Frassinelli
Traduzione di Leonella Prato Caruso
Titolo originale La première gorgée de bière
© Editions Gallimard 1997
©1998 Edizioni Frassinelli
Collana I Blu
ISBN 88-7684-535-6
© Sperling & Kupfer (novembre 2011)
Note di copertina
Nato nel 1950 nel sud-est della Francia, Philippe Delerm vive in
Normandia. Sposato, padre di un figlio, è professore di lettere al
Collège de Bernay. Ha già pubblicato numerosi libri, di cui alcuni per
l'infanzia. Con quest'opera, un vero caso editoriale, balzata in vetta
alle classifiche francesi e baciata da un clamoroso successo, ha
vinto il premio Grandgousier.
La prima sorsata di birra
E' una gita da fare con vecchi amici, alla fine dell'estate. Le
vacanze sono agli sgoccioli, tra qualche giorno si ricomincia; allora è
piacevole un'ultima passeggiata tranquilla che sa già di settembre.
Non c'è bisogno di inviti, di mangiare insieme, basta una telefonata,
in un primo pomeriggio domenicale: «Verreste a cogliere le more?»
«Che combinazione, stavamo per proporvelo!»
Si torna sempre nello stesso posto, lungo la stradina, al limitare
del bosco. Ogni anno i rovi diventano più fitti, più impenetrabili. Le
foglie sono di un verde opaco, profondo, i gambi e le spine di una
sfumatura vinaccia che richiama i colori della carta vergata con cui si
ricoprono libri e quaderni.
Ognuno si è munito di una scatola di plastica dove le bacche non
si schiacciano. Si comincia a cogliere senza molta frenesia, senza
molta disciplina. Basteranno due o tre vasetti di marmellata, da
assaporare subito nelle colazioni di autunno. Ma il piacere massimo
è quello del sorbetto. Un sorbetto di more mangiato la sera stessa,
una dolcezza gelata dove sonnecchia tutto l'ultimo sole pieno di
scura freschezza.
Sono piccole le more, di un nero brillante. Ma cogliendole
preferiamo gustare quelle che hanno ancora qualche granello rosso,
un sapore acidulo. Le mani si macchiano presto di nero, ce le
puliamo in qualche modo sull'erba bionda. Sul limitare del bosco le
felci si fanno rossicce, e pendono ricurve sopra perle violette di
erica. Si parla del più e del meno. I bambini si fanno seri,
manifestano il timore o il desiderio di aver un tale o un talaltro
professore. Sono i bambini che guidano il ritorno e il sentiero delle
more ha un sapore di scuola. La strada sale e scende appena: una
strada per far quattro chiacchiere. Tra due rovesci, torna a offrirsi
una luce ancora calda. Abbiamo colto le more, abbiamo colto
l'estate. Alla curva dei noccioli, andiamo verso l'autunno.
La prima sorsata di birra
E' l'unica che conta. Le altre, sempre più lunghe, sempre più
insignificanti, danno solo un appesantimento tiepido, un'abbondanza
sprecata. L'ultima, forse, riacquista, con la delusione di finire, una
parvenza di potere...
Ma la prima sorsata! Comincia ben prima di averla inghiottita. Già
sulle labbra un oro spumeggiante, frescura amplificata dalla
schiuma, poi lentamente sul palato beatitudine velata di amarezza.
Come sembra lunga, la prima sorsata. La beviamo subito, con
un'avidità falsamente istintiva. Di fatto, tutto sta scritto: la quantità,
né troppa né troppo poca che è l'avvio ideale; il benessere
immediato sottolineato da un sospiro, uno schioccar della lingua, o
un silenzio altrettanto eloquente; la sensazione ingannevole di un
piacere che sboccia all'infinito... Intanto, già lo sappiamo. Abbiamo
preso il meglio.
Riappoggiamo il bicchiere, lo allontaniamo un po' sul
sottobicchiere di materiale assorbente. Assaporiamo il colore, finto
miele, sole freddo.
Con tutto un rituale di circospezione e di attesa, vorremmo
dominare il miracolo appena avvenuto e già svanito. Leggiamo
soddisfatti sulla parete di vetro il nome esatto della birra che
avevamo chiesto. Ma contenente e contenuto possono interrogarsi,
rispondersi tra loro, niente si riprodurrà più. Ci piacerebbe
conservare il segreto dell'oro puro e racchiuderlo in formule. Invece,
davanti al tavolino bianco chiazzato di sole, l'alchimista geloso salva
solo le apparenze e beve sempre più birra con sempre meno gioia.
E' un piacere amaro: si beve per dimenticare la prima sorsata.
L'autostrada di notte