Sei sulla pagina 1di 24

EGeA

EGeA
VOL.3 VOL.3

Nel 2011 Michel Aberson, Maria Cristina Biella, Massimiliano Di Fazio e Manuela Wul-
lschleger, due Italiani e due Svizzeri, due archeologi e due storici dell’antichità si sono in-
contrati a Ginevra presso la Fondation Hardt pour l’étude de l’Antiquité classique e hanno
deciso di intraprendere insieme un progetto audace: organizzare tre incontri di studio sui
popoli dell’Italia centrale, prendendo in considerazione i diversi momenti della loro vicen- MICHEL ABERSON
da storica, dall’indipendenza, passando per le loro relazioni con Roma e terminando con MARIA CRISTINA BIELLA
la (ri)costruzione delle loro identità all’interno del mondo romano.

ABERSON, BIELLA, DI FAZIO, SÁNCHEZ, WULLSCHLEGER ‘ROMANIZZAZIONE’


MASSIMILIANO DI FAZIO
Alla base del progetto, che ha subito trovato il supporto di molti colleghi e istituzioni, c’era PIERRE SÁNCHEZ
l'idea di portare storici, archeologi, linguisti e specialisti di letteratura latina a collaborare MANUELA WULLSCHLEGER (éds)
per costruire insieme su questi argomenti un quadro dalle tinte a volte significativamente
contrastanti.

Il presente volume, pubblicato con la collaborazione di Pierre Sánchez, è il risultato del


secondo incontro di studi della serie E pluribus unum? L’Italia dalla frammentazione pre-
romana all’unità augustea, tenutosi a Roma nel 2014 e incentrato sulle diverse modalità L’ITALIA CENTRALE
E LA CREAZIONE DI
secondo le quali le variegate realtà preromane sono entrate a far parte dell’universo ro-
mano. Il dibattito sulla “romanizzazione” è stato uno dei più intensi nel panorama scien-
tifico degli ultimi decenni. Del concetto sono stati declinati tutti i possibili punti di vista,
tutte le criticità, le debolezze. Nel presente volume, il focus è stato dettato da un voluto
understatement. Si è scelto di accettare l’uso dell’etichetta “romanizzazione”, che infatti UNA KOINÉ
già dal titolo è stata posta tra virgolette, lasciando che i vari intervenuti fossero liberi di
ridefinirla a loro piacimento. L’idea è stata poi quella di articolare il tema in una serie di CULTURALE ?
I PERCORSI DELLA
tavole rotonde, ciascuna incentrata su tematiche specifiche, caratterizzanti del fenomeno
“romanizzatorio”: le dinamiche di integrazione e opposizione alla conquista dai punti di
vista politico e istituzionale, le influenze reciproche a cui le diverse lingue e culture epigra-
fiche sono stati soggetti, le strutture economiche e del territorio, l’integrazione religiosa e
le produzioni artistiche e artigianali sono stati gli argomenti portanti del colloquio. Attorno ‘ROMANIZZAZIONE’
a queste tavole rotonde, ciascuna coordinata da un discussant, si è cercato ancora una
volta di radunare studiosi di formazione e classi di età diverse, alcuni più interessati alle
realtà preromane e altri i cui interessi sono invece rivolti al mondo romano, nel tentativo
di creare in questo modo ancora una volta il confronto dialogico tra diversi punti di vista.

ISBN 978-3-0343-2072-6

www.peterlang.com 9 783034 320726 PETER LANG


EGeA
VOL.3

Direction : Lorenz E. Baumer, Philippe Collombert


Comité scientifique : Michel Aberson (Universités de Lausanne et de Genève),
Miroslav Novak (Universität Bern), Joachim Quack (Universität Heidelberg),
François Queyrel (EPHE, Paris)

Comité scientifique du projet «E pluribus unum ? L’Italie, de la diversité préromaine


à l’unité augustéenne» :
Michel Aberson (Université de Lausanne, Université de Genève), Lorenz Baumer (Uni-
versité de Genève), Maria Cristina Biella (University of Southampton, British School at
Rome), Edward Bispham (University of Oxford), Tim Cornell (University of Manchester),
Massimiliano Di Fazio (Università di Pavia), Maurizio Harari (Università di Pavia), Damien
Nelis (Université de Genève), Nicholas Purcell (University of Oxford), Christoph Riedweg
(Universität Zürich, ancien directeur de l’Institut Suisse de Rome), Pierre Sánchez (Uni-
versité de Genève), Federico Santangelo (University of Newcastle), Christopher Smith
(British School at Rome), Michel Tarpin (Université de Grenoble), Rudolf Wachter (Uni-
versité de Lausanne, Universität Basel), Manuela Wullschleger (Université de Genève,
Musée d’art et d’histoire de Genève).
MICHEL ABERSON
MARIA CRISTINA BIELLA
MASSIMILIANO DI FAZIO
PIERRE SÁNCHEZ
MANUELA WULLSCHLEGER (éds)

L’ITALIA CENTRALE
E LA CREAZIONE DI
UNA KOINÉ CULTURALE ?
I PERCORSI DELLA
‘ROMANIZZAZIONE’
E PLURIBUS UNUM ?
L’ITALIE, DE LA DIVERSITÉ
PRÉROMAINE À L’UNITÉ
AUGUSTÉENNE, VOL. II

PETER LANG
Bern · Berlin · Bruxelles · Frankfurt am Main · New York · Oxford · Wien
Information bibliographique publiée par «Die Deutsche Nationalbibliothek»
«Die Deutsche Nationalbibliothek» répertorie cette publication dans la «Deutsche
Nationalbibliografie»; les données bibliographiques détaillées sont disponibles
sur Internet sous ‹http://dnb.d-nb.de›.

Nous remercions les institutions, les fondations et les associations qui ont soutenu
le colloque et/ou la publication de ce volume :

ISBN 978-3-0343-2072-6 br. ISBN 978-3-0343-2480-9 eBook


ISSN 2296-8628 br. ISSN 2296-8636 eBook
ISBN 978-3-0343-2482-3 MOBI ISBN 978-3-0343-2481-6 EPUB

Cette publication a fait l’objet d’une évaluation par les pairs.

© Peter Lang SA, Editions scientifiques internationales, Berne 2016


Hochfeldstrasse 32, CH-3012 Berne, Suisse
info@peterlang.com, www.peterlang.com

Tous droits réservés.


Cette publication est protégée dans sa totalité par copyright.
Toute utilisation en dehors des strictes limites de la loi sur le copyright est
interdite et punissable sans le consentement explicite de la maison d’édition.
Ceci s’applique en particulier pour les reproductions, traductions, microfilms,
ainsi que le stockage et le traitement sous forme électronique.

Imprimé en Suisse
V

Indice

Michel A berson, M AriA cristinA biellA, M AssiMiliAno Di FAzio,


Pierre sánchez, M AnuelA Wullschleger
Premessa 1
eDWArD bisPhAM
Una, nessuna o centomila romanizzazioni? 5

I. Integrazione e opposizione
Pierre sánchez, A nthony-M Arc sAnz
Le rôle des foedera dans la construction de l’Italie romaine 17
John PAtterson
Elite networks in pre-Social War Italy 43
A ltAy Coşkun
The Latin Rights of the Early and Middle Republic: a Pessimistic Assessment 57
loreDAnA cAPPelletti
L’elemento romano negli stati italici in età anteriore alla Guerra Sociale (90-88 a. C.) 73
A nDreA r Aggi
Le concessioni di cittadinanza viritim prima della Guerra Sociale 85
sylvie PittiA
Conclusioni 97

II. Lingua e testi


gilles vAn heeMs
Vers une koinè italienne? La langue latine au contact de ses voisines:
questions de méthode et réflexions autour du cas du «bilinguisme» étrusco-latin 105
enrico benelli
Culture epigrafiche in Italia fra IV e I secolo a. C.: alcune osservazioni 121
eMMAnuel DuPrAz
Le Tavole Iguvine e la questione della latinizzazione dell’Italia:
contatti con il latino nell’umbro del II sec. a. C.? 127
PAolo Poccetti
Conclusioni 143
VI Indice

III. Strutture e territorio


Gabriele Cifani
L’economia di Roma nella prima età repubblicana (V-IV secolo a. C.): alcune osservazioni 151
MiChel Tarpin
L’appropriation du territoire par Rome : conquête, deditio, foedus, confiscation 183
enzo lippolis
La città in Italia tra modelli ellenistici e politica romana 201
niCola TerrenaTo
Conclusioni 249

IV. Religione
GianluCa De sanCTis
Il “linguaggio” del politeismo e i percorsi della romanizzazione 257
olivier De Cazanove
Offerte della e dall’Italia centrale.
Teste e uteri di terracotta come spie delle dinamiche di diffusione 273
Tesse D. sTek
‘Romanizzazione religiosa’ tra modello poliadico e processi culturali.
Dalla destrutturazione postcoloniale a nuove prospettive sull’impatto della conquista romana 291

ChrisTopher sMiTh
Conclusions 307

V. Arte e artigianato artistico


M aurizio h arari
Hellenismus in Mittelitalien, quarant’anni dopo. Un anticipo di Conclusioni 313
laura M aria MiCheTTi
Artigianato artistico e committenza privata in ambiente etrusco-italico
nell’età della romanizzazione tra integrazione e sopravvivenza 329
filippo DeMMa
Architetture della “conquista”: elementi per la ricostruzione di un dialogo culturale 365
fabrizio pesanDo
Architettura domestica e segmentazione sociale all’epoca della romanizzazione
dell’Italia antica: integrazione e omologazione 393

M ario Torelli
Riflessioni a margini del convegno 407

Discussione finale
Tavola rotonda 413
1

Michel Aberson, MAriA cristinA biellA, MAssiMiliAno Di FAzio,


Pierre sánchez, MAnuelA Wullschleger

Premessa

Il dibattito sulla “romanizzazione” è stato uno dei per dirla alla Gertrude Stein. Di conseguenza,
più intensi nel panorama scientifico degli ultimi abbiamo preferito dare la precedenza ai dati, alle
decenni. L’elenco di contributi critici è ampio, e analisi specifiche. Ma anche in questo caso, come
continua ancora a crescere1. Del concetto sono in quello del primo convegno della nostra serie3,
stati declinati tutti i possibili punti di vista, tutte non mancava un’idea che fungesse da volano:
le criticità, le debolezze. Se ne è fatta perfino una nel primo incontro ginevrino, era stata quella di
sorta di “cartina di tornasole” di certe storiche mettere in dialogo su uno stesso popolo dell’Italia
differenze tra tradizioni accademiche diverse. Si antica due studiosi di formazione e/o interessi
è arrivati, infine, a proporre di abolire il termine diversi, storico e archeologico. In questo secon-
stesso, in quanto inadeguato o fuorviante. do appuntamento, l’idea è stata invece quella di
In questo dibattito, come talvolta accade, è suc- articolare il tema in una serie di tavole rotonde,
cesso che ad un certo punto il focus si sia spostato ciascuna incentrata su tematiche specifiche che
sull’etichetta, in una disputa che assomiglia per ci sono parse tra quelle più caratterizzanti del
certi versi a quelle dotte contese medievali tra fenomeno “romanizzatorio”. La scelta è caduta
nominalisti e realisti. Speculando in termini di sui concetti di “integrazione e opposizione” alla
“imperialismo”, “colonialismo”, “post” e “anti- conquista letti dal punto di vista storico, sulle mo-
colonialismo”2, si è giunti a discutere ad un livello dificazioni a cui lingua e testi sono stati soggetti,
teorico molto raffinato, ma forse fin troppo alto: sulle variazioni nelle strutture economiche e del
talmente alto, da che si è finito talvolta per perdere territorio, sugli aspetti di integrazione religiosa
di vista i dati, i fatti, le specificità. e infine su quelli legati alle produzioni artistiche
Nel convegno che qui si introduce, il focus è stato e artigianali. Attorno a queste tavole rotonde,
dettato da un voluto understatement. Si è scelto ciascuna coordinata da un discussant, abbiamo
di accettare l’uso dell’etichetta “romanizzazione”, cercato di radunare studiosi di formazione e classi
che infatti già dal titolo dell’incontro di studi è di età diverse, alcuni più interessati alle realtà
posta tra virgolette, lasciando che i vari interve- preromane e altri i cui interessi sono invece rivolti
nuti fossero liberi di ridefinirla a loro piacimento, al mondo romano, nel tentativo di creare in questo
di adottare una definizione corrente, o sempli- modo ancora una volta il confronto dialogico tra
cemente di glissare. Questo nella convinzione diversi punti di vista. Il focus geografico prescel-
che “un’etichetta è un’etichetta è un’etichetta”, to è stato quello della penisola italiana. È infatti

1 Si vedano di recente e senza pretese di completezza rimandiamo alle riflessioni di versluys 2014, p. 9 e
versluys 2014; trAinA 2006. ai contributi di discussione a questo lavoro contenuti
2 Per una critica dei concetti di “imperialismo” e “co- nello stesso fascicolo.
lonialismo” applicati allo studio del mondo antico, 3 Entre archéologie et histoire 2014, p. 1-3.
2 M. A berson, M. cristinA biellA, M. Di FAzio, P. sAnchez, M. Wullschleger

questa la “romanizzazione” che ci interessava: E ci piace ricordare che si è trattato di un lavoro


l’incontro tra la cultura romana in espansione e le di équipe che è emerso sin dalle fasi organizzati-
diverse realtà della penisola italica. Un incontro, ve del convegno e di cui non possiamo non dare
questo, necessariamente diverso da quello tra conto con grande soddisfazione. Ci era parso sin
Roma e le culture d’oltralpe (Gallia, Britannia, da subito il caso che la scelta migliore per parlare
penisola iberica, Grecia), che invece è spesso di “romanizzazione” fosse quella di organizzare il
al centro del dibattito teorico sulla “romanizza- convegno nel centro del potere, a Roma. Chiunque
zione”4. Ma si tratta forse di due fenomeni troppo abbia avuto la fortuna di frequentare l’ambiente
distanti per essere confrontati: troppo diverse non accademico romano, sa quanto una delle enormi
solo le realtà sottomesse, ma troppo diversa la ricchezze che lo contraddistinguono siano le Ac-
stessa potenza dominatrice, quella Roma che tra i cademie straniere. E ad alcune di esse ci siamo
secoli dell’espansione in Italia e la fase del traboc- rivolti, ricevendo pieno supporto e ogni tipo di
care oltre i confini della penisola era cambiata, e aiuto. E di questo aiuto siamo particolarmente
non poco. grati, in un periodo che, come tutti sappiamo, non
I risultati di questo esperimento sono stati partico- è felicissimo per le nostre ricerche. Il Convegno
lari. Alcuni intervenuti, a margine del convegno, si è così potuto avvalere del sostegno incondizio-
si sono detti solo parzialmente soddisfatti o in nato dell’Istituto Svizzero di Roma, della British
parte sconcertati proprio per quella mancanza School at Rome, del Koninklijk Nederlands Insti-
di riflessione teorica di cui abbiamo detto. Ma tuut Rome e dell’École française de Rome.
ora, rivedendo i contributi riuniti e pubblicati, La pubblicazione degli Atti è stata possibile gra-
crediamo di poter dire che questo insieme di dati zie ai contributi dell’Università di Ginevra, in
e riflessioni su singoli aspetti possa costituire particolare dell’Unité d’Histoire ancienne, del
una base su cui poter tornare a ragionare anche Département des sciences de l’Antiquité, della
dal punto di vista teorico in maniera più serena Faculté des Lettres (Fonds Casaubon), del Fonds
e meditata, essendoci forse lasciati alle spalle général du Rectorat pour les publications e della
costrutti teorici entrati nell’uso comune, frutto di Maison de l’Histoire, dell’Università di Zurigo
assai acute intuizioni, ma a volte sostanziati da (Fonds für Altertumswissenschaft) e dell’Associa-
insiemi di dati in parte esili. tion des Membres et des Amis de l’Institut Suisse
Ciò è stato a nostro avviso possibile grazie a due de Rome (AMA ISR).
elementi in particolare. Il primo è il livello di ag- Ancora una volta ci teniamo particolarmente a
giornamento delle nostre conoscenze nei diversi chiudere il volume con un ringraziamento sentito
campi in cui l’incontro tra Roma e i popoli italici a tutti i membri del Comitato Scientifico del pro-
si manifestò, aggiornamento di cui va reso merito getto E pluribus unum? L’Italia dalla frammenta-
agli studiosi che hanno partecipato. Il secondo zione preromana all’unità augustea, che in questi
è proprio il dibattito tra studiosi di formazione anni hanno continuato a non farci mancare il loro
diversa, che hanno potuto dialogare e confron- sostegno, con preziosi spunti critici di riflessione
tare le proprie idee, i propri strumenti, le proprie e con i più disparati aiuti.
categorie fuori dalle tentazioni autoreferenziali
che a volte gravano sui convegni troppo speciali- Michel Aberson
stici. Perché non si può non dare ragione ancora Maria Cristina Biella
una volta ad un maestro come Fernand Braudel, Massimiliano Di Fazio
quando già nel 1950 diceva: “non c’è scampo al Pierre Sánchez
di fuori del lavoro di équipe”5. Manuela Wullschleger

4 WoolF 1998; k eAy & terrenAto 2001. 5 brAuDel 2003, p. 23.


Premessa 3

Abbreviazioni bibliografiche k eAy & terrenAto 2001


keAy (s.), terrenAto (n.) (eds.) – Italy and the West:
Comparative Issues on Romanization, Oxford, 2001.
brAuDel 2003 trAinA 2006
F. brAuDel – Scritti sulla storia, Milano (= Écrits sur trAinA (g.) – “Romanizzazione, ‘métissages’, ibridità,
l’histoire, Paris 1969), 2003. Alcune riflessioni”, MEFRA, 118/1, 2006, p. 151-158.
Entre archéologie et histoire 2014 versluys 2014
A berson (M.), biellA (M. c.), Di FAzio (M.), Wull- versluys (M. J.) – “Understanding objects in motion.
schleger (M.) (ed.) – Entre archéologie et histoire: An archaeological dialogue on Romanization”, in
dialogues sur divers peuples de l’Italie préromaine, Archaeological Dialogues, 21.1, 2014, p. 1-20.
Bern, 2014. WoolF 1998
WoolF (g.) – Becoming Roman: The Origin of
Provincial Civilization in Gaul, Cambridge, 1998.
gilles vAn heeMs

Vers une koinè italienne ?


La langue latine au contact de ses voisines : questions de méthode
et réflexions autour du cas du « bilinguisme » étrusco-latin

Dans cette table ronde visant à réfléchir à la notion ou d’un vice téléologique poussant, plus ou moins
de koinè culturelle appliquée aux questions de consciemment, à écrire l’histoire d’une Pénin-
langue, d’écriture et de production écrite, j’ai été sule destinée à devenir romaine, à la nature de
chargé par les organisateurs de proposer, je cite, la documentation (les inscriptions bilingues, qui
« un cadre critique de la manière dont le latin s’est sont un des documents les plus souvent étudiés
modifié sous l’influence des langues de l’Italie dans cette perspective, étant pour l’essentiel des
préromaine avec lesquelles il est entré en contact ». témoignages tardifs d’une époque où les territoires
C’est là un vaste programme et un thème – celui étrusque et italiques sont largement latinisés et
des languages in contact – cher à la linguistique en passe d’abandonner leurs langues d’origine)
historique et générale de la seconde moitié du et au fait, enfin, que l’on connaisse nettement
XXe siècle, largement renouvelé grâce à l’apport mieux le latin que n’importe quelle autre langue
de la créolistique à partir des années 19801. Bien épichorique d’Italie.
entendu, la question des contacts et des inter- C’est malgré tout une question intéressante, et
férences entre les langues n’a pas échappé aux qui a eu un certain succès au moins parmi les
spécialistes de l’Italie préromaine, territoire qui spécialistes de l’histoire du latin et ceux qui se
constitue, comme on sait, un conservatoire remar- sont occupé des origines de Rome : on peut en
quable de langues attestées par l’écriture au Ier effet faire remonter les premières tentatives scien-
millénaire, au corpus et à la fortune très variables, tifiques d’une étude des éléments étrusco-italiques
mais formant pour qui s’intéresse à la linguistique du vocabulaire latin (je laisse donc de côté les
historique un terrain d’étude unique. On notera essais des érudits de l’Antiquité) aux travaux de
néanmoins que cette question a surtout été traitée R. Conway et d’A. Ernout, respectivement sur les
dans l’autre sens, si l’on peut dire, c’est-à-dire sabinismes de la langue latine2 et sur les emprunts
principalement du point de vue de l’influence du du latin au lexique étrusque3 ; ces études pèchent
latin sur les langues épichoriques de l’Italie. Cette souvent par leur méthode4, mais la question mérite
prédilection s’explique par toutes sortes de motifs, bien entendu qu’on la reprenne sur des bases nou-
de l’intérêt prononcé des savants pour la question velles, car l’émergence dans les années 1930 de
de la romanisation, dont la latinisation des parlers la notion de koinè culturelle et son succès tout au
locaux est à la fois un témoin et un cas particulier, long du XXe siècle5 – qu’il est de notre devoir de

1 Voir, entre autres, les actes du colloque de Mannheim 4 Voir, par ex., Poucet 1966 ; Poucet 1972, p. 108-
de 1982 (urelAnD 1982) ou l’important volume 111.
BoretZky 1983. 5 On lira avec grand intérêt la remarquable synthèse
2 conWAy 1893. historique que propose E. Triantafillis de ce concept
3 ernout 1929. (triAntAFillis 2005).
106 gilles vAn h eeMs

sonder, méditer et discuter ces jours-ci – doit nous concentrant principalement sur l’héritage étrusque
conduire à nous demander si cette fameuse koinè, et sabellique, sans nous interdire quelques incur-
dont le concept est, je le rappelle, emprunté à la sions dans d’autres langues.
linguistique, peut recevoir, dans le cas de l’Italie
préromaine, une acception linguistique, et quel
rôle le latin a pu occuper dans la dynamique des
contacts entre les peuples et les langues de l’Italie
centrale, voire au delà.
Langues en contacts, linguistique
Si l’on peut faire remarquer à juste titre que historique et Restsprachen
l’espace péninsulaire est, au moment où apparaît
et se diffuse l’usage de l’écriture, une « mosaïque » Il n’est de langue au monde qu’en contact, et
de peuples, et que, partant, les Romains sont, dès l’interférence linguistique est un phénomène uni-
l’aube de leur histoire, en situation de contacts versel et l’un des principaux facteurs du change-
linguistiques pluriels (on constatera, pour nous ment linguistique. Très rapidement, rappelons les
limiter aux seules langues « autochtones » de concepts développés pour analyser et comprendre
l’Italie, que le territoire latin, lui-même, jouxte les différents cas de contacts interlinguistiques
directement celui des locuteurs de langues aussi attestés à travers le monde.
différentes que l’étrusque, les parlers sabelliques, Commençons par le concept de koinè qui est
ou le falisque), nous ne devons pas nous en éton- soumis à notre réflexion collective : on appelle
ner : même si nos sociétés modernes, du moins koinè, à l’image de la κοινὴ διάλεκτος élaborée
en Occident, où tend à s’imposer un modèle dans le monde grec à l’époque hellénistique, une
de langue unique et hautement normalisée à forme linguistique normalisée à partir de deux
l’ensemble des habitants d’un État, l’oublient ou plusieurs dialectes d’une même langue, afin de
peut-être, une langue, au moins depuis Babel, faciliter l’intercompréhension et la communica-
est toujours en contact, et se définit toujours par tion des différentes communautés qui l’adoptent.
rapport à celles avec lesquelles elle est en relation. Comme toute langue normalisée, elle suppose une
Mais les situations de contact linguistique, pour intervention consciente de la part de législateurs
universelles qu’elles soient, n’en sont néanmoins linguistiques et la promotion active d’institutions
pas univoques, et induisent toute une gamme de qui l’emploient exclusivement ou de manière pri-
changements, que les travaux consacrés à ce sujet vilégiée6 ; on parlera ainsi de koinéisation pour
depuis les années 1970 ont bien mis en évidence. décrire l’émergence d’un dialecte nouveau, plus ou
Il est ainsi indispensable, si l’on entend revenir sur moins stable, créé à partir d’un mélange de traits
la question débattue de l’influence des langues de provenant de dialectes différents ; son corollaire
l’Italie préromaine sur la formation du latin, de est un nivellement dialectal, c’est-à-dire que la
voir dans quelle mesure les concepts développés koinéisation a tendance à provoquer une réduction
par la linguistique générale peuvent être perti- des différences interdialectales7. Dans ce sens res-
nents pour aborder une situation historique (et les treint, on pourra donc répondre par la négative à
contraintes documentaires qu’elle impose). Après l’une des questions que j’avais posées : il n’y a pas
cela, nous passerons en revue les possibles traces de koinè en Italie et aucune langue parmi celles
d’interférence linguistique des langues épicho- que l’on connaît n’offre de modèle comparable
riques de l’Italie préromaine sur le latin – en nous à la koinè hellénistique, qui est clairement une

6 Il ne faut pas pour autant voir dans ces législateurs encore de poètes, ont l’autorité et le prestige suffisants
des fonctionnaires appointés ou des représentants de pour faire de leur langue une norme ef ficiente.
l’autorité politique : les professionnels de la langue, 7 Sur ces questions, les travaux fondamentaux sont ceux
et cela est particulièrement vrai dans les sociétés de P. Trudgill (truDgill 1986).
antiques, qu’il s’agisse de prêtres ou de scribes, ou
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 107

langue mixte, reflétant et trahissant le caractère Latin, sabellique, étrusque :


polycentrique de l’espace linguistique grec.
Cela ne veut pas dire qu’il n’y a pas eu de pro- affinités héritées ou acquises ?
cessus de normalisation des langues de l’Italie
préromaine, mais celle-ci ne s’est pas faite par L’Italie du Ier millénaire a beau être une mosaïque
koinéisation. Au contraire, ces langues, du moins très bigarrée, les savants n’en ont néanmoins pas
pour celles dont la documentation est suffisante, pour autant très tôt remarqué que cette mosaïque
montrent toutes à des degrés divers plusieurs était également très nuancée, et que les points de
phases de normalisation, à des horizons chrono- convergence entre les différentes langues attestées,
logiques comparables, sans toutefois que toute surtout en Italie centrale, ne manquaient pas, ce
variation soit éradiquée dans la production écrite qui requérait explication. Ainsi a pu être importé
qui nous est parvenue : on parlera, pour encadrer sur le sol de l’Italie préromaine un vieux débat sur
de manière adéquate l’inextricable continuité et le statut de la convergence linguistique : est-elle le
variabilité dialectale dans ces espaces linguis- fruit d’un héritage commun ou celui d’une évolu-
tiques, de diasystème8. tion commune obtenue par une sorte d’osmose due
Les cas les plus souvent étudiés sont néanmoins à une période prolongée de contact ? Ce débat très
ceux des espaces où les langues en contact n’ap- ancien entre tenants d’une explication génétique –
partiennent pas au même diasystème ; il s’agit la Sprachbaumtheorie élaborée par la grammaire
d’espaces plurilingues, c’est-à-dire où coexistent comparée – et tenants d’une explication par les aires
des communautés parlant deux ou plusieurs lan- d’affinité linguistique – la Sprachbundtheorie – va
gues distinctes ; la sociolinguistique nous a appris connaître un terrain d’application privilégié dans
à étudier ces situations sous l’angle diglossique, l’Italie centrale préromaine, afin de rendre compte
car très souvent, dans les communautés bilingues, de la proximité entre deux systèmes linguistiques
l’une des deux langues a un prestige supérieur et apparentés, mais bien distincts, le latin (ou plus
les deux langues ne se répartissent pas les mêmes exactement le diasystème latin, comprenant ses
domaines. Les situations de bilinguisme sont très variétés latines et falisco-capénates) et les parlers
souvent instables sur le long terme et porteuses sabelliques / italiques / osco-ombriens, selon les
de changement linguistique (on parle d’interfé- différents noms utilisés à partir du XIXe siècle
rence linguistique dans le cas d’un changement pour désigner ce diasystème. On désigne par
induit par le contact de la langue-source sur la Sprachbund ou aire d’affinité linguistique9 un
langue-cible), voire d’assimilation linguistique ; territoire où sont parlées des langues partageant
on désigne sous ce dernier nom une forme de un ensemble de caractéristiques distinctives, qui
mort linguistique telle que la langue-cible n’est ne proviennent pas d’une origine commune mais
plus employée par la communauté qui l’utilisait qu’elles ont développées par influences mutuelles
encore à la génération précédente, mais ne survit sans qu’il soit possible d’assigner cette convergence
plus qu’indirectement dans la langue-source, dont à des phénomènes d’emprunts univoques (c’est-à-
elle était le substrat (interférence phonologique, dire dont la langue-source et la langue-cible sont
morphosyntaxique et/ou lexicale), ou encore dans certaines)10. L’exemple le plus souvent mis en avant
les vestiges onomastiques (anthroponymes, topo- par les linguistes est l’espace balkanique, où des
nymes, emprunts intégrés, etc.). Je ne reviens pas langues généalogiquement aussi éloignées que
sur les notions de substrat, superstrat et adstrat qui l’albanais, le bulgare, le grec, le macédonien, le
sont en général bien connues. roumain et les dialectes sud-occidentaux du serbo-

8 Weinreich 1954. 10 Aux références déjà citées, on peut citer également


9 C’est N. Troubetskoy qui propose le premier ce terme thoMAson & k AuFmAn 1988, p. 95-97, thoMAson
lors du premier Congrès international des linguistes 2000, p. 311-327, ainsi que AikHenvAlD 2006, p. 11-
de La Haye de 1928 (traduit par union linguistique). 15.
108 gilles vAn h eeMs

croate partagent des traits morphosyntaxiques bien à mon sens, qu’elle oblige à utiliser avec prudence
particuliers (article postposé, absence d’infinitif, la notion, pourtant largement mise à contribution
disparition du datif, etc.) qui ne peuvent avoir été par les spécialistes de l’histoire linguistique de
hérités ni même être assignés à une même source. l’Italie préromaine, d’emprunt.
En ce qui concerne l’Italie préromaine, ce débat
a occupé tout le XXe siècle : s’opposent ainsi d’un
côté les tentatives de reconstruction généalogique
tentant d’assigner aux groupes latin et sabellique
leur place respective dans l’arbre généalogique Le latin et les autres : emprunts et
indo-européen (défendues par l’école allemande11), évolutions parallèles
de l’autre le modèle de convergence, plutôt que
celui d’héritage, au sein d’une aire d’affinité lin- Pour réfléchir au statut de ces interférences non
guistique (tradition italienne ouverte par V. Pisani latines sur le latin, et correctement les interpréter,
et G. Devoto12). Dans un tel débat entre affinités il me semble utile de nous concentrer sur la place
« verticales » ou héritées et affinités « horizontales » de l’étrusque dans la formation du latin, car il
ou acquises, le nœud du problème est bien entendu s’agit de la langue d’Italie centrale dont la distance
chronologique, c’est-à-dire qu’il repose sur la typologique avec le latin est certainement la plus
correcte appréciation de la date d’apparition des grande et qui nous libère de la contrainte de l’héri-
isoglosses repérées, qui doivent être plus récentes tage commun dans le cas d’un trait partagé par
que les divergences dans le cas d’une affinité les deux langues ; quant aux lacunes, nombreuses,
acquise, et plus anciennes dans le cas d’une parenté dans notre connaissance de la langue, on peut
généalogique. espérer qu’elles soient au moins partiellement
Les deux schémas explicatifs ont leurs forces et compensées par le grand nombre d’inscriptions
leurs faiblesses, au point qu’on ne doit pas s’at- dont nous disposons et qui font de l’étrusque la
tendre à devoir « choisir » (c’est-à-dire bannir et langue la mieux attestée de l’Italie préromaine.
rejeter) l’un des deux schémas au profit de l’autre, Le latin pré-littéraire – la situation change en
surtout que bien souvent les preuves manquent ou effet de manière radicale avec le vaste mouve-
les données se prêtent à des interprétations contra- ment de standardisation qui s’opère au IIIe siècle
dictoires. De fait, nombreuses sont les positions – connaît un nombre important de convergences
nuancées cherchant à assigner tel ou tel trait con- linguistiques et paralinguistiques avec l’étrusque,
vergent à une cause plutôt qu’à l’autre13, et je tiens qui ne peuvent être que le fruit de contacts entre
à insister sur le fait que ces modèles ne s’excluent les locuteurs de ces langues et donc de situations
pas l’un l’autre : le fait même que l’étrusque, qui fait de bilinguisme. Toute la question est dès lors
pourtant partie de ce Sprachbund, soit visiblement sociolinguistique : peut-on, à la lumière de ces
et fondamentalement très différent du latin et du traits partagés, préciser la nature de ces contacts
sabellique, qui partagent bien davantage de traits entre étruscophones et latinophones, leur durée,
communs entre eux, suffit à montrer que les affini- et l’ampleur du bilinguisme qu’ils sous-tendent ?
tés acquises sont de toute façon ou plus nombreuses Peut-on reconstruire une situation de diglossie ?
ou moins visibles entre deux langues typologique- Quelle durée faut-il postuler pour que les change-
ment proches. Mais la notion de Sprachbund reste ments repérés puissent avoir lieu ?
un modèle explicatif issu de la linguistique qui me Passons d’abord en revue ces changements – à la
semble particulièrement utile pour réfléchir à la fois linguistiques et paralinguistiques – que l’on
notion de koinè culturelle. Son premier mérite est, peut imputer au bilinguisme étrusco-latin.
11 Voir, pour une bonne synthèse et une proposition 13 Pour une liste complète des principaux arguments en
originale, r ix 1994. faveur de chacune de ces théories, et pour une tentative
12 PisAni 1953 ; Devoto 1967 ; PisAni 1978. Voir également, de synthèse, voir ClACkson & HorroCks 2007, p. 65-
plus récemment, orioles 1990-1991 ; orioles 1993. 74.
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 109

1. Emprunts lexicaux bien meilleure connaissance de la langue latine


par rapport à l’étrusque ou même aux langues
De tous les changements linguistiques repérés, sabelliques et le déséquilibre chronologique, qui
les premiers à avoir fait l’objet d’une étude systé- fait que nous avons peu d’inscriptions latines de
matique, bien entendu parce qu’ils étaient les plus l’époque archaïque, c’est-à-dire de l’époque pour
évidents (même si leur identification n’est pas pour laquelle l’influence lexicale de l’étrusque a dû
autant exempte de difficultés), sont les emprunts être la plus forte, induisent un effet de loupe qui
lexicaux, qui avaient déjà intéressé A. Ernout à risque d’être gravement trompeur et nous amener
la fin des années 1920, et qui n’ont depuis cessé à croire que l’étrusque a plus emprunté au latin
d’interroger les spécialistes14. que l’inverse. Cette remarque a une seconde
Selon la méthode et les analyses adoptées, les incidence méthodologique, plus lourde encore
résultats de ce type d’enquête sont très différents, de conséquences : si l’on soupçonne tel mot latin
et la somme des mots latins d’origine étrusque (en d’avoir une origine étrusque sur la base d’une
excluant les emprunts onomastiques) varie grande- analyse interne (sur des indices phonologiques
ment, de plus de 200 mots pour les études les plus et/ou morphologiques ; les indices sémantiques,
optimistes (et certainement trop optimistes : ainsi i. e. l’appartenance à tel secteur du lexique qu’on
doit-on juger la récolte proposée par G. Breyer au juge particulièrement influencé par l’étrusque,
début des années 199015, qui a néanmoins le mérite sont nettement plus sujets à caution, et ne peuvent
de rassembler tout le matériel lexical qui a été consi- servir de preuve), il reste que l’étymon étrusque
déré comme emprunté à l’étrusque depuis l’Anti- de ces mots n’est presque jamais attesté ; hormis
quité), à des travaux beaucoup plus circonspects, des cas exceptionnels comme celui de lat. subulo,
voire sceptiques, qui ne retiennent que quelques dont l’étymon étr. suplu est indirectement attesté
mots, voire remettent en cause ce qui peut passer dans une demi-douzaine d’inscriptions d’Étrurie
pour des acquisitions certaines de la recherche septentrionale17 (mais en tant que cognomen et
(voir à ce sujet le récent manuel de R. E. Wallace non appellatif ; cependant en vertu du fait que les
sur la langue étrusque, qui ne retient que 20 à 30 cognomina, dans le monde étrusque comme dans
mots16). Il n’est pas possible ici de reprendre dans le monde latin, sont notamment tirés de noms
le détail tous les mots latins susceptibles d’avoir d’activités professionnelles18, on peut raisonnable-
été empruntés à l’étrusque, mais nous devrons ment estimer que étr. suplu = lat. tibicen), il faut
nous contenter de quelques remarques générales. par conséquent souvent se contenter d’attestations
D’abord, du point de vue méthodologique, une indirectes ou reconstruites à partir d’éléments
mise en garde : retrouver des emprunts latins ou lexicaux attestés (je renvoie à la démonstration,
italiques en étrusque et retrouver en latin des à mon avis certaine, de l’origine étrusque de lat.
emprunts étrusques ou italiques ne sont pas deux satelles < étr. *zat(i)laθ « celui qui frappe avec la
procédés totalement spéculaires ; en effet, notre hache » proposée par M. T. Watmough19). Ensuite,

14 Citons, après A. Ernout, les contributions les plus im- pas : étr. -l- peut parfaitement être rendu par lat.
portantes à la question : szeMerényi 1975 ; bonFAnte -ll- (et être perçu par une oreille latine comme [ll]),
1985 ; De siMone 1981 ; De siMone 1988 ; breyer 1993 ; surtout en jonction de morphème et sous l’accent (le
r ix 1995 ; WAtMough 1997 ; A DAMs 2003, p. 163-165 ; suffixe ­laθ portant au moins un accent secondaire
hADAs-lebel 2004 ; HAACk 2006 ; WAllAce 2008. en étrusque) ; cf., pour un traitement comparable, lat.
15 breyer 1993. Porsenna, Porsinna, d’un nom étr. nécessairement en
16 WAllAce 2008, p. 129-131. -na (arc. *pursena, uel sim.), lat. Vibenna, Viuenna
17 r ix, ET AS 6.1 (corr. śupluśi confirmée par WAt- (forme attestée sur la Table Claudienne de Lyon, CIL,
Mough 1997, p. 58), Cl 1.1967, 1.2384, Po 4.4 (deux XIII, 1668) < étr. arc. vipiienas, réc. vipina, vipenas
occurrences), Ru 2.25 (archaïque), Vt 1.145. (pour les attestations, on se reportera commodément
18 k AJAnto 1982, p. 82-84. au ThLE I2, s.v. vipenal, vipenas, vipiienas, vipina,
19 WAtMough 1997, p. 103-133. L’objection formelle vipinal, vipinalisa, vipinaltra, vipinas, vipinei).
soulevée par R. E. Wallace (2008, p. 130) ne tient
110 gilles vAn h eeMs

une remarque formelle : comme cela a été depuis Il s’agit là de processus normaux d’enrichissement
longtemps remarqué, l’étrusque intervient dans la lexical lié à l’adoption d’objets, de pratiques ou
formation du vocabulaire latin de deux manières : d’institutions étrangers, particulièrement présents
soit par la transmission directe de lexèmes du auprès d’un peuple étranger ou attribués par la
fonds étrusque, soit par la transmission de lexèmes communauté réceptrice à un peuple étranger ;
grecs qu’il a d’abord empruntés et adaptés, et en d’autres termes, il s’agit de termes techniques
identifiables par leur allure phonologique (ancora, venus à Rome avec la chose qu’ils désignent (voir,
catamitus, grūma, triump(h)us, uīnum, etc.) ; on pour un processus comparable, la série des noms
soulignera dans ce cas le rôle culturel joué par le de vases étrusques, pour la plupart venus du grec
monde étrusque dans l’hellénisation du Latium, avec les objets désignés eux-mêmes23). Quant à
puisque c’est par l’intermédiaire de cette langue et l’horizon chronologique qui a vu se produire cet
donc de son peuple que pénètrent chez les Latins enrichissement lexical, il est malheureusement
ces mots et les objets, produits, pratiques ou ins- difficile à établir, en vertu du décalage chronolo-
titutions qu’ils désignent. Enfin, une remarque gique de nos attestations, qui sont pour l’essentiel
d’ordre sémantique : comme c’est le cas pour littéraires, et donc pas antérieures au IIIe siècle.
n’importe quelle langue historique, on note que On s’accorde néanmoins pour dire que le VIe
les lexèmes alloglottes intégrés au vocabulaire siècle av. J.-C., c’est-à-dire la période où Rome a
de la langue-cible se regroupent en secteurs par- eu à sa tête, si l’on en croit la tradition, des rois
ticuliers du lexique. On a ainsi depuis longtemps d’origine étrusque, a été une période où nombre
fait remarquer qu’un nombre important de noms de ces mots ont dû être adoptés en latin24 ; mais
d’animaux du latin se caractérisent par un traite- il s’agit là d’une pure pétition de principe, certes
ment phonétique « sabellique » et ont dû (ou pu) raisonnable, mais impossible à démontrer sur de
être empruntés aux « Sabins » par les Romains seuls critères internes.
(bōs, būfo, hirpus, lupus, scrōfa, etc.) ; de la même Qu’ont donc à nous dire ces emprunts lexicaux
façon, le « gaulois »20 a fourni plusieurs noms sur les rapports entre Romains et Étrusques,
de véhicules (benna, carrus, carpentum, etc.21). sachant qu’on ne peut être sûr ni de leur nombre,
L’étrusque, lui, a fourni surtout des termes de la ni même de l’époque où il sont arrivés à Rome ?
langue politico-religieuse (à laquelle on adjoindra Ils sont certes l’indice d’une situation de bilin-
le vocabulaire du théâtre et du spectacle – type guisme étrusco-latin, mais les travaux modernes
persona, scaena, etc. –, qui font indéniablement consacrés à la question, en particulier l’étude
partie des sacra) : M.-L. Haack 22 en dénombre fondamentale de S. Thomason et T. Kaufman25,
une quarantaine (ce qui est certainement excessif, nous apprennent qu’il n’est pas besoin d’un contact
vu que dans sa collection, fondée sur les travaux particulièrement prolongé ni d’un bilinguisme
de G. Breyer, se trouvent des formes qui n’ont extrêmement répandu dans une population donnée
certainement pas d’étymon étrusque), mais son pour que ce type de transferts ait lieu. Le prestige
assertion selon laquelle les cultes et la religion dont a pu jouir l’étrusque dans le monde romain
constituent le secteur du lexique latin le plus à l’époque archaïque (voire jusqu’au IVe siècle, si
ouvert aux étrusquismes reste certainement juste. l’on peut croire Tite-Live quand il rapporte qu’au

20 L’emploi des guillemets autour de ces désignations eth- 21 Porzio gerniA 1981.
nolinguistiques permet d’éviter de se poser la question 22 HAACk 2006.
(vaine, dans la mesure où il est impossible d’y répondre 23 L’article fondamental reste celui de G. Colonna
précisément dans l’état actuel de la documentation) de (colonnA 1973-1974), qui mérite néanmoins d’être
savoir quelle réalité ethnique il convient de mettre der- corrigé sur certains points ; voir également bel-
rière ces désignations (qui sont exactement les Sabins lelli & benelli 2010, pour une pertinente mise au
de la tradition littéraire ou auprès de quels Sabins ces point.
mots ont-ils été empruntés ? Les mots celtiques pro- 24 hADAs-lebel 2004, p. 7-15.
viennent-il des Celtes transalpins, des Celtes installés 25 tHomAson & k AuFmAn 1988.
en Cisalpine ou encore des Lépontiens ?).
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 111

IVe siècle se pratiquaient encore des formes de On conclura donc que, du point de vue sociolin-
fosterage prévoyant l’accueil et l’éducation « ès guistique, les emprunts extra-lexicaux (emprunts
lettres étrusques » de jeunes Romains de l’aris- phonologiques, morphologiques et syntaxiques)
tocratie par des familles cérétaines26) et l’avance sont nettement plus intéressants, dans la mesure
technologique et culturelle des Étrusques aux où ils touchent au système de la langue. Mais
VIIe-VIe siècles (et qui, en matière de techniques comme ils sont également plus difficiles à repérer
divinatoires et de science religieuse a duré jusqu’à et à correctement interpréter, ils impliquent qu’on
l’époque tardo-républicaine) peuvent suffire à élabore quelques précautions méthodologiques.
expliquer ces emprunts, sans qu’il faille imaginer
une population romaine totalement ou majori- 2. Emprunts morphosyntaxiques :
tairement bilingue. Par ailleurs, l’épigraphie et
les sources littéraires assurent qu’il y a eu une Parmi les rares morphèmes latins qui sont de
présence étrusque à Rome, condition suffisante très probable origine étrusque, on trouve les suf-
pour que se diffusent ces pratiques (et les mots qui fixes -na (gén. -nae), -enna (gén. -ennae), -erna
les désignent), et les habitants étruscophones de (gén. -ernae), -n-as (-n-atis), -issa (gén. -issae),
l’Vrbs, groupés dans un quartier (le uicus Tuscus) -ra (gén. -rae), employés dans la formation
et comptant parmi eux des artisans, des ouvriers, d’anthroponymes d’origine étrusque, mais aussi
des soldats, ont parfaitement pu être le vecteur de dans la formation d’appellatifs (catēna, sagīna ;
ces transferts (je laisse de côté la question, plus dossennus, sociennus ; cauerna, cisterna, lucerna,
complexe qu’il n’y paraît, d’un éventuel dialecte nās(s)iterna, taberna, mantīs(s)a, scurra), qui
étrusque de Rome27). Ainsi, l’influence étrusque sont d’ailleurs considérés comme étrusques pré-
sur le latin ne se distingue de celle d’autres langues cisément à cause de la présence de tels suffixes.
allogènes que du point de vue numérique : elle Toute la question est de savoir si ces suffixes sont
reste modeste (et plus modeste, en particulier, que productifs en latin ou si, adoptés avec les lexèmes
l’influence du grec), mais nettement plus impor- source, ils restent cantonnés à des noms d’em-
tante que celle d’autres langues (par exemple le prunt. L’exercice reste difficile, mais des noms
punique n’a guère légué au latin que quelques comme catē­na, cau-erna, dossennus, lŭc­erna
lexèmes du vocabulaire commercial et financier28 ou nās­it­erna pourraient bien être des hybrides,
ainsi que la forme de salutation (h)auē, sur laquelle c’est-à-dire des substantifs composés d’un suffixe
a été élaboré le verbe délocutif (h)auēre)29. dérivatif d’origine étrusque et d’une base lexicale

26 liv., IX, 36, 3 : [M. aut K. Fabius] Caere educatus 28 MArtino 1995.
apud hospites, Etruscis inde litteris eruditus erat 29 Le verbe (h)auēre est attesté, essentiellement aux
linguamque Etruscam probe nouerat. Habeo auctores formes de l’impératif et dans des contextes d’ora-
uolgo tum Romanos pueros, sicut nunc Graecis, ita lité (auē, auēte, auēto ; inf. auēre dans la formule de
Etruscis litteris erudiri solitos. salutation auēre uolo), et ne constitue clairement pas
27 La communis opinio depuis les travaux de C. de un paradigme autonome, malgré la grande fréquence
Simone (cf. De siMone 1981 ; voir, dernièrement, de ses emplois et sa parfaite intégration à la morpho-
A DAMs 2003, p. 160-163) veut que cette communauté syntaxe du latin dès l’époque républicaine ; on peut
ait eu son propre dialecte reconnaissable dans certains d’ailleurs se demander si la forme auo qu’on rencontre
particularismes des (rares) inscriptions étrusques de dans les répliques puniques du Poenulus de Plaute (vv.
Rome (il s’agit pour l’essentiel d’une tendance précoce 998 et 1001), et qui est glosée par l’esclave-interprète
à la spirantisation de /th /). Il se peut qu’on ait là la Milphion par lat. salutat, n’est pas une forme punique
trace inverse d’interférences du latin sur l’étrusque déjà intégrée à la morphosyntaxe latine (au-o : « je
« romain ». Mais les indices restent très peu nombreux dis au- »). Il reste qu’à partir de la toute fin du IIIe ou
et bien faibles pour expliquer qu’en si peu de temps la du début du IVe s. ap. J.-C. (cf. ThLL, s.v. avē, havē),
communauté étruscophone ait pu élaborer son propre apparaissent d’autres formes (aueo, auebo, aueas,
dialecte distinct de ceux qui étaient en vigueur au nord auerem) qui montrent bien que ce verbe, au moins à
du Tibre. cette époque, n’est plus défectif.
112 gilles vAn h eeMs

latine (en l’occurrence, *cates « nœud ( ?) », cauus, 3. Emprunts ou convergences phonologiques ?


dorsum, lūx [qui requiert toutefois la justification
du passage /ū/ > /ŭ/], nāsus [dérivation probléma- Pour les éventuels emprunts phonologiques, la
tique elle aussi]). Un autre suffixe latin de probable tâche est certainement plus difficile encore, vu que
ascendance étrusque est le suffixe de formation les deux langues partagent une grande partie de
d’ethniques -ti- (­āti­/­ēti­/­īti­/­ĭti­ : cf. Arpinās, leur éventail phonématique (et notamment /f/ qui
Caerēs, Samnītes, Tiburtes), qui a de bonnes apparaît comme le phonème « pan-italien » et qui
chances d’être apparenté aux suffixes étrusques a donné tant de fil à retordre aux adaptateurs de
de même fonction ­θe/­te, même s’il est difficile de l’alphabet grec aux langues de l’Italie préromaine).
prouver ou d’être certain qu’il y ait véritablement Les phonèmes proprement étrusques que sont les
emprunt30. occlusives aspirées /th, k h, ph / ainsi que la sifflante
Plus intéressant, peut-être, est ce qui peut appa- (probablement) palatale /š/ n’ont pas été adoptés
raître comme un calque syntaxique de l’étrusque : lors des emprunts par le latin de mots comprenant
comme l’avait fait remarquer M. Lejeune en son l’un de ces phonèmes ou ne sont pas attestés. En
temps31, il est, en latin, une série de numéraux revanche, il est un trait phonétique suprasegmental
composés qui s’écartent de la règle additive de qu’on postule autant en étrusque qu’en latin pré-
formation de ces composés (type ūndecim = littéraire : l’accent protosyllabique, attesté indi-
‘1(+)10’ = ‘11’ ou trīgintā quīnque = ‘30(+)5’ = rectement en étrusque par l’affaiblissement, puis
‘35’) par le recours à une structure soustractive : la disparition des voyelles internes de longueur
il s’agit des numéraux de valeur ‘D+8’ ou ‘D+9’ non marquée (la fameuse « syncope vocalique »,
compris entre ‘18’ et ‘89’ et du numéral ‘99’, type qui commence à être notée dans le courant du Ve
duodēuīgintī, ūndēuīgintī et ūndecentum ; il est siècle av. J.-C.) et en latin par des phénomènes
vrai qu’en étrusque les numéraux des séries ‘D+7’, comparables de syncope (rettuli < *retetulai) et
‘D+8’ et ‘D+9’ ont une structure soustractive d’apophonie (reficio, refectus : facio, factus ; illico
(ci­em zaθrum ‘17’, esl­em zaθrum ‘18’ et θun­ < *en stlocōd). La chronologie latine est extrême-
em zaθrum ‘19’)32. Mais on devra noter que le ment difficile à établir, d’autant que l’accentuation
calque est imparfait : là où le latin fait du numéral de cette langue change profondément au cours de
de l’unité la tête de syntagme (duo­dē­uīgintī, l’époque républicaine ; malgré tout, les graphies
litt. « deux (ôtés) de vingt »), c’est la dizaine qui semblent encore stables à la fin du VIe siècle (cf.
en étrusque représente le centre syntaxique du Mamartei dans la dédicace de Satricum)33. Il
syntagme (ci­em zaθrum, litt. « dénués de trois (+) s’agit là d’une des isoglosses interlinguistiques
vingt »). L’hypothèse d’un calque syntaxique reste les plus notables de l’Italie préromaine, puisqu’elle
possible, d’autant que le latin ne dispose pas d’une concerne l’ensemble des langues de l’Italie centrale,
préposition superposable à la postposition étr. -em dialectes sabelliques inclus, et il est difficilement
« sans, dénué de », ce qui rend une reconfiguration concevable d’en comprendre l’étendue et la propa-
syntaxique nécessaire en cas de calque ; mais il gation à partir du modèle de l’emprunt. On citera
peut tout aussi bien s’agir d’innovations parallèles. d’ailleurs d’autres phénomènes de convergence

30 Pour les partisans de l’origine étrusque du suffixe, de ces deux suffixes et proposée l’hypothèse que le
voir r ix 1995, p. 85-88, qui se fonde en particulier nom étrusque des habitants de Caeré (*kaiseriθe) ait
sur le lien étymologique entre ce suffixe et la post- pu être l’un des mots empruntés par le latin (sous la
position étrusque ­θi (-ti) exprimant la localisation forme Caerēs, ­ĭtis/­ētis) et desquels a été abstrait le
dans l’espace (et sans doute dans le temps) ; pour les suffixe étr. -θe, qui a été adapté en latin sous la forme
partisans de l’origine latine, voir dernièrement Weiss -ti-.
2009, p. 316-317. Pour une position plus prudente : 31 leJeune 1981.
MAssArelli 2009, p. 153-154 ; Poccetti 2011, p. 162- 32 AgostiniAni 1995, p. 53-62 ; vAn heeMs 2009, p. 103-
163. Sur cette question, je me permets de renvoyer à 114.
vAn h eeMs s.p., où est reprise la question de l’origine 33 Cf. ClACkson & HorroCks 2007, p. 47.
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 113

phonologique – je pense notamment au passage /f/ Mais l’élément paralinguistique le plus significatif,
> /h/, qui constitue une autre de ces isoglosses inter- car ses racines doivent remonter à une époque
linguistiques de l’Italie préromaine, impliquant pré-documentaire, est le système onomastique,
l’étrusque (tout au moins ses variétés nord-orien- qui s’avère être là aussi une sorte d’isoglosse, si
tales), l’ombrien, le falisque, le latin et plusieurs l’on me permet cet emploi, interlinguistique. Le
variétés de latin dit « rural ». Il me semble qu’on système de nomination anthroponymique des
a là un cas remarquable d’innovation partagée, sociétés de l’Italie centrale répond en effet aux
j’entends par là d’évolutions parallèles naturelles trois caractéristiques suivantes, qui l’opposent très
dans le cas d’espaces plurilingues partageant sur nettement au système onomastique « universel »
le long terme une communauté culturelle34. de l’Antiquité qu’était le système patronymique à
deux termes (à la manière du système onomastique
4. Emprunts ou partages paralinguistiques : grec « X fils de Y »37) :
Pour compléter le tableau, il faut revenir sur – substitution d’un nom fixe et commun à
quelques éléments non directement linguistiques l’ensemble de la gens au patronyme variable
qui unissent Étrusques et Romains (et pas seule- de génération en génération et de foyer fami-
ment), et qui sont de nature à influencer la langue lial à foyer familial ;
elle-même. On passera rapidement sur le système – absence de composés qui rendent les noms
graphique latin, incontestablement légué aux transparents par rapport au lexique : il n’y a
Romains par les Étrusques, et sur les emprunts dans aucune langue de l’Italie centrale de com-
phraséologiques, souvent d’ailleurs empruntés posés type gr. Φίλιππος « ami des chevaux »
par les Étrusques aux Grecs ; il est probable que, ou phénicien ḥmlqrt « frère de Melqart » ;
comme pour un nombre important d’emprunts au l’anthroponymie « italienne » se caractérise
grec, l’étrusque ait servi d’intermédiaire entre le au contraire par son opacité (tout au moins en
grec et le latin, transmettant ces formules (on peut synchronie) par rapport au lexique : une for-
notamment penser aux tours étr. mlaχ mlakas : lat. mule comme aule marcna / Aulus Marcius n’a
duenom duenas, ou aux formules de prohibition pas de signifiant en plus de son designatum ;
étr. ei minipi capi : lat. ne atigas me) avec l’écriture – bases onomastiques communes : on retrouve
elle-même et ses emplois, à la manière d’un terme un grand nombre de bases onomastiques
technique35. Dans ce cadre, la seule trace assurée si répandues dans des langues différentes
d’interférence linguistique de l’étrusque sur le latin et parfaitement intégrées dans le système
se repère dans les formulaires parlants comprenant phonétique et morphologique de chacune de
la forme de nom. ego (= formulaires L1 à L5 de ses langues qu’il ne peut s’agir d’emprunts
la typologie Agostiniani36), qui sont des calques récents ; cf. étr. tite, lat. Titus, sud-pic. titúm,
syntaxiques des formulaires étrusques correspon- ombr. (adj. patronymique) titis ; étr. nume-
dants avec mi ; l’emploi du pronom person nel ego, sie, osq. niumsis, ombr. numesier, lat. arch.
plutôt que de la forme verbale sum, inexprimée en Numasioi (= lat. class. Numerius) ; étr. arch.
étrusque dans ces emplois copulatifs, est le signe avile, étr. réc. avle, lat. Aulus, osq. Avl. ; étr.
indubitable de l’interférence. tataie, osq. Taties, lat. Tatius38, gr. Ταταιε̄ ς39.

34 Je me permets de renvoyer à mes travaux sur l’échange les plus anciennes (type Ithoba’al fils d’Ahiram, déjà
<f>/<h> en étrusque : vAn heeMs 2011, p. 184-187. attesté dans l’inscription du sarcophage d’Ahiram et en
35 Sur ces questions, on renvoie aux études fondamen- usage tout au long de l’épigraphie phénico-punique).
tales de L. Agostiniani : AgostiniAni 1981 et Agosti- 38 Nom archaïque connu par la tradition littéraire.
niAni 1984. 39 Dubois, IGDGG, I, 12 : petit aryballe protocorinthien,
36 AgostiniAni 1982, p. 240-243. Cumes, ca. 650 av. J.-C. Ce nom, fléchi au génitif et
37 Système qui n’est pas propre aux peuples indo-européens : désignant une femme, doit être porté par l’épouse in-
c’est le système aussi employé par les peuples sémitiques, digène (une Étrusque ?) d’un colon grec : cf. ClACkson
comme l’atteste l’épigraphie phénicienne dès les dates & HorroCks 2007, p. 42-43.
114 gilles vAn h eeMs

L’étymologie de ces noms fondamentaux est par- certainement illusoire ou tout au moins hors de
fois possible (ainsi avile a de fortes chances d’être notre portée au vu de notre documentation ; on a
une formation authentiquement étrusque), mais plutôt probablement affaire à un élément culturel
elle est inutile : cette commixtion onomastique partagé dans une communauté ethno-linguistique
est le signe d’un ancien bilinguisme, ou tout au plurielle. Cette matrice commune n’empêche pas,
moins d’une situation de contacts prolongée. Cette bien entendu, que soient avérées toutes sortes de
profonde familiarité des systèmes onomastiques phénomènes de diversification tout au long de
des peuples de l’Italie centrale est d’ailleurs bien l’époque d’attestation de ces langues, fruit de
illustrée par la mise en évidence par C. de Simone forces centrifuges propres à chacune de ces aires
du concept de competenza onomastica multipla40. ethnolinguistiques, ce qui n’enlève évidemment
rien au caractère unitaire du phénomène dans son
Il n’est pas question de revenir ici sur la chronolo-
fondement et sa constitution.
gie de cette innovation, longtemps disputée, même
s’il me semble que les indices disponibles doivent
faire pencher pour une innovation remontant à
l’époque pré-documentaire ; en revanche il est
important de faire une remarque de géographie La linguistique historique
linguistique. Comme ce système gentilice est et le problème de l’emprunt
commun aux Étrusques, aux Latins, aux Falisques
et aux peuples sabelliques, les savants ont long- Une fois dressé ce tableau des différents apports
temps cherché à déterminer quel centre en avait de l’étrusque au latin, il convient de se demander
été l’inventeur : cette innovation fut ainsi tantôt ce que l’on peut en dire. Comme je le rappelais
attribuée aux Étrusques (E. Pulgram41), tantôt plus haut, les spécialistes modernes ont insisté sur
aux Sabins (E. Peruzzi42), aux Osco-Ombriens le fait que les situations de contact provoquaient
(G. Bonfante43) ou encore aux Falisques (H. Rix44), une gamme variée de changements linguistiques
sans qu’il soit évidemment possible de trancher ; que l’on pouvait hiérarchiser. Si l’on se réfère à la
je crois qu’il faut plutôt abandonner une fois de hiérarchie proposée par S. Thomason et T. Kauf-
plus le modèle illusoire de l’emprunt, mais y voir man, qui sert aujourd’hui de base à de nombreux
un phénomène polygénitique, c’est-à-dire une de travaux de sociolinguistique et linguistique
ces (nombreuses) convergences ou innovations historique, la situation illustrée par le latin pré-
parallèles typiques de l’Italie centrale, et liée, pour littéraire (langue-cible) vis-à-vis de l’étrusque
le cas du système gentilice, aux transformations (langue-source) n’est bien entendu pas celle
sociales qui ont bouleversé les sociétés de l’aire d’une interférence très profonde. Rappelons que
médio-tyrrhénienne à l’époque orientalisante (co- les auteurs proposent une échelle à cinq termes,
lonisation grecque, essor des aristocraties, urbani- allant du degré 1) « Casual contact » au degré 5)
sation, transmission héréditaire de la propriété, in- « Very strong cultural pressure » (conduisant à une
troduction de l’écriture)45 ; l’existence d’un πρῶτος assimilation linguistique inévitable)46. Seuls les
εὑρετής est, dans ce domaine comme en d’autres, premiers échelons nous intéresseront ici47 :

40 De siMone 1989. langue historique, l’emprunt, en particulier sur le calque


41 PulgrAM 1948. ou sur la formation de langues mixtes (types lingua
42 Peruzzi 1970, p. 35-49. franca, pidgins, créoles). C’est que la documentation ne
43 bonFAnte 1980. permet pas de trouver trace de ces dernières (les linguae
44 r ix 1972, p. 740-758. francae sont par essence des formes de com munication
45 Poccetti 1999, p. 70-72. qui ne sont pas destinées à laisser de traces écrites
46 thoMAson & k AuFmAn 1988, p. 65-83. durables) et qu’elle rend l’étude du calque sémantique et
47 On notera que nous privilégions nettement, parmi les syntaxique extrêmement difficile, compte-tenu de notre
différents effets de l’interférence linguistique sur une connaissance imparfaite des langues fragmentaires.
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 115

1) Casual contact : stade 3 de l’échelle Thomason-Kaufman), sans


que l’on puisse, et c’est une précision fondamen-
Ce stade ne connaît que des emprunts lexicaux, tale, déterminer une transmission à sens unique ;
limités aux parties du discours signifiantes (à les emprunts lexicaux du latin à l’étrusque, plus
l’exclusion des mots fonctionnels) ainsi que nombreux que les emprunts inverses, parce que
des phénomènes de calques lexicaux ; il s’agit la documentation latine est infiniment plus riche,
généralement pour la langue-cible de combler un sont, quant à eux, dus au prestige de l’étrusque,
nouveau besoin linguistique (mot nouveau). On et peuvent être indépendants des autres formes
notera qu’à ce stade le vocabulaire non basique est d’emprunts. Dans tous les cas, il ne faudra pas se
emprunté avant le vocabulaire de base, qui résiste limiter au seul cas étrusco-latin, mais étendre ce
mieux aux phénomènes d’interférence. schéma à l’ensemble de l’Italie centrale dans le
cadre d’un Sprachbund. Le nombre assurément
2) Slightly more intense contact : majeur d’interférences que l’on peut remarquer
Ce stade ne connaît que de légers emprunts entre le latin et les dialectes sabelliques (par rap-
structurels, se limitant, pour l’emprunt de mots port au convergences étrusco-latines) s’explique
fonctionnels, aux conjonctions et aux particules de son côté par une moins grande distance typo-
adverbiales et, pour les traits phonologiques et logique entre ces deux groupes linguistiques et,
syntaxiques, à de nouveaux phonèmes dont la dis- surtout, par leur parenté généalogique48. Car les
tribution est exclusivement réservée aux lexèmes quatre critères principaux qui influent sur l’inten-
empruntés, et à des modifications ne causant que sité des emprunts sont 1) la durée du contact entre
de faibles changements structurels. les langues concernées ; 2) le nombre de locuteurs
bilingues et les rapports de force démographiques
3) More intense contact : entre les communautés linguistiques concernées
sur un territoire donné ; 3) les rapports de force
À ce stade, les emprunts structurels sont un peu sociolinguistiques (phénomènes de diglossie) et
plus forts ; la langue-cible peut emprunter des 4) la distance typologique (plus cette dernière
adpositions et abstraire des mots empruntés des est élevée, moins faciles seront les emprunts). À
affixes dérivationnels pour les utiliser pour sa l’échelle de l’Italie centrale, les deux premiers cri-
propre création lexicale ; on notera aussi que les tères sont globalement comparables, me semble-t-il
pronoms personnels et démonstratifs, ainsi que (longue durée ; bilinguisme diffus et peu intense),
les numéraux de rang bas, qui appartiennent au alors que les deux derniers sont variables49. Le
vocabulaire de base, ont plus de chances d’être même genre d’enquête mené sur les interférences
adoptés dans ce type de situations que dans les entre l’ombrien et l’étrusque, quoique nettement
deux précédentes ; en ce qui concerne le système plus difficile à réaliser, conduit à des conclusions
phonologique et la syntaxe, enfin, on remarquera comparables : on rencontre des emprunts lexicaux,
également deux points intéressants : 1) des traits des traits phonologiques communs, et même des
prosodiques ou concernant la structure syllabique emprunts ou des partages morphosyntaxiques
sont susceptibles d’être empruntés à ce stade ; (l’ombrien utilise comme l’étrusque, et sans doute
2) de légers changements syntaxiques peuvent inter- à son « imitation » et par le jeu de son influence,
venir, tels que l’emprunt de postpositions dans des postpositions).
des langues ne connaissant que des prépositions. La comparaison avec l’influence des langues non
Dans ces conditions, ce que l’on a pu voir des épichoriques de l’Italie sur le latin est parlante : si
interférences de l’étrusque sur le latin nous permet l’on met à part le grec, qui, par son prestige, joue
de postuler une situation de contact d’intensité un rôle central et moteur dans la formation du
intermédiaire (stade 2 ou, plus probablement, latin à toutes les étapes ou presque de son histoire,

48 AikHenwAlD 2007, p. 26-36. 49 luJán 2011, p. 266-268.


116 gilles vAn h eeMs

on constate que les autres langues jouent un rôle tique de l’Italie étaient très largement brouillées
marginal et généralement strictement cantonné à par les choix qu’a pu faire le latin littéraire. De
des emprunts de termes techniques (l’exception fait, la situation attestée par les inscriptions pré-
étant peut-être l’aue du latin républicain emprunté littéraires montre que le latin fait naturellement
au phénico-punique ; mais cela reste un emprunt partie, comme toutes les langues épichoriques
lexical) ; l’étrusque et les langues sabelliques ont de l’Italie, de ces langues qu’on appelle polycen-
bel et bien, dans l’histoire du latin, un rôle à part, triques, mais que son histoire nous montre une
qui oblige à postuler l’existence d’une koinè cultu- nette évolution, à partir de l’époque hellénistique,
relle. Mais cette même notion de koinè culturelle, vers une norme monocentrique. Il serait utile, pour
qui pourrait conduire au petit jeu, d’ailleurs fort comprendre l’histoire du latin à l’époque républi-
en vogue déjà auprès des érudits de l’Antiquité, caine, et en retour, la phase finale de l’histoire de
consistant à dire quel peuple est à l’origine de l’étrusque, de convoquer les notions, élaborées par
telle pratique, institution, objet, nom, etc. dans les linguistes pour réfléchir aux phénomènes de
le monde romain, doit être scrutée avec la même normalisation et de standardisation linguistique
prudence que la question des interférences lin- dans les idiomes contemporains, de langue par
guistiques : il est sans doute illusoire ou en tout cas distance (Abstandsprache), langue par élaboration
inutile de vouloir assigner l’origine d’une innova- (Aufbausprache) et langue-toit (Dachsprache)51 :
tion partagée à tel ou tel centre ethnoculturel, car à partir du IVe siècle (mais sans doute déjà, plus
on a certainement encore affaire à un phénomène modérément, avant) le latin de Rome fait claire-
polycentrique. Je suis d’avis qu’il faut, du moins ment des choix de normalisation qui s’opposent
pour cet horizon chronologique – tout va changer aux pratiques privilégiées dans les autres dialectes
à partir du IVe siècle avec la romanisation, qui va latins et contribuent ainsi à lui donner son identité.
peu à peu substituer un modèle hégémonique à ce Cette construction identitaire du latin médio-ré-
modèle polycentrique – remettre en cause la notion publicain, qui ne sera parachevée qu’à l’époque
d’emprunt en la limitant à des cas bien privilégiés, classique, se fait, de manière intéressante, non pas
et lui préférer les notions de convergences et d’in- par opposition à des langues comme l’étrusque ou
novations parallèles dans le cadre d’un Sprachbund, le grec, qui, par leur étrangeté évidente (Abstands-
et comprendre ces innovations partagées comme des prache), ne menacent pas l’identité linguistique
réponses analogues des différents peuples de l’Italie des Romains – le grec d’ailleurs devient à l’époque
préromaine, en constantes et multiples situations républicaine le modèle assumé du latin –, mais
de contact et d’entremêlement, à une situation par opposition aux autres dialectes du Latium et
sociale, économique et culturelle identique50. au falisque (Ausbausprache) : la normalisation
du latin de Rome, qui se fait par élaboration,
procède par l’exclusion de traits considérés
comme déviants, qui pourtant sont attestés dans
Normalisation linguistique les autres dialectes latins, et parallèlement par la
et identité ethnique constitution d’une polarisation sociolinguistique
stigmatisant par le qualificatif de rusticus les
Il me reste un dernier mot à dire sur un phéno- variétés extra-urbaines et réservant le qualificatif
mène important : on a pu montrer que les pistes connoté positivement urbanus au seul latin de
permettant de progresser dans l’histoire linguis- Rome52. C’est dans cette phase que le latin tend,

50 Je renvoie à nouveau, en particulier pour l’encadrement l’article classique de E. Haugen : hAugen 1966 ; on
théorique sur laquelle repose cette thèse, à un article trouvera également une bonne définition de ces notions
déjà cité (vAn heeMs 2011). dans truDgill 2004. Enfin, pour des réflexions sur
51 Sur ces notions, les travaux fondamentaux sont ceux ces notions à partir de leur application aux standards
de H. Kloss : k loss 1967 et k loss 1976 ; on y ajou- modernes, voir : clyne 1992 ; bossong 2008.
tera, sur les problèmes de normalisation linguistique, 52 Sur ces notions, voir Müller 2001.
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 117

sinon à se « dé-sabelliciser », du moins à marquer longue histoire : certains des traits mis en évidence
explicitement comme inférieures les formes sont certainement plus récents (c’est le cas de la
phonétiques marquées par un traitement italique plupart des emprunts lexicaux) et ressortissent
(ou tout simplement « rustique »), type + ruber : clairement à la dynamique de l’emprunt, suppo-
rufus –. Ainsi, l’autonomisation du latin doit se sant la présence d’une communauté bilingue à
comprendre, comme celle d’ailleurs du falisque53, Rome même, tandis que d’autres sont nettement
comme un processus identitaire complexe. plus anciens (c’est le cas des isoglosses phonolo-
giques et morphosyntaxiques interlinguistiques)
et ne peuvent être réduits au modèle de l’emprunt.
Enfin, on terminera cette étude par une ultime
Conclusion observation sur l’histoire linguistique de l’Italie du
Ier millénaire, qui s’avère être, pour le spécialiste
Que dire, à l’issue de ce survol de l’histoire lin- de linguistique historique, un espace remarquable,
guistique de l’Italie centrale de l’époque des pre- attestant, sur le long terme, le passage d’aires
mières attestations au début de la romanisation ? linguistiques polycentriques en contact à une
D’abord – et on ne s’en étonnera pas – qu’il n’y aire linguistique monocentrique (latin de Rome)
a jamais eu en Italie de koinè linguistique stricto à l’échelle de toute l’Italie.
sensu, mais que l’on a affaire à un groupe de
langues généalogiquement très différentes, qui Gilles van Heems
développent, à la suite de contacts prolongés, Université Lumière – Lyon 2
plusieurs traits communs ainsi que de nombreux UMR 5189 HiSoMA
emprunts mutuels. On est donc en présence d’une <gilles.van-heems@mom.fr>
indéniable aire d’affinités linguistique et cultu-
relle, qui rend à son tour possible l’existence d’une
koinè culturelle.
Ensuite, pour en revenir au cas du bilinguisme Bibliographie
étrusco-latin d’époque haute, on conclura que
A DAMs 2003
l’influence linguistique de l’étrusque sur le latin, ADAMs (t. n.) – Bilingualism and the Latin Language,
longtemps surévaluée, notamment quand on tenait Cambridge, 2003, p. 163-165.
pour vrai le modèle invasionniste, qui voulait que AgostiniAni 1981
le Latium, et Rome en particulier, aient été conquis AgostiniAni (l.) – « Duenom duenas : καλος καλō :
mlaχ mlakas », SE, 49, 1981, p. 95-111.
par les Étrusques, est certes modérée (degré 2-3 de
AgostiniAni 1982
l’échelle Thomason-Kaufman), mais remarquable AgostiniAni (l.) – Le « Iscrizioni parlanti » dell’Italia
pour une langue qui n’a ni lien génétique ni proxi- antica, Firenze, 1982.
mité typologique avec le latin. Il est donc erroné AgostiniAni 1984
de reconstruire un modèle de contact comparable AgostiniAni (l.) – « La sequenza eiminipicapi e la
negazione in etrusco », AGI, 69, 1984, p. 84-117.
à celui de l’Angleterre normande (qui, lui, repose AgostiniAni 1995
bien sur un modèle invasionniste), mais on a tout AgostiniAni (l.) – « Sui numerali etruschi e la loro
de même affaire à une situation remarquable de rappresentazione grafica », AION(ling), 17, 1995, p. 21-
convergences linguistiques dans le cadre d’un 65.
AikHenvAlD 2007
Sprachbund. La complexité de la situation est AikHenvAlD (A. Y.) – « Introduction », in : A. Y. AikHen-
d’ail leurs brouillée par notre documentation vAlD, R. M. W. Dixon (ed.) – Grammars in Contact. A
qui aplanit la dimension chronologique de cette Cross-Linguistic Typology, Oxford, 2007, p. 1-66.

53 Nous renvoyons tout spécialement aux travaux con-


sacrés par R. Giacomelli au falisque : giAcoMelli 1978
et giAcoMelli 1979.
118 gilles vAn h eeMs

Bellelli & Benelli 2010 ernout 1929


bellelli (v.), benelli (e.) – « Un settore “specializ- ernout (A.) – « Les éléments étrusques du vocabulaire
zato” del lessico etrusco : una messa a punto sui nomi latin », BSL, 30, 1929, p. 82-124.
di vasi », in : Meetings between cultures in the Ancient giAcoMelli 1978
Mediterranean, International Congress of Classi- giAcoMelli (r.) – Problemi di storia linguistica del
cal Archeology (Rome, 2008), Rome, 2010, p. 16-26 latino dialettale I. Ricerche falische, Firenze, 1978.
<http ://www.bollettinodiarcheologiaonline.benicultu- giAcoMelli 1979
rali.it/documenti/generale/2_BELLELLI_BENELLI. giAcoMelli (r.) – « Written and Spoken Language in
pdf>. Latin-Faliscan and Greek-Messapic », JIES, 7, 1979,
bonFAnte 1980 p. 149-175.
bonFAnte (g.) – « Il nome delle donne nella Roma HAACk 2006
arcaica », RAL, 35, 1980, p. 3-10. HAACk (m.-l.) – « Langue et religion : le cas étrusque »,
bonFAnte 1985 Res Antiquae, 3, 2006, p. 337-350.
bonFAnte (g.) – « Etruscan words in Latin », Word, hADAs-lebel 2004
36, 1985, p. 203-210. h ADAs-lebel (J.) – Le bilinguisme étrusco-latin,
BoretZky 1983 Louvain, 2004.
BoretZky (n.) – Kreolsprachen, Substrate und Sprach- hAugen 1966
wandel, Wiesbaden, 1983. hAugen (e.) – « Dialect, language, nation », American
bossong 2008 Anthropologist, 68, 1966, p. 922-935.
bossong (g.) – Die romanischen Sprachen. Eine ver- k AJAnto 1982
gleichende Einführung, Hamburg, 2008. k AJAnto (i.) – The Latin Cognomina, Roma, 1982.
breyer 1993 k loss 1967
breyer (g.) – Etruskisches Sprachgut im Lateini- k loss (H.) – « Abstand languages and Ausbau lan-
schen unter Ausschluß des spezifisch onomastischen guages », Anthropological Linguistics, 9, 1967, p. 29-
Bereich, Louvain, 1993. 41.
ClACkson & HorroCks 2007 k loss 1976
ClACkson (J.), HorroCks (g.) – The Blackwell History k loss (H.) – « Abstandsprachen und Ausbau spra-
of the Latin Language, Oxford, 2007. chen », in : J. g öschel , N. nAil , G. vAn Der els
clyne 1992 (ed.) – Zur Theorie des Dialekts : Aufsätze aus 100
clyne (M.) (ed.) – Pluricentric Languages : Differing Jahren Forschung, Wiesbaden, 1976, p. 301-322.
Norms in Different Nations, Berlin/New York, 1992. leJeune 1981
colonnA 1973-1974 leJeune (M.) – « Procédures soustractives dans les
colonnA (g.) – « Nomi etruschi di vasi », ArchClass, numérations étrusque et latine », BSL, 76, 1981, p. 241-
25-26, 1973-1974, p. 132-150. 248.
conWAy 1893 luJán 2008
conWAy (r.) – « On the change of d to l in Italic », IF, luJán (e.) – « Conclusiones », in : e. luJán, c. ruiz
2, 1893, p. 157-167. DArAsse , Contacts linguistiques dans l’Occident
De siMone 1981 méditerranéen antique, Madrid, 2011, p. 257-268.
De siMone (c.) – « Gli Etruschi e Roma : evidenza MArtino 1995
linguistica e problemi metodologici », in : Gli Etruschi M Artino (P.) – « Il problema dei semitismi antichi in
e Roma, Actes du colloque (Rome, 1979), Roma, 1981, latino », in : L’Italia e il Mediterraneo antico, Actes du
p. 93-103. colloque (Fisciano­Amalfi­Raito, 1993), Pisa, 1995,
De siMone 1988 p. 65-117.
De siMone (c.) – « Gli imprestiti etruschi nel latino MAssArelli 2009
arcaico », in : E. cAMPAnile (ed.) – Alle origini di MAssArelli (R.) – « Toponomastica etrusca ed epi-
Roma, Actes du colloque (Pise, 1987), Pisa, 1988, grafia », AION(ling), 31, 2009, p. 145-180.
p. 27-41. Müller 2001
De siMone 1989 Müller (r.) – Sprachbewußtsein und Sprachvaria-
De siMone (c.) – « Etrusco Acvilna – latino Aquilius. tion im lateinischen Schrifttum der Antike, München,
Un problema di intercambio onomastico », PP, 44, 2001.
1989, p. 263-280. orioles 1990-1991
Devoto 1967 orioles (v.) – « Alle origini delle nozioni di conver-
Devoto (g.) – Gli antichi Italici, Firenze, 1967. genza e lega linguistica », Studi linguistici salentini,
Dubois, IGDGG, i 18, 1990-1991, p. 165-176.
Dubois (l.) – Inscriptions grecques dialectales de orioles 1993
Grande Grèce. Tome I : colonies eubéennes, colonies orioles (v.) – « Lega linguistica italica e palatalizza-
ioniennes, emporia, Genève, 1995. zioni », ILing, 16, 1993, p. 71-78.
Vers une koinè italienne ? La langue latine au contact de ses voisines 119

Peruzzi 1970 tHomAson & k AuFmAn 1988


Peruzzi (e.) – Origini di Roma I. La famiglia, Firenze, tHomAson (s.), k AuFmAn (t.) – Language Contact,
1970. Creolization, and Genetic Linguistics, Berkeley, 1988.
PisAni 1953 thoMAson 2000
PisAni (v.) – Le lingue dell’Italia antica oltre il latino, thoMAson (s.) – « Linguistic areas and language
Torino, 1953. history », in : D. gilbers, J. nerbonne, J. sCHAeken
PisAni 1978 (eds.) – Languages in Contact, Amsterdam, 2000,
PisAni (v.) – « Le lingue preromane d’Italia. Origini e p. 311-327.
fortune », in : A. l. ProsDociMi (ed.) – Lingue e dialetti triAntAFillis 2005
dell’Italia antica, Popoli e civiltà dell’Italia antica, triAntAFillis (e.) – « Il concetto di coiné italica dal
VI, Roma, 1978, p. 15-76. 1930 ad oggi », AIV, 163, 2005, p. 603-683.
Poccetti 1999 truDgill 1986
Poccetti (P.) – « Identità e identificazione del latino », truDgill (P.) – Dialects in Contact, Oxford, 1986.
in : P. Pocceti, D. Poli, C. sAntini (a cura di) – Una truDgill 2004
Storia della lingua latina, Roma, 1999, p. 9-171. truDgill (P.) – « Glocalisation and the Ausbau socio-
Poccetti 2011 linguistics of modern Europe », in : A. D usZAk ,
Poccetti (P.) – « Anthroponymes et toponymes issus U. okulskA (eds.) – Speaking from the margin :
d’ethniques et noms géographiques étrangers dans Global English from a European perspective, Frank-
la Méditerranée archaïque », in : E. luJán, C. ruiz furt, 2004, p. 35-49.
DArAsse (ed.) – Contacts linguistiques dans l’Occi- urelAnD 1982
dent méditerranéen antique, Madrid, 2011, p. 162- urelAnD (P.) (ed.) – Die Leistung der Stratafor-
163. schung und der Kreolistik : typologische Aspekte der
Porzio gerniA 1981 Sprachkontakte, Actes du colloque (Mannheim, 1982),
Porzio gerniA (M. l.) – « Gli elementi celtici del Tübingen, 1982.
latino », in : E. cAMPAnile (a cura di) – I Celti d’Italia, vAn h eeMs 2009
Actes du colloque (Pise, 1980), Pisa, 1981, p. 97-120. vAn h eeMs (g.) – « Nombre, chiffre, lettre : formes et
Poucet 1966 réformes des notations chiffrées de l’étrusque », RPh,
Poucet (J.) – « L’origine sabine de la commutatio du 83, 2009, p. 103-130.
-d- en -l-, un mythe linguistique ? », AC, 35, 1, 1966, vAn h eeMs 2011
p. 140-148 vAn heeMs (g.) – « À propos de l’échange graphique f-/
Poucet 1972 h- en étrusque : emprunts ou innovations parallèles ? »,
Poucet (J.) – « Les Sabins aux origines de Rome. in : E. luJán et C. ruiz DArAsse (ed.) – Contacts
Orientations et problèmes », in : ANRW, I, 1 (1972), linguistiques dans l’Occident méditerranéen antique,
p. 48-135. Madrid, 2011, p. 173-194.
PulgrAM 1948 vAn h eeMs s.p.
PulgrAM (e.) – « The origin of the Latin nomen genti- vAn h eeMs (g.) – « Interférence et convergence : le
licium », HSPh, 58-59, 1948, p. 163-187. problème de l’emprunt des suffixes. À propos des
r ix 1972 suffixes étr. ­θe/­te et lat. -t(i)- », in : G. vAn heeMs
r ix (h.) – « Zum Ursprung des römisch-mittelitali- (ed.) – L’Italie, terre de contacts : les contacts inter-
schen Gentilnamensystems », in : ANRW, I, 2, (1972), linguistiques dans l’Italie du Ier millénaire av. J.-C.,
p. 700-758. Lyon, à paraître.
r ix 1994 WAllAce 2008
r ix (h.) – « Latein und Sabellisch : Stammbaum und/ WAllAce (r. e.) – Zikh Rasna. A Manual of the
oder Sprachbund ? », ILing, 17, 1994, p. 13-29. Etruscan Language and Inscriptions, New York, 2008,
r ix 1995 p. 129-131.
r ix (h.) – « Il latino e l’etrusco », Eutopia, 4, p. 73-88. WAtMough 1997
szeMerényi 1975 WAtMough (M. t.) – Studies in the Etruscan loan-
szeMerényi (o.) – « The origin of Roman drama and words in Latin, Firenze, 1997.
Greek tragedy », Hermes, 103, 1975, p. 300-332. Weinreich 1954
ThLE I2 Weinreich (u.) – « Is a structural dialectology pos-
benelli (e.) (a cura di) – Thesaurus linguae Etruscae sible ? », Word, 10, 1954, p. 388-400.
I. Indice lessicale, Seconda edizione completamente Weiss 2009
riveduta sulla base della prima edizione pubblicata Weiss (M.) – Outline of the Historical and Compara-
nel 1978 da Massimo Pallottino, Pisa/Roma, 2009. tive Grammar of Latin, Ann Arbor-New York, 2009.

Potrebbero piacerti anche