Lo Spirito Segreto della Cavalleria
Moto, motssimo si é scritto e si scrive sulla Cavalkria, sulk nobilta delle sue origini,
sullatto onore che lesser fatto Cavaliere comportava per chi poteva legittimamente fregarsi
di tal thob, tanto che la stessa nobikd del sangue, faristocrazia tradizionale, non erano
uarentigie sufficienti per essere un vero Cavalere.
Moto poco, invece, ci si é soffermati a considerare i veri motivi, & spinta civé, se cié
permesso di usare tal termine, che determhd, in un mondo come quelo medieval, b
costtuzione di unlaristocrazia quell, appunto, cavaleresca - che era assai spesso in antitesi
con quella feudak allora dominante - e che riuscia porre in soggezinne i padroni della terra e
dispensatori di titoli e cariche, fo ad obbiigarli a riconoscere nela Cavalera una potenza
morale che era indispensabik imbrigliare e asservire al potere feudale. Tanto che si ginse
ala costtuzione di Ordini cavallereschi i cui ttoli non erano pili conferti per merti conquistati
direttamente per azioni avent come vabrri fondamentali fonore, la verita e la kata a un
ideale, ma per | servigi resi a un determnato principe, ala sua casata; ih defintiva a un
potere temporek. Ci non ostante tanima della Cavalera, pur tra ke astuzie che ne
provocarono fasservmento da parte dei poteri facimente identficabili nelle tre misure di
spazi, tempo e \uogo, rimase dovungue e sempre legata alfantico giuramento dei primi
Cavalieri: “Per Dio, che non mente”, cio’ al cuto della verta per cui la méstica gbria
dellazione sacrficake, base della regola cavaleresca, veniva annullata dalla menzogna.
“Non c'é Cavalier che mentir possa”, e chi mentiva era automaticamente posto fuori dalla
Cavalera.
Per cape questo concetto & necessario rfarsi allo spirto eroico che informé il sorgere
delfaristocraza cavalleresca, eroico in senso tradzionae, cbé sacral, kgato alla dottrina
della “guerra santa”, per cui la massima asprazione de! guerriero - nella fattispecie del
Cavaiiere - é b mors triumphalls. che porta all mmortalita
Su queste basil Cavalleria si presenta, contrariamente alfaristocrazia feudake kgata alla
tetra avuta dal proprio principe e alla “fides” che ne conseguiva, come un insieme di Vom,
di desiéerio unti da un deak supernazionale se non addritura universale ba cui fede non
era rivota 2 un principe, a una nazione o a un luogo, né, tanto meno, a un tempo
determinato, ma alla volonté di raggiungere quella viriité spirtuak, caratteristica essenviae
di colui che, in linea tradvionale, “ha il potere” e che, di conseguenza, pub affrontare
Qualungue impresa in quanto non morr3.
Sottanto in questa maniera pud riuscr comprensibik fardore col quale ii Cavaliere
etrante, ceppo dal quale sorsero, poi, gi Ordini cavallereschi, si ergeva a dfensore del debole
€ delloppresso in qualunque paese si trovasse, spesso lottando contro i rappresentanti del
potere costtuto, affrontando pericoli inaudti senza dubtare un attimo soio del risutato
finak. La sua azione, impostate alla certezza del trionfo della vert (Per Dio, che non mente)
non poteva cessare neppure con & morte, che rappresentava il sacrficio col quak si
acquistava - come si é detto - fimmortalta. Dialtra parte il Cavaliere, in ogni sngor tenzoneveceva una specie di gudiio di Dio del quale egli si trovava in certo qual modo, per
investitura, ad essere un rappresentante.
Ecco perché fa Cavalleria rappresentd per un certo tempo una forma di sacerdozi di tipo
tradzionale, improntato a prerogative solari, per cid stesso stabil’, “invarabill, “fisse", che
traeva a sua forza daidea della regalita tresmessa al Cavaliere al momento dell nvesttura,
forza che provenva non sob dal concetto de! dirtto divino legato all regalit’ stessa, ma
anche da quell dela funzisne di “ponte” fra ildivino e il profano, affidata al sacerdote.
Di qui fa necesst3, da parte de! potere costtuto, sia spiritual che temporak, di
imbriglare una forza che poteva diventare quanto mai percolsa dato che, alle bro origini, &
norme delfordinaz one cavaleresca non prevedevano hnterventi di rappresentanti ufficiali del
princ pe né del sacerdozio: il Cavaliere poteva ordinare atro Cavaliere e stabilire una speck di
catena iniziatica, tanto pid che, pur pregiandosi il sangue nobile e lereditarieta, tall attrbuti
rnon erano necessari In ci la tradzione cavalleresca dei primordi seguiva una regola smile a
quella delfantichissima tradzione ndo-aria del guerrieto (Kshétrya) che consacra il querriero.
Qualta richieste per aspirare allinvesttura erano: laver compiuto Mmprese tali da provare
un eroco disprezzo per b vita, e il cuto della vert, della leak e dellonore. “Chi teme &
morte pit che fonta non ha dirito alla Signoria" e “meglio vale morte che con onta restare in
va": ecco due massime che il Cavaliere poneva a fondamento dei suoi ideali e delle sue
azioni
Ow’o che in un breve atticob non é possibile entrare con maggior precisione e ricchezza
di particolari in un argomento sifatto; resta perakro & possbilit& di accenni precisi atti a
chiarire, se non a sviscerare, lo spirto segreto dela Cavaleria e i motivi del suo lento
decadere, da organezazione indipendente dai poteri sprituali e temporali organizati in
religioni e stati in quanto miltare-sacerdotale, a organkzazione sovrana che necessitava pero
di riconoscimenti imperiali e papali (come, ad esempo, gli Ordini militar’) per ridursi, poi, a
Ordini equestri dipendenti da questi quel sovrano che ne deteneva la Gran Maestranza ditto
eredtario e che ordinava i Cavalieri non sulla base degli deali cavallereschi ma su quell
particolari servigi resi alla sua dinastia, alla fede, alla nazione ed alla “societa”.
La necessta di impedie il sempre maggior impulso che la Cavalleria stava ricevendo
portd al rconoscimento della sacralta delf investtura da parte del potere spiritual del tempo,
legato tuttavia alla “grazia divina” riconosciuta ai sovrani regnanti: fu nel XIT seco’ che si
codficd il rtuale dellordinazione cavalleresca che precedeva un servizio di due vote sete
anni presso un principe, nel cui corso eta necessario dar prova di ealta, devozione e ardire.
Se take servizio era compiuto come si conveniva, nel periodo della Pasqua o delle Pentecoste
si provvedeva allinvesttura dopo breve tempo di diguino e pentenza, quali seguva b
purficazione simbolica mediante bagno. I! pid delle vote seguiva la "vegla darmi’: laspiante
passava una notte nel tempi, in piedi o inginocchiato (mai seduto) vestendo un mantello
bianco. Allaba avvenva la consacrazione dele armi poste sulfatare. Con ci il potere
sprituale legava a sé il Cavaliere che nei suoi voti includeva quello dfesa dela fede, mente il
potere temporale raggiungeva bb scopo ci ottenere la “fides” propria allaristocrazia feudal
con a promessa di eaka verso ii principe o fOrdine a lui kgato attraverso i Gran Magistero o
in alo modo. Naturalmente questo prmo cedimento della Cavalleria costo ai principi ed al
potere spirtuake la concessione di numerose guarentigie. Alcuni ordini cavallereschi ottennerofassolita ndipenderza in fatto terrtoriak; | bro fortilei, Hatt, godevano textra terrorialita,
i Cavalieri Fimmuna, i bro beni non erano censibili, il Gran Magstero 0 Capitob scegievano i
loro vescovi che ordinavano i cappellani gradki alfOrdine; potevano crear notai, nobili, conti e
baroni ed amministrare la giustizia. Tutte franchigie che, un poco per volta, furono negate o
vennero assorbte dai poteri costtuiti con la modifica lenta, ma inesorabile, degli statuti,
partcolarmente dopo b sciglmento delfOrdne dei Templari e festiguersi di quello
teutonico.
Vi fu dunque una lotta sorda e continua tra & Cavalleria, che dfendeva fa propre
indipendenza, che voleva esser "senza macchia a senza paura’, che non voleva rinunciare ai
propri ideal, al suo carattere sacrak e miltare, e i poteri costituiti nei vari stati che B
volevano asservire e che effettivamente ci riuscirono, pil che per forza propria, per fevoversi
di situaz oni di carattere religioso, o per motiviterrtorialy, poltici e social.
Val pena di accennare, nel quadro di questa btta, ad uno dei mezzi usati dala
Cavalleria per mantenere, almeno in astratto, fb sua indipenderza spirtuak. I Cavalieri,
al'atto della loro investtura, sceglievano una Dama e ad essa votavano k bro azinni. L'uso
passé nel tempo come una nota di gentilezza (tant’é vero che nelfuso comune, degenerato. la
paro “cavallria’ é usata come sinonimo di omaggio al sesso femminie quando addrittura
non traligna nel cosiddetto “cavalier servente’) e tale nota si conservé nei tornei del XVI e
XVII secob in forma assolutamente esteriore. Ma & per lo meno puerile se non ridtcolo il
pensare che, in tempi in cui alle donne si poneva fa cintura di castta, in cui lamore - come
ogi noi b consideriamo - era caso sporadico, in cui le promesse di matrimonio si
scambiavano fra i genitori dei futuri sposi ancor fanciuli se non in fasce, il Cavaliere, conscio
della sua investitura a carattere regak - sacerdotale, gurasse eterna fedeta a una donna che
non avreboe mai posseduta e che motto spesso era sposata e madre di numerosa figliolanza.
Sié che la “Donna” che il Cavaliere assumeva esterormente come premio delle sue nobili
azioni, che ad essa erano dedicate, nel cui nome affrontava la morte, era un simbob
tradzionale, quello che raffgurava la Santa Sapienza, & Conoscenza, il princbio di una vita
etema, il mito della conquista delfelemento primordia femmini, di cul si hanno
innumerevoli esempi in tutte k sere tradizioni.
Vista sotto questo suo aspetto segreto, la Cavalleria & certo assai pil vicina alla visione
che ne ebbe il Cervantes nel suo meraviglioso Cavaliere folle, che non a quella di cui, oggi, si
para o si pensa inquadrandola nei Imei derivanti dalla degenerazione di tutto cb che fu
tradzionak.
1 Cavaliere della Manca muoveva alla conquista dei mulnia vento con spirto scevro da
cogni questione personal, senza pensare alle logiche conseguenze del suo gesto, per un puro
ideale, cosi come vedeva nela tutt'attro che angelica Dulcnea la “Donna” simbolica, prem
ambit alle sue mprese. Si trattava di un uomo che nelle sua follia aveva intuto b forza e b
spirito dell stzuzione, per cui i mulnia vento non potevano essere un ostacob ai suoi deali
né fa bruttezza e tignoranza di Dulcinea una remora al suo voto di fedeta al principio di una
vita eterna.
Oggicci si accosta a Cervantes per ridere, imbevuti come siamo di tutta una cultura in
piena decadenza (1), arei ormai travolta dalla cosiddetta civit del benessere e dei consumi,
mentre nelle sue apparenti tone bysogna trovare e capite il vabre intramontabie diunorganizzazione spirituale in senso tradzionale che mantenne ato per secoll, in un perlodo
considerato di oscurantismo poitico, religioso e sociale, i mito degii Eroi, illuminando tutta
un'epoca con esempi di leak3, donore, di fedelta, di amore per ba verité e per un ideak
superiore.
(1) Cervantes, fin oltre i quarantanni fu soldato comportandosi con grande valore. A Lepanto, nel
1571, ricevette due archibugiate nel petto e una nella maro sinistra che gli rest storpiata. Dal 1571
al '75 fu in Italia, sempre militare, continuando a dimostrare grande valore e ardimento , Catturato
dai barbareschi fu tenuto in prigionia ad Algeri dove i suoi tentatvi di evasione furono continui,
audaci e drammatici col che divenne celebre, imponendosi anche al rispetto dei nemici che mai
osarono punitlo in chiaro riconoscimento del suo valore. Fu soldato di elezione e non per bisogno: le
armi furono il suo ideale e l'eroisrro, la lealtS e l'aspirazione a qualcosa di pili elevate.
Coloro che oggi interpretano il suo capolavoro nel senso che abbiamo detto, dovrebbero prima
informarsi su queste caratteristiche dell'autore dalle quali discende lo spirito che b spinse a scrivere
il capolavoro,
GASTONE VENTURA