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LA CUBA
La Cuba: la Cuba Sottana, Castello della Cuba, o più semplicemente Cuba, è un
padiglione di delizie, in origine all'interno di uno dei Sollazzi Regi* dei
re normanni di Sicilia. Un tempo la residenza sorgeva infatti al centro di un lago
artificiale, prosciugato alla fine della dinastia normanna, quando la Cuba venne
trasformata in lazzaretto per i malati di peste. Si trova a Palermo all'interno
dell'omonimo quartiere.
Si chiama "sottana" per distinguerla dalla Cuba soprana, oggi inglobata nella
settecentesca villa Di Napoli.
La Cuba (dall'arabo Qubba, "cupola") fu costruita nel 1180 per il re Guglielmo II, al
centro di un ampio parco che si chiamava Jannat al-ard ("il Giardino - o Paradiso -
L'interno della Cuba era divisa in tre ambienti allineati e comunicanti tra loro. Al
centro dell'ambiente interno si vedono i resti di una splendida fontana in marmo,
tipico elemento delle costruzioni arabe necessario per rinfrescare l'aria. Nella sala
centrale si notano ancora i resti di una fontana in marmo e alcune decorazioni a
muqarnas*, soluzione architettonica ed ornamentale araba simile ad una mezza
cupola.
Proprio alla Cuba, tra le acque e gli alberi che la circondavano, Boccaccio ambientò
una delle novelle del suo Decameron. La sesta della quinta giornata. È la vicenda
d'amore tra Gian di Procida - nipote dell'omonimo grande eroe del Vespero
Siciliano - e Restituta, una ragazza bellissima di Ischia rapita da «giovani ciciliani»
per offrirla in dono al allora re di Sicilia: Federico II d'Aragona.
Quando Giovanni Boccaccio scrisse il Decameron, era già cominciato il declino dei
parchi reali che erano l'orgoglio della città ormai in mani angioine. Era finita l'epoca
di Palermo "felicissima" che secondo Idrisi era allora «la più grande e la più bella
metropoli del mondo» con la sua vasta verdeggiante pianura e con i suoi luoghi di
delizie (mustanaza). Ma la traccia che aveva lasciato quel periodo di splendore era
così luminosa da impressionare Boccaccio ancora diversi secoli dopo.
*SOLLAZZI REGI: circuito di palazzi, con annessi parchi, della corte normanna
situati intorno a Palermo, e contengono il Genoardo, la Zisa, il Palazzo della Cuba,
il Palazzo della Favara e la Cubula.
dei menbar (pulpiti) e delle colonne lignee all’interno delle moschee e i begli intarsi
lignei ispirati alle varie forme delle muqarnas sono stati impressi su quelle. Esempi
senza pari di questo tipo di lavorazione su legno si possono osservare nelle
moschee del periodo del regno safavide a Marāgheh, a Banāb, a Tabriz e a Khuy.
Le muqarnas dal punto di vista della forma sono di quattro tipi:
• sporgenti: sono muqarnas il cui materiale è lo stesso dell’edificio e con assoluta
semplicità e senza alcun tipo di ornamento con mattone o stucco adornano la
parte terminale delle superfici della facciata esterna dell’edificio la cui solidità è
forte.
• sovrapposte: tralasciando i materiali impiegati principalmente nell’edificio, lo
stucco, il mattone e la pietra, vengono utilizzate nelle superfici interne ed esterne
dell’edificio e spesso sono disposte in qualche fila in ordini sovrapposti da due
fino a cinque o di più e hanno una stabilità media.
• sospese: sono simili ai prismi calcarei penduli nelle grotte che generalmente
vengono chiamate stallattiti e spesso sono create unendo materiali diversi come:
lo stucco, la ceramica, le piastrelle ecc.. alle superfici concave interne dell’edificio,
sembrano sospese e hanno poca stabilità.
• a nido d’ape: sono simili al nido d’ape e nel complesso sono piccoli alveari
disposti l’uno sull’altro, questo tipo dal punto di vista della forma apparentemente
è simile alle muqarnas sospese.