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RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE FONDATORI G. CHIOVENDA F. CARNELUTTI DIRETTORI F. CARNELUTTI P. CALAMANDREI PROFESSORE ORDINARIO PROFESSORE ORDINARIO NELL' UNIVERSITA DI ROMA NELL’ UNIVERSITA DI FIRENZE: REDATTORE-CAPO v. ANDRIOLI PROFESSORE ORDINARIO NELL'UNIVERSITA DI TRIESTE VotuME I - PARTE ru ZOERG ECIENCH, ho SAGGIO DI UNA TEORIA INTEGRALE DELL’ AZIONE (*) Attribuisco al vostro amabile invito lo scopo di stabilire un contatto tra l'ambiente svizzero e Uambiente italiano dei tecnici del diritto. Il mio compito sarebbe di trasformare questo scopo in risultato: purtroppo cid non @ facile nello spazio dei tradizionali tre quarti d’ora, coucessi a un discorso discreto. In qual modo potrd dunque trarmi d’ imbarazzo? Forse il mi- glior partito sta nel cercare di fornirvi una diretta esperienza del carattere della tecnica italiana. La parola tecnica vuol qui signifi- care una sintesi di scienza e di pratica; ora & proprio questa sin- tesi, spinta al pitt alto grado, che costituisce il carattere del nostro pensiero giuridico. La scienza e la pratica, proprio perché sono due sorelle, non vauino purtroppo facilmente d’accordo. Io non alludo con cid ai cimbrotti volgari dei meno degni tra i pratici contro le astrazioni degli scienziati e al disprezzo dei meno degni tra gli scienziati per la routine dei pratici; il disaccordo tra gli uni e gli altri @, disgraziatamente, ben piii grave. In Germania & stato perfino teo- rizzato con fa celebre antitesi della Begriffs alla Interessenjuri- sprudenz, sotto la quale non si cela altra cosa che l’eterna oppo- sizione del generale al particolare, dell’astratto al concreto, A cagione della loro rigidezza, 0, meglio, forse, della loro disposi- zione alf’analisi, i tedeschl si sono allineati, da una parte e dal- Valtra, in due squadroni e {a battaglia, al suono dei tamburi, é (*) Pubblico il testo di una conferenza, che avrei dovuto tenere it 12 dicembre 1944 alla Socitté Géuévoise de droit et de législation e fu poi sospesa a cagione della mia partenza improvvisa da Ginevra. MI sono domandato se non convenisse sopprimere il prologo € I'epilogo, che non hanno strettamente interesse sclentifico; ma non Il ho soppressi perché non solo agii stranieri, sibbene, purtroppo, a molti tra di noi mancano intorno al carattere e alla fortuna della scienza Italiana del diritto delle idee precise. E quello, che dolorosamente altraversiamo, ¢ un momento, nel quale pit: che mai occorre aprire Vanimo alla speranza. 6 RIVISTA Di DIRITTO PROCESSUALE stata accanita; alla fine, @ agli Interessenjuristen che rimase il campo ma, ahimé, in qual maniera devastato ! In Italia, malgrado Vinnegabile influenza che la cultura tedesca ha esercitato su di noi, le cose sono andate diversamente. Pud darsi che il nostro spirito sia pitt elastico o sintetico ; pud anche darsi che la nostra stessa poverta ci abbia aiutati a conservare Vequilibrio: non riu- scendo a vivere con le magre risorse della scienza, i maestri ila- jiani del diritto fanno quasi tutti della pratica, il che ha loro per- messo di creare quel tipo del clinico del diritto, di cui Vittorio Scialoja, che voi avete ben conosciuto, @ stato uno det pitt alti esemplari; voi vi rendete ben conto che codesti womini non cor- rono certo il pericolo di perdere di vista il particolare per il ge- nerale o il generale per il particolare ! Questa formula della clinica del diritto, che io ho proposto da tempo e che, d'altra parte, 2 stata impiegata anche in Francia da Julien Bonnecase, esprime con sufficiente chiarezza il carattere, sul. quale vorrei richiamare la vostra attenzione, soprattutto in quanto significa non gia un abbassamento della scienza alla pratica quarito un’elevazione della pratica alla scienza. Da una parte, per quanto sia molto difficile di trovare tra i nostri scienziati alcuno, il quale non cerchi di fare, come voleva Scialoja, della scienza utile, ci si allontana sempre pitt dai‘ vecchi trattati teorico-pratici e dall’ esegesi : in particolare per il diritto processuale, dopo Chio- wenda, anzi gia prima con Lodovico Mortara, ci siamo nettamente orientati verso un metodo sistematico sempre pil rigoroso, a cu solo il pragmatismo intelligentissimo, se pure un poco prezioso, del Redenti sembra fare eccezione. Dall’altro, cid che & ancora piit interessante, i pratici non manifestano contro questo orientamento Ja minima antipatia: i Principi. di Chiovenda, malgrado il loro dogmatismo intransigente, sono oggi il pir diffuso tra i libri processuali e il mio compianto amico Corrado Medina, uno d grandi avvocati italiani, mi raccontava un giorno che i migliori servigi per il lavoro di pratico, a Iui e ai suoi collaboratori, erano stati resi dal primo volume delle mie Lezioni, nel quale ho ab- bozzato, pitt di un quarto di secolo fa, le linee fondamentali della mia teoria generale del diritto. Qualche tempo dopo, un altro notevole avvocato, Arturo Colonna, in una penetrante monogratia sulla scienza del diritto, lamentava non gid che i teorici facciano del diritto concettuale, ma che i loro concetti non siano sufficien- temente purificati. [1 mio caso personale conferma questo punto di SAGGIO DI UNA TEORIA INTEGRALE DELL’AZIONE 7 vista. E probabile che io sia tra i professori italiani di diritto uno di quelli, 1a cui attivitd pratica @ stata pit intensa e pitt estesa ; cid nondimeno le mie opere scientifiche hanno toccato il massimo del concettuatismo e della sistemazione fin qui conosciuto. Questo essendo il carattere della scienza italiana, io vorrei sce- gliere un punto di vista, dal quale voi abbiate la possibilita di apprezzare lo sviluppo ¢ i risultati del nostro metodo. Un tema, sul quale si pud ancora tentare una sintesi superiore a quella finora raggiunta, riguarda l’azione, Senza dubbio questo é uno degli istituti, i quali sono stati finora sottoposti a un cospicuo lavoro in profondita; ma-questo @ avvenuto separatamente, in civile e in penale: noi abbiamo costruito cosi due teorie parti- colari, come suol dirsi, dell’azione privata e dell’azione pubblica, ma una teoria generale, nella-quale I’ una e Valtra si possano combinare, ancora si aspetta. Se si riuscisse ad abbozzarla, sarebbe 1m titile contributo a quella teoria generale del processo, verso la quale tendono necessariamente i nostri studi, cosi-di diritto pro- cessuale civile come di diritto processuale penale. 2. — Il problema del!’azione &, al fondo, il problema dei rap- porti tra il diritto e il processo. Quali sono questi rapporti? // processo serve al diritto e il diritto serve al processo. Se non ci fosse il processo il diritto non potrebbe farsi; ma neppure il processo, se non ci fosse il dirilto, si potrebbe fare. Fermiamoci un momento a considerare queste due proposizioni. Si sa oggi che it diritto non consiste soltanto nella legge. In confronto di cid che se ne pensava al principio det secolo passato, le nostre idee sono profondamente mutate. La legge non & che un prodotto giuridico imperfetto, il quale ha bisogno per perfezionarsi 0 dell’accordo delle parti o della imposizione del giudice. Si riconosce pertanto oggi che, anche nei suoi effetti pura- mente dichiarativi, il processo serve a formare il diritto. Questa funzione apparisce pit netta nel caso del processo costitutivo o dispositive, come io amo meglio dire, il cui esemplare piit cono- scitto @ il giudizio di equita. L’esperienza italiana ci ha dimostrato, nel processo collettivo, dei fenomeni di formazione della stessa legge mediante il processo. Ma & vero altresi che se il diritto si fa mediante il processo, il processo si fa mediante il diritto. Il processo 2, invero, un’atti- vita strettamente regolata dal diritto. Se non ci fosse questo rego- >PSSPSSRS9RRenseaneaancaananni..._. 8 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE lamento, non potrebbe farsi. Un processo condotto con ta colla- borazione del tutto libera delle parti, dei giudici, dei difensori, dei periti, dei testimoni sarebbe una utopia! Questa presa di contatto col problema ci presenta una specie di circolo vizioso, dal quale bisogna uscire se si vuol penetrare il principio del meccanismo. 3. — Cerchiamo di enucleare, per trovare la via d’ uscita, V' idea fondamentale del diritto. Per fortuna i nomi stessi sono tras- parenti: legere significa non soltanto feggere ma legare e leggere, daltra parte, non & altra cosa che legare; il significato originario di jus & altrettanto chiaro, poiché 1a radice & quella stessa di jun- gere; Waltra parte non & la linea retta (diritta) la pitt breve con- giunzione tra due punti? Il diritto @ un legame; esso non fa che ricucire il tessuto sociale lacerato dalla guerra. E il processo? Che cosa @ dunque il processo? Se si pensa alla significazione pi pura di codesta parola, ne balena la mede- sima idea. Processus non & che uua sintesi di quello che @ stato e di quello che sara, del passato e del futuro. Quando un giudice condanna a morte un omicida, che fa egli se non collegare il suo passato al suo futuro? Se io dicessi dunque che il diritto é un Processo, 1a mia proposizione sarebbe esatta. E poiché, a sua volta, il gitdizio non @ altro che la sintesi del passato e del fu- turo, io potrei dire altresl che iI diritto é un giudizio. Cosi, in linea generale, diritto e processo non sono pit due cose diverse, ma una espressione diversa, statica o dinamica, della medesima cosa: il processo @ il diritto che si fa, il diritto & i processo che si é fatto: il fare e il fatto, insomma. Dire che il diritto suppone il processo significa dunque che il diritto ha bisogno di farsi e dire che il processo implica il diritto vuol dire che non pud farsi se non @ gia fatto. Cosi il circolo vizioso, in luogo di essere eliminato, si aggrava, ma almeno si @ spiegato: la sua formula contraddittoria non fa che rappresentare il problema della origine del diritto, 4. — Storicamente il diritto nasce dal fatto. lo constato questa verit’ senza domandarmi perché. Due cittadini, che hanno degli interessi in conflitto, in luogo di farsi la guerra o dopo averla fatta, si stringono la mano ; ecco il contratto, il quale non a al- Vorigine, altra cosa che un trattato di pace. Talora, se non arri- SAGGIO DI UNA TEORIA INTEGRALE DELL’AZIONE 9 vano a intendersi, un terzo si interpone per metterli d’accordo ; ecco la conciliazione, 1a quale sbocca, se riesce, ancora al con- tratto, Se perd non riesce e se, come avviene quasi sempre, la guerra tra i due cagiona della sofferenza ai aeutri, il conciliatore impone ai belligeranti la sua soluzione: ecco il giudizio, il quale non @, all’origine, altra cosa che una conciliazione imposta, vale a dire V’arbitrato. Contratto e giudizio sono le due forme origina rie del diritto. Occorre svolgere con attenzione 1a differenza tra i due casi del diritto fatto dalle parti e del diritto fatto da un terzo. It mercante vende la merce e il cliente l'acquista, Vie in cid un giudizio? Ve ne sono due: uno del venditore, laltro del com- pratore. Ciascuno giudica per suo conto, ma il giudizio @ implicato nell’azione. Al fondo, il contratto non & che azione. Il fegislatore emana una legge. Il giudizio non & qui la pre- messa, ma la conclusione. Il venditore vuole del denaro, il com- pratore vuole della merce; né I’uno né altro giudica per giu- dicare, sibbene per agire. [I legislatore, se regola la vendita, non_ vuole né vendere né acquistare ma semplicemente giudicare, ossia giudica per regolare fa condotta degli altri, non per regolare la propria. Ecco, in antitesi all’azione, cid che si chiama la giurisdl- zione: ius dicere & fare il diritto, quando lo si fa dicendo. Cost azione e giurisdizione, nella loro portata originaria, signifi- cano la formazione del diritto ad opera delle parti o ad opera del giudice. 5. — Storicamente, i due metodi tendono a combinarsi: il di- ritto in luogo di formarsi mediante il solo fatto delle parti o il solo fatto del giudice tende a formarsi mediante ta loro collabo- razione. A questo modo della sua formazione si da specificamente il nome di processo. In senso tecnico il processo non & un pro- cedimento qualunque, col quale si formi il diritto, ma questo pro- cedimento quando risulta dal concorso delle parti e del giudice. Pertanto allorché si dice che se il processo serve al diritto il diritto serve al processo, ci si riferisce al valore specifico del processo ossia al processo non come Formazione originaria, ma come formazione derivativa del diritto, che suppone un ordine giu- ridico gia costituito. Cosi i concetti di azione e di giurisdizione passano dalla significazione empirica e primitiva, che noi.abbiamo ricavata poco fa, a una significazione tecnica ed evoluta, che ora cercheremo di sottoporre all’analisi. ry 10 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE 6. — Il bisogno, che il proceso, cosi inteso, tende a soddisfare, riguarda la pienezza dell'ordine gluridico o, in altri termini, Pesclu- sione della giustizia privata. La consolidazione del diritto esige che non ci possano essere dei casi, nei quali i cittadini debbano ricorrere alla guerra per il regolamento dei loro interessi reciproci. Ora come il contratto, in quanto suppone l’accordo delle due parti, pud fallire e d’altronde pud darsi che nessuno prenda I’ iniziativa © possieda lautorita necessaria per imporre una soluzione non con- trattuale, occorre un meccanismo, in virti del quale il regolamento possa otfenersi a qualunque costo. Ecco il punto di partenza, dal quale si sviluppano i concetti tecnici della azione e della giurisdi- zione. Occorre, da un tato, dare alle parti la possibilita di preten- dere, in ogni caso, il regolamento. Questa possibilita & la azione, che non é- pil, pertanto, un modo di formare il diritto (oggettivo), ma un diritto soggettivo, di cui vedremo tosto lestensione e la natura. Occorre, d'altro lato, la possibilit’ di pronunciare, a qualunque costo, il regolamento. Questa possibilita & la giurisdizione, intesa non pitt soltanto come la formazione del diritto per opera di un terzo, ma come un potere, la cui estensione e la cui natura dovra essere pure esaminata, ; 7. — Le parti, nel processo come nel contratto, non fanno che agire: esse hanno degli interessi in giuoco e ne cercano la soddi- sfazione, Ma la complicazione viene da questo che esse non sono pitt sole come nel contratto; vi & il giudice, infatti, ed & in con- fronto di lui, non pit in confronto dell’altra parte che ciascuna di esse agisce, Perché il giudice? Perché le parti, lasciate a loro stesse, non sono in grado di intendersi; per difetto di concidenza nei loro giudizi il contratto non si pud formare. Ma il giudice non ha enon ° deve avere degli interessi da soddistare nel Processo ; se ne avesse, non sarebbe un terzo. Allora, se egli non ha interesse, non avrebbe stimolo ad occuparsene ; ma se non se ne occupa che faranno le parti senza di lui? Ecco che Vazione in confronto del giudice im- plica un diritto delle parti al giudizio e percid Vazione, la quale net contratto era un puro fatto, diviene un diritto. nel contratto, si direbbe, & un Posterius, un pritts. 1 processo parte dal diritto ll diritto, il quale si pone nel processo come per arrivare al fatto. Ecco SAGGIO DI UNA TEORIA INTEGRALE DELL’AZIONE Ir il problema dell’azione, la cui difficolla pud essere rappresentata’ con la formula del diritto al diritto. Poiché io ho l’onore di parlare a dei tecnici del diritto, sarebbe- y inutile ricordare che la distinzione tra il d/ritto-fine e il diritto-mezzo, vale a dire del diritto processuale dal diritto materiale, segna un’epoca nella storia del diritto. Il lavoro per compiere questa ana- lisi @ durato pit di un secolo. It merito di averla cominciata spetta alla Germania; a partire dalla celebre polemica tra Windscheid e Muther, molti dei suoi grandi giuristi,da Wach a Hellwig, da Biilow a Weismann, vi hanno preso parte; trascinali da Chiovenda, il capo bene amato della scuola processuale italiana, noi abbiamo proseguito questo lavoro e, se l’amore della mia patria non mi inspira delle illusioni, con gli ullimi sviluppi del nostro pensicro, concependo I’azione non pit come un diritto al giudizio favorevole, ma come un diritto al giudizio, semplicemente, 0 meglio ancora al compimento degli atti del processo, noi lo abbiamo condotto alla meta. In verita bisogna risolvere il diritto al diritto in diritto al com- pimento degli atti necessari al riconoscimento del diritto per sepa- rare totalmente, dal lato del soggetto e da quello dell’oggetto, i due diritti, e occorre questa separazione integrale per poter svol- | | | ' * gere un regolamento completo ed equilibrato del processo. 8. — Dal lato del soggetto passivo la scienza tedesca oscillava. tra la concezione dell’azione come diritto contro Vavversario o- come diritto contro lo Stato. In Italia, il Chiovenda, la cui for- - mula, per quanto storicamente indipendente, & analoga a quella di- Weismann, non @ riuscito a superare questa fase dell’evoluzione: scientifica; ma, dopo di lui, il lavoro & proseguito. Per mio conto,. ho cercato di dimostrare, da un lato, che l’azione non pud essere: un diritto contro lo Stato, dall’altro, che non si pud scoprire se non nel giudice l’obbligo verso la parte; pitt esattamente I’azione non @ soltanto un diritto verso if giudice, ma verso tutti coloro, la cui attivita @ necessaria al processo, wfficiali del pubblico ministero, cancellieri, ufficiali giudiziari, periti, testimoni, terzi proprietari o detentori di cose, che debbono servire di prova per il giudizio o- di beni da liquidare per I’espropriazione forzata. Cost il principio, dedotto alla stregua del sistema, ci conduce a ravvisare nell’azione, 5) A pen pitt che un diritto_isolato, una_categoriadidiritti_soggettivs x (Prozessrechte, direbbero i tedeschi), la_quale‘costituisce una delle 19 _chiavi_ del_meccanismo processuale. _ Svescivo @eaeex2989xoeoqoauea @eaeaeneanmaemweahinanhnannuan._ 42 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE Per quante io non abbia qui la possibilita di approfondire questo punto di vista, permettetemi di richiamare la vostra allenzione, fra le altre cose, sulle risorse che esso ci offre per la risoluzione di qualche problema, che ha opposto finora una specie di impenetra- bilita agli sforzi della scienza giuridica: tali le questioni relative alla natura del diritto e della responsabilita nascente dalla cam- biale oppure dal pegno ¢ dall’ ipoteca. £ probabile che non ci sla alcuno tra voi, al quale fa concezione del pegno o dell’ ipoteca come diritto reale, per quanto fondata sui testi romani, abbia veramente soddisfatto il bisogno di splegarne gli effetti e meno ancora che abbia potuto trovare nelle teorie tedesche, insopporta- bilmente oscure e complicate, di che veramente svelare il tenace segreto della cambiale 0, in genere, del titolo di credito. In Italia, fa teoria che vede in questi diritti niente altro che fa figura del diritto di azione, ci ha permesso, finalmente, di sciogliere questo nodo. ___.9, — Non v’é, probabilmente, meglio che il fenomeno della cambiale in mano del terzo possessore per dimostrare quali sono, accanto alle possibilita, i rischi del diritto al diritlo, Il pericolo & che il diritto al diritto profitti, in tuogo che a colui che ha un diritto da far ’valere, a chi non ne ha alcuno. La soluzione logica del problema del suo soggetto attivo non pud essere se non nel senso che esso appartiene a chianque, vale a dire che é del tutto indipendente dal diritto materiale. Il diritto di azione non 2 il diritto del proprietario o del creditore ma il diritto del cittadino 0, meglio ancora, dell’ uomo. Ne deriva fa sua natura nettamente pubblica e civica; & questo lo sbocco inevitabile della distinzione tra l’azione e il diritto; fa concezione del diritto processuale oggettivo come un ramo del diritto pubblico ne &@ la conseguenza diretta, in linea di sistema; non solamente la giurisdizione @ una funzione dello Stato ma la azione stessa, per quanto concessa in esercizio privato. Questa separazione rigorosa dell’azione dal diritto materiale, che ne chiarisce il carattere pubblico, trova il suo paradigma nella fi- gura del difensore, allo studio della quale noi abbiamo dedicato in Italia cure particolari: mentre i due diritti, materiale e proces- suale, possono confondersi presso 1a parte, al difensore appartiene soltanto il secondo; @ pure presso di lui che l’esercizio privato di una pubblica funzione appare in piena luce. SAGGIO DI UNA TEORIA INTEGRALE DELL’AZIONE 13- 10. — Naturalmente, dicevo, poiché @ sufficiente affermare un diritto, anche senza possederlo, per avere il diritto al diritto, vale a dire il diritto al process, il processo pud metter capo all’ inglustizia anziché alla giustizia, E questo un prezzo innegabilmente caro per il suo servigio. La quale ingiustizia, badiamo, non @ limilata all’er- rore del giudice, vale a dire non & solamente I’ ingiusiizia detla decisione ; anche se la decisione é giusta il processo é una ingiusti- zia per colul if quale ha ragione. Di qui la responsabilita del soc- combente per le spese e, in certi casi, per i danni verso V’altra Parte; ma sarebbe una visione angusta del problema quella di crederlo risoluto da questa responsabilité e non c’é che il punto di vista sistematico, il quale ci permetta di allargarlo facendo, accanto al rimedie repressivo, della prevenzioue contro i rischi del processo. Cosi Vazione si sviluppa oltre che nel senso del diritto, altres) in- quello def dovere, cid che sarebbe difficilmente compatibile col suo carattere privato, Pitt esattamente essa diviene, meglio che una categoria di diritti in luogo di un diritto singolo, un sistema intero- i diritti e di doveri. Il dovere della parte nel processo, al tempo dei miei studi uni- versitari, fuori dal caso delle spese e dei danni, non si concepiva. affatto; in particofare un dovere di verita a suo carico sembrava. assurdo; tra la parte e il testimonio si poneva una antitesi pit che una differenza. Ma lo svolgimento progressivo del vero con- cetto della azione doveva rovesciare questo pregiudizio. La parte- nel processo non é il soggetto del diritto, sul quale si deve giu- dicare, ma del dirilto a far giudicare. Questo diritto le ¢ accordato- nell’ interesse della societa ben pitt che nel suo interesse privato. Interest rei pubblicae che le controversie tra i ciltadini, che non possono regolarsi col loro accordo, siano regolate dal giudice. La parte, promovendo il processo, soddisfa questo interesse. In quanto. come privato, il processo le serve, come cittadino essa serve al. processo. Il suo dovere & di non servirsene in modo contrarlo- alla giustizia, Basta un colpo d’occhio al codice di procedura ita- liano per vedere come da questo principio noi abbiamo tratto delle conseguenze di un grande valore. 11. — I risultati detl’analisi non sono meno interessanti quando la si spinge avanti dal lato della gitrisdizione, Nel suo valore pitt puro giurisdizione non vuol dir altro che potere, anai potesta, det decire ius super partes. Nella sostanza fl potere ¢ identico tanto se 44 RIVISTA DI DIRITTO PROCESSUALE :sia esercitato mediante il procedimento legislativo quanto mediaute il procedimento giudiziario. In questo senso la giurisdizione é me- taprocessuale come il diritto, che si fa valere in gin izio. Questo -e quella sono, rispetlivamente, al di qua e al di 1a dal process3: duno perché ne @ la materia, Valtra perché ne @ il risultcto; cosi la materia grezza come il prodetto finito sono rispettiva- anente prima e dopo i! processo produttivo. Ma il procedimento legislativo presenta una differenza profonda in confronto con il procedimento giudiziario, sulla quale conviene sfermare la attenzione. Anche fare la legge, come fare la sentenza, «8 giudicare e per giudicare occorrono delle ragioni. L’attivita eser- -citata al fine di trovare le ragioni del giudizio si chiama éstruzione. :Non bisogna credere che non ci sia punto istruzione nel procedi- anento legislative; ma essa @, in linea di principio, fuori dal diritto ; dove e come il legislatore si provvede delle ragioni, & cosa, della ‘quale il diritto non ha Uabitudine di occuparsi. Se voi volete avere 4 impressione esteriore di questa verita, ponete mente alla differenza dra la decisione del legislatore e fa decisione del giudice dal punto -di vista dei motivi: quest’ ultimo ma non il primo deve rendere conto dei motivi del suo giudizio. ~ Perché? Certo la giustizia di una legge non ha minore impor- “anza che la giustizia di una sentenza; ma se il bisogno della sgiustizia di questa non @ pitt urgente che per la legge, é il peri- -colo dell’ ingiustizia che per essa @ pit grave. Tale gravité @ dovuta -da una parte alla natura, normalmente particolare, della sentenza, sper fa quale a conoscenza del fatto & ben pitt difficile che per un giudizio generale, com’é la legge; d’altro lato, alla lotta tra le parti, la quale se @ preziosa per svolgere i fatti davanti al giu- dice, gli prepara tuttavia un intrico di ostacoli e di agguati. 1 pra- -tici del processo sanno bene cosa cid voglia dire. A differenza dal idegislatore il giudice @ circondato da collaboratori molto attivi, ma .altrettanto sospetti. Cid non @ vero solamente per le parti; queste -assomigliano a un centro di infezione, dal quale il pericolo si pro- paga ai periti, ai testimoni, qualche volta agli stessi ufficiali del processo se non proprio ai giudici medesimi; in genere non é do- vuta maggior fiducia ai testimoni che alle parti e il dovere testi- moniale non incontra maggior resistenza quanto alla comparizione -dei testimoni che alla verita delle testimonianze. , Questo @ il motivo per cui la istruzione del procedimento giu-

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