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Studi di Glottodidattica 2007, 4, 113-125 ISSN: 1970-1861

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INTERMEDIAZIONI INTERGENERAZIONALI PIER PAOLO
PASOLINI
SUSAN PETRILLI
Universit degli Studi di Bari



Abstract

Nella fase attuale della forma capitalistica di produzione, comunicazione e
produzione coincidono: la comunicazione non riguarda soltanto la fase
intermedia tra produzione e consumo, quella dello scambio, ma investe lintero
ciclo produttivo. Precisamente, la comunicazione oggi produzione, scambio e
consumo della comunicazione stessa. La fase finale del consumo la condizione
della ripresa del ciclo produttivo e della sua riproduzione allargata. Gi nei
primi anni Settanta, Pier Paolo Pasolini aveva colto il carattere distruttivo di
questa forma di produzione in cui il consumismo parte costitutiva, al punto da
divenire stile di vita; e ne descriveva le conseguenze, via via che essa si
andava affermando in quegli anni in Italia, nei termini di una vera propria
mutazione antropologicadegli italiani. Oggi persino listruzione e la
formazione sono programmate in funzione della comunicazione-produzione, rese
funzionali allideologia del mercato. Come nei confronti della societ
produttivistica descritta da Orwell e della sua neo-lingua, la scrittura
letteraria costituisce oggi una sorta di baluardo nei confronti della
comunicazione-produzione e di quella che Pasolini chiamava lingua
comunicativa. La scrittura letteraria resiste ai processi omologanti e
umanamente degradanti della comunicazione globale presentandosi come spazio
per lesercizio di valori quali la creativit, la consapevolezza, la coscienza
critica, la responsabilit.


Parole chiave: Pasolini, didattica della letteratura, scrittura letteraria.















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La comunicazione produttiva e la formazione permanente
In Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, fra Montag il pompiere e il vecchio
Faber si svolge questo dialogo:

Abbiamo quanto occorre per essere felici, ma non siamo felici. Manca
qualche cosa. Mi sono guardato intorno. La sola cosa che abbia visto mancare
positivamente sono i libri che io avevo bruciato in questi ultimi dieci o venti
anni. E allora ho pensato che i libri forse avrebbero potuto essere utili.
Non sono i libri che vi mancano, ma alcune delle cose che un tempo
erano nei libri. Le stesse cose potrebbero essere diffuse e proiettate da radio e
televisori. Ma ci non avviene. No, non sono affatto i libri le cose che andate
cercando. Prendetele dove ancora potete trovarle, in vecchi dischi, in vecchi
film, e nei vecchi amici; cercatele nella natura e cercatele soprattutto in voi
stesso. I libri erano soltanto una specie di veicolo, di ricettacolo in cui
riponevamo le cose che temevamo di dimenticare. Non c nulla di magico nei
libri; la magia sta solo in ci che essi dicono, nel modo in cui hanno cucito le
pezze dellUniverso per mettere insieme cos un mantello di cui rivestirci (trad.
it. pp. 97-98).

Nella societ della produzione creatrice di benessere (Pasolini),
malgrado il disastro antropologico (Pasolini 1976) del consumismo come stile
di vita, la letteratura continua a vivere e i libri non sono bruciati. Ma la visione
della letteratura ad essere non solo trascurata ma abrogata. La produzione oggi
comunicazione e viceversa. Alla base dellideologia dominante c lassunzione
di questa concezione.
Ci ha importanti conseguenze nella programmazione dellistruzione e
della formazione, che sono considerate come investimento in capitale umano
per accrescere la competitivit, investimento immateriale, investimento
nellintelligenza, valorizzazione per il profitto della risorsa umana (v.
Commissione Europea, Insegnare e apprendere). Investire nellimmateriale
investire nellintelligenza, nella informazione, nello studio, nella formazione.
Questuso di immateriale tradisce un materialismo rozzo e volgare,
caratterizzato da una riduzione economicista e fisicalista del concetto di
materia, il quale collegato con un materialismo altrettanto rozzo e volgare
della chiusura degli interessi nellambito della sfera identitaria, sia essa quella
dellindividuo o di una comunit.
Listruzione e la formazione vengono orientate in funzione del
potenziamento della comunicazione produttiva, del rinnovamento delle
competenze nel circuito della comunicazione-produzione, della mobilit del
capitale umano nel ciclo della comunicazione-produzione di merci.
Listruzione e la formazione sono organizzate in funzione del mercato del lavoro
a sua volta in funzione della comunicazione-produzione (per la critica della
comunicazione-produzione, v. Ponzio 1999, 2003b). Questa visione ideologica
della formazione tutta interna e subalterna al mondo odierno della
comunicazione-produzione, in cui sviluppo, efficienza, competitivit (fino
allextrema ratio della guerra) sono i valori fondamentali e comporta la

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riduzione dellessere umano a mezzo, a risorsa da sfruttare, a capitale che
bisogna valorizzare per tutta la durata della vita attiva.
Listruzione permanente come formazione continua intesa come
adattabilit al nuovo, ridotto alla novit delle nuove tecnologie, ed in realt,
la riproduzione dellidentico, non solo senza preoccuparsi della capacit di
critica, ma anzi abolendola dai processi formativi, senza possibilit di messa in
discussione di una formazione funzionalizzata allintegrazione nella realt
sociale cos com. La realizzazione delle aspirazioni individuali,
raggiungibile attraverso la formazione e lauspicato inserimento nel mercato del
lavoro riguarda aspirazioni individuali omologate nel sistema attuale della
comunicazione produttiva, che uniforma alle esigenze del mercato i
comportamenti, i desideri e gli immaginari. Si tratta delle esigenze previste
nelleconomia del consumismo e delle vocazioni professionali richieste dal
mercato del lavoro. Listruzione e la formazione sono considerati in termini di
investimenti e merci.
Secondo una prospettiva che possiamo connotare come orwelliana, i
rapporti interumani vengono fatti dipendere, nella progettazione
dellinsegnamento e della formazione, dal contributo delle competenze di
ciascuno alla produttivit e alla competitivit globale in quella che dovrebbe
essere la societ del futuro, cio la knowledge society. La riduzione dei rapporti
umani a rapporti conoscitivi, cio basati sulla posizione di ciascuno rispetto alla
produttivit e competitivit sociale diviene lobiettivo a cui si devono
uniformare e attenere i programmi di istruzione e formazione. Non necessario
richiamarsi allimperativo della morale di Kant tratta laltro come fine e non
come mezzo o al concetto di alienazione nella sua accezione hegelo-
marxiana, per rendersi conto della strumentalizzazione, secondo lideologia
produttivistica, dellintelligenza, dellinventiva, del talento altrui in funzione del
profitto. La capacit di innovazione diventa la capacit distruttiva di un
prodotto-merce nei confronti di prodotti similari gi presenti sul mercato. Il
carattere innovativo del prodotto-merce sta nella sua capacit distruttiva quale
condizione per rinnovare il mercato.
I recenti provvedimenti legislativi volti a riformare luniversit italiana
rientrano in questottica e in questo tipo di programmazione dellistruzione e
della formazione. La stessa terminologia dei nuovi programmi risente del
linguaggio della produzione aziendale, e lassimilazione delluniversit a
unazienda abbastanza frequente. Basta pensare a espressioni quali offerta
formativa, sistema di crediti, competitivit degli atenei, valutazione
periodica della produzione, mobilit, risorse umane, ore-uomo secondo
cui misurare una ricerca scientifica, ecc.
Quale spazio pu avere linsegnamento della letteratura ai giovani in una
programmazione del genere? E soprattutto quale possibilit i giovani hanno di
entrare in contatto con ci di cui la letteratura parla, di fare esperienza delle cose
di cui essa memoria e testimonianza.
Insegnamento della letteratura e sovversione non sospetta
opportuno considerare qui un altro passo di Fahrenheit 451:


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Numero uno: sapete perch i libri come questo [ la Bibbia] siano tanto
importanti? Perch hanno sostanza. Che cosa significa in questo caso sostanza?
Per me significa struttura, tessuto connettivo. Questo libro ha pori, ha
caratteristiche sue proprie, un libro che si potrebbe osservare al microscopio.
Trovereste che c della vita sotto il vetrino, una vita che scorre come una
fiumana in infinita profusione. Maggior numero di pori, maggior numero di
particolarit della vita per centimetro quadrato avrete su un foglio di carta, e pi
sarete letteraio. Questa la mia definizione, ad ogni modo. Scoprite le
particolarit. Particolarit nuove. I buoni scrittori toccano spesso la vita. I
mediocri la sfiorano in modo fuggevole. I cattivi scrittori la forzano e
labbandonano. Capite ora perch i libri sono odiati e temuti? Perch rivelano i
pori sulla faccia della vita. La gente comoda vuole soltanto facce di luna piena,
di cera, facce senza pori, senza peli, inespressive (Faherenheit 451, trad. it. p.
98).

Qual la visione della letteratura rispetto alla vita? Spesso alla letteratura
si assegnata una funzione precisa nellambito dellinsegnamento, si cercato
di rendere funzionale la letteratura. Ci pu essere considerato in riferimento
alla letteratura italiana. Ci avverremo sotto questo riguardo dellanalisi svolta da
Augusto Ponzio nel libro Enunciazione e testo letterario nellinsegnamento della
letteratura come LS (2002).
Data la non coincidenza in Italia, subito dopo lunificazione nazionale,
fra lingua materna e lingua nazionale, linsegnamento della letteratura, fino a
quando questa coincidenza non si realizz, e si realizzata di fatto solo in tempi
relativamente recenti, fu orientato in funzione della compensazione di questo
divario, in modo da compensare alle carenze relative allitaliano come lingua
materna, sicch potremmo parlare in tal senso di un carattere materno-
compensativo dellinsegnamento tradizionale della letteratura (v. anche Ponzio
1997a, b, 1998).
Con questo compito materno-compensativo dellinsegnamento della
letteratura italiana funzionale allunificazione linguistica, collegata la falsa
idea della letteratura come educazione al monolinguismo, che ha comportato che
la gran parte dei progetti rivolti a rinnovare la programmazione didattico-
educativa e a ridefinire leducazione linguistica, abbiano considerato come
una delle condizioni del superamento del monolinguismo della scuola italiana la
riduzione del peso della letteratura nellinsegnamento scolastico. Lo
svecchiamento dellinsegnamento tradizionale dellitaliano a favore di
uneducazione linguistica che tenesse conto del plurilinguismo interno della
lingua italiana in tutte le sue effettive modalit espressive, una volta diventata
lingua nazionale, non pi soltanto come lingua della letteratura linguaggio
scritto e linguaggio orale, linguaggio colloquiale, linguaggio formale,
tecnologico, letterario, politico, burocratico, pubblicitario, scientifico, ecc.) fu
concepito come ridimensionamento dello spazio attribuito, nellinsegnamento
linguistico, al linguaggio letterario. Oggi, invece, ci sono le condizioni per una
riconsiderazione del significato dellinsegnamento della letteratura vista ad un
livello pi generale e secondo una prospettiva non vincolata a particolari
situazioni nazionali che diano una connotazione monolinguistica
allinsegnamento della letteratura.

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Lintertestualit del testo letterario, la sua parola indiretta, la sua
exotopia ed eccedenza di visione rispetto alla vita e ai generi discorsuali
extraletterari conferiscono alla lettura del testo letterario il carattere di una
pratica plurilinguistica e polilogica soprattutto quando si riferisce ad opere
letterarie che vivono in un tempo grande, secondo lespressione di Michail
Bachtin. La lettura del testo letterario anche una pratica dialogica che valorizza
ed esalta il rapporto di alterit. Il rapporto lettore-testo letterario va da livelli di
relativa vicinanza a quel reciproco trovarsi fuori cronotopicamente, che, come
mostra Bachtin, la condizione stessa di uninterpretazione capace di trovare nel
testo sensi e dimensioni di cui lo stesso Autore e i suoi stessi contemporanei
non erano consapevoli.
Con Roland Barthes, possiamo distinguere tra scrittura (letteraria) e
trascrizione, tra scrittori e scriventi: per lo scrittore scrivere verbo intransitivo,
in quanto si sottrae alle funzioni assegnate nellambito della rappresentazione da
parte della lingua e si muove invece nellorizzonte della raffigurazione. Gli
scriventi, invece, sono uomini transitivi, la cui parola rivolta a realizzare
qualcosa, ha uno scopo preciso, ed essi, allombra di istituzioni quali
lUniversit, la Ricerca Scientifica, la Politica, si pongono un fine (testimoniare,
spiegare, insegnare) di cui la parola non che il mezzo. La lingua per essi
strumento di comunicazione, di veicolo, e la scrittura si riduce a trascrizione, a
rivestimento esterno del pensiero, in ubbidienza dellordine del discorso, in
coerenza con lattuale, in corrispondenza con la contemporaneit. Diversamente
dagli altri tipi di scrittura, quella letteraria afferma lirriducibilit della scrittura a
semplice rivestimento, a semplice mezzo di espressione di un contenuto, di un
significato preesistente.
La letteratura realizza lo scollamento dal discorso dei generi ordinari: lo
scrittore non aderisce allio che parla, che narra; lo scrittore e lio del discorso
sono separati; e lunico impegno dello scrittore nel discorso sta nel raffigurarlo
(Bachtin). Lo scrittore parla come se, come se fosse tale o tal altro soggetto, non
pi come rappresentativo di un ruolo. A nome suo, dice Bachtin, lo scrittore
non dice nulla. La letteratura costituisce cos uno spazio della disubbidienza
allOrdine del Discorso (Foucault 1970), il quale impone ladesione di colui che
parla allio dellenunciazione.
Spesso lo studio e linsegnamento della letteratura si sforzano di
ricondurre la molteplicit incoerente delle voci della parola letteraria allunit
discorsuale dellOrdine del Discorso. Michel Foucault ha mostrato come il
Commento e lAutore svolgano questa funzione. E Barthes ha evidenziato il
paradosso della critica letteraria, in cui il rapporto fra il critico e il testo letterario
paragonabile a quello di un guardiano con il suo prigioniero.
Linsegnamento della letteratura insegnamento al dialogo col testo
senza scavalcarlo alla ricerca di un punto di vista monologico, generalmente
ottenuto tramite la coincidenza dellautore-creatore, tutto interno al testo
stesso, con lautore-uomo. Cos orientato linsegnamento della letteratura
avvia allincontro con lalterit plurivoca e pluridiscorsiva del testo letterario, il
quale realizza spazi di insubordinazione nei confronti dellOrdine del Discorso,
quale si manifesta nei generi discorsuali in cui il linguaggio univocamente e
monologicamente orientato verso un obiettivo determinato ed funzionalizzato
alla messa in scena della rappresentazione di un determinato ruolo.

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La letteratura strutturalmente contestativa del primato del significato
sul significante, della subordinazione della forma al contenuto, dellespressione
alla comunicazione. Essa dunque non sta al gioco della lingua ridotta, secondo
lespressione di Pier Paolo Pasolini, a lingua comunicativa. La parola letteraria
mette in crisi lunidirezionalit dei discorsi dominanti, costituisce unalternativa
alla loro monoliticit, alla loro tendenza linguisticamente centripeta. Nella
letteratura, il linguaggio verbale non pi utilizzato, ma mostrato, raffigurato.
La fabula (il contenuto, il che cosa, il messaggio) passa in secondo piano rispetto
allintreccio (la forma, il come, il significante).
La letteratura si rivela dunque tuttaltro che funzionale al monolinguismo
e al monologismo. La letteratura spiazza lidentit, lunivocit, la riproduzione,
contrasta le tendenze centripete, unificanti, subalterne allOrdine del Discorso.
La scrittura letteraria si presenta come sovversione non sospetta (Jabs). Si
comprende dunque, da una parte, limportanza che pu avere linsegnamento
della letteratura ai giovani nella fase attuale della comunicazione-produzione,
dallaltra leffettivo motivo della sua emarginazione o estromissione dai
pacchetti formativi, oppure, l dove vi compresa, della sua riduzione a
sorvegliato speciale, da parte dei suoi guardiani abituali, il teorico, il critico e
lo storico della letteratura.
Pasolini, la scrittura e i giovani: una partecipe solitudine
La letteratura emerge in tutta la sua importanza come spazio della
consapevolezza, dello sviluppo della coscienza critica, della presa di posizione
responsabile (Bachtin). Si tratta di uno spazio che la letteratura ci propone in
quanto spazio di comunicazione artistica la cui caratteristica primaria il potere
espressivo trascendente rispetto allordine del discorso, e quindi la capacit di
produzione di significato orientata nel senso della significativit (Victoria
Welby), del rapporto con i valori (etici, pragmatici, estetici) (Peirce, Morris), del
tempo grande (Bachtin).
Infatti, rispetto alla consapevolezza, alla responsabilit, cio la
responsabilit speciale, ristretta, rispetto alla comunicazione, lo spazio della
scrittura letteraria uno spazio extralocalizzato, lo spazio delleccedenza rispetto
al codice, al sistema delle regole. Lextralocalizzazione (Bachtin), leccedenza
della scrittura letteraria comporta che la posizione dello scrittore, della scrittura
stessa si situa fuori, fuori dal tempo piccolo della contemporaneit, dalle
responsabilit limitate, speciali, responsabilit con alibi, fuori dalla
consapevolezza strettamente cognitiva e tecnica, fuori dalla comunicazione
regolata dallordine del discorso, dal conformismo e i suoi perbenismi, dal
repressivo totalitarismo.
Lintellettuale/scrittore Pasolini era fuori luogo (v. Ponzio 2007a),
lintellettuale uno scrittore fuori luogo e Pasolini lo era in modo esemplare,
senza n riserve n rassicurazioni. sintomatico questo brano del colloquio
avvenuto il 29 giugno 1960 tra Pasolini (che la notte precedente aveva messo in
salvo due ragazzi inseguiti dalla polizia) e il commissario di turno al
commissariato Ponte di Roma: Ma lei uno scrittore e si mischia coi
pregiudicati. E lei allora, scusi, non si mischia coi pregiudicati?. Ma il mio
mestiere santIddio.... Beh, anche il mio (riportato da Chiesa 1995: 11).

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Possiamo parlare di Pasolini, proprio in quanto scrittore, di un isolamento
partecipe, di una partecipe solitudine. Con la propria scrittura egli rinuncia alle
rassicuranti garanzie del tempo piccolo, dellordine costituito e delle
responsabilit garantite, con alibi, denunciandone limiti e ipocrisie. Pasolini non
subisce passivamente il proprio tempo, che il tempo piccolo, ma si pone in
ascolto, in un atteggiamento sofferto e difficile di comprensione rispondente, in
un rapporto dialogico anche con chi si defila dal rapporto di interlocutore. Egli
mette in discussione e impietosamente, ma senza potere, e proprio perch senza
potere, accusa. Pasolini entra nel tempo grande della scrittura dove la
conoscenza partecipazione, anche affetto, anche amore, e proprio per questo
anche capace di severit, di critica senza mezzi termini. Collegata con la
questione mai trascurata dei valori la conoscenza in lui sempre conoscenza
intonata, orientata, ideologicamente connotata. Come tale la conoscenza diviene
con-sapevolezza, si fonda sulla logica dellalterit e nasce dal dialogo con laltro
bench spesso laltro, chiuso nella sua identit, nei suoi ruoli, nelle sue visioni
stereotipate, vorrebbe non saperne, e si infastidisce e indispone fino al limite
della tolleranza che, ipocritamente e pubblicamente, disposto a concedergli.
Con dialogo con laltro intendiamo, un rapporto di singolo a singolo,
fuori dai ruoli dai luoghi comuni del discorso, relazione di faccia a faccia, a
volto scoperto con laltro, sia laltro di s, sia laltro da s, in cui laltro, laltro
in una relazione di alterit non relativa, ma assoluta, e non lio, a costituire il
vero centro di valore. La scrittura di Pasolini, verbale e filmica, appunto lo
spazio-tempo di questo dialogo ininterrotto senza sintesi, senza accordo, senza
compromesso, senza la pacificazione della buona coscienza, la consueta com-
presenza di voci che non sentono tanto meno si sentono. La sua scrittura lo
spazio-tempo della relazione con laltro, il prossimo, sempre avvertito
responsabilmente come vicino per quanto lontano. La scrittura letteraria, la
scrittura della comunicazione artistica, si configura, in Pasolini, come una sorta
di fuori luogo, rispetto ai luoghi del discorso, come spazio u-topico in cui i diritti
dellalterit sono fatti valere contro lomologazione allidentit della
comunicazione dominante.
La partecipe solitudine unespressione che prendo in prestito dal
saggio scritto da Ponzio leggendo Pasolini in rapporto alla mutazione degli
Italiani. Pasolini si rende conto che il sistema italiano rientra in un sistema pi
grande, quello del sistema capitalistico a livello mondiale, oggi diremmo il
sistema della comunicazione-produzione globalizzata, vale a dire della
comunicazione che non si limita alla fase intermedia del ciclo della riproduzione
sociale, che non si limita allo scambio, ma diventa anche produzione e consumo.
Secondo questa prospettiva, detotalizzante, Pasolini si rende conto che per una
comprensione adeguata del problema italiano, il sistema che rappresenta va
riferito non soltanto al Centro consumistico, al cosiddetto Sviluppo, ma anche
alle Periferie, ai paesi del Terzo mondo, ruotanti nellorbita dello Sviluppo, con
le conseguenze disastrose che ci comporta per essi.

Ho detto, e lo ripeto, che lacculturazione del Centro consumistico ha
distrutto le varie culture del Terzo Mondo (parlo ancora su scala mondiale, e mi
riferisco dunque appunto anche alle culture del Terzo Mondo, cui le culture
contadine italiane sono profondamente analoghe): il modello culturale offerto

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agli italiani (e a tutti gli italiani del globo, del resto) unico. La conformazione a
tale modello si ha prima di tutto nel vissuto, nellesistenziale; e quindi nel corpo
e nel comportamento. qui che si vivono i valori, non ancora espressi, della
nuova cultura della civilt dei consumi, cio del nuovo e del pi repressivo
totalitarismo che si sia mai visto (Pasolini, Limitatezza della storia e immensit
del mondo contadino, 8 luglio 1974 in Pasolini 1990: 53-54) .

Lattenzione di Pasolini soprattutto rivolta ai giovani, la sua scrittura
guarda ad essi ed rivolta ad essi. Riporteremo qui di seguito alcune delle sue
considerazioni, generalmente impietose, dellultimo periodo della sua vita, in cui
egli anche scrive il trattatello dedicato a un immaginario ragazzo napoletano,
Gennariello.
La repressione del potere tollerante, di tutte le repressioni, la pi
atroce. Nei rapporti sessuali fra i giovani la tolleranza subentra alla repressione
sessuale, una tolleranza che rende il sesso triste e ossessivo (Pasolini 1991:
315).

Il rapporto sessuale un linguaggio (ci per quanto mi riguarda stato
chiaro ed esplicito specialmente in Teorema); ora i linguaggi o sistemi di segni
cambiano. Il linguaggio o sistema dei segni del sesso cambiato in Italia in
pochi anni, radicalmente. Io non posso essere fuori dellevoluzione di alcuna
convenzione linguistica della mia societ, compresa quella sessuale. Il sesso
oggi la soddisfazione di un obbligo sociale, non un piacere contro gli obblighi
sociali. da ci deriva un comportamento sessuale appunto radicalmente diverso
da quello a cui io ero abituato. Per me dunque il trauma stato (ed ) quasi
intollerabile; [...] Il sesso in Sal una rappresentazione o metafora di questa
situazione: questa che viviamo in questi anni: il sesso come obbligo e bruttezza
(ivi: 316).

La liberalizzazione sessuale anzich dare leggerezza e felicit ai giovani
e ai ragazzi, li ha resi infelici, chiusi, e di conseguenza stupidamente preuntuosi
e aggresssivi (ivi: 74). Se nella societ repressiva, il sesso era anche un irrisione
innocente del potere, oggi pu essere assunto, dice Pasolini, come la
rappresentazione di quella che Marx chiama la mercificazione delluomo: la
riduzione del corpo a cosa. In Sal, dice Pasolini, il sesso oltre che la metafora
del rapporto sessuale, obbligatorio e brutto che la tolleranza del potere
consumistico ci fa vivere in questi anni, anche la metafora del rapporto del
potere con coloro che gli sono sottoposti. [...] Dunque il sesso chiamato a
svolgere nel mio film un ruolo metaforico orribile (ivi: 316).
Le vittime principali di tale mutazione antropologica sono i giovani
(compresi gli estremisti fascisti che sono in realt forze statali). I giovani
italiani nel loro insieme costituiscono una piaga sociale forse ormai insanabile:
sono o infelici o criminali (o criminaloidi) o estremisti o conformisti: e tutto in
una misura sconosciuta fino ad oggi (Pasolini 1976: 90). La privazione di valori
ha gettato i giovani nel vuoto, facendone una massa di criminaloidi.


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Non solo i criminali veri e propri sono una massa: ma, ci che pi
conta, la massa giovanile italiana tout court (eccettuate piccole lites...)
costituita ormai da criminaloidi: ossia da quelle centinaia di migliaia o milioni di
giovani che patiscono la perdita dei valori di una cultura e non hanno trovato
intorno a s i valori di una nuova cultura: oppure accettano, con ostentazione e
violenza, da una parte i valori della cultura del consumo, dallaltra i valori di
un progressivismo verbalistico (ivi: 81).

Nellarticolo del 24 luglio 1975, in cui Pasolini, fa notare come
disobbedienza, a differenza di una decina danni prima, non possa valere pi
come parola dordine nella lotta per la critica e la trasformazione dellordine
vigente, perch la disobbedienza divenuta una modalit normale,
conformista, di comportamento. Lintera massa giovanile italiana
normalmente, conformisticamente, disobbediente. Per tutti i giovani della
odierna realt sociale organizzata in funzione della Produzione creatrice di
benessere, vale la figura o il modello di disobbediente. Non c nessuno di essi
che si consideri obbediente. Il rapporto fra la parola obbedienza e la parola
disobbedienza si rovesciato.

Una decina danni fa il significato della parola obbedienza e quello
della parola disobbedienza erano profondamente diversi da oggi. La parola
obbedienza indicava ancora quellorrendo sentimento che essa era stata in
secoli di controriforma, di clericalismo, di moralismo piccolo borghese, di
fascismo; mentre la parola disobbedienza indicava ancora quel meraviglioso
sentimento che spingeva a ribellarsi a tutto questo. [...] In realt,
semanticamente, le parole hanno rovesciato il loro senso scambiandolo; in
quanto consenziente allideologia del nuovo modo di produzione, chi si crede
disobbediente ( e come tale si esibisce) in realt obbediente [...]. LItalia di
oggi distrutta esattamente come lItalia del 1945. Anzi, certamente la
distruzione ancora pi grave, perch non ci troviamo tra macerie, sia pure
strazianti, di case e monumenti, ma tra macerie di valori: valori umanistici
e, quel che pi importa popolari. [...]. chiaro che ci che, oggi, conta
individuare e vivere una obbedienza a leggi future e migliori [...] (ivi: 80-
84).

I casi estremi di criminalit giovanile derivano da un ambiente
criminaloide di massa, come quello popolare romano. Non c nessuna
soluzione di continuit tra coloro che sono tecnicamente criminali e coloro che
non lo sono: il modello di insolenza, disumanit, spietatezza identico per
lintera massa dei giovani. Dell impietrimento dei giovani in seguito alla
loro totale esposizione allideologia del consumismo con la conseguente
frustrazione di chi avendo ormai gli stessi bisogni, desideri e immaginari di
quelli pi abienti non ha i mezzi per realizzarli sono direttamente responsabili
la televisione e la scuola dellobbligo. La televisione, e forse ancora peggio la
scuola dobbligo, hanno degradato tutti i giovani e i ragazzi a schizzinosi,
complessati, razzisti borghesucci di seconda serie. Perci la proposta
swiftiana di Pasolini: abolire immediatamente la scuola dellobbligo, abolire

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immediatamente la televisione che con i loro modelli rendono i giovani insieme
presuntuosi e frustrati, aggressivi fino alla delinquenza e passivi fino
allinfelicit (ivi: 165-171.
La diretta lettura del processo di trasformazione dei giovani delle classi
povere offerta a Pasolini dai comportamenti dei giovani delle borgate romane,
una trasformazione registrabile nel 1975, anno in cui viene proiettato in
televisione Accattone, che del 1961, rispetto al modo dessere dei personaggi
di Accattone cio dei giovani della malavita delle borgate romane quali erano
meno di una quindicina di anni prima.

I personaggi di Accattone erano tutti ladri o magnaccia o rapinatori o
gente che viveva alla giornata. [...] In sostanza sono personaggi enormemente
simpatici: difficile immaginare gente simpatica (al di fuori dei sentimentalismi
borghesi) come quella del mondo di Accattone, cio della cultura sottoproletaria
e proletaria di Roma fino a dieci anni fa. Il genocidio ha cancellato per sempre
dalla faccia della terra quei personaggi. Al loro posto ci sono quei loro
sostituti, che, come ho avuto gi occasione di dire, sono invece i personaggi
pi odiosi del mondo.[...] Met e pi dei giovani che vivono nelle borgate
romane, o insomma dentro il mondo sottoproletario e proletario romano, sono,
dal punto di vista della fedina penale, onesti. Sono anche bravi ragazzi. Ma non
sono pi simpatici. Sono tristi, nevrotici, incerti, pieni di unansia piccolo
borghese; si vergognano di essere operai; cercano di imitare i figli di papa. S
oggi assistiamo alla rivincita dei figli di papa. Sono essi che realizzano il
modello guida. Il lettore confronti personaggi come i pariolini neofascisti che
hanno compiuto lorrendo massacro in una villa al Circeo, e personaggi come i
borgatari di Topignattara che hanno ucciso un automobilista spaccandogli la
testa sullasfalto: a due livelli sociali diversi, tali personaggi sono identici: ma i
modelli sono i primi, quei fili di pap, che cos a lungo per secoli sono stati
sfottuti e disprezzati dai ragazzi di borgata, che li consideravano nulli e pietosi
mentre erano fieri della loro cultura, che dava loro gesti, mimica, parole,
comportamento, sapere, termini di giudizio (ivi: 156-157).

Tutte le classsi sociali sono coinvolte nella perdita dei vecchi valori e
nella mancanza di nuovi, alternativi agli pseudovalori del consumismo, ma i pi
colpiti sono i giovani delle classi povere: appunto perch essi vivevano una
cultura ben pi sicura e assoluta di quella vissuta dalle classi dominanti (ivi:
89). sulla base di questa analisi che Pasolini considera il fenomeno della droga
e cerca di spiegarne il dilagare fra i giovani e soprattutto fra quelli degli strati
sociali pi bassi e dei quartieri popolari pi emarginati.

Riferimenti bibliografici
Bachtin, Michail
1919 Arte e responsabilit, trad. it. in Bachtin, Kanaev, Medvedev,
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