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ELENCO MONUMENTI ARABO - NORMANNI A PALERMO

lavoro di Maria Laura Corso, II IS

• Palazzo reale o dei Normanni


• Cappella Palatina
• Chiesa di San Giovanni degli Eremiti
• Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio o della Martorana
• Chiesa di San Cataldo
• La Cattedrale
• Castello della Zisa
• Ponte dell’Ammiraglio
• La Cuba
• Chiesa della Magione

LA CUBA
La Cuba: la Cuba Sottana, Castello della Cuba, o più semplicemente Cuba, è un
padiglione di delizie, in origine all'interno di uno dei Sollazzi Regi* dei
re normanni di Sicilia. Un tempo la residenza sorgeva infatti al centro di un lago
artificiale, prosciugato alla fine della dinastia normanna, quando la Cuba venne
trasformata in lazzaretto per i malati di peste. Si trova a Palermo all'interno
dell'omonimo quartiere.
Si chiama "sottana" per distinguerla dalla Cuba soprana, oggi inglobata nella
settecentesca villa Di Napoli.

Nasce allora uno splendido stile architettonico, l'Arabo-Normanno, che coniuga


elementi del romanico nord-europeo, con elementi bizantini, e la tradizione
costruttiva ed ornamentale di una civiltà, quella araba, insuperata per le costruzioni
nei paesi caldi.
Il monumento rientra tra quelli proposti all' Unesco nell'ambito dell'Itinerario Arabo-
Normanno di Palermo.

La Cuba (dall'arabo Qubba, "cupola") fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II, al
centro di un ampio parco che si chiamava Jannat al-ard ("il Giardino - o Paradiso -

in terra"), il Genoardo. Il Genoardo comprendeva anche la Cuba Soprana e


la Cubula, e faceva parte dei solatia o Sollazzi Regi, un circuito di splendidi palazzi
della corte normanna situati intorno a Palermo.
Le notizie sul committente e sulla data sono esatte grazie all'epigrafe posta sul
muretto d'attico dell'edificio. La parte più importante, quella sul committente, era
dispersa e fu ritrovata nel XIX secolo, scavando ai piedi della Cuba, da Michele
Amari, massimo studioso della Sicilia araba e normanna. La parte dell'epigrafe
ritrovata dall'Amari, esposta in una sala a lato, dice così: "[Nel] nome di Dio
clemente e misericordioso. Bada qui, fermati e mira! Vedrai l'egregia stanza
dell'egregio tra i re di tutta la terra Guglielmo II re cristiano. Non v'ha castello che
sia degno di lui ... Sia lode perenne a Dio. Lo mantenga ricolmo e gli dia benefici
per tutta la vita".

Dall'esterno, l’edificio si presenta in forma rettangolare, lungo 31,15 metri e largo


16,80. Al centro di ogni lato sporgono quattro corpi a forma di torre. Il corpo più
sporgente costituiva l'unico accesso al palazzo dalla terraferma. I muri esterni sono
ornati con arcate ogivali. Nella parte inferiore si aprono alcune finestre separate da
pilastrini in muratura.
I muri spessi e le poche finestre erano dovuti ad esigenze climatiche, offrendo
maggiore resistenza al calore del sole. Inoltre, la maggior superficie di finestre
aperte era sul lato nord-orientale, perché meglio disposta a ricevere i venti freschi
provenienti dal mare, temperati ed anche umidificati dalle acque del bacino
circostante.

L'interno della Cuba era divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro. Al
centro dell'ambiente interno si vedono i resti di una splendida fontana in marmo,
tipico elemento delle costruzioni arabe necessario per rinfrescare l'aria. Nella sala
centrale si notano ancora i resti di una fontana in marmo e alcune decorazioni a
muqarnas*, soluzione architettonica ed ornamentale araba simile ad una mezza
cupola.

Proprio alla Cuba, tra le acque e gli alberi che la circondavano, Boccaccio ambientò
una delle novelle del suo Decameron. La sesta della quinta giornata. È la vicenda
d'amore tra Gian di Procida - nipote dell'omonimo grande eroe del Vespero
Siciliano - e Restituta, una ragazza bellissima di Ischia rapita da «giovani ciciliani»
per offrirla in dono al allora re di Sicilia: Federico II d'Aragona.
Quando Giovanni Boccaccio scrisse il Decameron, era già cominciato il declino dei
parchi reali che erano l'orgoglio della città ormai in mani angioine. Era finita l'epoca
di Palermo "felicissima" che secondo Idrisi era allora «la più grande e la più bella
metropoli del mondo» con la sua vasta verdeggiante pianura e con i suoi luoghi di
delizie (mustanaza). Ma la traccia che aveva lasciato quel periodo di splendore era
così luminosa da impressionare Boccaccio ancora diversi secoli dopo.

*SOLLAZZI REGI: circuito di palazzi, con annessi parchi, della corte normanna
situati intorno a Palermo, e contengono il Genoardo, la Zisa, il Palazzo della Cuba,
il Palazzo della Favara e la Cubula.

*MUQARNAS: soluzione decorativa tridimensionale, i cui elementi - cellette scavate


a nicchia, mensole ed elementi aggettanti - sono organizzati in strati verticalmente
sovrapposti e restringenti.
• Può essere eseguita in stucco, mattoni, legno o pietra e decorata superficialmente
in vario modo
• Solitamente applicata a cornici, pennacchi d’arco, intradossi di volte o cupole
• Presenta una superficie profondamente lavorata, ma regolarmente e
geometricamente composta
• Caratteristiche principali sono la visibile frammentazione e l’apparente mancanza
di un supporto nel suo aggetto, come se si trattasse di un struttura autoportante
• Etimologia: possibile derivazione dal greco κορωνίς (cornice); il lessicografo
arabo Firuzabadi (XV sec. ec) lo collega invece al vocabolo arabo qirnas
(‘sporgenza rocciosa’)

Osservando le forme naturali delle stallattiti di ghiaccio e di calcio all’interno delle


grotte dell’Iran, scopriamo che molto probabilmente i primi artisti di questa tecnica
hanno avuto l’ispirazione artistica proprio da esse e l’hanno realizzata esattamente
nelle facciate interne ed esterne degli edifici utilizzando il mattone, lo stucco o il
cemento.
Le muqarnas di solito vengono create nelle superfici concave degli angoli
sottostanti il soffitto ma il luogo della collocazione di questo elemento decorativo
può essere sopra le pareti, i soffitti, gli angoli, i portali ecc..
Esse hanno influenzato le altre arti decorative e l’artigianato e portato alla
formazione e alla diffusione di tipi di arte come la tessitura del tappeto, la
piastrellatura, la lavorazione con lo stucco ecc..Inoltre l’esistenza dei disegni assai
notevoli delle muqarnas nei portali, all’interno delle cupole, dentro le shabestān
(sale colonnate coperte di una moschea) e i mihrāb (nicchie) ha portato alla
diffusione sempre più vasta dell’arte della piastrellatura e in seguito alla costruzione

dei menbar (pulpiti) e delle colonne lignee all’interno delle moschee e i begli intarsi
lignei ispirati alle varie forme delle muqarnas sono stati impressi su quelle. Esempi
senza pari di questo tipo di lavorazione su legno si possono osservare nelle
moschee del periodo del regno safavide a Marāgheh, a Banāb, a Tabriz e a Khuy.
Le muqarnas dal punto di vista della forma sono di quattro tipi:
• sporgenti: sono muqarnas il cui materiale è lo stesso dell’edificio e con assoluta
semplicità e senza alcun tipo di ornamento con mattone o stucco adornano la
parte terminale delle superfici della facciata esterna dell’edificio la cui solidità è
forte.
• sovrapposte: tralasciando i materiali impiegati principalmente nell’edificio, lo
stucco, il mattone e la pietra, vengono utilizzate nelle superfici interne ed esterne
dell’edificio e spesso sono disposte in qualche fila in ordini sovrapposti da due
fino a cinque o di più e hanno una stabilità media.
• sospese: sono simili ai prismi calcarei penduli nelle grotte che generalmente
vengono chiamate stallattiti e spesso sono create unendo materiali diversi come:
lo stucco, la ceramica, le piastrelle ecc.. alle superfici concave interne dell’edificio,
sembrano sospese e hanno poca stabilità.
• a nido d’ape: sono simili al nido d’ape e nel complesso sono piccoli alveari
disposti l’uno sull’altro, questo tipo dal punto di vista della forma apparentemente
è simile alle muqarnas sospese.

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