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La tragedia di Didone t1™1 Didone e la sorella Anna [ ercitesve155 | merocesamer | Dopo aver ascoltato Enea che ha raccontato delta fine dl Troia @ delle sue successive peripezie (argo- ‘mento dei br! I del poema), Didone capisce af essersi innamorata dell’eroe troiano. La regina, che vorrebbe resistere alla passione amorosa, cosciente di aver giurato fedelta al defunto marito Sicheo, dlecice di confidarsi con la sorella Anna, Questa la esorta a lasolarsi andlare all'amore per Enea: Dido- 1ne ha infatti ditto alla felicta affettiva; inotre, la sua unione con Enea, guerriero valoraso e capo dei Trojani, potrebbe presentare non pochi vantaggi poitic! per Cartagine, citta al recente fondaazione che ‘conta nemici numerosi e agguernt. Le due donne, perd, sono ignare de! fatto che linnamoramento, come viene raccontato ne! itso |, & awenuto per via delle trame di Venere, a quale vuole assicurarsi che i proprio figio riceva a Cartagine a migiiore accoglenza possibile. Per altro, i! piano di Venere riscuote 'approvazione anche dalla dea rivale, Giunone: quest'ultma, infatl, spera che Enea, iretto data bella regina, decida di non lasciare 'Atrica e oi non proseguire l suo viaggio verso i Lazio. At regina gravi iamdudum saucia cura vulnus alit venis et caeco carpitur igni. ‘Multa viri vireus animo multusque recursat gentis honos; haerent infixi pectore voltus verbaque nec placidam membris dat cura quieren. Postera Phoebea lustrabat lampade terras umentemque Aurora polo dimoverat umbram, cum sic unanimam adloquitur male sana sororem: «Anna soror, quae me suspensam insomnia terrent! [vv. 1-5] Ma la regina, ormai da tempo tormentata da un grave affanno amoroso, nutre nelle vene una ferita ed 2 consumata da un fuoco nascosto!. Continua a comparitle di fronte la grande virtit dellcroe e il grande onore della sua stirpe, il volto ¢ le parole restano confitti nel suo cuore el'affanno non da placida requic al suo corpo. [vv. 6-10] L’aurora del giorno successive? illuminava con la luce di Febo le terre ¢ ave- ‘va ormai sgombrato l'umida ombra dall’orizzonte, quando cosi si rivolge, poco in sé, all’amata sorella: «Sorella Anna, quali incubi mi atterriscono lasciandomi in ansia! congiunzione collegal'pisodio al libro pre tdi regina completa con 'abl. di causa gra- senso passvo, let. «che non é visto» {v.4]infixi:compl.pred.delsogg, volte verba,con iqualiconcor- dual maschile (divoleu),genere che prevale sul neutro (di ver). 1, Nel rappresentare la passione amorosa ricorso a termini che appartengono al campo semantico del Fuoco ¢ del sangue (accomunati anche dallessere collegat, nell'immaginario, al colore 10s). 2. Sitratadel giorno succesivoal banchetto organizzato da Didone 100 virco [v. 6] Phoebea lampade: metafora per «sole», il cui dio ¢ Febo Apallo. [v8] male sana: attr del sogg, sore. regina (che si icava dal. 1) [v. 9] quae: agg. da quis, quid usato in senso esclamativo, con- cordail con nom. neutro plut. insomnia. in onore degli osptitroiani. A conclusione del banchettoa regina aveva chiesto a Enea di raccontarle le sue sveneure: la narrazione, dolorosa e appassionata, sera protrata per tutta notte. 3. Seguendo la doctrina epicurea, Virgilio assimila frequente- mente la passione amorosa a una forma di fllia, Scansionato con CamScanner 10 5 20 uis novus hic nostris successit sedibus hospes, quem sese ore ferens, quam forti pectore et armis! Credo equidem, nec vana fides, genus esse deorum. Degeneres animos timor arguit. Heu, quibus ille iactatus fatis! Quae bella exhausta canebat! $i mihi non animo fixum immotumque sederet ne cui me vinclo vellem sociare iugali, postquam primus amor deceptam morte fefellit; si non pertaesum thalami taedaeque fuisset, huic uni forsan potui succumbere culpae. Anna (fatebor enim) miseri post fata Sychaei coniugis et sparsos fraterna caede Penatis solus hic inflexit sensus animumque labantem impulic. Agnosco veteris vestigia flammae. Sed mihi vel tellus optem prius ima dehiscat Che ospite straordinario capitato qui nel nostro palazzo! (vv. 11-15] Che porta- mento, come é di animo forte ¢ valido in guerra! Credo di sicuro, non ¢ una vana certezza, che sia di stirpe divina*. Il timore rivela gli animi ignobili. Ahimé, da quali destini quell'uomo @ stato sbatturo qua e 14! Che guerre interminabili raccontava! [vv. 16-20] Se non mi fosse ben saldac immobile nel cuore I’idea di non volermi unire in matrimonio ad alcuno, dopo che il primo amore mi ha delusa ¢ ingannata con la morte’; se non detestassi il matrimonio e i riti nuziali, forse avrei potuto cedere a que- sta sola colpa*, Anna, ti dird infatti, dopo la morte del misero marito Sicheo [vv. 21- 25) ci Penati insanguinati da fraterna strage, solo costui ha toccato i miei sentimenti € colpito il mio cuore, tanto da farlo vacillare. Riconosco i segni dell’antica fiamma. Ma preferirei che la terra si spalancasse profonda sotto di me, o che il padre onnipo- [v.11] quem sese ore ferens: quem ériferito al pron. riflessivo raddoppiato seve; 4 fore significa «presentarsi», quindi let «

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