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“Il Cavaliere della rosa”

 Scena dal monologo della Marescialla alla fine del primo atto

- Caratteristica della scena;


- Tematiche affrontate;
- L’armonia;
- Le indicazioni di tempo e dinamiche;
- L’utilizzo della musica.

-Il barone Ochs abbandona la camera da letto della cugina Marescialla ringraziandola di aver
trovato qualcuno a cui affidare la consegna della “Rosa d’argento” simbolo del pegno d’amore nei
confronti di una giovinetta di nome Sophie, figlia del nobile Faninal, appena uscita dal convento.
L’incaricato di tale compito è il giovane amante Octavian detto anche “Quinquin”, la Marescialla sa
di correre un rischio proponendo lui perché nonostante le promesse d’amore del giovane, egli prima
o poi cadrà ai piedi di una giovane della sua età.

-In seguito alla visita del cugino, la Marescialla è costretta ad affrontare il discorso della giovinezza
che prevale sulla vecchiaia ed è costretta a rassegnarsi all’idea che il tempo passa inesorabilmente.
Addirittura vi è l’invocazione divina nella quale chiede com’è possibile che Dio possa permettere
tutto questo, e siccome lo permette chiede perché deve vivere tutto così nettamente, anziché
offuscare questo processo. Ammette che nonostante tutto questo sia un mistero, viviamo affinché si
possa sopportare ciò. In questo monologo va riconosciuto il senso di un tempo ciclico, nel quale
ogni cosa nasce, si sviluppa e muore, per ricominciare ogni volta da capo. All'idea tragica si
contrappone la serena accettazione delle vicende della vita, di fronte alle quali, come riconosce
ancora la Marescialla, «è inutile sdegnarsi, perché sempre così va il mondo».  «E nel “come” sta la
vera differenza» frase chiave del monologo si esprime la distanza fra ciascuno di noi e gli altri che
come il tempo scorrono via.
Alla presenza di Octavian, il tema del tempo è definito dalla Marescialla come creatura generata dal
Padre della quale non bisogna averne timore, ed in seguito a questa riflessione rifiuta Octavian il
quale «heut oder morgen» (oggi o domani) se ne andrà per amore di un’altra. In conclusione si
vuole esprimere il concetto che bisogna vivere semplicemente e che solo la nostra condizione di
esseri imperfetti ci permette un amore non possessivo, l’accettazione che redime e trasfigura.
In tutto questo il suo Quinquin nella sua immaturità si rifiuta di ammettere la realtà ma la anziana
donna prende la dolorosa decisione di mandarlo come “cavaliere della rosa” ad incontrare la
giovane Sophie. E’ il primo passo verso la completa accettazione della finitudine, verso il farsi da
parte, per lasciare il mondo al futuro. 

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