Sei sulla pagina 1di 4

2_16 L’Italia Unita, 1861-1900

«L’Italia è fatta; bisogna fare gli italiani».


Situazione italiana all’indomani dell’Unità d’Italia
Popolazione: 21.777.000 abitanti (diventeranno 26 milioni dopo l’annessione di Veneto, Trentino,
Venezia-Giulia e Lazio). Le città: Napoli 450 mila abitanti; superano i 200 mila Milano, Torino, Palermo e
Roma.
Alfabetizzazione e scolarizzazione: 78% analfabeta, ovvero 17 milioni di abitanti (54% in Piemonte,
Lombardia, Liguria; 90% nel Sud e nelle Isole). Le persone che parlano la lingua italiana sono soltanto 600
mila, gli altri si esprimono in dialetto. Gli alunni che frequentano le scuole superiori sono 27 mila (il 9 per
mille dei ragazzi fra 11 e 18 anni); gli iscritti all’università sono 6.500.
La Legge Casati del 1859 (Gabrio Casati, 1798-1873, ministro), valida per Lombardia e Piemonte, viene
estesa a tutto il Regno: istruzione primaria (elementare) gratuita e obbligatoria per almeno due anni, ma a
carico dei Comuni; nel 1861 gli iscritti alle elementari sono 1.009.000, pari al 54% dei bambini fra i 6 e gli
11 anni (dieci anni dopo saliranno al 67%, pari a 1.700.000).
Agricoltura: gli addetti sono il 70% della popolazione attiva; il 18% sono impiegati nell’industria,
mentre il 12% nei servizi. Il dato complessivo della popolazione attiva è di 12,5 milioni di persone.
Il 22% del Paese è costituito da terre incolte o paludose; le montagne sono i 2/3 del territorio.
All’inizio degli anni Sessanta, le rese agricole sono la metà di quelle francesi e 1/3 di quelle inglesi.
Nord (Pianura Padana, Lombardia e Piemonte): grande azienda capitalistica, con impiego di salariati,
e piccola azienda colonica in affitto. Centro: grandi e medie proprietà condotte a mezzadria, ovvero con
un accordo di compartecipazione dei raccolti tra proprietario e contadino (tabacco, ulivo, vite). Sud e isole:
accanto all’agricoltura di sussistenza delle aree montane, prevale il latifondo (cereali o pascolo).
Industrie: settore cotoniero in Piemonte, Lombardia e Campania; settore laniero in Piemonte e Veneto;
industria meccanica a Genova, Torino e Napoli. Debole il settore siderurgico a causa della scarsità di carbon
fossile.
Ferrovie: nel 1861 esistono 2.800 chilometri di ferrovie (2/3 dei quali in Piemonte e Lombardia); nel
1880 diventeranno 10mila chilometri.
Divario Nord-Sud: il divario Nord-Sud è maggiore a livello agricolo. Nel Sud mancano aziende agricole
capitalistiche, è scarsamente diffusa la coltura intensiva, gran parte delle terre viene coltivata a cereali
(“questione meridionale”). Il settore industriale è discretamente sviluppato solo a Salerno e Napoli, protetto
dalle barriere doganali. L’abbassamento dei dazi sulle merci in entrata, per adeguarsi alla prassi del Nord
Italia, segnerà il tracollo delle industrie locali, fortemente danneggiate dalla concorrenza.
Questione finanziaria: il deficit del nuovo Stato è elevato perché eredita non solo le ingenti spese di
guerra, ma anche il pesantissimo debito pubblico degli stati preunitari (2 miliardi e 402 milioni di lire).
Forma di Stato: monarchia parlamentare.
La legge elettorale – con il sistema maggioritario e collegio uninominale – è a suffragio ristretto: 25
anni d’età; pagamento di almeno 40 lire di imposte annue; saper leggere e scrivere.
Nel 1861 gli elettori sono 620mila, ovvero il 2% della popolazione (7% dei maschi adulti).
Differenza fra “paese reale” e “paese legale”.
Il potere esecutivo è il vero cuore del sistema istituzionale («partito di governo»).
L’Unità d’Italia: unificazione o piemontesizzazione?
Annessioni: nel 1859-1860, le regioni liberate sono annesse al Piemonte tramite plebisciti (solo la
Lombardia attraverso un trattato internazionale). Tali votazioni vengono gestite dai prefetti, che si attivano
perché tutti partecipino al voto. Il voto è pubblico e non segreto; i risultati sono ovunque vicini al 99%. Si
sceglie la soluzione dello Stato unitario anziché quella di creare uno Stato federale.
Continuità: il re continua a chiamarsi “II” e il Parlamento eletto nel 1861 non viene chiamato “prima
legislatura”, bensì “ottava legislatura”.
Non viene accolta la proposta di convocare un’Assemblea costituente (Mazzini).
Con la Destra storica, lo Statuto albertino viene esteso a tutto il regno e le leggi piemontesi sono
applicate all’intero territorio nazionale (legge di pubblica sicurezza; i codici penale, civile e di procedura
civile; la legge sulla pubblica istruzione e quella relativa ai Comuni e alle Province).
Con la Destra storica, l’amministrazione viene fortemente accentrata; il territorio suddiviso in 59
province e in comuni rispettivamente amministrati, sul modello francese, da prefetti e sindaci di nomina
regia in assoluta dipendenza dal governo centrale, affiancati da deputazioni provinciali e consigli comunali,
cioè organi consultivi, eletti a suffragio ristretto (legge Rattazzi, marzo 1865).
Con la Destra storica, viene istituita la leva obbligatoria (in Sicilia, sotto i Borbone, il servizio militare
era volontario).
Esponenti della Destra storica: sono uomini che appartengono all’alta borghesia e al novero dei grandi
proprietari terrieri; avevano collaborato alla politica liberal-moderata e filo-monarchica di Cavour. La
Destra storica è liberale, laica e accentratrice. Via diplomatica per il completamento dell’unità d’Italia.
Esponenti della Sinistra storica: sono uomini che appartengono alla piccola borghesia. Nella Sinistra
confluiscono esponenti della vecchia sinistra costituzionale piemontese, mazziniani e garibaldini, ex-
democratici. La Sinistra storica persegue una politica di moderate riforme democratiche, tra cui
l’allargamento del suffragio e il decentramento amministrativo; si batte per il completamento dell’unità
d’Italia attraverso sollevazioni popolari.
Problemi aperti: ordinamento istituzionale, questione finanziaria/situazione economica, “questione
meridionale”, “questione romana”, “questione veneta”.

Governi della Destra Storica (1861-1876)

23 marzo 1861-6 giugno 1861


Presidente del Consiglio: Camillo Benso, conte di Cavour (1810-1861).
“Questione romana”: 27 marzo 1861, proclamazione simbolica di Roma capitale del Regno d’Italia.
6 giugno, muore Cavour.

12 giugno 1861-3 marzo 1862


Presidente del Consiglio: Bettino Ricasoli (1809-1880).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Ordinamento istituzionale/accentramento: estensione al regno dell’ordinamento piemontese (Statuto
albertino; legge di pubblica sicurezza; i codici penale, civile e di procedura civile)
Politica economica: unificazione dei debiti pubblici degli Stati preunitari.
“Questione meridionale”, cause: 1) mancata riforma agraria (la vendita delle terre demaniali non
promuove la formazione della piccola e media proprietà); 2) coscrizione obbligatoria (vengono tolte braccia
all’agricoltura); 3) imposizione di nuove tasse; 4) politica libero-scambista (concorrenza di prodotti
piemontesi, lombardi ed europei) 5) «blocco agrario-industriale» (alleanza d’interessi fra borghesia del
Nord e latifondisti del Sud). Nasce il fenomeno del brigantaggio – estate 1861-dicembre 1865, 80.000
persone coinvolte – che provoca più morti delle guerre risorgimentali (5.212 briganti fucilati o uccisi in
combattimento, 5.044 arrestati; vengono impiegati 15.000 soldati che diventano 116mila nel ’63). [Brigante:
il termine deriva dal verbo «brigare» che significa «praticare, trovarsi insieme»; anticamente aveva
l’accezione positiva di «compagnone», in seguito assumerà sempre più la connotazione di «fuorilegge»]
Alleanza d’interessi, di fatto, della borghesia liberale del Nord con gli arretrati latifondisti del Sud.
“Questione romana”: Bettino Ricasoli rimane fedele al principio cavouriano «libera Chiesa in libero
Stato».

3 marzo-8 dicembre 1862


Presidente del Consiglio: Urbano Rattazzi (1808-1873).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Ordinamento istituzionale/accentramento: unificazione dei sistemi tributari e monetari.
Politica economica: introduzione della lira.
“Questione romana”: il re, Vittorio Emanuele II, sostiene segretamente il tentativo di Giuseppe
Garibaldi di arrivare a Roma attraverso una spedizione di volontari che prima si recano in Sicilia e,
successivamente, in Calabria (estate 1862); successivo invio dell’esercito regio in Aspromonte (Calabria)
per fermare spedizione di Giuseppe Garibaldi (29 agosto 1862), che rimane ferito a una gamba.

8 dicembre 1862-24 marzo 1863


Presidente del Consiglio: Luigi Carlo Farini (1812-1866).

24 marzo 1863-28 settembre 1864


Presidente del Consiglio: Marco Minghetti (1818-1886).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
“Questione meridionale”: nel Mezzogiorno viene proclamato lo stato d’assedio. Il 15 agosto 1863
viene approvata la Legge Pica (Giuseppe Pica, 1813-1887, senatore) che trasforma la repressione da norma
eccezionale a norma sanzionata dal diritto (in vigore fino al 1865).
“Questione romana”: viene firmata con la Francia la Convenzione di Settembre (1864): l’Italia si
impegna a non invadere lo Stato Pontificio e anzi a difendere i suoi confini, mentre la Francia, nel giro di due
anni, si impegna a ritirare le sue truppe da quei territori (erano lì dal 1849); nell’accordo è previsto lo
spostamento della capitale italiana da Torino a Firenze.
1864, papa Pio IX (1846-1878) emana l’enciclica Quanta cura (netta linea di demarcazione fra fede
cattolica e idee moderne) e fa pubblicare il Sillabo degli errori del nostro tempo (una «raccolta» di 80
proposizioni tipiche del liberalismo condannate dalla Chiesa).

28 settembre 1864-20 giugno 1866


Presidente del Consiglio: Alfonso La Marmora (1804-1878).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Ordinamento istituzionale/accentramento: viene varata la legge per l’unificazione amministrativa: il
territorio suddiviso in 59 provincie e in comuni rispettivamente amministrati, sul modello francese, da
prefetti e sindaci di nomina regia in assoluta dipendenza dal governo centrale, affiancati da deputazioni
provinciali e consigli comunali, cioè organi consultivi, eletti a suffragio ristretto ( legge Rattazzi, marzo
1865); viene varata anche la legge di riforma dell’ordinamento giudiziario che ribadisce il principio di
indipendenza della magistratura.
“Questione romana”: gestione efficace del trasferimento della capitale da Torino a Firenze (1865); le
truppe francesi abbandonano Roma.
“Questione veneta”: l’8 aprile 1866, l’Italia stipula l’alleanza con la Prussia, in chiave anti-austriaca,
che porterà alla Terza guerra d’Indipendenza (20 giugno-12 agosto 1866).

20 giugno 1866-10 aprile 1867


Presidente del Consiglio: Bettino Ricasoli (1809-1880).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Ordinamento istituzionale/accentramento: esproprio dei beni ecclesiastici (fra il 1867 e il 1880
vengono espropriati 575 mila ettari di terra); lo Stato riconosce valido il solo matrimonio civile. Creazione
delle Circoscrizioni rurali, coordinate da un Consorzio agrario che si deve occupare della
modernizzazione agricola in quella determinata zona (dicembre 1866).
Politica economica: aumento dell’imposizione indiretta. Introduzione del corso forzoso: viene emessa
in grande quantità carta-moneta non convertibile in oro (si tratta di una politica inflazionistica, che permette
di sopperire ai bisogni più urgenti dell’erario, ma peggiora il livello di vita delle masse).
“Questione veneta”: Terza guerra d’Indipendenza (20 giugno-12 agosto 1866). Sconfitte italiane sul
campo a Custoza (24 giugno) e per mare a Lissa (20 luglio); sconfitta austriaca della Sadowa (Boemia) ad
opera dei prussiani; vittoria garibaldina a Bezzecca (21 luglio); armistizio austro-prussiano (26 luglio) e
firma della Pace di Praga (vedi scheda 2_15); firma della Pace di Vienna tra Austria e Italia con la quale
l’Italia ottiene solo il Veneto (3 ottobre 1866), mentre Trentino e Venezia Giulia restano sotto gli austriaci.
10 aprile-27 ottobre 1867
Presidente del Consiglio: Urbano Rattazzi (1808-1873).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Ordinamento istituzionale/accentramento: viene varata la legge che sopprime gli ordini religiosi e
aumenta i tributi agli enti ecclesiastici.
“Questione romana”: insurrezione popolare a Roma a favore dell’annessione al Regno d’Italia;
volontari garibaldini corrono in soccorso dei patrioti romani; l’esercito regio è impiegato per fermare il
nuovo tentativo garibaldino di ingresso a Roma.

27 ottobre 1867-14 dicembre 1869


Presidente del Consiglio: Luigi Federico Menabrea (1809-1896).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Politica economica: il governo impone la tassa sul macinato (1868) – ossia sulla macinazione dei
cereali, con conseguente rincaro del pane (ribattezzata «tassa sulla fame», «imposta sulla miseria») -
provocando violente manifestazioni represse con brutalità dall’esercito regio.
“Questione romana”: le truppe francesi sconfiggono i volontari garibaldini a Mentana, a pochi
chilometri da Roma (3 novembre 1867); vengono repressi gli insorti romani.

14 dicembre 1869-10 luglio 1873


Presidente del Consiglio: Giovanni Lanza (1810-1882).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Politica economica: rigorosa politica fiscale con l’obiettivo del pareggio di bilancio (ministro Quintino
Sella, 1827-1884).
“Questione romana”: approfittando del conflitto fra Prussia e Francia (19 luglio 1870-28 gennaio
1871 vedi scheda 2_15), le truppe italiane entrano a Roma: Breccia di Porta Pia (20 settembre 1870) con
successivo plebiscito che sancisce l’unione all’Italia di Roma e del Lazio (2 ottobre 1870). Il 3 febbraio
1871 viene stabilito il trasferimento della capitale del Regno d'Italia da Firenze a Roma.
Legge delle guarentigie
(«garanzie», 13 maggio
1871), considerata dal Papa
un atto di unilaterale di
prevaricazione, che regolerà
i rapporti fra Regno d’Italia e
Santa Sede fino al 1929: il
Papa è capo di Stato e ha
piena sovranità su Vaticano,
Laterano e Castel Gandolfo;
vengono concessi
autonomia diplomatica,
extraterritorialità,
appannaggio annuo da parte
dello Stato italiano; viene
abolita ogni restrizione al
diritto di associazione del
clero e dei fedeli
e si assicura piena libertà di
propaganda della fede su
tutto il territorio nazionale;
la Chiesa rinuncia a privilegi che interferiscano con l’attività politica e amministrativa dello Stato italiano.

1874, Papa Pio IX bolla come «ingiusta, violenta, nulla e invalida» quella che considera «l’occupazione
italiana» e pronuncia il famoso Non expedit («non conviene», «non è opportuno»), con il quale invita i
cattolici ad astenersi dalla vita politica del nuovo Stato e quindi a non esercitare il diritto di voto. La Chiesa e
i cattolici più intransigenti vengono così ad assumere un ruolo di opposizione allo Stato liberale.

10 luglio 1873-25 marzo 1876


Presidente del Consiglio: Marco Minghetti (1818-1886).
Provvedimenti, iniziative ed eventi.
Politica economica: viene raggiunto il pareggio di bilancio (1875). Il 18 marzo 1876 la Destra storica,
in Parlamento, viene battuta nella votazione in merito a un disegno di legge sul passaggio dai privati allo
Stato della gestione delle ferrovie.

Potrebbero piacerti anche