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LA = L1 è il numero di lavoratori sulla terra A.
LB = L2 – L1 è il numero di lavoratori sulla terra B.
…
W A = LA ⋅ w
W B = LB ⋅ w
…
Π A = (GA – w) LA
Π B = (GB – w) LB
…
⇒ il saggio di profitto sarebbe più alto per le terre più fertili:
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r A = r B = r C = r D.
• La rendita fondiaria sarà perciò maggiore sulle terre più fertili e poi via via minore, fino
ad essere nulla sulla terra marginale.
MODELLO GRANO
G
W
A W
B W C W
D
L1 L2 L3 L4 L
Sloman Elementi di economia Il Mulino 2002
• Grazie all’ipotesi che la produzione di grano richiede come input solo grano e lavoro (e
non anche altre merci) è possibile calcolare il sovrappiù agricolo in termini fisici e,
rapportandolo al grano usato come input, il saggio di profitto. Una volta determinato il
saggio di profitto nel settore agricolo (in termini fisici, senza conoscere i prezzi delle
merci), la concorrenza tra capitalisti porterà questo saggio di profitto ad estendersi anche
all’industria, determinando il prezzo relativo tra grano e prodotti industriali. In altri
termini il valore di scambio tra grano e prodotti industriali sarà fissato al livello che
garantisce l’uniformità del saggio di profitto nei diversi settori.
• Da un punto di vista dinamico, se si immagina che col procedere dello sviluppo
economico vengano coltivate terre via via meno fertili, il saggio di profitto
nell’agricoltura tenderà a diminuire progressivamente (poiché compresso tra un saggio di
salario dato e una rendita unitaria crescente), facendo diminuire il saggio di profitto
dell’intera economia. Inoltre il fatto che le rendite (che tendono ad aumentare col
procedere dello sviluppo) siano destinate al consumo o all’investimento improduttivo
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sottrae risorse utilizzabili per l’accumulazione del capitale, il quale costituisce il motore
dello sviluppo. In questo modo l’economia tende verso la stato stazionario (stato in cui il
tasso di crescita dell’economia è pari a zero). Questa prospettiva può tuttavia essere
allontanata dal progresso tecnico, al quale comunque Ricardo non assegna un’importanza
particolare.
W
A W
B W C W
D
W
E
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e i saggi di profitto sarebbero:
• La concorrenza tuttavia impone l’uniformità dei saggi di profitto pari a quello sulla terra
marginale (la terra C):
r A = r B = r C = 43 %.
• MODELLO GRANO-FERRO. Supponiamo ora che accanto al settore agricolo che produce
grano esista un settore industriale che produce ferro. Supponiamo anche che il grano sia
utilizzato come mezzo di produzione del ferro, mentre il ferro non sia utilizzato nella
produzione del grano. Possiamo allora rappresentare il sistema economico con due
espressioni relative al processo di produzione di grano (sulla terra marginale) e al
processo di produzione di ferro:
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Il sistema contiene tre incognite ( p1, p2 e r , mentre w è dato). Fissiamo il prezzo del grano
pari a 1.
• Come si vede, con la coltivazione di terre meno fertili, scende il saggio di profitto nel
settore agricolo (r ) e, per l’ipotesi di uniformità del saggio di profitto nell’economia,
scende il prezzo del ferro ( p2).
• MODELLO DI SRAFFA. Si tratta di una generalizzazione del modello di Ricardo in cui
ambedue i settori utilizzano come mezzi di produzione merci prodotte in ambedue i settori
(in realtà nel modello di Sraffa si considerano n merci). Questo fa cadere la possibilità di
determinare il saggio di profitto in termini fisici (nel solo settore agricolo) prima della
determinazione dei prezzi relativi poiché ora l’output (il grano) e gli input (il grano e il
ferro) sono beni eterogenei.
• Con le ipotesi di Sraffa, il sistema diventa:
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• A questo punto il saggio di profitto ( r ) deve essere determinato simultaneamente ai prezzi
relativi ( p1 e p2). Sraffa, a differenza di Ricardo, non tratta il saggio di salario ( w) come
fissato al livello di sussistenza. Fissando p1 = 1, rimangono tre incognite e due equazioni.
Si hanno allora due possibilità:
1. Fissando w (come faceva Ricardo), si determinano p2 e r
2. Fissando r , si determinano p2 e w.
• In ogni caso, si dimostra che tra w e r esiste una relazione monotona inversa. Questo
risultato generalizza il risultato di Ricardo che, ricordiamolo, era basato su un modello ad
un solo bene (grano). La determinazione esatta delle due variabili distributive dipende
però da fattori esterni al modello (quali la forza contrattuale delle parti sociali).
• Questo risultato evidenzia la natura conflittuale dei rapporti tra classi sociali e si
contrappone all’idea di Smith secondo cui la concorrenza è un processo di interazione
armoniosa che conduce al bene comune.
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PRODUZIONE, CIRCOLAZIONE E SFRUTTAMENTO
• Per quanto riguarda lo sfruttamento, la critica marxiana dell’economia politica borghese
riguarda l’aver trascurato il processo produttivo, riducendo l’analisi economica allo studio
del processo di circolazione. Questo impedisce di cogliere l’origine dello sfruttamento
nella sfera produttiva e porta a ricercarne le cause nello scambio ineguale nella sfera della
circolazione (monopolio, asimmetrie giuridiche, eccetera).
• Lo sfruttamento, secondo Marx, nasce invece nella sfera della produzione, non in quella
della circolazione.
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• Come per ogni altra merce utilizzata come input nella produzione, l’obiettivo del
capitalista è quello di sfruttarne al meglio (in termini qualitativi) e al massimo (in termini
quantitativi) il suo utilizzo nel processo produttivo.
• L’estrazione della massima quantità di lavoro dalla forza lavoro è uno degli obiettivi del
capitalista esattamente come è suo obiettivo estrarre la massima quantità di ferro da una
miniera di ferro.
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PLUSVALORE E SFRUTTAMENTO
• Il plusvalore si crea perché il lavoratore lavora per un numero di ore maggiore rispetto alle
ore di lavoro necessarie a produrre i beni salario che riceve come remunerazione del suo
lavoro. Tale lavoro addizionale prende il nome di pluslavoro.
• L’esistenza di un pluslavoro descrive la condizione di sfruttamento del lavoratore.
• Nella produzione capitalistica, il pluslavoro viene appropriato dal capitalista in forma di
profitto. Mentre il pluslavoro è comune a tutte le società divise in classi, il plusvalore
(cioè il pluslavoro trasformato in valore di scambio) è tipico della società capitalista.
• Il valore aggiuntivo di cui si appropria il capitalista dipende dalla peculiarità della forza
lavoro rispetto a tutte le altre merci: la forza lavoro è la sola merce capace di creare
valore.
M=C+l
M = C + V+ S
• C = capitale costante o lavoro morto (lavoro indiretto contenuto nel bene). Il capitale
costante è dato dall’insieme dei mezzi di produzione prodotti in un tempo precedente a
quello del processo produttivo in esame. Il suo valore è quindi quello che si incorpora in
tali mezzi di produzione e viene trasferito nel valore della merce prodotta.
• l = V + S = lavoro diretto o lavoro vivo. Il lavoro diretto si suddivide in lavoro necessario,
o capitale variabile (V ), e plusvalore (S).
• Il capitale variabile (V ) è dato dai beni salario che remunerano la forza lavoro del
lavoratore. Il suo valore è quindi quello che si incorpora nei beni che il lavoratore riceve
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in forma di salario. Questa parte del capitale è chiamata “variabile” perché il valore che
produce supera il proprio valore: tralasciando per un momento il capitale costante, C , il
capitalista anticipa il capitale variabile V , il quale produce un valore pari a V + S ). Questo
accade perché il lavoratore lavora per un tempo superiore a quello strettamente necessario
a riprodurre i beni che formano il suo salario.
• Il plusvalore ( S ) è definito dalla differenza tra il valore prodotto dal lavoro diretto ( l ) e il
lavoro necessario ( V ). Tale differenza (S = l – V ) è l’espressione in valore del pluslavoro
effettuato dal lavoratore.
• Il rapporto tra plusvalore (S ) e capitale variabile ( V ) definisce il saggio di plusvalore o
saggio di sfruttamento:
σ = S / V
• Marx definisce inoltre la composizione organica del capitale come il rapporto tra capitale
costante (valore dei mezzi di produzione) e capitale variabile (valore dei salari dei
lavoratori):
COC = C / V
• Quando i capitali costante e variabile sono esaminati nei loro aspetti materiali (invece che
in termini di valore) tale rapporto prende il nome di composizione tecnica del capitale.
• Il saggio di profitto è dato dal rapporto tra il plusvalore e il capitale complessivo
anticipato:
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