistenza allinfiltrazione e lindurimento in presenza di umidit del MTA.. Laumento del diametro apicale una condizione che aumenta le difficolt operative e favorisce il rischio di infiltrazione marginale dellotturazione canalare con guttaperca calda. La maggioranza dei clinici sostiene che in caso di diametro apicale superiore a 60-70 lotturazione in guttaperca calda ad alto rischio di imprecisione e pertanto, da alcuni anni, viene suggerito limpiego del MTA con le medesime modalit di utilizzo seguite nei casi di apecificazione. Negli ultimi 2 anni abbiamo seguito questa indicazione anche nella nostra pratica clinica ed abbiamo fissato in 60 il diametro limite per eseguire lotturazione in guttaperca calda (tecnica System B) mentre al di sopra di questo diametro abbiamo impiegato il MTA. Sono stati eseguiti 12 trattamenti canalari (7 su denti frontali superiori) con questa metodica ed effettuati controlli radiografici ogni 6 mesi. Nei casi seguiti fino ad oggi non sono stati registrati insuccessi clinici o radiografici (aggravamento della lesione se presente). Abbiamo rilevato che tale tecnica ha un limite assoluto legato al grado di curvatura del canale e relativo dipendente dalla difficolt di maneggevolezza e di posizionamento del materiale stesso. Nei casi in cui vi siano particolari difficolt operative e gradi di curvatura elevati, a nostro avviso, sarebbe preferibile limpiego del thermafill. Le osservazioni cliniche di questo studio confermano la validit e le indicazioni consigliate per l'impiego del MTA nella tecnica di otturazione ortograda dei canali ad apice ampio.

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Lutilizzo del laser in odontoiatria conservatrice M. MAOLI*, G. CAVALLERI, R. GEROSA Policlinico G.B.Rossi, Verona, Istituto di Clinica odontoiatrica e Chirurgia maxillo-facciale

Lo scopo del presente lavoro quello di valutare le possibili applicazioni del laser in conservativa, paragonando tale strumento alle metodiche di lavoro tradizionali. In particolare, il laser stato impiegato per: la preparazione cavitaria, il trattamento dellipersensibilit dentinale, il trattamento delle esposizioni pulpari e lo sbiancamento dei denti vitali. Sono stati valutati 10 casi clinici per ogni settore di ricerca. Per quanto riguarda la preparazione cavitaria, sono state considerate delle lesioni cariose distribuite nel seguente modo: 4 occlusali, 4 mesio-occlusali o mesio-occluso-distali, 1 vestibolare e 1 linguale. Nel caso dellipersensibilit dentinale, sono stati trattati 3 casi di sensibilit definita dal paziente di grado lieve, 4 di grado modesto e 4 di grado insopportabile. Sono stati poi considerati 4 casi di esposizione pulpare traumatica e 6 di esposizione accidentale. Infine, per lo sbiancamento dei denti vitali, sono stati trattati 2 casi di discromie da amelogenesi imperfetta e 8 casi di soggetti con alterazione del colore di entit variabile. Da tale ricerca emerso che il laser un ottimo mezzo per il trattamento dellipersensibilit dentinale e delle esposizioni pulpari, mentre rimangono ancora da superare alcuni problemi relativi alla preparazione cavitaria e allo sbiancamento dei denti vitali, settori nei quali le metodiche di lavoro tradizionali risultano pi efficaci.

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Management dei tessuti molli peri-implantari durante l esposizione delle fixture A. QUARANTA*, E. NICOLINI, M. FABRIZI, M. BUFFONE, G.POMPA Universit degli Studi di Roma La Sapienza, Cattedra di Protesi Dentaria

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Lo scopo del presente lavoro la descrizione delle tecniche di gestione dei tessuti peri-implantari durante l esposizione delle fixture. Tali procedure chirurgiche permettono di esporre il collare dell impianto e connettere un abutment appropriato creando unanatomia peri-implantare che favorisca un architettura gengivale sana ed armonica ottenendo in questo modo una riabilitazione implanto-protesica che soddisfi pienamente le esigenze estetiche di ciascun paziente. Gli Autori hanno preso in esame tutte le tecniche presenti in letteratura descrivendo iconograficamente le pi attuali e diffuse. Tutte le metodiche indipendentemente dalla tecnica operatoria utilizzata, prevedono il rispetto dei principi operativi standard nella gestione del lembo e nelle tecniche di sutura, infatti il disegno del lembo mucoperiosteo, lattenta manipolazione dei tessuti molli e la chiusura senza tensione sono fattori che contribuiscono a creare un ambiente peri-implantare sano e a minimizzare le complicazioni post-operatorie . Dall analisi della letteratura appare evidente come le tecniche chirurgiche dei tessuti molli peri-implantari hanno subito negli ultimi anni una notevole evoluzione e permettono di offrire al paziente una estetica valida e di ottenere un sigillo biologico peri-implantare sano ed efficace nell ostacolare i processi flogistici che possono minare le condizioni di salute della riabilitazione implanto-protesica.

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Protesi su impianti gnatologicamente guidata. G. MANCINI*, E. NICOLINI, S. DI CARLO, A. QUARANTA, G. POMPA Universit degli Studi di Roma La Sapienza, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche

Gli impianti mal sopportano i carichi laterali e lateroprotrusi. Visto che tali movimenti sono di regola eseguiti da pazienti parafunzionali ci siamo chiesti: perch non trattare tutti i pazienti con protesi implantosupportate come fossero pazienti disfunzionali? A fronte di un inserimento degli impianti guidato protesicamente (Belser) riteniamo che la riabilitazione protesica su impianti debba essere gnatologicamente guidata (Pompa-Federici). Tale protesi su impianti gnatologicamente guidata deve prevedere: il passaggio dalla protesi occlusale alla protesi provvisoria in resina; come si programma e si manipola una protesi provvisoria in resina; l'importanza della inclinazione della superficie occlusale vista sia sul piano sagittale che sul piano frontale e il suo rapporto con l'altezza delle cuspidi; come e perch si passa dalla protesi provvisoria in resina alla protesi provvisoria in resina con occlusione metallica; come si imposta la modellazione delle cuspidi; la finalizzazione protesica in oro e resina oppure in porcellana. Vengono analizzate le protesi su impianti che riguardano la sostituzione di denti posteriori e/o denti anteriori, sia dellarcata superiore che di quella inferiore. Inoltre per la sostituzione dei denti posteriori mediante implantoprotesi si analizzano le tecniche gnatologiche atte alla riabilitazione di un quadrante e/o due quadranti antagonisti dello stesso lato. Diverso il comportamento nella ricostruzione protesica del gruppo incisivo-canino dell'arcata superiore da quello dell'arcata inferiore, per motivi estetici, fonetici, funzionali e parafunzionali. Gli Autori descrivono nel dettaglio tutte le tecniche protesico-gnatologiche atte ad evitare i carichi tangenziali laterali e/o lateroprotrusi,dannosi per limpianto.

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Possibile ruolo delle molecole di adesione cellula-cellula nei meccanismi patogenetici del pemfigo volgare A. SANTARELLI*1, G. GANZETTI2, G. PANNONE3, A. DE LILLO3, L. LO MUZIO1,3 Universit Politecnica delle Marche, 1Istituto di Scienze Odontostomatologiche, 2Clinica Dermatologica 3 Universit degli Studi di Foggia, Dipartimento di Scienze Chirurgiche

Il pemfigo una malattia autoimmune, causata da anticorpi diretti contro i domini extracellulari delle desmogleine, con meccanismo immunopatogenetico non completamente chiarito. Lo scopo del presente studio stato quello di valutare il possibile ruolo della catenina, della placoglobina e delluPAR nella patogenesi del processo acantolitico del Pemfigo Volgare (PV). 55 campioni di biopsie muco-cutanee provenienti da pazienti affetti da PV e 18 biopsie di controllo provenienti da pazienti sani sono state analizzate tramite tecnica immunoistochimica, e 7 campioni sono stati analizzati anche mediante Western-Blot per evidenziare la sovraespressione di uPAR. Per limmunoistochimica sono stati usati anticorpi primari anti -catenina monoclonale (IgG1, C19220, Transduction Laboratories, USA) e anti _-catenina monoclonale (IgG2a, C26220, Transduction Laboratories), diluiti 1:250 e incubati a 4C overnight. Per luPAR si sono usati anticorpi poli e monoclonali (code 399R, American Diagnostic Inc, USA). E stata valutata la localizzazione cellulare della reazione per tutte le molecole in esame. La distribuzione di e -catenina differiva significativamente tra i casi di pemfigo ed il gruppo di controllo mostrando nei casi di pemfigo una netta delocalizzazione a livello nucleare e citoplasmatico, mentre nei casi controllo si osservava una distribuzione di membrana. Il Western Blot ha evidenziato come una aumentata espressione di uPAR nei campioni di pemfigo, probabilmente per attivazione del gene corrispondente da parte delle catenine nucleari. In conclusione i dati hanno dimostrato un ruolo di tali molecole nel determinismo della lesione bollosa del Pemfigo Volgare.

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Nuova metodica di valutazione in vitro di 4 adesivi self-etching V. RESIDORI*, L. BUONO, R. GEROSA Policlinico G. B. Rossi, Verona, Clinica di odontoiatria e chirurgia maxillo facciale

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Scopo del presente lavoro quello di determinare, mediante 3 diversi tipi di test, la capacit di resistenza agli stress del legame ai tessuti dentali di 4 nuovi adesivi self-etching. I self-etching sono stati sottoposti a test di viraggio del pH, per la determinazione della capacit mordenzante e dellacidit residua nelle varie fasi di restauro della cavit. Sono stati impiegati denti umani non cariati estratti per motivi ortodontici o parodontali. Su ciascun dente sono state eseguite 5 cavit standardizzate (3 mm di diametro e 3 mm di profondit). Le cavit sono state divise in 4 gruppi: I gruppo: trattato con AdheSE (Ivoclar Vivadent), II gruppo: trattato con LINK (Sweden&Martina), III gruppo: trattato con One Coat SE Bond (Colthne Whaledent), IV gruppo: trattato con Xeno III (Dentsply). I denti sono stati sezionati e sottoposti a test di centrifugazione e dinfiltrazione sotto pressione. Il test di viraggio del pH ha mostrato ladeguata capacit mordenzante dei materiali e la sensibile riduzione dellacidit residua dopo la polimerizzazione del materiale. I test di centrifugazione e dinfiltrazione hanno dimostrato la buona capacit di resistenza agli stress dei materiali impiegati. Da tale ricerca risulta che gli evidenti vantaggi dei self-etching, consistenti nella riduzione dei tempi clinici e nella pi facile standardizzazione della tecnica, si associano a risultati dadesione paragonabili a quelli ottenuti con i sistemi adesivi convenzionali.

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Sindrome della bocca bruciante: il ruolo dellipersensibilit da contatto R. MARINO*, G. COLANGELO, G. MANFREDI, M. DE BIASE, F. SPADARI Universit degli Studi di Milano, I.C.P., Istituto di Clinica Odontoiatrica e Stomatologica

Tra le numerose teorie ezio-patogenetiche della Sindrome della Bocca Bruciante (SBB) sono stati ipotizzati processi immuno-allergici da contatto, sistemici e/o irritativi. E possibile considerare che nella SBB un evento pregresso non clinicamente evidenziabile abbia agito a livello del sistema nervoso periferico provocando unalterazione pi o meno significativa delle fibre amieliniche di tipo C, responsabili della trasmissione della sintomatologia urente.In base a queste premesse, stato approntato uno studio clinico su un gruppo di pazienti affetti da SBB che prevede lutilizzo dei patch test nel protocollo indagativo, insieme ad altre metodiche diagnostiche (esame citologico, esame colturale microbiologico, esame isto-patologico). I pazienti con SBB diagnosticata presso lambulatorio di Medicina e Patologia Orale sono in totale 147.Di questi, 45 riferivano allanamnesi una storia clinica suscettibile di condizioni di ipersensibilit e tra questi, cinque hanno dimostrato una positivit alle sostanze testate (metalli, aromatizzanti, additivi). Diversi pazienti lamentavano iposalivazione, bocca secca o xerostomia, in concomitanza o nei momenti di quiescenza della sintomatologia urente. Questi ultimi sono stati trattati con un collutorio a base di sostanze polienzimatiche simili ai fluidi salivari, senza il ricorso a sostanze topiche contenenti composti antimicrobici n a base di molecole steroidee. Diventa necessario, in una patologia fondamentalmente di matrice immuno-reattiva, identificare anche un eventuale allergene od una o pi sostanze ipersensibilizzanti che abbiano provocato una serie di presupposti per una sofferenza delle fibre amieliniche di tipo C o di un metabolismo intrinseco di queste fibre, provocando la sintomatologia urente cronica in mancanza di unevidenza e di riscontri clinici obiettivi.

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Errori nella gestione clinica e biomeccanica in tecnica low-friction S. ALONZI*, V. PARZIALE, G. PAGNOTTA, L. MARCHIONE, C. CHIMENTI Universit degli Studi di LAquila, Diparimento di Scienze Chirurgiche

Lo scopo del presente lavoro quello di evidenziare gli errori clinici che possono essere osservati durante il trattamento ortodontico con metodica self-ligating Damon System 2 e che quindi possono ridurre le potenzialit della sistematica. Sono stati esaminati alcuni pazienti trattati con questa apparecchiatura e sono stati evidenziati tutti gli errori commessi nel corso della terapia. Molti errori sono dovuti ad uninappropriata manipolazione dellapparecchiatura che pu danneggiarne le componenti, altri, di carattere biomeccanico, interessano una o pi fasi del trattamento con conseguenze di diversa importanza, che senza dubbio riducono i vantaggi che una tecnica a bassa frizione pu offrire ad un trattamento ortodontico. Da tale ricerca risulta evidente che necessario conoscere ed evitare tutti gli errori clinici e biomeccanici che possono essere compiuti utilizzando tale apparecchiatura in maniera tale da poter ottenere la massima espressione della sistematica self-ligating

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Diagnosi di infezione da HPV in medicina orale: metodologia di campionamento e indagine L. GIOVANNELLI1, O. DI FEDE*2, G. CAPRA1, A. DE LILLO3, G. CAMPISI2 Universit degli Studi di Palermo, 1Dipartimento di Igiene e Microbiologia, 2Dipartimento di Scienze Stomatologiche 3 Universit degli Studi di Foggia, Dipartimento di Scienze Chirurgiche

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Introduzione - Il ruolo causale del Papillomavirus umano (HPV), in particolare (e.g. HPV-16 e -18) di alcuni genotipi definiti ad alto rischio oncogeno, a tuttoggi ampliamente accertato. In sede orale, HPV stato associato ad alcune lesioni benigne del cavo orale (papillomi, verruche, condilomi, iperplasia focale epiteliale). Inoltre, HPV stato identificato sia in lesioni orali potenzialmente maligne che carcinomatose; pertanto, anche sulla base della simile organizzazione strutturale dellepitelio della mucosa orale e genitale, il ruolo oncogeno di HPV per il carcinoma orale attualmente oggetto di molti studi. Scopo del lavoro - Descrivere un protocollo diagnostico (relativo alla diagnosi clinica della lesione orale, alle metodiche di campionamento ed alle procedure molecolari di identificazione e genotipizzazione virale) per la diagnosi dellinfezione di HPV nel cavo orale. Metodi - Lo spazzolino (modello per prelievo citologico endocervicale) viene strofinato, con movimento rotatorio, sulla lesione, per almeno 10 volte, nello stesso verso; successivamente, le cellule prelevate vengono trasferite in una provetta contenente la soluzione di trasporto Preserv Cyt (Cytyc Corporation). Le provette contenenti i campioni possono essere conservate a 4-25C fino a 4 settimane dal prelievo. La diagnosi di infezione da HPV viene effettuata mediante ricerca del DNA virale (con test di amplificazione a catena della polimerasi in modalit nested, con primers esterni MY09/11 e interni GP05+/06+), seguita da sequenziamento diretto del prodotto di PCR per lidentificazione del genotipo virale. Conclusioni - La procedura di citologia esfoliativa, applicata al campo della Medicina Orale, rappresenta una tecnica non invasiva, semplice ed economica per lidentificazione dellinfezione da HPV nella mucosa orale; la diagnosi di laboratorio basata sullimpiego di metodiche di biologia molecolare risulta sensibile e affidabile.

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Adesione dei bracket metallici al tessuto smalteo: resistenza al distacco L. MARTUCCI*, F. CIRILLO Universit degli Studi di Roma TorVergata, CLOPD, Cattedra di Ortognatodonzia, Prof. P. Cozza

Scopo del lavoro: Scopo del presente lavoro stato quello di analizzare la resistenza al distacco di bracket metallici con basi ritentive di diversa tipologia. Materiali e metodi: 50 incisivi bovini sono stati inglobati in basette di resina acrilica lasciando esposta la superficie vestibolare. Sono state selezionate 5 tipologie di bracket metallici (1: Victory-Sistem, 3M Unitek; 2: Mini-Sprint, Forestadent; 3: Dyna-lock, 3M Unitek; 4: Topic, Dentaurum; 5: Equilibrium II, Dentaurum) utilizzandone 10 campioni ognuna. Gli attacchi sono stati incollati al tessuto smalto, adeguatamente pulito e precondizionato, con il sistema adesivo Transbond XT (3M Unitek) ed i campioni cos realizzati sono stati sottoposti a prove di taglio tramite Instron Machine. I valori ottenuti in N e in MPa sono stati analizzati statisticamente (ANOVA-TUKEY HSD tests). E stata inoltre eseguita unanalisi secondo lARI index per determinare la sede di frattura dellinterfaccia adesiva. Risultati: Tutti i bracket analizzati hanno la capacit di resistere alle forze ortodontiche. Gli attacchi 5 mostrano una resistenza al distacco significativamente pi alta rispetto agli altri campioni, ad eccezione dei bracket 1, quando le forze vengono analizzate in Newton. I bracket 1, 2 e 5 mostrano la resistenza al distacco pi alta in MPa. Esiste una grande variabilit nellanalisi secondo lARI index bench nei bracket 1 e 2 la sede di frattura dellinterfaccia adesiva si localizzi per il 50% tra smalto ed adesivo. Conclusioni: I sistemi ritentivi utilizzati nei campioni 1, 2 e 5 hanno pari validit. Laumento della superficie ritentiva incrementa ladesione ma diminuisce ladattabilit ad anatomie dentali non regolari aumentando la frequenza di fratture nellinterfaccia adesivo-bracket. Un profilo della base anatomicamente conformato aumenta la ritenzione rispetto a profili poligonali.

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Effetto sulla formazione della placca batterica di alcuni chewing gum sugar-free. Indagine comparativa in vivo G. PIZZO, R. GUIGLIA, M. LA CARA, I. PIZZO, D. MELILLI* Universit degli Studi di Palermo, Dipartimento di Scienze Stomatologiche G. Messina, Sezione di Parodontologia, Prof. M. DAngelo

Lutilizzo di chewing gum sugar-free (CS) inibisce la formazione della placca batterica sulle superfici occlusali. Obiettivo dellindagine stato quello di valutare se i chewing gum sugar-free (CS) contenenti additivi (sali metallici, microparticelle abrasive, peptidi antimicrobici) inibiscano la formazione della placca pi efficacemente rispetto ai tradizionali CS che non contengono additivi. Lattivit antiplacca di tre CS contenenti rispettivamente gluconato di zinco, biossido di silicio e peptidi antimicrobici (lattoperossidasi, glucosio-ossidasi) stata valutata utilizzando un disegno sperimentale in vivo di crescita della placca per quattro giorni (4-day plaque regrowth); stato altres testato un CS privo di additivi (controllo). Nessuno dei CS contenenti additivi ha dimostrato unattivit antiplacca significativamente superiore rispetto a quella del CS privo di additivi, sia a livello delle superfici vestibolari/linguali (P>0.2), sia a livello di quelle occlusali (P>0.4). Questi risultati indicano che i CS con additivi non inibiscono la formazione di placca sulle superfici lisce e non offrono reali vantaggi rispetto ai CS senza additivi in relazione alleffetto inibente sulla formazione della placca a livello delle superfici occlusali. Alla luce di tali evidenze, i CS contenenti additivi quali gluconato di zinco, biossido di silicio, lattoperossidasi e glucosio-ossidasi non possono essere considerati ausili efficaci per la prevenzione della gengivite e per il controllo domiciliare della placca nel paziente sottoposto a terapia parodontale.

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Reazioni avverse a farmaci e lattice in odontoiatria: percorso clinico-anamnestico R. MARINO, M. PREVIDI, M. DE BIASE, M. IZZO e F. SPADARI Universit degli Studi di Milano, Istituto di Clinica Odontoiatrica e Stomatologica di Milano

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Le reazioni avverse a farmaci (ADR) sono la causa del 2-6% di tutti i ricoveri e il 10-30%, a seconda degli studi, sono dovute a problematiche allergologiche. Il presente studio si pone lobiettivo di individuare una chiara procedura clinico-anamnestica volta alla prevenzione delle reazioni avverse a farmaci e lattice di gomma in ambito odontoiatrico. In questo contesto fondamentale unaccurata anamnesi del paziente, si dovr indagare tutte le eventuali pregresse intolleranze a farmaci, alimenti, oggetti in lattice e eventuali reazioni indesiderate conseguenti a interventi odontoiatrici. In collaborazione con il Centro di Allergologia Ambientale della Clinica del Lavoro di Milano abbiamo svolto uno studio su 37 pazienti (29 F e 8 M) di un et compresa tra i 12 e i 79 anni, ai quali, per pregresse reazioni avverse, erano stati prescritti o consigliati i test di tolleranza per gli Anestetici Locali; 3 pazienti sono risultati positivi alla somministrazione intradermica di Bupivacaina, 2 pazienti alla Mepivacaina, con manifestazioni cutanee in 2 casi, 1 reazione valutata come vasovagale e 2 reazioni anafilattiche, immediatamente trattate con terapia steroidea e antistaminica per via sistemica. In ambito allergologico si devono usare test specifici a seconda della sostanza su cui occorre indagare. Nel caso degli Anestetici Locali si eseguir un test di tolleranza nei confronti di un anestetico alternativo, mentre nel caso dei Betalattamici e del Lattice di Gomma si dovr individuare la presenza di IgE specifiche e eseguire una cutireazione per le diverse frazioni antigeniche della sostanza.

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Manifestazioni orali IgE mediate R. MARINO*, M. PREVIDI, P. MARRACCINI, M. IZZO, F. SPADARI Universit degli Studi di Milano, Istituto di Clinica Odontoiatrica e Stomatologica di Milano

Le manifestazioni orali IgE mediate si possono classificare in reazioni dirette e indirette. Mentre nel primo caso la reazione locale, nel secondo caso si ha un coinvolgimento a livello orale dovuto a una reazione sistemica, sempre scatenata da sostanze proteiche di diversa natura. I quadri clinici vanno da un modesto edema a livello delle mucose orali fino a casi di edema della glottide con laringospasmo. Le reazioni dirette possono essere scatenate dal lattice di gomma, materiale largamente usato in ambito odontoiatrico e pi raramente da farmaci di uso estremamente comune come gli anestetici locali. Tuttavia anche alcuni tipi di vegetali possono scatenare una reazione da contatto limitata allorofaringe e caratterizzata da vellichio delle mucose, che prende il nome di Sindrome Orale Allergica. Le reazioni indirette coinvolgono invece il cavo orale solo secondariamente a una manifestazione sistemica, ne possono essere la causa i betalattamici, gli antibiotici pi usati in Odontoiatria sia in profilassi che in terapia, oltre allassunzione di particolari alimenti. La predisposizione individuale alla produzione di IgE non un fattore di rischio per quanto riguarda i betalattamici e gli anestetici locali, mentre lo certamente per il lattice e in particolare per determinate categorie: operatori sanitari e bambini sottoposti a diversi interventi chirurgici in et neonatale. I presidi da adottare in caso di manifestazioni IgE mediate a livello del cavo orale sono di tipo preventivo e sintomatico e variano a seconda delleziologia.

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Valutazione in vitro dell'efficacia di strumenti Ni-Ti con capacit di taglio laterale E. CUMBO, P. CUSIMANO, R. RUSSO*, G. GALLINA Universit degli Studi di Palermo, Dipartimento di Scienze Stomatologiche, Sezione Conservativa/Endodonzia: Prof. G. Gallina

E' stata valutata la capacit di taglio laterale di strumenti in Ni-Ti (M-two) utilizzando due differenti metodiche d'alesaggio. Il protocollo sperimentale (tecnica di Bramante modificata) ha previsto l'inserimento in resina trasparente di 40 denti estratti monoradicolati e sezionati a 4, 8 e 12 mm dall'apice. I campioni sono stati suddivisi in 2 gruppi di 20 elementi ciascuno: il gruppo A stato alesato facendo lavorare gli strumenti con andamento progressivo senza pennellature sulle pareti canalari, il gruppo B con andamento rettilineo degli strumenti con pennellature omogenee e circonferenziali sulle pareti canalari. Prima e dopo la preparazione in entrambi in gruppi stata eseguita un'acquisizione digitalizzata delle immagini, per ogni sezione. La valutazione qualitativa e quantitativa dello spazio endodontico pre- e post-alesatura stata realizzata con un software di grafica (Autocad 2004) mediante il quale stata eseguita la contornatura elettronica dello spazio endodontico, pre- e post-alesatura. E' stato calcolato l'incremento delle aree (delta S) dello spazio endodontico e la differenza tra la minima e la massima distanza lineare (delta D) riscontrabile tra contorno pre- e postalesatura. Dall'analisi dei dati ottenuti abbiamo riscontrato: nel gruppo B valori di delta S che evidenziano un'asportazione media di dentina maggiore nel terzo coronale ed inoltre bassi valori di delta D soprattutto a livello delle sezioni apicali; nel gruppo A valori di delta S omogenei nelle tre sezioni con delta D elevati a livello medio e coronale. I risultati ottenuti hanno confermato le impressioni cliniche che sembrano esaltare la capacit di taglio laterale degli M-two.

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Sbiancamento dentale, Perossido di Carbamide e possibili alternative D. RUFFONI*, M. DE BIASE, S. BATIA, W. MAUGERI, F. SPADARI Universit degli Studi di Milano, Istituto di Clinica Odontoiatrica e Stomatologia, ICP,

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Lo scopo del presente lavoro stato quello di analizzare le propriet sbiancanti del perossido di carbamide , e di valutare le variazioni qualitative e quantitative nel trattameto dopo la somministrazione di una molecola fortemente ossidante quale lossigeno triatomico (O3). Il protocollo di ricerca Ha previsto una sessione in vitro e una sessione in vivo. Nella sezione in vitro sono stati selezionati 15 elementi dentari frontali avulsi per cause parodontali e/o ortodontiche e contaminati con pigmentazioni esogene. Lo studio clinico, ha previsto la selezione di 12 pazienti, compresi in un range det variabile tra 35 e 45 anni con problematiche discromiche a carico degli elementi dentari anteriori e con caratteristiche clinico-anamnestiche significativamente accumulabili. Le metodiche utilizzate risultavano standardizzate e differenziate per i 2 gruppi di studio. Dai risultati ottenuti si evince che il semplice trattamento con O3 non ha indotto variazioni in senso migliorativo del quadro discromico, mentre il trattamento aggiuntivo con perossido di carbamide ha mostrato variazioni cromatiche migliorative in tempi relativamente pi brevi rispeto ai trattamenti tradizionali. Prossimamente, verranno valutate le possibili attivit sbiancanti utilizzando raggio LASER a diodo.

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Valutazione dellaffidabilit degli studi di microinfiltrazione endodontica con colorante N. MANZULLI*, G. PLOTINO, N.M. GRANDE, F. MESSINA, F. SOMMA. Universit Cattolica del Sacro Cuore Roma, Cattedra di Endodonzia: Prof. F. Somma

Lo scopo del nostro lavoro stato quello di analizzare le principali variabili tecniche che possono influenzare i risultati degli studi di infiltrazione endodontica con colorante per poter valutare quanto questo tipo di studi possa essere affidabile. Sono stati utilizzati capillari di vetro standard con diametro interno di 0,8 mm e 0,3 mm e della lunghezza di 3,5 cm. I capillari sono stati sigillati ad unestremit ed immersi nel colorante blu di metilene al 2% valutando in quale misura il loro diametro (0,3 o 0,8 mm), la loro posizione (orizzontale, verticale con lapertura verso lalto, verticale con lapertura verso il basso) e lapplicazione di diverse pressioni negative (-1 kPa, -35 kPa, -70 kPa) rispetto alla pressione atmosferica influiscano sulle modalit di infiltrazione del colorante. Inoltre, le stesse riduzioni di pressione sono state applicate ai campioni, collocati nelle tre posizioni, prima di immergerli nel colorante, per valutare anche linfluenza di questo parametro. Lanalisi statistica stata eseguita con il test di Friedman e con il test di Wilcoxon con livelli di significativit posti a p<0.05. Lapplicazione del vuoto prima dellimmersione dei campioni nel colorante un fattore che influenza le modalit di infiltrazione (p<0.05). Si sono ottenuti valori costanti di infiltrazione indipendentemente dalle pressioni utilizzate, che in queste condizioni non hanno determinato differenze significative tra loro (p>0.05). Questi valori si sono dimostrati essere equivalenti a quelli ottenuti con la massima applicazione del vuoto in campioni gi immersi in colorante (p>0.05), condizione in cui, invece, linfiltrazione aumenta in modo direttamente proporzionale allentit della pressione negativa utilizzata (p<0.05). Il diametro dei capillari e la posizione dei campioni non hanno influenzato in maniera statisticamente significativa linfiltrazione di colorante (p>0.05).

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Staining pattern of SMAC/DIABLO in 100 oral squamous cell carcinomas A. GASPARONI1*, M. DELLA CASA1, G. LORENZINI1, L. LO MUZIO2 Universit degli Studi di Siena, Dipartimento di Farmacologia G. Segre 2 Universit degli Studi di Foggia, Dipartimento di Scienze Chirurgiche

La proteina SMAC/DIABLO (second mitochondria-derived activator of caspases/direct-inhibitor-of-apoptosis protein-binding protein with low pI) modula segnali apoptotici nelle cellule tumorali e non. In questo studio, abbiamo ipotizzato che esista una correlazione fra il grado di differenziazione cellulare e la espressione di SMAC/DIABLO in isole epiteliali invasive di carcinomi orali squamocellulari. Sezioni di 100 carcinomi orali umani, fissate in formalina e incluse in paraffina, sono state incubate con anticorpo policlonale per SMAC/DIABLO (Imgenex, San Diego, CA, USA). Le osservazioni hanno mostrato che i fasci di fibre di tessuto muscolare scheletrico erano colorati positivamente, indipendentemente dal grado di differenziazione cellulare del tumore. Cellule dellinfiltrato linfocitario, presenti in misura variabile nei diversi tumori, non reagivano mai positivamente con lanticorpo SMAC/DIABLO. Le cellule di origine epiteliale mostravano gradi diversi di colorazione: cellule formanti isole epiteliali con margini ben definiti, con cellule che apparivano porsi in pi strati, come a formare nuovo epitelio, erano fortemente positive. Cellule invasive non aggregate in gruppi cellulari compatti erano debolmente colorate o negative. Le cellule in via di differenziazione esprimevano la proteina SMAC/DIABLO; questa sembrava assente, o non rilevabile perch legata ad altre proteine, nelle cellule meno differenziate. Sulla base delle nostre osservazioni, possiamo concludere che SMAC/DIABLO pu costituire un valido marker di differenziazione per il carcinoma orale.

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Il rapporto fra trauma occlusale e flora batterica parodontopatogena A. FORABOSCO, T. GRANDI*, R. VIVOLI Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia - Corso di Laurea in Odontoiatria e Protesi Dentaria

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Obiettivo: Lo scopo di questo studio stato quello di verificare il ruolo del trauma occlusale, quale fattore primario o comprimario, nelleziologia delle parodontiti. Sono stati valutati i parametri clinici [profondit di sondaggio (PD), sanguinamento al sondaggio (BOP), presenza di pus (Pus)] e le variazioni quantitative e qualitative della flora batterica sottogengivale che si possono ottenere dopo il solo trattamento del traumatismo occlusale, senza effettuare terapie farmacologiche e chirurgiche. Metodi: Sono stati selezionati 15 pazienti di et compresa tra 44 e 67 anni, non fumatori. Essi erano affetti da parodontite delladulto e presentavano segni e sintomi caratteristici di trauma occlusale. Per ridurne gli effetti dannosi sui tessuti parodontali stato effettuato uno splintaggio permanente dei denti oppure si ricorso ad una soluzione protesica, mediante la realizzazione di provvisori in resina. Sono state studiate le variazioni dei parametri clinici (PD, BOP, Pus) e della flora batterica sottogengivale prima del trattamento del trauma occlusale, dopo 20 giorni e dopo 60 giorni. Risultati: In ogni follow up stato registrato un miglioramento significativo dei parametri clinici (PD media: p<0.001; % siti BOP-: p<0.001; % siti Pus-: p<0.002). Dopo 60 giorni dal trattamento stata ottenuta una significativa riduzione della carica batterica parodontopatogena in tutti i pazienti. Conclusioni: I risultati di questo studio evidenziano che leliminazione del trauma occlusale determina una riduzione dellinsulto sui tessuti parodontali e, di conseguenza, un abbattimento significativo della microflora sottogengivale patogena.

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Overdenture con carico immediato:riabilitazione protesica con materiali innovativi M. LANDI*, C. MONTESARCHIO, F. DI SENA, R. MARTUSCELLI Universit degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Discipline Odontostomatologiche, Chirurgia Maxillo-Facciale

Clinical trials sul carico immediato fanno s che oggi questa procedura riabilitativa pu considerarsi una terapia predicibile e ben documentata in letteratura nellarea intraforaminale della mandibola (overdentures e archi totali allarcata inferiore), e nella sostituzione di denti singoli nelle zone estetiche, in presenza di una dentatura residua capace di proteggere gli impianti stessi nella fase di iniziale guarigione. Il caso clinico da noi presentato si pone come obiettivo di porre in risalto le possibilit terapeutiche che, nell ambito del carico immediato, i materiali protesici di ultima generazione ci consentono. Nello specifico abbiamo eseguito un montaggio in occlusione bilanciata, usando dei denti in resina modificati con materiali compositi, e flangie protesiche caratterizzate con masse composite che si avvicinano a quelle naturali. La resa estetica della procedura odontotecnica utilizzata ci appare essere un passo in avanti verso lottimizzazione della risposta estetica in protesi su impianti. Il caso clinico esemplificativo quello di una paziente di 68anni, portatrice di protesi totali incongrue sia alla mandibola che al mascellare superiore. Dopo la chirurgia pre-protesica tesa allescissione di un fibroma metaprotesico allarcata superiore, sono state realizzate la protesi superiore ed inferiore, ottimizzando il risultato funzionale ed estetico. La negativit anatomica della cresta alveolare inferiore, poneva la piena indicazione alla realizzazione di una riabilitazione su barra collegata ad impianti osteointegrati, secondo il protocollo del carico immediato. A questo fine, venivano, dopo accurata pianificazione diagnostica (Dentascan, mascherina guida,ecc.), inseriti 3 impianti(out-LinK, Sweden-Martina)ed utilizzata la relativa componentistica protesica per la realizzazione di 2 barre di connessione tra gli impianti; quindi venivano inseriti a livello della base protesica inferiore i dispositivi per la ritenzione della protesi a livello delle barre.

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Utilizzo di Azitromicina sistemica nella chirurgia dei tessuti molli orali. M. DE BIASE*, D. RUFFONI, S. BATIA, A. RIBOLDI, F. SPADARI Universit degli Studi di Milano, Istituto di Clinica Odontoiatrica e Stomatologica, I.C.P.

Lo scopo del presente lavoro quello di dimostrare l efficacia di Azitromicina sistemica come presidio preventivo nelle complicanze post-operatorie nella chirurgia dei tessuti molli del cavo orale. E stato esaminato un gruppo di 55 pazienti di et compresa tra i 23 e 74 anni che presentavano lesioni orali sospette in cui era indicata un indagine isto-morfologica. Di 55 pazienti 33 hanno assunto Azitromicina, mentre 22 venivano utilizzati come controlli. Per la copertura antibiotica stato utilizzato Zitromax cps 500 mg (Pfizer, Italia). Il protocollo ha previsto la somministrazione di tre 3 compresse, una il giorno prima, una il giorno stesso e una il giorno seguente l intervento bioptico. Il follow-up ha previsto visite di controllo a 4, 7, 14, 30, 60 giorni dopo l intervento per valutare il grado di guarigione delle ferite, la presenza o meno di complicanze infettive ed eventuali effetti collaterali segnalati dai pazienti. Nel 83,3% dei pazienti che assunto Zitromax si riscontrata una guarigione pi rapida in assenza di segni e sintomi significativamente rilevabili. Nei controlli solo il 35,7% del campione ha ottenuto risultati sovrapponibili. Parimenti le percentuali di effetti collaterali oggettivamente e soggettivamente rilevabili sono risultati pi bassi rispetto presenti in Letteratura. Da questi dati preliminari si evince che lAzitromicina sistemica pu essere una valida alternativa ai farmaci normalmente utilizzati come presidio preventivo per complicanze settiche post-chirurgiche nella chirurgia dei tessuti molli, migliorando il comfort post-operatorio dei pazienti.

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Il PRP nella rigenerazione dei tessuti parodontali: studio in vitro M. ANNUNZIATA*1, A. OLIVA2, C. BUONAIUTO1, I. PASSARO2, L. GUIDA1 II Universit degli Studi di Napoli, 1Dipartimento di Discipline Odontostomatologiche, Ortodontiche e Chirurgiche 2 Dipartimento di Biochimica e Biofisica F. Cedrangolo

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Scopo del presente studio la definizione dellinfluenza che il PRP pu esercitare sulla proliferazione di colture primarie di fibroblasti gengivali (HGF), cheratinociti (HPK) e cellule del legamento parodontale (PDLC). Il PRP, ottenuto mediante centrifugazione di campioni di sangue intero ed attivato mediante miscelazione con mezzo di coltura completo in rapporto 1:10, stato posto a contatto con le PDLC per 24, 48 e 72h e con le HGF e le HPK per 72h, valutando poi la proliferazione cellulare mediante misurazione dellincorporazione di timidina radioattiva. Al contempo, per le PDLC stata anche valutata, a 7 giorni di trattamento, lattivit di fosfatasi alcalina e la produzione di collageno. I risultati hanno evidenziato per le PDLC trattate con PRP una proliferazione tempodipendente pari a 1,4 volte il controllo a 24h, che aumentava a 2,3 e 4,2 volte rispettivamente a 48 e 72h. Dopo sette giorni di trattamento le cellule hanno mostrato un incremento dellattivit di fosfatasi alcalina pari a 3,9 volte il controllo ed una produzione di collageno significativamente maggiore. A 72h dal contatto col PRP, le HGF hanno mostrato una proliferazione pari a 2,3 volte il controllo, mentre le HPK hanno subito un decremento del 40% nella proliferazione rispetto alle cellule non trattate. I risultati ottenuti appaiono molto interessanti, suggerendo unazione cellulo-specifica del PRP nel modulare la proliferazione ed il differenziamento delle popolazioni cellulari implicate nei processi di rigenerazione parodontale.

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Arch size and shape in human evolution DATTILIO, V. DE LUCA*, S. TECCO, F. FESTA Universit degli Studi di Chieti G. DAnnunzio, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche

Lobiettivo di questo studio stato di valutare levoluzione che la forma darcata ha subito durante le varie epoche evoluzionistiche, partendo dall ominoideo arcaico (10 milioni a.C.) (Gigantopithecus, Ouranopithecus e Dryopithecus), fino allominide Lucy (Australopithecus Afarensis) (3,8 milioni a.C.), allominide Australopithecus Africanus (2,5 milioni a.C.) allominide Paranthropus Boisei (1,8 milioni a.C.), all Homo Habilis ed allHomo Sapiens moderno. Per quanto riguarda lHomo Sapiens, sono state prese in considerazione diverse popolazioni antiche (la popolazione di Ercolano, la popolazione di Opi ed altre popolazioni abruzzesi). Le forme darcata sono state poi confrontate con quelle pi diffuse attualmente, e, conseguentemente, con le forme darcata prese in considerazione in campo ortodontico. Si osservato che larcata dentaria andata incontro ad un notevole aumento del diametro trasverso intercanino ed intermolare; i denti sono andati incontro ad una notevole riduzione della dimensione. Si inoltre osservata anche una notevole abrasione di tutti gli elementi dentari nelle popolazioni arcaiche di ominoidei, probabilmente associata allalimentazione. Infine nelle popolazioni arcaiche sono stati osservati con notevole frequenza situazioni inter-occlusali di testa-a-testa. Lo studio osservazionale condotto sembra suggerire che levoluzione nella morfologia delle ossa del massiccio facciale, nella forma darcata, nella forma e grandezza dei denti sia stata di notevole entit e pu essere daiuto nella comprensione dei meccanismi alla base delle pi importanti disfunzioni dellapparato stomatognatico.

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Il riassorbimento interno: caratteristiche endocanalari M. MEREU*, C. DETTORI, E. COTTI Universit degli Studi di Cagliari, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche, Cattedra di Odontoiatria Conservatrice, Titolare: Prof.ssa E.Cotti

Lo scopo del presente lavoro stato quello di esaminare un caso di riassorbimento interno a carico di un incisivo centrale superiore (#21), descrivendo laspetto endocanalare di questultimo valutato mediante osservazione diretta al microscopio operatorio. Dal punto di vista clinico lelemento esaminato presentava un piccolo restauro coronale in materiale composito. Non erano presenti segni e sintomi. Dal punto di vista radiografico stato possibile evidenziare la presenza di una lesione a margini frastagliati in corrispondenza del terzo coronale del canale radicolare. La diagnosi radiografica presunta era di riassorbimento radicolare interno (RRI). Tutte le procedure relative al trattamento endodontico sono state eseguite ad elevato ingrandimento, mediante lausilio del microscopio operatorio. Durante la fase preoperatoria sono state rilevate le immagini pi significative in grado di definire il contenuto endocanalare dellelemento in esame. Sulla base delle osservazioni al microscopio stato possibile evidenziare in corrispondenza del terzo coronale del canale la presenza di un tessuto calcifico di consistenza dura frammisto a porzioni di polpa vitale. Una volta effettuata la sua rimozione si proceduto alla strumentazione chemiomeccanica del canale mediante strumenti NiTi (K3) e successiva otturazione con guttaperca termoplastica nella porzione del terzo medio e terzo apicale. La porzione coronale del canale stata invece riempita con MTA dal momento che si presumeva esistesse una comunicazione endoparodontale.

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M.A.C.: ausilio ortodontico estetico nella gestione di modesti movimenti dentali L. RESTA*, K. BIONDI, L. CARLONI, A. MACCHI Universit degli Studi dellInsubria-Varese, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia e Gnatologia

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Il mantenitore attivo di contenzione (M.A.C.) un ausilio ortodontico originale ideato allo scopo di correggere lievi malocclusioni dentali (rotazioni e affollamenti nel settore anteriore) primitive o conseguenti a recidive di trattamenti ortodontici. Tale sistema pu essere efficacemente impiegato anche per ottenere modesti movimenti di intrusione, estrusione o nella chiusura di diastemi. Scopo di questo lavoro quello di presentarne le caratteristiche di progettazione, allestimento e applicabilit clinica nelle sue diverse opzioni di sviluppo. Il M.A.C. sfrutta le propriet superelastiche di fili rotondi in Nichel Titanio di ridotto spessore (012) che vengono fissati mediante bonding sulla superficie linguale di un elemento dentario (unit reattiva) mentre lestremit libera trova appoggio sullelemento contiguo su cui si vuole intervenire (unit attiva). Il sistema biomeccanico realizzato in modo da determinare lo sviluppo di un momento sul dente attiguo che si desidera muovere. Nella pratica clinica limpiego di forze leggere non determina perdita di ancoraggio nellunit reattiva e produce un movimento efficace nellunit attiva. Secondo lesperienza della casistica clinica sinora raccolta, il mantenitore attivo di contenzione permette, in modo semplice e veloce, di effettuare piccole correzioni di aggiustamento della posizione di singoli elementi dentari, soddisfando contemporaneamente le esigenze di confort ed estetica dei pazienti.

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Splintaggio parodontale attivo con attacchi ortodontici linguali a controllo bidimensionale L. CARLONI, K. BIONDI*, M. RASO, L. RESTA, A. MACCHI Universit degli Studi dellInsubria-Varese, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia e Gnatologia

Nei pazienti parodontopatici la perdita di supporto osseo spesso causa di mobilit e/o migrazione degli elementi dentari con frequente riscontro di rotazioni, diastemi, estrusioni e vestibolarizzazioni degli stessi. Lo splintaggio parodontale garantisce, mediante una idonea solidarizzazione degli elementi dentari, una maggiore stabilit dentale durante la funzione masticatoria. Scopo di questo lavoro quello di proporre ed illustrare, mediante contributi clinici, la nostra esperienza sullutilizzo degli attacchi linguali a controllo bidimensionale come splintaggio parodontale attivo. Limpiego dei bracket linguali 2D, consente un iniziale allineamento dentale con ripristino di adeguati punti di contatto e di una corretta architettura dei tessuti molli; successivamente la presenza di un arco permanentemente attivo preserva tale risultato conferendo altres una maggiore stabilit dentale. Il minimo ingombro e la morfologia arrotondata degli attacchi, oltre a garantire un maggior confort, permette un miglior mantenimento delle condizioni di igiene dento- parodontale dei pazienti. Lesecuzione di questo splintaggio parodontale attivo, denominato Active Periodontal Retainer (A.P.R.), consente quindi di assicurare un ottimale posizionamento dentale che favorisce il mantenimento della salute parodontale attraverso la facilitazione delle manovre di igiene orale, garantendo contemporaneamente estetica e funzione.

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Versatilit degli attacchi linguali 2D nella risoluzione di disarmonie estetiche K. BIONDI*, L. CARLONI, L. RESTA, A. MACCHI Universit degli Studi dellInsubria-Varese, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia e Gnatologia

Limpiego di attacchi ortodontici linguali consente di risolvere diverse anomalie di posizione dentale nel settore fronto-canino (inversioni, diastemi, rotazioni, estrusioni e/o affollamenti), mediante una tecnica che risulta nel contempo estetica e biomeccanicamente semplice ed efficace. Scopo di questo lavoro quello di illustrare e evidenziare, mediante un pertinente contributo clinico, le possibilit applicative dei brackets linguali a controllo bidimensionale nel ripristino estetico-funzionale di modeste malocclusioni nel settore anteriore. Viene presentato e discusso il caso di una giovane paziente con modeste esigenze funzionali e la richiesta della risoluzione della disarmonia estetica a livello del settore fronto-canino legata a recidiva di precedente trattamento ortodontico. Allobiettivit clinica presentava cross-bite a livello di 1.2, rotazione di 2.3 e linguoversione di 3.2. Le modeste anomalie posizionali sono state risolte superiormente mediante applicazione di attacchi linguali Philippe opportunamente modificati per il controllo tridimensionale dei singoli elementi dentari e inferiormente con mantenitore di contenzione attiva. Lagevole gestione dei brackets linguali a controllo bidimensionale e la loro versatilit nella risoluzione di casi clinici non complessi fanno s che essi rappresentino attualmente un mezzo flessibile e talvolta di prima scelta nellapproccio e nella risoluzione delle malocclusioni presenti in una zona ad alta valenza estetica per il paziente.

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Confronto tra generazione automatica e clinica di RDC E. BINAGLI, K. BIONDI, M. BOSCO, C. GHISELLI, L. LEVRINI* Universit degli Studi dellInsubria, CLOPD, Dipartimento Informatica e Comunicazione - Universit degli Studi di Pisa, CLOPD

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

I Research Diagnostic Criteria for Temporo Mandibular Disorder (RDC/TMD), introdotti da Dworkin et al nel 1992, hanno consentito una standardizzazione e codificazione, seppur minimale, del processo diagnostico oltre ad una valutazione prognostico terapeutica del vasto ed eterogeneo gruppo dei Disordini Temporo Mandibolari (DTM). Sulla scorta degli RDC stato realizzato un sistema informatico con architettura modulare basato sulla logica fuzzy in modo da fornire gli strumenti per una formulazione precisa e quantitativa di concetti intrinsecamente sfumati. Scopo del presente studio quello di confrontare la diagnosi formulata dopo generazione automatica del sistema informatico RDC/TMD, con la visita clinica gnatologica tradizionale non codificata. I dati del presente studio sono stati ricavati dallanalisi di 50 pazienti di et superiore ai 18 anni selezionati in modo randomizzato tra quelli afferenti presso il reparto di Gnatologia dellUniversit degli Studi dellInsubria. La diagnosi formulata, sulla base di una accurata visita gnatologica implementata dalle prove semeiologiche, stata dunque confrontata con quella ottenuta dal sistema informatico RDC/TMD solo per lAsse I .I risultati hanno evidenziato una maggiore sensibilit e specificit della visita clinica gnatologica tradizionale rispetto alla diagnosi informatizzata solo per quadri patologici rari e nella descrizione e dettaglio dei sottogruppi patologici. Linformatizzazione consente per ripetibilit, affidabilit e accuratezza, migliorando lefficienza dellatto clinico e velocizzando le procedure. Linformatizzazione permette, inoltre, il confronto dei dati tra diversi utilizzatori (universit, ospedali e privati) per sviluppare studi multicentrici, oltre che colmare alcune carenze del processo diagnostico RCD/TMD.

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Tartaro in una piccola popolazione alto medioevale varesina L. LEVRINI, A. SASSI, T. CONGIU, S. ZALTRON *, M. RASPANTI Universit degli Studi dellInsubria, CLOPD, Laboratorio di Morfologia Umana

Lo studio nasce con lobiettivo di studiare le abitudini alimentari dei nostri antenati, avvalendosi del tartaro fossilizzato su denti di scheletri umani antichi. Allo scopo sono stati analizzati mascroscopicamente 15 crani provenienti da provenienti dallarea cimiteriale della chiesa di S. Agostino, a Caravate, in provincia di Varese, scavata dalla Soprintendenza Archeologica della Lombardia nel maggio 2002. La campionatura del tartaro stata effettuata nei seguenti gruppi: - attuale, ancora adeso ai denti avulsi; - attuale, asportato dai denti; - archeologico, adeso ai denti di scheletri rinvenuti in scavi; - archeologico, asportato. Per evitare di accentuare le differenze tra tartaro antico e moderno si sono prelevati i depositi dalle stessi sedi degli incisivi inferiori. Nellesperimento stata necessaria lessiccazione del tartaro (asciugatura sotto vuoto per 7 giorni nellattuale e 2 giorni nellantico), inoltre stata indispensabile una ricopertura conduttiva per la microanalisi di carbonio e di 10 nm di oro per la morfologica. Si dunque eseguita una MES (microscopia elettronica a scansione) ed unanalisi spettrometrica dei depositi. Lo studio evidenzia come non siano sufficientemente noti i processi diagenetici cui sottost il tartaro. Tale fatto rende complesso, se non impossibile, utilizzare tale materiale ai fini della paleonutrizione. La morfologia del pezzo di tartaro moderno sovrapponibile per caratteristiche a quello antico; si pu affermare, infatti, come siano presenti gli stessi batteri. Un maggiore grado di certezza invece dato dallanalisi morfologica che talvolta consente di individuare materiale indicativo del tipo di alimentazione visto la possibilit di scoprire oggetti estranei inglobati allinterno del tartaro. Nello studio abbiamo infatti osservato la presenza nel tartaro moderno di un filamento (spazzolino o filo interdentale) e una componente silicea che fa pensare ad un granello di sabbia nellantico.

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Ozonoterapia in pedodonzia: nuovo trattamento per le carie dei decidui L. GIANNETTI , F. OLIVI*, P. BERTANI, C. BERTOLDI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Corso di Laurea Specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria

Lobiettivo di questo studio sperimentale rivolto ad analizzare lefficacia applicativa del trattamento della carie dentale in pedodonzia attraverso lozonoterapia. I pazienti selezionati per lo studio hanno unet compresa tra 2 e 10 anni e almeno una carie a livello dei molari decidui. Lo screening pre e post-trattamento stato effettuato con uno strumento che, esprimendo con un valore assoluto da 0 a 99 la fluorescenza ottenuta eccitando i residui dei metabolici batterici del tessuto cariato, in grado di rilevare la gravit della lesione cariosa: il Diagnodent. Lerogatore di ozono utilizzato per il trattamento stato HealOzone. Nelle lesioni considerate, al momento della diagnosi, vi era gi coinvolgimento dentinale ma non interessamento pulpare. Sono state fatte due applicazioni di ozono, la prima di 40 secondi e la seconda di 20, a distanza di circa tre mesi una dallaltra. Dopo ogni seduta sono state prescritte al paziente applicazioni topiche di fluoro domiciliare. Al secondo controllo il Diagnodent era gi molto migliorato e i pazienti hanno riferito lassoluta scomparsa di dolore e ipersensibilit che invece avevano prima del trattamento. Il trattamento della carie dei decidui con ozonoterapia si rivelato efficace in tutti i casi considerati e assolutamente vantaggioso sia per loperatore che per il paziente in quanto si tratta di una tecnica sicura, rapida e indolore.

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Polimerizzazione delle resine a freddo: controllo termico R. SCHIAVETTI*, G. GARGARI, L. OTTRIA, A. BARLATTANI JR., F. BELLEGGIA Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, C.L.O.P.D., Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

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Lo scopo del presente lavoro quello di ottenere una reazione di autopolimerizzazione nelle resine a freddo pi omogenea, con un mantenimento del picco termico pi basso, a vantaggio dei tessuti duri dentali nelle preparazioni di monconi vitali. Sono state utilizzate 5 tipi differenti di resine autopolimerizzabili: Jet Kit, Temporary Cold, Dura Lay, Splintline, Major dentine. Una termocoppia Hanna Instruments per misurare ad intervalli di tempo definiti le variazioni di temperatura e un additivo liquido noto in chimica come chain transfer (da aggiungere alla classica miscelazione monomero polimero), con la funzione di interrompere laccrescimento delle macromolecole di polimero. Posizionando sullasse delle ascisse i valori in secondi e su quello delle ordinate i gradi centigradi si ottenuto grafici tridimensionali che sovrapposti hanno evidenziato il diverso andamento della curva rappresentante la reazione di polimerizzazione in presenza delladditivo. E evidenziabile quanto luso del chain transfer giovi a tutta la reazione, determinando un aumento iniziale di temperatura che fa si che la reazione di indurimento avvenga senza sbalzi di temperatura troppo forti e diminuendo la temperatura massima anche fino a 20C. Da tale analisi sperimentale risulta evidente quanto la presenza del catalizzatore sopra descritto porti indubbi vantaggi in tutta la fase di polimerizzazione riducendo notevolmente i rischi di necrosi pulpare a carico di elementi ancora vitali.

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Modello didattico gnatologico in 3D E. SPERA*, M. GARGARI, L. OTTRIA, F. TORSELLO, M. PAGNONI (Universit degli Studi di Roma "Tor Vergata" - CLOPD - Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

Scopo del nostro progetto dimostrare la validit di un modello virtuale per lo studio della gnatologia ed ottenere una migliore comprensione delle dinamiche funzionali con un mezzo di facile fruibilit e con possibilit di espansione illimitate. Infatti, oltre a fornire un supporto didattico-scientifico, questo modello potrebbe avere possibili applicazioni future nella diagnosi di disfunzioni e patologie, come anche nella simulazione di interventi chirurgici e quindi nellindividuazione della migliore metodica terapeutica utilizzabile. Il notevole progresso dei sistemi digitalizzati assieme alle crescenti applicazioni per la visualizzazione, lanimazione e la navigazione del corpo umano in ambiente virtuale consente, mediante il know-how della tecnologia proveniente dalla realt virtuale applicata all architettura, di realizzare un modello bio-meccanico di realt virtuale che integri la costruzione del modello 3D alla simulazione dei movimenti mandibolari. Punto di partenza del nostro studio stata lacquisizione digitale ad alta definizione di un cranio umano mediante camera digitale. Al cranio sono stati poi applicati i tessuti molli dellATM, la parte muscolare e i singoli denti. Dopo aver estrapolato dal modello il sottoinsieme poligonale corrispondente alla mandibola il nostro scopo stato quello di ricostruire il movimento mandibolare sulla base delle coordinate matematiche di movimento elaborate in base alle conoscenze della biomeccanica funzionale articolare. E stata possibile la creazione di un modello virtuale accessibile e facilmente divulgabile anche a scopo didattico tramite computer, quindi internet e videocomunicazione. Il vantaggio del nostro modello rispetto alle metodiche tradizionali consiste nel fatto che esso permette di integrare dati oggettivi provenienti dalla videoacquisizione e dalla cartoonistica, fornendo una rappresentazione del movimento pi vicina alla realt.

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Riabilitazione estetico-funzionale nella routine quotidiana attraverso le sinergie del team odontoiatrico. Caso clinico B. DEL ROSSO*, G. BONADEO, N. LANDI, D. MANFREDINI, M. BOSCO Universit degli Studi di Pisa, Cattedra di Protesi Dentaria, CLsOPD, Dipartimento di Neuroscienze

Scopo del presente lavoro fornire alcune linee guida di applicazione routinaria per lanalisi estetica oro-dentale, evidenziando limportanza della collaborazione interdisciplinare per una corretta pianificazione e riabilitazione dei casi protesici con esigenze estetiche. Attraverso unattenta revisione della letteratura sono stati individuati i parametri per una dettagliata analisi estetica volta ad impostare un corretto piano di trattamento riabilitativo. La fase diagnostica deve avvalersi di un completo fotostato oro-dentale, di opportuni accertamenti radiografici, di una dettagliata analisi del volto, del sorriso e dei tessuti di sostegno oro-facciali ed essere supportata da validi modelli di studio. Dallattenta analisi oro-dentale vengono individuate le problematiche di carattere ortodontico, endodontico, parodontale e protesico, con conseguente costituzione di un team appropriato al caso specifico. Successivamente sono state evidenziate le possibili relazioni interdisciplinari ed i vantaggi ottenibili da questultime. stata infine riportata la finalizzazione di un caso clinico per mostrare i risultati riabilitativi ottenuti attraverso una collaborazione orto-odonto-protesica. Dalla nostra analisi emerge la necessit di una sinergica collaborazione multidisciplinare per lottimizzazione del risultato estetico riabilitativo.

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Limpiego del digitale nella ottimizzazione estetica della riabilitazione protesica G. BONADEO*, N. LANDI, B. DEL ROSSO, G. SCATIZZI, M. BOSCO Universit degli Studi di Pisa, Cattedra di Protesi Dentaria, CLsOPD, Dipartimento di Neuroscienze

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Scopo del presente lavoro quello di offrire suggerimenti e/o consigli al fine di migliorare la capacit diagnostica e di conseguenza la capacit di pianificazione di riabilitazioni protesiche con elevate esigenze estetiche. Limpiego di tecniche fotografiche digitali pu essere un importante ausilio per la sensibilizzazione dellodontotecnico alle esigenze del paziente e dei clinici che si trovano a doverle soddisfare. Tra le informazioni essenziali per un corretto studio del caso ritroviamo gli accertamenti radiografici, le foto dello stato orale prima del trattamento, le analisi del volto e del sorriso occlusione compresa, analisi della gengiva e dei tessuti di sostegno orofacciali, i modelli di studio. La documentazione fotografica mostra le caratteristiche del sorriso del paziente permettendone unanalisi dettagliata ed offre uno scambio semplice, veloce ed inequivocabile di informazioni tra i membri del team odontoiatrico. Le pi moderne tecniche fotografiche digitali consentono una rapida, facile ed economica analisi di importanti caratteristiche estetiche dentali quali tipologia, colore, micro e macro tessitura, forma e contorno, dimensione e proporzione, margine incisale e profilo vestibolare. Lelaborazione digitale di tali caratteristiche pu rappresentare un valido ausilio per lincorporazione di raffinati effetti che permettano il raggiungimento della massima biomimeticit. Lapplicazione clinica di tali metodiche diagnostiche stata di notevole importanza nella risoluzione del caso clinico presentato. Il presente lavoro sottolinea lefficienza del supporto digitale nella diagnosi, pianificazione e finalizzazione della riabilitazione protesica con elevate esigenze estetiche.

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Carico immediato con protesi a ponte su impianti postestrattivi. risultati preliminari P. CARDELLI, F. BALESTRA*, M. MONTANI, M GALLIO, V. TOMAINO Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi, Titolare: Prof. A. Barlattani

Lo scopo del presente lavoro la valutazione della possibilit di realizzare protesi immediate su impianti postestrattivi in zone fortemente estetiche al fine di garantire al paziente un recupero funzionale ottimale, un buon confort e la possibilit di condizionare i tessuti durante le fasi di guarigione. Sono stati esaminati 10 pazienti di et compresa tra i 45 e i 62 anni che necessitavano di estrazioni per motivi parodontali. Eseguiti gli esami convenzionali e ottenuto il consenso del paziente, veniva realizzato un manufatto protesico provvisorio (DEI Experience, DEI Italia). Eseguita la chirurgia implantare postestrattiva e valutata la stabilit primaria (torque di serraggio >45 N), venivano posizionati gli abutment idonei e dopo il loro adattamento veniva ribasato il guscio provvisorio. Grande attenzione veniva posta a questo passaggio, al fine di realizzare una struttura che, nel rispetto dei tessuti periimplantari, gi cruentati dalle manovre chirurgiche, ne consentisse un condizionamento ideale. La possibilit di ribasare il provvisorio con lo stesso composito ibrido fotopolimerizzabile con cui era realizzato il guscio limitava i traumi chimici ai tessuti. Tutte le strutture provvisorie venivano messe in occlusione. Ai controlli clinici e radiologici tutti i casi hanno evidenziato una osteointegrazione corretta oltre un ottimo condizionamento tissutale. Le risultanze cliniche hanno evidenziato come - in casi selezionati - questa metodica possa garantire risultati prevedibili.

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Valutazione morfometrica 3D delledema facciale dopo estrazione dente del giudizio A. GRACCO*, D. MARAZZATO, S. DACORTE, S. SIVOLELLA, N. BRUSCO Universit degli Studi di Padova, Dipartimento di chirurgia Orale, Direttore: Prof.M. Berengo

Lo scopo di questo lavoro quello di valutare quantitativamente, mediante tecniche di ricostruzione tridimensionale del volto del paziente, lentit delledema conseguente ad estrazione chirurgica del dente del giudizio incluso seguita da terapia farmacologia antinfiammatoria ed antibiotica per 5-6 giorni. E stato esaminato un gruppo di 10 pazienti di et compresa tra i 18 e i 25 anni con denti del giudizio inferiori in inclusione intraossea.(classi 1,2,B e C di Pell e Gregory). E stata acquisita limmagine dei tessuti molli del volto di ciascun paziente mediante uno scanner con luce strutturata (by Optonet) in 4 differenti momenti (T0: prima dellintervento, T1: subito dopo lintervento, T2: 3 giorni dopo lintervento, T3: a 7 giorni dallintervento prima della rimozione dei punti di sutura). Un sistema di modellazione 3D automatico ha permesso di ricostruire il modello virtuale della faccia del paziente con una precisione di 0,2 mm. Si comparata, mediante sovrapposizione guidata, limmagine del volto del paziente prima e dopo lintervento. Tramite mappe colorimetriche con scale differenti (2mm, 1mm) stato possibile visualizzare il rigonfiamento dei tessuti. Si provveduto quindi a calcolare il volume delledema. Tale studio mette in evidenza lutilit della modellazione tridimensionale nella valutazione dellentit degli edemi post-chirurgici.

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Trasformazione ambulatoriale di una protesi totale in un provvisorio fisso S. BORTOLINI, I. FRANCHI*, A. NATALI, R. BIANCHI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

12 Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria Roma Palazzo dei Congressi 16-19 marzo 2005

Scopo del presente lavoro quello di fornire alcune linee guida originali di realizzazione ambulatoriale di un provvisorio fisso a partire da una protesi totale attraverso la presentazione di un caso clinico. Dopo il secondo tempo chirurgico degli impianti, la prima fase clinica consiste nel rilevare limpronta master del lavoro definitivo con i transfert avvitati. La protesi totale, forata in corrispondenza dellemergenza degli impianti, funge da portaimpronta individuale per unulteriore impronta pick-up in polivinilsilossano ad alta viscosit; gli analoghi da laboratorio rimangono imprigionati allinterno della stessa. Sviluppato il modello in gesso, con la protesi e i cilindri provvisori inseriti, si colma lo spazio interimplantare con della resina fluida e si attende lindurimento del materiale. Si eliminano tutti gli eccessi di resina e si lucida la protesi al fine di evitare accumulo di placca; gli spazi igienici interprossimali devono essere rispettati per garantire unaccurata igiene domiciliare. Il provvisorio fisso viene avvitato agli impianti controllando locclusione con larcata antagonista. Dal presente lavoro si evince che la riabilitazione degli edentulismi totali con protesi fisse a supporto implantare fin dalla fase di provvisorizzazione costituisce una soluzione di eccellenza in grado di garantire maggior comfort al paziente migliorando gli aspetti psicologici e funzionali.

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La radiopacit dei materiali da impronta S. BORTOLINI, C. COPPI*, I. FRANCHI, A. NATALI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Lo scopo del presente lavoro stato quello di valutare il ruolo della radiopacit nellutilizzo clinico del materiale da impronta. Attraverso una revisione mirata della letteratura si rilevato che, nonostante laccidentale rimanenza di materiale da impronta in distretti anatomici cruentati sia unevenienza abbastanza infrequente, la reazione infiammatoria che essa suscita nei tessuti ha determinato spesso effetti destruenti. Questo fatto dovuto alla tossicit diretta che i materiali da impronta di comune utilizzo presentano. Tuttavia stato provato che anche materiali non fortemente citotossici possono dare reazioni infiammatorie da corpo estraneo. Nei casi implantari a carico immediato, levenienza che frammenti di materiale possano rimanere allinterno dei tessuti pi facile. La ritenzione di materiale da impronta occulto nei tessuti testata da diversi Autori come una delle cause che possono determinare il fallimento degli impianti osteointegrati. Un ulteriore e pi grave rischio nellutilizzo di materiali traslucenti correlato alleventuale ingestione o inalazione del materiale da impronta, considerato il numero e let sempre crescenti dei soggetti che accedono alla protesi. Questa evenienza pi facilmente correlata allimpronta del mascellare per la posizione supina del paziente alla presa dellimpronta e alluso di materiale a bassa viscosit. Un materiale radiopaco risulta un valido aiuto nella diagnosi differenziale nelle infiammazioni post-operatorie, nonch nella localizzazione a livello extraorale di eventuale materiale residuo o ritenuto.

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Sterilit e protocollo di decontaminazione dei materiali da impronta intraoperatoria S. BORTOLINI, C. COPPI*, G. MALAGUTI, R. BIANCHI, U. CONSOLO Universit degli Studidi Modena e Reggio Emilia

Obiettivo della presente ricerca stato quello di determinare un indice di necessit di decontaminazione dei materiali da impronta intraoperatoria. Nel presente studio si suddiviso il trattamento dei materiali da impronta dedicati allimplanto-protesi, e alla chirurgia in genere, in due fasi. Nella prima fase, la presa dellimpronta intraoperatoria, si presenta la necessit di avere un materiale sterile, seguendo quanto prescritto dai protocolli internazionali. Nella seconda fase, lo sviluppo del modello, si propone un protocollo di decontaminazione e disinfezione dellimpronta, nel rispetto delle caratteristiche fisiche intrinseche del materiale. risultato che la caratteristica fisica dellidrofobia del materiale da impronta assume un ruolo essenziale nella decontaminazione del materiale nel rispetto della sua stabilit dimensionale nel tempo. Il presente studio propone: - lutilizzo di materiali da impronta intraoperatori necessariamente sterili nel rispetto dei protocolli internazionali; - la gestione dei materiali, contaminati in seguito alluso, in modo biologicamente sicuro per gli operaratori senza comprometterne la precisione.

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Occlusione ideale contro occlusione reale: nuovo protocollo sperimentale S. BORTOLINI, R. BIANCHI*, C. COPPI, I. FRANCHI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Si condotto un lavoro finalizzato a valutare le discrepanze rilevabili tra le caratteristiche di un modello occlusale ideale ed un modello occlusale riscontrabile nella realt. Si analizzata una coorte clinica il pi ampia possibile, scegliendo un campione eterogeneo composto da un gruppo di pazienti con occlusione naturale, un gruppo di pazienti con occlusione ottenuta post trattamento ortodontico ed un gruppo con occlusione post riabilitazione protesica fissa. La metodica scelta per analizzare i modelli associa una valutazione di tipo dinamico classico: analisi quantitativa dei contatti di centrica, movimenti di lateralit e protrusiva del modello montato in articolatore, esame delle faccette di usura, ed una valutazione di tipo statico condotta utilizzando come parametri valutativi le Sei Chiavi di Andrews. Tipicamente questa analisi applicata in campo ortodontico per stabilire la fase di avanzamento della terapia o a scopo valutativo alla fine del trattamento, ma vista la completezza e la contemporanea semplicit di tale analisi si deciso di applicarla a ogni gruppo di modelli studiati. Tali Chiavi, prese singolarmente, riprendono concetti gi noti, ma nel loro complesso assumono un particolare valore poich sono rilevabili mediante punti d riferimento tangibili e sono visibili dal versante vestibolare ed occlusale. E stata inoltre condotta unanalisi quantitativa dei contatti occlusali rilevabili nei gruppi studiati ponendola a paragone con uno schema ideale riportato nella letteratura. La valutazione di questi parametri finalizzata a conoscere se, ed in quale modo, lincongruenza con il modello ideale sia indice di una situazione patologica o possa essere riconducibile ad una situazione di adattamento funzionale compatibile con uno stato di asintomaticit.

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Procedure operative per una dima radiografica e chirurgica preimplantare S. BORTOLINI, G. MALAGUTI*, I. FRANCHI, R. BIANCHI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Sono descritte le fasi operative che portano alla realizzazione di mascherine bivalenti, diagnostiche e chirurgiche, in pazienti parzialmente edentuli. Il posizionamento implantare ideale protesicamente guidato, ovvero la forma del restauro definitivo costituisce la base del piano di trattamento e determina le conseguenti procedure, durante le quali limpianto visto unicamente come estensione apicale della protesi. Per ottenere questo risultato, necessario tradurre le informazioni derivanti dalla valutazione clinica e strumentale del caso, culminanti nella ceratura diagnostica, in fasi cliniche concrete. Una dima diagnostica un dispositivo usato per la valutazione radiografica preoperatoria e durante le fasi chirurgiche, per fornire un posizionamento ottimale degli impianti. I requisiti ideali di tale dispositvo sono il facile e riproducibile posizionamento intraorale, la presenza di reperi radiopachi noti, e un costo contenuto. Mentre la mascherina diagnostica utile per sfruttare al massimo i dati ottenibili dalla TC, la mascherina chirurgica essenziale per trasferire le informazioni elaborate nel piano di trattamento alla fase chirurgica. La combinazione della dima chirurgica e radiografica un approccio logico per ridurre le procedurre di laboratorio e i costi relativi.

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Biocompatibilit di una nuova generazione di PVS sterili e radiopachi S. BORTOLINI1, C. COPPI*1, R. BIANCHI, R. TIOZZO2, U. CONSOLO1 1 Dip. Neuroscienze, Universit di Modena e Reggio Emilia 2 Dip. Patologia Generale, Universit di Modena e Reggio Emilia

Lo scopo della presente ricerca stato quello di valutare leventuale citotossicit di una nuova generazione di materiali da impronta sterili e radiopachi. Si tratta prototipi di polivinilsilossani dedicati allimpronta intraoperatoria: Elite Implant (Zhermack, Badia Polesine, Rovigo, Italia). stata valutata la biocompatibilit del materiale da impronta e dei suoi costituenti, base e catalizzatore. La biocompatibilit stata valutata su fibroblasti gengivali umani tratti da biopsie e coltivati in vitro. Sono stati eseguiti test di tossicit diretti, con i fibroblasti a contatto con il materiale da impronta per tempi stabiliti, e test di tossicit indiretti, dove le cellule sono state coltivate in mezzi precedentemente condizionati dalla presenza del materiale da impronta. Il materiale da impronta e i suoi costituenti, base e catalizzatore, non sono risultati tossici. I risultati rappresentano la media di quattro misurazioni. Da tale ricerca risulta evidente che il materiale da impronta intra-operatoria Elite Implant non citotossico, n allo stato polimerizzato, n i singoli componenti base e catalizzatore.

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Valutazione della stabilit implantare mediante rfa: osso autologo vs osso autologo + PRP S. BORTOLINI, M. CHIESI*, I. FRANCHI, R. BIANCHI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

12 Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria Roma Palazzo dei Congressi 16-19 marzo 2005

Lo scopo del presente lavoro quello di valutare la differenza di stabilit implantare mediante misurazioni seriate della frequenza di risonanza in siti in cui stato eseguito un rialzo di seno mascellare. In un paziente che richiedeva una riabilitazione fissa in un mascellare edentulo stato eseguito un rialzo di seno bilaterale. Nel seno mascellare sinistro stato inserito osso autologo prelevato dalla cresta iliaca destra e bio-oss, nel sito controlaterale stato inserito osso autologo prelevato dalla cresta iliaca, bio-oss e PRP. Trascorsi i 6 mesi di guarigione, sono stati inseriti 8 impianti. La stabilit implantare stata misurata mediante apparecchiatura Osstell (Integration Diagnostics AB, Gteborg, Sweden), gli impianti che mostravano valori inferiori a 45 ISQ sono stati considerati falliti. I valori RFA sono stati misurati al momento del posizionamento degli impianti, dopo quattro mesi di guarigione sottomucosa, dopo due mesi dal momento della scopertura degli impianti e dopo un anno dal posizionamento degli impianti. Tutti gli impianti hanno mostrato un incremento progressivo della stabilit durante le fasi di protesizzazione provvisoria, dalla scopertura implantare fino alla consegna della protesi definitiva. Il PRP pu essere considerato come un acceleratore dellosteogenesi, conducendo agli stessi risultati in termini di osteointegrazione rispetto allosso autologo.

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Analisi a elementi finiti di implant bridge superiore su osso innestato. S. BORTOLINI, I. FRANCHI*, G. MALAGUTI, A. NATALI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Lo scopo del presente lavoro quello di determinare lentit degli stress dissipati dallapplicazione di carichi puntiformi e statici su un Implant Bridge superiore di otto impianti riproducente la reale situazione clinica di un paziente. Dal modello in resina della futura sovrastruttura protesica, stato ottenuto un modello CAD tridimensionale con visualizzazione della mesh, ovvero discretizzazione a triangoli del volume virtuale. Con il programma ANSYS e i relativi moduli (PRE-PROCESSOR, BOUNDARY CONDITIONS, MODEL SOLUTION, POST-PROCESSING) sono stati applicati, sulla parte distale del cantilever, lungo 9 mm, i carichi di 80 e 400 simulanti, rispettivamente, una protesi totale e denti naturali o impianti come antagonisti; stato applicato un carico di 1250 N come unintensa attivit parafunzionali e un carico laterale di 25 N simulante le condizioni fisiologiche di masticazione. NellImplant Bridge realizzato in titanio puro di grado 2, avente un carico di rottura pari a 340 MPa, si dimostrato che la maggior parte degli stress si concentrano attorno al collo dellimpianto terminale raggiungendo entit pari rispettivamente a 28 e 143; in caso di bruxismo 447 MPa, 9 MPa nel carico laterale. Con le limitazioni di tale simulazione in vitro si pu concludere che lattivit parafunzionale del paziente, a differenza della tipologia dellarcata antagonista, in grado di generare forze potenzialmente in grado di fratturare il framework protesico oltre a danneggiare irreversibilmente losteointegrazione a livello dei pilastri frontiera.

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Sviluppo di un modello a elementi finiti mandibolare tridimensionale S. BORTOLINI, G. MALAGUTI*, C. COPPI, A. NATALI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Un originale modello a elementi finiti tridimensionale di mandibola edentula stato ottenuto, mediante tecniche di reverse engineering, in seguito alla scansione ottica di una mandibola umana. Tale modello verr utilizzato per lo studio del comportamento funzionale di strutture implantoprotesiche complesse. Lanalisi agli elementi finiti si pone lobiettivo dello studio di componenti strutturali sottoposte a carico, ed ha dimostrato di essere uno strumento utile per studiare la flessibilit di protesi, osso e impianti, e come questa influisca sulla distribuzione del carico fra gli impianti. stato ricercato il massimo realismo nel modello a elementi finiti: per la scansione stata utilizzata una mandibola umana ottenuta da cadavere, dalla quale stato ricavato il modello matematico, suddiviso in elementi finiti. stata simulata la corticale ossea, con uno spessore uniforme di 2mm, e sono stati attribuiti valori di modulo di Young e coefficiente di Poisson derivati dallanalisi della letteratura. Infine, il modello della mandibola stato vincolato in corrispondenza delle inserzioni muscolari e del condilo articolare, secondo le direzioni dazione delle forze muscolari stesse. Il modello a elementi finiti tridimensionale cos ottenuto ha dimostrato di poter riprodurre correttamente le deformazioni flessorie e torsionali in seguito alla simulazione di forze masticatorie pari a quelle necessarie per i comuni movimenti mandibolari.

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Valutazione sperimentale della contaminazione microbica dei materiali condizionanti per protesi rimovibile, valutazione preliminare S. BORTOLINI, A. NATALI*, S. SANTI, E. BLASI1, U. CONSOLO Universit di Modena e Reggio Emilia, Dipartimento di Odontoiatria e PD 1 Dipartimento di Scienze Igienistiche M e B

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Lo scopo del presente lavoro quello di valutare la qualit e la quantit della carica microbica di due materiali condizionanti (Elite Super Soft Relining, Zhermack, e Hydro-Cast, Kay-See DENTAL) per estrapolare il protocollo di utilizzo clinico degli stessi. stata scelta una coorte di 5 pazienti portatori di protesi totali superiori e inferiori. Si pongono i due materiali condizionanti in eguale quantit sulla superficie interna ed esterna della protesi, che viene poi restituita al paziente. Dopo 15 giorni si effettua il prelievo dei campioni e si analizzano microbiologicamente in colture in anaerobiosi e in aerobiosi. Questo procedimento viene ripetuto per due volte per ogni paziente. Da tale ricerca si nota una correlazione significativa fra la struttura del materiale e la sua contaminazione, evidenziando nel materiale meno colonizzato quello pi adatto alluso clinico.

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Equilibrio neuromuscolare in posizione di relazione centrica. C.E. POGGIO*, J.H. SCHMITZ, F. MIRA, G.VERZ, A. SALVATO Universit degli Studi di Milano, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia, Direttore: Prof. A. Salvato

14 pazienti (et media 22,9 anni) sono stati sottoposti ad una fase di stabilizzazione su splint in relazione centrica (CR) secondo la metodica descritta da Roth, preliminarmente ad un trattamento ortodontico. Per ciascun soggetto stato fabbricato uno splint alla dimensione verticale della cera di CR. Sono state effettuate registrazioni elettromiografiche in clench dei muscoli temporale (Ta l-r) e massetere (MM l-r) con splint (CR) e senza (MI). Lesame EMG su splint stato effettuato indipendentemente da un operatore differente dopo che erano stati verificati secondo un protocollo clinico standardizzato i contatti occlusali. Gli esami elettromiografici sono stati paragonati tra loro confrontando statisticamente una serie di indici specifici. media lta rta lmm rmm poc impact asim attiv torque tors Clench MI 186,50 180,24 153,79 184,59 85,13 2161,08 -2,32 -5,74 5,69 10,96 Clench CR203,48 183,49 198,05 216,55 87,12 2404,75 1,21 2,47 2,07 9,10 SD Clench MI 65,79 79,25 56,15 102,60 4,92 744,20 8,54 8,30 8,30 4,82 Clench CR78,84 79,29 63,64 117,11 2,94 874,82 5,73 6,85 4,54 1,99 P value 0,123 0,635 0,002 0,008 0,105 0,017 0,146 0,003 0,032 0,091 Nel campione esaminato alcuni dei parametri considerati hanno mostrato cambiamenti statisticamente significativi nella direzione di una maggiore stabilit occlusale. Esiste una buona corrispondenza tra valutazione clinica secondo un preciso protocollo, e strumentale condotte indipendentemente: lesecuzione di un protocollo di controllo degli splint appare garanzia di equilibrio funzionale, indipendentemente dallEMG.

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Valutazione comparata del grado di usura di materiali da restauro . C. NUNZIATA*, T. DELLE FRATTE, G. CAPUTO, C. DARCANGELO Universit degli Studi di Chieti G.DAnnunzio, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche, Direttore: Prof. S. Caputi, Cattedra di Odontoiatria Restaurativa, Titolare: Dr. C. DArcangelo

I compositi a base di resina acrilica sono, tra i materiali innovativi per il restauro dentale, quelli che trovano le loro specifiche indicazioni cliniche nel restauro dei denti posteriori, in cui il ripristino dellestetica originaria e della funzione naturale costituisce il requisito pi attuale e probabilmente pi impegnativo richiesto. Una delle cause riconosciute pi comuni di fallimento dei restauri posteriori in composito lusura occlusale, che deve essere quanto pi possibile limitata ed assimilabile al modulo di usura dei tessuti dentali. Scopo del presente lavoro stato quello di valutare lusura comparata in vitro di quattro compositi: Enamel Plus Hfo (Micerium), Ceram-X (Dentsply), Estenia (Kuraray) e Targis (Ivoclar), tutti utilizzati per la realizzazione di restauri indiretti. Sono stati preparati 40 dischetti aventi diametro di 1 cm., altezza 5 mm., di forma circolare. I dischetti di composito, tutti eseguiti con tecnica incrementale standardizzata, sono stati polimerizzati con luce ultravioletta per 40 sec.; infine, tutti i campioni sono stati lucidati con dischetti Pop-on (3M). Per generare lusura stato utilizzato un apparecchio simile a quello di Wagner e Hacker, che consente di dar luogo a processi di usura accelerati. I campioni di ogni gruppo sono stati suddivisi in due gruppi e ogni gruppo stato sottoposto a 50.000 e a 100.000 giri, corrispondenti, rispettivamente, ad un periodo di usura di 24 e 48 mesi (circa). La zona di usura stata poi analizzata con il profilometro laser ed stato ottenuto, per ogni campione, un grafico mediante il quale stato calcolato il valore di usura in mm2. Tutti i campioni hanno mostrato valori di usura assimilabili, rispettivamente,a 50.000 giri, di circa 1,07 x 10-7, e a 100.000 giri di 2,04 x 10-7, indicando come lusura sia un fenomeno strettamente correlato al tempo e alle caratteristiche chimico-fisiche dei materiali, inoltre, i test ci hanno consentito di apprezzare ,in accordo con la letteratura, la sufficiente idoneit dei materiali testati in relazione alle caratteristiche dichiarate.

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Ceramiche dedicate al titanio M. TUIA*, M. GARGARI, L. OTTRIA, A. BEFERA, A. BARLATTANI Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

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L obiettivo che ci prefiggiamo con questo lavoro il confronto tra le propriet meccaniche, di tre ceramiche create per la ricopertura estetica di armature metalliche in titanio per protesi fissa. Abbiamo scelto tre propriet meccaniche quali durezza, modulo di Young e usura che pi hanno validit in campo scientifico per valutare il comportamento nel cavo orale e le tre ceramiche pi utilizzate quali: Triceram prodotta dalla Dentaurum, Ti-22 prodotta dalla Noritake, Titankeramik prodotta dalla Vita. Per le nostre sperimentazioni abbiamo utilizzato i tre provini (realizzati da un nostro odontotecnico esperto nel campo della protesi fissa), costituiti da piastrine in titanio su cui sono state stratificate le tre ceramiche, un nanodurometro (nanoindenter Berkovitch) per le prove di durezza e modulo di Young, il pin on disk per la prova di usura. Sono state effettuate cinque prove con il nanodurometro e tre prove di usura con il pin on disk. I risultati evidenziano uniformit tra i valori delle cinque prove di durezza e modulo di Young per la ceramica Triceram, piccole discrepanze per la Ti-22, maggiori discrepanze per la Vita Titankeramik. Questi valori meccanici sono poi stati confrontati con quelli trovati in letteratura sullo smalto di denti naturali ricavati con il nostro stesso strumento e la Triceram risulta quella che pi si avvicina ad essi, con valori molto vicini anche per quanto riguarda la Ti-22. La prova di abrasione evidenzia una tendenza allusura maggiore per la Vita Titankeramik rispetto alle altre due che invece hanno valori che si equivalgono. Anche se risultano migliori i rendimenti delle ceramiche Triceram e Noritake, comunque evidente la buona adattabilit meccanica delle tre ceramiche per un futuro impiego del titanio in protesi fissa.

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Veneers in porcellana:comparazione di protocolli adesivi in vitro G. LEONE*1, R. M. DE SIMONE, E. EPIFANIA, F. ZARONE Universit degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento Scienze Odontostomatologiche e Maxillo-Facciali 1 U.O. di Odontostomatologia P.O. San Leonardo ASL NA/5

Lo studio ha proseguito lesame comparato in vitro della preparazione e cementazione adesiva di veneers in porcellana su denti umani estratti, confrontando due metodi di preparazione: window e chamfer con palatal-overlap e con porcellana fluoroapatite. Sono stati eseguiti test dinamome trici con macchina MTS Bionix 858 applicando carico statico progressivo perpendicolare allasse lungo del dente con flessione del provino fino a distacco/distruzione del dente e/o della faccetta. Ai provini sono stati applicati gli estensimetri microcircuiti misuratori di deformazioni locali connessi al Loop di Anderson circuito analogico di alta precisione. Con lelaborazione al computer dei dati ottenuti sono state ricavate:curve forza/abbassamento,calcolato lo shear-stress,le microdeformazioni locali con compressione della porcellana al terzo cervicale vestibolare e trazione dello smalto dentario al cingolo dentario palatale. Dallanalisi delle curve e dallosservazione al SEM delle interfacce smalto dentario/cemento-composito/porcellana stato evidenziato che: le due metodiche di preparazione non riducono la resistenza dei denti, la porcellana morfologicamente simile allo smalto dentario, il cemento-composito ha buona adesione allo smalto e alla porcellana ma il distacco/frattura della faccetta in porcellana avviene per fallimento coesivo nello spessore del cemento-composito che rappresenta lanello dedebole del sistema adesivo delle faccette in porcellana.

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Riassorbimento osseo in pazienti edentuli riabilitati con protesi totale S. BORTOLINI, A. BERZAGHI*, C. COPPI, G. MALAGUTI, U. CONSOLO Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia

In seguito allestrazione dentaria, i mascellari edentuli sono esposti a fattori locali e sistemici che possono portare ad una marcata perdita ossea, e ci costituisce un problema di fondamentale importanza per il ripristino protesico di funzionalit ed estetica. Lo scopo di questo studio di valutare e quantificare il riassorbimento osseo post estrattivo dei mascellari di pazienti edentuli attraverso le radiografie panoramiche utilizzando la tecnica delle proporzioni lineari introdotta da Wical e Swoope, e, in base ai valori ottenuti dallo studio, di identificare le categorie di pazienti edentuli pi a rischio di atrofia e quindi le condizioni, sia sistemiche che locali, che espongono maggiormente alla perdita ossea verticale a livello dei mascellari edentuli. Sono state prese in considerazione un totale di 95 radiografie panoramiche di pazienti edentuli (42 di sesso maschile e da 53 di sesso femminile, et media di 68,5 anni), portatori di protesi totali, che esibiscono edentulie totali e che sono esposti a processi atrofici a carico dei mascellari edentuli. Il gruppo di pazienti edentuli in esame composto da 95 individui, Se ne conclude che la protesi totale a sostegno mucoso, in pazienti che presentano edentulismo totale, in modo particolare se di sesso femminile, non pu rappresentare una soluzione terapeutica adeguata. In tal caso, un trattamento protesico che si propone di riabilitare la arcata edentula e nel contempo di preservare la cresta alveolare residua dal processo di RRR (residual ridge resorption) deve prevedere limpiego di impianti osteointegrati, perlomeno sotto forma di protesi totale ad ancoraggio implantare.

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Presentazione di una opzione riabilitativa originale: la protesi parziale rimovibile ancorata ad impianti S. BORTOLINIa, A. NATALIa*, G. MALAGUTI, M. FRANCHIb e U. CONSOLOa. Universit degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Modena 2 Universit degli Studi di Ferrara, Odontoiatria, Dipartimento Disipline. Med. Chir. C. C.
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Lo scopo di questo lavoro di illustrare i vantaggi di una ipotesi di terapia che preveda la costruzione di una Protesi Parziale Rimovibile (PPR) ancorata a pochi impianti osteointegrati. La PPR una opzione riabilitativa ben nota. Lo studio del singolo caso guida la progettazione e la disposizione di tutti i costituenti della protesi. Oltre al preliminare studio dellasse di inserzione, lo studio della biomeccanica in PPR deve concentrarsi sullasse di rotazione. Lasse di rotazione una linea immaginaria che passa attraverso gli elementi frontiera delle lacune edentule. La perdita di pilastri strategici pu creare assi di rotazione molto sfavorevoli e difficilmente compensabili con le ritenzioni secondarie. Il ripristino di questi elementi critici, ad esempio con la terapia implantare, pu semplificare notevolmente il trattamento. Si pu cos proporre una opzione riabilitativa originale, che combina un presidio rimovibile (PPR) e la terapia implantare, con numerosi vantaggi in termini di semplicit, ergonomia e risparmio, sia economico, sia biologico.

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Analisi comparate tra strutture in Titanio fuse e CAD-CAM L. CAMMARATA*, M. GARGARI, L. OTARIA, F BELLEGGIA., A. BARLATTANI JR Universit degli studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

Lo scopo del presente lavoro quello di fornire unattenta analisi delle qualit strutturali del Titanio, un confronto tra le metodiche di lavorazione di questo metallo (fusione a cera persa / lavorazione a freddo) e una valutazione delladattamento marginale, con il fine ultimo di individuare un protocollo operativo specifico e affidabile che non alteri sostanzialmente le metodiche consolidate per altri materiali, eventualmente integrandole, ed anzi possa produrre innovazioni di quelle stesse, in modo da rendere possibile la realizzazione di protesi Ti-ceramiche capaci di riscuotere largo consenso nella clinica odontoiatrica. In questo studio abbiamo utilizzato 6 (sei) modellini preconfezionati ed identici tra loro (analoghi da laboratorio in alluminio della componentistica implantare della ITIStraumann) per i quali sono state realizzate delle cappette in Titanio con lobiettivo di misurarne e valutarne la precisione marginale: i modellini n 1, 2, 3 sono stati utilizzati come pilastro per la realizzazione di cappette ottenute mediante un procedimento di lavorazione a freddo (Procera System), i n 3, 4, 5 per le cappette realizzate attraverso il tradizionale procedimento di fusione a cera persa (Rematitan Autocast). Dallanalisi dei risultati ottenuti si evince che il valore medio di gap marginale per le cappette n 1, 2, 3 di 16.2, mentre quello per le cappette n 3, 4, 5 di 25 . Alla luce di tali risultati, possiamo affermare che il Titanio rappresenta una pi che valida alternativa ai tradizionali materiali protesici, quali leghe auree e Cromo-Cobalto.

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Perni in fibra: analisi comparata S. BARTALOTTA*, M. GARGARI, L. OTTRIA, G. DE VICO, A. BARLATTANI JR Universit degli Studi di Roma "Tor Vergata", CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

L' Odontoiatria restaurativa ha recentemente registrato diverse evoluzioni nei materiali e nelle loro conseguenti applicazioni cliniche. L'interesse sempre maggiore a recuperare anche elementi seriemente danneggiati o totalmente decoronati, motiva l'enorme sviluppo cui sono andati in contro i perni in fibra. In questo studio stata eseguita, mediante microtomografia computerizzata una analisi morfostrutturale di sei differenti perni in fibra di carbonio, quarzo e vetro. Dall' analisi delle ricostruzioni tridimensionali e delle scansioni effettuate sui perni esaminati abbiamo potuto evidenziare il rapporto quantitativo fibra/resina, la densit delle fibre e la presenza di eventuali difetti intrinseci al perno stesso. Questi fattori si sono rivelati prerogative essenziali per la resistenza del perno e per una distribuzione omogenea delle tensioni.

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Materiali per ricostruzione estetica a confronto in protesi fissa: caso clinico G. DE VICO*, M. GARGARI, L. OTTRIA, A. DOLCI, A. BARLATTANI JR Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

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Scopo del presente lavoro quello di confrontare la resa estetica di 4 materiali differenti per la ricostruzione estetica in protesi fissa: loro-ceramica; la ceramica integrale (Procera Cad-Cam); la galvano-ceramica; e loro-ceramica con spalla ceramica. Per fare ci abbiamo eseguito una riabilitazione di tipo misto per la sostituzione di un vecchio restauro anteriore incongruo dal punto di vista estetico, ma soprattutto funzionale e parodontale. Per cui dopo avere rimosso il vecchio lavoro, e recuperato gli elementi dentali da un punto di vista conservativo-endodontico e parodontale, si proceduto alla realizzazione di 4 corone singole nei quattro materiali suddetti nel pieno rispetto dei protocolli generali di protesi fissa (arco faccia le di trasferimento, provvisori, condizionamento dei tessuti, impronta definitiva, ecc.), e di quelli specifici per i materiali utilizzati (procedure CAD-CAM, ceramiche dedicate ecc.). Lottimo risultato finale, in cui praticamente impossibile notare differenze estetiche tra i diversi materiali utilizzati, ci permette di affermare che oggigiorno esiste la possibilit di potere realizzare una eccellente ricostruzione estetica in protesi fissa, fermo restando il rispetto scrupoloso dei protocolli operativi specifici per ciascun materiale.

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Funzione immediata in implantoprotesi E. NORDSJ*, M. GARGARI, L. OTTRIA, A. DOLCI, A. BARLATTANI JR Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria, Titolare: Prof. A. Barlattani

Il presente lavoro si prefigge di valutare dal punto di vista clinico le procedure chirurgico-protesiche e le possibilit terapeutiche di una nuova tecnica implantare: Nobel Direct. Le richieste da parte dei pazienti di iter riabilitativi implantoprotesici sempre pi veloci, hanno stimolato gli operatori del settore a sviluppare strategie di intervento sempre pi tese ad ridurre al minimo i tempi globali di riabilitazione. Il Nobel Direct racchiude in s esperienze implanto-protesiche passate e recenti, infatti un impianto monocomponente, nel contempo un impianto transmucoso ed infine si pregia di avere possibilit di carico immediato. Si interviene sul paziente in ununica seduta, dove si proceder al posizionamento della fixture implantare, alla eventuale ulteriore preparazione del suo moncone protesico ed infine alla temporizzazione dello stesso. Quindi il paziente passer immediatamente da una situazione estetica e funzionale non soddisfacente ad una condizione ottimale. Dopo la guarigione dei tessuti perimplantari lultimo passaggio verso il traguardo riabilitativo sar la finalizzazione e ladattamento del restauro protesico definitivo. La procedura minimamente invasiva della tecnica implantoprotesica Nobel Direct riduce considerevolmente il dolore e ledema post-operatorio, garantendo in tempo reale la funzione e lestetica precedentemente perdute.

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Applicazioni cad cam 3d protesiche alla luce delle recenti innovazioni tecnologiche E. EPIFANIA, R.M. DE SIMONE*, G. BONIFACIO, S. TECCO1 Universit degli Studi di Napoli Federico II, Dipartimento di Odontoiatria e Chirurgia Maxillo-facciale 1 Universit degli Studi di Chieti G. DAnnunzio, Dipartimento di Scienze odontostomatologiche

Scopo della presentazione identificare le linee guida operative per la preparazione e cementazione adesiva di corone,faccette in porcellana (veneers) utilizzando tecnologia cad cam (Cerec) attraverso revisione critica e comparazione dei nuovi materiali forniti dallindustria. Le metodologie CAD CAM , allo stato rappresentano un settore di indubbio interesse scientifico e di ricerca, le tecnologie disponibili vengono continuamente implementate attraverso lintroduzione di materiali che presentano nuove caratteristiche, analogamente i software consentono sempre nuove applicazioni specifiche e dedicate ai diversi materiali ceramici. Gli autori nella presentazione multimediale intendono proporre alcuni casi clinici risolti con tecniche dirette ed indirette (cerec inlab) diversi materiali (vita markII, vita trilux, alumina,ossido di zirconio ittrio) evidenziando le differenze di protocolli e consentendo una comparazione dei risultati raggiunti, anche alla luce della sperimentazione eseguita. In particolare verranno presentati i principali step operativi dando priorit alla progettazione software utilizzando tecniche tridimensionali.

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FEDRA: progetto di assistenza e ricerca C. MORTELLARO, R. GRASSI, G. NARDI, S. PAPPALARDO, G. SAMMARTINO Clinica Odontostomatologica Novara, Cl. Odontostomatologica Bari, Cl. Odontostomatologica Universit Sapienza Roma, Cl. Odontostomatologica Catania, Chirurgia Maxillo-Facciale Napoli

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Lassociazione Federazione Etica di Ricerca e Aiuto FEDRA ha per oggetto lo svolgimento di attivit e di sviluppo nella ricerca scientifica verso la prevenzione, la diagnosi, e la cura delle sindromi malformative congenite oromaxillofacciali e delle sindromi polimalformative ad essa correlate. Scopi della Federazione sono: - promozione della conoscenza di queste patologie in ambito Nazionale, attraverso la formazione di registri Italiani Regionali e lattivazione di un coordinamento Nazionale e formazione di un archivio individuazione della frequenza in Italia e monitoraggio delle malformazioni congenite oromaxillofacciali definizione di linee guida per la programmazione sanitaria istituzione o potenziamento di strutture assistenziali dedicate, sostegno ai pazienti malformati nel trattamento, nel recupero fisico e psichico nelle attivit quotidiane e nellinserimento sociale aggiornamento e formazione tecnico professionale del personale sanitario, infermieristico e dei volontari attuazione di protocolli di studio finalizzati alla valutazione dei fattori di rischio ambientali, allaccrescimento delle possibilit diagnostiche prenatali, al miglioramento delle possibilit di trattamento chirurgico e non e di assistenza promozione di attivit di ricerca in giovani studiosi italiani. Dalla valutazione dei dati relativi allesistente in Italia (solo sei Registri Regionali e solo in uno di essi compare la figura dellodontoiatra o chirurgo maxillofacciale) emerge la necessit di una pianificazione sul piano socio-assistenziale e sanitario finalizzata ad interventi appropriati in grado di trattare la malattia, assistere le famiglie e ridurre la spesa sanitaria.

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Overdenture su impianti osteointegrati: magnetic attachments POLLICITA M.*, GARGARI M., OTTRIA L., BARLATTANI A. JR E BELLEGGIA F. Universit degli Studi di Roma Tor Vergata, CLOPD, Cattedra di Protesi Dentaria , Titolare: Prof. A. Barlattani

Lo scopo del presente lavoro stato quello di valutare lancoraggio magnetico, che si dimostrato una valida alternativa ai sistemi di ancoraggio tradizionale su impianti, quali barre ed ancore, nella riabilitazione implanto-protesica di pazienti totalmente edentuli. Gli attacchi magnetici da noi utilizzati sono i MAGFIT-IP-FF, compatibili con i maggior sistemi implantari. Presentano una superficie magnetica piatta, un rivestimento in NiCr e un margine esterno elissoidale antirotazionale; sono di ridotte dimensioni (h di magnete e keeper screw di circa 2 mm) ed il tutto sigillato con una micro-saldatura laser. Tali caratteristiche garantiscono una sicura forza ritentiva, una resistenza alla ossidazione (durante il processo di fusione), alla corrosione e allusura, una maggior durata dellassemblaggio magnetico e una minima perdita di campo magnetico, un solido fissaggio alla base della dentiera e un utilizzo ideale in quelle situazioni di scarso spazio verticale. I sistemi di ancoraggio utilizzati in protesi mobile hanno sicuramente migliorato la tenuta e la stabilit dei nostri manufatti, garantendo ai nostri pazienti un miglior comfort ed una maggior efficienza nella masticazione. La metodica su sistemi calamitati, seppur risulti avere una ritenzione inferiore, si dimostrata una valida alternativa ai sistemi di ancoraggio tradizionali, per la semplicit di utilizzo e lassenza di componenti protesiche soggette ad usura.

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Head posture in subjects with anterior cruciate ligament injury of the knee. A cross-sectional study. F. CHIODI*, F. ALTOBELLI, S. ALTOBELLI, I. VERROCCHI, S. TECCO Universit degli Studi di Chieti G.DAnnunzio, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche

Scopo del lavoro stato di valutare la postura cervicale e del cranio in soggetti con patologia del legamento crociato anteriore del ginocchio e di compararle con quelle di soggetti sani senza patologia del ginocchio, al fine di investigare se una patologia posturale degli arti inferiori possa ed in che modo influenzare la postura della testa e della colonna cervicale del soggetto malato. Sono stati selezionati 20 soggetti adulti che avevano subito la rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro da pi di 6 mesi e che, per tale ragione, avrebbero dovuto subire al pi presto un intervento chirurgico di ricostruzione del legamento. Essi sono stati comparati con un gruppo di egual numero di soggetti sani. A tutti i soggetti sono state eseguite delle teleradiografie in proiezione latero-laterale del cranio, in posizione naturale del capo e cercando di includere nel radiogramma tutta la colonna cervicale o almeno fino alla sesta vertebra cervicale. Sulle radiografie sono stati disegnati i tracciati cefalometrici che individuavano la postura della testa e la lordosi cervicale. Estato osservato che tutte le angolazioni cranio-cervicali erano significativamente aumentate nei soggetti patologici rispetto ai soggetti controllo. Il risultato potrebbe essere spiegato forse basandosi su principi generali di neuro-fisiologia, in base ai quali il paziente, a causa di uno stimolo doloroso, tenderebbe a modificare la propria postura corporea per assumerne unaltra che possa garantire una meno intensa sensazione di dolore. Tuttavia, la costruzione trasversale del nostro studio non ci consente laccertamento di alcuna ipotesi. Studi longitudinali potranno in futuro chiarire i meccanismi alla base delle connessioni ed associazioni da noi osservate.

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Evaluation of cervical posture after a palatal expansion. A 12 months follow up controlled study N. POMA*, M.R. FILIPPI, F. CIUFFOLO, S. REZZA, S. TECCO Universit degli Studi di Chieti G.DAnnunzio, Dipartimento di Scienze Odontostomatologiche

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Questo studio ha valutato l'effetto dellespansione palatale rapida (RPE) sulladeguatezza rinofaringea della via aerea rinofaringea, sulla posizione cervicale e sulla morfologia facciale in bambini con ostruzione nasale. Quarantacinque bambini di sesso femminile (8 - 15 anni) che necessitavano di espansione palatale, con adeguatezza rinofaringea ridotta della via aerea (pm-Ad 2) e respiratori orali, sono stati divisi in modo casuale in due gruppi. I 23 oggetti del primo gruppo sono stati trattati con RPE ed i 22 oggetti nell'altro gruppo sono stati seguiti circa tredici mesi prima di cominciare la terapia e sono stati considerati come soggetti controllo non trattati. Modelli in gesso delle arcate dentarie e teleradiografie latero-laterali sono stati eseguiti durante la prima visita, e sei e dodici mesi dopo linizio del trattamento su tutti i soggetti. A sei mesi, i bambini trattati hanno mostrato un aumento statisticamente significativo della variabile pm-Ad 2 (P < 0001), un aumento significativo dell'angolo della lordosi cervicale (P < 0001), una flessione significativa della testa (P < 0001) e una significativa riduzione nell'angolazione cranio-cervicale (P < 0001). Tali cambiamenti sono rimasti stabili dopo altri sei mesi. Nessun cambiamento significativo stato osservato nel gruppo di controllo. I coefficienti di correlazione hanno indicato una lieve, ma significativa correlazione fra la distanza dell'pm-Ad 2 e l'angolazione cranio-cervicale (angolo SN/OPT) (r = 0,61 a P < 001). LRPE capace di aumentare l'adeguatezza rinofaringea delle vie aeree nei bambini di sesso femminile e questo aumento sembra essere associato ad una riduzione nelle angolazioni cranio-cervicali. L'importanza clinica di questi risultati deve ancora essere chiarita.

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Set up ortodontico virtuale su modelli di studio digitali. E. RINALDI*, A. MACCHI Universit degli Studi dellInsubria - Varese, Scuola di Specializzazione in Ortognatodonzia, Direttore: Prof. R. Dionigi

Lo scopo del presente lavoro quello di presentare un metodo multimediale per la progettazione di un set up dei modelli in gesso assistito dal computer per la diagnosi e la programmazione del trattamento ortodontico. Sono stati presi in considerazione i modelli in gesso di pazienti che presentano malocclusioni di eterogenea tipologia e gravit e sono stati scannerizzati con scanner laser tridimensionale Minolta 650 Vivid. I file 3D sono stati ottenuti in formato STL e sono stati elaborati con il programma Rhinoceros, con il quale sezionando il modello e riposizionando virtualmente gli elementi dentari stato possibile realizzare il set up ortodontico diagnostico, simulando e visualizzando locclusione derivante dal piano di trattamento prescelto dallortodontista. In seguito stato interamente impostato un piano terapeutico ortodontico virtuale con tecnica linguale, realizzando il set up per il bondaggio indiretto degli attacchi tramite cappette di posizionamento e la sequenza degli archi necessari per raggiungere il risultato finale. Presentiamo in formato video i risultati ottenuti dalle simulazioni virtuali. Se comparato al metodo classico di set up fatto dalla mano del tecnico, il metodo digitale presenta vantaggi come lalta velocit di elaborazione e la precisione nella valutazione quantitativa tridimensionale dello spostamento dentale. Concludiamo quindi che i modelli in gesso digitali sono utilizzabili sia per la messa a punto virtuale tridimensionale degli obiettivi dellortodontista con grande precisione e risparmio di tempo, sia per la pianificazione delle applicazioni cliniche specifiche.

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Analisi comparativa tra strumentazione meccanica e meccanico-farmacologica (listerina) M. AZZARELLO*, G. PELLEGRINO, M. NICOL, T. DAMICANTONIO, A. INGENITO Universit degli Studi di Napoli Federico I,I Corsoso di Laurea in Igiene Dentale, Direttore: Prof. A. Ingenito

Lo scopo del presente lavoro dimostrare se lassociare luso di un collutorio a base di oli essenziali durante il trattamento meccanico favorisca la guarigione dei tessuti parodontali o meno, in pazienti affetti da gengivite marginale. Sono stati selezionati 50 soggetti con unet compresa tra i 12 e 50 anni, che presentavano un minimo di 20 denti sani e naturali, una gengivite localizzata o generalizzata; buono stato di salute generale; presenza di un indice di sanguinamento superiore o uguale al 50%. I pazienti, sono stati suddivisi in modo random, nel gruppo A (trattato meccanicamente con due sedute dablazione) e gruppo B (trattato sia meccanicamente, sia farmacologicamente); questultimo stato ulteriormente suddiviso in due sottogruppi (B1 e B2), la cui attribuzione avvenuta sempre in maniera casuale.Per la determinazione della variazione dellindice, stato eseguito il confronto tra i valori iniziali e quelli finali (dopo 6 mesi), in seguito allutilizzo bigiornaliero per 15 e 30 giorni (B1 e B2), del collutorio contenente gli oli essenziali; si osservato che con 50 %< G.B.I.< 60%, si registrata una riduzione di circa il 42% (15 gg) e del 49% (30 gg). Mentre in quei soggetti i cui G.B.I> 60% si registrato una diminuzione del 23% per il gruppo b1 e del 25 % per il gruppo b2. Tale risultato si evidenzia, maggiormente, se confrontato con il gruppo controllo (A), che ha registrato una riduzione di circa il 25% e 21% rispetto ai relativi valori iniziali 51% e 70%.Da tale studio si evidenzia, che tale collutorio efficace per gengiviti non troppe severe, nella fase di mantenimento e prevenzione, e poich non provoca effetti collaterali particolari, indicato per un uso prolungato.

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Trattamento ortopedico-ortodontico in un caso di Displasia Cleidocranica (CCD) G. DALESSANDRO*, M.G. GUADAGNI, T. TAGARIELLO, E. MONARI, G. PIANA Universit degli Studi di Bologna, Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili

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La CCD una rara patologia osteodisplasica ereditaria a trasmissione autosomica dominante (mutazione del gene RUNX2) caratterizzata da un'alterazione delle ossificazioni intramembranosa e cartilaginea. Le alterazioni pi caratteristiche riguardano la clavicola, il cranio ed il distretto oro-facciale (ipoplasia mediofacciale da micrognazia, iperplasia mandibolare, palato ogivale, cross e deep-bite, ipoplasia dello smalto e carie dentali multiple,denti soprannumerari, ritardata o mancata eruzione degli denti permanenti). La disabilit dentale si accentua con il deterioramento della dentatura decidua fino alledentulia e conseguente profilo facciale concavo. Il deficit osteoblastico e liposviluppo delle basi ossee determinano la scarsa efficacia dei trattamenti proposti in letteratura (protesici, implantologici e chirurgici). Una paziente di 14 anni affetta da CCD stata inviata in consulenza al Servizio di Assistenza Odontoiatrica per Disabili dalla Pediatria del Policlinico S.Orsola-Malpighi. Lobiettivo stato quello di intercettare le anomalie ossee ed incrementare la componente funzionale della crescita trasversale del mascellare superiore, applicando uno stimolo ortopedico con un espansore rapido del palato (REP), dopo ricostruzione degli elementi decidui decoronati. La letteratura recente riconosce, infatti, una spinta proliferativa condrogenetica delle suture ed i regolari, seppur ritardati, meccanismi di ossificazione. Lespansione del mascellare superiore indotta dal REP e leventuale utilizzo della maschera di Delaire possono correggere le incompetenze scheletriche tipiche dei pazienti con CCD, limitando o evitando il successivo ricorso alla chirurgia maxillo-facciale.

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Lesioni dentali di origine traumatica in soggetti disabili in et evolutiva MG. GUADAGNI*, S. COCCHI , N. CETRULLO, A. FAGGELLA, G. PIANA Universit degli Studi di Bologna, Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili

I soggetti disabili rappresentano una categoria di pazienti ad elevato rischio di lesioni dentali di origine traumatica. Queste lesioni sono di frequente riscontro allanamnesi, sono potenziali responsabili di danno di tipo estetico e funzionale, comportano problematiche terapeutiche, in molti casi sono sottostimate, in altri hanno importanti ripercussioni psicologiche sulla famiglia. Fattori predisponenti locali di frequente riscontro sono patologie ortopedico-ortodontiche (in particolare aumento delloverjet), lesioni cariose, parodontopatie profonde. Fattori predisponenti sistemici sono handicap motori, ritardi mentali, epilessie, difetti visivi. Obiettivo di questa indagine epidemiologica descrivere la gestione delle lesioni dentali di origine traumatica in pazienti disabili in et pediatrica afferiti al Servizio di assistenza odontoiatrica per disabili dellUniversit di Bologna. Sono state esaminati i dati relativi a 283 pazienti disabili giunti ad osservazione in un periodo di due anni. Lanalisi dei dati evidenzia come le lesioni dentali presentino alcune specificit rispetto alla restante popolazione.Per quanto concerne le terapie, sulla base di motivazioni etiche, le linee guida sono le stesse da utilizzare nella restante popolazione, con particolare attenzione agli elementi del settore frontale, in considerazione dellimportanza dellestetica nel favorire lintegrazione sociale di questi soggetti.

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La morsicatio buccarum nel paziente disabile N. CETRULLO1, G.L. ACQUAVIVA*1, S. COCCHI1, V. EUSEBI2, G.PIANA1 Universit degli Studi di Bologna, 1Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili 2 Dipartimento Clinico di Scienze Radiologiche e Istocitopatologiche

Morsicature della mucosa delle guance e/o delle labbra (morsicatio buccarum et labiorum) rappresentano la causa pi frequente di lesioni mucose nel bambino. Lesperienza clinica e lanalisi della letteratura evidenziano come tali manifestazioni siano frequenti anche nel soggetto disabile. Leziologia varia: accidentale nei casi di morsicatura del labbro inferiore o della mucosa geniena dopo una anestesia locale plessica o tronculare; riferibile ad abitudini viziate o a comportamenti stereotipati o autolesionisti in pazienti con disabilit fisiche e/o o psichiche; da alterata o assente sensibilit in pazienti con deficit sensoriali agli stimoli dolorifici. Le morsicature post-anestesia, che devono essere prevenute avvertendo il genitore/tutore di sorvegliare dopo lintervento il comportamento del paziente, in particolare disabile, necessitano di terapia solo in caso di lesioni profonde. Quando le lesioni siano la conseguenza di comportamenti viziati o stereotipati necessario impedire la morsicatura cronica determinando una modificazione del comportamento. Vengono presentati alcuni casi di morsicatio buccarum a differente eziologia. Soprattutto nel paziente disabile importante la diagnosi di queste lesioni, formulando una corretta diagnosi differenziale con altri tipi di lesioni mucose, per prevenirne la cronicizzazione, responsabile dellinsorgenza di lesioni di difficile guarigione e/o potenzialmente preneoplastiche.

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Indagine conoscitiva sui bisogni di salute del bambino G. PIANA1, T. TAGARIELLO*1, S. COCCHI1, M. LANARI2, V. CONSOLE3 1 Universit degli Studi di Bologna, Pedodozia, CLOPD 2 Unit Op. .Pediatria Neonatologia, AUSL Imola 3 Patologia e Terapia intensiva neonatale Milano

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La salute orale un obiettivo che pediatra, odontoiatra e genitori condividono e perseguono per una buona qualit di vita del bambino. Lelevata prevalenza di alcune patologie, in particolare carie e malocclusioni, comporta un peso rilevante sia in termini economici che psico-sociali. Per recepire latteggiamento dei pediatri circa la gestione dei problemi orali dei loro pazienti ed il contesto assistenziale ed organizzativo nel quale operano si predisposto un questionario da compilarsi anonimamente, articolato in quattro sezioni, da distribuire in circa 5000 copie su tutto il territorio nazionale. La prima sezione raccoglie notizie circa la qualifica dellintervistato (pediatra ospedaliero, pediatra di famiglia, pediatria di gruppo) e lambito lavorativo in cui opera ( citt/paese, numero di assistiti). La seconda rileva le conoscenze in tema di prevenzione odontoiatrica nel bambino e gli interventi educativi messi in atto dal pediatra stesso. La terza indaga sulla presenza di strutture odontoiatriche con competenze pedodontiche e ortodontiche, alle quali il pediatra possa fare riferimento nella sua zona e sulle modalit di scambi informativi tra professionisti e tra professionisti e genitori. Lultima sezione raccoglie i suggerimenti da parte dei pediatri sugli argomenti da trattare per promuovere la formazione permanente in tema di salute orale del bambino e attraverso quali modalit. Dallelaborazione delle risposte al questionario ci si ripropone di desumere dati utili a suggerire scelte di gestione delle risorse sanitarie, al fine di migliorare lassistenza al bambino con problemi di salute orale ed implementare con modalit adeguate le conoscenze pediatriche in merito.

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

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Approccio miofunzionale, ortopedico, ortodontico al bambino con Sindrome di Down T. TAGARIELLO, A. FAGGELLA*, F. BATTELLI, S. COCCHI, G. PIANA Universit di Bologna, Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili

I bambini con Sindrome di Down presentano anomalie orofacciali morfologico-funzionali caratteristiche (iposviluppo dellarea mediofacciale e dellendocranio, ipotonia muscolare e pseudomacroglossia). La protrusione linguale alla base dello scarso sviluppo del mascellare superiore e stimola la crescita della mandibola, favorendo malocclusioni di III classe con cross-bite posteriore e open-bite anteriore. Lo scivolamento mandibolare in avanti, causato dalla lassit ligamentosa e dallinstabilit occlusale, pu determinare discinesie orofacciali. La motricit spontanea e il posizionamento della lingua sul palato devono essere educate fin dai primi mesi di vita per favorire la normalizzazione delle funzioni della muscolatura mediofacciale. A questo scopo, secondo la filosofia di Castillo-. Morales, a partire dal VI mese di vita si possono utilizzare placche palatali in resina acrilica con accessori che stimolano la motilit linguale e dei muscoli periorali. Non appena il livello di collaborazione del bambino lo consenta, i presidi terapeutici pi efficaci sono lespansore rapido del palato e la maschera di Delaire. A livello di dentatura permanente possibile una terapia fissa tradizionale. Lapproccio funzionale-ortopedico-ortodontico al bambino Down deve rientrare in un trattamento multidisciplinare che coinvolga pediatri, otorinolaringoiatri, fisiatri, logopedisti, foniatri, oftalmologi. Lanalisi della letteratura evidenzia come pi precoce sia il trattamento, migliori siano i risultati.

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Pedagogia delle immagini e odontoiatria nei bambini con disturbi pervasivi dello sviluppo G.L. ACQUAVIVA, N. CETRULLO, E. POZZANI, C. RAPISARDI, G. PIANA

Scopo dello studio: stato quello di verificare lutilit del metodo educativo per immagini TEACH (Treatment and Education of Autistic and related Communication handicapped Children) in soggetti con disturbi pervasivi dello sviluppo (DPS), per facilitare il loro primo avvicinamento allo studio odontoiatrico. Materiali e metodi: sono stati scelti 2 gruppi: test e controllo. Entrambi i gruppi comprendono 11 pazienti con DPS tra i 5 ed i 14 anni con scarsa collaborazione alla prima visita. Il gruppo test stato sottoposto al metodo TEACH. stato quindi preparato per il gruppo test uno speciale album fotografico contenente le fotografie degli operatori e dellambulatorio odontoiatrico e una semplice descrizione delle stesse immagini. Una copia di tale album stata inoltre consegnata ai genitori e/o ai riabilitatori almeno 15 giorni prima dellappuntamento stabilito. Il gruppo controllo stato sottoposto invece ad un normale approccio odontoiatrico. Risultati: Il metodo educativo TEACH ci ha permesso di poter far affrontare con serenit ad 8 dei nostri pazienti appartenenti al gruppo test la visita odontoiatrica e lesecuzione di metodiche atte alla prevenzione. In particolare il livello di collaborazione stato ottimo per 3 degli 8 pazienti e buono per gli altri 5. Per 3 pazienti la collaborazione si dimostrata, nonostante il tipo di approccio, scarsa e comunque insufficiente per le cure odontoiatriche ambulatoriali. Nel gruppo di controllo la collaborazione si dimostrata scarsa ed insufficiente per le cure ambulatoriali in 7 casi su 11. Conclusioni: Lapproccio alle cure odontoiatriche con il metodo TEACH ha permesso laccesso allambulatorio odontoiatrico per la visita e le cure preventive al 72% di un gruppo di pazienti con DPS, che erano risultati in precedenza non collaboranti. Invece, nel gruppo di controllo i pazienti selezionati per le cure ambulatoriali sono risultati essere solo il 36%. A nostro parere, il metodo di approccio proposto risulta efficace nel ridurre lansia da esposizione e da rottura degli schemi in pazienti con DPS.

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12 Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria Roma Palazzo dei Congressi 16-19 marzo 2005

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Electronic-prevention ed electronic-education: un nuovo strumento per ligienista in pedodonzia F. AVANZI*, S. COCCHI, G.L. ACQUAVIVA, G. PIANA, M.P. ZAMAGNI Universit degli Studi di Bologna, Corso di Laurea in Igienista dentale

supplemento a DOCTOR OS anno XVI n. 2 febbraio 2005

Scopo di questa ricerca stato valutare lefficacia di un programma multimediale di educazione alla salute orale appositamente creato per soggetti in et evolutiva, rispetto ad un approccio tradizionale su supporto cartaceo, nellobiettivo di sviluppare e rinforzare comportamenti corretti mediante linformazione, listruzione, la motivazione e il gioco. Lo studio stato condotto su 40 bambini (27 maschi, 13 femmine) di et compresa tra i 6 e i 10 anni (et media 8,41,3), suddivisi in due gruppi di 20: il gruppo A (gruppo di controllo) ha seguito un programma di prevenzione con approccio tradizionale mediante materiale cartaceo; il gruppo B (gruppo sperimentale) ha seguito un programma interattivo computerizzato appositamente costruito. Al fine di rinforzare le informazioni acquisite, al gruppo A sono stati proposti giochi tradizionali (puzzles, giochi enigmistici, ) e al gruppo B giochi elettronici. Prima e dopo lintervento di prevenzione, a tutti i bambini stato somministrato un questionario inerente tematiche di salute orale, nellobiettivo di valutare lefficacia dei programmi proposti. Dallelaborazione dei dati emersa come una forma comunicativa interattiva basata sulla multimedialit, possa rappresentare una alternativa accattivante di approccio, in particolare in et evolutiva.

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Due casi di ipomagnesemia familiare, ipercalciuria e nefrocalcinosi caratteristiche odontostomatologiche S. COCCHI, M.G. GUADAGNI*, N. CETRULLO, A. FAGGELLA, G. PIANA Universit degli Studi di Bologna, Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili

Lipomagnesemia familiare con ipercalciuria e nefrocalcinosi (FHHNC) una sindrome molto rara, descritta per la prima volta da Praha nel 1995. Si presenta con nefrocalcinosi (patognomonica), poliuria, polidispsia, alterazioni oculari, infezioni renali ricorrenti, nefrolitiasi. La sindrome stata codificata geneticamente nel 1999 come disordine autosomico recessivo connesso ad una mutazione del gene paracellina-1, che codifica per una proteina coinvolta nel riassorbimento tubulare del magnesio e del calcio. La rarit della sindrome giustifica le poche e non sempre concordanti descrizioni presenti in letteratura e lassenza di dati relativi alle caratteristiche odontostomatologiche. Due sorelle di razza cinese, una di 18 ed una di 15 anni, affette dalla sindrome in esame sono state inviate in consulenza al Servizio di Assistenza odontoiatrica per Disabili del Dipartimento di Scienze odontostomatologiche dal Reparto di Pediatria del Policlinico S.Orsola-Malpighi. La situazione odontoiatrica delle due sorelle caratterizzata da anomalie della struttura dentale del tipo amelogenesi e dentinogenesi imperfetta e da parodontopatia profonda, in sono prevalenti le anomalie della struttura dentale, nellaltra un grave quadro di gengivite marginale e di parodontopatia profonda. Sono necessarie ulteriori indagini per stabilire una connessione tra il disordine metabolico di base e le patologie dentali e parodontali rilevate in queste pazienti.

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Patologie iatrogene del cavo orale C. RAPISARDI*1, A.P. CAPUTI2, G. POLIMENI2, G. PIANA1, N. CETRULLO1 Universit degli Studi di Bologna, Dottorato di Ricerca in Odontoiatria per disabili 2 Universit degli Studidi Messina, Dipartimento Clin. e Sperim. Medicina e Farmacol.
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Le reazioni avverse da farmaci (ADR, Adverse Drug Reactions) sono delle risposte nocive e non intenzionali ad un farmaco, che avvengono alle dosi normalmente usate nelluomo per la terapia, la profilassi o la diagnosi di una malattia. Le patologie iatrogene che coinvolgono il cavo orale sono nella maggior parte dei casi di gravit lieve o moderata; possono essere dirette, causate dal contatto del farmaco con la mucosa orale, o indirette, dovute alleffetto sistemico del farmaco che passa nel circolo ematico. Stomatiti, ulcere, xerostomia, scialorrea, alterazione del senso del gusto, ipertrofia gengivale, pigmentazione, emorragie, parestesie, alitosi sono possibili quadri patologici derivanti dallassunzione di farmaci. I principi attivi potenzialmente responsabili di eventi avversi possono essere di vario tipo (chemioterapici, antibiotici, antiartritici, f. cardiovascolari, antidepressivi, anticonvulsivanti). Le patologie da farmaci sono caratterizzate dalla loro aspecificit. Infatti levento avverso che possono determinare (es. penfigo, eritema multiforme, stomatite) ha sintomi e segni sovrapponibili a quelli di origine non farmacologica. Ci significa che per stabilire se levento patologico sia dovuto allassunzione di un farmaco o meno, necessaria una diagnosi differenziale che si basa innanzitutto su una accurata anamnesi, con la quale si ottengono dal paziente tutte le informazioni sui farmaci assunti e sulla considerazione che, nella maggioranza dei casi, levento si risolve o si attenua se il farmaco viene sospeso. Inoltre, un evento da farmaco tende a ripresentarsi ad una nuova assunzione del farmaco stesso.

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Sistematiche CAD-CAM e Ossido di Zirconio V. PORTELLO*, M. GARGARI, L. OTARIA, G. DE.VICO, A. BARLATTANI Universit degli Studi di Roma "Tor Vergata"

12 Congresso Nazionale del Collegio dei Docenti di Odontoiatria Roma Palazzo dei Congressi 16-19 marzo 2005

Scopo del presente lavoro quello di valutare il grado di affidabilit e standardizzazione della tecnica CAD-CAM nella realizzazione di cappette in zirconio ottenute con la sistematica Procera. Abbiamo preso in esame sei analoghi da laboratorio, i quali sono stati scannerizzati con uno scanner da laboratorio dedicato, il risultato della scansione tradotto in file viene inviato via mail in Svezia. la consegna delle cappette di zirconio avviene dopo circa tre giorni. Per valutare la precisione marginale i modellini ottenuti sono stati osservati al microscopio ottico a diversi ingrandimenti, stata fatta una media matematica sui valori ottenuti in micron, e confrontati con un lavoro precedentemente eseguito, dove si testava la precisione della Allumina. Alla luce dei risultati ottenuti dalla nostra ricerca sulla precisione marginale delle cappette All-Zircon realizzate con la sistematica Procera, possiamo affermare con tranquillit che rappresentano una valida alternativa alle tradizionali tecniche proteiche riabilitative.

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Valutazione in vitro usura dello smalto in antagonismo con ceramica S. PILASTRINI*, L. BERNINI, N. MOBILIO, S. CATAPANO Universit degli Studi di Ferrara, Sezione di Odontoiatria

Scopo del lavoro quello di valutare labrasivit di una nuova ceramica contro lo smalto umano ed eseguire un confronto con altri sistemi ceramici ad abrasivit ridotta. Le ceramiche utilizzate sono INITIAL LF ed INITIAL MC di GC, OMEGA 900 VITA, IVOCLAR IPS. d-SIGN realizzando 10 campioni di forma circolare standardizzata per ognuna, contrapponendoli a 40 cuspidi di smalto naturale ottenute sezionando ortogonalmente 10 molari umani. Tutti i campioni sono inglobati mediante resina a viti M6 per laggriffaggio alla macchina sperimentale, in particolare i campioni ceramici sono stati inglobati a 45 rispetto al piano di lavoro. Per i test di usura stata costruita una macchina dedicata che ha permesso di contrapporre 4 campioni ceramici, uno per tipo di ceramica, a 4 cuspidi naturali dello stesso elemento dentale contemporaneamente. Ad ogni singolo ciclo la macchina consente un impatto verticale costante a 75 N, seguito da uno scivolamento a 45 simulando il realistico contatto cuspide-cuspide nel cavo orale durante il ciclo masticatorio. Gli impatti si sono susseguiti per 100000 cicli ad una frequenza di 1.2 Hz in ambiente umido a 37 C. Per le valutazioni quantitative abbiamo utilizzato una bilancia di precisione a cinque cifre decimali pesando prima e dopo tutti i cicli di usura i singoli campioni, dalla pesatura si evidenzia lalta abrasivit di OMEGA con una perdita di peso % di 0,1370 seguita da d-SIGN 0,1048, MC 0,1206 ed LF 0,1323. Mentre la perdita % di peso dello smalto contrapposto ad OMEGA 0,4243, a d-SIGN 0,3222, a MC 0,2893, a LF 0,2177. Per le valutazioni qualitative siamo ricorsi alla microscopia elettronica per lanalisi di superficie sia dello smalto che delle ceramiche previa scarbonatura prima e dopo i cicli. Da questo studio in vitro emerso che le ceramiche meno abrasive verso lo smalto naturale sono quelle bassofondenti (in questo studio LF di GC), quindi ne consigliamo luso a larga scala ed in particolare in pazienti che presentano parafunzioni.

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