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Volume : 2 Numero: 39 Data: Agosto 2011 Sede: Gruppo Alternativa Liguria Di: Asta Paolo, Martini Claudio

Alternativa news
In collaborazione con: Megachip

IN QUESTO NUMERO
1 Oltre la crisi, W come Wish: il desiderio di un nuovo modello economico Di: Alessandro Farulli [ pag. 1] 2 Udite, udite Di: Giulietto Chiesa [ pag. 2/3 ] 3 Lerner: il Pd molli la finanza e si schieri con gli italiani Di: Giulietto Chiesa [ pag. 3/4 ] 4 Morire per il debito? Di: Daniele Scalia [ pag. 4/5 ] 5 Mobilitazione straordinaria Di: Maurizio Landini [ pag. 5 ] 6 Il prezzo della solvibilit la sovranit Di: Fabrizio Tringali [ pag. 5 ] 7 Dobbiamo fermarli! 5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche Di: appello.dobbiamofermarli.com [ pag. 6/7 ] 8 Accumulato un debito ecologico instabile quanto quello finanziario Di: Gianfranco Bologna [ pag. 7/8 ]

Oltre la crisi, W come Wish: il desiderio di un nuovo modello economico - di Alessandro Farulli - greenreport.it. Mentre si viene a sapere da Bankitalia che oggi il valore del debito delle amministrazioni
pubbliche italiane ha raggiunto un nuovo massimo storico a 1.901,9 miliardi, aumento di 4,4 miliardi rispetto al mese precedente, e in attesa di conoscere nel dettaglio il decreto con le misure anti-crisi varate dal Consiglio dei ministri, cogliamo l'occasione per riflettere su quanto sostiene oggi sull'Unit Silvano Andriani, per guardare oltre la crisi. Lo facciamo perch siamo convinti che qualunque misura verr presa, sia dall'Italia, sia dall'Europa, sar un analgesico a un malato terminale a meno che dietro non si aspiri comunemente a rimettere in discussione il tipo di sviluppo che ha generato la crisi. Partendo dagli errori che secondo lui stanno commettendo negli Stati Uniti, Andriani sostiene che dopo quattro anni di crisi, due cose su tutte le altre appaiono necessarie ora: procedere ad una svalutazione della massa di debiti esistenti e continuare con politiche fiscali e monetarie espansive a condizione che esse vengano utilizzate nel contesto di nuove forme di cooperazione internazionali che puntino a riequilibrare l'economia mondiale tenendo conto non solo degli squilibri tra Stati, ma anche di quelli energetici, alimentari, ambientali. In tale contesto, aggiunge che comporta un mutamento del modello di sviluppo, ogni Stato dovrebbe guidare un processo di ricollocazione del proprio Paese nell'economia mondiale. Ecco, dal nostro punto di vista questa la vera opportunit' che ci concede di nuovo la crisi. Vorremmo che la W - il double dip - che rappresenta l'andamento del crack dei mercati fosse l'iniziale della parola wish: desiderio. Il "desiderio" di un modello di sviluppo diverso. E per ottenerlo c'' prima bisogno davvero di uno shock, ma all'economy, ovvero un governo mondiale sulle materie prime e sull'energia, le cosiddette commodities. Queste due variabili fisiche vanno sottratte al mercato e controllate da un consiglio di sicurezza dell'Onu davvero rappresentativo, allargato alle potenze emergenti ed ai rappresentanti dei Paesi poveri e poverissimi. Governi e stati occidentali devono cedere sovranit su questi due elementi o le economie emergenti esploderanno (e con esse le economie tradizionali) perch non reggeranno l'esplosione sociale. Contemporaneamente, come dice Joseph Stiglitz in Bancarotta dobbiamo creare un nuovo sistema finanziario che faccia quello che le persone si aspettano da un sistema finanziario: realizzare un nuovo sistema economico che crei posti di lavoro significativi e decenti per chi ne ha bisogno; un sistema in cui il divario tra ricchi e poveri si assottigli, anzich ampliarsi; (...) l'occasione di creare una nuova societ in cui ogni individuo possa realizzare le proprie aspirazioni e potenzialit, in cui i cittadini condividono ideali e valori; una comunit che tratti il pianeta con rispetto che, nel lungo periodo, esiger sicuramente. Per fare tutto questo - al netto di alcune utopie presenti nella visione del premio Nobel per l'economia del 2001 - serve una gigantesca pianificazione, un new deal - per un breve periodo gi evocato e poi subito dimenticato dai potenti del mondo sotto scacco dei poteri finanziari che non pu darsi con un'economia drogata dalla finanza come attualmente che non sa guardare oltre ai rumors di giornata. Siccome questa economia non un fenomeno naturale, nonostante analogie linguistiche utilizzate dai media quali tempeste, terremoti, tsunami ecc., la politica pu (e deve) correggere il tiro se davvero ricerca una exit strategy a lungo termine, che non ci riconduca ancora una volta contro il muro. Le "mani" sono "tutte visibili", persino quelle che spingono i tasti su quei pc e decidono

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dei destini di intere nazioni. Siamo dentro la terza guerra mondiale, che finanziaria, nemmeno Einstein poteva prevederla, tuttavia il rischio davvero e comunque che la quarta, di guerra, sia combattuta con clave e pietre, e - con tutta probabilit - per difendere quel che rester di ci che oggi chiamiamo "beni comuni".

UDITE, UDITE... -

di Giulietto Chiesa

Udite, udite, o signori e signore che leggete i giornali dei finanzieri


di tutto il mondo, (cio i loro giornali, cio tutti i giornali del mainstream, e naturalmente tutte le televisioni del mainstream) adesso scoprirete il segreto, uno dei segreti, forse il pi importante dei segreti, che sta dietro la crisi della finanza mondiale. Credevate che la Grecia fosse la pietra dello scandalo e che i greci, questi spendaccioni corrotti, dovessero essere salvati, s, ma insieme privati della loro sovranit nazionale, come gli italiani, del resto, e i portoghesi e gli irlandesi? Vi sbagliavate, ma non colpa vostra. Le cose stanno diversamente, e tenetevi forte alle vostre sedie. Scoprirete anche come la pi grande democrazia del mondo (senza scherzi, sto parlando di quella americana!) in grado di guardarsi dentro (quasi) fino in fondo. E questo un bene. Salvo naturalmente il fatto che nessuno lo sapr. E questo un male. Eccetto io e voi che leggete queste righe elettroniche (questa roba non andr mai sulla prestigiosa carta dove scrivono De Bortoli, Riotta, Pig Battista e altri tristanzuoli che vi hanno raccontato e vi raccontano frottole tutti i giorni). Prima di tutto la fonte, perch non abbiate a sospettare che si tratti del solito trucco di un complottista inveterato. La fonte pi che ufficiale, unica e irripetibile: GAO Audit (Government Accountability Office). Il Governo quello degli Stati Uniti dAmerica. LAudit parola inglese che sta per verifica contabile. LAudit di cui si parla il primo che sia stato mai effettuato da mano umana (non possiamo escludere il buon Dio) sullattivit della Federal Reserve nei quasi cento anni della sua storia. Voi direte, stupiti: ma come possibile? Mai nessuno andato a guardare dentro quei conti? Risposta esatta, mai nessuno. La Federal Reserve stata una riserva di caccia al di sopra di ogni controllo. La seconda domanda che vi porrete : ma perch proprio adesso? Il fatto , capirete, che gira il mondo un sacco di gente sospettosa. E costoro sono malfidati: visti i risultati vorrebbero dare unocchiata alla cassaforte. Cos accaduto un accidente imprevisto. Allinizio quelli che stavano dentro la cassaforte hanno pensato: che guardino pure, intanto non ci capiranno niente. Invece quei temerari hanno capito fin troppo bene. E andata cos, che Ron Paul e Alan Grayson hanno fatto passare un emendamento alla legge Dodd-Frank che consentiva di fare linaudito: controllare i conti della Federal Reserve. Al Senato USA erano distratti in quel momento. Detto fatto, due senatori fuori del comune (cio con le rotelle non del tutto a posto, come vedremo) hanno fatto la ricerca: la storia meriterebbe che i loro nomi restassero scolpiti come i profili dei presidenti sul Mount Rushmore. Si chiamano Bernie Sanders, indipendente, e Jim DeMint, repubblicano. Aperto il vaso di Pandora successo un finimondo. Ma, per cos dire, al chiuso. Ben Bernanke, attuale portiere della Federal Reserve ha protestato veementemente, seguito a ruota dal predecessore Alan Greenspan, e da altri banchieroni tutti mondiali, e tutti beneficiari, come vedremo, di donazioni varie e gratuite. Che effetto avrebbero sui mercati del pianeta certe scoperte?, hanno detto. Bloccare tutto, fermare, insabbiare!. Se queste cose le leggete per la prima volta vuol dire che ci sono riusciti, fino ad ora. Il fatto che il senatore Sanders uno svitato e ha messo tutto, pixel su pixel, sulla sua web page. E la frittata non pi riparabile. Per meglio dire: si ordiner a tutto il mainstream di tacere e nascondere. E magari di pubblicare tutte le storie delle eventuali amanti di Sanders, o di svelare quanti conti in banca ha, e magari

se ha sodomizzato il suo cuoco, o ha una collezione di foto pedofile. Cosicch della faccenda dellaudit della Federal Reserve non ne sentir parlare nessuno, o quasi. Ma Sanders, DeMint e il buon Dio ci permettono comunque, a noi, che parte del mainstream non siamo, di raccontarvi cosa venuto fuori. Che una storia niente male, che, se il mainstream non fosse la cloaca che , potrebbe perfino metterla in prima pagina. E veniamo al dunque, scusandoci con i lettori se abbiamo fatto in apertura come fece Dostoevskij nel presentare i suoi Fratelli Karamazov, cio scrivendo un romanzo per introdurne un altro. Le cifre dunque ci dicono che, tra il dicembre 2007 e il giugno 2010, senza che nessuno sapesse niente, cio segretamente, la Federal Reserve ha tolto dal brago banche, corporations, governi sotto diverse latitudini e longitudini, dalla Francia alla Scozia, e chiss fin dove arrivata la sua beneficenza, con la non modica cifra di 16 mila miliardi di dollari, cio sedici trilioni di dollari. Tutto questo ben di Dio sarebbe stato collocato sotto la vocina di bilancio di un programma onnicomprensivo di prestiti. Ma nessuno, nemmeno il Congresso americano ne stato informato. Di quei 16 trilioni non un dollaro ritornato indietro. Eppure sono stati prestati pensate o lettori ignari a tasso zero, cio gratis et amore dei. Per avere unidea della cifra, se ancora non avete avuto il capogiro, basti pensare che il prodotto interno lordo annuale degli USA si aggira attorno a 14,2 trilioni e che il debito complessivo degli Stati Uniti viaggia sui 14,5 trilioni. Dunque, concludendo, un gruppo di banchieri, che non sono stati eletti da nessuno, prende decisioni di portata mondiale, compra e ricatta governi, banche corporations. Perch lo fanno? Perch il sistema esploso e va al collasso, e loro lo drogano con denaro finto, perch possa continuare a funzionare. E cosa non meno importante in questo modo si mettono in condizione di minacciare ricattare, condizionare, sostituire governi e ministri di tutto il mondo. Siamo alla dittatura di un superclan semi criminale, che complotta usando denaro fittizio (da dove credete siano usciti quei 16 trilioni se non dalle stamperie segrete della Federal Reserve? Tenendo conto anche che quei soldi non occorre stamparli, ma li si pu creare dal nulla schiacciando qualche tasto di un computer). Dunque adesso sappiamo che il famoso TARP (Troubled Asset Relief Program), fissato in 800 miliardi di dollari, era una balla al ribasso, buona per i mercati e per non fare esplodere la protesta dei contribuenti americani. Lo chiamarono (libera traduzione mia) Programma di salvaguardia degli assetti tossici. E, in effetti fu proprio un programma per salvare quegli assetti. Li comprarono perch non si scoprisse che erano velenosi. Valevano zero, ma vennero acquistati in denaro sonante. Salvarono i truffatori. Il pubblico fu indotto a pensare che questo servisse a qualche scopo. Lunico scopo era di finanziare i truffatori. Che sono gli stessi che ora esigono di essere nuovamente pagati per i crediti illegali (tossici appunto) che erogarono. Solo che la cifra fu venti volte pi grande. Dove sono andati e a chi, e quanto? Adesso sappiamo tutto. C lelenco, eccolo: Citigroup: $2.5 trillion ($2,500,000,000,000) Morgan Stanley: $2.04 trillion ($2,040,000,000,000) Merrill Lynch: $1.949 trillion ($1,949,000,000,000) Bank of America: $1.344 trillion ($1,344,000,000,000) Barclays PLC (United Kingdom): $868 billion ($868,000,000,000) Bear Sterns: $853 billion ($853,000,000,000) Goldman Sachs: $814 billion ($814,000,000,000) Royal Bank of Scotland (UK): $541 billion ($541,000,000,000) JP Morgan Chase: $391 billion ($391,000,000,000) Deutsche Bank (Germany): $354 billion ($354,000,000,000)

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UBS (Switzerland): $287 billion ($287,000,000,000) Credit Suisse (Switzerland): $262 billion ($262,000,000,000) Lehman Brothers: $183 billion ($183,000,000,000) Bank of Scotland (United Kingdom): $181 billion ($181,000,000,000) BNP Paribas (France): $175 billion ($175,000,000,000) E molte altre banche minori che qui non staremo a citare. Adesso ci pi chiaro chi sono i nove banchieri che si ritrovano, assieme ai loro complici, in qualche ufficio di Wall Street, o a bordo di qualche nave, una volta al mese per complottare contro le nostre vite, il nostro lavoro, il nostro futuro. Sicuramente sono tutti fedeli partecipanti alle riunioni del Gruppo Bilderberg e della Trilaterale. In un mondo bene ordinato bisognerebbe che venissero arrestati, su mandato, per esempio, della Corte Penale Internazionale. Ma chi ha il potere di spiccare un tale mandato, visto che i governi europei sono tutti complici di questi balordi? Ai quali si dovrebbe aggiungere i dirigenti delle agenzie di rating che non potevano non sapere e che sono state e sono parte della macchinazione. Danno i voti a tutti, e decidono chi fedele e chi non lo alle loro operazioni da scassinatori; sorvegliano e fanno il palo prima che arrivi lopinione pubblica. E questa non pu arrivare perch non sa niente. E non sa niente perch giornali e tv mentono e distraggono milioni e miliardi di spettatori. Da quei pulpiti ci viene laccusa di avere troppo consumato. Ma quei pulpiti, materialistici per eccellenza, continuano a spingerci a consumare ancora. E il delirio dei balordi. Come difenderci? Organizzarci per rispondere. Il debito che hanno creato se lo paghino loro, se ci riescono. Lattacco alle nostre condizioni di vita dobbiamo respingerlo. Certo che ricorreranno alla forza, come sta facendo il cameriere Cameron dopo i tumulti di Londra. Come Berlusconi e Fassino stanno facendo con i No Tav della Val di Susa. Ma se milioni di europei capiranno che giunto il momento di difendersi, partendo dalla difesa del proprio territorio (dove per territorio sintende tutta la nostra vita, a partire dal nostro cervello e dalla nostra salute), li potremo sbalzare di sella. Dove abitiamo noi, loro sono pi deboli e noi quasi invincibili. Se ci organizziamo. Tertium non datur: o li sbalziamo di sella o loro ci distruggeranno. Sicuramente molti di noi, insieme ai milioni che non si possono difendere. Ci porteranno via gli ultimi residui di democrazia, ci renderanno schiavi. Vogliono cancellare la storia di 150 anni di diritti conquistati. Sono la peste moderna. Se vogliamo guarire dobbiamo rispondere alla loro dichiarazione di guerra.

Lerner: il Pd molli la finanza e si schieri con gli italiani - da libreidee.org. Delude e fa pensare che
neanche fra i sette punti della contromanovra illustrata da Pierluigi Bersani a nome del Partito democratico, compaia una vera tassa patrimoniale. Firmato: Gad Lerner, da sempre vicino ai prodiani del Pd e attento osservatore dei riflessi italiani della crisi globale. Di fronte alla quale il conduttore dellInfedele non ha pi dubbi: la sinistra, da molti ritenuta una sorta di estremo baluardo politico contro le prepotenze del mercato, ora deve guardare in faccia la realt e decidersi a fare i conti con la dittatura della finanza: che ha piegato persino Barack Obama, mentre in Italia neppure di fronte al disastroBerlusconi lopposizione ha trovato la forza di una vera inversione di rotta. E vero che al primo punto si prevede il supplemento dimposta del 10% sui capitali ripuliti grazie allo scudo fiscale, concede Lerner il 14 agosto dal suo blog, esaminando la contromanovra presentata da Bersani. Ma a parte il fatto che tale provvedimento di dubbia costituzionalit, non sfugge la sua natura simbolica e parziale. A chi vive di rendita, in questo paese non stato chiesto alcun supplemento di sacrifici,

se si esclude la parificazione del prelievo sui profitti finanziari alle correnti aliquote europee, continua Lerner. Nessuna tassa sulla casa (e qui ammettiamo pure che sarebbe dolorosa annche per molte famiglie non abbienti); ma soprattutto nessuna tassa sui patrimoni. Conosco molte persone ben pi ricche di me che scampano il contributo di solidariet varato dal governo perch i loro beni non compaiono nella dichiarazione dei redditi. Gi il 12 agosto, di fronte ai sanguinosi tagli sociali imposti da Tremonti, il conduttore dellInfedele non aveva potuto fare a meno di notare: Guarda caso: noi ricchi siamo tassati solo sul reddito. Non sul patrimonio accumulato e sulle case. Problema che illumina lo spirito delle manovre che stanno condizionando lOccidente e in particolare lEuropa: erosione drammatica del welfare, tagli selvaggi alla spesa pubblica e debito da sanare con altro debito che, fatalmente, produrr una inesorabile corsa alla svendita del patrimonio pubblico, verso una privatizzazione sempre pi selvaggia e globale, di cui faranno inevitabilmente le spese i pi deboli, tanto per cambiare. Possibile che la sinistra riformista non se ne renda conto? Oggi, ingenuamente scrive Lerner il 6 agosto, sempre sul suo blog molti economisti

convinti che non possa esistere un sistema per far soldi diverso da quello vigente, accusano la politica americana per quel fallimento, sostenendo che andava evitato col soccorso pubblico, per evitare le sue gravi conseguenze recessive. Passati tre anni, la verit che nessun provvedimento significativo di riforma delle regole della finanza stato assunto da una politica mondiale ridotta allimpotenza, riconosce Gad Lerner. Lo stesso Obama, che pure fu eletto soprattutto grazie a quella crisi, oggi debole perch non ha saputo/potuto andare contro Wall Street. Inutile parlare a vanvera di ripresa, come si fa normalmente in Italia: La verit scomoda, professata quasi solo dagli economisti critici, riguarda la durata del fenomeno recessivo. La tempesta delle monete e dei debiti pubblici ne sono oggi la componente pi visibile, ma il mondo dovr probabilmente fare i conti con unulteriore caduta produttiva di quelle che furono le sue economie pi importanti, fattori determinanti degli squilibri cui oggi si ribellano in molti. La sinistra, insiste Lerner, deve decidersi a fare finalmente i conti con questa finanza che mette in pericolo il mondo, manovrando in modo irresponsabile sulla crisi del debito e mettendo a rischio la stabilit sociale di intere

comunit nazionali. Inutile esultare per le continue, clamorose umiliazioni subite da Obama, e magari divertirsi a ripetere che il presidentesorpresa era solo un bluff, non il messaggero di un grande cambiamento. Meglio invece riconoscere che Obama, eletto nel 2008 sullonda della delusione per le fallimentari politiche neoliberiste dei suoi predecessori, non ha trovato la forza sufficiente per emanciparsi dallopaca congrega degli gnomi di Wall Street. Ovvero: Non ha osato schierare la politica contro la finanza. La grande delusione americana dopo le speranze suscitate dallelezione di Obama un monito per tutti: E il problema che oggi assilla i progressisti in tutto il mondo: potranno rassegnarsi a subire come inevitabili i nuovi tagli di bilancio, senza punizioni per coloro che si sono assurdamente arricchiti grazie ai meccanismi implacabili della speculazione?. Domanda che rimbalza direttamente sulla testa dellopposizione italiana, capeggiata dal Bersani che non osa pretendere a chiare lettere una tassa sui grandi patrimoni per risanare il bilancio non solo a spese delle categorie deboli: Trovo che questa reticenza del Pd sia un errore politico e culturale, dice Gad Lerner,

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secondo cui la timidezza del Pd manifesta limpreparazione a fronteggiare un ciclo di crisi capitalistica in cui stare dalla parte dei ceti sociali svantaggiati, la maggioranza dei cittadini, implicher un distacco netto dal pensiero unico della finanza internazionale.

Morire per il debito?


di Daniele Scalea - eurasia-rivista.org.

Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale, il socialista francese Marcel Deat si chiedeva se valesse la pena morire per Danzica. Parafrasando le sue parole, oggi glItaliani dovrebbero domandarsi se valga la pena morire per il debito. Perch la sorte che si profila per il nostro paese tuttaltro che rosea. A meno di prendere scelte coraggiose che possono cambiare il corso della nostra storia Il recente attacco speculativo allo Stato ed alle banche italiane ha portato, per riprendere la formulazione ripetuta da molti commentatori, ad un commissariamento del nostro paese da parte di potentati esteri. La Banca Centrale Europea (BCE), daccordo con USA, Francia e Germania, ha cominciato ad acquistare titoli di debito pubblico italiano sul mercato, ma chiedendo in cambio pesanti contropartite. La politica di risanamento che la BCE pretende dallItalia nasconde dei palesi secondi fini, e non potrebbe essere altrimenti vista la regia neppure tanto occulta di potenze estere nella vicenda. Lormai famosa lettera di Jean-Claude Trichet e Mario Draghi a Berlusconi rivelatrice in tal senso. Il duo rappresentante della BCE avrebbe infatti indicato come misura prioritaria la privatizzazione del patrimonio pubblico italiano. Ora, non esiste un singolo esempio storico in cui le privatizzazioni abbiano portato ad una significativa riduzione del debito duno Stato. Il caso italiano dei primi anni 90 significativo. Allora lo Stato procedette, tra le altre cose, alla dismissione di una megacorporazione industriale-finanziaria, lIRI: la settima maggiore societ al mondo per fatturato, che a lungo era stata la pi grande azienda al di fuori degli USA. Ebbene, lerario incass in totale 198.000 miliardi di lire, pari ad appena l8% del debito pubblico (2.500.000 miliardi di lire). Se sollievo vi fu, fu di breve durata, perch oggi il debito pubblico italiano di oltre 1.900 miliardi di euro, ossia quasi 3.700.000 miliardi di vecchie lire. Mario Draghi dovrebbe conoscere bene questo caso, dal momento che allepoca delle privatizzazioni degli anni 90 era direttore generale del Tesoro e partecip alla tristemente nota riunione sul panfilo Britannia di Sua Maest la Regina dInghilterra. Dovrebbe ricordarsi anche di come le privatizzazioni (che gi erano cominciate negli anni 80) abbiano portato, alfine, al declino industriale dellItalia.
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Infatti, cosa rimane oggi di quellItalia in cui la Olivetti produceva calcolatori elettronici (oggi noti come computer, proprio perch noi uscimmo anzitempo dal settore lasciandolo in mano agli anglosassoni) o in cui la Montedison era allavanguardia nella sperimentazione degli organismi geneticamente modificati? Queste amare considerazioni potrebbero spingerci a farne dancora pi aspre circa la scelta del governo Berlusconi di barattare con Sarkozy la Libia e la Parmalat pur davere il via libera francese alla nomina di Draghi a prossimo presidente della BCE: in tempi non sospetti notavamo che lex dirigente di Goldman Sachs appare pi vicino alla finanza anglosassone che al sistema economico italiano. Ma se le privatizzazioni sono inefficaci, perch Trichet e Draghi, ma anche le cosiddette parti sociali italiane (Confindustria e sindacati), pongono lenfasi su di esse? Probabilmente perch rimangono oggi alcuni bocconi ghiotti, aziende solide ed in attivo come ENI, Finmeccanica e Poste Italiane. Aziende che sono per strategiche per lo Stato italiano, perch operative, rispettivamente, in settori come lapprovvigionamento energetico, la produzione darmamenti, la banca e le comunicazioni. Al di l della preoccupante prospettiva di perdere il controllo dindustrie strategiche, lasciando in futuro settori vitali delleconomia e della potenza italiana in mano altrui, la politica di risanamento impone altri pesanti oneri e sacrifici alla societ: la finanziaria recentemente annunciata dal Governo ne un chiaro esempio. La logica, ancora una volta, quella di spostare la ricchezza dai produttori agli speculatori, ossia dai cittadini lavoratori ed imprenditori alle banche ed ai giocatori di borsa, dal profitto e dai salari alla rendita. la stessa logica insita nel quantitative easing perseguito negli USA, ma risponde ad una tendenza di pi lungo periodo, quella della finanziarizzazione delleconomia occidentale, in cui per lappunto la rendita e la speculazione hanno preso il sopravvento sulleconomia reale e produttiva. Il professore Steve Keen, economista australiano, ha parlato del pi grande trasferimento di ricchezza della storia. Leconomista statunitense Dean Baker ha scritto di una massiccia redistribuzione del reddito agli azionisti ed agli alti dirigenti delle banche. Gli economisti Hossein Askari e Noureddine Krichene hanno affermato che: il potere dacquisto sottratto a lavoratori, a pensionati e correntisti e donato a debitori e

speculatori. Non si tratta solo dun problema di equit o iniquit, ma anche di efficienza e pragmatica. Gli stessi padri del liberismo, gli economisti politici classici dellInghilterra sette-ottocentesca, sottolineavano il ruolo negativo giocato dalla rendita nella crescita economica. Politiche che favoriscono la rendita sul profitto e sul salario, la speculazione sulle attivit produttive, sono del resto cominciate ben prima della crisi del 2008, in parallelo con la finanziarizzazione (e deindustrializzazione) delleconomia occidentale. Misure di risanamento che, per salvare speculatori e rentier, colpiscono i produttori, finiscono col dilapidare il capitale umano della nazione. Pensiamo ai tagli al sociale: un cittadino meno istruito e meno sano apporta minore beneficio alla nazione. Inoltre, il pericoloso sommarsi di riduzione dei servizi ed aumento della pressione fiscale genera malcontento, ed i recenti esempi dei paesi arabi, dellInghilterra e della Francia dovrebbero far suonare un campanello dallarme. Linasprirsi del conflitto sociale e lesplodere di tumulti raramente una buona notizia per un paese, quasi mai lo per la sua economia. Inoltre, la diminuzione della spesa pubblica pu incidere negativamente, oltre che sui servizi, anche suglinvestimenti produttivi, come la costruzione di nuove infrastrutture. Non si vuol qui negare lopportunit di ridurre la spesa pubblica, ma si contesta che, lungi dal puntare agli sprechi, si opti per tagli salomonici, e che le ristrettezze di bilancio siano dettate e commisurate aglinteressi da pagare ai rentier. Il rischio che, se tra qualche decennio lItalia avr interamente pagato il suo debito, lavr per fatto a costo dellimmobilismo e della stagnazione, ritrovandosi cos retrocessa nel secondo mondo, o addirittura pi indietro. Alternative possibili ci sono, bench se ne parli di rado. Salvatore Cannav uno dei pochi giornalisti ad averne proposta una: ricorrere alla tesi del debito illegittimo delleconomista francese Franois Chesnais per disconoscere o rinegoziare una parte del debito, come fatto dallEcuador nel 2007. Nel 2005 lArgentina fece di pi, ristrutturando per intero il proprio debito: ossia rinegoziando glimporti e glinteressi coi creditori, di fronte alloggettiva impossibilit di ripagarlo per intero. Si tratta di provvedimenti pi moderati del puro e semplice default sovrano (ossia la bancarotta e la cancellazione tout court del debito), ma non meno efficaci. Ristrutturare il debito non ha avuto che

effetti benefici sui paesi che lhanno fatto. LEcuador nel 2008 fece segnare una crescita record del PIL per il paese, pari al 6,5%, ed anche dopo il duro colpo della crisi mondiale oggi cresce doltre il 3% lanno. Dal 2006 ad oggi il PIL pro capite del paese cresciuto doltre il 70%, e la popolazione sotto la soglia di povert diminuita di quasi il 15%. In Argentina la crescita del PIL postristrutturazione si assestata attorno al 9% e, dopo il rallentamento in coincidenza con la crisi mondiale, tornata al 7,5%. Il reddito pro capite dal 2004 ad oggi cresciuto di quasi un quinto. Dal 2004 al 2010 la popolazione sotto la soglia di povert passata dal 44,3% al 13,9%. A titolo di raffronto, dal 2004 in Italia il reddito pro capite aumentato solo del 10%, il PIL cresciuto, quando cresciuto, di poco pi dell1% allanno. Nella Grecia catturata dalla spirale debitoria un quinto della popolazione vive sotto la soglia di povert, il reddito pro capite in calo dal 2007, il PIL sceso del 2% nel 2009 e del 4,5% nel 2010. Alla luce di questi dati, non resta che da domandarsi: chi vuole imitare lItalia? La Grecia e le sue ferali prestazioni economiche, oppure lArgentina che, sgravatasi dal peso del debito pubblico, sta crescendo a ritmi cinesi? * Daniele Scalea segretario scientifico dellIstituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG) e redattore della rivista Eurasia. autore de La sfida totale (Roma 2010) e co-autore (con Pietro Longo) di Capire le rivolte arabe. Alle origini del fenomeno rivoluzionario (DublinRoma 2011).

Mobilitazione straordinaria
di Maurizio Landini Generale della Fiom-Cgil. Segretario

Il prezzo della solvibilit la sovranit - di Fabrizio Tringali


mentre il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, sta per intervenire alla Camera dei Deputati. Tra poco cominceremo a sapere quali sono quelli che Napolitano chiama i nuovi correttivi alle decisioni gi prese per favorire la crescita, cio la prossima, ennesima durissima manovra. A pochissima distanza dalla precedente (la cui entit era stata raddoppiata nel breve passaggio parlamentare necessario all'approvazione). Fino a poche settimane fa si discuteva delle manovre che ci avrebbero imposto, indicando come ordine di grandezza la cifra di 40 miliardi di euro l'anno. Spaventosa. Tuttavia l'Italia ha approvato una manovra di dimensioni doppie. Oltre 80 miliardi, e anch'essa non bastata. All'ora di pranzo ho dato un'occhiata al TG1 per capire cosa ci aspetta. In questi casi lo considero una fonte attendibile: negli uffici del telegiornale di Minzolini sono ben informati di quel che si discute nelle stanze di Palazzo Chigi. Non te lo raccontano, ma mandano dei segnali. Infatti il TG1 indica la soluzione per uscire dalla crisi del debito. Tramite un'intervista ad un esperto, si sostiene che l'unica soluzione per uscire dalla crisi del debito sia l'emissione degli Eurobonds. Ne parlano come di una scelta "drastica, ma ormai necessaria". Eurobonds vuol dire titoli emessi direttamente da Bruxelles a parziale copertura del debito degli stati nazionali. Emettendo Eurobonds l'Europa si accolla una parte del debito pubblico degli stati. E ne garantisce la solvibilit. Ma perch i paesi forti come la Germania dovrebbero essere disponibili a garantire il debito dei paesi deboli (e di fatto a pagarne una parte)? A che prezzo? Come possiamo leggere in autorevoli interventi pubblicati sul Sole24Ore, il prezzo una "forte limitazione della sovranit nazionale". Se Bruxelles garantisce il debito, deve poter determinare direttamente, ancor pi di quanto avvenga ora, le politiche economiche degli stati nazionali. Il che vuol dire che tagli, privatizzazioni, riforme del welfare, pensioni etc... saranno imposti direttamente dalla UE, senza nemmeno i passaggi al Parlamento nazionale che sono stati necessari nel caso della Grecia. Opporvisi sar sempre pi difficile. Daltronde una tendenza generale: la pantomima del default (alziamo o non alziamo il tetto del debito?) negli USA ha di fatto creato una sorta di Sovra-Congresso che ha trattato in via esclusiva tutta la materia, esautorando i parlamentari in un modo che ha precedenti solo nell'approvazione dello US Patriot Act, un altro caso in cui la costituzione materiale fu di fatto cambiata nel giro di pochi giorni in nome di uno stato d'eccezione. USA e UE sono entit soggette a dosi sempre pi forti di espropriazione dei poteri da parte di tecnostrutture irresponsabili. Chi comanda, per imporre le scelte di cui ha bisogno, deve abbattere ogni forma di democrazia. Anche quel poco di democrazia che abbiamo ora, per lorsignori, un ostacolo.

Non era mai successo che per decreto


legge un governo provasse a cancellare l'esistenza del Contratto Nazionale e aprisse alla libert di licenziare. Inoltre il governo fa una legge "ad aziendam" pro Fiat violando principi costituzionali e la carta europea dei diritti dell'uomo. Tutto ci all'interno di una manovra economica classista che per decreto colpisce in particolare i lavoratori dipendenti sia privati che pubblici, i pensionati ed i giovani, attaccando i principi democratici del nostro paese e non affrontando i nodi e le ragioni che hanno prodotto il debito pubblico e la crisi del nostro Paese. La Cgil deve trarre le dovute conseguenze dell'uso fatto dal governo dell'accordo interconfederale del 28 giugno 2011 e delle proposte delle parti sociali del 4 agosto 2011 e convocare urgentemente una riunione dei propri organismi dirigenti. E' una manovra, quella del governo, iniqua e sbagliata che colpisce i diritti e il salario dei lavoratori dipendenti, taglia i servizi sociali erogati dai Comuni e dalle Regioni, non colpisce l'evasione fiscale e la corruzione, non introduce una vera patrimoniale ed una vera lotta alle speculazioni finanziarie e non delinea nessuna nuova azione di politica industriale affermando l'idea tragica per il Paese che per uscire dalla crisi bisogna tagliare i diritti, il Contratto Nazionale e lo Statuto dei lavoratori. Una manovra in contrasto con il pronunciamento popolare avvenuto nei referendum dello scorso giugno, che riapre alla privatizzazione e liberalizzazione dei servizi pubblici. Cos il Paese non esce dalla crisi, ma se ne mette in discussione la sua stessa coesione sociale. E' necessario pertanto mettere in campo fin dai prossimi giorni una campagna straordinaria di discussione e di mobilitazione in tutto il Paese, per cambiare radicalmente la manovra, compreso il ritiro dei provvedimenti che sanciscono la derogabilit delle leggi vigenti e del Contratto Nazionale e della libert di licenziare in deroga all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, fino alla proclamazione dello sciopero generale.

Scrivo

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Dobbiamo fermarli! 5 proposte per un fronte comune contro il governo unico delle banche.
Ci incontriamo il 1 ottobre a Roma (Per adesioni: appello.dobbiamofermarli@gmail.com)

E da pi di un anno che in Italia cresce


un movimento di lotta diffuso. Dagli operai di Pomigliano e Mirafiori agli studenti, ai precari della conoscenza, a coloro che lottano per la casa, alla mobilitazione delle donne, al popolo dellacqua bene comune, ai movimenti civili e democratici contro la corruzione e il berlusconismo, una vasta e convinta mobilitazione ha cominciato a cambiare le cose. E andato in crisi totalmente il blocco sociale e politico e legemonia culturale che ha sostenuto i governi di destra e di Berlusconi. La schiacciante vittoria del s ai referendum stata la sanzione di questo processo e ha mostrato che la domanda di cambiamento sociale, democrazia e di un nuovo modello di sviluppo economico, ha raggiunto la maggioranza del Paese. A questo punto la risposta del palazzo stata di chiusura totale. Mentre si aggrava e si attorciglia su se stessa la crisi della destra e del suo governo, il centrosinistra non propone reali alternative e cos le risposte date ai movimenti sono tutte di segno negativo e restauratore. In Val Susa unoccupazione militare senza precedenti, sostenuta da gran parte del centrodestra come del centrosinistra, ha risposto alle legittime rivendicazioni democratiche delle popolazioni. Le principali confederazioni sindacali e la Confindustria hanno sottoscritto un accordo che riduce drasticamente i diritti e le libert dei lavoratori, colpisce il contratto nazionale, rappresenta unesplicita sconfessione delle lotte di questi mesi e in particolare di quelle della Fiom e dei sindacati di base. Infine le cosiddette parti sociali chiedono un patto per la crescita, che riproponga la stangata del 1992. Si riducono sempre di pi gli spazi democratici e cos la devastante manovra economica decisa dal governo sullonda della speculazione internazionale, stata imposta e votata come uno stato di necessit. Siamo quindi di fronte a un passaggio drammatico della vita sociale e politica del nostro Paese. Le grandi domande e le grandi speranze delle lotte e dei movimenti di questi ultimi tempi rischiano di infrangersi non solo per il permanere del governo della destra, ma anche di fronte al muro del potere economico e finanziario che, magari cambiando cavallo e affidando al centrosinistra la difesa dei suoi interessi, intende far pagare a noi tutti i costi della crisi. NellUnione europea la costruzione

delleuro e i patti di stabilit ad esso collegati, hanno prodotto una dittatura di banche e finanza che sta distruggendo ogni diritto sociale e civile. La democrazia viene cancellata da questa dittatura perch tutti i governi, quale che sia la loro collocazione politica, devono obbedire ai suoi dettati. La punizione dei popoli e dei lavoratori europei si scatenata in Grecia e poi sta dilagando ovunque. La pi importante conquista del continente, frutto della sconfitta del fascismo e della dura lotta per la democrazia e i diritti sociali del lavoro, lo stato sociale, oggi viene venduta allincanto per pagare gli interessi del debito pubblico che, a loro volta, servono a pagare i profitti delle banche. Di quelle banche che hanno ricevuto aiuti e finanziamenti pubblici dieci volte superiori a quelli che oggi si discutono per la Grecia. Questo massacro viene condotto in nome di una crescita e di una ripresa che non ci sono e non ci saranno. Intanto si proclamano come vangelo assurdit mostruose: si impone la pensione a 70 anni, quando a 50 si viene cacciati dalle aziende, mentre i giovani diventano sempre pi precari. Chi lavora deve lavorare per due e chi non ha il lavoro deve sottomettersi alle pi offensive e umilianti aggressioni alla propria dignit. Le donne pagano un prezzo doppio alla crisi, sommando il persistere delle discriminazioni patriarcali con le aggressioni delle ristrutturazioni e del mercato. Tutto il mondo del lavoro, pubblico e privato, sottoposto a una brutale aggressione che mette in discussione contratti a partire da quello nazionale, diritti e libert, mentre ovunque si diffondono autoritarismo padronale e manageriale. Lambiente, la natura, la salute sono sacrificate sullaltare della competitivit e della produttivit, ogni paese si pone lobiettivo di importare di meno ed esportare di pi, in un gioco stupido che alla fine sta lasciando come vittime intere popolazioni, interi stati. LEuropa reagisce alla crisi anche costruendo un apartheid per i migranti e alimentando razzismo e xenofobia tra i poveri, avendo dimenticato la vergogna di essere stato il continente in cui si affermato il nazifascismo, che oggi si ripresenta nella forma terribile della strage norvegese. Il ceto politico, quello italiano in particolare coperto di piccoli e grandi privilegi di casta, pensa di proteggere se stesso facendosi legittimare dai poteri del mercato. Per questo parla di rigore e sacrifici mentre pensa solo a salvare se stesso. Centrodestra e centrosinistra appaiono in radicale conflitto fra loro, ma condividono le scelte di fondo, dalla guerra, alla politica economica liberista, alla flessibilit del

lavoro, alle grandi opere. La coesione nazionale voluta dal Presidente della Repubblica per noi inaccettabile, non siamo nella stessa barca, c chi guadagna ancora oggi dalla crisi e chi viene condannato a una drammatica povert ed emarginazione sociale. Per questo decisivo un autunno di lotte e mobilitazioni. Per il mondo del lavoro questo significa in primo luogo mettere in discussione la politica di patto sociale, nelle sue versioni del 28 giugno e del patto per la crescita. Vanno sostenute tutte le piattaforme e le vertenze incompatibili con quella politica, a partire da quelle per contratti nazionali degni di questo nome e inderogabili, nel privato come nel pubblico. Tutte e tutti coloro che in questi mesi hanno lottato per un cambiamento sociale, civile e democratico, per difendere lambiente e la salute devono trovare la forza di unirsi per costruire unalternativa fondata sullindipendenza politica e su un programma chiaramente alternativo a quanto sostenuto oggi sia dal centrodestra, sia dal centrosinistra. Le giornate del decennale del G8 a Genova, hanno di nuovo mostrato che esistono domande e disponibilit per un movimento di lotta unificato. Per questo vogliamo unirci a tutte e a tutti coloro che oggi, in Italia e in Europa, dicono no al governo unico delle banche e della finanza, alle sue scelte politiche, al massacro sociale e alla devastazione ambientale. Per questo proponiamo 5 punti prioritari, partendo dai quali costruire lalternativa e le lotte necessarie a sostenerla: Non pagare il debito. Bisogna colpire a fondo la speculazione finanziaria e il potere bancario. Occorre fermare la voragine degli interessi sul debito con una vera e propria moratoria. Vanno nazionalizzate le principali banche, senza costi per i cittadini, vanno imposte tassazioni sui grandi patrimoni e sulle transazioni finanziarie. La societ va liberata dalla dittatura del mercato finanziario e delle sue leggi, per questo il patto di stabilit e laccordo di Maastricht vanno messi in discussione ora. Bisogna lottare a fondo contro levasione fiscale, colpendo ogni tab, a partire dalleliminazione dei paradisi fiscali, da Montecarlo a San Marino. Rigorosi vincoli pubblici devono essere posti alle scelte e alle strategie delle multinazionali. Drastico taglio alle spese militari e cessazione di ogni missione di guerra. Dalla Libia allAfghanistan. Tutta la spesa pubblica risparmiata nelle spese militari va rivolta a finanziare listruzione pubblica ai vari livelli. Politica di pace e di accoglienza, apertura a tutti i paesi del Mediterraneo, sostegno politico ed economico alle rivoluzioni del Nord Africa e alla lotta

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del popolo palestinese per lindipendenza, contro loccupazione. Una nuova politica estera che favorisca democrazia e sviluppo civile e sociale. Giustizia e diritti per tutto il mondo del lavoro. Abolizione di tutte le leggi sul precariato, riaffermazione al contratto a tempo indeterminato e della tutela universale garantita da un contratto nazionale inderogabile. Parit di diritti completa per il lavoro migrante, che dovr ottenere il diritto di voto e alla cittadinanza. Blocco delle delocalizzazioni e dei licenziamenti, intervento pubblico nelle aziende in crisi, anche per favorire esperienze di autogestione dei lavoratori. Eguaglianza retributiva, diamo un drastico taglio ai superstipendi e ai bonus milionari dei manager, alle pensioni doro. I compensi dei manager non potranno essere pi di dieci volte la retribuzione minima. Indicizzazione dei salari. Riduzione generalizzata dellorario di lavoro, istituzione di un reddito sociale finanziato con una quota della tassa patrimoniale e con la lotta allevasione fiscale. Ricostruzione di un sistema pensionistico pubblico che copra tutto il mondo del lavoro con pensioni adeguate. I beni comuni per un nuovo modello di sviluppo. Occorre partire dai beni comuni per costruire un diverso modello di sviluppo, ecologicamente compatibile. Occorre un piano per il lavoro basato su migliaia di piccole opere, in alternativa alle grandi opere, che dovranno essere, dalla Val di Susa al ponte sullo Stretto, cancellate. Le principali infrastrutture e i principali beni dovranno essere sottratti al mercato e tornare in mano pubblica. Non solo lacqua, dunque, ma anche lenergia, la rete, i servizi e i beni essenziali. Piano straordinario di finanziamenti per lo stato sociale, per garantire a tutti i cittadini la casa, la sanit, la pensione, listruzione. Una rivoluzione per la democrazia. Bisogna partire dalla lotta a fondo alla corruzione e a tutti i privilegi di casta, per riconquistare il diritto a decidere e a partecipare affermando ed estendendo i diritti garantiti dalla Costituzione. Tutti i beni provenienti dalla corruzione e dalla malavita dovranno essere incamerati dallo Stato e gestiti socialmente. Dovranno essere abbattuti drasticamente i costi del sistema politico: dal finanziamento ai partiti, al funzionariato diffuso, agli stipendi dei parlamentari e degli alti burocrati. Tutti i soldi risparmiati dovranno essere devoluti al finanziamento della pubblica istruzione e della ricerca. Si dovr tornare a un sistema democratico proporzionale per lelezione delle rappresentanze con la riduzione del numero dei parlamentari. E indispensabile una legge sulla democrazia sindacale, in alternativa al modello prefigurato

dallaccordo del 28 giugno, che garantisca ai lavoratori il diritto a una libera rappresentanza nei luoghi di lavoro e al voto sui contratti e sugli accordi. Sviluppo dellautorganizzazione democratica e popolare in ogni ambito della vita pubblica. Questi 5 punti non sono per noi conclusivi od esclusivi, ma sono discriminanti. Altri se ne possono aggiungere, ma riteniamo che questi debbano costituire la base per una piattaforma alternativa ai governi liberali e liberisti, di destra e di sinistra, che finora si sono succeduti in Italia e in Europa variando di pochissimo le scelte di fondo. Vogliamo trasformare la nostra indignazione, la nostra rabbia, la nostra mobilitazione, in un progetto sociale e politico che colpisca il potere, gli faccia paura, modifichi i rapporti di forza per strappare risultati e conquiste e costruire una reale alternativa. Aderiamo sin dora, su queste concrete basi programmatiche, alla mobilitazione europea lanciata per il 15 ottobre dal movimento degli indignados in Spagna. La solidariet con quel movimento si esercita lottando qui e ora, da noi, contro il comune avversario. Per queste ragioni proponiamo a tutte e a tutti coloro che vogliono lottare per cambiare davvero, di incontrarci. Non intendiamo mettere in discussione appartenenze di movimento, di organizzazione, di militanza sociale, civile o politica. Riteniamo per che occorra a tutti noi fare uno sforzo per mettere assieme le nostre forze e per costruire un fronte comune, sociale e politico che sia alternativo al governo unico delle banche. Per questo proponiamo di incontrarci il 1 ottobre, a Roma, per un primo appuntamento che dia il via alla discussione, al confronto e alla mobilitazione, per rendere permanente e organizzato questo nostro punto di vista.

Accumulato un debito ecologico instabile quanto quello finanziario


di Gianfranco Bologna - greenreport.it coloro che hanno guidato uno scuolabus a occhi bendati (e lo hanno distrutto) non si dovrebbe mai affidare un altro autobus" (Nassim Nicholas Taleb). La situazione finanziaria ed economica del mondo sembra peggiorare sempre di pi, ogni giorno che passa. Questa situazione , fortemente aggravatasi dal 2008 ad oggi, ci aiuta a comprendere meglio la singolare follia con la quale abbiamo costruito il mondo virtuale della finanza. Come ci ricorda l'economista Tim Jackson nel suo bellissimo volume "Prosperit senza crescita" (Edizioni Ambiente 2011) siamo, da tempo, in una sorta di et dell'incoscienza che rivela una "cecit di lungo periodo" rispetto ai limiti del mondo materiale. Limiti che si palesano in maniera evidente nella nostra incapacit sia di regolare i mercati finanziari sia di proteggere le risorse naturali e contenere i danni ecologici. Abbiamo accumulato un debito ecologico instabile quanto quello finanziario, e nella continua rincorsa alla crescita nessuno dei due preso in considerazione in modo adeguato. Per proteggere la crescita economica siamo stati pronti a tollerare, o persino cercare, passivit finanziarie ed ecologiche difficili da sostenere, nella convinzione che ci fosse necessario per garantire la sicurezza e salvarci dal disastro. Ma non mai stata una scelta sostenibile n nel lungo n, come ha dimostrato la crisi finanziaria, nel breve periodo. E' veramente giunto il momento di prepararci seriamente a cambiare rotta e gli strumenti teorici e pratici per questo, come abbiamo pi volte dimostrato nelle pagine di questa rubrica, sono gi a buon punto. Comprendere meglio questo mondo economico e finanziario costruito sui nostri assunti culturali che sono poi diventati la struttura politica-economica delle nostre attuali societ, pu aiutarci a comprendere meglio le modalit per cercare di cambiare rotta. Se andiamo a controllare le definizioni formali (che, in questi casi, sempre bene tenere a mente per comprendere meglio di cosa stiamo parlando) la finanza viene definita come la disciplina che studia i processi grazie ai quali individui, imprese, enti, organizzazioni e stati gestiscono i flussi monetari (la loro raccolta, la loro allocazione ed i loro usi) nel tempo. Normalmente mentre l'economia viene definita "la scienza che studia le modalit di allocazione di risorse limitate tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione" cos la

"A

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finanza, analogamente, viene definita la" scienza che studia le modalit di allocazione del denaro tra usi alternativi, al fine di massimizzare la propria soddisfazione". La finanza comprende varie tipologie: dalla finanza personale relativa ai debiti e ai crediti relativi agli individui, alla finanza aziendale che riguarda la ricerca e l'impiego delle risorse finanziarie delle imprese, alla finanza pubblica che riguarda la ricerca e l'impiego delle risorse finanziarie della pubblica amministrazione, alla finanza internazionale che si occupa dei flussi di denaro scambiati tra i diversi paesi. Gli strumenti della finanza sono costituiti dalle azioni ai titoli, alle obbligazioni e ad una serie di altri strumenti quali i contratti futures, swap ecc, attraverso i quali hanno luogo gli scambi dei flussi di denaro tra individui, imprese e stati, oltre che dei mercati nell'ambito dei quali questi strumenti sono negoziati. Ebbene l'intera scienza economica che si andata strutturando nel campo finanziario e che ha prodotto tanti premi Nobel per l'economia, profondamente criticata , in maniera scientifica e rigorosa, da diversi significativi studiosi ed analisti e appare sempre di pi, come "costruita" su delle vere e proprie "sabbie mobili". Tra i primi indispensabile segnalare il grande matematico polacco naturalizzato francese Benoit Mandelbrot (1924 - 2010) ben noto per l'elaborazione della geometria dei frattali (vedasi il suo sito http://users.math.yale.edu/ma ndelbrot/ ricco di documenti e informazioni), i cui principi ha applicato a diversi aspetti dell'economia, mettendoli in seria discussione, come l'ipotesi di razionalit dei comportamenti degli agenti economici, l'ipotesi dell'efficienza dei mercati, ecc. e ponendo le basi per una vera e propria finanza frattale. Nel suo bellissimo libro "Il disordine dei mercati. Una visione frattale di rischio, rovina e redditivit" (Einaudi, 2005)

Mandelbrot scrive : Abbiamo sempre misurato male il rischio. Una conoscenza migliore del rischio permette una sicurezza maggiore. Da secoli i costruttori navali progettano scafi e vele con grande cura. Sanno che, nella maggior parte dei casi, il mare tranquillo. Ma sanno anche che esistono i tifoni e gli uragani. I loro progetti non riguardano soltanto il 95 per cento dei giorni di navigazione in cui le condizioni atmosferiche sono clementi, ma anche il 5 per cento in cui infuria la tempesta e la loro capacit viene messa alla prova. I finanzieri e gli investitori del mondo, sono, al momento, come marinai che non prestano attenzione agli avvertimenti del bollettino meteorologico. Molto pi drastico e tagliente con il mondo della finanza e gli economisti della finanza il raffinato intellettuale Nassim Nicholas Taleb, originariamente un trader finanziario con un'ottima formazione economica e di matematica ed oggi professore di Risk Engineering al Polytechnic Institute della New York University (vedasi il suo sito personale www.fooledbyrandomness.com ) autore di affascinanti volumi come Giocati dal caso. Il ruolo della fortuna nella finanza e nella vita, 2001, Il cigno nero. Come l'improbabile governa la nostra vita, 2008, Robustezza e fragilit. Che fare? Il cigno nero tre anni dopo, 2010 e l'ultimo Il letto di Procuste. Aforismi per tutti i giorni 2011 (tutti pubblicati da Il Saggiatore) tutti testi che amo molto. Nel suo "Robustezza e fragilit" Taleb indica i dieci principi per una societ robusta ai Cigni neri (un testo che apparso anche come editoriale del "Financial Times" nel 2009) (ricordo che la metafora del Cigno nero si riferisce all'evento inatteso, sorprendente, catastrofico e alla nostra incapacit di essere consci che tali eventi possano accadere ), alcuni dei quali vale la pena riprendere per riflettere sul come e chi guida

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le sorti dell'economia mondiale e sul come modificare la situazione: - "A coloro che hanno guidato uno scuolabus a occhi bendati (e lo hanno distrutto) non si dovrebbe mai affidare un altro autobus. L'establishment economico (le universit, i regolamentatori, le banche centrali, i funzionari governativi, varie organizzazioni dotate di un personale formato in gran parte da economisti) perse la sua legittimit in coincidenza con il fallimento del sistema nel 2008. Sarebbe irresponsabile e folle riporre la nostra fiducia nella loro capacit di guidarci fuori da questo disastro. E' da irresponsabili anche ascoltare consigli dagli "esperti di rischi" e dagli istituti di scienze commerciali che sostengono ancora le loro misurazioni e che ci hanno ridotto sul lastrico." - "Non lasciare che una persona che si assicura un bonus di incentivazione possa gestire una centrale nucleare, e nemmeno i tuoi rischi finanziari. E' molto probabile che tale persona sia incline a fare tagli sulla sicurezza per presentare questi risparmi come "profitti", sostenendo di essere "prudente". I bonus non si conciliano con i rischi nascosti di gravi imprevisti. E' stata l'asimmetria del sistema dei bonus a condurci alla situazione attuale. Non ci sono incentivi senza disincentivi: il capitalismo distribuisce premi e punizioni, non solo premi." - "Non dare ai bambini candelotti di dinamite, anche se hanno un'etichetta di garanzia. I prodotti finanziari complessi devono essere proibiti per il fatto che nessuno li capisce e che solo poche persone sono abbastanza razionali da saperlo. Noi abbiamo bisogno di proteggere i cittadini da se stessi, dalle banche che vendono loro prodotti per la copertura delle perdite e da regolamenta tori creduloni che danno ascolto ai teorici economici." "Non dare a un tossicodipendente altre droghe se ha crisi di astinenza. Prestare denaro a chi soffre per un indebitamento eccessivo nell

intento di aiutarlo ad alleviare i suoi problemi non omeopatia, rifiuto. La crisi per indebitamento non un problema temporaneo, bens strutturale. Noi dobbiamo recuperare i tossicodipendenti. - "Fai un'omelette con le uova rotte. Infine, nella crisi del 2008 non si tratt di riparare i guasti con metodi di fortuna, non pi di quanto si possa rattoppare una barca dallo scafo marcio con soluzioni provvisorie. Abbiamo bisogno di costruire una nuova chiglia con un nuovo materiale (pi robusto); dovremo rifare il sistema prima che si rifaccia da s. Scegliamo di passare ad un'economia robusta aiutando ci che deve rompersi da solo, convertendo il debito in azioni, marginalizzando le scuole di economia e di business, chiudendo i "Nobel" per l'economia, proibendo l'acquisto di societ mediante finanziamenti attraverso debiti, confinando i banchieri nell'ambito che compete loro, recuperando gli indennizzi di coloro che ci hanno condotto in una certa soluzione (qui Taleb si scaglia in particolare contro Robert Rubin, ministro del Tesoro del presidente Clinton e campione della deregulation. Clinton ammise poi di aver sbagliato a seguirne i consigli sull'inutilit di rigorosi controlli su strumenti finanziari ad alto rischio) e insegnando alle persone a navigare in un mondo con meno certezze. E a quel punto vedremo una vita economica pi vicina al nostro ambiente biologico: aziende minori, un'ecologia pi ricca, nessun uso speculativo di capitale avuto a prestito, in un mondo in cui sono gli imprenditori, non le banche, ad affrontare i rischi e in cui ogni giorno nascono e muoiono aziende senza fare notizia." Come ho scritto in tante altre occasioni in questa rubrica oggi abbiamo a disposizione la teoria e la pratica per mettere in piedi un nuovo sistema economico

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