Sei sulla pagina 1di 168

Q

ISSN 2038-5293

uaderni
del Ministero 8
Salute
della n. 8, marzo-aprile 2011

La centralità della Persona in riabilitazione:


nuovi modelli organizzativi e gestionali
Q uaderni
del Ministero
Salute
della
Quaderni del Ministero
Salute
della

n. 8, marzo-aprile 2011
Ministro d e lla S alute : Fer ruccio Fa zio
Direttore Scie ntifico: Gio v anni S imo ne t t i
Direttore Re sp o nsab ile: Pao lo Ca so la r i
Direttore E d it o riale : D aniela Ro d o r ig o
Vicedirettore esecutivo: Ennio Di Paolo

Comitato d i D irezio ne
Francesca Basilico (con funzioni di coordinamento); Massimo Aquili (Direttore Ufficio V Direzione Generale Comunicazione e Relazioni Istituzionali);
Francesco Bevere (Direttore Generale Programmazione Sanitaria, Livelli di Assistenza e Principi Etici di Sistema); Silvio Borrello (Direttore Generale
Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione); Massimo Casciello (Direttore Generale Ricerca Scientifica e Tecnologica); Giuseppe Celotto (Direttore
Generale Personale, Organizzazione e Bilancio); Gaetana Ferri (Direttore Generale Sanità Animale e del Farmaco Veterinario); Giovanni Leonardi
(Direttore Generale Risorse Umane e Professioni Sanitarie); Romano Marabelli (Capo Dipartimento Sanità Pubblica Veterinaria, Nutrizione e Sicurezza
degli Alimenti ); Marcella Marletta (Direttore Generale Farmaci e Dispositivi Medici); Concetta Mirisola (Segretario Generale del Consiglio Superiore
di Sanità); Fabrizio Oleari (Capo Dipartimento Prevenzione e Comunicazione ); Filippo Palumbo (Capo Dipartimento Qualità); Daniela Rodorigo
(Direttore Generale della Comunicazione e Relazioni Istituzionali); Giuseppe Ruocco (Direttore Generale Rapporti con l’Unione Europea e Rapporti
Internazionali ); Francesco Schiavone (Direttore Ufficio II Direzione Generale Comunicazione e Relazioni Istituzionali); Rossana Ugenti (Direttore
Generale Sistema Informativo); Giuseppe Viggiano (Direttore Generale Rappresentante del Ministero presso la SISAC)

Comita to S cie ntifico


Giampaolo Biti (Direttore del Dipartimento di Oncologia e Radioterapia dell'Università di Firenze); Alessandro Boccanelli (Direttore del Dipartimento
dell’Apparato Cardiocircolatorio dell’Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata – Roma); Lucio Capurso (Presidente del Consiglio di Indirizzo e Verifica
degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri – Roma); Francesco Cognetti (Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina
Elena Irccs – Roma); Alessandro Del Maschio (Direttore del Dipartimento di Radiologia delI’Ospedale San Raffaele Irccs – Milano); Vincenzo Denaro
(Preside delIa Facoltà di Medicina e Chirurgia e Responsabile delI’Unità Operativa Ortopedia e Traumatologia del Policlinico Universitario Campus
Biomedico – Roma); Massimo Fini (Direttore Scientifico delI’Irccs S. Raffaele Pisana – Roma); Enrico Garaci (Presidente delI’Istituto Superiore di Sanità
– Roma); Enrico Gherlone (Direttore del Servizio di Odontoiatria delI’Ospedale San Raffaele Irccs – Milano); Maria Carla Gilardi (Ordinario di
Bioingegneria Elettronica e Informatica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia delI’Università di Milano – Bicocca); Renato Lauro (Rettore dell’Uni-
versità Tor Vergata – Roma); Gian Luigi Lenzi (Ordinario di Clinica Neurologica presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia delI’Università la Sapienza –
Roma); Francesco Antonio Manzoli (Direttore Scientifico delI’Istituto Ortopedico Rizzoli – Bologna); Attilio Maseri (Presidente delIa Fondazione “Per
il Tuo cuore - Heart Care Foundation Onlus” per la Lotta alle Malattie Cardiovascolari – Firenze); Maria Cristina Messa (Ordinario del Dipartimento di
Scienze Chirurgiche presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia delI’Università di Milano – Bicocca); Sergio Ortolani (Coordinatore dell’Unità di Malattie
del Metabolismo Osseo e Reumatologia – Irccs Istituto Auxologico Italiano – Milano); Roberto Passariello (Direttore dell’Istituto di Radiologia – Uni-
versità La Sapienza – Roma); Antonio Rotondo (Direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini – 2a Università di Napoli); Armando Santoro
(Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica ed Ematologia – Irccs Istituto Clinico Humanitas – Rozzano, Mi); Antonio Emilio Scala (Preside delIa
Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Vita/Salute San Raffaele – Milano); Giovanni Simonetti (Direttore del Dipartimento di
Diagnostica per Immagini, Imaging Molecolare, Radioterapia e Radiologia Interventistica del Policlinico Universitario Tor Vergata – Roma); Alberto
Zangrillo (Ordinario di Anestesiologia e Rianimazione dell’Università Vita/Salute San Raffaele e Direttore dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione
Cardiochirurgica dell’Ospedale San Raffaele Irccs – Milano)

Comit a t o d i Red azio ne


Simonetta Antonelli, Massimo Ausanio, Carla Capitani, Amelia Frattali, Francesca Furiozzi, Milena Maccarini, Carmela Paolillo, Alida Pitzulu,
Claudia Spicola (Direzione Generale della Comunicazione e Relazioni Istituzionali del Ministero della Salute), Antonietta Pensiero (Direzione Generale
Personale, Organizzazione e Bilancio del Ministero della Salute)

Quaderni del Ministero della Salute


© 2011 - Testata di proprietà del Ministero della Salute
A cura della Direzione Generale Comunicazione e Relazioni Istituzionali
Viale Ribotta 5 - 00144 Roma - www.salute.gov.it
Consulenza editoriale e grafica: Wolters Kluwer Health Italy S.r.l.
Stampa: Poligrafico dello Stato
Registrato dal Tribunale di Roma - Sezione per la Stampa e l'Informazione - al n. 82/2010 del Registro con Decreto del 16 marzo 2010
ISSN 2038-5293
Pubblicazione fuori commercio
Tutti i diritti sono riservati, compresi quelli di traduzione in altre lingue. Nessuna parte di questa pubblicazione potrà essere riprodotta o trasmessa in
qualsiasi forma o per mezzo di apparecchiature elettroniche o meccaniche, compresi fotocopiatura, registrazione o sistemi di archiviazione di informazioni,
senza il permesso scritto da parte dell’Editore
Le ragioni di una scelta e gli obiettivi

Perché nascono i Quaderni

U niformare e fissare, nel tempo e nella memoria, i criteri di appropria-


tezza del nostro Sistema salute.
È l’ambizioso progetto-obiettivo dei Quaderni del Ministero della Salute, la
nuova pubblicazione bimestrale edita dal dicastero e fortemente voluta dal
Ministro Ferruccio Fazio per promuovere un processo di armonizzazione
nella definizione degli indirizzi guida che nascono, si sviluppano e proce-
dono nelle diverse articolazioni del Ministero.
I temi trattati, numero per numero, con taglio monografico, affronteranno
i campi e le competenze più importanti, ove sia da ricercare e conseguire la
definizione di standard comuni di lavoro.
La novità è nel metodo, inclusivo e olistico, che addensa e unifica i diversi
contributi provenienti da organi distinti e consente quindi una verifica
unica del criterio, adattabile volta per volta alla communis res. La forma dun-
que diventa sostanza, a beneficio di tutti e ciò che è sciolto ora coagula.
Ogni monografia della nuova collana è curata e stilata da un ristretto e iden-
tificato Gruppo di Lavoro, responsabile della qualità e dell’efficacia degli
studi. Garante dell’elaborazione complessiva è, insieme al Ministro, il pre-
stigio dei Comitati di Direzione e Scientifico.
Alla pubblicazione è affiancata anche una versione telematica integrale sfo-
gliabile in rete ed edita sul portale internet del Ministero www.salute.gov.it;
qui è possibile il costante approfondimento dei temi trattati grazie alla sem-
plicità del sistema di ricerca e alla scaricabilità dei prodotti editoriali; tra
questi spiccano le risultanze dei pubblici convegni mirati che, volta per
volta, accompagnano l’uscita delle monografie nell’incontro con le artico-
lazioni territoriali del nostro qualificato Sistema salute.
Non ultimo, il profilo assegnato alla Rivista, riconoscibile dall’assenza di
paternità del singolo elaborato, che testimonia la volontà di privilegiare,
sempre e comunque, la sintesi di sistema.

Paolo Casolari Giovanni Simonetti


Direttore Responsabile Direttore Scientifico
Q uaderni
del Ministero 8
Salute
della

La centralità della Persona in riabilitazione:


nuovi modelli organizzativi e gestionali

GRUPPO DI LAVORO
presieduto dall’on. Francesca Martini
Giovanna Beretta, Antonio Bortone, Carlo Caltagirone, Mario Carletti, Massimo Casciello, Luigi Cerato,
Alberto Cester, Gaspare Crimi, Angelo Del Favero, Guido Vincenzo Ditta, Massimo Fini, David Fletzer,
Calogero Foti, Giuseppe Galardi, Alessandro Giustini, Marcello Imbriani, Velio Macellari,
Dario Manfellotto, Domenico Mantoan, Mario Melazzini, Paolo Menduni, Antonio Moccaldi,
Andrea Naldi, Fabrizio Oleari, Filippo Palumbo, Caterina Pistarini, Federico Posteraro, Giuseppe Ruocco,
Giorgio Santilli, Valter Santilli, Giovanni Simonetti, Maurizio Volterrani, Giovanni Zotta
Hanno collaborato alla stesura dei lavori
Giorgio Albertini, Nicolino Ambrosino, Anna Banchero, Giacomo Bazzini, Antonella Biroli, Paolo Boldrini, Amelia Brunani,
Anna Cantagallo, Paola Capodaglio, Stefano Cappa, Marina Carlone, Michele Carruba, Antonio Casarico, Maurizio Casasco,
Enrico Castelli, Francesco Cavagnini, Stefano Centanni, Carmine Chieffo, Daniela Chieffo, Enrico Clini, Giovanni Cioni,
Franco Codecasa, Franca Coppadoro, Antonella Costantino, Anna Giulia De Cagno, Raffaela Decimo, Roberto Di Lenarda,
Lorenzo Donini, Sergio Dugone, Franco Falcone, Francesco Fattirolli, Secondo Fassino, Adriano Ferrari, Giuseppe Filippi,
Franco Franchignoni, Giuseppe Gallina, Michele Gallucci, Fulvia Gariboldi, Elisabetta Genovese, Enrico Gherlone, Pantaleo Giannuzzi,
Luca Gondoni, Cesare Greco, Raffaele Griffo, Enrico Guffanti, Sergio Iavicoli, M. Grazia Indaghi, Elisabetta Ladavas, Giampaolo La Malfa,
Luisa M. Lapenna, Carmelo Lentino, Alessandro Listrani, Antonio Liuzzi, Giovanni Magrone, Antonino Mangiacavallo, Emilia Maran,
Mirella Maselli, Anna Mazzocchi, Eugenio Mercuri, Roberto Migliari, Enrico Molinari, Antonio Moccaldi, Gabriele Mora, Daniela Morelli,
Giovanni Muto, Carlo Nozzoli, Franco Pasqua, Massimo Perachino, Fabio Pessina, Maria Letizia Petroni, Massimo Piepoli, Fabio Pigozzi,
Monica Pinto, Elisabetta Polizzi, Paolo Puppo, Carmine Riccio, Maurizio Ripari, Mariangela Rondanelli, Tiziana Rossetto,
Alessandro Sartorio, Maria Pia Schieroni, Carlo Schweiger, Goffredo Scuccimarra, Nicola Smania, Antonio Spanevello, Giovanni Spera, Isa-
bella Springhetti, Giacomo Stella, Silvia Sterzi, Mario Stirpe, Maria Rosa Strada, Alessia Tafani, Mauro Tavernelli, Pierluigi Temporelli,
Marco Trabucchi, Roberto Tramarin, Anna Carla Turconi, Carlo Umiltà, Donatella Valente, Giuseppe Vallar, Paola Varese,
Riccardo Vigneri, Carlo Vigorito, Michele Vitacca, Alberto Zanchetti, Orazio Zanetti, Pierluigi Zoccoletti

Associazioni e Società scientifiche che hanno collaborato e/o sono state auditate
• ACeA Associazione Cerebrolesioni Acquisite • FMSI Federazione Medico Sportiva Italiana
• ADIPSO Associazione per la Difesa degli Psoriasici • FIMPST Federazione Italiana contro le Malattie Polmonari Sociali
• AICE Associazione Italiana Contro l’Epilessia e la Tubercolosi
• AIDIRE Associazione Italiana di Ippoterapia e Riabilitazione • FIMMG Federazione Italiana Medici di Famiglia
Equestre • FISH Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap
• AIFI Associazione Italiana Fisioterapisti • FLI Federazione Logopedisti Italiani
• AIORAO Associazione Italiana Ortottisti Assistenti in Oftalmologia • FNAT Federazione Nazionale Associazioni Trauma Cranico
• AIP Associazione Italiana Parksinsoniani • FNOMCeO Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi
• AIP Associazione Italiana Podologi e Odontoiatri
• AIPO Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri • IACPR-GICR Italian Association for Cardiovascular Prevention
• AISA Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche and Rehabilitation
• AISLA Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica • GIRN Gruppo Interprofessionale di Riabilitazione
• AISM Associazione Italiana Sclerosi Multipla in Neuropsicologia
• AITNE Associazione Italiana Terapisti della Neuropsicomotricità • La Rete Associazioni Riunite per il Trauma Cranico
dell’età evolutiva e le Gravi Cerebrolesioni Acquisite
• AITO Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali • SIC Società Italiana di Cardiologia
• Amici di Luca • SICOA Società Italiana Cardiologia Ospedalità Accreditata
• ANFFAS Associazione Nazionale Famiglie di Persone • SIGG Società Italiana di Gerontologia e Geriatria
con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale • SIGOs Società Italiana Geriatri Ospedalieri
• ANIO Associazione Nazionale per le Infezioni Osteo-Articolari • SIMeR Società Italiana di Medicina Respiratoria
• ANMCO Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri • SIMFER Società Italiana di Medicina Fisica e Riabilitativa
• ARCO 92 Associazione per la Riabilitazione del Comatoso • SIMG Società Italiana di Medicina Generale
• ARIR Associazione Riabilitatori dell’Insufficienza Respiratoria • SINPIA Società Italiana di NeuroPsichiatria dell’Infanzia
• Ass. BPCO Associazione Italiana Pazienti BPCO e dell’Adolescenza
• ASSIMEFAC Associazione Società Scientifica Interdisciplinare • SIO Società Italiana dell’Obesità
e di Medicina di Famiglia e di Comunità • SIRAS Società Italiana Riabilitazione di Alta Specializzazione
• Azione Parkinson • SIRN Società Italiana di Riabilitazione Neurologica
• FADOI Federazione delle Associazioni dei Dirigenti Ospedalieri • SISDCA Società Italiana per lo Studio dei Disturbi
Internisti del Comportamento Alimentare
• FAIP Federazione Associazioni Italiane Paratetraplegici • SITO Società Italiana di Terapia Occupazionale
• FANEP Associazione Famiglie Neurologia Pediatrica • SNAMI Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani
• FAVO Federazione delle Associazioni di Volontariato • SPIF Sindacato Professionale Italiano Fisioterapisti
in Oncologia • UICI Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti
Quaderni
ISSN 2038-5293

del Ministero 8
Salute
della n. 8, marzo-aprile 2011

La centralità della Persona in riabilitazione:


nuovi modelli organizzativi e gestionali

La centralità della Persona


in riabilitazione: nuovi modelli
organizzativi e gestionali

Indice

Prefazione pag. IX

Foreword pag. XIII

Introduzione pag. XVII

Introduction pag. XIX

Sintesi dei contributi pag. XXI

1. La riabilitazione: analisi della situazione in Italia pag. 1

2. Il modello bio-psico-sociale di salute pag. 5

3. La riabilitazione nel continuum assistenziale: pag. 11


Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

4. Il modello organizzativo della rete in riabilitazione pag. 35

5. Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione pag. 39

6. Interdisciplinarità in riabilitazione pag. 57

7. Il futuro della ricerca in riabilitazione pag. 105

8. Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni pag. 119

Bibliografia pag. 131


Ministero della Salute

Prefazione

P er sviluppare al meglio le potenzialità di salute della Persona in una presa


in carico globale e unitaria, la riabilitazione, storicamente considerata il
terzo elemento del percorso sanitario insieme alla prevenzione e alla terapia,
ha mostrato di doversi integrare con le altre due componenti per la valorizzazione
dell’attività fisica e motoria, cognitiva e motivazionale, nella tempestività della
presa in cura fin dalla fase acuta, nell’integrazione tra le cure finalizzate al re-
cupero dell’autonomia.
I Quaderni della Salute, con i quali il Ministero intende informare e aggior-
nare tutti i cittadini in tema di sanità e salute, non potevano non trattare tale
argomento.
Gli autori di questo volume sono coloro che hanno fatto della tutela della salute
la loro missione: i medici e tutti i professionisti che lavorano quotidianamente
nelle corsie, negli ambulatori, nelle palestre e in tutti i luoghi ai quali si rivolge
la domanda di salute dei cittadini.
La vera emergenza, nonché la grande sfida dei prossimi decenni, risiede nella
necessità di incentrare le strategie sanitarie anche sulla gestione della cronicità
e sulla prevenzione della disabilità.
L’ultimo rilevamento Istat del 2005 ha evidenziato che in Italia le Persone con
disabilità sono 2.609.000, pari al 4,8% della popolazione con oltre 6 anni di
età che vive in famiglia. Considerando che i pazienti residenti nei presidi so-
ciosanitari sono oltre 200.000, si raggiunge un valore complessivo di circa 2,8
milioni di Persone con disabilità.
Questo quadro epidemiologico ha fatto sì che il Ministero della Salute procedesse
a una revisione delle Linee guida del 1998, con le quali si intendeva porre or-
dine nel settore della riabilitazione, attraverso la definizione di una strategia
riabilitativa che si occupasse della presa in carico del malato, della sua valuta-
zione, dell’elaborazione di un progetto riabilitativo e della realizzazione di un
preciso programma di intervento incentrato sulla Persona.
Tali Linee guida, se da una parte hanno rappresentato un documento di rife-
rimento per quanto riguarda i principi guida e la filosofia di fondo dell’inter-

IX
Ministero della Salute

vento riabilitativo, dall’altra, per quanto attiene all’individuazione e alla mi-


sura degli outcome e ai criteri di appropriatezza di intervento, necessitavano
di una revisione. Dopo 13 anni, per la revisione dei Criteri di Appropriatezza,
si è insediato un Gruppo di Lavoro misto, in stretta sintonia con le Regioni,
presieduto dal Sottosegretario Onorevole Martini, composto da Esperti della
problematica, che ha coinvolto oltre 29 Associazioni e Società scientifiche.
Il Piano di Indirizzo per la Riabilitazione è stato presentato il 7 ottobre 2010
e approvato in Conferenza Stato-Regioni il 10 febbraio 2011. Tale documento
di indirizzo ha vagliato i grandi progressi della riabilitazione in campo scien-
tifico, clinico, organizzativo e dell’operatività interdisciplinare, facendo tesoro
della crescita delle competenze del medico specialista, di tutte le figure profes-
sionali coinvolte, da quelle indicate nelle Linee guida del 1998 e nella recente
normativa a quelle divenute progressivamente più importanti, come l’assistente
sociale e lo psicologo. Il fine ultimo risiede nel voler rendere questi progressi ap-
plicabili e funzionali al sistema sanitario e assistenziale del nostro Paese nel-
l’interesse delle persone che presentano ogni genere di disabilità e limitazione.
Lo scopo dell’intervento riabilitativo è “guadagnare salute” in un un’ottica che
vede la Persona con disabilità e limitazione della partecipazione non più come
“malato”, ma come “persona avente diritti”. Quindi compito dell’intervento
riabilitativo è valutare la Persona, per realizzare tutti gli interventi sanitari
necessari per consentirle di raggiungere il più alto livello possibile di funziona-
mento e partecipazione, in relazione alla propria volontà e al contesto, nell’ot-
tica di un reale empowerment.
L’utilizzo stesso del termine Paziente a volte può rivelare un approccio che di-
mentica come un soggetto, in una particolare condizione clinica, sia innanzitutto
una Persona con propri desideri e bisogni, che chiede di essere ascoltata e di poter
conoscere e capire meglio il proprio stato di disabilità e le possibilità di superarne
le limitazioni, avvalendosi di un approccio riabilitativo, in una visione bio-
psico-sociale. Una condizione di disabilità non deve in alcun modo costituire
un ostacolo all’espressione di libertà del cittadino con i propri diritti personali e
della famiglia con cui condivide desideri, problematiche, relazioni e scelte.
Il ruolo della famiglia diviene ancora più rilevante nei percorsi riabilitativi
dell’età evolutiva.

X
Prefazione

Negli ultimi anni la riabilitazione si è sempre più posta l’obiettivo di trattare


la Persona con le sue possibilità e potenzialità di partecipazione rispetto al
danno d’organo che ne ha determinato la limitazione. Indipendentemente dalla
causa che ha generato la condizione di disabilità, lo scopo della riabilitazione
risiede nell’individuare una modalità appropriata di intervento nei diversi e
specifici setting e in relazione alla multimorbidità.
Alla Persona con disabilità ricoverata in acuzie deve poter essere offerto un per-
corso riabilitativo unico integrato con i diversi setting terapeutici della rete ria-
bilitativa.
Questo principio si realizza con la “presa in carico dell’utente” e l’erogazione
degli interventi sulla base di programmi riabilitativi definiti all’interno di uno
specifico strumento sintetico e organico specifico per ciascuna Persona, il Progetto
Riabilitativo Individuale (PRI).
Il PRI, utilizzando i parametri di menomazione, limitazione di attività e restri-
zione di partecipazione sociale elencati nella Classificazione Internazionale del
Funzionamento, Disabilità e Salute ( International Classification of Function,
ICF), definisce la prognosi, le aspettative e le priorità del paziente e dei suoi fa-
miliari; viene condiviso, quando possibile, con il paziente, la famiglia e i caregiver;
definisce le caratteristiche di congruità e appropriatezza dei diversi interventi,
nonché la conclusione della presa in cura sanitaria in relazione agli esiti rag-
giunti.
Il processo decisionale del medico specialista in riabilitazione (Responsabile cli-
nico del paziente) nella definizione del PRI deve tenere conto della prognosi
funzionale, del margine di modificabilità del quadro di disabilità, del grado
di stabilità clinica del paziente e della sua possibile adesione al programma.
Il medico responsabile garantisce, anche attraverso il coinvolgimento del team
di professionisti, un flusso costante di informazioni a tutte le persone coinvolte
nelle attività del PRI: al paziente, alla famiglia, ai caregiver e al medico di
medicina generale.
In considerazione della complessità dei percorsi assistenziali riabilitativi e della
loro necessaria e coerente articolazione nell’ambito delle tipologie di setting ospe-
daliero, extraospedaliero, territoriale, sanitario e sociale, appare indispensabile
e auspicabile predisporre in tutte le Regioni un’organizzazione dipartimentale

XI
Ministero della Salute

delle attività di riabilitazione.


Il Dipartimento di riabilitazione fornisce la garanzia della realizzazione di
un adeguato percorso di cura riabilitativo per tutte le Persone che ne hanno bi-
sogno e rappresenta lo snodo reale della Clinical Governance; al Dipartimento
di riabilitazione devono essere forniti gli strumenti per raggiungere obiettivi di
qualità clinica e organizzativa, nel rispetto delle risorse disponibili; devono
inoltre essere forniti gli strumenti per gestire la sicurezza, la qualità, la politica
di formazione del personale, l’audit.
Un capitolo altrettanto degno di interesse è quello dedicato alla ricerca, nel
quale si affrontano il futuro, gli attori e i luoghi della stessa, con esempi ben
precisi e con l’indicazione delle prospettive future (robotica, realtà vituale e te-
leriabilitazione).
La medicina riabilitativa ha acquisito con il tempo evidenze ermeneutica ed
epistemologica specifiche, delineando un modello di intervento peculiare e pro-
fondamente diverso rispetto alla medicina e chirurgia d’organo; questo Qua-
derno intende fornire indicazioni su come tali modelli operativi possano e
debbano coordinarsi e integrarsi nell’interesse della collettività.

Prof. Ferruccio Fazio


Ministro della Salute

XII
Ministero della Salute

Foreword

T he rehabilitation process has historically been regarded as the third com-


ponent of the health management pathway, with prevention and treatment
comprising the first and second components, respectively. However, in order to
optimise the health potential of an individual, a more modern and compre-
hensive approach is one that integrates all three components. Such an approach
would maximise the potential benefits derived from physical, cognitive and
motivational rehabilitation activities. Furthermore, an integration of these ac-
tivities with an aim to facilitate a return to independence, should be promptly
initiated during the acute phase of disablement.
This situation could not be overlooked by the authors of the Quaderni della
Salute, which is published by the Italian Ministry of Health to inform and up-
date the public on healthcare issues.
The authors of the present issue made the task of ensuring good health their
mission. They are physicians and healthcare professionals who work in hospitals,
in outpatient clinics, in sporting and other facilities that individuals may refer
to when seeking to improve their health.
The immediate concern, and the big challenge for the upcoming decades, lies
in the need to focus healthcare strategies on the management of chronic diseases
and on the prevention of disability.
According to National Institute of Statistics data (Istat; 2005), in Italy more
than 2.6 million people older than 6 years of age and living with their families,
have a disability. Given that more than 200,000 disabled people live in insti-
tutions, the total number of people with a disability exceeds 2.8 million.
This scenario has prompted the Italian Ministry of Health to review the Guide-
lines issued in 1998. The aim of the review was to improve rehabilitation by
establishing a strategy that would encompass patient care, patient assessment,
the design of a rehabilitation project and the implementation of a specific pro-
gram focused on the individual.
While the 1998 Guidelines provided a reference for the guiding principles and
the philosophy behind rehabilitation, it was recognised that a revision of out-
come identification and evaluation, and the criteria for intervention suitability,

XIII
Ministero della Salute

was required; consequently, a Working Group was established for the revision
of the Appropriateness Criteria. The Working Group is chaired by the Ministry
undersecretary, Ms. F. Martini, and is composed of experts and involves over
29 scientific Associations and Societies, and operates in close collaboration with
the Regioni (Italian local institutions).
The Piano di Indirizzo per la Riabilitazione (plan for rehabilitation guidelines)
was presented on 7th October, 2010, and was approved by the Conferenza Stato-
Regioni on 10th February, 2011. The document evaluated the considerable
progress achieved in rehabilitation from scientific, clinical and organizational
perspectives, as well as in terms of interdisciplinary activity. This progress has
been made possible through the optimization of the increasing competence of spe-
cialists and healthcare professionals involved, including those roles indicated in
the 1998 guidelines and in the recently adopted regulations and, more recently,
the professionals who have acquired an increasingly important role, such as social
workers and psychologists. The ultimate goal is to implement these advances and
to make them work within the Italian healthcare and welfare services, in the
interest of people with any type of disability or health impairment.
The aim of a rehabilitation intervention is to “gain health”, and should consider
the person with impairment or any participation restriction no longer as an
“ill individual”, but as a “person with rights”. Therefore, in order to achieve
true empowerment, the rehabilitation intervention should assess the individual
according to their wishes and context, and then implement all required thera-
peutic interventions to ensure the achievement of the highest possible level of
functioning and participation.
The very use of the term “patient” is often indicative of an approach that fails
to consider that individuals, in a particular clinical setting, are first of all
human beings with their own wishes and needs. That they are individuals who
would like to be listened to, and who would like to have a better knowledge
and understanding of their disabled state, and of their chances to overcome this
disability through participation in a rehabilitation program with a biopsy-
chosocial vision. The presence of a disability should in no way hinder an indi-
vidual’s freedom or personal rights, or those of the people who share wishes,
problems, relationships and choices with them.

XIV
Foreword

The role of the family is even more crucial in the rehabilitation pathway of
children and adolescents.
In recent years, rehabilitation has increasingly focused on treating the person
with his or her possibilities and potentials of participation, rather than the im-
pairment causing the limitation. Regardless of the disability cause, the rehabil-
itation objective is to identify appropriate interventions in distinct and specific
settings; the presence of comorbidities should also be considered.
The disabled individual hospitalized in the acute phase should have prompt
access to a comprehensive rehabilitation pathway that integrates the various
therapeutic practices in the rehabilitation network.
This concept can be implemented by “taking on the individual” and delivering
an intervention based on a personalized rehabilitation program, which has
been defined and constructed in a cohesive framework: the Progetto Riabilita-
tivo Individuale (PRI; individual rehabilitation project).
The PRI, by means of the parameters including impairment, activity limitation
and social participation restriction as listed by the International Classification of
Functioning, Disability and Health (ICF), defines the prognosis, the expectations
and the priorities of the patient and his or her family. Wherever possible, in co-
operation with the patient, the family and the caregivers, the PRI defines the char-
acteristics of suitability and appropriateness of the various interventions, as well
as the termination of the patient management according to the results achieved.
In the decision process, the rehabilitation specialist (the clinician responsible for
the patient) must consider, according to the PRI, the functional prognosis, the
extent to which the disabled state can be modified, the degree of the patient’s
clinical stability and compliance to the program.
The rehabilitation specialist also ensures, through the involvement of a team of
professionals, a constant flow of information to all people involved in the ac-
tivities of the PRI including the patient, the family, the caregivers and the gen-
eral practitioners.
Given the complexity of the rehabilitation pathways and their need to be cohe-
sively articulated in various settings (e.g. hospital, outpatient, geographical,
healthcare, welfare), it is not only desirable but essential that all the Regioni
have a departmental organization of the rehabilitation activities.

XV
Ministero della Salute

The rehabilitation department guarantees the implementation of an adequate


pathway of rehabilitation for all people who need it, and constitutes the true
interconnection point of Clinical Governance. The rehabilitation department
must be provided with the tools for achieving clinical and organizational ob-
jectives, according to the available resources for managing safety and quality is-
sues, personnel training policies and audits.
An equally interesting topic is one dedicated to research, in which future con-
cepts, operators and the places of research are discussed, with well defined ex-
amples and with an indication of forthcoming advances such as robotics, virtual
reality, and telerehabilitation.
Rehabilitation medicine has gradually acquired specific interpretative and epis-
temological evidence, outlining a unique interventional approach that is sub-
stantially different from organ medicine and organ surgery; the present
Quaderno issue intends to indicate how such operative processes can and should
be coordinated and integrated for the well-being of the community.

Prof. Ferruccio Fazio


Minister of Health

XVI
Ministero della Salute

Introduzione

L a costituzione del Gruppo di Lavoro sulla riabilitazione del Ministero


della Salute e con essa la realizzazione del nuovo Piano di Indirizzo per
la riabilitazione rappresentano elementi importanti e innovativi nel campo
delle politiche della salute.
A oltre dieci anni dall’inizio del percorso tracciato dalle Linee guida sulla ria-
bilitazione del 1998, che hanno definito principi cardine, quali la presa in carico
della Persona con malattia, la valutazione, l’elaborazione e l’implementazione
del progetto riabilitativo, si riconosce l’esigenza di rispondere ai nuovi spunti e
bisogni attraverso interventi specifici che seguano un approccio nuovo in termini
di cultura, strumenti, metodologie e organizzazione e che guardino alla Persona
secondo la sua totalità di bisogni, desideri e relazioni.
Questo ultimo aspetto assume maggiore rilevanza alla luce della Convenzione
ONU sui Diritti delle Persone con disabilità, entrata nel nostro ordinamento
con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009, che all’art. 26 afferma che i servizi e i
programmi di abilitazione e riabilitazione “(a) abbiano inizio nelle fasi più
precoci possibili e siano basati su una valutazione multidisciplinare dei bisogni
e delle abilità di ciascuno, (b) facilitino la partecipazione e l’integrazione nella
comunità e in tutti gli aspetti della società, siano volontariamente posti a di-
sposizione delle Persone con disabilità nei luoghi più vicini possibili alle proprie
comunità, comprese le aree rurali”.
Questi presupposti hanno portato a elaborare e a stilare principi e strategie che,
tenendo presenti i diritti di ogni cittadino, rispondano con efficacia e attenzione
alla Persona con disabilità.
Il metodo di lavoro che il Gruppo ha voluto utilizzare riflette pertanto i principi
sopra menzionati e si avvale della Classificazione Internazionale del Funzio-
namento, Disabilità e Salute ( International Classification of Function, ICF)
come linguaggio comune a tutti gli attori coinvolti.
A partire da questo approccio, molte sono le novità introdotte dal nuovo Piano
di indirizzo rispetto alle Linee guida del 1998, in particolare: l’utilizzo del
modello bio-psico-sociale, l’istituzione dei Dipartimenti di riabilitazione, l’in-

XVII
Ministero della Salute

troduzione del concetto di rete di riabilitazione, l’utilizzo di un approccio in-


terdisciplinare e del modello di Attività Fisica Adattata, ma, principalmente,
il coinvolgimento della Persona/Paziente e dei suoi familiari come elemento im-
prescindibile del percorso riabilitativo.
Tutto ciò allo scopo di garantire concretamente la continuità di cura ospedale-
territorio in riabilitazione.
Le Persone con disabilità si adoperano quotidianamente per stimolare e sensi-
bilizzare la società in cui vivono sui loro bisogni e diritti e su quelli delle loro
famiglie, cercando con tutte le loro forze di promuovere un concetto di dignità
della vita umana e della Persona non riconducibile unicamente alla residua
efficienza delle funzioni del corpo.
Si tratta di una sfida senza dubbio difficile e impegnativa e, al suo interno, il
piano di indirizzo per la riabilitazione si pone come strumento operativo, in-
tegrato e sinergico per garantire unitarietà di risposte al bisogno della Persona
e la certezza nella continuità delle cure.
Solo con la partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti sarà possibile tra-
durre tali principi in realtà.

On. Francesca Martini


Sottosegretario di Stato alla Salute

XVIII
Ministero della Salute

Introduction

T he creation of the Working Group on rehabilitation by the Italian Ministry


of Health and the implementation of the new Guidelines for Rehabilitation
are important and innovative issues in healthcare policies.
More than ten years after the beginning of the program outlined by the Guide-
lines on rehabilitation that was issued in 1998 and which defined basic concepts
including patient management, patient assessment, the design and implemen-
tation of the rehabilitation project, a need to react to new opportunities and
requirements is now identified. This need will be met by specific interventions
based on a novel approach in terms of culture, tools, methods and organization
that will take into account the person with a disability incorporating all his or
her demands, wishes and relationships.
This latest issue is particularly relevant in the light of the UN Convention on
the Rights of Persons with Disabilities, included in the Italian legislation with
Law n. 18 (Legge n. 18) of March 3rd 2009. In article 26 of this document,
it reads that rehabilitation services and programs should “…(a) start as soon as
possible and be based on a multidisciplinary evaluation of individual needs
and capabilities, and (b), should promote the participation and the integration
in the community and in all aspects of society, and should be made available
on a voluntary basis to disabled persons in locations as close as possible to their
communities, including rural areas”.
These implications have led to the outline of principles and strategies to respond
efficiently and with the necessary attention to the person with disabilities, while
taking into account the rights of each individual.
Therefore, the working method adopted by the Group reflects the concepts men-
tioned above and is based on the International Classification of Functioning,
Disability and Health (ICF), so as to use a language common to all the parties
involved.
Starting from this novel approach, the new Guidelines for rehabilitation intro-
duced several innovations to the 1998 Guidelines, notably: the use of a biopsy-
chosocial model, the establishment of rehabilitation departments, the

XIX
Ministero della Salute

introduction of the concept of a rehabilitation network, the use of an interdisci-


plinary approach and the Adapted Physical Activity method. Additionally, in
particular, the involvement of the disabled person and of his or her family as an
essential component of the rehabilitation process.
This system has been designed to ensure the continuity of effective rehabilitation
care between the hospital and community environments.
Individuals with disabilities try hard on a daily basis to increase the awareness
of the community in which they live of their needs and rights, and of those of
their families. They also try their best to promote an idea of dignity of the whole
person and of human life in general, which goes beyond the limitation imposed
by the disability.
This is no doubt a difficult and demanding challenge and the Guidelines for
rehabilitation provides an operational, integrated and synergistic tool to ensure
the consistency of the responses to the needs of the person and to guarantee con-
tinuity of care.
Only with the active participation of all the people involved, will it be possible
to put these concepts into practice.

Francesca Martini MP
Under Secretary of State for Health

XX
Ministero della Salute
n. 7, gennaio-febbraio 2011

Sintesi dei contributi terio chiave per l’intervento sulla Persona con di-
sabilità, la certezza dei diritti e l’universalismo
nell’accesso a benefici e servizi. Nei decenni tra-
scorsi il nostro Paese ha sviluppato una forte evo-
luzione in questa direzione, ma alcune criticità
risiedevano nell’esigenza di comprendere come
1. La riabilitazione: realizzare un’efficace integrazione con le altre at-
analisi della situazione in Italia tività della Sanità e del Sociale per dare unitarietà
agli interventi in campo riabilitativo e nella cre-
Le Linee guida sulla riabilitazione del 1998 hanno scente cultura riabilitativa italiana rispetto all’im-
rappresentato un documento di riferimento per pianto della Classificazione internazionale ICIDH
quanto riguarda i principi guida e la filosofia di allora accettata, che descriveva come un processo
fondo dell’intervento riabilitativo, ma necessita- lineare e statico il percorso “patologia-menoma-
vano di un ulteriore aggiornamento per quanto zione-disabilità-handicap”.
concerne l’individuazione e la misura degli out- Tale problematica è stata definitivamente e posi-
come e i criteri di appropriatezza dell’intervento. tivamente risolta dall’introduzione nel 2001, da
Inoltre, a causa dei cambiamenti demografici av- parte dell’OMS, della Classificazione Internazio-
venuti in questi anni, le strutture e i servizi di ria- nale del Funzionamento, Disabilità e Salute (ICF),
bilitazione si sono moltiplicati in tutto il Paese e che impone una metodologia di analisi e defini-
tale crescita ha costituito per tutti la conferma zione della Persona con disabilità atta a costruire
dell’esigenza di fare un ulteriore passo verso il rag- un profilo di funzionamento basato sul modello
giungimento di un modello di riferimento con- bio-psico-sociale, dove la finalità dell’intervento
diviso. riabilitativo è “guadagnare salute”, in un’ottica
Per avere un panorama aggiornato della situazione che vede la Persona con disabilità non più come
riabilitativa in Italia, è stato pertanto elaborato e “malato”, ma come “Persona avente diritti”. A
inviato alle singole Direzioni Generali della Sanità questo scopo strumenti come il Percorso Assisten-
di tutte le Regioni un questionario per rilevare lo ziale Integrato e il Progetto Riabilitativo Indivi-
stato di applicazione delle Linee guida Ministeriali duale sono confermati come elementi essenziali
approvate in Conferenza Stato-Regioni nel maggio in questo rinnovato contesto scientifico-culturale.
1998 e LEA approvati con DPCM 29.11.2001.
L’adesione è stata rapida e tutte le Regioni hanno 3. La riabilitazione nel continuum
risposto alla rilevazione fornendo una visione ria- assistenziale: Governo Clinico, Percorso
bilitativa italiana, con la rilevazione sia degli svi- Riabilitativo Unico, luoghi di cura
luppi sia delle criticità emerse, analizzati nel det-
taglio in questo primo Capitolo. Il Governo Clinico integrato è un approccio glo-
bale alla gestione dei servizi sanitari che pone al
2. Il modello bio-psico-sociale di salute centro i bisogni delle Persone. Determinanti sono
pertanto le risorse disponibili, in particolare la
Molteplici direttrici di sviluppo del sistema di qualità tecnica e il loro impiego appropriato. Per
welfare del nostro Paese pongono oggi, come cri- ottimizzare le risorse disponibili è necessario af-

XXI
Ministero della Salute

frontare la complessità del paziente sulla base della lità nell’uso delle risorse con interventi integrati.
gestione del rischio, della formazione e degli in- Per l’area della riabilitazione l’attuazione di un
dicatori e standard di prodotto. modello di rete Hub & Spoke prevede una confi-
In questo Capitolo si analizza il Percorso Riabili- gurazione organizzativa delle strutture assistenziali
tativo Unico Integrato nei vari setting terapeutici e un sistema di governo dei processi in grado di
della rete riabilitativa, che si concretizza nel con- offrire continuità di cura. Nell’ambito dell’orga-
cetto di “presa in carico dell’utente” e nell’eroga- nizzazione di questa rete viene inoltre individuata
zione degli interventi secondo definiti programmi una serie di nodi distinti per la fase del percorso
riabilitativi all’interno di uno specifico Percorso in cui si collocano e per le caratteristiche dell’in-
Riabilitativo Individuale. A tale proposito si af- tervento che sono chiamate a portare.
frontano nel dettaglio l’appropriatezza dei percorsi Questa organizzazione capillare consente pertanto
nella rete riabilitativa, le figure professionali coin- alla Persona di avere un riferimento certo che
volte e gli strumenti di lavoro. segue il suo percorso post-ricovero mantenendo
L’ultima parte del Capitolo è dedicata ai luoghi un’osservazione e un monitoraggio dell’evoluzione
di cura e analizza la degenza, la riabilitazione in- del quadro clinico e l’integrazione con l’UVR
tensiva, la riabilitazione intensiva ad alta specia- consentirà adeguati controlli nel tempo ed even-
lizzazione, le Unità Spinali, le Unità Gravi Pato- tuali ulteriori attività riabilitative che si rendessero
logie Respiratorie, le Unità Gravi Patologie Car- necessarie.
diologiche, la riabilitazione estensiva, il territorio,
la dimissione e l’ambulatorio. 5. Sicurezza ed efficacia
Conclude il Capitolo un’analisi delle strutture so- delle apparecchiature in riabilitazione
ciosanitarie che effettuano trattamenti riabilitativi
in ambito territoriale, dell’importanza dell’accom- Nell’ambito della riabilitazione vengono utilizzate
pagnamento della Persona al domicilio e del ruolo differenti tipologie di apparecchiature che erogano
dell’attività fisica. diversi tipi di energia e alcuni aspetti correlati a
tali apparecchiature meritano di essere presi in
4. Il modello organizzativo della rete considerazione per i riflessi che possono avere sul-
in riabilitazione l’efficacia della prestazione e la sicurezza dei pa-
zienti, degli operatori e di terzi.
La riabilitazione costituisce un settore di inter- In questo Capitolo si affronta pertanto, in prima
vento per il quale è importante garantire una pia- istanza, il quadro normativo di riferimento, pas-
nificazione delle attività finalizzate al recupero sando successivamente all’analisi dei controlli ne-
funzionale dei pazienti in un sistema di servizi cessari, delle raccomandazioni per la gestione e
per la salute a diversi livelli e specificità che tenga l’utilizzo delle apparecchiature, delle evidenze
conto della necessità di una visione organica e in- scientifiche di efficacia e, infine, della sicurezza
tegrata tra sistema sanitario e sociale. degli operatori.
Lo svolgimento delle attività riabilitative deve Concludono il Capitolo alcune Tavole che ana-
essere pertanto costantemente aggiornato, al fine lizzano nel dettaglio le diverse pratiche utilizzate:
di garantire gli interventi sanitari appropriati, diatermia da contatto, elettroterapia, laserterapia,
la continuità dei percorsi delle cure e la raziona- energia vibratoria e ultrasuoni.

XXII
Sintesi dei contributi

6. Interdisciplinarità in riabilitazione 7. Il futuro della ricerca in riabilitazione

Il senso attribuito al concetto di lavoro interdi- La ricerca in riabilitazione presenta delle peculia-
sciplinare e multiprofessionale fa solitamente ri- rità che la differenziano dalle altre discipline: gli
ferimento a competenze rilevanti per professio- outcome della riabilitazione, per esempio, sono
nalità che devono/possono utilmente essere ap- di difficile misurazione in quanto volti a valutare
plicate in ambiti trasversali, cooperando con pro- i comportamenti e non un singolo parametro bio-
fessionalità diverse, per rispondere a problematiche logico. Pertanto, la ricerca in medicina riabilitativa
comuni. si focalizza non solo sul danno d’organo, ma sul
Con il termine trasversale non s’intende congruo recupero della disabilità e sulla partecipazione,
per tutti e in ogni contesto, bensì utile a tutti se ponendo la Persona al centro del suo agire.
contestualizzato e trasferibile. Negli ultimi anni, la ricerca in riabilitazione ha
L’intervento riabilitativo è l’elemento evidente di inoltre compiuto grandi progressi, avvalendosi dei
“trasversalità” in ogni condizione clinica, pertanto contributi metodologici dell’evidence-based medi-
la realizzazione di tale intervento si deve integrare cine (EBM).
sinergicamente con tutte e ognuna di queste con- Alla luce di queste premesse, questo Capitolo ri-
dizioni cliniche, garantendo alla Persona in cura chiama l’attenzione al fabbisogno di ricerca per la
il livello massimo di recupero compatibile con riabilitazione, focalizzandosi sui ricercatori, sulle
esse. Parimenti, la trasversalità definisce l’esigenza infrastrutture e sulla collaborazione delle diverse
dell’ottimale integrazione delle competenze spe- discipline, e affronta nel dettaglio le sfide della ri-
cialistiche di riabilitazione con quelle cliniche ne- cerca, i Centri di ricerca e le risorse, la pubblica-
cessarie a garantire i diversi trattamenti utili alla zione dei risultati, la ricerca e la validazione di
Persona. outcome in MFR, il ruolo dell’EBM e alcune
Alla luce di queste importanti premesse, diventa delle principali criticità delle attività di riabilita-
pertanto necessario individuare criteri unici che zione e del loro impatto sulla ricerca (senso di
definiscano gli indicatori, gli strumenti e i setting fragilità, problematiche internistiche, problema-
più adeguati nel tempo, per una corretta attua- tiche neurologiche, inserimento/reinserimento la-
zione del PRI. vorativo, robotica e realtà virtuale in riabilitazione
Ed è per questo motivo che in questo Capitolo si – teleriabilitazione, terapia occupazionale).
affrontano nel dettaglio: il grado di necessità e le
tipologie delle Persone da riabilitare (Persona ad 8. Empowerment dei pazienti – il ruolo
Alta Complessità, Persona con malattie cardiova- delle associazioni
scolari, Persona con disturbi cognitivi, Persona
con disabilità dello sviluppo, Persona con altera- In questo Capitolo si è voluto affrontare il tema
zioni del metabolismo energetico, Persona con dell’empowerment dei pazienti e di quale ruolo
malattia oncologica, Persona con malattie respi- possono avere in esso le associazioni.
ratorie, Persona ipovedente). Per fare ciò, è stato innanzitutto affrontato il con-
Conclude il Capitolo un’analisi della riabilitazione cetto di paziente come Persona e della sua centra-
in ambito urogenitale e geriatrico, in medicina lità nel processo di empowerment, così come l’im-
interna e medicina dello sport. portanza della famiglia quale co-protagonista del

XXIII
Ministero della Salute

processo, in particolare nei percorsi di riabilita- del tema e, soprattutto, di una valorizzazione del
zione in età evolutiva. ruolo dell’empowerment e degli attori in gioco:
La seconda parte del Capitolo è dedicata al ruolo Persone, famiglie, associazioni, medici e strutture.
delle associazioni – attori cruciali nel processo di Conclude il Capitolo un’analisi dettagliata delle
empowerment – e al compito delle istituzioni, ri- esperienze della Fondazione Serena Onlus – Cen-
leggendo in esso alcuni spunti di carattere nor- tro Clinico NeMo e della Consulta delle malattie
mativo nell’ottica di una migliore comprensione neuromuscolari.

XXIV
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

1. La riabilitazione: analisi
della situazione in Italia

Con le Linee guida sulla riabilitazione del 1998 tassi di mortalità, all’invecchiamento della popo-
si è tentato di porre ordine nel settore della riabi- lazione e alla sopravvivenza a malattie generatrici
litazione, attraverso la definizione di una strategia di disabilità.
riabilitativa che provvedesse: Tale intensa crescita, proprio nella sua multifor-
• alla presa in carico del malato; mità e rapidità, ha costituito per tutti la conferma
• alla sua valutazione; dell’esigenza di fare un ulteriore passo verso il rag-
• all’elaborazione di un progetto riabilitativo; giungimento di un modello di riferimento con-
• all’effettuazione di un preciso programma di diviso.
intervento. Tutto ciò ha posto stimoli nuovi per ridefinire al-
Tali Linee guida, se da una parte hanno rappre- cuni elementi di criticità che si sono evidenziati in
sentato un documento di riferimento per quanto questi anni e che impongono di lavorare a nuove
attiene ai principi guida e alla filosofia di fondo soluzioni, immaginando maggiore flessibilità in
dell’intervento riabilitativo, dall’altra necessitavano tutti gli strumenti e nei percorsi di intervento.
di un ulteriore aggiornamento per quanto attiene Per poter avere un panorama aggiornato della si-
all’individuazione e alla misura degli outcome e tuazione riabilitativa in Italia, è stato elaborato e
ai criteri di appropriatezza dell’intervento. inviato alle singole Direzioni Generali della Sanità
Tale aggiornamento è stato conseguito con la sti- di tutte le Regioni un questionario per rilevare lo
pula dell’Accordo Stato-Regioni del 10 febbraio stato di applicazione delle Linee guida Ministeriali
2011, con il quale è stato approvato il nuovo approvate in Conferenza Stato-Regioni nel maggio
Piano di Indirizzo per la riabilitazione. 1998 e i Livelli Essenziali di Assistenza Sanitaria
Nell’elaborazione di tale documento e degli ulte- (LEA) approvati con DPCM 29.11.2001.
riori materiali messi disposizione delle Regioni La rilevazione aveva come scopo la raccolta dei
con il presente Quaderno, si è partiti da una rico- criteri organizzativi e dell’articolazione delle atti-
gnizione di quanto nelle singole Regioni è stato vità riabilitative sul territorio nazionale, per un
fatto nell’applicare le Linee guida del 1998. confronto positivo con la normativa in atto e an-
Le strutture e i servizi di riabilitazione si sono che per fare emergere le pratiche migliori e dif-
moltiplicati in tutto il Paese, rispondendo ai cam- fonderle per la crescita e il miglioramento della
biamenti demografici dovuti alla diminuzione dei riabilitazione stessa.

1
Ministero della Salute

L’adesione è stata rapida e tutte le Regioni hanno 21


risposto alla rilevazione fornendo una visione della 18
realtà riabilitativa italiana, con la rilevazione sia 15
degli sviluppi sia delle criticità emerse.

N. Regioni
12
Le Regioni hanno anche partecipato a una Gior-
9
nata di lavoro a Roma, in cui è stato possibile
confrontare e discutere tutte le diverse esperienze 6

e opzioni messe in campo (25 febbraio 2010, Mi- 3


nistero della Salute, Via Ribotta 5). 0
Dalla rilevazione delle diverse realtà regionali si è 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

evidenziato che quasi tutte le Regioni hanno ge- Anno


stito i temi proposti dalle Linee guida del 1998
Figura 1.1 Tempo di recepimento delle Linee guida 1998
inserendoli prevalentemente nei propri piani sa- da parte delle Regioni.
nitari, ma in tempi differenti, tenendo anche
conto degli sviluppi generati dalla modifica del
21
titolo V della Costituzione. 21 20
Non potendo registrare una reale comparazione 18
delle risposte nel corso dell’analisi dei dati, vista 15 14
N. Regioni

13
la loro disomogeneità, non si è proceduto a un 12
reale confronto. Si può comunque evincere come 9
7
le pur variegate situazioni tendano prevalente- 6

mente a rispondere, in coerenza con le Linee 3 2

guida, alla primaria esigenza di ottimizzare qualità 0

e unitarietà dell’organizzazione delle risposte in Strutture ospedaliere Strutture extraospedaliere


un dato territorio. pubbliche pubbliche ex art. 26
Strutture ospedaliere Strutture extraospedaliere
È mancato, tuttavia, uno sforzo comune di stan- accreditate accreditate
dardizzazione tassonomica e ci si è trovati, per IRCCS Altra tipologia

esempio, di fronte a una molteplicità di denomi- Figura 1.2 Presenza di Unità Operative di Riabilitazione
nazioni per strutture riabilitative eroganti uguali Intensiva nelle Regioni.
attività, oppure a un’unica denominazione per
strutture che erogano attività riabilitative diverse.
Allo stato attuale i trattamenti riabilitativi erogati • riabilitazione intensiva (Figura 1.2),
sono quelli previsti dal vigente DPCM di defini- • riabilitazione intensiva ad alta specializzazione
zione dei LEA, con le modalità previste per tutte le (Figura 1.3),
prestazioni sanitarie dalle disposizioni regionali at- • riabilitazione estensiva (Figura 1.4),
tuative dell’art. 8, comma 5 del Decreto Legislativo e in regime di:
502/92 e successive modificazioni e integrazioni. • assistenza ospedaliera in ricovero ordinario o
La Figura 1.1 riporta il tempo di recepimento diurno (day-hospital),
delle Linee guida 1998 da parte delle Regioni. • day-service,
I trattamenti sono risultati erogati nelle fasi di: • assistenza extraospedaliera a carattere residen-

2
La riabilitazione: analisi della situazione in Italia 1

21 Inoltre, alcune Regioni hanno realizzato strutture


19
18 ad alta specializzazione riabilitativa, così come
15 previsto dalle Linee guida 1998 inerenti le Unità
N. Regioni

13
12 Spinali, le Unità Gravi Cerebrolesioni, le Unità
9 8 Gravi Disabilità Età Evolutiva e le Unità Riabili-
6
6 tazione Turbe Neuropsicologiche Acquisite.
3 Va comunque segnalato che le normative sull’ac-
0 creditamento, pur riferendosi a un medesimo
Unità Spinali
Unità Gravi Cerebrolesioni
provvedimento legislativo nazionale, non sono
Unità Gravi Disabilità Età Evolutiva state in grado, nelle diverse attuazioni regionali,
Unità Riabilitazione Turbe Neuropsicologiche Acquisite
di promuovere un’indispensabile omogeneizza-
Figura 1.3 Presenza di Unità Operative di Riabilitazione zione delle risposte assistenziali e dei percorsi in
Intensiva ad alta specializzazione nelle Re-
gioni. riabilitazione.
Ciò comporta che i volumi di attività e la distri-
buzione dei servizi siano molto sbilanciati fra le
21 diverse Regioni e, talvolta, tra aree diverse della
18
18 17 medesima Regione.
16
15 14
Inoltre, la continuità assistenziale è perseguita,
N. Regioni

12 ma non sempre ottenuta, attraverso la concate-


9
9 nazione di diversi interventi singoli, senza realiz-
6 5
zare una completa e precoce presa in carico globale
3
1 della Persona.
0
Un limite è rappresentato dai regimi di rendicon-
Lungodegenza Strutture tazione e tariffazione differenti, che non sono fon-
ospedaliera con SDO extraospedaliere
Altra tipologia Presidi specialistici
dati sul reale utilizzo delle risorse assegnate, ma
di Lungodegenza con SDO ambulatoriali su DRG basati solo su codici di malattia e non di
Ospedali di comunità Altra tipologia
senza SDO Domicilio disabilità o complessità.
Nonostante queste limitazioni, dalla rilevazione
Figura 1.4 Presenza di Unità Operative di Riabilitazione
Estensiva nelle Regioni. delle diversità regionali emerge una certa omoge-
neità culturale che identifica nel progetto riabili-
tativo individuale il punto di partenza per i per-
ziale a ciclo continuativo, semiresidenziale o corsi dedicati e il dipartimento riabilitativo come
diurno, il modello organizzativo che unifica le diverse mo-
• assistenza ambulatoriale, dalità erogative dell’intervento riabilitativo.
• assistenza domiciliare. Tutte le Regioni hanno affrontato la fase intensiva
La riabilitazione intensiva è stata sviluppata in in regime di degenza ordinaria con l’attivazione
tutte le Regioni (esclusa la Valle d’Aosta) sia come di strutture dedicate, mentre nella strutturazione
degenza ordinaria (DO) sia come day-hospital della riabilitazione estensiva gli interventi riabili-
(DH) (a esclusione del Friuli Venezia Giulia e tativi sono stati spesso articolati in maniera so-
della Sardegna). vrapposta a quelli di mantenimento, collegando

3
Ministero della Salute

21 20 liera e in sede extraospedaliera, rispettivamente.


18 Dalla Figura 1.7 si evince la presenza o meno di
16 16
15 modello organizzativo dipartimentale nelle varie
N. Regioni

12 Regioni.
9 Si rende pertanto necessaria un’ulteriore defini-
6 zione dei vari setting riabilitativi, definendo i cri-
3 teri e i requisiti che ne stabiliscano l’appropriatezza
0 d’uso in base alle risorse a disposizione e in tale
Richiesta Visita Progetto
reparti acuti specialistica riabilitativo prospettiva alcune Regioni hanno anche determi-
Figura 1.5 Modalità di accesso al percorso riabilitativo
nato percorsi riabilitativi specifici per diverse pa-
in sede ospedaliera. tologie.
Un elemento importante per migliorare l’outcome
21 20 funzionale della Persona con disabilità è costituito
18 17 dalla prescrizione, scelta e addestramento, all’interno
15 15 del progetto riabilitativo individuale, degli ausili,
N. Regioni

12 protesi e ortesi, individuati nell’ambito del nomen-


9 clatore tariffario, del relativo collaudo e della verifica
6 sull’efficacia/efficienza del servizio di fornitura; tutte
3 2 le Regioni hanno erogato il servizio di prescrizioni
0 e addestramento degli ausili, protesi e ortesi all’in-
Presidi Visita Progetto Altre
ospedalieri specialistica riabilitativo procedure terno del progetto riabilitativo individuale.
Nell’ottica della presa in carico globale del pa-
Figura 1.6 Modalità di accesso al percorso riabilitativo
in sede extraospedaliera. ziente, la maggioranza delle Regioni ha inoltre
provveduto a un’assistenza alle strutture scolasti-
21
che, a una qualificazione/riqualificazione profes-
18
sionale e allo sviluppo dei servizi sociali per la fa-
15
miglia, al fine di consentire una partecipazione
N. Regioni

12
12 sociale della Persona con disabilità, attuando
9
9 quanto previsto dalla normativa vigente.
6 È quindi osservazione comune, sempre più evi-
3 dente, che la medicina riabilitativa e gli interventi
0 specifici richiedano cultura, strumenti, metodo-
Sì No logie, organizzazione e modalità di remunerazione
Figura 1.7 Presenza di modello organizzativo diparti- specifiche non mutuabili da quelle in fase acuta.
mentale nelle varie Regioni. In questa prospettiva, l’approccio globale alla ge-
stione dei servizi sanitari, incentrati alla Persona
tali attività con gli interventi di inclusione so- con disabilità, garantito dal “governo clinico” at-
ciale. traverso la responsabilizzazione dei diversi profes-
Nelle Figure 1.5 e 1.6 sono riportate le modalità sionisti, costituisce un tema determinante nello
di accesso al percorso riabilitativo in sede ospeda- sviluppo ulteriore di queste attività.

4
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

2. Il modello bio-psico-sociale di salute

Molteplici direttrici di sviluppo del sistema di wel- delle patologie o della menomazione. Un punto di
fare del nostro Paese pongono oggi, come criterio evidente debolezza era rilevato dalla crescente cul-
chiave per l’intervento sulla Persona con disabilità, tura riabilitativa italiana rispetto all’impianto della
la certezza dei diritti e l’universalismo nell’accesso Classificazione internazionale ICIDH (Classifica-
a benefici e servizi. Alla Persona con disabilità deve tion of Impairments, Disabilities and Handicaps) al-
essere garantito un modello di accesso al sistema di lora accettata, che descriveva come un processo li-
welfare chiaro e definito, indipendentemente dal- neare e statico il percorso “patologia-menomazione-
l’età e dalla causa che ha generato la condizione di disabilità-handicap”: la complessità della Persona
disabilità, nonché una modalità di piena parteci- nei suoi aspetti soggettivi, relazionali e motivazionali
pazione alla valutazione e alla definizione del pro- veniva di conseguenza troppo spesso ridotta a pro-
getto individualizzato. Nei decenni trascorsi il no- cessi bio-funzionali quasi deterministici, era enor-
stro Paese ha sviluppato una forte evoluzione in memente marginalizzato il valore (positivo/nega-
questa direzione, facendo tesoro di un confronto tivo) del contesto non solo fisico in cui le condizioni
culturale molto intenso sui temi dei diritti alla Sa- di salute si estrinsecano.
lute, ma anche contemporaneamente sui temi del- Tale problematica è stata definitivamente e posi-
l’organizzazione sociosanitaria. La Riforma Sanitaria tivamente risolta dall’introduzione nel 2001, da
e prima ancora la Riforma Ospedaliera hanno in- parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità,
dicato l’orientamento da seguire e alcuni primi ele- della Classificazione Internazionale del Funzio-
menti operativi di rilievo, che hanno consentito la namento, Disabilità e Salute (International Clas-
crescita di molte esperienze importanti di Centri e sification of Functioning, Disability and Health,
servizi di riabilitazione in varie parti d’Italia. Uno ICF) che impone una metodologia di analisi e
dei temi più critici risiedeva nell’esigenza di com- definizione della Persona con disabilità atta a co-
prendere come realizzare un’efficace integrazione struire un profilo di funzionamento basato sul mo-
con le altre attività della Sanità e del Sociale per dello bio-psico-sociale. Tutti gli interventi da allora
dare unitarietà agli interventi in campo riabilitativo. proposti si fondano su un consolidato convinci-
Già la Legge 104/1992 proponeva un modello di mento culturale (affermatosi nel nostro Paese con
accertamento attivo delle abilità presenti nella Per- la ratifica della Convenzione delle Nazione Unite
sona con disabilità, e non soltanto la valutazione sui diritti delle Persone con disabilità, Legge n.

5
Ministero della Salute

18 del 3 marzo 2009) che pone al centro del si- L’ICF diviene il linguaggio unificante per cono-
stema il cittadino con disabilità e la sua famiglia, scere la complessità delle condizioni di salute e
nella loro interazione con l’ambiente sociale e le costruire un profilo del funzionamento che ne è
istituzioni e che conseguentemente orienta tutte la base. I suoi tre elementi fondamentali (strutture
le attività rispetto a tale priorità e ne verifica i ri- e attività corporee, funzionamento, abilità e par-
sultati solo su questa base. Strumenti già elaborati tecipazione) danno la possibilità di sintetizzare gli
e accettati nel nostro Paese come il Percorso Assi- aspetti bio-patologici con quelli individuali, rela-
stenziale Integrato costruito tramite la Valutazione zionali e ambientali. Ciò conferisce all’ICF la ca-
Multidimensionale sanitaria e sociale della Persona pacità di guidare la valutazione multidimensionale
sono confermati in questo rinnovato contesto della Persona e la definizione individuale degli
scientifico-culturale come elementi essenziali per outcome da raggiungere tramite il Progetto Ria-
concretizzare questa impostazione. bilitativo e i suoi interventi.
Il Percorso Assistenziale Integrato analizza, integra Si tratta di un sistema nel quale gli interventi
e rende sinergiche le diverse componenti sanitarie (Programmi) centrati sui diversi problemi (valu-
e non sanitarie, di ogni intervento assistenziale e tazione e trattamento di sintomi o patologie, ri-
quindi anche in campo riabilitativo: nello specifico costruzione/riapprendimento di funzioni o capa-
ambito medico-sanitario viene confermato come cità, modifiche dell’atteggiamento soggettivo,
la metodologia del Progetto Riabilitativo Indivi- dell’ambiente o del contesto anche tramite ausili
duale (PRI) applichi compiutamente la prassi mul- ecc.) generano specifici out-put, step e contem-
tidimensionale e multiprofessionale indispensabile poraneamente indicatori delle diverse fasi e settori;
per abbracciare i molteplici parametri della com- indicatori atti alla valutazione di risultato e con-
plessità della Persona presa in cura. temporaneamente alle eventuali modifiche (anche
in progress) del processo stesso.
Scopi della riabilitazione sanitaria
Strategia dell’intervento riabilitativo
In questo quadro la finalità dell’intervento riabi- e definizione del progetto di riabilitazione
litativo è “guadagnare salute”, in un’ottica che vede
la Persona con disabilità e limitazione della parte- Le Linee guida nazionali 1998 (anche se all’epoca
cipazione non più come “malato”, ma come “Per- correlate a ICIDH) hanno contribuito allo svi-
sona avente diritti” (Conferenza di Madrid del luppo culturale, scientifico e operativo che la ria-
2002, Anno Europeo della Persona con Disabi- bilitazione ha compiuto negli ultimi anni. Tali
lità). Linee guida necessitano di una rilettura per essere
La finalità in sintesi è quindi un reale empower- aggiornate e inserite oggi in un contesto diverso e
ment della Persona, realizzando e indirizzando più avanzato, fondato sull’ICF, che da un lato
tutti gli interventi sanitari atti a far raggiungere comprende un più ampio scenario di insieme ri-
alla Persona il più alto livello possibile di funzio- spetto ad attività e problematiche riabilitative, ma
namento e partecipazione, in relazione alla volontà dall’altro lato deve ricevere anche indicazioni or-
della Persona stessa e al contesto. ganizzative e gestionali più concrete e maggior-
Il PRI configura tutto ciò, definendo fasi, obiettivi, mente correlate alle indicazioni ed esperienze in-
tempi e modalità di intervento. ternazionali.

6
Il modello bio-psico-sociale di salute 2

Un punto di partenza essenziale per questa evo- sino al termine del trattamento e in relazione al
luzione può risiedere in una ridefinizione del PRI: variare delle condizioni e dei risultati conseguiti:
il piano delle cure indica con le modalità della la responsabilità clinica transita ai diversi respon-
valutazione multidimensionale e della continuità sabili delle strutture riabilitative in successione
di cura gli interventi, i tempi e gli obiettivi da temporale nella filiera degli interventi.
conseguire sulla base di specifiche caratteristiche In ciascuna delle fasi del percorso il medico re-
dell’assistito relativamente alle condizioni di salute, sponsabile garantisce anche attraverso il coinvol-
abilità residue e recuperabili, bisogni, preferenze, gimento degli altri professionisti del team un flusso
situazione familiare e fattori ambientali e perso- costante di informazioni al paziente, alla famiglia,
nali. ai caregiver e al medico di medicina generale.
Il PRI è basato sui dati dell’evidenza scientifica, Nel PRI si definiscono le aree di intervento spe-
in relazione ai dati personali, clinici e relazionali cifico, gli obiettivi a breve termine, le modalità di
del paziente con riguardo anche alla condizione erogazione, gli operatori coinvolti e la verifica
familiare, lavorativa ed economica. degli interventi. Tutto questo costituisce i Pro-
Applicando i parametri di menomazione, attività grammi Riabilitativi nei quali vengono specificati:
e partecipazione sociale elencati nell’ICF, il PRI • modalità di presa in carico, da parte di una
definisce la prognosi, le aspettative e le priorità determinata struttura o operatore, nel rispetto
del paziente e dei suoi familiari. Viene definito e delle competenze professionali e dei criteri
condiviso con il paziente, con la famiglia e i care- dell’accreditamento;
giver in ogni fase. Definisce le caratteristiche di • obiettivi a breve e medio termine da raggiun-
congruità e appropriatezza dei diversi interventi, gere;
nonché la conclusione della presa in cura sanitaria • modalità e tempi di erogazione delle singole
in relazione agli esiti raggiunti. prestazioni previste;
Il PRI è unico per ciascuna Persona bisognosa di • misure di esito atteso appropriate per la valu-
intervento riabilitativo, è definito dal medico spe- tazione degli interventi;
cialista in riabilitazione1 responsabile del primo • tempi di verifica e conclusione dell’attività.
accesso al trattamento riabilitativo d’intesa con Altro cardine di questo sistema, già presente nelle
tutti gli operatori coinvolti e con i responsabili Linee guida del 1998, ma che, per garantire ap-
delle strutture e setting da inserire nel percorso di propriatezza, congruità e sostenibilità da ogni punto
cure. Le figure professionali coinvolte devono ope- di vista, deve assumere una rilevanza molto mag-
rare unitariamente tramite linguaggio, disponibi- giore, è il Progetto Riabilitativo di Struttura, in cui
lità culturale-operativa e obiettivi comuni. ciascuna struttura (reparto, setting, centro, ambu-
Per l’ottimale conseguimento degli obiettivi pro- latorio ecc.) definisce “ex ante” le proprie caratteri-
grammati il PRI deve essere rivisto nel tempo, stiche, tipologie di offerta, potenzialità e vocazioni

1 Medico specialista in riabilitazione: si intende un medico con specializzazione in medicina fisica e riabilitativa ed equipollenti,
ovvero un medico in possesso di specialità in discipline affini per le quali ha ottenuto, nel rispetto delle normative concorsuali,
l’accesso professionale alla medicina fisica e riabilitazione, ovvero un medico chirurgo in possesso di specialità in altre discipline
che, come da normativa concorsuale, ha anzianità di servizio in strutture dedicate ad attività riabilitative individuate da
questo documento.

7
Ministero della Salute

operative, esperienza e risultati conseguiti, dotazione fasi di acuzie, tanto più valido può essere il risul-
organica con le figure professionali e le specifiche tato raggiungibile in termini di recupero e di pre-
competenze, procedure di ammissione/dimissione venzione di ulteriori danni (secondari e terziari).
e di relazione con altre strutture. Ciò crea le condi- La presa in carico è la modalità di concretizzazione
zioni per una trasparente evidenza delle diverse della necessaria continuità di cura del Progetto
strutture e prestazioni offerte ai cittadini, tale da Riabilitativo, della metodologia di relazione tera-
rendere realmente omogeneo e funzionale il flusso peutica che sostanzia la riabilitazione e che supera
trasparente dei dati (clinici ed economici) favorendo il tradizionale schema “prescrittivo”. In riabilita-
la realizzazione di un’allocazione appropriata dei zione gli interventi non sono mai rivolti esclusi-
pazienti al fine di ottenere un utilizzo più congruo vamente all’organo (o al sintomo, apparato, di-
di tutte le risorse disponibili nella filiera. sturbo ecc.), ma vengono trattati in relazione com-
Tale situazione organizzativa deve riconoscersi plessiva con la Persona e tutto il suo potenziale.
nelle procedure di accreditamento da implemen- Per raggiungere questo scopo l’intervento deve
tare (per le caratteristiche delle strutture e delle correlarsi alla Persona, ma anche all’ambiente:
prestazioni) in tutto il settore della riabilitazione agire sull’educazione delle Persone e della comu-
integrando al meglio pubblico e privato. nità, che interagiscono, anche tramite l’utilizzo
Nell’ottica della continuità assistenziale deve essere di ausili tecnici, per il pieno sviluppo delle po-
evitata sia la frammentazione degli interventi sa- tenzialità della Persona e delle normative a tutela
nitari (tramite una modalità di lavoro in Rete tra dei suoi diritti. Il PRI comprende tutte queste
strutture e setting diversi), sia la frammentazione azioni, quando proprie del campo sanitario, ma
temporale delle fasi degli interventi riabilitativi ha la capacità di collegarsi anche con altre azioni
sanitari. Appare dunque estremamente rilevante sinergiche che attengono al campo socioassisten-
il valore dell’immediatezza della presa in carico ziale e alle attività comunitarie. La presa in carico
riabilitativa globale del soggetto, ed è altrettanto significa anche tutto ciò e conferma nei fatti la
essenziale prevenire la discontinuità tra interventi centralità della Persona e di ogni sua scelta e po-
sanitari e socioassistenziali integrati e sinergici. tenzialità nel percorso di recupero.
Interventi a valenza sociale possono essere effet- Questo in un’ottica che vede la Persona con disa-
tuati fin dalle prime fasi, per poi svilupparsi in bilità e limitazione della partecipazione non più
misura progressivamente maggiore nelle fasi suc- come “malato”, ma come “Persona avente diritti”
cessive. (Conferenza di Madrid del 2002, Anno Europeo
della Persona con Disabilità).
“La presa in carico” Tali principi strategici e di modalità di lavoro pro-
pri della riabilitazione rendono evidente la neces-
In campo riabilitativo, la presa in carico, in un’ot- sità dei seguenti strumenti organizzativi, che de-
tica della promozione della tutela e del benessere vono essere fatti propri nella programmazione sa-
della Persona, coincide con il diritto dell’individuo nitaria per andare a costituire lo scheletro fonda-
di ricevere una valutazione diagnostico-progno- mentale della rete delle attività di riabilitazione
stica e, quando indicato, ogni trattamento riabi- in maniera omogenea a livello nazionale.
litativo appropriato. Le evidenze della letteratura L’insieme formale dei professionisti che costitui-
dimostrano che tanto più è tempestiva fin nelle scono il team e che devono intervenire con le pro-

8
Il modello bio-psico-sociale di salute 2

prie competenze nella definizione e attuazione sia la programmazione e la gestione delle risposte
degli interventi del PRI deve condividere basi cul- alle esigenze della popolazione che insiste in quel
turali e scientifiche, linguaggio, metodologie di territorio, nel pieno rispetto dei criteri di accessi-
lavoro e finalità basate sulla presa in cura globale bilità, sostenibilità ed efficienza, sia la raccolta dei
della Persona e in relazione alle indicazioni del- dati sulle attività riabilitative, la promozione del-
l’ICF. Il team si costituisce in relazione ai bisogni l’educazione e la formazione continua del personale
di ciascuna Persona presa in carico, coinvolgendo coinvolto, nonché l’innovazione e la verifica scien-
le figure professionali dell’area riabilitativa e am- tifica delle metodologie e dei risultati sulla base
pliandosi (relativamente a tale presa in carico e in della medicina basata sull’evidenza (evidence-based
rapporto alla mission e alle condizioni di accredi- medicine, EBM).
tamento delle diverse strutture) a professionisti Naturalmente ciascuna di queste indicazioni ne-
delle aree infermieristiche, tecniche, psicologiche cessita e prevede un’ampia revisione della forma-
e delle attività sociali. Ciascun membro del team zione tradizionale di tutti gli operatori della ria-
è responsabile dei propri interventi definiti negli bilitazione, che devono sviluppare competenze
specifici Programmi Riabilitativi, che nel loro in- specificamente idonee a mettere in pratica com-
sieme compongono il Progetto Individuale. portamenti e modalità di lavoro che pongano
Si rende necessario, al fine della presa in carico nel sempre, da un lato, la centralità della Persona in
tempo, strutturare un’articolazione organizzativa cura e, dall’altro, l’interdisciplinarietà e multipro-
che, secondo metodo e principi del Governo Cli- fessionalità come determinanti in ogni azione e
nico, garantisca le strutture e le attività riabilitative intervento.
accreditate in un territorio: dalle strutture ospe- In tale modo viene tracciato il percorso di colle-
daliere a quelle territoriali, ambulatoriali e resi- gamento funzionale fra i diversi attori del sistema,
denziali. Tale funzione può essere assolta dal Di- individuando ruoli e responsabilità specifiche.
partimento che garantisce il percorso appropriato L’utilizzo dell’ICF come linguaggio comune a tutti
dei soggetti presi in carico nelle diverse fasi di cura, gli operatori della rete diventa strumento essenziale
nelle diverse strutture e nei diversi setting, garan- nel tracciare il percorso riabilitativo individuale
tendo la piena rispondenza tra bisogni, potenzialità e, anche in questa prospettiva, il sistema dei servizi
riabilitative e interventi e mirando al più rapido e è chiamato a riconoscere la dimensione soggettiva
completo reinserimento nel contesto individuale, del benessere e a favorire il coinvolgimento attivo
familiare, ambientale e sociale. Tra i compiti che il della Persona e della sua famiglia nel processo di
Dipartimento può assolvere si possono identificare costruzione della risposta del bisogno.

9
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

3. La riabilitazione nel continuum


assistenziale: Governo Clinico, Percorso
Riabilitativo Unico, luoghi di cura

Governo Clinico tecnica. Dobbiamo domandarci se i soggetti in-


caricati di fare le cose sono i soggetti a ciò formati,
Il Governo Clinico integrato è un approccio globale con le competenze/esperienze specifiche, come
alla gestione dei servizi sanitari che pone al centro i stiamo facendo le cose che dobbiamo fare, come
bisogni delle Persone. Quindi, la programmazione scegliamo le cose che dobbiamo fare, se i pazienti
e la gestione dei servizi sono imperniate sulle scelte vengono trattati troppo o troppo poco.
cliniche, valorizzando così il ruolo e la responsabilità Per assicurare la qualità e la sicurezza delle presta-
dei medici e degli altri professionisti sanitari. Per- zioni, i migliori risultati possibili in salute e in
tanto, lo si può considerare un sistema reticolare e qualità della vita ai cittadini e l’uso efficiente delle
pluri-professionale di indirizzo e governo delle atti- risorse, vengono impiegati metodologie e stru-
vità tecnico-sanitarie, finalizzato all’efficacia/effi- menti quali le Linee guida e profili di assistenza
cienza e sicurezza delle prestazioni nell’ambito delle basati su prove di efficacia, gestione del rischio
risorse definite. Tutto ciò è in riferimento alla valu- clinico, sistemi informativi costruiti a partire dalla
tazione clinica dello stato di salute del soggetto, dei cartella clinica integrata (informatizzata), valoriz-
suoi bisogni e delle potenzialità di interventi sanitari zazione del personale e relativa formazione, inte-
per la modifica positiva di questo stato di salute: grazione disciplinare e multiprofessionale, valu-
questi aspetti non fanno parte della Governance, ma tazione sistematica delle performance del processo
ne sono elemento determinante. Altro elemento (output) per introdurre innovazioni appropriate
determinante sono le risorse disponibili (in termini e il coinvolgimento di tutti i soggetti compresi i
di strutture, personale, attrezzature, collegamenti e volontari e la comunità.
disponibilità finanziarie) per sostenere e implemen-
tare questo insieme. Le seguenti definizioni possono Impiego appropriato delle risorse
essere utili nella comprensione di questo sistema.
L’evidenza di una notevole variabilità di erogazione
Qualità tecnica di prestazioni sanitarie e l’avvento della medicina
basata sulle evidenze (evidence-based medicine,
Fare la cosa giusta al momento giusto, nel posto EBM) hanno portato all’introduzione delle Linee
giusto, rappresenta la sintesi del concetto di qualità guida come strumento di razionalizzazione del

11
Ministero della Salute

comportamento clinico-organizzativo per gover- • è necessario improntare l’organizzazione dei ser-


nare la domanda e orientare la pianificazione sa- vizi eroganti nel senso della presa in carico delle
nitaria. Inoltre, la stesura dei criteri di appropria- problematiche dell’utenza e non della mera ero-
tezza può permettere l’individuazione delle criticità gazione di prestazioni (criterio dell’“appropria-
organizzative e la creazione degli indicatori sui tezza erogativa”);
quali costruire gli standard di prodotto ed effettuare • deve essere facilitata la partecipazione attiva e
le attività di audit. L’impiego corretto delle risorse consapevole al percorso di cura al paziente e
impone una definizione chiara e precisa dei criteri alla sua famiglia, se necessario, da perseguire
di accesso alle prestazioni di riabilitazione, al fine con azioni di educazione, supporto, formazione
di recuperare ritardi culturali e organizzativi attra- e informazione durante tutto il periodo della
verso una maggiore appropriatezza: presa in carico riabilitativa (criterio del “coin-
• il percorso di presa in carico deve essere attivato volgimento attivo dell’utente”);
per tutte le Persone che ne hanno reale necessità • deve essere privilegiato un approccio educativo
(criteri di “accessibilità” e “copertura della rete”); al paziente finalizzato a consegnare allo stesso
• gli interventi devono essere effettuati in tempi strumenti conoscitivi e operativi per una cor-
adeguati in rapporto al tipo di bisogno e nel retta autogestione delle proprie problematiche
rispetto dei tempi d’intervento in funzione delle in un’ottica di desanitarizzazione (criterio del
fasi biologiche del recupero e delle necessità “coinvolgimento attivo dell’utente”);
socioambientali (criterio di “tempestività”); • deve essere realizzato un sistema indipendente,
• occorre garantire una coerente successione e imparziale e obiettivo di valutazione dell’effi-
integrazione dei diversi interventi e tipologie cacia e dell’efficienza delle singole prese in ca-
di setting in funzione delle fasi del processo rico (criteri di “valutazione efficacia” e “valu-
morboso, delle condizioni cliniche della Per- tazione efficienza”).
sona, delle situazioni familiari e ambientali Inoltre, è necessario affrontare la complessità del
(criterio di “continuità”); paziente per ottimizzare le risorse disponibili in
• è necessario dare priorità alla presa in carico relazione ai bisogni espressi sulla base dei seguenti
di menomazioni e disabilità più significative e tre principi generali.
modificabili con l’intervento riabilitativo (cri- 1. Gestione del rischio. Tutte le attività sanitarie
terio di “appropriatezza”); presentano un’elevata probabilità di incidenti e di
• ogni intervento deve essere guidato da un pro- errori dei casi trattati e la gestione del rischio è
gramma riabilitativo inserito in un Progetto l’insieme delle azioni tese a ridurre gli eventi dan-
Riabilitativo Individuale (PRI) e conseguen- nosi che possono prodursi nel corso dei processi
temente orientato al raggiungimento di obiet- sanitari, monitorando in modo sistematico gli
tivi ben definiti e misurabili (criterio della eventi, analizzandone i motivi e le cause e adot-
“presa in carico omnicomprensiva” e della “ve- tando i cambiamenti organizzativi e professionali
rificabilità dell’efficacia degli interventi”); idonei a prevenirli. La formazione continua, la
• devono essere effettuati interventi di validità raccolta dei dati di processo e di risultato, l’audit,
riconosciuta e condivisa e con finalità causali l’adozione e la verifica continua delle procedure
più che sintomatiche (criterio di “efficacia” e condivise sono gli strumenti per la costante verifica
dell’“EBM”); dell’attività sanitaria. Un elemento che deve essere

12
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

posto al centro delle azioni di miglioramento è dimensioni delle risorse: possono essere indicatori
quello della comunicazione. È necessario che a li- di processo (es. i tempi di attesa per accedere alle
vello di organizzazione sia disponibile un piano diverse prestazioni, il numero dei soggetti presi
globale di comunicazione interna ed esterna, faci- in cura, la coerenza con il flusso di richieste “a
litato dall’informatizzazione, con processi di co- monte” e di epidemiologia nella popolazione di
municazione reciproca attivi fra la direzione e il riferimento ecc.), indicatori di risultato (es. la coe-
personale che presta il servizio. La trasparenza nel- renza o meno dei risultati con gli obiettivi del
l’utilizzo delle informazioni è un segnale di ac- PRI, gli effetti sui determinanti di salute e sui bi-
countability, prevedendo che vengano prodotte re- sogni della comunità e delle popolazioni a rischio
golarmente e distribuite in maniera sistematica in- particolare di disabilità e limitazione della parte-
formazioni sulla qualità, sulla sicurezza, sull’attività, cipazione ecc.), indicatori di congruità di investi-
sulle finanze e sull’esperienza dei pazienti. Queste mento (es. la relazione tra prestazioni e numerosità
informazioni devono essere utilizzate regolarmente e tipologia del personale – apparecchiature, setting
dai dirigenti, amministratori, clinici e altri profes- ecc. utilizzati e disponibili –, la relazione tra sele-
sionisti sanitari, per rivedere l’andamento e la prassi zione di nuovo personale – o nuove tecnologie –,
e devono essere usate sistematicamente da tutto il gli interventi di formazione continua e la concreta
personale a livello aziendale, dipartimentale e di attività richiesta e svolta).
squadra, per migliorare i servizi.
2. Formazione. È necessario sviluppare un piano Al fine di promuovere le capacità di analisi e mo-
di formazione che preveda lo sviluppo professio- nitoraggio dell’efficacia e dell’appropriatezza da
nale costante e di valutazione, per dare sostegno a parte dei professionisti, quali elementi centrali
tutti i professionisti sanitari per il loro sviluppo della qualità dell’assistenza (che rappresentano il
permanente e l’aggiornamento delle loro cono- cuore del Governo Clinico), è necessario che le
scenze e competenze. Tutto il personale deve avere strutture erogatrici abbiano:
accesso a formazione e sviluppo adeguati per sod- • una strategia sistematica di gestione del rischio
disfare le esigenze di sviluppo e gli obiettivi del- clinico utilizzata da tutto il personale per ridurre
l’organizzazione, tramite un processo che garan- il rischio e migliorare la sicurezza del paziente;
tisca che tutta la formazione annuale obbligatoria • un piano annuale di verifica clinica multidisci-
o prevista per legge venga acquisita dai singoli plinare concordato aziendalmente e che com-
fino al livello necessario richiesto. prenda tutte le specializzazioni;
3. Indicatori e standard di prodotto. L’indivi- • un efficace processo di distribuzione di Linee
duazione dei comportamenti appropriati consente guida fondate sull’evidenza e sui risultati delle
di identificare gli indicatori con una certa sem- ricerche: inoltre viene sistematicamente adot-
plicità. La realizzazione di un sistema di monito- tata una prassi fondata sull’evidenza, tenendo
raggio periodico di questi indicatori deve permet- conto anche delle raccomandazioni validate in
tere di garantire il controllo del processo assisten- ambito di Consensus Conference;
ziale e di individuare gli aspetti critici che richie- • un efficace orientamento aziendale per le de-
dono un intervento migliorativo. Gli indicatori nunce dei pazienti e degli utenti del servizio;
sono derivanti, da un lato, dai concetti di qualità • una strategia aziendale per il riesame dell’an-
e appropriatezza scientifica e, dall’altro lato, dalle damento individuale e l’andamento di squadra

13
Ministero della Salute

e pertanto tutto il personale partecipa a una Questo principio si concretizza nel concetto di
valutazione annuale del proprio rendimento. “presa in carico dell’utente” e nell’erogazione degli
Quindi si possono distinguere: interventi secondo definiti programmi riabilitativi
• obiettivi di miglioramento della qualità; all’interno di uno specifico PRI, applicando il con-
• obiettivi di formazione di percorsi riabilitativi cetto di appropriatezza prescrittiva ed erogativa.
con performance di risultato. Il processo decisionale del medico specialista in
Al fine di promuovere il miglioramento della qua- riabilitazione (responsabile clinico del paziente)
lità nell’ambito della riabilitazione devono essere nella determinazione del PRI deve tenere conto
previste le seguenti azioni: della prognosi funzionale e del margine di modi-
• definizione di un Piano nazionale triennale ficabilità del quadro di disabilità, del grado di sta-
per la promozione della qualità e del Governo bilità clinica del paziente e della sua possibile par-
Clinico in riabilitazione e individuazione di tecipazione al programma.
alcune azioni specifiche da sviluppare, almeno Il medico responsabile garantisce, anche attraverso
tre per anno, nei seguenti ambiti prioritari: il coinvolgimento dei professionisti appartenenti
- formazione e aggiornamento del personale, al team, un flusso costante di informazioni al pa-
con almeno un evento informativo e forma- ziente, alla famiglia, ai caregiver e al medico di
tivo per anno, a livello nazionale, regionale medicina generale (MMG), tutti coinvolti nelle
e aziendale, attività del PRI. In particolare, il MMG o il pe-
- audit clinico, diatra di libera scelta (PLS) partecipa alla defini-
- EBM ed EBN (evidente-based nursing), zione degli outcome integrandosi con il PRI at-
- raccomandazioni da Consensus Conference, traverso interventi e prestazioni di propria com-
- gestione dei reclami; petenza anche finalizzati all’ottimale inserimento
• sicurezza delle cure e gestione del rischio clinico della Persona nel contesto sociosanitario.
in riabilitazione: Nel progetto riabilitativo si definiscono le aree di
- attivazione di un sistema di raccolta dati su intervento specifico, gli obiettivi, i professionisti
eventi avversi e near miss in ambito ospeda- coinvolti, i setting, le metodologie e le metodiche
liero ed extraospedaliero, con analisi degli riabilitative, i tempi di realizzazione e la verifica
eventi, degli interventi che costituiscono i programmi
- produzione di un rapporto annuale, riabilitativi, i quali specificano:
- elaborazione di raccomandazioni per la pre- • modalità di presa in carico da parte di una de-
venzione di eventi avversi, terminata struttura o professionista nel rispetto
- produzione di una mappatura dei percorsi dei criteri dell’accreditamento;
riabilitativi. • obiettivi da raggiungere a breve e medio ter-
mine;
Percorso Riabilitativo Unico • modalità e tempi di erogazione delle singole
prestazioni previste;
Alla Persona con disabilità ricoverata in acuzie • misure di esito atteso appropriate per la valu-
deve essere proposto un Percorso Riabilitativo tazione degli interventi;
Unico Integrato nei vari setting terapeutici della • tempi di verifica e conclusione.
rete riabilitativa. Altro cardine di questo sistema è il Progetto Ria-

14
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

bilitativo di Struttura, in cui ciascuna struttura mento costante all’interno dell’organizzazione, dei
(reparto, setting, centro, ambulatorio ecc.) defi- Dipartimenti e delle squadre.
nisce ex ante le proprie caratteristiche, le tipologie Nell’ambito delle scelte effettuate e da effettuarsi,
di offerta, le potenzialità e le vocazioni operative, ogni Regione potrà stabilire la tipologia organiz-
la dotazione organica con le figure professionali e zativo-gestionale del Dipartimento che garantisca
le specifiche competenze, le procedure di ammis- la continuità fra ospedale e territorio. Nei singoli
sione/dimissione e di relazione con altre strutture, ambiti territoriali, l’impegno organizzativo prio-
in relazione alle norme regionali di accredita- ritario del Dipartimento di riabilitazione è:
mento, in modo da realizzare un flusso trasparente • costruire progetti di struttura, di processo/per-
e appropriato dei pazienti verso l’utilizzo più con- corso riabilitativo ordinati per dimensione e
gruo delle risorse disponibili. per gravità del bisogno di salute al quale ri-
In considerazione della complessità dei percorsi spondono;
assistenziali riabilitativi e della loro necessaria e • costruire interfacce tra i vari attori del sistema
coerente articolazione nell’ambito di diversificate della rete di riabilitazione;
tipologie di setting ospedaliero, extraospedaliero, • progettare e costruire i segmenti carenti del
territoriale, sanitario e sociale appare indispensa- percorso;
bile un’organizzazione dipartimentale delle attività • monitorare e salvaguardare i requisiti minimi
di riabilitazione. di accreditamento (risk management per cri-
Il Dipartimento di riabilitazione fornisce la ga- ticità di risorse di struttura, organizzative e di
ranzia della realizzazione di un adeguato percorso processo);
di cura riabilitativo per tutte le Persone che ne • condividere tra i vari attori del sistema dei ser-
hanno bisogno e rappresenta lo snodo reale della vizi un codice etico per la tutela delle situazioni
Clinical Governance; al Dipartimento di riabilita- di maggiore criticità e per un utilizzo equo
zione devono essere forniti gli strumenti per rag- delle risorse per il bene comune.
giungere obiettivi di qualità clinica e organizzativa, Quindi gli elementi strategici sono: il Diparti-
nel rispetto delle risorse disponibili; devono inoltre mento come organo operativo della Governance e
essere attribuiti gli strumenti per gestire la sicu- i percorsi diagnostico-terapeutici integrati come
rezza, la qualità, la politica di formazione del per- strumento e indicatore della qualità e della sicu-
sonale, l’audit ecc. A tal fine il Dipartimento di rezza delle cure erogate; mettere al centro dell’or-
riabilitazione si fa garante di una forte integrazione ganizzazione sanitaria riabilitativa il cittadino
organizzativa con i presidi privati accreditati even- utente con i suoi bisogni di salute e benessere; or-
tualmente presenti sul territorio secondo i principi ganizzare conseguentemente i servizi passando da
di efficienza e appropriatezza. un’organizzazione basata sull’erogazione di pre-
Il Dipartimento dovrebbe essere la sede della ve- stazioni a una orientata all’outcome, ossia ai ri-
rifica delle attività cliniche svolte e della promo- sultati da ottenere sul singolo utente.
zione dello sviluppo dei percorsi professionali. Questi principi si concretizzano nel concetto di
Tutti i professionisti sanitari, infatti, devono avere “presa in carico dell’utente” e nell’erogazione degli
l’opportunità di essere coinvolti nel processo de- interventi secondo definiti programmi riabilitativi
cisionale e nei cambiamenti per migliorare i servizi all’interno di uno specifico progetto riabilitativo
per i pazienti, favorendo la cultura del migliora- individuale.

15
Ministero della Salute

Appropriatezza dei percorsi timo decennio consente di aumentare le possibilità


nella rete riabilitativa di presa in carico della Persona a rischio di disa-
bilità con le competenze necessarie; la possibilità
Il percorso riabilitativo presuppone una diagnosi di affidare la Persona a professionisti preparati
riabilitativa, pertanto nella definizione dei setting consente anche un allargamento dei setting di at-
riabilitativi si ritiene necessario considerare i se- tività, con una rivisitazione dei ruoli e delle attività
guenti elementi: nell’ambito del team.
• la definizione della tipologia di patologia che Nell’esercizio delle sue attività il team deve af-
ha determinato il danno menomante e la clas- frontare le condizioni di lavoro, in termini di me-
sificazione secondo le categorie ICF; todologia, organizzazione e operatività, che con-
• il grado di acuzie o cronicità della menoma- sentano una precisa differenziazione di compe-
zione, distinto in base al parametro temporale, tenze rispetto alle diverse professionalità.
ossia all’intervallo di tempo intercorso dal- La differenziazione di ruoli e competenze si ac-
l’acuzie della malattia disabilitante; compagna anche a un’altra attività che caratterizza
• il grado di complessità del paziente preso in tutto il lavoro del team, rappresentata da un mo-
carico; nitoraggio costante che verifichi un’efficace inte-
• il numero e la tipologia di programmi appropriati grazione degli interventi definiti e attuati dall’ela-
per tipologia di disabilità presenti, con particolare borazione di un progetto comune.
riferimento alle problematiche della popolazione Il PRI, elaborato a livello di team e che ha come
in età evolutiva, garantendo in questo settore la responsabile il medico specialista in riabilitazione,
necessaria continuità nel passaggio all’età adulta; è lo strumento di lavoro che rende l’intervento
• gli strumenti valutativi e terapeutici appropriati riabilitativo più mirato, continuativo ed efficace,
per ogni programma in rapporto al recupero della perché rispondente ai bisogni reali del paziente.
disabilità, con particolare riferimento anche alle È necessario sottolineare che molto spesso per un
problematiche cognitive e neuropsicologiche; unico utente il team deve operare su più ambiti,
• lo strumento di misura/valutazione finale in considerazione delle diverse situazioni in cui si
del/degli obiettivo/i previsto/i dal/dai pro- attuano gli interventi e dei loro contenuti durante
gramma/i del PRI. l’intero percorso riabilitativo.
Gli interventi devono mirare a garantire la continuità
Figure professionali coinvolte assistenziale, l’organica assicurazione della riabilita-
zione nel circuito “prevenzione, cura e riabilitazione”,
Il team, di cui il responsabile è il medico specialista l’efficacia della presa in carico, articolandone i livelli
in riabilitazione, è lo strumento operativo per il di intensità del processo in relazione alla natura dei
lavoro interprofessionale-disciplinare attuato in bisogni. Il team riabilitativo è composto da profes-
riabilitazione da molti anni. sionisti che possono essere ricompresi in differenti
Lavorare in team favorisce il raggiungimento degli specificità in base al percorso formativo:
obiettivi professionali e tutela il professionista da • professionisti della riabilitazione, quali il me-
eventuali rischi di isolamento e di burnout pro- dico specialista in riabilitazione e i professio-
fessionale. nisti sanitari non medici identificati nel DM
Lo sviluppo delle professioni sanitarie in quest’ul- 29 marzo 2001;

16
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

• personale con specifica formazione riabilitativa Il lavoro interprofessionale si fonda su una mo-
in ambito socio-sanitario-assistenziale. dalità operativa che vede nel team lo strumento
Nel settore dell’età evolutiva occorre considerare fondamentale e nella riabilitazione tale modalità
la necessità dell’interazione tra equipe riabilitativa è in atto da molti anni.
e percorsi di integrazione scolastica e quindi il Per la formazione di un team è necessario che vi
coinvolgimento di personale con caratteristiche sia uno scopo specifico, una programmazione e
professionali in ambito pedagogico ed educativo. progettazione degli interventi e un’attribuzione
Rientra a pieno titolo nel team, per la condivisione di precise responsabilità individuali, per finalizzare
del progetto riabilitativo, lo stesso paziente e l’even- gli apporti personali all’obiettivo generale.
tuale caregiver, familiare o persona di riferimento Un team “è un gruppo di lavoro composto da di-
coinvolti nella presa in carico della Persona con di- verse figure professionali, che hanno ruoli, fun-
sabilità ai fini della gestione delle sue problematiche zioni e formazione molto differenti tra loro per
attuali e future. Il percorso di cura che porta la responsabilità, attività e richieste”.
Persona a un recupero funzionale deve sempre più Un team, quindi, può essere definito come un
coinvolgere anche i familiari, in quanto l’eventuale gruppo formale, in quanto non nasce spontanea-
permanenza di disabilità comporta un complesso mente dalla volontà dei membri, ma si costituisce
iter di integrazione sociofamiliare che deve essere al fine di raggiungere un particolare scopo, e la
gestito fin dall’inizio con particolare attenzione. cui vita, dalla costituzione allo scioglimento, di-
I metodi di comunicazione più efficaci nel team pende dal raggiungimento o meno di questo scopo.
riabilitativo sono: Il team plurifunzionale è formato da persone con
• le riunioni del team, che hanno come obiettivo competenze complementari e diverse nel quale i
fondamentale il bilancio e l’aggiornamento del singoli componenti sono consapevoli delle poten-
progetto riabilitativo e dei relativi programmi zialità del lavorare in team nel produrre benefici
e la verifica del percorso della presa in carico; per tutti i suoi membri. La collaborazione è fon-
• il briefing, che garantisce con un confronto damentale nel creare sinergie di gruppo per otte-
breve e colloquiale la misurazione del raggiun- nere risultati decisamente superiori alla somma dei
gimento o del mancato raggiungimento degli contributi dei singoli componenti. Per fare sì che
obiettivi; un esempio di briefing è il report questo meccanismo si verifichi, occorre mettere
quotidiano dell’attività giornaliera o notturna in moto un efficace lavoro di costruzione del team.
tra personale infermieristico, medico e tecnico; Innanzitutto la suddivisione del lavoro è molto im-
• i focus group, strumento di verifica più complesso portante all’interno di un gruppo di lavoro. È es-
che prevede incontri coordinati da un modera- senziale rendere chiaro il compito che ciascun mem-
tore, durante i quali viene individuato un pro- bro deve svolgere e gli obiettivi che deve raggiungere,
blema e ne vengono discussi tutti gli aspetti; nella visione di un obiettivo generale. Questo evita
• le riunioni di audit, che rappresentano l’attività che si creino sovrapposizioni tra i diversi ruoli, e
atta a determinare, con un’indagine strutturata, quindi conflittualità interne che rappresentano due
l’adeguatezza dell’organizzazione e l’aderenza elementi negativi per la vita e il lavoro del gruppo.
al piano riabilitativo, verificando e adeguando Avere obiettivi comuni rappresenta una condi-
procedure, istruzioni operative e altri requisiti zione essenziale per far funzionare in maniera cor-
funzionali. retta il team. Deve essere ben chiaro che l’obiettivo

17
Ministero della Salute

di ognuno non è solo quello di riuscire personal- salute, può trovarsi in un ambiente con caratteri-
mente, ma di fare emergere il lavoro di gruppo. stiche che possono limitare o restringere le proprie
È importante tenere presente, inoltre, che alcuni capacità funzionali e di partecipazione sociale.
parametri come il monitoraggio del lavoro e lo sta- Nell’esercizio delle sue attività, anche per un team
bilire norme interne permettono il raggiungimento multiprofessionale “un primo aspetto da affrontare
degli scopi comuni e il rafforzamento delle singole è quello di porre le condizioni di lavoro, in termini
identità. Sottinteso che per il buon funzionamento di metodologia, organizzazione e operatività, che
di un gruppo di lavoro l’insieme delle norme in- consentano una precisa differenziazione di com-
terne deve essere condiviso da tutti i membri. petenze rispetto alle diverse professionalità”.
Il team multiprofessionale è composto da figure Queste devono essere determinate e individuate
professionali che operano nell’ambito della pre- anche in base al tipo di team a cui si riferisce. In-
venzione, cura e riabilitazione per garantire al cit- fatti, i team multiprofessionali possono essere di
tadino il massimo livello di autonomia possibile due tipi in relazione alle condizioni normative,
all’interno della comunità sociale, intervenendo operative e della domanda a cui si riferiscono:
via via, e congiuntamente, nei diversi ambiti in • team territoriali: accolgono l’utenza spontanea,
cui ogni professionalità attua il proprio intervento. svolgono attività di counseling, di riabilitazione
Il team, definito multiprofessionale, si caratterizza e, in un contesto ripartivo, offrono interventi
come un gruppo di lavoro composto da profes- di supporto;
sionisti che lavorano insieme per la produzione • team delle strutture specialistiche: hanno il
di servizi, rappresenta il metodo più efficace di mandato di attivare interventi riabilitativi con
lavoro per favorire il raggiungimento degli obiet- particolare attenzione al proseguimento del
tivi professionali e tutela l’operatore da eventuali percorso della Persona con il rientro nel suo
rischi di isolamento e di burnout professionale. territorio di residenza.
In ambito riabilitativo il lavoro in team gode di La differenziazione di ruoli e competenze si ac-
particolare importanza. Dalla presa in carico del- compagna anche a un’altra attività che caratterizza
l’utente/paziente alla valutazione delle problema- tutto il lavoro del team, cioè quello di un moni-
tiche, dalla definizione all’attuazione dell’inter- toraggio costante che verifichi un’efficace integra-
vento, bisogna tenere conto di più e diverse realtà zione degli interventi attuati definiti dall’elabora-
di cui l’utenza può fare parte. Deve mirare a una zione di un progetto comune.
riabilitazione intesa come una “strategia di salute” Il PRI è lo strumento di lavoro che rende l’intervento
che permette all’individuo “a rischio” o affetto da riabilitativo più mirato, continuativo ed efficace,
problematiche di raggiungere e mantenere un li- perché rispondente ai bisogni reali del paziente.
vello di autonomia funzionale tale da permettergli Esso nasce da comuni scelte di fondo e si esprime
di interagire con l’ambiente circostante. La disa- concretamente nei programmi riabilitativi indivi-
bilità viene intesa, infatti, come la conseguenza o duali. La realizzazione di un progetto riabilitativo
il risultato di una complessa relazione tra la con- deve essere sempre un lavoro di equipe che coinvolge
dizione di salute di un individuo, fattori personali numerose figure professionali. Al centro va sempre
e fattori ambientali che rappresentano le circo- collocato il paziente nella sua globalità: ognuna di
stanze in cui egli vive. Ne consegue che ogni in- queste figure deve poter interagire con pari dignità
dividuo, a prescindere dalle proprie condizioni di nella pertinenza dei ruoli per il fine comune, rap-

18
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

presentato dal benessere della Persona. Esso offre Le riunioni del team hanno come obiettivo fon-
una visione globale della realtà in cui si opera, co- damentale il bilancio e l’aggiornamento del pro-
gliendo correlazione, orientamenti, necessità, senza getto riabilitativo e dei relativi programmi per:
lasciarsi condizionare dal contesto in cui si agisce e • adeguare le modalità di comunicazione tra i
con un’attenta distribuzione di risorse. componenti e il paziente;
Un altro elemento essenziale che caratterizza un • evidenziare i progressi e i problemi per il con-
team multiprofessionale, ma lo si potrebbe estendere seguimento degli obiettivi riabilitativi e verifi-
e generalizzare per tutte le tipologie di team, è l’in- carne le cause;
tegrazione. Integrazione non solo tra componenti • verificare adeguatezza delle cure e realizzabilità
del gruppo di lavoro, ma integrazione anche e so- degli obiettivi;
prattutto con il paziente e la sua realtà, sociale, fa- • predisporre le dimissioni.
miliare, individuale. Assume quindi un’importanza La buona riuscita del lavoro in team è determinata
particolare il lavoro di rete, che è quello di accom- da fattori che facilitano tutti quei processi necessari
pagnare il paziente, reso protagonista dell’intervento, alla presa in carico di una problematica, alla pro-
allo sviluppo delle sue potenzialità/capacità o alla grammazione di un intervento, alla sua messa in atto.
soluzione dei suoi problemi. Questo sicuramente si È necessario considerare, però, che il buon lavoro
raggiunge elaborando congiuntamente quel progetto del team potrebbe essere minato da fattori che in
che permette a ogni professionalità di stabilire quello qualche modo ostacolano o impediscono la buona
che sarà il suo ambito di intervento nella visione riuscita delle attività del gruppo di lavoro. L’in-
globale della realtà del paziente. sorgere di questi fattori può dipendere dalla pre-
Non è possibile stabilire in maniera assoluta quali senza di determinate dinamiche interne al gruppo,
siano le figure professionali che compongono un o da cause esterne al gruppo, che però hanno delle
team, in quanto le realtà in cui questo può operare ripercussioni e cioè rischio di burnout, comuni-
sono diverse, e per ognuna di queste sono necessari cazione non efficace, conflitti interni.
contributi specifici. Comunque si determinino, questi fattori devono
I team multiprofessionali operano nelle realtà edu- essere previsti.
cativo/riabilitative e in continuo contatto con ti- Ci sono, inoltre, alcuni accorgimenti che sia i sin-
pologie di pazienti che differiscono per proble- goli ma anche tutto il gruppo di lavoro possono
matiche e interventi da compiere in loro favore. attuare per prevenirne l’insorgenza o per cercare
È necessario sottolineare che molto spesso per un di alleviare i suoi effetti.
unico utente il team deve operare su più ambiti, Il primo riguarda l’importanza di lavorare meglio
viste “le diverse situazioni in cui si attuano gli in- anziché di più, in modo da essere meno stressati e
terventi e quindi anche i contenuti degli stessi”. più efficienti. Questo avviene quando sia il singolo
Gli interventi devono mirare a garantire la conti- sia il team si pongono degli obiettivi realistici, pos-
nuità assistenziale, garantendo l’organica assicu- sibili e concreti da raggiungere. Quindi è impor-
razione della riabilitazione nel circuito “preven- tante mettere in risalto i lati positivi dell’intervento.
zione, cura e riabilitazione”, devono assicurare Un secondo accorgimento è quello di utilizzare,
l’efficacia delle prestazioni rese e articolare i livelli di volta in volta, tecniche diverse per risolvere
di intensità delle prestazioni tenuto conto della una stessa problematica. Questo può introdurre
natura dei bisogni. piacevoli cambiamenti alla routine giornaliera e

19
Ministero della Salute

permettere un cambiamento della concezione che zione sanitaria sia per l’area medica sia per quella
si ha di sé e del proprio lavoro. dei professionisti sanitari. Tutto questo compone
Modificare le procedure operative, garantendo una la documentazione personale, che fa riferimento
maggiore suddivisione del lavoro, controbilan- al singolo caso preso in cura, raccoglie tutte le va-
ciando gli aspetti difficili con compiti meno impe- lutazioni, trattamenti, decisioni assunte, motiva-
gnativi del lavoro, può risultare un elemento valido zioni, verifiche e risultati; quindi compongono
alla prevenzione dell’insorgenza di questi fattori. unitariamente la cartella clinica individuale dal
Il principale strumento per il coinvolgimento è la punto di vista sia della privacy sia medico-legale
comunicazione, interna ed esterna, trasparente, (come pure dell’accesso e dell’archiviazione come
onesta e tempestiva per rendere omogeneo il com- dalle norme vigenti).
portamento di tutto il personale. Per comunicazione
interna si intende la comunicazione che intercorre Strumenti di lavoro
tra i professionisti interni nel gruppo di lavoro, tra
il gruppo di lavoro e la dirigenza, tra diverse Unità • Cartella clinica specialistica comprensiva di:
Operative e tra diverse strutture sanitarie. - scale di valutazione della disabilità e comu-
La comunicazione esterna è l’interazione del- nicabilità;
l’Azienda sanitaria con gli stakeholder, cioè - PRI comprensivo degli indicatori di processo
l’utente, i familiari, gli informal caregiver, le or- e di esito;
ganizzazioni di rappresentanza dei cittadini, le as- - scheda di accesso;
sociazioni di volontariato, gli enti locali. - scheda di dimissione;
Si propone pertanto che il coinvolgimento deve: - consenso informato alle procedure.
• far parte della visione aziendale, di Diparti- • Cartella infermieristica.
mento, di Unità Operativa e debba essere pre- • Cartella fisioterapisti.
visto nelle strategie e nelle direttive e non la- • Cartella logopedisti.
sciato solo alla buona volontà dei singoli; • Cartella neuropsicologica.
• impiegare, come tutti gli aspetti tecnici, me- • Cartella terapisti occupazionali.
todologie e strumenti appropriati; La cartella clinica consente quindi la tracciabilità
• far parte della formazione degli professionisti. delle attività svolte, l’identificazione delle respon-
Metodologie appropriate possono essere: sabilità delle azioni, la cronologia delle stesse, il
• l’elaborazione delle Linee guida presenti in am- luogo e la modalità della loro esecuzione.
bito normativo; Al fine della prevenzione degli errori, per evitare
• la discussione di quanto viene elaborato nel- inutili duplicazioni di dati e perdite di tempo da
l’ambito delle Consensus Conference; parte degli operatori, può essere utilizzata, all’interno
• la creazione di procedure che consentano una di diversi contesti sanitari, la cartella clinica integrata,
facile gestione del processo di cura come per auspicabilmente informatica, sostitutiva della cartella
esempio: medica e infermieristica. In essa convergono tutte
- workflow operativi specifici; le diverse registrazioni dei vari professionisti che in-
- riunioni del team (audit clinico) settimanali; tervengono nel processo di cura (medico, infermiere,
- briefing quotidiano medico-infermiere. fisioterapista, dietista ecc.) e di assistenza secondo
Strumenti appropriati riguardano la documenta- modalità condivise e complementari. Richiede un

20
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

alto livello di integrazione dell’equipe e modalità dalle evidenze della letteratura in termini di recu-
condivise di passaggio di informazione. pero e di prevenzione di ulteriori danni, esige che
Le metodologie di coinvolgimento esterno pos- il percorso riabilitativo e la definizione del relativo
sono comprendere: progetto riabilitativo vengano avviati contestual-
• colloqui tecnici per raccogliere informazioni mente al ricovero in acuto. La procedura riabili-
da parte dei professionisti, ma anche per aiutare tativa rappresenta un criterio di appropriatezza e
il paziente, i familiari e i caregiver a identificare deve essere valorizzata come parte integrante e ir-
i rischi connessi ai loro comportamenti, per rinunciabile della tariffazione dell’episodio di ri-
informarli e per raccogliere il consenso infor- covero in acuzie.
mato; Il processo decisionale del medico specialista in ria-
• interventi educativi che possono essere realiz- bilitazione (responsabile clinico del paziente) nella
zati con spiegazioni, dimostrazioni e simula- determinazione del progetto riabilitativo deve te-
zioni/addestramento; nere conto della prognosi funzionale e del margine
• distribuzione di fogli o opuscoli illustrati; di modificabilità del quadro di menomazione e
• esposizione di manifesti che informano e rin- disabilità, del grado di stabilità clinica del paziente
forzano l’apprendimento. e della sua possibile partecipazione al programma.
Gli strumenti di verifica sono rappresentati dai Su quest’ultimo tema possono incidere sia gli
questionari, che sono diversi per i differenti aspetti cognitivo-comportamentali che compro-
utenti/stakeholder: questionari di gradimento, que- mettono il livello di collaborazione e le possibilità
stionari di apprendimento, questionari per il mo- di apprendimento nell’ambito dell’esercizio tera-
nitoraggio degli indicatori di processo e di esito, peutico riabilitativo, sia i fattori sociali che pos-
questionari di verifica dei processi di qualità se- sono influire sulla possibilità di mantenere acqui-
condo i criteri internazionali e i criteri nazionali. siti i livelli raggiungibili di autonomia: per esem-
È importante ribadire il concetto che la verifica pio, mancanza di una rete familiare che si faccia
delle metodologie adottate è fondamentale ed è “garante” della presa in carico del paziente.
necessario costruire, in ogni Dipartimento, un si- Si può quindi descrivere la funzione del respon-
stema di raccolta di feedback da parte degli utenti. sabile clinico del paziente con i compiti di valu-
È importante discutere nell’ambito del Diparti- tazione clinica e prognosi riabilitativa per determi-
mento/Unità Operativa metodologie e risultati, nare il percorso riabilitativo specifico che provve-
in modo da garantire un costante apprendimento derà a concordare con il paziente e i suoi familiari
condiviso nell’ottica di un’organizzazione che ap- (alleanza terapeutica).
prende e vengano introdotti conseguenti miglio-
ramenti. Riabilitazione intensiva

I luoghi di cura Le attività riabilitative in strutture di ricovero e


cura, ospedaliere o extraospedaliere accreditate,
Degenza sono caratterizzate da interventi sanitari di riabi-
litazione diretti al recupero di disabilità importanti
La comprovata efficacia della tempestività e pre- e complesse, modificabili, che richiedono un ele-
cocità dell’intervento riabilitativo, documentata vato impegno assistenziale riferibile a un nursing

21
Ministero della Salute

infermieristico articolato nell’arco delle 24 ore. In riabilitazione intensiva sono individuabili di-
In tale fase trovano anche un setting appropriato versi livelli assistenziali che richiedono differen-
le gravi patologie disabilitanti a interessamento ziazioni nelle valorizzazioni in base a diversi gradi
multiorgano delle Persone ad Alta Complessità di complessità clinica, disabilità e multimorbidità
(PAC), che presentano situazioni di complessità e al documentato assorbimento di risorse.
clinico-assistenziale per comorbilità da patologie Tutte le attività assistenziali e riabilitative devono
concomitanti e interagenti con la prognosi riabi- essere documentate e registrate all’interno della
litativa. Tali situazioni richiedono di essere gestite cartella clinica riabilitativa, che è parte integrante
in contiguità alle specialità e alle dotazioni stru- del PRI.
mentali e tecnologiche dell’acuzie. L’azione riabilitativa con competenze specifiche
Gli interventi hanno come obiettivo l’ulteriore deve garantire:
stabilizzazione clinica con il ripristino di condi- • l’inquadramento, la valutazione del rischio e
zioni di autonomia e/o di gestibilità in ambito il monitoraggio clinico;
extraospedaliero. I pazienti che vi accedono sono • la presa in carico globale del paziente con il
caratterizzati da: coinvolgimento del team multiprofessionale;
• comorbilità concomitanti e interagenti con la • l’esecuzione di valutazioni funzionali e stru-
prognosi riabilitativa; mentali;
• necessità di competenza specialistica riabilitativa • l’elaborazione e la messa in atto del progetto
nella gestione della Persona con disabilità grave riabilitativo individuale, attraverso uno o più
in condizioni di criticità e necessità di consu- programmi di riabilitazione;
lenze medico-specialistiche multidisciplinari. • i programmi di intervento su barriere e facili-
Al raggiungimento di una condizione di stabilità tatori, gli adattamenti ambientali, la fornitura
clinica che non necessiti di presenza medica sulle di dotazioni strumentali, tecnologiche e di au-
24 ore o al venir meno di esigenze diagnostiche sili e il relativo addestramento della Persona
ad alta complessità, erogabili solo in regime di ri- con disabilità e dei caregiver.
covero ospedaliero, è opportuno ricorrere alla ria- Ove non sussista la necessità clinica e assistenziale
bilitazione intensiva extraospedaliera ogni qual continuativa, il trattamento riabilitativo indivi-
volta tale risorsa sia disponibile sul territorio. duale può essere erogato con le stesse caratteristi-
L’intervento riabilitativo deve essere inteso di al- che sopradescritte in regime di ricovero diurno.
meno 3 ore giornaliere ed è erogato da parte del
medico specialista in riabilitazione, dai professio- Riabilitazione intensiva
nisti sanitari della riabilitazione e dal personale ad alta specializzazione
infermieristico. L’assistente sociale e lo psicologo
possono contribuire per il tempo necessario al Le attività di riabilitazione intensiva ad alta spe-
raggiungimento dell’orario giornaliero richiesto cializzazione, che richiedono particolare impegno
per l’intervento riabilitativo. di qualificazione, mezzi, attrezzature e personale,
Le attività riabilitative devono prevedere la dispo- sono erogate presso presidi di alta specialità; se-
nibilità di tecnologia diagnostica-terapeutica avan- condo quanto stabilito dal DM 29 gennaio 1992
zata e/o di supporto significativo di competenze e dalla successiva integrazione del DM 1998, essi
medico-specialistiche diverse. sono presidi ospedalieri e ricomprendono anche

22
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

gli IRCCS, i Policlinici Universitari e le strutture Punti di miglioramento:


private accreditate. Nell’ambito del territorio na- • concentrazione adeguata di posti letto a livello
zionale deve essere realizzata una rete di servizi regionale;
che svolgono attività di riabilitazione intensiva ad • inserimento di questi posti letto all’interno di
alta specializzazione, rivolti ad ampi bacini di ri- un Dipartimento di riabilitazione per garantire
ferimento in rapporto all’epidemiologia delle ti- la continuità del percorso e il coordinamento
pologie di disabilità al cui trattamento sono de- fra i diversi setting assistenziali-riabilitativi;
stinati, individuati dalla programmazione sanitaria • garanzia di una presa in carico appropriata dei
nazionale. Inoltre, i centri di riferimento svolgono pazienti in età evolutiva;
le seguenti funzioni: • garanzia di passaggio a setting a minore impe-
• la predisposizione dei protocolli operativi per gno al mutare delle condizioni di intensività;
l’acquisizione dei dati epidemiologici relativi • miglioramento della presa in carico territo-
alle malattie invalidanti a livello provinciale e riale;
regionale; • introduzione di criteri oggettivabili di com-
• la promozione di ricerche cliniche ed espe- plessità assistenziale e riabilitativa (indicatori).
rienze controllate verso le nuove tecniche ria-
bilitative; Necessità emergenti in ambito riabilitativo
• la formazione, il perfezionamento e l’aggior-
namento professionale degli operatori; L’evoluzione epidemiologica e demografica e lo
• l’offerta di consulenza tecnica per la costru- sviluppo di nuove tecnologie, che consentono il
zione e la sperimentazione di ausili, protesi e superamento di fasi critiche di patologie a evolu-
ortesi. zione cronica con disabilità acquisita, determinano
Le attività di riabilitazione intensiva ad alta spe- la crescita del problema delle criticità post-acute
cializzazione vanno ricondotte a un’integrazione nelle gravi disabilità.
organizzativa che in ambito regionale e nazionale Una risposta adeguata a tali necessità, come già
garantisca percorsi dedicati come reti riabilitative: dimostrato da esperienze in alcune Regioni, po-
• per Persone affette da mielolesione acquisita trebbe prevedere l’istituzione di Unità Spinali e
attraverso strutture dedicate per la fase acuta e Unità Gravi Disabilità Cardiorespiratorie carat-
strutture per la gestione delle complicanze della terizzate da team multidisciplinari dedicati e da
fase stabilizzata; strutture logistiche funzionali con dotazione di
• per Persone affette da gravi cerebrolesioni ac- specifiche tecnologie avanzate.
quisite e gravi traumi encefalici;
• per Persone affette da disabilità gravi in età Unità Spinali
evolutiva;
• per Persone con turbe neuropsicologiche ac- L’Unità spinale, in connessione funzionale con
quisite. un Dipartimento Emergenza Accettazione (DEA)
A seguito dell’applicazione delle Linee guida del di I livello, è destinata a completare, in collabora-
1998 e della rilevazione effettuata a livello regio- zione con le Unità Spinali Unipolari (USU), la
nale, la situazione attuale è rappresentata nella rete dedicata ai pazienti spinali, nonché ad assistere
Figura 1.1 a pagina 2. pazienti con:

23
Ministero della Salute

• lesione midollare, di tipo sia traumatico sia • ventilazione meccanica invasiva continua e/o
non traumatico (infettiva, vascolare e neopla- subcontinua come elemento indispensabile di
stica), stabilizzati clinicamente, senza gravi pro- ammissione (secondaria o meno a coma iper-
blematiche respiratorie; capnico).
• complicanze, quale esito di lesione midollare
che, per la gravità e la complessità della gestione Unità Gravi Patologie Cardiologiche
clinica e diagnostica, non possono essere gestite
adeguatamente e con sicurezza in regime di L’Unità Gravi Patologie Cardiologiche Disabili-
degenza intensiva; tanti è destinata all’assistenza di pazienti in stato
• necessità di valutazioni clinico-diagnostiche di di instabilità clinica per evento cardiovascolare
follow-up, ai fini della prevenzione di compli- acuto molto recente, per il perdurare di proble-
canze e che, per la complessità del quadro cli- matiche complesse post-acute o chirurgiche o per
nico, non possono essere seguite in altri setting scompenso cardiaco refrattario alla terapia con-
assistenziali. venzionale, ma con potenzialità di recupero cli-
nico-funzionale. Gli interventi per pazienti del-
Unità Gravi Patologie Respiratorie l’Unità sono focalizzati alla definitiva stabilizza-
zione internistica, al ripristino dell’autonomia
L’Unità Gravi Patologie Respiratorie Disabilitanti delle funzioni vitali di base e al trattamento iniziale
è un’Unità subintensiva finalizzata alla gestione delle principali menomazioni.
prevalente delle emergenze in via di stabilizzazione È collocata in strutture ospedaliere dotate o fun-
delle malattie respiratorie; in essa trovano acco- zionalmente collegate con Unità di Cardiochirur-
glienza, oltre ai pazienti affetti da insufficienza gia e Cardiologia.
respiratoria acuta da cause primitive respiratorie I pazienti provengono:
e da malattie neuromuscolari o da insufficienza • dalle Unità di Terapia Intensiva Cardiologica
respiratoria cronica riacutizzata, anche i pazienti per evento acuto recente (sindrome coronarica
pre- e post-trapianto del polmone. È collocata in acuta entro i primi 5 giorni), con un pro-
strutture ospedaliere dotate o funzionalmente col- gramma di dimissione precoce,
legate con Unità di Terapia Intensiva, Cardiologia, • dalle Unità di Terapia Intensiva Chirurgica,
Pneumologia e Chirurgia Toracica. precocemente (post-intervento – entro i primi
Gli interventi per i pazienti trattati nell’Unità 5 giorni) o, perché gravati da complicanze, in
sono focalizzati alla definitiva stabilizzazione re- fase successiva (fase di cronicizzazione a elevata
spiratoria e internistica, al ripristino dell’autono- necessità assistenziale),
mia nelle funzioni vitali di base, al trattamento oppure sono:
iniziale delle principali menomazioni invalidanti • affetti da insufficienza ventricolare severa e/o
e, ove possibile, allo svezzamento totale o parziale scompenso cardiaco refrattario alla terapia con-
dal ventilatore. venzionale, necessitanti di supporto infusivo e
I pazienti che vi accedono sono caratterizzati da: monitoraggio continuo dei parametri emodi-
• stato di insufficienza respiratoria in via di stabi- namici, che rendono impossibile in quel mo-
lizzazione o comunque potenzialmente instabili mento la dimissione del paziente e la gestione
che necessitano di monitoraggio continuo; domiciliare dello stesso.

24
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

Riabilitazione estensiva essere documentate e registrate all’interno della


cartella clinica riabilitativa, che è parte integrante
Le attività di riabilitazione estensiva sono erogabili del PRI.
in ambito ospedaliero ed extraospedaliero, in regime
residenziale a ciclo continuativo o diurno. Si carat- Territorio
terizzano in interventi sanitari di riabilitazione per
pazienti non autosufficienti, con potenzialità di re- Il percorso riabilitativo dipartimentale trova la
cupero funzionale, che non possono giovarsi o so- sua naturale continuità a livello territoriale, con-
stenere un trattamento riabilitativo intensivo e che testo in cui è possibile la verifica reale dell’outcome
richiedono di essere ospedalizzati in quanto affetti in termini di attività e partecipazione. L’ambito
da instabilità clinica. In tale condizione trovano an- territoriale diviene quindi il luogo privilegiato per
che un setting, quando non appropriato in intensiva, l’intervento contestuale sulle componenti ambien-
le patologie disabilitanti a interessamento multior- tali e sui fattori personali (ICF).
gano delle Persone ad Alta Complessità così come Infatti, a completamento dei progetti riabilitativi
precedentemente definito, che presentano situazioni individuali si ha bisogno di proseguire l’intervento
di complessità clinico-assistenziale per comorbilità riabilitativo finalizzato alla realizzazione dell’inte-
da patologie concomitanti e interagenti con la pro- grazione e dell’inclusione sociale. Gli interventi di
gnosi riabilitativa. Tali situazioni richiedono di essere riabilitazione estensiva, a minore intensità, possono
gestite in contiguità alle specialità e alle dotazioni essere perciò funzionali al raggiungimento degli
strumentali e tecnologiche dell’acuzie. Gli interventi obiettivi fissati dal progetto individuale, specie per
hanno come obiettivo l’ulteriore stabilizzazione cli- attività specializzate verso l’inserimento/reinseri-
nica con il ripristino di condizioni di autonomia mento lavorativo, l’integrazione scolastica, realiz-
e/o di gestibilità in ambito extraospedaliero. I pa- zando una vita indipendente all’interno della co-
zienti che vi accedono sono caratterizzati da: munità.
• comorbidità concomitanti e interagenti con la
prognosi riabilitativa; Dimissione dalla degenza
• necessità di competenza specialistica riabilita-
tiva nella gestione della Persona con disabilità In coerenza con il principio di “presa in carico
in condizioni di criticità e necessità di consu- della Persona” e con la necessità che sia garantito
lenze medico-specialistiche multidisciplinari. alla Persona con disabilità ricoverata in acuzie un
L’intervento riabilitativo deve essere inteso di al- percorso riabilitativo unico integrato nei vari set-
meno 1 ora giornaliera, erogato da parte del medico ting terapeutici della rete riabilitativa, devono es-
specialista in riabilitazione, dai professionisti sanitari sere curate e monitorate in ambito dipartimentale,
della riabilitazione, dal personale infermieristico. con adeguati strumenti di valutazione dell’appro-
L’assistente sociale, e ove necessario lo psicologo, priatezza, le fasi di passaggio tra i vari setting ria-
sono di supporto all’intervento riabilitativo e alla bilitativi e in particolare le dimissioni protette e
definizione e realizzazione del piano di dimissione/ le “dimissioni critiche”, nonché la necessaria con-
reinserimento in tempi congrui; di norma la de- tinuità di interventi riabilitativi al domicilio o in
genza non deve essere protratta oltre 60 giorni. strutture assistenziali (in raccordo con i MMG e
Tutte le attività assistenziali e riabilitative devono i PLS, nonché con i servizi territoriali).

25
Ministero della Salute

Ambulatorio zione con la semplice distinzione fra acuto e


cronico in base al parametro temporale, ossia
La filosofia del lavoro secondo progetti e pro- all’intervallo di tempo intercorso dall’acuzie
grammi è fortemente orientata al raggiungimento della malattia disabilitante;
di ben definiti e misurabili obiettivi riabilitativi • il grado di complessità del paziente preso in
facilmente individuabili nel miglioramento della carico;
funzione e delle attività della vita quotidiana at- • il numero e la tipologia base di programmi
traverso il miglioramento delle abilità e delle per- potenzialmente appropriati per tipologia di
formance della Persona, secondo le definizioni menomazioni e disabilità presenti;
contenute nella classificazione ICF (International • gli strumenti valutativi e terapeutici appropriati
Classification of Funtioning, Disability and Health) per ogni singolo programma in rapporto alla
dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). tipologia di patologia disabilitante e di meno-
Il percorso ambulatoriale presuppone una diagnosi mazioni e disabilità presenti;
riabilitativa, ossia l’individuazione delle menoma- • la determinazione della durata minima di ogni
zioni e delle disabilità presenti, la definizione del accesso, indipendentemente dalle prestazioni
relativo gradiente di modificabilità con indicazione fornite all’utente;
degli obiettivi raggiungibili e l’eventuale relativa • lo strumento di misura/valutazione finale
priorità, l’individuazione delle modalità d’inter- dell’/degli obiettivo/i previsto/i dal/dai pro-
vento che sulla base delle evidenze scientifiche gramma/i o dal progetto riabilitativo.
hanno la maggiore probabilità di raggiungere gli L’obiettivo di miglioramento degli interventi sa-
obiettivi individuati e la definizione dei tempi ne- nitari si basa su due principi generali: mettere al
cessari per raggiungerli. centro dell’organizzazione sanitaria riabilitativa il
Nell’accompagnamento della Persona dall’ospe- cittadino utente con i suoi bisogni di salute e be-
dale al territorio diventa fondamentale una forte nessere e organizzare conseguentemente i servizi,
interazione fra il team ospedaliero e il team che si passando da un’organizzazione basata sull’eroga-
occuperà della reale integrazione in ambito so- zione di prestazioni a una orientata all’outcome,
cio-familiare-lavorativo. ossia ai risultati da ottenere sul singolo utente.
Diventa necessario chiarire gli aspetti organizzativi Questi principi si concretizzano nel concetto di
che possono favorire il percorso alla luce di quanto “presa in carico dell’utente” e nell’erogazione degli
viene richiesto alle strutture riabilitative; occorre interventi secondo definiti programmi riabilitativi
far coesistere necessità diverse a seconda del grado all’interno di uno specifico progetto riabilitativo
di disabilità all’interno delle strutture riabilitative. individuale applicando il concetto di appropria-
Nella definizione dei semplici e praticabili percorsi tezza prescrittiva ed erogativa.
riabilitativi si ritiene quindi necessario considerare Obiettivi generali delle singole prese in carico pos-
i seguenti elementi: sono essere:
• la definizione della tipologia di patologia che • conseguire il completo recupero delle capacità
ha determinato il danno menomante che ri- funzionali nelle menomazioni e disabilità
chiede l’intervento della medicina fisica e ria- emendabili;
bilitativa ambulatoriale; • educare il cittadino utente a gestire nel tempo
• il grado di acuzie o cronicità della menoma- le proprie menomazioni e disabilità;

26
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

• contenere le disabilità nelle condizioni di ine- una presa in carico omnicomprensiva nel lungo
mendabilità, ottimizzando le condizioni di au- termine mediante un PRI che preveda molte-
tonomia e autosufficienza; plici programmi terapeutici. Tali attività ria-
• prevenire il degrado funzionale nei soggetti a bilitative vengono erogate sotto forma di pac-
rischio reale di perdere i livelli funzionali e di chetti ambulatoriali complessi all’interno di
autonomia acquisiti. strutture dipartimentali riabilitative (esempi
di attuazione attualmente in essere sono il Day
In base a questi obiettivi, allo scopo di raggiungere Service o i centri ambulatoriali dedicati come
quella funzionalità organizzativa utile al raggiun- da esperienze regionali), con una durata com-
gimento sia di fornire risposte rapide ai bisogni plessiva dei trattamenti di almeno 90 minuti.
delle Persone sia di consentire la disponibilità di Le attività assistenziali somministrate ai pa-
risorse adeguate per le situazioni più difficili, si zienti devono essere registrate in una cartella
possono individuare due tipologie di strutture clinica riabilitativa dove registrare le variazioni
(che sono comprese e collaborano all’interno del rilevate nel compimento del PRI, articolato
Dipartimento di riabilitazione; possono anche nei diversi programmi riabilitativi.
coesistere nelle diverse strutture della ASL e nelle • “caso non complesso”: utenti affetti da meno-
strutture accreditate allo scopo anche di ridurre mazioni e/o disabilità di qualsiasi origine che,
al minimo progressivamente la frammentazione sulla base di un PRI, necessitano di un solo
attualmente eccessiva che condiziona spesso le do- programma terapeutico riabilitativo erogato
tazioni di competenze e strutture in questo settore) direttamente dal medico specialista in riabili-
orientate verso due ben distinte tipologie di utenti: tazione o tramite il PRI da un’unica tipologia
• il Centro Ambulatoriale di Riabilitazione (CAR) di professionista della riabilitazione; tali utenti
con presa in carico protratta nel tempo dedi- richiedono una presa in carico ridotta nel
cato al “caso complesso”; tempo; la durata dell’accesso deve essere al-
• il Presidio Ambulatoriale di Medicina Fisica e meno di 30 minuti.
Riabilitazione (PAMFR) con presa in carico ri- Le attività di riabilitazione in regime di assistenza
dotta nel tempo dedicato al “caso non complesso”. specialistica ambulatoriale possono essere com-
Infatti, nell’ambito dell’organizzazione del Dipar- prese tra quelle erogate dalle strutture e dai servizi
timento a livello ambulatoriale ospedaliero ed ex- collocati in ambito ospedaliero dedicati all’eroga-
traospedaliero bisogna differenziare due ben distinte zione di prestazioni specialistiche ambulatoriali
tipologie di utenti definite in base a differenziati per pazienti esterni.
bisogni e livelli di intervento riabilitativo indipen- Si accede ai percorsi riabilitativi ambulatoriali tra-
dentemente dalla fascia di età di appartenenza: mite la visita del medico specialista in riabilita-
• “caso complesso”: utenti affetti da menomazioni zione su richiesta del MMG o del PLS, che indica
e/o disabilità importanti, spesso multiple, con la/e problematica/he clinica/he da valutare. La vi-
possibili esiti permanenti, elevato grado di di- sita si conclude con la relazione specialistica al
sabilità nelle ADL che richiedono un team MMG/PLS e la successiva presa in carico, ove ne-
multiprofessionale (almeno 3 tipologie di pro- cessario, della Persona; la tempistica dell’accesso
fessionisti della riabilitazione, compreso il me- dovrà tenere conto del gradiente di modificabilità
dico specialista in riabilitazione) che effettui della disabilità e dei possibili rischi di complicanze.

27
Ministero della Salute

Ogni Regione dovrà esplicitare tempi certi per La scheda terapeutica, individuale per ogni paziente,
l’erogazione dei trattamenti previsti dal progetto dovrà rispettare le norme relative all’accreditamento
riabilitativo. Al fine del rispetto dei tempi stabiliti delle strutture sanitarie e contenere: dati anagrafici
è necessaria un’appropriata programmazione che con cognome, nome, data di nascita, indirizzo, te-
è possibile attuare solo attraverso l’integrazione lefono, n. e AUSL di appartenenza, il percorso ria-
all’interno del Dipartimento di riabilitazione. bilitativo (progetto e programmi riabilitativi), il/i
Si ritiene opportuno individuare due tipologie di codice/i della/e prestazione/i prescritta/e nell’ambito
richiesta: dei singoli programmi, il numero delle sedute/ac-
• “prioritaria”, per soggetti affetti da patologia a cessi, la sede d’applicazione, la valutazione del ri-
rischio di sviluppo/aggravamento di disabilità: sultato ottenuto da parte del professionista della
- soggetti dimessi dai reparti per acuti, con esiti riabilitazione che ha preso in carico il paziente, con
di patologia a rischio di sviluppo/aggravamento l’obbligo per alcune disabilità all’utilizzo di schede
di disabilità che necessita di intervento riabili- valutative e di classificazione delle abilità residue.
tativo (con garanzia di continuità terapeutica), I percorsi riabilitativi vanno definiti nell’apposita
- soggetti affetti da menomazioni segmentare scheda, che sul versante clinico deve contenere:
recenti ad alto rischio di sviluppo/aggrava- • diagnosi e prognosi riabilitativa;
mento di disabilità (es. traumi, fratture, in- • indicazioni di priorità dell’intervento riabili-
terventi chirurgici), tativo;
- soggetti affetti da patologia disabilitante • classificazione del paziente in “complesso” o
grave/complessa/evolutiva con recente e do- “non complesso”;
cumentato peggioramento clinico (es. ictus, • stesura del progetto e/o del/i programma/i te-
sclerosi laterale amiotrofica, sclerosi multipla, rapeutico/i (obiettivi, strumenti, tempi di ap-
malattia di Parkinson); plicazione, tipologia di setting, durata della
• “ordinaria”, per soggetti con disabilità cronica presa in carico);
o patologia cronica potenzialmente disabilitante: • valutazione dell’outcome;
- soggetti affetti da disabilità cronica che ne- • la diagnosi riabilitativa deve indicare la patologia
cessitano di controlli e di eventuali interventi che ha determinato il bisogno riabilitativo che
di prevenzione del degrado motorio-funzio- ha portato il soggetto all’ambulatorio fisiatrico.
nale (mantenimento); Le patologie vengono distinte nelle sottostanti ca-
- soggetti affetti da patologia cronica poten- tegorie:
zialmente disabilitante che necessitano pre- • patologia del sistema nervoso centrale (SNC)
valentemente di interventi di prevenzione primitivo/secondario in età evolutiva;
ed educazione (es. back-school, neck-school, • patologia del SNC primitivo/secondario nel
osteoporisis school). giovane, nell’adulto e nell’anziano;
La visita fisiatrica si può concludere con la presa • patologia del sistema nervoso periferico (SNP);
in carico riabilitativa della Persona. • patologia osteoarticolare/miotendinea post-
Per la presa in carico è necessaria la compilazione traumatica, post-chirurgica, post-ustioni;
di una scheda terapeutica riabilitativa contenente • patologia osteoarticolare/miotendinea/patolo-
un piano terapeutico, ossia un progetto riabilita- gie reumatiche infiammatorie e con impotenza
tivo e programmi terapeutici. funzionale legata alla riacutizzazione;

28
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

• patologie internistiche; • patologie oncologiche: acuto fino 6 mesi, cro-


• patologie oncologiche. nico oltre 6 mesi;
• patologie ortopediche con intervento chirur-
Accesso ai trattamenti riabilitativi gico complesso (es. fratture di bacino) ed esiti
di ustioni: acuto fino a 6 mesi, cronico oltre i
L’accesso alle prestazioni potrà avvenire con l’in- 6 mesi.
dividuazione di due modalità:
• “prioritaria” per: Domicilio
- soggetti con massima priorità legata al mas-
simo gradiente di modificabilità delle disa- Nell’ambito della rete riabilitativa territoriale oc-
bilità e al massimo rischio di complicanze, corre sviluppare maggiore attenzione verso l’ac-
con garanzia della continuità terapeutica; compagnamento della Persona, comprendendo
• “ordinaria” per: anche il domicilio come luogo di attività verso la
- soggetti con disabilità a basso gradiente di restituzione della Persona al proprio ambiente di
modificabilità e a basso rischio di complicanze, vita, che è l’obiettivo principale del percorso ria-
- soggetti che necessitano di interventi educa- bilitativo verso il quale devono convergere tutti
tivi. gli interventi pianificati dal PRI.
Tale accesso deve essere ridotto al tempo minimo I trattamenti riabilitativi a domicilio possono co-
tramite un’appropriata programmazione che solo stituire in tal senso il proseguimento di quanto
un’integrazione all’interno del Dipartimento di realizzato nelle fasi precedenti all’interno del PRI,
riabilitazione è possibile attuare. rappresentando il terreno di massima cooperazione
Si possono convenzionalmente individuare i se- con il MMG/PLS.
guenti limiti temporali per la definizione di acuzie Possono essere erogati quando previsti dal progetto
e di cronicità rispetto alle condizioni patologiche riabilitativo elaborato da parte del medico specia-
presenti, anche se va sempre ricordato come anche lista in riabilitazione oppure nei casi in cui, a
all’interno di tali dimensioni temporali nuovi fronte di un bisogno riabilitativo, il paziente è
eventi clinici, non collegati a tali patologie “origi- impossibilitato ad accedere ai servizi ambulatoriali.
narie”, oppure funzionali possano completamente Il domicilio è il luogo privilegiato per gli interventi
modificare la situazione e rendere appropriato e di competenza del terapista occupazionale, per
necessario un ritorno a trattamenti: l’adattamento ambientale e l’addestramento al-
• patologia del SNC primitivo/secondario nel l’utilizzo di ausili e tecnologie riabilitative. A tal
giovane, nell’adulto e nell’anziano: acuto fino fine sono da prevedere accessi domiciliari da parte
a 12 mesi, cronico oltre 12 mesi; del medico specialista in riabilitazione e di com-
• patologia del SNP: acuto fino a 12 mesi dal- petenze specialistiche e tecniche per gli interventi
l’evento, cronico oltre 12 mesi; di competenza e l’addestramento dei caregiver.
• patologia osteoarticolare/miotendinea post- Al fine di rendere funzionale l’attività, evitando
traumatica, post-chirurgica: acuto fino a 3 mesi una ridondanza di interventi per garantire quella
dall’evento, cronico oltre 3 mesi; continuità che è invece necessaria, si possono pre-
• patologie internistiche: acuto fino a 3 mesi vedere alcune modalità organizzative.
dall’evento, cronico oltre 3 mesi; L’accesso al trattamento domiciliare avviene con

29
Ministero della Salute

la formulazione di un progetto riabilitativo e re- da precedenti normative (es. ex art. 26 della Legge
lativa scheda, come già descritto mediante la con- 833/1978 ed ex art. 8 della Legge n. 104/1992),
sulenza specialistica distinta in: le Regioni potranno prevederne la collocazione
• “prioritaria”, che di solito viene eseguita dai appropriata in base ai requisiti regionali dell’ac-
fisiatri nell’ambito della degenza per quei pa- creditamento al fine di garantirne una corretta in-
zienti che vengono dimessi dal Presidio Ospe- tegrazione nella propria rete riabilitativa, tenendo
daliero. Tale richiesta permette l’avvio dell’iter conto di quanto previsto dal D.Lgs. 229/99. Nel-
di fornitura del servizio, ma la presa in carico l’appendice alla presente relazione, per una migliore
con il proseguimento del progetto riabilitativo contestualizzazione storica delle strutture ex art.
è a carico dei fisiatri e dei professionisti della 26 Legge 833/78, si illustra la loro evoluzione.
riabilitazione in servizio nell’ambito del Di-
partimento Cure Primarie; Esercizio fisico e disabilità
• “ordinaria”, che viene eseguita dai fisiatri che
operano d’intesa con il Dipartimento Cure Il Piano Nazionale della Prevenzione (2010-2012)
Primarie su richiesta dei MMG con presa in ha valorizzato il ruolo dell’attività fisica nel pro-
carico secondo gli stessi concetti già espressi. muovere non solo il benessere nelle Persone sane,
L’erogazione dei trattamenti domiciliari avviene ma anche l’azione fondamentale di contrasto nel
con le modalità: determinismo della cronicità e disabilità, in questo
• “prioritaria” per soggetti con massima priorità rappresentando un logico e fisiologico prosegui-
legata al massimo gradiente di modificabilità mento della riabilitazione.
delle disabilità e al massimo rischio di compli- Il processo riabilitativo con i suoi interventi tera-
canze, con garanzia della continuità terapeutica; peutici riveste un ruolo indispensabile e insosti-
• “ordinaria” per soggetti con disabilità a basso tuibile finché è presente nel paziente un possibile
gradiente di modificabilità e a basso rischio di cambiamento attivo della funzione; oltre tale li-
complicanze. mite è necessario pensare a un adeguamento dello
Le indicazioni per la compilazione della scheda stile di vita della Persona con disabilità analoga-
terapeutica e le altre indicazioni operative sono mente a quanto avviene per Persone con disturbi
analoghe a quanto già descritto per il trattamento cronici.
ambulatoriale. Particolarmente importante è la Secondo l’OMS, in Europa una percentuale ele-
valutazione del professionista della riabilitazione vata di pazienti presenta malattie croniche. Il 60%
che interviene sulla Persona (di solito fisioterapi- del carico massimo di malattia è connesso a un
sta), in quanto permette di accompagnare il per- numero ristretto di fattori di rischio, fra cui l’inat-
corso con una continua osservazione dei risultati tività fisica.
ottenuti. Agendo globalmente sui principali fattori di ri-
schio e investendo nella prevenzione e in un mi-
Strutture sociosanitarie gliore controllo delle malattie croniche, si potreb-
bero ridurre morti premature, malattie, disabilità
Per le strutture sociosanitarie non esplicitamente e migliorare la qualità di vita e il benessere a livello
citate nei precedenti paragrafi che effettuano trat- sia individuale sia generale.
tamenti riabilitativi in ambito territoriale indicate La strategia europea promossa dall’OMS prevede

30
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

un approccio globale e integrato, attraverso l’im- promuovere stili di vita più corretti (prevenzione),
plementazione di programmi per la promozione e appare quindi come un valido presidio in grado
della salute e prevenzione delle malattie, l’indivi- non solo di interrompere tale circolo vizioso, ma
duazione di gruppi ad alto rischio, l’ottimizzazione di creare un circolo virtuoso.
della copertura della popolazione in termini di Le AFA sono programmi di attività fisica non sa-
cure efficaci. nitaria svolti in gruppo, adattati per specifiche al-
Le malattie croniche sono responsabili di circa il terazioni croniche dello stato di salute, per la pre-
70% delle spese sanitarie nella popolazione gene- venzione secondaria e terziaria della disabilità.
rale, sono inoltre causa di un elevato numero di AFA o APA è un termine “ombrello” utilizzato in
ricoveri in strutture protette, di ricorso all’ospe- tutto il mondo per individuare un’area interdisci-
dalizzazione, di sovrautilizzo di servizi sanitari e plinare di saperi che include attività di educazione
sociali, nonché di un importante carico in termini fisica, tempo libero, danza, sport, fitness e riabili-
sia psicologici sia economici per il paziente stesso tazione per individui con impedimenti, a qua-
e la rete familiare. lunque età e lungo il ciclo della vita.
Numerose malattie croniche si associano a ipo- Viene praticata da più di vent’anni in molti Paesi
mobilità e a disabilità – intesa come incapacità o europei ed extraeuropei ed è gestita a livello in-
difficoltà a compiere le attività della vita quoti- ternazionale dall’IFAPA (International Federation
diana – e accelerano l’evoluzione di quest’ultima. of Adapted Physical Activity), il cui principale obiet-
Si crea, infatti, un circolo vizioso per cui le me- tivo consiste da un lato nello sviluppo della ricerca,
nomazioni si traducono in limitazioni funzionali dall’altro nel miglioramento dell’interazione tra
(deficit del cammino e dell’equilibrio, ridotta tol- aspetti teorici e aspetti pratici connessi a tali atti-
leranza allo sforzo ecc.); queste generano disabilità, vità.
che a sua volta si traduce in un aumento della L’AFA non è attività riabilitativa, ma di manteni-
vita sedentaria. L’ipomobilità si associa a depres- mento e prevenzione, finalizzata a facilitare l’ac-
sione, perdita di motivazione, impoverimento quisizione di stili di vita utili a mantenere la mi-
delle relazioni sociali e, attraverso una cascata di gliore autonomia e qualità di vita possibile.
complicanze secondarie e terziarie (decondizio- Gli obiettivi dell’AFA sono quelli della preven-
namento cardiovascolare, ipotrofia muscolare, ri- zione delle complicanze secondarie e terziarie del-
duzione di lunghezze muscolari e articolarità, l’immobilità conseguente a una patologia cronica,
osteoporosi, facile faticabilità ecc.), va ad ampli- che si traduce in un contenimento della disabilità
ficare la menomazione, e quindi la disabilità e la sovrapposta non patologia correlata e, di conse-
restrizione alla partecipazione, in un circolo vizioso guenza, in una promozione dell’autonomia. Per-
che si autoalimenta. tanto, da un’AFA svolta con regolarità potranno
Indipendentemente dalla malattia di origine, la derivare: miglioramento del cammino e della re-
sedentarietà diventa pertanto il minimo comune sistenza allo sforzo, minori difficoltà a compiere
denominatore che determina e accelera il processo le attività della vita quotidiana necessarie per l’au-
di disabilità. tonomia in ambito domestico e fuori casa.
L’AFA (Attività Fisica Adattata) ha diversi ruoli: Laddove depressione e demotivazione vengono
ricondizionare al termine della riabilitazione, com- ad aggravare il circolo vizioso immobilità-disabi-
battere l’ipomobilità, favorire la socializzazione, lità, favoriscono e incentivano la socializzazione,

31
Ministero della Salute

migliorando il tono dell’umore, la motivazione e con un bisogno di adattamento del proprio stile
le relazioni sociali e familiari. di vita, solitamente sedentario, che induce una
Infine, non va dimenticato il valore dell’AFA in forte restrizione alla partecipazione nelle attività
senso educazionale-formativo attraverso il coin- della vita quotidiana. Si tratta di una casistica
volgimento attivo del soggetto nel proprio pro- estremamente frequente negli ambulatori di Me-
getto di salute e di autonomia possibile, grazie dicina Fisica e Riabilitazione, con richieste di sa-
alla promozione di una regolare attività e di più lute cui è difficile, nell’ambito dell’attuale quadro
appropriati stili di vita. normativo e del corretto utilizzo delle risorse sa-
L’utilità dell’AFA è individuabile a diversi livelli: nitarie disponibili, fornire una risposta sanitaria
• per il cittadino, in quanto attività di manteni- specifica. Questo anche in considerazione dell’as-
mento di autonomie e socializzazione; senza, per queste patologie, di robuste evidenze
• per la comunità come risposta globalmente in- scientifiche circa l’efficacia e l’appropriatezza di
tesa a domande di salute fisica e psicologica interventi sanitari nell’ambito della Medicina Fi-
altrimenti inevase; sica e Riabilitazione. Questo nella piena consape-
• per le AUSL, in quanto consente di fornire ri- volezza che l’ipomobilità, prodromica di uno stile
sposte di salute a basso costo, nel rispetto dei di vita sedentario, peggiora il circolo vizioso sopra
criteri di efficacia, efficienza, appropriatezza e descritto, per cui alla menomazione, alla perdita
con elevata soddisfazione dell’utenza; di capacità funzionali, alla restrizione alla parte-
• per le UO di Medicina Fisica e Riabilitazione, cipazione, causate dalla patologia primaria, si so-
rappresentando una risposta congrua che allo vrappongono quelle di tipo secondario e terziario,
stesso tempo consente una riduzione delle liste con progressivo aggravamento del quadro.
d’attesa per trattamenti riabilitativi, in parti- Altrettanto si può dire per tutte quelle patologie
colare in due ambiti ben distinti: le sindromi neurologiche o neuromuscolari di tipo cronico o
algiche da ipomobilità e le patologie neurolo- cronico-progressivo, che condizionano pesante-
giche croniche o cronico-progressive. mente autonomia, partecipazione e qualità di vita,
L’attuale quadro normativo di riferimento, il in cui la cascata del danno secondario e terziario
DPCM 29 novembre 2001 [definizione dei Livelli legato all’ipomobilità massimizza il danno prima-
Essenziali di Assistenza (LEA)], definisce nell’al- rio e contribuisce in larga misura al progressivo
legato 2B le prestazioni parzialmente escluse dai abbassamento del profilo funzionale della Persona.
LEA, in quanto erogabili solo secondo specifiche Anche per tali condizioni gli ambulatori di Medicina
indicazioni cliniche. Ciò porta a individuare tutta Fisica e Riabilitazione si trovano frequentemente di
una serie di patologie, quali le sindromi algiche fronte a una domanda riabilitativa impropria, con-
da ipomobilità e le patologie neurologiche croni- siderata l’efficacia pressoché nulla dei classici “cicli”
che, in cui un approccio di tipo sanitario risulta di riabilitazione in situazioni di cronicità e stabiliz-
inappropriato, ma al contempo altri tipi di inter- zazione e l’impossibilità a mettere in atto, in ambito
vento appaiono necessari. sanitario, attività continuative di prevenzione delle
Per sindromi algiche da ipomobilità si intendono complicanze. In tali condizioni di salute l’AFA potrà
condizioni di artrosi, osteoporosi e altre reumo- essere la scelta idonea laddove lo specialista in riabi-
artropatie con disturbo algofunzionale, caratte- litazione abbia valutato la contingente inappropria-
rizzate da andamento cronico e/o cronicizzante e tezza di ogni trattamento riabilitativo.

32
La riabilitazione nel continuum assistenziale: 3
Governo Clinico, Percorso Riabilitativo Unico, luoghi di cura

Per l’accesso al servizio AFA si propone l’invio gruppo; tali gruppi devono essere ristretti e omoge-
dello specialista fisiatra e/o del MMG; natural- nei, il criterio di aggregazione può basarsi sulla pa-
mente con questi ultimi dovranno essere prelimi- tologia, o preferibilmente, sul profilo funzionale de-
narmente condivisi in modo chiaro i criteri di ac- gli utenti. Altra caratteristica di tali programmi,
cesso e di esclusione per tale tipologia di utenza e trattandosi di attività di mantenimento, è di essere
si deciderà il percorso formativo degli stessi al fine continuativi nel tempo: la durata di un ciclo di AFA
di evitare il più possibile incongruenze con i per- non dovrà essere inferiore a 3-4 mesi, con sedute di
corsi riabilitativi. almeno 1 ora 1 o meglio 2 volte la settimana.
I luoghi in cui si svolgono le AFA possono essere I soggetti attuatori di tali programmi devono ne-
palestre comunali, strutture protette, associazioni, cessariamente rispondere a criteri di garanzia quali:
centri fitness, spazi all’aperto (piste ciclabili, per- svolgimento delle attività con utilizzo di personale
corsi vita ecc.), comunque non ambienti sanitari. qualificato (vedi sopra), adesione al programma
Fondamentale nella strutturazione dei percorsi e AFA determinato dall’AUSL attraverso protocolli
nella ricerca di spazi dedicati risulta il coinvolgi- d’intervento, periodico invio di adeguata reporti-
mento dei servizi sociali, associazioni di volonta- stica ai fini di un monitoraggio statistico-epide-
riato ecc. miologico, comunicazione ufficiale delle date di
Per entrambi i gruppi di utenti gli operatori che inizio e fine della sessione annuale AFA, delle di-
presiedono le attività non sono professionisti della sponibilità giornaliere, degli orari delle sedute.
sanità. Per tutti questi operatori è indispensabile Dal canto suo, l’AUSL dovrà impegnarsi a indi-
un’opportuna formazione specifica sulle tematiche viduare i soggetti competenti ad attuare i pro-
della disabilità motoria. grammi AFA, a ricercare/sviluppare collaborazioni
Fra le strutture specialistiche per la prescrizione con i servizi e con le associazioni del territorio, a
dell’attività fisica, gli specialisti della Medicina informare e indirizzare gli utenti, a esercitare una
dello Sport possono contribuire alla definizione funzione di coordinamento e controllo di qualità,
dei protocolli di attività, monitorando l’evoluzione sicurezza, appropriatezza rispetto alle attività pro-
del riadattamento. poste.
Poiché i programmi AFA non rientrano nelle pre- In particolare, il fisiatra può proporre il paziente
stazioni sanitarie riconosciute dal DPCM 29 no- per il percorso AFA in base a dati criteri (stabiliz-
vembre 2001, il costo non è attribuibile al Servizio zazione del quadro clinico, modificabilità o meno
Sanitario Nazionale, ma vanno considerati come del quadro, prognosi funzionale, collaborazione
ideale prosecuzione del percorso di ricondiziona- ecc.); può rivalutare il caso, secondo modalità
mento da promuovere nel territorio e le Regioni concordate, qualora intervengano impreviste mo-
nel contesto della propria autonomia potranno dificazioni del quadro clinico e funzionale; può
determinarne le modalità applicative nell’ambito contribuire all’elaborazione dei programmi di at-
delle loro scelte programmatiche. tività compatibili con lo stato psicofisico degli
Il forte coinvolgimento dei servizi territoriali, as- utenti. Da tutto questo si evince come l’AFA
sociazioni di volontariato ecc. risulterà molto utile debba essere considerata, in un’ottica di sistema,
ai fini di contenere gli oneri economici entro un importante nodo della rete degli interventi
limiti ampiamente sostenibili. sulla disabilità.
Le AFA si configurano come attività motorie di Per un criterio di equità di accesso, dovranno es-

33
Ministero della Salute

sere garantite un’organizzazione e l’attivazione di rivate da malattie, di carattere congenito o acquisito


una rete di offerta diffusa e omogenea su tutto il e/o progressivo (dovute a cerebrolesioni), esitanti
territorio aziendale. in motolesioni, neurolesioni o disadattamenti so-
ciali (come si può osservare, nell’ultimo caso, pro-
Appendice blemi comportamentali erano assimilati all’han-
dicap). La risposta fornita dalle strutture era di
Evoluzione delle strutture ex art. 26 tipo integrato tra funzioni riabilitative e didattico-
Legge 833/78 educative (scuola/formazione).
Certamente il profilo dell’handicap si è notevol-
Le strutture già classificate come ex art. 26 della mente modificato nel tempo e gli inserimenti
Legge 833/78 hanno una storia che risale agli nella scuola dell’obbligo e nei corsi di qualifica-
anni Settanta, in particolare alla Legge sull’invali- zione professionale hanno ridotto il bisogno col-
dità civile n. 118/71, che all’art. 4 recitava: legato all’apprendimento. Sono poi emersi nuovi
“Il Ministero della Sanità, nei limiti di spesa previsti problemi di adattamento per soggetti disabili pro-
dalla presente Legge per l’assistenza sanitaria e in venienti da Paesi in via di sviluppo o per gravi si-
misura non superiore ai due miliardi di lire, ha fa- tuazioni di disagio ambientale. Le strutture a in-
coltà di concedere contributi a enti pubblici e a per- ternato devono quindi rispondere anche a richieste
sone giuridiche private non aventi finalità di lucro provenienti da parte dei servizi territoriali sociali
per la costruzione, la trasformazione, l’ampliamento, e sociosanitari e dal Tribunale dei minori; mentre
l’impianto e il miglioramento delle attrezzature dei quelle a seminternato si sono maggiormente orien-
centri di riabilitazione, nonché di altre istituzioni tate a funzioni riabilitative/educative, anche di
terapeutiche quali focolari, pensionati, comunità di tipo ambulatoriale, adottando percorsi terapeutici
tipo residenziale e simili”. specifici per le diverse tipologie di disabilità.
Le strutture citate che ospitavano minori di età in-
feriore agli anni 18 dovevano istituire anche corsi La Legge 833/78 ha inserito queste strutture nel
di istruzione per la scuola dell’obbligo e in seguito concetto più mirato delle prestazioni riabilitative
anche attività di formazione professionale. Il Mi- e in questo senso il profilo “funzionale” dei
nistero erogava anche contributi a Enti pubblici o centri/istituti esistenti avrebbe dovuto mutare per
privati che avessero provveduto alla formazione del rispondere ai criteri più specifici della funzione
personale di riabilitazione. Questi servizi sono stati riabilitativa e non solo a criteri di accoglienza/ac-
caratterizzati anche da esperienze formative per cudimento. I percorsi attuativi della Legge si sono
educatori, fisioterapisti, docenti specializzati ecc. poi strutturati in contesti regionali diversi e hanno
La ratio di queste strutture si può esplicitare come preso forme differenziate in base agli assetti so-
una prima risposta alle situazioni di handicap, de- ciosanitari regionali.

34
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

4. Il modello organizzativo
della rete in riabilitazione

La riabilitazione costituisce un settore di inter- tazione e i servizi territoriali in grado di garantire


vento per il quale è importante garantire una pia- la continuità assistenziale nella fase degli esiti.
nificazione delle attività finalizzate al recupero In quest’ottica diventa elemento centrale la defi-
funzionale dei pazienti in un sistema di servizi nizione delle relazioni funzionali sia tra le diverse
per la salute a diversi livelli e specificità (fase acuta, realtà organizzative sia all’interno di ciascuna, al
fase post-acuta, fase degli esiti) che tenga in con- fine di combinare le esigenze di qualità e di effi-
siderazione la necessità di una visione organica e cienza operativa di ciascuna struttura operativa
integrata tra sistema sanitario e sociale. con le ragioni dell’efficienza allocativa del sistema.
Lo svolgimento delle attività riabilitative deve es- Analogamente si può garantire l’equità di accesso
sere costantemente aggiornato al fine di garantire della popolazione a un intervento sanitario di qua-
gli interventi sanitari appropriati, la continuità lità e appropriato e diventa indispensabile deli-
dei percorsi delle cure e la razionalità nell’uso delle neare le caratteristiche che devono possedere i vari
risorse con interventi integrati. punti della rete al fine di garantire le funzioni as-
La programmazione secondo il concetto di rete è segnate nell’ambito della rete attraverso la colla-
una logica di organizzazione che pone priorita- borazione tra i servizi che costituiscono la rete,
riamente l’attenzione sulle relazioni funzionali ri- secondo i diversi livelli di complessità dell’inter-
spetto all’organizzazione interna della singola realtà vento attribuiti ai medesimi.
organizzativa e comporta molte implicazioni ge- Pertanto, si può fornire una risposta differenziata
stionali a tutti i livelli. Per l’area della riabilitazione in relazione alle diverse caratteristiche e comples-
l’attuazione di un modello di rete Hub & Spoke sità delle disabilità attraverso la disponibilità di
prevede una configurazione organizzativa delle un setting riabilitativo completo di tutte le fasi
strutture assistenziali e un sistema di governo dei ospedaliere e territoriali per la realizzazione del
processi in grado di offrire continuità di cura. Progetto Riabilitativo Individuale (PRI).
Con la riorganizzazione della rete ospedaliera se- Quanto sopra esposto permette la realizzazione
condo il modello Hub & Spoke, in particolare di un modello organizzativo-funzionale focalizzato
nel passaggio dalla fase riabilitativa a quella degli sui bisogni del paziente, per la realizzazione del
esiti, si possono realizzare specifici sistemi di co- quale deve essere necessariamente fornito un si-
ordinamento e integrazione tra i servizi di riabili- stema di garanzia sull’intero percorso.

35
Ministero della Salute

Infatti, l’integrazione delle risorse e delle compe- specialistiche. Questo modello diventa garanzia di
tenze disponibili nell’ambito dell’offerta di servizi continuità terapeutica con il momento acuto della
sia da parte delle strutture pubbliche sia da parte patologia disabilitante, specie per le Persone con
di quelle private può essere realizzata attraverso alto rischio di sviluppo di complicanze e riduzione
un Governo Clinico complessivo del sistema di o perdita del potenziale di recupero attraverso una
rete con l’adozione di Linee guida condivise, la presa in carico multiprofessionale e interdisciplinare.
definizione e condivisione dei percorsi clinico-as- Nell’ambito dell’attività riabilitativa deve essere ga-
sistenziali, lo sviluppo delle attività di audit clinico, rantito un elevato impegno terapeutico distribuito
la raccolta sistematica di indicatori di performance. nell’arco dell’intera giornata con almeno 3 ore di
Il modello Hub & Spoke si configura come un si- terapia specifica da parte di professionisti della ria-
stema di relazioni fra unità produttive in cui i pa- bilitazione per almeno 5 giorni la settimana.
zienti sono trasferiti verso una o più unità centrali Nell’ambito dell’organizzazione della rete Hub &
di riferimento (gli Hub) quando la soglia di com- Spoke viene individuata una serie di nodi distinti
plessità degli interventi previsti nelle sedi periferiche per la fase del percorso in cui si collocano e per le
(gli Spoke) viene superata. In tale concezione si caratteristiche dell’intervento che sono chiamati
può anche parlare di una razionalizzazione del si- a portare. Questa organizzazione capillare con
stema produttivo con la produzione di attività com- particolare riferimento alla fase territoriale con-
plesse in centri di riferimento e l’attenzione si sposta sente alla Persona di avere un riferimento certo
sulle relazioni funzionali rispetto all’organizzazione che segue tutto il suo percorso post-ricovero man-
interna delle unità produttive. Nell’ambito della tenendo un’osservazione e un monitoraggio del-
rete le Strutture degenziali di Riabilitazione Inten- l’evoluzione del quadro clinico. Inoltre, tale mo-
siva vedono concentrata la produzione dell’attività dello costituisce un riferimento per tutti gli ope-
assistenziale e riabilitativa con la competenza del ratori del settore sociale che possono intervenire
medico specialista in riabilitazione dirette al recu- nel percorso di cura integrando le azioni di recu-
pero funzionale di Persone con disabilità complesse pero e assumendo la responsabilità della gestione
emendabili di natura e gravità tali da rendere ne- della Persona al termine del percorso riabilitativo.
cessaria la tutela medica e interventi di nursing a L’integrazione con l’Unità di Valutazione Riabili-
elevata specificità, nonché interventi valutativi e tativa (UVR) permette adeguati controlli nel
terapeutici intensivi non erogabili in altra forma, tempo ed eventuali ulteriori attività riabilitative
con la possibilità di interazioni con altre discipline che si rendessero necessarie.

36
Il modello organizzativo della rete in riabilitazione 4

Tavola sinottica Rete delle Strutture di Riabilitazione

Setting riabilitativo Che cosa fa Requisiti Area di riferimento

Hub • Presa in carico Personale e attrezzature Centro di riferimento a


omnicomprensiva delle Persone Dotazione di medici specialisti valenza sovraziendale e/o
Struttura Complessa di Alta con disabilità complessa in riabilitazione, regionale strettamente
Specialità di Riabilitazione, • Attività di “secondo parere” su di professionisti dell’area integrato funzionalmente
dedicata alla specificità progetti riabilitativi svolti dalle infermieristica e riabilitazione con la rete complessiva dei
della patologia e alla strutture (dagli Spoke) della rete secondo quanto indicato servizi sanitari di
complessità del caso • Raccogliere, elaborare dagli accreditamenti regionali riabilitazione
e mettere a disposizione per le strutture ad alta
dei centri della rete i dati specialità riabilitativa
del sistema informativo
• Promuovere le attività
di audit all’interno della rete
• Promuovere attività di ricerca
all’interno della rete
• Mettere a disposizione
delle altre strutture competenze
utili alla formazione/training
e aggiornamento degli operatori
e dei caregiver

Hub & Spoke • La presa in carico Personale e attrezzature Ambito territoriale


omnicomprensiva delle Persone Dotazione di medici specialisti sovraziendale e/o
Strutture Complesse con disabilità complesse, in riabilitazione, provinciale, con possibilità
di Riabilitazione dotate con articolazioni organizzative di professionisti dell’area di supporto agli altri
di degenza di riabilitazione specificamente dedicate infermieristica e riabilitazione Hub & Spoke o all’Hub
intensiva • Accogliere pazienti che secondo quanto indicato per l’intera area regionale
presentano fabbisogno dagli accreditamenti regionali se necessario
assistenziale complesso e non per le strutture ad alta
gestibile presso gli Spoke O specialità riabilitativa

Spoke A • Pianificazione e attuazione Personale Ambito aziendale


(ospedaliero) degli interventi riabilitativi • Referente medico specialista
• Cooperazione con i reparti in riabilitazione di rete,
Strutture di Riabilitazione della fase acuta professionisti dell’area
che svolgono funzione di Spoke • Definizione del bisogno riabilitativa
per la gestione del paziente riabilitativo possibile in fase • Competenze specialistiche
ricoverato nei reparti per acuti post-acuta nella gestione del percorso
• Attivazione delle strutture riabilitativo del paziente
della rete riabilitativa per una
tempestiva presa in carico
in fase post-acuta

SPOKE O • Presa in carico Personale e attrezzature Ambito aziendale


(ospedaliero omnicomprensiva delle Persone Dotazione di medici specialisti
ed extraospedaliero) con disabilità complessa in riabilitazione,
provenienti dai reparti per acuti di professionisti dell’area
Strutture Complesse • Collabora con i centri infermieristica e riabilitazione
di Riabilitazione dotate Hub & Spoke o Hub secondo quanto indicato dagli
di degenza intensiva per la gestione dei pazienti accreditamenti regionali
a più elevata complessità
(continua)

37
Ministero della Salute

(segue)
Tavola sinottica Rete delle Strutture di Riabilitazione
Setting riabilitativo Che cosa fa Requisiti Area di riferimento

• Accolgono i pazienti residenti


provenienti dal centro
Hub & Spoke o Hub
per completamento
del progetto riabilitativo
• Predisposizione del piano
di domiciliazione attivando
tempestivamente i referenti
della fase territoriale Spoke T

SPOKE T • Gestione dei percorsi Personale Ambito aziendale


(territoriale) di deospedalizzazione Medici specialisti
e reinserimento delle Persone in riabilitazione, medico
Strutture di Riabilitazione al domicilio o in strutture di medicina generale,
ambulatoriali, domiciliari, alternative al ricovero professionisti dell’area
extrospedaliere • Effettuazione di interventi riabilitativa sanitaria, sociale
riabilitativi erogabili e della formazione
con modalità ambulatoriale professionale-scolastica
o domiciliare
• Attivazione ed erogazione Strumento
degli interventi finalizzati • UVR (Unità di Valutazione
al reinserimento Riabilitativa):
socio-lavorativo e scolastico - medico specialista
di riabilitazione
(responsabile clinico)
- professionista area
di riabilitazione
(responsabile tecnico)

38
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

5. Sicurezza ed efficacia
delle apparecchiature in riabilitazione

Il quadro normativo di riferimento mazioni che devono essere fornite dal fabbricante
con le apparecchiature stesse.
Nell’ambito della riabilitazione vengono utilizzate Le informazioni fornite dal fabbricante sono co-
differenti tipologie di apparecchiature, le quali, come stituite dalle indicazioni riportate sull’etichetta e
è noto, erogano diversi tipi di energia (es. il calore, dalle indicazioni contenute nelle istruzioni per
gli ultrasuoni, le radiazioni elettromagnetiche ecc.). l’uso. Se del caso, tali informazioni vanno fornite
Alcuni aspetti correlati a tali apparecchiature me- sotto forma di simboli secondo Normativa appro-
ritano di essere presi in considerazione per i riflessi priata UNI CEI EN 980 del 2009 – Simboli uti-
che possono avere sull’efficacia della prestazione e lizzati per l’etichettatura dei Dispositivi Medici.
la sicurezza dei pazienti, degli operatori e di terzi. Tra le Norme tecniche applicabili ai dispositivi per
Le apparecchiature utilizzate nel settore della me- medicina fisica e riabilitativa, la Norma Generale
dicina fisica e riabilitativa si configurano come CEI EN 60601-1 è la Norma armonizzata generale
dispositivi medici sulla base della Direttiva relativa agli apparecchi elettromedicali. Tale Norma
93/42/CEE, come da ultimo modificata dalla Di- stabilisce che “l’apparecchio elettromedicale deve
rettiva 2007/47/CE, recepita in Italia dal D.Lgs. essere accompagnato da una documentazione, con-
46/97, da ultimo modificato dal D.Lgs. 37/2010. tenente almeno le istruzioni d’uso, una descrizione
L’applicazione puntuale della Direttiva 93/42/CE tecnica e un indirizzo a cui l’operatore possa fare ri-
garantisce agli utenti (pazienti) e agli utilizzatori ferimento” e afferma che “la documentazione an-
che un dispositivo medico è stato progettato e nessa deve essere considerata come una parte inte-
fabbricato per rispondere ai requisiti essenziali di grante dell’apparecchio stesso”. La documentazione
sicurezza ed efficacia, quindi al fine di erogare annessa deve contenere tutte le informazioni im-
prestazioni scientificamente “valide” (in base allo portanti per l’utilizzatore, l’operatore, l’installatore
stato dell’arte), e che il suo impiego può essere o montatore dell’apparecchio riguardanti partico-
considerato “sicuro”, nelle normali condizioni di larmente la sicurezza.
utilizzo, per il paziente, l’utilizzatore ed eventual- Laddove esista un rischio per la salute dei pazienti,
mente di terzi, in relazione all’uso previsto. I re- degli operatori tecnici o dei terzi, i dispositivi che
quisiti relativi alla progettazione e alla costruzione sono anche macchine ai sensi dell’articolo 2, lettera
di tali apparecchiature prevedono anche le infor- a), della Direttiva 2006/42/CE (recepimento ita-

39
Ministero della Salute

liano D.Lgs. 17/2010) devono rispettare altresì i gia, impiegate in Medicina Fisica e Riabilitativa,
requisiti essenziali in materia di salute e sicurezza emerge una significativa eterogeneità, per quanto
stabiliti nell’allegato I di tale Direttiva, qualora riguarda l’indicazione delle caratteristiche tecniche
detti requisiti essenziali in materia di salute e si- e delle Norme di sicurezza seguite nella costru-
curezza siano più specifici dei requisiti essenziali zione di tali strumenti. Ne consegue che i para-
stabiliti nell’allegato I del D.Lgs. 46/97. metri dichiarati dalle ditte costruttrici non sono,
In particolare, questo significa che le istruzioni per in molti casi, confrontabili tra loro.
l’uso fornite dal fabbricante devono per i suddetti Inoltre, sono emerse significative difformità, nei
dispositivi tenere conto anche di quanto richiamato manuali di alcuni prodotti, riguardo alle istruzioni
al punto 1.7.4.2. della Direttiva 2006/42/CE. relative alla regolare manutenzione per il corretto
Ogni dispositivo medico in commercio nell’Unione funzionamento del dispositivo, pertanto è sicura-
Europea deve recare la marcatura CE, il suo utilizzo mente auspicabile un sistema di verifiche più con-
deve essere conforme alla destinazione d’uso prevista gruo e omogeneo. Appare opportuno raccoman-
e deve possedere un piano di manutenzione ordi- dare che le aziende operanti nel settore si rifacciano
naria e straordinaria, stabilito dal fabbricante e pre- alle conoscenze tecniche in argomento per fornire
sente nelle istruzioni per l’uso del prodotto. In con- indicazioni congrue e omogenee per ciascuna ti-
siderazione della sua destinazione d’uso e delle sue pologia di apparecchio.
caratteristiche tecniche, il dispositivo deve soddisfare Per quanto riguarda i controlli periodici di sicurezza
requisiti essenziali di efficacia e sicurezza specifici, effettivamente condotti sulle apparecchiature, in
che devono essere garantiti non solo al momento molti casi essi si limitano sostanzialmente alla verifica
dell’immissione in commercio, ma anche mante- del solo aspetto della sicurezza elettrica, mentre solo
nuti nel tempo, per tutto il suo ciclo di vita utile, occasionalmente si procede all’ispezione dell’appa-
grazie a una corretta istallazione e adeguata manu- rato grafico (etichette ecc.) dell’apparecchiatura.
tenzione. A tali fini il fabbricante può riferirsi alle Appare cruciale, quindi, verificare che quanto di-
Norme armonizzate di settore; l’adempimento delle chiarato dal fabbricante e verificato dall’Organi-
richieste di dette Norme è presunzione di confor- smo Notificato (che ha certificato il prodotto ai
mità del prodotto ai requisiti essenziali della Di- fini della marcatura CE), riguardo alle specifiche
rettiva. Nel caso in cui il produttore non utilizzi funzionali (es. l’energia erogata) sia e si mantenga
dette Norme armonizzate, dovrà farsi carico di di- coerente nel tempo e che tutti i parametri previsti
mostrare con metodologie appropriate la confor- per il funzionamento (frequenza, intensità, am-
mità ai requisiti essenziali della Direttiva. piezza ecc.) siano effettivamente mantenuti.
È pertanto necessario che gli utilizzatori di appa- Conseguentemente, sarebbe auspicabile che le au-
recchi che si configurano come dispositivi medici torità competenti, nei loro periodici controlli
si assicurino che questi ultimi siano dotati del mar- presso i presidi medici, richiedessero, oltre alla
chio CE applicato ai sensi della Direttiva 93/42. documentazione relativa ai test di sicurezza, la di-
mostrazione del corretto funzionamento dell’ap-
I controlli sulle apparecchiature parato in termini di erogazione della prestazione,
a partire da quanto richiesto dall’impianto nor-
Da un’analisi condotta sui manuali d’uso di alcune mativo disponibile per quel prodotto.
apparecchiature eroganti diverse tipologie di ener- È stata avviata da parte del Ministero della Salute,

40
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

nell’ambito dell’attività di sorveglianza nel settore I livelli di evidenza clinica sono suddivisi in:
dei dispositivi medici, un’attività ispettiva presso • Ia – revisioni sistematiche di studi clinici ran-
i fabbricanti dei dispositivi medici in questione, domizzati;
al fine di valutare, tra l’altro, l’analisi dei rischi e i • Ib – almeno uno studio clinico controllato e
contenuti degli stampati e al fine anche di mi- randomizzato;
gliorare la sensibilità – e quindi la professionalità • IIa – almeno uno studio clinico controllato
– di chi opera nel settore sul mercato italiano. non randomizzato;
• IIb – altri tipi di studi controllati di buona
Raccomandazioni per la gestione e l’utilizzo qualità;
• III – studi non controllati di buona qualità (serie
Alla luce delle considerazioni sopra esposte, è op- di casi, studi di correlazione, studi descrittivi);
portuno effettuare una valutazione orientata agli • IV – opinione di esperti.
ambiti più diffusi: magnetoterapia, elettroterapia, La forza delle raccomandazioni viene divisa in:
energia vibratoria, laser, ultrasuoni, diatermia da • A (basate su informazioni scientifiche di livello
contatto. Verranno riportate, quindi, delle racco- Ia o Ib);
mandazioni per la gestione e l’utilizzo delle appa- • B (basate su informazioni scientifiche di livello
recchiature elettromedicali in riabilitazione basate IIa, IIb e III), C (basate unicamente su opi-
sulla legislazione e sulle Norme tecniche esistenti nioni di esperti – Livello IV).
attraverso una scheda sinottica riassuntiva.
Una prima analisi della letteratura internazionale
Evidenze scientifiche di efficacia in materia di terapie effettuate con i mezzi fisici,
a carattere generale, dimostra come il compito si
Un ulteriore approccio necessario all’utilizzo dei riveli molto complesso, dal momento che è ampia,
mezzi fisici in Medicina Fisica e Riabilitazione è ma tuttavia disomogenea, la produzione di lavori
costituito dall’analisi della letteratura scientifica in questo ambito. Viene quindi ritenuto fonda-
internazionale, per vagliarne le diverse applicazioni mentale procedere, per il tramite di un apposito
cliniche e per determinate patologie. osservatorio, non solo all’analisi della letteratura
Le evidenze relative alle tecniche terapeutiche ven- già presente, per comprendere quali gradi di evi-
gono riportate all’interno di una “Piramide delle denza siano già disponibili, ma anche, per i casi
Evidenze”, sulla base della quale i lavori scientifici ove il livello di evidenza risultasse il più basso fra
vengono classificati secondo uno schema che vede i tre previsti, continuare a monitorare la letteratura
alla base gli studi preliminari (su modelli animali nel tempo, al fine di identificare eventuali nuovi
o in vitro), a seguire quelli che esprimono opinioni studi che possano variare il livello di evidenza as-
di esperti o pareri di commissioni di esperti, le ci- segnato alla tecnica terapeutica.
tazioni di casi clinici, le serie di casi, gli studi Soprattutto ove le evidenze siano ancora modeste,
caso-controllo, gli studi di coorte e, all’apice, gli si ritiene utile suggerire l’effettuazione di nuovi
studi clinici randomizzati (randomized controlled studi, metodologicamente robusti e con un nu-
trials, RCT) e le metanalisi di RCT (Oxford Centre mero di casi appropriato, al fine di consentire un
for Evidence Based Medicine, CEBM – Levels of giudizio sull’efficacia clinica delle tecniche tera-
Evidence and Grades of Recommendation). peutiche in sé o di loro specifiche applicazioni.

41
Ministero della Salute

Sicurezza dei lavoratori Il datore di lavoro provvede, inoltre, affinché i la-


voratori esposti a rischi derivanti da agenti fisici
Dal punto di vista della sicurezza dei lavoratori, i sul luogo di lavoro e i loro rappresentanti vengano
dispositivi medici utilizzati per la pratica clinica informati e formati in relazione al risultato della
della Medicina Riabilitativa, come già accennato valutazione dei rischi.
in precedenza, possono esporre i lavoratori (ope- Anche al fine di garantire un uso sicuro delle at-
ratori sanitari), nell’ambiente di lavoro, a rischi trezzature di lavoro, per prima cosa il datore di la-
professionali (elettrico, meccanico, campi elettro- voro ha l’obbligo, in base all’art. 71 del D.Lgs.
magnetici, radiazioni, vibrazioni, rumore ecc.), la 81/08, di mettere a disposizione dei lavoratori,
cui valutazione deve essere condotta nel rispetto nell’ambiente di lavoro, attrezzature idonee ai fini
del D.Lgs. 81/08. della salute e sicurezza e adeguate al lavoro da svol-
Nello specifico, oltre ai Titoli I e III del D.Lgs. gere o adattate a tali scopi, che devono essere uti-
81/08, per la particolarità dell’energia prodotta lizzate conformemente alle disposizioni legislative
bisogna fare specifico riferimento ai Capi del Ti- di recepimento delle Direttive comunitarie.
tolo VIII (Agenti Fisici) del succitato Decreto. Nel caso di dispositivi medici commercializzati
Infatti, nell’ambito della valutazione di cui all’art. prima del 14 giugno 1998, che sono acquistati,
28 del D.Lgs. 81/08, il datore di lavoro deve va- noleggiati, concessi in uso o in locazione finan-
lutare tutti i rischi derivanti da esposizione ad ziaria dopo il 15 maggio 2008, è fatto obbligo, in
agenti fisici, in modo da identificare e adottare le base all’art. 72 del D.Lgs. 81/08, al noleggiatore
opportune misure di prevenzione e protezione, e al concedente in uso, di attestare, sotto la propria
con particolare riferimento alle Norme di buona responsabilità, che gli stessi siano conformi, al
tecnica e alle buone prassi. momento della consegna a chi acquisti, riceva in
In nessun caso i lavoratori devono essere esposti a uso, noleggio o locazione finanziaria, ai requisiti
valori superiori ai valori limite di esposizione de- di sicurezza di cui all’allegato V del D.Lgs. 81/08.
finiti nei capi II, III, IV e V del Titolo VIII del Nel caso, invece, di dispositivi medici immessi in
D.Lgs. 81/08. Allorché, nonostante i provvedi- commercio dopo il 14 giugno 1998, le disposi-
menti presi dal datore di lavoro, i valori limite di zioni legislative pertinenti alla loro conformità
esposizione risultino superati, il datore di lavoro sono riportate nel D.Lgs. 46/97 e successive mo-
adotta misure immediate per riportare l’esposi- dificazioni.
zione al di sotto dei valori limite di esposizione, Occorre infine che il datore di lavoro predisponga
individua le cause del superamento dei valori li- un’adeguata formazione per gli operatori che ope-
mite di esposizione e adegua di conseguenza le rano con attrezzature che richiedano, per il loro
misure di protezione e prevenzione per evitare un impiego, conoscenze o responsabilità particolari
nuovo superamento. in relazione ai loro rischi specifici.

42
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

Energia fisica: DIATERMIA DA CONTATTO

Definizione
La diatermia [il termine deriva dalle parole greche dia (attraverso) e terme (calore)] è una pratica curativa che fa uso di un aumento
della temperatura di zone del corpo non superficiali. Tale aumento di temperatura si ottiene per deposizione di energia di tipo elettrico
nella parte interessata (tessuti corporei). Esistono diverse classi di apparecchiature per diatermia, come quelle per irradiazione elettro-
magnetica a onde corte (frequenze impiegate 27 MHz – marconiterapia), microonde (frequenze impiegate 2,5 GHz – radarterapia), o
quelle per contatto attraverso elettrodi che realizzano un contatto di tipo galvanico (anche detto trasferimento energetico resistivo) o
capacitivo, operanti generalmente in un campo di frequenze intorno a 0,5 MHz.
Saranno contemplate in questa scheda solo le apparecchiature per trasferimento per contatto che sembrano rappresentare un’evoluzione
sul mercato rispetto alle altre classi di apparecchiature. La diatermia per contatto è costituita da un’apparecchiatura a radiofrequenza
che somministra energia a una frequenza relativamente bassa (intorno a 0,5 MHz), attraverso due elettrodi a contatto con la cute, uno
dei quali può essere elettricamente isolato per interposizione di uno strato isolante fra elettrodo e cute. Gli effetti maggiormente riven-
dicati sono incremento del microcircolo e vasodilatazione.

Effetti biologici
Gli effetti biologici sono condizionati da: tensione applicata (Volts), dimensione degli elettrodi (impedenza di contatto), impedenza dei
tessuti.
L’effetto termico nei tessuti è dovuto a effetto joule per passaggio di corrente e all’agitazione di “dipoli cellulari” sottoposti a campo
elettrico alternato.
Al variare dell’intensità di trattamento si possono ottenere effetti biologici diversificati, quali per esempio:
• bassa intensità:
- incremento del microcircolo,
- biostimolazione cellulare,
- analgesia;
• media intensità:
- microiperemia capillare e precapillare,
- ossigenazione intracellulare e tissutale;
• massima intensità:
- aumento del metabolismo,
- vasodilatazione,
- aumento della temperatura.

Effetti clinici Livelli di evidenza scientifica

Lombalgia B
Dolore muscolare B
Cervicalgia C
Tendinopatie C
Sindrome del piriforme C
Recupero muscolare C

(Le apparecchiature per diatermia da contatto sono attualmente molto utilizzate, in ambito medico-sportivo, nel trattamento di patologie
muscolo-scheletriche, con sensibile riduzione dei tempi di recupero)

Apparecchiature
Le apparecchiature generano una tensione alternata, solitamente intorno a 0,5 MHz, che viene applicata ai tessuti biologici mediante
elettrodi di tipo capacitivo (isolati dal corpo umano mediante apposito materiale isolante) e resistivo (non isolati) e una piastra metallica
come elettrodo di ritorno.
Le due armature contrapposte, ovvero gli elettrodi del condensatore, possono essere costituite solo dal metallo o costituite da metallo
con un isolante per l’elettrodo attivo. Così, in base alla coppia di armature utilizzate si possono distinguere due differenti modi di
erogare l’energia:
• modalità capacitiva, in cui l’elettrodo attivo è applicato mediante un rivestimento isolante ai tessuti (secondo elettrodo). In questa
modalità le cariche elettriche si concentrano in corrispondenza dell’elettrodo costituito dai tessuti affacciati all’isolante; la relativa
(continua)

43
Ministero della Salute

(segue)
Energia fisica: DIATERMIA DA CONTATTO

distribuzione di carica elettrica si concentrerà nelle strutture sottostanti, che saranno i tessuti maggiormente interessati dal riscalda-
mento, in particolare quelli con maggiore contenuto d’acqua come muscoli e vasi, visto che i tessuti si comportano come conduttori
di seconda specie, sede di correnti ioniche;
• modalità resistiva, in cui sono presenti due elettrodi formati da piastre metalliche, applicati al tessuto biologico. Il dielettrico sarà
rappresentato dall’area presente all’interno del tessuto organico con dissipazione di energia nei tessuti a maggiore resistenza (ossa,
legamenti, tendini).
Una volta definita l’area da trattare, si posiziona la piastra (elettrodo di ritorno) in un’area controlaterale all’elettrodo attivo.
In base alla reazione che desidera creare all’interno dei tessuti, l’operatore può modulare l’intensità di trattamento.
L’operatore posiziona l’elettrodo attivo mantenendolo a contatto con il tessuto, applicando tra l’elettrodo e la pelle una speciale crema
conduttrice che riduce la resistenza cutanea.

Elementi da inserire nel manuale d’uso e parametri da sottoporre a controllo


Le apparecchiature per diatermia per trasferimento energetico capacitivo e resistivo, utilizzate in Medicina Fisica e Riabilitativa, trasfe-
riscono energia ai tessuti del paziente mediante un segnale elettrico, modulato in un intervallo di frequenze intorno a 500 kHz (onde
medie) che viene fatto circolare nei tessuti del paziente attraverso due elettrodi. L’applicazione al paziente avviene mediante elettrodi
isolati (accoppiamento capacitivo) o meno (accoppiamento resistivo).
Per queste apparecchiature, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante sono indicate in termini generali nella Direttiva
93/42/CEE, nella Norma UNI CEI EN 1041 del 2009 – Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici –, nella Norma Generale
CEI EN 60601-1 del 2007 – Apparecchi elettromedicali Parte 1 –, nella Norma Collaterale CEI EN 60601-1-1 del 2003 – Prescrizioni di
sicurezza per i sistemi elettromedicali.
In particolare, per quanto riguarda le informazioni relative alla Compatibilità Elettromagnetica delle apparecchiature (informazione da
fornire nella documentazione annessa all’apparecchiatura), si fa riferimento alla Norma CEI EN 60601-1-2 Apparecchi elettromedicali
– Parte 1 Prescrizioni generali sulla sicurezza – Norma Collaterale: Compatibilità elettromagnetica – Prescrizioni e prove.
Per questa tipologia di apparecchiature non esistono delle Norme Particolari specifiche alle quali poter fare riferimento. Tra i possibili
parametri da controllare derivati dalla letteratura tecnica si possono elencare i seguenti:
• potenza di targa e massima potenza emessa dall’apparecchiatura;
• isolamento delle parti applicate e valutazione dell’impedenza di contatto;
• caratterizzazione del campo irradiato;
• intervallo di frequenza effettivamente erogato;
• caratterizzazione degli elettrodi;
• certificazione degli accessori.
Per quanto riguarda l’usabilità di tali apparecchiature ci si deve riferire alla Norma CEI EN 60601-1-6 – Apparecchi elettromedicali –
Parte 1 Prescrizioni generali relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali – Norma Collaterale: usabilità del 2008.
Le informazioni relative alla manutenzione di tali apparecchiature devono essere contenute nella documentazione annessa all’appa-
recchiatura stessa. La Guida CEI 62-122 “Guida alle prove di accettazione e alla verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei
dispositivi medici alimentati da una particolare sorgente di alimentazione” fornisce indicazioni operative legate alle prove di accettazione
(collaudo) e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei dispositivi medici alimentati da una sorgente di energia, al fine
di mantenere un livello di sicurezza accettabile.

Controindicazioni
• Soggetti portatori di pacemaker
• Donne in gravidanza
• Infezioni
• Neoplasie
• Particolare attenzione nei soggetti con possibile alterazione della sensibilità termica (diabete, neuropatie ecc.)

44
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

Energia fisica: ELETTROTERAPIA

Definizione
S’intende per elettroterapia l’utilizzo a fini curativi degli effetti fisici e biologici dell’elettricità. L’elettroterapia in ambito medico viene
distinta in elettroterapia antalgica ed elettroterapia di stimolazione muscolare o neuromuscolare.
Uno stimolatore neuromuscolare per uso in fisioterapia viene definito, secondo le normative di riferimento, come “un apparecchio che
consente l’applicazione di correnti elettriche per mezzo di elettrodi in diretto contatto con il paziente per la diagnosi e la terapia di
disturbi neuromuscolari”.

Effetti biologici
Le principali manifestazioni provocate dal passaggio della corrente elettrica attraverso i tessuti umani sono l’effetto chimico di modifica
dei potenziali elettrici transmembrana, la vasodilatazione, anche attraverso l’inibizione delle fibre del sistema simpatico, l’effetto ec-
cito-motorio, l’effetto antalgico, come descritto secondo la teoria del gate control (R. Melzack e P. Wall), l’effetto termico.

Effetti clinici Livelli di evidenza scientifica Apparecchiature erogatrici di

Iperalgesia A TENS
Lombalgia A TENS
Gonartrosi A TENS
Dismenorrea A TENS
Osteoartrosi A TENS
Artrite reumatoide con localizzazione alla mano A TENS
Fibromialgia B TENS
Bruxismo B TENS
Spasticità B TENS
Cervicalgia B TENS
Colpo di frusta B TENS
Dolore di origine neoplastica B TENS
Dolori radicolari B Correnti interferenziali
Lombalgia da fratture vertebrali C Horizontal Therapy
Paralisi cerebrali infantili B FES
Piede cadente post-ictus B FES
Traumi midollari B NMES
Cervicalgia B Correnti diadinamiche
Lombalgia cronica C Horizontal Therapy
Training muscolare in pazienti con scompenso cardiaco C Elettroterapia di stimolazione

TENS Stimolazione elettrica transcutanea del nervo.


FES Stimolazione elettrica funzionale.
NMES Stimolazione elettrica neuromuscolare.
Horizontal Therapy Questa metodica, utilizzando la modulazione di frequenza e mantenendo orizzontale (costante) i livelli
di intensità della corrente, ottiene sui tessuti biologici gli effetti delle medie e basse frequenze.

Elementi da inserire nel manuale d’uso e parametri da sottoporre a controllo


L’elettroterapia per stimolazione muscolare viene effettuata tramite gli stimolatori neuromuscolari, cioè apparecchi che consentono
l’applicazione di correnti elettriche per mezzo di elettrodi in diretto contatto con il paziente per la diagnosi e la terapia di disturbi neu-
romuscolari.
Per gli stimolatori neuromuscolari, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante sono indicate in termini generali nella Di-
rettiva 93/42/CEE, nella Norma UNI CEI EN 1041 del 2009 – Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici –, nella Norma
Generale CEI EN 60601-1 del 1998* - Apparecchi elettromedicali Parte 1 –, nella Norma Collaterale CEI EN 60601-1-1 del 2003 – Pre-
scrizioni di sicurezza per i sistemi elettromedicali – e nelle Norme Particolari seguenti: CEI EN 60601-2-10 del 2001 – Apparecchi elet-
tromedicali Parte 2: Norme particolari di sicurezza per gli stimolatori neuromuscolari –, CEI EN 60601-2-10/A1 del 2002 – Apparecchi
elettromedicali Parte 2: Norme particolari di sicurezza per gli stimolatori neuromuscolari.
(continua)

45
Ministero della Salute

(segue)
Energia fisica: ELETTROTERAPIA

Nella Norma Generale e nelle Norme Particolari specifiche sono riportate in dettaglio le informazioni che devono essere contenute nelle
istruzioni d’uso e nella descrizione tecnica degli stimolatori neuromuscolari.
In particolare, per quanto riguarda le informazioni relative alla Compatibilità Elettromagnetica delle apparecchiature (informazione da
fornire nella documentazione annessa all’apparecchiatura), si fa riferimento alla Norma CEI EN 60601-1-2 – Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Prescrizioni generali sulla sicurezza –, alla Norma Collaterale – Compatibilità elettromagnetica: Prescrizioni e prove – e alle
Norme Particolari CEI EN 60601-2-10 e CEI EN 60601-2-10/A1.
La Norma CEI EN 60601-2-10 definisce lo stimolatore neuromuscolare per uso in fisioterapia e completa, rispetto alla Norma CEI EN
60601-1, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante con l’apparecchiatura e individua i parametri da tenere sotto controllo,
i cui valori devono essere indicati all’interno della documentazione annessa all’apparecchiatura stessa. Si riportano alcuni tra i parametri
specificati nella Norma:
• forme d’onda di uscita (includendo eventuali componenti in continua): variazioni in funzione del tempo, dell’ampiezza di un segnale
elettrico (tensione o corrente) che appare sulla PARTE APPLICATA;
• durata degli impulsi: (durata della forma d’onda degli impulsi erogati al 50% della loro massima ampiezza);
• frequenze di ripetizione degli impulsi;
• ampiezza massima della corrente e/o della tensione di uscita.
I parametri sopra riportati vanno valutati in funzione delle Resistenze di carico specificate dal costruttore all’interno della documentazione
annessa all’apparecchiatura.
Le procedure di prova per il calcolo di questi parametri e i limiti di accettabilità dei valori misurati sono contenuti nella Norma CEI EN
60601-2-10 e CEI EN 60601-2-10/A1. L’apparecchiatura risulta conforme se i valori misurati della durata dell’impulso, della frequenza
di ripetizione dell’impulso e delle ampiezze, includendo ogni componente a corrente continua, non si discostano di oltre ±30% dai
valori specificati nei documenti di accompagnamento o indicati sull’apparecchio, quando si esegue la misura con un errore che non
superi il ±10% su una resistenza di carico nel campo specificato nei documenti di accompagnamento.
Tra i controlli relativi a questa tipologia di apparecchiature, la Norma richiede di verificare che le fluttuazioni della tensione di alimen-
tazione del ±10% non facciano variare l’ampiezza d’uscita, la durata degli impulsi o la frequenza di ripetizione degli impulsi dello sti-
molatore di oltre il ±10%.
Per apparecchi in grado di erogare valori superiori a 10 mA o 10 V (valori efficaci), vanno valutati i valori massimi di uscita per i vari tipi
di elettrodi che il costruttore raccomanda di utilizzare con lo stimolatore. In particolare, con la resistenza di carico di 500 W la corrente
d’uscita non deve superare i limiti riportati all’interno della Norma stessa.
La Norma prevede che: nel caso in cui un’uscita abbia componenti in corrente sia alternata sia continua, esse siano misurate separa-
tamente e comparate con i limiti ammessi; per durate di impulsi minori di 0,1 s, l’energia dell’impulso con una resistenza di carico di
500 W non superi 300 mJ per impulso; per valori più elevati di durata dell’impulso, sia applicato il limite sopra indicato per la corrente
continua; per la tensione d’uscita non sia superato un valore di picco di 500 W, quando tale tensione sia misurata in condizioni di
circuito aperto; nel caso che le PARTI APPLICATE, cioè gli elettrodi degli stimolatori e tutte le parti connesse conduttivamente a esso,
siano alimentate da più di un circuito d’uscita simultaneamente (es. per terapie interferenti), i suddetti limiti devono essere applicati a
ognuno dei circuiti d’uscita.
Dalla Norma vengono fornite anche le seguenti indicazioni per effettuare le misure:
• si deve incorporare un regolatore dell’ampiezza d’uscita che controlli l’uscita dello stimolatore dal minimo al massimo in modo con-
tinuo o a gradini non superiori ciascuno a 1 mA o a 1 V. Alla sua impostazione minima, l’uscita non deve superare il 2% di quella di-
sponibile in corrispondenza della posizione massima del controllo. La misura deve essere effettuata utilizzando l’impedenza di carico
che è la meno favorevole nel campo di variabilità specificato nella documentazione annessa.
Per quanto riguarda l’usabilità di queste apparecchiature ci si deve riferire alla Norma CEI EN 60601-1-6 – Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Prescrizioni generali relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali – Norma Collaterale: usabilità – del 2008.
Le informazioni relative alla manutenzione degli stimolatori neuromuscolari devono essere contenute nella documentazione annessa
all’apparecchiatura. La Guida CEI 62-122 “Guida alle prove di accettazione e alla verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione
dei dispositivi medici alimentati da una particolare sorgente di alimentazione” fornisce indicazioni operative legate alle prove di accet-
tazione (collaudo) e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei dispositivi medici alimentati da una sorgente di energia,
al fine di mantenere un livello di sicurezza accettabile.
* Nonostante esista una Normativa Tecnica Generale del 2007, è stata presa come riferimento la Normativa del 1998, in quanto le
Norme Particolari si appoggiano alla Norma Generale del 1998.
(continua)

46
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

(segue)
Energia fisica: ELETTROTERAPIA

Controindicazioni
• Soggetti portatori di pacemaker
• Soggetti portatori di protesi articolari e osteosintesi metalliche
• Epilessia
• Lesioni della cute
• Ipoestesia cutanea
• Donne in stato di gravidanza
• Neoplasie

47
Ministero della Salute

Energia fisica: LASERTERAPIA

Definizione
Il laser è l’ultimo e il più avanzato tipo di sorgente luminosa oggi a nostra disposizione. LASER (Light Amplification by Stimulated Emission
of Radiation) significa amplificazione di luce per mezzo di un’emissione stimolata di radiazioni. L’enorme vantaggio della radiazione laser,
rispetto alle altre sorgenti, è la sua elevatissima intensità, direzionalità e monocromaticità. Inoltre, la luminosità (brillanza) delle sorgenti
laser è elevatissima rispetto alle sorgenti luminose tradizionali. Queste proprietà sono alla base del vasto ventaglio di applicazioni.
Un apparecchio laser a uso medico è definito, secondo le normative di riferimento, come un PRODOTTO LASER, cioè un apparecchio o
insieme di componenti che costituisce, incorpora o è destinato a incorporare un laser o un sistema laser e che non è venduto a un altro
costruttore per essere utilizzato come componente (o come ricambio per un componente simile) di un apparecchio elettronico, destinato
all’applicazione della RADIAZIONE LASER ai tessuti biologici a fini diagnostici o terapeutici.

Effetti biologici
Quando la luce colpisce la superficie di un tessuto biologico, il 3-5% di essa viene riflesso, la parte rimanente si propaga all’interno del
tessuto, in parte viene assorbita, in parte diffusa (scattering).
In base all’intensità erogata, alla durata dell’esposizione alla radiazione laser e alle caratteristiche del tessuto, si possono distinguere
diverse tipologie di interazione: fotochimica, fototermica e fotomeccanica.
Interazione fotochimica
Si verifica quando l’energia assorbita dai cromofori presenti nel tessuto induce modificazioni di tipo chimico. Questo tipo di interazione
può causare riarrangiamenti molecolari e reazioni che favoriscono l’attivazione enzimatica, la sintesi di acidi nucleici e proteine e
possono anche modulare l’attività delle pompe di membrana.
Interazione fototermica
Il riscaldamento dei tessuti avviene per conversione dell’energia elettromeccanica in energia termica; si realizza a seguito delle vibrazioni
e collisioni tra gli atomi eccitati. L’entità degli effetti biologici del calore è in gran parte controllata dall’assorbimento di molecole quali
acqua, emo-proteine, pigmenti e altre macromolecole.
Interazione fotomeccanica
È un processo molto complesso, prodotto dall’assorbimento di impulsi laser di elevata potenza di picco. Può essere di tipo indiretto o
diretto, comunque è sempre conseguente a particolari effetti fototermici.
Sebbene l’interazione di tipo diretto sia responsabile in alcuni casi di effetti distruttivi (laser chirurgici), gli effetti fotomeccanici possono
costituire, se opportunamente controllati, uno stimolo positivo per l’omeostasi dei tessuti.
Effetti a livello sistemico: antinfiammatorio e antiedemigeno, analgesico, stimolante i processi di riparazione dei tessuti.
Effetti a livello tissutale: aumenta la sintesi di collagene e favorisce il rimodellamento matrice-tessuto, induce la neoangiogenesi,
previene la formazione di cicatrici e lesioni ipercheratosiche.
Effetti a livello cellulare: incremento nella sintesi di DNA e RNA, incremento nella sintesi di ATP, incremento dell’attività macrofagica,
aumento della proliferazione e differenziazione di alcuni tipi di cellule (es. dei linfociti), rilascio di fattori di crescita da parte dei fibroblasti,
aumento della produzione di molecole della matrice extracellulare.

Effetti clinici Livelli di evidenza scientifica

Osteoartrite A
Gonartrosi A
Artrite reumatoide A
Artrosi cervicale A
Distorsione della caviglia A
Epicondilalgia omerale laterale A
Epicondilite laterale A
Tendinopatia laterale del gomito (gomito del tennista) A
Fibromialgia A
Lombalgia A
Dolore cervicale miofasciale A
Nevralgia del trigemino A
Sindrome da dolore radicolare A
Lesioni vascolari B
Linfoedema post-mastectomia B
(continua)

48
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

(segue)
Energia fisica: LASERTERAPIA

Apparecchiature
Laser a stato solido: i materiali più comuni impiegati nei laser a stato solido sono barrette di cristalli drogati con terre rare o elementi
di transizione, come per esempio lo YAG (granato di ittrio e alluminio) drogato con neodimio, o lo zaffiro (ossido di alluminio) drogato
con cromo (rubino).
Laser a gas: il materiale attivo è allo stato gassoso o di vapore, costituito da atomi neutri, ioni, molecole, con aggiunta di altri elementi
(in particolare l’elio) per facilitare la scarica elettrica e migliorare il rendimento energetico. I laser a gas vengono pompati mediante
luce ultravioletta, fasci di elettroni, corrente elettrica o reazioni chimiche.
Laser a semiconduttore: hanno dimensioni ultracompatte, sono basati sul funzionamento della giunzione tra semiconduttori di opposto
drogaggio; hanno rendimento altissimo (superiore al 50%), sono molto utilizzati nelle applicazioni cliniche.
Inoltre, i laser si distinguono in base alla potenza (laser di bassa o alta potenza) e per l’emissione continua o pulsata. Sia la potenza sia
la modalità di emissione sono parametri molto importanti per l’applicazione clinica.

Elementi da inserire nel manuale d’uso e parametri da sottoporre a controllo


Per le apparecchiature laser, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante sono indicate in termini generali nella Direttiva
93/42/CEE, nella Norma UNI CEI EN 1041 del 2009 – Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici –, nella Norma Generale
CEI EN 60601-1 del 1998* – Apparecchi elettromedicali Parte 1 –, nella Norma Collaterale CEI EN 60601-1-1 del 2003 – Prescrizioni di
sicurezza per i sistemi elettromedicali – e nelle Norme Particolari seguenti: CEI EN 60601-2-22 del 1997 – Apparecchi elettromedicali
Parte 2: Norme particolari di sicurezza degli apparecchi laser terapeutici e diagnostici –, CEI EN 60825-1 del 2003 – Sicurezza degli ap-
parecchi laser Parte 1: Classificazione delle apparecchiature, prescrizioni e guida per l’utilizzatore –, CEI 76-6 del 2001 – Sicurezza degli
apparecchi laser Parte 8: Guida all’uso degli apparecchi laser in medicina.
La documentazione annessa all’apparecchiatura deve contenere tutte le informazioni importanti per l’utilizzatore, l’operatore, l’instal-
latore o montatore dell’apparecchio, riguardanti particolarmente la sicurezza.
Nella Norma Generale e nelle Norme Particolari specifiche sono riportate in dettaglio le informazioni che devono essere contenute nelle
istruzioni d’uso e nella descrizione tecnica delle apparecchiature laser.
Le informazioni relative alla Compatibilità Elettromagnetica delle apparecchiature (informazione da fornire nella documentazione an-
nessa all’apparecchiatura) sono contenute nella Norma CEI EN 60601-1-2 – Apparecchi elettromedicali Parte 1: Prescrizioni generali
sulla sicurezza –, Norma Collaterale: Compatibilità elettromagnetica – Prescrizioni e prove.
La Norma Particolare CEI EN 60601-2-22 del 1997 si riferisce in particolare alle apparecchiature laser di classe 3B o 4 (classificazione
secondo la Norma CEI EN 60825-1 del 2003). Tale Norma definisce l’apparecchio laser a uso medico, completa, rispetto alla Norma CEI
EN 60601-1, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante con l’apparecchiatura e individua i parametri da tenere sotto
controllo, i cui valori devono essere indicati all’interno della documentazione annessa all’apparecchiatura stessa. Si riportano alcuni tra
i parametri specificati nella Norma:
• emissione laser: energia laser o potenza laser dove l’energia laser è l’energia radiante laser del fascio di lavoro incidente sull’area di
lavoro;
• irradianza: potenza radiante laser incidente sull’area di lavoro (W);
• fluenza: energia per unità di superficie esposta;
• Limite di Emissione Accessibile (LEA): il limite di emissione accessibile per il laser. Nella Norma CEI EN 60825-1 del 2003 sono riportati
tali valori in funzione della classe dell’apparecchiatura laser;
• Distanza Nominale di Rischio Oculare (DNRO): distanza per la quale l’irradiamento o l’esposizione energetica del fascio è uguale al-
l’esposizione massima permessa (EMP) per la cornea, cioè il livello di radiazione a cui, in normali circostanze, la pelle o l’occhio
possono rimanere esposti senza riportare effetti negativi;
• divergenza del fascio: l’angolo piano in campo lontano del cono definito dal diametro del fascio (espresso in radianti). Formula ri-
portata nella Norma Tecnica CEI EN 60825-1 del 2003 al punto 3.13.
Per i laser a impulsi:
• durata dell’impulso: intervallo di tempo tra la salita e la discesa di un impulso, misurata a metà del valore del picco di potenza.
L’emissione laser non deve differire dal valore prestabilito di oltre ±20%.
Per quanto riguarda l’usabilità delle apparecchiature laser ci si deve riferire alla Norma CEI EN 60601-1-6 – Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Prescrizioni generali relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali – Norma Collaterale: usabilità del 2008.
Le informazioni relative alla manutenzione dell’apparecchiatura laser devono essere contenute nella documentazione annessa all’ap-
parecchiatura. La Guida CEI 62-122 “Guida alle prove di accettazione e alla verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei di-
(continua)

49
Ministero della Salute

(segue)
Energia fisica: LASERTERAPIA

spositivi medici alimentati da una particolare sorgente di alimentazione” fornisce indicazioni operative legate alle prove di accettazione
(collaudo) e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei dispositivi medici alimentati da una sorgente di energia, al fine
di mantenere un livello di sicurezza accettabile.
La Norma CEI 76-6 del 2001 prevede, nell’Allegato E, un Piano di ispezione diviso in Prove di Assicurazione Qualità e prove di Manu-
tenzione Preventiva.
Nella valutazione dei rischi, fermo restando quanto previsto dalla legislazione per la parte generale, il datore di lavoro nell’uso dei di-
spositivi medici per laserterapia, comportando esposizione a radiazioni ottiche artificiali, deve seguire nello specifico il capo V del Titolo
VIII del D.Lgs. 81/08. La protezione dei lavoratori dalle radiazioni ionizzanti è disciplinata unicamente dal D.Lgs. 17 marzo 1995, n. 230,
e sue successive modificazioni.
In particolare, nel Manuale d’Uso redatto dal fabbricante, se la macchina può emettere radiazioni non ionizzanti (laser) che potrebbero
nuocere alle Persone, in particolare se portatrici di dispositivi medici impiantabili attivi o non attivi, devono essere riportate le informazioni
riguardanti le radiazioni emesse per l’operatore e le Persone esposte e in che modo procedere alla rilevazione e controllo delle stesse.
* Nonostante esista una Normativa Tecnica Generale del 2007, è stata presa come riferimento la Normativa del 1998, in quanto le
Norme Particolari si appoggiano alla Norma Generale del 1998.

Controindicazioni
• Neoplasie
• Diabete mellito
• Patologie del sistema circolatorio
• Soggetti con pelle scura

50
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

Energia fisica: ENERGIA VIBRATORIA

Definizione
Le vibrazioni, secondo la definizione fisica, sono oscillazioni meccaniche generate da onde di pressione che si trasmettono attraverso
corpi solidi.
Dal punto di vista fisico si caratterizza mediante i seguenti parametri:
• ampiezza dell’oscillazione che si esprime in millimetri di spostamento;
• frequenza (cicli/secondo);
• durata dei cicli (tempo di erogazione o applicazione della vibrazione).
Le vibrazioni vengono distinte in generalizzate (whole body vibration, WBV) e segmentali (segmental muscle vibration, SMV).

Effetti biologici
È stato ipotizzato che lo stimolo vibratorio agisca su un circuito riflesso monosinaptico coinvolgente le fibre Ia e i motoneuroni spinali,
attivando il riflesso tonico vibratorio (TVR) e determinando una contrazione muscolare dell’agonista e un rilasciamento dell’antagonista.
Gli effetti biologici sul sistema muscoloscheletrico sono diretti al potenziamento muscolare, al controllo del dolore, al miglioramento
posturale e dell’equilibrio. Un altro effetto ipotizzato è quello relativo alla perdita di massa ossea nel periodo postmenopausale, attra-
verso sia la riduzione dell’escrezione del calcio urinario, del fosfato e del telopeptide C, sia la riduzione del riassorbimento osseo. Ulteriori
effetti sul sistema neuromuscolare sono diretti alla riduzione dell’ipertono (spastico-plastico).

Effetti clinici Livelli di evidenza Apparecchiature


scientifica erogatrici di

Riduzione del dolore B WBV


Low back pain B WBV
Fibromialgia B WBV
Osteoporosi e riduzione del rischio di cadute B WBV
Malattia di Parkinson e miglioramento dell’assetto posturale B WBV
Piede cadente in paziente con ictus cronico B SMV
Miglioramento della stabilità articolare dopo ricostruzione B SMV
e del legamento crociato anteriore
Aumento di forza negli sportivi B WBV
Aumento dell’equilibrio B WBV
Sclerosi multipla B WBV

Elementi da inserire nel manuale d’uso e parametri da sottoporre a controllo


Le apparecchiature che erogano energia vibratoria, utilizzate in Medicina Fisica e Riabilitativa, sono separabili per l’emissione di vibrazioni
generalizzate (WBV), come per esempio le pedane vibranti (pedana sussultoria a vibrazione verticale e pedana basculante), o vibrazioni
segmentali che coinvolgono solo alcune parti del corpo, come per esempio le apparecchiature per il sistema mano-braccio.
Per le apparecchiature a energia vibratoria, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante sono indicate in termini generali
nella Direttiva 93/42/CEE, nella Norma UNI CEI EN 1041 del 2009 – Informazioni fornite dal fabbricante di dispositivi medici –, nella
Norma Generale CEI EN 60601-1 del 2007 – Apparecchi elettromedicali Parte 1 –, nella Norma Collaterale CEI EN 60601-1-1 del 2003
– Prescrizioni di sicurezza per i sistemi elettromedicali.
La Norma Generale CEI EN 60601-1 (paragrafo 6.8) stabilisce che “L’apparecchio elettromedicale deve essere accompagnato da una
documentazione, contenente almeno le istruzioni d’uso, una descrizione tecnica e un indirizzo a cui l’operatore possa fare riferimento”
e afferma che la documentazione annessa deve essere considerata come una parte integrante dell’apparecchio stesso. La documenta-
zione annessa deve contenere tutte le informazioni importanti per l’utilizzatore, l’operatore, l’installatore o montatore dell’apparecchio
riguardanti soprattutto la sicurezza e, in particolare, anche le informazioni sulle istruzioni per l’installazione e il montaggio volte a
ridurre le vibrazioni prodotte nell’ambiente di lavoro (Direttiva 2006/42 CE).
In particolare, per quanto riguarda le informazioni relative alla Compatibilità Elettromagnetica delle apparecchiature (informazione da
fornire nella documentazione annessa all’apparecchiatura) si fa riferimento alla Norma CEI EN 60601-1-2 – Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Prescrizioni generali sulla sicurezza –, Norma Collaterale: Compatibilità elettromagnetica – Prescrizioni e prove.
Dal momento che per questa tipologia di apparecchiature non esistono delle Norme Particolari specifiche alle quali poter fare riferimento,
per quanto riguarda le vibrazioni generalizzate (pedane vibranti) si riportano di seguito alcune grandezze dalle quali dipende l’effetto
meccanico prodotto dalle apparecchiature stesse:
(continua)

51
Ministero della Salute

(segue)
Energia fisica: ENERGIA VIBRATORIA

• frequenza della vibrazione erogata a vuoto;


• potenza elettrica del motore;
• ampiezza delle vibrazioni (lineari e angolari per le pedane basculanti);
• accelerazione fornita dalla pedana.
Queste grandezze possono dipendere dal peso corporeo e quindi devono essere misurate in funzione del peso corporeo e poi verificate
con le caratteristiche tecniche dei dispositivi dichiarate dai fabbricanti.
Possono ancora dover essere eseguite prove per controllare:
• il valore della frequenza impostata sulla pedana e il valore della frequenza misurata sul paziente;
• l’accelerazione fornita al paziente.
Per la misurazione di questi ultimi parametri si può fare riferimento alla Normativa UNI ISO 2631-1 del 2008: Vibrazioni Meccaniche e
Urti – Valutazione dell’esposizione dell’uomo alle vibrazioni trasmesse al corpo intero Parte 1: Requisiti generali – e alla Normativa ISO
2631-2 del 2003 per i metodi di prova.
Ulteriori prove possono essere eseguite sul temporizzatore, per verificarne l’accuratezza.
Relativamente alle vibrazioni segmentali, facendo riferimento al sistema mano-braccio, alcuni parametri da considerare sono per esempio:
• frequenza della vibrazione erogata a vuoto;
• livelli di energia applicata;
• ampiezza delle vibrazioni (spostamenti della sonda).
Anche in questo caso possono essere eseguite prove per valutare l’accelerazione fornita al paziente al variare dei livelli di energia ap-
plicata.
Per la misurazione di tali parametri si può fare riferimento alla Normativa UNI EN ISO 5349-1 del 2004 – Vibrazioni Meccaniche, Valu-
tazione dell’esposizione dell’uomo alle vibrazioni trasmesse alla mano Parte 1: Requisiti generali – e alla Normativa UNI EN ISO 5349-
2 del 2004 – Vibrazioni Meccaniche, Valutazione dell’esposizione dell’uomo alle vibrazioni trasmesse alla mano Parte 2: Guida pratica
per la misurazione.
Per quanto riguarda l’usabilità di queste apparecchiature ci si deve riferire alla Norma CEI EN 60601-1-6 del 2008 – Apparecchi elettro-
medicali Parte 1: Prescrizioni generali relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali – Norma Collaterale: usabilità.
Le informazioni relative alla manutenzione di tali apparecchiature devono essere contenute nella documentazione annessa all’appa-
recchiatura. La Guida CEI 62-122 “Guida alle prove di accettazione e alla verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei
dispositivi medici alimentati da una particolare sorgente di alimentazione” fornisce indicazioni operative legate alle prove di accettazione
(collaudo) e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei dispositivi medici alimentati da una sorgente di energia, al fine
di mantenere un livello di sicurezza accettabile.
Nella valutazione dei rischi il datore di lavoro, fermo restando quanto previsto dalla legislazione per la parte generale, nell’uso dei di-
spositivi medici con energia vibratoria, comportando esposizione alle vibrazioni, deve seguire nello specifico il capo III del Titolo VIII del
D.Lgs. 81/08.

Controindicazioni
• Soggetti portatori di pacemaker
• Soggetti portatori di protesi articolari e osteosintesi metalliche
• Ricostruzione chirurgica di legamenti, nei primi 30 giorni dall’intervento chirurgico (es. legamento crociato)
• Epilessia
• Lesioni della cute
• Donne in stato di gravidanza
• Neoplasie

52
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

Energia fisica: ULTRASUONI

Definizione
Applicazione di energia meccanica, ovvero di onde elastiche longitudinali, di frequenza superiore a quella più elevata percepibile dal-
l’orecchio umano (> 20.000 Hz).
L’oscillazione molecolare può propagarsi nel mezzo in varie direzioni, pertanto si possono distinguere onde longitudinali e onde tra-
sversali. Gli ultrasuoni vengono definiti da alcuni parametri fisici: la lunghezza d’onda, che è la distanza che intercorre tra due massimi
o due minimi successivi dell’onda, l’ampiezza, che rappresenta il valore massimo della perturbazione, la frequenza, data dal numero di
cicli nell’unità di tempo (Hz), l’intensità, che è la potenza per superficie (W/cm2), l’impedenza acustica, caratteristica di ogni mezzo,
dalla quale dipende la misura in cui l’intensità sonora viene trasmessa, il duty cycle, definito dal rapporto tra la durata dell’impulso (in
unità di tempo) e la lunghezza del periodo ed è calcolato come una percentuale.
Un’apparecchiatura di fisioterapia a ultrasuoni viene definita, secondo le normative di riferimento, come “un apparecchio per la gene-
razione e applicazione di ULTRASUONI a un paziente a scopo terapeutico”.

Effetti biologici
• Effetti termici.
• Effetti non termici (cavitazionali e non cavitazionali).
• Su strutture macromolecolari e cellulari.
• Sullo sviluppo.
• Su organi e animali.

Effetti clinici Livelli di evidenza scientifica

Patologie degenerative (dolore e limitazione funzionale nell’osteoartrosi) A


Patologie acute dei tessuti molli B
Lombalgia C
Rotture tendinee parziali B
Algie di spalla (tendinopatie calcifiche di spalla) B
Sindrome del tunnel carpale B
Lesioni muscolari B
Ulcere da pressione C
Ulcere venose delle gambe B
Herpes zoster (nevralgia posterpetica) B
Consolidamento osseo A
Pseudoartrosi A
Osteoporosi B

Apparecchiature
I trasduttori sono dispositivi in grado di convertire l’energia elettrica in energia meccanica (sonora); i più comuni sono quelli piezoelettrici.
Caratteristica comune è un disco di ceramica piezoelettrica di alcuni centimetri di diametro, eccitato per mezzo di due elettrodi con
corrente alternata. Dal sistema si ottengono vibrazioni del disco che vengono trasmesse al mezzo a contatto con il disco o elettrodo.
La faccia emittente del trasduttore è normalmente accoppiata alla cute del paziente mediante un gel.
Due tipi di trattamento:
• a contatto diretto (applicazione del trasduttore a diretto contatto della cute con l’interposizione di un materiale che elimini la possibile
aria interposta fra cute e testina emittente). La trasmissione diretta può essere fissa o mobile a seconda che l’operatore tenga fisso
o muova il trasduttore;
• a contatto indiretto (detto anche a immersione, prevede che la parte da trattare sia posta in un recipiente di acqua al cui interno
viene posto anche il trasduttore).
Le frequenze utilizzate vanno da 1 (profondità nei tessuti fino a 3-4 cm) a 3 (profondità nei tessuti fino a max 1 cm) MHz. Per l’emis-
sione continua si intendono: densità di potenza bassa < 0,3 W/cm2, densità di potenza media 0,3-1,2 W/cm2, densità di potenza alta
1,2-3 W/cm2. Per l’emissione pulsata deve essere considerato il valore medio. Riguardo al tempo di trattamento è utile trattare
un’area di 1,5-2 volte l’area del trasduttore per almeno 15-20’. La periodicità di trattamento ritenuta ottimale è generalmente quella
giornaliera.
(continua)

53
Ministero della Salute

(segue)
Energia fisica: ULTRASUONI

Elementi da inserire nel manuale d’uso e parametri da sottoporre a controllo


Per le apparecchiature per la terapia a ultrasuoni utilizzate in Medicina Fisica e Riabilitativa, le informazioni che devono essere fornite
dal fabbricante sono indicate in termini generali nella Direttiva 93/42/CEE, nella Norma UNI CEI EN 1041 del 2009 – Informazioni fornite
dal fabbricante di dispositivi medici –, nella Norma Generale CEI EN 60601-1 del 1998* – Apparecchi elettromedicali Parte 1 –, nella
Norma Collaterale CEI EN 60601-1-1 del 2003 – Prescrizioni di sicurezza per i sistemi elettromedicali – e nelle Norme Particolari seguenti:
CEI EN 60601-2-5 del 2001 – Apparecchi elettromedicali Parte 2: Norme particolari per la sicurezza delle apparecchiature per la terapia
a ultrasuoni –, CEI EN 60601-2-37/A1 del 2005 – Apparecchi elettromedicali Parte 2: Norme particolari per la sicurezza degli apparecchi
per la diagnosi e il monitoraggio medico a ultrasuoni –, CEI EN 60601-2-37/A2 del 2006 – Apparecchi elettromedicali Parte 2: Norme
particolari per la sicurezza degli apparecchi per la diagnosi e il monitoraggio medico a ultrasuoni –, CEI 62-131 – Guida all’interpretazione
degli indici di sicurezza nella diagnostica medicale a ultrasuoni –, CEI EN 61689 del 2009 – Ultrasuoni – Sistemi per fisioterapia – Spe-
cifiche di campo e metodi di misura nel campo delle frequenze comprese tra 0,5 MHz e 5 MHz.
Nella Norma Generale e nelle Norme Particolari specifiche sono riportate in dettaglio le informazioni che devono essere contenute nelle
istruzioni d’uso e nella descrizione tecnica delle apparecchiature di fisioterapia a ultrasuoni.
In particolare, per quanto riguarda le informazioni relative alla Compatibilità Elettromagnetica delle apparecchiature (informazione da
fornire nella documentazione annessa all’apparecchiatura), si fa riferimento alla Norma CEI EN 60601-1-2 – Apparecchi elettromedicali
Parte 1: Prescrizioni generali sulla sicurezza – Norma Collaterale: Compatibilità elettromagnetica – Prescrizioni e prove.
La Norma CEI EN 60601-2-5 del 2001 definisce l’apparecchiatura di fisioterapia a ultrasuoni, completa, rispetto alla Norma CEI EN
60601-1, le informazioni che devono essere fornite dal fabbricante con l’apparecchiatura e individua i parametri da tenere sotto controllo,
i cui valori devono essere indicati all’interno della documentazione annessa all’apparecchiatura stessa. Si riportano alcuni tra i parametri
specificati nella Norma:
• frequenza acustica di lavoro: frequenza di un segnale acustico basato sull’osservazione dell’uscita di un idrofono posto in un campo
acustico. Il segnale viene analizzato utilizzando la tecnica della frequenza a incrocio zero;
• potenza nominale d’uscita: massima potenza di uscita dell’apparecchio alla tensione nominale di rete;
• area radiante effettiva: area della sezione trasversale del fascio estrapolata alla superficie frontale della testa di trattamento e mol-
tiplicata per un fattore dimensionale;
• rapporto della non uniformità del fascio: rapporto tra il quadrato del valore efficace della pressione acustica massima e la media spaziale
del quadrato del valore efficace della pressione acustica dove la media spaziale è presa sull’area radiante effettiva determinata;
• potenza di uscita: massima potenza di uscita dell’apparecchio alla tensione nominale di rete;
• intensità effettiva: rapporto tra potenza d’uscita e l’area radiante effettiva espressa in Watt/cm2;
• durata degli impulsi: intervallo di tempo che inizia nel momento in cui l’ampiezza della pressione supera un valore di riferimento e
termina nel momento in cui l’ampiezza della pressione ritorna a quel valore. Il valore di riferimento è uguale alla somma dell’ampiezza
della pressione minima e il 10% della differenza fra il massimo e il minimo dell’ampiezza della pressione;
• fattore di rendimento: rapporto tra la durata degli impulsi e il periodo di ripetizione degli impulsi;
• periodo di ripetizione degli impulsi: valore assoluto dell’intervallo di tempo dopo il quale si ripetono le stesse caratteristiche della
forma d’onda periodica.
Se la forma d’onda è modulata:
• intensità temporale massima: nel caso di una forma d’onda modulata in ampiezza, è il rapporto tra la potenza d’uscita temporale
massima e l’area radiante effettiva;
• potenza di uscita temporale-massima: nel caso di una forma d’onda modulata in ampiezza, è una funzione della potenza d’uscita
reale, la pressione acustica temporale di picco e il valore efficace della pressione acustica e viene determinata come specificato nella
Norma CEI EN 61689 del 2009.
Le procedure di prova per il calcolo di questi parametri e i limiti di accettabilità dei valori misurati sono contenuti nella Norma CEI EN
61689 del 2009.
Vanno eseguite prove di conformità sulla testa di trattamento dell’apparecchiatura (complesso comprendente un trasduttore ultrasonico
e parti ausiliarie per l’applicazione locale di ultrasuoni al paziente).
Le procedure di prova per la testa di trattamento sono riportate nella Norma CEI EN 60601-2-5 del 2001.
Vanno effettuate prove sul temporizzatore. Le apparecchiature per la terapia a ultrasuoni devono essere provviste di un temporizzatore
regolabile che scolleghi l’uscita dopo un periodo di tempo di funzionamento preselezionato. Esso deve avere un intervallo di regolazione
non superiore ai 30 minuti. L’accuratezza di ogni intervallo di regolazione del temporizzatore è riportata all’interno della Norma Parti-
colare CEI EN 60601-2-5 del 2001.
(continua)

54
Sicurezza ed efficacia delle apparecchiature in riabilitazione 5

(segue)
Energia fisica: ULTRASUONI

Per quanto riguarda l’usabilità delle apparecchiature a ultrasuoni, ci si deve riferire alla Norma CEI EN 60601-1-6 – Apparecchi elettro-
medicali Parte 1: Prescrizioni generali relative alla sicurezza fondamentale e alle prestazioni essenziali – Norma Collaterale: usabilità
del 2008.
Le informazioni relative alla manutenzione dell’apparecchiatura per la terapia a ultrasuoni devono essere contenute nella documenta-
zione annessa all’apparecchiatura. La Guida CEI 62-122 “Guida alle prove di accettazione e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di
prestazione dei dispositivi medici alimentati da una particolare sorgente di alimentazione” fornisce indicazioni operative legate alle
prove di accettazione (collaudo) e alle verifiche periodiche di sicurezza e/o di prestazione dei dispositivi medici alimentati da una
sorgente di energia, al fine di mantenere un livello di sicurezza accettabile.
Inoltre, la Norma Particolare CEI EN 60601-2-5 prevede che nelle istruzioni d’uso sia inserita una raccomandazione che richiami l’at-
tenzione dell’operatore sulla necessità di una manutenzione periodica, in particolare in merito a:
• intervalli di tempo per l’esame periodico e la calibrazione a opera dell’utilizzatore;
• esame della testa di trattamento per rilevare crepe che potrebbero consentire l’ingresso di liquido conduttore;
• esame dei cavi e dei connettori relativi della testa di trattamento.
Nella valutazione dei rischi il datore di lavoro, fermo restando quanto previsto dalla legislazione per la parte generale, nell’uso dei di-
spositivi medici per ultrasuoni, comportando esposizione al rumore, deve seguire nello specifico il capo II del Titolo VIII del D.Lgs. 81/08.
In particolare, nel Manuale d’Uso redatto dal fabbricante devono essere contemplate le informazioni sulle istruzioni per l’installazione
e il montaggio volte a ridurre il rumore prodotto e, inoltre, le seguenti informazioni relative all’emissione di rumore aereo:
• il livello di pressione acustica dell’emissione ponderato A nei posti di lavoro, se supera 70 dB(A);
• se tale livello non supera 70 dB(A), deve essere indicato;
• il valore massimo della pressione acustica istantanea ponderata C nei posti di lavoro, se supera 63 Pa (130 dB rispetto a 20 µPa);
• il livello di potenza acustica ponderato A emesso dalla macchina, se il livello di pressione acustica dell’emissione ponderato A nei
posti di lavoro supera 80 dB(A).
I suddetti valori devono essere quelli misurati effettivamente sulla macchina in questione, oppure quelli stabiliti sulla base di misurazioni
effettuate su una macchina tecnicamente comparabile e rappresentativa della macchina da produrre.
Allorché non siano applicate le Norme armonizzate, i dati acustici devono essere misurati utilizzando il codice di misurazione più ap-
propriato adeguato alla macchina. Ogniqualvolta siano indicati i valori dell’emissione acustica, devono essere specificate le incertezze
relative a tali valori. Devono essere descritte le condizioni di funzionamento del dispositivo medico durante la misurazione e i metodi
utilizzati per effettuarla.
Se il posto o i posti di lavoro non sono o non possono essere definiti, i livelli di pressione acustica ponderati A devono essere misurati
a 1 m dalla superficie della macchina e a 1,60 m di altezza dal suolo o dalla piattaforma di accesso. Devono essere indicati la posizione
e il valore della pressione acustica massima.
* Nonostante esista una Normativa Tecnica Generale del 2007, è stata presa come riferimento la Normativa del 1998, in quanto le
Norme Particolari si appoggiano alla Norma Generale.

Controindicazioni
• Trattamento di epifisi fertili, tessuti sottoposti a radioterapia, gonadi, occhio, cranio, anomalie vascolari delle vene profonde
• Donne in stato di gravidanza
• Pazienti portatori di mezzi di sintesi o protesi (tranne che nell’uso di ultrasuoni pulsati)
• Soggetti portatori di pacemaker
• Comparsa del dolore
• Valutarne l’impiego nelle situazioni in cui potrebbe verificarsi la propagazione, tramite gli ultrasuoni, di un’infezione o di una patologia
in generale (es. patologia tumorale)

55
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

6. Interdisciplinarità in riabilitazione

Il senso attribuito al concetto di lavoro interdisci- deve integrare sinergicamente con tutte e ognuna
plinare e multiprofessionale usualmente fa riferi- di queste condizioni cliniche, garantendo alla Per-
mento a competenze rilevanti per professionalità sona in cura il livello massimo di recupero com-
che devono/possono utilmente essere applicate in patibile con esse. Parimenti la trasversalità defini-
ambiti trasversali, cooperando con professionalità sce l’esigenza dell’ottimale integrazione delle com-
diverse, per rispondere a problematiche comuni. petenze specialistiche di riabilitazione indispen-
Con il termine trasversale non si intende congruo sabili per la conduzione di questi interventi, con
per tutti e in ogni contesto, ma utile a tutti se quelle cliniche necessarie a garantire i diversi trat-
contestualizzato e trasferibile. Trasversale è quindi tamenti utili alla Persona.
l’uso che si può fare di alcune competenze che si Diventa quindi necessario individuare dei criteri
prestano a essere trasferite da un contesto all’altro. unici che definiscano gli indicatori, gli strumenti
Ciò comporta necessariamente una modifica di e i setting più adeguati nel tempo, per una corretta
prospettiva che pone al centro dell’attenzione la attuazione del Progetto Riabilitativo Individuale
Persona con le sue possibilità e potenzialità di (PRI).
partecipazione rispetto al danno d’organo che l’ha
determinata, garantendo, indipendentemente Grado di necessità della Persona da riabilitare
dalla causa che ha generato la condizione di disa-
bilità, una modalità appropriata dell’intervento Per definire correttamente il grado di necessità
riabilitativo nei diversi setting particolari e in re- della Persona da riabilitare si possono individuare
lazione a diverse condizioni cliniche coesistenti. tre dimensioni che opportunamente combinate
L’intervento riabilitativo, al pari del bisogno di permettono di allocare la Persona, indipendente-
recupero di funzione, autonomia e possibilità di mente dalla patologia principale che ha creato di-
partecipazione della Persona, è l’elemento evidente sabilità (sia essa cardiaca, respiratoria, neurologica,
di “trasversalità” in ogni condizione clinica, sia metabolica, oncologica ecc.), in setting più ap-
che tale condizione clinica ne sia la causa unica o propriati in relazione alla fase del percorso di cura
principale, sia che essa rappresenti una condizione con impiego di risorse:
di salute coesistente ma interagente; ne consegue • complessità clinica: assessment e stratificazione
che la realizzazione dell’intervento riabilitativo si dell’alto rischio clinico. La complessità clinica

57
Ministero della Salute

si correla all’insieme della complessità diagno- estremo. Questo quadro riduce notevolmente le
stica, assistenziale, organizzativa e dei differenti capacità del paziente di aderire pienamente ai pro-
interventi terapeutici proporzionalmente gra- grammi riabilitativi. La perdita e il peggioramento
duati per complessità e per consumo di risorse; dell’autonomia sono legati, inoltre, alle proble-
• disabilità: perdita delle capacità funzionali nel- matiche sociali che riducono il supporto da parte
l’ambito delle attività fisiche, motorie, cognitive della rete familiare, compromettendo ulterior-
e comportamentali che nella più attuale con- mente l’efficacia dell’intervento riabilitativo, so-
cezione bio-psico-sociale impattano con i fattori prattutto ove si consideri che la solitudine e la
ambientali, riducendo il livello di partecipa- perdita di integrazione sociale costituiscono la
zione dell’individuo allo svolgimento delle at- “vera” malattia dell’anziano.
tività della vita quotidiana e di relazione: essa Parallelamente al livello di attenzione e complessità
viene usualmente misurata con scale di disabi- richiesto da pazienti anziani affetti da multimor-
lità sia di tipo bio-psicometrico sia funzionali, bidità, un’altra fondamentale area di attenzione è
che indagano la possibilità di eseguire le diverse relativa alla riabilitazione nell’età evolutiva.
attività e che consentono il monitoraggio del- Per il soggetto in età evolutiva, la questione si pone
l’evoluzione del quadro funzionale nel tempo; in termini di ottimizzazione delle condizioni ne-
• multimorbidità: insieme di patologie e condi- cessarie per raggiungere il massimo sviluppo possi-
zioni classificate secondo scale a punteggi cre- bile. Il quadro diagnostico-prognostico del soggetto,
scenti. Tali comorbidità possono rappresentare perché da esso si possa delineare un programma
un mero elenco per una stratificazione progno- terapeutico-riabilitativo, deve indicare: ciò che non
stica più accurata o attivi cofattori che influen- si è sviluppato; ciò che manca perché tale sviluppo
zano la clinica, il trattamento e la prognosi. abbia luogo; che cosa deve essere provato per poter
Tutto ciò diventa necessariamente più complesso affermare che, anche in condizioni ottimali, lo svi-
se alla Persona affetta da multimorbidità si associa luppo in questione non può avere luogo.
anche la fragilità derivante dall’età molto avanzata. La peculiarità dell’età evolutiva sta nel fatto che
Questo concetto deve essere tenuto in alta consi- gli esiti dell’evento lesivo interagiscono con la di-
derazione nell’approccio specifico e specialistico namica dello sviluppo fisico, psichico e sociale
da dedicare alla Persona anziana. La stessa cono- del minore, determinando una cascata di possibili
scenza del concetto di fragilità nella riabilitazione effetti negativi. I campi chiamati in causa non
dei pazienti geriatrici deve rappresentare la base sono infatti relativi alla sola fenomenica minora-
d’impianto del progetto riabilitativo, perché l’an- tiva (dal verificarsi dell’evento lesivo fino alla si-
ziano fragile è affetto da multimorbidità, sotto- tuazione di svantaggio esistenziale), ma si esten-
posto a trattamenti farmacologici complessi, fre- dono anche alle tematiche dell’istruzione (dalla
quentemente clinicamente instabile, a volte con scuola dell’obbligo alla formazione professionale)
incontinenza, con problemi nutrizionali, spesso e hanno implicanze nel sociale. Si tratta di aspetti
affetto da degrado cognitivo o demenza, da sar- che, pur non avendo una valenza di tipo stretta-
copenia, da osteoporosi, ad aumentato rischio di mente sanitario, sono tuttavia strettamente essen-
cadute ecc. Queste specificità cliniche aumentano ziali se si vuole che il recupero (o il suo tentativo
sostanzialmente il grave rischio di perdita o peg- massimale) tenda al raggiungimento delle mag-
gioramento dell’autonomia, specie nel longevo giori possibilità di integrazione sociale.

58
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

Si evidenzia pertanto per l’età evolutiva: una par- sulle caratteristiche di presentazione ed evoluzione
ticolare coessenzialità all’esito del progetto riabi- della patologia che può essere caratterizzata da:
litativo degli interventi di ordine psicologico, di • frequenti riacutizzazioni, ospedalizzazioni (Per-
carattere pedagogico-educativo e di tipo sociale; sona ad alto rischio);
una particolare definizione del progetto riabilita- • persistenza di un elevato grado di complessità
tivo individuale. Gli interventi riabilitativi devono clinico-assistenziale con elevato assorbimento
essere erogati con particolare attenzione all’effi- di risorse e richiesta di approccio personalizzato
cienza delle procedure. e multidisciplinare (Persona ad alta comples-
Il profilo del soggetto da riabilitare condiziona il sità);
progetto riabilitativo e determina il percorso di • quadri di cronicità della malattia associata a
cura. Tale profilo viene definito dalla multimor- cattivi stili di vita (tabagismo, inattività, iper-
bidità, dal livello di complessità clinica e di disa- colesterolemia, sovrappeso), dove l’intervento
bilità e dai fattori ambientali (stato sociale e con- si concentra soprattutto su un monitoraggio
testo familiare). dell’evoluzione e su un processo di educazione
La complessità clinica, risultante delle alterate e modificazione delle abitudini, al fine di pre-
funzioni d’organo e della disabilità associate alla venire l’insorgenza e l’avanzamento della pa-
multimorbidità, rappresenta elemento importante tologia cronica (Persona con patologia cronica
per la formulazione del progetto riabilitativo. o gravi fattori di rischio).
Le diverse condizioni all’interno della stessa pa-
tologia possono corrispondere a una crescente ne- Persona ad Alta Complessità (PAC)
cessità assistenziale con un impegno equivalente
di risorse. La Persona ad Alta Complessità (PAC) deve tro-
Anche in virtù di quanto sopra, la rete assistenziale vare una risposta riabilitativa in relazione alle fasi
deve consentire, a garanzia del paziente, il pas- di malattia, in quanto presenta spesso problema-
saggio dinamico attraverso i diversi livelli. tiche sistemiche e numerose comorbilità (es. com-
plicanze cardiorespiratorie, ischemico-cerebrali o
Tipologie delle Persone da riabilitare miocardiche, con disfunzione ventricolare, so-
vrainfezioni batteriche o virali, gravi mielolesioni
La cronicizzazione della malattia e l’aumento degli o patologie mielodegenerative o cerebrolesioni),
anni dalla sua insorgenza determinano un peg- che possono giocare un ruolo cruciale nell’assetto
gioramento della funzione d’organo e aumentano prognostico attraverso una modulazione negativa
il grado di disabilità, attraverso alterazioni della della risposta all’intervento terapeutico e riabili-
funzione fisiologica e frequenti riacutizzazioni. Il tativo. L’approccio convenzionale a questa tipo-
circolo vizioso che ne consegue determina peg- logia di paziente può risultare incompleto o inap-
gioramento dei sintomi, ridotta capacità lavora- propriato a causa di modelli organizzativi gestio-
tiva/tolleranza allo sforzo, peggioramento del- nali non centrati sulla Persona ma sulla patologia,
l’inattività/disabilità, ridotto coinvolgimento so- determinando discontinuità assistenziale.
ciale e depressione. La Persona ad Alta Complessità, sia nella fase di
Un’ulteriore caratterizzazione del grado di neces- acuzie sia nella fase cronica, che presenta un alto
sità dei bisogni riabilitativi deve basarsi anche rischio caratterizzato da gravi episodi di riacutiz-

59
Ministero della Salute

zazione e ospedalizzazioni deve ottenere una col- plinare in grado di migliorare la capacità funzio-
locazione in ambito riabilitativo che tenga conto nale e di favorire il recupero e le condizioni di be-
delle considerazioni su esposte. nessere psicologico del paziente. Un programma
di CR è raccomandato (con il più elevato livello
Riabilitazione delle Persone di evidenza scientifica) dalla European Society of
con malattie cardiovascolari Cardiology, dall’American Heart Association e dal-
l’American College of Cardiology nel trattamento
Descrizione della condizione patologica della cardiopatia ischemica. È un trattamento co-
sto-efficace dopo un evento cardiovascolare acuto
Il contesto sanitario e, nello scompenso cardiaco cronico, è in grado
Nel lungo periodo le conseguenze delle malattie di migliorare la prognosi e di ridurre le ospedaliz-
cardiovascolari possono essere in larga misura pre- zazioni e i costi sanitari. La sua efficacia, in termini
venute: la Carta Europea del Cuore promossa dal di costi per anno di vita salvata è, nel trattamento
Parlamento e dalla Commissione Europea e sot- della cardiopatia ischemica e dello scompenso car-
toscritta anche dal Governo Italiano nel 2007 de- diaco cronico, paragonabile, se non superiore, ad
finisce che l’impatto delle malattie cardiovascolari altri interventi preventivi e terapeutici, quali i far-
può essere ridotto anche attraverso la diagnosi maci ipocolesterolemizzanti, la trombolisi, l’an-
precoce, la gestione corretta della malattia, la ria- gioplastica coronarica, la chirurgia coronarica o
bilitazione e la prevenzione comprendente inter- l’impianto di device. Per queste ragioni la Euro-
venti strutturati diretti all’adozione di stili di vita pean Society of Cardiology raccomanda che ogni
adeguati (European Heart Health Charter, Art. 7). paziente con esiti di infarto del miocardio o di un
Le malattie cardiovascolari costituiscono la prima evento ischemico coronarico, dopo angioplastica
causa di morte nella popolazione italiana, rappre- coronarica o by-pass aorto-coronarico e ancora
sentando il 38% della mortalità totale maschile e il dopo un episodio acuto di scompenso cardiaco
47% di quella femminile. Inoltre, rappresentano la sia avviato a un programma strutturato di CR ge-
prima causa di ospedalizzazione (16,9%), con una stito da un team multiprofessionale.
degenza media di 6,8 giorni, e la principale causa In Italia nel 2006, proprio sulla base della rilevanza
di disabilità e di riduzione delle qualità di vita. epidemiologica e del livello di evidenze scientifiche,
Considerando che circa il 75% degli eventi car- sono state elaborate e pubblicate le Linee guida
diovascolari può essere attribuito all’associazione nazionali sulla CR e sulla prevenzione secondaria
di fattori di rischio correggibili (ipertensione ar- delle malattie cardiovascolari, nell’ambito del Si-
teriosa, fumo, sovrappeso, inattività fisica, cattive stema Nazionale Linee Guida, con il patrocinio
abitudini alimentari), è stato ampiamente dimo- dell’Istituto Superiore della Sanità e dell’Agenzia
strato come la loro correzione attraverso appro- dei Servizi Sanitari Regionali. Purtroppo il percorso
priati interventi terapeutici farmacologici e com- di implementazione di queste Linee guida ha tro-
portamentali, soprattutto nei pazienti a più elevato vato a livello delle varie realtà regionali numerosi
rischio, sia in grado di ridurre di almeno la metà ostacoli nella loro declinazione attuativa, non con-
l’incidenza di eventi cardiovascolari acuti. sentendo un’organica e omogenea definizione di
La cardiologia riabilitativa (CR) rappresenta un una congrua CR. Tali ostacoli derivano, in parte,
intervento strutturato, coordinato e multidisci- da una prospettiva di programmazione sanitaria

60
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

ancora prevalentemente orientata alla gestione delle cardiaco cronico. Se da una parte un programma
fasi di acuzie delle malattie cardiovascolari, in parte riabilitativo è assicurato a una vasta maggioranza
da una serie di “equivoci” in relazione ai contenuti dei pazienti cardio-operati (più del 75%), solo il
e alle specificità di obiettivi, di strumenti, di mezzi 16% dei pazienti che in Italia hanno avuto un in-
e di valutazione dei risultati della CR rispetto a farto acuto del miocardio o una sindrome coro-
quelli propri della medicina fisica e riabilitativa, narica acuta e il 4% dei pazienti che hanno ese-
che per anni e segnatamente in Italia ha rappre- guito un’angioplastica coronarica possono bene-
sentato un contenitore generico di tutte le disci- ficiare di tale intervento.
pline riabilitative. Questa criticità trova la sua I soggetti anziani sono a maggiore rischio di disa-
espressione più concreta nell’attuale impossibilità bilità dopo un evento cardiovascolare acuto. In
da parte dei pubblici decisori di poter quantificare effetti, più della metà dei pazienti che accedono
in modo sufficientemente accurato le strutture, il oggi a programmi di riabilitazione cardiologica
numero di posti letto, i flussi di attività della CR ha più di 65 anni e il 25% più di 75.
in Italia, in quanto tutti i dati di rilevazione stati-
stica confluiscono, nel modello vigente di rileva- Le fasi della condizione patologica
zione del Sistema Informatico Sanitario del Mini- La presenza di un evento indice appare un elemento
stero della Salute, nel codice di disciplina 56 – caratterizzante l’accesso a un programma di CR.
Recupero e rieducazione funzionale. La riduzione della capacità funzionale legata al-
Sulla base dei dati più recenti acquisiti in un det- l’evento acuto e l’esigenza di avviare un pro-
tagliato studio osservazionale condotto nel 2008 gramma strutturato di stratificazione prognostica,
su scala nazionale, in Italia operano circa 190 di valutazione funzionale e di prevenzione secon-
strutture di CR, due terzi delle quali in regime di daria, finalizzati alla prevenzione di ulteriori eventi
degenza ordinaria e un terzo in regime di day-ho- cardiovascolari, sono elementi indiscutibili e con-
spital (DH) o ambulatoriale. Di fatto, l’offerta di solidati.
CR in Italia si articola attualmente in più di 2400 Dal momento che la CR è universalmente rico-
posti letto, che rappresentano quindi circa un nosciuta come il setting privilegiato per la gestione
quinto di tutti i posti letto di degenza in area car- di questi processi, ne deriva che, per definizione,
diologica e cardiochirurgica. ogni paziente con recente evento cardiovascolare
Esiste un’ampia disomogeneità distributiva nelle acuto è portatore di un’appropriata indicazione
varie Regioni: si passa da una media di 6,8 posti per avviare un percorso specialistico intensivo di
letto ogni 100.000 abitanti nelle Regioni del Nord CR. Nelle situazioni in cui è identificabile l’evento
a 2,4 nelle Regioni del Centro, a 2,0 a quelle del indice, è ragionevole garantire una continuità as-
Sud e delle Isole. In Umbria, Basilicata e Sardegna sistenziale che preveda dei limiti temporali per le
non sono attivi posti letto di CR. diverse situazioni cliniche:
Su base annua vengono attualmente avviati a un • infarto del miocardio e angioplastica corona-
programma di CR circa 60.000 pazienti: di questi rica: 30 giorni;
il 56% a seguito di un intervento cardiochirurgico, • scompenso cardiaco: 30 giorni;
il 9% dopo una sindrome coronarica acuta, il • disturbi funzionali a intervento di cardiochi-
14% dopo una procedura di rivascolarizzazione rurgia: 45 giorni;
coronarica percutanea e il 12% per scompenso • arteriopatia periferica: 30 giorni.

61
Ministero della Salute

La presa in carico del paziente da parte della strut- interventi di rivascolarizzazione coronarica o pe-
tura riabilitativa cardiologica si configura per lo riferica), ma anche il rischio di progressione (anche
più come trasferimento diretto nei casi ove è pre- silente) della condizione patologica cardiovascolare
sente un evento indice. Nei casi in cui l’accesso verso l’insufficienza cardiaca, lo sviluppo di co-
non avvenga attraverso trasferimento diretto, per morbilità correlate e l’aggravamento dello stato
ragioni di tipo logistiche, o perché l’indicazione attuale verso stadi caratterizzati da maggiore disa-
alla riabilitazione è stata posta dopo l’effettiva di- bilità e frequenti reospedalizzazioni.
missione dalla struttura che ha gestito l’evento in- Da queste esigenze si sono sviluppati modelli or-
dice nella sua fase di acuzie, si ritiene opportuno ganizzativi e percorsi per pazienti a elevata com-
che la presa in carico da parte della struttura riabi- plessità, con importanti comorbilità, con necessità
litativa avvenga entro 14 giorni dalla dimissione di monitoraggio multiparametrico centralizzato e
dell’ospedale per acuti. Talora nei pazienti con ma- al letto del paziente (ECG, pressione arteriosa
lattie cardiovascolari l’evento indice non è databile non invasiva, saturazione ossiemoglobinica, fre-
con precisione, perché affonda nella storia clinica quenza respiratoria), di ventilazione assistita in-
remota dei pazienti (pur influenzando lo status pre- vasiva o non invasiva, in presenza di:
sente, come nel caso di sequele di pregressi eventi • complicanze neurologiche;
coronarici o interventi cardiochirurgici). Occorre • complicanze renali con necessità di terapie in-
quindi considerare alcune condizioni cliniche a fusive/ultrafiltrazione/emodialisi;
lenta progressione sfavorevole, il cui inizio non è • recente trapianto cardiaco (sorveglianza im-
ben individualizzabile, ma che chiaramente indi- munologica e infettivologica, eventuali tratta-
cano un possibile sensibile peggioramento della menti antivirali, biopsie endomiocardiche e
prognosi e che possono configurare una ricono- indagini emodinamiche);
sciuta e appropriata indicazione a un programma • valutazione pre-trapiantologica (valutazione
di CR intensiva. In queste situazioni esiste un alto strumentale dei principali apparati extracar-
rischio di disabilità futura legata alla presenza di diaci, emodinamica destra, parametri cardio-
indicatori prognostici negativi e/o alta concentra- respiratori);
zione dei classici fattori di rischio cardiovascolari • scompenso cardiaco refrattario/end-stage privi
e/o comorbilità, e si creano le condizioni favorevoli di prospettive trapiantologiche o con scarse pro-
per un’alta probabilità di progressione della malattia. spettive di svezzamento da terapie infusionali;
La definizione dei setting più appropriati di in- • infarto miocardico recente complicato da se-
tervento riabilitativo cardiologico (in degenza or- vera disfunzione ventricolare sinistra o scom-
dinaria – hospital, ambulatoriale o domiciliare) penso cardiaco.
risulta derivare dall’analisi combinata del rischio In tali contesti devono essere disponibili compe-
clinico, della complessità clinico-assistenziale e tenze interne o esterne multi-specialistiche (es.
del grado di disabilità. pneumologo, neurologo, fisiatra, internista, ge-
Per rischio clinico si intende non solo il rischio di riatra, nefrologo, infettivologo, cardiochirurgo,
incorrere in uno dei convenzionali eventi cardio- medico del lavoro, psicologo, dietista) e collega-
vascolari maggiori (morte cardiovascolare, sin- menti funzionali con Unità Operative di Cardio-
dromi coronariche acute, accidenti cerebrovasco- logia per acuti e cardiochirurgia finalizzati a rapidi
lari acuti, ischemie acute periferiche, necessità di trasferimenti in caso di emergenza.

62
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

Protocolli riabilitativi • inquadramento da un punto di vista ergono-


in riabilitazione cardiovascolare mico, con valutazione funzionale, in particolare
nel caso di attività lavorative e ricreative a ele-
Definizione vato impegno cardiovascolare;
• formulazione di un piano di trattamento in-
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dividuale coinvolgente il paziente e la sua fa-
ha definito la CR come un processo assistenziale miglia (o caregiver) che includa:
multifattoriale, attivo e dinamico, che ha il fine - prescrizione di un programma di attività fi-
di favorire la stabilità clinica, ridurre le disabilità sica finalizzato a ridurre le disabilità conse-
(perdita di vario grado delle autonomie nella vita guenti alla cardiopatia, migliorare la capacità
quotidiana) conseguenti alla malattia e supportare funzionale e favorire il reinserimento sociale
il mantenimento e la ripresa di un ruolo attivo e lavorativo,
nella società, con gli obiettivi di: ridurre il rischio - programmi educazionali strutturati dedicati
di successivi eventi cardiovascolari, migliorare la e finalizzati a un effettivo cambiamento dello
qualità della vita e incidere complessivamente in stile di vita (abolizione del fumo, dieta ap-
modo positivo sulla sopravvivenza. propriata, controllo del peso, dell’ansia e della
depressione),
Componenti dell’intervento - interventi di mantenimento allo scopo di
consolidare i risultati ottenuti e favorire l’ade-
Obiettivi renza a lungo termine, garantendo la conti-
Premettendo che l’esercizio fisico è una compo- nuità assistenziale.
nente irrinunciabile del programma riabilitativo Queste componenti si integrano nel progetto ria-
cardiologico, la sua combinazione con un ade- bilitativo individuale che, con gli strumenti a di-
guato monitoraggio e intervento clinico, con pro- sposizione e nell’intervallo di tempo in cui si pre-
grammi strutturati educazionali e con interventi vede di effettuare l’intervento, identifica gli obiet-
psicocomportamentali è l’intervento più efficace tivi sopracitati a cui si associano quelli di ridurre
di CR. il rischio di successivi eventi cardiovascolari e di-
Pertanto, i programmi di CR includono le se- minuire morbilità e mortalità.
guenti specifiche componenti:
• stabilizzazione clinica con risoluzione delle Criteri di inclusione/indicazioni per l’accesso
complicanze post-acute; alla cardiologia riabilitativa
• definizione e ottimizzazione della terapia me- In coerenza con l’attuale stato di evidenze scien-
dica più appropriata secondo i suggerimenti tifiche, un programma specialistico, integrato e
delle più recenti Linee guida proposte dalle multidisciplinare di CR è indicato nelle Per-
Società scientifiche; sone:
• stratificazione prognostica per eventi cardio- • con cardiopatia ischemica;
vascolari con valutazione del rischio cardiova- • con infarto del miocardio;
scolare globale; • con angina pectoris stabile da sforzo;
• identificazione di obiettivi specifici per la ri- • sottoposte a interventi di cardiochirurgia e/o
duzione di ciascun fattore di rischio; chirurgia vascolare;

63
Ministero della Salute

• sottoposte a rivascolarizzazione meccanica (an- • dimessi precocemente o, anche se non com-


gioplastica coronarica e stent); plicati, anziani fragili, o a elevato rischio di
• sottoposte a procedure di correzione per via per- progressione di malattia.
cutanea di vizi cardiaci congeniti o acquisiti; Le componenti comuni dei protocolli riabilitativi
• con arteriopatia cronica periferica; cardiologici prevedono la stratificazione del rischio
• con scompenso cardiaco cronico; attraverso visita specialistica, esami ematochimici,
• con trapianto cardiaco; strumentali e ottimizzazione della terapia (cardio-
• con esiti di impianto di device, per esempio de- logo, infermiere), l’attività educazionale e di sup-
fibrillatori impiantabili, pacemaker biventricolari, porto psicologico (medico specialista, infermiere,
assistenza meccanica del ventricolo sinistro; tecnico, fisioterapista, dietologo/dietista, psico-
• ad alto rischio di primo evento cardiovascolare logo). La definizione del programma individuale
(> 20% secondo le carte del rischio del Pro- include:
getto Cuore – ISS). • il training fisico, che prevede un programma
monitorato con telemetria di esercizi fisici fles-
Protocolli riabilitativi sibile e individualizzato, di adeguate caratteri-
stiche di intensità, durata, frequenza e pro-
I protocolli riabilitativi fanno riferimento alle Li- gressione, in grado di migliorare la capacità
nee guida delle Società scientifiche nazionali e in- funzionale e, inoltre, l’istruzione all’esecuzione
ternazionali. autonoma dell’attività fisica che dovrà essere
Indipendentemente dalla specifica indicazione al prescritta anche in fase domiciliare;
programma di CR, i protocolli riabilitativi si ar- • l’intervento psicologico che si esplica, dopo
ticolano in componenti comuni a tutte le condi- valutazione psicocomportamentale, attraverso
zioni e in componenti specifiche per le singole colloqui individuali modulati secondo il profilo
patologie, per diversi sottogruppi di popolazione dei rischi modificabili;
quali gli anziani, le donne, i diabetici e i pazienti • infine, il counseling e le riunioni individuali o
con comorbilità. In particolare, le condizioni di di gruppo con il team riabilitativo e familiari/
alto rischio clinico vengono definite dalla presenza caregiver, che completano le componenti co-
di uno dei seguenti fattori: muni dei programmi riabilitativi.
• complicazioni dopo sindrome coronarica acuta, In base alla complessità diagnostica, assistenziale
interventi cardiochirurgici o angioplastica co- e organizzativa, i pazienti candidati alla riabilita-
ronarica; zione cardiologica sono suddivisibili in pazienti a
• persistente instabilità clinica o patologie con- basso rischio, ad alto rischio e a elevata complessità
comitanti severe a elevato rischio di eventi car- clinica.
diovascolari; I pazienti con sindrome coronarica acuta, infarto
• scompenso cardiaco in III o IV classe NYHA del miocardio, scompenso cardiaco, o sottoposti
(New York Heart Association) e/o in terapia in- a intervento cardiochirurgico sono trattati, quindi,
fusiva intermittente o continua e/o supporto con programmi di durata variabile, che prevedano
meccanico; indagini, trattamenti e attività specifiche e setting
• dopo intervento di trapianto cardiaco o por- appropriati commisurati al grado di rischio/com-
tatori di assistenza ventricolare; plessità.

64
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

La valutazione di costo-efficacia coltà logistiche/ambientali/socioassistenziali;


della riabilitazione cardiologia • dopo infarto miocardico: scompenso o disfun-
zione ventricolare sinistra (frazione di eiezione
I dati a disposizione sono concordi nell’attribuire inferiore al 40%); ricoveri prolungati in fase
ai programmi di riabilitazione cardiologica un fa- acuta o con complicanze o con comorbilità;
vorevole profilo economico, specie per le analisi infarto miocardico acuto in soggetti che svol-
di costo-utilità che considerano anche la qualità gono vita estremamente sedentaria o anziani;
della vita. • dopo scompenso cardiaco: classe NYHA III-
Il costo incrementale della riabilitazione per anni IV alla dimissione, persistente necessità di te-
pesati per la qualità della vita stessa (quality adju- rapia infusiva con difficoltà allo svezzamento;
sted life years, QALY) risulta costantemente nei instabilità elettrica; indicazione a ottimizzare
margini di accettabilità sociale e spesso è netta- la terapia farmacologica in presenza di labilità
mente inferiore a quello di terapie e procedure clinica e/o dopo ricovero prolungato o com-
cardiologiche ampiamente utilizzate nella pratica plicato; esigenza di riabilitazione intensiva; in
clinica. valutazione per indicazione o mantenimento
indicazione a trapianto cardiaco; pazienti sot-
Modelli organizzativi e percorsi clinici toposti a impianto di device con labilità clinica
e/o elettrica o problemi relati a complicanze
Condizioni cliniche e funzionali chirurgiche.
All’inizio del percorso riabilitativo è essenziale de- Tra i pazienti ad alto rischio clinico sono ricom-
finire la condizione clinica e funzionale del pa- presi quei pazienti, in maggior parte anziani, a
ziente al fine di individuare il percorso riabilitativo particolare complessità clinico-assistenziale sulla
più idoneo ed efficiente (degenziale o ambulato- base non solo del tipo e della severità della pato-
riale). logia cardiovascolare, ma anche di associate disa-
Le condizioni ad alto rischio clinico che configu- bilità, comorbilità e dei bisogni assistenziali/so-
rano la necessità di percorsi di cura complessi e ciali/psicologici.
articolati gestibili prioritariamente in ambito de-
genziale sono rappresentate da: Opportunità
• dopo cardiochirurgia: pazienti ad alto rischio Meno di un terzo dei pazienti eleggibili partecipa
di nuovi eventi cardiovascolari e/o di instabilità a programmi di CR. L’implementazione delle Li-
clinica, definibili come tali per presenza di nee guida risulta anche in CR ostacolata da bar-
scompenso cardiaco (classe NYHA superiore riere di ordine culturale, organizzativo ed econo-
alla II o frazione di eiezione (FE) < 35%) o mico.
per aritmie iper-ipocinetiche severe, o per ne-
cessità di terapia infusiva o per recidive ische- Ostacoli culturali. I percorsi formativi e soprat-
miche precoci o per altri fattori instabilizzanti; tutto l’aggiornamento degli operatori sono ancora
dimessi tardivamente dopo prolungata degenza fondamentalmente orientati all’acuzie, non con-
in Rianimazione o Terapia Intensiva, con com- siderando adeguatamente l’importanza di una cor-
plicanze evento-correlate, con presenza o ria- retta prevenzione e gestione della cronicità, vera
cutizzazioni di comorbilità severe, con diffi- emergenza sanitaria attuale e futura. Infine, gli

65
Ministero della Salute

operatori/le strutture che accolgono il paziente la funzione e la struttura corporea compromessa


dopo un evento acuto tendono a proporre pro- è praticamente unica, la compromissione della
grammi di follow-up monospecialistici, rinun- capacità funzionale può spesso derivare più da
ciando all’indispensabile presa in carico globale fattori contingenti (es. un recente intervento car-
della Persona. diochirurgico) che dal danno funzionale cardiaco;
il rischio di eventi maggiori (morte, reospedaliz-
Ostacoli organizzativi. Sono soprattutto rappre- zazioni, instabilizzazioni cliniche ecc.) nel breve e
sentati dalla mancanza di strutture dedicate alla lungo termine può essere fortemente limitante e
CR, in relazione agli elevati fabbisogni, e dalle condizionante la qualità di vita e la sopravvivenza,
difficoltà dell’organizzazione multidisciplinare. anche in assenza di un evidente deficit funzionale
misurabile.
Ostacoli economici. Sono principalmente rap- I benefici dei programmi di CR nelle Persone con
presentati dal sistema di remunerazione a presta- malattia cardiovascolare si incentrano su un mi-
zione per pazienti complessi, che privilegia gli in- glioramento complessivo del processo di cura e
terventi ad alta intensità assistenziale nel paziente dei profili di rischio strettamente correlati alla ri-
acuto. duzione di morbidità e mortalità (ridotta del 25-
30%). Per queste ragioni, in CR risultano più ap-
Modalità di accesso propriate misure di performance di struttura e di
La valutazione della tipologia più appropriata di processo.
intervento (in degenza ordinaria, day-hospital, Gli indicatori di struttura descrivono quantitati-
ambulatoriale o domiciliare) dovrebbe contem- vamente la struttura e l’organizzazione dell’unità
plare l’analisi combinata di: che eroga prestazioni di CR e si basano essenzial-
• rischio clinico; mente sulla disponibilità di operatori di adeguato
• complessità clinico-assistenziale; profilo professionale e con adeguate competenze
• grado di disabilità; e sulla disponibilità di attrezzature idonee.
• potenzialità di recupero; Gli indicatori di processo sono diretti a quantificare
• aspetti logistici. specifici aspetti del processo di cura e sono dise-
gnati per cogliere tutte le variabili dimensionali
Strumenti di valutazione definite rilevanti per il programma riabilitativo.
Proprio per le specificità degli obiettivi della CR Tali indicatori dovranno essere modulati sulla base
diretti non solo alla riduzione della disabilità con- del setting operativo (degenziale piuttosto che
seguente alla malattia cardiovascolare, alla ripresa semi-degenziale o ambulatoriale) nel quale do-
di un ruolo attivo nella società, al miglioramento vranno essere utilizzati. In CR gli indicatori di
della qualità di vita, ma anche alla stabilizzazione processo fanno riferimento a due ambiti specifici:
clinica, alla riduzione del rischio clinico, di nuovi il primo relativo alla modalità di accesso dei pa-
eventi e di mortalità, gli svariati strumenti di va- zienti, il secondo alla performance del programma
lutazione funzionale utilizzati come indicatori di riabilitativo. Per quanto riguarda gli indicatori di
esito in riabilitazione neuromotoria risultano ina- processo relativi alla modalità di accesso, appaiono
deguati e di scarsa efficacia. rilevanti la coerenza rispetto alle indicazioni e
Infatti, nella Persona con malattia cardiovascolare l’identificazione dell’evento indice o di una con-

66
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

dizione a progressione sfavorevole con possibilità efficace come la CR,


di peggioramento della prognosi. Gli indicatori di - ai cardiologi dedicati alla cura del malato
processo si focalizzano sui contenuti del pro- acuto, per un’indicazione appropriata della
gramma riabilitativo, con particolare riferimento CR, anche attraverso l’utilizzo di strumenti
alla valutazione funzionale e alla definizione per innovativi quali nurse di collegamento, case-
ogni paziente del rischio clinico, alla stabilizzazione manager, referral elettronico,
clinica e alla gestione di variazioni cliniche inter- - ai pazienti, per un maggiore coinvolgimento
correnti, all’individuazione e valutazione dei fattori e motivazione nella scelta delle opzioni di
di rischio cardiovascolare modificabili, alla defini- cura più efficaci con strumenti quali il col-
zione di interventi individualizzati multiprofessio- loquio motivazionale, il committment formale
nali e coordinati diretti alla riduzione di tali fattori, e il coinvolgimento dei familiari;
all’evidenza documentale di sistemi di monitorag- • facilitare l’accesso a programmi di CR anche
gio e di valutazione dell’efficacia degli interventi e alle donne, agli ultrasettantenni e nei pazienti
protocolli standardizzati di valutazione degli out- con criticità sociali e psicologiche;
come al termine del programma riabilitativo. • colmare la carenza di offerta di servizi di CR
In sostanza, per ogni item oggetto di valutazione adeguati alle diverse necessità assistenziali, in
(es. controllo della pressione arteriosa, controllo particolare incrementando la rete della CR am-
del quadro lipidico e dell’assetto glico-metabolico, bulatoriale con la creazione di Ambulatori di
tabagismo, controllo del peso, abitudini legate al- Prevenzione e Riabilitazione;
l’attività fisica, presenza di stati depressivi, capacità • stimolare progetti e ricerche nel settore, che
funzionale, corretta gestione dei farmaci, com- prevedano, in particolare, la raccolta sistematica
prensione dei trattamenti non farmacologici) sarà di indicatori di processo e di outcome e la spe-
necessario disporre di dati puntuali riferiti a: rimentazione di protocolli per la deospedaliz-
• obiettivi dell’intervento; zazione precoce sia dai reparti per acuti sia dalle
• valutazione iniziale; strutture di CR (home-based, telesorveglianza);
• piano di intervento; • incentivare la gestione del paziente cardiopatico
• valutazione finale prima della conclusione del cronico secondo il modello del disease mana-
programma; gement, consentendo un’adeguata implemen-
• eventuali variazioni del piano di intervento e tazione dei programmi di riabilitazione e pre-
comunicazione. venzione nel lungo termine.

Raccomandazioni organizzative Setting assistenziali-riabilitativi nella rete


Si ritiene opportuno: della Persona con cardiopatia
• promuovere la diffusione delle Linee guida e
dei documenti di consenso tra le Società scien- Le attività di CR possono svolgersi sia in regime
tifiche di settore, l’aggiornamento di tutti gli di ricovero in degenza ordinaria o in day-hospital,
operatori coinvolti, con particolare attenzione: sia in modalità ambulatoriale o domiciliare.
- ai medici di medicina generale (MMG), per Le attività di riabilitazione in regime di ricovero
una maggiore consapevolezza degli effetti fa- ospedaliero sono dirette al recupero di disabilità
vorevoli di un intervento altamente costo- importanti, modificabili, che richiedono un ele-

67
Ministero della Salute

vato impegno diagnostico medico-specialistico a tensità riabilitativa e a intensità assistenziale clinica


indirizzo riabilitativo e terapeutico comprensivo medio-bassa a pazienti che hanno superato la fase
di interventi multiprofessionali e che implichino acuta della malattia con sufficiente grado di au-
un elevato livello di tutela medico-infermieristica tonomia funzionale, ma che, pur avendo un basso
e/o la necessità di utilizzare attrezzature tecnolo- rischio di potenziale instabilità a riposo, perman-
gicamente avanzate. gono a rischio di instabilità clinica durante attività
e necessitano di tutela medica e nursing dedicato
Programmi di cardiologia riabilitativa per la complessità della condizione di patologia.
in degenza ordinaria Eleggibili per un programma riabilitativo in re-
gime di day-hospital sono i cardiopatici nei quali
Per pazienti ad alta complessità non siano necessarie l’osservazione clinica e l’assi-
Destinato al paziente altamente complesso per gravi stenza “full-time”, ma per i quali l’articolazione e
esiti dell’evento acuto e/o multipatologia, condi- la multidisciplinarietà dell’intervento riabilitativo
zionante instabilità clinica o disabilità di grado se- non consentono la gestione del programma ria-
vero, con necessità di monitoraggio strumentale bilitativo in regime ambulatoriale. Le condizioni
persistente o utilizzo di trattamenti terapeutici non cliniche dell’assistito e la compromissione funzio-
abituali, per esempio presenza di device a elevata nale possono essere anche gravi, purché in fase di
complessità gestionale. In tali pazienti vi è un elevato relativa stabilità clinica. La tipologia degli inter-
bisogno di tecnologie, di assistenza medica, di nur- venti in day-hospital è quella intensiva (elevato
sing dedicato, di prestazioni a elevata intensità ria- impegno diagnostico medico-specialistico e ria-
bilitativa e assistenziale clinica, per la presenza di bilitativo-terapeutico e a elevata complessità e/o
un elevato grado di dipendenza e di rischio clinico. durata degli interventi multidisciplinari) con al-
meno 3 ore di terapia riabilitativa specifica, intesa
Degenza ordinaria come interventi multiprefessionali.
Destinata a pazienti a rischio medio-alto, per pre- L’intervento si articola in una serie di accessi pro-
cocità del trasferimento dall’evento indice o per grammati di durata variabile secondo la strategia
esiti severi della patologia acuta, con un grado me- di intervento, con erogazione di prestazioni multi-
dio-elevato di disabilità e/o di complessità, con per- professionali e plurispecialistiche. I programmi
sistente rischio di instabilità clinica a riposo o du- sono personalizzati, comprendono interventi sia
rante attività di recupero sotto sforzo, che necessi- individuali sia collettivi, preceduti da una valuta-
tano prestazioni a elevata intensità riabilitativa e a zione specifica per formulare i tempi e la durata
intensità assistenziale clinica media/elevata, alta ne- del trattamento riabilitativo.
cessità di tutela medica e di nursing 24h, anche Il progetto riabilitativo individuale, formulato
senza necessità di tecnologie complesse. sotto la responsabilità del medico specialista, si
articolerà in accessi giornalieri di norma compresi
Programmi di cardiologia riabilitativa tra 3 e 5 volte/settimana per una durata comples-
in day-hospital siva dell’intervento di 4-8 settimane. In alcune
specifiche condizioni nelle quali gli obiettivi ria-
I programmi di CR erogati in regime di degenza bilitativi sono perseguibili in una prospettiva cro-
diurna devono assicurare prestazioni a elevata in- nologica di medio termine e la progressione del

68
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

programma necessita aggiornamenti valutativi, di presso il proprio domicilio rappresenta un mezzo


monitoraggio e di terapia non gestibili in contesto adeguato per un ulteriore miglioramento in ter-
ambulatoriale, è possibile un prolungamento della mini di qualità di vita, soprattutto per quelle ca-
durata complessiva del programma fino a 6 mesi, tegorie di pazienti segnatamente esclusi o solo ra-
associato a una contestuale riduzione della fre- ramente inseriti nei protocolli, come le Persone
quenza degli accessi settimanali (es. pazienti con con disabilità, anziani e donne. Tali modelli or-
scompenso cardiaco cronico, arteriopatici cronici ganizzativi permettono di ottenere economie di
periferici). scala, centralizzando i servizi che richiedono com-
petenze complesse, rendendo disponibili tratta-
Programmi di cardiologia riabilitativa menti riabilitativi anche nelle aree disagiate mon-
ambulatoriali tane o rurali, nella gestione delle malattie croniche,
assicurando comunque la massima qualità assi-
Il trattamento riabilitativo in regime ambulatoriale stenziale.
è appropriato nei pazienti a basso rischio di poten-
ziale instabilità a riposo o durante attività fisica e Cardiologia riabilitativa nella rete
con bassa necessità di tutela medica e assistenza in- della Persona con cardiopatia
fermieristica dedicata, nei quali si eseguono presta-
zioni anche a elevata intensità riabilitativa ma a Le reti integrate di servizi sono il risultato di un
bassa intensità assistenziale clinica, per la relativa processo di programmazione dei servizi sanitari
stabilità, e non coesistono necessità logistico-sociali. basati su un sistema di relazioni e collegamenti
tra le varie unità produttive. Ciò risulta utile per
Programmi di cardiologia riabilitativa garantire la continuità assistenziale, per evitare
domiciliari e teleriabilitazione duplicazioni di servizi e per favorire i momenti di
comunicazione tra le diverse figure professionali
In ambito cardiologico innumerevoli sono le evi- (medici, infermieri, altri operatori) o tra questi e
denze dell’efficacia e della sicurezza dell’utilizzo i pazienti, come importante strumento di gestione
di modelli basati sulla gestione telematica di pa- del processo di cura. Per le reti che comprendono
tologie cardiovascolari, soprattutto se croniche servizi di alta specialità ci si ispira al modello Hub
(scompenso cardiaco), ma anche di sistemi in & Spoke, che esprime un’idea dinamica dell’assi-
grado di controllare e gestire device (pacemaker, stenza, collegata ai gradi di complessità; pertanto,
defibrillatori impiantabili) a distanza. Recente- quando una determinata soglia di complessità
mente sono stati attivati, dapprima in via speri- viene superata, si trasferisce la sede dell’assistenza
mentale, alcuni progetti di teleriabilitazione car- da unità periferiche a unità centrali di riferimento.
diologica, per pazienti affetti da scompenso car- Le Strutture Riabilitative, con impiego di minori
diaco e/o recentemente sottoposti a intervento di risorse umane ed economiche, permettono una
cardiochirurgia. Il loro esito positivo ha portato gestione migliore dei reparti cardiologici e cardio-
al riconoscimento di tale modello come sicuro, chirurgici per acuti, consentendo loro una precoce
efficace ed efficiente, tanto da permetterne l’inse- dimissione con caratteristiche adeguate di sicurezza
rimento a nomenclatore in alcune Regioni. La e, quindi, un maggiore turnover di pazienti. È per-
possibilità di svolgere il percorso riabilitativo tanto indispensabile che all’interno di ogni rete

69
Ministero della Salute

cardiologica ospedaliera sia presente un Centro di La formazione specialistica, così come previsto dal
riferimento di riabilitazione degenziale per la ge- riassetto delle Scuole di Specializzazione in area sa-
stione della fase intensiva, con caratteristiche di nitaria (GU n. 258 del 5-11-2005, Ordinamenti
autonomia completa [Unità Operativa (UO) Com- didattici), prevede che tra gli specifici ambiti di
plessa di CR] o parziale, quindi inserito in UO di competenza dello Specialista in Malattie dell’Ap-
Cardiologia (UO Semplice di CR). Tale Centro sarà parato Cardiovascolare vi siano anche quelle riabi-
Hub di struttura cardiochirurgica e di strutture litative. Pertanto, la formazione nei contenuti di-
cardiologiche ospedaliere dotate di UTIC. Inoltre, sciplinari della CR dovrebbe includere un numero
la continuità assistenziale e la gestione a medio e maggiore di crediti formativi specifici articolati in
lungo termine della Persona con cardiopatia potrà Corsi Universitari delle discipline sanitarie.
essere garantita in ambito di strutture dedicate in-
tegrate con il territorio (Spoke). Riabilitazione delle Persone
con disturbi cognitivi
Riferimenti per la formazione
Situazione della patologia
Significativo è il divario tra la crescente epide-
miologia delle malattie cardiovascolari e il ridotto La riabilitazione dei disturbi cognitivi conseguenti
numero di pazienti che entrano nei programmi a lesione cerebrale acquisita nell’adulto costituisce
di CR. Uno dei motivi è la carente formazione di un settore rilevante e in crescita del campo della
professionisti (es. cardiologi riabilitatori, fisiote- riabilitazione. L’aumento della sopravvivenza dopo
rapisti, infermieri) con cultura specifica nei con- grave lesione cerebrale, il miglioramento nelle te-
tenuti della CR. I differenti bisogni in ambito rapie di alcune malattie neurologiche e l’invec-
formativo sono così riassumibili: chiamento della popolazione sono alcuni dei fat-
• l’insufficiente conoscenza delle finalità, dei tori che determinano una richiesta crescente di
contenuti e dei risultati dell’intervento riabili- riabilitazione neuropsicologica in numerose pa-
tativo è diretta conseguenza di una formazione tologie, come gli esiti di lesioni cerebrovascolari e
marginale, sporadica e destrutturata nell’am- traumatiche, o le malattie neurodegenerative.
bito dei percorsi formativi di coloro che en- Una classificazione dei disturbi cognitivi può essere
trano nel processo: Laurea in Medicina, Laurea organizzata sulla base delle caratteristiche del de-
delle Professioni Sanitarie; ficit cognitivo o sulla base della patologia respon-
• l’insufficiente formazione dei MMG e degli sabile. La maggior parte delle revisioni disponibili
Specialisti a tale riguardo è spesso fonte di si basa sul primo approccio, mentre i dati epide-
inappropriatezza delle indicazioni a programmi miologici si riferiscono di solito ai tipi di patologia.
riabilitativi; Possiamo quindi stimare la prevalenza dei deficit
• la mancanza di integrazione tra professionisti, cognitivi sulla base di quella della patologia re-
suddivisi per ambiti professionali (medici, in- sponsabile. Nel caso di alcune malattie a espres-
fermieri, fisioterapisti ecc.) non risponde alle sione esclusivamente cognitiva e a elevata preva-
necessità di integrazione, a cui si dovrebbe ten- lenza nella popolazione anziana, come le demenze,
dere attraverso informazioni, strumenti e me- i due dati tendono a coincidere. La prevalenza
todi sviluppati trasversalmente. dei disturbi cognitivi nella patologia cerebrova-

70
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

scolare e nella traumatologia cranica è invece di- • logopedista;


pendente da fattori quali la distanza dall’evento • ortottista – assistente di oftalmologia;
acuto e la gravità della lesione cerebrale. Consi- • podologo;
deriamo alcuni esempi. I disturbi del linguaggio • tecnico della riabilitazione psichiatrica;
(afasia) sono frequenti dopo lesione vascolare ce- • terapista della neuro- e psicomotricità dell’età
rebrale. L’afasia è presente in fase acuta in circa il evolutiva;
40% dei casi di ictus acuto e persiste a 1 anno di • terapista occupazionale.
distanza in circa due terzi dei pazienti. Deficit co- La specifica attività professionale dello psicologo
gnitivi sono riscontrabili nel 40% dei pazienti so- è normata dal combinato disposto dagli artt. 1 e
pravvissuti a trauma cranico grave a 5 anni di di- 2 della Legge n. 56 (52) del 18 febbraio 1989 e
stanza. È stato più volte dimostrato che la presenza dagli artt. 50 e 51 del DPR n. 328 (53) del 5 giu-
di deficit cognitivi predice la prognosi funzionale gno 2001. In particolare, l’art. 1 della Legge 56/89
dei pazienti con malattia cerebrovascolare e la loro definisce che “la professione di psicologo com-
risposta alla riabilitazione motoria. prende l’uso degli strumenti conoscitivi e di in-
Da questi dati si evince la rilevanza del problema tervento per la prevenzione, la diagnosi, le attività
dei deficit cognitivi acquisiti nella popolazione di riabilitazione-riabilitazione e di sostegno in am-
adulta e di un corretto approccio alla loro riabili- bito psicologico rivolte alla Persona, al gruppo,
tazione. agli organismi sociali e alla comunità”.
Inoltre, il Decreto Ministero dell’Università e della
Le evidenze sull’efficacia della riabilitazione Ricerca 24 luglio 2006 (54), nell’allegato relativo
dei deficit cognitivi agli ordinamenti didattici scuole di specializza-
zione di area psicologica, definisce che “…Lo spe-
Sono disponibili numerose revisioni delle evi- cialista in Neuropsicologia deve avere maturato
denze, sia europee sia nordamericane. Nella Ta- conoscenze teoriche, scientifiche e professionali
bella 6.1 è riportata una sintesi del documento di nel campo dei disordini cognitivi ed emotivo-mo-
consensus che è stato sottoposto alle Società scien- tivazionali associati a lesioni o disfunzioni del si-
tifiche. stema nervoso nelle varie epoche di vita (sviluppo,
età adulta e anziana), con particolare riguardo alla
Le figure professionali coinvolte diagnostica comportamentale mediante test psi-
cometrici, alla riabililitazione cognitiva e com-
Il personale sanitario coinvolto nell’attività di ria- portamentale, al monitoraggio dell’evoluzione
bilitazione è composto da professionisti in possesso temporale di tali deficit e ad aspetti subspecialistici
della laurea magistrale (medici, psicologi) e pro- interdisciplinari quali la psicologia forense. In par-
fessionisti in possesso della laurea breve (fisiote- ticolare, deve disporre di conoscenze ed esperienze
rapisti, logopedisti, neuropsicomotricisti, terapisti atte a svolgere e coordinare le seguenti attività:
occupazionali, infermieri). • identificare i deficit cognitivi ed emotivo-mo-
Il Ministero della Salute identifica le seguenti pro- tivazionali determinati da lesioni o disfunzioni
fessioni sanitarie riabilitative: cerebrali (deficit del linguaggio, afasia e disor-
• educatore professionale; dini della lettura e della scrittura; deficit della
• fisioterapista; percezione visiva e spaziale, agnosia e negli-

71
Ministero della Salute

Tabella 6.1 Riabilitazione dei deficit cognitivi: sintesi del documento di consensus che è stato sottoposto
alle Società scientifiche

• Riabilitazione dei disturbi del linguaggio e del calcolo (afasie e acalculie) e dei disturbi dell’articolazione
Si tratta dell’area più ricca di studi, data la lunga tradizione di pratica clinica e di ricerca in questo ambito. La maggior parte degli
studi di gruppo indica una forte efficacia degli interventi, anche se la scarsità e la ridotta qualità degli studi clinici randomizzati non
consentono alle revisioni di concludere per il grado di raccomandazione più elevato. Le evidenze sulla riabilitazione di disturbi più
specifici, quali i deficit dell’elaborazione di parole isolate e di frasi, di lettura e di scrittura, così come gli studi sui disturbi del calcolo
e dell’articolazione, tipicamente basate su studi di caso singolo sono molto incoraggianti, in quanto dimostrano in modo inequivocabile
la possibilità di miglioramento in tutti questi campi in seguito a trattamento riabilitativo
• Riabilitazione dei disturbi del gesto (aprassie)
La ricerca in questo ambito è molto più recente e si basa su un numero limitato di RCT (randomized controlled trials), che hanno
indicato effetti positivi dei trattamenti finalizzati al recupero delle attività della vita quotidiana
• Riabilitazione dei disturbi della cognizione ed esplorazione spaziale (negligenza spaziale unilaterale) e dei deficit di
campo visivo
Gli studi disponibili sono numerosi, basati su metodologie diverse. Fra i metodi di riabilitazione del neglect, i trattamenti visuo-
esplorativi hanno ricevuto il maggiore supporto sperimentale, anche se al momento mancano valutazioni accurate a lungo termine,
soprattutto riguardo alla generalizzazione dei risultati alle attività della vita quotidiana. L’adattamento prismatico si è mostrato uno
strumento di rapida somministrazione, non invasiva ed efficace, che ha evidenziato effetti positivi a lungo termine. Tuttavia, manca
una dimostrazione certa dell’efficacia derivante da RCT. Per quanto riguarda i disturbi del campo visivo, esiste evidenza a favore di
interventi riabilitativi, in particolare basati su un approccio compensativo
• Riabilitazione della memoria
Gli studi eseguiti in pazienti con deficit di memoria stabilizzati (esiti di trauma cranico, ma anche ictus, encefalite ecc.) hanno
dimostrato evidenze di efficacia, con un grado elevato di raccomandazione per i metodi basati sull’apprendimento dell’utilizzo di
ausili esterni. Evidenze positive di grado inferiore sono anche disponibili per le metodiche basate sul rafforzamento delle residue
capacità di apprendimento e sull’apprendimento di procedure compito-specifiche
• Riabilitazione delle funzioni attenzionali ed esecutive
Esistono evidenze a favore di una raccomandazione di grado elevato per la riabilitazione dei deficit attenzionali in fase post-acuta,
derivate tuttavia da un numero limitato di RCT. Con gli stessi limiti, è possibile concludere per una raccomandazione elevata per
quanto riguarda il trattamento delle funzioni esecutive, in particolare mediante l’apprendimento dell’utilizzo di ausili
• Riabilitazione neuropsicologica del trauma lieve e moderato
Dall’analisi della letteratura risultano molto promettenti gli studi sulla riabilitazione neuropsicologica, sia nei traumi cranioencefalici
(TCE) lievi sia nei TCE misti lievi che nei misti moderati e gravi. In questo caso esiste evidenza di efficacia anche per un approccio
“olistico”, mirato all’integrazione di tutte le funzioni neuropsicologiche nelle attività quotidiane del paziente, così come i programmi
di educazione e informazione ai pazienti e ai loro caregiver
• Riabilitazione neuropsicologica delle gravi cerebrolesioni acquisite
Gli aspetti da considerare in questo ambito sono almeno tre: le menomazioni cognitivo-comportamentali, gli stati di alterata
coscienza e le modificazioni del comportamento. Nei primi due casi, gli studi sono esigui, in generale di qualità limitata, e non con-
sentono di raggiungere conclusioni sull’efficacia degli interventi. Nel terzo caso, esistono evidenze a supporto di interventi, in
particolare basati su un approccio olistico-integrato
• Riabilitazione neuropsicologica della sclerosi multipla
I risultati finora disponibili non permettono di trarre conclusioni definitive: anche quei lavori che raggiungono un buon livello di
evidenza presentano dei limiti che consigliano cautela nel considerare la metodica proposta come sicuramente efficace
• Riabilitazione neuropsicologica della malattia di Alzheimer
Per l’efficacia degli approcci di stimolazione, quali la reality orientation therapy (ROT), sul piano cognitivo, è possibile concludere che
esiste anche evidenza di efficacia della ROT sui disturbi comportamentali, anche se i dati disponibili sono meno numerosi. Per
quanto riguarda invece training e riabilitazione cognitiva, le evidenze sono di qualità inferiore, in quanto gli studi dimostrano, in ge-
nerale, effetti positivi solo su test neuropsicologici e non su misure funzionali. Non sono disponibili dati sull’impatto sui deficit com-
portamentali

72
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

genza spaziale unilaterale; deficit della memo- del singolo paziente di tollerare sedute quotidiane).
ria, amnesia; deficit dell’attenzione e della pro- A queste si aggiungono quelle collegate con le pa-
grammazione e realizzazione del comporta- tologie che caratterizzano l’individuo malato (dalla
mento motorio e dell’azione complessa) e va- mobilizzazione fino alla riabilitazione somatica). A
lutare i predetti deficit mediante test psicome- tal fine è indispensabile che in ambito ospedaliero
trici, interviste e questionari; operi un’equipe altamente integrata, in grado di co-
• analizzare risultati quantitativi degli accertamenti ordinare i diversi interventi, come per esempio la
mediante tecniche statistiche descrittive e infe- riabilitazione cognitiva e quella motoria. La perma-
renziali e utilizzando le tecnologie informatiche; nenza nelle strutture ospedaliere sarà limitata al rag-
• organizzare i programmi di riabilitazione dei giungimento di outcome predefiniti all’inizio del
deficit cognitivi ed emotivo-motivazionali e gli trattamento; in ogni modo non potrà superare i 3
interventi atti a favorire il compenso funzionale, mesi. È tuttavia necessario tenere conto che spesso
mediante l’utilizzazione delle abilità residue; il ricovero ospedaliero è fonte di disorientamento
• promuovere, realizzare e valutare gli interventi per il paziente anziano, con il rischio, quindi, che
psicoterapeutici e di comunità atti a favorire il gli effetti negativi prevalgano su quelli positivi.
recupero del benessere psicosociale….”. Un’allocazione alternativa è rappresentata da strut-
Un punto importante riguarda la formazione del ture riabilitative extraospedaliere, dove è possibile
personale in ambito di riabilitazione cognitiva e una permanenza più lunga, sul modello, per esem-
la definizione dei loro standard nei diversi servizi. pio, della riabilitazione generale-geriatrica imple-
A questo proposito si riafferma che nei vari ambiti mentata nella Regione Lombardia. In questo am-
siano coinvolti solo operatori formati specifica- bito è possibile una degenza più prolungata, rin-
mente e dipendenti dal servizio stesso (la stabiliz- novabile periodicamente, anche se non potrà essere
zazione è un aspetto importante, perché stretta- stabile. Il trattamento dei disturbi comportamen-
mente collegata con la professionalità). I servizi tali nei pazienti affetti da demenza trova in queste
sono però aperti alle diverse categorie in forma- strutture un ambiente di cura appropriato. Per il
zione (specializzandi, tirocinanti ecc.) o a consu- paziente stabilizzato, per il quale non è ipotizzabile
lenze su specifici problemi. Inoltre, si sottolinea una prognosi di miglioramento sul piano cogni-
l’opportunità che alcuni ambienti di cura e assi- tivo, è opportuno prevedere il ritorno a casa o il
stenza divengano anche centri di insegnamento. ricovero presso una residenza (ambito dove è pos-
sibile prevedere interventi di attivazione aspecifica
Organizzazione dei servizi piuttosto che di riabilitazione).
Come sopraindicato, si deve prevedere un’attività
Una possibile collocazione dei servizi è a livello ambulatoriale o di day-hospital per pazienti facil-
ospedaliero, il più appropriato per pazienti com- mente trasportabili, che godono di un efficiente
plessi, caratterizzati da comorbilità somatica (in par- sistema di caregiving e che si giovano della per-
ticolare soggetti molto anziani) o da instabilità cli- manenza nel proprio domicilio. In questi casi l’in-
nica (pazienti affetti da patologie neurologiche come tervento riabilitativo sarà dosato in base al bisogno,
tumori, traumi ecc.). In questi casi l’intervento ria- per un massimo di 5 accessi settimanali. Anche
bilitativo specifico deve prevedere almeno 5 sedute in ambiente extraospedaliero si deve prevedere
settimanali (ovviamente parametrite sulla capacità una copertura di competenze che riguardano la

73
Ministero della Salute

multipatologia del paziente. o infiammatoria), le disabilità complesse.


L’insieme dei servizi sopraindicati deve operare Sono inclusi tra le disabilità dello sviluppo sia di-
all’interno di un sistema a rete, attivo in ogni sturbi frequenti come la dislessia e i disturbi dello
Unità Sanitaria Locale, attraverso le varie tipologie sviluppo del linguaggio e della coordinazione mo-
di Unità di valutazione e intervento, in grado di toria, sia malattie più rare. Nell’insieme la preva-
accompagnare il paziente nei segmenti della rete lenza complessiva delle disabilità dello sviluppo è
stessa, con una forte capacità di controllo degli elevata e riguarda circa il 10% della popolazione
accessi e dei risultati. Il paziente con disturbo co- tra 0 e 18 anni, corrispondente a più di un milione
gnitivo da riabilitare è per definizione fragile (così di ragazzi e relative famiglie in Italia.
come spesso lo è la sua famiglia); ha quindi biso- Il dato è molto variabile nella letteratura interna-
gno di un programma articolato di cure da svi- zionale (4-17%), a seconda delle metodologie di ri-
luppare in sedi diverse, appropriate rispetto alle levazione, che in alcuni casi sottostimano il feno-
esigenze cliniche. In questa prospettiva si auspica meno non riuscendo a intercettare le situazioni lievi,
la diffusione della figura del casemanager. e in altri lo sovrastimano per la frequente coesistenza
Infine, non si possono trascurare gli aspetti colle- di più patologie nello stesso soggetto (30%), che
gati ai costi indotti da servizi dedicati; si deve viene così contato più volte. Assai più stabili nelle
quindi prevedere un uso parsimonioso dei servizi diverse fasce di età e nelle diverse popolazioni risul-
stessi, valutando con rigore l’appropriatezza ri- tano invece i dati relativi alla fascia intermedia di
spetto alle diverse allocazioni. gravità (2-2,5%, corrispondenti a 220-270.000 ra-
gazzi e famiglie in Italia) e agli utenti che presentano
Riabilitazione delle Persone problematiche multiple, gravi e complesse e limita-
con disabilità dello sviluppo zioni significative delle autonomie (0,5%, corri-
spondente a poco più di 50.000 utenti e famiglie),
Le disabilità dello sviluppo rappresentano un am- in un numero più ridotto, ma molto rilevante per
pio gruppo di disturbi, congeniti o più raramente la programmazione sanitaria e assistenziale.
acquisiti nei primi anni di vita, che include al pro- È necessario affrontare la riabilitazione delle disa-
prio interno estrema variabilità di tipologia, pro- bilità dello sviluppo considerando innanzitutto
gnosi e comorbilità. Elemento significativo unifi- gli aspetti trasversali unificanti e in un secondo
cante è rappresentato dall’esordio in età evolutiva, momento gli aspetti specifici connessi ai singoli
che va a interferire con lo sviluppo del bambino e quadri clinici.
ne condiziona il divenire adolescente e poi adulto.
Tra le principali disabilità dello sviluppo si ricor- Gli aspetti trasversali
dano le disabilità intellettive, i disturbi del con-
trollo motorio (tra i quali le paralisi cerebrali e i Lo sviluppo
disturbi della coordinazione motoria), i disturbi Elemento chiave unificante delle disabilità dello
specifici del linguaggio e dell’apprendimento, i sviluppo è la fase particolare della vita nella quale
disturbi dello spettro autistico, i deficit sensoriali insorgono, caratterizzata da compiti evolutivi spe-
(visivi e acustici), le patologie congenite muscolo- cifici. La crescita del bambino e lo sviluppo di
scheletriche, le malattie neuromuscolari, le ence- funzioni e competenze non avviene, infatti, in
falopatie acquisite (traumi e/o patologia tumorale modo segmentale e per linee separate, ma attra-

74
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

verso la continua interazione dinamica tra le sin- sviluppo neurobiologico e psichico e conseguen-
gole funzioni emergenti, il patrimonio genetico e temente diverse secondo la specifica disabilità.
le influenze ambientali. L’individuazione di finestre evolutive è molto ri-
La presenza di criticità in un’area, se non conside- levante per decidere, nelle singole disabilità dello
rata in un’ottica evolutiva, può determinare con- sviluppo, quando e come è maggiormente oppor-
seguenze a cascata su altre aree funzionali e su epo- tuno mirare ad alcuni aspetti degli interventi.
che successive. Inoltre, come confermano sia le Questa prospettiva permette, inoltre, di tenere
evidenze della clinica, sia gli studi sperimentali conto dei diversi compiti evolutivi che le Persone
sulla plasticità del sistema nervoso, in nessun’altra devono affrontare nel corso della vita, riportando
fase della vita il ruolo dell’ambiente (per il bambino l’attenzione su aspetti importanti come la famiglia,
famiglia, scuola, contesti di vita) è così determi- la scuola, il lavoro, l’educazione sentimentale e la
nante come nel corso dello sviluppo, e richiede vita affettiva, la sessualità, e di evidenziare la criti-
quindi attenzioni e interventi mirati. L’importanza cità delle fasi di transizione (il passaggio dalla prima
di un’ottica attenta allo sviluppo è stata raccolta alla seconda infanzia, dalla seconda infanzia al-
anche nella versione specifica per il bambino e l’adolescenza, dall’adolescenza alla giovane età
l’adolescente dell’ICF (ICF-CY), che offre la pos- adulta, dalla giovane età adulta all’età matura e
sibilità di esprimere la complessità dello sviluppo quindi il passaggio dall’età adulta matura all’in-
descrivendo il funzionamento del bambino nelle vecchiamento). Diviene così più agevole identifi-
sue sfaccettature all’interno dei contesti di vita più care le priorità e complementarietà dei diversi ruoli
significativi e fornisce importanti informazioni in- e servizi a seconda delle fasi della vita della Persona
tegrative per la formulazione della diagnosi e delle con disabilità dello sviluppo, onde meglio indiriz-
condizioni di comorbilità, e che rende ancora più zare gli interventi, anche nell’ottica di trasformare
evidente come l’obiettivo evolutivo debba essere i fattori di rischio in fattori protettivi ed evolutivi.
la partecipazione del soggetto in tutti i contesti e È così che si è constatata la permanenza, in alcune
l’inclusione scolastica e sociale. disabilità dello sviluppo, di margini di modifica-
bilità anche in età adulta, nonché la frequente ne-
La prospettiva life span cessità di mantenimento delle competenze acqui-
La prospettiva life span indica la necessità di guar- site, evidenziando la significativa differenza nei
dare alle disabilità dello sviluppo con un’ottica bisogni delle Persone adulte con una disabilità
che tenga conto dell’intero corso della vita, degli esordita in età evolutiva rispetto alle Persone con
intrecci positivi o negativi che si possono deter- una disabilità acquisita successivamente, e la cri-
minare e delle attenzioni mirate necessarie, nonché ticità connessa alla frequente assenza di servizi di
delle conseguenze e dell’impatto della disabilità riferimento specifici.
di sviluppo nel tempo. Si tratta di aspetti particolarmente rilevanti per la
Coniugata con l’attenzione alla specificità dello presa in carico, aspetti che se non adeguatamente
sviluppo, la prospettiva life span ha consentito di considerati possono divenire fonte di importanti
individuare in molte patologie la presenza di fi- sequele aggiuntive, in particolare sul piano com-
nestre evolutive, ovvero di periodi di maggiore portamentale. Nelle situazioni di maggiore com-
sensibilità e trasformabilità delle funzioni e delle plessità e gravità, in assenza di attenzioni specifiche
competenze del bambino, connesse al timing dello e mirate, programmate con largo anticipo in un’ot-

75
Ministero della Salute

tica life span, l’età adulta può rappresentare un co- obiettivi spesso differenti se non opposti per le di-
sto sociale ed economico molto alto o al contrario verse priorità e necessità connesse ai singoli pro-
può determinare un ripiegamento e un sovraccarico blemi contemporaneamente presenti, rende infatti
notevole sulle famiglie e sulla loro salute mentale. necessaria una continua attenzione a “negoziare”
La prospettiva life span ha infine permesso di evi- le priorità e gli obiettivi comuni e raggiungibili,
denziare l’importanza di una valutazione degli per non rischiare di far trovare il bambino e la sua
esiti che tenga conto non solo di prospettive mul- famiglia al centro di conflitti creati dai diversi
tiple (la Persona, la famiglia, i diversi operatori), punti di vista. La scelta delle priorità dell’intervento
ma anche di modalità “età-specifiche” e “fase di si basa allora, oltre che sulle specificità del disturbo,
sviluppo-specifiche”. su quali sono le aree di forza e di debolezza del
bambino e su come si intrecciano con le opportu-
La complessità in relazione alla multiassialità nità e le barriere del suo ambiente di vita, sia a
– modello bio-psico-sociale casa sia a scuola, anche sull’età del bambino, sugli
appuntamenti evolutivi che si troverà davanti nel
Un ulteriore elemento di rilievo nell’ambito delle prossimo periodo (l’entrata alla scuola materna,
disabilità dello sviluppo è rappresentato dalla com- elementare, l’adolescenza e le autonomie ecc.) e
plessità che le contraddistingue, conseguenza da un sulle preferenze del bambino e della famiglia.
lato della specificità dello sviluppo e degli intrecci Inoltre, benché le disabilità dello sviluppo rap-
tra le sue componenti già sopra ricordati, dall’altro presentino per definizione disturbi cronici, le pa-
dei numerosi contesti coinvolti e delle loro diverse tologie che le hanno determinate o quelle presenti
priorità e interazioni, ma anche degli effetti delle in comorbilità possono essere soggette a periodiche
numerose comorbilità spesso presenti. I diversi riacutizzazioni, che vanno adeguatamente gestite
aspetti citati interagiscono tra loro secondo modalità ponendo contemporanea attenzione alla compo-
non lineari, che facilmente determinano effetti espo- nente acuta e specifica e alle caratteristiche e ne-
nenziali, in positivo o in negativo, dei quali è fon- cessità della disabilità di sviluppo presente.
damentale tenere conto nella strutturazione degli
interventi. In una fase della vita critica per lo svi- Le implicazioni generali per l’intervento
luppo, si pone trasversalmente e a lungo nel tempo Nelle disabilità dello sviluppo, la riabilitazione è
una molteplicità di problemi assistenziali che non un processo complesso teso a promuovere nel
sono di pertinenza esclusiva di singole professionalità bambino e nella sua famiglia la migliore qualità
e che richiedono risposte multispecialistiche, multi- di vita possibile. Gli aspetti generali sono bene
professionali e soprattutto negoziali. delineati dal Manifesto per la Riabilitazione del
Elemento critico ai fini della buona qualità del- bambino, del 2000, approvato dalla SINPIA (So-
l’assistenza divengono quindi il coordinamento e cietà Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e
l’integrazione tra servizi e professionalità distinte dell’Adolescenza) e dalla SIMFER (Società Italiana
chiamati a intervenire nei diversi momenti di uno di Medicina Fisica e Riabilitativa).
stesso percorso evolutivo della patologia, attraverso La riabilitazione è composta di interventi integrati
reti assistenziali integrate. di rieducazione, educazione e assistenza.
La contemporanea presenza di più servizi/istitu- La rieducazione è competenza del personale sani-
zioni/professionalità intorno al bambino, con tario e ha per obiettivo lo sviluppo e il migliora-

76
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

mento delle funzioni adattive. Rappresenta un pro- • la dotazione di personale e attrezzature nei ser-
cesso discontinuo e limitato nel tempo che deve vizi, adeguata per la prevalenza dei vari tipi di
necessariamente concludersi quando, in relazione disabilità, i livelli minimi di assistenza, il livello
alle conoscenze più aggiornate sui processi biologici del servizio;
del recupero, per un tempo ragionevole non si ve- • l’approccio globale e non settoriale e la neces-
rifichino cambiamenti significativi né nello sviluppo sità di ottenere la massima collaborazione dai
né nell’utilizzo delle funzioni adattive. piccoli pazienti;
L’educazione è competenza della famiglia, del per- • il riferimento costante nell’operatività alle mi-
sonale sanitario e dei professionisti del settore e ha gliori evidenze scientifiche e Linee guida na-
per obiettivo sia la preparazione del bambino a zionali e internazionali;
esercitare il proprio ruolo sociale (educare il bam- • l’utilizzo di strumenti standardizzati e adeguati
bino con disabilità), sia la formazione della comu- di valutazione, inquadramento funzionale, va-
nità, a cominciare dalla scuola, ad accoglierlo e lutazione di outcome;
integrarlo socialmente (educare il bambino con • l’attenzione mirata alla tutela della salute men-
disabilità), per aumentarne le risorse e accrescere tale dei ragazzi e delle famiglie;
l’efficacia del trattamento rieducativo. • l’attenta calibrazione degli interventi che ruo-
L’assistenza ha per obiettivo il benessere del bambino tano intorno al bambino e alla famiglia;
e della sua famiglia ed è competenza del personale • la valutazione e rivalutazione del trattamento
sanitario e degli operatori del sociale. Essa deve ac- riabilitativo in atto e dei suoi obiettivi [Progetto
compagnare senza soluzioni di continuità il bambi- Riabilitativo e Programmi Riabilitativi Indivi-
no e la sua famiglia sin dalla diagnosi di disabilità. duali (PRI)];
Elementi fondanti l’intervento sono quindi: • la frequenza, intensità e durata dei singoli trat-
• una rete coordinata di servizi specialistici speci- tamenti adeguate alla specifica disabilità e alle
fici per le disabilità dello sviluppo in età evolu- finestre terapeutiche proprie dell’età evolutiva;
tiva, organizzata in più livelli, in modo da ga- • la trasmissione di competenze e formazione ai
rantire i livelli differenziati di risposte necessari; contesti di vita (famiglia, scuola, contesti di vita
• la presenza diffusa di primi livelli specialistici allargati);
che includano attività ambulatoriali e semire- • l’attivazione della figura del casemanager;
sidenziali e in alcuni casi domiciliari; • lo stretto raccordo con i PLS e gli MMG;
• la declinazione delle caratteristiche dei servizi • la presenza di analoghi servizi per la disabilità
di alta specialità per le disabilità dello sviluppo, dello sviluppo in età adulta;
i loro compiti, i bacini di utenza, i criteri di • l’interazione stabile con le reti formali e infor-
appropriatezza del ricovero ospedaliero (rico- mali del territorio;
vero ordinario e day-hospital), le modalità di • la presenza di strutture residenziali o di sollievo
invio/restituzione rispetto ai servizi di primo temporaneo, in raccordo con il sociale.
livello e ai Centri per acuzie;
• la presenza all’interno di tutti i servizi di team Elementi di qualità di una rete integrata per
multiprofessionali stabili e dedicati per indi- le disabilità dell’età evolutiva
rizzare in modo integrato tutti i momenti del
processo riabilitativo; A seguito delle Linee guida del 1998, alcune Re-

77
Ministero della Salute

gioni hanno codificato modelli integrati di rete quisire le necessarie prestazioni riabilitative;
finalizzata ad alcune disabilità dell’età evolutiva • le funzioni necessarie al secondo livello (Spoke
di più elevata frequenza e impatto medico-sociale B) sono costituite dalle consulenze espresse da
come le disabilità motorie. Si riporta il modello più servizi specialistici, territoriali o ospedalieri;
organizzativo della Regione Emilia Romagna per • le funzioni di Hub vengono svolte da Centri
la riabilitazione delle gravi disabilità neuromotorie che erogano interventi di approfondimento
in età evolutiva (DGR n. 138 dell’11/02/2008): diagnostico-funzionale e terapeutici-riabilitativi
• la rete complessiva per la disabilità dello svi- di alta specialità, necessariamente di breve du-
luppo deve poter fornire agli utenti (bambino rata, specifici per le diverse disabilità dello svi-
e famiglia) tempestività dell’intervento, livelli luppo, con riferimento ai quadri più complessi.
operativi adeguati alla complessità dell’inter- Possono quindi coincidere con le Unità per le
vento stesso, equità di accesso; Gravi Disabilità dell’Età Evolutiva (UGDE)
• il modello organizzativo regionale e locale deve definite delle Linee guida del 1998;
poter supportare percorsi riabilitativi coordi- • è importante che l’Hub possa disporre di posti
nati; letto di alta specialità riabilitativa, in ricovero
• la concentrazione degli interventi terapeutici ordinario e day-hospital. I criteri di appropria-
a carattere continuativo nelle strutture distret- tezza per i ricoveri devono essere bene indicati,
tuali e territoriali (Spoke) e di quelli a maggiore tenendo conto della specificità dei quadri cli-
complessità in Centri di eccellenza (Hub), at- nici delle disabilità dello sviluppo;
traverso un sistema di invio e restituzione; • il Centro Hub ha inoltre i seguenti compiti:
• il coordinamento delle strutture e funzioni - mettere a disposizione delle altre strutture
della rete è un elemento essenziale della qualità della rete competenze utili alla gestione cli-
del sistema; nica dei pazienti presi in carico, attraverso
• la rete definisce l’adozione dei criteri di out- attività di consulenza diretta, di outreach e
come in base alla letteratura specifica per le di informazione/formazione del personale
disabilità dello sviluppo e ai principi basati medico e tecnico,
sulla medicina dell’evidenza; - prendere momentaneamente in carico i pa-
• la rete prevede gli strumenti per il raccordo; zienti la cui complessità clinica giustifichi
• le strutture specialistiche di primo livello di ria- l’intervento del Centro Hub,
bilitazione infantile (Spoke A) hanno in carico i - fornire un “secondo parere”,
bambini con disabilità dello sviluppo; sono la - promuovere e coordinare le attività di pre-
porta d’accesso alla rete e a esse compete garantire venzione, informazione, sensibilizzazione ed
l’univocità della “presa in carico”, attraverso la educazione nel campo delle patologie disa-
condivisione in equipe multiprofessionale (neu- bilitanti dell’infanzia,
ropsichiatra infantile, psicologo dell’età evolutiva, - raccogliere, elaborare e condividere con gli altri
fisioterapista, terapista della neuro- e psicomo- Centri della rete i dati del sistema informativo
tricità dell’età evolutiva, logopedista, altri pro- relativi alle disabilità dello sviluppo della Re-
fessionisti dell’area della riabilitazione ecc.) della gione e curare la tenuta dei relativi registri,
progettazione dell’intervento riabilitativo e i ne- - attività di aggiornamento e di perfeziona-
cessari collegamenti funzionali e offrire e/o ac- mento,

78
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

- fungere da Centro di riferimento per la ri- - terzo livello: day-hospital, day-service, Cen-
chiesta di ricoveri all’estero su problematiche tro diurno (terapeutico-riabilitativo o solo
di riabilitazione delle gravi disabilità dello diagnostico),
sviluppo. - quarto livello: riabilitazione intensiva resi-
denziale,
La riabilitazione in ambito metabolico - quinto livello: UO per acuti o ricovero H24.
Le diverse strutture presenti nei differenti livelli
La riabilitazione metabolica è l’insieme degli in- assistenziali sono funzionali alle esigenze del pa-
terventi volti a un recupero funzionale di pazienti ziente e sono la risultante delle diverse evoluzioni
con alterazioni primitive o secondarie del meta- della programmazione sanitaria che si sono avute
bolismo energetico. L’obesità è una condizione in ogni Regione. È essenziale che venga creata
caratterizzata da un aumento di massa grassa su- una stretta rete di collaborazione con i MMG, i
periore al 25% nell’uomo o al 35% nella donna PLS e con i SIAN, nonché con altre strutture,
di media età, che rappresenta un rischio per lo per acuti o riabilitative, in cui siano presenti Unità
stato di salute. Per convenzione, a fini epidemio- Operative di Endocrinologia, Cardiologia, Pneu-
logici, si classifica come obeso un soggetto con mologia, Ortopedia, Chirurgia Bariatrica.
un indice di massa corporea o body mass index
(IMC o BMI) > 30 kg/m2, ma è importante di- Modalità di accesso
sporre anche di qualche indice di composizione
corporea. L’obesità è la risultante di un’interazione Il percorso del paziente obeso prevede un corretto
tra componenti genetiche, in particolare nelle inquadramento diagnostico e terapeutico multi-
forme di obesità gravi (IMC > 40 kg/m2) e a in- dimensionale e la definizione dell’appropriatezza
sorgenza precoce, e ambientali o comportamentali in regime di degenza ordinaria per le condizioni
quali l’eccessivo introito calorico e il ridotto mo- che meritano una valutazione e un trattamento a
vimento. Nota è la relazione tra IMC e gravità livello ospedaliero. Il PRI viene stilato dal medico
delle disabilità nelle attività quotidiane della vita specialista in riabilitazione di riferimento (case-
con incidenza sui costi economici e sociali. manager) di concerto con tutte le componenti
Le caratteristiche della riabilitazione metabolica professionali del team multidisciplinare e condi-
sono: viso con il paziente.
• approccio multidisciplinare integrato, che coin- Trattandosi di una patologia cronica con disabilità
volge fisiatri, internisti, endocrinologi, cardio- permanenti, sono previsti criteri atti a definire la
logi, pneumologi, gastroenterologi, nutrizio- necessità di accessi riabilitativi multipli nel tempo.
nisti, psichiatri, psicologi, dietisti, fisioterapisti
e infermieri; Principi operativi
• gestione a più livelli assistenziali (setting mul-
tipli): • Fase valutativa che comprende una valutazione
- primo livello: medicina generale e Servizi di multidisciplinare di:
Igiene Alimenti e Nutrizione (SIAN), - stato di nutrizione (bilancio energetico, com-
- secondo livello: ambulatorio specialistico in posizione corporea, parametri biologici, sta-
rete interdisciplinare, tus infiammatorio);

79
Ministero della Salute

- status psichico (disturbi dell’alimentazione, motivazionale).


disturbi dell’immagine del corpo, indici di • Nursing riabilitativo: interventi svolti da infer-
psicopatologia, qualità di vita); mieri e diretti a:
- funzionalità motoria e problematiche osteo- - migliorare le risposte dei pazienti a malattie
articolari, rischio cardiovascolare respiratorio, croniche, disabilità e stili di vita;
profilo endocrinologico. - potenziare i supporti e i compensi ambientali
• Avvio di un progetto riabilitativo attraverso l’ap- e sociali;
plicazione di un programma multidisciplinare - proteggere e stimolare le capacità funzionali
integrato: e relazionali al fine di migliorare la parteci-
- intervento nutrizionale finalizzato a: pazione alle attività riabilitative e ai pro-
a) ottenere un calo ponderale pari almeno al grammi assistenziali.
10% a lungo termine con preservazione Il progetto di riabilitazione metabolica può essere
della massa magra, integrato, secondo le necessità, con una terapia
b) ricostruire durevolmente corrette abitudini farmacologica, chirurgica e psicoterapeutica.
alimentari (qualità, quantità, ritmo),
c) ottenere una compliance del paziente; Riabilitazione in ambito metabolico
- intervento riabilitativo motorio finalizzato a: nell’obesità infantile e giovanile
a) riattivare strutture muscolari ipotoniche
e ipotrofiche per l’inattività e recuperare La definizione di obesità in età evolutiva si basa
mobilità articolare, sull’utilizzo dei percentili dell’IMC, dove il per-
b) migliorare la performance cardiocircola- centile dell’IMC coincidente a 25 kg/m2 a 18
toria e respiratoria, anni è il cut-off per il sovrappeso e il percentile di
c) aumentare il dispendio energetico, IMC coincidente a 30 kg/m2 a 18 anni è quello
d) aumentare il rapporto massa magra/massa per l’obesità. Si adottano a tale scopo le carte na-
grassa. zionali di riferimento per altezza, peso e IMC.
• Educazione terapeutica e sanitaria: interventi Per meglio evidenziare l’entità della massa magra
psicopedagogici e psicoterapeutici, diretti a: è auspicabile la contemporanea misurazione delle
- informare sui comportamenti corretti del- pliche cutanee.
l’alimentazione e dell’attività fisica;
- allenare alla gestione e all’autocontrollo del- Criteri e modalità di accesso
l’alimentazione, dell’attività fisica, dei mo-
menti di stress e ansia; I criteri e le modalità di accesso nell’età infantile/
- migliorare il rapporto con il corpo e la sua giovanile, così come la formulazione del percorso
immagine e aumentare la conoscenza delle terapeutico-riabilitativo, sono gli stessi di quelli
principali condizioni associate; dell’adulto.
- insegnare il controllo di semplici parametri Rispetto all’adulto, gli interventi nutrizionali, psi-
clinici (glicemia, pressione arteriosa); copedagogici e psicoterapeutici prevedono il coin-
- aumentare il senso di responsabilità nella volgimento della famiglia mediante tecniche in-
malattia e cura; dividuali e/o di gruppo, con lo scopo di migliorare
- favorire la compliance terapeutica (intervista la consapevolezza della malattia e la compliance
al percorso di cura e riabilitazione.

80
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

copatologia, funzionalità motoria;


Patologie associate all’obesità • il programma riabilitativi include: a) un inter-
vento medico, b) un intervento nutrizionale, fi-
L’obesità favorisce l’insorgenza di diverse malattie nalizzato al recupero ponderale, a ripristinare
croniche, che ne rendano particolarmente com- corrette abitudini alimentari e a ottenere la com-
plessa la gestione che non si limita alla mera per- pliance del paziente, c) un programma di riedu-
dita di peso o al ritardo della progressione di ma- cazione funzionale e ricondizionamento fisico,
lattia. La presenza di condizioni di instabilità cli- per riattivare strutture muscolari ipotoniche e
nica o di patologie associate, anche in assenza di ipotrofiche, migliorare la performance cardio-
un’urgenza medica, precludono lo svolgimento di respiratoria, migliorare il bilancio energetico e il
un adeguato programma riabilitativo. Può quindi rapporto massa magra/massa grassa, d) un pro-
essere indispensabile una presa in carico prelimi- gramma di educazione con interventi psicope-
nare in ambiente specialistico, finalizzata alla va- dagogici e psicoterapeutici focalizzati all’infor-
lutazione internistica e metabolica del paziente e mazione sui comportamenti alimentari corretti,
all’ottimizzazione della terapia farmacologica. alla gestione dei momenti di stress e ansia, al
contrasto delle pratiche improprie di controllo
Disturbi del comportamento alimentare (DCA) del peso, al miglioramento del rapporto con il
I disturbi del comportamento alimentare (eating corpo e della sua immagine, e) programmi di
disorders) vengono attualmente classificati in ano- nursing riabilitativo rivolti a migliorare le risposte
ressia nervosa (AN), bulimia nervosa (BN) e di- dei pazienti a stili di vita inadeguati per suppor-
sturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati tare i compensi ambientali e sociali e preservare
(DANAS), detti anche atipici; essi necessitano di e stimolare le capacità funzionali e relazionali.
un trattamento multidisciplinare e possono essere Sulla base della letteratura e dell’esperienza acquisita
oggetto di programmi riabilitativi. da diversi gruppi di lavoro in Italia, è stato costruito
I DCA sono malattie caratterizzate da una pato- uno strumento per la valutazione dell’appropria-
genesi multifattoriale e da una presentazione clinica tezza dell’accesso in ricovero riabilitativo intensivo
complessa e variabile (con manifestazioni psichia- di soggetti affetti da DCA: Scheda SISDCA di Ap-
triche e mediche). Altrettanto complesso (interdi- propriatezza della Riabilitazione Metabolico Nu-
sciplinare e integrato) deve essere l’approccio tera- trizionale Psicologica del paziente con DCA (SSA-
peutico-riabilitativo, in fase sia di valutazione sia RMNP•DA). In caso di DCA grave, dopo ricovero
di trattamento. Il percorso prevede due momenti: intensivo o day-hospital psichiatrico-nutrizionale
• la fase diagnostica prevede la valutazione di: stato il paziente può essere inserito in un programma
di nutrizione, bilancio energetico (comporta- riabilitativo sul territorio. Questo può risultare ef-
mento alimentare, livello di attività fisica), com- ficace nei pazienti anoressici e bulimici che pre-
posizione corporea, parametri biologici correlati sentano una difficoltà, temporanea o permanente,
alla diminuzione della massa grassa e della massa a mantenere gli obiettivi prefissati nel programma
magra, rischio cardiovascolare, profilo endocrino, riabilitativo individuale. Elementi distintivi rispetto
status psichico mediante strumenti psicometrici al ricovero riabilitativo intensivo sono la maggiore
per la valutazione di disturbi dell’alimentazione durata, la minore comorbidità somatica gestita da
e dell’immagine corporea, indici plurimi di psi- educatori e operatori sociosanitari (OSS) e l’ap-
proccio di tipo psicoeducativo.

81
Ministero della Salute

dello bio-psico-sociale, si fa carico del ripristino


Misure di esito e di processo specifiche dell’integrità o del miglioramento di tutte le fun-
per la riabilitazione in ambito metabolico zioni lese dal tumore o dai suoi trattamenti e pren-
dendosi carico della Persona in tutte le fasi della
Sulla base del modello bio-psico-sociale, sono stati malattia, ne garantisce in ultima analisi la migliore
messi a punto un Core-set e una nuova Checklist qualità possibile della vita. Il PRI è un parametro
per pazienti obesi dalla cui applicazione è stato multidimensionale, che, come implicito nel ter-
possibile evidenziare un profilo specifico di disa- mine stesso, va di volta in volta personalizzato,
bilità (deficit nella mobilità e nella cura di sé, dif- perché unico è l’individuo che viene curato.
ficoltà delle relazioni con estranei o relazioni in- Il Team Riabilitativo coordinato dallo Specialista
time, problemi lavorativi o attività ricreative). in Riabilitazione è composto da una serie di pro-
Queste informazioni possono essere di aiuto nello fessionisti con diverse aree di competenza che ven-
sviluppare misure di prevenzione primaria e se- gono coinvolti a seconda delle disabilità presenti,
condaria e nell’identificare fattori ambientali ne- dei setting riabilitativi e del contesto psicosociale.
cessari a migliorare gli obiettivi riabilitativi. La malattia neoplastica, con la variabilità del suo
comportamento clinico, mostra una peculiarità
Qualità della vita che la rende unica rispetto alle altre patologie in
Le informazioni fornite dal paziente stesso, attra- cui la riabilitazione è coinvolta. Il percorso dia-
verso questionari di QoL percepita, possono gui- gnostico terapeutico è estremamente variabile, in
dare le scelte terapeutiche e fornire indicazioni considerazione del tipo di tumore, della localizza-
sui cambiamenti percepiti a livello individuale. zione, dell’aggressività, della stadiazione, dell’età
del paziente, delle comorbidità, del livello culturale,
La riabilitazione in ambito oncologico sociale, familiare e ambientale, e richiede una pia-
nificazione altamente personalizzata e continua-
Il modello di assistenza alla Persona con malattia mente riadattata in funzione dell’andamento della
oncologica è cambiato negli anni e sempre mag- malattia e dei suoi trattamenti. Il paziente potrà
giore è l’attenzione al valore della qualità di vita. andare incontro a guarigione, a fasi prolungate di
In virtù delle sue competenze specifiche e delle malattia dopo il trattamento, a cronicizzazione, a
sue metodologie di lavoro basate sull’approccio fasi di ripresa di malattia, fino alla fase terminale e
globale e sul problem solving, la riabilitazione, se durante tutte queste fasi può presentare disabilità
coinvolta in tutto il percorso assistenziale, può diverse divisibili schematicamente in due gruppi:
contribuire in modo determinante al persegui- • disabilità comuni a tutti i tipi di neoplasie,
mento di questo obiettivo. Un’efficace terapia anti- che si possono manifestare dall’esordio fino
tumorale, infatti, non può prescindere da una pre- all’exitus, spesso legate a cause iatrogene;
coce presa in carico riabilitativa globale che preveda • disabilità caratteristiche dell’organo/tessuto o della
una completa integrazione con chi si occupa del funzione interessata dal processo neoplastico, pre-
piano terapeutico strettamente oncologico e chi si senti più spesso nelle prime fasi di malattia.
occupa della terapia di supporto e delle cure di so- In relazione all’andamento delle fasi di malattia e
stegno. La medicina riabilitativa quindi, utilizzando alle disabilità a esse correlate emerge la necessità
come strumento operativo il PRI basato sul mo- che la presa in carico riabilitativa debba seguire

82
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

questi pazienti durante tutto l’iter della malattia, percorsi terapeutici deve essere una delle caratte-
approccio, questo, precoce e continuativo indi- ristiche della riabilitazione per i pazienti con pa-
spensabile a emendare la disabilità o in alternativa tologia neoplastica.
a mettere in atto strategie adattive e compensatorie Gli obiettivi e le tecniche degli interventi riabili-
per evitare la stabilizzazione dei danni, per otti- tativi per i pazienti con disabilità per patologia
mizzare il recupero funzionale, per ridurre i tempi neoplastica non differiscono da quelli dei pazienti
di degenza, garantendo una migliore tollerabilità con disabilità causate da altre malattie. Essi mirano
dei trattamenti da attuare e reinserendo la Persona al suo contenimento, al raggiungimento della mas-
con malattia nel suo contesto sociofamiliare con i sima autonomia possibile entro i limiti imposti
massimi livelli di attività e partecipazione possibili. dalla malattia e dal suo trattamento e da fattori
Questo fa sì che la riabilitazione si possa trovare a familiari, sociali, ambientali ed economici.
intervenire di volta in volta in setting di cura diversi
di altre specialità, in particolare nei reparti per acuti, Percorsi riabilitativi
al momento della diagnosi, stadiazione e tratta-
mento chirurgico e comunque tutte le volte che si Nei percorsi riabilitativi che seguono sono riportati
verifichino condizioni di instabilità clinica, per ri- i principali programmi riabilitativi delle patologie
presa di malattia o per complicanze legate ai trat- neoplastiche più frequenti: tumore del polmone,
tamenti chemio- e radioterapici e nei reparti di della mammella, del colon-retto, dell’apparato uro-
medicina palliativa e negli hospice nella fase termi- genitale, della cute e melanoma, del distretto cer-
nale. In tutte le altre fasi del percorso terapeutico vico-cefalico, del sistema nervoso centrale e dello
la medicina riabilitativa è in grado di diversificare i scheletro. I programmi, all’interno dei percorsi,
setting che le sono propri per garantire, secondo sono suddivisi, per necessità di schematizzazione,
criteri di appropriatezza, le modalità di trattamento in base alla localizzazione iniziale della malattia e
adeguate a ciascun paziente nella sua interezza bio- alle relative fasi di trattamento, secondo la classifi-
psico-sociale. I setting utilizzati sono quelli propri cazione dell’American Cancer Society (2001). La I
della medicina riabilitativa: il reparto di riabilita- fase è quella del periodo pre-trattamento, la II fase
zione intensiva ed estensiva, il day-hospital e l’am- è quella di trattamento, la III fase è quella del
bulatorio. Questi devono essere, come già accade post-trattamento o degli esiti. Le fasi IV e V, fasi
in alcune Regioni, integrati fra loro a costituire la di ripresa di malattia e terminale, sono caratteriz-
rete riabilitativa, incardinata in un Dipartimento zate da disabilità comuni a tutti i tipi di tumore.
di Riabilitazione, in modo da collegare le strutture Le disabilità più frequenti in queste fasi sono legate
centrali, ospedale, con il territorio, indicando la alla comparsa di localizzazioni secondarie a carico
modalità organizzativa ottimale che possa permet- del sistema nervoso centrale e dello scheletro (per
tere la gestione appropriata dei percorsi di cura nel queste ultime è stato riportato il relativo percorso),
rispetto del diritto di tutela alla salute del paziente, agli effetti tardivi collaterali della radioterapia, agli
pianificando gli interventi riabilitativi in termini eventuali cicli ripetuti della chemioterapia oltre
preventivi, terapeutici e di counseling. alla progressione finale della malattia.
Nell’ambito proprio dell’attività territoriale si deve I disturbi che riguardano la sfera affettiva, emo-
articolare la sinergia tra riabilitazione medica e zionale e psicosociale possono essere presenti in
gli interventi socioassistenziali. La flessibilità dei tutti i tipi di malattia neoplastica, in tutte le fasi

83
Ministero della Salute

del percorso diagnostico terapeutico. La presenza L’intervento riabilitativo prevede programmi ria-
di una figura professionale dedicata è indispensa- bilitativi di attività motoria, individuale/gruppo,
bile nel team multidisciplinare. di attività aerobica, prescrizione ausili/ortesi.
I disturbi nutrizionali possono anch’essi essere Nel caso dei tumori in età infantile è importante
presenti nei vari tipi di patologia neoplastica, nelle puntualizzare due aspetti che caratterizzano la presa
differenti fasi di malattia e pertanto anch’essi de- in carico riabilitativa del bambino e ne sottolineano
vono essere adeguatamente valutati e trattati dal la primaria importanza: il danno si manifesta in
team multiprofessionale. età evolutiva con gravi ripercussioni sul normale
Fisiologicamente la “fatica” è descritta come processo di sviluppo psicofisico del bambino e di
un’inabilità nel mantenere i normali livelli di ren- conseguenza la disabilità che ne deriva può essere
dimento dovuta a una maggiore percezione dello maggiore rispetto all’adulto, e di contro l’aspetta-
sforzo. La fatica correlata al cancro è un “persi- tiva di vita nel bambino curato è superiore rispetto
stente e soggettivo senso di stanchezza ed esauri- all’adulto, con maggiore impatto familiare, sociale
mento correlato al cancro e al suo trattamento ed economico. In questi pazienti la riabilitazione
che non è proporzionale alla recente attività e che ha l’obiettivo nel lungo termine di accompagnare
interferisce con le usuali attività”. il bambino lungo il percorso di accrescimento per
Gli obiettivi del trattamento riabilitativo sono giungere all’età adulta con la maggiore autonomia
contrastare gli effetti della fatica attraverso pro- e migliore qualità di vita possibile.
grammi mirati e individualizzati per ciascun pa- Come nell’adulto, anche in età pediatrica la presa
ziente, nelle diverse fasi di malattia, attraverso in carico riabilitativa deve essere programmata e
l’esercizio terapeutico, nelle sue diverse formula- pianificata dal team e gli interventi devono essere
zioni. La personalizzazione del PRI deve avvenire programmati e seguono l’adattamento del bam-
attraverso una presa in carico globale che tenga bino alle richieste che la sua crescita e i compiti a
conto delle disabilità concomitanti, del quadro essa connessi pongono (es. frequenza scolastica,
clinico generale, spesso compromesso per gli effetti apprendimento) con l’obiettivo di raggiungere il
collaterali dei trattamenti effettuati, delle aspet- massimo dell’autonomia possibile (ADL, IADL)
tative del paziente e dei suoi familiari. I criteri di e la migliore qualità di vita possibile.
inclusione prevedono che possano essere sottoposti Nella fase acuta l’intervento riabilitativo sarà effet-
a trattamento riabilitativo tutti i pazienti, durante tuato nella struttura ospedaliera dove il paziente
tutto il percorso terapeutico, indipendentemente viene trattato, con l’obiettivo di recupero delle fun-
dai trattamenti effettuati. Costituiscono criteri di zioni lese e la prevenzione/limitazione dei danni se-
esclusione la progressione di malattia e/o patologie condari. Successivamente, in fase di stabilizzazione
concomitanti e/o esiti invalidanti iatrogeni che delle condizioni cliniche, il paziente può essere trat-
influiscano sullo stato clinico generale in modo tato in day-hospital, in ambulatorio o a domicilio
tale da non permettere l’esecuzione di un pro- in funzione dei bisogni riabilitativi, dei servizi pre-
gramma di esercizio terapeutico con ragionevole senti sul territorio e delle necessità del bambino e
beneficio. dei caregiver. In questa fase è necessaria l’integrazione
Per la valutazione vengono utilizzate: il 6MWT, tra la riabilitazione e gli interventi socioassistenziali.
la scala di Borg e consumo energetico, 0-10 Fatigue In attesa di concretizzare una rete nazionale per il
rating scale, MFI-20, Brief fatigue inventory, SF12. paziente affetto da patologia neoplastica, deve es-

84
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

sere garantita la continuità del percorso di cura, specialistica fisiatrica, rieducazione motoria e co-
attraverso l’applicazione di protocolli integrati gnitiva, prestazioni di psicologia clinica, di recupero
mediante accordi di programma gestiti a livello delle funzioni sessuali e della capacità riproduttiva,
regionale/ASL e in tutti i casi il percorso va orga- prestazioni a carattere educativo per la gestione
nizzato secondo accordi tra strutture e Unità Ope- dei presidi e delle complicanze delle menomazioni
rative in base a criteri di appropriatezza sulla scorta viscero-sfinteriche (disfagia, alimentazione per vie
di indicatori bio-medico-funzionali condivisi. artificiali, ritenzione-incontinenza vescicale, turbe
La condizione di “maggiore fragilità” del paziente di transito e di controllo sfinterico-intestinale).
con disabilità per patologia neoplastica può con- In conclusione è opportuno sottolineare la neces-
siderarsi un’associazione di comorbidità intera- sità di potenziare la cultura della riabilitazione,
genti, qualificate non tanto o non solo per un predisporre l’integrazione funzionale e operativa
criterio di gravità, ma dal loro impatto sulla disa- dei suoi diversi setting con la rete oncologica, la
bilità e sul percorso riabilitativo. rete delle cure palliative e la rete di terapia antal-
La loro presenza può essere evidenziata da: gica, predisporre una serie di percorsi facilitati e
• indicatori bio-medici (es. indici ematici: pia- dedicati a questi pazienti, raccogliere i dati corre-
strine, leucopenia ecc.); lati, con la necessità di impegno di risorse negli
• presenza e/o necessità di alcuni accessi e/o pro- anni futuri verso le disabilità acute e disabilità
cedure strumentali (Port a Cath, CVC, CV, croniche correlate con la patologia neoplastica.
SNG, PEG, tracheocannula, ossigenoterapia,
ventilazione mininvasiva, stomie, dialisi, lesioni La riabilitazione delle Persone
da pressione ecc.) con malattie respiratorie
La quantificazione dell’impatto può essere letta
come richiesta di maggiore assistenza professionale Il contesto sanitario
anche non specializzata (addestramento-assistenza
per ileo colostomie), maggiore assistenza profes- Secondo il Rapporto 2001 dell’OMS le patologie
sionale specializzata (monitoraggio periodico dei respiratorie rappresentano in Europa la 5a causa
parametri di ventilazione), procedure che richie- di disabilità. In Italia, le malattie dell’apparato re-
dono un cambiamento del setting. spiratorio rappresentano la terza causa di morte e,
A seconda della casistica prevalente, sulla scorta di queste, la broncopneumopatia cronica ostruttiva
di quanto delineato nei percorsi del presente do- (BPCO) [inclusa l’asma] rappresenta il 55% (dati
cumento, va implementato l’uso sistematico di GOLD 2005). La riabilitazione respiratoria è un
Indicatori “generali” a testimonianza della condi- programma multidisciplinare di cure per i pazienti
zione funzionale-disabilità/outcome e di perce- sintomatici con patologie respiratorie croniche o
zione della qualità di vita correlata alla patologia: post-acute adattato individualmente e designato a
Barthel, ECOG, Karnofsky, SF12, EORTC. Gli ottimizzare la condizione fisica e i sintomi e a mi-
stessi indicatori possono essere utilizzati come in- gliorare la qualità della vita e la partecipazione alle
dicatori di outcome. attività sociali. Le strategie attualmente impiegate
Sono peraltro da ritenersi indispensabili nell’am- nei programmi di riabilitazione respiratoria sono
bito riabilitativo dei pazienti con patologia neo- da considerare a tutti gli effetti parte integrante ed
plastica le seguenti prestazioni: visita e valutazione essenziale nella terapia. I programmi di riabilita-

85
Ministero della Salute

zione respiratoria hanno documentata efficacia an- torie croniche è caratterizzato da un progressivo
che in situazioni di riacutizzazione e recidive delle declino con comparsa di effetti sistemici e di nu-
patologie croniche, situazioni in cui si può riuscire merose comorbilità. Possiamo pertanto indivi-
a contenere lo sviluppo di disabilità secondarie. duare 4 fasi evolutive delle patologie respiratorie:
• una fase del soggetto sano a rischio;
Descrizione della condizione patologica • una fase del paziente con diagnosi di patologia
respiratoria conclamata ma ancora iniziale;
L’elenco delle più attuali e principali indicazioni • una fase del paziente con patologia conclamata
alla riabilitazione respiratoria comprende: le malattie e comparsa di dipendenza (ridotta tolleranza
croniche delle vie aeree, le malattie croniche del pa- allo sforzo, dispnea durante le attività quoti-
renchima polmonare, le malattie neuromuscolari e diane, depressione e isolamento sociale, fre-
della gabbia toracica, l’insufficienza respiratoria cro- quenti riacutizzazioni, ospedalizzazioni, neces-
nica da qualunque causa, l’ipertensione polmonare, sità di prescrizione di ossigenoterapia e venti-
i disturbi respiratori sonno-correlati (DRSC), i po- lazione domiciliare);
stumi di insufficienza respiratoria acuta, acuta su • una fase del paziente con necessità legate alla
cronica e problematiche di autonomia della respi- palliatività.
razione (weaning difficoltoso) e i pazienti pre- e
post-chirurgia toracica e addominale maggiore. Protocolli riabilitativi
nella condizione patologica
Componenti dell’intervento
Definizione e obiettivi generali
I pazienti vengono indirizzati a programmi indi- La “presa in carico” del paziente in ambito respi-
vidualizzati sulla base delle condizioni cliniche e ratorio garantisce l’integrazione con i servizi ter-
delle esigenze riabilitative, dopo la valutazione cli- ritoriali e la continuità terapeutica riabilitativa at-
nica e funzionale specifica. A tale scopo si utiliz- traverso l’ottimizzazione delle risorse umane e tec-
zano misure di funzione, disabilità e partecipa- nologiche e la promozione della collaborazione
zione/relazione validate e riconosciute dalla co- attiva tra i vari operatori.
munità scientifica internazionale. Gli obiettivi
sono il miglioramento a “breve termine” della di- Criteri di inclusione ed esclusione
sabilità determinata dalla patologia di base come Le indicazioni all’intervento riabilitativo speciali-
la dispnea, il controllo degli scambi respiratori e stico vengono valutate attraverso la verifica della
della disabilità complessiva come la tolleranza al- sussistenza di una condizione di disabilità tratta-
l’esercizio, lo stato nutrizionale, lo stato psicolo- bile e la relazione di causa e lo stato di necessità
gico, la qualità di vita e i miglioramenti a “lungo clinica che può prescindere dalla patologia d’or-
termine” quali l’eliminazione dei fattori di rischio gano. L’evento indice, che fa riferimento all’analisi
e una buona compliance ai trattamenti specifici. combinata del rischio clinico, della complessità
clinico-assistenziale, del grado di disabilità e della
Le fasi della condizione patologica situazione socioeconomica e residenziale del pa-
ziente, è chiaramente identificabile in tutti i pa-
L’andamento delle Persone con patologie respira- zienti che hanno avuto un evento respiratorio
acuto.

86
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

• persistenza al tabagismo;
Programmi riabilitativi • > 2 riacutizzazioni anno;
La definizione del PRI prevede la scelta delle atti- • pazienti con patologia neurologica e neuromu-
vità necessarie in funzione della valutazione ini- scolare evolutiva con interessamento respiratorio;
ziale, che consistono in attività comuni, quali: vi- • severa malnutrizione o obesità.
sita specialistica, esami ematochimici, strumentali Il paziente deve avere ragionevoli aspettative di
e ottimizzazione della terapia (pneumologo, in- recupero funzionale, della disabilità (tolleranza
fermiere), training fisico, attività educazionale e allo sforzo, dispnea durante le ADL), della non
di supporto psicologico (medico specialista, in- partecipazione sociale e nella riduzione delle sue
fermiere, tecnico, fisioterapista, dietologo/dietista, dipendenze.
psicologo). Attività complementari come l’alle- Al contrario, pazienti vengono esclusi se necessi-
namento dei muscoli respiratori o fisioterapia del tano di intervento acuto o con patologia psichia-
torace rappresentano ulteriori componenti della trica e turbe cognitive in fase di scompenso.
riabilitazione in pazienti selezionati, così come at- I criteri di ripetibilità del ciclo dipendono dalla
tività dedicate, quali l’utilizzo e la verifica dei pre- situazione clinica in evoluzione, direttamente cor-
sidi per la disabilità respiratoria e le procedure relati alla capacità residua di recupero e in relazione
per il weaning difficoltoso e il recupero delle au- alla capacità di proposta della rete riabilitativa
tonomie fisiche in pazienti gravi ospedalizzati. (presenza o meno di alternative come day-hospital,
domicilio ecc.)
Criteri di valutazione dei risultati
Le misure di funzione, disabilità e partecipazione/ Condizioni cliniche e funzionali. In base alla
relazione utilizzate per la valutazione di accesso alla complessità diagnostica, assistenziale e organizza-
riabilitazione respiratoria rappresentano al tempo tiva i pazienti candidati a riabilitazione respiratoria
stesso dei parametri per la misurazione dell’efficacia sono suddivisibili nelle categorie seguenti. A ogni
del programma. Si tratta, in tutti questi casi, delle fascia corrisponde un intervento terapeutico pro-
cosiddette misure “centrate sull’individuo”. porzionalmente graduato per complessità e per
consumo di risorse.
Modelli organizzativi e percorsi clinici • Fascia di Base:
- pazienti con insufficienza respiratoria cronica
Gruppi di accesso secondaria a patologie respiratorie, neuro-
Condizione di accesso/congruità. Vi è indicazione muscolari, cardiovascolari;
alla riabilitazione se il paziente proviene da ospedale - pazienti con malattie ostruttive croniche delle
per acuti, o è stato recentemente ospedalizzato per vie aeree (BPCO, asma cronico, bronchiet-
evento acuto, oppure su indicazione dello specialista tasie ecc.) in fase stabile o comunque non in
se presente uno dei seguenti criteri di priorità: insufficienza respiratoria acuta su cronica;
• peggioramento della dispnea secondo scala - pazienti con disturbi respiratori durante il
MRC (Medical Research Council ); sonno che richiedono trattamento con ven-
• paziente con ridotta tolleranza allo sforzo; tilazione meccanica a pressione positiva con-
• presenza di dispnea nelle attività della vita quo- tinua o terapia conservativa;
tidiana (ADL); - pazienti candidati a interventi di chirurgia

87
Ministero della Salute

toracica. lizzato all’igiene personale, alla mobilizzazione e


• Fascia Intermedia: alla sorveglianza, al controllo dell’alimentazione,
- pazienti con insufficienza respiratoria cronica al trattamento riabilitativo intensivo. In caso di
riacutizzata; non raggiungimento completo degli obiettivi il
- pazienti che richiedono terapia con ventila- programma prevede un’attenta preparazione alla
zione meccanica polmonare non invasiva domiciliarizzazione. Il risparmio di costi si aggira
acuta per episodio di insufficienza respirato- sull’ordine del 40% rispetto alla gestione dei me-
ria cronica riacutizzata; desimi pazienti in ambienti intensivi classici.
- pazienti sottoposti a ventilazione meccanica • Fascia della Palliatività:
invasiva per via tracheostomica provenienti - pazienti con patologie respiratorie di livello
dal proprio domicilio; molto avanzato con sintomi non remissibili;
- pazienti che richiedono impostazione di te- - pazienti con cattiva qualità della vita con
rapia con ventilazione meccanica polmonare non acceso a Hospice dedicati.
non invasiva domiciliare;
- pazienti con disturbi respiratori durante il Opportunità/trasportabilità (barriere, fruibilità)
sonno che richiedono impostazione di tera- Le opportunità di accesso a programmi di riabili-
pia con CPAP; tazione sono regolate da apposito registro di pre-
- pazienti con neuro-miopatie degenerative in notazione e dalla definizione di priorità cliniche,
ventilazione meccanica anche non invasiva. in linea con la programmazione sanitaria locale.
• Fascia Alta: La trasportabilità del paziente orienta l’accesso in
- pazienti provenienti dalla rianimazione che regime di ricovero ordinario o in day-hospital. Tutti
necessitano di monitoraggio e di cura respi- i locali sanitari, di ricreazione o di passaggio sono
ratoria per svezzamento difficoltoso; orientati a facilitare l’accesso e il movimento dei
- pazienti con IRC riacutizzata con ogni patolo- pazienti con problemi di difficoltosa trasportabilità.
gia respiratoria, cardiologica o neuromuscolare
ventilati per via tracheostomica provenienti da Modalità di accesso
ospedale per acuti (terapia intensive generali); Un efficace coordinamento tra strutture sanitarie
- pazienti trapiantati di polmone. per acuti e quelle riabilitative ha come risultato
Per far fronte alla richiesta di accoglimento di pa- un tempestivo adeguato trattamento del paziente
zienti afferenti alla Fascia Alta, i medici specialisti e un’ottimizzazione nell’impiego delle limitate ri-
hanno in atto da anni sperimentazioni di strutture sorse economiche e strutturali a disposizione del
intermedie semintensive respiratorie (weaning cen- Sistema Sanitario. Per l’accesso alla riabilitazione
ter/long term ventilatory unit) con la funzione di respiratoria viene pertanto data priorità ai pazienti
accogliere pazienti che provengono dalla rianima- provenienti dall’Unità di Terapia Intensiva, dalle
zione con residuo bisogno di monitoraggio, ven- Strutture Pneumologiche per acuti e dalle Divi-
tilazione meccanica, weaning e intensa assistenza sioni di Chirurgia Toracica e Cardiochirurgia.
infermieristica e fisiochinesiterapia, e pertanto
non accoglibili in contesti di degenza ordinaria. Strumenti di valutazione
I programmi riabilitativi sono orientati al nursing • Strumenti clinici:
assistenziale continuativo durante le 24 ore fina- - valutazione medica, meglio se multidiscipli-

88
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

nare (impostazione del progetto); in strutture per acuti;


- valutazione del fisioterapista (triage e impo- • miglioramento dell’autogestione clinica del pa-
stazione del programma); ziente e aumentata sopravvivenza.
- valutazione psicologica con eventuali misure Nella valutazione della qualità dei servizi erogati
di qualità della vita; in medicina riabilitativa appare indispensabile
- valutazione nutrizionale; l’utilizzo di indicatori di outcome, di processo e
- strumenti di disabilità (scala di Barthel); di pubblica utilità.
- strumenti di comorbidità (scala CIRS-5);
- strumenti di miglioramento dei sintomi ri- Raccomandazioni clinico-organizzative
feriti all’attività fisica mediante l’indice di di-
spnea transizionale (baseline dyspnea index, Tutti i pazienti dopo un episodio acuto di BPCO
transitional dyspnea index) e la scala di dispnea e insufficienza respiratoria cronica riacutizzata do-
(medical research council); si valuta il sintomo vrebbero essere avviati a programmi strutturati di
in rapporto alle attività di vita quotidiana. riabilitazione respiratoria e il programma deve
- strumenti di cattiva compliance all’uso dei adattarsi alle esigenze cliniche, socioculturali e lo-
farmaci prescritti o di device prescritti; gistiche del paziente, al fine di ridurre al minimo
- strumenti di impegno dei muscoli periferici la non aderenza e l’interruzione dell’intervento.
nel limitare la tolleranza allo sforzo. Per i pazienti clinicamente più complicati o in-
• strumenti funzionali: stabili si dovrebbero:
- Rx torace, prove di funzionalità respiratoria, • sviluppare programmi riabilitativi di alta spe-
emogasanalisi, polisonnografia (se indicata cializzazione e complessità, che comprendano
su base clinica), ECG a 12 derivazioni, er- servizi medici di elevato livello, con possibilità
gometria, test per il miglioramento della per- di trattare adeguatamente pazienti a rischio
formance fisica generale (test del cammino molto elevato e/o con gravi disabilità/comor-
dei 6 minuti). bilità, con un approccio multidisciplinare alla
cura e assistenza continua;
Indicatori di audit della riabilitazione • promuovere la diffusione di Linee guida e l’ag-
indipendentemente giornamento di tutti gli operatori coinvolti, con
dalla modalità organizzativa particolare attenzione ai MMG, agli pneumo-
logi dedicati alla cura del malato acuto, per
I benefici attesi dal processo riabilitativo sono: un’indicazione appropriata della riabilitazione
• stabilità del declino funzionale (grado di ostru- respiratoria, ai pazienti, per un maggiore coin-
zione delle vie aeree e/o di iperinflazione pol- volgimento e motivazione nella scelta delle op-
monare); zioni di cura più efficaci;
• miglioramento degli scambi gassosi e dei valori • colmare la carenza di offerta di servizi di riabi-
dei gas ematici, della disabilità con recupero litazione respiratoria adeguati alle diverse ne-
del decondizionamento muscolare e della tol- cessità assistenziali, in particolare, incremen-
leranza allo sforzo; tando la rete della riabilitazione respiratoria
• riduzione della dispnea durante le attività della ambulatoriale con la creazione di ambulatori
vita quotidiana e dei giorni di ospedalizzazione dedicati;

89
Ministero della Salute

• stimolare progetti e ricerche che prevedano la che all’interno di ogni rete pneumologica ospeda-
raccolta sistematica di indicatori di processo e liera sia presente un Centro di riferimento di riabi-
di outcome e la sperimentazione di protocolli litazione degenziale per la gestione della fase inten-
per la deospedalizzazione precoce sia dai reparti siva, con carattestiche di autonomia completa o
per acuti sia dalle strutture di riabilitazione re- (UO Complessa di Riabilitazione Respiratoria) o
spiratoria (home-based, telesorveglianza); parziale, quindi inserito in UO di Pneumologia
• incentivare la gestione del paziente respiratorio (UO Semplice di Riabilitazione Respiratoria). Tale
cronico secondo il modello del disease mana- Centro sarà Hub di struttura cardiotoracica e di
gement, consentendo un’adeguata implemen- strutture pneumologiche e internistiche ospedaliere
tazione dei programmi di riabilitazione e pre- dotate di TI, UTIR, UTIC. Inoltre, la continuità
venzione nel lungo termine. assistenziale e la gestione a medio e lungo termine
dello pneumopatico potranno essere garantite in
Setting assistenziale degenziale ambito di strutture dedicate integrate con il terri-
torio (Spoke).
Per garantire la continuità assistenziale, evitare du-
plicazioni di servizi e favorire i momenti di comu- La continuità delle cure
nicazione tra le diverse figure professionali è auspi-
cabile lo sviluppo di reti assistenziali in relazione La continuità delle cure risponde quindi all’esigenza
tra loro indipendentemente dalla loro collocazione di dover assicurare servizi assistenziali di alta qualità
fisica. Attraverso la rete si può spostare l’attenzione in termini di efficacia, efficienza e appropriatezza e
dalla singola prestazione all’intero percorso del pa- si rivolge a tutti quei pazienti affetti da patologie
ziente che può essere seguito, dai servizi diversi, in croniche progressive e comorbilità che richiedano
modo unitario attraverso la condivisione di sistemi un approccio continuativo e multidisciplinare, co-
informativi e di dati clinici e amministrativi, l’ado- ordinato, ininterrotto e integrato con le funzioni
zione di sistemi di technology assessment e manage- ospedaliere e territoriali. Gli ospedali per acuti, i
ment, nonché l’utilizzo sistematico di record e link Centri di riabilitazione post-acuta, le degenze ria-
informatici nella gestione dei pazienti. Per le reti bilitative di mantenimento e i programmi di assi-
che comprendono servizi di alta specialità ci si ispira stenza domiciliare respiratoria (ADR) costituiscono
al modello Hub & Spoke, che esprime un’idea di- la rete assistenziale. L’ADR, in particolare, presenta
namica dell’assistenza dove gli interventi di alta aspetti peculiari in riferimento alla necessità di uti-
complessità si concentrano in Centri di riferimento lizzo se non di dipendenza assoluta dai ventilatori
(Hub), mentre la selezione, l’invio e la “ripresa in e/o da macchinari di ausilio per le diverse attività
carico” dei pazienti si identificano nei Centri col- vitali (ausili per la tosse, comunicatori) la cui ge-
legati (Spoke). Le strutture riabilitative, con impiego stione e funzionamento devono essere appresi nel
di minori risorse umane ed economiche, permet- periodo di degenza ospedaliera. Si avvalora sempre
tono una gestione migliore dei reparti internistici, più chiaramente il concetto di percorso assistenziale
pneumologici e cardiotoracici per acuti, consen- completo per pazienti respiratori, all’interno del
tendo loro una precoce dimissione con caratteri- quale la riabilitazione riveste ruolo di snodo fon-
stiche adeguate di sicurezza e, quindi, un maggiore damentale per garantire soluzioni ai reparti per
turnover di pazienti. È indispensabile, pertanto, acuti, al binomio paziente/famiglia o in alternativa
a gestioni sanitarie residenziali.

90
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

di teleriabilitazione anche in ambito pneumologico


Percorsi di presa in carico con esperienze riguardanti inizialmente pazienti
affetti da asma bronchiale e, successivamente, pa-
Pazienti affetti da patologia respiratoria cronica zienti affetti da insufficienza respiratoria cronica
con livelli di intensità assistenziale media ed elevata prevalentemente in ossigenoterapia e/o in ventilo-
possono partecipare a percorsi strutturati di presa terapia domiciliare. Per i pazienti ventilati, in par-
in carico che non possono però prescindere dalla: ticolare, l’attuale tecnologia consente a distanza di
• formazione adeguata dei familiari/caregiver a trasmettere in tempo reale i parametri vitali e ven-
una gestione non ospedaliera del paziente tilatori del paziente e di poter scegliere differenti
(compreso personale di ADI-Provider-Resi- tipi di monitoraggio in funzione delle diverse ne-
denze sanitarie); cessità. Tra i fattori critici del sistema vanno anno-
• valutazione completa e corretta dei fabbisogni verati quelli relativi al rapporto con i decisori isti-
eseguita nei reparti pneumologici, concordata tuzionali e quelli ancora non adeguatamente esplo-
con i provider deputati all’assistenza domici- rati, quali la carenza di politiche omogenee sul
liare prima della dimissione; territorio nazionale e di dati definitivi sui vantaggi
• stesura di piani di assistenza condivisi con pa- del sistema, la non universabilità dei sistemi dedi-
ziente/familiari, MMG, provider, residenze sa- cati e la carenza di legislazione dedicata ai problemi
nitarie; della sicurezza sia del paziente sia del prescrittore.
• preparazione di piani di emergenza-urgenza
condivisi; Riferimenti per la formazione
• dimissione assolutamente concordata con i fa-
miliari/provider/Residenze Sanitarie Assistenziali; Nonostante la crescente epidemiologia delle ma-
• implementazione di eventuali sistemi di controllo lattie respiratorie e il carico assistenziale volto so-
a distanza (teleassistenza) più o meno complessi prattutto al trattamento dell’acuzie, il numero di
in relazione al singolo paziente e comunque as- pazienti che entrano nei programmi di riabilita-
soluta disponibilità alla consultazione H24; zione respiratoria è ridotto. Uno dei motivi di que-
• permanenza dello specialista di riferimento sto divario è la carente formazione dei professionisti
(Centro di dimissione e follow-up) nell’equipe sui contenuti disciplinari della riabilitazione respi-
di gestione del paziente. ratoria, sulle finalità e sui risultati dell’intervento
riabilitativo quale diretta conseguenza di una for-
Sistemi di teleassistenza mazione marginale, sporadica e destrutturata di
coloro che entrano in percorsi formativi universitari
Con il termine telemedicina viene generalmente (Laurea in Medicina, Lauree delle Professioni Sa-
indicata “ogni attività medica che coinvolga a di- nitarie). L’insufficiente formazione dei MMG e
stanza un’interazione fra medico e paziente attra- degli specialisti sulle indicazioni a programmi ria-
verso le telecomunicazioni”. Il termine comprende bilitativi è spesso fonte di inappropriatezza. Inoltre,
il teleconsulto, la telediagnostica, la trasmissione a la mancanza di comunicazione fra i professionisti
distanza di dati biologici da parte del paziente o il (medici, infermieri, fisioterapisti ecc.) non risponde
semplice colloquio telefonico con i pazienti/fami- alle necessità di integrazione a cui si dovrebbe ten-
liari. Negli ultimi anni si sono sperimentate forme dere in modo trasversale. La formazione come pro-

91
Ministero della Salute

getto integrativo deve essere quindi realizzata e go- ficiale multirecidivo della vescica e dell’uretra. Le
vernata a vari livelli a partire dalla formazione di derivazioni urinarie utilizzabili sono suddivise
base, formazione e aggiornamento degli “utilizza- nelle derivazioni continenti e incontinenti.
tori” dei servizi, sino alla formazione integrata e In particolare, gli interventi di cistectomia radicale
interprofessionale degli attori coinvolti nel pro- seguiti da una derivazione urinaria ortotopica con-
cesso. tinente per uretram necessitano di un follow-up
molto attento e di un programma di riabilitazione
La riabilitazione in ambito urogenitale del pavimento pelvico, per l’elevata percentuale
di incontinenza urinaria.
L’incontinenza urinaria è un sintomo piuttosto La riabilitazione in ambito di disfunzioni a carico
comune nella popolazione, anche se spesso il tema del basso apparato urinario può essere condotta
non viene apertamente discusso a causa di diffuse nella maggior parte dei casi in regime ambulato-
barriere psicologiche. riale, purché questo garantisca la possibilità di un
Distinguiamo l’incontinenza nella donna, nel- approccio multidisciplinare e multiprofessionale
l’uomo, nel bambino, nell’anziano e nel paziente tramite collegamenti tra gli specialisti.
neurologico. L’incontinenza urinaria nella donna Il ricorso alla presa in carico in regime di ricovero
è un sintomo comune che colpisce donne in ogni ordinario presso una struttura di riabilitazione
fascia di età. La quasi totalità degli studi epide- può essere motivato laddove si manifestino delle
miologici si basa su dati autoreferenziali, cioè sono condizioni quali:
le pazienti stesse a riportare il sintomo al medico. • necessità di un intervento riabilitativo com-
L’incontinenza urinaria post-prostatectomia radi- plesso, a elevata intensità;
cale è stata studiata e descritta con maggiore fre- • necessità di un iter valutativo complesso con
quenza negli ultimi anni a causa dell’aumento del conseguente impostazione terapeutica;
numero di procedure eseguite. • necessità di prestazioni da parte delle varie fi-
Per quanto riguarda l’incontinenza del bambino, gure professionali coinvolte da effettuarsi lungo
va fatta una distinzione fra enuresi notturna e in- l’arco della giornata;
continenza urinaria. La prevalenza dell’enuresi • condizioni del paziente che rendono l’inter-
notturna si riduce con il tempo di pari passo con vento non erogabile con altre modalità di presa
il conseguimento del controllo vescicale. L’incon- in carico.
tinenza urinaria nel paziente neurologico può es- Gli strumenti di valutazione variano in parte a se-
sere causata da molte patologie del sistema ner- conda del tipo di disfunzione, dei sintomi conco-
voso: la disfunzione del basso apparato urinario mitanti e delle caratteristiche del paziente. La dia-
che ne deriva dipende dalla localizzazione e dal- gnostica dell’incontinenza urinaria e delle varie di-
l’estensione della lesione nervosa. Un particolare sfunzioni vescico-uretrali si avvale, a seconda dei
tipo di incontinenza urinaria è quello conseguente casi, di procedure a differente grado di invasività e
a interventi di chirurgia pelvica ricostruttiva della di impegno di risorse di personale e tecnologico.
vescica e tra questi, in particolare, l’intervento di È possibile però differenziare fondamentalmente
cistectomia radicale, seguito dalla derivazione uri- due fasi gestionali nell’approccio all’incontinenza:
naria, che rappresenta oggi il gold standard per la una gestione di primo livello e una gestione spe-
cura del carcinoma uroteliale infiltrante o super- cialistica di secondo livello. Della gestione di

92
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

primo livello fanno parte l’anamnesi, la valuta- Si ritiene che una rete di Centri per l’incontinenza
zione generale, l’obiettività clinica, l’utilizzo del possa fornire una base per garantire l’appropria-
diario minzionale e di questionari validati per la tezza sia in termini di efficacia clinica sia in termini
valutazione dei sintomi e della qualità di vita, gestionali-organizzativi nell’erogazione delle pre-
l’esame delle urine e l’urocoltura. La valutazione stazioni sanitarie, non solo riabilitative, a favore
del residuo postminzionale, da effettuarsi in alcune delle Persone affette da incontinenza urinaria.
categorie di pazienti e in casi sospetti, è auspica- Il modello organizzativo della rete di servizi per
bilmente da effettuarsi con tecnica a ultrasuoni. la prevenzione, diagnosi e cura dell’incontinenza
L’esclusione di incontinenza complicata (vedi de- si basa sulla costituzione di una rete di Centri a
finizione delle Linee guida) e la diagnosi di pre- tre livelli.
sunzione che scaturiscono da tale inquadramento • Il primo livello comprende Centri ambulatoriali
autorizzano l’utilizzo di terapia riabilitativa e far- periferici multispecialistici per l’incontinenza,
macologica. La valutazione a scopo di imposta- che prevedono la contestuale presenza di:
zione di programmi riabilitativi può comportare - specialista urologo e/o ginecologo (Centri
il ricorso a valutazione strumentale del pavimento solo per incontinenza femminile, in caso di
pelvico. La presenza di elementi di sospetto o l’in- presenza del solo specialista ginecologo), de-
successo o mancata accettazione della terapia con- dicato per almeno 6 ore a settimana;
servativa porta all’utilizzo di ulteriori strumenti - specialista fisiatra, dedicato per almeno 6 ore
diagnostici quali lo studio urodinamico e le tec- a settimana;
niche di imaging, eventualmente anche tra loro - infermiere professionale con specifiche com-
associate, come nella videourodinamica, se neces- petenze in uro-riabilitazione;
sario a tecniche endoscopiche e, in casi selezionati - fisioterapista esperto in riabilitazione perineale.
di natura neurologica, a test neurofisiologici. Tali Centri prevedono un’attività di diagnosi
La riabilitazione in ambito urologico dovrebbe e trattamento espletata in tempi e spazi speci-
essere organizzata in modo tale da garantire alla ficamente dedicati all’incontinenza. I Centri
popolazione omogeneità e accessibilità di tratta- devono inoltre essere in grado di effettuare una
mento, ma anche offrire la gamma di soluzioni valutazione urodinamica e disporre di stru-
terapeutiche secondo criteri evidenziati dalle Linee menti per la riabilitazione urologia. Infine, de-
guida internazionali. vono essere direttamente collegati a un Reparto
Gli elementi chiave sono: di Urologia e/o Ginecologia per il trattamento
• il ruolo della componente riabilitativa in un’ot- chirurgico delle forme meno complesse di in-
tica di multidisciplinarietà e multiprofessio- continenza. È inoltre auspicabile la collabora-
nalità, come può essere garantito dall’identifi- zione con altri specialisti, quali il proctologo.
cazione di Centri che si occupino a tutto I Centri costituirebbero il riferimento per i
campo dell’incontinenza urinaria; MMG, per gli altri specialisti e figure profes-
• la formazione specifica nel campo degli ope- sionali, in caso di non gestibilità del paziente
ratori (urologi, fisiatri, ginecologi, fisioterapisti da parte degli stessi.
e infermieri professionali); • il secondo livello prevede Centri mono-specialistici
• una maggiore diffusione dell’offerta riabilitativa per la risoluzione di casi a maggiore complessità
in ambito urologico. clinica, articolati in Centri urologici di riferi-

93
Ministero della Salute

mento per il trattamento di casi complessi di minzionale ecc.);


incontinenza maschile e femminile, tra cui quelli • prescrizione ausili;
acquisiti dopo intervento di cistectomia radicale • addestramento all’utilizzo di ausili (es. adde-
e successiva derivazione urinaria, e di squilibri stramento all’autocateterismo, ma anche al-
della statica del pavimento pelvico spontanei o l’utilizzo del condom ecc.);
acquisiti dopo chirurgia pelvica, Centri gineco- • trattamento endovescicale con farmaci even-
logici di riferimento per i casi secondari a una tualmente con aggiunta di terapia fisica (come
grave alterazione della statica pelvica associata a EMDA ecc.).
patologia degli organi genitali femminili, Centri La fisiochinesiterapia (FKT) è applicata al campo
fisiatrici di riferimento, in grado di affrontare specifico vescicosfinterico e utilizza manovre passive,
dal punto di vista riabilitativo i casi più com- attive e attive-assistite sul pavimento pelvico e sulle
plessi, quali quelli secondari a patologie neuro- strutture a esso correlate, tenendo conto delle mo-
logiche congenite o acquisite (a eccezione di dificazioni respiratorie e posturodinamiche.
quelle di pertinenza dell’unità spinale), Il biofeedback consiste nell’utilizzo di uno stru-
• il terzo livello prevede un Centro in grado di mento che rileva una funzione scarsamente per-
trattare coloro che necessitano delle terapie cepita dal soggetto quale la contrazione della mu-
neuro-urologiche più complesse. Tale Centro scolatura del pavimento pelvico e la trasforma in
avrebbe funzione anche di: raccogliere i dati segnale visivo o uditivo facilmente percepito. Il
clinico-epidemiologici provenienti da tutti i suo utilizzo è da ritenersi complementare alla FKT.
Centri (osservatorio); monitorare e quantificare L’elettrostimolazione (ES) spazia dall’ES con sonde
le attività svolte dai Centri; diffondere e im- endocavitarie (anale/vaginale) all’ES con elettrodi
plementare l’utilizzo di Linee guida e racco- di superficie, per esempio perineale, alla stimola-
mandazioni; concordare le attività formative zione endovescicale, alla stimolazione del nervo
per il personale sanitario; concordare piani tibiale posteriore (SANS). La stimolazione ma-
educazionali per i cittadini. gnetica (SM) prevede l’applicazione di un campo
La modalità di accesso ai protocolli riabilitativi magnetico, che a sua volta induce un campo elet-
dovrebbe avvenire attraverso una valutazione dello trico a livello perineale o a livello sacrale. La SM
specialista in riabilitazione. I protocolli riabilitativi presenta il vantaggio di poter essere utilizzata a
devono considerare: tipologia di incontinenza uri- paziente vestita, senza preparazione a fronte pe-
naria, caratteristiche del paziente, problematiche raltro di costi maggiori e di un trattamento esclu-
di svuotamento, e comprendere: sivamente ambulatoriale e non domiciliare.
• counseling diversificato per figure professionali; Il bladder training è una terapia comportamentale
• rieducazione motoria; che a partire da un diario minzionale corregge le
• elettrostimolazione (comprendente tecniche cattive abitudini del soggetto facilitando la ripresa
molto diversificate tra loro quali elettrostimo- del controllo vescicosfinterico.
lazione vaginale, anale, perineale, elettrostimo- In ambito di incontinenza urinaria dell’anziano
lazione del nervo tibiale posteriore, stimola- fragile la riabilitazione si fa carico del paziente at-
zione magnetica, elettrostimolazione intrave- traverso l’adeguamento degli stili di vita, le terapie
scicale ecc.); comportamentali quali il prompted voiding (da
• biofeedback (del pavimento pelvico, vescicale, provare in tutti i pazienti con grado di raccoman-

94
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

dazione A). proccio integrato di assistenza psicologica e trat-


In ambito di incontinenza urinaria, nel bambino tamento medico, che facilita l’aderenza al tratta-
la riabilitazione comprende interventi sugli stili di mento farmacologico, aumenta la stima di sé del
vita, terapie comportamentali, fisiochinesiterapia paziente e la soddisfazione della coppia. Quando
e biofeedback, elettrostimolazione applicate con vi è una relazione stabile il coinvolgimento del
tecniche referenzialmente non invasive. La pecu- partner appare necessario perché la riabilitazione
liarità del bambino e la frequente concomitanza (anche farmacologica) vada a buon fine.
con problematiche della fase di svuotamento di È auspicabile che vengano identificati Centri in-
natura disfunzionale implica competenze specifiche tegrati di riabilitazione delle disfunzioni uro-an-
in merito. drologiche sul territorio nazionale, capaci di rac-
Il quadro del paziente neurologico si presenta an- cordarsi con le realtà locali, che diffondano l’ap-
cora più complesso e necessita di competenze plicazione delle Linee guida, che fungano da Cen-
avanzate nel settore della riabilitazione dell’incon- tri di indirizzo e riferimento per i Centri periferici
tinenza urinaria. La frequente concomitanza di e valutino l’opportunità e l’efficacia di terapie al-
disturbi dello svuotamento e del riempimento, la ternative nuove prima della loro diffusione.
situazione a rischio per le alte vie urinarie e la
presenza di disabilità complesse rendono la presa La riabilitazione in ambito geriatrico
in carico riabilitativa molto diversa dalle altre ca-
tegorie di incontinenza urinaria. In quest’ottica La riabilitazione geriatrica ha necessità dei seguenti
gli strumenti riabilitativi prevedono anche: presupposti che sono peculiari per un approccio
• la terapia comportamentale, che si avvale di min- al paziente geriatrico fragile, complesso e affetto
zione riflessa, manovra di Valsalva e timed o da multimorbilità:
prompted voiding e bladder training da associarsi • l’approccio deve essere garantito da una cor-
agli altri approcci farmacologici e riabilitativi; retta VMD (Valutazione MultiDimensionale
• la gestione con cateterismo a intermittenza che Geriatrica);
implica la scelta degli ausili, l’addestramento • l’intensità di cura e l’intervento riabilitativo
all’utilizzo, la verifica dei diari da utilizzarsi vanno graduati in base all’outcome previsto
come prima scelta di trattamento dei disturbi per il singolo paziente (Progetto Individuale),
ritentitivi; indirizzati al comfort e al palliative care per il
• la prescrizione di ausili; paziente grave, indirizzati al massimo recupero
• le forme di elettrostimolazione non invasive e all’intensività di cura per il paziente “fit”;
quali la SANS, la stimolazione del pavimento • il setting di cura più adeguato deve essere pen-
pelvico e l’elettrostimolazione intravescicale sato e integrato sulla gravità e sulla compliance
(IVES). adattativa della singola condizione del singolo
La disfunzione erettile dopo prostatectomia radi- paziente anziano di età > 75 anni;
cale è il risultato della degenerazione della mu- • la massimizzazione del risultato terapeutico
scolatura liscia dei corpi cavernosi conseguente passa attraverso un orientamento all’interdi-
alla neuroprassia e all’ipossia. La ripresa dalla neu- sciplinarietà del team riabilitativo e alla com-
roprassia può essere lenta e graduale. La riabilita- prensione che anche “piccoli guadagni” (“small
zione sessuale più efficace è costituita da un ap- gains”) sono essenziali nel processo di adatta-

95
Ministero della Salute

mento alle variate abilità della Persona anziana. L’intervento precoce e subintensivo modulato sulle
Le peculiarità derivano dalla stretta necessità di competenze del malato geriatrico tende a contrastare
conoscenza nei confronti delle maggiori proble- l’evoluzione verso la sindrome da immobilizzazione
matiche geriatriche: complicata ben sintetizzata nella Figura 6.1.
• alta multimorbilità, anche correlata all’età > Le aree peculiari d’intervento in riabilitazione ge-
75 anni; riatrica sono rappresentate, comunque, dai mo-
• politerapia con necessità di continui adegua- delli ormai validati d’intervento, dedicati preva-
menti terapeutici; lentemente a patologie strettamente collegate al-
• stato funzionale spesso già compromesso da pa- l’invecchiamento della popolazione anziana:
tologie degenerative articolari e/o neurologiche; • la riabilitazione del paziente con demenza su
• stato cognitivo (da iniziale degrado a demenza multimorbilità;
con disturbi del comportamento); • la riabilitazione del longevo estremo (> 85
• funzione fisica globale ridotta (riduzione delle anni, per frattura di femore, ictus, ipocinesia
riserve funzionali); con sarcopenia);
• tono dell’umore spesso deflesso e riduzione • la riabilitazione del paziente fragile, complesso
della motivazione verso il recupero; con multimorbilità e ad alta e rilevante insta-
• stato sociale disagiato (solitudine, disagio abi- bilità clinica;
tativo, scarsa rete di supporto); • la riattivazione (il complesso degli esercizi fisici
• sindromi geriatriche (incontinenza/cadute/de- e degli stimoli psicocognitivi volti non tanto a
lirium/jatrogenesi farmaceutica ecc.); rieducare un singolo apparato o una singola fun-
• modificazioni del metabolismo; zione, quanto a incentivare i residui interessi e
• modificazioni dell’omeostasi; le restanti capacità e, in sintesi, a contrastare il
• anemia/osteoporosi/sarcopenia; decadimento generale della Persona). Possiamo
• approccio in riattivazione per patologie vicine semplicemente definire la riattivazione motoria
all’“end stage” (BPCO, scompenso cardiaco di in Geriatria come quel pool di attenzioni e pre-
classe III/IV NYHA). stazioni assistenziali che fanno capo a un modello

Figura 6.1 Sviluppo nell’uomo della stazione eretta e del movimento con l’età e comparsa con la senescenza della para-
plegia in flessione: a, invecchiamento fisiologico; b, invecchiamento patologico (modificata da Adams, 1989).

96
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

preventivo della disabilità e che non fanno parte


delle metodiche strettamente tecnico-riabilitative, Riabilitazione e medicina interna
da attuare in tutti i pazienti geriatrici ricoverati
per qualsiasi motivazione [come progetto di nur- La “complessità” è un concetto fondamentale in me-
sing avanzato, alzata precoce, mantenimento dicina interna. Studiare la complessità significa
delle competenze motorie, lavoro sulle dipen- comprendere il bisogno di ricomposizione e di riag-
denze nelle attività di base della vita quotidiana gregazione delle conoscenze e superare la frammen-
(BADL)], accompagnata all’intervento riabili- tarietà. La definizione di “paziente complesso” adot-
tativo specialistico neuro-psico-motorio; tata dall’Agency for Health Care Research and Quality
• la Terapia Occupazionale specifica. si riferisce a una Persona affetta da due o più ma-
La riabilitazione geriatrica presenta, inoltre, pe- lattie croniche, in cui ciascuna delle condizioni
culiarità anche nei modelli di presa in carico, re- morbose presenti è in grado di influenzare l’esito
lativamente alle procedure da attivare nell’ospe- della terapia delle altre, attraverso varie modalità:
dale, nelle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) la limitazione della speranza di vita, l’aumentata
e nel Territorio. morbilità intercorrente, le interazioni fra terapie
Non si dovrà dimenticare che riabilitare l’anziano farmacologiche, l’impossibilità del pieno impiego
significa anche tenere conto di aspetti umanistici di cure adeguate per controindicazioni ecc.
che vanno ben oltre i problemi derivanti dagli In campo riabilitativo, la presa in carico globale
aspetti clinici, e cioè quelli biografici, la storia vis- del paziente deve tenere conto della complessità
suta, le motivazioni personali, la condizione di clinica. Il PRI deve seguire il paziente in tutto il
supporto familiare. continuum del percorso assistenziale integrato, che
La riabilitazione “classicamente intesa” è spesso prevede l’intervento contemporaneo o consequen-
diretta alla malattia che ha causato la disabilità o ziale di tutte le componenti sanitarie e non sani-
alla disabilità stessa e alle limitazioni funzionali tarie che formano la “filiera” della sanità.
che la sottendono; la riabilitazione geriatrica ne- Sempre più spesso i pazienti ricoverati nei reparti
cessita di una visione più “ampia” dei bisogni del di medicina interna sono anziani e hanno multiple
paziente, guarda alle interazioni possibili tra i mol- comorbidità variamente combinate. Secondo uno
teplici problemi di salute e le condizioni socio- studio della Federazione delle Associazioni dei Di-
abitative, ai rischi possibili, agli interventi di pre- rigenti Ospedalieri Internisti (FADOI), circa il
venzione. In quest’ottica appaiono allora specifici 45% dei pazienti ricoverati nei reparti di Medicina
e irrinunciabili alcuni elementi della pratica ge- Interna per la riacutizzazione di una malattia cro-
riatria, quali la valutazione multidimensionale si- nica aveva poi bisogno di un successivo ricovero
stemica e la pianificazione della continuity of care. non programmato. Nel 40% dei casi, infatti, la
Lo sviluppo della riabilitazione geriatrica va inoltre gestione domiciliare non era stata in grado di evi-
verso gli studi sperimentali molto avanzati sui tare la ricaduta clinica. Gli internisti devono
neuroni mirror (neuroni specchio) e sulle tecniche quindi rivolgersi sempre di più oltre che alla dia-
correlate di valutazione visiva e corticalizzazione gnosi e al trattamento delle singole condizioni cli-
dei gesti, elaborate negli studi di Rizzolati e Buc- niche, anche all’ottimizzazione e al mantenimento
cino ripresi in sperimentazioni già pubblicate da dello stato funzionale del paziente.
Giuseppe Bellelli e dal Gruppo di Ricerca Geria- Il problema della scarsa mobilità e della perma-
trica di Brescia.

97
Ministero della Salute

nenza a letto durante il ricovero riguarda il 23- buto dei medici specialisti, degli infermieri pro-
33% dei ricoverati e il 65% dei pazienti nota una fessionali e dei fisioterapisti nella realizzazione del
riduzione della mobilità fin dal secondo giorno di PRI. L’agevolazione del passaggio del paziente dal-
ricovero, senza iniziali miglioramenti al momento l’acuzie ai servizi di riabilitazione e di assistenza
della dimissione. Di qui l’importanza che la presa post-acuzie è auspicabile e attuabile attraverso:
in carico per la riabilitazione possa avere inizio • un collegamento strutturale fra organizzazione
immediatamente dopo il ricovero in ospedale. ospedaliera e territoriale, con il coinvolgimento
L’approccio della Valutazione Multidimensionale di tutte le figure professionali necessarie, in
Geriatrica può essere esteso, oltre ai soggetti an- stretta collaborazione con il team riabilitativo
ziani, anche a tutte le condizioni cliniche che por- di riferimento intra- ed extraospedaliero;
tano un soggetto adulto al ricovero d’urgenza in • la chiara definizione dei ruoli delle diverse pro-
ospedale, rappresentato dall’80% dei ricoveri ospe- fessioni nella costruzione del percorso assisten-
dalieri annui in Italia. Nella maggior parte dei casi ziale integrato;
questi pazienti sono seguiti nelle Unità Operative • la costruzione di strumenti adeguati (scheda
di Medicina Interna, in condizioni di maggiore o paziente) con semplificazione e omogeneizza-
minore complessità e fragilità, ma sempre a rischio zione degli strumenti valutativi.
di perdita di autonomia, soprattutto in quello che
viene definito Paziente ad Alta Complessità. La riabilitazione delle Persone ipovedenti
Pertanto, gli obiettivi della riabilitazione sono:
• il trattamento delle disabilità dovute alla ma- La minorazione visiva indica una riduzione più o
lattia, soprattutto nelle Persone anziane o pa- meno severa della funzione sensoriale che consegue
zienti con multimorbidità; a un danno dell’apparato visivo (dai suoi annessi, al
• la prevenzione di successivi eventi, nuovi rico- bulbo, alle vie nervose fino alla corteccia cerebrale).
veri o gravi complicazioni. La funzione visiva implica numerose capacità per-
In ambito internistico la riabilitazione deve neces- cettive specifiche. Tra queste l’acuità visiva e il
sariamente indirizzarsi alla/e patologia/e preva- campo visivo sono le principali da un punto di
lente/i e ai deficit funzionali d’organo più rilevanti vista classificativo.
del Paziente ad Alta Complessità e deve essere ac- L’ipovisione indica una disabilità visiva (ICDH-
compagnata parallelamente da interventi di base, OMS 1980) o un’incapacità visiva non completa,
come quelli della mobilizzazione e della nutrizione. bilaterale e irreversibile, conseguente a una mi-
Il fabbisogno in chiave riabilitativa può riguardare norazione visiva.
specificamente pazienti affetti da ictus cerebrale, Tale menomazione rappresenta l’esteriorizzazione
scompenso cardiaco, BPCO. La riabilitazione deve della condizione patologica che ne è la causa.
iniziare precocemente dopo l’evento acuto, inclu- L’ipovisione centrale è caratterizzata da una sensibile
dere pazienti ad alto rischio, complicati o clinica- riduzione dell’acuità visiva, ossia della visione del
mente instabili, pazienti più compromessi e/o più dettaglio, come per esempio nella lettura, e dalla
anziani e facilitare il passaggio dalla fase ospedaliera presenza di un’area centrale retinica più o meno
verso condizioni cliniche più stabili, con il mante- estesa con severa riduzione fino all’assenza completa
nimento a domicilio di una condizione di vita in- di percezione luminosa (scotoma centrale).
dipendente e autosufficiente. È previsto il contri- L’ipovisione periferica è determinata da una ridu-

98
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

zione del campo visivo (scotoma periferico), la incremento in circa 15 anni del 26,3%, ma lo
cui estensione si ripercuote essenzialmente nella studio di prevalenza condotto direttamente sulla
mobilità e nell’orientamento. popolazione ha evidenziato una prevalenza pari
Lo scopo della riabilitazione visiva è essenzial- al 3,3% con un’incidenza del 4%.
mente garantire a ipovendenti e ciechi una vita il Secondo le varie indagini epidemiologiche con-
più possibile autonoma sfruttando al massimo le dotte, da sottolineare spesso solo su analisi di dati
potenzialità del residuo visivo presente. ottenuti da questionari non verificati dal medico
L’età d’insorgenza della minorazione visiva, l’am- oculista, è prevedibile che nella popolazione ita-
biente in cui vive e lavora, l’abilità cognitiva e liana vi sia attualmente una prevalenza dello
comportamentale, nonché la condizione psicofi- 0,56% di ipovisione grave, dello 0,47% di ipovi-
sica generale influiscono sulle ripercussioni del sione medio-grave e dello 0,31% di ipovisione
deficit visivo nell’attività quotidiana, come la let- lieve, per un totale pari all’1,34%.
tura e il movimento (disabilità), e quindi lavora- Più complessi sono i dati sulla prevalenza cecità-
tiva-relazionale-ricreativa (handicap). ipovisione nell’infanzia.
La Legge n. 284 del 28 agosto 1997 reca le di- I soggetti affetti da cecità di età 0-14 anni costi-
sposizioni per la prevenzione della cecità e per la tuiscono lo 0,7% di tutti i non vedenti, con una
riabilitazione visiva dell’ipovedente. percentuale di nati ciechi alla nascita del 4,8%.
La prevenzione viene articolata in tre momenti Tale percentuale aumenta fino all’11,4% se si con-
essenziali di intervento: sidera l’età d’insorgenza tra 2 e 14 anni.
• prevenzione primaria: promozione, educa- Il numero degli ipovedenti in Italia è destinato
zione, protezione e tutela della salute. A tale ad aumentare rapidamente per la presenza di tre
livello si pone l’attività di informazione-sensi- fattori:
bilizzazione del cittadino; • aumento delle patologie legate al prolunga-
• prevenzione secondaria: diagnosi precoce e ge- mento della vita media (glaucoma, degenera-
stione appropriata delle patologie già concla- zione maculare senile e retinopatia diabetica);
mate. L’obiettivo è la limitazione e/o la pre- • tasso di natalità tra i più bassi d’Europa;
venzione delle alterazioni provocate dalle sin- • quota crescente di bambini con ipovisione
gole malattie; spesso associata a multi-handicap, dovuta alla
• prevenzione terziaria: riabilitazione della disa- maggiore sopravvivenza dei nati prematuri.
bilità conseguente a una patologia ormai irre- Se si considera la diffusione della condizione pa-
versibile. Gli obiettivi sono la limitazione del- tologica secondo l’età possiamo distinguere due
l’handicap e il mantenimento dell’autonomia. gruppi: età evolutiva (neonatale-infanzia e adole-
La prevalenza della cecità è considerata uno degli scenza), che nel 40-65% dei casi è associata a plu-
indicatori dello sviluppo socioeconomico di un riminorazione, ed età adulta, alla quale si rivolge
Paese. circa il 90-95% degli interventi riabilitativi.
In Italia vi sono attualmente circa 300 mila ciechi
(prevalenza europea circa 0,3%) e più di 1 milione Componenti dell’intervento
di ipovedenti. per la condizione patologica/specialità
Secondo le indagini Istat del 1999-2000, la pre-
valenza di cecità in Italia era dello 0,61%, con un Le attività sanitarie di riabilitazione richiedono la

99
Ministero della Salute

presa in carico del soggetto ipovedente mediante stramento all’uso degli ausili e/o all’orientamento
la predisposizione di un progetto riabilitativo in- dei pazienti afferenti, per di più coordinando il
dividuale e la sua realizzazione attraverso uno o lavoro svolto e successivamente perpetuato nelle
più programmi riabilitativi. varie realtà distrettuali concentrate sulla riabilita-
L’obiettivo di attivare una rete di servizi di riabi- zione visiva propriamente detta. A queste ultime,
litazione e di interventi di assistenza riabilitativa in sostanza, si attribuisce il compito di garantire
previsti dal Piano Sanitario Nazionale adotta quale il mantenimento del programma impostato e di
riferimento un percorso integrato sociosanitario segnalare, qualora presenti, delle nuove condizioni
che si sviluppa attraverso le Regioni e le Province clinico-funzionali (riabilitazione in itinere).
Autonome mediante le seguenti componenti: La messa in rete, inoltre, di tutte le strutture cen-
• Centro Riabilitativo Ospedaliero (regime or- trali e periferiche con le ASL permetterebbe uno
dinario); studio dettagliato di controllo e monitoraggio del
• Centro Riabilitativo Ciclo-diurno (day-hospi- territorio rilevando, al contempo, le problematiche
tal); o le chiavi di successo per i singoli casi esaminati.
• Riabilitazione ambulatoriale (regime ambula- La globalità e, al contempo, l’individualizzazione
toriale). dell’intervento riabilitativo, differente caso per
A queste si affianca il ruolo fondamentale della caso, rappresentano, infatti, due altri presupposti
scuola e della famiglia per un pieno programma teorici per una corretta riabilitazione.
preventivo e riabilitativo integrato.
L’accordo del 20 maggio 2004 stabilisce la nor- Le fasi della condizione patologica/specialità
mativa per la tipologia delle attività dei Centri
per l’educazione e la riabilitazione funzionale vi- La possibilità di una modificazione delle esigenze
siva, definendo le due aree di intervento: riabilitative nei singoli casi e l’età d’insorgenza
• riabilitazione funzionale e visiva per pazienti rendono indispensabile una flessibilità del pro-
in età evolutiva (0-18 anni); gramma riabilitativo.
• riabilitazione funzionale e visiva per pazienti • I stadio: fase acuta di malattia o accertamento
in età adulta (> 18 anni), che corrispondono a di una patologia congenita o cronica: intervento
circa il 95% della popolazione con minora- prevalente diagnostico e terapeutico finalizzato
zione visiva. alla prevenzione del danno secondario e delle
Il lavoro multidiciplinare imposto per una com- conseguenti menomazioni (di stretta compe-
pleta riabilitazione del soggetto ipovedente, per- tenza delle Unità Operative di Oftalmologia).
sonalizzata secondo età di insorgenza dell’ipovi- • II stadio: fase post-acuta: stabilizzazione della
sione, imporrebbe la presenza di un’equipe spe- patologia in cui si svolge la fase della riabilita-
cializzata coordinata dal medico oftalmologo. zione intensiva attraverso un intervento mul-
Questo problema può essere superato mediante tidisciplinare (anche in situazioni di riacutiz-
la più realistica organizzazione di alcuni Centri zazione e recidive dell’evento patologico).
ad alta specializzazione, secondo il modello fran- • III stadio: fase di completamento del processo
cese, distribuiti sul territorio, ponendosi come ri- di recupero e del progetto di riabilitazione su
ferimenti d’eccellenza nel campo riabilitativo, rea- una condizione di handicap stabilizzato attra-
lizzando un primo livello di progetto e di adde- verso la riabilitazione estensiva o intermedia

100
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

(praticabili anche in termini di trattamento seguire e/o migliorare la propria autonomia.


ambulatoriale). Le attività di riabilitazione II. Riabilitazione neuropsicosensoriale:
estensiva o intermedia sono caratterizzate da 1) lnsieme di apporti integrati destinati a so-
un moderato impegno terapeutico a fronte di stituire l’esperienza visiva e a promuovere
un forte intervento di supporto assistenziale lo sviluppo globale nel bambino cieco;
verso i soggetti in trattamento e rappresentano 2) lnsieme di interventi integrati destinati a
l’elemento primario della riabilitazione visiva ottimizzare l’uso del residuo visivo e degli
più facilmente programmabile in una condi- altri sensi finalizzandolo alla promozione
zione stabilizzata. dello sviluppo globale nel bambino ipove-
dente.
Modelli organizzativi e percorsi clinici III. Riabilitazione dell’autonomia. Educazione e
addestramento delle competenze necessarie
• Regime ordinario: (ricovero) – I Fase, II Fase: per l’autonomia personale, microsociale e ma-
- accesso proposto dal medico specialista del crosociale del cieco e dell’ipovedente.
SSN. IV. Riabilitazione di orientamento e mobilità.
• Day-hospital: (3 ore/die – ciclo riabilitativo en- Educazione e addestramento delle competenze
tro 120 giorni) – II Fase, III Fase: necessarie per una sicura ed efficace mobilità
- accesso attraverso una richiesta formulata dal autonoma nella vita quotidiana, così come il
MMG o specialista della patologia per cui si sostegno motivazionale per l’autonomia e per
richiede il ricovero, da una struttura sanitaria la mobilità.
presso la quale è ricoverato il paziente, da V. Addestramento per l’uso degli ausili tecnici.
un’Unità Operativa medica della ASL, dal- Educazione e addestramento al corretto uso
l’utente stesso. degli ausili tecnici più vantaggiosi per il sin-
• Regime ambulatoriale: (1-3 ore/die – ciclo ria- golo utente.
bilitativo entro 240 giorni): III Fase: • Età evolutiva: I e II infanzia (0-12 anni):
- maggiore continuità al progetto riabilitativo; spesso associata a multi-handicap, finalizzata
- accesso con impegnativa del MMG o su in- alla promozione dello sviluppo globale (sfera
dicazione dello specialista oculista. cognitiva-percettiva-apprendimento). Adole-
scenza (12-18 anni): riabilitazione visiva fina-
Linee guida applicabili lizzata principalmente allo studio e alla vita di
relazione.
Strategia dell’intervento riabilitativo • Età adulta: età lavorativa (19-64 anni): riabi-
Le attività sanitarie di riabilitazione richiedono la litazione visiva finalizzata principalmente al-
presa in carico clinica globale della Persona me- l’attività produttiva. Età presenile e senile (>
diante la predisposizione di un progetto riabilitativo 64 anni): riabilitazione visiva finalizzata prin-
individuale. Nell’applicazione delle Linee guida cipalmente al tempo libero.
sono state individuate 5 aree riabilitative (UIC
aprile 1997). Strumenti di valutazione
I. Riabilitazione visiva. Addestramento all’uso ot- Dal bilancio funzionale deve scaturire un progetto
timale del proprio residuo visivo al fine di con- di intervento riabilitativo integrato interdiscipli-

101
Ministero della Salute

nare (“counseling” e sostegno alla famiglia, “coun- e instabile e non idonea alla lettura e program-
seling” alla scuola ecc.). I dati relativi alla prima mazione di un ciclo di biofeedback mediante
valutazione e quelli finali devono essere trasmessi microperimetro MP1.
per via telematica all’ASP regionale sia ai fini sta- • Prescrizione dell’ausilio e test di verifica del
tistici-epidemiologici sia ai fini di una valutazione corretto utilizzo.
delle attività del Centro. • Questionario di valutazione generale relativo
alle attività della vita quotidiana (valutazione
Indicatori di audit della riabilitazione dell’handicap; obiettivo: migliorare la qualità
indipendentemente dalla modalità della vita).
organizzativa La scelta dell’ausilio più idoneo deriva dall’esatta
Il concetto di “audit” in sanità implica la valuta- quantificazione di tutti i precedenti fattori.
zione della qualità finalizzata al miglioramento Ausili ottici:
delle performance (verificare, controllare, rivedere, • ipercorrettivi prismatici;
ossia migliorare). In tal senso è opportuno che i • sistema telescopico kepleriano;
Centri di riabilitazione visiva siano certificati e • sistema aplanatico;
monitorati dalle ASP (Agenzie Sanità Pubblica) • VDG;
regionali. • sistema telescopico galileano;
• sistemi inversi per ipovisione periferica;
Protocolli riabilitativi nella condizione • filtri.
patologica/specialità
In rapporto alle diverse fasce di età prevalgono Nuovi percorsi e innovazione assistenziale
necessità differenti, pertanto sono state individuate in campo riabilitativo
5 principali aree riabilitative, in cui si può sovrap- Insieme dei nuovi percorsi assistenziali nel campo
porre la variabile del plurihandicap. della riabilitazione e nuove prospettive terapeuti-
Le Linee guida del programma riabilitativo devono che riabilitative (telemedicina, informatica, pet
necessariamente essere differenziate in relazione therapy ecc.).
all’età di insorgenza dell’ipovisione.
Telemedicina. La gestione del deficit funzionale
Valutazione funzionale e clinica completa in della malattia può essere realizzata attraverso l’uti-
condizione basale (T0) lizzo di servizi in telemedicina. A ciò si aggiunge
• Esame dell’acuità visiva per lontano (ETDRS) il ruolo dell’informatica per i bambini con disa-
e per vicino (ottotipo ETDRS per ipovisione). bilità fin dal loro ingresso a scuola. L’intervento
• Test di velocità di lettura. precoce avvantaggia lo studente cieco e ipovedente
• Esame della sensibilità retinica centrale (pro- nell’integrazione scolastica, oltre che essere di sti-
fondità ed estensione dello scotoma) e della molo per lo sviluppo cognitivo.
fissazione (stabile, relativamente instabile, ec-
centrica, e sede rispetto alla proiezione dello Riabilitazione e medicina dello sport
scotoma nel campo visivo) mediante micro-
perimetria MP1. La medicina dello sport è una branca della medi-
• Selezione dei pazienti con fissazione eccentrica cina che si occupa dello sport e delle sue patologie,

102
Interdisciplinarità in riabilitazione 6

anche a livello preventivo. Ha il compito principale cità funzionali e motorie finalizzate a una migliore
di valutare la condizione fisica di un soggetto per qualità della vita. Ciò può essere perseguito anche
fornirgli, se è un giovane che inizia lo sport, le in- attraverso un corretto e adeguato programma di
dicazioni più corrette per la pratica dello stesso e esercizio fisico, che all’interno del processo riabi-
tutti quei consigli inerenti all’alimentazione e i litativo svolge un ruolo di straordinaria rilevanza
mezzi di prevenzione e cura delle patologie a in- e richiede una specifica prescrizione medico-spcia-
sorgenza giovanile (eccesso ponderale, scoliosi, listica al pari di una qualsiasi altro programma te-
piede piatto o cavo ecc.), o se, viceversa, è un rapeutico.
adulto che non ha mai fatto sport o lo riprende L’obiettivo è comunque assicurare al paziente/Per-
dopo anni di inattività per dargli le indicazioni re- sona un percorso di ritorno alla migliore condi-
lative al tipo di attività a cui può sottoporsi senza zione fisica e il mantenimento dell’ideale livello
rischi. Inoltre, aiuta a prevenire o a curare adegua- di prestazione garantendo una catena di profes-
tamente malattie derivate da una pratica sportiva sionalità e servizi sanitari e non, in una sequenza
compiuta in modo scorretto. Vigila sulle possibilità logica e coordinata
di frode nel mondo dello sport, come il doping. Tale processo attualmente, nella fase intensiva, ben
Peraltro, si occupa di educazione alla salute rivolta strutturato e gestito dal medico specialista in ria-
a giovani, genitori e operatori tecnici, finalizzata a bilitazione e dagli specialisti di settore (ortopedici,
far conoscere i benefici dell’attività fisica corretta- cardiologi, endocrinologi-diabetologi, pneumologi
mente praticata, nei confronti sia dell’individuo ecc.) soffre di mancanza di continuità quando deve
sano sia di chi ha molte importanti patologie cu- essere applicato sul territorio. Nasce quindi l’esi-
rabili con il movimento programmato. Se da un genza di estendere l’attenzione verso il paziente e
lato il medico specialista svolge un ruolo ben pre- il processo ricondizionante anche nella fase post-
ciso in ambito rieducativo per eventi acuti di tipo ospedaliera attraverso l’utilizzo di competenze spe-
traumatico in campo ortopedico e traumatologico cifiche quali quelle dello specialista in medicina
e definisce i rischi cardiovascolari potenziali in sog- dello sport, che in questa seconda fase potrebbe
getti che praticano sport a livello agonistico, dal- rappresentare il medico di riferimento che potrà
l’altro crea programmi di allenamento per atleti e utilizzare altre professionalità in un concetto di
propone anche programmi di attività fisica per la equipe e che dovrebbe promuovere le singole spe-
Persona sana o con diverso grado di abilità. cificità all’interno di un progetto programmatico
Gli ultimi Piani Sanitari Nazionali si sono posti di ritorno (mantenimento/miglioramento) alla mi-
l’obiettivo prioritario di promuovere nuovi stili gliore condizione psicofisica con il raggiungimento
di vita attivi per i cittadini. L’attività fisica regolare del reinserimento sociale completo.
viene riconosciuta come fattore determinante per In strutture ospedaliere/sanitarie ove vi siano a
il mantenimento e il miglioramento della salute disposizione attrezzature e spazi idonei, dove possa
dalle più consolidate ricerche scientifiche. essere praticata attività fisica (palestre, strutture
È noto che l’effetto principale di una qualsivoglia sportive, piscine, spazi attrezzati, percorsi esterni
patologia è costituito dalla limitazione delle ca- ecc.) è ipotizzabile che lo specialista in riabilita-
pacità funzionali del paziente. Pertanto, uno degli zione possa avvalersi nell’equipe oltre che del fi-
obiettivi principali del processo riabilitativo è per- sioterapista e dello specialista di branca, anche del
mettere al paziente di recuperare le proprie capa- medico specialista in medicina dello sport avva-

103
Ministero della Salute

lendosi delle competenze in ambito di valutazione nalizzati e la loro applicazione pratica, in sintonia
funzionale e indicazione personalizzata dell’attività con gli obiettivi stilati dallo specialista in riabili-
fisica (la “giusta dose”). tazione/specialista di branca in un’ottica di ricon-
Nell’ipotesi della validità del concetto di conti- dizionamento.
nuità dell’assistenza, si dovrebbe quindi inserire L’AFA (Attività Fisica Adattata) rappresenta uno
l’attività fisica adattata all’interno di un percorso strumento adeguato in questo ambito e consiste in
riabilitativo/ricondizionante, ospedaliero ed ex- un programma specifico di esercizi svolti in gruppo
traospedaliero, dalle caratteristiche di alta specia- e appositamente disegnati per cittadini con malattie
lizzazione, in modo da rendere organico il con- croniche, capaci di migliorare lo stile di vita e di
cetto di recupero completo. prevenire o limitare la disabilità. È attualmente uti-
Il percorso dovrà essere garantito da strutture ido- lizzato in particolari cluster di soggetti, come per
nee ove vi siano spazi, attrezzature e professionalità esempio gli anziani fragili, ma anche Persone che
adeguate e tali da assicurare sia la continuità sia la hanno avuto un evento ischemico cerebrale al ter-
congruità dell’intervento. mine del percorso riabilitativo. La pratica di un’at-
È ipotizzabile, quindi, l’individuazione di luoghi tività fisica regolare, infatti, ha determinato nei
protetti (palestre, centri fitness ecc.) o in ambienti soggetti adulti e negli over 65 effetti positivi a livello
pubblici [parchi, piste ciclabili, giardini pubblici, fisico, ma anche importanti effetti psicologici, quali
ma anche a domicilio (home fitness)], qualora la riduzione della depressione e dell’ansia, che hanno
più funzionale alla Persona con decondiziona- incentivato i rapporti sociorelazionali e hanno in-
mento/disabilità dove il paziente/Persona, al ter- dirizzato l’utente verso una maggiore attenzione
mine del percorso riabilitativo, abbia l’opportunità sulla ricerca di una migliore qualità di vita.
di proseguire il percorso ricondizionante/riabili- L’ipotesi di estendere questo tipo di attività anche
tativo secondo le proprie specifiche esigenze, av- a Persone con disabilità croniche o decondiziona-
valendosi di qualificate e idonee competenze. mento residuo al termine del percorso riabilitativo,
Compito dello specialista in medicina dello sport, controllato e gestito da specialisti del settore, rap-
che si può avvalere di figure professionali diverse presenta una modalità da sperimentare in ambito
tra cui il laureato in scienze motorie, è assicurare territoriale e potrebbe rappresentare un valido ele-
la prosecuzione di un percorso medico specialistico mento per proseguire l’attività di prevenzione,
con l’elaborazione di programmi di lavoro perso- riabilitazione e ricondizionamento in ambito ter-
ritoriale.

104
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

7. Il futuro della ricerca in riabilitazione

Introduzione ficile misurazione in quanto volti a valutare i com-


portamenti e non un singolo parametro biologico.
La medicina riabilitativa per molti anni ha subito In questo senso la ricerca in medicina riabilitativa
le conseguenze dell’assenza di percorsi e strumenti si focalizza non solo sul danno d’organo, ma sul
scientificamente validi e validati, facendo di un recupero della disabilità e sulla partecipazione, in-
approccio empirico il proprio modus operandi tesi come gestione della funzione, delle possibilità
nell’assistenza e nella ricerca. Nell’epoca della me- di reinserimento e di relazione con il contesto,
dicina basata sull’evidenza, tale approccio ha creato ponendo la Persona al centro del suo agire.
un profondo divario culturale e scientifico tra ria- È auspicabile l’implementazione di un’attività di
bilitazione e altre specialità che solo negli ultimi ricerca multidisciplinare che si prefigga l’obiettivo
anni ha cominciato a essere colmato. di contribuire a:
La ricerca in riabilitazione ha compiuto grandi pro- • definire strumenti di misurazione secondo l’In-
gressi, negli ultimi anni, avvalendosi dei contributi ternational Classification of Functioning (ICF)
metodologici della evidence based medicine. Tradi- dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
zionalmente il principale interesse scientifico è stato (OMS) essenziali alla costruzione di indicatori
lo studio delle alterazioni fisiopatologiche e del re- specifici per la riabilitazione;
cupero delle funzioni; più recentemente è stato con- • identificare strategie e metodologie di valuta-
dotto un numero crescente di trials prospettici in zione dell’adattamento e dell’inserimento/rein-
cui si è valutata l’efficacia della riabilitazione nelle serimento lavorativo;
disabilità derivanti da varie patologie. Per alcune • elaborare nuovi modelli organizzativi per l’inte-
condizioni sono già disponibili metanalisi di trials grazione delle diverse risorse (interne ed esterne
controllati, da cui derivano importanti indicazioni al sistema sanitario, pubbliche e private), al fine
per lo sviluppo della ricerca, quali l’utilizzo di nuove di garantire l’efficienza dell’intero sistema;
tecnologie in riabilitazione, come per esempio la • identificare e validare criteri di appropriatezza
robotica, la realtà virtuale e la teleriabilitazione. nei percorsi riabilitativi e indicatori di efficacia
La ricerca in riabilitazione presenta delle peculiarità ed efficienza del processo.
che la differenziano dalle altre discipline; gli out- Le strutture deputate alla ricerca in riabilitazione
come della riabilitazione, per esempio, sono di dif- devono possedere competenze e metodologie di la-

105
Ministero della Salute

voro in grado di sviluppare un livello di approfon- gliorare la pratica clinica presuppone l’esistenza
dimento dell’attività che porti ai risultati auspicati. di una massa critica di ricercatori che lavorino in
Nella medicina dell’evidenza la ricerca necessita team e in un ambiente favorevole e stimolante.
di luoghi idonei che, oltre ai compiti assistenziali, Diventa perciò essenziale potenziare la “capacità di
svolgano quelli di ricerca clinica e i professionisti ricerca” in riabilitazione, che può essere definita come
della riabilitazione devono saper coniugare le ca- il processo di sviluppo individuale e istituzionale che
pacità riabilitative complessive con quelle specifi- porta a un più alto livello di conoscenze e abilità e a
che della ricerca. condurre una ricerca proficua sulla qualità di vita.
Occorre considerare che la specifica attività riabili- Nell’ambito di alcuni settori della ricerca si pos-
tativa in diverse patologie e disabilità presenta una sono ricordare le evidenze prodotte nella gestione
complessità dei singoli casi, che rende difficilmente acuta dei traumi spinali, dove gli studi di efficacia
applicabili le metodologie di ricerca usualmente hanno mostrato in modo incontrovertibile il po-
utilizzate in altre discipline; da qui la possibile uti- sitivo impatto notevole sulla mortalità e risultati
lizzazione della metodologia del “caso singolo” pur- apprezzabili sono stati in seguito ottenuti anche
ché sia stata utilizzata la metodologia scientifica. nelle gravi cerebrolesioni acquisite. In questi settori
la ricerca riabilitativa sta sperimentando una serie
Fabbisogno di ricerca per la riabilitazione di approcci terapeutici innovativi che prevedono
l’utilizzo di nuove tecnologie (da quelle robotizzate
Nel corso degli ultimi decenni la percentuale della per il trattamento della motricità degli arti all’uso
popolazione con disabilità è andata via via cre- della realtà virtuale e della neurostimolazione fun-
scendo e l’incremento è da attribuire all’invec- zionale, dalle pedane elettroniche per la rieduca-
chiamento della popolazione generale e al miglio- zione dell’equilibrio ai nuovi sistemi per il training
ramento dell’assistenza medica. Molte Persone della deambulazione). I dati scientifici sono però
con disabilità presentano difficoltà nello svolgi- ancora ampiamente lacunosi.
mento delle comuni attività quotidiane, compresa Si possono riconoscere tre componenti fonda-
l’attività lavorativa. La percezione della propria mentali da considerare per favorire la crescita della
disabilità risulta nelle maggior parte delle Persone capacità di ricerca in riabilitazione: ricercatori, in-
come moderata-severa, comportando una difficile frastrutture, partnership.
accettazione della realtà.
La ricerca in riabilitazione ha come scopo recu- Ricercatori
perare la funzione o prevenire il declino funzionale
in modo da promuovere l’integrazione sociale, La maturazione di nuovi ricercatori in riabilitazione
una vita autonoma ed eventualmente il ritorno è un aspetto critico per aumentare la capacità di ri-
alla produttività lavorativa. cerca. Ciò va inteso non solo come training di singoli
Una ricerca di qualità dipende non solo da un di- ricercatori, ma come cambiamento culturale per
segno di studio appropriato con outcome riabili- quanto concerne le fasi di scelta delle persone, finan-
tativi sensibili, affidabili e validi che rispondano ziamenti, collaborazioni fra strutture e fra istituti.
alle esigenze dei clinici, dei ricercatori e dei malati, È necessario, prima di tutto, compiere uno sforzo
ma anche dalle risorse disponibili per svolgere la concertato per far crescere e supportare i giovani
ricerca stessa. Inoltre, una ricerca destinata a mi- ricercatori tenendo conto della specificità della

106
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

riabilitazione che coinvolge la comprensione dei mission istituzionale; i piani strategici non pro-
sistemi d’organo correlati a tutte le funzioni indi- muovono la ricerca collaborativa o interdisciplinare
viduali e sociali; pertanto diventa indispensabile e non sono supportati con congrui investimenti.
la necessità di ricerche collaborative. Ci sono numerosi ingredienti necessari per stabilire
Data la ricaduta della riabilitazione in molti campi una cultura della ricerca, fra cui la volontà di avere
scientifici, i programmi di training in ciascuno di un piano strategico per costruire capacità di ricerca;
essi potrebbero non essere in grado di coprire una in ambito riabilitativo questo aspetto si lega alla
formazione completa in riabilitazione e può essere presenza di spazi in strutture idonee per portare a
utile che le strutture di riabilitazione che produ- termine progetti di ricerca, spazi che spesso sono
cono ricerca selezionino alcuni temi di ricerca per carenti negli istituti di ricerca e che devono essere
permettere a un gruppo consistente di ricercatori pensati per le necessità che sono state elencate.
con competenze complementari di collaborare. Diventa quindi indispensabile garantire fondi alle
In conclusione, è necessario favorire lo sviluppo di strutture di ricerca, che sono necessari per poter
un pool di ricercatori qualificati e per fare ciò biso- disporre di collaboratori per la raccolta e l’analisi
gna impostare programmi di training, di insegna- dei dati, ma soprattutto per realizzare il nuovo
mento e affiancamento a ricercatori esperti. Sono modello strutturale di lavoro intedisciplinare di
necessari programmi di training con finanziamenti cui la riabilitazione ha bisogno.
da enti di ricerca ed enti ministeriali, programmi
per incentivare la collaborazione interdisciplinare Partnership
e corsi di formazione specifici per sviluppare le ca-
pacità di ricerca. Poiché la collaborazione fra ricer- È necessaria la collaborazione fra ricercatori ap-
catori gioca un ruolo chiave nel facilitare la ricerca, partenenti a diverse discipline, fra istituti accade-
è molto utile la presenza di ricercatori esperti che mici e di ricerca e con le associazioni delle Persone
affianchino i giovani, promuovendo all’interno in- con disabilità per migliorare la capacità di con-
terazioni fra ricercatori di diverse discipline; per durre una ricerca di alta qualità.
esempio, poiché molte Persone con disabilità be- In ambito istituzionale diventa fondamentale una
neficiano dell’utilizzo di ausili, un ampio spazio di reale integrazione fra i diversi Ministeri e le Re-
ricerca deve avvalersi delle collaborazioni con i ser- gioni per distribuire i temi della ricerca in un’ottica
vizi di ingegneria e bioingegneria. non ridondante, ma soprattutto per utilizzare al
Allo stato attuale la gran parte della ricerca in ria- meglio le risorse disponibili, usufruendo anche
bilitazione è di tipo clinico. Lo sviluppo recente della disponibilità di finanziamenti con altri Enti
della biologia molecolare richiede, però, che negli Locali o privati.
istituti di riabilitazione vengano promosse ricerche
anche in questo ambito per indagare gli outcome Sfide della ricerca
a seguito di un danno del sistema nervoso.
La riabilitazione ha completamente abbracciato i
Infrastrutture principi della medicina basata sull’evidenza (evi-
dence based medicine) e la ricerca in riabilitazione
Nel nostro Paese troppo spesso la ricerca in ambito ha compiuto grandi progressi nelle ultime due
riabilitativo non viene considerata una priorità della decadi. Mentre tradizionalmente il principale in-

107
Ministero della Salute

teresse scientifico è sempre stato il meccanismo relazionali e di contesto, e quando viceversa si


fisiologico d’azione delle modalità fisiche della debba comporre una sintesi di tutti questi step
funzione, negli ultimi 15 anni è stato condotto per giungere a una valutazione di efficacia com-
un numero crescente di trials prospettici in cui è plessiva dell’azione riabilitativa per la Persona;
stata valutata l’efficacia clinica della riabilitazione • il rapporto che deve connettere i diversi ope-
nelle condizioni di disabilità derivanti da varie ratori sul piano dell’erogazione degli interventi
patologie. Per alcune condizioni sono già dispo- e la valutazione dei loro risultati e i diversi
nibili delle metaanalisi di trials controllati. tempi e luoghi ove tali interventi si realizzino
La ricerca può anche identificare i determinanti perché quella valutazione globale possa essere
sia della guarigione sia della capacità di modifi- valida e rappresentativa anche dei diversi aspetti
carsi, per acquisire nuove capacità e rispondere e step degli interventi.
alla riabilitazione. Ne consegue che le ricerche, e la loro validità
Emergono delle nuove tecnologie che dovrebbero quindi in campo traslazionale, possono mirare so-
essere adattate all’uso per Persone con disabilità e lamente ad analizzare compiutamente il percorso
questo costituisce uno dei campi più importanti del recupero fino al ripristino di funzionamento
e promettenti oggi e per il futuro. e partecipazione ottimale, che è l’obiettivo unico
L’ingegneria tissutale e altre tecnologie moderne e validante ogni attività precedente.
fanno intravedere un ulteriore spazio di ricerca Pariteticamente le strutture deputate alla ricerca
che potrebbe aprire miglioramenti significativi in in riabilitazione devono possedere tutte queste
questo settore. specifiche, connesse alle competenze e alle meto-
La ricerca in riabilitazione non adotta agevolmente dologie di lavoro in grado di sviluppare questo li-
gli approcci standard alla ricerca utilizzati dalla vello di approfondimento analitico.
scienza di base e dagli interventi di pratica medica
generale; gli studi controllati randomizzati sono Centri di ricerca e risorse
possibili in molte aree, ma sono meno efficaci
quando gli obiettivi ricercati e indagati in un Il passo più importante da compiere per migliorare
gruppo di soggetti variano tra gli individui, so- il livello e la quantità della ricerca in riabilitazione
prattutto se questo varia per ragioni personali o è organizzare una piattaforma di comunicazione
sociali piuttosto che per ragioni biologiche. per tutti i partecipanti ad attività di ricerca in Eu-
Una combinazione di metodi qualitativi e quan- ropa. Le informazioni riguardo i progetti correnti
titativi fornisce spesso una più solida analisi scien- e futuri, i finanziamenti e i premi, i protocolli, i
tifica sugli effetti della riabilitazione e, pertanto, questionari, i sistemi di misura e i programmi di
diventa strategica la cooperazione ricordata al fine scambio devono essere disponibili e facilmente
di una pianificazione delle attività di ricerca. accessibili a clinici, ricercatori e manager. Rispon-
Per le attività riabilitative è importante sottolineare dere alle pressanti questioni sull’efficacia degli in-
due punti critici: terventi riabilitativi richiederà un considerevole
• il rapporto che deve connettere i diversi step finanziamento della ricerca. La modalità che pare
delle cure, e quindi dello studio quando essi diffondersi come strumento idoneo può essere la
indaghino aspetti settoriali delle condizioni di modalità del “singolo cieco” per sviluppare trials
salute con gli aspetti funzionali, di performance, clinici randomizzati (randomized clinical trials,

108
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

RCT) che possano meglio rispettare gli aspetti muovendo nuove riflessioni e sinergie con il fine
peculiari della riabilitazione. di aumentare la possibilità di confronto, verifica
Le necessità tecniche sopra menzionate della ri- e ulteriore sviluppo sia sul piano di avanzamenti
cerca in riabilitazione devono essere comprese da degli studi, sia della comunicazione per un’appli-
tutti coloro che praticano riabilitazione. Così come cazione nella pratica delle innovazioni individuate
nella riabilitazione è richiesto uno sforzo multi- dalla ricerca.
professionale e multidisciplinare, allo stesso modo
i gruppi e dipartimenti di ricerca multiprofessio- Ricerca e validazione di outcome
nali garantiscono un terreno più fertile per la for- nei percorsi terapeutici in medicina fisica
mazione nelle varie professioni coinvolte nella ria- e riabilitativa (MFR)
bilitazione.
Benché attualmente le risorse in molti Paesi non Problematiche generali
siano adeguate per soddisfare le richieste di forma-
zione (se non dei soli specializzandi più dotati), la Nell’analisi dell’efficacia terapeutica in medicina
situazione sta gradualmente migliorando. Il nucleo fisica e riabilitativa (MFR) si devono tenere in
di specialisti in formazione che presenta un dotto- considerazione alcune premesse generali:
rato di ricerca o una qualifica di livello equivalente • lo scopo dell’intervento riabilitativo è fornire un
in aggiunta alla propria qualifica professionale co- miglioramento funzionale prolungato in para-
stituirà la base su cui si fonderà la futura ricerca. metri di rilevanza pratica, relativi alla vita di tutti
Si deve anche distinguere tra finalità e competenze i giorni, mentre non sono sufficienti i risultati
della ricerca e finalità e competenze della didattica ottenibili solo in contesti ambientali artificiali;
e formazione alla professione, perché i due ambiti • i cambiamenti (o la stazionarietà) che si rilevano
sono ben distinti e necessitano di una chiara e di- in seguito alla fornitura di servizi riabilitativi
versa “mission”. sono determinati dalla combinazione di vari fat-
tori, tutti da vagliare, quali: a) stato generale del
Pubblicazione dei risultati della ricerca paziente: caratteristiche sociodemografiche, com-
portamento di tipo sanitario, variabili cliniche
A livello specialistico internazionale ed europeo esi- (tipo di menomazione in atto, gravità, comor-
ste una varietà di riviste scientifiche, tra cui “Journal bosità); b) stato funzionale: attuale e precedente
of Rehabilitation Medicine” (che attualmente pre- all’insorgenza di eventuali recenti episodi acuti
senta il maggior “impact factor” al mondo), “Di- (è cruciale il sapere se ci si trova di fronte a una
sability and Rehabilitation”,“Clinical Rehabilita- stabilità delle misurazioni basali effettuate); c)
tion”, “Archives of Physical Medicine and Rehabi- modalità dell’intervento terapeutico (tipologia
litation” ed “European Journal of Physical and Re- di trattamento, intensità, collocazione nel
habilitation Medicine-Europa Medicophysica”, e tempo); d) recupero spontaneo e altri fattori eso-
tutte pubblicano ricerche multidisciplinari. geni o socioambientali indipendenti dal tratta-
Appare indispensabile stimolare tra i ricercatori mento stesso (es. lunga distanza dall’insorgenza
la pubblicazione in tali riviste, al fine di ottimizzare dell’episodio acuto, grado di supporto familiare,
la comunicazione e condivisione (contenuti e me- peculiarità etniche, disponibilità di trasporti,
todologie, incontro di gruppi e centri ecc.) pro- tendenze dell’economia locale e così via).

109
Ministero della Salute

Le domande generali a cui più spesso si cerca una di riabilitazione medica di pazienti degenti.
risposta sono di questo genere: a) i cambiamenti Infatti, questi programmi devolvono la mag-
osservati sono migliori di quelli prodotti da ap- gior parte dei loro sforzi a una gamma relati-
propriati interventi alternativi? b) qual è il con- vamente limitata di problemi o obiettivi fun-
tributo delle varie componenti dell’intervento nel zionali e si applicano a pazienti con gravi disa-
produrre i risultati osservati? c) quali tipi di pa- bilità o problematiche complesse.
zienti rispondono meglio a certi interventi? d) Vi è una sostanziale concordanza sulle principali
come può essere predetta la risposta che sarà ot- voci relative all’indipendenza funzionale idonee a
tenuta con un determinato intervento? misurare gli interventi riabilitativi: si tratta delle
attività di base della vita quotidiana. Queste mi-
Livelli di analisi dei risultati sure (basate prevalentemente su scale semiquan-
titative che adottano criteri di dipendenza piut-
Attenendosi alla classificazione ICF dell’OMS, i tosto che di prestazione) sono di cruciale impor-
risultati degli interventi terapeutici in MFR pos- tanza, perché indicano se un intervento ha pro-
sono essere principalmente misurati a livello di: dotto un miglioramento significativo sulla disa-
1) struttura e funzione corporea, 2) attività, 3) bilità del paziente.
partecipazione. • Le misure di partecipazione, quali per esempio
• Le misure di struttura e funzione corporea (per World Health Organization (WHO) Handicap
utilizzare le quali è necessario raggruppare i pa- Scale e Craig Handicap Assessment and Repor-
zienti in classi diagnostiche) possono riferirsi a ting Technique (CHART), si riferiscono più
parametri strutturali (tipo di lesione midollare, alla vita delle Persone disabili in quanto ele-
estensione di una lesione ischemica cerebrale, menti della società. La riduzione dell’handicap
entità dell’ingrandimento ventricolare sinistro è un obiettivo appropriato per i programmi di
ecc.) o funzionali. Queste ultime (goniometria riabilitazione globali (“comprehensive rehabili-
del deficit articolare, severità di paralisi, grado tation”) e in particolare per le ultime fasi della
di spasticità ecc.) sono essenziali per capire per- riabilitazione (es. nei pazienti ambulatoriali),
ché alcuni pazienti migliorano in una certa fun- che comprendono la riabilitazione psicosociale
zione e altri no e per quantificare la gravità di e i servizi di supporto a una vita indipendente.
un caso clinico, a patto che sia dimostrabile
una significativa correlazione tra l’entità della Obiettivi dell’intervento riabilitativo
menomazione e il risultato terapeutico a livello
funzionale. Misure di menomazione funzionale In molti casi, solo monitoraggi combinati a misure
vengono inoltre a volte utilizzate per analizzare di risultati a breve e lungo termine (relativi a me-
il raggiungimento di obiettivi del trattamento nomazioni, disabilità e, ove possibile, handicap),
a breve e medio termine. uniti a dati clinici e sociodemografici, sono in
• Le misure di attività, quali per esempio Fun- grado di chiarire un certo numero di nessi di cau-
ctional Independence Measure (FIM), Indice salità negli effetti rilevati.
Barthel e Picture Exchange Communication Sy- Sono inoltre da sottolineare le distinzioni tra ri-
stem (PECS), costituiscono il livello più co- sultati clinici del trattamento a medio termine
mune e appropriato per valutare i programmi (pertinenti alla riabilitazione medica) e risultati

110
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

globali dell’intervento riabilitativo (che prevedono a variabili che rappresentano quantità di un certo
interventi anche di riabilitazione sociale). aspetto in esame. In MFR (come del resto in molti
La Commission on Accreditation of Rehabilitation altri settori clinici) è sentita la necessità di misurare
Facilities (CARF) definisce quattro tipi di obiettivi in particolare i risultati finali (misura di outcome)
(tutti da perseguire nell’ambito di un programma a lungo termine dopo una serie di percorsi e azioni
di controllo della qualità dei servizi in funzione in grado di influenzare la Persona nella sua totalità,
dell’accreditamento di strutture riabilitative): quantificando l’entità del cambiamento nel tempo
• obiettivi a breve termine: definiti in termini e nei diversi contesti (efficacia terapeutica).
di grado di miglioramento del quadro clinico L’analisi delle variabili psicocomportamentali di
del paziente. Nel corso di una degenza riabili- interesse per la MFR (autosufficienza, equilibrio,
tativa essi si riferiscono per esempio: a) per il dolore, fatica ecc.) richiede tecniche di misura
fisioterapista, al miglioramento della disfun- particolari, spesso differenti da quelle adottate
zione fisica identificata o alla riduzione del do- dalle discipline bio-mediche. Infatti, l’osservazione
lore associato al movimento; b) per il terapista e la valutazione di comportamenti, attitudini o
occupazionale, alla crescita nelle abilità in at- percezioni individuali (le cosiddette “variabili la-
tività della vita quotidiana e al grado con cui tenti”) si possono fare solo attraverso scale di va-
sono raggiunte abilità lavorative; c) per il lo- lutazione e di questionari autosomministrati, con
gopedista, all’efficacia delle azioni per miglio- la creazione di punteggi che poi richiedono com-
rare le abilità nella comunicazione; d) per l’as- plesse procedure statistiche per essere trasformati
sistente sociale, ai risultati nell’avere assicurato – ove possibile – in vere e proprie misure lineari.
al paziente un adeguato sostentamento, una Secondo il metodo psicometrico classico, princi-
dimora, possibilità di trasferirsi e comfort di palmente una buona scala deve essere affidabile e
base; e) per il fisiatra, al raggiungimento di valida (nel contesto di utilizzo e nella specifica
tutti gli obiettivi del team, al mantenimento popolazione da studiare), essere dotata di adeguata
di adeguate condizioni generali, alla preven- sensibilità a significativi cambiamenti clinici e riu-
zione delle complicanze; scire a catturare i dettagli e tutta la gamma delle
• obiettivi di efficacia: basati su quantificazioni reali differenze tra le Persone. Da un punto di
dei progressi dei pazienti, tramite misurazioni vista pratico, la scala deve poi essere accettabile
dell’indipendenza funzionale nel cammino, nei dalla popolazione (in termine di contenuto e di
trasferimenti, nella cura della Persona ecc.; lunghezza) e fattibile per lo staff che userà lo stru-
• obiettivi del risultato terapeutico globale: in mento (a livello sia di utilizzo sia di gestione dei
termini di benefici generali (quindi sia medici dati e di costi globali) e deve essere comprensibile
sia sociali) ricevuti dal paziente o, in seconda da tutti i gruppi della popolazione studiata e con
istanza, dalla famiglia o da chi lo accudisce; un alto grado di equivalenza trans-culturale. È
• obiettivi di efficienza: misurati come rapporto auspicabile che esista una e una sola versione va-
tra efficacia e risorse consumate (tempo dedi- lidata per ogni scala di valutazione di buon livello
cato da parte dello staff, lunghezza della de- scientifico, in ogni nazione.
genza, numero di trattamenti, costi economici Da ciò ne deriva l’importanza di costituire poli di
ecc.). riferimento nell’area connessa alle problematiche
Misurare significa assegnare un valore numerico di misurazione in riabilitazione, in particolare ap-

111
Ministero della Salute

plicate all’uso di apparecchiature, tecnologie, test tura. Esistono scuole e gruppi internazionali che
e scale per la valutazione funzionale in soggetti si stanno specializzando nel raccogliere e diffon-
disabili o a rischio di disabilità, e più specificata- dere dati in questo ambito, per esempio la School
mente agli indicatori di risultato (outcome). of Rehabilitation Sciences’ Evidence-based Practice
di Ottawa, oppure il Centre for Evidence Based
Evidence based medicine (EBM) Physiotheray in Olanda, ma sono ancora rari e
poco coordinati.
Questo documento rappresenta un iniziale ap- Inoltre, dovrebbe essere molto più sviluppata la
proccio alla discussione sulla metodologia di ap- prassi della revisione critica delle decisioni e delle
plicazione e gestione dei principi dell’evidence ba- azioni realizzate (es. Peer Review) con metodiche
sed medicine (EBM) in medicina riabilitativa per di gruppo e interdisciplinari, come pure dovrebbe
creare un link tra la Cochrane Collaboration e le essere sviluppata la metodica del lavoro in Team e
altre organizzazioni di studio dell’EBM. con modalità di “filiera” comune e condivisa,
Il processo dell’EBM prevede quattro passaggi: com’è indispensabile proprio in situazioni com-
• formulazione del corretto quesito clinico sulla plesse, durature e cronicamente evolutive come
base delle problematiche del paziente; sono quelle riabilitative.
• ricerca in letteratura delle migliori evidenze
disponibili; Alcune delle criticità principali delle attività
• valutazione critica della letteratura recuperata; di riabilitazione e loro impatto sulla ricerca
• implementazione delle evidenze nella pratica
clinica. Il senso della fragilità
Questa procedura è applicata da tempo in diversi
ambiti della medicina, e più recentemente anche L’individualità del modello dell’invecchiamento
in riabilitazione. è difficilmente categorizzabile. Ciò si ripercuote
Essendo l’applicazione dei principi di EBM in anche sul concetto di fragilità e di anziano fragile
MFR più recente rispetto ad altri ambiti medici, o “frail elderly”, che è uno dei prototipi degli an-
in alcuni casi le esperienze sono ancora sporadiche ziani di oggi e identifica uno dei filoni di ricerca
e le difficoltà derivano dalle peculiarità intrinseche in campo riabilitativo-geriatrico, ma che rappre-
alla riabilitazione come più volte richiamato. senta anche una tipologia caratteristica dei veri
Infine, esiste una vera e propria difficoltà connessa pazienti geriatrici.
all’accesso ai dati disponibili, un’oggettiva diffi- Esistono quindi tanti modelli di fragilità, anche
coltà di consultazione rapida ed efficace dei data- se accomunati da alcune caratteristiche comuni.
base della letteratura. Nella Cochrane Collaboration Il frail elderly è sì malato, ma non è sinonimo di
esiste un gruppo specifico proprio per la valuta- anziano malato o l’unico archetipo di anziano
zione delle evidenze in riabilitazione: purtroppo malato.
poche sono le revisioni avviate da questo gruppo. Il frail elderly, da un punto di vista clinico, si lascia
Per superare questa difficoltà, il “Field in Rehabi- caratterizzare da una serie di sintomi e segni che
litation and Related Therapies” della Cochrane Col- configurano la cosiddetta sindrome clinica da fragilità.
laboration ha raccolto in un CD più di 4000 arti- Risulta necessario che la ricerca affronti i seguenti
coli di argomento riabilitativo presenti in lettera- temi:

112
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

• modelli biologici di fragilità nella ricerca di e alla permanenza a letto durante il ricovero, in
base e nelle varie età; quanto tale fenomeno implica il rischio di eventi
• marcatori biologici, clinici e strumentali di fra- avversi e di aumento della degenza.
gilità; Un qualunque trattamento riabilitativo presup-
• strumenti condivisi di valutazione della fragi- pone una preventiva esaustiva valutazione basale.
lità; Purtroppo al momento non esiste concordanza
• applicazione di modelli organizzativi per la fra- sulle scale da adottare e ogni centro di riabilita-
gilità (reti integrate di servizi interspecialistici); zione utilizza solo quelle scale che ritiene oppor-
• fragilità e longevità estrema (oldest old ); tune. Inoltre, molto spesso le scale che vengono
• fragilità, demenza e autonomia. utilizzate nella fase della riabilitazione ospedaliera
sono diverse da quelle utilizzate nella degenza
Le problematiche internistiche ospedaliera in acuzie e da quelle utilizzate nella
fase territoriale.
La complessità è l’embricarsi delle influenze di In questo ambito risulta pertanto necessario:
due o più sistemi nello stesso individuo (es. ma- • definire indicatori condivisi e scale idonee che
lattie della sfera fisico-psichica, contesto sociale possano garantire un approccio globale, mul-
ed economico, farmaci). La definizione di “pa- tidimensionale, interdisciplinare, per questi
ziente complesso” adottata dall’Agency for Health pazienti con complessità-comorbidità;
Care Research and Quality si riferisce a una Persona • elaborare schede che permettano una valuta-
affetta da due o più malattie croniche, in cui cia- zione complessiva del paziente.
scuna delle condizioni morbose presenti è in grado
di influenzare l’esito delle cure delle altre coesi- Le problematiche neurologiche
stenti, attraverso varie modalità: la limitazione
della speranza di vita, l’aumentata morbilità in- Nei Paesi industrializzati l’ictus rappresenta, per
tercorrente, le interazioni fra terapie farmacolo- le sue dimensioni epidemiologiche e per il suo
giche, l’impossibilità del pieno impiego di cure impatto socioeconomico, una delle più importanti
adeguate per controindicazioni ecc. problematiche sanitarie.
In campo riabilitativo, forse anche più di quanto Il trattamento riabilitativo è lungo e costoso e i
non avvenga in campo clinico, la presa in carico risultati variabili a seconda del quadro clinico e
globale del paziente deve tenere conto in modo della presenza o meno di patologie associate. Il
totale della sua complessità. recupero funzionale dopo ictus è infatti sostenuto
Sono stati proposti vari indicatori per classificare da meccanismi molto complessi e ancora non del
la comorbidità, ma nessuno di questi appare in tutto chiari. Per questo motivo tale campo è og-
grado di descrivere a pieno tutte le caratteristiche getto di ricerche in svariati ambiti, sia clinici sia
dei pazienti anziani e non anziani. nelle ricerche di base.
Un primo progetto di ricerca potrebbe proprio Le tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva
riguardare la definizione di indicatori condivisi hanno permesso enormi progressi nello studio e
che possano garantire un approccio globale, mul- nella comprensione delle diverse funzioni cerebrali
tidimensionale, interdisciplinare per questi pa- dell’uomo e dei meccanismi alla base della neu-
zienti, pensando, per esempio, alla ridotta mobilità roplasticità. Un nuovo promettente filone di ri-

113
Ministero della Salute

cerca è legato alla sempre maggiore diffusione quantità di riabilitazione quotidiana favorendo
delle neuroimmagini, specie di quelle funzionali, un rientro precoce al domicilio.
come la risonanza magnetica funzionale (fRM). Ancora di particolare interesse è il potenziale uti-
Tali metodiche possono essere di rilevante impor- lizzo in riabilitazione di dispositivi elettronici eco-
tanza sia per una migliore comprensione di mec- nomici di realtà virtuale, utilizzati per l’intratte-
canismi patogenetici, sia nell’individuazione di nimento. Le prime indicazioni, da confermare in
nuovi fattori prognostici e nella documentazione studi successivi, indicano un loro possibile utilizzo
dell’efficacia dei vari trattamenti riabilitativi. L’uti- (insieme a un trattamento convenzionale) per mi-
lizzo di valutazioni seriali di fRM potrebbe essere gliorare il recupero dell’arto superiore.
importante per poter documentare le variazioni Infine, è molto interessante lo studio di nuovi di-
della neuro-plasticità indotte dal trattamento ria- spositivi applicati a carrozzine e deambulatori,
bilitativo. che prevedono dei sistemi integrati di intelligenza
Nell’ambito della riabilitazione dei pazienti affetti artificiale che sono in grado di aiutare il disabile a
da postumi di ictus, lo sviluppo della ricerca si è muoversi con maggiore autonomia e sicurezza.
recentemente indirizzato verso alcuni strumenti Un particolare aspetto è quello delle malattie neu-
tecnologici innovativi. Fra le varie tecnologie la rodegenerative intese sia come malattie dementi-
sperimentazione di sistemi robotizzati per il recu- gene, tipica la malattia di Alzheimer, ma anche la
pero della funzionalità motoria dell’arto superiore demenza associata alla malattia di Parkinson (PD),
è di particolare interesse sia per l’iniziale dimo- o le demenze di origine vascolare (VD). La sfida
strazione di efficacia clinica, sia per la prospettiva principale a cui la comunità scientifica è chiamata
di un utilizzo più sistematico con le opportunità, riguarda due fronti: da un lato, individuare marker
di poter influenzare positivamente la fase di recu- di malattia (neuropsicologici, biologici e di neu-
pero iniziale dell’arto superiore e di aumentare la roimaging) sempre più sensibili e specifici che

Tabella 7.1 La ricerca traslazionale nelle malattie neurodegenerative: un tentativo di integrazione

Obiettivo Ricerca Studi Metodo Applicabilità

Marker di malattia Clinica Neuropsicologici, di neuroimaging Studi cross-sectional, Concreta


e biologici di popolazione longitudinali Auspicabile
Sperimentale Modelli animali Studi genetici, molecolari ecc. Concreta
Scienze artificiali Reti neurali artificiali Sviluppo di algoritmi applicabili Auspicabile
alle malattie neurodegenerative

Trattamenti Clinica Sviluppo di nuove terapie Studi randomizzati e controllati Concreta


farmacologici Sperimentale Sviluppo di nuove terapie Studi genetici, molecolari, Concreta
in modelli animali comportamentali ecc.

Trattamenti Sul paziente Terapie aspecifiche e specifiche ROT, rimotivazione, validazione, Auspicabile
non farmacologici reminiscenza, training cognitivo,
memory training ecc.
Sul caregiver Efficacia del sostegno Gruppi di sostegno, assistenza Auspicabile
domiciliare, corsi di formazione ecc.

114
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

consentano di diagnosticare, in una fase veramente al lavoro ex Legge 68/99 è inserito effettivamente
pre-clinica, la presenza di una demenza; dall’altro nel mondo del lavoro, entra sotto la tutela della
lato, mettere a punto protocolli di trattamento complessa normativa di tutela della salute e sicu-
sia farmacologici, ma anche neuroriabilitativi, che rezza sul lavoro (D.Lgs. 81/2008 e s.m.i.).
consentano, nel primo caso, di bloccare il mecca- Una delle novità introdotte dal D.Lgs. 81/08 e
nismo patogenetico e, nel secondo, di rafforzare s.m.i. è proprio la previsione di una “visita medica
le capacità residue dei pazienti al fine di migliorare precedente alla ripresa del lavoro, a seguito di as-
la loro qualità di vita (Tabella 7.1). senza per motivi di salute di durata superiore ai
sessanta giorni continuativi, al fine di verificare
L’inserimento/reinserimento lavorativo l’idoneità alla mansione”; tale tipologia di visita,
seppure con tutta una serie di problematiche di
Nella Strategia Comunitaria 2007-2012 per la sa- gestione, permette di verificare sia la continuità
lute e sicurezza sul luogo di lavoro, la Commis- di sussistenza di condizioni di idoneità alla man-
sione Europea invita gli Stati membri “… a inte- sione dopo la malattia, nei soggetti già conosciuti
grare, nelle strategie nazionali, azioni specifiche come “disabili”, sia nuove disabilità per le quali
… destinate a rafforzare la riabilitazione e la rein- eventualmente rimodulare il giudizio di idoneità
tegrazione dei lavoratori esclusi dal mondo del alla mansione specifica.
lavoro per un lungo periodo di tempo a motivo Considerati i molteplici aspetti della Persona in-
di un infortunio sul lavoro, di una malattia pro- serita in realtà sociolavorative complesse, la valu-
fessionale o di un handicap …”. tazione dell’inserimento/reinserimento lavorativo
Negli ultimi anni, in Europa, si è assistito a una e del mantenimento al lavoro deve essere il risul-
crescente domanda di inserimento e reinserimento tato di un approccio multidisciplinare che vede
lavorativo di Persone con diversi gradi di disabilità, impegnati la medicina del lavoro e quella riabili-
sia conseguente a eventi traumatici, sia per pato- tativa, anche al fine di evitare la vanificazione del-
logie cronico-degenerative – quali malattie car- l’attività riabilitativa a causa di un’inadeguata as-
diovascolari, respiratorie, muscolo-scheletriche, segnazione di attività alla Persona disabile.
neuropsichiche –, sia per patologie neoplastiche. È pertanto auspicabile l’implementazione di un’at-
Dal punto di vista normativo, il diritto al lavoro tività di ricerca multidisciplinare che si prefigga
delle Persone con disabilità, diritto sancito dalla l’obiettivo di contribuire a:
Costituzione della Repubblica Italiana, è regola- • identificare validati protocolli di inserimento/
mentato dalla Legge 68/1999 e dal DPCM reinserimento al lavoro con il coinvolgimento
13/01/2000; inoltre, l’insieme della legislazione, del territorio e avendo come obiettivo il mi-
costituita, tra le altre, dalla Legge 18/1980, Legge gliore rapporto costo-beneficio;
222/1984, Legge 508/1988, Legge 289/1990, • identificare strategie e metodologie di valuta-
Legge 104/1992, nonché la norma di riforma del zione dell’adattamento e dell’inserimento/rein-
mercato del lavoro – D.Lgs. 276/2003 – garantisce serimento lavorativo dei soggetti con malattie
anche una “protezione sociale” della disabilità. La cronico-degenerative e cancer survivors;
Legge 68/1999 prevede, per il disabile, il “collo- • identificare profili di rischio occupazionale spe-
camento mirato”, definendolo (art. 2). cifici per le diverse mansioni con indicazioni
Nel momento in cui il soggetto disabile collocato di eventuali inidoneità assolute/parziali;

115
Ministero della Salute

Robotica e realtà virtuale in riabilitazione – del peso. Esso trova la sua applicazione nei tratta-
teleriabilitazione menti riabilitativi post-traumatici e nei pazienti
con esiti da ictus. L’introduzione in ambito clinico
I robot sono in genere pensati come dispositivi di questo sistema è abbastanza recente e al mo-
che imitano o si sostituiscono all’uomo nel com- mento esiste un primo studio multicentrico sul-
piere alcune attività (robot industriali), mentre in l’efficacia del trattamento in pazienti con lesione
riabilitazione sono utilizzati per: a) provocare mo- spinale incompleta.
vimenti passivi e/o comandare movimenti volon- La Realtà Virtuale (RV) fornisce uno strumento
tari dei pazienti, il cui arto è fisicamente fissato al originale per assolvere contemporaneamente ai
dispositivo; b) registrare informazioni relative alla diversi requisiti di un intervento riabilitativo effi-
prestazione motoria (traiettoria percorsa, forza di cace, che oltre a essere precoce deve essere orien-
interazione) durante i movimenti attivi. Sono im- tato allo svolgimento di compiti funzionali con
piegati generalmente come supporto alle tradi- possibilità di modulare l’intensità del training.
zionali tecniche riabilitative; possono migliorare L’elemento che meglio caratterizza queste appli-
la prestazione motoria alla dimissione, abbreviare cazioni è la possibilità di lavorare sul contesto.
i tempi necessari per la riabilitazione e fornire pa- Molte applicazioni di realtà virtuale si presentano
rametri oggettivi per la valutazione del paziente. come opportunità per il paziente di partecipare
Quest’ultima caratteristica è particolarmente ri- in un’esperienza che risulta coinvolgente e al
levante per definire una procedura riabilitativa il tempo stesso gratificante.
più possibile individualizzata ed efficace. Sia il terapista sia il paziente possono beneficiare
Accanto a questi sistemi, vi sono le macchine ria- della possibilità di graduare facilmente e documen-
bilitative dette a esoscheletro. Sono sostanzial- tare l’intervento terapeutico. Nella riabilitazione
mente sistemi indossabili che eseguono lo stesso con RV, è possibile proporre ambienti simulati in-
tipo di movimento svolto dal paziente. terattivi e multidimensionali. Il trattamento può
In questo caso ogni segmento articolare del di- essere individualizzato, pur nell’ambito di protocolli
spositivo paziente è connesso a un segmento in di training e valutazione standardizzabili.
modo da coinvolgere tutto l’arto o la parte di esso L’ambiente virtuale rispetto alle altre forme di vi-
che deve essere trattata. In questi dispositivi il nu- sualizzazione (video e televisione) offre la possi-
mero di gradi di libertà corrisponde a quello delle bilità di interazione e quindi di essere protagonisti.
articolazioni dell’arto che deve essere trattato; inol- In questo ambiente, nel quale le difficoltà di in-
tre lo spazio di lavoro corrisponde in genere a terazione possono essere modulate e quindi rego-
quello dell’intero arto. Questi dispositivi hanno late in base alle capacità residue del paziente,
realizzazioni ancora in fase sperimentale, sono questi trova un mezzo per poter interagire con il
prevalentemente dedicati ad applicazioni di ricerca mondo esterno.
per quanto riguarda l’arto superiore, mentre per Una caratteristica molto importante della RV è
quanto riguarda l’arto inferiore ha già avuto una rappresentata dal fatto che essa è in grado di for-
discreta diffusione un particolare dispositivo che nire il senso di presenza effettiva all’interno del-
consente la locomozione del paziente in maniera l’ambiente avvalendosi anche della rappresenta-
servo-controllata. Il paziente viene posto su un zione nello stesso ambiente di una parte o dell’in-
tappeto mobile abbinato a un sistema di allevio tero corpo del paziente.

116
Il futuro della ricerca in riabilitazione 7

Usualmente queste tecnologie sono indirizzate a • studio e implementazione di sistemi per l’im-
pazienti che conservano una discreta capacità di piego di elevate quantità di dati clinici messi a
movimento, ma che hanno bisogno di affinare la disposizione dalle terapie riabilitative che si
qualità del movimento stesso con una ripetizione avvalgono delle diverse tecnologie, compresa
continua di specifici compiti motori. la telemedicina, a fini del miglioramento del-
Più recentemente sono diventati disponibili, ma l’efficacia terapeutica;
non ancora utilizzati, i cosiddetti sistemi di surface • progetti di trasferimento tecnologico nell’am-
computing, con i quali l’interazione è basata sul bito della robotica in riabilitazione, mediante
riconoscimento di oggetti e Persone su un piano l’identificazione delle tecnologie mature, al fine
di lavoro computerizzato, tattile e interattivo, che di guidare il loro ingresso sul mercato sanitario;
ha funzione di visualizzatore e di collettore di in- • studio e valutazione di nuovi modelli di terapia
terazioni libere sul piano, con o senza oggetti ri- riabilitativa basati su sistemi robotici in grado
conosciuti dal sistema. di assumere esperienza dall’atto riabilitativo
Lo scenario attuale evidenzia un ulteriore campo di per impiegarla in sistemi esperti per il miglio-
intervento della ricerca rappresentato dalle tecno- ramento dell’outcome.
logie per la teleriabilitazione con la proposta di piat-
taforme per uso personale potenzialmente adattabili Ricerca e terapia occupazionale
a una vasta tipologia di pazienti. Nel frattempo si
sperimentano ancora nuove proposte tecnologiche La performance occupazionale in termini di qua-
per applicazioni singole, su categorie di pazienti lità, cioè di abilità reali di svolgerla, di assistenza
particolari e su numeri di casi limitati; i servizi di necessaria, di sforzo fisico e mentale richiesto, di
telemedicina/teleriabilitazione (TLR) presenti sul sicurezza e di risultato finale, rappresenta l’out-
territorio sono ancora una rarità, con un impatto come principale di qualunque intervento di terapia
trascurabile sulla prestazione sanitaria globale. occupazionale.
Si possono quindi ipotizzare azioni di ricerca verso: La maggior parte delle scale di valutazione più
• studio e validazione di nuovi modelli organiz- utilizzate in letteratura scientifica, così come
zativi del sistema di erogazione della presta- nella pratica quotidiana, per le misure di attività,
zione sanitaria, che includano anche servizi di Fim, Barthel ecc., purtroppo non misura “le ef-
telemedicina/teleriabilitazione (TLR); fettive prestazioni del paziente”, ma solo le pre-
• studio e valutazione del ciclo di reinserimento stazioni riportate e riferite; in quest’ottica, per
sociale e lavorativo, in funzione dei percorsi determinare il reale impatto della disabilità sulle
riabilitativi e delle tipologie dei servizi sul ter- abilità di svolgere le normali attività della vita
ritorio basati sull’uso della tecnologia; quotidiana, sono da preferirsi strumenti di valu-
• applicazione delle metodologie di Health Te- tazione osservazionali che, oltre a prevedere l’os-
chnology Assessment (HTA) ai servizi/prodotti servazione da parte del terapista dello svolgi-
impiegati in riabilitazione, compresi quelli di mento dell’attività, considerano le sole attività
teleriabilitazione. L’analisi dei rischi, la valuta- che il paziente abbia preventivamente definito
zione dell’efficacia e la sostenibilità del costo familiari e significative.
sanitario sono gli ambiti nei quali le verifiche Ai fini di una programmazione della ricerca scien-
devono essere prioritariamente eseguite; tifica in questo ambito della riabilitazione è di

117
Ministero della Salute

primaria importanza l’utilizzo di strumenti che gli studi di efficacia, ma sono pochi quelli di qua-
valutino l’outcome reale dell’intervento di terapia lità che raccomandano comunque ulteriori ricer-
occupazionale con una certa accuratezza. Per que- che.
sto il più urgente bisogno di ricerca in terapia oc- Inoltre, occorre approfondire la valutazione del-
cupazionale è quello relativo a studi di validazione l’efficacia degli interventi di terapia occupazionale
delle versioni italiane di strumenti di valutazione in diverse patologie e setting, in termini di qualità
appropriati e nella letteratura scientifica interna- di performance, diminuzione del bisogno di assi-
zionale di terapia occupazionale; sono numerosi stenza formale e informale.

118
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

8. Empowerment dei pazienti – il ruolo


delle associazioni

Introduzione Per un empowerment che metta al centro


la Persona
Nel presente capitolo si vuole affrontare il tema
dell’empowerment dei pazienti e di quale ruolo Il concetto di empowerment nasce negli anni Ses-
possono avere in esso le associazioni. Per fare ciò, santa all’interno nella comunità degli psicologi
verrà innanzitutto affrontato il concetto di pa- negli Stati Uniti e può essere definito come un
ziente come Persona e la sua centralità nel processo processo di sviluppo e consapevolezza volto al mi-
di empowerment, così come l’importanza della fa- glioramento delle condizioni degli individui o dei
miglia, in particolare nei percorsi di riabilitazione gruppi sociali in situazione di svantaggio.
in età evolutiva. Hyung Hur, studioso di psicologia di comunità,
Successivamente si analizzerà, attraverso la loro definisce l’empowerment come “un processo sociale
nascita e sviluppo, il compito svolto dalle realtà di azione tramite cui gli individui, le Comunità e
associative e il contributo che queste possono dare, le organizzazioni guadagnano la padronanza sulle
a fianco delle istituzioni, alla realizzazione di un loro vite nel contesto di cambiare il loro ambiente
circolo virtuoso che coinvolga tutti i soggetti in sociale e politico per migliorare l’equità e la qualità
gioco. di vita”.
Infine, grazie alla descrizione di due esperienze, Questo approccio ha avuto un’ampia diffusione
entrambe nell’ambito delle malattie neuromusco- in diversi campi, tra i quali il settore medico, dove
lari, si vuole condividere come questo sia possibile si è molto sviluppato al punto che l’Organizza-
e rappresenti un bene per tutta la comunità. zione Mondiale della Sanità (OMS), nel 1997,
L’obiettivo del presente lavoro non vuole, quindi, con la Dichiarazione di Jakarta, ha assunto tale
essere solo un’analisi concettuale e metodologica approccio come uno dei principi guida nella pro-
del tema, ma si prefigge di proporre un approccio mozione della salute.
nuovo nella visione del paziente attraverso un per- In campo sanitario, l’empowerment della Persona
corso che riprenderà gli elementi chiave e le espe- malata viene normalmente concepito come un
rienze in atto in questo settore. particolare approccio e allo stesso tempo una stra-

119
Ministero della Salute

tegia medica che promuove la partecipazione attiva siderata come un ostacolo alla propria libertà di
del malato durante la cura della propria patologia. espressione e di affermazione di sé. Infatti, il primo
Risulta quindi fondamentale, come obiettivo pri- soggetto chiamato a rispondere alla difficoltà è la
mario di tale approccio, la riduzione della normale Persona stessa che si trova in questa situazione e
asimmetria informativa esistente tra medico e ma- tale responsabilità non può essere delegata a nes-
lato allo scopo di fornire una maggiore consape- suno, tanto meno alle istituzioni o alle associazioni
volezza e partecipazione, consentendo in questo che devono invece favorire questo processo di re-
modo scelte più responsabili e condivise. sponsabilizzazione.
In questa introduzione non è stato appositamente Anche nella storia della medicina si è assistito alla
utilizzato il termine paziente. Questa parola, infatti, trasformazione nella concezione della Persona da
suggerisce una concezione passiva del malato rispetto mero contenitore di patologie a soggetto attivo
al medico e alle cure e anche lo psicologo Bob An- nel percorso di cura e riabilitazione; questo pro-
derson, coautore del libro The art of empowerment, cesso ha portato alla nascita e allo sviluppo, anche
nel ritenere l’empowerment una rivoluzione del nor- in campo sanitario, di argomenti non strettamente
male rapporto medico-paziente afferma come punto scientifici (e pertanto considerati fino a quel mo-
di partenza l’inadeguatezza di tale termine. “Pa- mento poco interessanti dal punto di vista medico),
ziente” dà l’idea della Persona malata come di un come per esempio l’importanza della comunica-
soggetto che subisce, che patisce (dal latino patior zione e della condivisione di esperienze e cono-
che significa: tollerare, sopportate, patire e ne deriva scenze e con esse una maggiore fruibilità dei servizi
“paziente” e “patire”), invece, a maggior ragione al- delle scienze mediche da parte dei cittadini.
l’interno di questo approccio, il paziente è un sog- A conferma di questo rinnovato interesse per tutti
getto attivo in cui la storia personale e la condivisione quegli elementi legati allo stato soggettivo della
sono elementi fondamentali. Persona, è utile ricordare il sempre più crescente
Dopo questa importante precisazione, prima di utilizzo dei Patient Reported Outcomes (PRO), uno
approfondire il ruolo giocato dalle associazioni, è strumento di valutazione che ha l’obiettivo di mi-
fondamentale chiarire da quale prospettiva partire surare lo stato di salute soggettivo della Persona
e con quale sguardo è necessario guardare alla Per- affetta da una particolare condizione clinica. Se-
sona, perché questo rimane il vero punto di par- condo questo approccio risulta importante per una
tenza: la Persona. più efficace diagnosi e cura della malattia non sol-
Come detto, proprio l’uso del termine “paziente” tanto l’utilizzo di stretti parametri diagnostici e
a volte può rivelare un approccio che dimentica clinici (che possiamo considerare gli output), ma
come un soggetto in una particolare condizione anche quanto sentito e comunicato direttamente
clinica sia innanzitutto una Persona con i suoi dalla Persona (gli outcome).
desideri e bisogni. Primo fra tutti quello di essere Anche i National Institutes of Health americani
ascoltato e di poter conoscere e capire al meglio considerano lo sviluppo e l’utilizzo dei PRO come
la propria situazione e le possibilità esistenti, in una priorità del proprio sistema di ricerca e come
modo da favorire un coinvolgimento e una posi- uno strumento adeguato a rispondere in maniera
zione più attiva nel superamento delle difficoltà. completa ai bisogni delle Persone e, nella stessa
La presenza di una condizione di malattia, di sof- direzione, si è mossa anche la Food and Drug Ad-
ferenza o di disabilità, infatti, non può essere con- ministration, che ha pubblicato delle Linee guida

120
Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni 8

per le aziende farmaceutiche che vogliano adottare elemento chiave dell’empowerment la capacità di
questi strumenti di misurazione. ascolto dei medici: buoni ascoltatori, infatti, per-
In Italia si sta seguendo il medesimo percorso; al- mettono non solo una maggiore consapevolezza
l’interno del Piano Sanitario Nazionale 2006- della Persona, ma anche un’utilità e una valenza
2008, infatti, si assiste a una sostanziale formaliz- per l’istituzione che sta prendendo in cura il ma-
zazione del passaggio dal consenso informato al- lato, oltre che del medico stesso nel processo di
l’empowerment del paziente e alla valorizzazione, diagnosi e di cura.
in questo senso, dell’importante ruolo delle realtà
associative. La famiglia quale co-protagonista
Si vuole qui sostenere con forza, così come ricono- del processo: il caso della riabilitazione
sciuto da tempo a livello internazionale e istituzio- in età evolutiva
nale, che per poter parlare di empowerment, ma an-
cora prima per rispondere pienamente ai bisogni Accanto alla Persona è coinvolta, ed è di fonda-
del malato, è necessario innanzitutto mettere la mentale importanza, la famiglia, che condivide
Persona al centro e che questa sia riconosciuta come con essa desideri, problematiche, relazioni e scelte.
un soggetto attivo del processo di cura e riabilita- In questo capitolo si affronterà con particolare at-
zione. L’auspicio è pertanto che la centralità della tenzione il ruolo della famiglia nei percorsi riabi-
Persona non rimanga soltanto uno slogan, ma sia litativi durante l’età evolutiva, periodo in cui la
il punto di partenza del medico, delle istituzioni partecipazione e l’accompagnamento nel percorso
ed elemento di consapevolezza del malato stesso. di cura del bambino sono elementi insostituibili.
A questo proposito, anche in ambito riabilitativo è È pertanto interessante approfondire gli aspetti legati
necessario sottolineare come lo scopo dell’intervento a questa fase della vita non solo per l’importanza e
in riabilitazione sia “guadagnare salute” secondo la delicatezza del tema, ma come esempio paradig-
un’ottica che guardi alla Persona malata come matico di quanto il ruolo della famiglia sia da rico-
“avente diritti”. Per questa ragione è compito del- noscere e valorizzare durante qualunque momento
l’intervento riabilitativo tentare di comprendere lo della vita della Persona. In questi casi, infatti, è ne-
stato della Persona nel suo complesso, in modo da cessario che, fin dal momento della diagnosi e della
poter compiere tutte le azioni necessarie, secondo valutazione funzionale, la famiglia sia accompagnata,
un’ottica di empowerment, raggiungendo in questo ascoltata, coinvolta e messa a conoscenza il più pos-
modo il massimo livello possibile di funzionamento sibile del percorso riabilitativo che si vuole intra-
e di partecipazione, tenendo conto della volontà prendere. Quando il bisogno riabilitativo si presenta
della Persona, così come dell’ambiente circostante. alla nascita o in età evolutiva, le domande dei geni-
Per massimo livello possibile s’intende quindi non tori riguardano le possibili ricadute sul contesto fa-
solo gli aspetti strettamente sanitari, ma tutti quegli miliare e sono particolarmente rilevanti. È in questo
elementi legati al concetto più ampio di qualità momento che la famiglia ha maggiormente bisogno
della vita che vedono la Persona protagonista al- di essere supportata nel processo di comprensione
l’interno del contesto in cui vive, delle sue relazioni, della diagnosi e della cura specialistica e nell’acco-
dei suoi desideri e delle sue aspirazioni. glienza di un evento così inaspettato e sconosciuto.
Ancora una volta il già citato Anderson conferma Un primo importante passaggio è pertanto quello
questa posizione, quando definisce quale ulteriore della conoscenza, che si realizza grazie a un’infor-

121
Ministero della Salute

mazione e a una comunicazione corretta e conti- In questo modo la famiglia, che più di tutti so-
nua da parte di chi fa la diagnosi e segue la cura. stiene il peso di una situazione così particolare,
Riguardo la centralità della famiglia nei percorsi viene resa partecipe di un vero processo di empo-
riabilitativi in età evolutiva risulta essere partico- werment e riconosciuta come soggetto attivo di
larmente interessante il modello “Family Centred tutto il percorso.
Therapy”. Si tratta di un approccio che afferma
l’importanza e il coinvolgimento della famiglia Il ruolo delle associazioni: attori cruciali
quale elemento cruciale per il successo della ria- nel processo di empowerment
bilitazione in questa particolare fase della vita, a
partire dal presupposto di base per cui il bambino, Nell’accompagnamento della Persona malata (in
in qualunque condizione si trovi, è curabile e può particolare quando colpita da una patologia cro-
trarre vantaggio da un’appropriata riabilitazione. nica), o della Persona con disabilità, svolgono un
I principi ispiratori riguardano: ruolo cruciale le associazioni, sia in termini di
• la centralità del bambino e della sua famiglia, aiuto sia come soggetti attivi sul territorio e a li-
dei loro bisogni e delle loro aspettative come vello istituzionale, la cui azione deve essere sempre
punto di partenza per un coinvolgimento con- di più valorizzata. Associazioni, malati e Persone
tinuo in tutte le decisioni che riguardano il con disabilità anche in un’ottica di empowerment
programma riabilitativo del bambino; sono perciò soggetti da guardare insieme e spesso,
• la collaborazione tra professionisti e genitori, anche se in diverso modo, sono in gioco e prota-
basata su relazioni di tipo paritetico (non ge- gonisti nei processi di cura e riabilitazione.
rarchico), che vede, a partire dal riconosci- Le associazioni nascono storicamente per rispon-
mento delle specifiche capacità e competenze dere al bisogno di aiuto e di assistenza, ma anche
di ciascuno, la centralità di questo rapporto di condivisione e di solidarietà delle Persone e
come elemento fondamentale del successo del delle loro famiglie, che si trovano improvvisamente
progetto riabilitativo; in una situazione di difficoltà e totalmente sco-
• la capacità degli operatori di trasferire le più nosciuta come quella della malattia e della disa-
moderne conoscenze scientifiche, di operare bilità; si propongono inoltre, fin da subito, come
in gruppi interdisciplinari e di cogliere le esi- interlocutori in grado di rispondere a bisogni a
genze prioritarie del bambino e della famiglia cui le istituzioni non sono in grado di far fronte.
ponendosi in una posizione di aiuto. È da sottolineare come le associazioni non si vo-
Alla luce di questa impostazione è possibile com- gliono porre in alcun modo come un’alternativa
prendere meglio il valore e le potenzialità del coin- allo Stato o al privato, bensì sono da considerarsi
volgimento della famiglia nel percorso riabilitativo soggetti in possesso di conoscenze e portatori di
quale elemento imprescindibile per la riabilita- bisogni e per questo attori privilegiati della rete.
zione del bambino. Allo stesso modo è evidente Nel corso del tempo le associazioni hanno spesso
l’importanza del rapporto della famiglia con le focalizzato le loro azioni in attività volte princi-
realtà associative e con altre famiglie che vivono palmente alla difesa dei diritti dei propri rappre-
lo stesso tipo di esperienza, in un’ottica di rete sentati, assumendo a volte in maniera poco flessi-
che favorisca la condivisione e il supporto reci- bile un rigido ruolo rivendicatorio.
proco nelle scelte da compiere. La difesa dei diritti è certamente un’azione fon-

122
Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni 8

damentale che deve continuamente essere perse- in un circolo virtuoso nel perseguimento del bene
guita, soprattutto in una società non sempre cul- comune. Comportamenti di questo tipo non sono
turalmente pronta e ricettiva rispetto, per esempio, da considerarsi, infatti, solo più efficienti in ter-
alle esigenze delle Persone con disabilità e dove mini di circolazione di conoscenze e informazioni,
molto spesso libertà e uguaglianza non sono diritti ma rappresentano un modello operativo utile per
garantiti. Allo stesso modo, però, nell’ottica ap- tutto il territorio.
pena affrontata di un nuovo sguardo alla Persona Riguardo al tema della conoscenza, non bisogna
malata, un approccio troppo sbilanciato sul fronte dimenticare l’importanza della ricerca, dove le as-
rivendicatorio rischia indirettamente di trattare sociazioni sono, ancora una volta, soggetti fonda-
ancora una volta la Persona come un soggetto mentali.
passivo o, ancora peggio, solamente come un og- Innanzitutto è necessario rilevare come anche in
getto a cui ci si sostituisce e a cui tutto deve essere campo medico e riabilitativo siano indispensabili
garantito e dovuto. la ricerca di tipo strettamente scientifico e anche
Il rischio di tale situazione è rappresentato, da un quella di tipo sociale. Se, da un lato, lo sviluppo
lato, da una possibile deresponsabilizzazione della della ricerca scientifica è fondamentale per trovare
Persona malata e della sua famiglia rispetto alla soluzioni e cure sempre più innovative, dall’altro
propria condizione e, dall’altro, da un possibile e non bisogna dimenticare come, sempre in una
ulteriore irrigidimento delle istituzioni e delle direzione di empowerment, la ricerca sociale possa
strutture, con il conseguente rallentamento di fornire una visione più completa e un importante
tutto il processo. contributo alla comprensione e all’analisi dei pro-
Si tratta ovviamente di una possibilità, e certa- blemi. A maggior ragione l’integrazione continua
mente qui non si vuole in alcun modo sottovalu- fra queste tipologie di ricerca rappresenta un passo
tare o sminuire l’importanza della rivendicazione importante nella concezione della Persona/pa-
dei propri diritti e libertà, ma le associazioni rap- ziente come soggetto attivo, fatto di relazioni e
presentano prima di tutto l’asse portante nel rap- situato in un determinato contesto.
porto tra le famiglie, le strutture sanitarie e socio- Le associazioni possono dunque essere determi-
sanitarie, le istituzioni e la società civile, e sono nanti, all’interno della loro attività, sia come sog-
interlocutori privilegiati in quanto portatori di getti erogatori di fondi necessari alla ricerca, sia
bisogni e di esperienze che, se condivisi secondo in termini di coinvolgimento e condivisione del
un’ottica propositiva e solidale, sono un bene per proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze ma-
tutti i soggetti. turate sul territorio nei diversi campi d’azione.
Pertanto, se è vero quanto detto sulla centralità della
Persona e sull’utilità dell’empowerment, le associa- Uguaglianza, partecipazione e sussidiarietà:
zioni dovranno giocare sempre di più un ruolo at- quale compito per le istituzioni?
tivo, costruttivo e di coinvolgimento, che abbia
come protagonista la singola Persona rappresentata. A questo punto è interessante affrontare quale
Seguendo questo approccio l’empowerment delle ruolo possono avere le istituzioni e in esso rileggere
associazioni risulta essere un fattore strategico che alcuni spunti di carattere normativo nell’ottica di
deve essere valorizzato favorendo a livello territo- una migliore comprensione del tema e, soprat-
riale reti che coinvolgano tutti gli attori presenti tutto, di una valorizzazione del ruolo dell’empo-

123
Ministero della Salute

werment e degli attori in gioco: Persone, famiglie, conto delle specifiche differenze di genere, inclusi
associazioni, medici e strutture. i servizi di riabilitazione”.
La riabilitazione è legata al diritto alla salute, che Trattandosi, come detto, di principi e di norme
è uno di quei diritti ritenuti inviolabili dalla no- di carattere programmatico, quale direzione do-
stra Costituzione: a partire dall’art. 3 viene infatti vranno seguire le istituzioni per fare in modo che
sancito il principio di uguaglianza e il “compito libertà, uguaglianza e con esse il coinvolgimento
della Repubblica di rimuovere gli ostacoli di or- e l’empowerment delle Persone vengano garantiti
dine economico e sociale, che, limitando di fatto per una migliore qualità della vita?
la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedi- Ci aiutano, nel quadro della riabilitazione, le no-
scono il pieno sviluppo della Persona umana e vità previste (rispetto alle precedenti Linee guida
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori al- del 1998) dal nuovo Piano di Indirizzo sulla ria-
l’organizzazione politica, economica e sociale del bilitazione del Ministero della Salute. Le principali
Paese”. Successivamente, con l’art. 32 viene invece innovazioni riguardano, infatti, l’introduzione e
garantito il diritto alla salute quando si afferma lo sviluppo dei seguenti fattori:
che “La Repubblica tutela la salute come fonda- • modello bio-psico-sociale (ICF);
mentale diritto dell’individuo e interesse della • governo clinico – Dipartimento di Riabilitazione;
collettività, e garantisce cure gratuite agli indi- • percorso Riabilitativo Unico – Rete di Riabi-
genti”. Queste norme sono da considerarsi di ca- litazione;
rattere programmatico perché impegnano il Le- • approccio interdisciplinare;
gislatore a promuovere strumenti idonei in grado • appropriatezza dei percorsi;
di garantire il godimento di tali diritti da parte • coinvolgimento della Persona/paziente e dei
dei cittadini. suoi familiari;
Allo stesso modo, la Convenzione ONU sui diritti • creazione di nuove Unità dedicate;
delle Persone con disabilità, ora anche Legge dello • attività fisica adattata (AFA).
Stato (Legge n. 18 del 3 marzo 2009) sostiene il Per completezza sono stati citati tutti i fattori di
diritto all’uguaglianza e alla salute quando all’art. novità, ma in questa sede è interessante soffermarsi
19 afferma che “Gli Stati Parti alla presente Con- sull’affermazione del valore del modello bio-psico-
venzione riconoscono il diritto di tutte le Persone sociale (ICF) e sul coinvolgimento della Persona/pa-
con disabilità a vivere nella società, con la stessa ziente e dei suoi familiari.
libertà di scelta delle altre Persone, e adottano mi- Il modello bio-psico-sociale pone al centro del si-
sure efficaci e adeguate al fine di facilitare il pieno stema il cittadino con disabilità e il suo contesto
godimento da parte delle Persone con disabilità familiare nella loro interazione con l’ambiente so-
di tale diritto e la loro piena integrazione e parte- ciale e con le istituzioni, orientando conseguen-
cipazione nella società” così come all’art. 25 viene temente tutte le attività rispetto a tale priorità e
sancito l’impegno degli Stati Parti a riconoscere verificandone i risultati.
“(…) che le Persone con disabilità hanno il diritto I documenti più importanti che disciplinano la
di godere del migliore stato di salute possibile, materia della riabilitazione convergono sinergica-
senza discriminazioni fondate sulla disabilità. Gli mente sull’importanza dell’applicazione del mo-
Stati Parti adottano tutte le misure adeguate a ga- dello bio-psico-sociale di salute sintetizzato nella
rantire loro l’accesso a servizi sanitari che tengano Figura 8.1.

124
Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni 8

Stato di salute

Strutture Attività Partecipazione


e funzioni
corporee

Fattori personali Fattori ambientali

Figura 8.1 Modello bio-psico-sociale di salute.

Per quanto riguarda, invece, il coinvolgimento del in prima persona le risposte ai bisogni stessi (…).
paziente/Persona e della sua famiglia, si tratta pro- È sbagliato e profondamente fuorviante pensare
prio di un aspetto fondamentale dell’empowerment, che là dove ci sono i bisogni più grandi, dove la
che qui si vuole valorizzare sottolineando quanto povertà è più radicata, dove la realtà presenta la
sia necessario sempre di più che la Persona in cura, sua faccia problematica, più dura, dove si incon-
quale soggetto attivo e in relazione con l’ambiente trano le cosiddette fasce più deboli della società,
e il contesto che lo circonda, debba essere ascoltata, ebbene, là ci sia il bisogno che lo Stato e la Regione
informata e quindi coinvolta in un rapporto con- si occupino di tutto, direttamente. Come se la
tinuo con i medici, gli staff e l’intera struttura. povertà, il disagio e la sofferenza non potessero
Da quanto appena trattato si evince come sia ne- essere combattuti dalle Persone stesse che si tro-
cessario, per realizzare un vero empowerment, so- vano a doverli fronteggiare, non per loro demerito,
prattutto in campo riabilitativo, dove la compo- ma perché così è andata nel grande gioco della
nente umana e psicologica, oltre che quella fisica, vita, dove si trovano ingiustizie che potevano essere
giocano un ruolo fondamentale, che le istituzioni evitate, sofferenze che non dovevano esserci e po-
mettano al centro delle proprie politiche e delle vertà che umiliano la dignità umana. Chiunque,
proprie azioni la Persona e la sua libertà accom- se messo nelle condizioni di farlo, può essere il
pagnandola e non sostituendosi a essa. soggetto del proprio riscatto. Chiunque, se messo
Vi sono pertanto piena consequenzialità e sinergia in grado di farlo, può essere il soggetto che riscatta
“tra mettere al centro della sanità il malato, dotato la propria condizione e restaura la propria dignità
della libertà di scegliere, e mettere al centro della laddove è sfregiata”.
società la Persona, le associazioni e la famiglia, al Queste affermazioni sono profondamente condi-
pari di attori che scelgono liberamente come ri- visibili, in quanto affermano in pieno il valore
spondere ai bisogni e, magari, anche come gestire che la Persona/paziente, la sua famiglia e le asso-

125
Ministero della Salute

ciazioni hanno per la nostra società e di come il Un nuovo livello di empowerment:


compito delle istituzioni non debba essere il so- un’utilità per la struttura e per la comunità.
stituirsi a questi soggetti negando la loro possibilità Le esperienze della Fondazione Serena Onlus
di vivere, di scegliere, di essere coinvolti e di af- - Centro Clinico NeMo e della Consulta
fermare i propri desideri, quanto invece risulti delle malattie neuromuscolari
necessario che le Persone/pazienti vengano messe/i
nelle condizioni di potersi esprimere pienamente Dopo questa analisi sull’approccio dell’empower-
e liberamente, garantendo così una reale ugua- ment e degli attori in esso coinvolti è importante
glianza, una maggiore partecipazione e con esso chiedersi: come è possibile creare un circolo vir-
un vero empowerment sia per le Persone sia per le tuoso di relazioni in cui si realizzi un concreto
strutture che le accolgono. empowerment individuale e della comunità? Quale
Per fare ciò, il compito delle istituzioni (sia na- ruolo possono giocare in esso le associazioni?
zionali che locali), così come quello delle associa- Per rispondere a queste domande verranno ora de-
zioni, è accompagnare la Persona nel suo cammino scritte due diverse esperienze, entrambe nel settore
di vita, perché prima di chiunque altro è chiamata delle malattie neuromuscolari, nate e sviluppate
a rispondere alle difficoltà che si presentano. per l’iniziativa e l’impegno di realtà associative e
In questo contesto il principio di sussidiarietà, in cui sono state coinvolte a vario titolo:
nella sua versione sia orizzontale sia verticale, può • la Fondazione Serena Onlus - Centro Clinico
favorire questo approccio. L’idea di sussidiarietà, NeMo;
infatti, si basa sulla “convinzione che ogni indivi- • la Consulta delle malattie neuromuscolari.
duo umano possieda un intrinseco e inalienabile
valore, o dignità, e che dunque il valore della sin- La Fondazione Serena Onlus
gola Persona umana sia ontologicamente e mo- e il Centro Clinico NeMo
ralmente superiore a quello dello Stato e di qual-
siasi altro raggruppamento sociale. A motivo di La Fondazione Serena Onlus è un ente senza scopo
ciò, tutte le altre forme di società, dalla famiglia di lucro nato nel 2005 dalla collaborazione tra
allo Stato, all’ordinamento internazionale, dovreb- l’Unione Italiana Lotta alla Distrofia Muscolare
bero essere in ultima analisi al servizio della Per- (UILDM), l’Associazione Italiana Sclerosi Laterale
sona umana. Il loro scopo deve essere il benessere Amiotrofica (AISLA), la Fondazione Telethon e
e la crescita dell’individuo”. Così come anche con- l’Azienda Ospedaliera Niguarda che gestisce a Mi-
fermato dall’ultimo comma dell’art. 118 della no- lano, presso l’AO Niguarda Cà Granda, il Centro
stra Costituzione che afferma: “(…) la Repubblica Clinico NeMo. La Fondazione ha i seguenti scopi:
deve favorire le autonome iniziative dei cittadini assistere le Persone affette da patologie neuromu-
quando sono nell’interesse generale”. scolari, come le distrofie muscolari, la sclerosi la-
Tale principio tende così a valorizzare la Persona terale amiotrofica, le atrofie muscolari spinali (spi-
e le realtà associative nella loro iniziativa (sussi- nal muscular atrophy, SMA) o le neuropatie ere-
diarietà orizzontale) e primariamente i livelli ter- ditarie sensitivo-motorie (hereditary motor and
ritoriali di governo più vicini ai cittadini (sussi- sensory neuropathies, HMSN); promuovere la ri-
diarietà verticale) in un’ottica di sinergia e inte- cerca clinica; sostenere l’attività terapeutica rivolta
grazione fra tutti questi attori. alle patologie neuromuscolari.

126
Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni 8

La fondazione si pone quale obiettivo di solidarietà più interessanti riguarda l’integrazione con il terri-
sociale quello di prestare assistenza alle Persone torio: il Centro Clinico NeMo, attraverso la sua
affette da patologie neuromuscolari e, contestual- struttura o le proprie reti associative UILDM e
mente, realizzare ricerca clinica e attività terapeu- AISLA, partecipa e/o promuove attivamente la for-
tica su patologie neuromuscolari. Proprio per mazione di occasioni di confronto permanente al
quanto detto, la Fondazione Serena ha voluto av- fine di promuovere scambi di competenze e infor-
viare un progetto di Centro Clinico – realizzato mazioni, per integrare meglio la propria offerta con
anche grazie al sostegno della Regione Lombardia, quella degli altri erogatori, attrarre risorse dalle isti-
che offre in concessione gratuita, presso l’Azienda tuzioni e dalla società civile, creando in questo modo
Ospedaliera Niguarda, le strutture destinate al una nuova consapevolezza circa le problematiche
Centro e allo svolgimento di tutta l’attività ope- delle Persone con malattie neuromuscolari.
rativa – rivolto a tutti coloro che in Italia convi- La Fondazione Serena Onlus e il Centro Clinico
vono con patologie neuromuscolari. NeMo rappresentano un’esperienza che vede il
Dal punto di vista organizzativo, il Centro Clinico coinvolgimento e la sinergia di diversi soggetti se-
NeMo costituisce un modello di team multidisci- condo un’ottica di rete in cui le associazioni svol-
plinare-interdisciplinare connotato da spirito di gono il principale e fondamentale ruolo di inizia-
collaborazione e condivisione con al centro degli tiva, sviluppo e coordinamento delle attività.
interessi e delle attenzioni il paziente/Persona. Questo percorso operativo può essere visto come
Si vuole pertanto favorire come modus operandi una forma molto ricca di Community Based Re-
la collaborazione tra chi eroga l’assistenza in modo habilitation (CBR) declinata nel nostro contesto
diretto e continuativo e i diversi specialisti coin- socioeconomico, culturale e sanitario, a differenza
volti periodicamente secondo le esigenze del sin- dei contesti più poveri e difficili nel mondo per i
golo paziente. quali tale CBR è stata impostata e implementata
In linea con tale approccio l’attività del Centro si dalla WHO-DAR.
sviluppa intorno al concetto di Omni-service, che Si tratta, inoltre, di un esempio chiaro di empo-
si basa su due fondamentali elementi: werment e di sussidiarietà, innanzitutto per l’ap-
• ogni singolo aspetto dell’esperienza del paziente, proccio utilizzato dal punto di vista sia organiz-
non importa quanto limitato nel tempo/gravità, zativo sia operativo rispetto alla Persona malata e
è oggetto di attenzione e assistenza; poi per la valorizzazione di un’iniziativa nata dalla
• ogni singolo operatore che collabora nel percorso società civile che le istituzioni hanno favorito e
di diagnosi e cura è responsabile del risultato supportato fin dalla sua nascita.
complessivo.
In sintesi, il modello operativo è costituito dal dia- La Consulta delle malattie neuromuscolari
logo tra le diverse figure professionali, in quanto
si ritiene che solo così è possibile ottenere la cen- Su iniziativa delle realtà associative è nata all’inizio
tralità del paziente/Persona; il programma e gli del 2009 la Consulta sulle malattie neuromusco-
obiettivi di cura sono perciò definiti, comunicati lari (istituita con Decreto Ministeriale del 27 feb-
e condivisi con il paziente e i familiari, al fine di braio 2009), con l’obiettivo di individuare solu-
poterne verificare insieme efficacia ed efficienza. zioni efficaci per affrontare le maggiori criticità
In questo contesto, uno degli aspetti certamente rilevate rispetto all’assistenza erogata, nelle diverse

127
Ministero della Salute

aree del Paese, alle Persone con malattie neuro- stenza erogata nelle diverse aree del Paese alle
muscolari progressive, fornendo indicazioni per Persone con malattie neuromuscolari gravi pro-
lo sviluppo di percorsi assistenziali appropriati ed gressive e individuare soluzioni efficaci per af-
efficaci, lavorando su problematiche trasversali a frontare le criticità di maggiore rilievo even-
tutte le patologie e trovando applicazioni e solu- tualmente rilevate;
zioni comuni. • fornire indicazioni per lo sviluppo di percorsi
Anche in questo caso si assiste al coinvolgimento assistenziali appropriati ed efficaci;
e alla partecipazione attiva dei diversi soggetti at- • suggerire aree prioritarie per la ricerca di base,
traverso la composizione, che vede rappresentanti la ricerca clinica e lo sviluppo di sistemi tec-
delle seguenti associazioni e istituzioni: Associa- nologici di supporto;
zione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA • promuovere l’istituzione di Registri per le pa-
Onlus), Associazione per lo Studio delle Atrofie tologie neuromuscolari gravi progressive.
Muscolari Spinali Infantili (ASAMSI Onlus), Fe- L’istituzione e il lavoro che svolge la Consulta
derazione Italiana per il Superamento Handicap delle malattie neuromuscolari rappresenta un ul-
(FISH, AISM-FISM Onlus), Associazione Italiana teriore esempio di come sia possibile operare anche
Sclerosi Multipla e Fondazione Italiana Sclerosi a livello istituzionale in maniera partecipata e con-
Multipla, Dipartimento di Neuroscienze, Azienda divisa verso un unico obiettivo, garantendo in
Sanitaria Ospedaliera Molinette di Torino, Centro questo modo il coinvolgimento di tutti gli stake-
Clinico Neurologico, Azienda Ospedaliera Ni- holder, la circolazione di esperienze, conoscenze e
guarda di Milano, Unione Italiana Lotta alla Di- informazioni che di certo permettono di affrontare
strofia Muscolare (UILDM Onlus), Parent Project il problema in maniera più efficace in un’ottica
Onlus Genitori contro la Distrofia Muscolare Du- di continuo empowerment.
chenne e Becker, Federazione Associazioni Italiane Questa esperienza esprime tutte le potenzialità di
Paratetraplegici, Clinica Neurologica, Università una posizione attiva da parte delle associazioni,
“La Sapienza” di Roma, FAMIGLIE SMA Geni- che si mettono a disposizione delle istituzioni per
tori per la Ricerca sulle Atrofie Muscolari Spinali, creare percorsi che rispondano il più possibile alla
Direzione della programmazione sanitaria, dei li- Persona.
velli essenziali di assistenza e dei principi etici di
sistema (DGPROG), Direzione Generale della Conclusioni
Ricerca Scientifica e Tecnologica (DGRST), Di-
rezione della Prevenzione Sanitaria (DGPREV), Alla fine di questo percorso è possibile trarre al-
Tre Rappresentanti delle Regioni e delle Province cune conclusioni e indicazioni strategiche al tema
autonome designati dalla Conferenza dei Presi- dell’empowerment e ai soggetti in esso coinvolti,
denti delle Regioni e delle Province autonome. in particolare in campo riabilitativo.
Sono stati riuniti tutti questi soggetti con l’obiet- Abbiamo visto come il punto di partenza debba
tivo fondamentale di tracciare una serie di percorsi sempre essere la Persona malata e con essa la sua
assistenziali e Linee guida condivisi nel settore famiglia: capacità di ascolto, maggiore responsa-
delle malattie neuromuscolari. Per raggiungere bilizzazione, condivisione dello scopo della riabi-
questo obiettivo sono previsti i seguenti compiti: litazione e delle cure possono favorire la promo-
• acquisire informazioni sulla qualità dell’assi- zione della salute da un lato e dall’altro creare un

128
Empowerment dei pazienti – il ruolo delle associazioni 8

ambiente, o meglio una comunità, in cui tutti In quest’ottica di rete va visto anche il ruolo delle
contribuiscono allo stesso progetto. istituzioni a tutti i livelli di governo per favorire
In tale contesto le associazioni hanno un compito la valorizzazione della Persona e delle realtà asso-
fondamentale, quello di raccogliere e condividere ciative. Le istituzioni hanno il compito di accom-
il bisogno e di essere interlocutori aperti, respon- pagnare l’iniziativa delle Persone e di tutti i sog-
sabili e costruttivi nell’accompagnare la Persona e getti presenti sul territorio secondo un’idea di sus-
la sua famiglia nelle scelte avendo a cuore la singola sidiarietà che permetta la costruzione e la realiz-
Persona rappresentata. zazione di circoli virtuosi.
È da sottolineare, inoltre, come le associazioni siano L’auspicio, infine, è che tutti questi elementi siano
in prima linea, e sempre più radicate nel territorio, presi seriamente in considerazione dai vari soggetti
nel dare il loro contributo sia nel campo della e messi in gioco per fare in modo che “la Persona
ricerca sia nel sociale per trovare soluzioni adeguate al centro” non rimanga solamente uno slogan da
ai bisogni delle Persone e delle loro famiglie. tutti condiviso, ma una realtà concreta.

129
Ministero della Salute
n. 8, marzo-aprile 2011

Bibliografia come and quality of life following hip fracture in eld-


erly women: a prospective controlled study. Osteoporos
Int 2004; 15: 87-94
Brandt E, Pope A. Enabling America: Assessing the
Ambrosino N, Vitacca M, Rampulla C. Percorsi ria-
Role of Rehabilitation Science and Engineering. Wash-
bilitativi nelle malattie respiratorie. Fondazione Mau-
ington, DC: National Academy Press 1977
geri IRCCS “I Documenti” 1997 (n. 11)
Brewer BR, McDowell SK, Worthen-Chaudhari LC.
Anderson RM, Funnell MM. The Art of Empower-
Poststroke Upper Extremity Rehabilitation: A review
ment: Stories and Strategies for Diabetes Educators.
of robotic systems and clinical results. Top Stroke Re-
Alexandria, Va, American Diabetes Association, 2005
habil 2007; 14: 22-44
Anderson RM, Funnell MM. Patient empowerment:
Brown CJ, Friedkin RJ, Inouye SK. Prevalence and
reflections on the challenge of fostering the adoption of
outcomes of low mobility in hospitalized older patients.
a new paradigm. Patient Educ Couns 2005; 57: 153-7
J Am Geriatr Soc 2004; 52: 1263-70
Applegate WB, Blass JP, Williams TF. Instruments for
Brown TM, Hernandez AF, et al.; American Heart
the functional assessment of older patients. N Engl J
Association Get With The Guidelines Investigators.
Med 1990; 322: 1207-14
Predictors of Cardiac Rehabilitation Referral in Coro-
Balady GJ, Williams M, Ades PA, et al. Core Compo- nary Artery Disease Patients. J Am Coll Cardiol 2009;
nents of Cardiac Rehabilitation/Secondary Prevention 5: 515-21
Programs: 2007 Update. A Scientific Statement From
Burge PS, Calverley PM, Jones PW, et al. Randomised,
the American Heart Association Exercise, Cardiac Re-
double blind, placebo controlled study of fluticasone
habilitation, and Prevention Committee, the Council
propionate in patients with moderate to severe chronic
on Clinical Cardiology; the Councils on Cardiovascular
obstructive pulmonary disease: the ISOLDE trial. Br
Nursing, Epidemiology and Prevention, and Nutrition,
Med J 2000; 320: 1297-303
Physical Activity, and Metabolism; and the American
Association of Cardiovascular and Pulmonary Reha- Carozza PG. Subsidiarity as a structural principle of
bilitation. Circulation 2007; 115: 2675-82 international human rights law. Amer J Int Law 2003;
97:38. Tradotto e pubblicato in: Vittadini G (Ed).
Bax MCO, Smythe DPL, Thomas AP. Health care for
Che cosa è la sussidiarietà, un altro nome della libertà.
physically handicapped young adults. Br Med J 1988;
Guerini e associati 2007, pp. 113-32
296: 1153-5
Carswell A, McColl, MA, Baptist, S, et al. The Cana-
Bent N, Tennant A, Swift T, et al. Team approach ver-
dian Occupational Performance Measure: A research
sus ad hoc health services for young people with phys-
and clinical literature review. Can J Occupat Ther
ical disabilities: a retrospective cohort study. Lancet
2004; 71: 210-22
2002; 360: 1280-6
Casaburi R, Kukafka D, Cooper CB, et al. Improve-
Bernabei R, Landi F, Onder G, et al. Second and third
ment in exercise tolerance with the combination of
generation assessment instruments: the birth of stan-
tiotropium and pulmonary rehabilitation in patients
dardization in geriatric care. J Gerontol A Biol Sci
with COPD. Chest 2005; 127: 809-17
Med Sci 2008; 63: 308-13
Cheeran B, Cohen L, Dobkin B, et al.; Cumberland
Binetti P, Tartaglini. Organizzazione e Salute. Roma:
Consensus Working Group. The future of restorative
Società Editrice Universo 2008, p. 264
neurosciences in stroke: driving the translational re-
Boonen S, Autire P, Barette M, et al. Functional out- search pipeline from basic science to rehabilitation of

131
Ministero della Salute

people after stroke. Neurorehabil Neural Repair 2009; bilitation of the paretic upper limb: rationale of the
23: 97-107 ARAMIS project. J Rehabil Med 2009; 41: 1007-101
Cieza A, Ewert T, Ustun TB, et al. Development of Domholdt E. Physical therapy research - Principles and
ICF Core Sets for patients with chronic conditions. application. Philadelphia: Saunders 1993, pp. 143-71
J Rehabil Med 2004; 44 (Suppl.): 9-11
Donaldson EJ, Gray JA. Clinical Governance - a qual-
Colizzi L, Lidonnici A, Pignolo L. The ARAMIS proj- ity in the news NHS. London: Stationery Office 1998
ect: a concept robot and technical design. J Rehabil Donini LM, Cuzzolaro M, Spera G, et al. Obesity
Med 2009; 41: 1011-101 and eating disorders. Indications for the different levels
Colombo R, Pisano F, Mazzone A, et al. Robotic tech- of care. An Italian Expert Consensus Document. Eat
niques for upper limb evaluation and rehabilitation of Weight Disord 2010; 15 (Suppl. 1-2): 1-31
stroke patients. IEEE Trans on Neural Sys Rehab Eng Ferri CP, Prince M, Brayne C, et al. World Alzheimer
2005; 3: 311-24 Report. Alzheimer Disease International. London,
Corrà U, Giannuzzi P, Adamopouos S, et al. Working 2009. http://www.alz.co.uk. Ultima consultazione:
Group on Cardiac Rehabilitation and Exercise Physi- aprile 2011
ology of the European Society of Cardiology. Executive Ferrucci L, Guralnik JM, Studenski S, et al.; Interven-
summary of the position paper of the Working Group tions on Frailty Working Group. Designing randomized,
on Cardiac Rehabilitation and Exercise Physiology of controlled trials aimed at preventing or delaying func-
the European Society of Cardiology (ESC): core com- tional decline and disability in frail, older persons: a
ponents of cardiac rehabilitation in chronic heart fail- consensus report. J Am Geriatr Soc 2004; 52: 625-34
ure. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2005; 12: 321-5
Fisher AG. Assessment of motor and process skills.
Corrà U, Piepoli MF, Carré F, et al. Secondary pre- In: Development, Standardization, and Administration
vention through cardiac rehabilitation: physical activity Manual Fort Collins CO. 6th edition. Three Star Press
counselling and exercise training: key components of 2006
the position paper from the Cardiac Rehabilitation
Section of the European Association of Cardiovascular Formigoni R, Del Debbio P. Una rivoluzione possibile.
Prevention and Rehabilitation. Eur Heart J 2010; 31: Milano: Mondadori Editore 2005, pp. 41-2
1967-74 Freivogel S, Schmalohr D, Mehrholz J. Improved walk-
Darrah J, Law M, Pollock N. Family-centered func- ing ability and reduced therapeutic stress with an
electromechanical gait device. J Rehabil Med 2009;
tional therapy: a choice for children with motor Dds-
41: 734-9
function. Infants Young Child 2001; 13: 89-7
Friberg F, Scherman MH. Can a teaching and learning
Dartigues JF. Alzheimer’s disease: a global challenge
perspective deepen understanding of the concept of
for the 21st century. Lancet Neurol 2009; 8: 1082-3
compliance? A theoretical discussion. Scand J Caring
Dimyan MA, Cohen LG. Contribution of transcranial Sci 2005; 19: 274-9
magnetic stimulation to the understanding of func-
Geda YE, Roberts RO, Knopman DS, et al. Physical
tional recovery mechanisms after stroke. Neurorehabil
exercise, aging, and mild cognitive impairment: a pop-
Neural Repair 2010; 24: 125-35
ulation-based study. Arch Neurol 2010; 67: 80-6
Dixon L, Duncan DC, Johnson P, et al. Occupational
Giacomozzi, C, Campobello G, Huijgens B, et al.
therapy for patients with Parkinson’s disease. Cochrane
Tele-rehabilitation and e-learning: The HELLODOC
Database Syst Rev 2007; 3: CD002813
educational experience. Ann Ist Super Sanita 2008;
Dolce G, Lucca LF, Pignolo L. Robot-assisted reha- 44: 145-53

132
Bibliografia

Giansanti D, Morelli S, Macellari V. Telemedicine tech- Graff MJ, Adang EM, Vernooij-Dassen MJ, et al.
nology assessment part I: set up and validation of a quality Community occupational therapy for older patients
control system. Telemed J E Health 2007; 13: 118-29 with dementia and their care givers: cost effectiveness
study. Br Med J 2008; 336: 134-8
Giansanti D, Morelli S, Macellari V. Telemedicine
technology assessment part II: tools for a quality con- Graham I, Atar D, Borch-Johnsen K, et al. Fourth
trol system. Telemed J E Health 2007; 13: 130-40 Joint Task Force of the European Society of Cardiology
Giannuzzi P. Rehabilitation modalities in cardiovascu- and other societies on cardiovascular disease prevention
lar prevention and rehabilitation. In: Perk J, Mathes in clinical practice. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil
P, Gohlke H, et al. (Eds). London: Springer-Verlag 2007; 14 (Suppl. 2): S1-113
2007, pp. 454-9 Griffiths TL, Burr ML, Campbell IA, et al. Results at
Giannuzzi P, Mezzani A, Saner H, et al. Physical ac- 1 year of outpatient multidisciplinary pulmonary re-
tivity for primary and secondary prevention. Position habilitation: a randomised controlled trial. Lancet
paper of the Working Group on Cardiac Rehabilitation 2000; 355: 362-8
and Exercise Physiology of the European Society of Gruppo di Lavoro dell’Agenzia per i Servizi Sanitari
Cardiology. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2003; 1: Regionali, dell’Istituto Superiore di Sanità – Piano Na-
319-27 zionale Linee Guida – e del Gruppo Italiano di CR e
Giannuzzi P, Saner H, Björnstad H, et al. Secondary Preventiva (GICR). Linee guida nazionali su CR e
Prevention Through Cardiac Rehabilitation: Position prevenzione secondaria delle malattie cardiovascolari:
Paper of the Working Group on Cardiac Rehabilitation sommario esecutivo. G Ital Cardiol 2008; 4: 286-97
and Exercise Physiology of the European Society of Guyatt GH. Evidence-based medicine. A new ap-
Cardiology. Eur Heart J 2003; 24: 1273-8 proach to teaching the practice of medicine. JAMA
Giannuzzi P, Temporelli PL, Marchioli R, et al. Global 1992; 268: 2420-5
secondary prevention strategies to limit event recur- Herring A, Ambrée O, Tomm M, et al. Environmental
rence after myocardial infarction: results of the enrichment enhances cellular plasticity in transgenic
GOSPEL study, a multicenter, randomized controlled mice with Alzheimer-like pathology. Exp Neurol 2009;
trial from the Italian Cardiac Rehabilitation Network. 216: 184-92
Arch Intern Med 2008; 168: 2194-204
Hidler J, Nichols D, Pelliccio M, et al. Multicenter
Gitlin LN, Hauck WW, Dennis MP, et al. Long-term randomized clinical trial evaluating the effectiveness
effect on mortality of a home intervention that reduces of the Lokomat in subacute stroke. Neurorehabil Neu-
functional difficulties in older adults: results from a ral Repair 2009; 23: 5-13
randomized trial. J Am Geriatr Soc 2009; 57: 476-81
Hoeymans N, Feskens EJM, van den Bos GAM,
Giustini A. From acute intervention to domiciliary Kromhout D. Measuring functional status: cross-sec-
and social integration: research to build Community- tional and longitudinal associations between perform-
Based Rehabilitation (CBR) on effectiveness. Int J Re- ance and self-report (Zutphen Elderly Study 1990-
hab Res 2004; 27 (Suppl. 1): 44-5 93). J Clin Epidemiol 1996; 49: 1103-10
Giustini A. Certainties and prospects in PRM. J Eur Istituto Nazionale di Statistica. L’Integrazione sociale
Med Phys 2005; 41: 215-9
delle persone con disabilità nell’anno 2004. ISTAT
Glaesner, JJ, Harloff KJ, van de Weyer TH. Rehabili- 05/07/2005. http://www.istat.it/salastampa/comuni-
tation in AcuteHospitals. Fortschritt und Fortbildung cati/non_calendario/20050704_00/. Ultima consul-
in der Medizin 2005; 29: 13-9 tazione: aprile 2011

133
Ministero della Salute

Jo JM, Kim YH, Ko MH, et al. Enhancing the working Legg L, Drummond A, Leonardi-Bee J, et al. Occupational
memory of stroke patients using tDCS. Am J Phys therapy for patients with problems in personal activities
Med Rehabil 2009; 88: 404-9 of daily living after stroke: systematic review of randomised
trials. BMJ Clinical Research Ed 2007; 335: 922
Johnston MV, Granger CV. Outcomes research in
medical rehabilitation. Am J Phys Med Rehabil 1994; Liberati A. La medicina delle prove di efficacia. Roma:
73: 296-303 Il Pensiero Scientifico Editore 1997
Johnston MV, Wilkerson DL, Maney M. Evaluation Lopalco PL, Tozzi EA. Epidemiologia facile. Roma: Il
of the Quality and Outcomes of Medical Rehabilita- Pensiero Scientifico Editore 2005
tion Programs. In: DeLisa JA (Eds). Rehabilitation
Lotters F, van Tol B, Kwakkel G, Gosselink R. Effects of
Medicine: Principles and Practice. 2nd edition. Philadel-
controlled inspiratory muscle training in patients with
phia: Lippincott Co. 1993, pp. 240-68
COPD: a meta-analysis. Eur Respir J 2002; 20: 570-6
Jolliffe JA, Rees K, Taylor RS, et al. Exercise-based re-
Macko RF, Benvenuti F, Stanhope S, et al. Adaptive
habilitation for coronary heart disease. Cochrane Da-
physical activity improves mobility function and qual-
tabase Syst Rev 2001; 1: CD001800
ity of life in chronic hemiparesis. J Rehabil Res Dev
Kang EK, Baek MJ, Kim S, Paik NJ. Non-invasive 2008; 45: 323-8
cortical stimulation improves post-stroke attention de-
Mann Hyung Hu. Empowerment in terms of theo-
cline. Restor Neurol Neurosci 2009; 27: 645-50
retical perspectives: exploring a typology of the process
Keith RA. Conceptual basis of outcome measures. Am and components across disciplines. J Comm Psychol
J Phys Med Rehabil 1995; 74: 73-80 2006; 34: 523-40
Khedr EM, Abo-Elfetoh N, Rothwell JC. Treatment of Masiero S, Carraro E, Ferraro C, et al. Upper limb reha-
post-stroke dysphagia with repetitive transcranial magnetic bilitation robotics after stroke: a perspective from the Uni-
stimulation. Acta Neurol Scand 2009; 119: 155-61 versity of Padua, Italy. J Rehabil Med 2009; 41: 981-5
Kobayashi M, Pascual-Leone A. Transcranial magnetic Mehrholz J, Platz T, Kugler J, Pohl M. Electromechan-
stimulation in neurology. Lancet Neurol 2003; 2: ical and robot- assisted arm training for improving
145-56 arm function and activities of daily living after stroke.
Cochrane Database Syst Rev 2008; 4: CD006876
Krauth C, Hessel F, Klingelhöfer HE, et al. Health Eco-
nomic Evaluation of Rehabilitation Programmes in the Nardi R, Scanelli G, Corrao S, et al. Co-morbidity
“Rehabilitation Science” Research Funding Programme does not reflect complexity in internal medicine pa-
in Germany. Rehabilitation (Stuttg) 2005; 44: 297-306 tients. Eur J Intern Med 2007; 18: 359-68
Kuriansky J, Gurland B. The performance test of activities Nichol K, Deeny SP, Seif J, et al. Exercise improves
of daily living. Int Aging Human Dev 1976; 7: 343-53 cognition and hippocampal plasticity in APOE ep-
silon4 mice. Alzheimers Dement 2009; 5: 287-94
Lacasse Y, Goldstein R, Lasserson TJ, Martin S. Pul-
monary Rehabilitation for Chronic Obstructive Pul- Nici L, Donner C, Wouters E, et al. American Thoracic
monary Disease. Cochrane Database of Systematic Society/European Respiratory Society statement on
Reviews 2006; 4: CD003793 pulmonary rehabilitation. Am J Respir Crit Care Med
2006; 17: 1390-413
Law M, Cooper B, Strong S, et al. The Person-Envi-
ronment-Occupation Model: A transactive approach Nicklas, Brinkley. Exercise training as a treatment for
to occupational performance. Canadian Journal of Oc- chronic inflammation in the elderly. Exerc Sport Sci
cupational Therapy 1996; 63: 9-23 Rev 2009; 37: 165-70

134
Bibliografia

O’Connor CM, Whellan DJ MD, Lee KL, et al.; HF- habilitation service. J Telemed Telecare 2006; 12
ACTION Investigators. Efficacy and safety of exercise (Suppl. 1): 43-5
training in patients with chronic heart failure. HF-
Sheng B, Lin M. A longitudinal study of functional
ACTION Randomized Controlled Trial. JAMA 2009;
magnetic resonance imaging in upper-limb hemiplegia
301: 1439-50
after stroke treated with constraint-induced movement
Okuno J, Tomura S, Yabushita N, et al. Effects of therapy. Brain Inj 2009; 23: 65-70
serum 25-hydroxyvitamin D(3) levels on physical fit-
Sherman SE, Reuben D. Measures of functional status
ness in community-dwelling frail women. Arch Geron-
in community-dwelling elders. J Gen Intern Med
tol Geriatr 2010; 50: 121-6
1998; 13: 817-23
Paolucci S, Caltagirone C, Mastrilli F, et al. Planning
Sirtori V, Corbetta D, Moja L, Gatti R. Constraint-
availability in stroke rehabilitation units. Funct Neurol
induced movement therapy for upper extremities in
2003; 18: 191-4
stroke patients. Cochrane 2009, Database Syst Rev
Papadakis S, Reid RD, Coyle D, et al. Cost-effective- CD004433
ness of cardiac rehabilitation program delivery models
Snow V, Beck D, Budnitz T, et al. Transitions of Care
in patients at varying cardiac risk, reason for referral,
Consensus policy statement: American College of
and sex. Eur J Cardiovasc Prev Rehabil 2008; 15:
Physicians, Society of General Internal Medicine, So-
347-33
ciety of Hospital Medicine, American Geriatrics Soci-
Peterson MJ, Giuliani C, Morey MC, et al.; Health, ety, American College Of Emergency Physicians, and
Aging and Body Composition Study Research Group. Society for Academic Emergency Medicine. J Hosp
Physical activity as a preventative factor for frailty: the Med 2009; 4: 364-70
health, aging, and body composition study. J Gerontol
A Biol Sci Med Sci 2009; 64: 61-8 Song W, Du B, Xu Q, et al. Low-frequency transcranial
magnetic stimulation for visual spatial neglect: a pilot
Pignolo L. Robotics in neuro-rehabilitation. J Rehabil study. J Rehabil Med 2009; 41: 162-5
Med 2009; 41: 955-60
Spadaro A, Lubrano E, Massimiani MP, et al. Validity,
Pilotto A, Ferrucci L, Scarcelli C, et al. Usefulness of responsiveness and feasibility of an Italian version of
the comprehensive geriatric assessment in older patients the canadian occupational performance measure for
with upper gastrointestinal bleeding: a two-year fol- patients with Ankylosing Spondylitis. Clin Exp
low-up study. Dig Dis 2007; 25: 124-8 Rheumatol 2010; 28: 215-22
Pomponio G, Calosso A. EBM e Metodologia della Steiner WA, Ryser L, Huber E, et al. Use of the ICF
ricerca per le Professioni Sanitarie. Torino: Edizioni model as a clinical problem-solving tool in physical
Medico Scientifiche 2005 therapy and rehabilitation medicine. Phys Ther 2002;
Puhan M, Scharplatz M, Troosters T, et al. Pulmonary 82: 1098-107
rehabilitation following exacerbations of chronic ob- Stuart M, Benvenuti F, Macko R, et al. Community-
structive pulmonary disease. Cochrane Database Syst based adaptive physical activity program for chronic
Rev 2009; 1: CD005 stroke: feasibility, safety, and efficacy of the Empoli
Rizzoli R, Bruyere O, Cannata-Andia JB, et al. Man- model. Neurorehabil Neural Repair 2009; 23: 726-
agement of osteoporosis in the elderly. Curr Med Res 34
Opin 2009; 25: 2373-87
Stuart M, Chard S, Roettger S. Exercise for chronic
Rogante M, Silvestri S, Bufano M, et al. Integration stroke survivors: a policy perspective. J Rehabil Res
of monitoring and motor-training units for a tele-re- Dev 2008; 45: 329-36

135
Ministero della Salute

Stucki G, Ewert T, Cieza A. Value and application of the cochrane collaboration back review group. Editorial
the ICF in rehabilitation medicine. Disabil Rehabil Board of the Cochrane Collaboration Back Review
2002; 24: 932-8 Group. Spine 2003; 28: 1290-9
Stucki G, Giustini A. European physical and rehabil- Verin E, Leroi AM. Poststroke dysphagia rehabilitation
itation medicine journals in concert: a European So- by repetitive transcranial magnetic stimulation: a non-
ciety of Physical and Rehabilitation Medicine (ES- controlled pilot study. Dysphagia 2009; 24: 204-10
PRM) initiative. Ann Readapt Med Phys 2008; 51:
Vernieri F, Maggio P, Tibuzzi F, et al. High frequency
738-48
repetitive transcranial magnetic stimulation decreases
Stucki G, Grimby G. Applying the ICF in medicine. cerebral vasomotor reactivity. Clin Neurophysiol 2009;
J Rehabil Med 2004; 44 (Suppl.): 5-6 120: 1188-94
Stucki G, Kroeling P, Stucki G. Principles of rehabili- Wade DT. Measurement in neurological rehabilitation.
tation. In: Hochberg MC, Silman AJ, Smolen JS, et Oxford: Oxford University Press 1992, pp. 15-26
al. (Eds). Rheumatology. 3rd edition, Vol. 1. Edinburgh:
Wade DT. Community rehabilitation, or rehabilitation
Mosby 2003, pp. 517-30
in the community? Disabil Rehabil 2003; 25: 875-81
Stucki G, Sigl T. Assessment of the impact of disease
Wade D. Investigating the effectiveness of rehabilita-
on the individual. Best Pract Res Clin Rheumatol
tion professions—a misguided enterprise? Clin Rehabil
2003; 17: 451-73
2005; 19: 1-3
Takeuchi N, Tada T, Toshima M, et al. Repetitive tran-
Walston J, McBurnie MA, Newman A, et al. Cardio-
scranial magnetic stimulation over bilateral hemi-
vascular Health Study. Frailty and activation of the in-
spheres enhances motor function and training effect
flammation and coagulation systems with and without
of paretic hand in patients after stroke. J Rehabil Med
clinical comorbidities: results from the Cardiovascular
2009; 41: 1049-54
Health Study. Arch Intern Med 2002; 162: 2333-41
Tennant A. Principles and Practice of Measuring Out-
Ward AB. Physical and Rehabilitation Medicine in
come. In: Barat M, Franchignoni F (Eds). Advances
Europe. J Rehabil Med 2006; 38: 81-6
in Physical Medicine and Rehabilitation: Assessment
in Physical Medicine and Rehabilitation. Pavia: Whittle J, Bosworth H. Studying complexity is com-
Maugeri Foundation Books 2004, p. 35 plex. J Gen Intern Med 2007; 22 (Suppl. 3): 379-81

Tinetti ME, Williams CS. Falls, injuries due to falls, Wittenberg GF, Schaechter JD. The neural basis of
and the risk of admission to a nursing home. N Engl constraint-induced movement therapy. Curr Opin
J Med 1997; 337: 1279-84 Neurol 2009

Troosters T, Casaburi R, Gosselink R, Decramer M.


Pulmonary rehabilitation in chronic obstructive pul-
Normativa di riferimento, Linee guida
monary disease. Am J Respir Crit Care Med 2005;
e raccomandazioni
172: 19-38
Ministero della Salute
Ustun B, Chatterji S, Kostanjsek N. Comments from
WHO for the Journal of Rehabilitation Medicine Spe- Banca dati nazionale dei ricoveri ospedalieri.
cial Supplement on ICF Core Sets. J Rehabil Med http://www.salute.gov.it. Ultima consultazione: aprile
2004; 44 (Suppl.): 7-8 2011
van Tulder M, Furlan A, Bombardier C, Bouter L. Linee di indirizzo nazionali per la salute mentale, rati-
Updated method guidelines for systematic reviews in ficate dalla Conferenza Stato-Regioni del 20 marzo

136
Bibliografia

2008. http://www.salute.gov.it/saluteMentale/archivio- ACCP/AACVPR. Pulmonary rehabilitation. Joint


DocumentiSaluteMentale.jsp?lingua=italiano&id=779. ACCP/AACVPR evidence-based clinical practice
Ultima consultazione: aprile 2011 guidelines. Chest 2007; 131: 4-42
Linee guida del Ministro della Sanità per le attività di ACCP/AARC/ACCCM. Evidence-based guidelines
riabilitazione - Conferenza permanente per i rapporti for weaning and discontinuing ventilatory support.
tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento Chest 2001; 120: 375S-95
e Bolzano - 7 maggio 1998. (Pubblicato in Gazzetta Uf-
American Psychiatric Association. Practice Guideline for
ficiale 30 maggio 1998, n. 124)
the Treatment of Patients with Eating Disorders (Third
Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca: Edition). Am J Psychiatry 2006; 163 (Suppl.): 1-54
Circolare del MIUR n. 4099/A/4°, del 5/10/2004 per
iniziative relative alla dislessia. American Thoracic Society/European Respiratory So-
ciety. Statement on Pulmonary rehabilitation. Am J
Piano di Indirizzo per la Riabilitazione – Conferenza Respir Crit Care Med 2006; 173: 1390-413
permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le
Province Autonome di Trento e di Bolzano – 10 feb- Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri. Racco-
braio 2011 (Pubblicato in Gazzetta Ufficiale 2 marzo mandazioni per la Ventilazione Meccanica Domiciliare
2011, n. 50) (parte 1). Rassegna Patol App Respir 2003; 18: 268-375

Piano sanitario nazionale 2006-2008. http://www.sa- Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri. Racco-
lute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_507_allegato.pdf. mandazioni per la Ventilazione Meccanica Domiciliare
Ultima consultazione: aprile 2011 (parte 2). Rassegna Patol App Respir 2003; 18: 461-70

Quaderni del Ministero della Salute “Criteri di appro- Associazione Italiana Pneumologi Ospedalieri. Racco-
priatezza clinica, tecnologica e strutturale nell’assistenza mandazioni sulla Riabilitazione Respiratoria. Rassegna
all’anziano”. N. 6, novembre-dicembre 2010, ISSN Patol App Respir 2007; 22: 264-88
2038-5293 BACR. Standards and Core Components for Cardiac
Relazione della Consulta Ministeriale sulle Malattie Rehabilitation, 2007
Neuromuscolari. http://www.governo.it/GovernoIn- Brain Injury Guideline – Modena and Verona national
forma/Dossier/malattie_neuromuscolari/Decreto_con- Consensus Conference- 2001/2005
sulta.pdf. Ultima consultazione: aprile 2011
British Society of Rehabilitation Medicine Working
Linee guida e raccomandazioni Party Report on Traumatic Brain Injury. London:
British Society of Rehabilitation Medicine 1998
AACVPR/ACC/AHA 2007 performance measures on
cardiac rehabilitation for referral to and delivery of car- British Thoracic Society. Guidelines for the Physiother-
diac rehabilitation/secondary prevention services. apy management of the adult medical, spontaneously
Thomas RJ, King M, Lui K, et al. for American Asso- breathing patients. Thorax 2009; 64 (Suppl.): 1-51
ciation of Cardiovascular and Pulmonary Rehabilita-
Commission on Accreditation of Rehabilitation Fa-
tion/American College of Cardiology/American Heart
cilities. Program evaluation: utilization and assessment
Association Cardiac Rehabilitation/Secondary Preven-
principles. CARF, Tucson 1989
tion Performance Measures Writing Committee. Cir-
culation 2007; 116: 1611-42 EU Council of Ministers Meeting, Malaga: European
Union 2003
A coherent policy for people with disabilities. 1992.
Recommendation R (92) 6. Strasbourg: Council of European Society of Intensive Care Medicine. Phys-
Europe, 1992 iotherapy for adult patients with critical illness: rec-

137
Ministero della Salute

ommendations of ERS and ESICM Task Force on NIH, PROMIS: Patient-Reported Outcomes Meas-
Physiotherapy for critically ill patients. Intensive Care urement Information System: http://commonfund.nih.
Med 2008; 34: 1188-99 gov/promis. Ultima consultazione: aprile 2011
FDA, Guidance for industry: Patient-reported outcome Obesity guidance on the prevention, identification,
measures: use in medical product development to support assessment and management of overweight and obesity
labeling claims, dicembre 2009. http://www.fda.gov/ in adults and children National Institute for Health
downloads/Drugs/GuidanceComplianceRegulatoryIn- and Clinical Excellence (NICE), dicembre 2006
formation/Guidances/UCM193282.pdf. Ultima con-
ONU, Convenzione sui diritti del fanciullo, ratificata
sultazione: aprile 2011
dalla legge 27 maggio 1991, n. 176
Fifty-Eighth World Health Assembly: Resolution 58.23,
ONU, Convenzione sui diritti delle Persone con disabi-
“Disability, including prevention, management and re-
lità, recepita in Italia dalla Legge n. 18 del 3 marzo 2009
habilitation”. Geneva: World Health Organisation 2005
ONU, Risoluzione Assemblea ONU WHA58.23, Dis-
GOLD Guidelines: Global Strategy for Diagnosis,
ability, including prevention, management and reha-
Management and Prevention of COPD (updated
bilitation, May 2005. http://apps.who.int/gb/ebwha/
2008), the Executive Summary (updated 2008), the
pdf_files/WHA58/WHA58_23-en.pdf. Ultima con-
Pocket Guide (updated 2008) and the complete list
sultazione: aprile 2011
of references examined by the Committee are available
on the GOLD website. www.goldcopd.org. Ultima Piano Nazionale Linee Guida - “Manuale”. www.pnlg.it.
consultazione: aprile 2011 Ultima consultazione: aprile 2011
Guidelines for the diagnosis and treatment of chronic Pulmonary rehabilitation: joint ACCP/AACVPR evi-
heart failure. Task force of European Society of Cardi- dence-based guidelines. ACCP/AACVPR Pulmonary
ology. Eur Heart J 2008 Rehabilitation Guidelines 6
Legge 5 febbraio 1992, n. 104, Legge-quadro per l’as- Rehabilitation and integration of people with disabil-
sistenza, l’integrazione sociale e i diritti delle persone ities: policy and integration. 7th edition. Strasbourg:
handicappate. GU 17 febbraio 1992, n. 39, SO Council of Europe Publishing 2003, p. 369
Linee Guida. Disabilità e lavoro. Bergamaschi A, Ba- Second White Book on Physical and Rehabilitation Med-
gnara S, Bolchini R, et al. PI-ME editori 2006 icine. Eur J Phys Rehab Med 2007; 45 (Suppl. 1- 3)
Linee Guida e stato dell’arte della Chirurgia Bariatrica Società Italiana di Pediatria. Obesità del bambino e
in Italia. 2008. www.sicob.org. Ultima consultazione: dell’adolescente: Consensus su prevenzione, diagnosi
aprile 2011 e terapia. Argomenti di Pediatria 1/06. Milano: Istituto
Scotti Bassani Editore 2006, pp. 1-36
Linee guida italiane per la prevenzione e il trattamento
dell’ictus cerebrale. http://www.spread.it. Ultima con- SPREAD National Stroke Guidelines- Italian National
sultazione: aprile 2011 Health Service 2001
National Clinical Guidelines for Stroke. 2nd edition. The Department of Health and Social Security: OPCS
Clinical Effectiveness and Evaluation Unit, Royal Col- Surveys of disability in Great Britain Report 1: The
lege of Physicians. London: Royal College of Physicians prevalence of disability among adults, 1988
of London 2004
The Standard Rules on the Equalization of Oppor-
NHLBI Obesity Education Initiative Expert Panel on tunities for Persons with Disabilities (approved by
the Identification, Evaluation, and Treatment of Over- UNO, 20 December 1993). New York: United Na-
weight and Obesity in Adults, 1998 tions 1994

138
Bibliografia

UN Standard Rules to provide persons with disability WHO Regional Office for Europe’s Health Evidence
full participation and equality. New York: United Na- Network (HEN), What is the evidence on effectiveness
tions 1994 of empowerment to improve health? February 2006.
World Health Organisation. International Classifica- http://www.euro.who.int/__data/assets/pdf_file/0010
tion of Functioning, Disability and Health: ICF: /74656/E88086.pdf. Ultima consultazione: aprile
Geneva: WHO 2001 2011

139

Potrebbero piacerti anche