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Maria Michela Sassi

if

Le teorie della percezione


in Democrito

La Nuova Italia Editrice


Firenze
A mia madre
V\·\· L! ,--
I
1- --.J

Tutti i diritti riservati


© Copyright 1 978 by «La Nuova Italia» Editrice, Firenze
Printed in Italy

Prima edizione: novembre 1 978


Indice

Avvertenza p. XI

Abbreviazioni » XIII

I
Principi fondamentali della percezione nei presocra-
tici e in Democrito » 1

Premessa » 1

A. Alcmeone » 8
I. Similarita e dissimilarita, p. 8. II. Centro delI'attivita co­
noscitiva, p. 9. III. Tratti comuni ai processi percettivi e os­
servazioni sui metodo, p. 11. IV. Sulla distinzione fra sensa­
zione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza, p. 13.

B. Empedocle » 18
I. Tratti comuni ai processi percettivi, p. 18. II. Similarita
e dissimilarita, p. 21. III. Centro deIl'attivita conoscitiva,
p. 23. IV. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e
quindi fra diversi livelli di esistenza, p. 24. V. Originali con­
siderazioni di tipo caratterologico e spiegazione di piacere e
dolore, p. 26.

C. Anassagora » 29
I. Osservazioni generali, p. 29. II. Similarita e dissimilarita,
p. 2 9 . III. Centro deIl'attivita conoscitiva, p. 33. IV. Sulla
distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi li­
velli di esistenza, p. 36. V. Ancora osservazioni generali, p. 36.

VII
Indice
Indice

E. Il tatto » 129
D. Diogene di Apollonia » 37
I. Alcmeone, p. 130. II. Diogene di Apollonia, p. 130.
1. Osservazioni generali, p. 37. II. Similarita e dissimilarita, III. Democrito, p. 131.
p. 40. III. Centro deII'attivita eonoscitiva, p. 4 1 . IV. SuIIa
distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra diversi livelli
di esistenza, p. 43. V. Spiegazione di piacere e dolore, p. 48. SECONDA PARTE: GLI OGGETTI SENSIBILI » 1 32

E. Democrito » 48 A. I colori » 133


I. Osservazioni generali, p. 48. II. Tratti eomuni ai processi I. Dalle origini ad EmpedocIe, p. 134. II. Democrito, p. 138.
pereettivi, p. 50. III. Similarita e dissimilarita, p. 58. IV. Cen­
tro deII'attivita eonoscitiva, p. 60. V. SuIIa distinzione fra B. I suoni » 149
sensazione e pensiero, e quindi fra diversi livelli di esistenza,
p . 70. C. Gli odori » 150

D. I sapori » 152

II E. Freddo e caldo, pesante e leggero, duro e moUe » 157


Singoli processi percettivi e oggetti sensibili nei pre-
socratici e in Democrito » 77
III
PRIMA PARTE: I SINGOLI PROCESSI PERCETTIVI » 77
Il processo di formazione del cppovz�v » 1 61

A. La vista » 77 Le linee generali del problema » 1 61


1. AIcmeone, p. 78. II. EmpedocIe, p. 82. III. Anassagora,
p. 9 1 . IV. Diogene di Apollonia, p. 94. V. Demoerito, p. 96. A. Il significato del termine eXAAocppovec.u » 1 62

B. L' udito » 109 B. Kpa.cnt; e conoscenza » 165


I. Krasis e conoscenza in Parmenide, p. 166. II. Krasis e co­
I. AIcmeone, p. 1 1 0. II. EmpedocIe, p . 1 1 2. III. Anassa-
noscenza in EmpedocIe, p. 171. III. Un precedente impor­
gora, p. 1 1 4. IV. Diogene di Apollonia, p. 1 1 5 . V. Demo-
tante : Ia concezione alcmeonica della krasis, p. 172. IV. Kra­
erito, p. 1 1 7.
sis e conoscenza in Democrito, p. 174.

C. L'olfatto » 1 19 » 1 87

I. Alcmeone, p. 1 1 9. II. EmpedocIe, p. 1 20. III. Anassa-


gora, p. 1 20. IV. Diogene di Apollonia, p. 1 22. V. Demo-
erito, p. 1 23. IV
La teoria della conoscenza » 191
D. II gusto » 1 24
I. AIcmeone, p. 1 24. II. EmpedocIe, p. 1 25. III. Anassa- I. Premessa : e legittimo pari are per i presocra-
gora, p. 1 25. IV. Diogene di ApoIIonia, p. 1 27. V. Demo- tici di una teoria della conoscenza? » 191
erito, p. 1 28 .

IX
VIII
Indice

II. La teoria della conoscenza di Democrito : li­ Avvertenza


nee essenziali della questione » 198

III. Le testimonianze di Aristotele e i1 « sensismo »


di Democrito » 203

IV. I frammenti e 10 «scetticismo» di Democrito » 207

v. Conoscenza «oscura» e conoscenza «ge-


nuina» » 213

VI. Complessita della teoria democritea » 222 Questo lavoro, che nasce da una rielaborazione della mia tesi
di laurea, si inserisce in una serie di ricerche sulla cultura
VII. La deformazione «scettica» e il rapporto con
filosofica e medica del V secolo a. C., che si stanno compiendo
Protagora .» 227
presso la Facolta di Lettere dell'Universita di Pisa, sotto Ia
VIII. Etica e gnoseologia » 236 guida del prof. Vincenzo Di Benedetto.
Occupandomi delle teorie della percezione di Democrito,
IX. Logica e matematica » 241 ho proceduto in particolare al riesame di un testo di fonda­
mentale importanza quale e il De sensibus di Teofrasto. D'altra
X. Conclusioni » 252 parte, proprio per cogliere cio che di specifico presentano Ie
dottrine di Democrito, e stato necessario prendere in consi­
Index locorum » 255 derazione anche i filosofi precedenti. Si e inteso in tal modo
offrire un quadro delle teorie della percezione da Alcmeone
Indice dei nomi antichi » 262 sino a Democrito, all'interno del quale e possibile cogliere
e seguire una linea di pensiero che costituisce uno dei momenti
essenziali della cultura filosofica greca.
Indice degli studiosi moderni » 265
A Vincenzo Di Benedetto devo non solo il suggerimento
iniziale di questa ricerca, rna anche un continuo insegnamento
e stimolo . Per indicazioni su punti particolari ringrazio Franco
Montanari, Enrico Moriconi, Vittorio Sainati, per l'aiuto nella
correzione delle bozze Salvatore Settis.

x XI
Abbreviazioni

Timpanaro Cardini, Pit.: Pitagorici. Testimonianze e fram­ I


a cura di M. Timpanaro Cardini, 3 voll., Firenze 1 958-64.
menti,
Principi fondamentali della percezione
ZM: E. Zeller, La filosofia dei Greci nel suo sviluppo storico,
trad. e aggiornam. di R. Mondolfo, I parte, vall. 2 (Firenze
nei presocratici e in Democrito
1938) e 5 (1 969).

Testimonianze e frammenti dei presocratici sono citati con


la numerazione che hanno nella raccolta di Diels e Kranz.
Premessa
In questo capitolo si tentera di esporre Ie formulazioni di
principi generali, comuni ai vari processi percettivi, elaborate
dai filosofi presocratici. Oggetto del prossimo capitolo saranno
invece Ie dottrine espresse su tali processi singolarmente (nel­
l'ordine : vista, udito, olfatto, gusto, tatto) e il modo in cui
sono stati affrontati gli oggetti sensibili (cioe i colori, i suoni,
gli odori, ecc.). L'attenzione maggiore verra rivolta a Demo­
crito, rna all'interno di ogni sezione saranno considerati anche
i predecessori che possono averlo pili 0 meno influenzato in
questo campo : e cioe - in ordine di successione temporale -
A1cmeone, Empedoc1e, Anassagora, Diogene d' Apollonia, e
infine Democrito 1.

1 . Questo tipo di successione cronologica e per 10 pili accettato dagli


studiosi, rna non sara inutile precisario in qualche punto problematico.
Mentre l'attivita di Alcmeone e generalmente collocata nei primi anni
del V secolo a. C. (e sottolineandone l'anteriorita cronologica si puC>
riconoscere ancor meglio la funzione 'pionieristica ' che ha esercitato
proprio nell'ambito della fisiologia della percezione), la datazione rela­
tiva di Anassagora e Empedocle e pili controversa. Si potra comunque
ammettere che pur essendo il primo (nato nel 500 a. C. ca.1) pili anziano
del secondo (nato nel 490 ca.1), il sistema anassagoreo sia stato elabo­
rato pili tardi, forse in un diretto confronto con la visione della materia
del pensatore agrigentino : questo sembra intendere Aristotele, Metaph.
A 3.984a 1 1 (31 A 6), quando scrive 'AvlX � lXy 6 pOC(; •.•'l"or:� 8' �pyo��
{)O"Te: pO� (sc. 'E!1.1t"E8oXAeO\)�) (cfr. KR, p. 380 s.). Una seconda diffi­
colta e presentata dalla questione di priorita fra Diogene di Apollonia
e Democrito. Diogene si rifa per alcuni tratti (es. l'ammissione del vuoto)
a Leucippo, e poiche scrive prima del 423 (anno in cui viene parodiato
da Aristofane nelle Nuvole : efr. H. Diels, Ober Leukipp und Demokrit,

XIV
Principi fondamentali della percezione
Premessa

Le teorie di Democrito possono essere viste come punto mostra in pili larga misura come Democrito si riallacci forte­
d'arrivo se non altro cronologico rispetto aIle altre trattazioni mente alIa tradizione nella stesso momento in cui (per es.
presocratiche del problema percettivo. Si vedra che spes so non nella teoria della visione, nella considerazione degli oggetti
e possibile individuare fra queste sicuri rapporti d'influenza, sensibili e soprattutto dei colori) non rinuncia a notevoli in­
a causa dei dati, come sempre insufficienti, forniti daHe fonti novazioni personali.
antiche. Anche per Democrito ci si dovra a volte accontentare Ho l'impressione, in altre parole, che Democrito si ponga
di individuare coincidenze 0 differenze rispetto aHa tradizione, come una grossa pietra miliare fra il V secolo, di cui presup­
che non sono ulteriormente precisabili in termini di dipendenza pone molti concetti, e il IV, di cui preannuncia certi appro­
o meno. Ma forse sara gia qualcosa anche solo intuire dei fondimenti. Altrove saranno visibili soprattutto gli spunti d'in­
legami fra Ie dottrine in questione, se cia contribuira a co­ novazione (si pensi - per anticipare qualcosa di cui mi occu­
gliere dei nessi importanti al di la delle inevitabili diversita, pera - alIa valutazione della conoscenza sensibile in rapporto
e a vedere nell'atomismo di Democrito un sistema originale, con quella intellettuale), rna nella teo ria della percezione (pur
rna per tanti versi fortemente legato aHa tradizione. Cia e non mancando neanche qui simili spunti) prevalgono gli ele­
evidente anche in altri campi, rna la teoria della percezione di- menti di conservazione. Cia accade a causa dell'impronta em­
pirica che contrassegna tutto il metodo dei naturalisti del V
secolo : anche in psicologia, come in altri ambiti di rice rca,
« Verhandlungen der 35. Versammlung deutsch. Philo!. Schulm. in Stet. essi si pongono di fronte a dati reall. Li valutano variamente,
tin » 1 880, p. 106 ss.= Kleine Schri/ten zur Geschichte der antiken Phi­
losophie, Darmstadt 1969, p. 195 ss.), e cioe grosso modo nel decennio in base a presupposti diversi, rna partono dai medesimi feno­
dal 430 in poi, Leucippo deve aver steso la sua opera nel decennio 440-430. meni concreti, sicche la metafisica non condiziona la psicolo­
II suo discepolo deve aver allora esercitato la propria attivita filosofica gia a tal punto che questa non presenti una sostanziale omo­
un po' pili tardi, dal 430 (proprio contemporaneamente a Diogene 0
poco dopo) in poi. Un confronto fra i dati della tradizione riguardante geneita di vedute . Da questa situazione di base - 10 ripeto -
Democrito conferma quest'ipotesi, nell'indurre a collocame la nascita non si discosta troppo neanche Democrito .
intomo a1 460: cfr. H. Diels, Leukippos und Diogenes von Apollonia, « Rhei­
nisches Museum » 42 ( 1 8 87), p. 2 ss. (contro gli argomenti addotti da E opportuno precis are che si parJera per 10 pill di Demo­
L. A. Stella, Intorno alta cronologia di Democrito, « Rivista di Filologia crito - trascurando Leucippo - perche dei due atomisti e
e d'Istruzione Classica », nuova selie, 20 [1942], pp. 2 1 -46, che vuole i1 pili giovane che ha elaborato la teoria della percezione e
anticipare tale data agli inizi del secolo, cfr. V. E. Alfieli, Per fa crono­
/ogia della scuofa di Abdera, « Rivista critica di Storia della filosofia» della conoscenza 2. In genere l'atomismo del V secolo viene
7 [1 952], pp. 488-501 = A tomos Idea. L'origine del concetto del/'atomo trattato in blocco, rna bisogna tenere presente che da una
net pensiero greco, Firenze 1953, pp. 1 1 -29) . Alfieri, At., p. 50 n. 36, ac­
cetta il 460 solo come terminus post quem per la nascita delI'abderita
lettura attenta dei resoconti aristotelici e dossografici risultano
(come gia aveva fatto W. Kranz, Empedokles und die Atomistik, «Her­ sicuramente attestate per Leucippo solo alcune dottrine, ben­
mes » 47 [19 1 2] , pp. 20 e 41 s.), con la motivazione che solo spostando che importanti : in primo luogo l'enunciazione dei fondamenti
pili in basso 10 sviluppo del sistema democriteo (agli ultimi anni del V
secolo, se non addirittura ai primi del successivo), se ne possano giu­
stificare da un lato I'ampliamento e il miglioramento operati rispetto aIle
dottrine di Anassagora ed Empedoc1e, daIl'altro I'influsso (in gnoseologia, 2. Contro i dubbi espressi sull'esistenza stessa di Leucippo a par­
etica, ecc.) di concezioni sofistiche. Ma non occorre abbassare tanto I'opera tire da E. Rohde, Ueber Leucipp und Demokrit, « Verhandlungen der 34.
democritea per giustificare l'influenza dei due grandi predecessori, pre­ Versammlung deutsch. Philo!. Schulm. in Trier» 1879, p. 64 ss. (= Kleine
supposti infatti gia da Leucippo. Per quanto riguarda poi il rapporto coi Schriften, Tiibingen und Leipzig 190 1 , I, p. 205 ss.) cfr. H. Diels, Vber
sofisti, ed in ispecie col reIativismo di Protagora, questi non opera poi Leukipp cit . , p. 96 88. ; A. Dyroff, Demokritstudien, Leipzig 1899, p. 3
tanto tardi, se collabora alla legislazione di Turi neI 444/3 e muore intomo S8. ; Alfieri, At., p. 8 n. 27. Per una vero8imile individuazione di quanto
al 420 (sulle relazioni cronologiche e dottrinali fra i due abderiti efr. sotto, si deve a Leucippo e quanto a Democrito cfr. Dyroff, Demokritstudien
pp. 229 ss. ; 237 s. ; 243 s.). cit., p. 1 1 8S. ; Kirk, KR, p. 402.

2 3
Premessa
Principi fondamentali della percezione

del sistema (cfr. special mente Aristot. De gen. et corr. A 8.325a zione, sono esaminati Parmenide (parr. 3-4) 3, Platone (parr.
23 ss. = 67 A 7), e poi Ie teorie del [J.eyex. xZ'J6'J (67 A 1 , par. 3 1 ; 5-6), Empedocle (parr. 7-24), Alcmeone (parr. 25-26), Anas­
sagora (parr. 27-37), Clidemo (par. 38) 4, Diogene d'Apollonia
A 1 0, A 24), deU'origine del tuono (67 A 25), di mota e forma
(parr. 39-48), Democrito (parr. 49-82) e di nuovo Platone
della terra (67 A 1 , par. 30 ; A 26, A 27). Nel complesso si pos­
(parr. 83-91) 5.
sono accettare Ie parole di Cicerone (Acad. pro II 37, 1 1 8 = 67
Dalla distribuzione dei paragrafi risulta evidente la diversa
A 8) secondo cui « Leucippus plenum et inane ; Democritus
importanza attribuita da Teofrasto ai vari pensatori : molto
huic in hoc similis, uberior in ceteris » : la tradizione conserva­
trascurati sono Parmenide e Clidemo, attenzione un po' mag­
saci sembra mostrare che Leucippo ha gettato Ie fondamenta del
giore ricevono Anassagora, Dlogene e Platone (cui sono asse­
tistema, che il suo allievo ha elaborato nei dettagli ed appro ­ gnati 1 0- 1 1 paragrafi ciascuno), rna l'interesse prevalente e
fondito in direzioni particolari. Fra gli ambiti di ricerca spe­ rivolto ad Empedocle ( 1 8 sezioni) e soprattutto a Democrito
cifici di Democrito vanno probabilmente annoverati proprio (34 sezioni: pili di un terzo di tutta I'opera). Cio e dovuto
la teoria della percezione e quella della conoscenza intellet­ probabilmente al deciso meccanicismo delle teorie di Empe-
tuale (oltre che la matematica, l'etica, la medicina, l'antropo­
logia, ecc.), per cui e a lui che per 10 pili mi riferiro (come 3. Dal resoconto teofrasteo appare che Parmenide non ha trattato
del resto bisogna rassegnarsi a fare quasi sempre nella studio tanto i dettagli della percezione sensibile, quanto piuttosto i procedi­
dell'atomismo : Ia tradizione confonde spesso Ie opinioni dei menti generali attraverso cui sorge la phronesis. Questi saranno percio
discussi nel III capitolo, in un confronto con la concezione democritea
suoi due esponenti, e mohe fonti post-teofrastee addirittura dell'origine del p/zronein.
ignorano Leucippo). Per rendersi conto della vastita e varieta 4. Nel corso di questa esposizione non sara dedicato a Clidemo
spazio specifico, menzionandolo solo indirettamente quando sia neces­
di interessi di Democrito, che non sono soltanto fisici e cosmo­ sario. Egli ci e noto, oltre che dal trattato teofrasteo, solo da una testi­
Iogici come quelli del suo maestro, basta scorrere, prima che monianza aristotelica (nella Meteor% gia, B 9.370a 10), secondo cui con­
frammenti e testimonianze relativi, il catalogo trasilliano delle siderava la luminosita (del fulmine) un'apparenza, e da alcuni passi delle
opere botaniche di Teofrasto che ci riportano Ie sue opinioni intorno
sue opere tramandato da Diogene Laerzio IX 45-49 (68 A 33). alIa generale natura delle piante (analoga a quella degli animali, rna piu
Ma per quanta concerne pili specificamente la dottrina della impura e fredda), Ie lora malattie e il tempo pili opportuno per la se­
mina (queste testimonianze sono raccolte sotto il numero 62 nei Vorso­
percezione, e da notare soprattutto come Teofrasto dedichi a kratiker). Dal par. 38 del De sensibus risuIta che Clidemo ascriveva la
Democrito un'esposizione considerevolmente estesa e doviziosa vista aHa qualita diafana dell'occhio, I'udito al muoversi delI'aria nel­
l'orecchio, l'olfatto ad inalazione d'aria, il gusto alIa spugnosita della
di particolari, senza peraltro nominare mai Leucippo : in questo lingua. AItro di Clidemo non sappiamo. Possiamo solo supporre, dal­
campo il fondatore dell'atomismo doveva avere detto ben poco. l'ordine grosso modo cronologico del De sensibus, in cui e situato fra
Prima di passare alIa considerazione vera e propria delle Anassagora e Diogene, che sia all'incirca contemporaneo a costoro.
Nulla invece si pub congetturare sui suoi generali punti di vista filosofici,
dottrine percettive presocratiche, occorrera ancora ricordare tanto pill che, da quel che ci e tramandato, pare che questo naturalista
che l'informazione ad esse relativa e fornita soprattutto dal si sia occupato solo di problemi particolari. Non sembra infine che sia
identificabile con 10 storico Clidemo (per la bibliografia su tale questione
De sensibus di Teofrasto, che e la fonte di gran lunga pili cfr. ZM, I 5, p. 443 n. 34).
ampia e importante per la conoscenza della psicologia fisiolo­ 5. La descrizione delle dottrine platoniche (di cui tuttavia non mi
gica anteriore ad Aristotele. Lo scritto, che e stato diviso occuperb, limitando il discorso all'eta presocratica) viene infatti ripresa
alIa fine, dal diverso punto di vista degli oggetti della sensazione. L'altro
in 9 1 sezioni, si articola in due parti : la prima (parr. 1-58) filosofo considerato anche sotto questa prospettiva e Democrito : i pa­
riguarda i processi fisiologici della sensazione, la seconda ragrafi che 10 riguardano coprono infatti la fine della prima parte e l'inizio
della seconda del De sensibus (da Teofrasto appare che gli altri pensatori
(parr. 59-9 1) gli oggetti di questa. Le personalita prese in non si sono occupati se non di sfuggita degli oggetti sensibili, cosa su cui
considerazione sono nove : dopo i due paragrafi d'introdu- si tomera a suo tempo).

4 5
Premessa
Principi Jondamentali della percezione

si dira esitante a inc1udere l'atomista in ciascuna delle due


doc1e e Democrito, che stimola Teofrasto a diffondersi su di
opposte categorie. Per ogni pensatore, comunque, Teofrasto
esse per poi sottoporle a una critica pili minuziosa. Ma siamo
cerchera di spiegare nel corso della sua esposizione se abbracci
ben grati aHo spirito polemico dell'allievo di Aristotele, se
l'una 0 l'altra idea. E incorrera in frequenti forzature, perche
cio 10 induce a darci informazioni di un'ampiezza senza pari
la nozione di alterazione e ignota ai presocratici, i quali ve­
e, spogliate dagli schemi imposti dall'espositore-giudice, cosi
dono l'interazione da un punto di vista esc1usivamente mecca­
prezi ose. nico, e non si possono ancora porre il problema della necessita
E necessario infine avvertire che Ie modalita generali della
dei contrari 0 meno.
sensazione sono viste da Teofrasto attraverso uno schema ()fLOL­
Solo con Aristotele si avra una descrizione chiara e cosciente
OV-EVCXVTLOV: gia nei primi due paragrafi del trattato, che hanno
del meccanismo di interazione, visto da lui davvero come una
carattere introduttivo, egli c1assifica i vari pensatori a seconda
alterazione fra termini identici per sostrato materiale, rna dif­
che spieghino i processi percettivi attraverso la similarita 0
ferenziati dalla forma di questo : concetti che egli ricerca
attraverso il contrasto fra organa e oggetto della percezione.
troppo volentieri nei suoi predecessori (sottolineando magari
Distingue percio tra coloro che mettono l'accento sulla mutua
ora l'aspetto dell'identita, ora quello della contrarieta per 10
attrazione fra cose simili, e col oro che sottolineano l'intera­
stesso pensatore) 7. Non e lecito dunque che, prestando fede
zione come aiterazione, la quale avviene solo fra contrari
ad Aristotele e Teofrasto, trasferiamo i concetti di similarita
(come evidente nelle sensazioni tattili). E cosi Ieggiamo - subito
e dissimilarita in un tempo in cui non ce n'era ancora coscienza.
dopo Ie prime righe del De sensibus - che ilC(PfLEVLa'YJ� [J.ev
<:.> "' � "' � " , <:.>' " A 1:' ' E legittimo parlame per un Empedoc1e, che in qualche modo
xca, 'E !-t7tEOOX/\ 'YJ� XGU, il M:I.T()) V Tcp OfLOLcp, OL OE 7tEpL
'
vIXsrxyo-
ha anticipato il principio dell'51J.oWV OfW(CP, rna non e cosi per
pew xrxt 'Hp&XAELTOV T� EVIXVTLCP (par. 1). Non sono menzionati altri prearistotelici.
per ora Alcmeone, Diogene e Democrito, e anche per questa
Teofrasto stesso dimostra di esseme cosciente, quando alla
qualcuno ha tentato di correggere 'Hp&XAELTOV in �'YJiJ.6xPL­
fine del par. 2 afferma che nEp� ExOCG"'t""rje; . . . 't"wv xcz"t"a fLSpOe;
TOV 6: rna infelicernente, perche pili tardi (par. 49) Teofrasto , M
(sc. cUG"·u ' J G"ECiJV ) OL fLEV (lI\I\OL
" ,' .... .... G"XE o� OV
" .... '
(lnOI\ELnOUG"LV, 'E fLnE-
aOXA :rj e; 3e: 7tELpa't"O:L xd 't"CJ:1h()(e; &V&:YELV de; 't"�v 0fLOL6't""rj't"o:. Solo
6. Cfr. L. Philippson, "YA'Y) clv&pW1t[v'Y), Berolini 1 831 , pp. 86 e 1 65.
L'accenno ad Eraclito susdta difficolta anche perch6 in seguito Teofrasto Empedoc1e riconduce Ie singole aistheseis alla similarita, gli
non 10 considerera affatto . II fatto che i suoi passi rimastici non offrano altri utilizzano tale principio 0 quello contrario solo generica­
alcun appiglio alla classificazione teofrastea non ha grande importanza,
come ogni argomentazione che voglia basarsi su una tradizione esigua
mente. Questa limitazione della schema l5iJ.OLOV-eVO:v't"(ov alle
e frammentaria : e vero piuttosto che Aristotele, nel De anima A 2.405a linee generali delle dottrine esaminate lascia trasparire il suo
27, sembra attribuirgli l'idea della similarita, al contrario di Teofrasto carattere di estrapolazione posteriore, agli occhi di chi conosca
(che invece deriva sempre Ie sue interpretazioni da quelle aristoteliche :
cfr. J. B. Mc Diarmid, Theophrastus on the Presocratic Causes, «Harvard il modo tipico con cui Aristotele e Teofrasto ammettono di
Studies in Classical Philology» 61 [ 1 953], p. 85 ss. , poi in Studies in Pre­ far dire ai loro predecessori piu di quanto effettivamente non
socratic Philosophy, ed. D. J. Furley e R. E. Allen, I [London 1 970],
p. 1 78 ss.). Ma nel De gen. et carr. A 7. 323b 3, affrontando il problema
- come spesso gli accade - sotto un'altra prospettiva, Aristotele sot­
tolinea l'aspetto del contrasto. La menzione di Eraclito si potra quindi 7. L'arbitrarieta nell'interpretazione aristotelica della nozione pre­
mantenere nel testo, supponendo che Teofrasto tenga d'occhio solo il socratica d'interazione e stata acutamente rilevata da Chemiss, special­
secondo dei luoghi aristotelici (anche questo rientra nelle sue abitudini, mente pp. 89 ss. e 305 s. (efr. fra l'aItro p. 305 : « [Aristotle] read into
come dimostra Mc Diarmid nell'op. cit.). Trovo perda superfiua, sep­ the action-passion of earlier systems his own theory of qualitative change
pure non completamente disdegnabile, la recente proposta di J. Longrigg, which occurs only between contraries and supposed that the psychological
Two Notes on Theophrastus De Sensibus, « Philologus» 1 1 9 ( 1 975), p. 1 64 mechanism of the Presocratics was based upon an hypothesis the very
s., di introdurre (correggendo in 'HplXxAe;[o'Y)v) un riferimento all'acca­ opposite of that on which they built up their theories of physical change »).
demico Eraclide.
7
6
Principi fondamentali della percezione Alcmeone

• I - , I (par. 1 0 't" O-L� S:VIXV't"LOt�


, (p ar. 21 :
dicessero. Ciononostante, lungo tutto il De sensibus quest'idea OfLOLep, non 't"ep S:VIXV't'Lep ) I )
a priori influenza purtroppo non solo il commento rna anche per Alcmeone riesce a parlare al massimo di « diverso », rna
l'esposizione, che cerchero dunque di liberare, di volta in volta, non di « opposto » 10.
da una fuorviante sovrapposizione. Ritengo comunque che l'eterogeneita dell'organo senziente,
implicita 0 no che fosse, possa essere confermata dal fatto
che per il medico crotoniate tutte Ie sensazioni si ricondu­
A - Alcmeone (De sensibus, parr. 25-6=DK, 24 A 5) cono al cervello.

1. Similar ita e dissimilarita II. Centro dell' attivita conoscitiva

A1cmeone e subito posto da Teofrasto fra coloro che spie­ E questa Ia scoperta geniale del grande fisiologo : Ia centra­
gano la sensazione fL� "</l 0fl O[ CP (v. inizio del par. 25). Cio !ita del cervello nella vita conoscitiva. Teofrasto (par. 26) ci
crea problemi perche, ad esempio secondo Tannery 8, il me­ informa che &:7t(x.croc�... 't"oce; lX�crit�crELC; cruv'Y)P't'-YjcritocL 1t'<U� 1t'P o�
dico crotoniate ricondurrebbe in realta al simile i processi 't" ov zyxecpocAov' aLO xocl 1t''Y)pOUcritIXL xLvo u:;.evou xd fLE't'IXA-
">. I \ ' ">. \ \ " , .,.
sensibili, nel momenta in cui spiega la vista attraverso la 1\1X't''t'OV't"O� I
't''Y)V X<UpIXV' (J. I
S:1t'Ll\lXfLt-'IXVEW yap 't"oue; I
1t'OpOU�, OL <UV IXL.
presenza di fuoco nell'occhio, e l'udito attraverso l'aria vi­ oc�cr�crELe;. « Tutte Ie sensazioni - affermano Ie prime parole­
brante nelI'orecchio. Ma la Tirnpanaro Cardini obietta, a mio si connettono in qualche modo al cervello ». Nella sua espo­
vedere giustarnente, che la vista e attuata in realta « dalIo sizione, a dire il vero, Teofrasto nomina specificamente il cer­
splendente e dal diafano » 9, e che analogarnente condizione vello solo in riferimento all'olfatto, rna da questa citazione
dell'udito non e solo l'aria vibrante, rna pure la cavita auri­ risulta chiaro che la sua importanza si estende a tutta la vita
colare (nel prossirno capitolo questi problemi, che ora e suf­ sensibile. Tale posizione di supremazia e confermata del resto
ficiente sfiorare, saran no esaminati specificamente). Si puo da altri passi : fra questi vi sono due frasi dello scritto ippo­
pens are quindi che « Alcmeone afferrnasse l'eterogeneita del­ cratico IIs:pl tp-Yje; voucro u (riportate in DK, 24 All ), che de­
l'organo senziente rispetto all'oggetto esterno » (cioe della ca­ rivano certamente da Alcmeone il collegamento fra phronesis
vita auricolare rispetto al corpo percosso, del cristallino ri­
spetto al corpo luminoso). L'interpretazione della Tirnpanaro
Cardini e sostanzialrnente esatta, rna probabilrnente A1cmeone 10. Anche C. W. Muller, Gleiches zu Gleichem. Ein Prinzip jriihgrie­
chischen Denkens, Wiesbaden 1 965, p. 6 n. 1 8 , ritiene che Alcmeone non
non si curava neanche di « affermare » 0 meno l'eterogeneita si curi di precisare se la sensazione avvenga attraverso il simile 0 il dissi­
dell'organo senziente : questa era cioe sernplicemente impli­ mile, e pensa che cio accada per gli interessi eminentemente fisiologici
cata dalle sue teorie. Che Teofrasto non si curi di precisare del medico, estraneo al problema dell'8fLowv 0fLO(<r, che secondo lui,
pero, gli aItri presocratici si pongono effettivamente. L'intera opera di
il suo giudizio iniziale proseguendo nelI'esposizione, dimo­ Muller si fonda su tale presupposto ; senza pronunciarmi sulla validita
stra che A1crneone e estraneo alIo schema 5�OLov-evG(V't"[ov, generale di questo, mi sembra pero che a livello gnoseologico possa por­
tare ad accettare acriticamente gli schemi attraverso i quali Aristotele e
che 10 scrittore gli sovrappone dall'esterno. E glielo sovrap­ Teofrasto presentano Ie dottrine percettive presocratiche (efr. sotto,
pone a fatica, tant'e vero che impiega l'espressione fl� "</l p. 32 n. 52). Muller, ibid., si sforza persino di dimostrare che Alcmeone
riconduce ia vista essenzialmente al fuoco delI'occhio (secondo un'inter­
pretazione che - come precisero nel prossimo capitolo - e errata), il
8. Cfr. P. Tannery, Pour l'histoire de fa science hellene, Paris 1887, che farebbe di lui un sostenitore piiI 0 meno inconsapevole della simila­
p. 214. rita, senza peraItro spiegare come mai allora Teofrasto 10 collochi fra i
9. Cfr. M. Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 131. !J.-I] "<I> 0fLo(<r 1tOWUV,,€t;; T1jv atO"&1) (nv.

8 9
Alcmeone
Principi fondamentali della percezione

umana e immobilita fisiologica del cervello (elemento accen­ Evo predominera invece la concezione del cuore come organa
tuato nella seconda parte del branD citato), nonche l'afferma­ centrale (presente gia in Empedocle, rna canonizzatasi con
zione che il cervello e "t'ov ep(L'Y)vzuov"t'lX "t'�v �UVZ(nv (�uvt'Y)(n Aristotele). Soprattutto nella seconda meta del '500 (nel 1 543
leggiamo infatti - in riferimento all'attivita conoscitiva uma­ Vesalio pubblica i1 De humani corporis fabrica) , riprendendo
na - nel fr. l a di A1cmeone). Provano il primato del cer­ Ie scoperte e il progresso di anatomia e fisiologia, si sviluppera
vello anche due testimonianze di Aezio (in DK, 24 A 1 3): a poco a poco - nella studio del sistema nervoso - anche
in una (Aet. V 3, 3) si attribuisce ad A1cmeone l'opinione che un concetto di mente strettamente connesso con la funzione
10 cmep[LlY., origine della vita, sia tYXZcpa:A01) (Lepoc; 11, nell'al­ cerebrale.
tra (V 17, 3) quella che nel ventre della madre si formi anzi­
tutto la testa 12. III. Tratti comuni ai processi percettivi e osservazioni sui metodo
Tornando alIa notizia di Teofrasto, essa eomunque rimane
per Ia sua chiarezza la conferma pili notevole della centralita I pori menzionati nel passo teofrasteo non sono semplice­
del eervello nella vita eonoscitiva, nell'aggiungere ehe « Ie mente meati vuoti in cui scorra i1 fiuido della sensazione, e
sensazioni si ottundono se il cervello si muove e muta di posi­ quindi non sono identificati con vasi sanguigni qualsiasi : Alc­
zione : infatti in tal modo ostruisce i pori 13, attraverso cui si meone, infatti, doveva avere gia la coscienza di veri e propri
trasmettono Ie sensazioni ». nervi sensoriali. Cia e dimostrato almeno relativamente alIa
Purtroppo la fondamentale valorizzazione del cervello verra vista da un passo del commento di Calcidio al Timeo plato­
ripresa solo sporadieamente, e per tutta l'antiehita e il Medio nico (p. 279 Wrobel = 24 A 10, su cui tornera a proposito
del senso visivo). Calcidio attribuisce ad Alcmeone e ai pro­
secutori della sua ricerca (il peripatetico Callistene e il medico
1 1 . Sulla validita di questa notizia cfr. sotto, p. 1 82 n. 39. alessandrino Erofilo) la conoscenza di due « luciferae semi­
1 2. Censorino 5, 2 afferma a dire il vero che AIcmeone si asteneva
dall'esprimere un'opinione in questo senso, rna « nulla vieta . . . di pensare tae », che partono insieme dal cervelIo per poi separarsi e
che AIcmeone sostenesse teoricamente la priorita della formazione del dirigersi aIle cavita oculari (cui recano del « naturalem spi­
cerveIlo, pur ammettendo di non poterla provare sperimentalmente »
(Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 43), probabilmente percheS la deduceva
ritum»). Tali condotti devono essere veri e propri nervi, in
dall'importanza assegnata al cervello nella vita psichica (a cib sembra quanto proprio ad Erofilo si ascrive la conoscenza dei vs:upoc
alludere Aezio V 1 7, 3, nel precisare XECPOt:A�V, �v 7i �Q"'n 1:0 iJYEf-l.Ov�x 6v). ocLcr-&'Y)"m(&: e non sara arbitrario far risalire questa nozione
l3. Traduco �7nAOt:[J.[3&VE�V come « ostruisce » (i pori), secondo !'in­
terpretazione pili corrente, respingendo la proposta della Timpanaro Car­ ad Alcmeone. Nel contempo, questi non avra eliminato del
dini, Originalita di Alcmeone, « Atene e Roma » 40 (1 938), p. 240 n. 1 6. tutto I'idea di un poros in cui scorra i1 fiuido visivo se, nel­
La studiosa vuole che Ie sensazioni si ottundano a uno spostamento del l'osservazione anatomica del nervo ottico, avra notato come
cervello, perche questo generalmente « riceve » i pori che Ie trasmettono.
L'argomento invocato per sostenere questa traduzione (e cioe che in altri in esso penetrano per 1 0-15 mm. l'arteria e la vena centrale
punti del De sensibus l'ostruzione dei pori sia espressa con altri verbi : della retina. Questa coesistenza. dell'identificazione del nervo
vedi ermtA&1:1:E�V xOt:t Xc(1:Ot:AC(!L[3&VE�V al par. 8, �[J.1tA&1:1:EW al par. 14)
e insufficiente, tanto pili che E7nAOt:[J.[3&VW e per 10 pili attestato col senso
ottico e della concezione di un poros in cui passi il fiuido
di « occupare spazio », « fermare attraverso pressione » (mentre solo visivo, e confermata da un'altra testimonianza : in un contesto
raramente ha il significato di « ricevere »). L'idea deIl'ostruzione per­ derivato da Alcmeone (Hist. animo D. 8 .533a 1 3), Aristotele
mette inoltre di chiarire come potesse avvenire per AIcmeone la com­
mozione cerebraIe : forse ai pori corrispondevano altrettanti forellini alIa afferma che Ie vie della comunicazione visiva della talpa sono
superficie del cerveIlo, che spostandosi poteva provocare una sfasatura due 7t6POL, rna vS:Up6:JaS:LC; xoct LcrXUpo(, che partono dal cer­
fra i due sistemi di fori, con conseguente ostruzione dei pori (questa la vello (Ia menzione del quale assicura appunto dell'origine alc­
spiegazione di V. Di Benedetto, Tendenza e probabilita ne[['antica medicina
greca, « Critica Storica » 5 [1966], p. 341 n. 53). meonica del passo).

'10 11
Alcmeone
Principi fondamentali della percezione

Tutto quanto si e detto di Alcmeone, dalla sua irriducibi­


Si puo supporre che Alcmeone avesse anche per gli altri
sensi un'analoga consapevolezza dei nervi, accanto aHa con­ lita aUo schema 8f.L0LOV-ZVIXV't'(OV, alIa centralita del cervello
neUe sensazioni, alla scoperta del nervo ottico, alle serie basi
cezione tradizionale dei poroi. Comunque, in assenza di altre
empiriche della sua ricerca : tutto cio fa di lui una personalita
testimonianze, questa deve rimanere un'ipotesi 14.
straordinaria nella psicologia fisiologica greca, tanto che tutti
Dalle testimonianze esaminate appare come fatto anche pill
coloro che si accosteranno a questo studio dovranno ricolle­
importante che ogni indagine condotta dallo scienziato sulla
garsi, chi piu chi meno, ai risultati conseguiti dal grande pre­
fisiologia delle sensazioni si coordinava aHa scoperta del cer­
vello come centro di esse. Cio e tanto pill notevole se pen­ decessore.
siamo che altri torneranno a individuare nel cuore la sede
IV. Sulfa distinzione Ira sensazione e pensiero, e quindi Ira
dell'attivita percettiva, facendo un passo indietro rispetto ad
diversi livelli di esistenza
A1cmeone : cosi Empedoc1e (cfr. De sens. 10; B 105), Filolao
(44 B 1 3), Aristotele stesso, ecc. (l'opinione di Alcmeone e
Un altro eccezionale contributo di Alcmeone in questo
invece condivisa da Anassagora, Democrito, l'autore della Ma­
campo sta nella netta distinzione attuata fra sensazione e
[attia Sacra, Platone).
pensiero, e parallelamente fra animali (capaci di sole sensa­
II collegamento dei sensori col cervello deriva certamente zioni) e uomini (superiori in quanta dotati di pensiero). Teo­
da un'esperienza diretta di dissezione anatomica, che pero non frasto e chiarissimo su questo punto : . . .' A"Ax.f.LIX £CJ.lV f.LEv 7tpOO­
e facile precisare su cosa si esercitasse. Limitare il campo di
't'ov &.q>Op(�EL 't'�v 7tp Oe; 't'a �c])1X OLIXCPOPcX.V. &v.&pCJ.l7tOV ycX.p cp"y)erL
� " "I "I ""I "I ' Q. '
osservazione di A1cmeone agli animali e troppo restrittivo, 't'CJ.lV 1X1\1\CJ.lV � ,
OW:cpEpEW "
O't'L " f.LOVOV ",UVL"Y)O"L,
l:" ' 't'1X\ 0"" IXI\J\IX IXLO"vcx:-
tanto pili che non c'e ragione di dubitare della testimonianza VE't'IXL f.Ltv , OU �UV("Y)o"L ot' 15, &e; s:'t'EPOV ()V 't'o CPPOVELV XIX/.
di Ca1cidio, il quale dice di lui che « primus exsectionem ad­
IXLO"'&cX.VEO"'&IXL xcx:l. 0\.1, WX,&cX.7tEP ' Ef.L7tE OOXA 'lie;, 't'lXu't'6v (par. 25).
gredi est ausus » : dato l'accento posto sulla priorita, si allude L'uomo, insomma, si differenzia dagli altri viventi perche egli
certamente a una dissezione del cadavere umano (per cui solo riesce ad organizzare Ie proprie sensazioni in una cono­
dun que non occorre attendere gli alessandrini, come pensano scenza di tipo piu elevato. Anche questo e un tratto notevole
a1cuni studiosi). Cio non esc1ude naturalmente che A1cmeone per cui Alcmeone occupa una posizione eccezionale nel V se­
praticasse anche Ia sezione e vivisezione animale, come con­ colo : alcuni dei pensatori successivi, come vedremo, non sa­
fermano i numerosi riferimenti ad animali che ne vengono pranno tracciare una linea di distinzione altrettanto netta fra
tramandati (ad es. Ia notazione sull'udito delle capre in 24 A 7); sensazione e pensiero 16. Solo con Aristotele avremo una mag­
e accanto ad esse doveva esservi anche un'osservazione del giore chiarezza in tal senso, che presuppone pero Ie basi get­
tate da Alcmeone : Aristotele gli deve probabilmente molto
corpo umano da vivo (ad esempio nella ferita).
quando (ad es. nel De anima r 3.427a-b) critica l'identifica­
zione presocratica fra phronein e aisthanesthai, anche se forse
14. La questione del nervo ottico e quella (che sara aifrontata fra
breve) della dissezione anatomica, sono state esaminate da M. Timpanaro 1 5. Le parole da fl. 6vov a 1;U\I£"f)O't �& sono solitamente stampate
Cardini in un articolo molto importante nell'ambito degli studi alcmeo­ a caratteri spaziati neUe edizioni, poiche dal modo in cui Teofrasto Ie
nici : Originalita cit . , pp. 233-244. Sull'evoluzione del problema dei nervi cita sembra che possano risalire piiI 0 meno ad Alcmeone stesso.
da Alcmeone in poi cfr. L. A. Stella, lmportanza di Alcmeone nella storia 1 6. E diffusa comunque, fra i presocratici, almeno la generica qualifi­
del pensiero greco, « Memorie dell' Acc. dei Lincei », serie VI, vol. VIII cazione degli animali come -r,x otAOYOC: cfr. F. Heinimann, Eine vorpla­
(1 938), p. 250 s., e F. Solmsen, Greek Philosophy and the Discovery of tonische Theorie der -r&XV"f) , « Museum Helveticum » 1 8 (1961), p . 1 08
Nerves, « Museum Helveticum » 1 8 ( 1 961), pp. 1 50-1 67 e 1 69- 1 97. e n. 1 6 ibid.

13
12
Principi Jondamentali della percezione A/cmeone

10 coinvolge in quella critica perche vedeva ancora il processo Pur valutando in modo estremamente positivo la distin­
intellettivo come qua1cosa di somatikon. zione a1cmeonica fra i due gradi di conoscenza, non sono
sicura che a questa concezione rechino elementi ulteri ori (che
Resta da chiarire se anche la conoscenza intellettiva sia pure sarebbero suggestivi) Ie parole che Platone fa dire a So­
opera del cervello come la sensazione 17. Aezio IV 1 7, 1 (24 A 8) crate nel Fedone, 96 A-B. n collegamento del passo plato­
afferma che 1'�yS:[LoVLx6v (termine platonico-aristotelico pas­ nico con Alcmeone e stato attuato da Hirzel 20 e accettato una­
sato nella dossografia, che indica il principio direttivo, orga­ nimemente dagli studiosi (tant'e vero che si legge in DK, 24
nizzatore delle sensazioni in una conoscenza intellettuaIe) era A 1 1), rna Lanza 21 ha recentemente contestato quest'attribu­
da Alcmeone individuato ne1nyxe(j) ClAo� . A dire il vero, su­ zione, ritenendo che il riferimento sia piuttosto ad Anassagora.
bito dopo il dossografo nomina in connessione con questo un Ma ecco Ie parole in questione (Socrate sta rievocando il suo
senso (l'olfatto), rna una prova sicura in favore di quell'indivi­ giovanile interesse per la 7tEpt CPUcrE<UC; tcr"'Wp(IX, e nomina
duazione va rintracciata nei cappo 14 e 1 7 (quelli cui si e so­ fra l'altro Ie diverse spiegazioni della conoscenza cui si era
"
pra accennato) del TIs:pt lp!fj� vouaou. Inoltre, se al cervello accostat0) : XIX�" 7tO't'EPOV 't'u1 IX�(LOC:
••.
r ...
Ecr't'W <:> -
cppOVOUfLEV, ,\
'Y) 0
,

puo ricondursi anche la conoscenza intellettuale, la questione &.�p � 't'o 7tUP; � 't'OU't'<UV (Lev o o aev , 6 �' eyxecpCf.A6c; ecr't'w
\ IX�cr,v ' ..... " \ ( .... " ,
e complicata dalla presenza in A1cmeone d'una concezione oe 't'OC:C; 'M 'jcrE�C; 7tIXPEX<UV 't'OU <XXOUEW XIX� opoc:v XIX� OcrCPPIX�-
, tradizionale ' dell' anima, eterna e semovente, accanto a una VEcr%IX�, ex 't'OU't'<Uv ae y(yvO�'t'O (Lv1j(L'Y) xiX/. M�a, ex ae fLv� ­
valorizzazione tutta con creta del cervello mortale e immo­ fL'Y)C; XIXt M�'Y)c; AIX�OUcr'Y)C; 't'0 �PEfLEr:V, XIX't'eX 't'<xu't'a YLYVEcr%IXL
bile (efr. Aristot. De anima A 2.405a 29 e Ie altre testimo­ e1t"Lcr�fL'Y)V; Dopo gli accenni ad Empedocle (a!(LIX), Anas­
nianze raccolte in DK, 24 A 1 2). Hirzel 18 ha cercato di sa­ simene e Diogene di Apollonia (&.�p) ed Eraclito (7tUp), si
nare la contraddizione affermando che i1 conoscere e si opera pensa generalmente che nella menzione dell'eyxecpIXAoc; So­
dell'anima, rna questa ha sede nel cervello, anche se per es­ crate alluda alIa ben nota dottrina a1cmeonica. Ad Alcmeone
senza e diversa da quanta e corporeo e mortale : l'intellet­ dovrebbe quindi appartenere anche la descrizione che imme­
to, in altre parole, e una funzione dell'anima, rna non l'unica diatamente segue, del processo di sviluppo dalla sensazione
perche essa e essenzialmente movimento (e questo che per­ ana scienza (dane sensazioni nascono memoria ed opinione,
mette Ie manifestazioni vitali). Quest'interpretazione non e l'opinione prende stabilita dalla memoria e si origina cosi la
impossibile, rna ci si muove qui su un terreno puramente scienza).
congetturale, e si deve tener presente (data Ia genericita della Lanza, come ho gia detto, rifiuta questa tesi, rna non
testimonianza aristotelica, che non connette affatto l'aspetto avanza argomenti del tutto convincenti. Non e accettabile, ad
del movimento dell'anima con una sua facoita conoscitiva) esempio , l'osservazione che Alcmeone contrappone sentire e
che Alcmeone si trova presumibilmente in una posizione d'in­ comprendere semplicemente per distinguere gli uomini dagli
certezza suI rapporto cervello-intelletto-anima, analoga a quella animali, e che indagando solo l'aspetto fisiologico della que­
di Anassagora per il rapporto intelletto-anima 19. stione « non indica affatto i1 modo in cui possa svolgersi i1
processo dello �uv�ev oc: �» 22. Non e escluso infatti, dato 10

17. Anche questo problema e aifrontato in modo chiaro e decisivo


20. Cfr. Hirzel, Zur Philosophie cit., p. 240 ss.
dalla Timpanaro Cardini, Anima, vita e morte in Alcmeone, «Atene e
Roma» 42 (1940), pp. 213-224.
2 1 . Cfr. D. Lanza, L'Eyxe<pIXAo� e fa dottrina anassagorea della co­
18. Cfr. R. Hirzel, Zur Philosophie des Alkmaion, « Hermes)} 11
noscenza, « Maia » 1 6 (1 964), pp. 7 1 -78.
(1876), p. 244.
22. Cfr. Lanza, L'Eyxe<pIXAo� cit., p. 72, e - dello stesso autore
19. Cfr. Timpanaro Cardini, Anima cit. , p. 216.
Anassagora. Testimonianze e /rammenti, Firenze 1 966, p. 249 s.

14 L5
Principi fondamentali della percezione Alcmeone

stato lacunoso in cui ci e giunta la tradizione antica, che Alc­ (tutti dal significato pregnante) grazie ai quali ] 'uomo si carat­
meone approfondisse la natura del processo intellettuale, e ne terizza in tellettualmente, rna non 10 si puo paragonare con
e spia proprio quell'unica affermazione che contrappone uomo una definizione logica del passaggio da sensazione a pensiero,
e animale dal punto di vista delle lora facolta conosci tive, quale e quella espressa dal luogo del Fedone.
in quanta significativa di una coscienza avanzata della pecu­ Mi pare d'altronde che qui la terminologia e la concezione
liarita dell'attivita in tellettuale umana. platonica permeino tanto l'esposizione, che non si possa nean­
Non sono decisive neanche Ie prove addotte da Lanza in che ritenere sicuro il riferimento ad Alemeone. A a 6�cx ed
favore di Anassagora. E vero che questi e emblema della �mcrTI](1.'1) potrebbero ben corrispondere termini analoghi nel
(J-e.{).o ao<; della 7tEpl <:pOo"EW<; LO""t"Op((X di cui Socrate sta dando crotoniate, rna almena il verbo �pe:(1.ew non mi pare avere
una valutazione in tutto il lungo discorso da cui e tratto il nulla a che fare con la stabilita materiale del cervello che
passo in questi one, rna Lanza si fonda per il resto su un'argo­ quegli effettivamente va1 orizzava, designando generalmente
mentazione discutibile. Egli nota che per Anassagora e sicu­ nella terminologia platonica ed aristotelica una stabilizzazione
ramente attestato un interesse per l'articolarsi del processo di tipo logico. �pe:flew esprime insomma un processo d'astra­
conoscitivo : secondo un suo frammento infatti (59 B 2Ib) gli zione dal particolare all'universale che non ha riscontro nelle
uomini si distinguono dagli animali E(J-7tELp(q: . . . xd (J-v� fLYl teorie alemeoniche, Ie quali sembrano puntare l'accento solo
xd O"ocp(q: xd "t"exvYl (ovvia sarebbe l'equiparazione fra a6�(X su uno stato fisico di immobilita del centro conoscitivo 25.
del passo platonico ed E(J-7tELp((X, come pure fra EmO"�fL'fJ e Tuttavia, non si puo neppure escludere che Alemeone potesse
O"ocpLx) 23. Ma il parallelo fra Ie due serie di sostantivi e solo sostenere una teori a come quella delineata da Platone, in
apparentemente facile : pur essendo legittima un'assimilazione quanto possibile riflesso teorico di un interesse fisiologico che
fra EmO"�:J.'fJ e O"o<:p(ex (il secondo termine anticipa nel V secolo gia gli aveva permesso di sottolineare, con la superiorita del
quella fusione di lato pratico e teoretico della scienza che cervello, la capacita di �\)\neVOCL dell'uomo. Condividerei dun­
sara poi espressa, sebbene su un piano pill elevato, dal que l'idea che con la dottrina del crotoniate quella del Fedone
primo 24) , non altrettanto 10 e quella fra a 6�(X ed EfL7tEL­ sia « non identificabile, rna certo assai coerente » 2 6 , con Ia
p L(X. Mentre la a6�(X indica per Platone un opinare che precisazione che solo la menzione del cervello e Ie parole fino
necessita di stabilita logica (cfr. ad esempio Rep. 476 D-480 A), ad ocr<ppcx(ve:cr&c n rinviano con una certa sicurezza ad Ale­
l'EfL7tELpt(X del frammento anassagoreo implica gia una con­ meone, mentre quanta segue e sovrapposizione platonica at­
cettualizzazione all'interno dei dati acquisiti dall'esperienza, traverso Ia quale si puo intravedere solo con difficolta la fisio­
percheS appunto per questa l'uomo si distinguera dall'animale. nomia specifica di un altro pensatore. Non per questo l'impor­
II fattore O"o<:pLx, di conseguenza, non e posto in un rapporto tanza di Alemeone sara sminuita : in ogni caso rimangono
di posteriorita logica con E(l,7tELp((X - come invece EmO"�fL'fJ fecondissime di spunti e approfondimenti l'affermazione della
rispetto a a6�(X -, costituendo bensi uno stadio parallelo a funzione direttiva dell'attivita cerebrale e la differenziazione
quell'atteggiamento empirico che per un presocratico e cono­ di questa in sensibile e intellettuale.
scenza a tutti gli effetti. Certamente il frammento del c1azo­
menio e notevolissimo, nell'allineamento di quattro fattori 25. Non nego quindi completamente alIa dottrina alcmeonica l'im­
portanza della stasi del cervello (si ricordi la notizia di Teofrasto sulle
conseguenze del suo spostamento), come fa invece Lanza, L'Eyxe'POI:Ao�
23. Cfr. Lanza, L'eyxt(jlIXAO� cit . , p. 76. cit . , p. 75 n. 10. Non accetterei pero neanche senz'altro l'attribuzione di
24. Crr. B. Snell, Die Ausdrucke fur den Begri!l des Wissens in der Hirzel, come hanno fatto la Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 3 8, e Guthrie,
vorplatonischen Philosophie, Diss. Gottingen 1 922, « Philologische Unter­ History, I, p. 349.
suchungen », H. 29, Berlin 1924, p. 87. 26. Di Benedetto, op. cit . , p. 340 n. 50.

16 17
Principi [ondamentali della percezione Empedocle

B - Empedocle (De sensibus, parr. 7 - 24 = DK , tarita di queste e dei poroi e attestata esplicitamente dalla
31 A 86) spiegazione empedoc1ea della proprieta del rnagnete di atti­
rare il ferro (3 1 A 89 : ' EfLm:aox"A9j� fLeV 't'1X�� OC7tOpp OLG(L� 't'Ct.L�
, " , \ - , - ,� ['
om lX(.Lcpo't'epwv XIXL 't'OL� 7t0pOL� 't'O L� 't"YJ� .,/\L'I.rO l) H plXXl\eLIX
-
., '
I. Tratti comuni ai processi percettivi
A(%O� e la calarnita] crl)fLfLe't'poL� oumv 't'1X�� OC7tO 't'ou crLa�pou
Per Empedocle - seguo l'ordine dell'esposizione teofra­ 't'ov cr(a'YJPov cpepecr%IXL AeyeL 7tpO� 't"�v "AL%OV ; e vedi la descri­
stea - la percezione si produce 't'<Jl tVIXp [.L6't''t'zw d.; 't'ou.; zione che segue). Testirnonianza analoga, rna in specifico rife­
7t6pou.; 't'ou.; h&.a'O) .; (sc. lX�a&�azw.; : par. 7). Essa, cioe, ha rirnento aHa sensazione, ci da Platone (Men. 76 C 3 1 A 92). =

luogo con l'adattamento di particelle provenienti dall'oggetto Re1ativarnente al contenuto dei poroi Teofrasto solleva al
percepito nei pori dell'organo percipiente 27 : e - pro segue par. 13 un'aporia : non sono vuoti prima di accogliere Ie
Teofrasto - un senso non puo cogliere l'oggetto di un altro parti ornogenee, perche Ernpedoc1e corn'e nota non arnrnette
(ad es. l'occhio non puo afferrare un suono), perche i pori il vuoto , rna d'altronde se fossero pieni si avrebbe una sensa­
di a1cuni organi sono troppo larghi rispetto all'lX�a&'YJ't'6v (Ie zi one continua. La difficolta si puC> perC> superare agevolrnente,
cui particelle aHora non entrano in contatto con l' organo), i accettando la plausibile supposizione di Filopono 29 che i poroi
pori di altri troppo stretti (e in questo caso Ie particelle non siano 7te7tA"tJPwfLeVO l)� AE:7t't'ofLepecr't'epou 't'LVO� cr6lfLlX't"O� otov oct­
possono entrare affatto). La larghezza dei pori e simmetrica p o� . Questo fluido sottile cederebbe il posto aIle particelle sen­
per ogni senso con la dimensione delle particelle dei propri sibili ne1 caso di un lora ingresso (tuttavia i pori sono cavi,
oggetti sensibili e solo di quelli . e distinti dalle parti solide del corpo) 30.
Teofrasto non specifica come queste particelle si organiz­
zino, ma parlera poi di &.7tOppO� (effluvio) a proposito della
attribuit a ad Eraclito da Diogene Laerzio - 22 A 1 , par. 8 - ed espressa
vista, e trattando dell'olfatto dira che l'odore piu intenso efficacemente, fra l'altro, dai frr. 12 e 91 del filosofo di Efeso) . Empedocle
&'7tOPpz'i: (emana, effluisce) dai corpi sottili e leggeri. La dot­ ha applicato tale idea in generale a tutte Ie cose, e poi specificamente a
queUe sensibili. Al par. 20 del De sensibus (nel contesto di una critica alle
trina dei poroi e associata quindi a queUa delle aporroai, e ci o teorie dell'agrigentino che qui non occorrera ricordare) Teofrasto inserisce
non si verifichera solo per vista e odorato ma molto proba­ un interessante inciso che conferma quest'ipotesi : d � cp'&lmc; aLa "r'IJv

bilmente per tutti i sensi, estendendasi del resta al di Ia dei &1WppO�V, cT>m:p Xp ij "t'CXL xOLVo"t'a"t'cp cs'Y)fJ.dcp : il logorio delle cose per
gli effiuvi era ritenuto da Empedocle una prova universale e definitiva
pro blemi conascitivi a tutta Ia visiane della natura : per Em­ della sua teoria delle sensazioni.
pedoc1e infatti da tutte Ie case esistenti emanano aporroai 29. Nel commento ad Aristot. De gen. et corr. (p. 1 78, 2 Vitelli =
, 3 1 A 87). La supposizione di Filopono e condivisa da Kranz, Empedokles
(7t IXV'rWV
' "
ZLa�v IX7tOppOIX�," oaa
" "
zYZVOV'rO 28) . L a campI emen-
cit., p. 27. Arbitraria e invece la spiegazione di S. Luria, Die AnJiinge des
griechischen Denkens, Berlin 1 963, p. 87, secondo cui i pori esisterebbero
solo come possibilita, se la sensazione non e in atto : si attribuirebbe cosi
27. Le parole stesse di Empedocle confermano l'essenzialita dei ad Empedocle un'idea che non poteva avere. E anche possibile che egli
poroi nella sensazione (che del resto deriva direttamente dalla sua teoria non si sia posto un problema, cui hanno tentato di rispondere per lui
generale, secondo cui tutte Ie cose sono date da una combinazione dei i modemi (secondo un frequente e pemicioso atteggiamento di cui e
quattro clementi che « corrono l'uno attraverso l'altro » : cfr. 31 B 2 1 . 1 3 esempio anche J. Longrigg, Philosophy and Medicine: Some Early Tnterac­
s.) : nel fro 3. 1 2 Empedocle esorta a d accordare eguale fiducia a vista, tions, « Harvard Studies in Classical Philology » 67 [1963], p. 1 69 s.).
udito e gusto, e a non negarla alle altre membra, orc6crn rc6poc; rtcrTt vo-ijO"lX�. 30. Non e necessario diffondersi qui sulle altre critiche di Teofrasto
28. E il fro 89 : dalle parole di commento di Plutarco (che 10 cita (comprendenti ben 1 3 paragrafi, dal 1 2 al 24), che pure colpiscono parti­
in Quaest. nat. 1 9, 9 1 6 D) si desume che il verso apparteneva ad un con­ colareggiatamente quasi tutti i punti delle dottrine percettive empedoclee.
testo riguardante 10 struggersi di tutte Ie cose per iI lora fiusso continuo. Per 10 pili, infatti, Teofrasto fa Ie sue obiezioni da un punto di vista esclu­
Empedocle dev'essere percio giunto all'idea delle aporrcai da una sugge­ sivamente peripatetico, complicando piuttosto che chiarendo i punti
stione di tipo eracliteo (cfr. l'immagine del pe:rv TIX o "Arx rcOTrx[LOU �[X1)V oscuri relativi all'autore considerato : questo viene visto con occhi troppo

18 19
Principi fondamentali della percezione Empedocle

A prescindere da certi punti problematici, rimane tuttavia AlIa base dell'idea di pori ed emanazioni, infine, sta una
evidente che Empedode riprende l'elemento dei poroi da Alc­ nozione essenzialmente materiale della sensazione, la quale si
meone 31 - il quale aveva impiegato per primo questo ter­ fonda in ultima analisi suI contatto fisico. Per questo Empe­
mine per la sensazione -, anche se ne da una traduzione docIe, come la maggior parte dei presocratici, pensedt che la
generalizzante, nell'applicarlo a tutti i corpi . Benche Empe­ natura del tatto sia troppo ovvia per richiedere una tratta­
dode non giunga - come forse il suo predecessore - a una zione specifica, e non esprimera pareri in proposito.
coscienza dei nervi sensoriali (i poroi sembrano essere utiliz­
zati pili in funzione della ricezione di effiuvi esterni, che del II. Similarita e dissimilarita
collegamento con un organa centrale), la sua volonta di ri­
farsi ad Alcmeone dimostra almena l'intento di dare una cor­ Per EmpedocIe la conoscenza ha luogo attraverso il simile :
retta impostazione scientifica alIa propria dottrina, benche il nel De sensibus ques to appare chiaro tanto dalla descrizione
suo procedere rimanga a meta fra 10 scientifico e il mistico di singoli processi sensibili (ad es. nella vista il fuoco dell'oc­
(altri tratti della stessa d ottrina percettiva, come ad esempio chio fa percepire Ie cose chiare, l'acqua Ie cose scure), quanto
il principio dell'attrazione fra simili, hanno piuttosto una co­ da affermazioni generali (ad es. par. 1 0 : 'r0 flEV Y<XP cppovei:v
loritura mistica) 32. dV(xL 'roi:c; 0110LOLC;, 'r0 a' &yvodv 'roi:c; &VOflOLQLC). In que­
sto caso - a differenza che per A1cmeone - l'interpreta­
zione teofrastea 33 ha una base reale : a confermare che Empe­
modernizzanti, giudicato in base a concetti che non poteva avere. Accen­
docIe credeva effettivamente nell'attrazione fra simili, formu­
nero comunque aile osservazioni polemiche dell'allievo di Aristotele (vuoi
su Empedocle vuoi sugli aItri pensatori), quando forniscano indiretta­ landone anzi per primo il principio, c'e una testimonianza di
mente utili elementi di informazione storica. Aezio (V 27, 1 = 3 1 A 77) sulla nutrizione degli animali, che
3 1 . Implicato nell'elemento dei pori, si puo dire che passi da Alc­
meone ad EmpedocIe anche un certo senso del ruolo giocato nella per­ secondo EmpedocIe crescono se si alimentano di sostanze af-
cezione dal fattore 8oggettivo.
32. Secondo E. R. Dodds, I Greci e l'lrrazionale, trad. it., Firenze
1 973, p. 1 85, « EmpedocIe non rappresenta un tipo nuovo di personalita,
rna anzi uno molto antico : 10 sciamano cioe che unisce in se Ie funzioni, religioso-filosofico occidentale (tentativo che Platone ed AristoteIe com­
ancora non differenziate, di mage e naturalista, poeta e filosofo, predica­ piranno con un'impostazione idealistica che portera al tramonto della
tore, guaritore e pubblico consigliere ». Cosi si spiega fra l'aItro la diffe­ scienza naturale) . Ma nonostante l'impostazione delle sue dottrine, Em­
renza di tone fra IIept cpucrew<; e Ka&ap[LOL (Ie cui concezioni sono pedocle e per molti aspetti precursore di Democrito. In primo luogo e
pero molto piu difficili a conciliare nei dettagli : efr. comunque i tentativi fondamentale in tal senso la mancanza di tratti teleologici del suo sistema,
di H. S. Long, The Unity of Empedocles' Thought, « American Journal iI Quale ha il carattere di un'ipotesi scientifica che si preoccupa di ricostruire
of Philology » 70 [ 1 949], pp. 142-1 58 ; c. H. Kahn, Religion and Natural presupposti ignoti con cui spiegare il maggior numero possibile di dati .
Philosophy in Empedocles' Doctrine of the Soul, « Archiv fUr Geschichte In secondo luogo va notata la particolare reazione all 'eleatismo, alIa quale
der Philosoph ie » 42 [1 960], pp. 3-35, poi in The Pre-Socratics. A Collection manca soJo I'ammissione dell'esistenza di particelle indivisibili (che non
of Critical Essays, ed. A. P. D. Mourelatos, New York 1 974, pp. 426- sembra essere stata esplicitamente affermata da EmpedocIe, benche nep­
456 ; A. A. Long, Thinking and Sense-Perception in Empedocles: MystiCism pure negata : cfr. Luria, Die Anfiinge cit., p. 94) per trasmettersi agii ato­
or Materialism ?, « Classical Quarterly » 60 [1 966]. pp. 256-276) . Anche misti.
Luria, Die Anfiinge cit., p. 80 8S., sottolinea il carattere dualistico della 33. Ed aristotelica : efr. Metaph. B 4. 1 000b 5 e De anima A 2.404b 8 .
dottrina empedocIea, parallelo al tentativo ' eclettico ' di conciliare la Nel secondo passe Aristotele critica l a teoria della conoscenza attraverso
scienza della natura ionica con il misticismo pitagorico (rna stranamente, il simile perche, ammesso che I'anima sia uguale agii eIementi, per cono­
a p. 95, vuol fare un discorso analogo per Alcmeone, in cui non mi pare scere i composti dovrebbe essere anche uguale a questi. Come e noto,
invece che il conftuire di un empirismo di tipo ionico con elementi pita­ il principio di Aristotele (analogo a queIIo can cui spiega la facoWt del
gorici dia luogo a un dualismo simile). Secondo Luria, p. 9 1 , l'esistenza pensiero) e che paziente e agente debbono essere dissimili (essendo solo
del mondo degli spiriti immortali (efr. fro 1 1 5) accanto a quello materiale cosi possibili stimolo sensibile e interazione), mentre la facoita. percettiva
e appunto emblematica del tentativo di fondere scienza ionica e pensiero dev'essere uguale in potenza all'oggetto della percezione.

20 21
Principi fondamentali della percezione Empedocle

fini al proprio organismo . Ma soprattutto, ci son o conservate III. Centro dell'attivita conoscitiva
parole originali del filosofo sulla mutua attrazione fra Ie so­
stanze nel processo nutritivo (fr. 90) e in generale. Particolar­ Dalle parole citate dal par. 10, risulta che non solo quella
mente importante e il fr. 109, che qui si riporta perche e di sensibile, rna tutta la conoscenza (indicata infatti col termine
una chiarezza che non lascia adito a dubbi : YO:(1) [.Lev ycxP generale CPPOVE'i:V) avviene 't"o'i:� O[J.O£OL�, mentre l'ignoranza
"
ya �av 07t<U7t0:

[.LEV , u" o'» tx'n 0'»' Uocup,
" '»
/ a�'lTe:p�
' (l , 0
'»' O:�'lTe:po:
, (l , o� �WV, e dovuta 't"OL� &VO:J.O£OL�. Derivando da uno stesso processo
&'t' cxp 7tUpt 7tUP &(a'YjAOV, / O"'t' o p y1j v ae O"'t'opy7i, ve:�XOC; ae 't'E: vdxe:·r: corporeo di incontro e unione fra elementi simili, aisthesis e
AUypcj). Per Empedoc1e, dunque, la conoscenza e data cer­ phronesis si assimilano, rna non si identificano completamente
tamente dall'incontro fra un elemento corporeo interno a noi (cosi crede Aristotele, perche ricerca in Empedocle una no­
e un altro della stesso genere all'esterno. zione di conoscenza intellettuale incorporea che quegli non
I frr. 91 e 92, alludendo al mescolarsi di acqua e vino, 0 poteva avere) : una differenziazione c'e, seppure solo di grado,
stagno e rame, dimostrano che I'affinia necessaria all'unione se 't"0 C'-�:J.cx't"� fL&AL(l"'t"CX CPPOVELV' EV 't"ou't"CP Y eXp fL&A�(l"'t"()( xE xpiX­
puo essere pure di struttura, non obbligatoriamente di so stanza (l"&X� 't" eX (l"'t"OLXELX 't"&V flEp&V (par. 10) 35. 11 pensiero vero e
(la possibilita che anche i diversi e1ementi si uniscano in ami­ proprio nasce quindi dal migliore equilibrio fra gli elementi
cizia quando siano disposti in strutture armoniche e espressa corporei, il quale ha luogo nel sangue.
anche dal fr. 22). Come nei fenomeni fisici, anche nella sen­ Organo centrale dell'intelligenza per Empedocle, dunque,
sazione si dovranno ritenere homoioi non solo gli e1ementi sara il cuore 36 : opinione arretrata rispetto alIa valorizzazione
affini, ma anche Ie s t r u t t u r e armoniche : questa spie­
gazione mi pare l'unica che possa chiarire la relazione - al­ 35. EcrT[, che si legge nei codici dopo xexpiicr.&Q(�, non dll senso ed e
trimenti alquanto oscura - fra il principio fondamentale generalmente espunto. A. Frenkian, Theophrast, De Sensu, Kap. 10, « Phi­
lologus » 1 07 ( 1 963), p. 3 1 3, prop one di correggerlo in tcrQ(, che sarebbe
dell'()[LoLoV 6[.Lo£cp e quello che l'organo percettivo deve necessario per definire Ie proporzioni nella mescolanza degli elementi :
avere pori di Iarghezza conveniente per accogliere gli effluvi trovo invece che !'emendazione introdurrebbe una sovrabbondanza nel
testo, dove gill l'avverbio fL &:AmTQ( sottolinea l'uguaglianza richiesta fra
(la cui homoiotes si specifica quindi come similarita sia di i componenti della krasis per il formarsi del pensiero .
so stanza che di struttura spaziale) 34. 36. Non credo tuttavia che sia xO(p ll[Q(, come aveva supposto Diels,
il so ggetto del primo verso del fro 105 del filosofo : Q(�fLQ(TOC; EV m:A&:yc:crm
Te'& pO(fLfLEVY) &vn'&o p 6vTOC;, / TTI Te v 6Y) fLO( fL&: A�crTQ( x�xA1JcrxeTQ(� &.v.&pw-
7tO� cr�v' / O(IfLO( yiXp &v.&pW7tO�C; 7tc:p �x&:p ll�6v EcrT� v 6Y)fLOI.. Pornrio (De
34. Cfr. H. H. Joachim, The Nicomachean Ethics. A Commentary, Styge ap. Stob. Eel. I 49, 53, p. 424, 1 4 W.) cita il frammento nel modo se­
Oxford 1 9 5 1 , pp. 1 69-1 72. Commentando un passo che accenna alI'affi­ guente : ' E fL7telloxA'Yjt; TC: oihw CPOtlVC:TQ(� wt; opy&:vou 7tPOt; cruvemv TOU Q(t­
nita richiesta fra soggetto e oggetto della conoscenza (Eth. Nic. Z 1 . 1 1 39a fLOI.TOt; QVTOt; AEye�v ' Q('C [LQ(TOt; . . . v6Y)fLQ( ' . Da queste parole E. Bignone,
1 0 : Er1t"Ep xcc&' 6lLOL6TIF& "t"L\lCC xcct olxEL 6TI]"t"cc 1) "(\Iwmc;; ,)1t"&pXE� CC\;­ Empedocle, Torino 1 9 1 6, p. 475, arguisce giustamente che il sostantivo,
"t"Otc;;) , 10 studioso apre un interessante excursus sull'applicazione del cui doveva essere attribuito il participio Te'&pQ(fLfLEVY) , fosse piuttosto un si­
principio dell'8lLowv 6lLo(<P da Empedocle ad Aristotele, precisando fra nonimo della cruvc:cr�t; (<< conoscenza », « intelligenza ») menzionata da Por­
l'altro (p. 1 70 n. 3) che « Perhaps 8lLow\I (' like ') includes in its meaning firio, ad es. fL'ijT�t; (che ricorre nel fro 1 06 di Empedocle) 0 cpp 6vY) cr�c; (efr.
for Empedocles the notion of a correspondence of structure, so that (e.g.) fro 1 10. 1 0 ; ma l'agrigentino puo avere scritto proprio cruvemt;, termine
A will be like B if the particles of A fit into the pores of B ». Teofrasto noto ai presocratici - cfr. sotto, pp. 1 96 e 1 97 n. 10 -, anche se per
rimprovera pero Empedocle (par. 1 5) perche, dopo aver posto come lui non e attestato). Troverei del resto strana l'immagine del euore che
condizioni di sensazione tanto la similarita di sostanza ("t"o l5[.Lo�o\l) « si nutre nei fiutti del sangue pulsante »: Empedocle non doveva avere
quanto la corrispondenza spaziale (1) cru [.L(J.E"t"P lcc), si dimentica della una cosi chiara nozione della relazione fra cuore e mota del sangue (cfr.
prima quando parla dell'accordarsi di poroi ed aporroai : e forse qui egli C. R. S. Harris, The Heart and the Vascular System in Ancient Greek Me­
non pecca di ipercriticismo, essendo probabile che Empedocle non si dicine from Alcmaeon to Galen, Oxford 1 973, p . 1 8) . D'altronde cio non
ponesse effettivamente il problema di correlare i due aspetti (che nelle si gnifica eliminare il ruolo del cuore dalla dottrina empedoclea, confer­
sue spiegazioni dei processi sensibili appaiono sempre staccati). mate (oltre che dall'espressione 7tep �x&:p ll� ov . . , v 6Y) fLQ() da 3 1 A 84

22 23
Principi Jondamentali della percezione Empedocle

alcmeonica del cervello, attuata in base a corrette osservazioni &7ttt:V't'tt:), e il 107 (ex 't'oil't'Cuv [cioe : degli e1ementi] < yap ,> my-v-
empiriche. Empedocle si mostra lontano dalla correttezza e
, • Ge ' / ,
't'tt: 7tE:7tYjytt:o-w tt:P[LOG'lTE:V't'tt: Xtt:�" 't'OU't'O�C; 'P pOVE:OUG� Xtt:�, Yj,' O�OV't',
concretezza scientifica del suo predecessore anche per l'appli­ �a' &:V�WV't'tt:� 38) . Sulla stessa linea e l'ultimo verso del fro 1 10 :
,
cazione all' ambito conoscitivo d'un presupposto di tipo cosmo­ ,
7ttt:V't'tt: \
ytt:p ,'�G'lT�
C\ "
'Pp ovYjGW E:XE:W Xtt:�" V(U[Ltt:'t'OC; tt:'"� Gtt:V 39

logico quale l'attrazione fra simili. Un terzo punto che con­ Parlano pili specifieamente di un'assimilazione fra piante
ferma una sua inferiorita rispetto ad Alcmeone consiste nella e animali (ehe si inserive eomunque nel eontesto pili ampio
gia accennata assenza di una distinzione (se non di grado) dell'animazione universale) alcuni passi della pseudoaristote­
fra sensazione e pensiero. lieo De plantis 40, di cui riporto i pili signifieativi, perehe sa­
ranno interessanti anehe per Anassagora e Demoerito : A 1 . 8 1 5a
IV. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra 1 5 : « Anaxagoras autem et Abruealis [se. EmpedocIes] 41 de-
diversi livelli di esistenza
fettivamente materia organica e inorganica (efr. invece F. Solmsen, An­
Sensazione e pensiero so no visti entrambi come funzioni tecedents of Aristotle's Psychology and Scale of Beings, « American Journal
puramente fisiche e materiali, se non dal punto di vista del of Philology » 76 [1955], p. 1 53 e n. 1 7 ibid.).
val ore conoscitivo almena da quello del processo con cui si 38. Questi versi sono citati dallo stesso Teofrasto al par. 10. Egli
non ignora dunque che Empedocle sosteneva consapevolmente quella che
verificano (il che - come si vedra - trova un'analogia nella presenta come una conseguenza paradossale implicita nei suoi presup­
gnoseologia democritea). Quale diretta conseguenza di questa posti. Se ho visto bene, questo e un caso-limite nel metoda critico di
Teofrasto : pur di demolire la dottrina d'un filosofo (col meccanicismo
assimilazione, laddove A1cmeone sosteneva consapevolmente di Empedocle, poi, e particolarmente duro), ne trae supposte conseguenze
i1 diversificarsi di uomo e animale a livello psichico e quindi che presenta come assurde, dimenticando a bella posta che non di con­
vitale, Empedocle non presenta una differenziazione altret­ seguenze si tratta, rna di idee coscientemente enunciate, se non fonda­
mentali. Esse dovrebbero quindi essere inquadrate storicamente (in que­
tanto netta fra vari gradi del mondo animato, 0 addirittura sto caso nell'iIozoismo di tanta filosofia presocratica) e quindi in una
fra mondo animato e inanimato : egli conferisce a tutte Ie certa misura accettate : rna a Teofrasto sembra mancare spesso un minima
cose indistintamente quella essenziale manifestazione vitale che di senso storico.
39. C'e una testimonianza analoga in Ailt. IV 5, 12 (31 A 96) :
e l'attivita sensibile. In un paragrafo di tono critico (il 1 2), IIocPfLe:v(a1J� xoct 'EfL1L'e: aox).:Yj� XOCL �1JfL 6 xP L't'O� 't'ocu't'ov vouv xocl t,(iux1jv,
Teofrasto obietta a questa teoria, secondo la quale tutta 1a xoc'&' O\)� ou aev av d1J �0ov flAOYOV xup(w�. La notizia sembrerebbe
verosimile, perche tanto Parmenide (28 A 46) quanto Democrito - come
natura e caratterizzata da poroi e aporroai, che in tal modo vedremo - concedono a tutti gli esseri sensibilita e forse - rna qui
"
7t<XV"t"<X "t"Z <XLcr·uMI j crZ"t"<XL XOCL" "t"OCU"t"OV
\ ,'
Zcr"t"OCL ..... �
(.LLsL� XOCL\ Cg,' cr·v 'jcrL� XOCL
!+....,., ,
la questione e pill complessa - intelligenza. Mette pero in sospetto la
OC{) ;Y)crL�' 7t(XV"t"OC yap 7tOLE'i: "t"'ij crU(.L(.LE"t"p LC"f "t"<iJv 7t 6pwv, zav (.L-Y) ripetizione meccanica dell'identificazione aristotelica fra psyche e nous,
che induce a ritenere sovrainterpretazione peripatetica anche quanto
7tpocr.&'ij "t"LV<X aLOCcpOp &v (Ie stesse 0 biezioni tornano, rivolte segue.
alIa phronesis, al par. 23). Ma Empedocle avrebbe risposto 40. Di questa compilazione da Aristotele e Teofrasto e forse autore
che di aver istituito una sorta di comunione psichica fra tutte 10 storico Nicola di Damasco (I sec. a. C.). Ne conserviamo purtroppo
solo la traduzione latina (d'un tale Alfredo vissuto prima della meta del
Ie cose egli era ben cosciente, come dimostrano due suoi fram­ XIII secolo d. C.), tratta a sua volta dalla traduzione araba (di Is'haq
menti 37, il 1 03 ("t"'ij aE (.LEV ouv l 6"t"Y)"t"L TuXY)� 7tEcpp 6vY)XEV ben Hunain, IX secolo d. C.) : cfr. R.E. II. 1, col. 1 047, e XVII. 1 , col. 423
s. Se I'autore e Nicola di Damasco, comunque, la sua ' fede ' aristotelica
assicura in quaIche modo la credibilita delle notizie dateci dalla sua ope­
(Censorino 6, 1 : « Empedocies, quem in hoc Aristoteles secutus est, ante retta compilatoria.
omnia cor iudicavit increscere, quod hominis vitam maxime contineat ») 4 1 . Nei Vorsokratiker una nota a questo passe avverte che general­
e A 97. mente nei testi arabi il nome Abrucalis designa Protagora od Erofilo.
37. Di fronte ai quali risulta perlomeno inutile il tentativo di A. Ma qui la stessa denominazione indichera Empedocle, vuoi perche sono
A. Long, op. cit., p. 261 s., di dimostrare che Empedoc1e distingueva ef- menzionati altri due presocratici come Anassagora e Democrito, vuoi

24 25
Principi Jondamentali della percezione Empedocle

siderio eas moveri dicunt, sentire quoque et tristari delecta­ getto e conc1udono poco. Nella parte in cui vi sia una XpOCCH<;
rique asserunt. Quorum Anaxagoras animalia esse has laeta­ equilibrata degli elementi, l'individuo e pili G"ocp 6<;, pili abile e
rique et tristari dixit fluxum foliorum argumentum assumens. valente (tale XpOCG"L<; si trova quindi nella mana per gli arti­
Abrucalis autem sexum in his permixtum opinatus est. b 1 6 : giani, nella lingua per i retori, e cosi via).
Anaxagoras autem et Democritus et Abrucalis illas intellectum Con Ie osservazioni appena esposte, Ernpedoc1e si pone
intellegentiamque habere dicebant » (3 1 A 70 + 59 A 1 1 7). come padre della caratterologia antica, sia nei suoi aspetti di
E evidente come il pampsichismo empedoc1eo sia lontano sistematicita e c1assificazione teorica dei temperamenti indivi­
dalla cosciente gerarchia che Alcmeone istituiva fra i vari duali, sia in quelli di osservazione concreta e attenzione alIa
gradi di esistenza, differenziandoli in base ad una realistica corrispondenza precisa fra tratti somatici e tratti psicologici.
considerazione delle loro diverse manifestazioni vitali (presenza Ad Empedoc1e sembrano risalire fra l'altro i cappo 28, 29 e
o menD dell'attivita intellettiva, di quella sensibile e cosi via), 32-35 del primo libro dell'ippocratico I1EPl. aLod't"'YJ<;, che co­
e anticipando in questo il De anima aristotelico. stituiscono un esempio cospicuo della fisiognomia greca 42.

v. Originali considerazioni di tipo caratterologico e spiegazione Empedoc1e spiega con un'analoga impostazione materiali­
di piacere e dolore stica e meccanicistica anche il verificarsi delle sensazioni di
piacere e dolore : il primo e dato da cose che sono simili al
Mentre per i tratti finora richiamati si dimostra scientifi­ nostro organismo, sia nei loro costituenti che nel modo della
camente menD moderno di Alcmeone (benche il val ore filo­ loro composizione, il secondo da cose opposte. E questo i1
sofico delle sue soluzioni non sia minore), il pensatore agri­ senso della fine del par. 9 del De sensibus, confermato del
gentino svil uppa una teoria estremamente originale e interes­ resto da una testimonianza fededegna quale il citato fro 1 07
sante relativamente alIa natura dei caratteri individuali. Su di Empedoc1e stesso (<< attraverso gli elementi tutte Ie cose
questo punto, Teofrasto e molto chiaro (par. 1 1 ) : Empedoc1e conoscono e godono e soffrono »). Al par. 16 Teofrasto ri­
riconduce alIa grandezza e densita delle particelle corporee i prende questa teoria per criticarla, individuando un'insuffi­
diversi gradi di intelligenza e di energia. Nella sfera conosci­ cienza di distinzione fra � aov� I AU1t'YJ e sensazioni qualsiasi 43.
tiva, la condizione ottimale (quella dei 'Ppov�fL�'t"<X.'t"o�) e data Ma di questa problema - al solito - e anacronistico chie-
da grandezza media e uniforme delle particelle e breve distanza
fra di esse, mentre Ie condizioni opposte rendono gli individui
42. efr. R. Joly, Recherches sur Ie traite pseudo-hippocratique « Du
&'P povea't"<X.'t"m. Nella sfera dell'azione, colora in cui gli ele­ regime », Paris 1 960, p. 88 s. ; J. Jouanna, La tMorie de I'intelligence et
merlti si presentano radi e porosi sana lenti e facilmente sog­ de l'ame dans Ie traite hippocratique « Du regime » : ses rapports avec
getti a stanchezza, mentre coloro in cui gli elementi si pre­ Empedoc/e et Ie « Timee » de Platon, « Revue des Etudes Grecques » 79
(1 966), p. XVII s.
sentano compatti e finemente divisi, per l'impeto che ne de­ 43. Teofrasto scrive che ()(lO'&�O'eL� "(rip ·t'LVQ(� � [Le'\" Q(lO'.&�O'ew�
riva nel sangue so no irruenti, rna si gettano in piu d'un pro- 1t'OLOUO'L '\'�'J � ao'J�'J X()(� '\'�'J AU1t'Y)'J, dove e discusso il soggetto di
1t'OLOUO'L. Bignone, op. cit . , p. 375 n. 1 (come gia Diels, Dox., p. 504 n. 4),
pensa si tratti di ErnpedocIe e Anassagora. citato subito dopo : rna si ve­
perche l'idea dell'uguale natura di animali e piante e attestata per Empe­ dra che Anassagora escIude totalrnente l'� ao'J� dai processi sensibili.
Stratton, p. 1 70, pensa che ad ErnpedocIe siano accostati colora che
docle anche da 3 1 A 1 (par. 77), B 82 e B 1 1 7. In quest'ultimo frammento
sono d'accordo con lui, cioe i seguaci della scuola italica e siciliana. 10
Empedocle ricorda di essere stato in altre vite fanciullo e arbusto e uc­
penserei a un soggetto ancora piu generico, e.g. oE tpumoA6,,(oL (Teo­
cello e pesce : e una spia delle radici mistiche dell'idea d'una sensibilita
frasto sta attaccando un'irnpostazione rnaterialistica generalrnente dif­
delle piante (non a caso un precedente di essa e rintracciabile nella scuola
fusa nel naturaIisrno presocratico) .
pitagorica - 58 B la, par. 28 - ).

26 27
Principi Jondamentali della percezione Anassagora

dere la soluzione ad Empedocle : egli ha almena avuto il merito C - Anassagora (De sensibus, parr. 27-37 = DK,
di porre per primo la questione, e in quei termini tipici della 59 A 92)
filosofia presocratica, che Teofrasto non e mai riuscito a guar­
dare senza un po' di livore, avendo abbracciato toto corde il I. Osservazioni generali
teleologismo del maestro (con relativo riconoscimento di pia­
cere e dolore come maggiore 0 minore avvicinamento alla Anassagora non sembra essersi espresso molto diffusamente
natura prodotto da processi sensibili e intellettuali). suI meccanismo della sensazione : Teofrasto gli dedica 10 spazio
II materialismo della concezione empedoclea esce ulterior­ di sole undici sezioni, coprendone la maggior parte con la
mente evidenziato dalle testimonianze di Aezio raccolte in sua critica 47, senza contare che non disponiamo di testimo­
DK, 3 1 A 95, che nello stesso tempo in cui ripetono la sud­ nianze integrative tanto numerose come nel caso di A1cmeone
detta spiegazione di piacere e dolore, danno un'interessante ed Empedocle. Naturalmente, come spesso avviene, la rela­
precisazione rispetto al resoconto teofrasteo . Aezio V 28, ad tiva esiguita d'informazione puo esser dovuta a una lacuno­
esempio, aggiunge che ' E[L7te: aOXA-Yj� 't'a� [Ltv OP��Et� YLVEO'%ott sita della tradizione, rna si ha ugualmente l'impressione che
't'O-t� "'"' CJ.l, 0t� Xot't'ot" 't'ot� e:I\I\Et't'EL�
' "1 "1 ' . J , - ot7tO't'EI\OUV't'WV
't'<uV , "I ' "
e:Xotcr't'ov Anassagora non abbia sviluppato sulla percezione una teoria
cr't'OLX.dwv. L' () P E� L � 0 desiderio e dunque conseguenza, per
elaborata quanta Ie altre esaminate nel De sensibus. Che la
Empedocle, della mancanza di un elemento essenziale nella considerazione del meccanismo sensoriale occupasse una po­
mescolanza corporea. Se questa viene completata, l'organismo sizione marginale nella sua filosofia, puo essere confermato
ne riceve un senso di soddisfazione. Tale spiegazione si salda dalla rozzezza di certe nozioni (ad es. l'assenza di una coor­
con quella di piacere e dolore, ponendosi su un piano ad essa dinazione fra i vari sensi, 0 la sbrigativa spiegazione della
parallelo per l'impostazione tutta concreta e materiale. vista attraverso la riflessione dell'oggetto negli occhi). Na­
turalmente si tratta di un a questione di sfumature, tanto
Osservazioni simili (benche si applichino particolarmente
piiI che - come risultera fra poco - la teoria di Anassagora
bene ad Empedoc1e, per la chiarezza con cui egli affronta
ha una fisionomia originale e mantiene un suo notevole inte­
questi problemi) 44 valgono per tutta la psicologia presocratica.
resse : rna vorrei ugualmente suggerire che sia legittimo sot­
Questa non sente l'esigenza di spiegare i fatti psicofisici sepa­
toline are una rninore attenzione del filosofo di Clazomene per
ratamente da quelli psicologici O'anima e considerata al mas­
questi problemi.
simo una porzione pili sottile del corpo), per cui fenomeni
come il piacere e il dolore, il desiderio, la varieta dei caratteri
II. Similarita e dissimilarita
individuali, la memoria 46 e cosi via sono assimilati a processi
corporei qualsiasi 46. Cosi Teofrasto inizia (par. 27) la sua esposizione su Anas-
� y o, p lX� oe:
sagora : ' AvlX",lX "' " YWe:crvIXL
Q ,
tJ.e:v "t"OL�
N e:VIXV"t"LOL�
, , (sc. "t"1X�
,

44. H. Siebeck, Geschichte der Psych% gie, I 1 , Gotha 1 880, p. 1 52, 47. Basarsi sulla distribuzione quantitativa delle sezioni del De sen­
individua in Empedocle la prima teoria del desiderio, ma sottovaluta l'im­ sibus puC> sembrare arbitrario, dato che ad un Alcmeone, personalita
portanza del filosofo in quella del piacere e del dolore, per cui andrebbero tanto autorevole nell'ambito della fisiologia della percezione, sono riser­
notati (op. cit., p. 1 5 1 ) solo Anassagora e Diogene. Costoro riprendono vati solo due paragrafi : rna credo che su di lui Teofrasto si sia soffermato
invece alcuni tratti fondamentali proprio da Empedocle (benche Anassa­ poco, perche il suo obiettivo e considerare i filosofi veri e propri, per col­
gora Ii volga poi in senso polemico). pire il meccanicismo delle lora dottrine, tanto piiI pericoloso in quanto
45. Per la spiegazione della memoria data da Diogene d' Apollonia fondato teoricamente. L'importanza di Anassagora, in questa prospet­
cfr. sotto, p. 45 e n. 70 ibid. tiva, dovrebbe essere identica a quella di Empedocle 0 Democrito : e
46. Cfr. Siebeck, op. cit. , I 1, p. 1 38 ss. quindi ricevera min ore attenzione di costoro per il minor rilievo confe­
rito alIa fisiologia della percezione.

28 29
Principi fondamentali della percezione Anassagora

' (1 ' ) 't'o, ,,(Ct.p


' l!
ufLO�OV
' (1 ' " � , 1
Ct.7tCt.1Te:<; U7tO 't'ou 0fLO�OU. Anassagora Un'ultima conseguenza - e conferma - del prodursi della
Ct.�0"1T"t) 0"e:�<; •

e posto evidentemente in antitesi ad Empedoc1e (e in accordo sensazione attraverso il dissimile, consiste nel suo accompa­
con Erac1ito) per l'afl'ermazione che la conoscenza ha luogo gnarsi costantemente a dolore. L'inizio del par. 29 e esplicito
attraverso il dissimile, cui sarebbe condotto dall'idea che il su questo punto : &TtlXalXv a' IXta-lt1jaw [LZ'Ta MTt1j�, em:p &v
simile non subisce l'azione del simile, mentre nella sensazione a6 �z�zv &.X6Aou-ltOV dvlX� 'T� uTto-lt€az�' TtOCV yap 'TO &.v 6[Lo�ov
e necessaria un' alterazione dell' organa (al par. 3 1 Teofrasto &rc'T6[Lzvov rc6vov TtOCP€Xz�. Precedentemente, per contraddire
scrive infatti che 't'o fL�v o3v 't'o�<; EVQ(.V't'[O�<; 7tmdv 't'�v Ct.'�O".&"t) O"LV l'assimilazione empedoc1ea di aisthesis e hedone (derivando
�Xe:�v 't'LVcX. A 6"(ov, (J)O"7te:p EAex.&r r ooxd "(cX.p � &AAOLWO"L<; OUX fmo ambedue da contatto di homoia), Teofrasto aveva notato come
't'WV 0fLO[WV, &1.1.' U7tO 't'WV EViXV't'[WV dviX � 48) . Non e detto che spesso invece la sensazione si accompagni a Type, e aveva a
sia stato realmente Anassagora a formulare questi principi tal proposito ricordato l'opinione anassagorea che cio avviene
generali. Certamente, termini come &7tCt..&e<; e &AAOLWo"�<; non sempre. In realta Teofrasto rifiuta anche questa : ora infatti Ie
possono essere stati impiegati da un prearistote1ico : Anassa­ riserva una lunga critica (parr. 3 1 -33), il cui principale argo­
gora puo avere avuto al massimo una certa idea dei concetti menta e che la sensazione e un processo naturale (XiX.'Ta <pua�v),
di azione e interazione, cui nel suo res oconto Teofrasto ha e che poiche tutto cio che e per natura procede verso il meglio,
dato - come al solito - un'espressione eccessivamente mo­ essa si accompagna pili spesso a piacere che a dolore. Non
dernizzante. Ciononostante, Teofrasto non ha falsato del tutto sempre pero : un'intensita eccessiva degli stimoli a un ecces­
la realta del pensiero anassagoreo, in cui il principio dei con­ siva prolungamento del tempo di stimolazione provocano in
trari si inquadra abbastanza bene : dall'idea (fondata suI pre­ effetti sofferenza. Si tratta comunque di processi contra na­
supposto delle omeomerie e su quello connesso del 7tfiv EV tura (mxp a <puaw) da cui non si possono ricavare principi ge­
7tQ(.V't' L : cfr. frr. 6, 1 1 , ecc.) che tutte Ie sostanze sono presenti nerali. Conc1udendo - afferma infine Teofrasto - piacere e
in noi, puo derivare quella che attraverso di esse possiamo per­ dolore sana epifenomeni accidentali rispetto aHa sensazione,
cepire ogni so stanza opposta presente all'esterno. Questa inter­ cui possono accompagnarsi oppure no.
pretazione e assicurata da un'altra notazione di Teofrasw, L'estesa esposizione dell'argomentazione teofrastea permette
che appunto dopa aver specificato (al par. 28) come grazie al di rilevarne l'angolo visuale : egli rifiuta « ogni affermazione che
caldo in noi percepiamo il freddo, a come gustiamo il dolce non possa inquadrarsi perfettamente nella schema logico pre­
attraverso l'amaro, aggiunge che 7tlxv't'Q(. "(cX.p EVU7tlXP Xe:�v CP"t)O"tv fissato, qui in quello di XiX.'Ta / mxp a <p6a�v. II suo procedere e
EV �[J.�v. pili rigido, e conseguentemente pili sterile di quello di Aristo­
L'operare in Anassagora del principia dei contrari e poi tele » 49. Per quanta poi riguarda Anassagora, quest'osserva­
confermato da una spiegazione della vista attraverso il riflet­ zione puo chiarire quanta egli sia lantana da c1assificazioni
tersi dell'oggetto in cio che e di colore diverso (par. 27 : d<; astratte, nel suo considerare l'organismo come uno stato di
't'o OLOCCPOpOV : e tutti i dettagli della dottrina della visione sono equilibria fisiologico che viene continuamente spezzato da un
coerenti - come si vedra nel prossimo capitola - can que­ processo - la sensazione - visto nel V secolo come assolu­
sti presupposti). tamente materiale : « alIa logica di naturale-innaturale di deri­
vazione aristotelica, si contrappone nel pensiero biologico del
V secolo un'esplicita definizione dell'unita priva di soluzioni
48. La teoria di Anassagora appare ragionevole e coerente agli oc­
chi di Teofrasto, ritenendo anch'egli che l'interazione sia possibile solo che lega il malato al sana e la specie umana all'animale (efr.
fra opposti (anche se subito dopo si chiede se la percezione sia realmente
un'&AAo(W(j�<; : egli pensa infatti, come Aristotele, che i processi per­
cettivi implichino anche un' ofLolw(j�<; fra soggetto senziente e oggetto) . 49. Lanza, Anassagora cit., p. 1 58 .

30 31
Principi fondamentali della percezione Anassagora

Vet. Med. 8). Analogamente nessuna sensazione si puo dire misticheggiante dell'unita fra soggetto e oggetto, mentre Anas­
apriori naturale 0 eccessiva, ma tutte si qualificano come ele­ sagora dimostra una coscienza piil avanzata della relativita
menti intermedi tra due estremi mai pienamente raggiungibili. della percezione (anticipando inoltre la moderna nozione del­
Teofrasto inoltre non ricorda qui che per Anassagora, come l'irritabilita che vi e implicata). Tuttavia, di contro a poroi,
per tutto il pensiero biologico-medico del V secolo, ogni sen­ aporroai 53, ed in genere all'accuratezza presentata dal prede­
sazione deve riportarsi al soggetto senziente, in quanto caldo e cessore nei particolari della sensazione, Anassagora sembra
freddo non sono mai avvertiti in assoluto, ma sempre in rela­ ricavare i dettagli di questa, anche se da presupposti interes­
zione aHo stato del senziente » 50. santi, in modo un po' insufliciente, meccanico e schematico.
Anassagora, del resto, non doveva enunciare la dottrina
dell' firw rsCl.v ii' Ct.trs.&'l) rsw [.L<:'t' oc AU7tlJ C; nella maniera un po'
.. III. Centro dell' attivita conoscitiva
semplicistica in cui la presenta Teofrasto. Aristotele infatti
(Eth. Nic. H 1 4. 1 1 54b 7 = 59 A 94), dopo aver riferito l'opi­ Per quanta riguarda il principio direttivo della conoscenza,
nione degli antichi fisiologi secondo cui vedere e udire sono Anassagora 10 situa nel cervello. Censorino 6, 1 (59 A 1 08), a
dolorosi, aggiunge che &.'AA' � a"'l rs\)V1j'&<:LC; ers[L€v, &c; tpCl.rs£v. proposito della parte del corpo che prima si forma nell'em­
Anassagora 51 preveniva dunque possibili obiezioni, affermando brione 54, ci informa che per Anassagora questa e il « cere­
che la fatica implicata dai processi percettivi passa inavvertita brum, unde omnes sunt sensus ». Se tale testimonianza non
per l'abitudine che facciamo ad essa. bastasse, anche dal par. 28 del I1Epl CXtcr&1jcrEWV (dove l'udito
Non e dunque legittimo giudicare la teoria di Anassagora e spiegato col giungere del suono &Xp L TOU &YXE<P &AOU) ap­
(che si inserisce nel pili ampio contesto delle concezioni bio­ pare chiaro che centro della vita psichica per il filosofo e il
logiche del V secolo) alIa luce del concetto, di carattere pro­ cervello. Si pone allora il problema se qui si localizzi il Nous
priamente percettivo, del paschein aristotelico. Ciononostante tanto importante nel sistema anassagoreo. Tale localizzazione
ha una certa fondatezza - come si e visto - la supposizione apparira plausibile se si riconoscera una certa legittimita
che in essa agisse in qua1che modo un principio di dissimi­ all'identificazione fra Nous e psyche (questa situata certa­
larita, che colloca Anassagora in un'opposizione forse co­ mente nel cervello) che Aristotele rileva in Anassagora : nel
sciente 52, e ad un liveHo teorico leggermente superiore ri­ De anima (A 2.404b 1 = 59 A 1 00) si legge infatti che
spetto ad Empedoc1e. Questi parte infatti da una visione , Avcx �cxy6pCXt; . . . TO cxtTLOV TOU XCXA&t; xcxl 0p&&t; TOV VOUV AfYEL,
< I (l \:', � " ,
ETEP(U'lTL OE TOUTOV ETWCXL T'YJV' ,I . uX'YJv'
'!' " ' EV CXTCCXcrL
" y cxp UTC CXPXEW
CXUTOV TOLt; �<pOLt; XCXL (1.EyCXI\OLt; XCXL (1.LXpOLt; XCXL TL(1.LOLt; XCXL,
, \ .... ,.. , \ 'i .... , ,

50. Lanza, Anassagora cit., p. 1 5 8 ss.


5 1 . Che Aristotele alluda specialmente a lui m i pare indubbio, visto
che la dossografia (raccolta in DK, 59 A 94) 10 presenta come il principale
rappresentante della dottrina. 53. Aezio IV 9, 6 (59 A 93) accosta Anassagora a Parmenide, Em­
52. Muller, op. cit., p. 73, dichiara tale opposizione insussistente pedocIe, Democrito, Epicuro ed Eraclide per i1 verificarsi della sensazione
perche anche Anassagora abbraccerebbe il principio dell' lStLoLo\l 0tL0l<p : attraverso un adattamento degli aistheta ai pori, rna e - nella cumula­
affermazione che almena suI piano percettivo risulta sforzata (vedi ibid.), zione dei nomi - una testimonianza poco attendibile.
e contraddetta dai dati che ho menzionato. Muller cita Chemiss per 54. Nel V secolo Ie opinioni su tale questione variavano a seconda
dimostrare che l'attribuzione ad Anassagora di un principio di dissimi­ di quello che fosse ritenuto l'organo centrale e piiI vitale : anche Alcmeone
lariat riposa su una « peripathetische Forme! », mentre proprio a lui tale (24 A 1 3 : vedi sopra, p. 10 e n. 12 ibid.) afferma percio la priorita di for­
formula non e applicata troppo arbitrariamente : rna altrove (ad es. nella mazione del cervello, e per I'opinione contraria della priorita del cuore
trattazione di Diogene di Apollonia : op. cit., p. 107) 10 studio so dimentica cfr. la testimonianza A 84 relativa ad EmpedocIe. Democrito invece,
la cautela invocata da Cherniss, per accettare senza alcuna riserva l'in­ pur dichiarando per i1 resto la centralita del cervello, pensa al cordone
terpretazione aristotelica. ombelicale (<< more practically », commenta Guthrie, History, II, p. 467) .

32 33
Principi fondamentali della percezione Anassagora

&:n!L0't'�pOLC;. L'uso di y &.p nella seconda frase indica che nous come a un coordinatore delle sensazioni, vero soggetto
Aristotele non trova gia formulata l'identita di Nous e psyche, di esse, mentre gli organi di senso rimangono semplici stru­
rna vi giunge attraverso una coincidenza di causa finale (quale menti.
e ai suoi occhi il Nous per l'universo) e causa motrice (quale e E abbastanza forte, in conc1usione, la probabilita che il Nous
la psyche per gli esseri viventi) : queste invece sono per Anassa­ anassagoreo si specifichi nell'individuo come principi o cono­
gora ben diverse, dal momenta che egli ritiene, come tutti i scitivo, e vada quindi collocato nell' enkephalos. E pero arbi­
presocratici, che l'anima imprima movimento al corpo in modo trario asserire, in base a questa che e pur sempre un'ipotesi, che
assolutamente meccanico. Tuttavia, benche i frammenti non !'idea della conoscenza attraverso contrari derivi da quella di
dicano nulla di diretto sulla connessione fra Nous cosmico e un'eterogeneita totale dell'anima rispetto alle cose esterne,
umano, la deduzione aristotelica e giustificata in qualche mi­ analoga all'eterogeneita tanto intensamente sottolineata da
sura da un raffronto col fr. 12 del clazomenio . Qui, dopo Anassagora (ad es. nel fro 12) per i1 Nous universale 56. Bi­
aver parlato della potenza del Nous, egli specifica che 8mx sogna accontentarsi di affermare genericamente l'accettabilita
yo. 't'I!. U X"t)V
\ ,'
o.Xo.L ,y
XIXL\ 't'1X\ !Lo.L�(u , "\ I
XIXL\ 'TIX' o./\IX(l'(l'(U, ,
1tIXV't'(uV ....
VOUC; di una funzione individuale del Nous, senza pretendere di pre­
XPIX't'o.'i: : l'Intelligenza quindi, se anche non e proprio identica cisarne i particolari in termini che sarebbero inevitabilmente
all'anima, ha almena un collegamento privilegiato con gli es­ azzardati. Una cosa pero e sicura : se da un lato il Nous anas­
seri animati (cfr. fro 1 1 : tv 1tlXv't'l 1tIXV't'OC; !L0'i:plX �vo.cr't'L 1tA�V sagoreo ha i connotati di un'entita suprema, che sta a fonda­
VOU, �cr't'LV OLcrL OE: xlXl VOUC; �V L), dominandoli (vedi XPIX't'o.'i:), mento di tutte Ie cose, dall'altro rimane qualcosa di corporeo,
influendo su di essi in qualche modo, e forse anche regolando e corporea sara la mente individuale in cui si specific a a livello
Ie funzioni della loro psyche. umano. Anassagora non si distacca percio dalla concezione
Un rapporto particolare del Nous con la regione cerebrale meramente materiale e fisica della sensazione e dei processi
e dunque, se non del tutto sicuro, fortemente probabile. Con mentali che e propria di tutti i presocratici.
Ie considerazioni appena fatte si accordano in questo senso Benche l'importanza dell' enkephalos nella dottrina anassa­
alcune parole del De sensibus (par. 38), laddove si dice che gorea appaia notevole, questo elemento sembra ripreso da
nella teoria di Clidemo [J. 6vov . . . 't'a:c; &xo a:c; w)'t'a:c; !LE:V OU ()E:V Alcmeone senza un reale approfondimento scientifico : Anas­
, � " , ' A l:
,
XP LVo.LV, o.LC; 0"'"0. 't'ov VOUV ""
OLIX1to.!L1to.LV, OUX (U(l'1to.p '
vlX slXy oplXC; sagora non pare sforzarsi di collegare concretamente i sensori
&p X�v 1tOLo.'i: 1t&'v't'(Uv 't'ov VOUv. Per Clidemo tutti gli altri or­ al cervello, e anche per l'udito parla genericamente di un o u­
gani di senso percepiscono da soli i propri oggetti, rna l'udito XVE'!:cr'&IXL del suono alla cavita cerebrale, senza accennare a
fa eccezione perche l'orecchio deve rinviare al nous cia che pori 0 a particolari del genere. Teofrasto, almeno, non dice
riceve ; Anassagora, invece, considera quest'ultimo principia nulla in questo senso : e se ne potrebbe dedurre che Anassa­
(&p x1J) di tutti i sensi 55. Sembra insomma che egli guardi al gora si sia richiamato ad A1cmeone per la sua grande autorita
negli studi di filosofia della percezione, senza vivificare questo
rapporto di un'esperienza diretta e concreta, analoga a quella
55. Beare, p. 257 n. 4, obietta che cosi si potrebbe interpretare solo del proprio modello .
se il testo desse ' A'Ia:�a:y 6 p w; & p X� '1 1t"me;� 1t" a: a W 'I (sc. a:!a.\}1jae;w'I) TO'l
'1013'1, anziche 1t"ci'ITw'I . Ma I'interpretazione che ho dato e resa obbli­
gatoria dal contesto, riguardante la coordinazione fra sensazioni, e man­
tiene d'altro canto la propria validita anche lasciando 1t"ci'ITw'I : Clidemo 56. Cosi pare supporre Beare, p. 37 (rna a p. 209 deve ammettere
si differenzia da Anassagora perche questi considera fonte di tutto -:e che non c'e alcun accenno a come si effettui l'eterogeneita dell'anima
quindi anche di (utta fa vita sensibile - il '10ue; . attiva nella percezione) .

34 35
Prindpi fondamentali della percezione Diogene di Apollonia

"
IV. Sulla distinzione Ira sensazione e pensiero, e quindi Ira un'idea di proporzionalita fra l'acutezza della sensazione e la
diversi livelli di esistenza grandezza degli animali e dei rispettivi organi di senso. Al p ar.
29 si legge che IXtcrihrnxw't'zplX . . . 't'a (Ld�w �01X XlXt cbtt..(;)t;
Nonostante l'insufficienza e l'eccessiva semplificazione della dvlX� xlX't'a 't'o (Leyzi}ot; <'t'(;)v IXtcri}'Y)'t''Y)p [wV ) TiJv IXtcri}'Y)mv. Segue
dottrina di Anassagora nei dettagli di tipo fisiologico, essa la specificazione dell'enunciato generale a livello dei singoli
non manca di profondita - come ho gia messo in rilievo - sensi (in ciascuno dei quali organi pili grandi percepiscono
a livello di principi generali. Fra questi vi e anche l'elabora­ cio che e pili grande e lontano, organi pili piccoli cio che e
zione della distinzione alcmeonica fra facolta sensibile e intel­ pili piccolo e vicino). Quest'idea non manca di suscitare la
lettiva, e conseguentemente fra natura animale e umana. II critica eli Teofrasto (par. 34 s.), il quale obietta principal­
fro 21 b, anche se non ha un riflesso nelle discusse parole del mente che l'acutezza della sensibilita dovrebbe giudicarsi in
Fedone platonico 57, dimostra un penetrante approfondimento base alla percezione delle cose piccole piuttosto che delle grandi.
del concetto della superiorita intellettuale dell'uomo . Ma « dalla critica teofrastea emerge chiaramente come uno
Una maggiore coscienza della gerarchia fra Ie varie forme degli interessi di Anassagora fosse quello di stabilire una rela­
di vita e conoscenza, derivata dal modello alcmeonico, non tivita nella sensibilita in rapporto con la grandezza del sen­
impedisce tuttavia che Anassagora si accosti ad Empedoc1e ziente. Cosi ad esempio all'occhio umano sfuggono a1cune
nell'attribuire sensibilita aIle piante, assimilandole agli animali : piccoIe differenze cromatiche (cfr. B 21). L'intensita della sen­
anche il nome di Anassagora figura infatti nei passi del De sazione e proporzionale all'alterazione prodotta dall'oggetto
plantis sopra citati a proposito di Empedoc1e (3 1 A 70 + 59 A suI soggetto e percio occorre da una parte una opposizione
1 1 7). Vi e menzionato d'altronde anche Democrito, nonostante (" qualitativa "), dall'altra parte un'affinita (" quantitati­
i n otevoli passi pure da lui compiuti sulla via della valorizza­ va ") » 58.
zione della capacita intellettuale. Si veda anche Plutarco
(Quaest. phys. 1 , 9 1 1 D = 59 A 1 1 6) : �cJlOV yap �:yyzwv '!O
cpu'!OV
' ZWCX�
T '
O�, 7tZp�' IT 'ACX'!WVCX l: '
XCX�" Avcxscxyopcxv '
XCX�' ,-nl[koxp�-
A D - Diogene di Apollonia (De sensibus, parr.
'!ov o�OV'!CX� : Anassagora e Democrito, benche piu maturi e 39-48 DK, 64 A 1 9)
=

avanzati rispetto al misticismo e animismo empedoc1eo, non


riescono a liberarsi del tutto di tracce arcaiche di ilozoismo. I. Osservazioni generali

V. Ancora osservazioni generali Le dottrine di Diogene di Apollonia jntorno aHa percezione


sensibile sono di considerevole rilievo. Anch'egli, come Anas­
Fra i concetti generali in cui piu si manifesta l'acutezza di sagora, toglie da A1cmeone - almeno in una certa misura -
Anassagora, vi e anche la forte attenzione per il lato sogget­ la valorizzazione del cervello, ed anzi si avvicina ad A1cmeone
tivo della sensazione. Questa non si rivela solo nella gia vista pili di tutti gli altri presocratici (nella distinzione fra vita e
opinione che il processo percettivo si compia attraverso con­
trasti (producendo sofferenza - da intendere come altera­
58. Lanza, Anassagora cit., p. 1 60 ss. (il corsivo e mio). E anche
zione di equilibrio - nel soggetto senziente), rna anche in possibile, pero, che Teofrasto stia deformando (come fa tal volta per dar
forza alIa propria critica) iI ragionamento di Anassagora : non e escIuso,
credo, che questi parlasse semplicemente delle dimensioni, e non delI'acu­
57. Cfr. sopra, p. 15 ss. tezza con cui gIi oggetti sensibili sono percepiti.

36 37
Principi /ondamentali della percezione Diogene di Apollonia

sensibilita di mondo uman o, animale e vegetale, cosi come sioni superficiali prodotte da una dottrina, non Ie sue ragioni
nella spiegazione dei singoli processi sensibili - per i quali interne.
si veda il prossimo capitolo ). Ma 10 scienziato crotoniate
-
Diogene si eleva anzi sulla maggior parte dei fisi ologi del
non rimane per lui un modello statico, di cui imitare Ie impor­ V secolo, nel momenta in cui dis tingue, pur non discostandosi
tanti scoperte per poi trascurare i dettagli dei processi percet­ da un'impostazione materialistica, aspetto fisico e psicologico
tivi (come mi e parso faccia Anassagora). Diogene dedica della sensazione 60. Egli sembra avere consapevolezza che altra
tanta attenzione ai particolari dei singoli processi sensibili cosa e l'organo di senso e aItra la facolta sensibile, essendo
quanta ai principi fondamentali che Ii sottendono (cioe, so­ tale facolta una funzione della psyche (composta questa della
stanzialmente, il ruolo fondamentale dell'aria, cosi nella sen­ stessa aria che e arche della vita e della natura 61) . Alla fine
sazione e nel pensiero come nella vita) : mi sembra, anzi, che del par. 42 leggiamo infatti che 6,'n �€ 0 tv't'oc; &.�p o:tcr-&&VE't'CXL
egli attui un'ecceHente sintesi fra l'una e l'altra prospettiva, [LLXP OV wv [L6pwv 't'ou -&EOU, crYl fJ-e:f:ov dvcx:L, �L6't'L 7tOAA&XLC;
specificando di volta in volta, con diligenza e verosimiglianza, 7tP OC; !lAAC( 't'ov VOUV S:XOV't'EC; o()-&' OPW(J.EV o()'t" &'XOUOfJ-EV : la con­
come l'aria degli organi particolari conduca Ie impressioni centrazione del nous aereo e dunque necessaria alla sensazione,
sensibili a quella vicina al cervello . La coerenza del quadro tanto che se siamo distratti da aItre cose i nostri organi non
e completata (par. 41 s.) da precisazioni sulle condizioni ri­ percepiscono quel che dovrebbero . Diogene evitava cosi di
chieste per l'acutezza delle sensazioni (prima fra esse e natu­ esporsi a obiezioni come quella che Teofrasto avrebbe rivolto
ralmente la finezza dell'aria intraorganica, in conformita con a Empedocle (De sens. 21 : se attraverso il suo no interno udiamo
la quale occorrono condotti sottili, ecc.). queIIi esterni, attraverso cosa udiamo il suono interno stesso 1),
Mi sembra insomma che questo ec1ettico dia neHe teorie o che Aristotele avrebbe indirizzato a Democrito, criticandone
sulla percezione la miglior prova di se. Cia e dimostrato fra la teoria della visione percheS se l'alterazione dell'organo cor­
l'altro dalle molteplici influenze esercitate (soprattutto sul­ poreo (in questa caso la rifiessione) e la sensazione stessa e
l'autore del De morbo sacro, ma non bisogna dimenticare gli non semplicemente una sua precondizione, aHora ogni super­
influssi subiti da altri trattati ippocratici, ad es. i1 De flatibus ficie rifiettente dovrebbe vedere (Aristot. De sens. 2,438a 5 =
e i1 De carnibus). Gomperz 59 ritiene che ciononostante Ie sue 68 A 1 2 1). Di fronte a questa osservazione Democrito aveva
teorie siano assai manchevoli, tanto da suscitare la critica probabilmente una risposta, che cere hero piu avanti di enu­
di Teofrasto e il dileggio dei comici. Non condivido pera cleare, e dimostrare interessante e coerente col materialismo
tale giudizio, tanto piu che non e indicativa ne la critica di rigoroso del sistema atomistico. Ma anche quello di Diogene
Teofrasto (da cui questi non esclude nessun o degli autori con­ e un tentativo notevole di fondere fisica e psicologia, anche
siderati nel De sensibus, facendo della polemica un aspetto se con un'impostazione piu ' spiritualistica ' e teologizzante.
essenziale della s ua storia della psicologia prearistotelica), ne Si ricordi infatti che l'aer dell'anima e t-LLXP OV (J� 6p r.ov TOU
. . •

-&EOU, e si ricordino Ie prime parole del fr. 5 62


la canzonatura di Aristofane (neUe Nuvole, vv. 225 ss. e 828 , in cui la de -
ss.). Se il commediografo ateniese ridicolizza la teoria di Dio­
gene secondo cui l'acutezza dell'intelligenza e proporzionale 60. Cfr. fra l'altro Guthrie, History, II, p. 375.
alla purezza dell'aria respirata, cia accadra perche ragiona 61 . Cfr. iI fro 4, citato da Simp!. Phys. p. 1 5 1 , 28 come apparte­
nente al I1e:pl. cpucre:w<; di Diogene : . . . Clv&pwrwL yap XIXL 't" a ClAAIX �<;">IX
da comico e non da fisiologo, e come tale colpisce Ie impres- eXvIXnveoV't"1X �6:!EL 't"<;"> eXepL· XIXL 't"ou't"o IXO't"Oi:<; XIXL ljiux� tcr't"L XIXL v 61)crL<;,
6><; ilEil1)A 6:! crE't"IXL tv 't"'liilE 't"'Ii cru'Y'YPIXCPTI Z[J.CPIXVW<;, XIXL z av 't"otho eX7tIXA­
AIXX&'Ii, eX7to&ViJcrXe:L xod � V 61)crL<; tm Ae:L7tE L.
59. Cfr. T. Gomperz, Pensatori greci, trad. it., II, Firenze 1 933, 62. Anche questo frammento e tramandato da Simplicio, il quale
p. 1 55 SS. informa che nell'opera di Diogene veniva poco dopo il fro 4. Sulla stessa

38 39
Principi fondamentali della percezione Diogene di Apollonia

scrizione dell' aer che sta a fondamento di tutte Ie cose va ac­ a consapevolezza per la prima volta in Aristotele, che proietta
costata ai frammenti anassagorei che illustrano l'attivita ordina­ illegittimamente questa concetto sui pensatori precedenti (ed
trice del Nous : XOC( !J.0� aOXE� ,"0 ,"�v v 6'Y)ow *-Xov dvoc� 0 eX�p e questa l'impostazione che Teofrasto segue ancora una volta,
' ' � - ' el ' " "
-,
XOCI\OU!J.EVOC; I
U7tO '"CUV OCV1TPCU7tCUV, xoc� U7tO ,"OU,"OU 7t OCV,"OCC; XIX�, nel passo appena citato). Ma non nego che sia in una certa
XU�EPVOCO'-&OC� xoc1 7t(xv"C'cuv xpocn�v· oco,"o yocp !J.0� ,"otho -&EOC; misura giustificato attribuire all'apoIloniate l'idea dell'8 fLoLov
aOXE� dvoc� xoc1 E7t1 7tOCV &(j)�X,a.oc� xocl 7t(x.v,"oc OLOC,"L-&e:VOCL xocl O[LOLlP, perche effettivamente (e ce ne assicurano i frammenti,
, , -
EV 7tOCV,"L\ EVEWOCL. soprattutto B 2) egli riconduceva ogni processo fisico e
psicologico a un unico materiale quale l'aria. In sintesi, trovo
II. Similarita e dissimilarita necessario semplicemente precisare che non poteva parlare di
OfLOL6't''YJ�, 0 di 7tO Le:iV e 7t(X()XELV, nei termini di chiara consa­
Su questa punto ci informa una succinta notazione di Teo­ pevolezza che gli attribuiscono Aristotele e il suo allievo 63.
frasto, all'inizio del par. 39 : fl.LOye:V'Y)C; a' &O'7tEP '" 0 �-Yjv xocl
- " "
'"0 (j)pOVE�V '"4> OCEpL xoc�\ '" OCC; ' , M
OCtO'· � , XOCL\ 0
v I j O'ELC; OCVIX7t,"EL· oLO ,
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III. Centro dell' attivita conoscitiva
- ,
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�r.,ELEV IXV ..... O!J.OL<Jl
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7tOLELV (OUaE yocp '"0 7tOLELV E LVOCt XOCL,
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7tOCO'XELV, d fL� 7teXV,"OC �V E� ev 6c;). Poiche Diogene collega La sensazione olfattiva si verifica col mescolarsi dell'odore
i sensi con l'aria, che e costituente fondamentale di tutte Ie all'aria che circonda il cervello (par. 39), e quella uditiva ha
cose, ascrive la percezione al simile (cioe all'unirsi di aria in­ Iuogo quando l'aria presente nell'orecchio, mossa dal suono
traorganica con aria extraorganica) : e infatti per lui l'atti­ esterno, e trasmessa al cervello (par. 40). Quando descrive il
vita e passivita richieste per la sensazione sono possibili solo processo della visione (par. 40), Teofrasto non accenna a un
se Ie cose si costituiscono d'un solo materiale. Teofrasto ri­ ruolo del cervello , rna sembra implicarlo la precisazione che
prende qui quanta scriveva Aristotele nel De generatione et secondo Diogene l'individuo non ode ne vede se ha I'aria del
corruptione A 6. 322b 1 2 (64 A 7) : . . . E� ev oc; &veXyx'Y) Ae:yELV v o u� rivolta ad altro : puo trattarsi proprio dell' aria encefalica
, - , el - ... I I .,
"
'"'Y)v 7tOL'Y)O'LV, XOCL '"OU'"O Op'ITCUC; A
I\EyEL uLoyEV'Y)C;, O'"t Et, fL'Y)" E r.,t: che si e gia vista giocare un ruolo per l'udito, il che dovrebbe
ev oc; � v &7tocv,"oc, oox &v � v ,"0 7tOLErV xoc1 '" 0 7teXO'XELV U7t' eXn1jACUV permettere di estenderne l'importanza anche alla vista.
X,"A. Ma l'idea che per interagire fra loro Ie cose deb­ La funzione del cervello, pero, non sembra andare al di la
bane essere d'identica so stanza, si trovava espressa effettiva­ di quell a di sensorium, rivestita nel concreto svolgersi dei pro­
mente in Diogene (come parrebbe a prima vista dal modo cessi sensibili. Non e attestato con sicurezza che Diogene gli
in cui Aristotele e Teofrasto 10 ' citano ') , 0 non e piuttosto conferisse il ruolo ancor pili importante che esso ha in A1c­
una riformulazione aristotelica e teofrastea ? Questa seconda meone e Anassagora. Diels annota 64 che Diogene deve aver
alternativa parrebbe favorita dal 06 �ELEV &'v, che denota in collocato l'intelligenza « in das Hirn als den hochsten Teil
Teofrasto una certa esitazione : Diogene « sembrerebbe » ascri­ des Menschen », e cita il par. 44 del De sensibus, secondo cui
vere la percezione a similarita. l'intelligenza dipende dalla purezza dell'aria inspirata (per cui
Ma in questa caso non e possibile una soluzione unilaterale. il phronein avrebbe sede nel cervello, in quanta vi penetra
Si e gia accennato che l'idea dell'identita del sostrato mate­ I'aria pili alta e asciutta). In realta da questa passo (che sara
riale necessaria all'interazione neI processo sensibile giunge fra breve parafrasato) risulta semplicemente che e grazie alla

linea e iI fro 8 : &A). a 't"ou't" 6 fLo� IVtj AOV 80xe1: e!voc�, IhL xoc� [J.eyoc xoc� 63. Cfr. Chemiss, p. 91 e n. 385 ibid.
to'xup ov xod & l 8L 6v 't"e xO(t &&&vO('t"ov xO(t 7toA). a d 8 6 c;; eO''t"L. 64. NeU'apparato dei Vorsokratiker, II 57.

40 41
Principi fondamentali della percezione
Diogene di Apol/onia

posizione eretta, che l'uomo respira aria pura e asciutta. 30 = 64 B 6), in cui i1 cervello figura come una qualsiasi fra
Anche Ie altre testimonianze citate da Diels non hanno molto Ie zone in cui si diramano Ie vene 66.
valore. Per la parodia aristofanea (64 C 1) valgono Ie stesse Secondo Aezio IV 5, 7 (64 A 20) Diogene poneva il prin­
considerazioni fatte per il bran D del De sensibus. Quanto al cipio « egemonico » ZV 't'7j &p't''YJP�ax7j XO�AL� 't'!fie; xap �LC(e;,
trattato ippocratico IIzpL tp'li� VOOGOU (cfr. soprattutto cap. 1 6 rna queste parole appaiono sospette nell'anticipazione della
s. = 6 4 C 3a), il suo autore s i rifa si a Diogene nel presen­ concezione aristotelica della centralita del cuore, dedotta forse
tare l' aer come cia che fornisce al corpo i dati per la conoscenza personalmente dal dossografo, in base alla spiegazione che il
sen sibile e intellettuale, dopodiche afferma che l'aria va anzi­ filosofo dava della memoria (la quale pero - come si e vi­
tutto al cervello, dove las cia cia che ha di pili puro e pensante sto - punta soprattutto suI diffondersi dell'aria nel corpo).
« o CX'YJp
" XCX'Tcx/\z/\omcu�
, , " - zyxe:<p
zv 'TCJ) , cx/\CJ)
', e:CU
< U'TOU- 'T'YJV
' CXXfL'YJV
" XCXL, E preferibile supporre che Diogene non pensasse a una sede
5 'TL &v � <pp 6VL:1.6v 'TZ XCXL yV�[L'YJv �xov), e presenta il cer­ speciale per la sensibilita e l'intelligenza (interrogativo che del
vello come 'TWV &,, 0 'TOU �epo� YLVO[LeVCUv E:P [L'YJvzo� : rna resto ha assunto forma canonica nella dossografia, ed egli
l'abbinamento fra il ruolo dell'aria Ctratto peculiare di Dio­ non era affatto obbligato a porsi), coerentemente con l'impo­
gene) e quello di sintesi del cervello Cdi provenienza alcmeonica) stazione teleologica per cui considerava 1'aria un'arche che
e probabilmente un'operazione autonoma dell'intelligente au­ permea uniformemente tutte Ie manifestazioni vitali, tanto
tore del trattato 65. universali quanto individuali (anche se nello stesso tempo la
connetteva concretamente coi processi sensibili, rifacendosi ad
Da testimonianze pili dirette e sicure appare invece che Dio­ Alcmeone nel collegare gli organi con la zona encefalica) 6 7 .
gene pensasse alIa synesis come diffusa in tutto il corpo. Egli
descrive infatti nel modo seguente la smemoratezza (par. 45) : IV. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi ira
« l'oblio avviene perche l'aria non penetra in tutto il corpo diversi livelli di esistenza
e l'individuo non puo ragionare » COLtX ytXp 't'o [L� �evcH [sc.
't'ov &epcx] (lLtX "CXV'TO� 't'ou G� [LCX'TO� OU OUVCXG%CXL GUVe:LVCXL). E il Coerentemente con l'importanza fondamentale attribuita al­
ricordo ha luogo - prosegue il res oconto - quando l'aria l'aria, Diogene vuole assegnare la funzione respiratoria a tutti
si disperde nell'organismo, eliminando un senso d'oppressione
precedentemente creatosi nel petto (xcxL ytXp 't'OL� &VCX[LL[LV'{)­ 66. E vero che Aristotele (dopo aver citato lungamente anche Po­
GXo [LevOL� 't'�v &"op tcxv dVCXL "zpl 't'o G't''li%o�. ()'t'cxv oe e:{)pCUGLV, libo : 5 1 2b 1 2-5 1 3a 7) commenta che « tutti allo stesso modo » ('IT&V't"E�
8' o!,-o£wc;) individuano I'origine delle vene nel capo, rna e probabile che
OLCXGXtOVCXO'%CXL xext &vcxxou<pt�ZG%CXL 't''li� AU,,'YJ�). L'idea che la egli stia semplificando Ie precedenti teorie suI sistema sanguigno per far
facolta conoscitiva sia data dall'aria sparsa in tutto i1 corpo risaltare I'originalita della propria concezione, accentrata attomo al cuore :
cfr. C. Fredrich, Hippokratische Untersuchungen, Berlin 1 899, p. 57 ss. ,
e testimoniata anche da Simplicio, Phys. p. 1 53, 1 3 : « Ie vo�­ e J. Jouanna, L e medecin Polybe est-il l'auteur de plusieurs ouvrages de
O'e:L� hanno Iuogo quando I'aria pervade tutto il corpo, giun­ la collection hippocratique ?, « Revue des Etudes Grecques » 82 (1 969),
gendovi con il sangue attraverso Ie vene » C. . . VO�O'ZL� y(VOV'TCXL p. 556 s. Guthrie, History, II, p. 377 n. 2, si lascia invece influenzare dal­
I'esposizione aristoteIica, e su questa si basa per affermare che Diogene
't'ou &epo� O'ov 't'ef> CX�[LCX't'L 't'o ()AOV O'w[Lcx XCX't'CXACX[L� &.vov't'o� privilegiasse il cervello, e vi collocasse una particolare concentrazione
OLtX 't'WV <pAZ�WV). Con questa affermazione si accorda la della psyche. In realta proprio neIl'apoIIoniate il cuore comincia ad assu­
mere importanza maggiore rispetto a teorie pili arcaiche (come quella
lunga e dettagliata descrizione che Diogene dava del sistema di Siennesi di Cipro, pure nota dall' Hist . anim., 5 1 1 b 24-30), che facevano
vascolare, tramandataci da Aristotele (Hist. animo r 2.5 1 1b partire effettivamente dal capo i vasi sanguigni : efr. Harris, op. cit., p. 20 ss.
67. Si puo pensare che I'influsso alcmeonico fosse subito attraverso
(0 : anche attraverso) Anassagora, visto che questi ha influenzato Dio­
65. Cfr. sotto, p. 179 u. 35. gene nella considerazione teleologica di un Nous (per Diogene I'aria-intel­
ligenza) tanto universale quanto individuale.
42 43
Principi fondamentali della percezione Diogene di Apollonia

gli esseri. Non solo cerca di dimostrare che anche i pesci re­ strano i par. 44 s.) della teo ria di Diogene sull'influenza delle
spirano (attirandosi la critica di Aristotele, che ce ne fomisce diverse qualita dell'aria su uomini, animali e piante : rna eviden­
cosi notizi a, in De respir. 2.471a 3 e b 1 2 = 64 A 3 1), rna temente la trova poco chiara, 0 non trova (forse non ' vuole '
pada di respirazione anche nell'ambito del mondo inanimato, trovare) una negazione esplicita della phronesis agli esseri
se dobbiamo prestar fede ad Alessandro d' Afrodisia (Quaest. inanimati. Proporrei quindi di accettare senza i pregiudizi ne­
II 23 = 64 A 33), secondo cui per Diogene i metalli emet­ gativi di Teofrasto quanto egli stesso racconta ai par. 44 s.,
tono ed assorbono vapori umidi (bq1.<Xc; : e questo fra l'altro cbe verranno ora parafrasati . II pensiero e dovuto secondo
che spiega Ie proprieta magnetiche dell' ' H p oot"dcx "W,OC;). l'apolloniate all'inspirazione di aria pura e asciutta. Infatti
Cio non autorizza pero ad affermare che a Diogene manchi l'umidita inibisce l'intelligenza, tant'e vero che nel sonno, nel­
una distinzione fra vita animata ed inanimata, 0 in altre parole l'ebbrezza e dopo aver mangiato eccessivamente si e menD
che egli non ritenga sensazione e pensiero caratteri peculiari lucidi. Gli animali hanno intelligenza inferiore all'uomo 69, ap­
della vita animata (critica che gli rivolge invece Teofrasto al punto perche respirano l'aria che viene dalla terra (e quindi
par. 46, fondandosi appunto suI fatto che pone l'aria alIa piiI umida), e pure la loro alimentazione e piiI umida. Gli
base di tutti gli esseri). In realta Diogene riusciva a conciliare uccelli respirano, s1, aria pura, rna hanno una natura analoga
i1 postulato di un'arche comune a tutte Ie cose con quello di ai pesci perche la loro carne e densa e l'aria non penetra dap­
una differenziazione di vita e pensiero, grazie all'idea delle pertutto rna si ferma nella regione del ventre : per questa mo­
infinite possibili modalita che quell'arche puo comprendere. tivo essi digeriscono velocemente il cibo, rna so no &rp po­
Cio appare indubbio in quanta attestato da un frammento VEe;. Alla lora insipienza contribuisce, oltre al processo nu­
(B 5, di cui ho gia citato Ie prime righe a proposito dell' on­ tritivo, anche il modo in cui sono conformate la bocca e la
nipotenza e onnipresenza dell'aria), in cui si dice fra l'altro che lingua, che fa sl che essi non possano intendersi fra loro.
7tOAAot Tp 67to� xcxt CX1hou TOU &epoc; xcxt T-YjC; 'Jo�O'L6c; dow' Le piante, infine, non essendo cave non accolgono aria, e
" , ... '
e:aT� ycxp 7tOI\UTP07tOC;, xcx�' VEP
Q '
fL OTEpOC; xcx�' .1't'UXP
. '
OTEP0C; xcx�, sono di conseguenza completamente prive di rppOVELV. Per la
1;"f)p 6TEPOC; x:zt oyp 6TEpOC; xcxt aTCXO'LfL�npoc; xcxt 01; UTep"f)'J x(­ stessa ragione sono dissennati e tardi i fanciulli, nel cui orga­
'J"f)a�v �xw'J. E di conseguenza 7tOAUTP07tCX xcxt TeX �<{>cx xcxl nismo c'e molta umidita, per cui l'aria non si diffonde in tutto
7tOAAeX xcxt oi5n taecx'J &AA�"O�C; €OLx 6TCX Oi5TE a(CX�TCX'J Oi5Te: il corpo rna si raccoglie nel petto. D'altronde essi sono impe­
'J6"f)aLV 07tO TOU 7t"�-&EOC; TW'J e-rEpOLwae:w'J. Diogene soste­ tuosi e volubili per la gran quantita d'aria che esce dai loro
neva dunque che il pensiero dei vari animali si differenzia piccoli corpi. Analogamente, il raccogliersi dell'aria nel petto
a seconda del grado di temperatura, di umidita e di stabilita e causa di oblio, e della memoria i1 suo propagarsi nel corpo 70.
dell'aria. E del tutto legittimo pensare che aHo stesso modo
distinguesse il mondo animale per un verso da quello umano,
per un altro da quello vegetale e inanimato. per opporsi alIa valutazione riduttiva che egli da del filosofo : a p. 2 1 0,
ad esempio, egli nega a Diogene l'idea di una facolta coordinatrice delle
La suddetta critica di Teofrasto, quindi, e come altre volte sensazioni, mentre a p. 260 gliela concede (dichiarandone pero privo
tendenziosa 68, tanto pili che egli e a conoscenza (come dimo- - come non mi pare che sia - Democrito).
69. Della dianoia insufficiente degli animali parla anche Aezio V 20,
5 (64 A 30), con espressioni che paiono peraltro derivate proprio da que­
68. Essa e condivisa da Beare, p. 210, il quale afferma che Diogene sto punto del De sensibus.
(incapace ad esempio di cogliere la differenza fra la symmetria necessaria 70. Prima di Diogene una spiegazione della memoria era stata data
alIa percezione e qualsiasi krasis corporea) riduce la psicologia a fisica solo da Parmenide (che la riportava a una debita krasis di caldo e freddo,
(contro questo giudizio vedi anche sotto, p. 65 n. 94). Nell'occuparsi cfr. De sens. 4) : ma la presenza di un sia pur esiguo interesse per il feno­
dell'apolloniate, Beare cade in piu d'tma contraddizione, che va rilevata meno mnemonico mette ulteriormente in luce come non manchi nelI'an-

44 45
Principi Jondamentali della percezione Diogene di Apollonia

Occorre aggiungere solo poche notazioni a questo resoconto, mente ribatte che, all'inverso, la natura ha dato all'uomo Ie
in se chiaro e compiuto. Andra osservata anzitutto un'in­ mani perche potesse realizzare i risultati ottenuti dalla propria
fluenza di Eraclito, il quale, coerentemente col postulato che intelligenza. II suo teleologismo e ben lontano dal meccani­
l'aspetto materiale del Logos e fuoco, dichiarava che odS'Y) cismo dei naturalisti del V secolo, i quali considerano i fatti
�u:x.� O"o !p w't'oc't"'Y) xCt.l &p (O"'t"'Y) (fr. 1 1 8 : « l'anima secca e la pill fisici non come subordinati a un fine, rna come primari ed
saggia e la migli ore ») 71 . D'altronde l'idea della purezza del­ essenziali, come condizione pili che come conseguenza delle
l'aria ricorda il fr. 12 di Anassagora, in cui il Nous (diretto facolta cosiddette (da Platone in poi) ' spirituali ' .
precedente della psyche di Diogene) e definito xCt.&Ct.p 6l't"Ct.'t'ov : Cosi e appunto per Anassagora, e cosi per Diogene, che gli
attributo che mette in evidenza la sovranita dell' arche sulle si accosta per la valorizzazione della struttura fisica in con­
altre cose, e del quale Diogene accentua la connotazione fisica nessione con Ie facolta intellettuali 74. Ma Anassagora (pur
nell'applicarlo alla purezza materiale dell'aria-anima. privilegiando l'uomo in quanto dotato di pensiero rispetto
Ma pill interessante e mettere in rilievo l'infiuenza anassa­ agli animali che hanno solo la sensibilita) conservava un re­
gorea in un altro tratto della teoria di Diogene : la connessione siduo di arcaicita nell'attribuire sensibilita anche alle piante,
dell'intelligenza dell'uomo non solo con la natura dell'aria condividendo in qua1che modo l'impostazione menD scientifica
circostante che questi respira, rna anche con la sua struttura di Empedoc1e ; Diogene invece si stacca nettamente da questa
corporea. E chiaramente grazie alIa statura eretta, che I'uomo linea, negando totalmente - come ci assicura Teofrasto ­
respira aria pura e asciutta. A proposito degli uccelli, poi, si la sensibilita del mondo vegetale. Mi sembra percio che, al
dice che la lora incapacita di ragionare e dovuta anche alIa di la di infiussi erac1itei 0 anassagorei 0 di qualsiasl genere,
particolare forma della bocca e della lingua, che impedisce al fondo della chiara e cosciente distinzione attuata da Dio­
loro di comprendersi : e questa e - mi pare - un'altra allu­ gene fra diversi gradi di conoscenza, e corrispondentemente di
sione al fatto che la superiorita intellettuale dell'uomo e do­ vita, stia un altro modello : e penso ancora una volta all'estre­
vuta in ultima analisi alIa sua conformazione fisica 72 . Credo rna vitalita della ricerca di A1cmeone di Crotone. Di costui,
che cio rinvii direttamente all'idea di Anassagora - tra­ a dire il vero, non possediamo a1cuna opinione relativamente
mandataci da Aristotele 73 - che l'uomo sia il pill intelligente aHa natura delle piante. Si pensi ancora, pero, aHa rigorosa
degli animali per il fatto di avere Ie mani : Aristote1e natural- distinzione compiuta fra sensibilita animale e intelligenza uma­
na, e soprattutto aHa correttezza scientifica del suo metodo,
assolutamente privo di residui ilozoistici : queste caratteri­
tichita preplatonica i1 tentativo di costruire una psicologia sistematica,
bench<! i fatti psichici siano assimilati a fenomeni corporei (cfr. anche stiche spingono, se non ad attribuirgli quell'opinione, a ve­
sopra, p. 28). dere in lui l'autore che da questo punto di vista ha infiuenzato
7 1 . Per i corrispondenti effetti negativi delI'umidita sulla vita e suI­
l'intelligenza cfr. i frr. 36 e 1 1 7 dell'efesio. maggiormente Diogene, benche questi abbia recepito qua1cosa
72. Stratton, p. 1 8 6 n. 1 27, trova azzardato attribuire a una psicologia anche da Anassagora (a questo si aggiungeranno nel prossimo
ancor rozza i1 pensiero che Ie difficoIta vocali siano causa e non sem­
-
capitolo altri indizi significativi della notevole vicinanza fra
plicemente effetto di inferiorita mentale : ma egli stesso deve ammet­
-

tere che i1 testo, cosi come sta, esprime proprio una concezione niente A1cmeone e Diogene di Apollonia, che non diminuisce l'inte-
affatto banale del linguaggio come elemento organizzatore d'intelligenza
(non ritengo sufficienti i motivi per cui G. Kafka, Zu Theophrasts De Sensu, 74. E come Aristotele aveva criticato Anassagora, Teofrasto critica
« Philologus » 72 [191 3], p. 75 s., considera interpolate Ie parole cru(.L(3 &A­ Diogene, al par. 48 del De sensibus. Non mi occupero pero singolarmente
Aecr'&oct •.. yA&"t"Tocv). delle sue obiezioni, ritenendo sufficiente notare che la lora capziosita e
73. Aristot. De part. animo !1 1O.687a 8 (59 A 1 02) : ' Avoc �ocy 6 pocc; indice - come altre volte - di una distanza concettuale di fondo fra
(.Lev o uv CP1Jcrt 8tdc TO Xe'Lpocc; E:Xew cPPOVt(.L6>TOCTOV eLvoct T&V � 0 wv &v.&p w­ 10 scrittore (che in questo caso parla da un punto di vista teleologico)
"ov ' e() Aoyov 8e 8t dc TO cPPOVt(.L6>TOCTOV elvoct xerpocc; Aoc(.L(3 &vew XTA. e il pensatore considerato .

46 47
Principi Jondamentali della percezione Democrito

resse delle teorie del secondo, e1evandone anzi il valore scien­ 10 spazio maggiore), presentano un'accuratezza eccezionaIe, e
tifico). costituiscono in tutti i Ioro punti un miglioramento e amplia­
mento di quelle dei predecessori (da cui Democrito riprende
V. Spiegazione di piacere e d% re gli aspetti piu validi - come ad esempio Ia centralita del
cervello -, introducendo altrimenti efficaci innovazioni). E
I processi che portano alle sensazioni di piacere e dolore vero d'altronde che I'atomista, avendo dietro di s6 tutta Ia
sono descritti in termini materialistici, che ricordano il tono psicologia presocratica, puo sceglierne i tratti migliori e tra­
usato da Empedoc1e allo stesso proposito. La descrizione e scurare gli altri (non a caso da un altro ottimo resoconto dei
al par. 43 del De sensibus : si sente piacere quando l'aria - se processi percettivi Diogene d' Apollonia, che si trova nella
sparsa in tutte Ie vene 75 - si mescola in abbondanti quantita stessa posizione). E vero inoltre che ogni presocratico trae Ie
col sangue, alleggerendolo. Se invece l'aria non e in queste proprie idee sui processi percettivi da quelli che sono i prin�
condizioni e la mescolanza non si verifica, i1 sangue diventa cipi specifici del proprio sistema. Andranno certamente sotto­
troppo denso e si prova una sensazione spiacevole (natural­ lineati da un punto di vista autonomamente scientifico i pregl
mente Diogene d oveva limitarsi a queste linee essenziali, men­ delle teorie di alcuni (Alcmeone e Diogene di Apollonia) 0 Ie
tre la precisazione che il primo e un processo naturale x!Y.'t'tX -
manchevolezze di altri (Empedode e Anassagora), rna si deve
cpuaw - e il secondo innaturale - TCIXPtX cpuaw e un'ag­ -
tener presente che possono essere dovuti, anche se non trappo
giunta di Teofrasto). Allo stesso modo che piacere e dolore meccanicamente, aHa minore 0 maggiore incidenza dei presup­
- prosegue l'esposizione -, e cioe attraverso la mescolanza posti filosofici sulla considerazione dei dati empirici, benche
o menD dell'aria col sangue, Diogene spiega audacia e salute, nella stesso tempo alcuni postulati teorici possano essere stati
e Ie qualita opposte 76. fruttuosi (si pensi alIa fortuna del similia similibus di Empe­
Coerentemente con queste idee, tutte basate sull'azione vi­ dode - concetto che, per quanto sia di derivazione misti­
vificatrice dell'aria suI sangue, il filosofo riconduceva il sonno cheggiante, verra ripreso dallo stesso Aristotele - 0 al Nous
a un'uscita parziale dell'&e:p(;} ?)e:<:; dalle vene, e la morte a di Anassagora - che, se si realizza a livello individuale nel
un'uscita totale (come informa Aezio V 24, 3 = 64 A 29). cervello , implica una notevole coscienza del reciproco coor­
dinarsi delle sensazioni -) Molti meriti di Democrito discen­
.

dono appunto dall'impostazione materialistica e fortemente


E - Democrito (De sensibus, parr. 49-82 = DK, empiristica del suo pensiero, che e d'altro canto anticipata
68 A 1 35) dall'abituale atteggiamento dei presocratici di fronte al pro­
blema della conoscenza : gli atomisti, infatti, trovano gia s\'i­
I. Osservazioni generali luppate una concezione interamente materiale dei sensi, della
mente e dei loro rispettivi processi (per 10 piu assimilati fra
Le dottrine di Democrito in ambito percettivo, per quanta
loro), una fiducia nel tatto come base ultima della sensazione,
si coglie dal llEpL lX�a,s.�ae:(Ov (in cui Teofrasto dedica Ioro
e una conseguente n ozi one del distaccarsi di effiuvi dagli og­
getti di percezione. E tuttavia Democrito, nel ricomporre in
75. Le phlebes contengono tanto sangue quanto aria, e conducono
quest'uItima agli organi di senso 0 dagli organi al cervello (cfr. Solmsen,
s6 gli elementi gia considerati dai predecessori, Ii ha impron­
Greek Philosophy cit., p. 1 54). tati dell'originalita del sistema atomistico (si vedano la sua
76. Non e affrontata per il momento l'interpretazione di quanto posizione di fronte ai concetti di similarita e dissimilarita, e
segue nel resoconto teofrasteo (xpt"l'tX6>"l'OC"l'OV 1J 8ov�r; 't"l)V '(AW"l"'l'OCV X"l'A.),
perche rientra in una trattazione del gusto (cfr. sotto, p. 1 27 s.). tanti altri tratti di cui cerchero di illuminare via via la novita).

48 49
,

I
L
Principi Jondamentali della percezione Democrito

II. Tratti comuni ai processi percettivi si organizzano nella precis a forma degii eidola. Questa nozione
deve risalire gia a Leucippo, perche Ie testimonianze in pro­
Aristotele rivolge a Democrito una critica di fondo, per il posito nominano tanto lui che Democrito (ed Epicuro). Aezio
ratto che riconduce la sensazione a un contatto fisico fra ele­ IV 1 3, 1 (67 A 29) riferisce che secondo gli atomisti la sen­
menti dell'oggetto percepito e del soggetto percipiente, ridu­ sazione visiva si verifica « attraverso l'introdursi di idoli » nel­
cendo di conseguenza qualsiasi aisthesis a tattoo Aristotele gli l'occhio (XCl"t'O: daWA(uV dO"XPLCl'LV) 77. Quest'idea si applica
oppone naturalmente una teoria secondo cui il senso assume non solo aHa vista, rna a tutte Ie sensazioni e a quelle che si
la forma dell'oggetto senza il materiale (e l'attualizzazione di possono chiamare « rappresentazioni riflessive » : cia e evi­
questa potenzialita dell'organo sensibile non avviene attra­ dente ancora da Aezio, secondo cui (IV 8, 10 67 A 30)
=

verso un contatto meccanico, bensi grazie a un mezzo). La Azuxmrcoc;, �"lJf-L6XPL"t'OC;, 'ErcLXO UpOC; "t"�v Cl'�O"-&"lJO"�v XCl� "t'�v
critica in questione si legge nel De sensu, 4.442a 29 (68 A 119) : ,
V0"IJO"�V , �
yWZO"vCl� , <:- , "\
ZLQ(U/\(UV "t: C\
Zc.,(UvZV ,
rcpoO"wv"t'(Uv' <:-
!L"lJ0zv� \
\ YclP ,
zrc�-
« Democrito e la maggior parte dei fisiologi che si occupano �&AAZ�V f-L"lJaZ"t'epClv X(Uplc; "t'ou rcPOO"rcLrc"t'OV"t'OC; dOWAOU: non solo
del problema sensibile incorrono in un'assurdita, nel ridurre la sensazione, rna anche quello stadio successivo che gia prelude
gli oggetti di senso ad oggetti tattili. Eppure e chiaro che, se al pensiero (V6"IJO"LC;), deriva daHa penetrazione in noi di im­
fosse cosi, tutti gli altri sensi diventerebbero una sorta di magini degli oggetti (ambedue sono percia hzpo�wO"z�c; . .. "t'ou
tatto}) (Ll'YjfL6x,p �TO<;; . .. x,al. ot 7tAEr:o"TO� TWV CPUO"LOA6ywv, 60"o� O"Wf-LCl"t'oc;, dice Aezio IV 8, 5, ibid.), e ne l'una ne l'altro pos­
""J.' 'M � I I I ,
I\Eyoum 7tEP � a �O",u
,
Ijo"EW<;; , a't'07tw't'a't'ov n 7tOLOumv' 7tav't'a yap
.....

sono sorgere indipendentemente da queUe. Anche Ie immagini


TOC aLO"'&'Yj't'oc &:7tTOC 7tO�oGO"�v. x,aL't'OL El oiS't'w 't'oth' �XE�, �'9iAOV negli specchi derivano dal raccogliersi sulla loro superficie degli
• 1(-,.., ' <:> ' . , . , "
W<;; x,aL TWV (J.I\I\(.)V
, -
aLO"'IT'YjO"EWV Ex,aO"'t''Yj acp'Yj 't'�<;; Eo"'t'�V)

idoli provenienti da noi (che in questo caso siamo gli oggetti
Nell'obiezione sono coinvolti la maggior parte dei fisiologi, visibili : cfr. Aet. IV 14, 2 =67 A 31).
e sarebbe del resto strano se Aristotele si dimenticasse degli Non c'e motivo di dubitare delle notizie dateci da Aezio,
altri presocratici, i quali, non avendo la concezione di una confermate da altri resoconti dossografici (cfr. l'indice di DK
realta non materiale, ricorrevano tutti all'idea di un'unione s. v. da(UAOV). Di dO(uACl parla anche Teofrasto in relazione
effettiva fra soggetto e oggetto, chi piiI esplicitamente (si alIa vi sta (De sens. 51 : ClU"t'O: YO:P �WpClLVZ"t'Cl� "t"0: dO(uACl),
pensi soprattutto agli effluvi di Empedocle) e chi meno, rna rna pill volentieri impiega con significato analogo il termine
senza mai discostarsi dai termini meccanicistici peculiari del &rcoppo1). E cosi nel De sensibus si legge che per Democrito
V secolo. Tuttavia, evidentemente, Democrito e visto come dal nero vengono &rcOppOLClC; v(U-&e:'i:C; xCll "t'ClPClXW aZLC; (par.
colui che applica piiI costantemente e dichiaratamente il mec­ 74) ; che il vedere si attua aLO: "t'�v &rcoppo�v xCll "t'�v �WpClO"W
canismo del contatto fisico. Cia non vuol dire che egli fosse TIJv de; "t'�v ()tjJ�v (par. 80) ; che, ancora, la causa della per­
cosciente di valersene, trattandosi della forma naturale in cui cezione del nero risiede nella densita "t'ou &epoe; xCll "t''ijc; do"Lou-
al suo tempo si spiegavano i processi percettivi (tant'e vero
che - come Empedoc1e - non si occupava specificamente
77. C. Mugler, Dictionnaire historique de fa terminofogie optique des
del tatto, ritenendolo il caso piiI semplice e ovvio di sensa­ Grecs, Paris 1964, p. 122, non intende e:rOXptcw; semplicemente come
zione) : rna essendo molto piiI accurato (anche rispetto ad «ingresso», e traduce «admission par selection» alludendo a una sele­
EmpedocJe) nei dettagli della percezione, si preoccupava for­ zione esercitata daIl'anima sulle imrnagini materiali, che non tutte en­
trano a provocare percezione. Quest'idea e probabilmente presentc in
temente di specificare come quel contatto avvenisse. Democrito, e non e arbitrario rintracciarla in un sostantivo come e:tOXpt­
at�, che di solito significa solo «penetrazione», rna anche «amrnissione»
Gli atomi che, staccandosi dagli oggetti sensibili e colpendo (connotazione di scelta data dal verbo xplvw). Non sono pero sicura che
rispettivi organi nel soggetto, ne provocano Ie sensazioni , questa sfumatura fosse colta dai dossografi.

50 51

I
L
Principi fondamentali della percezione Democrito

O'"Y)� OC7tOppO�� (par. 81) ; che l' odore consiste in -'0 AI::7t-.OV in se, come caratteristiche generali di oggetti 0 esseri viventi :
OC7tOpp�OV OC7tO -.Wv �(Xp�U}v (par. 82). Al par. 50, anzi, Teo­ in 68 A 149 sono chiamati 7t6po� i condotti genitali delle mule;
frasto attribuisce a Democrito I'idea che da tutti gli oggetti in A 1 62 sono i canali interni aIle piante, dalla cui drittezza
,
sorgano deg1·1 e ffi UVI. ( (X7tCXV-'O�
"
"
... (X<:� , C\ '
y�V<:O''17(X� ,
-.�V(X (X7tOppO"Y)V ), dipende il lora nutrimento ; pure il color nero (De sens. 74)
con parole che richiamano da vicino il fro 89 di Empedoc1e si caratterizza e si distingue dal bianco per il fatto che ha pori
' "
(7t(xv-'wv
' <:�O'�V (X7tOPPO(xL,, uO'O'
!t " ,
EYEVOV-.O }
. Quest0 raff:ront0, e III . ou x e:u&e:i:e; che non lasciano passare la luce. Gia queste te­
genere l'insistente ricorrere del termine OC7tOppO� nel contesto stimonianze permetterebbero di rilevare un'influenza di Em­
della psicologia atomistica (troppo frequente per non apparte­ pedoc1e su Democrito, rna qui interessano soprattutto quelle
nere all'atomismo stesso), indicano che la teoria degli idoli in cui si parli di pori in connessione e complementarita con Ie
deriva da quella empedoc1ea degli effiuvi 78. emanazioni. Cosi accade nella spiegazione della proprieta
Cia trova conferma nel fatto che in Democrito si incontra della calamita, molto simile a quella data da Empedocle (Alex.
anche la nozione dei pori 79. Questi sono talvolta considerati Quaest. II 23 = 68 A 1 65) : Ie aporroai del magnete pe­
netrano de; "C'Oue; 7t6po ue; "t'OU O"La�pOU, traendone fuori effiuvi
che si dirigono verso il magnete, e vi attirano per la lora mag­
78. Cfr. A. E. Haas, Antike Lichttheorien, «Archiv fUr Geschichte giore intensita il ferro stesso. La stessa connessione e pre­
der Philosophie» 20 (1907), p. 362, e soprattutto W. Kranz, Empedokles sente in un passo plutarcheo (Quaest. conv. VIn 10, 2, 734 F =

cit., pp. 35 e 42. Tutto 10 studio di Kranz (pp. 18-42) ha un'importanza


fondamentale per l'individuazione di parecchi tratti comuni, che dimo­ 68 A 77), in base al quale CP'Y)crt �'Y)[.L6xp�"t'oe; , &YXtX"t'tX�ucrcroucr­
strano la dipendenza d'un sistema dall'altro. L'atomismo deve ad Empe­ &tX� "t',x e:'LaWAtX a�,x "t'WV 7t6pwv de; "t',x crW[.LtX"t'tX' xext 7tO�e:i:V
docle la triade di concetti che ne forma la base (immutabilita della ma­ "t',xe; XtX"t',x {)7tVOV ()�e:�e; , &7ttXVIXcpe:p 6[.Le:v:x. ' 80: Democrito spiega­
teria secondo qualita e quantita, meccanicita dell'aggregarsi e disgre­
garsi della materia, idea di minime particelle materiali) e altri concetti va i sogni attraverso un profondo penetrare degli idoli nel
a livello sia cosmologico sia percettivo. Secondo Kranz l'aporroe si in­ corpo attraverso i pori.
quadra forzatamente nelI'atomismo, poiche questo - a differenza di
Empedocle - postula il vuoto: anche Teofrasto si chiede (fine par. 80)
Riassumendo, il ruolo cospicuo che il termine &.7tOppO� ha
come si concepiscano degli effiuvi dal vuoto (non capisce, cioe, come nella psicologia atomistica, e la sua connessione con il fattore
questi effiuvi possano ripetere la disposizione degli spazi vuoti ammessi dei pori in vari punti ed anche in contesti psicologici (quale
nei corpi). Non vedo perche cib non dovrebbe essere possibile, e sospetto
che qui come altre volte Teofrasto ecceda nella sua pignoleria; tuttavia, il brano sui sogni), assicurano che l'atomismo riprende tali
se la sua critica cogliesse il vero, non farebbe che mettere in evidenza concetti dal sistema di Empedoc1e, e come Empedoc1e li usa
maggiore l'intensita delI'influsso che viene da Empedocle, accettato anche tanto per fatti generici quanta per fatti percettivi. Di conse­
a costo di causare contraddizione con gli altri elementi.
79. L'idea dei pori - a differenza di quella degli effiuvi - si in­ ,!!Uenza anche il fattore eidolon, tanto spesso assimilato al­
quadra in Democrito anche meglio che in Empedocle. Per quest'ultimo l'aporroe, ne costituisce una derivazione. A dire i1 vero c'e
- cfr. sopra, p. 19 e n. 29 ibid. - si poneva il problema del lora con­
tenuto. Nel caso di Democrito, invece, non sorge alcuna difficolta: e del
chi 10 nega, come ad esempio Alfieri, il quale dichiara che
tutto naturale che per lui i pori siano vuoti, e cosi accolgano agevolmente « si puo confrontare la dottrina degli e:taWAtX (simulacra, im­
gli effiuvi. Leucippo, proprio per distinguersi da Empedocle, deve aver magini materiali) con quella di Emped oc1e delle &.7tOppoc<�
parlato di interstizi vuoti, rna non di 'pori ' (cosi sembra di cogliere da
Aristot. De gen. et corr. A 8.325a 23, in 67 A 7 - DK II 73, 18 ss. -),
mentre e stato Democrito a riadottare il termine. Non e facile dare ragione
di questa sua contrapposizione al maestro: avanzerei la supposizione che, rari casi in cui e possibile cogliere una differenza sicura tra Leucippo e
essendo pill interessato di Leucippo al concreto svolgersi della percezione, Democrito, e toccare con mana uno sviluppo interno nel sistema ato­
si volesse richiamare direttamente (nonostante innegabili differenze e in­ mistico.
novazioni) a un predecessore che aveva curato con estrema diligenza di 80. Le parole fra virgolette compaiono a caratteri spaziati in DK,
particolari i processi percettivi (cfr. anche Dyroff, Demokritstudien cit., poiche iI modo in cui Plutarco Ie cita fa pensare che risalgano a Demo­
p. 30). Ma qualunque interpretazione se ne voglia dare, questo e uno dei crito stesso.

52 53

L
Principi Jondamentali della percezione Democrito

(emanazioni, in re1azione con la teoria dei 7t6po� [ . . . ]), ma che basandosi su forma, ordine e disposizione degli atomi
senza pretendere di stabilire rapporti di derivazione dell'una riesce a classificare con estrema chiarezza i vari colori : rna
dall'altra » 81. Ma 10 studioso non chiarisce Ie ragioni del suo una simile chiarezza e rintracciabile anche nella concezione
rifiuto : ed io spero invece d'aver dimostrato l'opportunita, se degli eidola (questa osservazione mette fra l'altro in evidenza
non la necessita, di porre gli idoli in un rapporto di dipen­ che quando Democrito apporta innovazioni aIle teorie percet­
denza dottrinale con Ie emanazioni, dati il ricorrere frequente tive dei suoi predecessori, cio accade spesso per coerenza coi
ed i1 ruolo basilare dell'idea di aporroai e poroi nell'atomismo . principi del sistema).
In secondo luogo, la maggiore determinazione implicata
E certo comunque che Democrito non rimane chiuso nel­ nell'eidolon puo essere provata dal termine stesso. Esso si­
l'accettazione del dato tradizionale, e che i1 suo eidolon e un gnifica « immagine », ed infatti deriva dalla stessa radice ft8
po' diver so da un semplice effluvio. E questa una conseguenza (efr. lat. video) che sta alIa base del vocabolo d (i)oc; ( ( aspet­
implicata dai principi stessi dell'atomismo, di cui tutto fa to », « forma »). Cio induce a pensare che originariamente il
pensare che, mentre l'effluvio empedocleo e qua1cosa di indi­ termine fosse applicato solo alIa vista (ed e soprattutto in
stinto e impreciso (nulla ci e attestato, almeno, della sua na­ relazione a questa che viene nominato), e di Ii fosse esteso
tura), l'eidolon atomistico sia qua1cosa di piu che una confusa (da Democrito stesso 0 dai dossografi) a tutti i sensi, per la
emanazione, ripetendo con molto maggiore precisione, attra­ primaria importanza che ha fra di essi proprio quelIo visivo.
verso corrispondenti forme e disposizioni degli atomi 82, l'aspet­ Comunque sia, l'origine etimologica di d(i)CUAOV chiarisce che
to e Ie caratteristiche dell'oggetto sensibile, da cui si e stac­ si tratta di un'emanazione simile per forma all'oggetto da cui
cato come una sorta di pellicola. proviene (nel caso della vista sara una sua copia in figura e
Da quest'impressione, anzitutto, il complessivo rigore della colore, negli altri in odore, suono, gusto). d(i)CUAOV si legge
dottrina atomistica. Essa, com'e noto, si basa essenzialmente solo nei resoconti dossografici e non ricorre mai nei frammenti
suI concetto di minime particelle materiali, prive di definizione di Democrito : rna nonostante l'esitazione degli studiosi at­
qualitativa, che danno luogo ai vari fenomeni attraverso ag­ tribuirei al filosofo stesso l'impiego di questa parola 83, di cui
gregazioni e disgregazioni di tipo esclusivamente meccanico . non sara quindi priva di significato la derivazione etimologica.
I vari campi di esperienza sono affrontati e studiati con rigide Certamente Democrito impiegava (i)dXZAOV, poiche il fro 1 23
deduzioni da questi principi fondamentali, e cio produce evi­ (tratto dall' Etymologicum genuinum) dice 7tIXPOC (i)e �'Y)[1.oxph·cp
dentemente, lungi da toni sfumati e vaghi, una nettezza di XIXT' d(i)oc; o[1.oLx TOrC; 7tpOCy[1.CXCHV &7t6ppotcx : secondo De­
linee e una precisione oggettuale ignote (perchC impossibili) mocrito (i)dXZAOV indica un effluvio, rna simile per aspetto
ai piu rozzi sistemi precedenti. In ambito percettivo un esem­ esteriore agli oggetti rappresentati (noto per inciso che (i)dxz­
pio patente di questo fatto e costituito da una teoria cromatica AOV, in quanto connesso col verbo (i)dxvu[1.t, ha una conno­
tazione di precisione rappresentativa analoga a d(i)CUAOV).
Molto simili sono Ie parole di Alessandro di Afrodisia (De
81. Alfieri, At., p. 33 n. 135.
82. Per !'idea che i corpi si distinguono attraverso pucrtJ.6� (forma), sens. p. 24, 14 = 67 A 29), il quale specifica che gli eidola
3�odhyY) (ordine) e Tp07ty) (posizione, orientamento) degli atomi che Ii
costituiscono, cfr. Aristot. Metaph. A 4.985b 4 (67 A 6); Simpl. Phys.
p. 28, 15 e Aristot. De gen. et corr. A 9.327a 16 (68 A 38); ecc. Una simile 83 . Mi pare decisiva in questa senso una frase di Cicerone, che in
definizione quantitativa delle differenze fra i corpi mancava ad Empe­ una lettera ad jamiliares, XV 16, 1 (68 A 118), dice che un epicureo latino,
docle: l'idea della differenza di forma, del resto, passa all'atomismo dal Cazio Insubro, chiama «spectra» quelli che Epicuro e prima di lui De­
sistema anassagoreo (l3E:tX, il termine designante gli atomi, indicava Ia mocrito chiamano gKllwAOC (Beare, p. 29 n. 3, prende in considerazione
forma dei semi in Anassagora). questa notizia, rna - senza precisare perche - non Ie da peso).

54 55
Principi Jondamentali della percezione Democrito

sono otJ.oL 6 [.Lop�oc TOL� ocrp' WV OC7tOPP€L, di forma simile agli oscuro) e esatta, non e forse impossibile estenderla agli altri
oggetti da cui si staccano. sensi. I dati che abbiamo su di essi fanno pensare che fossero
Simili precisazioni mancano completamente per Ie aporroai spiegati piu semplicemente, rna in ogni modo Ia presenza di
di Empedoc1e, e non sara un caso che ricorrano per gli ato­ una simile concezione (che sia isolata 0 applicata piu Iarga­
misti. Se si aggiungono il valore semantico di E:t3CUAOV / 3d­ mente) illumina in Democrito un atteggiamento particolar­
XE:AOV e quanta dicevo sulla precisione compiessiva della dot­ mente scrupoloso nell'individuare anche Ie minuzie del pro­
trina atomistica, sara finalmente chiara la differenza fra I'idea cesso percettivo, nel suo aspetto soggettivo e in quello ogget­
di aporroe e quella di eidolon. Ma cio servira soprattutto tivo. Mi pare che cio possa confermare l'ipotesi che avanzavo
- spero - a illuminare il modo in cui l'atomismo giunge ai prima, che sia stato lui a sviluppare una teoria degli eidola,
suoi risultati particolari partendo da poche rna essenziali pre­ di cui Leucippo deve avere al massimo tracciato - al so­
messe fondamentali. lito - Ie grandi linee 85.

Molte delle testimonianze considerate attribuiscono indif­ Gli eidola hanno molta importanza - come si e accennato -
ferentemente la teoria degli eidola a Leucippo e Democrito. anche nella spiegazione dei sogni, che avvengono per il pene­
Non e impossibile che gia il fondatore dell'atomismo si di­ trare nell'organismo di immagini degli oggetti esterni (68 A
scostasse dalla semplice idea degli effiuvi e adottasse di conse­ 1 36, A 1 37). A volte, come attesta un passo plutarcheo gia
guenza il nuovo termine, rna credo sia state Democrito a dare citato (68 A 77), si distaccano dagli esseri viventi ' U7tO crcX AOU
forma elaborata e definitiva aHa concezione degli eidola come nOAAOU XClt &Ep[L 6 TY)'t'oc:;' (per il calore e Ia mobilita indotti
copie esatte degli oggetti. M'inducono a questa conclusione nell'organismo dagli atomi ignei dell'anima) : in questo caso
altri tratti della teoria della percezione certamente suoi, che portano con se Ie apparenze (ewpcX crELC:;) 't'&V XCl't'<X ljiuX1)v
dimostrano un'attenzione del tutto peculiare per il concreto ,
XLV'Yj[LCX't'WV ,, '
xcx�' ptJ0UI\EU[1.CX't'WV
•••
" n- ' n- .
x:x� 'Yj1TWV XIX� 7t1X1TWV, nve-
svolgersi del processo percettivo. Certamente sua e la dottrina lando a chi Ie riceve ne! sonno a 6 �1XC:; xcxt a�IXAoy�cr[LOoc:;
dell'apotyposis (cioe della « impronta » aerea), secondo cui la xcxt bp[LcXC:;, cioe opinioni, ragionamenti e desideri degli indivi­
sensazione visiva si produce per il riflettersi nell'occhio di una dui da cui provengono. Questo particolare ha fatto pensare
condensazione dell'aria intermedia, compressa dagli eidola pro­ che Democrito collegasse i sogni alia previsione del futuro,
venienti da un lato dall'oggetto della visione, e dall'altro dal­ attribuendola razionalisticamente al fatto che uno possa ap­
l'organo visivo 84. Probabilmente Democrito voleva cosi spie­ prendere nel sonno gli intenti di un individuo, e presagirne
gare certe distorsioni e illusioni sensoriali, a suo vedere cau­ cosi Ie azioni : e cio che in apparenza e un fenomeno sopran­
sate dall'intervenire deH'aria (mentre se avvenissero attraverso naturale, sarebbe in questo modo ridotto ai termini materia­
il vuoto Ie nostre percezioni sarebbero perfette), e inoltre fa­ listici consueti di Democrito 86. Quest'ipotesi puo essere con-
ceva condensare nell'impronta aerea sia Ie caratteristiche del­
l'oggetto che la disposizione del soggetto, perche la percezione
85. Anche in KR, p. 423, si giunge ad una conc1usione analoga,r-rna
rispecchia ambedue i fattori. Se quest'interpretazione della teo­
cogliendo piil imprecisamente - mi pare - la linea e iI significato dello
ria dell' apo typosi s (che presenta a dire i1 vero pili d'un punto svolgimento da Empedoc1e a Leucippo a Democrito. Si rileva comunque
(p. 422) che «Democritus, on this and on other subjects, went to·· great
pains to work out the detailed mechanism of the atomic theory».
84. Si antieipano qui, in maniera assiomatica per esigenze esposi­ 86. efr. P. J. Bicknell, Democritus' Theory of Precognition, «Revue
tive, i risultati di una eonsiderazione della teoria della visione di Demo­ des Etudes Grecques» 82 (1969), pp. 318-326. Lo studioso si sbizzar­
erito (quale ci e deseritta soprattutto in De sens. 50), ehe sara affrontata
risce pero in altre ipotesi molto meno accettabiIi, nella fantasiosa idea
con pill problematicita nel prossimo eapitolo (efr. sotto, p. 96 ss.). che Democrito abbia sviluppato una teoria specifica della telepatia (sup-

56 57
Principi Jondamentali della percezione Democrito

validata dal fatto che di Democrito conserviamo un titolo schema ()fLOLOV-EVOCVTLOV: al par. 49 del De sensibus concede che
�\
A 6 KpL't'Oe; oe \ \ , �, , � ''1' I �
quale IIzpl d3wAUlV � IIzpl 1t'povo£(X.�, che collega evidente­ L.l"l)fL m:pL fLev ocLcrv"l)crecue; 01) OLopL�eL, 7t o't'epoc 't'OLe;
mente i1 presentimento del futuro con un elemento concreto &VOCVTLOLe;7) 't'oi:e; 0fLOLOLe; Ecr't'LV, d fLE:V yap <'t'cj» &A"AOLOUcr'&OCL nOLei:
, � � \
1 � I .. � I , '�"I -
quale gli idoli atomici 87. A questa concezione allude anche 't'o ocLcrvocvecrvocL, � '/:'
oo �eLev OCV 't'OLe; OLOCqJOpOLe;' 01) yocp OCAAOL01)'t'OCL
Aristotele, nel De divinatione per somnum 2.464a 4 ss., quando 't'0 ()!LOLOV fmo 't'ou O!LO(01)' mi"ALV a' <eb 't'o !LE:V oclcr.&ocvecr.&OCL
\ "1_ '"1"1 - � , ,�, �, , \ \
nomina gli eidola di Democrito come esempio di una teo ria KOCL OC7tACUe; OCAAOL01)crvOCL <'t'ep> 7toccrxeLV, OCo1)VOC't'OV oe, qJ'YJcrL, 't'oc !L'YJ
c -

del 1t'pOOpOCV che definisce &'1t'O o"1)fL1t'TWfL(x'TO�, perche l'impatto 't'oclha 7t occrxeLV .. , aLO 7tepl !LE:V 't'ou't'CUV &'!LqJO't'spcue; �cr't'LV tmo­
materiale degli idoli sugli organismi individuali avviene « ca­ "Aoc�e:i:v. AlI'inizio e alIa fine del passo Teofrasto confessa (e
sualmente ». « Si ha cioe un fenomeno di traslazione corpusco­ non era stato cosi condiscendente con altri pensatori) che De­
lare come in tutti i processi percettivi » 88 (mentre Aristotele mocrito non distingue se la sensazione si verifichi per contrasto
oppone a quest'idea una spiegazi one della sensazione come o per similarita, e che e legittimo interpretarlo in ambedue i
trasmissione incorporea, attraverso un mezzo , di una kinesis modi. Cio non gli impedisce di ricercare ugualrnente in Demo­
percettiva finalizzata ad una ricezione da parte della psyche erito i eoncetti che ha eari, rna su questa via possiamo seguirlo,
individuale) . purch6 premettiamo che l'atomista puo aver espresso sl in
Si ricordi che su uno stesso piano di razionalizzazione at­ qualche modo - al solito - Ie idee che gli sono attribuite, rna
traverso riduzione materialistica si pone la spiegazione etio­ non nei termini espliciti impiegati dal suo commentatore. De­
logica della religione, che vede negli dei degli eidola : eidola mocrito puo aver effettivamente ritenuto che la sensazione
speciali, dall'effetto benefico 0 meno, rna insomma entita pu­ avvenga <'t'cj» &'''A''A0 LO U cr.& OC L, attraverso un'alterazione, perch6
ramente fisiche, e mortali in quanta soggette a dissoluzione sappiamo che definiva Ie aistheseis e-re:POLwcre:Le; 't'ou crW!Loc't'oe;,
come qualsiasi aggregato atomico (a questo proposito si ve­ modificazioni prodotte nell'organo di senso dagli eidola sen­
dana Ie testimonianze A 74, A 78, A 79, e soprattutto il fro 166). sibili. Ma probabilmente egli non pensava ehe l'alterazione
fosse dovuta a contatto fra dissimili, perch6 l'atomismo riduce
III. Similarita e dissimilarita Ie diverse qualita sensibili a differenze esclusivamente mecca­
niche - di forma e ordine - fra gli atomi, che di per s6
Ne1 caso di Democrito, Teofrasto non puo non ammettere sono pero privi di differenziazioni qualitative. 06�e:Le:V &.'1
che si inquadri anche meno bene dei suoi predecessori nella 't'oi:e; oLocqJ 6pOLe; (7tOLe:i:v 't'o oclcr.&OCVe:cr.&OCL), quindi, e deduzione
tratta abbastanza arbitrariamente da Teofrasto . Questi e in­
veee pili vicino al reale pensiero di Democrito quando precisa
pone ad esempio, Democritus cit., p. 324 n. 6, che impulsi particolar­
mente violenti degli eidola possano produrre effetti telepatici anche in mo­
che, in quanto azione esercitata e subita da corpi, l'alterazione
menti di veglia, e vi ravvisa un influsso della concezione del demone socra­ si verifica se questi hanno almena qualcosa di identico . Aristo­
ticol). AItrettanto si dica di un altro suo studio, dal significativo titolo De­ tele, nel De generatione et corruptione A 7. 323b 10 (68 A 63),
mokritos' Parapsychology again, « Revue des Etudes Grecques» 83 (1970)
pp. 301-304. indica in Democrito l'unico, fra i pensatori precedenti , che
87. Diels intuisce iI collegamento fra questo titolo (68 B lOa) e la abbia affermato l'interazione fra simili 89.
testimonianza A 77, ma propone (seguendo Krische) di leggere &7t'Op­
POL1J<; in luogo di 7t'POVOLOI:<;: correzione inutile e riduttiva, proprio alIa
luce del confronto col passe plutarcheo.
88. D. Lanza, Aristotele. Opere biologiche, a cura di D. Lanza e 89. Qui Aristotele preferisce sottolineare che la maggior parte dei
M. Vegetti, Torino 1971, p. 1181 n. 6. II passe del IIe:pt ,,�<; xlX,lt' \)1NOV suoi predecessori riconducevano l'interazione a contrasto fra dissimili
fl.IXV"LX�<;, che non compare fra Ie testimonianze democritee nel II vol. (benche in realta nessun presocratico si fosse avvicinato alIa nozione di
dei Vorsokratiker, e citato nella stesso volume, p. 422, 46, fra gli Zusiitze. alterazione qualitativa), mentre altrove attribuisce iI principio dell'8fl.o�o\l

58 59
Principi fondamentali della percezione Democrito

Che Democrito avesse davvero, almeno grossolanamente, done la propagazione a tutto il corpo] ogni senso 90, e non
tale idea (anche se neanche questa sarebbe completamente coe­ solo i sensi rna anche l'anima, rna mentre della vista e del­
rente con l'assenza di differenziazioni qualitative fra gli atomi), l'udito dil una simile [cioe: cosi dettagliata] spiegazione, gli
e confermato dal par. 50 del De sensibus. Qui si legge che i altri sensi Ii considera all'incirca come la maggior parte degli
condotti visivi devono essere diritti e asciutti per 0fLocrX'YJfLO­ scrittori [cioe: non specificando nei particolari come Ie loro
VELV con gli stampi sensibili, e cioe per conformarsi almena impressioni si diffondano in tutto il corpo, si avvicina apparen­
con la struttura di questi nell'accoglierne l'ingresso. L'assenza temente agli altri] ».
di umidita sara stata considerata in aggiunta, per facilitare Da queste parole risulta che Democrito estendeva l'idea di
l'ingresso delle impressioni: rna e evidente soprattutto il ri­ un diffondersi delle modificazioni atomiche agli altri sensi
cordo dell'idea empedoc1ea dell'accordarsi di pori ed emana­ (anche se nel trattarli dettagliatamente non precisava questa
zioni grazie a similarita di struttura. affermazione) 91, e anche all'anima. Se la psyche partecipa della
disseminazione degli stimoli sensoriali, cio significheril che essa
IV. Centro dell'attivita conoscitiva
90. Ritengo che il soggetto di 1t&aoc�� ycxP Toih·6 ye b!lotw� 1to�e!
sia Democrito, e il senso sia che egli «da questa stessa spiegazione per
Dal resoconto teofrasteo risulta che non e il semplice urto tutte Ie sensazioni». Gia Mullach, p. 213 s., traduceva « enimvero omnibus
degli eidola sugli organi di senso a causare sensazione. Gli (sensibus) hoc similiter ascribit, neque his tantum sed etiam animae».
La maggior parte degli studiosi successivi (fra cui Beare, p. 101 n. 1, e
organi, anzi, sono solo dei canali passando per i quali Ie mo­ Stratton, p. 190 n. 142) intendono invece l'espressione Toi3To... b!lolw�
dificazioni apportate dalle impressioni sensibili si diffondono 1tO�e:r come sinonimo di aU!l1t&axe� (sc. TO aW!lIX), perch6 immediata­
a tutto il corpo. Cio e detto esplicitamente per la vista, perche mente prima Teofrasto aveva criticato Democrito con l'argomento che
011 ycxp xocv aU!l1t&aXfl (sc. TO aW!loc) T� T'li &xo'li, a�cX TOUTO xocllXta&&­
Teofrasto nota (par. 54) che l'occhio e conformato in modo veTOC�: ora estenderebbe questa obiezione a tutti i sensi, adottando la
tale da trasmettere Ie impressioni 'r4> &AA<p crwfL(X.'r�, ed e perifrasi TOUTO... bfl.olw� 1to�e! per evitare una ripetizione, nel dire
che «il corpo condivide effettivamente il propagarsi delle sensazioni allo
detto esplicitamente per l'udito, per cui Teofrasto descrive un stesso modo» che per l'udito (e tuttavia non per questo - si sottinten­
processo analogo (par. 55 ss.). Sugli altri sensi abbiamo in derebbe - iI corpo e l'organo delle sensazioni). Ma il soggetto di 1tme!
genere ben pochi dati, e a questo proposito solo un'osserva­ e chiaramente Democrito, perch6 neI De sensibus 1t'o�ew ricorre pill
volte per indicare che questo 0 quel pensatore «intende», «tratta il
zione di Teofrasto, di ben difficile comprensione (fine par. 57): problema» in un certo modo (cosi aI par. 16, e anche subito dopo Ia frase
II &cr(x'L<;; yiXp 'rou'r 6 yE 0fLOLW<; 7tOLEL, x(X.t ou fL 6vov 'r(x'L<;; (X.tcr.&�- discussa, dove proprio di Democrito si dice che bfl.0(w� 1tme:r TOr�
' • .,
crEcr�v, (X.AA(X.,
1 - X(x'L, 7tEpL" fL EV O,!,EW<;;
X(x'L 'ryj '!'UXyj.
' - . . " .!, X(x'L, (x'XO"Y)<;;
, - 1tAdaTo� �). Cosi interpretate, Ie parole di Teofrasto si inscrivono, pill
" , �, � , �, " .. � ' " - che in una sua critica personale (che peraltro si ampIierebbe troppo,
' M
Ol.r.w<;; (X.7tOOLOWcrL, 'r(x'<;; oE (X.AAC(<; O(�cr·u 'lcrEL<; crXEOOV 0[L0LW<;; 7tO�EL mentre iI contesto sembra aver piuttosto carattere descrittivo), in un
'rOL<;; 7tAdcr'rm<;;. Tenterei comunque la seguente interpreta­ resoconto delI'opinione dello stesso Democrito: si potra quindi attribuire
a quest'ultimo l'idea che Ia propagazione si verifichi per Ie impressioni
zione: « Democrito tratta in modo analogo [cioe: dichiaran- di ogni senso.
91. Penso infatti che o(h w� (&1tOa[awa�) non significhi semplice­
mente «in questo modo», rna «cosi dettagliatamente », e che il secondo
b!lo[w� 1t'me! vada di conseguenza interpretato come «tratta all'incirca
0fLO[t:l (per individuarvi un'anticipazione della sua idea di sostrato ma­ (axeMv) come Ia maggior parte degli altri pensatori», per mettere in
teriale unitario) anche a Diogene, Eraclito, Anassagora ed Empedocle. evidenza che Democrito mantiene Ia particoIarita in questione, sebbene
Per questa e analoghe contraddizioni e arbitrarieta di Aristotele e Teo­ in modo pill 0 meno accentuato, nella trattazione di ogni senso: se si
frasto, cfr. Chemiss, pp. 91 n. 387 e 305 n. 57; e tuttavia significativo in tendesse diversamente, la spiegazione di vista e udito si opporrebbe
che in Democrito sia preferibilmente sottolineato l'aspetto della simi­ recisamente a quella degli altri sensi, per i quali Democrito sarebbe avvi­
larita, iI che pub costituire un indizio almena della sua assoluta refrat­ cinato troppo ai suoi colleghi, e cio creerebbe contraddizione con Ia pre­
tarieta alI'idea opposta. cedente affermazione che egli tratta in modo anaIogo tutti i sensi.

60 61
Principi fondamentali della percezione Democrito

e Ia sede in cui Ie sensazioni prendono coscienza, mentre gli portanza di questa concezione, occorrera. cercar di dimostrare
organi sono semplici canali di passaggio (benche certo con­ piu minutamente se I'anima fosse vista come costituita di
venientemente adattati alla migliore trasmissione) 92, Data l'im- atomi confusi con quelli corporei in tutto l'organismo.
In vari Iuoghi Aristotele afferma che l'anima ha per gli
atomisti funzione conoscitiva (De anima A 2.404a 27 = 68 A
92. Quest'ipotesi acquista maggiore verisimiglianza se si accetta la
traduzione che Die\s, Dox., p. 399, da di Aezio IV 10, 5 (68 A 115: 101; De resp. 4.471b 30 = 68 A 106; v. anche Philop. De anima
Ll'f)fL6xPlTO� 7tAdou� fLev dVOI:l Ta� OI:tcr&�crel� TWV OI:tcr&'f)TWV [sc. 'P'f)cr[j, Til> p. 35, 12 = 68 A 105), e nello stesso tempo che essa ha Ia
Sf: fL� &vcxAoyl�elv Ta OI:tcr&'f)Ta Til> 7tA�&el [sc. TWV OI:tcr&�crewv 1 Acxv&&velv):
proprieta (proveniente dalla forma sferica, mobilissima, dei
« sensuum affectiones plures sunt perceptis, sed cum percepta multitudini
(affectionum) non respondeant, iIlae non omnes adgnoscuntur». In al­ suoi atomi: De anima A 2.404a 1 67 A 28; A 2.405a 5
= =

tre parole, Ie modificazioni degli organi di senso causate dagli eidola 68 A 101; A 3.406b 15 = 68 A 104; A 5.409a 32 =68 A 104a)
sono pili numerose degli oggetti sensibili (da ognuno dei quali si staccano
infatti molteplici eidola), rna appunto per esserne molto pili numerose,
di imprimere movimento al corpo. E con Ia seconda nozione
non tutte provocano percezione (il soggetto di AOI:v&&velv - punto cru­ che Aristotele mette in connessione esplicita una diffusione
ciale del passe - e COS! individuato in cxtcr&�crel�). L'idea e chiarita dell'anima in tutto il corpo: XLVOU(.L€Vw:; yocp cp'Y)aL T�e:; &aLIXL-
da un accostamento con Lucrezio, IV 800 (<< quia tenuia sunt, nisi se I
p eToue:; I
acpGuplXe:; (sc. ll'Y)(.LOXPLTOe:;,
A I ) OLIX
� "
TO 7tecpuxeVIXLI �I
(.L'Y)oe-
contendit acute, cernere non potis est animus»), citato nei Vorsokratiker
subito dopo il luogo in questione per sottolineare Ia selezione operata 7tOTe (.L€VeLV, auvecp€AXeW XlXt xwe'i:v TO a&(.L1X 7tOCV (68 A 104).
dall'anima sulle alterazioni fisiche degli organi di senso. Tale e anche Altrove, pen), Iascia intendere che non ha secondaria im­
l'interpretazione di Zeller (efr. ZM, I 5, p. 239 n. 52); Beare, p, 207 (che
richiama l'attenzione sulla concezione - analoga a quella delle 'perce­ portanza in questo nesso il carattere di sensibilita dell'orga­
zioni insensibili ' di Leibniz - secondo cui Ie sensazioni non venute a nismo: �'Y)(.L6XP LTOe:; xwe'i:a-&IX[ cp'Y)aLV ()1t'0 T-Yje:; t.jJUX-Yje:; (sc. TO
� ) , ,'
'Y)1: ,1.
coscienza non sono percezioni); C. Mugler, Les theories de la vie et de la
acu(.L1X emep YIXP eaTLV '!'uX'Y)" ev 7tIXVTL\ T£P
.... ) Q.. '
IXLavIXVO(.Lev£P
"
•••
conscience chez Democrite, «Revue de Philologie, d'Histoire et de Lit­
terature anciennes» 33 (1959), p. 35. Ma altre interpretazioni sono state a6l(.LIXTL XTA. (68 A 104a). Le testimonianze aristotcliche in­
tentate, forse nell'impressione che l'idea della funzione selettiva dell'anima tegrano dunque quella un po' oscura di Teofrasto, ncll'attc­
sia troppo avanzata (per il resto, infatti, la soluzione di Diels e assai sod­
disfacente, sia dal punto di vista grammaticale che nel collegamento fra stare chiaramcntc la diffusione dell'anima, in tutti i suoi
la prima e la seconda parte del passo, mentre Ie altre non sono tali). Gu­
thrie, History, II, p. 451, richiama alcune parole di Aezio che precedono
immediatamente queUe in questione (e informano che Democrito consi­ nella lora reale natura. Ma e infondato iI parallelo istituito da Bianchi
dera il numero dei sensi maggiore di cinque - cfr. sotto, p. 216 n. 38, fra Aezio e un luogo di Aristotele (Metaph. r 5.1009b 7 68 A 112)
=

per l'interpretazione di 68 A 116 - ) e suppone che secondo Democrito


, che accentua 10 scetticismo della teoria democritea della conoscenza: il
Ie facolta percettive siano pili numerose delle classi di cose ritenute sensi­ dossografo punta su un rapporto numerico fra sensazioni e sensibili, di
bili (colori, suoni, sapori, ecc.), e per questo non ci rendiamo conto di pos­ cui nel passe aristotelico non c'e traccia, e deve avere attinto a un'altra
sederle, perche non ci vengono mai rivelate dall'esperienza: rna cosi il fonte, dal tone non necessariamente scettico (la reale fisionomia della
passo perde un senso di rapporto numerico, che e invece evidenziato sia gnoseologia democritea, come si chiarira nel IV capitolo, e un'altra).
da &VOl:Aoy[�ew che da 7tA1j&Oi;. Secondo Guthrie, inoltre, cxtcr&"t)O"li; Ancor menD plausibili sono d'altronde Ie soluzioni di Siebeck, op. cit.,
non potrebbe indicare un singolo atto di sensazione, rna cio non e esatto I 1, p. 114 (per Ie obiezioni al Quale cfr. Beare, p. 207); F. Enriques-M.
(e vero che il contesto dei Placita richiede il senso di «facolta percettiva», Mazziotti, Le dottrine di Democrito d' Abdera. Testi e commenti, Bologna
ma puo essere stato il dossografo ad introdurre inopportunamente il pen­ 1948, p. 189 (contraddetti con giusti argomenti da Bianchi, op. cit., p. 22
siero nella sezione in cui si trova); e diffici\e, infine, dare ad OI:tcr&'f)T6\1 s.); ecc. II modo d'intendere di Diels non si presta invece ad alcuna obie­
il significato di «classe sensibile» - come 10 studioso vorrebbe -, zione, per la plausibile interpretazione della seconda parte del passo,
poiche il termine indica per 10 pili il singolo oggetto di senso (in tutto il e il senso coerente dato ad cdcr-lt1j't'6\1 come «iI percepito» nel senso

De sensibus entrambi i sostantivi designano singole sensazioni e oggetti soggettivo che questo termine ha, ad esempio, nei parr. 60 e 63 del De
piuttosto che categorie pili generali, accezione che non e assente, rna sensibus. Sembra quindi possibile ammettere un'allusione a una selezione
certo meno frequente). Sembrerebbe suggestiva la proposta di L. Bianchi, operata dall'anima sulle modificazioni sensibili (facendole 0 meno venire
In margine alta gnoseologia di Democrito, «Maia» 7 (1955), p. 24: Ie a coscienza), tanto piu che trava un notevole riscontro nel chiarimento

sensazioni che proviamo sono pili numerose dei sensibili (avendo noi di qui sopra tentato riguardo alla funzione della diffusione degli atomi psi­
questi svariate sensazioni), rna proprio per questo essi ci rimangono ignoti chici nell'intero organismo.

62 63
Principi fondamentali della percezione Democrito

aspetti e quindi anche come sede di sensazioni consce, in tutto tica dimentica, in un procedimento che gli e abituaIe, un
l'organismo. tratto che la attenuerebbe: non rieonosee all'abderita la con­
Questo concetto si ritrova in Macrobio (comm. in S. Scip. cezione - cui si e visto che accennava altrove - di un'anima
I 14, 19 = 68 A 103), in un passo secondo Diels abbastanza sparsa lungo tutto il corpo e caratterizzata da un tipo speci­
fidato, anche se non e possibile dire donde sia arrivata allo fico di atomi (sferiei e mobilissimi) in cui Ie sensazioni pren­
scrittore latino «tam proba materia» 93: «Democritus spi­ dono coscienza, grazie al fatto che i1 mutamento di disposi­
ritum insertum atomis hac facilitate motus ut corpus illi omne zione avvenuto negli atomi degli aistheteria sotto I'azione degii
sit pervium». Se Macrobio punta l'accento sulla funzione eidola si trasmette all'interno del corpo e anche aIle particelle
motrice dell'anima, Sesto Empirico fornisce Ja stessa informa­ dell'anima che vi sono diffuse.
zione proprio dal punto di vista della sua funzione conosci­ Ma poich6 l'anima e vista come entita corporea e anehe
tiva (Adv. Math. VII 349 = 68 A 107) : ot ae &v 5A� 't"Cj> 0'00- il venire a eoscienza delle sensazioni e un processo di tipo
:!
[J.O(;'n (sc. e vO(;� TI)v a�&vo�O(;v), xoc&&m:p 't"�vec; xoc't'cX: �'Y)!l 6- materiale, lontano dalla concezione aristote1ica, Aristotele giu­
xp�'t'ov . Piil 0 meno sulla stessa linea si pone Lucrezio dica questi fatti in base ai propri presupposti, e disconosce a
(III 372 s. = 68 A 108), a dire del quale gli atomi del corpo e Democrito una qualsiasi distinzione fra lato fisieo e psicolo­
dell'anima, disposti in modo che accanto a un atomo del­ gico della percezione. Nulla impedisce invece di ammettere che
l'uno vi sia un atomo dell'altra, si avvicendano alternata­ Democrito intuisse (come gUt Diogene) la necessita di andare
mente e tengono cosi connesse Ie membra (<< corporis atque oltre il semplice contatto con l'organo sensibile (facendo in
animi primordia, singula privis / apposita, alternis variare ac questo un passo avanti rispetto ai predecessori) 94, purche non
nectere membra»). gli si chieda un'opposizione di corporeo e incorporeo che un
Democrito, quindi, non merita del tutto i1 rimprovero rivol­ filosofo presocratico non poteva avere. E questa 'limite ' che
togli da Aristotele, De sens. 2.438a 5 (68 A 121): ritenendo Aristotele non comprende, rifiutandosi di conseguenza di ca­
che nell'atomismo la sensazione si attui con la semplice alte­ pire e apprezzare il resto.
razione dell'organo corporeo, e che ad esempio nella visione
basti la sola rifiessione, Aristotele osserva che coerentemente Un'altra interpretazione aristoteliea da respingere e l'iden­
con queste premesse la facolta visiva non dovrebbe essere pe­ tificazione fra anima e intelletto (ne1 senso della funzione e
culiare dell'occhio, rna propria di ogni superficie rifiettente. in quello della costituzione materiaIe) affermata ne1 De anima
Egli biasima i1 privilegiamento del mero aspetto fisico della (68 A 101), nel De respiratione (68 A 106) e in altri luoghi,
sensazione, che nella propria teoria e solo preliminare a una e di qui passata a gran parte della dossografia. Aristotele nega
fase piil propriamente psicologica (in cui l'alterazione fisica che Democrito fosse cosciente della diversita (sia in entita
diventa percezione, grazie a un'anima intesa come forma del che in valore conoscitivo) di anima e intelletto, perche e con-
corpo, che permette di apprendere la forma degli oggetti senza
la loro materia), e guarda con tanta avversione al rigoroso 94. Giil Siebeck, op. cit . , I 1, pp. 1 09 e 1 1 7, notava come sia Demo­
materialismo democriteo, che per dare forza alIa propria cri- erito ehe Diogene sentano I'esigenza di una mediazione fra organa sen­
sibile e anima, fatto tanto pili notevole in quanta non ha preeedenti :
di solito infatti (osserva Siebeek a p. 102) nella psieologia presoeratica
93. Diels, Dox., p. 2 1 3 s. Alfieri, At. , p. 127 n. 3 1 5, dichiara la te­ « ist... mehr auf genaue Beschreibung des einwirkenden Vorgangs als auf
stimonianza di Macrobio priva di valore, rna non precisa in base a quali Erkenntniss des Wesens der bezugliehen seelischen Reaction angewiesen»
motivazioni ( tanto pill che nello stesso tempo accorda fiducia alla testi­ (iJ eorsivo e mio). Riguardo ai forte eondizionamento della fisiologia
monianza molto simile di Sesto - e questa considerandola, esagerata­ sulla psicoiogia presoeratiea err. D. W. Hamlyn, Sensation and Perception.
mente, l'unica valida -). A History of the Philosophy of Perception, London 1961, p. 1 ss.

64 65
Principi fondamentali della percezione Democrito

vinto che «all distinctions for the Presocratics were distin­ di pensare a una collocazione specifica della seconda, grazie
ctions of material, so that, since mind and soul both consist a una concentrazione particolare di atomi sferici 98, che Ari­
of the same kind of atoms, he overlooks the importance of stotele - come abbiamo visto - non intendeva 0 trascurava
their different positions and functions » 95. In realta, come so­ volontariamente.
steneva la distinzione fra funzione sensibile e intellettiva 96,
cosi Democrito differenziava anima e intelletto anche come Ma sulla posizione di tale concentrazione gli studiosi non
entita, assegnando lora diverse posizioni. Nulla impedisce di sono concordi : Bailey 99, ad esempio, nell'evidente intento di
supporre che atomi di tipo sferico come quelli che cos titui­ mostrare un Democrito « in accord with the general atomic
scono l'anima intesa come forza motrice e sede di sensazioni tradition », accetta una testimonianza di Aezio IV 4, 6 (68 A 105)
(e in quanto tale disseminata lungo 11 corpo), si raggruppino secondo cui �'Y)[L6XPL't'O�, ' E7ttxoupO� aL[LW9j 't'�v tjJU X�v, 't'o
in una concentrazione particolare in un organo speciale, dando [Lev AOYLXOV �xoucr(J.v tv 't'0 &WP(J.XL XCI:.&Lap U[L€VOV, 't'o 8e
luogo a qua1cosa di diverso che e appunto la mente, principio &AOYOV XCI:.&' ()A'Y)V 't'�v O'UYXPLO'LV 't'ou O'W[L(J.'t'o� 8LZcr7tCl:.P [L€vov.
di coordinazione e valutazione delle sensazioni (analogo e il Anche se gli atomisti non devono aver parlato letteralmente
modo in cui un senso si distingue da un altro, a seconda della di un'anima « con due parti », e i termini AOYLX 6v e &AOYOV
specifica disposizione degli atomi nel proprio organo). appartengono a uno stadio di pensiero pili tardo, la notizia
A dire il vero Filopono (De anima p. 35, 12 68 A 105)
= sulla localizzazione della parte « irrazionale» dell'anima in
afferma che per Democrito l'anima e &fLe:P-Yi, « senza parti », tutto l'aggregato corporeo sarebbe accettabile. Ma non 10 e
il che sembra invalidare l'ipotesi, appena formulata, che essa altrettanto, a differenza di quanto pensa Bailey, il porre la
si distribuisca in zone diverse con diversa concentrazione. Ma parte « razionale » nel petto (non puo esserne una conferma
Filopono sta commentando proprio i1 luogo del De anima il luogo di Cicerone, Epist. XV 16, 1 68 A 118 - « si insulam
=

(68 A 101) in cui Aristote1e dichiara 't'cd)"'C'ov t.j;ux.�v x�' vouv, Britanniam coepero cogitare, eius e:'laWAOV mihi advolabit ad
e sta semplicemente ribadendo quest'affermazione : il termine pectus » -, perch6 Democrito vi e nominato en passant - e
&fLe:P-Yi, percio, contiene piuttosto l'accezione di « senza di­ solo per l'uso del termine e:�aW AOV 100 in un discorso ri­
-

stinzione di facolta » (naturalrnente secondo l'interpretazione volta principalmente contro Epicuro). II nome di Democrito
aristotelica). Infatti Filopono soggiunge che Democrito con­ e evidentemente interpolato in una testimonianza che origi­
sidera l'anima xo:, ou 7toAuMv(XfLOV, 't'IXU't'OV dv(u AfyCJ)v 't'o nariamente riguardava solo Epicuro : quest'ultimo situava ef­
VOe:�V 't'0 d()&&ve:()&o:� xext &7t0 fL�iX� 't'(xU't'o: 7tpofpx.e:()&o:� �u­ fettivamente la mente nel thorax, ma non necessariamente de­
v&[J.e:CJ)�. rivava quest'opinione da1 suo predecessore. Non sara casuale
Anche la succitata testimonianza di Sesto (68 A 107), in cui che la frase in discussione si legga solo in uno dei testi da cui
e assegnato il termine ��&vo�o: (<< intelletto ») alIa psyche dif­ Diels ha ricostruito i Placita di Aezio, e cioe nel De placitis
fusa in tutto il corpo, risente dell'assimilazione aristotelica 97 philosophorum dello pseudo-Plutarco (IV 4, 6), mentre non si ri­
fra funzione sensibile e intellettiva, e non deve quindi impedire scontra nell'altro testa (Ie Ecloghe di Stobeo) lOl. Lo stesso pseu-

95. Chemiss, p. 292 s.


96. Cfr. satta, p. 203 ss. 98. Cfr. KR, p. 422, e Guthrie, History, II, p. 433.
97. II passo di Sesto (Adv. Math. VII 349) e analizzato specificamente 99. Cfr. C. Bailey, The Greek Atomists and Epicurus, Oxford 1928,
da Diels, Dox., p. 209 s., percM segue poco dopa una menzione esplicita p. 160 s.
di Enesidemo: indizio che qui (e in altri punti) Sesto si rifa a costui, filo­ 100. Cfr. sopra, p. 55 n. 8 3.
sofo scettico del I sec. a. C. che dipende a sua volta dai Vetusta Placita. 101. Cia assume maggior rilevanza se si nota che anche la notizia
La fonte ultima della notizia di Sesto ha quindi carattere aristotelico. (pure essa errata) che riferisce a Diogene una collocazione del sensorio

66 67
Principi fondamentali della percezione Democrito

do-Plutarco, nel capitolo II ept 'rou �ye[lov�XOU (IV 5, 1 Aet. =


loniate Ie attribuiva importanza anche per la vista ; e simile
IV 5, 1) scrive II A (hwv Ll"f)[l 6 xp�'roe; ev 8A71 Tfi xecpocA � : egli e il caso di A1cmeone). E assolutamente legittimo, quindi,
legge percio in Aezio che 1'�ye[lov�x 6v e posto da Democrito pensare che Democrito postulasse un collegamento fra l' or­
nel capo, dimenticandosi che precedentemente aveva inca uta­ gano sensibile e il cervello per tutti i sensi e non solo per I'udito.
mente accostato il nome di Democrito a quello di Epicuro a In concl usione, Democrito localizzava nella zona cerebrale
proposito dell'opinione opposta (puo essere una sua opera­ una porzione particolare dell'anima, con la funzione di acco­
zione personale, 0 puo essere state influenzato da una fonte gliere Ie sensazioni venute a coscienza nella psyche sensibile
epicurea che proiettava Ie opinioni di Epicuro s u queUe del suo diffusa in tutto il corpo, per saggiarne la veracita e coordinarle
predecessore) . fra loro, e costruire eventualmente su questa base il pensiero
Che Aezio attribuisse a Democrito una localizzazione del vero e proprio 103.
principio direttivo nel capo, e ulterioremente confermato da
Teodoreto (uno dei suoi tanti excerptores, neUa sua Graeca­ Relativamente all'origine del pensiero e soprattutto al rap­
rum affectionum curatio, scritta intorno aUa meta del V secolo porto fra questa e i sensi, Democrito elabora - come si vedra ­
d. C.). Teodoreto scrive, al cap. V della sua opera, che 'I7t- una concezione complessa e originale : rna con cia, come gia
7tOXP tX'r"f)s [l�V yap xd Ll"fJ[l 6 xp�'roe; xd II A tX'rwv ev Eyxecp &ACj) Anassagora, egli sviluppa una valorizzazione del cervello come
'rOU'rO (sc. 'ro �ye[lov�x 6v) tapuuihx.� (la frase e accolta da coordinatore di sensazioni e organa di conoscenza, per cui si
DK, 68 A 105, come piu vicina che l'epitome pseudo-plutar­ pone sulla linea iniziata da A1cmeone. Anch'egli, insomma,
chea aBe parole originali di Aezio 102): e cosi che il testo origi­ si rifa in ultima analisi alIa duratura scoperta compiuta dallo
nale di Aezio va certamente ricostruito. Di do non c'e ragione scienziato di Crotone, collocandosi su un piano pili avanzato
di dubitare, visto che al par. 56 del De sensibus si legge che rispetto alla posizione regressiva (che I'organo conoscitivo sia
la sensazione uditiva e piu acuta quand o siano vuoti, privi il euore) assunta da Empedocle prima che Aristotele la adot­
di umidita e ben forati i condotti che si trovano xct.'r& 're 'ro &AAO tasse conferendole autorita definitiva. Ci a e ancor pili apprez­
UW[l1l(. xd 'r�v xecpll(.A�v Xll(. t 'r ae; &. xo &e;, e ancora quando il zabile, se Democrito non seguiva passivamente la linea a1c­
cervello sia ben temperato e la regione che 10 circonda ben . meonica, rna la verificava in esperienze dirette di rice rca fi­
asci utta (0 EYX€cpO':AOe; E\)XpOC'rOe; xd 'r o 7tEpt Il(.u'r ov we; �"fJp 6 - siologica, come inducono a credere i suoi attestati interessi
'rll(.'rov). L'inc1usione del cervello, e delle vie che conducono medici.
ad esso dall'organo e dal corpo, fra gli e1ementi determinanti
di un buon udito, non ha paralle1i nella trattazione degli altri
103. Questa opinione e stata espressa autorevolmente, fra gli altri,
sensi, rna cio puo essere dovuto all'andamento sintetico de1- da A. Brieger, Demokrits angebliche Leugnung der Sinneswahrheit, « Her­
l'esposizione di Teofrasto (che a proposito di Diogene, per fare mes » 37 (1 902), p. 73 S5. (per primo ha richiamato a questo fine l'atten­
un esempio, nomina esplicitamente l'aria encefalica solo per zione sulla valorizzazione di un eyxe<pa:AOt; e;i)xpa:'t"ot; nell'udito), e da
Guthrie, History, II, p. 433 e n. 3 ibid. (sintetica quanto esauriente valuta ­
udito e olfatto, mentre abbiamo visto che probabilmente l'apol- zione complessiva delle contradittorie testimonianze sulla questione). Me­
rita appena menzione una lettera di Democrito ad Ippocrate IIe;p� <pu­
cnot; &.v&pUl1t'OU (68 C 6), che fa parte di un fantasioso epistolario attri­
comune nella regione cardiaca (Aet. IV 5, 7 64 A 20) e ricostruibile
=
buito ai due scienziati, rna in rcalta composto nel I secolo d. C. Secondo
solo in base allo pseudo-Plutarco. tale testimonianza Democrito localizzerebbe Ie diverse facoltit. psichiche
1 02. Le parole impiegate dallo pseudo-Plutarco (tv l));n "TI xE!paATI) in diverse parti del corpo, chiamando il cervello <pUAa:� 8�a:vo(1)t;, il
appaiono infatti un po' sospette, in quanto probabilmente conformate cuore opy'ijt; 't"�&1)v6t;, e il fegato bn&u!J.(1)t; a:!'t"LOV : rna la notizia e priva
a un altro punto dell'epitome (IV 5, 5 : IIaP!LEVL8'Yj<;; xat ' E7tLXOUpO<;; tv di qualsiasi val ore, dato che il nostro epistolografo non conosce appa­
&ACfl "<{) ,s,wpax.L). rentemente alcuno scritto di Democrito:

68 69
Principi fondamentali della percezione Democrito

Influsso d.a A1cmeone, quindi, ma accolto non acriticamente, Anassagora da Plutarco (Quaest. phys. 1, 911 D 59 A 116) =

con un atteggiamento analogo a quello (sottolineato a suo per l'opinione che una pianta non sia altro che uno �00v
tempo per un altro verso) di Diogene d' Apollonia. A questa �'Y'YEWV. Come in Empedoc1e, l'assimilazione di mondo ve'­
ultimo Democrito si accosta - come si e visto - anche nella get ale e animale doveva estendersi all'idea che anche il mondo
distinzione fra aspetto fisico e psicologico della sensazione. che noi chiameremmo inanimato sia dotato in qua1che modo
Queste analogie vann o ricordate anche se, non sapendo quale di una psyche, che sia fidata 0 no la notizia di Alberto Magno
fra i due filosofi possa aver influenzato l'altro (con molta pro­ (De lapid. I 1, 4 = 68 A 164) che secondo Democrito e altri
babilita, anzi, hanno operato contemporaneamente), non pos­ gli elementi stessi possiedono « animas », Ie qua1i sana pre­
siamo fare molto di pili che notare delle semplici affinita. senti per sino nelle pietre, « sicut in quolibet alia semine gene­
Tali affinita, caratterizzate dal comune denominatore di una randae rei ». Si ha comunque l'impressione di una sorta di
notevole novita di vedute, si potranno attribuire al fatto che pampsichismo per cui l'abderita s'avvicina molto a una per­
i due scienziati si pongono entrambi a un avanzato livello di sonalita come quella di Empedoc1e, allontanandosi viceversa
evoluzione nella psicologia prearistotelica, sia perche ne sono da1 rigore con cui A1cmeone e Diogene distinguevano Ie varie
gli ultimi esponenti, sia per i pregi particolari delle proprie facolta vitali in relazione con quelle psichiche. Cia sembra
dottrine. strano e un po' deludente, in un filosofo che per tanti versi
si pone pill vicino ad Alcmeone e a Diogene che ad a1tri suoi
V. Sulla distinzione fra sensazione e pensiero, e quindi fra predecessori, e non casualmente, rna perch6 condivide con
diversi livelli di esistenza lora una solida volonta di esattezza e metodo scientifico . Non
per questo e lecito dubitare della validita delle testimonianze
Da Diogene, invece, Democrito si discosta alquanto quando in proposito, cM anzi e possibile inquadrare anche questa
si tratta di tracciare una linea di distinzione fra Ie diverse posizione di Democrito nel complesso della sua visione della
categorie vitali, in corrispondenza coi diversi gradi di attivita conoscenza. Infatti, « identificando la ragione can l'anima e
psichica. l'anima can la materia calda e ignea, egli e costretto ad attri­
Sulla posizione degli uomini rispetto agli animali non ab­ buire ad ogni essere tanta anima e ragione quanta e la vita
biamo affermazioni esplicite, ma almena questi Democrito do­ e i1 calore che e in esso » 104, avendoli introdotti attraverso
veva distinguerli con nettezza : e legittimo supporlo semplice­ 1a respirazione. Secondo Aezio IV 4, 7 (68 A 117) 0 . . �'Y)­ .

mente perche di lui conserviamo un'elaborata teoria della fL6xP L't'0C; 7t&V't'1X fLE't'€XELV <p'Y)crl y;uttjc; 7toLiXC;, xo:l 't'Oc VEXP Oc 't'Ciw
conoscenza, che implica la nozione di un'attivita intellettiva crw[1- &'t'wv, aL6't'L ad aLIX<pIXVWC; 't'LVOC; &Ep[1-0U xd dcr&'Y)'t'LXOU
esclusivamente umana (anche se il cervello doveva mantenere fLE't'€XEL 't'OU 7tAdovoc; aLIX7tVEOfL€VOU : per Democrito ogni cosa
una sua importanza negli animali come principio egemonico in indistintamente possiede una sorta di anima, tant'e vero ehe
senso stretto, cioe coordinatore di sensazioni). cio accade anehe per i cadaveri, in quanto essi partecipano
Ma d'altro canto troviamo il nome di Democrito in un (per un po' di tempo dopo la morte) d'un certo ca10re e d'una
passo gia citato del trattato pseudo-aristotelico De plantis, che certa sensibilita, anche quando ne hanna esa1ato 1a maggior
attribuisce anche ad Empedoc1e ed Anassagora l'idea che Ie parte. A questa notizia si puo prestar fede, tanto pill che te­
piante esercitino un'attivita sensibile analoga a quella degli stimonianze di Cicerone e altri (in DK, 68 A 160) eonfermano
animali : « Anaxagoras . . . et Democritus et Abrucalis illas (sc. che Demoerito concedeva un residuo di vita e sensibi1ita ai
plantas) intellectum intelligentiamque habere dicebant » (31 A
70). Nello stesso senso Democrito e nominato accanto ad 1 04. Zeller in ZM, I 5, p. 234.

70 71
Principi fondamentali della p ercezione Democrito

cadaveri. Di conseguenza bisogna ammettere in Democrito una E una spiegazione ipotetica, rna dettata dalla viva esigenza
tendenza ilozoistica che vede una differenza solo di grado di colmare una notevole lacuna nella nostra informazione su
fra mondo animato e inanimato (anche se di solito gli storici Democrito (sempreche di questa problema egli si sia vera­
della filosofia fanno terminare l'ilozoismo con Anassagora e mente occupato : la tradizione non assicura purtroppo neppure
Empedoc1e): rna e nella stesso tempo doveroso specificare che di questo). Se fosse questa la spiegazione data dell'elevarsi
quesfidea non viene a Democrito da un sostrato misticheg­ del nous umana sopra l'animale, si inquadrerebbe bene in una
giante (come accadeva certamente per Empedoc1e) 105, bensi psicologia di cui vanno apprezzate l'impostazione coerente­
dal particolare presupposto degli atomi psichici. mente materialistica e la volonta costante di ridurre a termini
Questa, che e effettivamente un'insufficienza nella teoria de­ atomici non solo i fatti percettivi, rna anche tratti - di cui si
mocritea della conoscenza (che si mostra generalmente parca coglie al tempo stesso la peculiarita e l'importanza - quali la
di idee che non siano saldamente suffragate da un'indagine
psyche e addirittura il nous.
diretta e concreta), e almena giustificata da un'esigenza di
coerenza con uno dei dati fondamentali dell'atomismo, quale
IItentativo finora compiuto di inquadrare e valutare stori­
la costituzione atomica dell'anima: e questa stesso fatto sot­
camente la teoria percettiva di Democrito perderebbe gran
tolinea l'originalita che anche qui Democrito riesce a mante­
parte del suo val ore, se si accettassero Ie conclusioni di un
nere rispetto ai suoi predecessori. Anche per costoro l'anima
lavoro abbastanza recente di Bicknell 108. Questi respinge la
e riducibile a termini materiali e di movimento ; rna mentre
proposta di localizzare il principio conoscitivo nella regione
generalmente essi avevano visto la coscienza come epifeno­
cerebrale, accettando incondizionatamente l'identificazione ari­
menD d'un complicarsi dello stesso materiale che costituisce
l'organismo, la sola forma della materia per Democrito e in­ stotelica di nous e psyche, e ritiene di conseguenza che Demo­
crito pensasse a un'unica psyche diffusa in tutto l'organismo 109.
sufficiente : egli ricorre a corpuscoli d'una matena specifica,
In tal modo 10 studio so toglierebbe alIa concezi one di Demo­
quali sono gli atomi sferici che compongono anche il fuoco 106.
L'elemento ' spirituale ' e per lui parte della materia stessa, crito una parte non indifferente del valore che Ie avevo attri­
all'interno della quale, pero, serba una propria specificita. buito (si perderebbe cosi la realistica accentuazione dell'im­
Senza eccepire a una rigorosa impostazione materialistica, l'ab­ portanza del cervello, e con essa l'idea d'una coordinazione
derita riconosce l'assoluta peculiarita dell'attivita psicologica. e d'un giudizio operato sulle varie sensazioni).
Tuttavia va osservato che, per negare la localizzazione
Ho gia accennato che, nella sua ricca concezione gnoseo­ della mente nel cervello, Bicknell respinge la notizia che in
logica, Democrito deve aver distinto coscientemente gli animali, tal senso da Aezio-Teodoreto (68 A 105), asserendo che de-
in quanto capaci al massimo di una coordinazione fra sensa­
zioni, dagli uomini, cui puo aver attribuito un nous dalla strut­
108. P. J. Bicknell, The Seat of the Mind in Democritus, « Eranos »
tura atomica piu complessa per giustificare l'e1aborazione dei 66 (1 968), pp. 1 0-21 (la tesi principale di questo studio e ribadita in queUo
dati sensibili in una vera e propria conoscenza intellettuale 107. relativo ad una presunta parapsicologia di Dernocrito, citato a p. 58
n. 86).
1 09. Bicknell, The Seat cit., p. 16 n. 34, porta a sostegno dell'identi­
ficazione aristotelica la testirnonianza di Sesto, Adv. Math. VII 349 : rna
1 05. Cfr. sopra, p. 25 n. 41 . anche se Bicknell vorrebbe negarlo, questo passo si ricollega certarnente
1 06. Cfr. Mugler, Les theories cit. , p. 33 ss. a fonti peripatetiche (cfr. sopra, p. 66 n. 97), e non pub essere quindi
1 07. Forse anche con un'articolazione del pensiero in due stadi : ass unto per provare se l'interpretazione di Aristotele abbia un fondarnento
efr. sotto, p. 2 1 8 . oggettivo.

72 73
Principi fondamentali della percezione
Democrito

riva da un accostamento arbitrario del nome di Democrito


attivita (decisioni, calcoli, OPIlll Oni, ecc.) si ritlettano esterior­
a quello di Ippocrate 110 : l a notazione teofrastea (De sens.
mente (0, in altre parole, lungo Ia superficie corporea dell'in­
56) suI ricondursi della sensazione uditiva (e conseguentemente
di tutte Ie sensazioni) all'enkephalos e invece una conferma dividuo), senza bisogno di concedere agli atomi intermedi dei
movimenti noetici.
sicura delle parole di Aezio, che Bicknell sembra sottovalutare.
Altrettanto poco consistenti, benche a prima vista suggestive, Ma anche se cosi si s upponesse - ripeto - cio non do ­
sono Ie prove costruttive che egli reca a sostegno del la propria vrebbe creare moite difficoIta, e in ogni modo non darebbe
ipotesi. In primo luogo egli sostiene una particolare interpre­ l uogo a maggior complicazione che la spiegazione introdotta
tazione del passo plutarcheo - cui si e gia accennato piiI dallo stesso Bicknell : I'idea dell'indifferenziazione di psyche e
volte - sui contatti con stati emozionali di altri individui che " nous costringe infatti 10 studioso a cercare una distinzione
secondo Democrito si verificano durante i sogni 111 . Poiche la fra modificazioni percettive e intellettive nel fatto che queste
testimonianza dice che gli eidola portano al dormiente « moti siano prodotte direttamente dagli eidola, queUe invece da stampi
psichici , decisioni, stati d'animo , passioni » altrui ('t'{;}\1 xo::'t' � che gii eidola imprimono nell'aria. Bicknell ritiene che la teoria
tj; uX�\I X�\I't) fl &'t'u)\I x:;d �OUAEUfl&'t'u)\I . . x ex t � &(;}\I xext 1tcx&{;}\1 dell'apotyposis sia in se inutile, se non addirittura incoerente e
assurda 1 1 2 , e introdotta ai solo fine di caratterizzare il pro­
,

e[LqJ &Q'e:��), rivelandone « opinioni, ragionamenti, desideri »


( a 6 C:cx� xcx t o�exAO'Y �Q'flOU� xed. Op[L&�), e poiche questi so­ cesso sensibile di contro a quello intellettuale. Egli condivide
stantivi indicano prodotti dell'attivita noetica, che Ie imma­ infatti Ie critiche rivolte da Teofrasto (De sens. 51 ss.) a questa
gini trasmettono staccandosi dalla superficie del corpo, Bick­ dottrina, senza considerare che quando Teofrasto si erge a
nell ne deduce che il nous, a1 pari dell'anima, debba ritenersi giudice dei presocratici attribuisce lora difetti e incoerenze di
sparso in tutto il c orpo : altrimenti - egli pensa - si do­ cui quelli non potevano essere coscienti. Egli nota inoltre che
vrebbe immaginare un meccanismo troppo comp1esso e con­ Epicuro abbandona l'idea degli stampi aerei (criticandola
fuso, per cui il pensiero prodottosi ne1 cervello dovrebbe - Lettera a Erodoto 49 per l'impossibilita che gli oggetti
-

venire alIa superficie corporea attraverso vari strati atomici, imprimano il proprio colore e forma nell'aria), e torna al­
ai quali pure dovrebbero essere concessi movimenti noetici. l'azione diretta degli idoli anche per i sensi : cio avverrebbe
A prescindere da1 fatto che cio non dovrebbe creare molte perche, a differenza di Democrito, Epicuro pone una distin­
difficolta (si potrebbe ben pensare alla presenza di vari livelli zione assai netta tra i due tipi di anima (gli atomi del nous
di concentrazione atomica e capacita intellettiva, passando sono secondo lui ultra-fini e percio ultra-sensitivi), e quindi
dalla sede interna del nous all'epidermide), occorre notare che puo assegnare agli eidola due funzioni (di disturbare gli atomi
il testo parla chiaramente di &[LqJ &Q'e:��, cioe delle manife­ dell'anima e quelli del nous : ruoli gia di per se differenziati),
stazioni esteriori di determinati stati mentali : credo quindi senza incorrere nelle difficolta incontrate dal suo predecessore .
piiI probabi1e che gli eidola prendano semplicemente 1a forma M a anzitutto, per quel che n e sappiamo, Democrito introdu­
degli atteggiamenti fisici che riflettono 10 stato interiore del­ ceva l'idea degli stampi aerei solo per la vista (De sens. 50)
l'individuo, come nel caso di qua1siasi oggetto visibi1e. E e al massimo per l'udito, sicche non la si puo considerare un
quindi del tutto agevo1e ammettere che il nous si trovi in una tratto introdotto a distinzione fra processi sensibili e intellet­
zona partico1are qua1e i1 cervello, e che i risultati della sua tivi. In secondo luogo, il fatto che Epicuro torni all'azione
diretta degli idoli puo ,esser dovuto a un suo maggior disinte-

1 1 0. Bicknell, The Seat cit., p. 19.


111. Bicknell, The Seat cit. , p . 1 7 SS.
1 12. Bicknell, The Seat cit., p. 20 s.

74
75
Principi fondamentali della percezione

resse, 0 comunque a una volonta semplificatoria, nei confronti II


della fisiologia della percezione, in connessione con una teoria
della conoscenza basata sulla veracita della sensazione. AI Singoli processi percettivi
contrario, l'e1emento degli stampi aerei che Democrito pre­ e oggetti sensi bili
senta in piu (rispetto a Leucippo da un lato, ad Epicuro dal­ nei presocra tici e in Democrito
l'altro), deriva forse da una sua attenzione, maggiore nei con­
fronti del predecessore come del successore, per la natura e
gli efl'etti della percezione ; e attraverso l'intervento dell'aria
a complicare Ie immagini visive e forse aUditive, egli vuole
probabilmente spiegare Ie illusioni e gli errori cui vanno fre­
quentemente soggetti, fra i vari sensi, soprattutto vista e PRIMA PARTE : I SINGOLI PROCESSI PERCETIIVI
udito 113.
Una considerazione in senso polemico del pur stimolante
articolo di Bicknell ha permesso di confermare ulteriormente A - La vista
da un lato i1 peculiare interesse di Democrito per i particolari
concreti dell'attivita percettiva, e dall'altro i1 suo rifarsi al Generalmente il senso VlSIVO e descritto da Teofrasto in
modello a1cmeonico (pure questo indice di concretezza), pa­ modo pill particolareggiato degli altri sensi (e tale maggiore
rallelamente all'idea di un'attivita superiore del nous. E cosi ampiezza d'informazione si riflette nella dossografia posteriore) :
il grande atomista - come avevo anticipato all'inizio di que­ cio accade, probabilmente, perche esso era giudicato i1 pill
sto capitolo - in un senso chiude emblematicamente il V se­ importante e interessante 1 dagli stessi filosofi presocratici.
colo, portando alle massime possibilita concettuali la spiega­ Tuttavia, pur aven do abbondanti notizie suI modo in cui co­
zione in termini materialistici della realta (persino di quella storo trattavano la visione (0 forse proprio per questa), non
psicologica, che piu vi era, e vi e tuttora refrattaria), ma in un mancano notevoli probJemi d'interpretazione, parecchi punti
altro senso rivela la coscienza avanzata di una funzione supe­ oscuri che spesso non e facile chiarire se non in via dubitativa.
riore quale quella intellettiva. E se egli riduce anche questa Ma spero che non sara fatica sprecata immergersi in que­
aHa realta degli atomi, cio non fa che evidenziare la sua coe­ stioni complicate come - ad esempio - quelle presentate
renza : il postulato teorico di atomi e vuoto non si e mai inste­ dalla teoria di Empedoc1e, sia per il loro oggettivo interesse,
Tilito in Democrito - come sarebbe stato possibile - in una sia soprattutto perche cio puo illuminare Ie opinioni espresse
comoda semplificazione della realta, costituendo al contrario poi da Democrito, obiettivo principale di questa ricerca : tanto
uno stimolo positivo a considerarne tutti i nessi e Ie partico­ pill che l'atomista dedica alIa visione un'attenzione e una cura
larita, proprio in quanto riconducibili senza forzature al rigo­ maggiori, se possibile, dei suoi predecessori.
roso ma esaustivo schema fondamentale. In generale, tutti i fisiologi del V sec010 (che presentano, al
solito, una notevole uniformita di opinioni) individuano nel­
1 1 3. Questa spiegazione, per ora proposta in forma dubitativa, tro­ l'occhio tre fattori determinanti per la percezione : la pupilla,
vera conferma e chiarimento definitivi quando, nel prossimo capitolo,
sara aifront<'ta la questione del ' mezzo ' visivo postulato da Democrito.
1 . Perche ritenuto il pili fidato, come mostrano i passi elencati da
P. Wilpert, Auge, « Reallex. Ant. Christ. » I, col. 959 (e efr. col. 964 per
il perpetuarsi di tale giudizio fino all'eta eristiana).

76 77
Singoli processi percettivi La vista

l'umore acqueo (chiamato semplicemente acqua) e il fuoco. luce oculare e, S1, menzionata a proposito del fenomeno dei
L'idea della natura ignea dell'occhio e dedotta dallo stimolo fosfeni 3 (ed A1cmeone, pur ritenendola costituente innato del­
causato dalla pressione oculare, ricondotto a una luce (chia­ l'organo, ne sembra intuire la relazione con determinati stimoli
nerVOSl) , rna 1e paro le o'n
. 'f �' ,f , ., f co
mata appunto fuoco) ritenuta innata nell'organo visivo. Que­ 0 €X€w . . . €XJl.CXfL7t€�V iormano
sta concezione e del resto anteriore alIa scienza ottica (si una frase parentetica dopo la quale, con op,xv ae:, riprende la
pensi all'antichissimo paragone poetico tra un bell'occhi o e il descrizione della vera e propria azione visiva : e 't"0 cr't"�A�OV't"�
sole, 0 all'uso metaforico di 8fL[J.O(' e O<P&�AfL61; per indicare assicura che in questa il fuoco riveste un ruolo attivo, come
la luce) : i Greci hanno una notevole sensibilita per il radiare conferma indirettamente anche la dichiarazione teofrastea che
degli occhi. D'altronde, essi non sanno ricondurre questo fatto Clidemo, nella spiegare la vista attraverso la sola qualita
a uno stimolo retinale, poiche manca loro del tutto una cono­ diafana dell'occhio, occupa fra i presocratici una posizione
scenza della retina e per 10 pili ignorano anche Ie proprieta unica (par. 38 : KAda1)fLOC; as fL 6voc; £a(wc; dp1) xc: 7t€pl. 't"1jc;
" .1 . ' � f � , , � ., , 11 �
rifrattive del cristallino . Queste insufficienze saranno evidenti o'f€wc;' Cf.�cr'\TCXV€cr"\TCX� ycxp ql1)cr� 't"o �c; Oql'\TCXJl.fLO�C;
- -
fL OVOV un o�cx-
nelle dottrine che verranno esaminate, Ie quali d'altro canto qlcxvc:i:c;).
denotano almeno una consapevolezza della necessita di deter­ Ritengo tuttavia che il fuoco non abbia per Alcmeone l'im­
minate condizioni dell'organo, dell'oggetto sensibile e della portanza essenziale che otterra nella teoria della visione di
luce, e del loro vario interagire. Empedocle. II seguito della descrizione teofrastea (fhcxv &v't"�­
qlCXLV?J ) punta infatti sulla capaciti\ di riflessione dell'occhio,
. . .

1. Alcmeone ricondotta probabilmente al cristallino 4, visto allo stesso tempo


come « scintillante » (perche situato dietro il fuoco, se questo
Per A1cmeone e fondamentale, come al solito, l'informazione - come presumibile - era collocato da A1cmeone nella pu­
fornita da Teofrasto (De sens. 26), che presen ta peraltro una pilla 0 nell'iride) e come « trasparente » (per la consistenza
certa difficolta d'interpretazione : O<P&�AfL O U I; �S: opCi.v �La 't"ou umida). Se e corretta, anzi, l'impressione data da una serie
, l:' ,, � ,' �" , � � � ., T
7t'e:pL s U o �'t"OI; . O't"L 0 e:Xe:L 7t'Up , O "YJ AOV e:W�L·
." ,
7t'A"YJye:V't"OI; y �p di testimonianze raccolte in DK, 24 A 10, il fattore della tra-
, ." • � �\ - '" r.< \ - � - " ,
e:XA�fL7t'e:LV. op�v oe: 't"� cr't"LAr-0V't"L X�L 't"� OL�<p�Ve:L, O't"�V �V -
't"L<pdvYI, X�L 5crov '&v x�&�p w't"e:pov �, fLCi.AAov. « Gli occhi ve­ Schriften cit., pp. 1 59-1 84), p. 354. Beare, p. 1 1 n. 3, sostiene che O" t-[)\­
�e:�v non si incontra abbastanza spesso in riferimento al lampeggiare del
dono attraverso l'acqua che Ii circonda ; e d'altronde evidente fuoco (indicato preferibilmente col verbo A&[LTCe:�V), mentre e regolar­
che l'occhio contiene fuoco, per il fatto che quando subisce mente usato per 10 scintillare dell'acqua (cfr. Aristot. Meteor. B 9. 370a
1 8 ; Hist. animo Z 3.561a 32). In realt1t non sono pochi i casi in cui il verba
un colpo manda una sorta di lampo ». Fin qui Ie cose paiono
in questione si trova applicato a 'PA6�, &X.TtVe:<;, ecc. ; Teofrasto stesso,
chiare : la visione e data dall'acqua, in cui (come si dira dopo) al par. 77, impiega proprio l'espressione TO O'T[A�OV in rapporto con cib
si attua la riflessione dell'oggetto, e il fuoco sembrerebbe in­ che e infuocato (TCupw3e:<;;) . Non si pub quindi condividere neppure 1'0s­
servazione di Stratton, p. 1 76 n. 79, che nelle parole discusse x.ed abbia
trodotto solo per spiegare l'impressione luminosa che ha luogo la funzione (neI significato di « cioe ») di unire il termine O'T[A�OVT�,
nell'occhio in seguito a un urto. Ma segue la precisazione che in quanto impiegato probabilmente da Alcmeone, a quello che ne sarebbe
« si vede con do che e luminoso e trasparente » (opCi.v �S: 't"<j> l'equivalente tecnico aristotelico (3�1X'PlXve:t): i due attributi hanno infatti
un senso nettamente diverso, e qualificheranno percib due diversi fattori
cr't"£A� ovn x�l 't"cj> �L�<P�V e:�) , dove il primo aggettivo va pro­ della visione.
babilmente attribuito al fuoco e il secondo all'acqua 2 . La 3 . La Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 3 1 , pensa che Alcmeone limiti
a questo la funzione del fuoco.
4. efr. A. Olivieri, A lcmeone di Crotone, « Memorie Accad. Lett. e
2. efr. H. Diels, Gorgias und Empedokles, « Sitzungsberichte der Kg!. B. Arti di Napoli }) 4 ( 1 9 1 7), poi in Civilta greca nell'Italia meridionale,
Pro Akademie der Wissenschaften zu Berlin » 1 884 (poi in Kleine Napoli 1 9 3 1 (e l'edizione cui mi riferisco nelle citazioni), pp. 1 24 e 1 2 8 .

78 79
Singoli processi percettivi La vista

sparenza doveva essere maggiormente valorizzato rispetto al­ zione umida (proveniente naturalmente dal cervello) che e es­
l'altro (e in questo senso Alcmeone, a differenza di molti senziale nella composizione del cristallino e gli conferisce la
fisiologi posteriori, anticiperebbe la teoria visiva di Aristotele, natura che in termini aristotelici si direbbe « diafana ». Quelli
cfr. De anima B 7 ; De sensu 2.438b 5 ; ecc.). Secondo Aezio che prifna enino « angustae semitae » sono poi chiamati « Iu­
IV 1 3, 12, ad esempio, la sensazione visiva sarebbe da ri por­ ciferae semitae », canali portatori di luce, rna non si tratta
tare essenzialmente alIa proprieta percettiva del « diafano » : di luce interna all'occhio, bensi di quella esterna, trasmessa
• AAXfLCdUlV xa't'!X 't'�v 't'ou �La<pavouc; &V't'(A'YJ �LV (sc. 't'�v 6paow al cervello mediante 10 pneuma contenuto nei canali stessi 7.
y(v�O"&aL) 5. Importante e poi il branD del commento di Ca1ci­ Che il fuoco non sia il fattore pili importante nell'atto visivo
dio al Timeo platonico 6, in cui, fra Ie scoperte che si devono e:confermato anche dal cap. 17 del trattato ippocratico De
ad A1cmeone, Callistene ed Erofilo (ma si possono far risalire carnibus e da Aristot. De gen. animo B 6.744a 8 : ambedue
almena in una certa misura al primo) e compresa la nozione questi passi (che derivano da Alemeone) 8 puntano l'accento
di due condotti che collegano la regione cerebrale can Ie cavita sull'umidita dell'occhio (proveniente dal cervello), che ha per
oculari. Tali condotti, che sono forse nervi ottici, dopo essere la sua trasparenza potere riflessivo .
stati per un po' congiunti si separano e giungono ciascuno E assolutamente arbitrario, di fronte a un panorama di te­
a un'orbita oculare, dove si rigonfiano accogliendo il « natu­ stimonianze tanto chiaro e compatto, assimilare la teoria ale­
ralem humorem ». Quest'ultima espressione indica la secre- meonica a quella pitagorica (efr. 58 B la, par. 29) e supporre
che l'immagine visuale sia dovuta all'uscire del fuoco interno
(visto come l'elemento attivo del processo) fino all'oggetto,
5. Nell'apparato dei Vorsokratiker si propone di correggere &V't"(­
A7JY;�V in &V't"[ACX!LY;W (come gia in Dox., p. 223), perche un confronto con da cui poi torna indietro per riflettersi nell'acqua (elemento
il par. 26 del De sensibus, da cui forse deriva questa testimonianza (il che passivo che porta l'oggetto agli occhi). Cosi fa Beare 9, forse
allora - bisogna ammettere - ne sminuirebbe il valore informativo), guidato dal presupposto errata che Alemeone debba essere
dimostrerebbe che all'&v'ncpcx[v?l di Teofrasto dovrebbe corrispondere in
Aezio un termine designante la « riflessione ». Beare, p. 1 1 n. I , accetta influenzato dal pitagorismo anche quando la tradizione offre
la correzione aggiungendo che ascrivere &v't"(A7JQn<;; (col senso di « ap­ testimonianze manifestamente contrarie 10, 0 forse esitante nel­
prensione ») al diafano non si accorderebbe con la dottrina di Alcmeone :
ma egli stesso ammette che e strano trovare a�cx(jlcxve<;; , termine tipicamente
l'attribuirgli una teoria che anticipa a tanto grande distanza
aristotelico. Infatti tutta la notizia di Aezio e una riformulazione in ter­ quella aristotelica nell'accentuazione della facolta del diafano.
mini peripatetici di concetti, che pero non e eseluso fossero giit adom­
brati in Alcmeone (analogo e iI caso del vocabolo platonico e poi stoico
i) YE: !Lov�x6v, che la dossografia impiega continuamente per designare il 7. Cfr. Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 3 5 58 . , e Olivieri, o p . cit.,
principio conoscitivo delle concezioni presocratiche). Alcmeone doveva p. 1 27.
realmente ritenere che la percezione visiva si attuasse grazie all'umiditit 8. Cia e dimostrato in maniera evidente per il testa medico, dalla
dell'occhio (che poi sarebbe stata definita diafana) ; che &V't"[A7JY;�<;; , del menzione di membrane che avvolgono I'occhio (e di cui leggiamo anche
resto, possa significare semplicemente « percezione » (per cui non e af­ nel brano di Ca1cidio), e ancor meglio per Aristotele, daIla menzione di
fatto arbitrario ricercame il concetto in Alcmeone), e puntualizzato pori che pongono in connessione occhi e cervello.
dalla Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 35, che cita un uso analogo in una 9 . Cfr. Beare, p. 1 2 e n. 1 ibid.
testimonianza relativa ad Archita (47 A 1 8). Accettando la correzione il � to. Sull'originalita di Alcmeone - nonostante i suoi innegabili con­
senso sembra riuscire meno banale e tautologico, ma in reaIta il nueleo tatti con la scuola pitagorica - gli studiosi concordano, seppure con
dell'informazione puo riguardare solo la presenza del « diafano », per sfumature diverse : cfr. Stella, lmportanza di Alcmeone cit., p. 239 ss.
cui non e assolutamente necessario introdurre il termine &V't"[ACX!LY;�<;; (che vede in A1cmeone un atteggiamento polemico nei confronti del mi­
(che per di piiI e ben poco attestato). sticismo pitagorico) ; Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 1 8 ss. (che inter­
6. Ne saranno qui considerate solo Ie !inee essenziali, poiche e gia preta la dottrina alcmeonica come una corrente particolare del pitago­
state esaminato sopra, p. 1 1 s., a proposito della possibilitit che Alcmeone rismo) ; Guthrie, History, I, p. 346 (che individua una fonte comune nella
praticasse la dissezione anatomica e conoscesse, fra i nervi sensoriali, fisica ionica, specificata daIlo scienziato in senso medico, dai pitagorici
almeno queUo ottico. in:senso matematico).

80 81
La vista
Singoli processi percettiv;

Questa sara infatti trascurata da altri naturalisti del V secolo, fornito di sottili membrane che ricingono il fuoco separandolo
che spes so preferiranno ricorrere al fuoco interno per l'inca­ dall'acqua, mentre la presenza della terra e trascurabile (il
pacita di spiegare altrimenti I'aspetto attivo della visione, fro 85 dice infatti che « la luce lieta dell'occhio ebbe in sorte
mentre cio era possibile ad Alcmeone grazie alla nozione dei esigua terra » : � ae '<PAO� �M,E�P � [L�vuv.&�aL1) c; T:0 XE y� L1)C; 12).
nervi ottici in cui penetra 10 stimo10 luminoso. Per questo, In accordo coi presupposti generali della psicologia empe­
una volta di pill, egli si pone a un 1ivello superiore rispetto ai doclea Ie membrane esterne presentano dei pori, in cui
suoi successori, per il val ore insuperato di scoperte che essi a scorrono effluvii ignei ed acquei provenienti dagli aistheta per
volte non riescono neanche a seguire, infiuenzati da presupposti incontrarsi (conformemente al principio dena similarita) con
teorici 0 idee indimostrate (come appunto quella che il fuoco fuoco e acqua interni e provocare cosi la percezione di oggetti
innato delI'occhio sia essenzia1e alIa vista). Ciononostante e pill rispettivamente chiari e scuri. II ruolo fondamentale degli ef­
che apprezzabile 10 sforzo perseguito da Empedocle in poi fluvi e confermato dalla precisazione che il colore e recato
per dare un res oconto esauriente del processo visivo. all'organo visivo o�a T:�V (htoppo�v. Nel complesso, dal
brano di Teofrasto risulta che la spiegazione empedoclea della
vista costituisce una coerente trasposizione su un piano spe­
II. Empedocle
cHico dei principi generali della percezione.
Un'altra fonte degna di fiducia presenta perc un diverso
II punto di partenza e offerto ancora una volta dalle parole
ordine di dati : si tratta di Aristotele, che nel De sensu 2.437b 12
di Teofrasto (par. 7) : « Empedocle afferma che l'interno de1-
nomina come elemento principale della visione per Empedocle
l'occhio e costituito di fuoco, mentre Ie membrane che 10 cir­
it fuoco, che da luogo alIa sensazione uscendo dall'occhio
condano consistono di terra e aria [0 vapore]. Attraverso di
come da una Ianterna (crU\le:' f).l-' �WE T:O op�v
. � e:' 1:c.,�OVT:OC;
' Wcr1tE
" ,
p e:x.
esse il fuoco, che e sottile, passa come fa la luce neHe lanterne.
,

A �[L1tT:�POC; T:OU <pwT:6c;). Tale idea e confermata da un fram­


I pori dell'organo sono disposti in un'alternanza fra quelli del
mento di Empedoc1e stesso (B 84), che Aristotele cita poco
fuoco e quelli dell'acqua : con quelli del fuoco percepiamo Ie
dopo : si tratta dell'immagine elaborata e barocca di una lan­
cose chiare, con quelli dell'acqua Ie cose scure (gJi oggetti
terna, che e metafora dichiarata dell'occhio. Non occorrera
infatti si accordano ciascuno con i propri passaggi). I co­
esaminare tutti gli undici versi del frammento (i cui termini
lori sono con dotti all'organo visivo mediante un effluvio »
poetici ne rendono ulteriormente difficile l'interpretazione,
( Xi 'n qJ"tJm "t'O" [.L€V €V"t' " , -
O� IXU"t'"tJ� T
€�VIXL -
7tUP , "t'o' o€''' '
7t€P 1� IXU"t'O
" -
y"tJV
come per tanti altri passi di Empedoc1e), essendo sufficiente
XlXt eXEPIX aL' �V aLLEVIXL A€7t"t'OV 0',1 XY'&eX7t€P "t'0 EV "t'o �� AIX[.L7t­
"t' 'lj p m qJ(;)�. "t'ou� ae 7t6pou<; EVIXAA a� X€�Ci'&lXt "t'OU "t' € 7tUP o� XlX t
"t'OU l) alX"t'OC;, �V "t'o�c; [.Lev "t'OU 7tUp O� "t'a A€UXeX, "t'o�� ae "t'OU pori sono 'rou 'rE: 1t"Upo<;; xcd 'rOU 5a()('ro<;; . Si e tentato di integrame la men­
" '" .. " , < , < ,
UOIX"t'OC; "t'OC" [.L € I\ IXV IX yvwP 'L'o€tV
Y
' €VIX P [.LO"t'''t'€tV yocp €XIX"t'€pOL� €XIX- zione con diversi tentativi (efr. Diels, Dox., p. 500, che accetta l'integra­
, (i "" , zione di Karsten 'ro [Lev �V't"0<;; wJ-r1j<;; dv()(t 1t"Up < X()(t 5awp>, come ha fatto
"t'€P IX. qJ€P€Ci'V"IXL O€ "t'OC" x.PW[.LOC"t'OC 7tp o�" ".f.
"t'"tJV 0't'tV ""
aLOC ,
"t'"tJV OC7tOP- pili recentemente anche K. von Fritz, Demokrits Theorie des Sehens, in
pol}v) . Secondo 1a pill probabile interpretazione di queste righe, Grundprobleme der Geschichte der antiken Wissenschaft, Berlin - New York
1 9 7 1 , p. 602 n. 23 ; nei Vorsokratiker si integra invece <5awp X()((> dopo
gli elementi pili jmportanti nell'economia dell'organo visivo 'ro ae 1t"E:pt ()(lh6) che Stratton, p. 1 63 n. 25, dichiara giustamente inutili,
sono fuoco e acqua 11 : dove non ha materia ossea, l'occhio e in quanto 1'&.7jp ricordato come materiale delle membrane esteme (come
gia osservava 10 stesso Diels, Gorgias cit., p. 354 n. 2) indica pili proba­
bilmente vapore acqueo che aria atmosferica (alIa fine del par. 8 in­
dica senz'altro aria umida),
1 1 . Suscita qualche difficoltit iI fatto che nell'iniziale descrizione rdel­
12. Altri frammenti che alludono come questo aII'origine delI'occhio
I'occhio non figuri l'acqua, quarto elemento fondamentale per Empe­
(B 86-88) non hanno rilievo in questo contesto.
docie, che per di pili e nominata subito dopo, nella precisazione che i

83
82
Singoli processi percettivi La vista

coglierne aIcuni tratti essenziali. II fuoco dell'organo visivo vi e due aspetti, mostra di non ignorare l'altro : nel De sensu 2.437b
paragonato alla luce di una Iampada che baIza fuori tanto piu, 23, dopo aver ripetuto che ' E fL7tE: 30XA�<; 3 ' �OL XE: vO[J.(�OV'n o"t'E:
quanto piu e sottile (v. 5 : �<7>� 8' g�(U 8LOC'&pCJ)O'xov, ()O'ov \
[J.E:V ,� ,
E..,LOV"t'O<; '
"t'ou <pCil"t'O�,
- "
CilO"7t'E "
P e:Lp't)"t'CXL ,
1t'P onpov, p ... '
I-"I\E1t'e:LV,
't'ocwiwnpov �EV), e rifulge di contro all'orizzonte (v. 6 : A OC!L- e averne appunto citato come confl!rma il fro 84, egli aggiunge
7t'EO'XEV XIX't' cX �'YJ A 6v ) 13. I versi che seguono spiegano che in­ che o"t'e [J.ev O{hCil� op�v <p'YjCn'J, (he 3e "t'CXL<; a1t'Oppo(CXL<; "t'CXL<;
fatti Ie membrane oculari sono traforate da canaIuzzi che trat­ a1t' o "t'6JV opCil[J.evCilv. Pure Aristotele, dunque, ammette che
tengono l'acqua dall'uscire, mentre lasciano passare fuori il per spiegare la visione Empedode ricorresse anche aIle a1t'6p­
fuoco (v. 1 1 : 7t'Up 8' g�(U 8L�EO'XOV). Testimonianze sia in­ P OLCXL, benche per risolvere la contraddizione ipotizzi che a
dirette che dirette, dunque, assicurano che la vista si attua volte utilizzasse un tipo di spiegazione, a volte l'aItro. Che
attraverso un raggio luminoso che dall'occhio si porta verso o"t'e fI ev ••• o"t'e ae derivino da un tentativo di interpretazione
l'oggetto sensibile : cio sembra inconciliabile con I'idea incon­ di Aristotele e non da un reale agire dei due diversi fattori in
trata in Teofrasto, di emanazioni che dall'aistheton passano momenti diversi 15, e dimostrato dall'evidente esitazione del
nei pori dell'occhio 14. filosofo di fronte alla dottrina empedodea, che si manifesta
In realta la teoria di Empedoc1e doveva ammettere una coesi­ anche nell'attenuata espressione (' E[J.1t'e:aO XA �� �OLXe: vOfI(�OV"t'L)
stenza dei due aspetti : ambedue infatti, a ben vedere, sono dell'inizio .
presenti sia a Teofrasto che ad Aristotele. Teofrasto, pur pun­ Percio fra i l resoconto d i Aristotele e quello di Teofrasto
tando l'accento sulle emanazioni, parla di un 8U€VOCL del non dovrebbe esservi reale incompatibilita. Sia l'uno che l'a1-
fuoco attraverso Ie membrane oculari, e mostra altresi di co­ tro - mi sembra - adattano la loro esposizione all'impo­
noscere la similitudine della lanterna, nell'aggiungere xoc.&ocm:p stazione genera1e del proprio discorso : Aristotele critica di
't'0 ev 't'o�� AOC!L7t''t'-YjPO'L �<7>� (la qualita attribuita al fuoco Empedode soprattutto la va1orizzazione del fuoco nell'occhio
- AE7t''t' 6v - ricorda poi direttamente i1 fr. 84, VV. 5 e 1 1 , (e infatti si chiede come mai allora non si possa vedere ne1-
in cui esso veniva definito con l'aggettivo analogo 't'()(V()(W't'EP OV). l'oscurita), perche vuoIe sottoIineare Ia con sistenza acquea di
Anche Aristotele, pur rivolgendo speciale attenzione a uno dei questo ; Teofrasto invece, poiche vede nell'aporroe una delle
manifestazioni piu ingenue del materiaIismo empedodeo, vorra
sottoIinearne I'importanza gia nella descrizione, per poi cri­
1 3 . Le parole A&:[.Lm:crxe:v xlX't"a �7JA6v non vanno interpretate lette­ ticarla meglio (aI par. 20). Che nella dottrina stessa di Empe­
ralmente, come riferite a un effettivo estendersi del raggio visuaIe fino do de dovessero eoesistere entrambi gli elementi individuati,
aIle stelle (mentre cosl Ie intende forse Aristotele, cfr. De sens. 438a 25
- &,AOYOV . . . 't"1)V 6��v ... &rro't"dve:cr.&lX� [.Lexp� 't"WV &.cr't"pwv - , anche appare aneor piu probabile se si pensa ehe Ia presenza delle
se la sua frase ha per D. Ross, Aristoteles. Parva Naturalia, Oxford 1 970, emanazioni e richiesta per eoerenza con i prineipi generali, e
p. 1 92, un diverso significato). L'espressione xOI:'t"a �1JA6v, infatti, va piut­
tosto inquadrata nello stile fiorito, daIle immagini molto amplificate, di
che d'altronde queUa del fuoeo puo essere dovuta alIa sua
EmpedocIe.
14. Contraddizione che non si puo eliminare affermando (come fanno
Bignone, op. cit., p. 249 n. 2, e Cherniss, p. 3 1 8 n. 1 06) che l'emanazione 1 5. Come pensano invece Diels, Gorgias cit., p. 354, e Bailey, op.
del fuoeo non ha nulla a ehe fare con il vero proeesso visivo : ci si dovrebbe cit., p. 54. II secondo erra quindi nell'individuare qui « a first trace of
ehiedere aHora perehe EmpedocIe I'avrebbe introdotta (la stessa meta­ the distinction between mere passive ' seeing ' and active ' looking ' which
fora della Iantema indica d'altronde quanto il fuoeo sia importante nella was to become so prominent in the psychology of Epicurus » : il raggio
visione). Non si puo neanche supporre (come fa Siebeek, op. cit., I 1 , visivo ha effettivamente una funzione che si pub chiamare ' attiva ' nella
p. 27 1) ehe i l fuoco interno non vada oltre l a superficie dei pori, incon­ teoria di Empedocle, rna il suo significato andra chiarito in un'altra dire­
trandosi qui con gli effluvi : iI fr. 84, infatti, sottolinea sia aI v. 5 ehe zione. Che almena la ricezione passiva delle emanazioni sussista sempre
al v. 1 1 ehe il fuoeo seorre fuori (��w) rispetto all'oechio. L'incongruenza nella vista, e dimostrato indubitabilmente dalla definizione dell'oggetto
mantiene quindi tutta la sua evidenza. di questa senso (il colore) come aporroe (efr. sotto, p. 1 36).

84 85
Singoli processi percettivi La vista

tradizionale associazione con la luce (tale che anche Alcmeone Questa condusione va di pari passo con Ia maggiore plausi­
individuava nell'occhio del fuoco, pur non attribuendogli un bilita dell'interpretazione di Beare, il quale pensa che Empe­
ruolo altrettanto attivo). dode anticipi in qualche modo la teoria platonica della sy­
I1 problema sta quindi nel cercare di delineare meglio il naugeia, fondata appunto su un confiuire del raggi o di luce
quadro (certamente complesso) della teoria di Empedoc1e. E intra oculare e dell'effiuvio proveniente dall'oggetto (i quali poi,
un compito difficile, dato che neanche Aristotele - come ho uniti a fo rmare il vero oggetto dell'impressione, tornano al­
notato - la interpretava in modo soddisfacente (quanto a l'occhio : efr. Tim. 45 B-46 A). Certamente a questa tipo di
Teofrasto, sembra stranamente ignorare qualsiasi difficoWl). spiegazione si oppone qualche difficolta, che mi sembra pera
Vale pero la pena di esaminare i tentativi interpretativi moderni superabile. In primo luogo, si potrebbe obiettare che per Em­
pill validi, e cioe quelli di Beare e Verdenius 1 6 : purtroppo, a pedoc1e una teoria simile non e attestata esplicitamente da
causa dello scarso aiuto offerto dalle fonti, queste ipotesi Teofrasto, che pure mostra ben altra chiarezza, al par. 5 del
lasciano un notevole margine d'incertezza, rna una valuta­ De sensibus, per Platone. Ma forse non e un caso che proprio
zione sara possibile almena in base a una loro maggiore 0 mi­ la teoria visiva platonica sia descritta con termini che ben si
nore arbitrarieta. E in questa prospettiva appare menD credi­ applicherebbero ad Empedocle (al quale, del resto, Platone si
bile l'interpretazione di Verdenius, in quanta fondata sull'idea richiamava coscientemente) : il col ore e definito ad esempio
ehe, nella teoria visiva di Alcmeone, alIa riflessione dell'oggetto i " , , ..... I ' I .... , "
"t"{t)v (){t) [L CX"t"{t)V ()U fL!l€:"t"pa fL O p Lrx "t"TI O ,/"I EL EXO U
C[J I\O YO{ "tW
" ,
cm o -

nell'elemento « diafano » segua un proiettarsi del fuoeo al­


():):v. Con queste parole (che riecheggiano Ia definizione em­
l'esterno, ehe produrrebbe la necessaria presa di eoscienza del­
pedoc1ea del colore contenuta nel Menone, 76 C) Teofrasto
l'oggetto pereepito, nel far tornare ad esso Ie nostre impres­
dimostra consapevolezza della vicinanza fra i due pensatori
sioni ; e anehe EmpedocIe, ehe dalla teoria visiva di Alcmeone
nella descrizione del process o visivo. Se non giunge ad assi­
e stato influenzato, farebbe suecedere all'impressione recata
milarli completamente cia accadra perche Empedoc1e - nono­
dagli effiuvi una proiezione del raggio visuale, con la stessa
funzione ehe avrebbe avuto per Alcmeone. La costruzione e stante tutto - da ancora molta importanza all'elemento og­
suggestiva, rna anehe troppo : trovo illegittimo attribuire aIle gettivo della sensazione (rappresentato dall' aporroe), antici­
teorie ancora rozze dei presoeratici il bisogno di spiegare la pando solo rozzamente la valorizzazione di quella luce oculare
eoseienza d'una eorrispondenza tra pereezione e reaIta. E an­ che esprime l'azione del soggetto (ed egli e tuttavia il primo
cor pill illegittimo, poi, sostenere quest'idea contro l'evidenza a intravederla) 1 7 : dell'uscire del fuoco dall'occhio, in aItre
delle testimonianze, dalle quali non appare ehe per A1cmeone
il fuoeo esea all'esterno, 0 ehe in ogni easo abbia un ruolo
molto rilevante. La sua importanza, anzi, puo essere stata 1 7 . Haas, op. cit., p. 358, sostiene che la teoria della synaugeia
(che anch'egli attribuisce tanto ad EmpedocIe quanto a Platone) nasce
accentuata proprio da EmpedocIe : questi riprende certamente dall'esigenza di rispondere a problemi di natura ottica, relativi al rap­
qualche dato dalla teoria di A1cmeone (ad es. l'importanza del­ porto tra la luce del raggio visivo e quella dei corpi visibili. In cio vi e
l'acqua), rna non e detto che non vi aggiunga anche qua1cosa del vera, rna credo che la ragione pili prafonda della nozione di raggio
visivo vada ricercata nel bisogno di illustrare, nei termini (fisici) consen­
di suo. titi a quel tempo, il ruolo del percipiente nella sensazione (come ammette
10 stesso Haas, op. cit., p. 373). Altra cosa e sostenere quest'interpreta­
zione, e altra pensare con Verdenius che il raggio visivo si proietti al­
16. Cfr. Beare, p. 17 s. ; W. J. Verdenius, Empedocles' Doctrine of I'esterno in una seconda fase del processo, per far tornare Ie impressioni
all'oggetto e stabilire cosi una congruenza fra percezione e realta: una
Sight, in AA. VV. , Studia varia Carolo Guilielmo Vol/graff a discipulis
oblata, Amsterdam 1 948, p. 1 60 SS. idea del genere sarebbe davvera troppo elaborata per un presocratico.

86 87
Singoli process; percettivi La vista

parole, egii parlava, rna senza sottolineare pienarnente eio ehe 8e<; distaccatosi dallo specchio stesso (assimilato qui aU'organo
rappresentava 18. visivo) 19.
Un'altra possibile obiezione riguarda una testirnonianza di Riepilogando, si puo dire che EmpedocIe risente dell'influen­
Aezio (IV 1 3, 4 = 31 A 90), ehe sernbrerebbe aserivere ad za di AIcmeone, da cui riprende Ie linee fondamentali della de­
Ernpedocle proprio l'idea ehe la vista si attui sia attraverso i scrizione dell'occhio. Da A1cmeone, pero, si discosta per due
raggi visivi ehe attraverso gli eftluvi : ' E[L1te:OOXA!fjC; XIX� 1tp OC; fatti : da un lato individua nell'organo visivo non solo acqua
-.0 aLa -.&v &'X-'LVWV xd 1tpOC; -.a aLa -.&v daWAWV haoxac; e fuoco, bensi - in maggiore 0 minore quantita - tutti i
f \ 'f (l � ' - ) "> f �\ \
1tCXpe:Xe:-.IX L (se. TIlV CX Lo"1J''Y) ClW -.WV OPIX-'WV . 1t1\e:LOUC; oe: 1tp OC; quattro elementi fondamentali del suo sistema ; dall'altro con­
\ '" f \ \ ' f ' �f . .
<-'0 > oe:u-.e:pOV· -'CXc; l'a p CX1tOPPOLCXC; CX1tO Oe: Xe:-.IXL. Questa notIzla ferisce al fuoco un ruolo pili attivo, assegnandogli almena in
e di solito ritenuta sospetta, perehe l'uso del terrnine e:raWAOV una certa misura la funzione di riflettere l'intervento del per­
per designare l'ernanazione indieherebbe una eontarninazione cipiente nella sensazione 20. In tal modo costruisce una teoria
con l'atomisrno . L'argornento non rni pare sufficiente, tanto che, oltre che trovare un parallelo nell'atomismo, sara ripresa
pili ehe poi Aezio parla di &'1t6PPOLCXL, rnostrando di rifarsi a da Platone (anche se in modo pili consapevole e coerente :
una fonte ehe po teva riguardare anehe Ernpedocle. Egii serive, Platone considera fra l'altro la luce dell'aria circostante, me­
anzi, ehe la vista si attua soprattutto col secondo fra i fattori dium che si dispone parallelamente alIa corrente della visione).
rnenzionati (1tp aC; -.a ae:o-.e:pov), vale a dire Ie &'1t6PPOLCX L : e
questa preeisazione si incontra irnprevedibiIrnente con l'ipo­ L'attenzione che Empedoc1e comincia a rivolgere alia re­
tesi ehe avevo avanzato, ehe pur in una eoesistenza di prospet­ lativita della sensazione e del resto gia evidente - a un li­
tive Ernpedocle aecentui soprattutto il lato oggettivo della que­ vella pili generale - nell'idea dei pori, la cui diversa grandezza
stione. La testirnonianza di Aezi o e da eonsiderare abbastanza puo favorire 0 no l'ingresso delle emanazioni. Al livelIo pili
fidata anehe perehe si ineontra con un'altra (Aet. IV 1 4, 1 =
specifico della visione, la relativita si manifesta nel fatto stesso
3 1 A 88) suI formarsi delle immagini negii speeehi, attraverso che Empedoc1e affronta i1 problema di come a1cune persone
l'unione e eondensazione degii effiuvi dagli oggetti col 1tUp&- vedano meglio di giorno e altre (gli albini) di notte, e nel modo
in cui tale problema e risolto, riconducendo i diversi casi al
variare della struttura dell'occhio da persona a persona. AlIa
18. Per questo forse, alIa fine del par. 5 del De sensibus, Teofrasto
dice che Platone si pone fra coloro che pensano a un cadere deJIa luce
visiva sugH oggetti e coloro che affermano I'idea inversa, di quaIcosa che
va dagli oggetti alI'organo. La prima categoria in questione e rappresen­ 1 9 . Secondo Aezio, comunque, tale processo ha luogo proprio sulla
tata dai pitagorici (cfr. 58 B l a, par. 29), mentre neIIa seconda si dovra superficie della specehio, mentre non si puo pensare ehe cio aeeada anche
comprendere Empedocle, nel quale l'importanza del fattore soggettivo nella vista (in cui i1 fuoeo esce certamente fino a una eerta distanza, in­
e adombrata in modo ancor timido, sicche l'accentuazione di quello og­ eontrandosi con gli effiuvi lontano dalla superficie oeulare) . Sulle &1tOP­
gettivo continua a prevalere: e percio Teofrasto, che come al solito tende poat •.. &1tD hIXO"'t"o u 't"wv xa't"o1t't"pL�ofLevwv efr. anehe il fro 1 09a.
a schematizzare, pone l'agrigentino in opposizione ai pitagorici, pur sa­ 20. La subordinazione di Ernpedocle ad Alcmeone nella spiegazione
pendo che condivide in quaIche modo la lora idea del raggio visivo (e della vista, eerto opportunamente sottolineata da Diels, Gorgias cit . ,
accanto a lui colIoca probabilmente anche Democrito, che come si vedra p. 353 S . , n o n va pero spinta troppo i n l a . Come tutti eoloro che nel V se­
presenta un'analoga compresenza di e1ementi, e tuttavia un analogo pre­ colo si sono occupati dei problemi percettivi, Empedocle riprende parec­
valere del polo oggettivo). Per un'altra interpretazione di questo passo, chi tratti dallo scienziato crotoniate, soprattutto per quanto riguarda
che ha sempre messo in imbarazzo gli studiosi, soprattutto per la diffi­ certi particolari fisiologici, rna rivela la propria indipendenza in punti
COWL di inquadrarvi Empedocle, cfr. Beare, p. 49, e Guthrie, History, piuttosto notevoli a livello generale (anche se da un punta di vista stret­
II, p. 234, che pongono Empedocle accanto a Platone, contro pitagorici tamente scientifieo non si tratta di progressi), quali l'originale formula­
da un lato e atomisti dall'altro: mentre a me sembra che, per i motivi zione del principio d'attrazione fra simili, 0 l'individuazione del centro
che ho detto, Empedocle sia piu vicino agli atomisti che a Platone. della vita psichica nel cuore anziche nel cervello.

88 89
Singoli processi percettivi La vista

questione Teofrasto dedica tutto il par. 8, secondo Ie prime che quando il fuoco si trova in quantita ecceSSlva sconfina
righe del quale « gli occhi non sono costituiti tutti aHo stesso dal centro dell' occhio).
modo dagli elementi opposti, e in alcuni il fuoco sta in mezzo, II discorso pro segue precisando che alcuni animaIi vedono
in altri discosto dal centro » (quest'ultimo dato e espresso dal piil acutamente di giorno, altri di notte. I primi so no quelli
termine Ex't'6e;, che non puo ovviamente indicare una posi­ che hanno occhi con meno fuoco (che acqua), perch6 la luce
zione esterna rispetto a tutto l'occhio, bensi al centro di esso : intern a e compensata da quella diurna esterna. Gli animali
Guyxd()-&()(� (»' OUX O[lo(we; [ sc. -rae; i)tj;SLe;] 't'ae; (»' Ex 't'&V &:V't'�- di vista notturna hanno invece meno acqua, perch6 questa e
,
XSWEVWV, X()(L\ 't'Q(�e;
- (LEV
\ EV
" [LEGcp, 't'Q(�e;
- �' "
0
T
EX't'Oe; E�VO:L 't'o\ - ) 21
7tUP •
compensata dall'aria umida della notte. Viceversa, coloro i cui
L'idea generale sembra essere queUa che Ie differenze di potere occhi contengono fuoco in quantita eccessiva vedono male,
visivo dipendono da differenze nella quantita relativa di fuoco perch6 esso, aumentato dalla luce del giorno, occlude i pori
e acqua 22, 0 nella posizione del fuoco : rna mentre questa delI'acqua. Lo stesso accade di notte a coloro nei cui occhi
seconda condizione e nominata solo qui, la prima e sviluppata prevale l'acqua, perch6 allora questa ostruisce i pori del fuoco
- come si vedra - in tutto il resto del paragrafo (Ie due al­ finch6 non ne sia a110ntanata dalla luce del giorno (analoga­
ternative, d'altronde, si riducono a identita se e esatto supporre mente accade nel caso contrario per il fuoco, neutralizzato dal
vapore notturno). La condizione migliore e data naturalmente
dall'equilibrio fra i costituenti dell'occhio, perch6 in tal modo
21. Le prime parole, evidentemente eorrotte, hanno stimolato a pa­
reeehi tentativi di correzione, fra i quali cfr. queJlo di Diels, Dox., p. 500
sia fuoco che acqua so no presenti, in egual misura, a perce­
(poi nei Vorsokratiker) : cruyxzrcr&lZ� 3' OUX O [lOLWC;, <tina TaC; [lEV EX pire sia Ie cose illuminate che queUe avvolte dall'oscurita.
Tiiw O [lOLWV>, TaC; 3' EX TWV tivnxz�[levwv : ma il testo non riguarda AlIa base di questi concetti, com'e evidente, sta il principio
un'uguaglianza qualitativa fra gli elementi (quale e espressa da O[lOLWV e
tiVT�xz�[levwv), bensi quantitativa. Erra d'altronde anche Bignone, op. del similia similibus, rna la costruzione da complessivamente
cit. , p. 368 n. 4, nel proporre < tina TaC; [lEV EX TWV 'Ccrwv >, TaC; 0' EX un'impressione di eccessiva ingegnosita 23. In essa bisogna ap­
TWV tivT�XZ�[levwv, intendendo che alcuni occhi contengano gli elementi in prezzare soprattutto l'intento di spiegare il variare d.ella fa­
uguale proporzione, altri in proporzione contraria: infatti non si puo dare
ad tivnxd[lzvoC; il senso di « quantitativamente diverso » (10 studioso ri­ colta visiva da individuo a individuo, indicativo d'un interesse
chiama Aristot. Categ. 10. l Ib 19, ma qui «il doppio » e «Ia meta» per la relativita della sensazione, che appare ora per la prima
sono nominati come esempi di una categoria di tiVTLXd[lzVIZ «correla�
tivi », che e molto piiI vasta e non ha solo carattere quantitativo : la de­
volta e segna una tappa importante nella storia della psicalo­
finizione, del resto, e troppo tecnica e si riferisce solo a eontesti logici). gia. Da questo stesso punta di vista, pero, mi sembra molto
A mio vedere va preferita la proposta di Stratton, p. 164 n. 28, che sem­ piil produttiva l'idea del raggio visivo, tant'e vero che sara
plicemente espunge T :iC; 0' e intende ehe « all eyes are not constituted
alike of the contrary elements » (10 studioso riprende peraltro uno spunto ripresa ed elaborata con maggior consapevolezza da un lato
di Beare, p. 20). dagli atomisti, dall'altro da Platone.
22. Stratton, p. 165 n. 30, pensa che la maggiore 0 minore quantita
di fuoco 0 acqua negli occhi degJi animali con visione notturna sia misu­
rata in relazione a quella degli animali diurni, ma giunge a tale eonc1u­ III. Anassagora
sione con un ragionamento assai contorto. Credo invece (seguendo Beare,
p. 20) ehe la quantita di un elemento sia considerata in relazione alla
quantita dell'altro n e l l 0 s t e s s 0 0 e c h i 0 , come chiariscono tutto
Da Anassagara la V1SlOne e spiegata molto semplicemente
il discorso ehe segue e soprattutto la conc1usione che I'occhio si trova - forse trappo - attraverso l'idea dell' emphasis , riflessiane
nelle condizioni migliori quando e costituito da ambedue i fattori in mi­
sura eguale (E� &[ltpoIv lcrwv cruyxz�[lev'YJv). Quest'interpretazione, che e
23. E infatti Teofrasto trova qui pill che mai buon gioco per 1a sua
del resto la pili ovvia, trova conferma nella testimonianza aristotelica (De
critica : a1 par. 18 puo colpire Ie inutili complicazioni introdotte da Em­
gen. animo E 1. 779b 15 = 3 1 A 91) che nella dottrina empedoclea T :i
pedocle, asserendo che in base al principio della similarita avrebbe potuto
[lEV YAIZUXa (sc. 6[L[LIZTIZ) 1t"Upwo'YJ T a 3 E [leAlZvlZ 1t"Adov \S OIZTOC; �Xz�v
•..
Iimitarsi a dire che occhi con menD fuoco vedono menD di giorno, e cosi via.
71 1t"UP OC;, XlZl. o�:i Toi:ho XTA.

91
90
Singoli processi percettivi La vista

dell'oggetto nell'occhio. Questa - come si e visto - era gifl Passando specificamente ad Anassagora (De sens. 27), per
in A1cmeone, anche se espressa meno rozzamente per l'accen­ lui la vista si attua 't'1j &[J.<p OCo"€L 't'�e; x 6p'Y)e;, e l'immagine si
tuazione della proprieta dell'elemento « diafano ». Le teorie produce su cia che e di diverso colore 25. Per questa i pili ve­
dell'antichita suI processo visivo si possono distinguere in due dono meglio di giorno, perche avendo gli occhi scuri vi si
gruppi fondamentaIi, dei quali I'uno si basa sulla penetrazione rifiettono gli oggetti illuminati ; a1cuni invece, avendo gli oc­
nell'occhio di effiuvi dall'oggetto (Empedoc1e) e l'altro sulle chi chiari, vedono pili acutamente di notte. Ma in genere la
proprieta rifiessive dell'organo 24. II secondo gruppo suscita notte e o [J. 6 XP(J)v rispetto agli occhi, mentre la rifiessione si
anche piu del primo la polemica di Teofrasto, che vi ricerca produce di giorno, in quanto vi coopera la luce. Quanto ai
Ie nozioni aristoteliche e, poiche naturalmente non Ie trova, colori, fra due tinte si rifiette sempre nell'altra quella che e
al par. 36 attacca duramente l'idea dell' emphasis, con argo­ pili Jorte ('t'�v oe Xp 6cxv �v xpcx't'ouO"cxv [J.iiAAOV de; hepcxv
e[J.<prxLVEO".&CX L) 26. Al par. 37 sono ribaditi i concetti ap­
mentazioni di stampo chiaramente peripatetico (ad esempio :
pena esposti, ma con un pili stretto collegamento fra la pro­
movimento, distanza e grandezza si vedono, rna non produ­
prieta dei colori pili forti e il discorso generale : la luce e cxt't'LOV
cono immagine ; se questa fosse sufficiente ogni superficie ri­
't'�e; E[J.<p OCO"E(J)e; vi si dice - appunto perche si rifiette fa­
fIettente vedrebbe ; ecc.). Ma piu che questi dettagli, e impor­
-

cilmente nella pupilla, la quale, essendo nera, ha un colore


tante notare come la critica teofrastea non sia rivolta al solo
debole. Teofrasto intreccia a queste informazioni Ie consuete
Anassagora, perche m:pt �e 't'�� �!Lcp ocO'e:(U� XOLV1j 't'£� �O''t'LV �
meticolose critiche : non tenendo conto - al solito - che Anas­
�6�0(. L'idea dell' emphasis, dunque, e adottata da molti : sagora, come tutta la cultura greca arcaica, non fa distinzione
per quel che ne sappiamo, infatti, la sostengono anche Diogene fra luce e colore (sara Aristotele - cfr. De anima B 7 ; De
e gli atomisti (benche questi ultimi mantengano una posi­ sensu 3 - a differenziare la luce, come natura inerente al dia­
zione singolare, assumendo anche gli effiuvi dall'oggetto). Non fano indeterminato, dal colore, attualizzazione del diafano at­
mi risulta pero (qui aHora la disattenzione degli studiosi e stata traverso un limite), gli obietta che vediamo la luce stessa senza
notevole) che siano mai stati notati contatti fra Ie loro teorie bisogno a1cuno di riflessione, 0 che se gli oggetti neri non
visive e quella di A1cmeone : il che mi pare ben strano, perche hanno luce, non ne hanno tuttavia menD dei bianchi (ne gli
all'aspetto della rifiessione sottolineato dal crotoniate il con­ uni ne gli altri, cioe, hanno luce, e ciononostante noi Ii ve­
cetto di emphasis e avvicinabile. Le fonti non dicono se Ale­ diamo : o u oev 1j't''t'ov 't'cX [J.eAcxvcx 't'WV AEUXWV OUX �XEL <pwe;) 27, 0
meone pensasse al formarsi di una vera e propria immagine
nell'occhio (come indicato appunto dal termine e:[J.CPClO'L�), rna
25. Si ricordi che la visione e (accanto al tatto) il senso in cui doveva
cio non dovrebbe impedire di collegarne Ia teo ria con quelle meglio realizzarsi quel principio dei dissimiIi, a cui Anassagora non era
di Anassagora e degli altri a lui vicini. del tutto estraneo (efr. sopra, p. 30).
26. Beare, p. 38, interpreta questa frase in connessione col principio
anassagoreo che iI carattere di un oggetto e dato dal tipo di omeomerie
che prevale fra gli infiniti nell'oggetto stesso contenuti, e intende che si
24. Nello stesso tempo queste teorie si riuniscono sotto un denomi­ riflette nel colore opposto il colore predominante di una cosa. Ho invece
natore comune, come spiegazione ' passiva ' del fenomeno visivo, opposta accettato, come piil semplice e in accordo col contesto, l'interpretazione
a quella ' attiva ' che si caratterizza (in Platone, rna anche negli stessi di Stratton, p. 1 77 n. 84 ; essa e anche chiaramente confermata dall'inizio
Empedocle e Democrito) per l'intervento del raggio oculare : situazione del par. 37 (cp1)O'\ 3e xcd lX{yt·OC; e(J.cplX[vEO'&IX� (J.ev dc; otAA1) AIX <'t'(X> Xp<h­
complessa, di cui tuttavia si possono cogliere con sufficiente sicurezza Ie (J.1X't'1X, (J.iiAAOV 3e 't' a t 0' X U P a v e t C; 't' 0 & C1 & e v e c; ) .
Iinee fondamentali (cfr. sopra, p. 88 n. 18 e Wilpert, Ioc. cit . , col. 958), 27. Seguo la traduzione di F. Wimmer, Theophrasti Eresii opera,
grazie alla chiarezza con cui sembrano essere state assunte Ie diverse po­ quae supersunt, omnia, Frankfurt 1 964 (I ed. Parisiis 1 866), p. 328 (<< non
sizioni. minus nigra quam alba lucem non habent »), accolta anche da Stratton,

92 93
La vista
Singoli processi percettivi

ancora che vediamo la riflessione attuarsi sempre su cio che e supposti diversi) : i fLZAIXV 6 cp&IXAfLOL vedono meglio di giorno
pili brillante. Ma per la loro puntigliosita, Ie critiche di Teo­ e gli oggetti luminosi, mentre agli individui con occhi chiari
frasto non devono impedire di valutare positivamente 10 sforzo accade il contrario. Trovo strana questa vicinanza di Diogene
compiuto da Anassagora per precisare Ie diverse condizioni ad Anassagora, non tanto per il fattore dell' emphasis (che rientra
della visione, affrontando quel problema degli albini che gia in una xmv� a 6 � 1X), quanto per l'applicazione di un criterio
si era posto Empedoc1e. Lo affronta da un punto di vista di­ fondato sull' &.V 6 �OLOV : questa e in contraddizione con i prin­
verso, percM non si basa su un principio di si milarita, rna cipi generali dell'apolloniate, il quale riconduce tutte Ie sensa­
come Empedoc1e dimostra interesse per la relativita della sen­ zioni a contatto fra Ie manifestazioni di quell'unko materiale
sazione (e senza cadere, per di pili, nell'ingegnosita di quell 0). che e l'aria. Ma non si puo fare che prendere atto di questa
Lo stesso interesse si puo ravvisare in altri due tratti della singolarita, di cui - come in altri casi - e impossibile scor­
teoria di Anassagora. 11 primo e rappresentato dalle notazioni gere ragioni pili profonde che non l'infiusso meccanico di una
(riferite anch'esse nel par. 37 del De sensibus) sulle caratteri­ teoria forse fortunata su una teoria successiva.
stiche che l'occhio deve avere per vedere meglio (deve avere Nello stesso tempo, un'applicazione dei principi pili generali
membrana sottile e splen dente, oltre che naturalmente conte­ non manca nella trattazione della visione : per Diogene l' em­
nere fuoco). 11 secondo tratto e anche quello in cui Anassa­ phasis produce sensazione solo se entra in contatto con l'aria
gora manifesta maggiormente la propria originalita, mentre intraorganica (t'IXO"t''Y)V . . . f.I. eLyvu�ev'Y)v "t'0 tv"t'o<; &.ep L 7tOLe�V
per il resto segue idee molto di ffuse (emphasis, natura ignea lX(cr&'Y)tnv)29. Ne e indizio il fatto che a volte l'uomo non vede,
dell'occhio, ecc.) : si tratta del collegamento fra l'intensita anche se la pupilla sembra normale, perche a causa di una
della sensazione e la grandezza dell'organo senziente 28. Gli infiammazione delle phlebes l'emphasis non vi si puo mesco­
animali con occhi grandi, oltre che splen den ti e luminosi, lare 30. Coerentemente con la valorizzazione dell'aria interna
vedono cose grandi e lontane, quelli con occhi piccoli il con­ e dei canali che la contengono, inoltre, Diogene ritiene che il
trari o (par. 29). senso visivo sia pili acuto quando sono so ttili l'aria e i suoi
condotti (si vedra che simili precisazioni tornano per gli ahri
sensi). Aggiunge che l'occhio dev'essere AIX�7tp 6"t'IX"t'O<;, e an­
IV. Diogene di Apollonia
che questa ricorda Anassagora (cfr. par. 29).
Nelle linee essenziali, concludendo, Diogene resta fedeJe alle
Dai dati che si leggono ai paragrafi 40 e 42 del De sensibus,
premesse generali, rna curiosamente, per motivi che 10 stato
risulta che Diogene riprende grosso modo i termini di Anas­
della tradizione ci impedisce di precisare, riprende alcuni tratti
sagora, spiegando la vista attraverso il formarsi di un'immagine
sulla pupilla e specificando che tale immagine si forma su cio
che e di colore contrario. Anche la soluzione del problema 29. Infatti, come nota Teofrasto a titolo di elogio (par. 47), Diogene
biasirna colora che fanno della sernplice riflessione la causa della vista.
degli albini, di conseguenza, e analoga a quella data da Anas­ Teofrasto aggiunge che il filosofo non spiega le ragioni del suo rirnpro­
sagora (oltre che da Empedoc1e, il quale partiva pero da pre- vero, rna e facile intuire che egli ritiene l'emphasis un rnero strurnento, per
la netta distinzione attuata fra alterazione fisica dell'organo e aspetto pro­
priarnente psicologico (dovuto all'azione dell'aria-anirna) della percezione :
cfr. sopra, pp. 39 e 65.
p. 1 82 n. 1 06. Beare, p. 39 n. 2, propone di leggere aAAO: 0 xC(['!o� prima
di ou x e: Xe:� CPWt;, per ottenere il senso che « we see black colours just 30. efr. p. 48 n . 75. Gornperz, op. cit . , II, p. 1 55, afferma che Dio­
well as white, though the former do not contain light » : rna la contesta­ gene ha nozione dell'infianlrnazione del nervo ottico, pur identificandolo
in una vena. Se cosi fosse (anche se purtroppo credo non si possa dirno­
zione teofrastea della necessit a di luce nella riflessione si puo cogliere
senza bisogno di intervento suI testo. strare) verrebbe individuato un punto ulteriore di contatto diretto fra
28. Cfr. sopra, p. 37. Diogene e Alcrneone.

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Singoli processi percettivi La vista

da Anassagora. Ma anche se per gli altri sensi Diogene si Secondo la forma pili semplice (attestata da Aet. IV 13, 1
avvicina maggiormente ad Alcmeone (con cui condivide anche e Alex. De sensu pp. 24, 14 e 56, 12 67 A 29) la vista av­
=

la concretezza del metodo scientifico), un certo contatto con viene attraverso una riflessione nella pupilla degli eidola pro­
quest'ultimo si scorge anche qui, nell'affermazione che 7t0/..­ venienti dagli oggetti. Questa spiegazione permette subito due
Achw;; 7tPO� rJ.AArJ. '!ov VOUV �XOV'!E� OU,&' Op&[.LEV oih' &'XOUO[.LEV : osservazioni, che valgono anche per Democrito : anzitutto, at­
ques ta frase puo alludere a un collegamento del senso visivo traverso l'elemento dell' emphasis Ia teoria visiva dell'atomismo
col cervello 31 (il che per altri sensi e dichiarato esplicitamente : s'avvicina - pur discostandosene in altri punti - a quelle
rna non e esc1uso che vi fosse anche per la vista, perche l'as­ di Anassagora e Diogene di Apollonia. In secondo luogo (e
senza di un riferimento preciso puo essere dovuta al modo di questo e un tratto molto originale e interessante) Alessandro
esposizione di Teofrasto). di Afrodisia precisa che gli eidola devono effiuire crUVE XWc.
dagli oggetti visibili. Una singola pellicola, infatti, non puo
V. Democrito generare la visione (come non puo un atomo singolo, che
- in quanto invisibile - si deve unire ad altri per dar Iuogo
La teo ria atomistica della VlSlOne ci e tramandata in una ad immagini percettibili) : c'e quindi bisogno di un succedersi
forma pill semplice, attribuita dalla dossografia a Leucippo e continuo di immagini, che colpendo insistentemente l'orga­
Democri to insieme (oltre che ad Epicuro), e in una forma pill nismo causino in esso un effetto che non avrebbero, proprio
complessa, che il De sensibus attribuisce solo a Democrito. come gli atomi che Ie formano, se fossero isolate. A quanta
Di quest'ultimo e forse propria solo la forma pill articolata, si coglie dal commentatore aristotelico, la teoria atomistica
in quanto congeniale al suo speciale interesse per i dettagli della visione doveva preoccuparsi della soglia di grandezza al
della percezione e in particolare (come dimostra anche la grande di sotto della quale gli atomi sono impercettibili, e anche di
elaborazione della teoria dei colori) proprio di queJ1a visiva. un limite minimo di tempo fra il distaccarsi di un eidolon e
La forma pill semplice, invece, puo risalire al solo Leucippo, di quello successivo, per dare al loro arrivo un'illusione di
pill interessato ai principi fondamentali del sistema che a pro­ continuo. Non credo improbabile che quest'idea si estendesse
blemi particolari (l'aggiunta del nome di Democrito puo es­ anche agli altri sensi, per la necessita di giustificare in gene­
sere un'interpolazione della dossografia) : e per questo che a rale l'effettuarsi di fenomeni sensibili attraverso enti ta di per
Leucippo ritornedt Epicuro, rifiutando i dati introdotti da s6 impercettibili. Analogamente, anche la considerazione (pure
Democrito come troppo complicati. In realta Ie innovazioni riferita da Alessandro) che l'apparenza dei colori e prodotta
di Democrito non sono inutili ingegnosita, rispondendo anzi dalla giustapposizione di particelle in se invisibili per la pic-
a fini precisi, che pill avanti cerchero di mettere in evidenza 3 2 . co1ezza ( O "� 't"E 7tEp 'L AEU' XL1t"7tOV WXL' u'Y)
A [LOXP
' , 't"'Y)c.
L't"OV , EX - 't"<UV
-
••

"
CXop cx't"<UV a� L CX" [ HXp O't"'Y)'t"cx 7tCXP CX'lTEcrE<Uc.
Q ' ,
't"'Y)V -
't"<UV t: ' XP<U
[LE't"CX <,U -
[L IXT<UV q>CXV't"cxcr(CXV Z7tO(O UV) 33 doveva applicarsi ad altri og-
3 1 . Cfr. sopra, p. 4 1 .
32. Alcuni studiosi (ad es. Alfieri, At., p . 33 n. 1 36) risolvono la con­
traddizione fra il resoconto dei dossografi e quello pill complesso di Teo­ di Aezio e Alessandro d'Afrodisia dovrebbe assicurare che costoro par­
frasto ritenendo che quest'ultimo si riferisca anche a Leucippo, e Aezio lana di una teoria diversa da quella di Democrito, percM di Epicuro si
non faccia che riprodurlo in una versione semplificata. 10 penso invece, sa con certezza che ha abbandonato Ie innovazioni di Democrito, tor­
seguendo Guthrie, History, II, p. 442, che abbiamo qui due nuclei diversi nando all'idea di un'azione diretta degli eidola suIl'occhio.
di tradizione, riguardanti due teorie differenti. Perche sia legittimo pen­ 3 3 . A una simile teoria atomica del colore (anche s e non e quella
sare che Democrito abbia modificato Ie teorie del suo predecessore, spero democritea, perche considera colori primari solo bianco e nero, non anche
d' aver chiarito qui sopra e nel capitolo precedente (pp. 3 s. e 76). Anche rosso e verde) allude Aristot. De sensu 3 .440a 20 : btl [LE:V oov ,"WV 1tOl:P'
la presenza del nome di Epicuro accanto a quello di Leucippo nelle notizie 6(1.):1)1.01: xet[L€vwv &:v &yx'Y) wc11t'e p xoct [L € y e -& 0 1;; AOI:[L� &vetv &: 6 p OI: ," 0 v,

96 97
Singoli processi percettivi La vista

getti di senso (benche il riferimento specifico a colori « i nter­ sibili comprimono ] 'aria intermedia, che d'altronde subisce la
medi » - derivati cioe da mescolanza di quelli principali ",­ stessa azione da parte di quelli staccatisi dall' occhio stesso :
faccia pensare che l'idea della giustapposizione sia stata ;' ap­ di conseguenza 10 stampo che, cosi prodottosi, entra e si ri­
profondita soprattutto nell'ambito di quella teo ria cromatica fiette nell'occhio, vi porta tanto Ie caratteristiche dell'oggetto
da Democrito tanto curata). che queUe del soggetto 34. Per caratteri stiche del soggetto si
Aezio IV 1 4, 2 (67 A 3 1 ) attribuisce agli atomisti una spiega­ possono intendere condizioni anormali dell'organo, 0 scarsa
zione del formarsi delle immagini negli specchi, che e in coe­ attenzione, 0 la complessiva disposizione dell'individuo che puo
renza con la Ioro teoria della visione : nella specchio entrano infiuenzare la percezione. Che di questi fattori Democrito te­
degli eidola provenienti da noi (che siamo in questa caso og­ nesse conto (non solo per il senso visivo, rna - trattandosi del
getto di visione, anche se poi ne diveniamo soggetto nel per­ pili importante - soprattutto per questo), 10 si vedra anche
cepire la nostra immagine stessa : e infatti Aezio aggiunge che affrc ntando la sua visione del rapporto fra conoscenza sensi­
questa e rimandata indietro dallo specchio ai nostri occhi). bile e intellettuale. Del resto una considerazione del fattore
Ben pili problematico e il resoconto teofrasteo (che pur soggettivo non puo sorprendere, visto che un fatto analogo
sembra mantenere qualche termine tecnico di Democrito stesso, caratterizzava gia la teoria visiva di Empedocle : e risultera
che gia denota l'interesse dell 'abderita per i dettagli concreti) : ancor pili naturale notando che Democrito l'ha espressa nei
si tratta del par. 50 del De sensibus, di cui va citata gran parte termini (che per lui sono i pili ovvi) di immagini atomiche
perche e dense di difficolta testuali e interpretative : 6pCiv " [-I-€V che si staccano dall'occhio come da qualsiasi oggetto (ne sono
oi)v 7tO�E:� (sc. �'YJ[-I-6XP �TOC;) Tn &[Lrp &crE:�' T(),:1J"t"'Y)V 8€ �aLwc; Ae­ una conferma Ie parole &.7tG<V't'oc; ytXp &d Y(VE:cr{tG« ' nn &7tOppO�V,
yE:�' T�V yap �[LrpIXQ"W oux E:U&UC; &V Tn x6pYl y£ve:cr&o:�, &'AAa che concludono i1 passo citato) 35.
....
,
TOV , I
OtE:p� ,
TOV " , f E:WC; x(x�\ TOU
t: \ T'YJC; 0
[LE:T(x<,U .... � I
OpWp,E:VOU TU7tOU-
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cr&(X� crUcrTE:AA6i,l E:VOV U7tO TOU 6pW[LEVOU xed TOU 6p(;)VTOC;' &7t(Xv­
34. R. B. English, Democritus' Theory of Sense Perception, « Trans­
TOC; yap &.d yLvE:cr&d T�V(x &.7tOppo�v. Democrito sviluppa in actions and Proceedings of the American Philological Association » 46
maniera originale il fattore della rifiessione, che pure ha in co­ ( 1 9 1 5), p. 2 1 9, afferma che �[Lcp()(m<; indica per i presocratici un'immagine
mune con Alcmeone, Anassagora e Di ogene, ritenendo che o rappresentazione modi/icata, rna cosi si potrebbe pensare solo se il
termine fosse attestato esclusivamente in relazione a Democrito. Teo­
l'immagine non si formi direttamente sulla pupilla (come po­ frasto 10 usa invece anche per Anassagora e Diogene, cui e arbitrario
stul ano gli altri) perche « 1'aria che sta fra l'occhio e l'oggetto estendere (come fa English) I'idea della modificazione : dai resoconti su
questi due pensatori appare chiaro che emphasis e semplicemente la « ri­
della vista viene improntata e compressa tanto dall'oggetto flessione » (cfr. Mugler, Dictionnaire cit . , p . 1 3 8), e non si vede perche
quanto dall' organa visivo ; infatti da qualsiasi cosa 8i stacca non la si potrebbe attribuire a un sia pur particolare stampo aereo. Per
sempre un effluvia ». In altre parole, Democrito non riconduce ragioni analoghe andra respinta anche la traduzione particolare che del
termine dit Mullach, p. 401 n. 1 07 : « imaginis in oculos illapsum vel in ­
il processo visivo, come faceva Leucippo, a un ingresso diretto cursionem » (non mi sembra obbligare a questa interpretazione Cic. Epist.
degli eidola negli occhi. Gli idoli provenienti dagli oggetti sen- XV 1 6, 1 = 68 A 1 1 8, nel dire degli eidola che « incurrunt ») .
3 5 . Non bisogna quindi eliminare dal testa teofrasteo la funzione del
percipiente, benche sia attestata solo qui. Beare, p. 26 n. 2, propone di
leggere . . X()(TrX TOU OpW\lTO<; anziche X()(t TOU OPW\lTO<; (ipotesi giit avan­
.

ou,w xed Z fl 6 v 0 v a v a [ a & 'Y) , 0 '1 , rva AtX&W crLV ai xLVl)aELt; a<pLx­ zata da Diels, Dox., p. 5 1 3) , perche l'aria intermedia sarebbe « compressa
VOIJ fL E'IOCL xed �v aox.7j d'lCXL a L a ",0 &fLCl <pod'lEa&aL (si veda anche il com­ dall'effluvio sensibile verso il soggetto che vede », e non « dagli effluvi
mento di Alessandro a questo passo, pp. 59-60 Wendland) . Non posso sia dell'oggetto che del soggetto ». La correzione, in reaitit, e giit in se
d'altronde escludere ehc tanto Ie osservazioni di Aristotele quanto queUe errata, perche X()(T&, quando regge il genitivo per esprimere i1 moto verso
del suo eommentatore siano, al solito, un 'esplicitazione a fin i polemici un luogo, indica un movimento in giu, dall'alto in basso, mentre i1 con­
di presupposti che negli atomisti erano (forse) impliciti, rna non soste­ testa allude eventualmente a uno spazio generico fra OPW [LE\lO\l e 0pW\I.
nuti eonsapevolmente. M a soprattutto, potendosi individuare in Empedocle un precedente (e

98 99
Singoli processi percettivi La vista

Dunque anche Democrito, come Empedocle, pensa a una aspetto singolo della propria dottrina in modo assolutamente
modificazione delle immagini originali degli oggetti; tuttavia, coerente coi principi basilari di essa: anche l'influenza del
che in cio egli subisca 0 meno l'influenza di Empedocle, per soggetto sulla percezione, cioe, si specifica in eidola atomici.
il resto se ne dimostra indipendente. Anzitutto, egli non pensa Purtroppo non si puo dire in che modo Ie caratterisliche del­
a un semplice incontro tra la corrente visiva e quella visibile, l'organo (e della psyche, connessa con gli atomi di quel dato
bensi a una compressione esercitata da entrambe sull'aria, che organ 0) si realizzassero nelle immagini atomiche: si puo pero
e quindi considerata alIa stregua di un ' mezzo' sempre pre­ supporre che cio fosse spiegato con la precisione oggettuale
sente (anche se non necessario) nella visione. Una seconda consueta all'atomismo e implicita nel concetto stesso di eido­
differenza sta nel fatto che la corrente visiva non e concepita lon 38. La rigorosa coerenza con cui Ie premesse generali vengo­
come 'raggio ' visivo. Nella descrizione della struttura del­ no applicate a fatti particolari determina anche l'originalita di
l'occhio che da Teofrasto, nulla allude a una presenza del Democrito nei confronti dei predecessori.
fuoco (che invece 10 stesso Teofrasto metteva in chiara evi­
denza per Empedocle): l'accento, anzi, batte sUll'esigenza che Proseguendo nell'esame del par. 50 del De sensibus, leggiamo
l'occhio sia umido piuttosto che asciutto. Analogamente, Ari­ che 'rOU'rOV (sc. 10 stampo aereo) crnp€ov ()V'r1X xo:t &.n6XPCJJv
stotele loda Democrito perche {)�wp dvlX� Cfl'Y)O"L (sc. 0 op(;)­ tf-lCPO:(V€cr'&IX� 'rorl; ()f-lrl.IXcr�v Dyp ok xd 'ro (le:v 7tI)XVOV ou aex€­
[lEV: De sensu 2.438a 5 68 A 121) e anticipa cosi la sua
= cr'&IX�, 'ro ae: Dyp ov a�ievlX�. a�o XlXt 'rOUI; 6ypouI; 'r&V cr XA'l)p&V
'
stessa valorizzazione della qualita diafana dell'occhio. Aristo­ , Q ">
0CP'lTIXr-(lWV
- "
1X[1€�VOI)I; €WIX�
l' 7tPOI; 'r0" OpIXV,
'
-
€�" 0 [1€V " 't:
€<.,CJJ X�'rCJJV
tele non fa menzione della proprieta del fuoco, e questa testi­ &1; A€7t'r6'rIX'r01; xed 7tl)xv6'rIX'r01; d'l), 'r OC a' tV'rOI; &1; f-laA�cr'rlX
monianza ex silentio ha molto valore, per il fatto che proprio crOf-lcpoc xd X€V OC 7tI)XV�1; XlXt lcrXl)p�1; crIXp x61; , h� ae: lXf-laaOI;
-
poco prima egli aveva biasimato Empedocle in quanto ricon­ 7tIXX€WI;
, 'r€ XIX�, r-mIXplXl;,
"> XIX�" en CPr-€r- -EI; <ea> XIX'r1X' 'rOI)l;
" 'f) , " 0CP'lTIXr--
(\ ..,

duceva la visione al fuoco, ritenendolo il componente piil im­ [10UI; EU&€rIX� xd &V�X[J.OL, &1; o(locrX'l)[J.OVErV 'rorl; &'7tO'rI)7tO1)-
portante dell'occhio 36. Credo percio che Democrito non adotti ,
[J.€VO�I;· 'rIX" ylXp 0f-l0CPI)r-1X
" ., f-l1Xr-LO"'r1X
'., ,,
€XIXcr'rOV ':-'
yVCJJ p�",E�V: « 10 stam-
l'idea della luce oculare 37, esprimendo una volta di piil un po aereo, essendo solido e di colore diverso [dalIa pupilla], si
riflette negli occhi, che sono umidi; e cio che e denso non ac­
tutt'altro che trascurabile), e assolutamente legittimo ammettere che an­ coglie questa riflessione, mentre cio che e umido Ia fa passare:
che Democrito (subendo 0 no l'influsso del predecessore) pensasse a un percio gli occhi umidi sono pill atti alIa visione di quelli asciutti,
intervento del soggetto nella percezione.
36. Cfr. sopra, p. 83 S8.
se nella stesso tempo la membrana estema e il piu possibile
37. Non e possibile quindi condividere l'opinione di English, op. cit. , sottile e densa, e l'intemo spugnoso in massimo grado, e
p. 2 1 8 , che sia stata comune a EmpedocIe e Democrito una designazione privo di carne compatta e resistente, e inoltre di umidita
dell'immagine visiva col termine eXx-rL'Id8w),o'l, che si legge riferito ad
EmpedocIe in Plut. Epit. IV 1 3 , 5 ('E[L1tE 8oXA'ij<; 't"oLI,; d8wAO�<; 't"a<; eXx't"i:­ spessa e untuosa. I canali all'interno degli occhi devono essere
'Icx.<; eX'I€[Lt�E 1tpoacx.yopEuacx.<; 't"o Y�)"'I6[LE'IO'l eXx't"�'Id8wAO'l aw&€'rw<;). II infine dritti e privi di umidita, per conformarsi aIle impressioni
termine, di cui non si puo attribuire l'impiego a Democrito (che non aeree: ogni cosa, infatti, conosce cio che e simile ». L'intero
credo abbia parlato di un'eXx-rlc; proveniente dalI'occhio) e fortemente
sospetto anche per EmpedocIe, che non puo avere usato una formazione passo riguarda Ie condizioni in cui l'organo visivo deve tro­
con Er8wAO'l. Diels, giudicando che la notizia derivi da un'arbitraria varsi perch<! la sensazione si attui meglio. Precisazioni di que­
contaminazione fra Ie teorie dei due scienziati, preferisce per la ricostru­
zione della testimonianza di Aezio (IV 1 3 , 4 = 3 1 A 90) iI testo parallelo
sto tipo si riscontrano anche in Anassagora e Diogene (anche
rna piil fondato di Stobeo. E comunque significativo che Ie due teorie per altri organi rna, come al solito, soprattutto per quello
fossero sentite come vicine dalla dossografia, in quanto effettivamente
analoghe almeno nella fusione (espressa in termini materiali) di fattore
soggettivo e oggettivo. 38. efr. sopra, p. 54 ss.

100 101
Singoli processi percettivi
La vista

visivo): corne nel caso di costoro, si tratta di notazioni abba­ Un'altra notazione riguarda la riflessione, che si attua in
stanza banali, rna cornunque irnportanti perche dirnostrano la
cio che e di colore differente: idea probabilmente dovuta alla
crescente preoccupazione per l'aspetto soggettivo della perce­ facile osservazione che l'aria diurna ha colore diverso dalla
zione. Nel cornpiesso, esse sottolineano l'urnidita che l'occhio
pupilla. L'espressione &n6Xpcuv E:f1-cpcx�Ve:(j&CX:L rivela pero una
deve presentare esternarnente per facilitare una penetrazione influenza di Anassagora, che e singolare se si pensa che Demo­
delle irnpressioni aeree. Anche Ie altre qualita dell'organo sono
crito e abitualmente estraneo a qualsiasi idea di dissimilarita,
subordinate a questo fine, rna l'irnportanza particolare del­ ed e eventualmente pili vicino all'idea opposta. Si ricordera
l'urnidita e ribadita nel passo da poco menzionato (68 A 121) che mostra 10 stesso punto di contatto con Anassagora Dio­
in cui Aristotele elogia Dernocrito per aver valorizzato questa gene d'Apollonia, 11 quale, per di piu, sostiene abbastanza
fattore in relazione con la riflessione. Aristotele, infatti, COll­ esplicitamente l'interazione fra simili. Ma come aHora per Dio­
sidera l'acqua costituente fondarnentale dell'occhio: e anche gene, cosi ora per Democrito non si puo rintracciare una ra­
se per lui la visione non e dovuta aHa sua proprieta di riflet­ gione precisa di tale contatto. Non esc1udo nemmeno che possa
tere bensi a quella di attualizzazione del diafano (cfr. De sensu trattarsi di una mera coincidenza, dovuta al fatto banale che
2.438a 12), egli considera l'atornista piu Iodevole di altri so­ tutti questi pensatori avevano davanti a s6 il nero della pu­
stenitori dell'emphasis (tranne, presurnibilrnente, il solito Ale­ pilla di contro ana luce del giorno, e non potevano risolvere
rneone), che dell'urnidita non avevano parlato affatto 39. il problema della riflessione (indipendentemente dalle proprie
idee - se ne avevano - su similarita e dissimilarita) se non
39. Garantita attraverso la testimonianza aristotelica l'importanza notando un contrasto fra l'uno e l'altro termine di essa. Inol­
fondamentale che Democrito attribuisce all' uyp6't"IJC; dell'occhio, si pos­ tre (e riserve di questo genere non sono mai eccessive di fronte
sono affrontare due questioni testuali poste dal brano teofrasteo sopra
a una fonte antica) non bisogna dimenticare quanto spesso
citato. Una delle ultime frasi descrive Ie parti interne dell'occhio come
XEVOC 1tuxv'ijc; xed tcrxupac; crapx6c;, �'t� ae (sc. XE:voc) tX[LaaOC; 1taxdac; Teofrasto inserisca personalmente i propri concetti di lS[-t O LOV
'tE: xat Al1tapaC;. Diels trova strano che l'occhio debba essere interna­ ed E:V:XVT�OV 40.
mente privo di umidita, visto che in quanto precede si sottolinea che gli
occhi devono proprio essere umidi : percio nei Vorsokratiker corregge Comunque vada risolto questa problema, Democrito e cer-
�'n at in [.LE:e;-,a ( piene di umidita ecc.). Con operazione analoga, nelle
=

successive edizioni dei Vors. Kranz lascia �'t� at rna integra [.LE:(J"'t"ct. dopo
Al1tapaC;. Ma gli aggettivi 1tOlXdaC; e Al1tapaC; conferiscono all'tx[Lac;,
e 10 conferma, oltre che la testimonianza aristotelica, anche la successiva
elemento che di per se potrebbe essere positivo, un carattere negativo, di
affermazione che 't"ou� uypou� 't"WV crXA'YJpWV oCP&OCAfLc7lV &fLdvou� dvoc�
ostacolo al propagarsi ulteriore delle impressioni visive. In questo senso
1t"pO� 't"0 opFiv. In ambedue i casi vanno percio accettate Ie lezioni dei
poco dopo si dira che i canali devono essere O[v�x[Lo� ai fini di una migliore
codici, mantenendo Ie quali si ottiene un contesto compatto e coerente
penetrazione degli stampi aerei (e anche al par. 56 si Iegge che il COD­
nella sua accuratezza. w� 0fLocrX1JfLove"i:v e infine correzione di DK, in
dotto uditivo dev'essere O[v�x[Lov per permettere una sensazione acuta): luogo di xoct fL1J eucrX1JfLove"i:v dei codici, che - benchC solo exempli
Stratton, p. 1 87 n. 1 33, commenta giustamente che « it seems . . . difficult
gratia - esprime bene il senso richiesto.
to believe that thick oily moisture would have been regarded by Demo­ 40. E qui ne e forse indizio il fatto che Democrito cadrebbe nella
critus as furthering the entrance of these tenuous air-prints» (iJ corsivo contraddizione di sostenere che I'oggetto della visione e 0fL6cpUAOV, e
e mio). Per quanto riguarda Ie parole 't"othov .. . a��tva�, Kirk, KR,
nella stesso tempo spiegare Ia riflessione attraverso il contrasto (De sens.
p. 42 1 , pone uypo�C; tra cruces, interpretando quel che segue nel senso 54). Anche il concetto di 0fL6cpUAOV (De sens. 50), del resto, puo in parte
che « the eye does not admit the dense part, but the moist passes through». derivare da una riformulazione teofrastea : Democrito doveva effettiva­
Lo studioso intende evidentemente 't"0 1tuxv6v e 'to uyp6v come caratteriz­ mente postulare una corrispondenza fra organo e oggetto visivo, rna solo
zanti l'eidolon visivo (e nella stesso tempo riconduce a��tva� a aLE:�[L� nella forma e combinazione degli atomi, non nella loro sostanza (che
anziche a a�'t"IJ[L�), non volendo forse valorizzare l'umidita dell'occhio, rnanca di qualsiasi differenziazione qualitativa). Tale idea di una sirnme­
per un fraintendimento della frase in base alla quale l'occhio sembre­
tria spaziale cominciava gia in Empedocle a farsi strada rispetto a quella
rebbe dover essere privo di tX[Lac;. Ma l'interpretazione appena propo­
di un'uguaglianza fra proprieta irriducibili (cfr. qui sopra, p. 22, e per
sta per quest'osservazione chiarisce che l'umidita e un fatto in se positivo,
un'opinione diversa von Fritz, Demokrits Theorie cit., p. 604 ss.).

102 103
Singoli processi percettivi La vista

tamente indipendente da Anassagora ne1 modo in cui affronta Al par. 54 del De sensibus leggiamo che Teofrasto trova as­
1a questione del perch6 si veda meglio di giorno. Anzich6 ri­ surdo (rna come si vedra cio ha una precisa ragion d'essere
farsi a1 tradiziona1e rapporto fra 1uce diurna e ocu1are, egli nell'ambito dell'atomismo) che secondo Democrito la sensa­
riconduce 1a maggiore acutezza presentata dalla facolta visiva zione sia funzione non solo degli occhi, rna di tutto il corpo,
durante i1 giorno a1 fatto che i1 sole spinge 10 stampo aereo, sicche per lui tutti gli organi sono semplicemente passaggi,
come fosse un raggio, verso l'occhio (De sens. 54 . . . tcrcu<; TIJ\I conformati in modo tale (gli occhi ad esempio devono essere
�[.LCPG((l"LV 0 �AW<; 7tOLzi [xed] -ro cpw<; ({)cr7tZP <cX.x-ri\l()(> &mcpepcu\l vuoti, umidi, ecc.) da trasmettere velocemente Ie modificazioni
"
Z7tL
,
'0)\1 ",,,
O "!' LV ) 41 •
sensibili agli atomi dell'intero organismo, e quindi della psyche
che vi e disseminata 42 . Quest'idea e espressa nel modo pill
chiaro proprio per la vista, oltre che per l'udito.
41 . La luminosita dell'aria diuma non e del tutto trascurata (tant'e Era proprio questa probabi1mente la risposta che Democrito
vero che Teofrasto vi si riferisce col sostantivo <p&�), ma i raggi solari avrebbe potuto opporre ad Aristotele, che 10 critica (cfr.
sembrano avere soprattutto l'insolita funzione di accelerare il cammino 68 A 121) per aver ricondotto la visione alla semplice rifles­
degli eidola. Teofrasto sta probabilmente esplicitando un'opinione che
non trova espressa tanto chiaramente in Democrito (aggiunge infatti sione (la quale e per 10 stagirita solo un'alterazione fisica,
xO(&cbte:p �o�xe: �OUAe:cr&O(� Atye:W), spintovi dall'apparente assurdita del­ preliminare a un'azione pill propriamente psico10gica di at­
I'affermazione democritea che iI sole condensi l'aria nel respingerla
lontano da se, in quanto per sua natura piuttosto la disperde (bte:l.
tua1izzazione delle qua1ita dell'oggetto, che e compiuta dal
-r6 yE -rov �ALOV OC7tw&ouv'to( oc<p' EO(U-rOU xO(t OC7to7tA'1)",,6[Le:vov 7tUXVOUV -rov diafano). Secondo Aristote1e, in base a questa presupposto do­
octpO(, xor.&&7te:p <p'1)cr£v, &'-r07tov' a�o(Xp[VE�V yap 7tt<puxe: [Liinov): ma la vrebbe essere dotato di potere visivo non solo l'occhio, rna ogni
sua interpretazione non e arbitraria ne inopportuna, poiche nella teoria
atomistica e effettivamente attestata I'idea che iI calore rarefaccia l'aria superficie capace di riflettere. Probabilmente, invece, Demo­
(cfr. Act. III 12, 1 67 A 27 ; III 12, 2
= 68 A 96), e inoltre una con­
= crito avrebbe potuto spiegare che gli specchi 0 altra super­
densazione di questa ne accrescerebbe la disposizione a ricevere stampi, ficie riflettente non vedono perche non sono connessi con un
il che (secondo la pili plausibile interpretazione dell'apotyposis) costitui­
rebbe piuttosto un impedimento per la visione. A. Goedeckemeyer, Epi­ organismo corporeo (in cui, per di pill, egli ritiene che sia
kurs Verhiiltnis Zit Demokrit in der Naturphilosophie, Strassburg 1 897, diffusa l'anima) 43. Aristote1e non accetta 0 trascura questo
p . 65, ritiene perch'> che Teofrasto abbia frainteso un passe in cui il sole
e considerato da un altro punto di vista. Dev'essere in base alIo stesso
tipo di giustificazione, in quanto esclu3ivamente materialistico.
fraintendimento, che poco prima (De sens. 53) egli rimprovera a Demo­ AlIa sua ostihta verso i1 materia1ismo della dottrina di Demo­
erito I'idea che di giomo gli stampi aerei durino pili a lungo, ribattendogli crito e parallela quella di Teofrasto, i1 quale ri1eva molte dif­
ehe accadrebbe piuttosto iI contrario, perche I'oc� p nottumo e E[L�uX6-
-re:po<;. Occorrera discutere per esteso questa lezione, che secondo il con­ fico1ta, ad esemp�o nella possibilita che due persone si vedano
testo dovrebbe significare « pili freddo », in quanto solo cosi si spieghe­ reciprocamente senza che Ie 10ro immagini collidano, 0 in
rebbe la maggiore improntabilita dell'atmosfera nottuma. Erratamente quella che siano percepiti parecchi oggetti insieme, perche
MuIIach, p. 403, e Beare, p. 28 n. 2 (efr. anche DK ad loc.), intendono
&[L�uX6-re:po<; come « piil animato », richiamando una testimonianza (68 allora mo1te impronte dovrebbero stare nella stessa porzione
A 1 06) che allude alla gran quantita di atomi dell' anima presenti di notte di aria (par. 52; rna gli atomisti possono aver prevenuto anche
nelI'ambiente : anche senza contare che questa notizia non e esplicitamente
legata a una maggiore densita dell' aria, non bisogna dimenticare che Teo­
queste obiezioni, pensando a una tenuita degli eidola che per­
frasto fa la sua obiezione in base a un personale criteria di verosimiglianza. mette loro di passare l'uno attraverso l'altro 0 a una loro
Non occorre inoltre correggere il testa per leggervi l'idea d'una maggiore grande capacita di condensazione).
freschezza dell'aria (mentre Diels, Dox., p. 5 1 4, accettava la congettura
di Wimmer, op. cit., p. 332, E[L�uXp6-re:po<;), perche �[L�uxo<;; pub signi­
ficare anche « freddo »: efr. Th. L. G. IV, coil. 957 B e 958 C, e Stratton,
p. 187 n. 1 36. E tuttavia, in un testa dense di corruzioni quale il De sen­ 42. Cfr. sopra, p. 60 ss. '
sibus non si pub escludere la possibilita di correzione, quando il senso 4 3 . Guthrie, History, II, p. 442, non intravede questa possibilita e
si possa salvare solo con quaIche difficolta. condivide l'obiezione aristotelica.

104 105
La vista
Singoli processi percetfivi
si rivolgono sia Aristotele che Teofrasto 46. Non si puo esclu­
Occorrera infine cogliere i motivi per cui Democrito puo dere invece che esistesse una teoria pili semplice, sostenuta da
aver introdotto una complicazione quale l'apotypos;s nella teo­ Leucippo, cui costoro non accennano semplicemente perche
ria di Leudppo. L'ipotesi che essa rispondesse all'esigenza di si occupano delle pili elaborate dottrine di Democrito 47.
spiegare distorsioni ed illusioni sensoriali 44 puo trovare un BaIdes fa notare che secondo AristoteIe (De gen. et corr. A
primo appiglio nel fatto che (in base alle testimonianze rima­ 8.324b 35 = 67 A 7) Leucippo e Democrito hanno enunciato
steci) sembra essere stata applicata solo a vista e udito, che i loro principi �'J� A6YCJl48, rna cio significa solo che essi
sono i sensi pili importanti, rna anche quelli pili soggetti ad hanno seguito anaIoghe premesse fondamentaIi: a queste, e
errori. Un indizio pili sicuro e pero offerto dall'interpretazione non alle idee sulla percezione sensibile, si riferisce Aristotele
del pur discusso passo del De anima (B 7.419a 15 68 A 122), =
(Baldes nota che subito dopo, ibid., 325a 23, si pada di ocX­
in cui Aristotele osserva che ou XC'lA6)C; 't'ou't'o Ae'Ye:� 6.'1)-
•••
cr.&Yj(nc;, rna questa e nominata solo in relazione al problema
,
fLoxP�'t'oc; "
o�ofLe:voC; e:�" 'Ye:vo�'t'o xe:vov
\ t"
't'o, fLe:'t'C'l",U, .... n..
OPC'lO"1TC'l�
( .,.
Ct.V di essere e divenire). Non si puo quindi sostenere la perfetta
&xp��6)C;, d fLuP fL'1)� �v 't'CJ) OUpC'lvCJ) e:t'1). II contesto riguarda la identita delle teorie di Leucippo e Democrito, iI che sarebbe
presenza nella sensazione di un medium continuo e Democrito fra l'altro antisrorico: l'insieme della tradizione (e soprattutto
e rimproverato perche, lungi dal sentirne la necessita, ritiene Teofrasto) attesta che e stato Democrito ad occuparsi detta­
che se in mezzo ci fosse vuoto (xe:v6v) vedremmo chiaramente gliatamente della percezione sensibile, con una sicurezza che
una formica sulla volta del delo. Tale notizia sembra diffidle da non e intaccata dalle obiezioni di BaIdes. E per di pili mac­
conciliare col resoconto di Teofrasto, che presenta l'aria com­ chinoso e poco convincente il tentativo compiuto dallo stu­
presa fra oggetto e percipiente come essenziale al processo dioso per ricostruire dai due resoconti contrastanti una teoria
visivo. Guthrie tent a di risolvere la contraddizione affermando coerente, cercando di dimostrare che la compressione dell'aria
che cio non sarebbe incompatibile con Ie parole aristoteliche, descritta neI par. 50 del De sensibus avviene sulla superficie
perche xEv6v indicherebbe semplicemente una mancanza di deII'occhio: e fuor di dubbio, aI contrario, che Democrito con­
ostacoli non-trasparenti 45: spiegazione debole, perche Demo­ sidera l'aria in t u t t 0 10 spazio fra organa visivo e og­
crito non poteva pensare che senza ostacoli concreti potremmo getto 49.
vedere - perche allora accadrebbe spesso, il che e inverosi­
mile - ' una formica ' sulla volta del delo.
E da rigettare, come troppo radicale, anche la tesi di Baldes. 46. Cfr. R. W. Baldes, Democritus on Visual Perception: Two Theo­
ries or One?, « Phranesis » 20 (1975), p. 94 ss.
Questi nega anzitutto che l'atomismo abbia due teorie sulla 47. Relativamente a Leucippo la dossografia poteva attingere ad
visione, perche ne Aristotele ne Teofrasto danno per Demo­ altri scritti teofrastei che non ci sono giunti : cfr. Diels, Dox., p. 419, e
crito indicazioni del genere. Nel testa teofrasteo, inoltre, non H. Lackenbacher, Beitroge zur antiken Optik, « Wiener Studien » 35
(1913), p. 45 ss.
si alluderebbe affatto a un effluvio dall'occhio: la compres­ 48 . Cfr. Baldes, Democritus cit., p. 98 .
sione dell'aria avverrebbe nelle immediate vicinanze dell'organo, 49. Per contestare che Teofrasto stia parlando di tutta l'aria inter­
media, Baldes, Democritus cit., p. 96, interpreta l'espressione crucJ'rE:n6-
mentre l'intera distesa di spazio tra l'individuo e l'oggetto [LE'IO'l tmo 'rou OPW[LE'IO U xat 'rou OPW'l'ro,; nel senso che I'aria e com­
dovrebbe essere vuota per non indebolire l'acutezza della sen­ pressa da un lato dall'effluvio proveniente dall'oggetto, daIl'aItro dal­
sazione. Sarebbe questa la teoria, l'unica dell'atomismo, a cui l'occhio stesso (sicch6 il processo avverrebbe direttamente su questo) .
Lo studioso elimina iIlegittimamente l'idea di un eidolon proveniente dal­
I'0PW'I, in quanto poi ne attribuisce uno alI'op6>fL E'IO'l , sostantivo legato
molto strettamente all'altra : i due termini sono da intendere allo stes so
44. Come ho anticipato sopra, p. 76. modo e quindi non possono che implicare entrambi l'idea di un effluvio .
45. Cfr. Guthrie, History, II, p. 443 s. Alcuni studiosi (per es. Beare, Anche nel caso dell'udito (De sens. 55) l a compressione aerea avverrebbe
p. 26 s.; English, op. cit., p. 218 S8.) ignorano la contraddizione.

1 07
106
Singoli processi percettivi L'udito

Non e detto a mio avviso che Democrito, pur constatando magini esatte di oggetti anche remoti (come addirittura ' una
la presenza costante dell'aria nel processo visivo, la consideri formica ' sulla volta del cielo, che in condizioni normali e in­
percio un fattore positivo, e non piuttosto un ostacolo al per­ visibile a causa dell' aria intermedia) 50. Quest'interpretazione,
fetto verificarsi della visione: egli puo aver pensato che a causa oltre che chiarire la problematica osservazione aristotelica,
dell'aria incontrata durante il proprio tragitto Ie immagini mette in luce la ragione per cui Democrito ha jnnestato nello
atomiche perdano la limpidezza con cui di per se riflettereb­ schema tanto semplice di Leuc1ppo un'innovazione come queUa
bero gli oggetti, e giungano agli occhi (quando non siano degli stampi aerei. Questa, che potrebbe sembrare un inutile
impedite del tutto di arrivare) offuscate 0 errate. Se intorno artifizio, capace solo di suscitare la zelante critica di Teofrasto,
a noi vi fosse invece vuoto assoluto (il xEv6v di Aristotele va vista in realta alla luce di un forte interesse per il processo
va quindi inteso ne] suo senso pili proprio - diversamente concreto della percezione in relazione con i suoi effetti suI
da quel che pensava Guthrie -, come mancanza anche d'aria) soggetto (e acquistano ora significato Ie precisazioni sull'esi­
gli eidola entrerebbero direttamente nell'occhio, recandovi im- stenza di due teorie atomistiche della visione, fra cui quella
di Democrito si distingue per maggiore accuratezza). In tutta
la teoria visiva dell'abderita mi sembra avere massima impor­
immediatamente VICInO all'orecchio (Baldes, Democritus cit., p. 99) : in tanza proprio l'attenta e rigorosa spiegazione della sfasatura
realta nessun accenno ne in Teofrasto ne in Aristotele fa pensare a una fra percezione e realta, attraverso la disposizione del soggetto
presenza dell'aria solo presso l'organo di senso. II fatto anzi che Teo­
frasto parli di aria !J.eTQ(�u T'lj<; <It.jJeUl<; XQ(L TOU OPUl!J.E'IOU allude chiara­ da un lato (che S1 riflette nell'effluvio dall'occhio, cosi come
mente a una sua presenza continua : [LeTQ(�u, infatti, e avverbio che in­ Empedoc1e la esprimeva con l'idea del raggio visivo) e dal­
dica tutto i1 'mezzo ' trasparente fra l'occhio dell'osservatore e l'ogg<!tto l'altro Ie condizioni esterne che possono influenzare negativa­
della percezione (efr. Mugler, Dictionnaire cit., p. 261). Baldes, Democri­
tus cit . , p. 1 02 ss. , esamina infine una delle critiche person ali di Teofrasto mente il cammino dell'oggetto sensibile fino all'organo 51.
(par. 52) : TOU<; yap TU7tOU<; &'1&YX'1] aU[L�&A),eL'I EQ(UTo1:<;, h&Tepo'l &'1-
Tmp6aUl7tO'l <l'lTQ( &tp' (;,'1 eaTL'I. Generalmente queste parole vengono
intese nel senso che « gli stampi aerei, i quali stanno ciascuno in linea
retta di fronte aile persone da cui provengono [Ie quali si stanno guar­ B - L'udito
dando] dovrebbero scontrarsi ». Quest'interpretazione, ammettendo la pre­
senza delle impressioni aeree in tutto 10 spazio intermedio, non s'inqua­
dra nella ricostruzione della studioso, che da percio a aU[L�&neL'I EQ(U­ Dai dati a noi giunti appare che Ie idee dei presocratici sul­
"1"01:<; il senso figurato di « autosconfiggersi » (Ie impronte cioe, essendo l'udito formano un panorama ancor pili compatto di queUe
dal lato sbagliato, si contraddirebbero da se). Tale significato non e pero
assolutamente attestato per aU[L�&nUl; Baldes dichiara che esso e I'unico
coerente con la serie di critiche (De sens. 52 s.) in cui si inserisce la frase 50. Quest'ipotesi, gia formulata da Mullach, p. 1 02 n. 1 1 0, e stata
in questione, ma un breve sguardo a queste potra dimostrare che l'inter­ riproposta da Beare, p. 27 ; Haas, op. cit . , p. 371 ; Lackenbacher, op. cit.,
pretazione usuale di aU[L�&AAeL'I EQ(UT01:<; non vi crea incongruenze. p. 50 ; Bailey, op. cit., p . 1 67 ss., che suppone che l'idea della condensa­
I critica : l'impronta sta rivolta di prospetto all'oggetto visto e quindi e zione dell'aria voglia spiegare pure il riflettersi di oggetti a tre dimensioni
impossibile che l'immagine rifiessa neII'occhio presenti il prospetto a noi ; in immagini a due dimensioni, quali sono queIIe deIIa pupilla ; Wilpert. loc.
II : possiamo vedere parecchi oggetti contemporaneamente, rna parecchie cit., col . 958 ; Cherniss, p. 1 65 n. 1 00. Diversa e invece l'interpretazione
impronte non possono stare contemporaneamente nella stessa porzione di von Fritz, Demokrits Theorie cit., p. 61 3 ss. (e vedi a p. 6 1 4 n. 50 la
d'aria ; III: due persone non possono vedersi reciprocamente perch!! Ie loro singolare spiegazione della notizia sulla formica).
impronte, stando ciascuna proprio di fronte alia persona da cui proviene 5 1 . Beare, p . 25, coglie bene la connessione fra la teoria dell'apoty­
(ponendosi quindi su una stessa linea, rna con direzioni opposte) si scon­ posis e il modo nuovo e consapevole in cui Democrito considera Ie qualita
trerebbero; IV : se tutti i corpi producessero impronte, cio sarebbe di sensibili (per cui cfr. anche sotto, p. 222 e n. 44 ibid . ) : « . . . the air inter­
impedimento alIa vista. Una coerenza daIla prima alIa terza critica si vening between us and the object interferes with our obtaining a correct
conserva evidentemente anche mantenendo l'interpretazione tradizionale impression or image of this, as is evidenced by the blurred look of distant
(mentre Baldes sottolinea la maggiore opportunita della propria tradu­ things. Democritus first laid down the distinction of the qualities of body
zione con un complicato quanto inutile ragionamento). into the so-called primary and secondary qualities . . . ».

108 1 09
Singoli processi percettivi L'udito

sulla vista. Vi sono inevitabili differenze, rna restano margi­ punto essenziale (verificarsi dell'udito col ripercuotersi del suono
nati rispetto alla persistenza di due dati fondamentali quali la nell'aria della cavita auricolare), rna e problernatico se ad Al­
cavita auricolare e il riecheggiare in essa del suono. Da un crneone fosse nota l'anatomia dell'orecchio oltre il tirnpano.
pensatore all'altro varia pero il collegamento col centro coor­ L'inforrnazione lacunosa di cui disponiarno non perrnette so­
dinatore delle sensazioni, riferimento ora assente, ora piiI 0 luzioni sicure, rna inc1inerei a supporre che 10 scienziato avesse
meno esplicito. conoscenza dell'orecchio interno 53, poiche sappiarno che egli
si basava su esperienze di dissezione anatornica che possono
1. Alcmeone averlo condotto, come alla scoperta dei nervi ottici, cosi a
una conoscenza approfondita dell'organo uditivo 54. Anche se
Secondo Teofrasto (par. 25) A1cmeone ritiene che si oda cosi fosse, del resto, non e detto che l'aria con la funzione di
«con Ie orecchie, perch6 in esse c'e dello spazio vuoto, che civTI)x.eLv che si incontra nell'esposizione teofrastea sia pro­
infatti risuona. Come il suono viene prodotto da una cavita, prio quella intratirnpanica.
cosi una cavita. piena d'aria 10 fa ulteriormente riecheggiare» Un altro punto oscuro consiste nella rnancanza di accenni
('t'o�c;
..... ): I � I \ " ..... " - " .....
WOW, o�o't'� xe:v ov EV o:u'!o�c; e:VU1tOCP XE�' '!ou'!o yocp 'tJXEW. a un collegarsi dell'organo col cervello: collegarnento che tro­
c:p&eYYEcr&o:� as: '!<!l XOLACP, '!ov &.epo: i3' &'V't"t)XELV) 52 . In que­ vererno, invece, in Anassagora e Diogene di Apollonia. Attri­
sta notizia (come in quella parallela di Aezio IV 16, 2 24 A = buirei pero questo fatto a un andarnento sintetico e frettoloso
6) xe:v6v indica il vuoto solo nel senso di spazio incavato, e del resoconto teofrasteo, perch6 A1crneone affermava la fun­
si puo ritenere sinonimo di &.�p (Aristot. De anima B 8.419b zione centrale del cervello con troppa chiarezza per non spe­
33 pensa probabilmente ad Alcmeone quando nota che giusta­ cificarla al Hvello dei singoli sensi, soprattutto se importanti
mente l'opinione corrente vede nel xEv6v la causa dell'udito, come l'udito (si e visto del resto che anche a proposito della
visto che - seppure erratamente - 10 identifica con l'aria). vista Teofrasto non menziona il cervello, mentre da Calcidio
Le parole del De sensibus si presentano dunque chiare nel e altri passi - raccolti in DK, 24 A 10 - risulta indubbio
che proprio qui e individuata l'origine dei nervi ottici). Anche
52. Do a cp'&':yye:O'.&IX� un'interpretazione divers a da quella della in questa caso, dunque, A1cmeone traccia alcune linee fonda­
maggior parte dei commentatori, i quali ne assimilano il significato a mentali che saranno pili 0 meno seguite dai suoi successori,
quello di 1)Xe:1:v e &V't'1)Xe:1:v, dando luogo a una serie sovrabbondante
di infiniti dal senso equivalente, Die1s, Dox., p. 506, scrive 't"o13't"o yap fra cui quello stesso Empedoc1e che se ne discosta per l'indi­
1)X013V cp'&':yye:O'.&IX� 8�a 't"o xoD.ov, 't"ov &':PIX 8' &V't'1)Xe:1:v, rna an­ viduazione del centro conoscitivo nel cuore.
che cosi il secondo membro della frase resta una banale ripetizione del
primo. Non sembra possibile superare la difficolta se non intendendo
cp'&':yye:O'&IX� come « emettere un suono » : i1 verbo, del resto, si riferisce 53. Cfr. Beare, p. 93, e Olivieri, op. cit., p. 1 22 ; del parere contrario
sempre a un'emissione di suono (di voce umana 0 animale, rna anche e la Timpanaro Cardini, Pit. , I, p. 1 30.
da parte di cose inanimate), mai a una sua ripercussione. Si dovra percio 54. Certamente Alcmeone ha esaminato approfonditamente l'appa­
interpungere dopo 1)Xe:1:v e interpretare Ie parole successive come un ri­ rato uditivo di alcuni animali : 10 dimostra, comunque la si voglia inter­
ferimento al prodursi del suono in corpi cavi (nozione che sara anche pretare, la curiosa notizia di Aristotele (Hist. animo A 1 1 .492a 1 3 24
=

di Aristotele - cfr. De anima B 8.419b 1 5 -, il che fa purtroppo so­ A 7) secondo cui Alcmeone affermava che Ie capre respirano mediante
spettare che Teofrasto stia aggiungendo ad Alcmeone qualcosa che non Ie orecchie. Olivieri (vedi n. precedente) fondava periJ la sua opinione
e suo) . In tal modo verrebbe maggiormente sottolineata l'importanza su un parallelo un po' forzato fra Ia dottrina dell'udito di Alcmeone e
della cavita auricolare che, in un processo analogo all'emissione del suono, quella di Empedocle, al quale l'ipotesi si adatta meno, essendo improba­
10 fa riecheggiare ulteriormente. Nella traduzione di cp&.:yye:a&ca mi av­ bile che ricorresse ad osservazioni anatomiche. La stessa considerazione
vicino alIa Timpanaro Cardini, Pit., I, p. 1 30, che pero pensa a un rife­ vale anche per gli altri presocratici, benche in misura divelsa dall'uno
rimento specifico alIa voce umana e intende diversamente l'andamento all'altro (maggiore per un Anassagora, pill speculatore che scienziato,
complessivo del periodo (accettando l'interpunzione di DK : 't"013't"O yap minore per Diogene e Democrito, di cui conosciamo interessi scientifici
1)Xe:1:v (cp&':yye:O'&IX� 8e 't"0 xo()..cp), 't"ov &':PIX 8' &v't'1)Xe:1:v) . e anche d'osservazione diretta) .

1 10 111
Singoli processi percettivi L'udito

II. Empedocle Aezio IV 16, 1 (31 A 93) specifica che l'aria urta contro una
membrana (xov3p&3e:c;), la quale si trova sospesa all'interno
All'inizio del par. 9 del De sensibus leggiamo che «I'udito dell' orecchio XWaUlVOc; 3(x'Y)v. Questa notizia fornisce un ele­
deriva dai suoni estemi, perche quando I'aria e messa in mota mento nuovo (la membrana) e 10 connette (in verita poco
dal suono riecheggia all'intemo dell'orecchio. Questo infatti, chiaramente) con l'immagine del XW3UlV, rna non si puo dire
che egli chiama 'germoglio cameo ', si comporta come una con certezza se Aezio risalga qui aHo stesso Teofrasto (forse
, trombetta ' per i suoni uguali: quando e messo in moto,
fa urtare I'aria contro Ie parti solide e produce cosi un
' 1:>"
,
" - "'I;: � (\ .1. I e :conservata, piiI 0 menD con queste osservazioni, da Beare, p. 97; Kaf ka,
suono » ( 'rYlV 0 OOWYlV IZ7tO 'r{UV C:c,{U'lTe:v YLVe:cr1.TO'L
,
,!,oql{Uv' op. cit . , p. 65 ; Bignone, op. cit., p. 370 n. 1 ; Guthrie, History, II, p. 238
c)'rc<v yap < 6 &�p > {mo 'r-Yjc; qI{Uv !fjc; XWYl&?i, � xe:rv eV 'r6c;. {Jjcr7tc:p n. 5 . La menzione dei suoni esterni, lungi dall'essere una notazione banale
e superflua, si inquadra cosi nelI'impostazione particolareggiata di tutte
yap dv :XL xwo{Uv c< 'r6lV 'Ccr{Uv �X{Uv 'r�v &xo�v, �v 7tpocrlZyo- Ie teorie presocratiche sull'udito (anche per Diogene Teofrasto parla al
, , �,
pe:ue:t crlZp xtVOv otty.... ov 55 xwo ufLC:vYlv

,
oc: I
7tC<Le:tV ,
'rov ()(e:pCf.
\ ' \
7tp OC; par. 40 di &�p x�v'IJ.j}d<; uno 't'OU �%v, il che conferma l'importanza
'ra cr'rc:pe:a wxt 7tOLe:rV �xov). Pur non mancando difficili que­ della valorizzazione del dato acustico esterno). Anche la frase successiva
(I.hexv yrXp un o Tij<; <pwv'ij<; x�v'IJ.j}E:V �X.er - 0 �x.'ii - EV't'O<; X't'A.) e
stioni testuali e interpretative, a1cuni dati inconfondibili col­ corrotta (evidente e anzitutto la necessita di integrare 6 &1)p). Al testo
legano questa spiegazione, in maniera immediata e indubbia, ricostruito in DK da Dieis (o o . 1j;6<pwv, (hexv 6 &�p . . . X�V'IJ.j}Er:<; �x.'ii EV­
a quell a di Alcmeone: l'orecchio e come una cassa di risonanza 't'6<;.) e pressappoco equivalente per senso e probabilita paleografica
quello poi proposto da Kranz (qui sopra citato exempli gratia). Una
per i suoni estemi, grazie all'aria che li fa riecheggiare. Note­ terza questione riguarda l'interpretazione del termine xwlkuv, suscettibile
vole e inoltre la compattezza del passo, nel quale si nomina di piiI significati, che influenzano diversamente il senso complessivo del
branD : ({ trombetta » (come preferiscono Zeller, ZM, I 5, p. 7 1 , e Strat­
l'oggetto sensibile ('r6lV ��(U&e:v .. , �6q1{Uv), poi l'effetto che ton, p. 1 66 n. 36), « campana » (DK), « gong » (Beare, p. 95), « sona­
provoca nell'aria dell'orecchio, all'intemo del quale (grazie glio » (Bignone, op . cit., p. 370) . Beare respinge l'immagine della trom­
alla sua struttura articolata, efr. xwo{UV()( e cr.xp xwov o�ov ) si betta perche si applicherebbe all'orecchio esterno, ritenendo che qui sia
considerato quello interno (propone addirittura, p. 96 n. 1, di correggere
produce cosi un'eco 56. o�ov - che si adatterebbe all'orecchio esterno - in oc}"'t'ouv: rna o�ov
e un'espressione particolarmente opportuna all'interno della dizione di
Empedoc1e, il Quale ama Ie metafore di questo genere : cfr. fro 29. 1 , dove
55. xtiJ3wviJ( e cr&pXLVOV i5�ov sono espressioni evidentemente em­ chiama xA&30�, « rami », Ie braccia) . Ma una conoscenza delI'orecchio
pedoclee (e percio stampate a caratteri spaziati nella maggior parte delle oltre il timpano non si puo 80stenere per questi pensatori (tranne, forse,
edizioni), come dimostrano sia il loro carattere fiorito (che ben si adatta A1cmeone), sicche ritengo pili probabile l'immagine della « trombetta »,
allo stile del poeta-filosofo : cfr. Diels, Gorgias cit., p. 362), che il modo che meglio si adatta alIa sua struttura visibile (efr. anche Kafka, op. cit.,
in cui Teofrasto Ie cita (immotivata e funzionale al proprio ragionamento p . 67 S8.) . Le traduzioni proposte per l'aggettivo rawv, infine, sono per
e l'opinione contraria di Longrigg, Two Notes cit., p. 1 69 n. 37). 10 pili insoddisfacenti. Per Beare, p. 96 n. 1, l'orecchio e un kodon per i
56. Dubbia e la lezione ��W&EV, mantenuta da Diels, Dox., p . 501 , suoni con cui e symmetros, essendoci suoni che non possiamo sentire,
rna corretta i n �crW&EV da Karsten, Stratton, p . 72, e nei Vorsokratiker cosi come colori che non possiamo vedere: rna non si vede dove trovi
con un richiarno al par. 21 del De sensibus, dove Teofrasto dit inizio ad questo in Empedoc1e (I'orecchio, poi, e 'per definizione ' symmetros ri­
una critica a questa teoria con Ie parole ne:pt fL�V TI)v axo-l]v (h·ClV ano- spetto aIle particelle di tutte Ie aporroai acustiche). Infondata e anche la
3ij) 't"OLC; �crW&EV Y[Ve:cr&Cl� y;6<pOLC; X't"A. Ma qui di suoni « interni » si traduzione di Bignone, op. cit., p. 370 : « sonaglio che riproduce all'uni­
parla in un contesto ben diverso, e cioe in una polemica specifica contro sono suoni estemi ». Si puo accettare come pili verosimiIe Ia traduzione
l'irnprecisione di Ernpedocle rispetto al modo in cui percepiarno il suono di C. E. Millerd, On the Interpretation of Empedocles, Diss. Chicago 1 908,
creatosi nell'orecchio. La lezione ��W&EV, invece, si inserisce in una de­ p. 86: « echoes that resemble the sounds outside », rna se anche questa sem­
scrizione della teoria ernpedocIea, indicando il dato materiale primario bra troppo vaga si impone una correzione come !taw 0 itcrw&e:v �x.wv
su cui poi si forma la sensazione uditiva. Segue infatti, dalle parole (l't'ClV (efr. De sens. 1 9 : �x.o u 3e Ev 6v't'oc; EV watv). Si ricordino anche Ie in­
o a-l]p in poi, la considerazione del meccanisrno interno, e nello stesso interpretazioni di Kafka, op. cit., p. 68 ss. (ricostruzione suggestiva, rna
par. 21 si tiene conto della relazione fra i due suoni (dopo Ie parole ap­ non completamente giustificata dai testi, basata su una corrispondenza
pena citate, infatti, Teofrasto aggiunge che 't"wv fL�V yap ��W O�' hEr­ fra onde sonore esterne e interne al!'orecchio); Stratton, p. 1 66 n. 3 6 ;
vov [cioe : attraverso il suono interno] &XOUOfLEV). La lezione manoscritta Longrigg, Two Notes cit., p. 1 68.

1 12 113
Singoli processi percettivi
L'udito
in un tentativo personale di interpretario) 0 ad altra fonte.
II passo fondamentale su cui basarsi, quindi, resta ancora sagora si rifanno al modello alcmeonico, da cui il primo ri­
quello del De sensibus: esso presenta una teoria completa prende la valorizzazione della struttura dell 'orecchio , e il se­
ed assai dettagliata, anche se Empedoc1e non sembra che condo proprio quella del cervello. Nel c1azomenio e vero -
-

aver rielaborato (soprattutto integrandola con l'immagine del questo elemento assume tanta importanza da oscurare il ruolo
xwaw\I) la spiegazione pili sintetica, ma gia esauriente e de­ dell'altro: rna questo non si e perso completamente se ha
finitiva, di Alcmeone. valore la notizia di Aezio IV 19, 5 (59 A 106) che per Anas­
sagora il suono si produce per un urto del soffio su aria com­
III. Anassagora patta, che 10 rimanda indietro fino alle orecchie. Certamente,
pen), tutto il meccanismo del processo acustico e trasferito
Dal modo in cui Teofrasto introduce al par. 28 la spiegazione all'interno dell'organismo: e purtroppo non e possibile, come
anassagorea delI'udito (e dell'olfatto) sembra che questa debba in altri casi, andare al di Ia di tale constatazione precisando
riflettere i1 principio che « il dis simile e percepito dal dissi­ Ie ragioni di questa peculiarita 59. Anassagora e comunque
mile». In realta si tratta ancora una volta di un'interpreta­ completamente originale quando afferma (parallelamente a
zione un po' arbitraria, poiche Anassagora continua l'imposta­ quel che fa nella trattazione della vista) che animali grandi
zione concreta e libera da schematizzazioni dei suoi predeces­ colgono suoni forti e Iontani, mentre sfuggono Ioro quelli de­
sori (specialmente Alcmeone), riconducendo l'udito « al giun­ boIi; al contrario, animali piccoli percepiscono suoni piccoli
gere del suono fino al cervello : e cava infatti la struttura ossea e vicini (De sens. 30).
circondante il cervello, in cui il suono cade». Secondo queste
parole il suono non sembra subire alcuna modificazione nel­ IV. Diogene di Apollonia
l'organo di senso e giungere intatto alIa zona cerebrale : anche
se Teofrasto non 10 dice chiaramente, e probabilmente qui, La spiegazione di Diogene si presenta pili complessa di
grazie all'aria che vi e contenuta, che il suono riecheggia e quella di Anassagora: egii ritiene (De sens. 40) che l'udito
provoca sensazione. Appare subito evidente una differenza dai avvenga « quando l'aria nell'orecchio, messa in mota dal suono
predecessori, che puntavano l'accento sulla modificazione che estemo, trasmette il movimento al cervello». Complementari
10 stimolo acustico deve subire nelI'orecchio, mentre per Anas­ sono Ie osservazioni sulle condizioni per un udito pili acuto
sagora questo si riduce a un mero passaggio e vero organa (par. 41): Ie phlebes devono essere sottili, il condotto acustico
risonante e il cervello. Non per questo si dovnl pensare a una breve, sottile e diritto, e l'orecchio erctto e largo. Infatti e
maggiore elaborazione di Anassagora rispetto ad Alcmeone 67, grazie alIa forma dell'organo che l'aria vi si mette in moto,
perche vi sono fondati motivi per ritenere che il crotoniate
ed e grazie alla natura dei canali che puo trasmettere meglio
non mancasse di considerare l'azione dell' enkephalos nell'udito,
questo moto all'aria interna: se l'orecchio e troppo largo
anche se cia non risulta evidente dall'esposizione di Teofra­
l'aria produce un'eeo ed i1 suono, impossibilitato ad entrare
sto 68. Probabilmente, anzi, tanto Empedacle quanta Anas-
in contatto con l'aria intema, che a differenza di quella esterna

57. M. Vegetti, II «De lods in homine» fra Anassagora ed Ippocrate,


« Rendie. 1st. Lombardo », Classe di Lettere, 99 ( 1 965), p. 203 s . , pensa
che sia Anassagora n distinguere fra i\ rumore ehe si produce nella cavitit 59. Ben diverso e il easo di Empedocle, ma per il fatto anche trappo
auricolare e la pereezione ehe si verifiea solo presso il eervello. ovvio ehe egli non da rilievo al eervello perehe rieonasce il centro cono­
58. Cfr. sopra, p. 111. scitivo nel euore, e tuttavia probabilmente non attua un collegamento
nemmeno con questo.
114
115
Singoli processi percettivi L'udito

e in riposo, rimane inarticolato 60. L'elemento dell'aria cefalica, l'aItro), i quali tornano a ricongiungersl III Diogene, grazie
benche gia accennato in Anassagora, e soprattutto coerente alla sua concezione della necessita di un contatto tra aria
con l'importanza generale conferita da Diogene all'aria intra­ intra- ed extraorganica 62, ma forse soprattutto grazie a un
organica. Da questa derivano anche Ie notazi oni sui parti­ metoda scientifico corretto, che 10 porta inevitabilmente a con­
colari requisiti che devono avere i canali interni, appunto per frontarsi positivamente con la soluzione, come al solito de­
favorire una migliore trasmissione del mota dell'aria piu ester­ cisiva, data da Alcmeone al problema dell'udito. Si vedra ora
na a quella interna. Per il resto l'apolloniate ripete e1ementi come si pone Democrito nei confronti di questo svolgimento.
che erano gia dei suoi predecessori, rna Ii tratta con una com­
plessita che rivela un interesse diretto per il processo uditivo . V. Democrito
Non a caso egli e quello che piu si avvicina (e non solo qui)
ad A1cmeone : fatto che va per 10 piu interpretato come un Teofrasto nota giustamente (par. 55) che Democrito da del­
indizio di per se positivo . l'udito una spiegazione simile a quella degli altri, per l'idea che
Mentre per la vista Diogene si collegava piu direttamente l'aria, entrando nella cavita auricolare, provochi movimento.
ad Anassagora, tale rapporto si fa molto piu complicato nel Ma come i suoi predecessori, anche l'atomista sviluppa in
caso dell'udito. Si e visto che Anassagora sottolinea 10 �6�o�, modo personale i dati tradizionali da A1cmeone in poi, con
mentre Diogene, come prevedibile, punta l'accento suI ruolo un'originalita adeguatamente rilevata da Teofrasto, il quale ag­
dell'aria 61; Diogene non parla neanche di una struttura cava giunge che egli si distingue nel ritenere che l'aria « penetri
circondante il cervello . La sua descrizione sembra piu vicina in tutto il corpo, anche se ne entra di pili e pili intensamente
a queUe (che valutano adeguatamente il rilievo dell'aria) di attraverso Ie orecchie, poich6 qui passa attraverso Ia cavita
Empedocle e A1cmeone: e soprattutto A1cmeone, che certa­ pili ampia e rimane il menD possibile ferma » (XIX"t" OC 1tOC'J fle'J
mente - come fa appunto Diogene - pensava a un colle­ oflO[w� "t"0 rr&i-LIX drrtz'Jcn , !.uXAtrr"t"C( ae X:xL 1tAdrr"t"o'J atOC "t"&'J
gamento col cervello. CJ-J"t"w'J, (ht atOC 1tAdcr"t"o u "t"E: XE:'JOU atZp XE:"t"lXt xO'.t �xtcr"t"C( atC(­
Si puo ora tracciare una linea di sviluppo abbastanza chiara fL([L'JEt). II processo uditivo si avvicina a quello visivo (e
fra Ie idee espresse sull'udito lungo il V secolo. A1cmeone forse degli altri sensi) almena per l'idea che gli organi sono
considera il fattore dell'organo di sen so quanto queUo del suo soprattutto canali di passaggio attraverso cui gli eidola tra­
collegamento col cervello . Sia Empedocle che Anassagora ri­ smettono Ie modificazioni atomiche aIle particelle dell'anima
prendono solo uno dei due aspetti (entrambi trascurando (e successivamente al cervello che Ie coordina) 63. E per questo

60. Aezio IV 16, 3 (64 A 21) non aggiunge nulla al resoconto di Teo­ 62. II forse connesso con questa concezione (anche se non e facile
frasto. Diogene sembra anticipare la dottrina elaborata da Aristotele nel precisare come) un fatto aItrimenti del tutto inspiegabile, Quale la posi­
De anima B 8.420a 3 (I'aria nelI'orecchio e mossa nel suo complesso dal zione polemica assunta da Diogene rispetto ad Alcmeone ed Empedocle
suono e questo movimento e trasferito e propagato all'aria interna). (efr. De sens. 41) nel ritenere che il riecheggiare del suono nell'orecchio
6 1 . D'aItro canto l'azione dell'aria non manca neanche in Anassa­ ne ostacola l'articolazione (per quelli, invece, l' � x o.;; e un requisito es­
gora, cosi come Diogene non disdegna di prendere in considerazione 10 senziale per il verificarsi stesso della sensazione uditiva).
1j;6cpoc; (efr. De sens. 41). Qualsiasi osservazione su coincidenze e diffe­ 63. L'osservazione e valida comunque si interpreti la discussa frase
renze fra Ie teorie considerate nel De sensibus trova un forte limite di sicu­ che segue : a�o xcd XO(T(X [LEv 'ro rxAAO crW[L()( oux ()(lcr-il-&VE:cr-il-()(L, 'rW)-r71 aE
rezza nel modo d'esposizione, a volte troppo denso e sintetico, di Teo­ [L6vov. Queste parole sono in contraddizione col par. 57, dove Teofrasto
frasto. Ma nello stesso tempo non sara inutile notare queUe coincidenze critica la teoria di Democrito perche ou 'r()(�';; axo()(�.;; , an' OACP 'r0 crcil­
o differenze, tanto piu che la filosofia presocratica permette un'operazione [L()('rL 'r1)v ()((cr-il-"f)crLV oocr()(V (anche a proposito della vista - cfr. par. 54 -
cosi dettagliata - proprio grazie al De sensibus - quasi soltanto per Democrito si era reso colpevole di [L1) [L6vov 'rOt.;; O[L[L()(cr�v, aAAO: X()(t
quanto riguanla l'evoluzione delle idee sulla percezione sensibile. 'r 0 rxncp crcil[L()('rL [LE:'r()( aLil6V()(L 'rli.;; ()(tcr-il-�crE:w,;; ; cfr. anche sopra, p. 60

116 117
L'olfatto
Singoli processi percettivi
l'udito - com'e possibile - era ritenuto menD influenzato
che si ricruedono all'orecchio determinate condizioni per una dalla diathesis soggettiva di quanto non 10 sla la vista : 10
trasmissione intensa, rapida ed omogenea delle sensazioni : Ia stampo aereo poteva quindi bastare per spiegare gli indeboli­
membrana esterna 64 dev'essere fitta e i canali (tanto quelli del menti e Ie distorsioni pur frequenti nella sensazione uditiva.
corpo che del capo e delle orecchie) vuoti, non umidi e ben La teoria di Democrito sull'udito conferma l'impressione gia
forati. Anche Ie ossa devono essere dense, il cervello ben tem­ prodotm da quella sulla visione. In molti punti egli si rifa
perato e la regione che 10 circanda molto asciutta (par. 56). ai suoi predecessori (ad Alcmeone, naturalmente, rna anche
Nella scrupolosita di queste precisazioni, rivolte tanto aHa ad Empedocle per l'idea degli effluvi) e per certa particolare
struttura dell'organo quanto al sua callegamento col sensoria accuratezza si incontra con Diogene d' Apollonia. Ma pur
comune (parecchie notazioni riguardano infatti le condizioni guardando fortemente alla tradizione, egli se ne stacca anche
della zona cerebrale), Democrito si avvicina a Diagene d' Apol­ clamorosamente Iaddove segue presupposti specificamente ato­
Ionia. mistici quali la diffusione della psyche in tutto l'organismo 0
E prababile infine che anche all'udito fosse applicata l'idea l'idea degli stampi aerei.
dall'apotyposis 65: nel par. 55 del De sensibus si legge infatti
che 't'1)v . . . cpwv�v eLVtXL 7tUXVOU fJ. evou 't'ou &epot;, e Aezio
IV 19, 13 (68 A 1 28) attesta che per Democrito l'aria si fran­
C L' olfatto
tuma in tanti corpuscoli, agitati dai frammenti della voce 66.
-

Came nel cas a della vista, non sara un effluvio attuale dal­
l' oggetto (in questo caso Ie particelle del suono) ad entrare
I. A lcmeone
nell'organo, ma un suo stampo impressa nell'aria. Nan e
pero testimoniata la considerazione di un effluvia proveniente Secondo Alcmeone (De sens. 25) « gIi odori si sentono attra­
dall'individuo, che doveva essere efi'ettivamente trascurato se verso Ie nariei, nell'atto stesso della respirazione, aspirando l'aria
I
a1 eerve110 » ( OO"CPP(xLVEO"'1Tc(L
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\1> \ PLO"LV
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(X[J.C( � otVC(1tVE
't'c.p , �LV (XVot-
"

YOV't'C( 't' 0 1tVEUi1. C( 1tp 0C;; 't'ov EYX�CPc(AOV) 67. E degno di nota
ss.). Alcuni studiosi cercano di eliminare l'incongruenza intendendo Ie che per la descrizione di questa solo processo sensibile Teo­
parole in questione nel senso che il suono entra si nel resto del corpo, frasto attribuisce esplicitamente ad Alcmeone la nozione di
rna solo nell'orecchio supera la soglia della percezione (cfr. Beare, p. 101 ;
Bailey, 01'. cit., p. 1 7 1 ; Alfieri, At., p. 146) . Ritengo invece preferibile un collegamento col cervello, rna cia non significa che 10
intervenire suI testo, leggendo x(x't' OC [Lev 't'0 &),.),.0 crw[L(X [oox] (Xtcr&&vc:­ seienziato se ne oeeupasse qui in partieolare 68, anche perch6
cr&(X�, 't'whn SI: <00 > [L6vo\l (cfr. Stratton, p. 1 8 8 n. 1 37). Si elimina non abbiamo altre informazioni in proposito 69. Anehe per
cosi un'osservazione che sarebbe banale e superflua, e si mette in evidenza
l'intento di Teofrasto di accentuare gia nella descrizione un elemento quanto riguarda l'odorato, comunque, benche dalle notizie
(il propagarsi delle sensazioni a tutto il corpo) che verra combattuto ehe si conservano sembri averne dato una spiegazione un
nella parte critica (vedi i due luoghi citati dai parr. 54 e 57) : e questa
viene ad acquistare una carica polemica maggiore. po' suceinta, Alcmeone non ha maneato di esercitare una
64. Beare, p. 1 00, ritiene che non si tratti della membrana del tim­ certa influenza.
pano, bensi dell'orecchio interno : rna come al solito e un'ipotesi indimo­
strabile.
65. Cfr. Guthrie, History, II, p. 447 s., il quale suppone che De­ 67. 7r')e:ufLoc ha qui il senso di soffio (ovvero aria inspirata e intema
mocrito sia influenzato da Anassagora (che spiega l'udito distinguendo al corpo, distinta da quella estema : cfr. anche 24 A 6) che diverra cor­
mlC:U[L(X e &�p e parlando dell'impatto dell'uno sull'altro, efr. 59 A 1 06), rente negli scritti medici.
il che mi pare improbabile e comunque marginale : nella sua grande com­ 68. efr. sopra , pp. 9 e 1 1 1 .
plessita, l'idea dell'apotyposis sembra essersi formata autonomamente. 69. II collegamento col cervello ritoma in una notizia di Aezio
66. Banale e scontata e la notizia (Schol. Dionys. Thrac. p. 482, 1 3 (IV 1 7 1
, =24 A 8), di cui e pero evidente la derivazione dal De sensibus.
Hilg. = 6 8 A 1 27) che per Epicuro e Democrito la phone e corporea.
119
118
Singoli processi percettivi L'o/fatto

II. Empedoc/e nerale, nel sottolineare che l'acutezza deU'olfatto va di pari


passo con la grandezza dell'organo 72 (prosegue cosi il cam­
Anche Empedoc1e connette la sensazione olfattiva con la mino iniziato da Empedoc1e, dimostrando un interesse anche
respirazione (cfr. De sens. 9) 70, it che puo essere dovuto ad maggiore per la soggettivita della sensazione). II modo in cui
influsso a1cmeonico, rna anche alla constatazione abbastanza egli si colloca di fronte aIle idee tradizionali suU'olfatto (deri­
ovvia che percepiamo gli odori respirando. Empedoc1e aggiunge vando da Alcmeone Ie nozioni piu concrete ed e1aborandone
comunque l'originale opinione che hanno odorato piu acuto di proprie su un piano piu generaIe) rientra in un atteggia­
colora il cui moto respiratorio e piu energico 71. Questo e un mento che si e visto costante neUe sue teorie percettive .
indizio dell'interesse a livello generale per la re1ativita della
sensazione, che comincia a farsi strada appunto con Empe­
doc1e (A1cmeone l'aveva preannunciato solo alla lontana con 72. A dire il vero questa concezione si enuclea soprattutto dal pa­
l'e1emento dei pori): si era notato infatti che anche ne1 caso rallelismo (efr. De sens. 30 : bd 'r7j<; ocrcpp�crecu<; o[Lo[cu<;' X1'A.) con Ie
analoghe osservazioni su vista e udito, perche iI passe (ibid.) che dovrebbe
della vista, affrontando il problema degli albini, Empedoc1e attestarla e di per s6 molto oscuro : ll�etV [LEV ytip [Liinov 1'ov AeTt1'ov &epoc,
rivela un'attenzione nuova, benche ancora un po' rozza, per &ep[LocLv6[LEVOV [LEV ytip XOCt [Locvou[Levov ll�eLv. &VOCTtVEOV aE 1'0 [LEV [LEYOC
Ie condizioni del soggetto. La pur giusta obiezione di Teo­ �00v &[Loc 1'0 [LlXv0 XlXt 1'0 TtUXVOV �AxetV, 1'0 aE [LLXP OV 1X1ho 1'0 [LlXv 6v,
aLO XlXt 1'ti [LeY&AIX [Liinov lX!cr&&vecr&IXL. XlXt ytip 1'�v ocr[L�V eyy,j<; dVOCL
frasto (par. 21 s.: l'esperienza dimostra che la connessione [LiiAAOV 1] Tt6ppcu aLti 1'0 Ttuxvo't"epocv dVOCL, crxeaOCWu[Lev'ljv aE &cr&EV'ij.
fra odorato e respirazione e accidentale e non implica affatto crxeaov aE �<; e!TtELV oux lX!cr&&vecr&OCL 't"oc [LEV [LeY&Aoc 't"'ij<; AETt't"'ij<; ocr[L'ij<;,
una relazione di proporzionalita) non fa che porre in una luce 't"ti aE [LLXP OC T'ij<; Ttuxv'ij<;. Un'incoerenza e subito evidente nel dire al­
l'inizio che odora di pill l'aria sottile, riscaldata e rarefatta, rna poi che
positiva l'intento del filosofo, che vuole spiegare i1 variare gli animali grandi hanno odorato pili acuto, in quanto capaci di inalare
della percezione da individuo a individuo anche a costa di l'aria densa oltre a quella rarefatta (anche Teofrasto rileva al par. 35
questa contraddizione) . Beare, p. 1 39, suppone che gli animali grandi
esprimere opinioni grossolane e suscettibili di critica. siano superiori perch6 inalano anche l'aria densa (mentre i piccoli si Ii­
mitano a quell a rarefatta, per quanto pili odorosa possa essere), rna non
tiene conto che secondo Ie parole che seguono l'intensita delI'odore e
III. Anassagora proporzionale alIa sua densita e gli animali grandi non percepiscono
odore sottile : queste affermazioni sembrano esattamente contrarie aile
Al par. 28 del De sensibus s1 legge che per Anassagora precedenti, in cui si parla di &�p pili dense e meno odoroso anziche di
ocr[L7) pill densa e pill odorosa (di questa contraddizione Beare prende
la sensazione ofattiva si verifica semplicemente &(J.Cl 't"� <X.vGm­ semplicemente atto, senza saperla accordare col problema dell'acutezza
vo� (Teofrasto aggiunge che cia sarebbe coerente col prin­ nella sensazione). Probabilmente, pero, Anassagora non ha in mente
cipio della dissimilarita, il che pera - come al solito - non solo aria, bensi quaIche sostanza odorosa in essa contenuta, ed e a questa
che si riferiscono Ie prime parole del brano (cio depone fra l'altro a fa­
e immediatamente perspicuo). Ma se in tal modo, per quanto vore del mantenimento delle lezioni 't"o Ttuxv6v e ocu't"o 1'0 [LlXv 6v, mentre
riguarda la descrizione del concreto processo sensibile, il in genere gli editori Ie correggono in 't"ov Ttuxv6v e IXU't"OV 't"ov [Locv6v,
in riferimento a un sottinteso &epoc). « In any event - scrive Stratton ,
clazomenio si pone abbastanza passivamente sulla linea di A1c­ p. 1 79 n. 93 - the thought of Anaxagoras i s illogical, a s Theophrastus
meone, egli manifesta la propria originalita a livello piu ge- points out in § 35. His idea is less unreasonable, however, if it be that,
as the air rarefies, the odour becomes more dense ( . . . ) A small animal,
according to his theory, would then inhale only the air and would almost
70. La connessione e altrettanto chiara in un verso empedoc1eo ci­ wholly lose the odour. But even so, the closing sentence of the section,
tato da Teofrasto al par. 22 : « cosi dunque ogni essere ebbe in sorte - that large animals would perceive no subtile odour - hardly fol­
r e s p i r o e 0 d 0 r a t 0 » (e il fro 1 02 nei Vorsokratiker: c1 3e [Lev OUV lows ». Nell'ultima frase ocr[L'ij<; e correzione (respinta solo nei Vorso­
1tVOL7j<; n AeA6YXo(O'L 1tixV"C'O( )(0(1 oO'[Lwv) . kratiker) della lezione manoscritta &epo<;, che va considerata glossa
71. Anche a questo riguardo (cfr. sopra, p. 1 1 9 n. 69) Aezio (IV (oc!cr&&vecr&IXL sembra richiedere come oggetto del senso olfattivo ocr[L'ij<;,
1 7, 2 = 31 A 94) ripete pedissequamente Ie parole del De sensibus. che e inoltre pili appropriato al ragionamento : cfr. Diels, Dox., p. 508).

1 20 121
Singoli processi percettivi L'olfatto

IV. Diogene di Apollonia avere odora to piiI acuto dell'uomo, che pero ce l'ha perfetto
se l'odore si trova in una mescolanza commisurata con l'aria.
Al par. 39 del De sensibus si legge che per Diogene l' 6CicpP7J­ Anche Diogene dunque, come gia Empedocle ed Anassagora,
Ci�c;; ha luogo quando l'aria sia addensata nella zona cerebrale connette l'olfatto con la respirazione, rna non si limita a questa
e commisurata con l'odore (che naturalmente - come si puo generica nozione: al pari che in altre occasioni, sembra scaval­
supporre anche se non e detto nel testo - e convogliato al­ care i suoi predecessori ricollegandosi direttamente ad Alc­
l'interno attraverso 1'aria inspirata) , che cosi vi si mescola meone, come puo dimostrare la considerazione in questo con­
meglio. Perche questo processo si verifichi occorre che il cervel- testa del cervello . Questo elemento, per di piiI, non e aggiunto
10 e i condotti che 10 collegano con Ie narici abbiano una strut­ meccanicamente, rna anzi in modo coerente con l'altro fonda­
tura rada ('t'ou't'OV yap &&pOUV dWX.L xd O"UfLfLE't'POV 't'n oO"fLn ' mentale aspetto dell'aria intraorganica (particolarmente con­
't'OV yap zyxecplXAov IXU't'OV fLlXVOV xlXL <'t'el> cpM� �IX) 73. Al par. 41 centrata appunto intorno all'enkephalos) in collegamento con
Teofrasto riferisce Ie altre abituali e accurate precisazioni di quella extraorganica.
Diogene: l'olfatto e piu acuto se nel capo c'e la minore quan­
tita possibile d'aria (che in tali condizioni si mescola piu ve1o­ V. Democrito
cemente all'odore) e se l'inalazione avviene attraverso un con­
dotto pili breve e stretto (3�a fLLxpo't'epo u xlXl O"'t'EVO't'epou) 74. All'olfatto Democrito sembra aver rivolto menD attenzione
Alcuni animali, se soddisfano a queste condizioni, possono che agE altri sensi: Teofrasto, almeno , annota che egli tratta
in modo abbastanza simile alIa maggior parte degli altri preso­
73 . Segue una frase di difficile comprensione : A€1t"t'6"t'a"t'o\l il' �\I cratici Ie sensazioni che non siano vista e udito (par. 57). Pur
ate; 'i) il�tX.&ECHe; &.crUtJ-tJ-E"t'pOe;, xat OU tJ-dy\lua.&a� "t'al:e; bcrtJ-al:e;. II senso avendo in qualche mod o applicato anche a olfatto, gusto e
sembra essere che se l'aria cefalica e molto sottile in colora la cui con­
dizione non e equilibrata, non si mescola adeguatamente agli odori. Cio tatto l'idea del diffondersl della sensazione a tutto il corpo,
crea contraddizione col fatto che uno dei requisiti fondamentali richiesti egli ne avra curato menD i particolari, accettando neHe linee
per i vari sensi e per Diogene proprio la finezza dell'aria cefalica (cfr.
De sens. 42 per la vista) . Si e ricorso percio a vari modi di correzione (efr.
principali l'impostazione dei predecessori. Questa considera­
ad es. Diels, Dox. , p. 5 1 0 : ... ("t'h cpAE:��a AE1t't"tX, �(jcrO\l ilz [�\I] ote; zione vale in particolar modo per l'olfatto, di cui Democrito
X't"A.; Vorsokratiker : <"t'h cp Ae��a A€1t't"tX, 't"O\l il' �\I ole; <&\1> 'i) il�tX.&Eme; non cura neppure l'aspetto degli oggetti sensibili (come almena
&.autJ-tJ-E"t'poe; � [xat] au X"t'A. - soluzione accettata da Beare, p. 140 e
n. 2 ibid . -), che del resto raggiungono facilmente 10 scopo. Preferi­ fa per il gusto e il tatto): si puo supporre che egli seguisse la
sco come piu economica la soluzione di Stratton, p. 1 84 n. 1 1 4, che lascia tendenza generale a ricondurlo all'atto respiratorio, colI egan­
intatto il testa perch6 nulla di quanto e tramandato su Diogene impe­
disce di supporre che per lui l'aria possa essere troppo attenuata per un
dolo pero in qualche modo al cervello (nesso che come sap­
odorato acuto (a p. 101 Stratton traduce quindi : « the cephalic air in piamo teneva altrove ben presente). La sua trattazione poteva
some whose condition departs from this proper measure is too attenuated allora avvicinarsi - come al solito - a quella alcmeonica,
and does not unite with the odours »). Meno convincente mi pare l'ipo­
tesi di Kafka, op. cit., p. 73, che ),E1t"t'6·t"o:"t'o\l si riferisca al cervello.
in una posizione analoga a quella di Diogene di Apollonia
74. I manoscritti danno tJ-axpo't"epou, mantenuto da Stratton (efr. (bench!! in questo caso con minore originalita).
p. 1 84 n. 1 1 6), ma giustamente emendato da Diels nei Vorsokratiker (efr. Mentre per i primi due sensi Democrito introduce parecchie
anche Beare, p. 1 4 1 e n. 1 ibid.), perehe puo essere una eorruzione dovuta
ad assimilazione can la teoria aristotelica (che riehiede infatti condotti innovazioni, per gli altri assume un atteggiamento piuttosto
lunghi per udito e olfatto), mentre Diogene deve aver visto la brevita conservatore. Cio puo essere dovuto aIla maggiore oscurita
del passaggio come un fattore facilitante la mescolanza dell'aria col cer­ di processi sui quali egli cerca di evitare ipotesi azzardate, at­
vello. Induce a eorreggere il testa tradito anehe il fatto ehe per l'udito
Diogene afferma appunto la neeessita di un canale breve (�paxu, aHo tenendosi - come tutti i presocratici - aIle poche linee fon­
stesso par. 41). damentali dettate da Alcmeone. E naturale poi che il suo

122 123
Singoli processi percettivi II gusto

interesse si rivolga special mente a vista e udito, che gli forni­ Riceve cosi un 'ulteriore conferma il grande val ore delle teorie
scono ben piu numerosi spunti di ricerca relativamente all'es­ percettive di Alcmeone, che esercitano il lora influsso lungo
senza della percezione e alla sua soggettivita. tutto il V secolo.

II. Empedocle
D - II gusto
Le teorie di Empedoc1e su gusto e tatto dovranno essere
I. Alcmeone considerate insieme, poiche sembra che egli ne dia una descri­
zione molto simile. Questa si presenta subito come estrema­
Le parole di Teofrasto in proposito (par. 25) sono molto mente generica rispetto ad Alcmeone : secondo Teofrasto
chiare : secondo Alcmeone « e con la lingua che si distinguono (par. 9) il filosofo non precisa come 0 con quali mezzi si
i sapori, perche essendo tiepida e mone Ii discioglie col proprio
verifichino tali sensazioni, seguendo semplicemente il presup­
calore » (calore che sara dovuto alla ricchezza di vasi sangui­ posto generale dell'adattarsi delle particelle ai pori (m:pt 8s:
gni : YA6>nTl ae 't"ou<;; XU{Lou<;; XpLVZLV· XAt<1.P �V y�p oucr<1.V X<1.t yeuO'ecoc; xrxt occp1jc; ou 8LOpt�E't'rxL xrx.&' E:xrx't'sprxv o{he 7t&C; otS't'e
(L<1.A<1.X1)V -rljXZtV 't"1j '&zp [l. 6nJn). In altre parole, una pri­ 8t' & ytyvov't'rxt, 7tA�V 't'o XOLVOV lhL 't'<j) tVrxp [.L6't"t'ELV 't'o!c;
ma condizione dell'impressione gustativa e data dalla riduzione 7t6POLC; rx(O'.&ljO'(C; to''t'tv). In una critica (par. 20) all'idea
aHo stato liquido delle particelle sapide 75. In un secondo mo­ delle aporroai, Teofrasto nota che questa si adatta al gusto
mento la lingua « riceve e trasmette i sapori grazie al proprio e al tatto molto menD agevolmente che agli altri sensi. Cio
tessuto poroso e soffice » (Mxzcr'&(Xt ae X<1.t at<1.ata6v(Xt at� 't"1)v fa pensare che Empedode si astenesse dal padare di emana­
[L<1.v6't""IJ't" 1X xat &7t<1.A6't"lj't"<1.) : si tratta evidentemente di trasmis­ zioni, ritenendo forse che particelle di sapori 0 di oggetti
sione al cervello, anche se questo non e nominato esplicita­ tattili entrassero nei pori immediatamente, in un contatto di­
retto rispettivamente con la lingua e con la pelle 78.
mente 76.
E piu che mai nel caso del gusto che la teoria della perce­
zione subisce l'influenza della fisiologia (il che e naturale per III. Anassagora
un senso che lascia ancor oggi ben poco spazio a considera­
zioni piu propriamente psicologiche) 77. Proprio per questo, Anche nel caso di Anassagora e necessario considerare con­
forse, e qui che 10 scienziato crotoniate giunge a una comples­ temporaneamente Ie spiegazioni del gusto e del tatto, che si
sita non superata dai suoi successori (e raggiunta solo da integrano a vicenda. Secondo l'inizio del par. 28 del De sen­
Diogene e Democrito), nel considerare Ie varie qualita della sibus, esse so no ambedue coerenti col principio generale del­
lingua in relazione sia aHa ricezione delle particelle sapide, sia l'tvuV'n6,t'"IlC; : e in effetti, il criterio della dissimilarita si ap­
alla lora dissoluzione, sia aHa comunicazione col cerveHo. plica a questi due sensi molto meglio che agli altri, e si puo
anzi pensare che sia sorto da una Ioro osservazione 79. Nel
par. :2 del ITEpt rx�O'.&�O'ecov, infatti, si afferma che i sosteni-
15. Del tutto analoga e la notizia di Aezio IV 1 8 , 2 (24 A 9), che
aggiunge per la lingua la caratteristica dell'umidita.
76. atIXata6VIXL (dove < atlX> e convincente correzione di Schneider)
e termine tipico per indicare la comunicazione fra il particolare organo f 78. Non trovo percic) convincenti i motivi in base ai quali Kafka,
di senso e il sensoria centrale : cfr. Solmsen, Greek Philosophy cit., p. 1 52 op. cit., p. 73, dichiara interpolata la menzione del gusto (XlXt reuatv)
e ss.
nel par. 20.
71. Tale osservazione e valida anche per il senso del tattoo t 79. Cfr. anche sopra, p. 30.

124 125
Singoli processi percettivi II gusto

tori della sensazione come aAAo£<UO'LI; adducono come prova cesso gustativo) e al suo collegamento col cervello (non si­
cio che accade nel tatto, in cui la carne sente caldo 0 freddo gnifica nulla, invece, che manchino Ie abituali considerazioni
solo se e nella stato opposto. Non e arbitrario supporre che sulla proporzionalita fra grandezza dell'organo e intensita
questo ragionamento risalga proprio ad Anassagora, essen­ della sensazione, perche qui - come si e visto - l'interesse
dogli attribuita appunto l'opini one (par. 28) che cio che e di Anassagora per gli effetti suI soggetto senziente si mani­
caldo 0 freddo come un altro oggetto non 10 riscalda ne raf­ festa in altri termini).
fredda quando gli venga avvicinato, e analogamente non per­
cepiamo il dolce 0 l'acido attraverso queste qualita stesse. IV. Diogene di Apollonia
Al contrario, e per contrasto col caldo che si sente il freddo,
col salino il « bevibile » (il tesro dice 7t6't'LfLOV, che indica il Per Diogene (efr. De sens. 40) il gusto si realizza grazie a
dolce dell'acqua) e con l'acido 11 dolce (in senso generico, porosita e mollezza della yAWr:r:IX. La consistenza spugn osa
YAUX,) nel testo), a seconda che in noi manchino l'una 0 l'altra di questa e espressa con due termini (tJ-lXv 6v e &7tIXA 6v) gia
di queste qualita : tutte, infatti, esistono in noi. incontrati a questa proposito per Alcmeone : non e arbitrario
E evidente il rapporto di questa spiegazione col principio quindi ritenere che essi alludano (come appunto in Alcmeone)
del 7taV tv 7tIXV't'(, secondo il Quale in ogni cosa sono presenti alIa funzione di ricevere i sapori e trasmetterli al cervello (sen­
tutte Ie qual ita, rna in certi casi alcune preva19ono, altre si sorium anche per Diogene) 81. Le suddette qualita dell'organo
trovano in minor quantita. Questo fatto e efficacemente espresso compaiono anche al par. 43, dove si allude anche al cal ore
all'inizio del fro 4 del filosofo di Clazomene : . . XP1) ooxe:!:v . (pure questa gia considerato da A1cmeone), implicato chiara­
tVZLVIXL 7tOAAeX 't'Z XlXt 7tIXV't'OLIX tv 7taO'L 't'OLI; O'uYXP LvofLevOLI; mente nell'idea che i vasi sanguigni conducoDo tutti alIa lingua.
XlXt O'7tepfLlX't'lX 7teXv't'<Uv XP'Yl fL eX't'<UV xd �oelXl; 7tlXv't'oLxI; 'iXOV't'1X XIXL Grazie a questa sua natura, essa e xp�r:�XWr:IXr:OV �30 v-Yic;,
•••

XP OLcXC; xd � 0 0 v eX C; (in questa sostantivo sono probabi1mente cioe l'organo che meglio discerne i1 piacere del gusto 82 ; e
adombrate tanto Ie sensazioni olfattive quanto quelle gusta­ ancora grazie all'ingente presenza di vasi sanguigni (si ricordi
tive 80). AHo stesso modo, nell'organismo umano e negli organi che per Diogene il sangue determina salute e malattia a se­
di senso si trovano specie infinitesimali di ogni sorta di qua­ conda del grado in cui vi si mescola l'aria), 10 stato della lin-
lita : e i sensi devono i1 10ro potere di discriminazione all'op­
posizione fra Ie qualita prevalenti dell'organo e quelle del suo
8 1 . La notizia di Teofrasto e ripetuta da Aezio IV 1 8 , 2 (64 A 22),
oggetto . Cio e particolarmente evidente, appunto, per gusto il Quale aggiunge un paragone della lingua con una spugna (data la sua
e tatto, nei cui fenomeni Anassagora doveva vedere una no­ consistenza porosa e delicata), che puo essere una precisazione del dos­
sografo, rna non e escIuso risalga a Diogene stesso.
tevole conferma, 0 se non altro una realizzazione quanto mai 82. II termine � I)O\li) non va inteso come piacere generico, essendo
chiara del principio del contrasto. impiegato da Diogene « in the traditionally limited sense of pleasure •

Per questi due sensi, nel momenta stesso in cui cura Ie linee of taste ', or even of taste ' itself, as a objective thing-savour » (Beare,

p. 1 69 n. 3). � I)O\li) ha questo significato anche nel fro 5 delI'apolIoniate


generali, il filosofo non tralascia originali considerazioni ern­ (efr. ancora Beare, p. 1 70 n. 1), mentre nel fro 67 di EracIito indica il pia­
piriche. La mancanza della solita genericita non i mpedisce cere dell'odorato e nel fro 4 di Anassagora associa entrambe Ie connota­
tuttavia che rispetto ad Alcmeone almena la teoria del gusto zioni di sapore e odore. Bisogna inoltre concordare con Guthrie, History,
II, p. 376 n. 2, nel ritenere che Teofrasto non abbia frainteso (come in­
sia molto pili imprecisa, per l'assenza di riferimenti concreti vece pensa Beare, p. 1 69 n. 3) il senso di � I)O\li) : era diffusa infatti l'a8-
alle qualita della lingua (in relazione con Ie varie fasi del pro- sociazione fra l'idea di sapore e quella di piacere 0 del suo contrario
(cfr. Aristot. De anima B 3.414b 1 3 , dove il sapore e definito una sorta
di � I)ovi), e De victu I. 23, dove la lingua e chiamata organa � I)O\l'ij<; xed
80. err. sotto, p. 1 27 D. 82. &1) 1)(1)<;) .

1 26 127
Singoli processi percettivi II tatto

gua offre moltissimi indizi (G'Y)!LSLCX) di malattie. Queste (an­ e attenzione aHa complessita del processo percettivo : e invece,
che negli altri animali) sono indicate pure dai colori deH'aspet­ come sappiamo, Teofrasto dice solamente che egli tratta il gusto
to esteriore, nei quali si riflettono infatti Ie condizioni dell'or­ (COS! come l'olfatto e il tatto) in modo analogo agli altri pen­
ganismo, nella propria varieta e qualita (xcxt 'r6JV llAAwv � c/>wv satori . Al par. 72, poi, Teofrasto gli rimprovera di aver tra­
t N -
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" Xp<U[Lwt"cx !L'Y)vustv'
'rOC , 01t
� 6 GCX yocp ocv T xcxt
rl 01tO�CX, 'rOGCXU'rCX scurato il sostrato ('t"o u1toxdfLE:vov), ovvero l'organo del
€ !L CP cx( VSG'&cxt) : notazione che rivela in Diogene un'intima gusto, e d'essersi occupato solo della costituzione oggettiva
connessione fra gli interessi di fisiologia della percezione e dei sapori senza metterne in luce la connessione con l' ()(�0''&'tJ ­
quelli di tipo medico 83. Nell'evoluzione delle teorie suI gusto TIj�nov (Ie cui qualita fanno sl che uno stesso sapore appaia
da Alcmeone in poi, Diogene ritorna una volta di piu aHa diverse a individui diversi). Anche per la vista Democrito si
visione complessa del crotoniate (con cui ha appunto in co­ diffonde molto suI lato oggettivo della questione (i colori),
mune queH'attenzione per una precisione di dettagli che saldandolo pero col lato soggettivo : per il gusto, invece, il
viene da un interesse medico-fisiologico diretto), prendendo Ie primo aspetto e accentuato eccessivamente a scapito dell'altro
distanze dalla genericita che caratterizzava i resoconti di Em­ (tant'e vero che Teofrasto ripete Ia sua critica in Caus. plant.
pedoc1e e Anassagora (e cia avviene nonostante 10 scarso VI,. ,2, 1 68 A 1 30). Di questa insufficienza, purtroppo, non
=

riUevo assegnato all'aria, molto strano se confrontato con la si�possono accertare Ie motivazioni 8 5 ; Democrito, del resto ,
funzione fondamentale che essa ha negli altri casi) 84. non ha dimenticato del tutto gli effetti dei sapori sull'orga­
nismo, pur trattandoli dal punto di vista esclusivamente fisio­
V. Democrito logico dell'apparato digerente 86.
Ci si potrebbe aspettare qualcosa di analogo in Democrito,
di soli to tanto vicino a Diogene (e ad Alcmeone) per concretezza
E - Il tatto
8 3 . Stratton, p. 1 05, intende diversamente (<< in other animals the
tongue reveals the colours of their skin, for the variety and character Per i presocratici, che riducono tutte Ie sensazioni a contatto
of these colours are there reflected »), richiamando [Aristot.] Probl. At::.. fisico, il tatto e il senso piu difficoltoso da spiegare, proprio
6.964a 4, che attesta l'esistenza neIl'antichita d'una concezione del genere.
E peri> pill corretto esaminare Ie opinioni di Diogene stesso, il quale (se­ perche e ritenuto la condizione fondamentale piuttosto che uno
condo [Galen.] De humor. XIX 495 K. = 64 A 29a) distingueva Ie malat­ aspetto particolare della percezione. Anche Platone incontrera
tie a seconda del colorito che determinavano nell'individuo, affidandone difficolta analoghe e, non riuscendo a individuarne l'organo,
anzi la diagnosi ai soli colori ('t"o i:t;; x.pch[Lo(G� [L6vott;; TI]V eV't"E:Arj 8�&.x:p �cr�v
't"rjt;; &cr'&Evdcxt;;) . Questa testimonianza e moIto importante sia per Dio­ non conflnent il sensa tattile a determinate parti del corpo,
gene (dimostrando il ruolo non secondario dei suoi interessi medici), sia distribuendolo su tutta la sua superficie (cfr. Tim. 64 A).
pill in generale per l'applicazione nella medicina greca del V secolo (di
portata anche filosofica notevolissima) d'un metodo semeiotico. Teofrasto Solo Aristotele indichera can chiarezza che la carne e solo
si sta dunque riferendo a questo aspetto della pratica medica di Diogene, in<medium,
."
mentre I'organo vero e proprio (che egli individua
che sottolinea il suo risalire dai dati esterni aIle condizioni interne del­ nel cuore stesso) e interno (efr. De anima B 1 1 ; De sensu
l'organismo e conferma sia pure indirettamente l'importanza dell'osser­
vazione della lingua. 2.439a 1).
84. E possibile tuttavia scorgere anche qui qualche allusione a un
intervento dell'aria : il fro 5 (giA ricordato) pone fra i cambiamenti quali­
tativi dell'aria anche modificazioni � 8ovrjt;; (il che puo significare che
nella costituzione dei sapori era sottolineata la presenza di questo ele­ 85. Essa rientra d'aItronde nel p i u vasto problema del val ore della
mento); in secondo luogo Ie phlebes nominate al par. 43 possono essere conoseenza : efr. sotto, p. 226 .
(come al solito) condotti per l'aria oItre che per il sangue. .... 86. Cfr. sotto, p. 1 8 5 .

1 28 1 29
II tatlo
Singoli processi percettivi

III. Democrito
I. Alcmeone
Anche al tatto si allude nell'afIermazione teofrastea che
Del tatto A1cmeone « non ha discusso ne la maniera ne fuorche per vista e udito Democrito si avvicina molto agli
l'organo con cui si verifica » (De sens. 26 : 7tE:pt ••• &cp�c:; altri pensatori. Quest'indeterminatezza (del resto compensata
,
OI)X ,,
E:�PYjXE:V OU't'E: 7t(UC:; OI)'t'E: 't'�v� y�VE:'t'IX� : aro I e ch e sem-
" - " " ) p dall'attenzione senza precedenti riservata aIle qualita oggettive
brano alludere a un netto rifiuto di affrontare un sen so cosi di caldo e freddo, ecc.) si puo spiegare con la difficolta del
problematico . Empedoc1e si poneva su un piano un po' di­ problema e con la difIusa tendenza a vedere nel tatto la condi­
verso, applicando esplicitamente al tatto almena l'idea dell'ac­ zione primaria degli altri sensi 89. Democrito sviluppa peraltro
cordarsi di pori e particelle sensibili, rna cio gli doveva riu­ in modo personale questa posizione, precisando Ia natura del
scire un po' forzatamente (si ricordi la critica di Teofrasto al contatto fisico come un'interazione puramente meccanica fra
par. 20). Di contro aHo sforzo mancato di Empedoc1e, il si­ aggregati Ie cui modificazioni dipendono dal mutare della di­
lenzio di Alcmeone appare scientificamente pili corretto : egli stribuzione degli atomi. Egli considera oggettivamente reali solo
si astiene da qualsiasi affermazione su un senso di cui non sa Ie qualita ultime degli atomi (figura e grandezza, ordine e po­
identificare l'organo e per cui ogni spiegazione si dovrebbe sizione negli aggregati), in quanto percepibili nel contatto im­
fondare su ipotesi indimostrate. Questa prudenza ricorda l'esi­ mediato, mentre Ie qualita colte dagli altri e pill complessi
tazione almeno teorica a individuare la parte che si forma per pracessi percettivi sono riportate ad afIezioni della nostra
prima nell'organismo : una sorta di dubbio metodico in ar­ sensibilita 90 .
Si e osservato 91 che al di Ia di questo Democrito non ha
monia col saldo empirismo perseguito dal crotoniate 8 7.
saputo andare, trascurando di spiegare come il dato fisico si
trasformi in dato psicologico (manchevolezza che si estende­
II. Diogene di Apollonia 88 rebbe a tutte Ie sensazioni, che del tatto so no una derivazione) :
rna Democrito avra pensato che Ie modificazioni atomiche
L'osservazione del De sensibus (par. 40) su Diogene e molto subite dall'organismo in un primo contatto meccanico con gJi
simile a quella che si legge su A1cmeone : del tatto l'apollo­ eidola si trasmettano poi all'anima, concentrandosi successi­
niate non ha specificato ne modi d'azione, ne oggetti (7tE:pt vamente nel nous e venendo cosi definitivamente a coscienza 92.
••• &cp�c:; oMev &.cp w P �o"E:V oiS't'E: 7twc:; oiS't'E: 't'LV(uV to"'t'LV). Cio Anche anima e mente - e vero - agiscono come aggregati
potrebbe non essere casuale e indicare che Diogene si accosta, atomici, cioe meccanicamente : rna e appunto in questi termini
piuttosto che al tentative di Empedoc1e, aHa consapevole so­ che Democrito afIronta consapevolmente il ben difficile com­
spensione di giudizio di A1cmeone : rna e vero anche che Teo­ pita di spiegare Ia transizione dal fatto fisiologico a quello
frasto ha usato parole analoghe (nonostante l'aggiunta succes­ psichico e mentale.
siva) per 10 stesso Empedoc1e.
89. ar. il passe del De sensu aristotelico considerato sopra, p. 50 :
�7J [L6xpL't"ot; . . . xal ot 1tA€i:O'TOL TW\I <:p uO'LoMY<U\I . . . 1tIx\lTa . . . T� al­
a&7]T� &1tT� 1tOWUcrLV.
87. Cfr. sopra, p. 10 n. 12. Oceorre pero notare che pure il tattoo 90. Queste ossef'llazioni si riveleranno importanti affrontando nel
a prescindere dalla questione dell'organo, poteva prestarsi ad interessanti quarto capitolo il problema del val ore assegnato da Democrito alIa cono­
osservazioni empiriche (ehe trovlamo infatti in Anassagora, il quaJe si scenza sensibile.
pone qui ad un Iivello superiore). 91. Cfr. Beare, p. 1 83.
88. Su EmpedocIe ed Anassagora efr. sopra, p. 1 2 5 5S. 92. Cfr. sopra, p. 60 ss.

131
1 30
Oggetti sensibili I color;

Anche i1 tatto trova dunque in Democrito un elaboratore al modo della sua costituzione atomica. Questa particolarita,
originale, rna Ie sue idee in materia si devono enucleare dai gia evidente nell'adozione dell'idea di eidolon in luogo del­
principi espressi a livello piu generale. Nulla dice inoltre se l'aporroe empedocIea, che permette aIle teorie percettive ato­
l'assenza di precisazioni intorno all'organo di questo senso'·sia mistiche una precisione senza precedenti 93, ha modo di espli­
dovuta ad affinita con l'agnosticismo di Alcmeone e Dio gtme carsi completamente appunto nella definizione minuziosa degli
o con la genericita di Empedocle. AlIa luce della spiegazione oggetti stessi della percezione.
degli altri sensi si puo pero supporre che anche qui Democrito Nell'indagine dei processi sensibili e stata individuata in
si ricolleghi soprattutto aHa linea Alcmeone-Diogene. Democrito una tappa importante, non solo per l'estrema cura
dei particolari, rna soprattutto per !'interesse rivolto alIa sog­
gettivita della sensazione (che si puo gia individuare in Empe­
docIe, rna diventa oggetto di attenzione specifica proprio con
SECONDA PARTE : GLI OGGETTI SENSIBILI Democrito : si pensi specialmente alIa funzione che il ' mezzo '
aereo doveva avere in vista e udito). Per quanta riguarda l'al­
tro polo della sensazione (gli aistheta) l'importanza di Demo­
In questa seconda parte saranno considerati gli oggetti;: di crito puo apparire ancor maggiore : poiche tale aspetto era
sensazione, nella stesso ordine in cui son o stati esaminati�} stato trattato solo raramente e accidentalmente, qui egli di­
corrispondenti processi sensibili ; all'interno di ogni sezione, pende ben poco dai predecessori, dimostrando un'originalita
pero, non sara seguita una divisione rigida fra un pensatore maggiore di quella pur presentata nella descrizione dei processi
e l'altro. Le ragioni sono abbastanza evidenti : degli aistheta' i sensibili (parimenti nuova e originale e la connessione fra
presocratici si sono occupati solo casualmente, molto meno che l'aspetto soggettivo e quello oggettivo, in quella complessa
delle aistheseis nel loro svolgersi, e in certi casi bisognera affron­ teoria della conoscenza che richiedera una trattazione appo­
tare subito Ie idee espresse da Democrito. Di Alcmeone, in­ sita).
fatti, non conserviamo alcuna opinione in questo campo (e
nulla egli doveva avere detto, essendo la sua attenzione com­
pletamente rivolta aHo stato fisiologico dell'organismo sen­ A - I colori
ziente), di Diogene - che si accosta ad Alcmeone anche in
questo - solo una notazione peregrina sui coloti (connessa Gli antichi Greci mostrano un notevole interesse teorico
peraltro con i suoi studi medici), di Empedocle cd Anassagora (corrispondente a una forte sensibilita) per la questione del
molto poco. Democrito dimostra ori ginalita gia solo nell'ab­ perche i corpi abbiano determinati colori. Per 10 pili essi ri­
bondanza delle opinioni che di lui ci sono tramandate suI corrono alIa dottrina degli e1ementi (ad esempio mettendo in
lato oggettivo della sensazione. rapporto col fuoco il bianco, can l'acqua it nero, ecc.), dando
Lungi dall'essere casuale, questo fatto e strettamente con­ luogo a teorie che, considerando i colori attributo essenziale
nesso col costante rigore con cui nella concezione atomistica di tali e1ementi, hanno carattere chimico, diversamente da
ogni concetto e dedotto da pochi principi fondamentali sta­ quelle della fisica modema che sono di tipo matematico (ri­
biliti inizialmente (consistenti all'incirca nell'organizzarsi degli conducono infatti i colori a differenti gradi di distribuzione
atomi in aggregati diversi a seconda della lora forma, ordine
e posizione) : nella descrizione di ogni cosa sensibile, Demo­
crito non dimentica di fondarla oggettivamente riconducendoia 93. Cfr. sopra, p. 54 ss.

1 32 133
Oggetti sensibili I colori

spettrale della luce cosmica, mentre per gli antichi questa sero nulla di taLOv sugli ��cr-&-tJ't"oc) 95. Neanche di Alcmeone,
costituisce un problema a parte). E notevole che questo mate­ ne di Eraclito, conserviamo opinioni relative ai colori. Seno­
rialismo non porti a trascurare il lato soggettivo della que­ fane pone invece in connessione arcobaleno e considerazione
stione, e che anzi gli antichi siano particolarmente accurati dei colori : nel fro 32 egli sviluppa probabilmente l'accenno di
nel loro studio del vedere umano. Anassimene al cpo�v�xouv, nominando oltre a questo il rcop­
cpupe:ov (<< rosso porpora »), e il XAwp 6v (<< gi allo -verde »)
, ,
I. Daile origini ad Empedocle (YJV
" 't"' ''1 p tv X�I\e:OUO"L,
-,. ve:cpo� X��\ 't"ou't"o
- L
m;cpuxe:, / rcopcpupe:ov
'
x�t CP Otvl.xe:ov x�t XAWP OV �aecr-&�t).
I due principi universali di luce e oscurita, derivati dal E forse con Parmenide (benche di una vera e propria Far­
dualismo orientale e presenti nelle antiche cosmogonie (ad es. benlehre non si possa parlare fino a Democrito) che gli ele­
quella orfica, 0 quella della Teogonia esiodea), si possono gia menti materiali cominciano ad essere posti in chiaro rapporto
considerare anticipazioni dell'opposizione cromatica chiaro­ con Ie impressioni cromatiche e queste con il loro effetto sul­
scuro : al principio della luce corrisponderanno nel pili tardo l'individuo : l'eleata, infatti, pone anche il colore fra Ie appa­
sviluppo della filosofia della natura fuoco e aria, e all' oscurita renze cui e soggetto l'essere, che egli dice « cambiare di co­
del caos acqua e terra. lore splendente » (fr. 8.41 : atOC 't"e: Xp 6� cp �v ov &(1.e;(�e:tv).
Per quanta riguarda il naturalismo ionico, abbiamo indizi Con quest'espressione egii mostra anche, per la prima volta,
di un interesse per i colori solo se vogliamo comprendervi Ie una coscienza della soggettivita del colore, evidente pure nel­
spiegazioni tentate da Talete, Anassimandro e Anassimene l'opinione che l'individuo non colga la luce dei corpi sempre
sulla natura degli astri e del sole (generalmente ritenuti di terra aHo stesso modo, rna a seconda della proporzione di luce
infiuocata 0 di fuoco). Conserviamo pero (se non e invenzione che contiene egli stesso 96 . Non credo tuttavia che la natura
dossografica) un'osservazione pili precisa attribuita ad Anas­ soggettiva del colore abbia troppo rilievo nella dottrina di
simene, che deve aver chiamato <pOLVLXOUV (rosso simile al Parmenide, essendo inserita nel pili generale discorso meta­
rosso porpora) un colore dell'arcobaleno (cfr. Aet. III 5, 10 = fisico sull'essere che gli e consueto.
1 3 A 1 8) 94. Prima di passare ad Empedocle (che e bene considerare in
I pitagorici non andarono oltre l'opposizione cosmologica stretto rapporto con Democri to) occorre soffermarsi breve­
di <p(;)t; e (l"x 6'roc; (Aristot. Metaph. A 5.9 86a 22 24 A 3
= mente su Anassagora. Questi, essendo pili metafisico che fisico,
include questa coppia fra gli opposti della scuola, rna poco dedica come al solito scarsa cura ai particolari concreti della
dopo - A 8 .9 90a 17 - afferma che i pitagorici non dis- questione. Al par. 59 del De sensibus si legge infatti che egli
ha trattato &:rcA&� (cioe in modo generico) i colori, ritenendo
94. A questo proposito va segnalata una svista abbastanza fuorviante semplicemente (se si riferisce a lui la frase precedente) che
di W. Capelle, Farbenbezeichnungen bei Theophrast, « Rheinisches Museum bianco e nero siano quelli fondamentali e gli altri derivino
fUr Philologie » 101 (1 958), p. 1 3 : « Anaxagoras (A 18 I 94, 15 DK) ,
=

vielleicht i n Erinnerung an den Vers des Xenophanes eine Farbe des Iris
dalla loro mescolanza, rna senza specificare come. Cia trova
als CPOWLXOUV bezeichnet hat ». Si potrebbe pensare che la sostituzione una motivazione precisa nel pensiero di Anassagora, che se­
del nome di Anassagora a quello di Anassimene sia un errore di stampa guendo il presupposto del rcocv ev rc�v't"l. (con cui si allude alIa
(Ie indicazioni dei Vorsokratiker corrispondono infatti ad Anassimene),
se non venisse precisato che l'osservazione suI CPOLVLXOUV e una remini­
scenza di Senofane, il quale e appunto anteriore ad Anassagora ma non
ad Anassimene : ed e anzi Senofane che, lungi dall'essere il primo a 95. E erratamente, quindi, che Aet. I 1 5, 7 attribuisce loro la con­
parlare dell'arcobaleno, riprende questa suggestione dallo scienziato mi­ cezione dei quattro colori primari.
lesio. 96. Cfr. sotto, p. 1 66 ss.

1 34 135
Oggetti sensibili I color i

separazione incompleta delle cose dal meigma originario) ri­ colori suUa tavolozza del pittore all'armonia divina degli ele­
tiene impossibile che un colore (cosi come ogni altra qualita) menti nel cosmo. Questa similitudine si chiarisce ulteriormente
si presenti aHo state puro, mentre conterra bensi infinite par­ ricordando che nella tecnica pittorica antica da Polignoto in
ticelle di altri colori. Va inter pretata da questo punto di vista poi i colori primari sono visti - proprio come gli elementi
la nota affermazione suI colore della neve (cfr. 59 A 97 e 98), empedoclei - in numero di quattro. Ce ne informa fra l'altro
che Anassagora diceva essere nera anziche bianca (in quanto [Aristot.] De mundo 5.396b 1 3 , precisando che tali colori
condensatasi dall'acqua, che fin da Omero e considerata nera) : erano (L€AIXV, AE:Ux6v, wXp 6v, ep u-ltp 6v : gli stessi che tornano
tale detto non doveva essere paradossale come 10 presenta in una notizia di Aezio in riferimento ad Empedocle (I 1 5,
l'aneddotica antica, ma anzi coerente col basilare principio 3 = 3 1 A 92 : 't"eTIlXplX as: [sc. XPW(LIX't"IX] 't"01:<; cr't"oLXdOL<; lcroc­
(enunciato nel fro 4) che in ogni cosa si trovano semi « aventi PL-lt(LIX, AZUXOV (L€AIXV epu-ltp ov wXp 6v). Si pUO dun que affer­
forme, c o l o r i e sapori-odori di ogni genere » (... raeac; 7tr.t.V­ mare can una certa sicurezza che Empedocle ponesse alcuni
't"o�r.t.c; *-xov't"r.t. xd Xp OL �c; xr.t.l � aov &c;) 9 7 . colori primari in numero di quattro, come gli elementi, e che
E Empedoc1e comunque a dare la prima definizione del co­ essi fossero bianco, nero, rosso e giallo-ocra.
lore, come qua1cosa che e percepito dagli occhi attraverso una Teofrasto si limita a dire che Empedocle sottolineava la cor­
congruenza fra Ie particelle che si staccano dagli oggetti e rispondenza del bianco col fuoco e del nero con l'acqua (par.
i pori dell'occhio (Plat. Men. 76 C = 3 1 A 92 : E:(J'tW . . . 59), rna cio non dovrebbe di per se escludere che egli consi­
" , , , ' ' (i 't' ' C; 9 8
o 7t
XP r.t. r.t. 0PP0'Yj XP'Yj[L r.t.'t'wv 0't' (J\)!1-fLE't'p0C; Xr.t.L, otLo"v
" . 1 Et 'Yj O ) • derasse qualche altro colore fondamentale. Inoltre la coerenza
Egli integra Ie osservazioni sporadiche dei suoi predecessori, e compattezza del panorama di testimonianze appena esa­
affermando con consapevolezza teorica la connessione ogget­ minato induce a non conferire aIle parole di Teofrasto tanta
tiva del colore col corpo che ne e caratterizzato, senza d'al­ importanza da ritenere 99 che Aezio attribuisca erratamente ad
tronde trascurare il fatto che dal punto di vista soggettivo oc­ Empedocle (il quale avrebbe parlato di due colori soli), una
corrono determinate condizioni di simmetria con l' organa del dottrina che sarebbe solo di Democrito. Teofrasto , del resto,
percipiente. Egli non si limita per di piil ad un'osservazione aggiunge subito dopo che ot os: aAAoL 't"ocrou't"OV (L 6vov, 8't"L 't"6
teorica, collegando concretamente alle quattro ' radici ' al­ 't"z Azux6v xal 't"o fl_€AIXV &pXd, con un giro di frase che sembra
trettanti colori scelti come fondamentali (da cui cioe gli altri contrapporre Empedocle proprio a coloro che ritengono solo
derivano per mescolanza) : nel fr. 7 1 promette infatti di de­ due i colori primari. Si puo dunque pensare ad un coesistere
scrivere come dall'acqua, dalla terra, dall'aria e dal sole na­ nell'antichita di due principali dottrine cromatiche. In una,
scano « forme e c o l o r i degli esseri mortaH » (E( O'Yj 't'E che prevede due colori primari, si possono includere in qualche
. . . Xpo'i:& 't'E &v'Yj 't'wv) e nel fro 23 paragon a il mescolarsi dei modo Anassagora e altri che Teofrasto non specifica chi siano
(e comunque su questa che Aristotele basa la sua teoria, cfr.
97. Si trascurano qui Ie peregrine notazioni coIoristiche tramandate per es. De sensu 3.439b 19 - 440b). L'altra dottrina, che pre­
per Menestore di Sibari (32 A 6) e pia tardi per iI democriteo Metrodoro vede quattro colori fondamentali, e iniziata da Empedocle ed ha
di Chio (70 A 1 7). Per gran parte di questa panoramica sulle dottrine
greche dei colori anteriori ad Empedocle e Democrito e stata utilizzata
Ia trattazione ancor oggi esauriente di C. Prantl, Aristoteles iiber die Far­
ben, erliiutert durch eine Obersicht der Farbenlehren der Alten, Munchen 99_ Cfr. Diels, Dox., p. 222, e Beare, p_ 21 n. 6, ehe prop one anche
1 849. di eorreggere (nel easo ehe quella di Aezio non sia un'estensione arbitra­
98. Cfr. De sens. 7 s. : tptPEO'&ctL 1lE: 't',x Xp6>[Lct't'ct npbt; TtJv ()�LV ria) wXp 6v in XAwp 6v, eon l'evidente intento di assimilare questa teoria
IlL,x 't'1)V &noppo1)v. Nella testimonianza pIatonica XP1) [Lci:t'wv e ottima a quella di Demoerito. Ma cio non e necessario, essendo possibile eogliere
correzione di DieIs, Gorgias cit., p. 350, della poco comprensibile Iezione i motivi per cui Democrito puo aver sostituito XAwp 6v alI'wxp 6v del
manoscritta O'X1)[L<X't'wv. predeeessore (efr. sotto, p. 1 39).

1 36 137
Oggetti sensibili I color;

anch'essa un seguito importante : anche tacendo dei medici 100, L'errore del dossografo puo essere dovuto a confusione con
in fatti , essa e stata accolta da Democrito (autore secondo la teoria di Empedocle : Democrito, invece, deve avere appor­
Trasillo di un'opera IIe:pl XpoC;w, cfr. fro 5h) 101 . tato a questa una modificazione, dando appunto importanza
al XAwp6v piuttosto che all'wXp 6v. Tale ipotesi e appoggiata,
oltre che dall'esposizione teofrastea, dal fatto che se ne puo
II. Democrito
individuare agevolmente la motivazione : trovo assai plausibile
la supposizione che Democrito sia stato influenzato dall'ab­
; Sfortunatamente Ie fonti non ci informano sulle opinioni
bondanza del verde in natura 104, dal momenta che gli sono
di Democrito riguardo a natura e comportamento della luce
attribuiti con verisimiglianza notevoli interessi biologici 105 .
(che come ogni altra cosa, tuttavia, dev'essere stata ritenuta
Un'altra e piiI importante n ovita va vista nell'approfondito
di natura atomica e corporea). Pili d'una notizia attesta pero
- seppure a volte un po' ingenuo - tentativo di fondare
come egli riducesse il colore ad apparenza soggettiva, esistente
oggettivamente Ia realta del colore, pur ritenendolo una qua­
solo nel percipiente, mentre nell' aistheton gli corrisponde sem­
lita v6fLCP (il che non da Iuogo a un disinteresse per Ia sua
plicemente un tipo di distribuzione degli atomi, che da luogo
natura, come era accaduto ad Anassagora per ragioni ana­
a una determinata reazione alIa luce (cfr. Aristot. De gen.
loghe : ed anche questo puo evidenziare la compiutezza della
et corr. A 2.3 1 6a 1 68 A 1 23 10 2 ; Aet. I 1 5, 1 1
= A 1 24 ; =

ricerca democritea). L'abderita deriva da Empedocle il prin­


1 1 5, 8 A 1 25). Aezio 1 1 5, 8 precisa anche che sono quattro
=

cipio essenziale del prodursi di un'infinita varieta di colori dai


Ie distribuzi oni cromatiche basilari, e cioe Ae:UXOU f1-EAO:VO�
pochi iniziali (e del resto la deduzione dei fenomeni da pochi
&pu&pou c1xpou. Sicuramente l'ultimo termine va corretto in
dati di base rien tra bene nell'impostazione generale del suo
XAWPOU 103, perche dall'esposizione di Teofrasto (par. 75 ss.) ri­
si stema), rna approfondisce questa spunto con un'ampiezza
sulta indubbio che il quarto colore fondamentale e il verde.
che non ha riscontro nel predecessore e che gli e permessa dal
rigore quasi geometrico implicito nella concezione atomistica.
100. Sappiamo che Diogene d'Apollonia (64 A 29a) distingueva Ie Di conseguenza egli descrive in modo eccezionalmente minu­
malattie in base al colorito degli individui, che indicavano ai suoi occhi zioso e dettagliato Ie varie mescolanze cromatiche (cosa in
il prevalere d'uno dei quattro diversi umori : di qui Ia classificazione
dei pazienti in Epu&p 6Xpo�, rcupp 6 Xpo�, AEux6Xpo� e fLEAo::v 6Xpo�. Ana­ cui EmpedocIe non sembra averlo minimamente anticipato),
Iogamente Filistione (uscito dalla scuola empedoclea) e Diocle (da lui di cui quattro primarie (formate da due 0 tre colori fondamen­
dipendente) per Ie febbri. Tutti costoro (nota 10 pseudo-Galeno che tra­ tali) e quattro secondarie (formate dall'unione dei colori fon­
manda la notizia) rcOADV ..• rcEpt xpwfL&:nllv ErcO��cro::v''CO A6yov, in con­
nessione con Ia catalogazione dei nosemata (cfr. sopra, p. 1 28 n. 83). damentali e delle mescolanze primarie).
WI. Sull'individuazione nell'antichita di due teorie cromatiche, e
sulla linea di svolgimento tracciata da Empedocle a Democrito, crr. d fon­
damentale articolo di W. Kranz, Die iiltesten Farbenlehren der Griechen,
AlIa Farbenlehre democritea Teofrasto dedica fra esposi­
« Hermes » 47 ( 1 9 1 2) , p. 1 26 ss. zione e critica ben dieci sezioni (73-82) della sua trattazione.
1 02. Aristotele afferma che TpOrc1j •..XpWfLOCT[l;Ecr&o:: � , accentuando n primo colore descritto e il bianco (par. 73), dovuto essen­
il fattore dell'orientamento degli atomi, mentre dalla descrizione teofra­
stea risalta soprattutto l'importanza della Ioro forma : rna probabilmente zialmente a figure atomiche lisce, percM cio che non e ruvido ,
Democrito prendeva in considerazione entrambi gli e1ementi (che si tro­
vano infatti accostati nelle testimonianze di Aezio), benche questi siano
rilevati separatamente dalle fonti principali. 1 04 Or. Kranz, Die iilt. Farb. cit., p. 1 33, che utilizza qui il richiamo
103. La correzione, proposta da Mullach, p. 220, e stata respinta attuato da Prantl, op. cit., p. 53, alia gran quantita del verde in natura
senza motivazioni da Prantl, op. cit., p. 50, e nei Vorsokratiker con l'ar­ per giustificare la singolare spiegazione (attraverso pieno e vuoto) che
gomento che wXp 6v e termine ionico per XAwp 6v (rna vero e piuttosto ne da Democrito .
il contrario : cfr. Th. L. G. IX, col. 1 538). 1 05. err. sotto, p. 1 80 ss.

1 38 1 39
I c% ri
Oggetti sensibili

ne getta ombra, ne rende difficile Ia penetrazione della Iuce e ombreggiature e la prevalente ruvidezza ed irregolarita. Teo­
brillante 106. Le cose bianche si distinguono poi - in base frasto aggiunge che anche Ie emanazioni inviate dai due colori
al Ioro reticolo interno - in dure 0 friabili (il secondo caso sono diverse, quelle del nero pill confuse e lente (e quelle del
si da se gli atomi sono rotondi e disposti obliquamente sia bianco - si puo intuire - pill nitide e rapide) a causa del­
l'uno rispetto all'altro che nella loro congiunzione a coppie, l'intercettazione di piccole quantita d'aria fra i propri atomi
e se Ia struttura complessiva risulta uniforme). (questa valorizzazione della velocita degli afHussi e un'altra
I1 nero (par. 74) e ricondotto ovviamente ad atomi di forma suggestione che Democrito trae da Empedoc1e, il quale aveva
esattamente opposta a quelli del bianco 107, che ne causano Ie per primo parlato della ve10cita di propagazione della luce,
cfr. 3 1 A 57). La spiegazione di bianco e nero (ricondotti ri­
spettivamente aIle sensazioni tattili di liscio e ruvido) e addotta
1 06. Questo punto e corrotto nei codici : (\ yelp iiv fL� -rpIXXU fL1) 3' nel De sensu aristotelico (4.442b 1 1 68 A 1 26) come esem­
=

(btOcrxL&.�1) fL1) 3e: 3ucr3[o 36v TL Towihov 7tav AlXfL7tP OV dVIXL. Mentre alIa
fine TL Tmoihov va corretto senz'altro in TO Tmoi:iTo, pili problematico pio dell'osservazione che Democrito e gli aItri studiosi della
e l'inizio, dove manca un verbo che regga 3ucr3[o 30v, e inoltre &7tocrXt &.�w natura 7tcfVTOC TO: ocLcr.lh)TO: <X:7tTO: 7tOtQUcrLV. Cio che e par­
•••

fa difficolta perche Teofrasto usera pili volte I!:mcrXt &.�w nel criticare ticolarmente evidente per bianco e nero vale infatti anche per
(par. 79 s.) la teoria in questione (di qui Ie correzioni di Diels, Dox., p. 521 :
..• [1.1) 3' I!:mcrXt&.�!l [1.1) 3e: 3ucr3[0 30v � ; Diels, DK, e Stratton : . . . fL1) 3' gli aItri colori (e per tutti gli oggetti sensibili), in quanto sono
Emcrx�&.�ov fl [1.1) 3e: 3ucr3[0 30v ; ecc.). Ma poiche anche &7tocrxL &.�W e at­ spiegati attraverso un impatto materiale di schemata atomici
testato col senso di « gettare ombra », bastera scrivere fL1) 3' &7tocrXt&.�!l
fL1) 3e: 3ucr3[0 30v � (0, forse meglio, [1.1) 3' &7tocrXt&.�ov � [1.1) 3e: 3ucr 3l0 30v).
sull'organo di senso.
n testo prosegue specificando che Ie cose brillanti devono essere Terzo colore primario e l' erythron, cui e dedicato quasi
anche 3tlXuy'lj (<< traslucide ») ed eUpUTpU7tIX : questo secondo aggettivo tutto il par. 75. Esso e posto in stretta connessione col fuoco,
(non attestato) aggiunge una notazione sulla Iarghezza dei passaggi che
e peregrina nel contesto. Questo richiede che si parli piuttosto della drit­ essendo costituito di figure atomiche analoghe (cioe sferiche
tezza dei passaggi fra gli atomi, per far meglio passare la luce che carat­ e mobilissime), benche pill grandi 108 : quando una cosa si ri-
terizza particolarmente il bianco (pili sotto si dice che Ie cose bianche
devono essere eU{}ll7tOplX e al par. 74 - viceversa - che il nero ha pori
ou x eMei.'�) . E preferibile percio (benche sia anche questa una forma­
zione non attestata) Ia correzione eu{}uTp U7t1X ( eu{}uTp1)TIX), accettata
=
dificazioni proposte per la seconda parte della frase da Mullach, loco cit.
fra l'altro da Diels, Dox. , p. 521 e DK, e Stratton. (If>crm:p &va;�a;.&[1.[8o((; 't"oc 7tP O 'T:WV 'T:E�XWV X'T:!.. . ) 0 Prantl, op. cit.,
1 07. Al par. 79 Teofrasto nota che Democrito si contraddice nel p. 5 1 (If>cr7tEP ot &vo:�a;.&[1.ot xa;� 'T: OC 7tpO 't"WV 'T:e�XWV X'T:!.. . ), che
valorizzare invece la disposizione degli atomi, quando ammette che esi­ non mutano il senso fornito daI testo, ne ne migliorano a mio vedere Ia
stono cose bianche ruvide 0 cose nere lisce. Le prime si caratterizzano ad costruzione (Ia cui irregolarita, anche se puC> creare qualche dubbio, non
esempio per « aggregati non rotondi, rna a scalini, e Ie forme degli atomi e inaccettabile).
singoli spezzate, come si presentano una scala e i terrapieni davanti aIle 108. II testa prosegue : Mv yocp a;t cruyxp [cre;�� 6)cr� [1.d�ou<; o[1.o[W\I
mura delle citta » : cruv aecret� ou 7tep t<pepei.'�, &AAel 7tpOXp 6crcrlX�, XIXL -rwv ()V'T:WV 'T:WV crX"1)[LtX'T:W\I, [Liino\l &pu.&pO\l d\la;�. Kranz, Die iilt. Farb. cit.,
crX1)[L&'TWV Tel� fLOP<P el� &yvU[1.eVIX�, {hcr7tep � &V &.[3lXcrt� XIXL Tel 7tP O -rwv p. 1 32 n. 1, prop one di correggere &p u.&p6\1 in .&Ep[1.6\1 (intendendo che
'TetXwv e:Xet XW fLIXTIX. &YVU[L€VIX� e un'ottima correzione di Diels, Dox., aggregati pili grandi danno caldo piuttosto che rosso), argomentando che
p. 523 , deIl'incomprensibile fLtyvU[.LevlX� dei codici. Kranz, Die iilf. Farb. Ia prova relativa al rosso sembra iniziare solo con Ie parole successive.
cit . , p. 1 3 1 n . 2, osserva con un po' di pignoleria che non si possono dire In tal modo si spezza perC> la connessione con la frase precedente, cui
spezzate Ie forme degli atomi, perche l'aggettivo si adatterebbe piuttosto questa e legata dalla particella ytXp. Beare, p. 32, lascia iI testo intatto,
ad una superficie continua. In realta, il senso di &yvu[LevlX� si puo esten­ rna traduce « a hot thing is redder the larger the aggregations » : [Liino\l,
dere agevolmente dagli atomi agli aggregati ed e coerente sia con quanto invece, non esprime un paragone fra diversi gradi di rosso (di cui si parla
precede che con quanto segue (10 appoggia anche il calzante confronto solo dopo), bensi fra rosso e caldo (come indica iI collegamento gramma­
richiamato da Diels, lac. cit . , con Hdt. I 41). Kranz, p. 1 3 1 n. 2, respinge ticale con la frase precedente) . Si dovra percic> seguire Stratton, p . 198
anche la fortunata emendazione di Mullach, p. 222, del finale XW[1.IXTIX n. 1 77 s . , interpretando iI testo nel senso che se gIi aggregati sono pili
(anch'esso incomprensibile) in crW[1.IXTIX : rna anche qui la sua obiezione grandi producono rosso piuttosto che caldo (tanto pili che cruyxp [cre;�<;
non riesce ad intaccare la coerenza della correzione e non e compensata puC> indicare semplici atomi e non necessariamente aggregati, cosi come
da valide proposte alternative. Non mi sembrano infine necessarie Ie mo- al par. 76).

1 40 141
Oggetti sensibili I colori

scalda, in fatti , si arrossa. Possiedono un maggior grado di dita (par. 82), fra i moderni Prautl avanza l'ipotesi che Demo­
rosso gli oggetti con atomi piil grandi, come la fiamma 0 crito sia indotto a questa particolarita dall'abbondanza del
come i1 carbone di legna verde piuttosto che quelIo di legna verde in natura (della quale pieno e vuoto sono per gli ato­
secca (tp u.&p6't'€plZ 't'a.
••• otov
••• 't'ov &.\I.&pIZXIZ 't'&\1 XAOO-
•..
misti i costituenti essenziali, come sottolinea Aristot. Metaph.
1'&\1 �6AOO\l � 't'&\1 lZiSoov) 109. L'intensita di rosso, infine, e in­ A 4.985b 4 = 67 A 6) 11 2 . Si e obiettato 11 3 che si avrebbe
versamente proporzionale al calore dell'oggetto (e forse e qui cosi una metafora incoerente con l'impostazione sobria e ri­
implicita una distinzione fra calore rosso e bianco) 1 10 . gorosa consueta all'atomi smo, rna la supposizione di Prantl
Del chloron, quarto colore primario, si dice alIa fine del trova un importante riscontro negli interessi di Democrito
par. 75 che consiste di solido e vuoto 111 : spiegazione atipica per questioni biologiche, tanto piiI che al par. 78 del De sen­
nel suo ricorrere, anziche alIa forma degli atomi, al rapporto sibus sono nominate Ie pi ante come esempio di verde brillante.
fra la loro massa solida e i1 vuoto. Ma mentre Teofrasto Un altro problema e posto dal significato preciso del termine
- com'era prevedibile - c1assifica la cosa come un'assur- XAW p OV : Alfieri afferma che Kranz 10 traduce come « gelb­
griin » (<< giallo-verde ») solo perche cosi 10 intende Diels net
fro 32 di Senofane (efr. DK 1 1 36), mentre XAW POV indicherebbe
109. Per Mullach, p. 223, e Beare, p. 32, qui 1\ ha funzione disgiun­
tiva, rna Stratton, p. 199 n. 1 80, obietta giustamente che in tal caso avrem­ semplicemente it verde 114. Ma gli aggettivi greci di colore non
mo EhE . . . EhE, e che tutto il contesto ha senso comparativo, sicche implicano in genere una determinazione cromatica definita,
anche qui vi sara un paragone fra Ie qualita di rosso prodotte da diversi
tipi di carbone (10 stesso confronto torna del resto in Theophr. De igne bensi un'ampia gamma di sfumature, esprimendo una consi­
31). derazione ' sinestesica ' di luce, colore e movimento piiI che
1 10. Nessun'altra designazione greca d i colore h a u n ambito stret­ distinguendo i colori per valori qualitativi intrinseci 11 5 : e
tamente e chiaramente delimitato come quella deIl'E:pu'&p 6v, che come
qui e distinto dal 1t"upaE�IU:.; (cioe grosso modo dall'arancione) cosi 10 ·
sara pili avanti dal 1t"apcpupauv (cfr. W. Schultz, Das Farbenempfindungs­ 1 1 2. Cfr. PrantI, op. cit., p. 53, seguito da Kranz, Die iilt. Forb
system der Hellenen, Leipzig 1 904, p. 31 ss.). Si vedra fra breve che diver­ cit., p. 1 3 3 .
samente stanno Ie cose, ad esempio, per il XACiJp6v. 1 1 3 . Cfr. Schultz, op. cit . , p. 1 28, che propone dal canto suo un
1 1 1 . Le parole che seguono nei codici sono corrotte : 't" 0 ae XACiJPOV riferimento all'originarsi del rosso da riscaldamento 0 raffreddamento del
E:x. 't"au O"'t"EpEau x.ext 't"au x.Evau O"UVEo"'t"&Vex� [LEYIXACiJV E:� &[Lcpa1:v, 't"jj verde, per un allargarsi 0 restringersi degli spazi vuoti fra i suoi atomi :
.&ti;o"E� ae xext 't"&�E� CX1JTWV TIjv Xp 6exv . Diels, Dox., p. 521 , pone tra spiegazione eccessivamente ingegnosa, bench«! iI fattore del vuoto possa
cruces [Le:y&ACiJV E:� &[Lcpa1:v, e in seguito (nei Vorsokratiker) corregge e avere effettivamente qualche importanza anche per il rosso (dato il colIe­
integra nel modo seguente : 't"0 ae XACU P OV . . . [LE�X.'t"OV E:� &[Lcpaiv, 't"jj gamento di questo col caldo : efr. von Fritz, Demokrits Theorie cit . , p. 621).
.&ti;o"E� ae xext 't"&�E� < a�exAA&'"t"'"t"E�V> exu't"wv 't"1)V Xp 6exv (cosi leggono an­ 1 14. Cfr. Alfieri, At., p. 1 39 n. 351 ; p. 1 57 n. 399 ; Kranz, Die iilt.
che Stratton, p. 1 34, e Schultz, op. cit. , p. 1 20, che perb integra Forb. cit . , p. 1 32.
[LE[L�Y[Lti;V1jv anziche a�exAA&'t"'t"EW). 11 senso cosi ottenuto sarebbe soddi­ 1 1 5. Cfr. R. d'Avino, La visione del colore nella terminologia greco,
sfacente, ma ritengo preferibile una soluzione pili economica e coe­ « Ricerche linguistiche » 4 (1 958), pp. 99-1 34, ampia e interessante consi­
rente col modo in cui sono presentati il nero e il rosso : nome del co­ derazione della sensibilita dei Greci al colore, vista attraverso iI lora
lore + ex + carattere degli elementi costitutivi ; anche il bianco e pre­ modo di designarlo. I termini presi in esame (&py6c;, Aeux6c;, 1t'oprpupeoc;,
sentato con una frase iniziale molto breve, e in ciascun caso la spiega­ 1t'oA�6C;, !;C(\I.& 6c;, XAwp 6c;) sono ricondotti ad un'originaria notazione
zione continua dopo un punto fermo e grazie aIla particeIla y&p. Scri­ d'intensita luminosa (quantitativa), cui si aggiunge in seguito (rna attra­
verei percib : 't"0 ae XACUPOV E:X 't"au O"'t"EpEau xext 't"au xEvau. O"UVEO"'t"&­ verso il richiamo extrafunzionale a un oggetto concreto) una specifica­
VO(� [Lev yocp t� &[Lcpa1:v, 't"'Ii .&ti;o"E� at x.ext 't"&�E� exu't"WV TIjv Xp 6 exv : zione piu propriamente coloristica (qualitativa) . I Greci non sono dunque
« tale colore infatti si compone di ambedue gli elementi (sc. solido e vuoto), insensibili al colore (tesi prevalente, sotto l'influsso di teorie evoluzioni­
rna in base alia loro posizione e al loro ordine » . Cosi si ottiene anche stiche, nel secolo scorso fino ai primi anni del nostro e al lavoro cit. di
un accostamento fra la costituzione attraverso vuoto e solido (peculiare Schultz) : la loro e piuttosto una sensibilita diversa, caratterizzata dalla
del verde) e ciononostante la valorizzazione di fattori importanti anche concretezza tipica della mentalita arcaica. La distinzione dei colori per
per gli aItri colori, quali sono I'ordine e la posizione degli atomi (in parte categorie e invece frutto di un'esigenza conoscitiva astratta, a cui i Greci
simile a questo e il ragionamento di Kafka, op. cit . , p. 80, che giunge si avviano appena (e questa tendenza inizia - direi - proprio con De­
perb a una differente conclusione). mocrito).

142 1 43
Oggetti sensibili I colori

anche X).wp 6v rispecchia un'originaria intuizione di due qua­ piu chiara) di XAwp6v e rwp<pupOe:Laec; (la presenza della
lita cromatiche (giallo e verde) per noi distinte, rna antica­ porpora non e chiara, rna Democrito avra presente una pianta
mente unite in un'identica gradazione d'intensita luministica. il cui verde-blu sfiora il violetto) 116 . Segue la descrizione del
Anche quando il valore del termine si sposta a favore del xuct.vouv (blu scuro analogo al nostro indaco), risultante dalla
verde, rimane legato all'intuizione originaria, come dimostrano fusione dell' LCl"rX:nc; e del 7tUp& ae:c;, (quest'ultimo gli conferi­
la connessione linguistica col colore dell'erba tenera (v. XA67J, sce splendore). XAwp6v e XUct.VOe:Laec; (distinto probabilmente
XAO <i�E�V) 0 dell'usignuolo (v. in Omero XAWP7JtC;), e l'uso - rna e difficile spiegare come - da xuct.vouv, come 7tOp<pu­
dell'aggettivo nel senso generico di « pallido » 0 in quello pOe:Laec; da 7tOp<pupouv) danno invece wxpu'cvov, cioe un co­
metaforico di « giovane ». Pure in Teofrasto e in Democrito, lor-noce identificabile col marrone caratteristico del mallo
quindi, XAwp 6v avra il suo significato usuale di giallo-verde, della noce 11 7 . Ultima mescolanza secondaria e i1 <PAOYO­
colore tipico dei germogli (il che puo forse accrescere la verosi­ e:t�ec; : il nome stesso indica che si tratta del colore della
miglianza dell'ipotesi che Democrito fosse influenzato dalla sua fiamma, affine ad €�ep u.&pov e a termini del genere, purtutta­
importanza in natura). via non e chiaro quale ne sia per Democrito il processo di for­
mazione 118.
II par. 76 e parte del 77 considerano Ie quattro mescolanze
primarie (costituite cioe da due 0 tre colori fondamentali). 1 1 6. Cfr. Kranz, Die iilt. Farb. cit . , p. 1 35. Sono generalmente rite­
La prima e rappresentata dai colori tipici dei metalli ('t"o ••• nute corrotte Ie parole successive, che mal si adattano alia nat ura del
Xp ucroE�a�C; xd 't"o 't"OU XO(AXOi) xO(t 7trt.v 't"o 't"o�ou't"ov), forniti Tt'p &mvov : 1:0 yap &e:'i'ov (il « colore sulfureo ») dvcu 1:0WU1'OV X()(t {LE-
1'eXEW 1'OU A()({LTt'POU. Diels, Dox. , p. 522, corregge &e:'i'ov in t6v (<< rug­
dall'unione di bianco (in quanto brillante) e rosso (in quanto gine », cui si con fa maggiormente 10 splendore) ; Prantl, op. cit . , p. 55
contenente un bagliore rossastro). Se a bianco e rosso si ag­ n. 1, propone di trasporre questa frase dopo la descrizione del XU()(VOUV,
alla quale e pili appropriata, rna il De sensibus, per quanto ricco di corru­
giunge del verde (che deve trovarsi in piccola quantita) si ot­ zioni, non presenta per quel che so simili casi di trasposizione (anche la
tiene il X<iAA�cr't"OV Xpw [LO( (che e probabilmente il giallo do­ proposta di Kafka, op. cit., p. 79 s . , di inserire al par. 58 Ie prime righe
rato). Terza mescolanza e il purpureo, costituito per la mag­ del par. 72 mi pare immotivata). Mullach , p. 224, e Stratton, p. 1 99 n. 1 8 3 ,
suppongono una lacuna prima d i 1'0 yap &E'i'OV. I n realta sappiamo troppo
gior parte da rosso, e poi da bianco e nero (la presenza di poco della concezione greca di certi colori per contestare questa descri­
rosso e nero e evidente immediatamente, quella del bianco e zione del sulfureo, che non e obbligatorio modificare (cosi ritiene anche
segnalata dal brillante e dal lucido, che ne sono gli effetti piiI Kranz, Die iilt. Farb. cit., p. 1 35, che addirittura identifica nel &e:'i'ov una
mescolanza di XAwp 6v e A()({LTt'p 6v). In un contesto percorso come questo
propri). Ultima mescolanza e 1'£cr<i't"�c; 0 biu di guado (cosi da lezioni dubbie non e certo improbabile una corruzione : ma d'altro
detto dalla tinta della pianta omonima), che deriva da [Lt­ canto &e:'i'ov e un vocabolo raro, che difficilmente puo essere stato inse­
rito da uno scriba.
Ao(V crcp 6 apO( (cioe « intenso » : la precisazione rivela che !Lt­ 1 1 7. Mi pare azzardato voler precisare (come fa Kranz, Die iilt.
Ao(V non indica solo il nero, rna ogni colore scuro) e in quan­ Farb. cit. , p. 1 36) che l'allusione e qui al succo bruno proveniente daIIa
tita minore da XAwp 6v. pressione dei malIi verdi. Preferisco ipotizzare (con Schultz, op. cit.,
p. 43) che il X()(ptj'(vov sia vicino, piuttosto che al bruno, alIa �()(v&6v
Molto menD chiara di questa - da un punto di vista (di cui Democrito sembra stranamente non aver fatto menzione).
sia interpretativo che testuale - e l'esposizione relativa alle 1 1 8 . II testa che viene dopo la menzione del karuinon e infatti con­
troverso : Mv OE XAWPOV {Le:� X&7j CPAOyOE�OEC; YLVe:cr&()(�' 1:0 yap &crxwv X()(t
quattro mescolanze secondarie (par. 77 s.). Prima fra queste {LEA()(v6XPWV ��dpye:cr&()(� . Nei Vorsokratiker Ie parole 1'0 yap &crx�ov X()(t
e il 7tp <icr�vov ovvero - come indica la derivazione da 7tp <i­ {Le:A()(V OXPWV � �dpye:cr&()(� sono rnantenute (col senso che « cio che e
cr ov - verde come quello del porro (PiiI scuro quindi del ombroso e scuro e elirninato »), ma cio e possibile solo dando ad &crxwc;
un significato altrove non attestato : l'aggettivo indica sempre, al con­
7tOW aEC;, che e il verde medio dell'erba 0 7t 60() : esso risulta trario, « cio che e senz'ombra », per cui occorrera correggere 1:0 yap
da un'unione di 7tOpqlUPOUV e lcr<i't"�c; oppure (nella varieta eXcrXL1p TO {LEA()(V OXpWV � �dpyEcr&()(t (<< il {LEA()(v 6XPWV e espulso dal-

144 1 45
Oggetti sensibili I colori

Gia una semplice descrizione puo mettere in evidenza la colori, anziche all'opera d'una cieca ananke, a quella del de­
coerenza e minuziosita della dottrina democritea dei colori, miurgo, che solo puo avere per lui la sapienza e la forza per
il cui valore spicca ancor pill chiaramente se si pensa quanto produrre l'aspetto variopinto della natura : rna cio non gli
fortemente vi si ricolleghi Platone nel Timeo (67 C-68 D). impedisce d'essere influenzato dalla cura e precisione di par­
Anch'egli si basa su quattro colori puri (bianco, nero, rosso ticolari di un materialismo da lui tanto distante 119.
e giallo) e prevede delle mescolanze in numero di otto, con­ Kranz 1 20 sostiene che Ia menzione di colon di metalli come
cordando inohre con Democrito in pill d'un particolare con­ il xpucroeL�e�, 0 di piante come il 1tp cX.awov, l'�crcX.'n� e 10
creto (cfr. per es. la spiegazione del purpureo in Tim. 68 B). stesso XAwp6v dimostra che Democrito prende 10 spunto da
Diversi sono pero ordinamento e metodo : i1 res oconto plato­ una considerazione dei colori naturali. Quest'ipotesi, che aiuta
nico e moho pill semplice, e pill vago, di quello democriteo, fra l'altro a capire fatti altrimenti pili oscuri, quali la sostitu­
non precisando ad esempio Ie proporzioni delle tinte nelle zione del chloron all'ochron di Empedoc1e 0 il fuggevole ac­
varie mescolanze. Platone si salva dalle estreme conseguenze cenno alle piante nel par. 78, permette soprattutto di apprez­
del meccanicismo atomistico addossando l'infinito gioco dei zare la concretezza della visione di Democrito. Non contrad­
dicono 121 ed anzi integrano questa conc1usione a1cune espres­
sioni teofrastee, che sembrano attestare l'osservazione di una
l'ctcrXLOV »), come fanno Diels, Dox., p. 522, e Stratton, p. 1 36. Che �si composizione artificiale di pigmenti (efr. ad es. par. 78 : "t'o
voglia correggere 0 no, il significato resta 10 stesso, ma correggendoIsi
mette in rilievo - mi pare - che il processo si effettua in base aJ un epu&p ov "t'ij> Ae:uxij> [LeLx&ev, e poi Mv "t'LC; "t'oc [Lev &cp!XLp7j, "t'IX
colore particolare. Le parole Mv Il� XAWPOV ecc. hanno creato difficolta 8e 1tpo(J'n&7j x<xl "t'6>V [Lev E:AllnOV [L£crYll "t'6>V 8e 1tAeOV) 122. Si
ancora maggiori, essendo poco chiaro come possa dare un nuovo colore
un'aggiunta di XAwp 6v al XIXPU'Cvov, che gia. di per se contiene XAw p 6v .
puo ben ritenere che Democrito sia partito da due tipi diffe­
Poiche una considerazione d i quanto segue induce a sottolineare neIl'ori­ renti di considerazioni, per formulare la sua teoria in base
gine del 'JlAoyoE�lle<; un 'eliminazione dello scuro presente nel XIXPU'Cvov, a un'osservazione esaustiva della realta.
e preferibile, rispetto aII'emendazione proposta da Stratton, p. 200 n. 1 86
(Mv Il� nAeov 't'OU XAWPOU X't'A.), una soluzione che punti maggior­ AlIa luce dell'accertata concretezza tipica dell'impostazione
mente I'accento sUIl'aggiunta d'un colore OCO'XLOV, « senz'ombra » : su democritea saranno possibili a1cune riflessioni generali d'ordine
questo piano si equivalgono aHora per verosimiglianza Ie soluzioni di metodologico 1 23 . Con la Farbenlehre democritea (che non ha
Diels, Dox., p. 522 (iav Il� <XIXL> AIX[J.npov X't'A.) e DK (i av Ile: XAWPOV
( XIXL AEUXOV> X't'A.) ; Kranz, Die iilt. Farb. cit . , p. 1 3 3 (Mv Ile: ( XIXL>
AEUXOV X't'A.). Di difficile interpretazione e anche la frase che si legge 1 1 9. L'influenza della fisica democritea suI vecchio Platone (accet­
poi : O'XEllov Il€ xlXL 't'o ipu&p ov 't'0 AEux0 [J.E�X&�V XAWP OV nmE'i:v dllX­ tata a partire dal decisivo studio di I. Hammer-Jensen, Demokrit und
y�<; XIXL OU tJ.eJ.IXV . Sembra strano che ip u&p 6v + AEux6v diana verde Platon, « Archiv flir Geschichte der Philosophie » 23 [1910], pp. 92-1 05
pur�. visto che (secondo il par. 76) gli stessi colori danno Xp uO'oE�lle<;, e 2 1 1 -229, e per i colori messa in rilievo da Kranz, Die alt. Farb. cit. ,
ecc. Mentre Stratton, p. 200 n. 1 87, risolve la contraddizione in modo p. 1 37 ss.) e evidente anche nella teoria dei sapori, per cui Platone (Tim.
macchinoso, accettabile e la spiegazione di Alfieri, At., p. 1 58 n. 406, 65 C ss.) riprende dall'atomista gran parte della terminologia, i concetti
benche basata suI suo fraintendimento del termine XAwp 6v : « quando di 't'POCXUTI)<; e AeL6TI)<; (solo nell'atomismo pienamente giustificati dalla
al verde si congiunga una mescolanza di bianco e di rosso, allora iI verde forma degii atomi), l'importanza del crU\/eXyeL\/ e del Mecr&ocL per sot­
diviene piiI puro » e non scuro (secondo questo modo d'intendere EUlXye<; tolineare I'effetto di certi sapori, ecc.
ha valore predicativo). Come esemplificazione di un XAWPOV €ulXyec; 1 20. Kranz, Die iilt. Farb. cit . , pp. 1 3 3 n. 3 e 1 34.
sono menzionate Ie piante, in quanto XAwpa 't'o npw't'ov dvlX� npo 't'OU 1 2 1 . Kranz, locc. citt. , esclude invece che l a teoria democritea abbia
&EP [J.IXV&'ijVIX� xlXL 1l�IXXe:'i:O"&IX� : << all'inizio sono d'un verde simile, prima a che fare con la pratica pittorica.
di riscaldarsi e decomporsi » (e diventare quindi d'un verde piiI scuro). 1 22. Cfr. Guthrie, History, II, p. 446 n. I , il quale ricorda a questo
DieIs, Dox., p. 522, pone crux prima di 1l�IXXe:'i:O"&IX�, proponendo 1l�IXX IXL€­ proposito come a Democrito (oltre che ad Anassagora) si attribuisse un
O'&IX�, ma nei Vorsokratiker mantiene giustamente la lezione manoscritta trattato di scenografia e prospettiva, il cui titolo e forse quello di AX't'L­

(e cosi fanno tutti gli studiosi) : la menzione della Il�&xumc; e infatti ap­ \/oypOC<pL'1) riportato da TrasiIlo (cfr. 59 A 39 e 68 B 1 5h) .
propriata al processo risultante dal caldo, il quale conduce (con una 1 2 3 . Per I e considerazioni che seguono cfr. Schultz, op. cit., p. 1 24
sorta di cOllcocfio dei tess uti) a un ammorbidimento del frutto maturo. ss. Sui carattere sperimentale della ricerca di Democrito, evidente nel suo

146 1 47
Oggetti sensibili I suoni

precedenti degni di confronto, essendo consentita da un ri­ l'esperienza), bensi come ipotesi di condizioni possibili, che
goroso procedimento di deduzione dalle poche qualita vera­ dovrebbero dare nella realta. risultati verosimili : tali sono i
mente inerenti alla realta, che si delinea consapevolmente solo quattro colori cui Democrito riconduce Ie complesse mesco­
con l'atomismo), la filosofia si pone per la prima volta di fronte lanze cromatiche, benche non si riducano solo a questo se egli
a fini di ricerca, nel momenta in cui Democrito si chiede se sia e realmente partito da un'osservazione dei colori in natura 0
possibile esprimere un determinato gruppo di dati (nella fat­ nell'attivita. del pittore, del tintore, ecc. Comunque sia, come
tispecie i colori) attraverso un altro che ne renda conto sem­ appare probabile dal suo complessivo atteggiamento, Demo­
plificandolo (cioe Ie caratteristiche degli atomi) e, accertata la crito non si bas a su un'esperienza costruita solo mentalmente
possibilita di questa riduzione, si preoccupa di stabilire i rap­ e il suo Gedankenexperiment si avvicina ad un esperimento
porti fra i due gruppi (anche se in realta si accontenta di sta­ reale (altrettanto non si puo dire del resoconto platonico, che
bilire delle somiglianze). Aile due serie di dati si possono far mostra tratti vicini a Democrito, rna molto piiI inesatti : quello
corrispondere grosso modo Ie cosiddette qualita primarie e se­ di Platone costituisce un altro tipo di Gedankenexperiment,
eon darie, rna oecorre guardarsi da aceostamenti arbitrari con che lascia largo spazio alIa fantasia). La dottrina atomistica
la gnoseologia moderna : da questa Democrito rimane ben dei colori - riassumendo - ha una notevolissima impor­
lontano, poiche il suo materialismo abbraecia anehe il senso tanza anzitutto all'interno della ricerca democritea, che pur
della soggettivita Oa percezione del rosso - ad esempio - caratterizzandosi per una costante precisione oggettuale non
e per lui un determinato stato d'eecitazione nelle qualita pri­ giunge altrove a termini tanto rigorosi (vi si avvicina in qual­
marie del nostro corpo, corrispondente ad uno stato analogo che misura solo la teoria dei sapori). Da un punto di vista
nell' 0 ggetto) 124. pili generale, questa e una prima decisiva tappa nello sviluppo
Perche i mutamenti di qualita primarie e secondarie siano teorico per cui la scienza greca vanta il merito non secondario
omologhi, ad integrare la speculazione si rivela necessaria la di aver affrontato per la prima volta e con grande acutezza un
ricerca sperimentale, che Democrito e appunto il primo ad problema di tanto peso. La Farbenlehre democritea costituisce
applicare sistematicamente (e che Empedocle aveva in qualche infine uno degli esempi pi li rilevanti ed affascinanti di quell'em­
modo antieipato e stimolato postulando quattro colori fonda­ pirismo che e carattere peculiare della filosofia presocratica .
mentali da cui derivano tutti gli altri ; rna di verifica empiriea
non e'e traccia nella sua coneezione, caratterizzata piuttosto
da un vago allegorismo) : il presupposto dell'esperimento (ri­ B - 1 suom

duzione di un proeesso eomplieato a eondizioni pili semplici)


e infatti analogo a quello che permette la nozione di qualita Al par. 59 del De sensibus Teofrasto ricorda (Iasciando in­
primarie. Si ha l'impressione ehe quello di Democrito sia un tendere quanta Ie ritenga insufficienti) Ie opinioni espresse dai
Gedankenexperiment, rna non nel senso kantiano (ipotesi di predecessori di Democrito su caldo e freddo, leggero e pesante,
condizioni di realta tanto semplici che non si riscontrano nel- odori e suoni. La cp(,}v�, in particolare, era vista come una
xtv"fJ(n� TOU &e p o � 12 5 : Democrito sembra andare molto piiI

atteggiamento generale sebbene non direttamente attestato, cfr. anche 1 25 . cp(Uv � si incontra spesso come sinonimo di lji 6cpo<;, perche la
Brieger, op. cit., p. 82 s. (can un equilibrato giudizio su\la derivazione voce umana e una delle varieta piil interessanti e importanti di suono .
atomistica delle quattro prove delI'esistenza del vuoto ricordate da Ari­ La definizione anassagorea del suono secondo Aezio IV 1 9, 5 (59 A 106)
stot. Phys. t. 6.21 3a 3 1 ss.) ; Diels, Aristotelica, « Hermes» 40 (1 905). e del tutto analoga a queI1a riportata da Teofrasto : la phone si produce
p. 3 1 3 ss. per un imbattersi di pneuma (0 aria in movimento) nell'aria compatta
1 24. Cfr. sotto, p. 222 s. dell' orecchio.

1 48 1 49
Oggetti sensibili Gli odori

in Ia. di questa generica definizi one, nella specificare che gli termine - specialmente ad Empedocle. Cio trova conferma
atomi del suo no frantumano l'aria in corpuscoli che si met­ nel fatto che 11e Alcmeone, ne Anassagora 127, ne Diogene
tono in movimento e che, seguendo la legge dell'attrazione fra sembrano aver trattato Ia natura dell'odore, mcntre di Em­
simili, si raggruppano fra loro in base all'affinita di forma e pedocle si possiedono aitre testimonianze al riguardo. Al par. 9
grandezza (Aet. IV 1 9, 1 3 68 A 1 28). Coerentemente con la
=
Teofrasto gli attribuisce I'opinione che bafL�v �e 7tAda't'YJv a7to
funzione assegnata al 'mezzo ' aereo nelle sensazioni visiva 't'wv A€7t'rWV xd 'rwv xoo<pwv a7topp€�V (obiettando poi a que­
e auditiva, l'aria dev'essere stata introdotta come elemento sta identificazione di odore ed emanazione che i corpi pili
perturbatore dell'effiuvio proveniente dal corpo sonante. Si odorosi dovrebbero consumarsi presto, mentre nella reaita
puo inoltre supporre 126 che Democrito abbia tratto da questa accade il contrario: cfr. par. 20). II fr. 101 del filosofo rappre­
concezione alcune conclusioni sui rapporti quantitativi e la senta il cane da caccia « che investiga con Ie narici Ie parti­
qual ita musicale dei suoni (il catalogo trasilliano ci conserva celle delle membra ferine, che gli animz.li si sono Iasciate die­
infatti il titolo DEpl f>U&fL&V xexl &'PfLOvL1JC;, cfr. fro 1 5c), tro, ai loro piedi, sulla molle erba» (xzPfLlY.'t'IX &YJ pd wv fL€­
forse ritenendo che purezza e volume dei suoni dipendano ri­ AZWV !J.ux'r-Yjpaw tpsuvwv, / <�wov&'> ()aa' a7tZASL7tS 7tO �WV
spettivamente da similarita e grandezza dei loro costituenti. tX:mzA?i 7tSpt 7tOLYl). Degno di nota e qui iI termine xzPvcc­
Tali opinioni si devono almena in parte enucleare attra­ 't'IX 128, con cui Empedocle designa Ie « particelle» materiali
verso ipotesi, che nella lora verosimiglianza conferiscono pero che stimolano il senso olfattivo.
un indubbio rilievo aHa teoria democritea dei suoni. Questa Anche Ie scarse nozioni di DemoCI'ito devono dipendere
non deve tuttavia aver raggiunto l'ampiezza e l'importanza che in qualche modo da Empedocle. Si Ieggano Ie parole di Teo­
caratterizzano quella dei colori, i quali hanno peraltro destato frasto (par. 82) secondo cui per Democrito l'odore e costi­
in tutti i Greci l'attenzione maggiore, n on solo per la posizione tuito da un effluvio sottile che si stacca da corpi pesanti ('ro
di preminenza occupata dal senso visivo, rna soprattutto ':I \ , I , \ � (.J, I - \ '11' ) II concet-
I\S7t't'OV IX7t0PPEOV om o 't'wv rJCXpEWV 7tOLE� 'rYJV oO !J.YJ' v.
- credo - per il fatto che con la loro vividezza esercitano to di effluvio deriva chiantmente da Empedocle, in polemica
una piil grande attrattiva : osservazione di cui andra tenuto col quale sembra net contempo espressa la precisazione che
canto anche in funzione degli aistheta che rimangono da trat­ i carpi odorosi sono pesanti ; Democrito previene, forse co­
tare, e che sono abbastanza trascurati dallo stesso Democrito. scientemente, l'osservazione teofrastea che se gli odori fossero
Solo i sapori ricevono un'attenzione paragonabile a quella ri­ emanazioni i corpi odorosi dovrebbero logorarsi : difficolta che
servata ai colori: e forse cio accade perche la loro importanza Empedocle accentuava nel ritenere pili olezzanti i corpi leg­
esula da un ambito propriamente percettivo per coprire queUo geri, mentre can la sua rettifica Democrito sembra cercare
bio-fisiologico, che per i naturalisti presocratici e certamente di uttenuarla 129. Ma a prescindere da questo pur interessante
piil agevole.

1 27. NeI par. 30 del De sensibus si allude a una considerazione di


Anassagora su rarefazione e condensazione delI'odore e dell' aria che 10
C - Gli odori contiene : rna cio si inscriveva probabilmente in una serle di riflessioni
sulla proporzionalita fra grandezza del senziente e intensita della sensa­
zione (cfr. sopra, p. 121 n. 72) .
Al par. 59 Teofrasto scrive che per i predecessori di Demo­ 1 28 . Lezione preferita in DK ad altre varianti molto meno soddisfa­
crito l'odore e un' aporro e, riferendosi - come indica questo centi (cfr. Beare, p. 1 3 5 n. 2).
1 29. Nella definizione rlportata da Teofrasto appare percio ben giu­
stificata Ia Iezione �Clp �WV , iI cui mantenimento permette di sottolineare
1 26. err. Zeller, ZM, I 5, p. 242 n. 60, e Beare, p. 1 02. ancora una volta Ia diligenza applicata da Democrito ai particolari della

1 50 151
Oggetti sensibili I sapori

spunto, la sua teoria si presenta nel complesso un po' povera, di atomo e delle sue qualita primarie) per cui egli puo elaborare
al pari di quella dei suoni. la prima dottrina dei colori dell'antichita. Nel caso del gusto,
anzi, Democri to cura l'aspetto oggettivo della sensazione an­
che pili di quelIo soggettivo, suscitando per questa Ie critiche
D - I sapon di Teofrasto 131.
La descrizione democritea e esposta meticolosamente da
Sui sapori abbiamo informazioni pili ampie (benche non Teofrasto ai parr. 65-67 del trattato sui sensi ed e integra bile
dal De sensibus) anche per Empedoc1e e Anassagora, mentre con Caus. plant. VII, 6 (68 A 129), che e del resto per 10
Alcmeone e Diogene, come al solito, sembrano tacere. Aristo­ pili coerente col resoconto del De sensibus. I sapori qui con­
tele (De sensu 4.441a 3 3 1 A 94) riferisce ad Empedoc1e
=
siderati sono o�o� (acido), yAUX.O� (dolce), (j'Tpucpv6� (astrin­
l'opinione che l'acqua sia priva di gusto , in quanto contiene gente, aspro), mx.p6� (amaro), &:AfLup6� (salino), ap�fL6� (pic­
in se i vari generi di quali ta sapide, che sono pero impercet­ cante) 132. Come tutte Ie qualita sensibili, essi sono privati di
tibili per la loro piccolezza. In accordo con questa si trovano realta oggettiva e ricondotti aIle proprieta degli elementi co­
una notizia di Eliano (Hist. animo IX 64 31 A 66: per Em­
=
stitutivi, di cui nella fattispecie non e valorizzata tanto la posi­
pedoc1e il mare contiene particelle d'acqua dolce fra queUe zione reciproca (importante invece per Ie distinzioni cromati­
- predominanti e percio percepibili - di sale) e il fr. 81 che, forse perche il diverso orientamento dei pori spiega Ie
(secondo cui il vino e acqua che ha subito fermentazione, diverse reazioni degli oggetti alIa luce) quanta la forma e
attraverso la quale evidentemente cambia il tipo di particeUe grandezza, ritenute probabilmente sufficienti a spiegare gli ef­
predominante). Ad Anassagora alcune testimonianze attri­ fetti fisiologici dei gusti.Pili precisamente, questi dipendono
buiscono una spiegazione della salinita del mare col filtrare soprattutto dalla forma degli atomi (di cui sono riconoscibili
dell'acqua attraverso la terra, che contiene in se umori amari 130. due tipi fondamentali - rotondo ed angolare - all'interno
Nell'uno e nell'altro caso i sapori sono ricondotti - in base dei quali esistono ulteriori differenze), mentre la grandezza
ai presupposti generali delle dottrine dei due filosofi - a ne determina pili che altro la forza e capacita di penetrazione.
varie mescolanze di particelle elementari. Un terzo criterio di distinzione era probabilmente individuato
nella maggiore 0 minore coesione fra gJi atomi, rna questa e
Probabilmente, pero, tali mescolanze non erano descritte determinata a sua volta dalla forma (essendo favorita ad esem­
dettagliatamente : cio avviene per la prima volta con Demo­ pio dalle curve e irregolarita degli atomi). La rotondita del­
crito, grazie a quella stessa precisione (permessa dal concetto l'atomo e espressa dagli aggettivi 7t€:p�cpe:p�� e (j''t'pOyy6AO�,
l'angolarita da Y(uVLOe:�a�� e 7tOAUX.O(fL7t�� 0 x.cq1.7t6AO� (at­
tributo che indica letteralmente un atomo «con molte curve »
percezione. Trovo viceversa infondati i dubbi di alcuni studiosi, che del
resto non hanna proposto correzioni pili saddisfacenti della lezione ma­
noscritta (Mullach, p. 225, TW;XEWV ; Usener &e:p[LWV ; Bailey, op. cit., 1 3 1 . Cfr. sopra, p. 129. Altre critiche - rna menD significative -
p . 1 72 n. 3, �C(&EWV). di Teofrasto alia dottrina democritea dei sapori si leggono in Caus. plant.
1 30. efr. Alex. Meteor. p. 67, 1 7 (59 A 90), il quale aggiunge che VI 2, 3 (68 A 1 3 1 ) e VI 7, 2 (68 A 1 32) .
Teofrasto (fr. 23) attribuisce tale opinione anche ad Anassimandro e 1 32. Cfr. Diels, Aristotelica cit., p. 3 1 4 ss., sulla possibilita che i
Diogene (cfr. 64 A 17) . Empedocle, invece, parlava del mare come t3p w'rc( sapori presi effettivamente in esame da Democrito fossero otto. Sulla
'r'lie; '('lie; ExXc(W[LEV'Y)C; uno 'rou �Alou (cfr. Aet . III 1 6, 3, in 3 1 A 66), terminologia (il cui significato non e sempre perspicuo, perch<! il De sen­
dando della sua salinWl una spiegazione che e concessa come metafora sibus non dice in quali sostanze siano contenuti i vari gusti) efr. M. Oka!,
poetica, rna respinta come opinione scientifica da Aristot. Meteor. B Le sens des expressions utilisees par Democrite pour designer les gouts ,
3 . 3 57a 24 (in 31 A 25). « Listy Filologick6 » 92 (1969), pp. 208-222.

152 1 53
I sapori
Oggetti sensibili

e designa atomi con angoli in minor numero 0 menD acuti di L'esposizione continua (par. 67) con la menzione del gusto
di quelli YWVLOE:LaE:Z�, cui so no a volte associati : a 7tOAUXOC!L­ penetrante e piccante, i cui atomi sono piccoli, globula-
rdjc; e analogo (l"XOAL6�). Un'altra caratteristica e espressa
daU'aggettivo (l"wy.A"fJv6�, che si trova talvolta in associazione (.Lev r:r�rx/..:Y',v wv, e quella finale, che Ii definisce invece ou crxrx/..:r,vwv.
con 't"pocxo� e in opposizione a AE:ZO�, rna designa 1'« irregola­ Diels, Dox. , p. 5 1 8, scrive alI'inizio &7! �vlwv xrx� crX ('f./;r,vwv ed espunge
rita » in senso strettamente geometrico (sicche vi possono es­ (seguendo L. Philipps on, op. cit. , p. 1 3 8) la negazione ou nella frase finale.
sere atomi ruvidi, rna non « con lati disuguali ») : tale irrego­ Ma il testa COS! ricostruito connetterebbe I'irregolarita degli atomi con
la lora mancanza di coesione, dopo aver chiamato irregolari proprio gli
larita e spesso la causa dell'unione fra atomi . atomi che s'intrecciano fra loro. Sara per questo che in DK Diels scrive
E ad ese �pio grazie alIa forma YWVLOE:La-Yj 't"E: XOC� 7tOAUXCI:[L7t-Yj �IT �v[wv (.Lev crxrx).:r,v wv, <�IT� ae ITAdcrTWV ou crXIXA1)V WV> XTA . e alla
'

fine non espunge, per giustificare da un lato la menzione finale di atomi


e alia propria ruvidezza, che l'acido (De sens. 65) contrae
regolari, dalI'altro l'inciso sulla lora irregolarita. Questa soluzione e re­
l' organismo e, creando in questo dei vuoti, 10 riscalda ; i suoi spinta da J. B. Me Diarmid, Theophrastus, «De Sensibus» 66: Democritus'
atomi sono inoltre piccoli e sottili, e percio penetrano rapida­ Explanation of Salinity, « American Journal of Philology » 80 (1 959),
p. 56, con I'argomento che la teoria democritea non presenta esempi di
mente e in profondita. Ii dolce e caratterizzato da schemata una coesistenza di forme diverse nella stessa qualita, e che il par. 67 del
che per la loro forma tondeggiante penetrano in tutto l'orga­ De sensibus, che sembrerebbe attestare questa possibilita (&mx.v Twv ae
nismo rna (non essendo troppo piccoli) ne violentemente ne T WV crX1)(.Lchwv ouaev eXxep rxwv dV Q(� xrx� eX(.L�y e<; TOI:<; &nm<;), allude in
realta alla presenza in ogni sostanza di vari tipi di atomi, cui corrispon­
rapidamente ; cionono stante provoca un certo sconvolgimento, dono (univocamente) Ie varie qualita (secondo Ie parole successive, in­
nel causare l'inumidimento e spostamento delle particelle di fatti, �v h&crTl.p ITOAAa dvrx� . . . 00 a' tXV �v'ii ITAEl:crTOV, Toiho (.L&A�crTrx
altri sapori, che colano cosi tutte insieme verso il ventre. ��crXUE�V ITp o<; . T �V rx'lcr&1)mv : efr. anche qui sotto, p. 224). Ritengo
..

percio preferibile la proposta di Mc Diarmid, p. 59 (&A(.LU p O V 3e TOV ex


Gli atomi dell'acre 0 astringente (De sens. 66) sono grandi (.LEy&AWV x rx� ITEP � CPEPWV ou3e crxrxA1)VWV , eXAA ' ex ywvwE�3wv TE X ('f.�
e molto angolosi, sicche (a differenza di quelli, con caratte­ ITOAux rx(.LITWv), benche assai ardita, perche giustificata dal confronto con
ristiche fisiche appunto opposte, del dolce) ostruiscono Ie pic­ altri luoghi attinenti al salina (che ricordano solo atomi regolari : cfr.
Theophr. Caus. plant. VI I, 6 = 68 A 1 29 ; VI 1 0, 3 ; Papyr. Hibeh 1 6
cole vene e impediscono il commovimento del ventre . L'amaro p . 62= 6 8 A 99a) e da un parallelo con la descrizione degli altri sapori,
e costituito da atomi piccoli, lisci e rotondi che, essendo dotati che induce a ricercare anche nel passe discusso un'applicazione dei tre
di sinuosita, danno luogo a vischiosita e appiccicosita, mentre principali criteri di distinzione dei sapori, espressa con determinati attri­
buti . Un'altra questione e posta dalle lezioni manoscritte ITrxp &nrx��v
il salina e al contrario caratterizzato da atomi grandi e non e m;p mAchTEcr&Q(�, conservate da Diels, Dox. , p. 5 1 8, e Stratton, p. 1 24,
rotondi ne irregolari, rna angolosi e sinuosi . E a causa della rna inadatte al contesto, iI quale richiede che si parli dell'intrecciarsi
fra gli atomi (mentre ITrxp &AArx��<; indica di solito in Teofrasto una
grandezza di questi atomi che � &.AfLupt� €7tL7t OAOC�E:L (riferi­ deviazione dalla linea retta e ITEp mA& TTEcr&rx� significa « essere mo­
mento ai residui di cristalli di sale sulla superficie di corpi dellato »). Dyroff, Demokritstudien cit., p. 34 n. 2, e sulla sua scia
solidi 0 alIa schiuma salata di certi liquidi) ; l'assenza di roton­ Diels, Aristotelica cit., p. 307 s., correggono in m;p m&Arx��<; e ITEP �­
ITrxA&crcrEcr&rx�, che darebbero il senso richiesto (ripristinando questi ter­
dita da invece luogo aHa ruvidezza tipica del salino, la man­ mini anche in altri luoghi di Aristotele 0 dei suoi commentatori in cui
canza d'irregolarita (tale che gli atomi non si impigliano fra si leggono lezioni dubbie, che tuttavia alludono all'intrecciarsi degli atomi
loro) alla sua friabilita 133. - cfr. 67 A 1 5 e 68 A 58 -, e ritenendo addirittura che fossero impiegati
realmente da Leucippo e Democrito) . Ma solo ITEp mrxA&crcrEcr&Q(� e at­
testato, per di pili in una glossa di Esichio : J. B. Me Diarmid, Phantoms
in Democritean Terminology, ITEp m&AQ(��<; and ITEp mrxA1XcrcrEcr&Oct, « Her­
1 33 . II testo relativo all'&)'[.Lup6c; e irto di difficolta : &A[.LUpaV 3� mes » 86 (1958), p. 297, preferisce percio giustamente ricorrere in De sens.
'rav h [.Le:y&AWV xod OU 1te:p��e:pwv, &'AA' l1t' lvLwv [.LEV crxr:t.J,Yjvwv, 3�a 66 a termini meglio attestati come �IT1Xnrx��v (sinonimo di O'U(.LITAO X �
oU3e 1tO AUXIX[.L1tWV (�OUAe:TIXL 3E crXIXAYjV!X Aeye:�v &1te:p 1tlXp &AAIX1;w eXe:L i n Aristotele, cfr. Meteor. � 9.387a 1 1 ; 6 8 A 3 7 , A 1 46) e ITEp�ITAeXE:cr&rx�
1tpaC; rxAAYjAIY. XlXt crU[.L1tAOX1)V) ... ou crXIXAYjVWV 3e 3L!X 'ra [.L-f) 1te:pt1tA&'r­ (analogamente negli altri passi in questione). Al par. 80 del De sensibus,
're:cr&IXL, 3La tjJlY.<plXpav dVIXL. Anzitutto c'e una palese contraddizione viceversa, si richiede una correzione di eITrxAA1XTTE:�V in IT('f.p Q(AA& TTE:�V,
tra la frase iniziale, secondo cui gli atomi del salina sono l1t' lvLwv

1 55
1 54
Oggetti sensibili Freddo e caldo, pesante e leggero, duro e molle

ri 134 e regolari (per la loro piccolezza si diffondono, per la lora


angolosita e conseguente ruvidezza riscaldano). Anche gli altri E - Freddo e caldo, pesante e leggero, duro e molle
sapori - pro segue Teofrasto - sono ricondotti aIle figure
Come riguardo al processo sensibile del tatto, i predecessori
atomiche : queste non si trovano mai sole, bensi mescolate ad
di Democrito appaiono alquanto reticenti riguardo ai suoi
altre, e il sapore si determina a seconda di quella che prevale
oggetti : Teofrasto riferisce (par. 59) che essi identificano sem­
(esso dipende d'altronde anche daIla disposizione dell'orga­
plicemente il caJdo col rado e sottile, il freddo col denso e
nismo in cui entra) 135.
spesso (in tal senso Anassagora distingue Q(�-&�p e &.�p) e negli
La teoria democritea sui sapori dimostra una cura nei det­ stessi termini (oltre che attraverso la tendenza a muoversi in
tagli e neUe osservazioni sulla corrispondenza fra effetti visi­ alto 0 in basso) spiegano leggero e pesante. Su Democrito in­
bili e costituzione atomica degli aistheta, che e paragonabile vece (di cui e nota il grande interesse per il lato oggettivo
a queUa - benche eccezionale - della dottrina dei colori. della percezione) Teofrasto si diffonde maggiormente (anche
II carattere ingenuo e fantasioso di certe considerazioni non se al par. 72, con l'abituale severita, rileva una semplificazione
deve stupire, perche non a caso ritornera nei chimici che nel ulteriore rispetto all'indagine sui sapori, che non sono distinti
XVII secolo riprenderanno i principi atomistici (si pensi al in base all'hypokeimenon, rna almena meglio definiti fra loro
Cours de Chimie pubblicato nel 1 675 da N. Lemery), in uno grazie aHa differenziazione delle figure atomiche). Aristotele
sforzo analogo di spiegare i fenomeni individuandone Ie cause osserva esplicitamente (Metaph. M 4. 1 078b 19 68 A 36)
=

per analogia con Ie loro apparenze visibili (anche se cio im­ che Democrito e il solo dei physikoi ad aver definito in qualche
p1.ica una valutazione molto imperfetta dell'ordine di picco­ modo caldo e freddo.
lezza degli atomi) 136. Al par. 68 Teofrasto afferma che TOU -&ep[LOU TO crX:;j[LQ(
O"<:pQ(tpoet�ec;, e che sia sferica la forma essenziale degli atomi
del caldo determinato dal fuoco e confermato da alcuni luo­
come piu appropriato per esprimere la direzione obliqua dei pori del nero. ghi aristotelici (cfr. 68 A 1 0 1 , A 1 06). Ma Teofrasto attesta
Le proposte di Me Diarmid, tuttavia, sono altre volte eccessivamente (ap. Simp!. De caelo p. 564, 24 68 A 1 20) che il calore sorge
=

ingegnose, sebbene egii cerchi di giustificarle anche paleograficamente, anche quando i corpi si espandono percM vi si crea del vuoto
nella sua conoscenza certo diretta e approfondita dei manoscritti del De
sensibus (cfr. J. B. Me Diarmid, The Manuscripts of Theophrastus' De (mentre il freddo e legato aHa loro concentrazione) 137: e poi­
Sensibus, « Archiv fur Geschichte der Philosophie » 44 [1 962], pp. 1-32) . eM questa proprieta e attribuita a un sapore i cui atomi sono
1 34. Cosi Stratton, p. 1 93 n. 1 57, interpreta l'affermazione altrimenti tutt'altro che tondeggianti, bensi ruvidi e angolari (1' 6�OC;, in
oscura che i1 8p� [L ut; e TC'e:p�tpe:p �t; e nella stesso tempo ywvwe:�8�c;.
1 35. Cfr. sotto, p . 224 s. Teofrasto, criticando al par. 82 la teoria De sens. 65), si puo supporre con la Hammer-Jensen che gli
democritea dei colori per la sua scarsa chiarezza su numero e natura degli atomisti presentino una prima pill 0 meno cosciente distin­
e1ementi fondamentali, aggiunge che una siffatta imprecisione contraddi­ zione fra calore (ricondotto anche a figure atomiche angolari)
stingue anche la dottrina sui sapori : XlXt 'rWV XY[Lwv d 'r�t; auVIX�'rO 'rOOt;
tXTC'AOOt; ciTC'o 8o\3VIX�, [L &nov OCV Me: AEyOL. Stratton, p . 203 n. 202, individua e fuoco vero e proprio (caratterizzato da figure atomiche sfe­
nel dimostrativo Me: Democrito, rna poi trova strano che debba esserci di riche, piccole e mobilissime) 138. In ogni modo gli atomisti si
piu in quello che questi dice, semplicemente perche uno sa quali sapori rifanno - traducendola nei termini lora propri - a quella con-
sono semplici . 10 credo che o8e: sia corre1ativo di n:; e Teofrasto stia af­
fermando genericamente che se qualcuno sapesse enunciare i sapori sem­
plici aHora cio che dice sarebbe anche piu significativo. Comunque si vo­ 1 37. Anstot . De gen. e t carr. A 9.327a 16 (68 A 38) attesta per De­
glia interpretare, d'aItronde, la critica a Democrito mantiene 10 stesso mocrito una spiegazione del congelarsi dei liquidi attraverso cambia­
significato. menti di posizione e ordine degli atomi.
1 36. Cfr. Enriques-Mazziotti, op. cit . , p. 1 7 1 s . 1 3 8 . efr. Hammer-Jensen, Demo krit cit., p. 226.

1 56 1 57
Oggetti sensibili Freddo e caldo, pesante e ieggero, duro e molle

nessione del caldo con l'espansione e del freddo con la con­ (Epist. Hdt. 6 1), che percie si vanta (benche un po' esagera­
trazione, che e comune da Anassimene in poi. tamente) di essere stato il primo ad assegnare peso agli atomi 140.
Pesante e leggero (come informa il par. 61) nelle sostanze Ultime qualita tattili (par. 62) sono (Jx"'-f)p6v e [L<XA<xx6v,
semplici sono spiegati in relazione alIa grandezza degli atomi, spiegati da Democrito in modo simile a pesante e leggero
mentre nei corpi composti il peso e inversamente proporzio­ (limitatamente ai corpi composti, perche gli atomi individuali
nale aHa quantita di vuoto 139. Tale definizione toma in ter­ sono per definizione tutti quanti duri) : il duro infatti e denso
mini analoghi in Aristotele (De gen. et corr. A 8.326a 9 e De (contiene cioe poco vuoto), mentre il moUe e rado (contiene
caelo Ll2.309a 1 =68 A 60), rna fanno difficolta alcune testimo­ molto vuoto). Fra Ie due coppie di qualita c'e perc una diffe­
nianze secondo Ie quali sarebbe stato Epicuro a considerare renza, segnata dalla posizione e interna distribuzione di vuoto
il peso una qualita dell'atomo, cui Democrito avrebbe attri­ nei corpi : il ferro e pili duro , mentre il piombo e pili pesante
buito solo grandezza e figura : la contraddizione, pero, si puo (rna anche pili moUe), perche nel primo il vuoto e distribuito
facilmente risolvere nel senso che gli atomisti non introducono irregolarmente, rna nel complesso ce n'e di pili, mentre nel
il peso nel movimento precosmico, come invece fa Epicuro secondo il vuoto e distribuito omogeneamente, rna si trova
complessivamente in quantita minore.
Pur concentrandosi su sapori e colori, Democrito non manca
1 39. Segue nei codici del De sensibus una frase corrotta : d yelp dun que di superare i predecessori anche in altri punti deUo
8LOI:Xpdt"{j �V&EV €XOI:CJ'rOV, d XOI:t XOI:1'a O"x"lif1.OI: 8LOI:cpepoL 8LwpepEL 0"1'01:&­
(Lov &V btL f1.EYe&EL �v CPUO"LV �XELV. Secondo la correzione di Diels nei
studio degli aistheta, fra cui proprio queUe qualita tattili par­
Vorsokratiker (accolta da Stratton) si deve leggere d yap 8LOI:xpL&d7J XOI:&' ticolarmente difficili da spiegare 141.
� hOl:O"TOV, d XOI:t XOI:1'a crx"lif1.OI: OLOI:cpepoL, crTOI:&f1.0V &v btL f1.Eyrf&EL 't"�v CPUcrLV
�XELV (<< se ogni sostanza fosse divisa nelle sue unita atomiche, anche se
queste differissero per forma la loro realtil avrebbe uno standard di peso 140. Cfr. Alfieri, At., p . 93 n. 205.
nella loro grandezza ») : pensiero che mi sembra tanto lineare e coerente 141 . Cfr. S. Sambursky, II mondo jisico dei Greci, trad. it. , Milano
da indurre a respingere altre proposte, fra cui quella pure interessante 1 959, p. 148 ss. , per il riconoscimento d'un estremo interesse a queste
di Mc Diarmid, Theophrastus « De Sensibus» 61-62: Democritus' Theory teorie di Democrito, che nella spiegazione del peso sembra intuire l'im­
of Weight, « Classical Philology» 55 (1960), p . 28 ss. : d yap 8LOI:XpL&e\l portanza della struttura reticolare, e nella spiegazione della durezza ela­
f:V €XOI:cr't"ov [d XOI:t] XOI:1'a O"x"lif1.OI: [OLOI:cpepOL] 8LOI:cpepEL O"TOI:&W)l [&v], 't"<i> bora una sorta di « teoria dello stato solido » 0 « cristallografia ».
f1.Eye&EL OLOI:cpepELV. II testa cosi ricostruito esprimerebbe l'idea che se
una sostanza e separata da un'altra in base alla forma atomica e differi­
sce in peso (da un'altra costituita da identiche forme atomiche), do di­
pende dalla grandezza dei suoi costituenti : rna in tal modo la dipendenza
del peso dalla grandezza verrebbe sottolineata meno di quanto mi pare
che sia considerando atomi diversi anche per forma (di cui si accentua
cosi maggiormente la scarsa importanza) . Rispetto alia soluzione di Mc
Diarmid, inoltre, quella adottata in DK e paleograficamente piu econo­
mica (efr. sopra, p. 1 5 6 n. 1 33). Ne proporrei solo alcune lievi modifiche,
per migliorare la costruzione grammaticale del periodo : d yelp OLOI:XpL&"{j
XOI:&' f:V €XOI:crTOV, d XOI:t XOI:1'el crx"lif1.OI: 8LOI:cpepoL I 8LOI:cpepEL, cr't"OI:&f1.<i> I
O"1'OI:&f1.0U [&\1] €7tL f1.Eye&EL 't"�v CPUO"L\I €XEL\I. Non e necessario infatti cor­
reggere OLOI:Xpt&"{j, come dimostra l'uso di M\I col congiuntivo in con­
testi analoghi ai parr. 58, 76 e 78 del De sensibus ; O"TOI:&f1.0U e corre­
zione gia di Papencordt (efr. Diels, Do x. , p. 5 1 6) che rende la frase piu
scorrevole (<< ogni sostanza trova il fondamento oggettivo del suo peso
nella grandezza dell'atomo ») ; (lv, infine, dovrebbe essere espunto, per­
cM questa e un discorso descrittivo e Teofrasto usa il potenziale nell'apo­
dosi solo quando vuole dimostrare l'assurdita delle conseguenze di certe
dottrine (efr. specialmente De sens. 1 3- 1 6) .

158 159
III

II processo di formazione del cppove!v

Le linee generali del problema

Net De sensibus, dopo un resoconto delle opinioni di Demo­


crito sulla natura dei vari processi percettivi, Teofrasto dedica
qualche riga alla sua spiegazione dell'origine del pensiero 1.
Si tratta del par. 58 : m:pt �� 't"ou �pO\lEt\l t1tt 't"oO'ou't"O\l Etp'l)-
XE\I lhL y£\lE't"IXL O'u[l[l e't"p{O� tXouO''l)� 't" 1i� � ux1i� [lE't"<X 't"�\1
, 2 ' \ \10\ 'Q ' .. '.1. '
XL\I'l)O'L\I • E OC\l OE 1tEP L1TEP[lO� 't"L� 'l) 1tEP L'j'UXPO� yE\I'l)'t"IXL, [lE-
't"IXAAOC't"'t"Etv �'l)O'L �L' () 't"L xd 't"o o� 1tOCAlXtoO� XOCA&� 't"ou.&'
• ... p - " , \ ' ... ... - ,' ' 11 - ,
U1tOl\lXjJEL\I O't"L EO''t"L\I OCI\I\O�pO\lEL\I. {OO''t"E �IX\lEp O\l, v't"L 't"71 Xp OCO'EL
't"ou O'OO[lIX't"O� 1tOLEt 't" 0 �p O\lEt\l, ()1tEP 'r:O'{O� wh0 xd XIX't"<X
... , , \ - - \ 1. '
.'j'UX'l)\I. , \ 'l" \ , Q'
1\0"(0\1 EO''t"L O'{O[l1X 1tOLOU\I't"L 't"'l)\I en [lE\I O U\I 1tEp L ()(LO'1T'l)-

�ff 1 .Per il fatto che qui cppove:1:v indica la conoscenza sia nel suo
stadio rappresentativo che in quello intellettuale, cfr. sotto, p. 2 1 7 s. Va
notata la brevita della notizia teofrastea (con una conseguente oscurita
che determina notevoli difficolta di interpretazione), evidente specialmente
rispetto al vasto spazio riservato alIa descrizione che Democrito dava dei
singoli processi percettivi, mentre alIa trattazione empedocIea del phro­
nein sono dedicati due paragrafi (10-1 1), e due (44-45) a quella di Dio­
gene di Apollonia (senza contare che Parmenide - parr. 3 e 4 - e af­
frontato dalI'escIusivo punto di vista dei procedimenti generali della
gnosis). D'altronde la questione non e affrontata affatto per Anassagora
e Platone, e si puo pensare che cio accada perche in costoro il problema
del conoscere si accentra piu sulla questione del valore del pensiero ri­
spetto ai sensi, che non su quella della sua origine fisica. Forse e perche
questa ha un ruolo secondario (benche non trascurabile) anche nella gno­
seologia democritea, che Teofrasto non Ie concede troppo spazio nel suo
resoconto sulI'atomista.
2. La frase da ylve:'t"Q(� a xlv1Jcnv e stampata a caratteri spaziati nei
Vorsokratiker, come espressione democritea, e cosi &:AAOcppove:1:v che si
legge poco dopo.

161
II processo di formazione del cppoveLv II signijicato del termine &no cppovew

XlXt 't'ou cppove:'i:v a6�1X� axe:aov lXihlX� XlXt 't'oalXu't'lX� 't'uy­


ae:c.uc; 1. \
.'t'UX"I)V - 't'0\ yocp
XIX�\ VOUV' '"I ft \ e�vQ(�
\ OCI\"I)1Te,; T '
't'u1 cplXwof.Levov· o�o
" 1
XQ(-
x&.voua�v o?ialX� 7tIXP&: 't'&v 7tp6't'e:pov. Traduco: « Del pensiero A&'; 7to�-IjcrQ(� 't'OV r'O(1."I)pOV 00'; "'Ex't'<Up xeL't" eXAAOCPPOV€<UV'. OU
Democrito ha detto solamente che ' sorge quando la composi­ a� Xp-Ij't'IX� 't'<;l v<;l 00'; aUVcX.fLe� 't'�vt 7tept 't'�V eXA�'&e�IXV, eXAAtX
, \ "I' \
't'cxl)'t'o I\eye� 't'UX"I)V XIX�\ VOUV.
-
zione dell'anima si trova in equilibrio dopo il movimento '. .1,

Ma se uno diventa troppo caldo 0 troppo freddo, [egli dice che] 11 verso omerico che sarebbe state Iodato da Democrito, e
il suo pensiero cambia : e per questo giustamente gli antichi che non si trova neUe nostre edizioni nella forma in cui e ri­
ritenevano che cio si chiama ' altro pens are ' . E chiaro quindi portato da AristoteIe, sarebbe da ravvisare nell'Iliade, XXIII
che egli spiega il pensiero con la mescolanza corporea, il che 698 : xtXa a' eXAAOCPPOV€OV't'1X fL<:'t'cX mp(aw dcrQ(v &yov't'z,;, dove
e forse coerente per uno che considera l'anima stessa cor­ eXAAOCPPOV€<Uv e Eurialo, « privo di sensi » dopo l'incontro di
porea, ecc. ». pugilato con Epeo (il verbo e impiegato anche nell' Odissea,
Sono chiari a1cuni tratti fondamentali : Democrito individua X 374, col senso analogo di « non dare attenzione, essere di­
la base dell'intelligenza nella costituzione materiale dell'anima stratto » : Ulisse dice eXAA' �fL"I)v &AAOcppOV€<Uv, xQ(xcX a' 6cr(l'z't'O
(che e vista infatti come composta di atomi, in accordo coi '&u(1.6,;). Aristotele interpreta l'eXAAOCPPOV€<U omerico nel giusto
fondamenti del sistema) se si trova in una mescolanza pro­ senso di « mancanza di conoscenza, di pensiero », grazie alIa
porzionata : se invece l'equilibrio di questa si rompe in dire­ propria individuazione della facoWl intellettiva in un nous che
zione di caldo 0 freddo , si determina l'&.norppovdv. Tale e entita non materiale, ora attiva, ora semplicemente in po­
spiegazione, pero, non appare troppo chiara nei suoi det­ tenza (e in questo secondo caso non si ha, attualmente, cono­
tagH. Ecco i principali punti oscuri, nell'ordine in cui Ii pren­ scenza). Per Democrito, invece, anche la conoscenza intellet­
dero in considerazione : A) il significato 0 la gamma di signi­ tiva deriva dalla psyche, cioe da un aggregato atomico e so­
ficati del termine &')'J,OrpPOVELV (Teofrasto ci dice come sorge, stanza materiale (per questo, benche in realta egli di fferen­
ma non cosa in reaita sia); B) i termini in cui si inquadra il ziasse il nous come una particolare concentrazione di anima
concetto di XpOCCHC; (che ha connotati essenzialmente fisiologici nel cervello, Aristotele gIi attribuisce un'assimilazione completa
e medici) in una teoria della conoscenza come quella atomi­ di funzione sensibile e intellettiva). La conoscenza, percio,
stica ; C) la questione di [LE'T& 't'�v x(v'Y)GW, lezione mano­ non viene mai meno : come chiarisce Teofrasto, l'aIternativa
scritta respinta dalla maggior parte degli studiosi in favore all'equilibrio dell'anima, che da luogo al phronein nel suo
della correzione XIX'T&: 't'�v Xp-YjCHV: la soluzione di questo grado pili alto, non e un'assenza totale di pensiero : se infatti
problema e determinante, rna e preferibile lasciarla per ultima quell'equilibrio si sbilancia (in modo che cerchero pili avanti
a fini di chiarezza espositiva. di delineare), si ha un fLe't'IXAAcX.H<:W del pensiero, ovvero un
eXAj,OCPPOVZLV: diversa qualita di phronesis, rna pur sempre
phronesis. E phronesis e ritenuta dunque da Democrito anche
A - II significato del termine &'AAocppovec.u la mancanza di sensi 0 la distrazione dei personaggi omerici,
perche in essi sono pur sempre presenti gli atomi dell'anima 3.
II significato del termine &.norppovec.u puo essere chiarito
con l'aiuto di un'osservazione che Aristotele fa nel De anima,
dopo aver espresso l'opinione (se piu 0 menD arbitraria, non 3. Non per questo si dovra pensare con A. Delatte, Les conceptions de
e problema che per ora interessa) che Democrito, come in l' enthousiasme chez les philosophes presocratiques, « Antiquite Classique »
3 (1 934), p. 38 ss., che la particolare scelta del termine &nocppove:!v
parte gia Anassagora, identifica totalmente nous e psyche (De
(preferito ai piu comuni [Lodve:O"&IX� 0 7tIXPlXcppOVe: !:v ) sia finalizzata al
anima A 2.404a 27 = 68 A 101) : Ll'Y):J.6xp�'t'oc; ... 't'1X1)-rOV proposito di esprimere la non minore verita della rappresentazione men-

162 1 63
II processo di formazione del cppove:'rv Kpti<n<; e conoscenza

Ecco perche egli interpreta <XAAOrppOVe:rv nel s uo senso eti­ avanti - e fondamentale l'influsso esercitato su Democrito
mologico 4. dalla nozione medica di equilibrio e squilibrio organico e spe­
Ma se questa fosse un'interpretazione isolata, di carattere cialmente mentale.
linguistico, non attirerebbe tanta attenzione ne in Aristotele La rottura dell'equilibrio comprende infine (e soprattutto in
(che se ne occupa in un contesto importante come la visione questo senso - il pili importante - ce ne parla Teofrasto)
complessiva delle teorie sull'anima dei suoi predecessori), ne tutti i casi in cui si pada genericamente di pensiero scorretto,
in Teofrasto. Dal passo del De sensibus si coglie infatti che di illusioni ed errori mentali. Soprattutto in questa direzione
naturalmente (pur tenendo necessariamente conto delle al­
cX:AAOrppOV€Ct> indica una condizione di conoscenza molto pill
tre possibilita considerate - specialmente l'accezione ' me­
vasta che non soltanto una « distrazione » 0 una « mancanza
dica ' ) cerchero di approfondire ulteriormente il significato
-

di sensi » : indica cioe tutto il complesso dell'alternativa, di


del passo teofrasteo.
cui si diceva prima, alla conoscenza nel suo grado pill corretto
ed equilibrato . Tale alternativa comprende anche il residuo di
sensibilita che rimane per un po' di tempo nei cadaveri (cfr.
68 A 1 1 7, A 1 60 ; B 1). Comprende inoltre i casi di delirio e B - Kpacnc; e conoscenza

pazzia, come si puo cogliere dal fatto che cX:AAOrppOV€Ct> si­


gnifica « essere in preda a follia » in Erodoto (V 85) e « deli­
E legittimo affrontare il problema dei rapporti tra xpacl'LC;
e conoscenza indipendentemente dal mantenimento 0 no della
rare » in testi medici. In Morb. II 1 6 si dice d'un paziente af­
lezione [1.E:-r� -r�v XLV'Y)O"LV all'inizio del passo in esame : per
fetto da malattia cerebrale che cX:AAorp povd uno 't'�� ooov'l)�
10 pili infatti la si corregge in xcz-r� -r�v x p!fj O"LV , anche per
(analogamente, in MuZ. I 41 una donna cX:AAorpacrcre:L, XlXt nlX­
l'esigenza di dare maggior coerenza e compattezza al reso­
pavoLIXL y(vov't'lXt f.l.IXVLWOe:e:�, e cX:AAorpacrcrov't'e:� so no dei feb­ conto di Teofrasto (mentre la lezione manoscritta introduce
bricitanti in Progn. 20). Questi raffronti con testi medici vanna un fattore, quale quello del movimento, che e estremamente
sottolineati in modo particolare perche - come vedremo pill difficile inquadrare nel contesto : rna di cio, come avevo prean­
nunciato, mi occupero poi). Che si corregga 0 no il testo,
tale di un foIle 0 di un rnalato rispetto a quella di un individuo norrnale.
Non nego che Dernocrito potesse ricondurre a condizioni di agitazione e
d'altronde, vi rimane ferma l'importanza della concezione della
squilibrio psichico Ie rnanifestazioni del genio (ispirazione poetica, facolta krasis : in primo luogo, nell'espressione O"U:1.fJ E-rpCOC; &xooO"'Y)C;
profetica, ecc.), come Delatte (op. cit., p. 44 ss.) dirnostra in modo con­ -r!fjc; ljJux!fjc; l'avverbio e sufficiente a precisare la condizione
vincente, rna pense che vedesse tale connessione come propria di casi
eccezionali, e che da un punto di vista generale, invece, volesse manife­ dell'anima richiesta per il phronein : O"U[L[1.E:-rpLX e O"O[L[LE:-rpoc;
stare con &nocppove:"i:v un giudizio di valore negativo, indicando 8i sono termini prediletti nella fisiologia presocratica ad indicare
una sorta di conoscenza, rna certamente di grado minore : cio risultera una giusta proporzione fra Ie parti costitutive degli organi,
chiaro considerando un po' pili attentamente Ie rnolteplici e cornplesse
irnplicazioni gnoseologiche di tutto il passe teofrasteo, in cui ricoITe e di conseguenza nella teoria della percezione ad esprimere
l'espressione discussa. l'idea della commensurabilita fra gli organi sensibili e l'og­
4. Anche se etimologico veramente non e: F. Bechtel, Lexilogus zu
Homer, Hildesheirn 1964, p. 32, non ricollega la prima parte del verbo getto di sensazione 5. In secondo luogo, l'elemento krasis e
all'aggettivo &noe; = « altro », rna all'eolico in.Aoe; (da a!jos), COITi­ presente comunque, essendo menzionato esplicitamente nella
spondente allo ionieo 1)Ae:6e; = « insensato», che si riscontra in Od. II frase 't"� Xp&O'EL 't'ou cr6>!.LCl't'O� 7tO LEi: TO rpPOVEtV.
243 in associazione con cppevoce;, e da quindi senso pill appropriato a
quello riehiesto dai due versi omerici considerati (e da testi medici in cui
&AAOcpPOVEW significa « delirare») . Su questa etimologia cfr. comunque
il tonG pill prudente di Guthrie, History, II, p. 452 n. 1 . 5. err. indice dei Vorsokratiker s. vv. crUr-r.r-r.E't"plOl:; cr0r-r.r-r.E't"pO1;;.

1 64 165
II processo di /ormazione del CPpO\lEt\l KpiiO'L� e con oscenza

I. Krasis e conoscenza in Parmenide 11 frammento, quindi, si puo tradurre e intendere nel modo
seguente : « come infatti di volta in volta si trova la mescolanza
Un'analoga relazione fra costituzione corporea e conoscenza delle membra molto vaganti, cosi la mente si presenta agli
si riscontra in Parmenide 6. Anche qui abbiamo purtroppo la uomini : infatti cio che la natura delle membra pensa negli
sola testimonianza del De sensibus teofrasteo (par. 3 s. = uomini (in tutti e in ciascuno) e ad essa identico : perche cio
28 A 46), che crea per di pili notevoli problemi d'interpreta­ che in essa si trova in maggior misura e [determina] il pen­
zione : rna varra la pena di affrontarli, in quanto non sono siero ». E notevole la somiglianza fra i primi due versi di
di poco peso per la comprensione della stessa dottrina demo­ questo frammento e quanta avevamo 1etto a proposito di
critea. Vediamo anzitutto a1cune parole originali di Parmenide Democrito : anche per Parmenide la condizione del pensiero
citate da Teofrasto (28 B 1 6 nei Vorsokratiker) : W.; yap ex&.- dipende dalla krasis degli elementi corporei. Nella cosmologia
, " � ... ' ... ... ' / "t"W<;
\
()"t"O "t"Z - <PYl()W - ZXZ� xpoc:()�� [lZI\ZWV TIOI\UTII\OC:Yx"t"wv, deIl'eleata Ie archai sono com'e nota Luce e Notte, in cui
" 0.. ' L rf
VOo<; OC:V1TPW7tO�crL 7tC<PE()"t"YlXZV ' "t"o" yoc:p o:u" "t"o /"s:()"t"w 07tZP <ppo- Aristotele riconosce i contrari caldo e freddo (Metaph. A
I
vs:z� ... L
[lZI\EWV ,
<pUcrL'; ' Cl I
OC:V1TpW7tm()� / XIX�\ 7toc:O"LV
� I "t"0\ yoc:p
xoc:�\ 7t(XV"t"�' \ 5.986b 27 28 A 24) secondo una reinterpretazione - pero
=

7tAE:OV t()"t"l v 6Yl[l(X. 11 testa dei codici di Teofrasto va accettato non del tutto arbitraria - accolta come si vede anche da
con la sola correzione di XpOCO"LV in xpoccn.; (come preferisce la Teofrasto 8. Di caldo e freddo, ovvero fuoco e terra, sono
maggior parte degli editori), anche se Aristot. Metaph. r composti tanto il mondo quanto l'anima (efr. la notizia di
5. 1 009b 21 sembra citare il frammento con qua1che variante 7. Macrobio in DK, 28 A 45), che sembra percepire il primo
secondo il principio dell'i5[l0toV O!.w(cp (il complesso della dot­
6. L'idea della base corporea della conoscenza e del resto larga­ trina parmenidea sembra infatti dimostrare che in essa questo
mente diffusa in tutta la mentalita presocratica. Ad essa si collega in qual­ principio fosse almeno adombrato).
che modo (con connotazioni soprattutto pitagoriche) la concezione del­
l'anima come armonia di elementi corporei esposta da Simmia nel Fedone
E in base dun que alla proporzione fra i due elementi in una
platonico (86 B-C). Ancora Galeno scrivera un' opera dal titolo "O''n persona, che varia il suo modo di guardare alle cose. Le pa-
't"aLe; 't"OU O"w[LO::'t"oe; Xp&o"EO"L\I ai '6ie; tjluX1]e; /)U\I&[LELe; it7to\l't"aL.
7. Come bibliografia essenziale di questa discussione si vedano H.
Frankel (alia cui interpretazione per 1 0 pill mi rifaccio), Parmenidesstudien,
« Nachrichten der Gotting. Gesellsch. der Wissenschaften » 1 930, pp. 1 53- A €WV ltOAUX &:flTWV , d oe « articolate » - accettata dal solo M. Unterstei­
192 (II ed. riveduta in Wege und Formen /riihgriechischen Denkens2, Mun­ ner, Parmenide. Testimonianze e fra mmenti, Firenze 1 958, p. 1 66 -) . Con­
chen 1 960, pp. 1 57-197, poi tradotta in ingJese in Studies Pres. Phil. cit., fermano la lezione h&:O'TOTS due interessanti paralleli (sottolineati da
II [London 1 975], pp. 1 -47 - e quest'ultima l'edizione cui mi riferiro Frankel, Parmenidesstudien cit., p. 1 5) con Hom. Od. XVIII 1 3 6 s. e Ar­
nelle citazioni -) ; G. Vlastos, Parmenides' Theory of Knowledge, « Trans­ chiloco fro 68 DiehL Accettando h&:crTOTS si impone la correzione di
actions and Proceedings of the American Philological Association » 77 xpiimv in xpiim� come soggetto di �XS�. v. 2 : non c'e ragione di pre­
(1 946), pp. 66-77 ; W. J. Verdenius, Parmenides. Some Comments on his ferire a ltotP EO'T1)XSV di Teofrasto una forma non metrica quale il ltotp(­
Poem, Amsterdam 1 964, p. 5 ss. ; L. Taran, Parmenides. A Text with Trans­ O'TotTot� della dtazione aristotelica, che inoltre si spiega come errore dello
lation, Commentary, and Critical Essays, Princeton 1 965, p. 168 SS. scriba indotto dal ltotp[crT otT ot� del fro 108 di Empedoc1e, appena citato
v. 1 : uno dei codici aristotelici d1l la lezione itxaO"'t"oe;, rna h&O"'t"o't"' e da Aristotele. I due versi successivi non implicano problemi testuaIi.
da preferire per due motivi : e la lezione meglio attestata (la danno due 8. Ricordo che mi sto occupando delle opinioni relative al mondo
codici stessi di Aristotele, oltre a quelli di Teofrasto) ; e corruttibile in della Doxa, cui si e negato talvolta ogni val ore : ma si ritiene per 10 pill
itxaO"'t"oe; pill che viceversa ; non spezza, come invece fa itxaO"'t"oe;, il pa­ che Parmenide Ie esprimesse con serieta, sovrapponendovi del resto ' 10-
rallelo col verso seguente, che si riferisce all'umanita in generale (&\I&pw- gicamente ' l'affermazione ehe reale e solo il mondo di Aletheia : efr.
1tOLO"L); da I'idea dell'estrema variabilita della krasis, non solo da indi­ e.g. KR, p . 280 ss. , e Frankel, Parmenidesstudien cit., p. 20 ss. Per l 'ac­
viduo a individuo ma anche nel corso del tempo all'interno di uno stesso eettabilita della reinterpretazione aristoteliea dei contrari parmenidei efr.
individuo, il che e confermato dall'aggettivo caratterizzante Ie membra, G. E. R. Lloyd, The Hot and the Cold, the Dry and the Wet in Greek Phi­
« molto vaganti », che sottolinea l'instabilita del mondo fenomenico (va losophy, « Journal of Hellenic Studies » 84 (1 964), p . 98 ss. (poi in St udies
cosl anche respinta la variante che danno tutti i codici di Aristotele : [LE- Pres. Phil. cit . , I, p . 266 S8.).

1 66 167
II processo di /ormazione del CpPOVe:LV Kpfia�� e conoscenza

role che seguono chiariscono ulteriormente questo fatto : 't'o 8' Lcroc�C1.)cr� 't"� (1.U;e:�, 1to't"e:pov �cr't"(U rppove:rv � ou, xO(t 't"L� �
� 'Cl
O�O('lTe:cr��,' �\
ouoe:v" � ,
e:'t"� O�C1.)p�xe:v)
'6/"E:O"'t'LV 07tEP
, ocU't'
ylXp " ' fLEI\E:WV
rppOVE:E� -,.' rpuO"�c;
" IXV'lJ'PW7tOLO"L
n. ' / XOCLI •

7tcXO"LV xed 7tocv't'( : 87tEp non e norninativo, il che darebbe una Teofrasto reinterpreta la teoria di Parmenide secondo schemi
traduzione banalizzante (<< per tutti gli uomini cio che eser­ aristotelici, e non e detto che possiamo accettare senza pro­
cita la conoscenza e la stessa cosa, cioe la natura delle mem­ blemi il suo resoconto ; rna quanto egli aggiunge piil avanti,
bra »). Ci aspettiamo qui una spiegazione dell'identificazione suI fatto che i cadaveri , essendo freddi, non percepiscono luce,
dei fL€AEOC come facolta conoscitiva coi lora oggetti e quindi, caldo e voce, rna freddo e silenzio, si accorda con altre testi­
intendendo 8m:p come accusativo, traduciamo : « Ia natura monianze (28 A 46a-46b) sulla spiegazione parmenidea di
delle membra e identica in tutti gli uomini a cio che essa pen­ vecchiaia e sonno (fenomeni spiegati in analogia con la morte
sa » (in tal modo si viene ad unire 't'oc,h6 con 87tEP, correIa­ da tutta la filosofia presocratica) come perdita di caldo . An­
zione molto comune, anziche con &'V%pW7tO LO"L come nella che la conclusione che 1tOCV 't"o ()V e dotato per Parmenide di
traduzione appena respinta). Can questa traduzione viene sot­ conoscenza, pur essendo probabilmente tratta personalmente
tolineato maggiormente il fatto, gia notato per i primi versi, da Teofrasto, e corretta e coerente con tutto il complesso della
che l'origine dell'intelligenza e vista nella concreta costitu­ dottrina gnoseologica dell'eleata, quale ho cercato di deli­
zione materiale dell'organismo : ed e affermazione troppo in­ nearla.
tensa e significativa perche Democrito, che per quanto si co­ Fidando dunque nell'esposizione teofrastea, si puo cercare
glie da Teofrasto ha un'opinione analoga, non vi si ricoI­ di spiegare perche gia solo nel confronto con Democrito (che
leghi in qualche modo . pure ne dipende per il concetto di krasis) la dottrina conosci­
Ma esaminiamo la c1ausola del fro 1 6 : 't'o ycXp 7tAeOV EO"'t'l tiva parmenidea presenti un accento peculiare, che punta non
v6'YjfLCX; questa frase significa che « cio che prepondera deter­ sull'equilibrio di tale krasis, rna suI suo spostarsi nell'una 0
mina il pensiero », come spiega Teofrasto stesso prima di ci­ nell'altra direzione. Cio puo aver radice nell'esperienza mi­
tare il frammento : 8uo'i:v ()V't'OLV O"'t'OLXdoLV X'l:'t'cX 't'o 07tEP­ stica dell'eleata, che puo essersi sentito un essere tutto Luce,
�OCAAOV E O",dv � YV6>O"v;. La conoscenza e dunque determi­ nell'estinzione dei contrasti illusori del mondo, in opposizione
nata da quello dei due e1ementi (Luce 0 Notte) che prevale al resto degli uomini, condannati a pensiero imperfetto e im­
nella mescolanza corporea : e quindi diversa (prosegue Teo­ puro dalla generale costituzione umana, formata da due ele­
frasto) a seconda che predomini l'uno 0 l'altro, rna superiore menti, uno positivo e l'altro negativo. Cio non toglie che gli
e quella prodotta dal caldo (anche se di per se non sufficiente, individui presentino quantita differenti di Luce, che il Fato
perche occorre sempre una O"ufLf1E't'p(OC - 0 commensurabi­ ha distribuito loro in maggiore 0 minor misura (cfr. fr. 1 .26 ;
lita - con l'oggetto percepito , che e sempre costituito di am­ a cio exoccr't"o't"e: , al v. 1 del fr. 1 6, aggiunge l'idea delle flut­
bedue gli e1ementi in proporzione variabile). In altre parole, tuazioni nel tempo, che vanno dalla percezione del solo non­
secondo Parmenide la Luce che e dentro di noi ci permette essere a quella del solo essere). E errata quindi asserire che
di vedere cose chiare, l'Oscurita cose scure, e la condizione ot­ Parmenide e stato influenzato dalla concezione alcmeonica che
timale non e data da un equilibrarsi delle due componenti la salute e data da 't"�v crO(1.(1.e:'t"pov 't"WV 1tOLWV XpOCcrLV 9: qui
(come invece e implicato nel O"ufLfLlhpwc;; di Democrito), bensi O"o(1.(1.e:'t"pov indica appunto quel fondamentale concetto (di
dal prevalere della prima. Che la differenza fra Ie due dottrine
9. Cosi ad esempio Mondolfo in ZM, I 2, pp. 621 ; 652 ; 665 (iJ ri­
non sia di poco conto, e dimostrato dal fatto che Teofrasto ferimento e naturalmente al noto fro 4 del medico crotoniate). Per l'opi­
stesso si sente in dovere di precisare che Parmenide non ha nione contraria (e la connessione della teoria conoscitiva di Parmenide
detto nulla nel caso in cui i due elementi si equilibrino (&v col suo misticismo), si veda soprattutto Friinkel, Parmenidesstudien cit.'
p. 17 ss.

1 68 169
II processo di formazione del IPpovdv Kpiicn� e conoscenza

carattere medico) dell'equilibrio, per il quale la concezione de­ II . Krasis e conoscenza in Empedocle
mocritea si distingue da quella parmenidea 10. Parmenide non
10 recepisce perche Ie sue preoccupazioni non so no di tipo
Fondamentale e il fr. 106 del filosofo agrigentino : 7tpOe;
fisiologico, bensi - come abbiamo vista - di tipo mistico : 7tape:ov ycXp [L�'t'Le; eXz�e:'t'aL &v.&p6)7tOLCn'J, cioe « il discernimen­
il caposcuola dell'eleatismo si confronta col problema della co­ to umana si sviluppa a seconda di cia che e presente ». 7tpOe;
noscenza del mondo dei sensi solo nella misura in cui deve am­ 1tCxpe:6v, esattamente paraUelo aI primo verso del fro 16 di
metterne I'esistenza e spiegarla, mentre mira in realta ad af­ Parmenide (we; ycXp exoccr't'o't" �Xe:L xpoccrLe; [Le:MUlV 7tOAU7tAOCY­
fermare anche in quest'ambito la validita esclusiva dell'atto X't'UlV) , indica il carattere mutevole della physis umana, in re­
mistico di conoscenza. Ben pili legato invece alla concretezza lazione alle cui condizioni presenti si determina la conoscenza.
del mondo sensibile e Democrito 11 , a tal punta che gia questo Anche [L�'t'Le; eXz�e:'t'aL eXV'&P6)7tOLO"LV rinvia direttamente a v 6oc;
confronto can Parmenide ne mette in evidenza l'estendersi eXV'&P6)7tOLcrL 7tapzcr't"Y)xe:v. C'l: insomma una sicura reminiscenza
degli interessi fisiologici dalla spiegazione delle singole perce­ dei versi deU'eleata in queUo empedocleo, a livello lessicale 13
zioni a quella d'un fenomeno complesso quale I'intelligenza e soprattutto concettuale. Analoghe osservazioni permette un
(ne e spia - 10 ripeto - il concetto di mescolanza equili­ altro frammento di Empedocle, il 1 08 : « e nella misura in cui
brata). Ma questa particolare colorazione verra maggiormente gli uomini variano nella 10ro natura, cosi accade loro di pen­
evidenziata esaminando brevemente il modo in cui il rapporto sare cose sempre diverse » (fScrcrov y' eXAAo'1:0L !J.e:'t'zepuv, 't'6crov
krasis-conoscenza e aifrontato da un filosofo che si pone come &.p crepLO"LV de:( / xa� 't'0 eppOve:!:v eXAAo'1:a 7tapLcr't'a't'aL) : parole che
anello intermedio fondamentale in questo senso 12 fra Parme­ s ottolineano ulteriormente il carattere momentaneo di una co­
nide e Democrito : Empedoc1e. noscenza assolutamente variabile (eXAAo'1:OL fa pensare a tLe:­
10. Teofrasto dice, 81, che anche la conoscenza attraverso il caIdo
AZUlV 7tOA\)7tAOCpt't'UlV di Parmenide, senza contare l'ovvia aUu­
adcr&cd 'nvo� crufLfLe:-rp [IX�, rna qui crufLfLe:-rP[1X non indica esatta ugua­ sione costituita da 1tCxpLcr't'a't'o(L). Ma a questa forte dipen­
glianza di proporzioni, bensl, come avevo accennato, « una certa » pro­ denza da Parmenide per la connessione fra discernimento e
porzione (v. 1'indefinito -r�vo�) con I'oggetto conosciuto, il quale con­
tiene sempre anche una certa quantitit di freddo. Non concordo qui krasis corporea 14 Empedocle accosta - come adesso si ve­
con F. Jiirss, Zum Erkenntnisproblem bei den friihgriechischen Denkern, ddt - un elemento personale.
Berlin 1 976, p. 68 s., che basandosi suI presupposto (a mio vedere discu­ Si e gUt visto che poiche egli spiega la conoscenza (cosi
tibile) che il problema fisiologico del rapporto fra organo sensibile e og­
getto nasca solo con Empedoc1e ritiene che qui la symmetria vada intesa come la percezione sensibile) col principio dell'attrazione fra
in relazione alIa mescoIanza e che 1tAE:OV indichi la « pienezza » dell'essere. simili, il sangue, in cui tutti gli elementi meglio si equilibrano,
1 1 . II panorama complesso e differenziato di opinioni, che i preso­
craticj presentano nonostante un comune atteggiamento di fondo verso
e cia che tutto conosce 15. Empedocle ha dun que in Parmenide
il problema della conoscenza (occupandosi del processo materiale con cui
essa si attua, piuttosto che della sua essenza), e efficacemente sintetizzato
nelle parole di Siebeck, op. cit . , I 1, p. 102 : « unter den Philosophen selbst 1 3 . Bignone, op. cit . , p. 476, aggiunge che l'tpOC; 1tiXpe:ov riecheggia
richten Anaximander, Demokrit und verwandte Geister von Haus aus probabilmente il l'tocplcr"roc"roc� parmenideo (il che vale anche leggendo -
das Interesse mehr auf Naturforschung und Naturbeobachtung, wahrend come si e fatto qui - l'tocpecr"r"1) x.e:v).
Heraklit und noch mehr die Pythagoreer und Eleaten die Principienfragen 14. Di questa dipendenza si era accorto anche Aristotele, che nella
mehr durch Abstractionen vom sinnlich Gegebenen zu beantworten ver­ Metajisica, prima del luogo cit. in cui riporta il fro 16 di Parmenide, cita
suchen ». Per altre considerazioni sulla distanza che 8epara la ' logica ' proprio i frr. 1 06 e 108 di EmpedocIe : tutti esempi dell'opinione - dif­
di Parmenide dalla ' fisica ' di Democrito, cfr. Vlastos, Parmenides cit., fusa fra i suoi predecessori - che fLe:"rOC� &AAOV"rOCC; TI)V ���V fLe:"rOC� &AAe:�V
p . 75 S8. . . . TI)v <pp OV"1)CHV.
1 2 . Ma non solo in questo : si pensi anche - e soprattutto - al­ 1 5 . Si ricordino il fr. 105.3 (ocrfLoc yap &v&p(:mo�c; l'te:p�x&p(Mv tcr"rL
l'evoIuzione del problema di essere e divenire dalI'uno all'altro dei tre V 0"1) floc) , il fro 109 e il par. 10 del De sensib us ("re)) octfLoc"r� fL&.A�cr"rOC <ppo­
pensatori. ve:rv · tv 't"01�mp yap fL&A�cr"rOC xe:xpiicr&oc� 't"a cr"ro�Xe:roc 't"wv fLe:pwv).

1 70 \ 71
II processo di formazione del rppove'Lv Kpiia�� e conoscenza

un importante precursore, da cui pero si differenzia per una inducono a vedere nella sua teoria della conoscenza un rifles so
elaborazione pili concreta che attraverso i principi dell'attra­ della concezione di salute e malattia espressa nel famoso fr. 4
zione fra simili, di poroi e aporroai ecc. sposta l'accento sul­ di Alcmeone 18. Per la sua fondamentale importanza questa
l'equilibrarsi fra gli elementi della krasis corporea 16. La sua andra riportato in forma completa : « cia che mantiene la sa­
teoria conoscitiva e percio una tappa necessaria per intendere lute, dice Alcmeone, e l'equilibrio delle potenze : umido secco,
il passo di Teofrasto relativo a Democrito. Questi deriva da freddo caldo, amaro dolce e cosi via ; invece il predominio
Parmenide la connessione fra conoscenza e mescolanza cor­ d'una di esse genera malattia, perche micidiale e il predo­
porea ('t"� XP &'O'EL 't"ou 0'6>f.L1X't"0� 7tOLE� 't"b CflpO\lE�\I . . .) , rna da minio d'un opposto sull'altro. E malattia pua aver luogo :
Empedoc1e l'idea (espressa da O'uf.Lf.L�'t"pw�) che in questa quanta alla causa agente, per eccesso di caldo 0 di freddo ;
mescolanza non vi devono essere aspetti privilegiati : una quanta al motivo occasionale, per ripienezza 0 scarsezza di
eguale proporzione fra gli elementi nel corpo (che si riflette cibo ; quanto alIa sede, 0 nel sangue 0 nel midollo 0 nel cer­
evidentemente nell'anima) deve assicurare la comprensione vello. Altre se ne aggiungono dovute a cause esterne, come a
della realta esterna in cui tutti sono egualmente importanti certe qualita di acque, 0 ai luoghi, 0 a fatiche, 0 a violenze,
(mancando alIa visione di Empedoc1e e Democrito Ie conno­ o ad altre cose simili. Invece la salute e la mescolanza pro­
tazioni mistiche - Luce e Notte, per intenderci - di quella porzionata delle qualita » 19 eAAX[L(X �WV 't" !fj<; [L€\I oYLd(X<; e:!\I(XL
parmenidea) 17. crU\lEX't"LX�\I 't"�\1 �crOVO[L�(x\I 't"W\I aUVoC.[LEWV, oypou, ;'Y)pou, ljJ u­
Xpou, &EP[LOU, 1tLXPOU, y"AUXEO<; xd 't"WV AOmW\I, 't"�V a' ev
(xU't"oi:<; [LO\lQ(p X�IXV \l 6crou 7tOL'Y)'t"LX�\I' <p&Op07tOLOV yocp EXIX't"EPOU
III. Un precedente importante: fa concezione alcmeonica della I \ I , ( ' ( ' ?" ( P. "'} '(l
-
[L0\lIXP XLCI.\I. XIXL \locrO\l crU[L1tL7t't"EW W<; [LEV u<p OU U7tEp[-'OI\
krasis w
&Ep [L 6't"'Y)'t"0<; � ljJuxp 6't"'Y)'t"0<;, <; a€ e� 0 0 aL OC 7tA !fj&O<; 't"po<p!fj<; �

e;\l aELIXV, w <; a' ev ot<; � IXt[L1X � [LUEAO\l � eyxE<pIXAO\l . eyy�y\lE-
Importera adesso individuare il motivo della spostamento (\ �" " " t: (\ , . � ,
cr'l7'IXL oE 't"OU't"OL<; 7tO't"E XIXX 't"W\I Ec,W'lTE\I IXL't"LWV Uo lX't"W\I 7tOLWV '/
- - -

d'accento attuato fin da Empedoc1e rispetto a Parmenide. Ho XW PIX<; � x 67tW\I � &\loC.yx'Y)<; � 't"W\I 't"OU't"OL<; 7tIXPIX7tA'Y)cr�W\I. 't"�V
gia accennato a una maggiore concretezza del suo sistema, rna ae OY[ELQ(\I �\I crU[Lfl.E't"PO\l 't"WV 7tOL(7)\1 xpacrL\I).
c'e di pili : gli attestati interessi biologici e medici di Empedoc1e La salute e dunque data per Alcmeone dall'equilibrio fra
Ie potenze (l'�croVO[L�Q( 't"W\I aU\l oC.[LEW\I dell'inizio, la crU[L[LE­
't"pO\l 't"WV 7tO LWV xpacrw della fine del passo) 20. Si e pen­
1 6. Di questa differenza non si sono accorti fra gli altri Zeller (cfr.
ZM, I 5, p . 74) e Beare, p . 14. Ben la individua invece Verdenius, Par­
sato che Ie quattro ' radici ' empedodee derivino dalle prime
menides cit. , p. 24. Da Verdenius ho to Ito 10 spunto dei confronti fra due coppie di opposti nominati ne1 testo alcmeonico (umido­
EmpedocIe e Parmenide, sviluppandoli pero nei particolari e cercando secco e freddo-caldo) 21 : ma accanto a questi sono elencate
di inquadrarli nella linea di svolgimento che vorrei delineare : quell a che
porta a Democrito.
1 7 . Sto traducendo una dottrina atomistica i n termini ' empedocIei ',
1 8 . Esso e citato da Aet. V 30, 1 . Non a caso vi ho accennato sopra
rna ai fini di sottolineare i rapporti di Democrito con i due grandi pre­
a proposito di Parmenide, ma ovviamente per notare allora una diffe­
decessori, anche a costa di cadere in un certo schematismo (che spero
renza di concezione.
pero si sciogliera piiI avanti, notando i complessi influssi subiti da De­
1 9 . L a traduzione e della Timpanaro Cardini, Pit., I , p . 1 5 1 ss.
mocrito da altri ambiti culturali) . E d'altronde corretto parlare di ele­
20. Per un approfondimento del nesso isonomia-vita (e sospensione
menti all'interno deIl'atomismo : cfr. KR, p. 420 n. 1 , e Guthrie, History,
dell isonom ia morte) nella dottrina alcmeonica, cfr. Timpanaro Cardini,
II, p. 4 1 3 s. (Aristotele parla degli elementi come 1t'(J(vcr1t'EPfL[(J(� degli ato­
' -

Anima cit. , p. 221 s.


mi : cfr. 67 A 1 5 e A 28, e R. W. Baldes, Aristotle's Relation to Democritus
2 1 . Cfr. K . Reinhardt, Parmenides und die Geschichte der griechischen
reconsidered and vindicated as against the Criticism of Harold Cherniss, Philosoph ie, Bonn 1 9 1 6, p. 227 s.
Diss. Loyola Univ. of Chicago 1 972, p . 1 60 ss.).

173
1 72
II processo di formazion e del cppovdv KpiiO'Lt; e conoscenza

altre dynameis (mxpou, yAuxe<u.; xat ":wv Aomwv) la cui men­ genere ad una determinata (ed equi1ibrata) temperatura non
zione mette in luce il carattere strettamente medico del fram­ s'inquadra pero senza difficolta nelle concezioni dell'atomista.
mento (basilare infatti per Ie teorie sulla genesi delle maIat­ Aristote1e - e vero - afferma che Democrito stabi1iva ad­
tie che si incontrano lungo tutto il Corpus Hippocraticum) 22 , dirittura un'identita fra anima e fuoco 0 ca1do, e aggiunge
mentre l'origine della dottrina dei quattro elementi e assai pill che infatti gli atomi che costituiscono tanto l'una quanto gli
complessa 23. Cio non toglie pero che Alcmeone abbia patuto altri sono sferici, essendo 1a sfera 1a pili mobile delle figure
influenzare Empedocle per l'idea che la condizione ottimale atomiche (De anima A 2.404a 1 67 A 28 ; 405a 5
= 68 A =

dell'organismo sia data dall'equilibrio perfettamente prop or­ 1 0 1 ; De resp . 4.471b 30 68 A 106) : rna Cherniss ha negato
=

zionato fra i suoi e1ementi costitutivi. Ne e conferma appunto fiducia a questa testimonianza, nella fondamenta1e opera in
il fatto che - come si e visto - tale idea e operan te nell'agri­ cui individua Ie deformazioni con cui Aristote1e riferisce Ie
gentino almena suI piano pill ristretto della ' salute mentale ' : dottrine presocratiche, fi1trando1e attraverso i propri schemi.
specificazione che, per di pill, risale probabilmente anch'essa Anche in questo caso 10 stagirita si comporterebbe allo stesso
ad Alcmeone (il quale nomina l'tyxecpC<Ao,; fra Ie zone in cui modo, trasferendo ag1i atomisti i1 proprio persona1e presup­
puo aver luogo la malattia, anche se ovviamente Empedocle posto che una qualsiasi parte d'un corpo semplice sia uguale
applica 10 stesso concetto a quella che e per lui la sede del a1 tutto (arbitrariamente, perche i presocratici non posseggono
pensiero, e doe il sangue). L'ipotesi di un'influenza alcmeonica 1a sua nozione di corpi elementari, come quelli la cui sostanza
in tal senso puo essere avvalorata dalle numerose tracce che persiste pur mutando Ie caratteristiche qualitative) : e quindi
se ne riscontrano (e sono state rilevate nei capito Ii precedenti) l'idea dell'identita di anima e fuoco sarebbe solo una dedu­
nella descrizione empedoclea dei processi percettivi. zione da1 fatto che ambedue si compongono di atomi sferici 24.
L'anima, secondo Cherniss, sarebbe solo ana10ga a1 fuoco, e
IV. Krasis e conoscenza in Democrito neanche ca1da, perche il ca1do non e per Democrito (come
invece per Aristotele) una qualita primaria, attribuita a un
Un discorso analogo si puo fare per Democrito, che appare tipo specifico di atomi 25 : gli atomisti dicevano semplicemente
anch'egli influenzato dalla concezione alcmeonica della krasis, che gli atomi sferici, con la 10ro rapidita, producevano attra­
nella spiegare il pensiero scorretto con uno squilibrio termico verso un comp1esso di atomi un effetto di caldo. E qui mi
dell'anima, che si riflette probabilmente su quella porzione di sembra che l'interpretazione di Cherniss mostri un punto de­
essa che costituisce l'intelletto. L'idea che l'anima si trovi in bole : secondo quest' ultima ammissione, infatti , anche l'anima
puo, con i1 movimento dei suoi atomi sferici attraverso il
22. Cfr. L. Mac Kinney, The Concept of Isonomia in Greek Me­ corpo 26, trasmettergli una maggiore 0 minore quantita di ca-
dicine, in Isonomia. Studien zur Gleichheitsvorstellung im griechischen
Denken, ed. J. Mau e E. G. Schmidt, Berlin 1964, pp. 79-8 8 .
2 3 . Cfr. Timpanaro Cardini, Pit. , I, p. 1 52, e Guthrie, History/' II,
p . 1 42 n. 2. In realta, la concezione alcmeonica esercita effettivamente 24. Cfr. Chemiss, p. 298 ss.
un influsso su Empedocle anche a livello cosmologico, rna non nel senso 25. Per iI fatto che, effettivamente, gli atomi in se non sono soggetti
voluto da Reinhardt e dai numerosi studiosi che l'hanno seguito, bensi a riscaldamento, efr. 68 A 49 fin. (e v. l'incIusione di caldo e freddo fra
in una direzione pili generale e complessa : valorizzando cioe quell'idea Ie qualita cosiddette v6(.Lcp, nei frr. 9 e 1 1 7) . Per Ia definizione del caldo
della natura come equilibrio egualitario e ordine immanente, che e d el nei corpi attraverso forma, ordine e posizione degli atomi cfr. 67 A 1 4 ;
resto presupposto di tutta la cosmologia (se non anche della mentali ta) 6 8 A 3 6 ; D e sens. 59, 6 3 , 6 8 , 7 1 .
greca da Anassimandro in poi (per quest'ordine di problemi cfr. il deci­ 26. Per semplificare l'esposizione s i parIa qui solo degli atomi psi­
sivo studio di G. Vlastos, Equality and Justice in Early Greek Cosmologies, chici sparsi lungo il corpo, rna il discorso vale anche per queUa Ioro par­
« Classical Philology » 42 [ 1 947], pp. 1 56- 1 78, poi in Studies Pres. Phil. ticolare concentrazione nel capo, in cui si origina i\ pensiero propriamente
cit. , I, p p 56-91).
. detto (e a cui soprattutto si riferisce il paragrafo teofrasteo).

1 74 1 75
II processo di formazione del CPp(jVE:�V Kpiicnt; e conoscenza

lore e quindi a sua volta assorbirla (Cherniss stesso ammette deve condividere a proposito della paternita democritea di
che gli atomisti accoglievano il principio, se non del calore questo brano la tesi di Reinhardt 29). Nell'origine della vita
dell'anima, almena della sua mobilita). Anche se, dunque, non animata qui descritta (par. 3 s.) ha gran parte l'azione del sole,
bisogna interpretare alIa lettera Ie parole di Aristotele, e legit­ che riscaldando la superficie umida della terra ne provoca la
timo accettarle almena nel senso d'un accostamento - ben­ fermentazione dando luogo a membrane Ie quali (sempre sotto
cM non di un'identificazione - da parte di Democrito fra quest'azione) si disseccano finche non si lacerano, dando alIa
l'anima e il caldo 27. luce degli animali 30. Se il passo di Diodoro crea ancora qual­
Questa conclusione riceve conferma da un'altra serie di te­ che dubbio d'attribuzione, altri pili fidati permettono di asse­
stimonianze, secondo Ie quali Democrito vede la vita animata gnare definitivamente a Democrito quella stessa connessione
come caratterizzata da una certa quantita di calore. Plutarco, fra caldo e vita (0 in altre parole l'opinione che l'anima sia
nel riferirne la spiegazione dei sogni autunnali attraverso gli calda) che sembra in esso delineata. Si tratta di notizie rela­
eidola che si staccano da ogni cosa, aggiunge che provengono tive ai processi fisiologici del sonno e della morte. Aezio V
speeialmente dagli esseri animati, UTtO (l'cXAO U TtOAAOU xocl &sp­ 25, 3 (67 A 34) ci dice che per Leucippo il sonno si ha &'1t O X P L­
fL 6't"YJ't"oc; 28. L'idea del rapporto tra anima e calore materiale O'E� 'rOU AE1t'rO[LEpOUC;; 1tAdov� 'rljc;; EtO'XP LO'EWC;; 'rOU Ij; ux�xou .&EP­
torna anehe nella cosmogonia eonservata in Diod. I 7 (se si [Lou : avviene cioe se la quantita di caldo vitale che esce dal
corpo sotto forma di aria nell'espirazione e maggiore di quella
27. W. K. C. Guthrie, Aristotle as a Historian of Philosophy, « Jour­ che Ia sostituisce entrando durante l'inspirazione ; un'uscita to­
nal of Hellenic Studies » 77 (1 957), pp. 35-41 (poi in Studies Pres. Phil. tale causa invece la morte. L'anima e dun que una sorta di
cit . , I, pp. 239-254), da una valutazione obiettiva del contributo di Cher­
niss, che ritiene fondamentale per 10 studio della filosofia presocratica softio caldo la cui persistenza e assicurata dal ricambio respi­
attraverso Aristotele, rna anche non immune da esagerazioni : secondo ratorio : se in questa si crea qualche scompenso, sopravvengono
Guthrie non bisogna rigettare come assolutamente prive di senso storico
Ie testimonianze di Aristotele (il quale e almena c onscio di guardare ai
il sonno e Ia morte. Che Ia notizia del dossografo sia credibile
predecessori attraverso schemi propri), tanto piiI che spesso non si hanno e si possa estendere a Democrito, e confermato da un passo
frammenti originali che permettano un sicuro rifiuto : « To substitute gia citato di Aristotele (68 A 1 06) che pure mette in connes­
uncritical rejection for sympathetic criticism of Aristotle's account leads,
in the absence of any better source of information, to the erection of a sione l'aria con I'anima e i fenomeni di respirazione, sonno e
purely modem dogmatism in his place » (Aristotle cit., p. 40). II volume morte (e questo avendo detto poco prima che 1) Ij; ux� xo:t 'ro
di ... Chemiss conserva l'enorme merito di stimolare al senso critico nei '&Ep [L OV 'ro:u'r6v : affermazione che, se presa da sola poteva
confronti dei resoconti di Aristotele, purcbe non si dimentichi che se
questi ha certamente delle colpe come storico, condannarlo e rischioso
quasi quanto accettarlo : l'ideale e affrontarlo con « sympathetic criti­
cism » (come occorre fare, fra l'altro, proprio per la questione del calore 29. Cfr. K. Reinhardt, Hekataias van Abdera und Demakrit, « Her­
delI'anima in Democrito) . Questo opportuno appello all'equilibrio, gia mes » 47 ( 1 9 1 2), pp. 492-5 1 3 : studio documentato e stimolante, che con­
pronunciato da J. A. Philip, The Fragments of the Presocratic Philosophers, serva a mio vedere un certo grado di validita nonostante l'assenza dal
« Phoenix » 1 0 (1 956), p. 1 1 8, e stato poi accolto anche da Baldes, ma branD diodoreo di tracce esplicitamente atomistiche, e d'altro canto l'in­
sottolineandolo anche troppo in favore della stagirita, vuoi nell'introdu­ dubbia presenza di elementi delle cosmogonie ioniche, empedoclee e anas­
zione metodologica (Aristotle's Relation cit . , p. 1 ss.), vuoi nelle inter­ sagoree.
pretazioni particolari : riesce sforzato ad esempio - per restare in tema - 30. A quest'esposizione sono vicini due passi, che accolgono forse
il tentativo di dimostrare che Aristotele stesso si limita ad accostare fuoco anch'essi la cosmologia democritea attraverso Ecateo (efr. DK II 1 36,
e anima come analoghi (efr. pp. 1 54 n. 1 7 e 1 56 n. 23). 1 6 ss. e 1 37, 24), tanCe vero che sono riuniti col passe di Diodoro in DK,
28. Queste parole (Plut. Quaest. conv. VIII 10, 2, 735 A = 68 A 77) 68 B 5 : l'uno e tratto dal dialogo Hermipp us De Astra/agia, attribuito nel
s ono stampate a caratteri spaziati nei Vorsokratiker. A dire di Alberto secolo scorso allo scrittore trecentesco Giovanni Catrario (cfr. Alfieri,
Magno (De lapid. I 1 , 4 = 68 A 1 64) per l'atomista Ie pietre hanno un'ani­ At. , pp. 1 1 4 n. 284 e 1 87 n. 474), l'altro si trova in Tzetzes. Puo non essere
rna che muove « calorem intrinsecus materiae », rna a tale notizia, molto irrilevante che in entrambi la superficie terrestre scaldata dal sole produce
tarda, non si puo prestare troppa fede. membrane, che disseccandosi scoppiano e generano gJi animali.

1 76 1 77
Kpoc(n� e conoscenza
II processo di formazione del CPPo'Je:L'J

suscitare qualche dubbio , nel contesto che si e descritto acquista Democrito, insomma, ha dinanzi a s6 un'idea ampiamente
ora plausibilita e significato) . diffusa, cui aggiunge quella della mobilita, come piiI evidente
L a somma di tutti questi dati induce a d accettare, aggirando manifestazi one della vita impressa dall'anima al corpo (gli
la critica di Cherniss alle testimonianze aristoteliche, l'identi­ atomi dell' anima come quelli del fuoco - ricordiamolo -
ficazione democritea dell'anima col caldo, 0 meglio con atomi sono in quanto sferici anche mobilis simi) 3�. Nonostante il ri­
sferici che nella forma visibile di aria calda imprimono vita goroso meccanicismo del proprio sistema, quindi, il nostro
al corpo. Questa concezione ha del resto parecchi precedenti : autore si pone per quanta riguarda Ie questioni biologiche e
essa richiama anzitutto la connessione anassimenea fra anima fisiologiche sulla stessa linea degli altri presocratici. Egli riesce
e soffio caldo 0 respiro vitale 31 (sottolineata dal termine stesso a mantenersi fedele ai suoi peculiari presupposti, riconducendo
tfiux� , che significa tanto « anima » quanto « soffio »), che ri­ pur sempre la so stanza dell'anima aHa forma degli atomi, rna
troviamo in fondo nelle analoghe opinioni suI sorgere di son­ evita in questa campo un netto distacco dalla tradizione : e
no e morte di Parmenide (28 A 46, 46a, 46b) ed Empedoc1e cio e congruente con il suo modo di porsi di fronte ai problemi
(3 1 A 8 5) 32. Quanto alIa connessione fra caldo e vita, la ri­ della percezione e della conoscenza, di cui ho parlato nei capi­
troviamo in Anassimandro ( 1 2 A 1 1 , par. 6), Filolao (44 A 27) to Ii precedenti.
e nel llzpl mxp x(;)v, uno scritto medico datato comunemente
Se la psyche si puo concepire per Democri to come calda, se
alla fine del V secolo che, derivando da Erac1ito 1'importanza
del fuoco, ne fa l' arche della vita vegetativa e di quella sensi­ ne possono concepire anche l'eccessivo riscaldamento e raf­
bile. Quanto l'associazione di caldo e vita (e anche gioia e freddamento che ne rompono I'equilibrio con effetti negativi.
sollievo) sia familiare alIa cultura greca arcaica e jndicato Certamente, come ho gia detto, in quest'applicazione della
dottrina della krasis all'ambito conoscitivo Democrito si col­
dalla lingua stessa : il significato base di b tvw (<< conforta­
re ») e in Omero « riscaldare », e all'inverso XPU 6ZL<; significa, lega ad Empedode in funzione antiparmenidea. E probabile,
pero, che egli subisca anche direttamente l'infiuenza di Alcmeone
prima chc « terribile », « raggelante » 33.
(con cui ha stretti contatti in molti particolari della fisiologia
percettiva e nella localizzazione della funzione intellettiva del­
3 1 . Per la fortuna di questa concezione fino a Diogene d'ApolIonia l'anima - posta nel cervello, e non nel cuore come da Empe­
efr. W. K. C. Guthrie, In the Beginning: Some Greek Views on the Origins
of Life and the Early State of Man, London 1 957, p . 49 ss. In connessione dode -) nonche della letteratura medica del tempo, in cui
,

con questo fatto Guthrie nota, a p. 60, che non esi&te una concezione e largamente diffusa !'idea (di ascendenza alcmeonica) che Ie
veramente spirituale dell'anima fino a Platone ed Aristotele, essendo stati
costoro a familiarizzare la filosofia con la nozione deIl'essere incorporeo.
malattie sorgono da eccessi di cal do e fred do 35. Di rapporti
32. L'importanza del calore e implicata, bench!! in modo non {evi­
dente, anche nella spiegazione di sonno e morte data da Diogene d' Apol­
34. Questo elemento, esplicito solo in Democrito, e nondimeno pre­
Ionia (64 A 29 : ritirarsi parziale 0 totale dell'aria - calda - dalle vene) .
sente anche negli altri presocratici : e I'intensita di movimento a caratteriz­
Le teorie presocratiche su questi fenomeni presentano una certa omo­
zare la materia animata quando non c'e ancora distinzione fra materiale
geneiHl, essendo comune ad alcune di esse (quelle di Alcmeone - 24 A
e non-materiale (cfr. Guthrie, In the Beginning cit., p. 59).
1 8 -, Empedocle e Diogene) anche l'importanza del sangue, e a tutte
35. Cfr. AJf. 1 ; Lac. hom. 42 ; Morb. I 2; Morb. II 5, 1 1 ; Morb.
il fatto che il sonno e pradotto dall'agire parziale d'un meccanismo la
sacr. 1 4 ; Nat. hom. 2 ; Anon. Land. VII in. (Ippocrate ?) ; Ippone (Anon.
cui esplicazione totale da luogo alIa morte. Queste analogie ricordano
Lond. XI, 22 = 38 A l l ) ; Trasimaco di Sardi (Anon. Land. XI, 43) ; De­
queUe presentate dai presocratici nelle dottrine percettive, rna Ie spiega­
xippo di Cos (Anon. Land. XII, 8) ; Filolao (Anon. Land. XVIII, 8 44
zioni di sonno e morte rimangono abbastanza diverse fra lora, per cui e
=

A 27) ; Menecrate Zeus (Anon. Land. XIX, 1 8). Nel De morbo sacra que­
arbitrario cercare di combinarle in un sistema unico, come fa (con una
sti concetti sono riferiti proprio aHa salute mentale, attribuendo il turba­
ricostruzione che sarebbe del resto debole) Olivieri, op. cit., p. 1 20 s.
mento del cervello a un riscaldamento 0 raffreddamento operati rispetti­
3 3 . Cfr. P. Chantraine, Dictionnaire etymologique de la langue grecque,
vamente da bile e fiegma (efr. cap. 14 s.). Pur facendo posto anche aHa
I, Paris 1 968, s. vv. b:['I(!) ; y.puo�.

1 78 1 79
II processo di formazione del c:ppo\le;�\1 KpacrL� e conoscenza

fra i1 filosofo e la cultura medica contemporanea sono spia esempio, comprende un DEpt &v-&p6mo u c:pucno� (� DEpt O'!XP­
gia i termini m;p [&€P fLo� e 7t€p [�uXpo�, che si leggono nel x6�), il cui titolo e troppo simile a quello del noto scritto
De sensibus ed e possibile risalgano a lui stesso . Generalmente, di Polibo per non indurre ad un sia pur vago accostamento.
negli scritti medici gli effetti nocivi prodotti da caldo e freddo Fra Ie opere « non c1assificate » (&O'uv't'!XX't'!X) sono menzionate
' I , , , .... \ � ' I \
eccessivi sono espressi con composti di {mep- ({mep&€p [Lo�, A �'t'�!X� 7tEP � O'7tEPfL !X't'<UV Xc H C:PU't'<UV X!X � X!Xp7t<UV e A L't'�()(� 7tEp L
• u. I • I .1. •
U7t€Pv€P [L(X�VW, um:p'fuxpo�, U7t€p 'fUXW,
,I. ' ecc. ; e SI. penSI. a1- �<l><Uv AB r . Fra i libri « tecnici » ('t'EXV �x &) l a XII tetralogia
l'{m€p�OA� &€p [L(h'YJ't"o� � �uXp 6't"'YJ't"o� del frammento di A1c­ da i titoli ilp 6yv<UO'L�, ilEpl a�()(£TIJ� � ��()(�'t''YJ't'�x6v e 'I'YJ't'pLx1j
meone), ma anche gli analoghi composti con 7t€p [- vi YV6>fL'YJ . Si aggiunga il fatto che l'aneddotica presenta Demo­
sono attestati : in Epid. I 1 8 O(.xP€(X 7t€p (�uXP(X sono fra i crito come amico di Ippocrate (Diog. L. IX 42 = 68 A I) 0
vari sintomi (e si noti la natura della malattia) della frenite ; suo maestro (Suid. s. v. = 68 A 1 0) : quest'invenzione e proba­
7t€p [�u ��� si legge in Prorrh. I 1 34 ; 7t€P��OXW in Epid. I 26 bilmente connessa con la presunta lettera di Democrito a Ippo­
y' , Epid. III 1 7 (x' e Coac. 1 76. crate 7tEpt c:p u O'�o� &v-&p6>7tOU (posta da Diels fra Ie imita­
Penso inoltre che il passo teofrasteo sulla spiegazione de­ zioni : 68 C 6), ed e verosimile che alla base di tutto questo vi
mocritea del phronein sia solo un riflesso parziale, benche ri­ sia una suggestione da reali interessi di Democrito. La tradi­
levante, di un'adesione aHa nosologia a1cmeonica che si inse­ zione, del resto, attribuisce a quest'ulLimo, can sufficiente cre­
risce in un contesto ben piiI esteso, in corrispondenza con in­ dibilita, determinate opinioni su questioni fisiologiche, embrio­
teressi medici non estemporanei, bensi ampi e specifici 36. Di logiehe, biologiche. In a1cuni easi queste notizie permettono
cia sono indizio anzitutto a1cuni titoli di opere di Democrito, addirittura di ricostruire qua1che suo influsso attivo su luoghi
tramandati nel catalogo di Trasillo 37. La IV tetralogia, ad di opere del Corpus Hippocraticum, e eerto e questo un fatto
importante, che mette in maggior luce il suo impegno in que­
teo ria pneumatica di Diogene d'Apollonia e al filone culturale che con­ st'ambito, ma la scarsita delle testimonianze di fronte alla
sidera bile e fiegma, l'autore del trattato si rinl nel nocciolo stesso della
propria ispirazione alIa concezione nosologica alcmeonica : e questa che, complessita di eerte questioni deve per 10 piu trattenere dal­
applicata al cervelIo, gli consente una spiegazione assolutamente razionale l'esagerarne la portata, come a volte, inveee, si e tentato di
e naturale deIl'epiIessia, contro la credenza tradizionale e superstiziosa che fare. Well mann, ad esempio, da un lato ha sottolineato giu­
sia una malattia di misteriosa origine divina.
36. E tuttavia, nella specificare a livello psichico la valorizzazione stamente la dipendenza dell'autore dei trattati cnidi ilEpl
a1cmeonica degli aspetti di equilibrio e squilibrio dell'organismo, l'opera­ yov-Yj�, DEpt c:puO'�o� 7t!X�a£ou e DEpt vouO'<Uv IV dalle tratta­
zione di Democrito si avvicina a queIIa dell'autore del De morbo sacro
(efr. n. precedente) : parallelismo che appare ancor pili evidente se si pensa
zioni embriologiche democritee (Ie vaste testimonianze sulle
che ambedue gli scrittori derivano da A1cmeone l'identificazione della sede quali - efr. 68 A 140- 1 5 1 - concedono effettivamente una
della conoscenza nel cervelIo, e che e indice, se non di contatti fra di essi, certa plausibilita a tale conc1usione), ma ha poi forzato questa
almena di una comune matrice culturale.
37. L'autenticita del catalogo di TrasiIlo (tramandato a sua volta da tesi in piu punti 38. Analogamente, non si puo negare ehe la
Diog. L. IX 46-49 =68 A 33) e stata variamente contestata, e certo esso
comprende anche la letteratura pseudepigrafa che si collega al nome di
Democrito, dal III secolo a. C. in poi, in ambiente alessandrino : cfr. 3 8 . Cfr. M. Wellmann, Spuren Demokrits von Abdera im Corpus
M. Wellmann, Die Georgika des Demokritos, « Abhandlungen der Kgl. Hippocraticum, « Archeion » 1 1 (1 929), p. 297 ss. Plausibili sono Ie pro­
Pr. Akad. der Wiss. in Berlin », Phil.-hist. Klasse, 1 92 1 , n. 4, p. 3 s. ; poste di ricondurre a Democrito Ie spiegazioni - che si leggono nei trat­
1. Hammer-Jensen, Pseudo-Demokrit, in R.E. Suppl. IV, coli. 2 1 9-223 ; tati in questione - della nascita dei gemelli (Spuren cit., p. 304 s. : 68 A
Alfieri, At., p. 71 n. 1 1 3. Ma poiche e quasi sempre impossibile decidere 151 = Nat. Puer. 3 1 ), della determinazione del sesso (p. 306 : 68 A 1 43 =

se Ie opere di cui abbiamo solo il titolo (ed e purtroppo il caso di quelle Nat. Puer. 3 1 ; si tratta a dire il vero della dottrina gia aIcmeonica del­
mediche) siano autentiche 0 no, Ie ricordo almena come rifiesso indica­ nmxp ch·e:�1X 'rWV (J7te:P[LcX-rwv, efr. 24 A 1 4), della provenienza del seme
cativo di interessi di Democrito, che sono confermati con maggior sicu­ (p. 306 s. : 68 A 141 = Genit. 4, 8, 1 1 ), dell'ordine di formazione delle
rezza per altre vie. parti dell'embrione (p. 3 1 0 : 68 A 1 45 = Nat. Puer. 1 5), del modo d'alimen-

1 80 1 8]
II processo di formazione del <PP0'le:'t\I
Kpii(O"�� e conoscenza

Lesky abbia dato un contributo positivo, additando nella con­


cui Ie basi di questa possono essere state poste dalla dottrina
cezione atomistica della materia Ie premesse di quella teoria
anassagorea della materia, mentre quella democritea puo avere
pangenetica sull'origine del seme, che lungo il V secolo si op­
contribuito al suo sviluppo ulteriore.
pone e finisce per prevalere (in particolare nel lls p t &e p wv,
Ancor pili discutibile e Ia proposta, avanzata da parecchi
M&''t"wv, 't"67twv) sulla pili antica teoria encefalo-mielogena, pro­
studiosi 41, di ricondurre all'impostazione meccanicistica e al
veniente dalla cerchia medica pitagorico-crotoniate (l'idea del­
senso della causalita della natura del sistema atomistico Ia
l'infinita numerica e delle differenze di forma degli atomi per­
metodologia stessa di molte opere ' ippocratiche ' . Le basi di
mette infatti di concepire il seme come un aggregato che ri­
quest'ultima si possono invece rintracciare nel carattere pecu­
produce con precisione - a livello microscopico - e trasmette
liare della techne medica stessa, che anzi e stata a volte in­
al futuro organismo ordine, forma e posizione delle molte­
fluenzata negativamente dal razionalismo aprioristico della filo­
plici caratteristiche genitali e somatiche dei tess uti di prove­
sofia presocratica (contro cui si scagliano infatti gli autori del
nienza) 39 : ma e anche vero che gia Ie omeomerie di Anassagora
costituiscono un possibile presupposto teorico per l'idea che
ITEpt &.PXIYL'I)C; �'I)'!p�x. !fj c;, cap. 1 , 0 del I1Ept cpucnoc; &.v-&pw­
nOl), cap. 2). Se un'influenza positiva c'e stata, e arbitrario
il seme contiene gia tutte Ie parti del futuro organismo 40, per
circoscriverla a un'unica personalita : e altrettanto Iegittimo, per
tazione di questo (p. 3 1 2 : 68 A 1 44 = Nat. Puer. 1 5), ecc. Non ha basi fare un esempio, ricercare gia in Empedocle quel procedere
invece il tentativo (p. 3 1 7) di dimostrare una dipendenza analoga per la per analogie, con inserimento del fatto singolo in un quadro
motivazione data in Nat. Puer. 18 della formazione pili precoce del feto generale di nessi causali, che caratterizza tutta la scienza pre­
maschile, che per Democrito non e atfatto attestata ; del tutto congetturale
e anche l'ipotesi (p. 3 1 8) che per quanto riguarda il sistema circolatorio socratica 42.
il medico cnidio attinga ad Alcmeone attraverso Democrito. Generici Benche Democrito, i cui interessi sono testimoniati tanto
sono poi altri punti di contatto rilevati daUo studio so (p. 3 1 9 ss.), e in­
fine Ie analogie fra l'embrione e la pianta che egli riconduce (p. 322 ss.) ampiamente da costituire una parte non marginale della sua
a Democrito possono risalire ad Empedoc1e, come sostiene in una detta­ opera, abbia certamente esercitato a1cuni influssi 43, questi de­
gliata analisi O. Regenbogen, Eine Forschungsmethode antiker Natur­ vono essere stati isolati e specifici. Le cose stanno un po'
wissenschaft, « Quellen und Studien zur Geschichte der Mathematik,
Physik und Astronomie », Abt. B, Band I, Heft 2 (1 930), p. 1 7 1 ss. diversamente per concezioni quali Ia conversione del nomos
39. Cfr. E. Lesky, Die Zeugungs- und Vererbungslehren der Antike
und ihr Nachwirken, « Abhandlungen der Geistes- und Sozialwissenschaft­
lichen Klasse der Akademie der Wissenschaften und der Literatur in n. precedente) che la teoria pangenetica sia presente gift in Alcmeone,
Mainz » n. 19, Wiesbaden 1 950, pp. 9 ss. ; 1 3 S8. ; 70 ss. Per molto tempo mentre in questa senso Ie argomentazioni della Lesky sono senz'aItro
gli studiosi hanno ritenuto, in base al controverso passe di Censorino 5, convincenti .
2 (24 A 1 3), che la teoria pangenetica risalisse allo stesso Alcmeone 41 . Cfr. ad es. M. Wellmann, Spuren cit . , pp. 303 s. ; 3 1 9 s. ; 324 s. ;
(efr. M. Wellmann, Die Schrift IIe:pt tp'ij� '1ova-ou des Corpus Hippocra­ H. Diller, Wanderarzt cit. , p. 43 ss., e recensione di M. Pohlenz, Hippokra­
ticum, « Archiv fUr Geschichte der Medizin » 22 [1 929], p. 299 ; H. Diller, tes und die Begriindung der wissenscha/tlichen Medizin e Hippokratesstudien,
Wanderarzt und Aitiologe. Studien zur hippo Schrift II .a..u.",., « Philolo­ in « Gnomon » 1 8 (1 942), p. 82 ; W. Nestle, Hippocratica, « Hermes »
gus » Supp!. XXVI 3, Leipzig 1934, p. 58 ; M. Pohlenz, Hippokrates und 73 (1 938), p. 36 ss.
die Begriindung der wissenschaftlichen Medizin, Berlin 1938, p. 38 n. 3 ; 42. Cfr. Regenbogen, op. cit. , p. 1 45 ss.
ecc.). La Lesky, Die Zeugungs- cit., p. 1 2, e Alkmaion bei Aetios und Cen­
43. Che non si limitano a quelli gift notati : cfr. Diller, Wanderarzt
sorin, « Hermes » 80 (1 952), p. 249 ss. , ha invece reinterpretato il passe
cit. , pp. 1 1 2 (raffronto fra l'idea democritea che sotto l'azione dei venti
in questione, mostrando che Censorino erra nel contrapporre anche Alc­ caldi gli embrioni abortiscono facilmente - 68 A 1 52 -, e luoghi ana­
meone, assieme a Democrito e Anassagora, all'idea dell'origine encefalo­ loghi del De aere, cappo 3 e 4, e del De morbo sacro, cap. 1 3) e 62 sS. (col­
mielogena del seme (di cui indica come rappresentante il solo Ippone),
legamento del rapporto fra situazione termica climatica e state delI'anima
e che e pili degna di fede la testimonianza di Aet. V 3, 3, secondo la quale
istituito nel cap. 23 del De aere con quello analogo descritto nel par. 58
Alcmeone considera il seme tYXe:<p tXAOU [LZp0C;.
del De sensibus) ; M. Wellmann, Asklepiades aus Bithynien von einem herr­
40. La puntualizzazione e di M. Pohlenz, Nomos und Physis, « Her­
schenden Vorurteil be/rei!, « Neue Jahrbiicher fUr das klassische Alter­
mes » 8 1 ( 1 953), p. 436 s., che pero ribadisce l'opinione (efr. loco cit. nella
tum » 21 (1 908), p. 687.

1 82
183
II processo di formazione del CPPOVELV KpiXO'L<; e conoscenza

in physis su cui si fonda il cap. 1 4 del De aere 44, 0 la valoriz­ zione della dottrina dei sapori. In quest' ultima (estesamente
zazione dei fattori di chreia e sympheron che e presente nei conservata nel De sensibus) e notevole 10 sforzo compiuto da
trattati chirurgici (Fratture, Articoiazioni, ecc.) e in quello sul­ Democrito per ancorare determinati processi fisiologici ai fon­
l'Antica Medicina, perche negli spunti di tipo antropologico damenti del sistema (spiegandoli come effetti delle forme ato­
dell'eta presocratica Democrito appare effettivamente un'au­ miche, cioe nel modo per lui piu oggettivo possibile). Nello
torita di importanza primaria : ma anche in questo caso sara stesso tempo, pero, egli sembra usare una terminologia vicina
pili prudente limitarsi a notare una comunanza di atteggia­ alla maniera in cui i testi medici descrivono Ie conseguenze
menti culturali. Ai fini di questa discussione, d'altronde, im­ provocate nell'organismo da un'alimentazione scorretta. Estre­
porta soprattutto constatare che l'atomista ha con la medicina mamente indicative in tal senso sono Ie parole relative al­
, ippocratica ' un fruttuoso rapporto di dare e avere, per cui l' o i;u�, al par. 65 (a�a ••• "t"1)v ap�fLunrt'a '1:'axu xat 7t cX.V't'Yl a�a­
la sua spiegazione meramente fisica del pensiero non appare Me:O"'&aL, '1:'paxuv a' ()v't'a xal Y<UVWe:La1j O"uv cX.ye:�v xal O"uO"7tiiv'
pili un fatto isolato ne atipico, bensi coerentemente inserito atO xal .& e: P fL a � v e: � v '1:'0 O"&fLa xe:v 6't"'IJ'1:'a� tfL7tO wuV't'a'
in un ampio contesto di interessi fisiologici, di cui la psicologia fLal\LO"'t'a
' -,. yap
' C\. e: P fL a 'L v e: 0" 'IT
v' C\. a L '1:'0' 7t1\e:LO"'t'OV
-,.
� e:xov
" xe:v 6 v),
e parte integrante. e al ap�fLu�, al par. 67 ('t'1i 't'paxu't'"I)'t'� .& e: P fL a � v e: L v Kal
aLaxe:�v a�a 't'0 fL�XP OV dw,(� xal 7te:PLqJe:p1j xal y<uv�oe:� a1j).
E altresi importante osservare che, pur nascendo con De­ Queste considel azioni permettono di capire quella ricerca di
mocrito una divisione fra scienze speciali (e il primo filosofo a ragioni tanto oggettive (forma degli atomi degli aistheta)
dedicare scritti particolari a singoli problemi), egli Ie sa ancora quanta soggettive (disposizione dell'individuo che recepisce gli
inserire in una visione unitaria. I1 punto di vista atomistico , aistheta) per i processi sensibili, che a Teofrasto appare come
infatti, e costantemente presente nelle sue trattazioni fisiolo­ una contraddizione di fondo nella psicologia democritea (De
giche e biologiche : dall'impostazione meccanicistica dell'em­ sens. 68 ss.). In realta Democrito tenta consapevolmente una
briologia (nell'assimilazione del seme a un aggregato atomico, ardua sintesi fra l'esigenza di fondare oggettivamente i feno­
per cui efr. specialmente 68 A 1 4 1 e 1 5 1 ) ; alIa particolareg­ meni bio-fisiologici (e che anche Ie percezioni siano consi­
giata spiegazione del formarsi delle coma in certi animali, derate tali si manifesta nel modo pill evidente nel caso del
con l'insistenza sulla necessita che i condotti corporei abbiano gusto) nei termini in cui 10 richiedeva l'atomismo, e il bisogno
grandezza appropriata al passaggio dei flussi umorali che di dare importanza all'aspetto soggettivo dell'organismo sen­
stanno aHa base del processo (efr. 68 A 1 53- 1 55) 45 ; all'imposta- ziente (anche se il secondo aspetto e nei fatti trascurato ri­
spetto al primo, come ho notato nel capitolo precedente a
proposito del gusto). Una conferma a questo giudizio possono
44. Anehe questa eontatto (cfr. 68 B 33) e stato notato da Diller,
Wanderarzt cit., p. 57 ss. , e reeensione cit . , p. 82. Per una valutazione dare Ie parole con cui 10 stesso Teofrasto (par. 64) osserva
recente del problema efr. A. Roselli, La chirurgia ippocratica. Saggio in­ che secondo Democrito �'t'L a' CX1hou� (sc. gli uomini) fLe:'1:'O:-
troduttivo e traduzioni, Firenze 1 975, pp. LUI n. 8 e LIV ss.
45. Per l'autentieita delle testimonianze fomite in proposito da
BHano (e provenienti forse dalle At'dO(� 1t"EpL �4>U)v di Demoerito, efr.
apparato di DK II, 1 25) efr. A. Dyroff, Demokritstudien cit . , p. 27, e spe­ II 1 26, 36 - che e probabiIrnente sua), rna e gia a conoscenza del fiegma,
cialmente Ober die Abhiingigkeit des Aristoteles von Demokrit, « Philo­ se si accetta (come generalrnente fanno gli studiosi) la notizia data da
logus » 63 (1 904), p. 45 ss. : dalle parole di Bliano risulta un'impostazione Sorano a questo proposito (68 A 1 59) . Anche ruso dei verbi XWEW, O'up­
materialistica del tutto analoga a quella attestata sia da Aristotele per Ie PEW, O'UQ"1teXw nella trattazione dei sapori, di cui si dira fra breve, fa pen­
ricerehe zoologiche di Democrito (68 A 143 ss.), sia nel De sensibus per la sare alla terrninologia pili tardi irnpiegata per la rneccanica urnorale in
sua descrizione dell'occhio e dell'orecchio. Democrito parla genericamente alcuni trattati cnidi (efr, J. Jouanna, Hippocrate. Pour une arche% gie de
di tX[L&� e uy p ov (vedi pero l'espressione i:1t"[ppo�O( ,wv XUfLwV - DK /'ecole de Cnide, Paris 1974, pp. 1 44 ; 238 ; 294 n. 1 ; 350 u. 2).

1 84 1 85
II processo di formazione del cp poverv

� aAAe:w 't'71 xp�(m 46 xa't'a 't'a 7tOC%Y) xal 't'ae; �A�x(ae;' � xal
cpct.ve:p ov c1Je; � 8�oc%e:G"�e; a�'t'Lx -'t'-Yje; cpav't'acr(ae;.
"l (J. , CbCAWe; !LEV o i5v
, � ' (l � " '" • Tomiamo ora al par. 58 del De sensibus : 7tZpt 8e 't"ou tppo­
7te:p L 't'wv a�G"'IJ"Y)'t'wv ou't'w oe:LV u7to"afLt--' ocve:�v. ou" fL'YjV oc"',
' "l "l '

" " " "l "l ' , ' (l - , vdv &7tt 't"o('J"ou't"ov dp1jxzv ()'t"L ytvZ't"O:: L ('J"\)!-l!-lz't"p<.UC;; &xou('J"1jC;; 't"�C;;
WG"1Ce:p Xct.� 't'a oc""a Xct.L 't'ct.u't'a OCVCl't'�'IT'YjG"L 't'o�e; G"X'YjfLaG"L. Va

�\)X�C;; !-lz't"Ot 't"�v x(v1j('J"w. &Otv ae 7tZp£.&zp!-l6c;; 't"LC;; � 7tZp (�\)XPOC;


qui notato il concetto di Xp1j G"Le; (che come si e visto e di
YZV1j't"O:: L , !-lz't"O:: AAocnzLv tp1j('J"t X't"A. La lezione manoscritta fLz't"Ot
chiara origine medica), ribadito poco dopo dal termine 8�oc­
't"�v X(V1j('J"W e stata corretta da Schneider in xo::'t" Ot 't"�v XpiX('J"LV :
%e:G"Le; 47 : gli effetti degli aistheta sono messi costantemente in
congettura accolta nei Vorsokratiker da Diels, che la modifica
relazione con il carattere dell'organismo individuale.
in xo::"t' Ot TIjv Xp:rj('J"LV per conformarla al linguaggio ionico che
Del tutto analogo e l'atteggiamento che sta alla base della
dev'essere stato impiegato da Democrito ; e cosi leggono per
spiegazione del pensiero, come chiarisce l'inizio del par. 72
10 pill gli studiosi 48. Forse cia deriva dall'esigenza di confe­
del De sensibus : nel considerare Ie qualita sensibili relative
rire maggior coerenza e compattezza aHa spiegazione che De­
Democrito « sembra aver seguito coloro che fanno dipendere
mocrito da del phronein, sotto l'infiuenza da un lato delle
il pensiero da un'alterazione corporea, opinione che e anti­
parole &('J""t'z <po::v zp 6v, ()'t"L 't"?i XP OC('J"ZL 't" ou ('J"6>f'.O::"t' OC;; 7tOLZ!: "t'o
chissima : tutti gli antichi infatti, poeti e filosofi, spiegano il
<ppovz!:v (Pill sotto, nella stesso paragrafo) e o:: u't"OOC;; fLz"t'O:: � rXA­
pensiero in relazione alla nostra disposizione (XCl't'a 't'�v 8�oc­
AZLV "t'?i Xp�('J"ZL Cal par. 64), e dall'altro delle teorie, analoga­
%e:G"w) ». Mi pare evidente il riferimento finale a Parmenide
mente fondate sulla krasis corporea, di Parmenide e soprat­
ed Empedocle, in cui ho individuato i precedenti filosofici
tutto di Empedoc1e. Si e voluto inoltre espungere l'elemento
principali della concezione democritea dell'origine corporea
della X(V1j('J"LC;; che, introdotto per cosi dire ex abrupto, pre­
dell'intelligenza. Ma e soprattutto all'impostazione concreta­
senta notevoli problemi d'interpretazione e inserimento nel
mente fisiologica del secondo che Democrito si avvicina : e
contesto . Ma credo che questa rimanga coerente anche accet­
non a caso la menzione della 8�oc%e:G"Le; nel passo appena citato
tando la lezione manoscritta : il fattore della krasis non perde
rinvia aIle strette relazioni riconosciute fra Democrito e alcuni
percia la sua importanza, ed e possibile dimostrare che la
testi medici, Ie quali permettono di apprezzare la grande coe­
espressione [Lz"t'Ot TIjv X(V1j('J"LV, lungi dall'essere incomprensi­
renza della sua assimilazione dell'anima col caldo (che poteva
bile, fornisce qua1che elemento ulteri ore al chiarimento del
sembrare un semplice omaggio alla tradizione da parte di chi
processo da cui il phronein trae origine e ne evidenzia ancor
per altri versi tanto se ne distaccava), a tal punto che i diversi
meglio la coerenza con Ie premesse atomistiche.
gradi di conoscenza corrispondono aIle sue reazioni fisiologi­
Gia pill studiosi hanno difeso con giuste motivazioni i1 te­
che e termiche. Ma nella stesso tempo e probabile che Demo­
sto dei codici. Zeller, ad esempio, basandosi sull'identifica­
crito, come e solito fare per gli altri problemi di questo tipo,
zione fra psyche e fuoco di cui da notizia Aristotele (e che egli
tenti di conciliare questi concetti con i postulati. atomistici :
d'altronde accetta senza i problerni a noi sollevati dalle acute
sara cioe una certa disposizione degli atomi dell'anima a per­
obiezioni di Chemiss), intende il passo nel senso che se il
metterne il caldo equilibrato, cosi come sara uno sconvolgi­
m 0 v i m e n t 0 indotto dalle impressioni esteme fa si che
mento di tale disposizione a produrne gli scompensi termici.
l'anima raggiunga una giusta temperatura, il suo pensiero
46. La frase e stampata a earatteri spaziati nei Vorsokratiker e nel­
sara sano ; se invece, per detto movimento, essa diventa troppo
l'edizione di Stratton.
47. II t ermine 8�&.%ecr�c; e attestato nel Corpus Hippoeratieum, ben­
ehe non troppo frequentemente ; efr. Vet. med. 6 s. ; A lim. 3 4 ; Praee. 7, 48. Anehe Stratton nella sua edizione del De sensibus.
9, 1 3 ; Dieb. iudie. 1 0 ; Morb. III 1 5 ; Oct. 12. II eoneetto che esprime ha
comunque un'importanza basilare.
187
1 86
II processo di Jormazione del cppovs!v

calda 0 troppo fredda, il pensiero sara inesatto. Conferma tutto da Philipps on, che accosta it passo di Teofrasto, per i
quest'interpretazione il fatto che a cru[L(.Le'C'pcuc; �xe�v si con­ concetti di simmetria e del suo contrario, al ruolo privilegiato
trappone 1tep£&ep[Loc; y£vecr&a�, non dva� : 10 state dell'ani­ che ha nell'etica democritea !'ideale dell'equilibrio in vista del
rna, in altre parole, corrisponde a una situazione dinamica raggiungimento dell'euthym ie 52. Ha un'estrema importanza in
creata sostanzialmente dal moto impresso ai suoi atomi dagli questa connessione il fro 1 9 1 dell'atomista : &V.&p6>7totat yocp zu·
' ,r,
eidola sensibili 49. Ma Zeller ritiene anche che questi pre­
Cl.
vUfLt'Yj I
YLVE1'OCt fLE1'p t 0" 1''Yj1't 1'EP'l'LO� XOCL' ()"t" tOU O'ufLfLz1'P L1I) ' 1'OC' 0'10'
... ... '
'ZI\I\Emov1'OC , < (), ' ... ... ' ... - XOCL, fLEYOC·,
supposti non spieghino con sufficiente chiarezza la distinzione XOCt U7tEPt" OCl\l\ov1'oc fLE1'oc7tm1'EL\I 't'E CPLI\EL
fra conoscenza razionale e sensibile (relativamente all'origine, AOC� XtV�O'toc� efL7tOtE'i:\I 1'� r./JuX�. oct a' ex fLEYOCACU\l atocO''t''YJ fL &'·
,
't'CU\l Xt\lOUfLE\lOCL -
1'CU\l ,r.
'l'UXECU\l ' 1(
Ou1'E , Cl. '
EUO''t'OCvEE� "
ELO't\l "
OU't'Z " Cl.
EUVUfLOL
perche la loro differenza di valore non e messa in dubbio),
giudicando inverosimile l'idea che ogni percezione sensoriale X1'A. Un fatto come la tranquillita dell'animo (che con nostri
turbi la simmetria dell'anima e di conseguenza il pensiero . Que­ termini diremmo tanto ' spirituale ' quanto il pensiero) e qui
sta difficolta perc svanisce di fronte agli argomenti di Guthrie, ricondotto alla condizione di quiete materiale, che un compor­
che sostiene la lezione dei codici attraverso un confronto col tamento misurato permette agli atomi costitutivi della psy­
fr. 125 dell'atomista, secondo il quale il pensiero riceve i suoi che 53. Al contrario, i violenti m 0 v i m e n t i provocati in
dati dai sensi : la sensazione ' disturba ' si l'anima, rna e proprio essa dagli eccessi (il troppo poco e il troppo) sconvolgono la
l'agitazione di questa a trasmettersi alIa propria parte encefa­ serenita dell'individuo 54. Poiche del tutto analoga e la situa·
lica, disponendola ad un equilibrio che e pensiero. II disturbo
creato dalla sensazione, elemento fondamentale individuato da
a dire il vero di leggere xomx TI)v x[v'1)ow, come gia congetturato can
Zeller, si giustifica cosi - contro i suoi stessi dubbi - non molte esitazioni da Zeller (cfr. ZM, I 5, p. 243 n. 65) : congettura di cui
solo come anteriore, rna addirittura come necessario all'equili­ ha dimostrato l'inutilita iI richiamo di Guthrie al fro 125, il Quale chiarisce
che l'equilibrio dell'anima si costituisce dopo, e non durante, iI movi­
brio dell'anima, che non e detto che incessantemente non si menta delle sensazioni.
rompa per incessantemente ricostituirsi 60. 52. Cfr. R. Philippson, recensione di C. Bailey, The Greek Atomists
Altre osservazioni di rilievo sono venute da Hart (che ri­ and Epicurus, in « Gnomon » 6 (1 930), p. 466 sS.
53. Anche altri frammenti etici, nel sottolineare l'influenza degli
prende grosso modo l'interpretazione zelleriana, rna la integra eccessi fisici sull'equilibrio morale (efr. fro 235) 0 viceversa il fatto che un
richiamando il fatto che Democrito postula un &yxecpaAoc; cedimento smodato aIle passioni corrompe la salute dell'organismo (cfr.
frr. 234 - degno di nota il termine &'xprt.cr['Y) in connessione con l'ani­
e:6xpa'C'o.:; come condizione di un udito acuto 61) , e soprat- rna - e 1 59), mettono in luce come l'anima, considerata per cosi dire
come un organo del corpo, risponda con reazioni del tutto materiali a
49. Cfr. ZM, I 5, pp. 228 ss. e soprattutto 242 ss. Secondo Zeller, determinati stimoli esterni . E questo materialismo etico non impedisce
a dire il vero, il motivo della krasis e addirittura un'ilIazione di Teofrasto, a Democrito l'idea intellettualistica che l'uomo, grazie ad un retto uso
introdotta con un thaTs cpIXvsp 6v (OT� T'li xp &as� TOU a6>(LIXTO� 7tO �sr TO della ragione, possa resistere aIle passioni : si rammenti il fro 236 (&utLiil
cp p ovdv) che denoterebbe appunto la matrice teofrastea del passo : mentre tL &X€cr&rt.� [If;V Xrt.A€1t6v · &.v ilpo� ilf; xprt."re€�v €0AOY[cr"rou), la cui pole­
dovrebbe essere ormai indubbia l'estrema rilevanza che ha in questo mica con la cIausola pessimistica del fro 85 di Eraclito (&utLii> tL&X€cr&rt.�
il concetto di krasis, anche a prescindere dal problema testuale presente Xrt.A€1t 6v· 8 ya.p �v &eAYl , lji u x'ij� WV€r"rrt.�) non indica un mere « ra­
nelle prime righe. zionalismo utilitaristico » (Alfieri, At., p. 264 n. 665), rna anzi un nobile
50. Cfr. Guthrie, History, II, p. 452 s. La spiegazione proposta da atteggiamento di fiducia nella ragione, che trova degno riscontro nella
Guthrie e forse gia adombrata nell'interpretazione (peraltro sintetica e gnoseologia. Con un'impostazione assolutamente analoga - come si
generica) che del passo in questione da Siebeck, op. cit . , I 1 , p. 1 29, accet­ chiarira nel prossimo capitolo - anche la teoria della conoscenza va al
tando Ia lezione (LSTOC TIjv x(v'IJa�v e scrivendo che Democrito ricon­ di la di un sensismo che pure e perseguito con estrema fedelta aIle pre­
duce il pensiero « auf ein normales und innormales VerhaItniss der Seele messe materialistiche.
in ihrer Wechselwirkung mit den Aussendingen » (corsivo mio). 54. Gia G. Vlastos, Ethics and Physics in Democritus, in Studies
5 1 . Cosi appare daI par. 56 del De sensibus : cfr. G. Hart, Zur Seelen­ Pres. Phil. cit., II, p. 383 ss. (l'articolo era uscito inizialmente su « Phi­
und Erkenntnislehre des Demokrit, Leipzig 1 886, p . 22 s. Hart propone losophical Review » 54 [1 945], pp. 578-592, e 55 [1946], pp. 53-64), no-

1 88 1 89
II processo di formazione del cppo\le;!\1

zione descritta nel paragrafo teofrasteo, anche phronein e allo­ IV


phronein saranno prodotti, prima che da sbalzi di temperatura
dell'anima, da trasformazioni nell'intensita di movimento dei La teoria del la conoscenza
suoi atomi .
La natura del contesto teofrasteo, che descrive una situa­
zione dinamica, la puntualizzazione del molo delle sensazioni,
nonch6 il parallelo con la valorizzazione di un concetto ana­
logo in ambito etico, dovrebbero convincere dell'accettabilita
e, pili, dell'opportunita di un elemento quale la kinesis del­
l'anima all'interno del passo discusso. Alcune testimonianze,
I. Premessa : e legittimo parlare per i presocratici
per la verita, isolano l'aspetto del calore dell'anima (per es.
di una teo ria della conoscenza ?
67 A 34 ; 68 A 106 ; ecc.) oppure quello della sua mobilita
(per es. 68 A 104, A 1 04a ; B 19 1), senza porli in esplicita con­ Ne1 1 935 un libretto di H. Langerbeck 1 su Democrito ha
nessione. D'altra parte, in eta presocratica la mobilita e vista fatto molto scalpore fra gli studiosi di filosofia antica. L'autore
come elemento caratterizzante della materia animata (man­ si concentra sull'atomista come suI caso in cui si manifesta
cando una netta distinzione da quella inanimata) tanto quanto pili evidente un'abitudine di attribuire ai presocratici delle ri­
il calore 55, come chiariscono proprio per Democrito i due flessioni suI conoscere umano, che sarebbero per loro assolu­
passi aristotelici (67 A 28 e 68 A 101) che collegano sia l'uno tamente impossibili. Sostenendo infatti che i presocratici si
che l'altro fattore alIa forma sferica degli atomi psichici. Cio pongono il problema del rapporto col mondo in termini uni­
puo confermare definitivamente l'ipotesi che siano l'accresci­ camente fisici e ignorano qualsiasi senso di soggettivita, Lan­
mento e la diminuzione della mobilita dell'anima a determi­ gerbeck smonta puntigliosamente tutte Ie interpretazioni che
name il maggiore 0 minor calore. tenderebbero ad individuare in testimonianze e frammenti un
interesse gnoseologico. La tesi di fondo di questo lavoro (per­
tava nel fro 1 9 1 la connessione fra stabilita fisica (dell'aggregato atomico seguita non senza forzature e ingenuita) e che la coscienza
dell'anima) e morale, per sottolineare pero nel nostro passe la conce­ della distinzione di percezione e pensiero, e il problema della
zione della krasis (accettando nello stesso ..tempo la superf'lua correzione
xor:riX TI]\I xp'ijow) . relazione soggetto-oggetto, sarebbero stati proiettati sui filo­
55. efr. sopra, p. 1 79 e n. 34 ibid. sofi del VI e V secolo - senza alcuna reale fondatezza -
dalla dossografia posteriore. Tale approccio e sterile, perche
si esaurisce in un gioco filologico che, per quanto a volte
acuto, risulta aprioristicamente subordinato all'idea che gli in­
teressi dei presocratici siano rivolti non prevalentemente - come
sarebbe giusto sostenere -, rna esclusivamente alla sfera ogget­
tiva esterna 2.

1 . H. Langerbeck, Ll 6 � �c; &mpuO'!lL1l . Studien zu Demokrits Ethik und


Erkenntnislehre, « Neue Philologische Untersuchungen », H. 10, Berlin
1 935.
2. Cfr. ad esempio, op. cit., p. 44 ss., Ia rassegna suII'uso dei termini
OdO'.&&.vEO'.&tn e vodv nei presocratici. Interessanti (non solo daI punto

1 90 1 91
La teoria della conoscenza Premessa

In realta, neUe descrizioni presocratiche dei processi percet­ umano e divino rivela, aeeanto alla eoscienza dei limiti del
tivi si riscontrano facilmente tratti che alludono ad un'azione eonoscere umano, la eonsapevolezza ehe l'uomo puo andare
del soggetto nella sensazione, anche se per rilevarli occorre oltre i dati sensibili, grazie alia propria eapaeita di costruire
una decifrazione del modo timido e ancor rozzo, dei termini una conoscenza attraverso indizi visibili 0 't'e:XfL�PtQ(. (24 B 1).
peculiarmente fisiologiei, in cui quell'azione e espressa. Ho gia La coscienza dell'importanza della ricerea 3 basata sull'espe­
discusso di queUe che ritengo testimonianze innegabili del sor­ rienza costituisee una delle eostanti della seienza presoeratiea
gere gia nel V secolo d'una forte attenzione per il variare (non a easo se ne rintraccera un'eco signifieativa alla fine del
della percezione da un individuo all'altro. Si pensi al raggio cap. 1 - di carattere metodologico - del trattato ippocra­
visivo di Empedoc1e, 0 ad a1cuni interessanti tratti delle dot­ tieD sull ' Antica Medicina). Ma un'altra costante e data dal­
trine percettive anassagoree, 0 all' apotyposis di Democrito : l'esigenza di sottoporre i dati sensibili a un accurato esame
non credo che Teofrasto e i dossografi ci diana un'impressione critico, in un equilibrio fra sensismo e scetticismo che caratte­
errata di queste nozioni, il cui carattere tipicamente presocra­ rizza tanto il pensiero di Senofane 4 e A1cmeone, quanto quello
tieo risulta dai loro connotati fisiai. Analogamente, appare di Erac1ito 5, e degli stessi pluralisti post-parmenidei. Questi
innegabile anche l'attenzione per il rapporto fra sensi e intel­
letto (pur nell'idea dell'identica origine materiale e del comune 3. Quest'atteggiamento e ben espresso (nel fro 1 del crotoniate) daIla
condizionamento che subiscono da parte della realta), che , parola-chiave ' "e:xfLodpe:cr&O(t, che e fuorviante tradurre, come fa la
Timpanaro Cardini, Pit. , I, p. 1 49, come « dimostrare ». Si vedano anche
nasce dall'interno stesso della filosofia presocratica, la cui ri­ Ie giuste precisazioni in proposito deIla SteIla, Importanza di Alcmeone
cerca di principi oggettivi, lontani dall'esperienza sensibile, cit . , p. 243 e n. 4 ibid., e di Guthrie, History, I, p. 344 n.2.
4. Nella contrapposizione attuata da Senofane (come anche da Alc­
richiede un'operazione che concilii i due punti di vista. Questa meone) fra conoscenza vera e opinione, e infatti implicita una cautela
esigenza e operante almeno fin da Senofane, il quale delimita critica consapevolmente diretta contro gli eccessi del dogmatismo milesio.
un ambito di cose visibili, in cui soltanto e possibile raggiungere Comunque non insisterei troppo suIle tendenze scettiche del colofonio
(come mi sembra abbiano fatto recentemente Kirk, KR, p. 1 80 ; C. G.
esattezza e fidatezza, e un ambito invisibile, la cui conoscenza Starr, Ideas of Truth in Early Greece, « La parola del passato » 23 [1 968],
e concessa solo alla divinita. E notevole che da questa dis tin­ p . 352 ; ecc.). L'« opinione » non ha per Senofane valore necessariamente
negativo : se e questo, effettivamente, il senso espresso da aO X€Oucrt nel
zione (che non interessa qui per il suo significato metafisico­ fro 14, nel fro 35 invece si dice ae: ao�&cr&w di congetture che sono almeno
teologico) non derivi tanto una limitazione delle capacita Eotx 6'!0( "o�� lmlfLOtcrt, mentre il a6 xo<; del fro 34.4 indica senz'altro
umane di fronte a queUe divine, quanto una valorizzazione un'opinione valida, una probabilita positiva (neIl'interpretazione dell' in­
tero fr. 34 come affermazione fiduciosa del metodo empirico concordo
proprio della potenzialita umana di conoscere (si pensi fra con H. Frankel, Xenophanesstudien, « Hermes » 60 [1 925], p. 1 80 ss. =

l'altro al fr. 1 8, pregnante professione di fede nel rapporto at­ Wege und Formen cit., p. 338 5S., contro Guthrie, History, I, p. 396 S.,
tivo, pratieo e anche in certa misura teorico, dell'uomo col e Jilrss, op. cit . , p. 43).
5 . Chiarissima anche in Eraclito la fiducia nei sensi (efr. i frr. 55 e
mondo). Anche in A1cmeone la contrapposizione fra sapere l O l a), al di sopra dei quali e tuttavia posto il controllo deIl'inteIligenza
(si veda fra I'aItro la svalutazione del mero sapere sensibile nel fro 40,
la cui nota critica alIa polymathie toma in termini del tutto analoghi
di vista ' distruttivo ') sono Ie recensioni di E. Kapp, in « Gnomon » 12 - a dimostrazione dell'omogeneita di vedute di cui si e detto qui sopra -
(1936), pp. 65 ss. e 1 5 8 ss., e di V. E. Alfieri, Una nuova interpretazione nei frr. 64 e 65 di Democrito). Dalla menzione separata di senso visivo
di Protagora e di Democrito, « Giomale critico della Filosofia Italiana » 1 7 e uditivo nei frr. l O l a e 1 07, Langerbeck, op. cit . , p. 50, si sente autoriz­
(1 936), pp. 6 6 ss. e 264 ss. Una valutazione positiva del libra d i Langer­ zato ad affermare che manca ai presocratici una visione unitaria dei sensi.
beck trovo solo in Capizzi (in ZM, I 5, p. 277) ; la sua impostazione e Ma cio e contraddetto dalla stessa innegabile abbondanza di affermazioni,
stata comunque seguita da H. Munding, Die Glaubwurdigkeit von Ver­ non solo eraclitee, suI loro valore ; nel fro lOla, poi, proprio la preferenza
stand und Sinnen bei Demokrit, Diss. Frankfurt 1 952, ed ha esercitato spo­ dichiarata per la vista rispetto all'udito e indizio d'una valutazione com­
radiche influenze anche recentemente, ad esempio nelI'edizione di Anas­ parata dei sensi, che implica la consapevolezza della possibilita e neces­
sagora di Lanza (cfr. sotto, p. 1 94 n. 6). sita di organizzame i dati in una con05cenza coerente.

1 92 193
La teoria della conoscenza
Premessa
ultimi sono infatti profondamente in:fluenzati dalle opinioni di
Parmenide sull'unita dell'essere, e valorizzano quindi l'attivita I passi fin qui citati s ono solo alcuni fra i frammenti, che
razionale che la mette in luce, rna nello stesso tempo non dimostrano come la differenziazione fra due livelli di cono­
negano la realta molteplice del divenire, e quindi non svalu­ scenza non sia frutto di estrapolazioni arbitrarie della dosso­
tano completamente la conoscenza sensibile che la coglie. Essi grafia platonico-aristotelica. E importante anche il fro la di
accolgono percio Ie istanze di correttezza Iogica poste dall'elea­ Alcmeone, il cui interesse non consiste semplicemente nel pre­
tismo, senza per questo lasciarsi portare a una scelta esclu­ sentare la pill antica opposizione fra mera percezione senso­
siva fra Ie due fonti di conoscenza. II problema gnoseologico riale e comprensione intellettuale come segno distintivo fra
e ora afIrontato con una maggiore consapevolezza teorica e fiere e uomini 8 : e notevole soprattutto che un'affermazione del
in una prospettiva pili autonoma, rna i termini in cui viene genere ci venga da uno scienziato e medico, che si distingue
risolto non suonano nuovi. Quando Empedocle e Anassagora per originalita e accuratezza nella descrizione dei processi sen­
afIermano l'imprescindibile necessita di utilizzare i sensi (3 1 B sibili. Si puo vedere in cio un indizio che 10 sviluppo della
3 . 9 ss., 59 B 21a) e nella stesso tempo I'esigenza che un'attenta gnoseologia presocratica non trova un ostacolo, bensi un forte
guida della ragione ne colmi Ie insufficienze (3 1 B 2 e 1 10, impulso nell'attenzione al processo fisiologico da cui sorgono
59 B 21 6), non fanno che riprendere la fusione fra elementi tanto Ia percezione che iI pensiero.
sensibili e razionali gia presente nei pensatori precedenti 7. Cio deve certamente indurre ad utilizzare con cautela la
tradizione dossografica, che proietta anacronisticamente nel­
l'eta presocratica una concezione della conoscenza come atto
6. Secondo questo frarrunento 0,,' &qJ Q(Up 6T't)"t'O';; Q(UTWV (sc. Q(�cr&f] ­ spirituale e autonomo, mentre essa era vista piuttosto come
crewv) ou i)UV Q(TOL Ecr[.J.E:'I X.pLVe:�V T&A't)lH.;; . Che Q(UTWV si riferisca aIle sen­
sazioni in generale ci assicura a dire il vero solo Sesto Empirico nel ci­ una serie di reazioni provocate nell'anima (che e quasi sempre
tare il frarrunento (Adv. Math. VII 90) . Non mi sembrano comunque suffi­
cienti gli argomenti addotti da Lanza, Anassagora cit., p. 246 (sulla scia
di Langerbeck, op. cit., p. 47), per mettere in dubbio la testimonianza preferenza per Ie costruzioni astratte. E vera che dopo Parmenide Ia fiIo­
di Sesto ed affermare che Q(UTWV sottintende, pili semplicemente, OCP'&(J(.A­ sofia presocratica sviluppa fondazioni pili sal de, rna iI costante bisogno
[.J.wv . E vero che Sesto fa seguire un esempio ottico (I'organo visivo non di ricondurre Ia reaIta percepibile a coerenti strutture metafisiche non
puo cogliere gli impercettibili mutamenti da un colore all'altro), ma trovo porta mai a perdere di vista iI collegamento con quella. Ben coIgono
che come al solito la vista dev'essere stata assunta come il caso pili tipico l'omogeneita di quest'impostazione, nella persistente coesistenza di spe­
di processo sensibile : l'affermazione di Anassagora riguardera dunque cuIazione dogmatica ed empirismo, G. S. Kirk, Sense and Common­
davvero la validita generale della sensazione. Di conseguenza mi pare Sense in the Development of Greek Philosophy, « Journal of Hellenic Stu­
possibile attribuirgli la ricerca d'un kriterion conoscitivo, purche si ri­ dies » 81 ( 1 961), pp. 1 05-1 1 7, e G. Vlastos, recensione di F. M. Cornford,
cordi che questa e condotta attraverso affermazioni ancora rozze di me­ Principium Sapientiae, in « Gnomon » 27 (1 955), pp. 65-76 (poi in Studies
todo scientifico, che non e detto debbano opporre nettamente conoscenza Pres. Phil. cit., I, pp. 42-55).
sensibile e conoscenza intellettuale. Lanza, a p. 247, sostiene che Sesto 8 . L'uomo . . . fLoVOV i;\)v['lJO"�, 't"Or. a' &AAOC OCtcr,()-&VE't"OC� fLiv, OU i;\)­
applica arbitrariamente al filosofo il proprio metodo, epistemologico pii'I vbJm ai. W. Luther, Wahrheit, Licht und Erkenntnis in der griechischen
che gnoseologico : in reaIta, mi pare che questi punti di vista siano entrambi Philosophie his Demokrit. Ein Beitrag zur Erforschung des Zusammenhangs
embrionalmente presenti e confusi in questi pensatori, Ie cui rifiessioni von Sprache und philosophischem Denken, « Archiv fUr Begriffsgeschichte »
sulla conoscenza prendono forma proprio nei tentativi di costruire pro­ 10 (1 966), p. 59 S., nota che OCto",()-&VE't"OC� deve risalire proprio ad Aicmeone,
cedimenti di ricerca (tale osservazione valga anche per I'interpretazione perche aItrimenti Teofrasto, che cita il frammento (De sens. 25), avrebbe
che Lanza, ibid., da del fr. 1 1 di Democrito) . anche sostituito all'aicmeonico i;\)vbJO"� iI rppOVEt al suo tempo pill fre­
7. R . Mondolfo, Eraelito. Testimonianze e imitazioni, a cura di R. quente (efr. sepra, p . 1 3 n. 1 5) : Langerbeck, op. cit., pp. 44 e 50, ritiene
Mondolfo e L. Taran, Firenze 1 972, p. 1 55 n. 1 83, distingue nettamente a torto che oc'iO",()-1JO"�!; sia applicato dai presocratici solo a singoli pro­
la posizione di Eradito, secondo cui fra sensazione e pensiero vi sarebbe cessi percettivi (cfr. anche sopra, p. 1 93 n. 5) ; inoItre, p. 50, interpreta
solo una differenza graduale, daIl'esplicita opposizione fra i due che si i;\)v£1JO"� nel senso che I'uomo « e saggio », banalizzando cosi Ie parole
riscontrerebbe dopo Parmenide. Ma l'eleatismo non va visto come uno di Aicmeone. Che poi i termini O"UVEO"t!; e O"\)v�ivoc� abbiano significato
spartiacque fra una precedente fiducia nella sensazione e una successiva ben aItrimenti profondo in tutto il V secoIo, ha dimostrato Snell, Die
Ausdriicke cit. , p. 44 sS.
1 94
195
La teoria della conoscenza Premessa

un'entita materiale) dall'oggetto esterno, il quale costituisce tanto pili interessante in quanto lento e faticoso, verso la co­
generalmente il fattore determinante del processo. In questa, scienza del pensiero come atto soggettivo e autonomo 10.
che e semplicemente una limitazione, e sbagliato a mio avviso Dal fatto che per i presocratici attivita sensibile e attivita
vedere una negazione tout court del fatto conoscitivo, come intellettiva sono vicine per il processo di formazione (ricon­
fa Langerbeck affermando che 1a spiegazione fisiologica del dotto a condizioni corporee) e per gli oggetti (in entrambi i
no os offerta dal fr. 1 6 di Parmenide esc1ude qualsiasi idea di casi materiali), Teofrasto e indotto ad affermare che Empe­
pensiero specu1ativo 9. I termini fisici con cui i presocratici doc1e e Parmenide addirittura Ie identi:fichino (ed e da notare
spiegano il processo intellettuale, non avendo ancora quella che Ia stessa assimilazione si incontrera - e per Ie stesse ra­
nozione di realta incorporea che sara possibi1e solo da Platone gioni - nel modo in cui Aristotele interpreta Democrito) 11.
in poi, non esc1udono affatto che essi sentano la peculiarita Ma ai presocratici va riconosciuta una concezione abbastanza
di quel processo. E possibile, d'altronde, individuare un cri­ elaborata della conoscenza, proprio in quanto cooperazione at­
terio sufficientemente preciso di distinzione rispetto alla sensi­ tiva di facoIta poste su piani identici (quanto all'origine mate­
bilita, nella considerazione di un determinato grado - per 10 riale e all'oggetto) e nello stesso tempo diversi (quanto al vaIore),
pili equi1ibrato - della meseolanza corporea (come spero d'aver benche non antitetici. RisuIta dunque assolutamente Iegittimo
chiarito nel capito10 precedente).
Si puo comprendere allora come si addica a questa partico­
lare visione dell'attivita menta1e una terminologia attinta in 1 0. Ad attenuare quindi iI giudizio di Luther, op. cit., p. 229, secondo
gran parte all'ambito pereettivo (specialmente della vista, per­ il Quale la rifiessione presocratica e Iimitata a priori da una visione di
fondo delI'aletheia come « cib che non e velato » e determina, pili che
eM questa e ritenuta il senso pili e1evato) . Gli esempi sono esseme determinato, una conoscenza che e essenzialmente ' vista ', oc­
frequentissimi, e vanno da Senofane (che nel fr. 24 allinea su corre sottolineare il crescente evidenziarsi dell'aspetto teoretico della co­
noscenza : efr. la penetrante analisi di Snell, Die Ausdriicke cit., delI'evo­
un identico piano Ie forme 6p q. . . . VOEL ... &XOUE�), a Parme­ luzione semantica dei termini crocp£tX, yvd>!L'Y) , cruVl';m,;, lcr,o p£tX , !Lcf'&'Y) !LtX,
nide (che nel fro 4. 1 esorta a « vedere con la mente »), ad Em­ t7ncr'� !L'Y) . Per quanto riguarda invece voGc;; e voeIv (anche questi vo­
pedoc1e (frr. 2.7 S. e 1 09), ad Anassagora (bencM il passo in caboli originariamente legati alia sfera visiva), cfr. K. von Fritz, NoG,;,
voc:Iv and their Derivatives in Pre-Socratic Philosophy (Excluding Anaxa­
cui Ie omeomerie sono chiamate 'A.6ycp .&e:w p'Y)'t'� (.L6p�1X - 59 goras) , « Classical Philology » 40 (1 945), pp. 223-242 [parte I] e 41 (1 946),
A 46 - sia di tradizione indiretta). Che tutto cio non esc1uda pp. 1 2-34 [parte II], poi in The Pre-Socratics. A Collection cit. , pp. 23-
85 ; R. SchottIander, Nus als Terminus, « Hermes » 64 (1 929), p. 234 ss.
affa1to la coscienza della specificita dell'atto conoscitivo, e Quelli di Snell e von Fritz sono tuttora fra i lavori pili ricchi ed inte­
chiarito dallo stesso Empedoc1e, che infatti precisa (in un in­ ressanti che trattino il complesso della gnoseologia presocratica.
vito a conoscere la Phi/otes, nel fr. 17.21) v6cp MPXEU, [L'Y) 3' 1 1 . Cfr. De sens. , parr. 4 e 10 rispettivamente. Non concordo dunque
con von Fritz, NoGc;; cit., II, p. 2 1 , nel momenta in cui individua la mo­
{)[L(.LIXGLV �O"o 't' E.&'Y)7t � � . Anche termini come Ot31X, y�yv�O"xw. tivazione deIl'interpretazione teofrastea di Empedoc1e nel fatto che per
O"uv ('Y) [L � 0 VO€w sono strettamente 1egati all'area semantica questi l'azione del noein e intuitiva, diretta quanto quella della sensazione.
della percezione sensibile, e non esprimono quindi un pro­ Cib non pub infatti valere per Parmenide, per cui il significato di nous
e indubitabilmente vicino a quello di « ragionamento » : e allora von
cesso conoscitivo nel senso che sara. possibile solo da Pla­ Fritz osserva giustamente (NoG,; cit., I, p. 240) che iI nous parmenideo
tone in poi (e che sara simboleggiato dal termine t7tLO"'t'1j(.L'Y)) : coglie la luce e l'oscurita, ovvero il caldo e iI freddo, che pili tardi saranno
considerati qualita sensibiIi, senza accorgersi che l'argomento deII'iden­
rna cio non toglie che in essi si possa cogliere un cammino, tita d'oggetto di sensazione e pensiero poteva essere impiegato anche nel
caso di Empedoc1e (e trascurando d'altronde in ambedue i casi I'identita
del processo d'origine, anche se del fatto che questa sia una possibile
9. Parmenide non avrebbe avuto idea deII'antinomia fra pensiero e motivazione e spia la citazione da parte di Teofrasto, proprio ne! par. 3
sensibilita, opponendo semplicemente « evidenza » e « oscura idea delle del De sensibus, di quel fro 1 6 di Parmenide che descrive la formazione
cose » : Langerbeck, op. cit., p. 45 S. materiale del pensiero).

196 1 97
La conoscenza in Democrito : linee essenziali
La teoria della conoscenza

ricercare gia prima di Platone e Aristotele - quantunque con mento a Leucippo, rna possono essere utilizzate per Democrito,
debita prudenza - spunti di interesse gnoseologico. essendo stato lui a sviluppare il lato psicologico dell'atomi­
Un esame della teoria della conoscenza di Democrito con­ smo 13) e 68 A 1 0 1 - 1 38. Alcuni di questi passi sono gia stati
fermera Ie considerazioni sin qui fatte - seppure di scorcio - considerati a proposito della fisiol ogia della percezione 0 della
per i suoi predecessori, dai quali egli riprende il fondamentale formazione del pensiero ; ora si tratta di esaminare quelli con­
principio della collaborazione fra sensi e intelletto. Anche qui, cernenti il v a l o r e del pensiero di contro ai sensi. Democrito,
come per Ie idee sui processi sensibili, gli atomisti devono infatti, si e posto certamente questa problema (benche sia sen­
dunque molto ai pensatori precedenti, rna in questo caso pre­ sazione che pensiero abbiano nel suo sistema - come in tutta
valgono Ie innovazioni. Anzitutto, l'affermazione che Ie qua­ la filosofia presocratica - un' origine materiale) : 10 confer­
mana non solo la tradizione indiretta, aristotelica e di carat­
lita sensibili sono convenzionali rappresentazioni della sotto­
stante realta oggettiva (efr. 68 B 9, B 1 25, ecc.) segna un passo tere aristotelico (che di per s6 sarebbe da utilizzare can cautela
in avanti rispetto aIle generiche dichiarazioni di un EmpedocIe perche puo aver proiettato su Democrito concetti e problemi
nati solo in seguito), rna soprattutto alcuni frammenti di De­
o un Anassagora sull'insufficienza dei sensi, che non mettevano
mocrito stesso, di argomento indubbiamente ' gnoseologico '
in dubbio Ie qualita stesse rna solo la possibilita umana di co­
(fra virgolette, perche non bisogna dimenticare che per un pen­
glierie. Nasce ora l'esigenza di cercare norme in base alle quali
satore del V secolo la gnoseologia occupava pur sempre un
spiegare la sfasatura fra la realta vera e quella che appare, per
ruolo subordinato rispetto all'ontologia).
risalire alIa prima attraverso una rigorosa interpretazione dei
Purtroppo il panorama della tradizione diretta e indiretta
caratteri della seconda : sicche si puo dire che e con Democrito
presenta subito un notevole problema, con cui hanno dovuto
che cominciano a porsi veramente dei problemi gnoseologici.
confrontarsi tutti gli studiosi della teoria democritea della co­
Cio va di pari passo con una nuova sistematicita : il problema
noscenza. Un gruppo di testimonianze offre l'immagine di un
conoscitivo diviene - a desso davvero - oggetto di studio
Democrito sensista, secondo il quale entita e funzione di nous
specifico, senza essere totalmente asservito a questioni meta­
e psyche sono identiche, sicch6 ogni fenomeno e vero (sono
fisiche. Certamente tale problema e ancora originato, e quindi
condizionato, da un fine primario che e l'indagine dell'essere,
e inoltre non si puo attribuire a Democrito una comprensione
1 3 . Cfr. sopra, p. 3 s. Aezio IV 9, 8 (67 A 32 = 64 A 23) ascrive
troppo approfondita dell'aspetto soggettivo della conoscenza. a Leucippo addirittura una distinzione fra qualita cpua<:� e v6[1.cp, ma
In ogni modo, egli unisce all'interesse oggettivistico dell'epoca sembra piu probabile che questa sia stata formulata per Ia prima volta
da Democrito. Leucippo pub aver avuto aI massimo un'opinione generica
appena trascorsa alcune aperture a quella successiva : e la sin­ analoga a quella di EmpedocIe e Anassagora (i sensi guidano alIa scoperta
tesi che ne risulta potra sembrare per certi aspetti anche pill della verita, ma senza esattezza assoluta). Si tratta quindi di una normale
, moderna ' di quella attuata da Aristotele 12. interpo]azione dossografica, che si estende infatti anche a Diogene d'ApoI­
Ionia. Munding, op. cit., p. 33 ss., individua nelle idee di Democrito sulIa
conoscenza contraddizioni che spiega con Ia sua scarsa originaIita come
pensatore, dichiarando che egli sarebbe stato soprattutto uno scrittore
II. La teoria della conoscenza di Democrito : linee che ha dato veste formale a principi formuIati da Leucippo. Questa pro­
spettiva e inaccettabiIe : a prescindere dal fatto che non si vede come l'ap­
essenziali della questione
plicazione ad ambiti speciali di principi fondamentali stabiliti dal maestro
dovrebbe sminuire di per se iI contributo scientifico del discepolo, Ie in­
I passi relativi alIa psicologia atomistica comprendono nei congruenze rilevate da Munding (che condivide l'impostazione unilaterale
Vorsokratiker Ie testimonianze 67 A 28-32 (che fanno riferi- di Langerbeck) rientrano nel carattere oggettivistico della mentalita pre­
socratica, di cui bisogna prendere atto senza per questo negarle affatto
un interesse per il problema conoscitivo.
1 2. efr. ad esempio sotto, p. 222 s.

198 199
La teoria della conoscenza La conoscenza in Democrito: linee essenziali

tutti luoghi aristotelici, il che come si vedra pili avanti non zione come tale, limitandosi la ragione a un ruolo seconda­
e casuale) : Aristot. De gen. et corr. A 1 . 3 1 4a 2 1 (67 A 9), rio 14 : si vedra invece pili avanti quanta distanza separi la teo­
De anima A 2.404a 27 (68 A 101), De resp. 4.47 1 b 30 (68 A ria dell'abderita da quella del suo successore.
1 06), Metaph. r 5.l009b 7 (68 A 1 12), De part. animo A 1 . 640b In antitesi a questa posizione si collocava P. Natorp, con
29 (68 B 1 65) ; Philop. De anima p. 35, 1 2 (68 A 1 05) e p. 7 1 , Ie sue Forschungen zur Geschichte des Erkenntnisproblems im
1 9 (68 A 1 1 3). Secondo un altro gruppo di testimonianze (fra Altertum, pubblicate a Berlino nel 1 884. Natorp, seguito tra
cui - va notato subito - vi sono parecchi frammenti), De­ gli altri da Zeller 15, individuava un'affermazione del valore
mocrito e uno scettico per cui cio che appare ai sensi va riget­ dell'attivita razionale nel fatto stesso che Leucippo e Demo­
tate : frr. 6- 1 0, 1 1 7, 125 ; Sext. Adv. Math. VIII 6 (68 A 59; crito indirizzano la propria indagine ai fondamenti oggettivi
analogo il senso di Adv. Math. VIII 56, non in DK) e VII
di una realta tenuta ben distinta dall'apparenza sensibile. Pur
369 (68 A 1 1 0) ; Gal. De elem. sec. Hipp. I 2 (68 A 49). cadendo poi anch'egli in una valutazione unilaterale (nel tra­
Un esame diretto e approfondito, che cerchi di ristabilire scurare l'importanza che l'aistheton conserva agli occhi di De­
un po' di coerenza in questi dati contraddittori, sara condotto
mocrito, e la fondazione empirica degli stessi concetti di atomi
utilizzando specialmente i contributi usciti dagli anni '30 in e vuoto) Natorp coglieva nel vero quando sottolineava il peso
poi, grazie ai quali mi sembra si possa dire raggiunto un chiari­ del background culturale dell'atomismo, ovvero il suo rapporto
mento definitivo della teoria della conoscenza di Democrito
con l'eleatismo. Mi sembra che questa meriti di restare un
(sicche d'ora in poi ci si puo augurare che uno studio del­
punto fermo nella valutazione della teoria della conoscenza
l'atomismo ne tragga fruttuosi spunti prendendo nuove dire­
di Democrito. Aristotele stesso, nel De generatione et corrup­
zioni, ad esempio suI terreno della storia 0 della filosofia della
tione, A 8 .324b 35-325a 23 (67 A 7), mostra di rendersi conto
scienza). Ricordiamo tuttavia alcuni tentativi interpretativi del
dell'importanza fondamentale delle concezioni eleatiche, alla
secolo scorso 0 degli inizi di questo, nei quali si possono rin­
cui astrazione Leucippo reagisce affermando la realta di mol­
tracciare intuizioni tuttora valide.
teplicita e movimento, rna cercando di porli in accordo con
Nel secolo scorso si scontravano due punti di vista opposti
il presupposto logico basilare dell'immutabilita dell'essere at­
e ugualmente unilaterali, secondo l'uno dei quali gli atomisti
traverso l'ardita ipotesi dell'esistenza del vuoto : « Leucippo
sarebbero dei sensisti, secondo l'altro degli scettici. Fra i so­
ritenne di potersi valere di ragionamenti (A6'Yo�) che, rima­
stenitori della prima tesi vanno annoverati R. Hirzel (Unter­
nendo in accordo con la percezione sensibile, permettessero
suchungen zu Cicero's philosophischen Schriften, parte I, Leip­
di non negare ne la generazione, ne la distruzione, ne il movi­
zig 1 877, p. 1 1 0 ss.) e A. Brieger (Demokrits angebliche Leug­
nung der Sinneswahrheit, « Hermes» 37 [1 902], p. 56 ss.). mento, ne la molteplicita delle cose. Mentre da un lato egli
Costoro non potevano negare la presenza in Democrito di fa queste concessioni ai fenomeni, dall'altro, a coloro che so­
una cooperazione fra pensiero e percezione sensibile, rna in stengono l'uno percM non e possibile il movimento senza il
reaWl finivano per valorizzare l'autorita di Aristotele a scapito vuoto, concede che il vuoto e non-essere e che dell'essere nulla
completo di quella di Sesto , ignorando 0 interpretando par­ e non-essere ». L'atomismo e quindi mosso anch'esso da una
zialmente Ie inequivocabili citazioni sulla soggettivita e con­ esigenza razionale e non ripone la verita solo nei sensi : perC>
venzionalita delle sensazioni. Ne risultava un'assimilazione ar­
bitraria con la gnoseologia epicurea, derivata dall'opinione che
14. Sulla stessa linea si ponevano Rohde, op. cit., p. 72; Siebeck,
anche per Democrito - come per Epicuro - il criteria cono­ op. cit., I 1 , pp. 1 09 ss. e 1 27 S8.; Gomperz, op. cit., II, p. 1 29.
scitivo sia costituito dal valore d'evidenza ofl'erto dalla perce- 1 5. Cfr. ZM, I 5, p. 242 S8.

200 20 1
La teoria della conoscenza Aristotele e if « sensismo » di Democrito

non Ii nega, come fa l'eleatismo, affidando aHa ragione il com­ solo dopo un'acuta reinterpretazione dei passi aristotelici,
pito di spiegarli 16. quale e quella proposta da H. Cherniss nel ricchissimo volume
Ma come i sostenitori di un sensismo di Democrito ne ne­ Aristotle's Criticism of Presocratic Philosophy (Baltimore 1935),
gavano il razionalismo, cosi Natorp tendeva a sottolinearlo e qualche anna dopo nel decisivo articolo di Helene Weiss,
eccessivamente contro il valore della conoscenza sensibile 17. ,
Democritus Theory of Cognition, (<< Classical Quarterly » 32
Una visione vera mente obiettiva della teoria democritea, lon­ [1938], p. 47 ss.) : di qui ha preso Ie mosse tutta la migliore
tana dalle soluzioni estremistiche - nell'uno 0 nell'altro ver­ ricerca successiva sull'argomento, e cosi si fara anche in que­
so - enunciate nel secolo scorso e nei primi anni del nostro, sta sede.
doveva basarsi su una conciliazione equilibrata fra la testimo­
nianza di Sesto e queUa di Aristotele. Ora, potendosi ritenere
pili fidato Sesto 18, questa conciliazione si e rivelata possibile
III. Le testimonianze di Aristotele e il « sensismo »
di Democrito
1 6. Cfr. Natorp, Forschungen cit., rist. Darmstadt 1 965, p. 1 66 ss.
L'importanza del rapporto atomismo-eleatismo e stata pili tardi rilevata
anche da J. Burnet, Early Greek Philosophy', London 1 930, p. 334 (che E opportuno esaminare direttamente Ie testimonianze in que­
ehiama tale connessione « the most important point in the history of stione (e1encate al par. precedente), vedendo prima queUe ari­
early Greek philosophy»), e K. von Fritz, Philosophie und sprachlicher stote1iche . Aristotele afferma insistentemente che gli atomisti
Ausdruck bei Demokrit, Plato und Aristoteles, New York 1938, rist. Darm­
stadt 1 963, p. 12 ss. individuano la verita nei fenomeni : cosi ne1 De generatione et
1 7. Se ne aceorgeva giil Hart, op. cit., pur eondividendo in alcuni corruptione, A 1.315b 6 (67 A 9), dove precisa che bed a'
punti la tesi della scetticismo sensoriale di Democrito (pp . 22 n. 3 e 28).
Ma al fine di collegare il pensiero coi dati sensibili, Hart ne faceva una
<f}OVTO T&.A1j3-E<; €V TcJ> CPIXtVE:o".&IX�, €VIXvTta aE x ed chtE:�pIX Ta CPOt�­
sorta di intuizione 0 sensazione affinata, perdendone di vista l'innegabile V 6 [LE:V IX , Ta O"X.�[LIXTIX &7tE:�PIX €7tOt1jO"IXV, e cioe che l'jnfinita
earattere logico. Natorp aveva cosi buon gioco nel replicargli, nella stu­ delle forme atomiche e dedotta direttamente dall'infinita va­
dio Ober Demokrits YV"lJO"l"IJ yvwlL"IJ, « Archiv fUr Geschichte der Philo­
sophie» 1 (1888), p. 348 ss. : rna neanche aHora 10 studioso marbur­ rieta dei fenomeni 19. Analogamente, nel De anima, A 2.404a
ghese e riuscito ad istituire un nesso soddisfaeente fra funzione intellettiva 27 (68 A 101, gia citato e parzialmente commentato all'inizio
e sensibile. del capitolo precedente), Aristotele afferma che per Democrito
1 8 . Sesto Empirico, filosofo e fisico scettico del tardo II secolo d. C.,
fornisce molti passi relativi alia fidatezza dei sensi, che toglie per 1 0 pili intelletto e anima sono identici per entita e funzione (TWJTOV
,
da Enesidemo (efr. Diels, Dox., p. 209 ss.). Benche scriva 500 anni dopo .r, '
'I'uX.1jv x C(�, vouv·

TO, yIXp IXI\1jV'E:<;
'"I �, ...
E:WIX� TO, cpIXWO[LE:VOV
,
) ,n'baden d0-
Aristotele, e pili fidato percM non fa molto pili ehe riferire Ie parole di
Democrito (benche eerto Ie abbia scelte in base a cio che vuol sottolineare)
10 nel De respiratione, 4.471b 30 (68 A 106) e con pili chiarezza
e il contesto in cui Ie ha trovate. Quanto al commento ehe ne dil, ci si po­ nella Metajisica, r 5.1009b 7 (68 A 112: a�a TO {)7tOAIXfL�&.VE:�V
trebbe attendere che Ie fraintenda in senso scettico, perche nella sua opera cpp 6v1jO"w [LEV T�V IXtO"3-1jO"W, TIXOT1jV a' e:IVIXL &.AAO(c!)O"�V, TO CPC(�-
Adversus Mathematicos si propone di dimostrare che non esiste alcun \ ,, � ,� , '"I �' l' ,
kriterion di conoscenza, e trasferisce questa concezione nel resoconto
V 6 fLE:VOV XIXTIX' 't'1Jv IXLO"'lT1JO"�V E:c,,
IXVIXYX1j<; OtI\1jV'E:<; E:WIXL CPIXO"LV.
della filosofia precedente : rna avril un significato almena il fatto che De­ Infine, nel De partibus animalium (68 B 165) Democrito e
mocrito sia posto proprio fra coloro che hanno accettato un criterio indi­ rimproverato per essersi limitato a definire l'uomo attraverso
viduandolo nella ragione (analogamente Anassagora, Pitagora, Senofane,
Parmenide, Empedoc1e, Erac1ito) contro coloro che non hanno ammesso
alcun criterio (ad es. Protagora), 0 I'hanno individuato nei sensi (Epi­ 1 2 1 3 , non in DK ; ecc,). Di fronte a questo fatto neanche Munding, op. cit.,
euro), 0 nella ragione e nei sensi (Platone e Aristotele). Allievi di De­ p . 8 ss., puo negare che Democrito si sia posto il problema del ruolo
mocrito come Metrodoro, Anassarco e Monimo sono c1assificati fra eo­ della ragione (anche se poi cerca di dimostrare che questo non e visto
loro che &veLAov -';0 XP LTIJpWV in base a loro affermazioni di tono nel suo rapporto di valore con i sensi).
scettico, e tuttavia Sesto si preoccupa di differenziarne Democrito (vedi 1 9 . Su questo fatto cfr. anche Simp! . Phys. p. 28, 4 (67 A 8) e Alfieri,
anche Adv. Math. VII 389 = 68 A 1 14 ; Adv. Math. VIII 56 e pyrrh. Hyp. At., p. 16 n. 63.

202 203
La teoria della conoscenza Aristotele e if « sensismo » di Democrito

la configurazione esteriore (fLOPCP� 0 cr :;(fjfLoc). Quest'interpreta­ De generatione et corruptione (A 1 .3 1 5a 34 68 A 35), egli ad­
=

zione ritoma in Filopono, che nel suo commento al De anima dirittura elogia Democrito per essere riuscito ad andare oltre
(p. 35, 12 =68 A 105) attribuisce anch'egli agli atomisti una l'apparenza superficiale delle cose (... 7t'<xpOt 't'Ot hm oA Yi� m:pl
identificazione fra voe:'i:v e oclcr.&avEcr'&ocL. OUaEVO� ouad� E7t'EQ"'t''Y)Q"ev ��(U �'Y)[J.oxpf't'ou); analogamente, nel
Ma Filopono stesso precisa altrove (De anima p. 71, 19 = De partibus animalium, A 1 .642a 24 e nella Metajisica, M
68 A 113) che quest'idea non si trova espressa chiaramente 4. 1 078b 1 9 (68 A 36) nota che l'atomista e stato il primo ad
nei lora scritti, e che si tratta in reaIta d'una conclusione che avere idea dell'essenza e del modo di definire Ia sostanza
Aristotele trae in base a un proprio ragionamento (gXOfLEV ('t'0' 't'�' 'Y)V
'l' e�v<x�
'l' X<XL" 't'o Op�Q"<XQ"'lT<XL
< , C\ , OUQ"L<XV
't''Y)V " OUX
' 'Y)V,
'l' <X,\/\
''1. '1.'

o ;)v 't'ou't'o �vO:PY(;)C; nocp' oci)'t'(;)v dp"IJ:J.evov . . . OMlXfL(;)C;, &AA' � x ��<X't'o fJ.€V �'Y)[J.6xp�'t'0� 7t'p w 't' o.;), avvicinandosi a quella di­
cr U A AO Y L cr fLo u 't' o u't'o XIX't'occr x E u a�E L). Si tratta di una stinzione fra caratteristiche sostanziali e accidentali di un og­
spia significativa del fatto che, come altre volte, Aristote1e ap­ getto (e parallelamente fra generazione e alterazione) che sta
plica a un predecessore concezioni che deduce personalmente alla base del metoda scientifico stesso di Aristotele 21.
dalle premesse di quello : e cosi, vedendo che Democrito ritiene Come Sesto, infatti, anche Aristotele riconosce a Democrito
costituiti della stesso tipo di atomi tanto l'anima quanto il nous, I'idea che Ie qualita sensibili siano soggettive, in quanto di­
arguisce che Ii identifichi totalmente. Questa convinzione e do­ pendenti da forma e rapporti reciproci degli atomi (vedi i
vuta al presupposto che per i presocratici tutte Ie distinzioni due passi - 68 A 1 23 e 1 26 - sull'assenza di realta ogget­
siano materiaIi, per cui e trascurata ad esempio la possibilita tiva di colori e sapori). Nello stesso passo della Metajisica
che Democrito distingua anima e intelletto dal punta di vista sopra citato come esempio dell'interpretazione sensistica di
della posizione (come in effetti fa) e quindi Ii consideri entita Democrito (68 A 1 1 2), Aristotele afferma che �'Y)[J. 6XPL't'0� YE
diverse 20. �'Y)Q"�v 1)'t'OL oU-&ev e!V<XL &A'Y)-&e� � �[J.�v y' &2l'Y)AOV 2 2. Lo stagi-
Risultera percio plausibile che anche l'identificazione di ani­
ma e intelletto dal punto di vista della Junzione sia stata sovrap­
posta arbitrariamente a Democrito da Aristotele. . . tanto pili 21 . Su ragioni e dettagli di questa interpretazione aristotelica cfr.
Chemiss, p . 1 1 1 ss.
che quest'ultimo sembra accordarsi pili con Sesto che con se 22. Sulla stessa linea e un passo (De anima r 2.426a 20) in cui Ari­
stesso nel nota passo del De generatione et corruptione in cui stotele riporta I'opinione berkeleyana ' di antichi cpucrwA6YOL secondo

i quali oi.h·e Aeuxov oihe [l€Ao(V dVo(L &veu 6Ij;ewe;, ou al: XU[lov &veu yeu­
si mostra consapevole che gli atomisti parton o a differenza crewe;. Filopono (p. 471 , 3 1 e p. 475, 23) pensa a un riferimento a Prota­
degIi eleati dall'apparenza sensibile, rna ricercando A6YOL, « ra­ gora (cui e attribuita una dottrina simile in Metaph. 0 3 . 1 047a 4), rna
gioni » che possano darle credito (e tuttavia nella stessa opera Protagora non era un cpucrwA6yoe;. E quindi probabile che Aristotele
si stia riferendo a Democrito (oltre che, forse, anche ad EmpedocIe ed
- cfr. 67 A 9 -afferma che per Democrito 't'&A"IJ.&e:C; �v 't'<i> Anassagora), come pensava anche Simplicio (p. 1 93, 27), e come fa sup­
cpdVEcr.&ocd). E questo non e il solo punto in cui Aristote1e porre I'insistenza dell'atomista su soggettivita e convenzionalita delle
presenti l'atomismo sotto questa luce. In un altro luogo del sensazioni. Naturalmente Aristotele accetta solo in parte quell'opinione,
che e ammessa come vera Xo(1" EV€pyeLO(v, rna non Xo(1'Oc MVO([lLV, in
quanto I'oggetto esiste come potenzialmente sensibile anche prima della
20. Di tale questione si e gia discusso sopra, p. 65 ss. Si pub notare sensazione. Benche, come tutti i presocratici, anche gli atomisti sottoli­
en passant un altro indizio della trascuratezza di Aristotele nei confronti neassero in realta il ruolo determinante dell'oggetto, Aristotele giunge
delle precedenti teorie delI'anima : non solo egli la assimila per 10 pili - paradossalmente - ad accentuare anche troppo il Ioro relativismo:
all'intelletto, rna la presenta anche come identica per tutti al principio essi infatti ammettono Ia soggettivita di aIcune qualita, mentre per lui
materiale da essi scdto. Le loro idee religiose passano COS! in secondo tutte Ie qualita sono primarie e irriducibili, e la sensazione ne e una mera
piano, e viene dimenticato il desiderio delle scuole occidentali - di cui attualizzazione : e un'ulteriore prova - se mai ne servissero ancora -
parlano aItre testimonianze - di combinare una fisica meccanicistica delle oscillazioni interpretative di Aristotele (cfr. Chemiss, p. 1 66 e n. 104
con un misticismo psichico (cfr. Chemiss, p. 374). ibid.).

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La teoria della conoscenza I frammenti e 10 « scetticismo }) di Democrito

rita, insomma, giunge ad attribuire a Democrito idee raziona­ dovi piuttosto Ie lodi indirizzate a Democrito per la profon­
listiche, e persino scettiche nei riguardi dei sensi : come si ac­ dita di concezione grazie alla quale egli si eleva sugli altri
corda questa interpretazione con quella secondo la quale « la presocratici, distinguendo acutamente fra l'apparenza sensi­
verita e i1 fenomeno », ovvero « sensibilita e pensiero sono bile delle cose e la loro reaita oggettiva. Si pub affermare con
identici » ? sicurezza che e questa il lato pili obiettivo e fidato dell'inter­
pretazione aristotelica, soprattutto alIa luce di quel fatto sto­
Se Aristotele non vede incompatibilita fra la distinzione di rico-filosofico fondamentale che e il diretto rapporto concet­
atomi impercettibili e apparenze sensibili da un lato, e dall'altro tuale dell'atomismo con l'eleatismo : pur non avendo una no­
l'affermazione che la verita si trova nell'apparenza, cia ac­ zione dell' on in termini aristotelici, Democrito e ben cosciente
cadra perch<! 1' « apparenza » e intesa nel senso molto lato della presenza di diversi gradi di realta, cui devono corri­
di tutta l'esistenza corporea. Come ha rilevato infatti la Weiss, spondere diversi gradi di conoscenza (si ricordi quanto e
queUe che sono archai per Democrito non 10 sono dal punto stato premesso sulla subordinazione della gnoseologia all'on­
di vista aristotelico. Atomi e vuoto hanno in realta carattere tologia che e stimolo e limite della riflessione presocratica sulla
corporeo (il che e inevitabile in un'epoca in cui non si ha an­ conoscenza).
cora la nozione di realta incorporea), e per questa so no ben
lontani dagli onta 0 noeta in senso aristotelico, appartenendo
anzi - in questa prospettiva - al dominio degli aistheta. Ana­ IV. I frammenti e 10 « scetticismo » di Democrito
logamente, Aristotele nega agli atomisti la valorizzazione del­
l'attivita intellettiva (noein), perche per lui questa coglie gli Grazie alle considerazioni appena svolte, un esame delle
oggetti non sensibili. E dunque l'idea che l'atomismo non rag­ restanti testimonianze portera a riconoscere in queste un so­
giunga il pili profondo problema dell'/)v � <Sv (ovvero del stanziale accordo con queUe aristoteliche. Come si e gia detto,
noeton) ad influenzare i giudizi che ne da Aristotele 23. si tratta per 10 pili di frammenti citati da Sesto Empirico, 0 di
E legittimo, in definitiva, sfrondare Ie testimonianze aristo­ commenti dello stesso Sesto, rna in ogni caso di affermazioni
teliche dalle deformazioni in direzione sensistica, sottolinean- secondo cui Democrito nega il phainomenon. Ma qui, eviden­
temente, il termine non va inteso nel senso dell'opposizione
23. Cfr. Weiss, op. cit., p. 50 ss. Cherniss, p. 3 1 3 s., nota pure che platonico-aristotelica fra realta sensibile e intelligibile, in quanto
Aristotele e infiuenzato dal fatto che per gli antichi sensazione e pensiero indica piuttosto un'opposizione fra realta sensibile soggettiva,
derivano da un procedimento analogo di contatto materiale fra homoia di cui Democrito non si appaga, e oggettivita degli atomi e
(simili Ie motivazioni dell'interpretazione teofrastea di Empedoc1e : vedi
sopra, p. 197 n. 1 1) : a quest'idea Aristotele oppone com'e no to quella del vuoto (il che, appunto, non e affatto contestato da Aristo­
dell'anima come essenza formate che attualizza la potenzialita insita ri­ tele e ne determina anzi gli elogi).
spettivamente negli oggetti di senso e in quelli di pensiero, ma comunque
con un processo non materiale. Baldes, Aristotle's cit., p. 225 ss., intende
II fro 6 (citato da Sext. Adv. Math. VII 1 37 come apparte­
invece l'&A1J&e.;; dell'interpretazione aristotelica come giusta individua­ nente a un'opera IIs:pt taS:6lV 24) dice che YLYVW(JXS:LV 't"e: Xp�
zione di una corrispondenza istituita da Democrito fra fenomeno e realta •••&v.&P<.U'ltOV 't"c{)ae: 't"c{) xiXv6vL, 8't"L t-rdjc; &7djAAiXX't"iXL : « l'uomo
oggettiva, che sarebbe criticata per Ie sue effettive incoerenze (accentua­
zione del valore della percezione che porta a trascurare l'essenza dell'og­
getto fisico) . Ma cia non spiega Ia concezione della soggettivita delle
sensazioni (che non a caso Baldes, a p. 247, cerca di minimizzare, ponen­ 24. Poiche t8€1X� e termine che nelI'atomismo designa Ie forme
dosi in fondo, quasi un secolo dopo, sulla linea sensistica di Hirzel - il degli atomi (cfr. 68 A 57), si ritiene generalmente che ilc:pt t8c:wv sia
quale infatti, Untersuchungen cit., I, p. 1 1 2 s . , giustificava con gli identici un sottotitoIo delI'opera ilc:pt S�lX(pep 6V'rUlv pucr[Lwv nominata da Tra­
argomenti il ragionamento di Aristotele -). silIo (cfr. 68 B 5i) .

206 207
La teoria della conoscenza I frammenti e 10 « scetticismo » di Democrito

deve rendersi conto, attraverso questo criterio, che e tenuto lon­ situa a un grado di val ore leggermente superiore rispetto alIa
tano dalla verita ». Mi pare che questa frammento, oltre che mera sensazione, rna e ugualmente relegato aHa sfera dell'ar­
avere significato indubbio (come del resto gli altri ad esso bitrarieta soggettiva (come dimostra il termine smp uO"f!(YJ ,
analoghi), sia formalmente pregnante, per la presenza di tre nella traduzione che ne e stata data 27), in quanto direttamente
parole-chiave. Anzitutto c'e YLyvWcrXELV (che toma nel fr. 8, dipendente daH'incontro fra idoli atomici e organi di senso,
ed e riecheggiato nella menzione delle due YVWfLCXL del fr. 1 1): Altrettanto si puo dire della \l6YJO"�� di cui pada Aezio (IV 8 ,
questa verbo e originariamente legato alIa sfera della per­ 10 = 67 A 30), che e una semplice rappresentazione 0 imma-
cezione visiva ma, appunto per il fatto che indica il ricono­
scimento della vera essenza di un oggetto, acquista un senso
filosofico sempre pili profondo parallelamente al progredire 27. Nei Vorsokratiker bttpuO"[Ll'Y) e tradotto come « Zustrom », ov­
vero « fiusso » di atomi e eidola sensibili, evidentemente perche collegato
della scienza razionale ionica (il cui scopo fondamentale e col verbo tmpEUl (<< fiuire ») e con una glossa di Esichio secondo cui
appunto la ricerca di un principio generale delle cose), e im­ tmpuO"[Lwv' tmpEov. Langerbeck, op. cit. , p. 1 1 3 s., connette invece il
plica proprio il problema del passaggio dai sensi alIa ragione 25, termine con rJuO"[L6C; (con cui Democrito designa normalmente la forma
degli atomi : v. index di DK), e traduce « Umformung, Umgestaltung »
su cui si incentra il frammento appena nominato. In esso e (in Plat. Leg. 802 B tmpp u&[Ll�e:LV = « rimodellare »): in base al
da notare anche la parola xcxvwv 0 « criterio » logico 2 6, allu­ frammento, aHora, in ciascun uomo l'opinione e data da una modi/ica­
dente da un lato a una limitazione delle possibilita conoscitive zione prodotta daH'impatto di eidola sugli organi di senso (ed e quindi
diversa da individuo a individuo) . Questa interpretazione e quasi unani­
dell'uomo (il quale non deve dimenticare di essere lantana memente accettata (ed e da ritenere uno dei contributi maggiori del libro
dalla realta vera), dall'altro pero a una sua operazione attiva, di Langerbeck, che ne prende anche il titolo), perche mette in evidenza
- molto pili di quella di Diels - la variabilita delle impressioni sensi­
che dalla coscienza di una tale limitazione prenda l'impulso bili in relazione alla composizione atomica dell'individuo (per cui cfr.
per un superamento della passiva accettazione dei dati senso­ fro 9) . Non e pero d'accordo H. de Ley, �6�LC; tmpuO"[Lt'Y). A Critical
riali (ambedue sono i noti Leitmotive che percorrono tutta la Note on Democritus fro 7, « Hermes » 97 (1 969), p. 497 S.: 10 studio so
sostiene che in forme composte la preposizione btl- indica una «ri­
gnoseologia presocratica). hE�, infine, e termine che indica formazione » piuttosto che una semplice alterazione di forma, il che
la verita di atomi e vuoto non immediatamente evidente al­ non si inquadrerebbe nel tenore scettico delle teorie di Democrito, per
cui una correzione della nostra esperienza non comporta un maggiore
l'uomo (cfr. hEn ae &'t"OfLCX xcxl xEv 6v nei fIT. 9 e 1 25), e si avvicinamento alla verita . Poiche il catalogo di Trasillo da il titolo IIe:pt
riscontra anche nei frammenti 7, 8 e 1 0. a[Le:L\jiLpuO"[LLWV (efr. 68 B 8a), e a[Le:L�LpUO"[Lt'Y) indica appunto un sem­
Non occorreranno adesso molti commenti sugli altri fram­ plice mutamento di struttura (efr. 68 B 1 39), de Ley suppone una cor­
ruzione AMEPFI .....,. AAAEIII e prop one di leggere <an'> &:[Le:L�LPU­
menti, che hanno pili 0 meno 10 stesso senso : secondo il fr. 7 O"[Ll'Y) (anche secondo Kapp, recensione cit., p. 1 63, i motivi per respingere
hEn oiJaev rcrfLEv 7tEpl ouaEv 6c;, an' tmp ucrfLt'Yj hacr't"oLcrLV � la traduzione di Diels sono fondati, rna tmpuO"[Ll'Y) non puo indicare
a6�LC;, cioe « non sappiamo in realta nulla su a1cuna cosa, la variabilita, cui si adattano di pili &:[Le:L�LpUO"[Ll'Y) 0 a[LE:L�L}wO"[L['Y),
cfr. 68 B 1 38). Anche a prescindere dalla plausibilita della proposta di
ma l'opinione e data in ciascuno da un adattamento della de Ley dal punto di vista paleografico (che del resto non mi pare ecces­
forma dell'organo di senso a quella dell'oggetto ». Qui va sivamente grande), trovo che Ie sue osservazioni suI valore di btl- siano
discutibili : in forme composte, infatti, questa preposizione puo deno­
notato in particolare che a6 �LC; designa un opinare che si tare un senso di movimento su una superficie (nella fattispecie queUa
dell'organo di senso), senza necessariamente accentuare un rafforzamento
di tale azione (funzione che certo in alcuni casi ha: cfr. E. Schwyzer,
25. Cfr. Snell, Die Ausdriicke cit., p. 21 ss. A p. 28 n. 3 Snell os­ Griechische Grammatik, II, Munchen 1 950, p. 466). D'altronde, se anche
serva che « Demokrit verkorpert das y\yvwcrxe:\V am reinsten ». cosi fosse, il riferimento a una azione ripetuta si inquadrerebbe bene nella
26. Esso costituisce persino il titolo di un'opera di Democrito (cfr. concezione di Democrito: si vedra infatti pili avanti che egli sottolinea,
fro lOb), che sara considerato nel paragrafo relativo aIle sue concezioni si, la superiorita della conoscenza razionale, rna e ben lungi dalIo svalu­
logiche (vedi sotto, p. 241 n. 7 1 , per il problema - sollevato da Langer­ tare completamente quella sensibile, ammettendo gia all'interno di questa
beck - della traduzione del termine). la possibilita di un avvicinamento progressivo alla verita.

208 209
La teoria della conoscenza I frammenti e 10 « scetticismo » di Democrito

ginazione, e presupponendo l' eidolon precedentemente pene­ €7tLO''t'IXO''&IXt 29. Mi sembra molto importante, e non casuale,
trato in noi denota una facolta mentale non logica. Analogo che entrambi questi verbi abbiano attestazioni tanto chi are in
significato ha i1 fro 8, secondo cui « e difficile conoscere come Democrito.
ogni oggetto e in realta » C. . . €T€7i OLOV �KaO''rov Y�YV6>O'K€�V EV
&:7t6pcp EO''rL). Cia e ribadito dal fro 10 con parole quasi iden- Ma tomando nell'ambito della teoria democritea, e utile
' ' - , r! T tl "\\ ' " ,
tIChe : €'r€1l (1.SV VUV O'r� o�ov SKOCO''rOV SO''rLV <"lJ > OUK €O''rLV OU
"

28
_.
rilevare che l'impressione di scetticismo data dagli ultimi due
O'UV£€(1.€V K'r A.
frammenti - come pure da quelli visti precedentemente 30 -
E ancora, secondo i1 fro 9 �fLd� �E: 'r<j> (1.E:V Hv'r� OU�E:V
appare fallace gia se si pensa che Sesto (Adv. Math. VII 1 3 5 =

&:'rpSKE:� O'uvLs(1.sv, (1.s'ra7tL7t'rov �E: Ka'roc 'rS O'6>(1.a'ro� a�OC.&�K"lJV


68 B 9) afferma di leggerli in un'opera dal titolo KptX't'uv't-ljptlX
KOCL 'rWV E7t€�0'�6V'r<Uv Kd 'rwv &:v'r�0''r"lJP��6v'r<Uv C« noi non
conosci a mo in verita nulla di immutabile [cioe quell'unica real­ (riportato anche da Trasillo, v. fro 8b = « libri rafforzativi »).
ta oggettiva costituita da atomi e vuoto], bensi solo cia che II filosofo scettico Ii adduce, si, come esempio della condanna
cambia [cioe Ie qualita sensibili] secondo la disposizione del decretata da Democrito nei confronti delle sensazioni, rna non
no stro corpo e degli atomi che vi penetrano e 10 urtan o »). L'op­ puo tacere il fatto che l'atomista esprime l'intento di conferire
posizione fra conoscenza immutabile e variabile e parallela a aIle sensazioni stesse 't'0 xp&.'t'o� 't'1j� 7tLO''t'€<.Ut:; (da cui appunto
quella del fro 7, ed espressa in modo altrettanto intenso : O'uv["lJ!.H il titolo suddetto), ovvero forza di convinzione, credibilita 31.
fra l'altro Cche si legge anche nel fr. 1 0) corrisponde a y�yv6>­
crxw nell'esprimere il venire a contatto dei sensi Cin questa caso
quello uditivo) con l'esterno, aggiungendo pera un approfon ­
29. Cfr. Snell, Die Ausdriicke cit., p. 48 ss. (e vedi sopra, pp. 195
n. 8 e 1 97 n. 10) . Per la presenza di y�yvciJcrxw e cruv(y)fL� in passi di
dimento nel senso dell'atto con cui il soggetto si appropria tipo etico (rna ugualmente significativi) efr. rispettivamente i fIT. 1 98,
dell'oggetto di conoscenza. In altre parole, il cruv�evJ.� costi­ 229, 285 e 77, 181, 1 8 3 .
tuisce un progresso notevole sulla via della conoscenza da 3 0 . Anche i l fro 1 1 7 (citato d a Diogene Laerzio I X 72) sembra dar
ragione a un'interpretazione scettica : hEn 1l11: oullEV rllfLEV' e:v [3u.&0 ycxP
indizi esterni all'interno, anche se - al pari di Y�YV6>crX€�V -
7j &A1j.&E:�CC. « La verita e nel profondo » : stranamente Guthrie, His­
non accentua l'aspetto della soggettivita come fara invece tory, II , p. 455 n. 1 , intende tale affermazione come un lamento per la
situazione cui e giunta la filosofia, in seguito aIle aporie sollevate dagli
e1eati e alle dichiarazioni relativistiche di Protagora. L'espressione e inveee
28 . I frr. 8 e 10, dove l'espressione he:7i si riferisce specificamente chiaramente una variazione suI tema della seetticismo sensoriale, come
aHa costituzione atomica del singolo oggetto, sono interpretati da von appare da un lato dall'interpretazione che in questo senso ne da Cice­
Fritz, Nouc; cit . , II, p. 28, come una dichiarazione agnostica che, pur rone (Ac. pro II 1 0, 32, in DK, 68 B 1 1 7), dall'altro da un luogo di Ari­
essendo la verita in generale accessibile (su questo piano 10 studio so in­ stotele (Metaph. r 5 . 1 009b 7) ehe attribuisce appunto a Democrito
terpreta correttamente la teoria democritea), non sia possibile in parti­ l'opinione che OMEV dvcc� &AY)Mc; 'Y) 1]fL�V y' &1lY)AOV (dove &1lY)AOV si­
colare cogliere la struttura di un oggetto individuale, per l'ostacolo frap­ gnifiea « nascosto ai sensi » : cfr. 68 A 148 e Anaxag. fro 2 1 a) . E a propo­
posto dalla disposizione del soggetto percipiente (che pub mancare di sito del passe della Metafisica si puo notare anche come immediatamente
atomi 0 combinazioni richieste per determinate percezioni, 0 avere gli dopo venga l'affermazione ehe gli atomisti TO <pccw 6fLE:VOV XCCTcX T�V ccr­
organi affetti da immagini sbagliate). Ora, la natura errata delle sensa­ cr.&Y)mv e:1; &v&yxY)c; &AY)'&€C; dvcc( <pcccrw, non trovandosi evidentemente
zioni e gli impedimenti posti dalla diathesis soggettiva sono fatti effettiva­ contraddizione fra i due giudizi : il ehe eonferma, a mio parere definiti­
mente sottolineati da Democrito, rna la questione si accentra appunto vamente, l'interpretazione della Weiss.
intorno alla possibilita di conoscere nonostante queste difficolta l'oggetto 3 1 . Per i presocratici 1t(crT�C; e 1'« evidenza » nel senso soggettivo
individuale, perche e dall'osservazione di questo - come si chiarira pili di fiducia e oggettivo di segni che la giustificano (v. index nel III vol.
avanti -, e non per via generica e astratta, che si assurge alIa verita dei Vorsokratiker S. VV. 1tlO'T�C;; mcrT6c;; eee.). Anehe in Platone (Rep.
di atorni e vuoto. Inoltre, la teoria dei colori e dei sapori dimostra in 5 1 1 E; 601 E ; Tim. 29 C) il termine designera una « right impression »,
modo lampante che Democrito arnmetteva la conoscenza accurata della benehe distinta dalla forma superiore di conoseenza (efr. Plato's Repub­
costeIIazione atomica delI'oggetto singolo. lic, ed. B. Jowett e L. Campbell, III , Oxford 1 894, p. 3 1 3) .

210 21 1
La teoria della conoscenza Conoscenza « oscura» e conoscenza « genuina »

Da un lato, in definitiva, Democrito non si appaga delle reciproco e direzione degli atomi) 32, e inoltre hanno effetto
apparenze sensibili (come dimostrano i frammenti che ne di­ diverso a seconda della disposizione dei diversi individui : rna
chiarano la soggettivita) e ritiene di potere e dovere andar cio non impedisce che proprio la realta sensibile offra il punto
oltre, grazie alIa conoscenza razionale (messa in luce da Ari­ di partenza per giungere a quella intelligibile. Per capire come
stotele stesso, in alcuni elogi e nel fondamentale passo del cia sia possibile bastera ricordare la teoria dei colori e dei
De generatjone et corruptione, A 8. 325a 23) ; ma d'altro canto sapori, in cui Democrito mostra chiaramente di indurre dagli
egli ritiene che un'operazione intellettuale debba basarsi sui effetti visibili delle qualita sensibili il loro sottostante modello
dati sensibili stessi, per elaborare conc1usioni valide. atomico: se si tratta di colori dal grad o di intensita luminosa
Quest'interpretazione non si fonda solo sulla testimonianza (che presuppone determinate disposizioni degli atomi), se sono
di Sesto. Altri elementi sono forniti da frammenti, ad esempio sapori dall'effetto fisiologico (dovuto a una determinata forma
il 1 25 (citato da Galeno), in cui Democrito rappresenta i sensi atomica : dal carattere vischioso e colloso dell'amaro - ad
mentre si rivolgono aHa cpp�v (termine che, originariamente esempio - si ricava che i suoi atomi devono avere forma
caratterizzato da connotazioni emozionali e volizionali, tende tale da cambiare spesso di posizione, e percia rotonda) 33.
a diventare - specialmente da Empedoc1e in poi - sinonimo L'analisi di altri passi confermera queste riflessioni sulla
di vou�) : « misera mente, trai da noi Ie tue prove e poi osi ab­ concezione democritea, mettendone anzi maggiormente in luce
batterci ? II buttarci gill significherebbe per te cadere » ('t" &ACX�- iJ profondo significato, e permettendo di inquadrarla metodo­
, , " (,J, - \ ' " (,J, ' ••
vex CPP 7)v, 7tCXp 7)[le:wv •I\cx!"'oucrcx 't"CX� 7tLcr't"e:L� 7)fle:cxC; xcx't"CX!",CXI\I\e:L�; logicamente nella piu ampia prospettiva della storia della
7t't"&fl& 't"OL 't"o Xtn &pA7) flcx). E notevole quest'indubbia af­ scienza antica.
fermazione non solo dell'opportunita, ma anzi della neces­
sita che l'attivita intellettuale si fondi sui dati di senso (e a
questo punto si potrebbe dire dei dati empirici, poiche si inizia V. Conoscenza <<oscura» e conoscenza « genuma»
finalmente a intravedere attraverso questa complesso panorama
di testimonianze un metodo consapevole di rice rca scientifica). Ha importanza fondamentale il fr. 1 1 (che secondo quanto
Ed e tanto pill notevole, per i1 fatto che Galeno la cita dopo dice Sesto apparteneva al IIe:pt AOy�X(;)V � KIXV6>V): YVW[.L"I)C;
l'altra - solo apparentemente contrastante - della conven­ ae Mo dcrtv laelX�, � [LeV yv"I)crL"I), � ae crxo'd"l)' XlXt crxo"d"l)c;
, ,� , ".r. " ,� , .r. < �,
zionalita e soggettivita delle qualita sensibili : V 6 flCP XpOL�, [.Le:v 't"IXOe: cru[.LITIXV't"IX, 0't'�C;, IXX0"l) , 00[1."1), ye:ucr�c;, 't'O'.ucr�c;. "I) De:
- -

v 6 flCP YA U XU , v 6[1cp 7tLxp 6v he:n a' ct.'t"oflcx xext xe:v 6v.


.•. YV"I)crL"I), &.ITOxe:xp�[.Lev"I) ae 't"od)'t""I)c;. 5't"lXv � crxO't"L"I) [.L"I)xh� au-
L'espressione v6[lcp indica generalmente cio che e fatto dal­
l'uomo in opposizione a cio che e fatto dalla natura, 0 cio 32. E Aristotele, in Metaph. A 4.985b 4 (67 A 6) a informarci che gli
che e valido per un gruppo in opposizione a cio che e valido atomisti riconducono la varieta dei fenomeni a tre fondamentali diffe­
ovunque. Nel passo appena citato questo secondo sen so e renze possibili fra gli atomi (Ie uniche, in quanto per iI resto questi sono
privi di differenziazione qualitativa) : pUO'f1.� xeet 8Lee·lhyTI xeet 't'ponTI
forse pill probabile perche opposto ad he:n, termine che (cfr. anche sopra, p. 54 n. 82) . Sono, questi, termini democritei corri­
(ad esempio nell'Iliade) indica la verita di un'affermazione, spondenti ai piu diffusi O' x1i [LOC 't'!;; xeet 't'oc�w xeet .lteO'w (che Aristotele
ha nominato poco prima). Mentre pUO'[L6e; corrisponde chiaramente a
di una profezia, ecc. In ogni modo, questa particolare termi­ O' x1i [Lee (e include iI concetto di grandezza intrecciato a queUo della forma) ,
nologia implica che la conoscenza 'inferiore ' non e total­ e 't'pon� a .lteme; (il senso di direzione implica queUo di posizione), non
mente destituita di verita. aItrettanto chiare sono Ie cose per la corrispondenza 8�ee.ltL�-'t'OC��e; (rna
cfr. Alfieri, At., p. 1 1 n . 38).
Le qualita sensibili sono soggettive, S1, nel senso che non 33. Per considerazioni generali di metodo vedi anche sopra, pp. 147 ss.
esistono realmente (essendo il risultato di forma, contatto e 1 56.

212 213
La teoria della conoscenza Conoscenza « oscura » e conoscenza « genuina »

V'Y)'t'tXL [L1j't'E: op1jv E7t' �AtX't"t'OV [L1j't'E: aXOOE:LV [L1j't'E: Oa[LaO'-&tXL Vi sono due tipi di conoscenza : un tipo inferiore (e percio
, I ' I ' •• ' "
[L'Y)'t'E: C\.
ye:uE:O'vtXL [L1j't'E: ,
E:V 't'1)- .1.'l'tXUO'E:L , (\' C\.
tXLO''1TtXVE:O''1TtXL, tXlI.lI. E:7tL •1I.E:7t- detto « oscuro » 0 « bastardo ») e dato dai sensi (cui si ag­
't'6't'E:poV < at] �1j't'E:r:v , 't'6't'E: EmY£VE:'t'tXL � yV1jO'£1j &'t'E: 0PYtXVOV giungono probabilmente anche doxis e noesis); un altro tipo
�xouO'tX 't'ot) vCiJO'tXL AE:7t't'6npov> 34. ne e distinto (&1t"OXEXp� fLev"I)) e giunge dove il primo non
puo arrivare, per cui si puo chiamare « genuino ». Ma non a
34. CbtOXe:XPL(J.ev1) e lezione generalmente accettata (fra l'altro da caso anche la percezione sensibile e indicata col terrnine YVWfL"I),
H . Mutschmann, Sexti Empirici opera, II, Lipsiae 1 914, p. 34), rna portata il quale dimostra che Ie e conferito un certo grado di ver1ta,
solo da due codici, dove inoltre una mana pili recente ha aggiunto in mar­
gllle &rro xe:xpu[J.[J.E:'11) , variante che si legge in tutti gli altri manoscritti. nella misura in cui fornisce dati utili per la comprensione del
Langerbeck, op. cit., p. 114, e sulla sua scia Alfieri, At., p. 197 e n. 498, rnondo esterno (anche l'espressione bd AE1t"'T6'TEPOV dimostra
preferiscono quest'ultima e scrivono &rro xe:xp u[J.[J.E:'11l1: B E: q·h 't"llI:lh1)t;, in
riferimento agli oggetti, « nascosti » ai sensi, della conoscenza genuina.
che essa non e del tutto faIsa, rna semplicemente irnperfetta) 35.
La soluzione e suggestiva, rna inaccettabile perche grammaticalmente Anche per YVWfL"fJ valgono infatti Ie osservazioni precedente­
non idiomatica, e soprattutto perche la lezione &rroxe:xpL[J.E:'11) e difendi­ mente fatte suI verbo corrispondente . E vero che, rispetto al
bile senza necessita di correggere. Essa costituisce in realta un'impor­
tante notazione del fatto che la conoscenza genuina e distinta da quella verbo, nel sostantivo e presente un min ore grado di pregnanza
sensibile. Tale senso di specificita doveva essere espresso in maniera pre­ logica : rna Ia filosofia presocratica avvia gradualmente il ter­
gnante dal termine (vedi infatti l'impiego significativo che ne fanno Plat. mine a un significato pill profondo e analogo a quello di
Rep. 407 D e specialmente Aristot. Meteor. B 9.369b 29) . Un altro problema
e posto dall'integrazione finale (benche questa possa essere proposta, tmcr-riJfL"fJ 36 . Non appare casuale, allora, che Sesto commenti
ovviamente, solo exempli gratia), poiche in tutti i codici il testo del fram­
mento si interrompe dopo Errl AErr't"6't"Epo'l. La congettura di Diels, che non si puo dire poco chiara la percezione sensibiIe, perche tale e piut­
e quella da me accolta, e pero conformata all'opinione di Rohde, op. cit., tosto la verita intelligibile (ragione per cui scrive poi &Tt"OX€XPUfLfL�vll
p . 72 n. 1, che la Y'lw[J.1) Y'I1)cr£1) sia una « unendlich verfeinerte IlI:rcr&1j­ 8t<x 't"lXtl't"lIC;;, in riferimento alIa YVWfLll YVll cr (11), mentre in reaIta con­
crLt; ». Alfieri, At., p. 198 n. 499, non condivide quest'opinione e prefe­ tribuisce a illuminare bene il senso del frammento, rinviando al contra­
risce la proposta di Kochalsky: . . Errl AErr't"6't"Ep 6'1 ('t"L ae:"n 't"-/:'1 Y'Iw[J.1)'1
.
sto luce-oscurita tanto spesso operante nella descrizione presocratica del
X()('t"llI:cpe:UYEL'I X't"A. : in tal modo Ae:rr't" 6't"e:po'l non indica l'oggetto della ri­ processo conoscitivo (si pensi alIa terminologia frequentemente presa a
cerca pili profonda di quella sensibile (il comparativo non si adatterebbe prestito dall'ambito visivo). Cicerone (Ae. pro II 23, 73 = 68 B 1 65)
bene ad atomi e vuoto, i quali costituiscono una realta del tutto diversa scrive del resto che Democrito « sensus . . . non obscuros dicit, sed tene­
da quella sensibile), rna il mezzo pili sottile cui aHora si ricorre. Ma bricosos », ed inoItre non e esclusa una risonanza del fr. 1 32 di Empe­
anche l'integrazione di Diels mi pare accettabile, purche non la si ac­ docle, che chiama crxoT6€crcrlX la a6�1X degli uomini intomo agli dei.
colga come conferma di una concezione della conoscenza genuina come 35. Questa semplice spiegazione e ovviamente rifiutata da Langer­
sesto senso che coglie semplicemente oggetti pili sottili, e la si intenda beck, op. cit . , p. 1 1 5. Dalla mancanza di una recisa opposizione fra i due
a livello meramente metaforico. In tal senso, anzi, essa rimane anche pre­ tipi di conoscenza, 10 studioso preferisce dedurre che i sensi non costitui­
feribile, perche nella stesso frammento si dice della conoscenza sensibile scono un criterio per una conoscenza superiore, che e un semplice affi ­
che non puo giungere Err' E:AIlI:'t"'t"O'l, il che evidentemente non si riferisce ad namento dell'attenzione (De sarebbe un indizio iI fatto che i sensi non
atomi e vuoto se non, appunto, in modo metaforico . Un'altra questione sono raccolti in una categoria unitaria, tant'e vero che si parla di yvwfLll
suscita la traduzione dell'attributo crxo't"(1), con cui e caratterizzata la cono­ inferiore e non di IXtcr&lIcrtC;;). Condivide quest'interpretazione Lanza,
scenza sensoriale. Natorp, Ober Demokrits cit., p. 355, traduce « unechte, Anassagora cit . , p. 247, pur dovendo rilevare nel linguaggio impiegato
untergeschobene », cioe « bastarda », ricordando il platonico AOYLcr[J.0 't"L'IL
(YVllcr[ll, crxOT[ll) la presenza almena implicita d'una contrapposizione
'16&cp (Tim. 52 B), e notanda che una simile personificazione di concetti fra due modi di conoscenza. Vorrei ripetere che iI fatto che Ie opinioni
astratti e usuale in Democrito (si pensi alIa forma dialogica del fr. 1 25, dei presocratici si debbano enucleare molto spesso da affermazioni in­
o al titolo Kp()('t"U'I't"� PLIlI:). Vi sono in effetti pili esempi di un uso tra­ consapevoli 0 rozze, non dovrebbe impedire di assegnare lora quaIche
slato di crx 6't"wt; come « non legittimo, bastardo» (efr. L. S. J. s. v. idea in proposito. Ma oltre tutto, non e questa iI caso di Democrito, il
crx6't"wt;), e che anche qui l'aggettivo abbia questo senso (benche in quale (data I'efficacia dell'espressione yvwfLll crXOT[ll) sembra almena
una caratterizzazione della conoscenza che non e usuale), mi pare con­ intravedere una definizione unitaria di aisthesis e, se non opporla, collo­
fermato dal fatto che e messo in efficace contrapposizione a yv�crLOt; carla in una posizione di collaborazione con l'intelligenza (proseguendo
(il cui primo significato e appunto « nato da matrimonio legittimo »). in cio l'impostazione di Empedocle e Anassagora) .
Ma trovo anche che esso conservi la connotazione dell'oscurita. Questa 36. Esempi importanti in tal senso sono costituiti dal fro 78 di Era­
e esclusa recisamente da Natorp, con l'ingegnosa argomentazione che clito e dal fro 12 di Anassagora (efr. Snell, Die Ausdriieke cit., p. 33 ss.),

214 21 5
La teoria della conoscenza Conoscenza « oscura » e conoscenza « genuina »

il fr. 1 1 con parole recenziori come aLavoLIX e soprattutto Ma pur essendo un principio razionale, nell' ambito di un
yv& cne; , che grazie al suffisso -(ne; (che conferisce maggior materialismo conseguente come quello atomistico la cono­
forza verbale) accentua rispetto a yVOO[L"I) l'aspetto teoretico. scenza « genuina » dev'essere stata spiegata in termini mate­
Bisogna riuscire, nonostante tutto, a utilizzare positivamente riali. Ritengo infatti che anche ad essa alluda Teofrasto quando,
Ie fonti antiche, piuttosto che rifiutarle radicalmente come Lan­ nel par. 58 del De sensibus, riferisce qual e per Democrito
gerbeck, il quale rigetta totalmente la terminologia platonica il processo di formazione del phronein. Natorp pensa che
sovrapposta dai commentatori ai filosofi presocratici, senza <:ppovdv non possa alludere qui alIa conoscenza del vero, in
chiedersi se non abbia un significato la possibilita stessa di quanta dipende da una diathesis corporea, mentre la verita
quella sovrapposizione. dev'essere indipendente dalle contraddizioni fenomeniche che
da questa derivano. Lo studioso trova una conferma alIa pro­
Un problema molto complesso e rappresentato dalla natura pria idea nel vocabolo &:Ail.o<:ppove'i:v : il fatto che anche l'er­
della yVOO[L"I) YV"I)Cl"L"f). Si puo subito respingere la tesi 37 che rore sia designato come <:ppove'1:v dimostrerebbe che Teofrasto
essa sia una sorta di sesto sensa. In realta si tratta di un prin· si sta riferendo a una semplice facolta rappresentativa, molto
cipio di tipo razionale distinto daIla percezione sensibile : in­ vicina alI'aisthesis in quanta dipendente dallo stato corporeo,
fatti, anche senza sottolineare ancora l'innegabile componente e per questa soggetta ad oscillazioni ed errori 39. A mio vedere,
razionalistica della teoria democritea, il fro 1 1 stesso dimostra invece, l'area del phronein comprende tanto la funzione rap­
che non e possibile una conoscenza sensibile di atomi e vuoto, presentativa quanto la funzione intellettiva, che si distingue
e inoltre, nel momenta in cui essa si attuasse attraverso l'orga­ perche esercitata dal grado piiI equilibrato possibile alIa krasis
no ipotetico di un sesto senso, sarebbe proprio per questo dell'anima (Teofrasto usa il termine <:ppove'1:v e non altri
-

yvoo[L"f) Cl"XO't"L"f) 38. piiI elevati come voz'1:v 0 y�yv6lcrxe�v solo perche e il mo-
-

't'0 O'o<p 6\l e '('IW!J.IX\l indicano un generico discernimento degli animali .


mentre d'altronde Parmenide usa "('J6:J[L'Y) come sinonimo di a6�a (efr. Diels richiama infine Simp!. D e anima p. 173, 7 (commento a u n luogo
fro 8.53 ss.): mi sembra che la caratteristica ambivalenza del termine per­ del De anima aristoteIico secondo cui non esistono piiI di cinque sensi)
metta a Democrito di esprimere in modo quanto mai sintetico !'idea che che sarebbe a suo vedere rivolto proprio contro Democrito : i1 che non
la conoscenza sensibile e limitata, rna e tuttavia conoscenza. e affatto sicuro (efr. Alfieri, At., p. 1 3 6 n. 339). Zeller stesso, perl'> (efr.
37. Sostenuta da Rohde (efr. sopra, p. 214 n. 34). ZM, I 5, p. 239 n. 53), pur non condividendo I'ipotesi del ' sesto senso '
38. efr. Zeller in ZM, I 5, p . 239 n. 53 (e per l'atomo come entita dil dal canto suo una curiosa interpretazione del passo, sostituendo al
non sensibile, benche corporea, vedi il bell'articolo di V. E. Alfieri, L'atomo XIX[ che si legge dopo �01X la particella comparativa 1), e interpretando
come principio intelligibile, in AA. VV., Epicurea in memoriam Hectoris iI tutto come la critica di uno stoico al fatto che Democrito attribuirebbe
Bignone, Genova 1 959, p. 61 ss.). Anche Natorp, Ober Demokrits cit., agli esseri irrazionaIi addirittura piiI sensi che ai saggi 0 agli dei. Zeller
p . 353, individua nella conoscenza genuina un principio di coerenza 10- non riesce infatti a spiegarsi la presenza di piiI sensi nei saggi. Questa
gica del pensiero indirizzato ai fenomeni, accentuandone pero eccessiva­ risuIta invece comprensibile neII'interpretazione di Delatte, op. cit., p. 51
mente il senso in una direzione razionalistica (ritiene infatti tale principio ss. (efr. anche Guthrie, History, II , p. 449 s.) : I'allusione e alIa divina
completamente distinto dall'aisthesis). Non si puo quindi accettare l'in­ ispirazione di cui in piiI punti Democrito dichiara dotati poeti e profeti
terpretazione che Diels da nei Vorsokratiker del passo di Aet. IV 10, (fIT. 17, 18, 166), oItre che al fatto che gli animali possiedono I'istinto
4 (68 A 1 1 6) : bYJ[L6xp�'t'oc; 1tAdouC; dva� atO'-&�O'E�C; (sc. 't'wv 1t€V't'E) 1tEpt (ed e proprio qui - mi sembra - che torna utile il confronto col fro 4
't'� &Aoya �0a xat 1tEpl 't'OUC; O'orpOUC; xat 1tEpt 't'O\Jc; -&EOUC;. Diels, che di Epicarmo ; cfr. anche 68 A 79), e gIi dei la propria superiore sapienza.
accetta la tesi di Rohde, pensa che il senso di cui sono dotati i sapienti In tal modo il senso del passe risuIta forse un po' banale, ma trova una
sia appunto la YV6:J[LYJ YVYJO'LYJ (cita infatti a confronto il fro 1 1), mentre piil solida conferma nei testi (anche Alfieri, At., p. 135 e n. 339, vi legge
l'opinione che la conoscenza genuina sia una forma di sensibilita va un'allusione generica a una maggiore acutezza di certi esseri, ma poi tra­
- come si e visto - confutata. Non si puo ammettere che sia attribuita duce ingiustificatamente « Ie sensazioni sono assai piil che non quelle
una forma particolare di conoscenza neppure agli &Aoya �0a, perche dei cinque sensi »).
nello stesso frammento di Epicarmo citato da Diels (23 B 4) i termini 39. Cfr. Natorp, Ober Demokrits cit., p. 351 .

216 21 7
Conoscenza « oscura » e conoscenza « genuina »
La teoria della conoscenza

dulo aristotelico di interpretazione a negare alIa filosofia pre­ « genuina », rna soprattutto di chiarire come l'effetto delle sen­
socratica la coscienza della pili alta funzione noetica, la quale sazioni potesse essere considerato in queg/i stessi termini anche
era invece - seppure solo embrionalmente - intravista). Con­ suI piano pili elevato del pensiero speculativo.
siderazioni pili dettagliate sull'origine del pensiero ho fatto
nel capitolo terzo : rna qui vorrei tentare un'ulteriore precisa­ Tutto sembra denotare, finora, che la teoria conoscitiva di
:lione, supponendo una distinzione in due stadi. In un primo Democrito e ben lontana dall'opposizione parmenidea doxa­
stadio (quello rappresentativo) il nous riceve - attraverso gli aletheia (fra cui c'e una lacuna incolmabile), e si trova invece
organi di senso e successivamente la psyche gli effetti delle
-
sulla linea di quella distinzione fra visibile e invisibile, valoriz­
sensazioni : aHara attua forse una 'sintesi dell'apprensione ' zata da Senofane in poi, il cui significato ho cercato di chia­
(operazione con la quale gli eidola provenienti da un unico rire all'inizio di questo capitolo. Fra i tre kriteria di giudizio
oggetto sono ricondotti mentalmente a quell'oggetto) e una che il democriteo Diotimo attribuisce all'atomista (come ri­
coordinazione fra i dati di senso. Questa prima fase si inquadra ferisce Sesto, Adv. Math. VII 140 68 A 1 1 1 ), vi e appunto
=

con sufficiente coerenza nel complesso del sistema atomistico, la valorizzazione dei fenomeni per la comprensione delle cose
perche, pur non conoscendone i particolari, possiamo ben raf­ invisibili ('T-Yj<; [LEV 'TWV &a�AWV XIX'TIXA��ZW<; 'TOt: C?IXLv6[LzVIX).
figurarcela in termini di urti fra atomi del nous e della psyche. Qui Democrito riecheggia il detto anassagoreo secondo cui
E invece difficile specificare secondo un processo analogo an­ ()�L<; 'TWV &a�AWV 'TOt: C?IXLv6[LzVIX (Anaxag. fr. 2 1 a) : Sesto ag­
che una seconda fase, quella cioe corrispondente ai procedi­ giunge infatti che Democrito elogiava per quest'idea Anassa­
menti intellettuali di tipo elevato (quali l'analogia 0 l'indu­ gora, e anche se pure questa notizia e mediata attraverso Dio­
zione) che costituiscono la conoscenza « genuina ». Tuttavia timo (come sembrerebbe dall'esposizione), riflette bene un ef­
azzarderei l'ipotesi che gli atomi del nous, preso atto dei dati fettivo rapporto in tal senso tra l'atomista e il filosofo di Cla­
esterni (i quali rimangono punto di partenza imprescindibile), zomene. Pili in generale, e interessante rilevare che Democrito
e riflettendoli in determinate costellazioni atomiche e in un si colloca alla fine (e al culmine) dello sviluppo di un metodo
determinato grado di mota e temperatura, a questa punto si scientifico consistente ne! formulare per induzione dai feno­
muovano spontaneamente producendo il pensiero vero e pro­ meni regole generali, continuamente controllabili attraverso
prio 40. osservazioni 0 esperimenti (secondo un procedimento avvici­
Questo tentativo di spiegazione puo permettere di descrivere nabile alIa moderna costruzione di ipotesi teoriche) 41 . Tale
in termini atomici (benche in modo inevitabilmente conget­
turale e impreciso) il processo di formazione della conoscenza
41 . E un contributo decisivo quello di Regenbogen, op. cit., p. 1 3 1
ss., che per primo h a posto I'accento sulla frase di Anassagora come em­
blematica di una disposizione caratteristica dell'eta presocratica, metten­
40. Simile a questa e i'interpretazione di Guthrie, History, II, p. 463 done in luce i suggestivi contatti con la scienza odiema, e gli altrettanto
s.,che non accenna pero alIa seconda fase pili compiessa, iI cui riconosci­ suggestivi punti di differenziazione rispetto a que!l'ambiente accademico­
mento sembra a me abbastanza probabile. Kirk viceversa (KR, p. 422) peripatetico in cui questa comincia a svilupparsi (guadagnando in rigore
avanza I'ipotesi di un moto spontaneo degli atomi del nous, rna non 10 e sicurezza, rna perdendo la notevole carica originaria di intuizione e
connette con la prima fase e non sottolinea come anche nel pensiero pili fantasia e il forte legarne con la realta empirica : cfr. specialmente op. cit.,
elevato debbano mantenere la propria influenza Ie alterazioni indotte pp. 144-1 58). Le fondamentali osservazioni di Regenbogen (che si fon dava
dagli eidola sensibili. Senza dame motivazioni V. E. Alfieri, I due aspetti piiI che altro su un esame degli scritti medici ITe:pt yov7jc;, ITe:PL cpumoc;
della teoria del conascere in Democrito, « Athenaeum » 30 (1 952), p. 1 52 7rca �l o u e ITe:pt voucrwv IV) sono state riprese ed ampliate da H. Diller,
(10 studio e poi uscito in Atomas Idea cit., pp. 123-140), dichiara invece O'f''I2: A�H AON TA <I>AINOMENA, « Hermes » 67 (1932), p. 1 4
che la conoscenza genuina e tale anche perche non dipende dalI'intera­ ss. D i Diller, p . 1 9 s . , e I'importante precisazione che i l metoda i n que­
zione di aggregati atomici. stione non si limita all'ana[ogia (che indica I'essere in un certo modo di

21 8 21 9
La teoria della conoscenza Conoscenza « oscura » e conoscenza « genuina »

metoda tipicamente 'ionico ' (opposto a quello matematico­ differenze qualitative, senza nel contempo perdere di vista
logico 'attico ' inaugurato da Platone) ha il suo inizio in Anas­ certe esperienze particolari che corro borino la teoria : la fisio­
simene e, attraverso il nX[l.IX(pe:a&IXL del fro 1 di A1cmeone, nomia della conoscenza genuina si precisa dunque come un
giunge a sistematica applicazione scientifica ad opera di Em­ processo astrattivo analogico (dalle testimonianze dei sensi su
pedoc1e, finche trova espressione efficace e consapevole in Anas­ oggetti specifici), unito a un processo deduttivo dai concetti
sagora 42. Tratto comune a tutti costoro e l'ampliamento dei astratti di atomi e vuoto (che sono dati di base, rna nella stesso
dati d'informazione, ottenuto per cosi dire 'visualizzando ' i tempo raggiunti per analogia con l'esperienza). E evidente la
fatti oscuri attraverso analogia con quelli noti . Questo atteg­ complessita dell'atteggiamento di Democrito, che sarebbe ri­
giamento empirico, tipico di tutta la scienza presocratica (ivi
duttivo classificare come sensista, 0 scettico, 0 razionalista :
compresi naturalmente a1cuni esponenti della medicina 'ippo­
egli non nega ne afferma la verita in se del dato se'lsibile 0 di
cratica '), si riflette in Democrito nel modo pili chiaro, perche
quello razionale, cercando bensi di porli in un rapporto di coo­
egli non si limita a dame formulazione nel kriterion menzio­
perazione attiva, con un metodo che presenta a1cuni punti di
nato, ma gli fomisce una fondazione concettuale attraverso
contatto CGn quello empiristico della scienza modema (accer­
precisi presupposti fondamentali (che per lui sono atomi e
vuoto), ai quali ogni considerazione sui fenomeni deve rinviare, tamento dell'esperienza attraverso ipotesi che sono adatte a
in base a determinate norme. Per questo non si conoscono in spiegarla) 43.
lui molte applicazioni del metodo (fra queste vedi 68 A 93a,
A 1 28 ; B 1 64) : i fenomeni si lasciano ricondurre a leggi astratte
43. Cfr. sopra, p. 148 s. Anche N. Papadopulos, Die Erkenntnislehre
di movimento, urto e caduta di atomi, che una volta formulate des Demokrit, Diss. Leipzig 1 933, p. 52, e F. Jiirss, op. cit., p . 1 09 (che
lasciano poco spazio per la formazione di nuove regole (e riprende, p. 1 1 1 ss. , l'interpretazione data dalla Weiss delle testimonianze
aristoteliche), ritengono che la teoria democritea della conoscenza si possa
vero del resto che riflessioni analoghe si possono fare gia per intendere solo come collaborazione di sensi e intelletto . English, op. cit.,
Anassagora). p. 224 ss. , pensa che la conoscenza genuina sia di tipo intuitivo. Ma il
fro 1 1 8, per fare un esempio, nel mostrare l'entustiastico spirito d'indagine
del filosofo, che si esprime nella ricerca di un'O(hwAoyiO(, e una chiara
L'ipotesi atomistica nasce dunque da un'idea a priori sulla indicazione del ruolo di critica attiva sull'esperienza che e affidato al
materia, e da uno sforzo per verificarla nella spiegazione delle pensiero (e v. anche 68 A 69) . In questo sensa si spiega la notizia di Sesto,
Adv. Math. VIn 327 (68 B lOb), suI fatto che, unendosi agli empirici e
opponendosi ai dogmatici, Democrito nego il valore dell'&7t6 oEL�L<;; :
uno stato nascosto), perche pili spesso i fenomeni sono indizi dell'esistenza con la quale si intende, evidentemente, la dimostrazione dei logici puri,
stessa di un evento (nel qual caso il metoda e semeiotico, secondo un ter­ di tipo eleatico, che non si basa sull'esperienza e non mira a rispondere
mine preso dal mondo dei medici, di cui e caratteristico questo procedere) : ai problemi di questa (efr. Alfieri, A t . , p. 196 n. 495). E tuttavia Democrito
ambedue queste direzioni, comunque, si intrecciano nel detto anassagoreo esprime questa sua critica nei Canoni, cioe in un'opera di logica, e quindi
e neUe sue applicazioni. la ragione sara per lui qualcosa che coglie la verita non intuitivamente,
42. Cfr. Diller, O'P'I � cit., p. 34 ss. H. Gomperz, O'YI � TON AilH­ bensi spiegando il fondamento dell'esperienza (sull'induzione dall'espe­
AON T A 1l AIN OMENA, «Hermes» 68 (1 933), p . 342, traduce il fro 21a rienza si vedano anche Aristot. De gen. et corr. A 1 .3 1 4a 21 = 67 A 9,
del clazomenio come « die Erscheinung ist nur die Weise, auf die das e il fro 1 65 di Democrito - con nota di Alfieri, At., p. 248 -). Alfieri,
Unwahrgenommene sich uns darsteIIt » : I'apparenza, cioe, non indiche­ per contro, I due aspetti cit., p. 1 54 ss. , accentua anche troppo la natura
rebbe come e fatto il reale, rna solo l'aspetto che esso ha per noi. Ma 10 logica e non intuitiva del pensiero rispetto al val ore della conoscenza
studioso si basa su una valutazione generale della gnoseologia presocra­ sensibiIe, rilevando una contraddizione col fatto che iI pensiero e poi
tica in senso scettico, mentre - come spero di aver sottolineato a suffi­ ricondotto a un criterio puramente fisico come I'equilibrio dell'anima,
cienza - da Senofane in poi la filosofia non punta solo sulla debolezza che non ne giustifica iI val ore specifico di verita : mentre la spiegazione
delle aistheseis, rna nello stesso tempo sulla lora utilita nel raggiungimento fisiologica del pensiero, in quanto comune a quasi tutta la psicologia
della verita. Per analoghe ragioni va respinta la traduzione data da Lan­ prearistotelica, e da accettare e inquadrare storicamente, anche se agli
gerbeck, op. cit., p. 49, di i)t!nc; &8� AWV come « Sehen des Unsichtbaren ». occhi di un moderno puo apparire non sufficientemente rigorosa.

220 221
La teoria della conoscenza Complessita della teoria democritea

Se da un lato egli si colloca al termine - non solo cronolo­


VI. Complessita della teoria democritea
gicamente - della gnoseologia presoeratiea (analogamente a
quanto avveniva nell'ambito delle opinioni sulla pereezione),
La tesi di Langerbeck e dunque contraddetta dal problema dall'altro offre suggestivi punti di eontatto con la distinzione
ontologico stesso dell'atomismo, e cioe il superamento dell'op­ attuata dalla seienza moderna fra qualita primarie e seeonda­
posizione fra motivo eleatico e antie1eatico, ovvero fra ragiona­
rie. Naturalmente tale parallelo non va forzato troppo : Ie
mento e sensi. La soluzione (rintracciata nell'intendere genera­ qualita seeondarie derivano pur sempre, per Democrito, da
zione e distruzione come aggregazione e disgregazione, deri­ modifieazioni oggettive negli organi di senso e nell'anima, sie­
vando la differenza fenomenica dall'ordine e posizione degli eM egli non anticipa tanto i1 lato sensa rio della distinzione
atomi) discende da una concezione quantitativa del reale. E (cioe quello ehe trovera un rappresentante in Locke : qualita
proseguita cosi la via iniziata dal pitagorismo, rna senza l'ab­ primarie quelle che appartengono tanto alla percezione quanto
bandono a una metafisica dei numeri, cM anzi il costante ri­ aIle cose, seeondarie queUe appartenenti solo alIa percezione),
ferimento alla realta concreta preannuncia Ia futura fisica quanto piuttosto il lata razionale (ehe verra accentuato da
costruita su basi matematiche (Aristotele trova invece il punto Galilei e Descartes : qualita primarie sono queUe ehe spiegano
d'accordo fra intelletto ed esperienza in una concezione quali­ essere e mutare delle cose permettendo di dare un fondamento
tativa, che ha come sue scienze-tipo quelle biologiche). razionale ai fenomeni, mentre la realta delle secondarie si
Negando l'esistenza delle qualita sensibili e conferendo carat­ esaurisce nel loro divenire).45.
tere oggettivo solo alle proprieta geometriche e fisiche degli
atomi (Ie prime sono figura e grandezza, ordine e posizione, Ie
Nonostante la complessita dei motivi 0 proprio a causa di
seconde peso e durezza), Democrito arriva al massimo di astra­
questa, la concezione democritea non e esente da insufficienze
zione possibile con premesse naturalistiche (anche se - non
e eontraddizioni, per giudicare Ie quali sara utile dare uno
ponendo una netta distinzione fra il predicato e cio che questa
sguardo aIle obiezioni sollevate da Teofrasto nel suo De sen­
caratterizza - non intende i1 concetto di sostanza in senso
sibus (parr. 63-64 e 68-72) : queste derivano in parte - come
aristotelico). Anassagora ed Empedocle, infatti, vedevano an­
al solita - da un giudizio astorico, in parte hanno pero
cora Ie qualita come caratteri effettivi degii e1ementi, il che
qualche fondatezza.
rendeva difficoltoso spiegarne il variare da un individuo aI­
l'altro. In re1azione a questa impasse si puo interpretare il sog­
gettivismo estremo di Protagora, per i1 quale solo il singolo e zione e accentuato da fatti come l'apotyposis, che impediscono un'esatta
giudice delle proprie sensazioni ed esperienze. Democrito sce­ percezione delle cose (efr. sopra, p. 1 08).
glie una via differente, e pili conforme all'impostazi one ogget­ 45. Nel XVII secolo l'incapacita della fisica di trattare ad esempio
i colori, e in genere quelle proprieta delle cose cui la misurazione e diffi­
tivistica della filosofia presocratica : pur ammettendo il motivo ciImente appIicabiIe, porta a una reintroduzione della distinzione fra qua­
della variabilita delle impressioni soggettive, egii sottrae gli Iita primarie (aggiungendosi a figura e grandezza movimento, riposo, nu­
mero, ecc.) e secondarie. Questi termini sono infatti diffusi tra i fiIosofi
e1ementi costitutivi - nel negare lora Ie proprieta sensibili - (attraverso Locke) da uno scienziato : iI chimico R. Boyle (1 627- 1 691),
ad ogni instabilita 44. che riesuma l'atomismo in funzione empirica (poco dopo l'anaIoga opera­
zione fiIosofica di Gassendi) contro Ia fisica cartesiana delI'estensione
continua (il che si rifiette, ad esempio, nelle discussioni suI colore del
44. Le principali testimonianze sulla negazione di qualita sensibili Chemista scepticus). Gia precedentemente, pen'>, questa concezione era
agli atomi, e di conseguenza ai composti, sono : 68 A 49 (Galeno) ; A 57 in Galileo e nella stesso Cartesio, e in seguito sara rieIaborata da Berkeley
(Plutarco), A 59 (Sesto Empirico), 1 23 e 126 (Aristotele), 1 24 e 125 (Ae­ (1 685-1 753) e Reid ( 1 7 1 0-96) . Non e casuaIe che tutti costoro si riferissero
zio), 1 1 9, 1 20, 129- 1 3 1 , 1 3 3 (Teofrasto). II carattere illusorio della sensa- piiI 0 menD espIicitamente a Democrito.

222 223
La teo ria della conoscenza Compiessita della teoria democritea

La prima critica (al par. 63 e in termini analoghi al 68) il grado di concentrazione degli atomi corrispondenti, mentre
punta suI fatto che mentre a peso e durezza Democrito attri­ puo essere addirittura impercettibile se tale concentrazione e
buisce una natura oggettiva (in quanto Ii definisce attraverso molto scarsa), Teofrasto dichiara che proprio questo fatto e
grandezza e densita degli atomi, che sono uguali per tutti), determinante per la soggettivita della percezione. Benche al­
Ie altre qualita sensibili (definite attraverso Ie forme degli trove, in una preoccupazione d'economia, Teofrasto parli come
atomi) sono trattate come « affezioni dell'organo modificato se 1'esistenza di un fattore dovesse escludere l'altro, questi
dalla sensazione » (7t&..&1) 1'9ic; O(Lcr.&1jcr€WC; &AAOLOU!1-e-J1)C;). E accenni che egli fa quasi malgre soi lasciano intravedere come
possibile che Democrito fosse consapevole che per peso e Democrito dovesse sforzarsi di collegare i due poli della que­
durezza la diathesis non gioca aIcun ruolo, per cui la lora sog­ stione. Probabilmente cio gli costava una certa difficoita, cui
gettivita e minore che nel caso, ad esempio, di colori 0 toni corrisponde forse quella dei nostri tentativi di ricostruzione.
musicali ; ma e vero d'altronde che il problema che Teofrasto Ma e certo che - riuscendovi coerentemente 0 menD - egli
si pone (1'�C; � CPUcrLC; xO(l 7totov �xO(('J1' 6v zcr1'LV [sc. 1'WV dcr.&1)- cercava di connettere concretamente Ie" forme atomiche non
1'wv], cfr. par. 59) non si era presentato ai pensatori preari­ solo con 10 stato dei pori - come pensa Guthrie -, rna
stotelici, e che nella stesso Democrito - in cui certo comin­ anche con quello della complessiva krasis intema dell'individuo
cia a porsi - doveva avere forma ancora embrionale. che i pori, certo, riflettono (cfr. il fro 9 dell'atomista, il cui
Per quanta riguarda Ie qualita come colori, toni musicali senso e integrato dal par. 63 del De sensibus e dalle parole
ecc., Teofrasto trova estremamente contradittoria 1'0scillazione che ivi seguono immediatamente : �'t'L a' cd)'t'ou� [sc. 't'ou� &.v-
in Democrito fra l' aisthesis vista come pathos, ovvero come (\ 1
'lTpCJ)1t"01)� ] fL€:'t'IX!-,p, IXI\I\€:LV
I ., .,
't'1l- XP"f)o"€:L
1 n
XIX't'IX\ 't'IX\ 1t"IXv"f)
,
XIXL\ 't"IX�
\

• ., 1 7 \ \ . . � 1 (\ " - 1
affezione ' soggettiva " in corrispondenza con Ie differenti dia­ 47\
"f)I\LXL:X�· 11 XIXL <pIXV€:P OV CJ)� "f) oLIX'lT€:(n� IXL't"LIX 't'"f)� <po:.V't'IXo"LIX� J.
theseis individuali, e l' aisthesis vista invece come dipendente f" La critica teofrastea colpisce anche singole esprcssioni di
dallo schema atomico che caratterizza l'oggetto (cfr. parr. 64 Democrito (dando pero la netta impressione di averle isolate
e 68 s.). Guthrie cerca di risolvere la difficolta notanda che da un contesto pili complesso e significativo), come quando
ogni sostanza prende Ie proprie qualita dalle forme atomiche - al par. 69 - gli attribuisce 1'« assurdita » di ritenere che a
predominanti fra tante altre in essa presenti (cfr. par. 67), e tutti quelli che percepiscono Ie stesse cose venga una mede­
supponendo che sia 10 stato dei poroi del senziente a deter­ sima impressione, e questa ne provi la verita, pur avendo
minare quale di questi fattori oggettivi venga percepito 46 . Ri­ detto poco prima che a persone in diverse condizioni vengono
tengo che la soluzione sia soddisfacente, e trovi conferma nel impressioni diverse, e anche che nessuno puo cogliere la verita
par. 63, dove Teofrasto accenna a una concezione per cui l'al­ pili di un altro. Ora, Teofrasto puo aver letto queste afferma­
terazione del soggetto (� �!1-€1'€Po( &AAO�W('JLC;) e influenzata zioni in un punto in cui Democrito distingueva tra qualita
dalla fluttuazione nella costellazione atomica dell'oggetto (1'0
O"x9i!1-O( !1-€1'O(7tt7t1'ov). La notizia e tanto piu interessante, per
47. Si ricordi la derivazione del concetto di krasis da contesti medici,
il fatto che un riferimento all'importanza dello schema ato­ di cui si e detto al capitolo precedente (analogamente anche per la dia­
mico e inserito proprio in una critica all'assenza di physis og­ thesis : cfr. sopra, p. 1 86 n. 47) . Cio non vuol dire pero che - come vor­
gettiva della seconda categoria di qualita sensibili : subito dopo, rebbe Munding, op. cit., p. 20 ss. - il senso di soggettivita sia un ' corpo
estraneo ' (introdotto superficialmente per prendere atto del relativismo
anzi, dopo aver specificato gJi effetti del !1-€1'O(7t�7t1'€LV di que­ protagoreo e polemizzare contro di esso) nella teoria atomistica della co­
st'ultimo (una proprieta e avvertita da tutti se e molto alto noscenza, poiche questa si esprime naturalmente in termini bio-fisiologici
(cfr. sopra, p. 1 85 ss.). E vero comunque che - come nota Munding,
op. cit., p. 25 - e strana e un po' immotivata la presenza di un ' prin­
46. Guthrie, History, II, p. 439. cipio di prevalenza ' di stampo anassagoreo.

224 225
La teoria della conoscenza Deformazione « scettica » e rapporto con Protagora

come peso e durezza da un lato e, dall'altro, caldo, freddo, ecc.,


Ie prime oggettive e uguali per tutti, Ie seconde diverse a se­ VII. La deformazione « scettica >} e il rapporto con
conda dei diversi individui 48. Analogamente, quando al par. 7 1 Protagora
Teofrasto ascrive a Democrito l'idea che ogni qualita sensi­
bile esista veramente (e che in particolare l'amaro (LO�pO:\I Da un lato ne1 breve inquadramento storieD (sia rispetto
'!,X<'�\I ()u\le()<.w�), la toglie probabilmente da un contesto rela­ alIa filosofia precedente che alIa distinzione moderna fra qua­
tivo al valore della percezione, poiche da questa punto di vista lita primarie e secondarie), dall'altro nell'esame delle critiehe
Democrito affermava realmente che una quaJita (anche del teofrastee, si puo dire riaffermata definitivamente l'importanza
tipo del sapore) possiede almena una parte ' oggettiva ' della e complessita dell'operazione democritea di sintesi fra oggetti­
percezione (il che traduce appunto l'espressione (LO�pQ(.\I . ..
vismo e soggettivismo . Appare a questo punto naturale che
()u\le()<.w�), nel rinviare in qualche modo alla sottostante essa abbia subito fraintendimenti 0 deformazioni, in direzione
struttura atomica. vuoi sensistica vuoi scettica, da parte di interpreti antiehi e mo­
Una critica che Democrito merita senz'altro e quella che derni. Dei moderni si e gia detto : quanta agli antichi, essendo
Teofrasto gli rivolge sia al par. 72 del De sensibus che nel De gia stata vista l'interpretazione sensistica di Aristotele, che
causis plantarum VI 2, 1 (68 A 1 30), nel rimprovenirgli non influenza attraverso Teofrasto gran parte della tradizione suc­
un'incoerenza, rna un'insufficienza di ricerche relativamente cessiva, sara ora esaminata quella scettica (degli scettici stessi,
all'aspetto soggettivo della sensazione. Dal momenta che l'ab­ ma soprattutto degli epieurei), al fine di individuare Ie manche­
derita rappresentava il primo tentativo di armonizzare sogget­ volezze di un altro ramo di tradizione pericolosamente parziale,
tivismo e oggettivismo, e normale che il riconoscimento della e trarne eventualmente ulteriori dati d'informazione. Comun­
funzione del soggetto ne uscisse semplificato (0 sviluppato con que, ambedue i modi d'intendere dimostrano una sostanziale
ingenue materialismo, quale quello che improntava almena agli incomprer..sione per 10 sforzo democriteo di conciliare realta
occhi di Teofrasto la spiegazione di phronein e allophronein). sensibile e razionale (Aristotele attua anch'egli una poderosa
Non si puo condividere l'opinione di Langerbeck, che Ie sintesi in questa senso, ma rinuncia proprio al meccanicismo
contraddizioni della teoria democritea dimostrino che Teofra­ che aveva permesso, sl, la soluzione atomistica, determinando
sto l'ha costruita combinando arbitrariamente affermazioni pero ai suoi occhi un'indifferenziazione fra materia e forma,
tolte da contesti di tipo fisico 0 medico 49 : alcune di queste so stanza e predicato).
contraddizioni si rivelano a un esame pili attento insussistenti, Prima di affrontare l'interpretazione scettica, vorrei tornare
e anche laddove si devono ammettere (si pensi all'insufficiente un momenta a quella che era la pili famosa dichiarazione della
approfondimento dell'aspetto soggettivo della sensazione, 0 natura delle qualita sensibili, che Galeno rlferisce in ben due
al collegamento, certo non completamente agevole, col fat­ luoghi (riportati nei Vorsokratiker come 68 A 49 e B 1 25),
tore oggettivo), dimostrano piuttosto la difficolta del problema e ricordano anche Diogene Laerzio (IX 72 68 B 1 1 7) e
=

e 10 stadio poco avanzato della psicologia del tempo, rendendo Sesto (Adv. Math. VII 1 35 68 B 9). In Sesto il frammento
=

ancor pili apprezzabile 10 sforzo compiuto da Democrito per si legge con variazioni che non e inutile rilevare rispetto al
affrontare ciononostante determinate questioni . testo (gia precedentemente citato) dato da Galeno : v 6fL£P YAU-
I I I I
XUf , V OI fL £P mxp ov,
I I
VOfL£P Ci ,r.
'lTEPfL 6 v, V OfL£P 'f UX P OV, V O F·£P XPOL'1j ,
hE� �e cX't"O fLlX XIX/. xEv 6v. Anche senza contare 10 spostamento
48. Cfr. R. Mondolfo, Intorno alia gnose% gia di Democrito , « Ri­ di XpOL� in fondo alla serie delle qualita sensibili, va notata
vista critica di Storia della Filosofia » 7 (1 952), p. 1 5 s.
49. Cfr. Langerbeck, op. cit., p. 103 ss. in Sesto l'aggiunta di un riferimento a &EPfL 6v e Y;uXp 6v.

226 227
La teoria della conoscenza De[ormazione « scettica » e rapporto con Protagora

Non e detto che questa sia un'interpolazione : potrebbe essere alcunche, e per di pili cio che crediamo di conoscere, non 10
stato Galeno (0 la sua fonte) ad abbreviare un detto abbastanza sappiamo in modo sicuro ; non bisogna neanche prestar fiducia
nota per non doverlo riportare in forma integrale (ne puo aIle sensazioni : infatti tutto esiste in apparenza » ( ... fL'Y) aevcx fL'Y)-
�, " 0. ' ... ... ' � � � I
essere conferma il fatto che Diogene sembra compiere un'ope­ oe:v e: 7tLcr't'CXcr1TCXL, CXAACX 't'cxu't'CX, cx,, OOXOUfLe:v YLVCilcrXe:LV, ' (J. �
CXXPLr'Cil�
" , 0. ' �, ' 0. ' � - I � I
razione analoga, restringendo pero la citazione proprio alle OUX e:7tLcr't'CXfLe:vcx OUoe: 't'CXL� CXLcr'1T'Y)cre:crL oe:L 7tpocre:Xe:w' OOX'Y)cre:L

due qualita del caldo e del freddo) . yap e:cr't'L 't'a 7tav't'cx). Le ultime parole costituiscono un'evidente
La tendenza ad accentuare nella teoria di Democrito l'aspetto variante del fr. 1 25 di Democrito, e del resto tutto il discorso
dello scetticismo sensoriale, che influenza anche Sesto (il quale riecheggia Ie dichiarazioni democritee d'inesattezza della cono­
tuttavia - come si vedra fra poco - in qua1che misura se ne scenza sensibile ; rna non risale certo a Democrito l'idea che
differenzia), non e dovuta solo alIa fisionomia composita - di ouae 't'cx�� dcr.&�cre:crL ae:i: 7tpocreXe:LV, perche si e visto che il
cui si e detto sopra - di quella teoria. Un'altra ragione, anche grande atomista non nega completamente i1 valore delle sensa­
pili immediatamente evidente, va rintracciata nell'effettivo ca­ zioni. Una valutazione della conoscenza simile a quella di
rattere scettico della scuola democritea, il cui atteggiamento Metrodoro si riscontra anche in Anassarco di Abdera (che
doveva indurre facilmente a proiettarne Ie opinioni su Demo­ ne e stato forse discepolo) e in Nausifane (ricordato come
crito stesso (da cui in ultima analisi derivava, rna grazie al­ seguace della scetticismo pirronian o).
l'isolamento e accentuazione di un aspetto originariamente in­ Pili che legittima sembra a prima vista l'affermazione di
serito in un quadro pili ampio). Sesto Empirico, secondo cui i democritei sono fra coloro che
II pili importante fra i democritei e Metrodoro di Chio, che negano j} valore dei dati fenomenici (Adv. Math. VII 369 =

accentua in modo unilaterale Ie idee di Democrito sulla cono­ 68 A 1 1 0 : ot [lev 7tocv't'CX &V"()P�Xo(crL 't'a tpClw6[le:vcx, &� ot 7te:pt
scenza sensibile. Secondo il fro 2 « ogni cosa e cio che uno ne �'Y) fL 6xPL't'OV) 51. In questo giudizio e pero coinvolto anche De­
pensa » (1t'av't'lX to''t'(v, 8 &.v 't'LC; VO�O'IXL) : questa esaltazione mocrito, com'e evidente anche dal tone stesso dei frammenti
della facolta intellettiva non si accompagna certo a un'attenua­ citati da Sesto, che anzi in pili punti insiste tanto suI suo ri­
zione dello scetticismo sensoriale, perche per Metrodoro la fiuto dei fenomeni, da avvicinarlo a Plat one per l'idea che
fiducia nella conoscenza razlonale non si pone sullo stesso fL6vO( 't'eX vo-ryreX . . . &A'Y).&!fi dV(x L (cosi in Adv. Math. VIII 6 =

piano di quella espressa da Democrito. Questi esercita la ra­ 68 A 59 ; v. anche Adv. Math. VIII 56, non in DK).
gione sui dati di senso e all'interno di essi, mentre Metrodoro
ha l'atteggiamento idealistico di chi, in uno scetticismo totale, E evidente che Sesto travisa Democrito in senso scettico,
afferma la preminenza della ragione contro e a monte di dimenticando il valore concesso ai sensi per il raggiungimento
quelli 50. Secondo una testimonianza analoga, infatti (Epiphan. della verita, rna e almena cosciente di un aspetto altrettanto
Adv. Haer. III 2, 9 = 70 A 23), per Metrodoro « nessuno sa importante quale la fiducia riposta nella ragione 52. Questa
intuizione gli permette - e gliene farei gran merito - di ri­
50. Ho tradotto il frammento nella maniera pili semplice (che e conoscere un fondamentale rapporto dottrinale, e cioe quello
poi quella di Zeller, in ZM, I 5, p. 3 1 4 n. 70), mentre Alfieri, At. , p. 335 con Protagora. In Adv. Math. VII 389 (68 A 1 1 4), egli
n. 42, complica inutilmente Ie cose interpretandolo nel senso che « chi
dice tutto esprime tutto quanto uno puo pensare ». Alfieri aggiunge
che il frammento non ha significato gnoseologico, bensi Iogico-metafisico, 51. SuI valore filosofica pregnante che ha nell'opera di Sesto il verba
nel mettere in relazione Ie condizioni dell'esistenza con quelle dell'inte!­ &VIl(�PEW (che compare in riferimento a Democrito anche in Adv. Math.
ligibilita : ma in realta i due ordini di problemi si intrecciano fra Ioro, VIn 56) cfr. K. Janacek, Sextus Empiricus' Sceptical Methods, Praha 1 972,
nel senso che e un'estremizzazione della scetticismo sensoriale a far si p. 47 ss.
che Metrodoro imponga Ie Ieggi del pensiero su queUe della realta. 52. efr. sopra, p. 202 n . 1 8 .

228 229
La teoria della conoscenza
Deformazione « scettica » e rapporto con Protagora

ci informa infatti che Platone e Democrito confutavano il


Ia svalutazione delle apparenze sensibili cui la 7t'EPL't'pOrrf) fa
principio protagoreo che ogni rappresentazione e vera ritor­
riferimento, Democrito valorizzava il concetto di verita og­
cendolo contro se stesso (�LOt 't'�v 7tEPL"t'p07t � V) : affermando
gettiva. Se questu interpretazi one non e errata, Democrito
cioe che allora sara vero pure che non ogni rappresentazione
appare inserito in un ambiente che gia risente di motivi rela­
e vera (il che si fonda infatti su una rappresentazione), per cui
tivi alIa valorizzazione della soggettivita, che egli cerca di fon­
la proposizione iniziale si rivela falsa. E vero che, mentre
dere con gli interessi di tipo prevalentemente fisico-oggettivi­
l'utilizzazione di un ragionamento simile in funzione antipro­
stico della filosofia precedente (un'impostazione analoga carat­
tagorea e effettivamente attestata in Platone (Theaet. 1 7 1 A),
terizza Ie sue concezioni etiche). Cio non significa che De­
per Democrito una conferma simile non esi ste : rna ad ogni
mocrito rappresenti un mero momenta di reazione, nel con­
modo la notizia di Sesto riflette un' opposizione reale fra la
formare l'ultimo grande sistema naturalistico del V secolo in
sua concezione e il relativismo di Protagora (che invece non
modo da ribattere all'avversario 54 : i tratti di soggettivismo
era intesa, sulla scia di Aristot. Metaph. r 5 . 1 009b 7 68 A=

della gnoseologia atomistica non vanno spiegati come sem­


1 1 2, da Philop. De anima p. 7 1 , 1 9 68 A 1 1 3 - vedi l'in­
=

plice ricezione di temi sofistici, perche - non bisogna dimen­


ciso (f) (m Ep xed IIpw't'rxy6prx� fAEyE -). L'operazione di De­
ticarlo - i problemi della debolezza e variabilita delle sen­
mocrito si puo infatti vedere come una circoscrizione all'in­
sazioni si erano posti gia da tempo nella filosofia presocratica
terno della sfera sensibile delle istanze soggettivistiche pre senti
ed acutizzati con l'eleatismo. Certo, e un Democrito diviso
nell'enunciato dell'uomo-misura, al fine di non mettere in di­
fra due epoche : rna fra Ie due epoche si destreggia con una
scussione il concetto di verita in generale (identificato nella
statura filosofica che non e ecIettica, rna anzi altamente OIi­
realta oggettiva e immutabile di atomi e vuoto) 53. Attraverso
ginale.

53. Fra gli interpreti moderni, gia alIa fine del secolo scorso cosi Un'analoga deformazione del pensiero di Democrito ha luo­
delineava il rapporto fra i due filosofi V. Brochard, Protagoras et De­ go in ambiente epicureo : gli epicurei, pero, non si avvicinano
mocrite, « Archiv flir Geschichte der Philo sophie » 2 (1889), pp. 368-378 .
Lo studioso accentuava pero eccessivamente il soggettivismo sensoriale neanche alla consapevolezza critica di Sesto (che almeno Ii­
di Democrito, fino ad attribuirgli una netta separazione fra realta e rap­ mita ai sensi la scepsi deII'atomista), e giungono a condannare
presentazione (op. cit., p. 376) : nella dottrina di Democrito, invece, 10
stesso variare delle impressioni sensibili e dovuto a modificazioni di ag­
Democrito perche « ha sovvertito la vita » (O"u y xe x uxE 't'ov
gregati atomici (tanto del soggetto quanto dell'oggetto), che sono ogget­ � (ov). Ha appunto questi termini I'accusa di Colote riferita
tivabili con l'aiuto della ragione (mentre Brochard, ibid. , reputa che l'at­ da Plutarco (Adv. Col. 4, 1 1 08 F 68 B 1 56), e dedotta dal­
=

tivita intellettuale che coglie atomi e vuoto sia completamente staccata


da quella sensibile, e classifica la gnoseologia democritea sotto un'eti­ l'idea che per l'atomista ogni cosa non sia fJ.�AAOV 't'OLOV �
chetta di dogmatismo che e troppo limitativa, anche se valida almeno per TOLOV. Plutarco contesta la fondatezza della critica di Colote
certi aspetti e almena nella contrapposizione al relativismo protagoreo). ribattendo che questi fraintende la frase fJ.'l) fJ.�AAOV TO ��V
Capizzi, in ZM, I 5, p. 327 S8. , non esclude che quella di Democrito p08sa
essere la polemica di un maestro contro un discepolo ribelle, e conget­
tura una reciprocita di rapporti. Ma anche senza considerare che in base
alla cronologia comunemente accettata Protagora (490-420) era di circa flusso protagoreo croIIi di [ronte alia considerazione che l'idea della sog­
30 anni pili vecchio di Democrito, nato nel 460 (cfr. Alfieri, At., p. 56 gettivita delle sensazioni era gia in Leucippo : e vero invece che Ie opi­
n. 65, contro Ie testimonianze di carattere chiaramente aneddotico che nioni di Leucippo suI valore dei sensi dovevano essere ancora vicine per
fanno del primo un allievo del secondo, e J. A. Davison, Protagoras, tono a queUe di EmpedocIe e Anassagora (vedi sopra, p. 1 99 n. 1 3), mentre
Democritus and Anaxagoras, « Classical Quarterly » 47 [1 953] , p . 38 ss.), Democrito segna un netto saIto di qualita nella sviluppo deUa gnoseologia
10 sviluppo di una teoria presocratica della conoscenza appare pili natu­ antica.
rale tenendo conto di un nesso Protagora-Democrito piuttosto che di 54. Tale i1 giudizio di Munding, op. cit., p. 30 ss. Questa particolare
quello inverso. Zeller, in ZM, I 5, p. 3 1 0, ritiene che l'ipotesi di un in- svalutazione di Democrito si intreccia con quella tentata daUo stesso
autore in un confronto con Leucippo (vedi sopra, p. 1 99 n. 1 3).

230
23 1
La teoria della conoscenza Dejormazione « scettica }) e rapporto con Protagora

� '"0 [L'Yj aev e!VOCL, con cui Democrito si limiterebbe in realta appunto suscitano Ie obiezioni di Colote), nel senso che De­
a dichiarare che l'essere non esiste a maggior ragione del non­ mocrito ritiene che il ' sostrato ' E-rz yj dei fenomeni sia estre­
essere, doe del vuoto, in quanta anche questa e corporeo mamente vario, e non si accordi con Ie loro interpretazioni dal
(cfr. infatti 67 A 6 e A 8). Ma in questo principio, cosiddetto punto di vista della YVWfLi') crxo·di'). Ma cio non toglie che
d'isonomia, si inscriveva appunto anche il caso delle forme - come sappiamo - tale ' sostrato ' sia reale e accessibile
degli atomi, ritenute infinite perche nulla possiede una forma alla conoscenza : e l'aveva capito il diligente Plutarco, che
a maggior ragione che un'altra ([L'Yj aev [LiiAAOV 't"OLOU't"OV � smonta la critica dell'epicureo ricordando la polemica anti­
,"OLOUTOV - 68 A 3 8 ) II principio doveva estendersi anche
- . protagorea di Democrito, come pure quel Sesto Empirico che
aIle grandezze 55 e direzioni di movimento degli atomi, e al si e visto differenziare in piil punti l'atomismo dallo scetticismo
numero dei mondi 5 6. L'enunciato in questione ha dunque un vero e proprio, e che negli Schizzi Pirroniani, I 2 1 3 (non ri­
significato essenzialmente ontologico (come vuol precisare Plu­ portato nei Vorsokratiker) ribadisce questo suo punto di vi­
tarco), rna nasconde indubbi risvolti gnoseologici (quelli che sta. Qui egli dice che Democrito pronunciava la formula scet­
tica ou fLaAAOV (emcp &eyyzcr'&IXL 't"�v ou fLaAAOV cpwv�v crXZ1t'­
't"�x�v o OcrIXV) , rna poi precisa che se ne serviva in un
55. Epicuro (Epist. Hdt. 55 = 68 A 43) ricorda la dottrina del senso diverse da quello poi prevalso fra gli scettici, e cioe per
predecessore che 1tiX'I [.LS:ye:.&o<; E'I TlZt<; ch 6[.L0�<; \mrXpxe:�'I (criticandola esprimere l'inesistenza delle qualita sensibili piuttosto che l'im­
perche implica che gli atomi sorpassino il limite della visibilita). Anche
secondo Diogene Laerzio (68 A 1 , par. 44) T ,x<; &T6[.Lou<; OE: &1tdpou<; possibilita di conoscere in assoluto.
e:1'1a� xaToc [.LS:ye:.&o� xat 1tA'ij.&O�. A dire il vero Aristotele asserisce che Perche mai, allora, Colote rimproverava a Democrito uno
gli atomi sono OI.hW [.L�xp ,x<; . . . &(ne: hcpuyd'l T,x<; �[Le:TS:PW; atcr.&� cre:��
scetticismo addirittura esasperato ? Per dare una risposta oc­
(fr. 208 ap . Simp!. De caelo p. 294, 33 = 68 A 37), ma questa e
probabilmente una sua deduzione personale (cfr. Alfieri, A t . , pp . 80 n. 1 5 1 corre tener conto della gnoseologia di Epicuro stesso, perche
e 8 5 n . 1 64). S i possono quindi accettare Ie parole d i Dionisio d i Ales­ in tutta la sua scuola e diffuso nei confronti di Democrito un
sandria e Aezio (v. rispettivamente 68 A 43 e 47), che attribuiscono a
Democrito l'idea di atomi grandissimi. L'applicazione del principio iso­
atteggiamento analogo, che risale evidentemente a lui (Dio­
nomico al livello delle grandezze degli atomi e del resto una necessaria gene di Enoanda, ad esempio, dopo aver ricordato la nega­
conseguenza di quella gia operata al livello delle forme, tanto pili che zione dell'oggettivita delle qualita sensibili da parte dell'ab­
essa non va incontro all'incongruenza rilevata da Epicuro. L'atomo demo­
criteo, infatti, qualunque grandezza abbia, resta intelligibile in quanto derita, 10 apostrofa cosi : & �i')fL6xp�'t"e:, ouX' 81t'wc; 't"o &Ai').& ec;
privo per definizione di qualita sensibili. Proprio in Epicuro, invece, e:upe:�v, &AA' 0 U 3 e � !fj v 3 u v i') cr 6 fL e: .& IX 57) . Com'e noto, la
benche ne venga limitato il numero delle grandezze (qui come in aItri
ambiti Epicuro respinge l'isonomia per attenersi ai sensi, che testimoniano
teoria della conoscenza di Epicuro e sensistica : anch'egli ri­
chiare e definite differenze fra i fenomeni), l'atomo perde i suoi caratteri conosce che Ie qualita degli oggetti sensibili non apparten­
di intelligibilita per diventare un mere surrogato del sensibile (cfr. al gono agli atomi, perche accetta Ie premesse 10giche dell'ato­
riguardo I'interessante articolo di Alfieri citato sopra, p. 2 1 6 n. 38, benche
non capisca il rifiuto espresso dall'autore, p. 62, nei confronti di Aezio mismo, rna e anche convinto che i sensi non ci ingannano
e Dionisio, non necessario proprio alIa luce delle sue considerazioni, mai 58. L'idea dell'oggettiva esistenza delle qualita sensibili
tant'e vero che egli stesso aveva accettato quella testimonianze in At., (tale che quello che era l'intelligibile per Democrito diventa ora
p. 80 n. 1 5 1 ) .
56. Per I'agire del principio isonomico nell'atomismo cfr. Alfieri, secondario rispetto al sensibile) trova una ragione profonda
At., p. 1 6 n. 63 ; C. Diano, Mallon Hetton e Isonomia, in Isonomia. Stu­
dien cit., p. 55 ss. (avvicinamento fra il non-essere democriteo - sostan­
zializzato grazie all'oo [.LiXAAO'l - e la materia di Platone, il quale svela 57. Cfr., daI De rerum natura di Diogene, iI fro 5 col. II s. e iI fro 6
l'antinomia - in Democrito solo implicita - fra esistenza ed essenza ; col. II (di questi passi, non riportati nei Vorsokratiker, si Iegge una tradu­
Epicuro torna invece a riunirle, ma rifiutando 1 ' 00 [.LiXAAO'l e restrin­ zione parziale in Alfieri, At., p. 161 s.).
gendo la propria indagine all'esperienza per evitare contraddizioni) ; S. Lu­ 58. Cfr. sopra, p. 75 s., Ie considerazioni suI suo abbandono deII'apo­
ria, 00 [.LiXAAO'l und 'Icro'lo[.Lla, in Isonomia. Studien cit., p. 37 ss. typosis.

232 233
De/ormazione « scettica » e rapporto con Protagora
La teoria della conoscenza

nella Weltanschauung del filosofo, che considera scopo pre­ dell'elaborazione delle idee precedenti , che rigettano senza
cipuo del proprio pensiero la guida verso la felicita, e sub or­ molti scrupoli critici 61.
dina a questa la funzione del ragionamento . Nella fisica que­
sta disposizione non scientifica si evi denzi a nell'incompren­
6 1 . Questa e altre utili osservaziom In P. De Lacy, Colotes' First
sione per la teoria del movimento naturale per inerzia dell'ato­ Criticism 0/ Democritus, in Isonomia. Studien cit., p. 67 ss. Pra gli esempi
mismo piu antico : Epicuro fa della pesantezza la causa del pili caratteristici di questa tendenza acritica sono proprio il luogo citato
moto degli atomi e attribuisce loro una velocita di caduta di Diogene d'Enoanda e la critica di Colote. Assieme a questa Plutarco
ne riferisce un'aItra dal tone analogo, e per questo forse non inclusa
uguale e verticale, rna allora deve introdurre il clinamen per nei Vorsokratiker : dopo aver sottolineato l'attacco di Democrito ai sensi
spiegare il lora incontrarsi, sacrificando di conseguenza il de­ (e pur essendo cosciente del grado di verita concesso ad atomi e vuoto),
terminismo universale e rigoroso degli abderiti 69. Colote sostiene che « chi si attiene a un simile ragionamento e 10 mette
in pratica non potrebbe concepire neanche se stesso come un uomo 0
A livello gnoseologico, laddove Democrito aveva attuato un essere vivente » (-,0',1 t[L[L€VOVTOI: T<1> Mycp TO\JTCP XOI:t XPW[LEVOV oo a' &',1
una chiara separazione fra ragione e sensi, Epicuro cerca di aUTov we; <otv&pco1t'6r;> tcrT�V � �?i a�OI:v01l&'ijvOI:� : Adv. Col. 8 , 1 1 10 F) .
ristabilirne l'unita. Non solo l'attivita conoscitiva parte dalle Del rapporto fra Democrito ed Epicuro nelle concezioni gnoseologiche
ha trattato specificamente L. Adam, Das Wahrheits- und Hypothesen­
affezioni sensibili causate dagli eidola, rna ai sensi deve tor­ problem bei Demokrit, Epicur und Zenon, dem Epicureer (naeh Phi/odem) ,
nare per l'bn[LOtp't'oP'lJ(l'L�. Ana conoscenza di atomi e vuoto Diss. Gottingen 1 947 (cfr. specialmente p. 43 ss.), e se n'e occupato anche
concorre anche il AOYLO'!l6<; (i cui concetti trascendenti sono K. Marx nella dissertazione (discussa a Jena nelI'aprile 1 845) Ob er die
Differenz der demokritischen und epikureischen Nafurphilosophie. L'inda­
Ie bd'JOLOtL), e la ragione conserva per Epicuro un suo ruolo, gine marxiana si inquadra in un processo di chiarificazione teoretica del
essendo importante anch'essa per il raggiungimento della feli­ rapporto fra pensiero ed essere, da cui discende un'opposizione al giudizio
cita : tuttavia e al rafforzamento del valore dei sensi che si negativo dato da Hegel tanto del sistema democriteo quanto di quello
epicureo, perch\! visti entrambi sotto il segno di un grezzo materialismo.
indirizzano Ie sue affermazioni, per offrire all'individuo un II merito del primo era da Hegel eventualmente rintracciato negli accenni
universo stabile in cui orientarsi con sicurezza per il raggiun­ ad un'affermazione d'idealita delI'atomo, mentre iI secondo era svalutato
gimento dell'atarassia. completamente per la sua totale assenza di idealita (Lezioni di storia della
jilosojia, Berlino 1 833-36). Per Marx, invece, Epicuro rappresenta proprio
E per questo che Epicuro limita l'azione del principio isono­ un momento di integrazione fra reale e ideale, di cui e emblematico l'aspet­
mico, non ammettendo per gli atomi ogni forma e grandezza to del clinamen : in questa deviazione dell'atomo dalla sua linea retta di ca­
duta e vista un'espressione dell'autocoscienza individuale della realta che
e ponendo cosi una limitazione a fenomeni e cose che ha il s'incontra con un'altra realt1t uguale a se stessa, e in cia si rivela come es­
fine di facilitare discriminazione, giudizio e scelta 60. E per senza. In Democrito e visto invece un materialismo scientifico, che e gia
questo, finalmente, che sulla scia del maestro Colote combatte abbandono della pura empiria, ma non la connette coerentemente col
fondo ideale della reaIt1t. Parallelamente, mentre Epicuro accetta Ie ap­
1'00 [LiiAAO'J di Democrito, vedendovi un'obliterazione delle parenze sensibili come riflesso immediato e oggettivo dei principi ideaJi,
distinzioni fra i fenomeni, che e incompatibile con la vita Democrito nega a fini scientifici il sensibiIe, ma poi non trova soddisfa­
umana. E del resto caratteristico del metodo degli epicurei zione nell'intelligibile, che gli si presenta senza contenuto. A parte Ie moti­
vaziopi filosofiche di questa interpreta":ione, mi sembra degna di rilievo,
abbracciare con un senso di inevitabilita Ie proprie dottrine, lungo il filo del discorso che sto seguendo, I'efficace definizione del com­
piu in base ai fatti di esperienza che a motivi di ragionevolezza plesso atteggiamento di Democrito di fronte al problema della cono­
ed intelligibilita ; parallelo e il loro disinteresse per la storia scenza : « da una parte e la brama di sapt;re che non gli d1t riposo, ma
e, nel contempo, l'insoddisfazione del sapere vero, cioe del sap ere filo­
sofico, che 10 spinge ad errare per il mondo. II sapere che ritiene vero
e privo di contenuto, il sapere che gli offre un contenuto e privo di ve­
59. Cfr. 68 A 47 con nota di Alfieri, At., p. 93.
rita » (p . 349 della trad. it. di A. Sabetti, Sulla fondazione del materia­
60. Cfr. sopra, p. 232 n. 55. La posizione di Epicuro non e priva
lismo storieo, Firenze 1 962, pp. 327-41 6 ; si veda anche l'introduzione
tuttavia di motivazioni teoriche, riguardo aIle quali cfr. S. Sambursky,
di Sabetti, p. 3 ss. , per un inquadramento dei temi della dissertazione
Conceptual Developments in Greek Atomism, « Archives Intemationales
nelI'evoluzione filosofica del giovane Marx) .
d'Histoire des Sciences » 1 1 (1 958), p. 25 1 ss.

234 235
Etica e gnose% gia
La teoria della conoscenza

La teoria democritea della conoscenza, per la sua comples­ termini stessi &&C<fL� bl (cfr. 68 A 1 69 ; frr. 4 e 2 1 5) ed e:ue:­
sita e per Ie contraddizioni stesse in cui inevitabilmente cade, O''t'w (A 1 67 ; frr. 2c, 4, 257), che aggiungono al significato
non e stata perfettamente compresa nell'antichita, sicche al­ di « tranquillita » una connotazione allusiva all'immobilita
cuni se ne sono appropriati un e1emento, altri un altro . Ma e dello stato dell'anima.
solo attraverso questa tradizione deformata (che ha infiuen­ In secondo luogo Vlastos punta l'attenzione suI fro 1 8 8
zato anche la scelta di un determinato tipo di frammenti, (molto simile i l testa del fr. 4), i l quale afferma che 5poc;
quale quello conservatoci) che ci e concesso coglierne i1 signi­ O'UfLql 6pwv xc<l. &O'UfLql 6pwv 't'ep�LC; xc<l. &'t'e:P1t�'YJ : il piacere 0 il
ficato : di conseguenza si e rivelato necessario esaminare Ie dispiacere, cioe, costituiscono per Democrito l' (Spoc; di cio che
premesse concettuali che possono aver infiuenzato i1 giudizio e utile 0 dannoso. E problematico il senso di (Spoc;, che e im­
di col oro - da Aristotele a Sesto agli epicurei - che ci probabile significhi « criterio di misura », visto che il fro 74
hanno lasciato testimonianze in proposito (il che e state pos­ sembra ammettere, all'inverso, l'esistenza di un piacere non
sibile grazie ai frammenti stessi, i quali aiutano nonostante utile, anche se moralmente e giudicato negativo (� ou WI) OEV
tutto a intravedere la reale fisionomia della concezione di &1tooeXe:O''&O:L, �v fL� O'ufLqlepYl). Intendendo pero � oov� nel
Democrito). Questa operazione puo aver permesso di costruire senso letterale di « segno di confine » (rna anche notando
finalmente un panorama coerente, mettendo ordine fra testi­ - vorrei aggiungere - che 't'ep� LC; non e mero sinonimo di
monianze a prima vista cosi diverse fra loro. �oov�, indicando un piacere pill elevato), si ricostruisce il
senso che « the objective atomic pattern which constitutes
well-being is ' unseen ' in itself; pleasure is the ' appearance '
which shows it up » : e evidente un parallelo con la proposi­
VIII. Etica e gnoseologia
zione anassagorea ()�LC; 't'wv &O�AWV 't'a qlC<Lv6fLe:VO: 64.
Anche il fr. 69 offre una possibilita di confronto estrema­
Delineata la fisionomia generale della concezione democri­ mente interessante : « il bene e il vero sono uguali per tutt.
tea della conoscenza, e utile ora occuparsi di a1cuni ambiti gli uomini, mentre il piacere varia dall'uno all'altro » (&vi
particolari in cui essa si realizza, quali l'etica, la 10gica e la 0. '
vPW1tOLC; -
1tOtO'L ' "
't'wU't'ov 0. '
OtYC<1TOV XCl.L" 0t1\'YJ1Te:C;'
"' n'
'YJ' OU
'1' ' '1" lh ",
oe: ()(.I\I\CP " "' "'
OtI\I\O )-
ricerca matematica, in cui si notera una costante presenza Queste parole non possono non rinviare all'idea che la cono­
della fondamentale distinzione fra conoscenza sensibile e ra­ scenza sensibile varia da individuo a individuo (xct.'t'a . . . O'w­
zionale. Per quanta riguarda l'etica, questa fatto e stato chia­ fLOt't'OC; OL7.�X'YJV : fr. 9), mentre la conoscenza razionale coglie
rito da un articolo di G. Vlastos 6 2 che mi pare decisivo e una realta he:n che e uguale per tutti. In ambedue i casi De­
definitivo, sicche varra la pena di riassumerne qui i principali mocrito corregge il soggettivismo protagoreo, cui contrappone
risultati. l'oggettivita di atomi e YUoto, mantenendo pero (nel conferire
Un primo contatto fra etica e gnoseologia e notato a propo­ un certo valore al piacere, cosi come ai sensi) qualche aspetto
sito del fro 1 9 1 , dove l'equilibrio fisico fra gli atomi dell'anima della concezione dell'uomo-misura (queste considerazioni con-
e chiaramente collegato con la stabilita morale, in una con­
nessione analoga a quella richiesta (De sens. 58) per 10 svol­
gersi delle normali funzioni intellettuali 63 ; cio si rifiette nei fine del fro 1 9 1 si traduce yvw!L1J come « conoscenza » 0 « coscienza »,
e non semplicemente « sentenza » (sulla forte connotazione intellettuali­
stica del termine insiste W. Nestle, Bemerkungen zu den Vorsokratikern
und Sophisten, « Philologus » 67 [1908] , p. 545).
62. G. Vlastos, Ethics cit . , p. 381 ss.
64. Cfr. Vlastos, Ethics cit., p. 388 01 corsivo e mio). Per iI significato
63. efr. Vlastos, Ethics cit., p . 383 ss. Questo nesso (cui si e gia ac­
di 't'ep\ln� cfr. Alfieri, At., p. 254 n. 640.
cennato nel capitolo precedente, p. 1 89) riceve maggiore evidenza se alIa

236 237
La teoria della conoscenza Etica e gnose% gia

fermano dunque in un ambito particolare anche l'importanza termini alludano a una stabilita fisica dell'anima, essendo usuali
della polemica antiprotagorea nella filosofia di Democrito) 6 5. come semplici sinonimi di EU& U [LL"t) 68. Trovo questa precisa­
Altre osservazioni dello studio so riguardano l'analogia fra zione opportuna, perche se &&()([L�("t) si trova solo in Demo­
il fattore della aLa�X� e quello della YV6>fL'l) yV'l)O"t'Y), che am­ crito, &&()([L��C; e pero molto diffuso col senso di « intrepido ».
bedue agiscono modificando il modello atomico dell' anima &!X[L�OC; (= « spavento ») e &()([L�ec.u sono inoltre connessi con
(secondo il fr. 33 � aLa�X� fL€'t'�PUO"fLO� 't'ov av.&pcu7tOV, cioe ap­
l'omerico T!XCPOC; (= « stupore ») e come l'etimologia, anche
punto ne muta la struttura psichica) 66 .
l'uso successivo della parola non ha a che fare con una sta­
Molto polemico con questa interpretazione e un articolo di
bilita di tipo materiale. Questa connotazione sembra even­
Taylor, che cerca di sottolineare presunte forzature nei paral­
tualmente pili probabile per EUEo"T�, composto di EO e E:o"T�,
leli attuati da Vlastos fra etica e gnoseologia : rna non vale
che e dorico per oOO"(()(, dalla radice *es di dtJ.(, anche se e un
la pena di rammentarne qui Ie critiche puntigliose 6 7, fuorche
sostantivo comune - cosi come il suo opposto X()(XEo"T� -

una di ordine terminologico : all'interpretazione data di &..&�fL­


nel senso di « prosperita » 69. Ciononostante, questa doverosa
� ('l) e e:f1€0"'t'6>, Taylor obietta che non e detto che questi
precisazione non e sufficiente a intaccare la forza delle argo­
mentazioni di Vlastos, tanto pili che mi pare non regga, in­
65. Cfr. Vlastos, ethics cit., p. 388 s. Anche W. Kullmann, Zur vece, l'obiezione opposta da Taylor all'interpretazione di [LE­
Nachwirkung des homo-mensura-Satzes bei Demokrit und Epikur, « Archiv TOtpuO"[L6c.u come mutamento di struttura : poiche pUO"(J.6c; in­
fur Geschichte der Philosophie » 51 (1 969), p. 1 34 ss. , sottolinea questa
connessione, e a p. 1 3 8 nota un preciso rinvio a Protagora nella dizione
dica in Democrito la forma dell'atomo individuale, il riferi­
del fr. 1 9 1 (ctv.&pwn;Ot;, 1Le:'t"p�6't"1)t;, ecc.). II complesso dell'articolo e mento a una struttura complessiva sarebbe inadeguato, e il
convineente nel delineare Ie varie fasi della fortuna esercitata daIl'enun­ verbo indicherebbe semplicemente un mutamento di carattere.
ciato protagoreo (in Aristotele, Platone ed Epicuro) attraverso la rifor­
mulazione di Democrito, pureM si ricordi che Ie eoncezioni di quest'ul­ Ma [LETIXpUO"[L6c.u e attestato solo in Democrito e dev'essere
timo non sorgono esclusivamente in contrapposizione all'avversario (il un termine speciale atomistico, per cui e probabilc che non
che non ne spiegherebbe 10 svituppo ampio e sostanzialmente autonomo),
e si immerga questo rapporto in un eontesto pili vasto di relazioni fra abbia un significato cosi usualc ; inoltrc, il pili diffuso [LETIXP­
la cultura presoeratiea e quell a sofistica (suI quale efr. sopra, p . 23 1 , e pU&[L(�c.u indica proprio un cambiamento di forma, spesso
Guthrie, History, II, p. 345 ss.). materialc (si veda Aesch. Pers. 747, Hdt. V 58, e soprattutto
66. Cfr. Vlastos, Ethics cit., p. 390 ss. Insegnamento e eonoscenza
genuina, inoltre, permettono ambedue all'individuo di sottrarsi al domi­ Aristot. Phys. A 2. 1 85b 28, dove alludendo alla forma com­
nio del easo. A questo proposito si veda Alfieri, At., p. 39 n. 1 53, sulla plessiva e scritto ot �e T�V Ae�tv [J.ETe:p pU&[l��ov) ; infine un
probabilita che it IIe:pt vou di Leucippo (da cui ci e eonservata l'affer­
mazione che ou llev xp'ijwJC 1L,z'1)v y[ve:,O(�, &n� n;,zv,O( tx :A 6yo u 't"e: xO(i confronto con l'&[Le:�t/J�puO"[L("t) che da il titolo a un'opera
on;' &v ,zYX1)t; : 67 B 2) sia proprio un'opera di psicologia. AItri pa­ di Democrito (68 B 8a ; &[Le:�t/J�p UO"[LErV e glossato da Esichio
ralleli fra etiea e fisiea (e conseguentemente gnoseologia) sono notati
da S. Luria, Zur Frage der materialistischen Begriindung der Ethik bei
Demokrit, Berlin 1964, p. 14 ss. (riehiamati a tale propos ito i frr. 6 1 ,
69, 1 02, 1 9 1 , 207, 233, 235). 68. Cfr. Taylor, op. cit., p. 1 1 s.
67. Cfr. C. C. W. Taylor, Pleasure, Knowledge and Sensation in De­ 69. Cfr. Chantraine, op. cit., I, s. vv. dILl ; ·!t&IL�Ot;. In von Fritz,
mocritus, « Phronesis » 1 2 (1 967), p. 9 ss. Fra l'altro egli ribatte alia valo­ Philosophie cit . , p. 34 ss., Vlastos, Ethics cit., p. 401 n. 28 trovava un
rizzazione dell'equilibrio dell'anima ehe essa e gia di per se costituita di punto d'appoggio per quanto riguarda EOE(J'l"W, interpretata come un'in­
atomi mobilissimi, sieche se la lora veloeita aumentasse 0 diminuisse si dicazione della struttura intema dell'anima (quantunque con riferimento
avrebbero oseillazioni estreme ehe impedirebbero del tutto la stabilita solo sfumato allo stato degli atomi) e complementare a EO&ulL[ 'Ij, che in­
della psyche. Lo studio so da percio ai « movimenti » psichici di cui parla dica invece la felicita neJ suo stato emozionale e attivo. &&0(1L� ['Ij , invece,
il fro 1 9 1 un senso figurato, escludendo qualsiasi nesso fra stabilita morale e posto dalla dettagliata analisi di von Fritz proprio fra i termini etici
e fisiea. Contro questo modo d'intendere rinvio al senso dato all'elemento che alludono ai modi d'agire dell'individuo piuttosto che al suo habitus
della kinesis dell'anima nel cap. precedente. compJessivo.

238 239
La teoria della conoscenza Logica e matematica

- fro 1 39 - come eXnacrcrELv "t"�v cr U y x P L cr L V � [LE"t"IX­


[LOprp013cr&IXL) assicura che il riferimento e proprio a un ag­ IX. Logica e matematica
gregato atomico.
Lo studio di Vlastos e quindi nella sostanza convincente, e Una ricerca di elementi di logica nella teoria di Democrito
sulla sua linea si puo rilevare in particolare che tanto nelle appare legittima, anzitutto perche la tradizione ci ha conser­
concezioni epistemologiche quanto in queUe etiche Democrito vato il titolo IIe:pt AOYLX&\I � Kcx\lw\I AB r 71 (significativamen­
prende in considerazione un elemento oggettivo che e rivelato te riecheggiato da IIe:pt XPL't"fJ P (ou � Kcx\l�\I di Epicuro : cfr.
da un lato dai sensi, dall'altro dal piacere immediato, rna va al Diog. L. X 27). Ciascuno dei tre libri di quest'opera era forse
di la dei sensi e del piacere stesso. Non a caso, a quanto risulta dedicato ad ognuno dei tre criteri che Democrito enunciava
da Sesto (68 A l I I), Democrito individuava nei 7t a&'Y) il cri­ secondo Sesto (Adv. Math. VII 1 40 68 A 1 1 1) : 't'!fj� [le\l 't'&\1
=

, <:> , ...
terio distintivo di IX�PEcrL<; e rpuY'lJ (IXLpecrEw<; 3� XIXL rpuy-Yj<; "t"Ot OW"I)I\(')\I xcx't'CXI\... "I)' 'I'e:w�
.1.
't'OC\ q!CXLvOfLe:vcx
,
• • •
,... ,
s"l)'t'"I)cre:w� o� e:\ 't'"I)\I
' "
e:WOL'-.V
•••

,� , , , ';' , fi ..... I! I ,
7t lXv ,( "t"0 [LEV ylXp <t> 7tpocrmxELOU[LE17IX, "t"OU"t"O IXLpE"t"OV Ecr"t"LV, cxtpscre:w� ae xoct cpuy!fj� 't'a 7toc.&"f). Cia fa pensare, s e non a
"t"o 3� 0 7tpocrlXnO"t"pWO(LE&v., "t"o13"t"o rpEux"t"6v Ecr"t"LV). Inoltre, un'indagine logica nel senso aristotelico, almena a una rifles­
come nella sfera conoscitiva Ia teoria fisica e soggetta a veri­ sione sistematica sulla natura dei logoi con cui Leucippo e
fica empirica, cosi nella sfera dell'azione il bene per I'uomo Democrito (secondo Ie pill volte citate parole di Aristot. De
si rifa al piacere come rallegramento della vita (cfr. frr. 200, gen. et corr. A 8.325a 23 67 A 7) tentano di spiegare i
=

230, ecc.). fondamenti oggettivi del mondo fisico. Purtroppo non si con­
La corrispondenza fra gnoseologia ed etica, nell'applicazi one servano molte notizie suI contenuto del trattato democriteo.
conseguente di quel rapporto fra ragione e sensi che costitui­ Solo Sesto (Adv. Math. VIII 327 fr. lOb) riferisce che vi e
=

see uno dei problemi fondamentali da cui l'atomismo prende compreso un rifiuto dell' apodeixis dei filosofi dogmatici, e
Ie mosse, mette in luce una volta di pill la coerenza della con­ inoltre afferma di trame quella riflessione su essenza e carat­
cezione democritea 70. teristiche del ragionamento che costituisce il fr. 1 1 .

71 . E unanimernente accettata la traduzione di xo:vwv come « cri­


70. Cio era gia messo in evidenza nelle parole ancor oggi valide terio » logico-conoscitivo. Solo Langerbeck, op. cit., p. 1 1 5 8S. , interpreta
(benche ne vada - al solito - attenuato certo tono platonicheggiante), il termine (qui e nel fro 6) come mero « segno di distinzione » di fatti og­
di Natorp, Forschungen cit., p. 204 s . : « es entspricht sich genau die Un­ gettivi, e nella stesso tempo corregge 1t'EPl. AOY�XWV in 1t'EP� &nolwv
terscheidung des wahren Seins (nach dem A6yo<;) yom triiglichen Er­ ( sulle forme mutevoli degli atomi). Lo studioso, intento come al solito
=

scheinen (nach der CtXcr&1lcr�<;) im Theoretischen, die der wahren Befrie­ ad espungere dalla teoria democritea qualsiasi riferimento a problemi co­
digung, die aus atop�cr(.L6<; und a�6p�cr�<; der Liiste ( . . . ) hervorgeht, noscitivi, vuole dimostrare che quest'opera doveva riguardare semplici
von der triigerischen Lust der Sinne im Sittlichen ; die Aussage der Sin­ questioni fisiche : e vero che alcuni codici e una citazione di GeIIio danno
neswahrnehmungen der Qualitaten in der Theorie, der sinnlichen Lust iI titolo nella forma 1t'EP� AO�(LWV, che parrebbe additare l'esistenza di una
und Unlustgefiihle im Praktischen vemichtet sich selbst durch den Wi­ corruttela nella tradizione, ma cia non e sufficiente per rifiutare la lezione
derspruch, indem Dasselbe dem Einen siiss, dem Andem bitter, Dasselbe 1t'Ept AOY�XWV (cfr. DK II 422, 28 ss.), tanto pili che nel catalago di Tra­
unter einem Betracht als Lust, unter anderm als Unlust erscheint ». Ma siIIo tramandato da Diogene i tit ali non sono mai alterati . Se Am(LwV e
secondo l'interpretazione idealistica di Natorp (su cui e impostato tutto corrotto, e certo pili facile che sia una corruzione di AOY�XWV (che esiste
il suo studio Die Ethika des Demokritos. Text und Untersuchungen, Mar­ nella tradizione !) piuttosto che di &nolwv. E vero anche che quest' opera
burg 1 893), l'etica condividerebbe con la fisica un interesse per la verita (come del resto iI IIEpt o:tcr.&1)crlwv, i Kpo:'t'uv't'� p�o:, ecc.) e inc1usa fra
piiI alta, che non ha molto riscontro nei frammenti, da cui traspare una Ie quattro tetralogie dei Iibri « fisici », ma ho gia pili volte puntualizzato
finalita un po' diversa dalla ' rivelazione ' dei fondamenti del sistema che la subordinazione della gnoseologia presocratica alIa fisica non im­
atomistico. Tuttavia non si puo negare allo studio so tedesco una valida pedisce che di gnoseologia si tratti (e infatti in apparato Diels constat a
intuizione dell'importanza della ragione nella ricerca tanto dell'oggetto che « Die Lagik war konsequent [ . . . ] der Physik eingeordnet ») . Di qui
della conoscenza, quanto del fine della condotta umana. riceve fra l'aItro conferrna anche la traduzione usuale del termine xo:vwv.

240 241
La teoria della conoscenza Logica e matematica

Molto importante e che in piu punti Aristotele mostra di tipo di logica che fa largo posto all'esperienza 75 si chiarisce
considerare Democrito come suo precursore suI terreno della ora il s uddetto rifiuto dell' ap odeixis, che non va inteso rispetto
logica e della metodologia scientifica, per essersi avvicinato al a qualsiasi dimostrazione logica, ma solo a quella che pre­
problema dell'essenza ('t'o 't'( �v e:!wxt) e della definizione scinde totalmente dall'esperienza 76. Ma se da un lato cio
della sostanza ('t'o op(O'tXO'&at 't'�v OOO'(IXV), identificandola in permette di non negare completamente a Democrito un inte­
un sostrato che rimane immutabile pur nel divenire (anche se resse per la natura del ragionamento, dall'altro il nesso isti­
l'atomista ne da una spiegazione quantitativa, cui Aristotele tuito obbligatoriamente con l'esperienza mette in luce alcuni
oppone la sua concezione qualitativa) 72. limiti su questa piano .
Secondo Luria Democrito anticipa anche il concetto del 't'o
XIX&' tXo't'6, anche se non 10 identifica, come Aristotele, con In una concezione che mira a fondare la dimensione quali­
cia che caratterizza una cosa costantemente e senza a1cuna tativa delle cose su queUa quantitativa, per trovare un cri­
eccezione ('t'o &'VtXYXtXtov), bens] 10 spiega come cia che vale terio oggettivo nelle proprieta geometriche degli elementi (quali
nella maggior parte dei casi (we:; htL 't'o 7toM) 73. Proprio perche sono figura e grandezza, ordine e posizione), non stupisce
non completamente rigorosa, mi pare che questa definizione incontrare un interesse per la matematica, che riflette quello
si accordi bene con la concretezza democritea : i1 riferimento logico nell'applicazione delle considerazioni sulla sostanza in
aHa categoria dell' &e:; E:7tl 't'o 7tOA\) rive1a infatti una considera­ un ambito specifico di ricerca. Tale interesse, d'altronde plau­
zione dell'estrema varieta della esperienza nella stesso momento sibile gia aHa luce dell'ampia apertura culturale di Democrito,
in cui si tenta di dame una classificazione razionale, un tent a­ che anticipa anche in questo Aristotele (Trasillo 10 paragona
tivo di generalizzazione dei dati piu comuni dell'informazione a un 7tev't'cdtAO<;; : cfr. Diog. L. IX 37, in 68 A 1) e concreta­
che non pretende tuttavia di esaurire tutta 1a realta 74. In questa mente attestato da molti titoli, riuniti in tre tetralogie di MO(.­
.&"f)tLO(.'t'�xoc, del catalogo di Trasillo (68 A 33 = B H I- 1 5b) :
72. Cfr. i luoghi riportati in DK (68 A 35 e 36, gia considerati sopra, a prescindere dalle opere d'argomento geografico e astrono­
p. 205), cui ne vanno aggiunti altri analoghi come Metaph. H 2 . 1 042b
9 e Phys. B 2. 1 94a 20.
mico, andranno ricordati i trattati ITept a�O(.cpop!fj<;; YVWtL"f)<;; -})
73. S. Luria, AvrxyxrxIov und a'J[L�E�1Jx 6c;, in Isonomia. Studien
' ITept 1.ji000 u (no<;; XUXAOU xO(.t O'CPO(.(P"f)<;; (<< Su una a�O(.cpoPlJ della
cit . , p. 46 ss. , arriva a queste conclusioni basandosi su passi (per 10 pili conoscenza 0 Sulla tangenza al cerchio e aHa sfera ») , ITept
aristoteIici) che non sana ammessi nei Vorsokratiker (data la mancanza
di riferimenti espliciti) come testimonianze su Democrito : rna Ie sue argo­ yewfle't'p ("f)<;; (<< Sulla geometria ») , rewfle't'p �xwv (sottinteso
mentazioni sono convincenti e i risultati coerenti can i contomi essenziali forse ���A(o(' seguito dal numero dei libri : « Questioni geome­
del metoda democriteo. triche ») , 'Ap�.&flO( (<< Numeri ») , ITepl &.A6ywv YPO(.flflwV xQ(1
74. Se cogJie nel vera il tentativo qui sopra compiuto di stabilire un
nesso fra tale concezione dell'wc;; bd TO TrO AU e il generale atteggiamento wxO''t'wv AB (due libri « Sulle linee e i solidi incommensura­
empirico di Democrito, esso trava un impressionante parallelo nei proce­ bili ») .
dimenti di generalizzazione e interpretazione dei casi clinici di moIte opere
del Corpus Hipp ocraticulll , quali sono stati messi in luce da Di Benedetto,
L'opera ITept 1.ji000u O'�o<;; XOXAOU xO(.t O'CPo('LP"f)<;; conteneva pro­
op. cit . , pp. 3 1 5-368 : « 10 stesso medico che era cosi propenso a ricercare babilmente una polemica contro Protagora. Sappiamo infatti
la norma, aveva d'altra parte un senso notevolissimo del concreto. Egli da Aristotele (Metaph. B 2.997b 32 = 80 B 7) che costui ne-
constatava che spesso la realtit non si lasciava costringere entr� norme
senza eccezioni e che spes so quindi non si poteva parlare di legge, rna di
tendenza. Ma egli non rinunziava a indagare, a studiare i fatti, anche in particalare Epid. I e III, rna si puo estendere in maniera pili 0 meno
quando i vari dati potevano essere sistemati solo in raggruppamenti, che accentuata a tutti i trattati esaminati - Prognostico, Malattia sacra,
non coprivano tutto il campo e lasciavano da parte un margine, il residua Antica Medicina - e ad altri ancora, menzionati a p. 3 1 5 n. 2).
di un certo numero di eccezioni. Per forza di case la Jogica del ot TrAEI­ 75. Cfr. sapra, p. 241 n. 7 1 , l'interpretazione del titalo IIept AOytXWV.
aTm si sostituiva alla Jogica del Tr!XVTEC; » (p. 322 : il gi udizio riguarda 76. Cfr. anche sapra, p. 221 n. 43.

242 243
Logica e matematica
La teoria della conoscenza

gava, confutando i geometri, che una retta tocchi il cerchio che Democrito proietta su un piano epistemologico la pole­
solo in un punto, per un'identificazione di cio che e reale con mica condotta contro Protagora su quello dei principi gnoseo­
cio che appare, che discendeva evidentemente dalla sua gene­ logici 78.
rale concezione filosofica. E verosimile che Democrito, ben Cia non significa pero che Democrito giungesse a indivi­
lontano dallo scetticismo - geometrico e non - del sofista. duare il contatto fra tangente e circonferenza in un punto
gli si opponesse in una difesa della geometria come studio di senza dimensione, 0 in generale ad ammettere entita infinita­
grandezze non sensibili, di cui egli (com'e noto) ammetteva mente piccole . Occorre qui dare un breve sguardo al dibattito,
l'esistenza 7 7 . Non a caso il primo titolo dell' opera in quesiione assai vivo nella scienza greca intorno alIa meta del V secolo,
e IIe:pt �Lc(CPOp �C; ,(V6lfL"I)C; : riferimento evidente a quella con­ sulla divisibilita finita 0 infinita delle grandezze : in relazione a
cezione di una « diversita nel modo della conoscenza », che e questo problema non si puo prescindere dagli argomenti con
espressa nel fro 1 1 . Come in genere la '(\l6lfL"I) '(v"I)O"t"l) puo cui Zenone riduce all'assurdo Ie ipotesi sull'esistenza della plu­
conoscere cio che la percezione sensibile non riesce a cogliere, ralita (29 B 1 -3) e del moto (29 A 25-28). II fr. 3 di Zenone
cosi nel caso specifico dimostredt che tangente e circonferenza individua la contraddizione interna al concetto di moltepli­
possono entrare in contatto per un tratto che e pili piccolo cita nel fatto che i molti sono sia finiti (in quanta tali) che in­
della pili piccola lunghezza percepibile coi sensi. E evidente finiti (perche fra due di essi se ne puo sempre trovare un al­
tra). Inoltre, supponendo una grandezza divisibile, se Ie unita
risultanti dalla divisione fossera estese la loro somma dovrebbe
77. Ipotesi avanzata da P. Tannery, La geomerrie ,grecque, Paris essere (secondo il ragionamento del fro 1) infinitamente grande,
1 883, p. 1 23, e accettata dalla quasi totalita degli studiosi . E invece condi­ mentre se fossero senza dimensione ne deriverebbe la conse­
visa solo da Alfieri, At., p. 1 99 n. 502, la posizione di E. Frank, Plato
und die sogenannten Pythagoreer, Halle 1 923, p. 3 5 1 n. 1 2 1 : l'attacco ai
guenza altrettanto assurda che una loro somma anche infinita
geometri risalirebbe a Democrito stesso, percM di lui si conserva un non potrebbe mai dar luogo a una grandezza (fr. 2). Queste
titolo connesso con la questione della tangente, mentre non e cosi per Pro­ aporie si riflettono nelle prove contro i1 movimento, di cui si
tagora. Frank deve allora supporre che il Protagora nominato da Ari­
stotele sia il personaggio che, in un dialogo perduto e non rispondente dimostra l'impossibilita sia nel caso che spazio e tempo siano
alIa reaita storica (di cui da notizia Simplicio, Phys. p. 1 1 08, 1 8 = 29 A considerati continui (esempi della dicotomia e di Achille), sia
29), sostiene contro Zenone punti di vista vicini all'atomismo. A questa
lambiccata argomentazione il testa aristotelico non offre a1cun appiglio,
costituiti di unita discrete (esempi della freccia e della stadio).
fissando anzi chiaramente in una realta storica passata (con Ie parole
II p w't"ocy6pw; �Ae:yev) l'affermazione discussa. Questa, del resto, poteva
ben essere eontenuta nel IIept 't"wv fLoc&1J fLlhwv eompreso nell'e1eneo 78. Vista la coerenza e verosirniglianza di quest'interpretazione (pro­
di titoli di opere protagoree di Diog. L. IX 55 (80 A I), 0 meglio aneora posta indipendentemente da Philippson, Democritea cit., p. 1 82, e da
in quelle AV1:"L AOyLIXL in cui probabilmente il sofista demoliva il valore di
'
Luria, Die In/initesimaltheorie cit., p. 120 SS. , e accettata dalla maggior
tutte Ie technai (come informa Platone, Prot. 3 1 8 D = 80 A 5, che fra Ie parte degli studiosi), non e necessario ricercare altre soluzioni, che pon­
teeniche eombattute, per di pili, menziona esplicitamente la geometria) : gono in relazione pill stretta i due titoli altemativi dell'opera in questione,
possibilita suggestiva su cui hanno giustamente richiamato l'attenzione rna introducono riferirnenti del tutto congetturali a un'applicazione del
R. Philippson, Democritea - Demokrit als Mathematiker (II), « Hermes » calcolo differenziale. Tali sono ad esempio la traduzione che di m;pl I)LCX­
64 (1 929), p. 1 8 1 , e S. Luria, Die Infinitesimaltheorie der antiken Atomi­ cpop1jt; YV6:JfL7Jt; da Frank, op. cit., p. 352 n. 121 «( D ber die Differential­
sten , « Quellen und Studien zur Gesehichte der Mathematik, Astronomie erkenntniss »), 0 la correzione tentata da T. L. Heath, A History of Greek
und Physik », Abt. B, Band II, Heft 2 (1 932), p. 1 1 7. Non si pub perci<) Mathematics, Oxford 1 92 1 , rist. 1 965, I, p. 178 S. , che, pur accettando
attribuire a Democrito - come vorrebbe Frank - un'impostazione me­ l'ipotesi della polernica antiprotagorea, rifiuta YV6:J!J.7Jt; come troppo ge­
ramente empiristica, cM anzi egli si oppone recisamente al rifiuto prota­ nerico e legge ywvl7Jt;, in riferimento all'angolo di contatto (di cui si
goreo di ogni astrazione, implicante una riduzione della geometria a pura calcolerebbe la I)w;cpop�) fra un arco di cerchio e la tangente ad esso.
geodesia pratica. Nello stesso tempo, perb, si vedra che la negazione della Lo stesso Heath ha poi accolto come pill naturale la giustificazione della
divisibilita infinita delle grandezze gli impedisce effettivamente di parte­ lezione rnanoscritta di cui qui sopra, in A Manual of Greek Mathematics,
cipare delle tendenze pill avanzate della geometria del tempo. Oxford 1 9 3 1 , rist. New York 1 963, p. 1 1 8 S .

244 245
La teoria della conoscenza Logica e matematica

Che Zenone si limitasse 0 no a un obiettivo meramente filo­ quanto (nella sua forma divisiva) quel metodo di esaustione
sofico (e cioe la difesa dell'assoluta unita dell'essere parmeni­ consistente nella misurazione di una grandezza data mediante
deo), e indubbio che i suoi argomenti - di cui e abbastanza un avvicinamento progressivo e indefinito, in cui tuttavia non
evidente la vastita delle implicazioni - si inseriscono in una e richiesto l'intervento di entita infinitamente piccole (il che
problematica pili generale, di tipo matematico 79. Alle incon­ concretamente permette il calcolo dell'area del cerchio e dei
gruenze rilevate dall'e1eata nell'ipotesi dell'infinita divisibilita volumi di piramide, cono, sfera).
delle grandezze, non si puo non collegare il fatto che la matema­ Un'altra possibile via, benche non completamente corretta
tica della seconda meta del V secolo evita di ricorrere ad entita dal punto di vista scientifico perche basata in fondo su un'esi­
infinitesimali, preferendo utilizzare il concetto meno compro­ genza aprioristica, poteva essere quella di bloccare a monte
mettente di grandezza p i c c o l a a p i a c e r e . E questo Ie aporie zenoniane, ponendo un limite invalicabile alIa divi­
che opera infatti nei procedimenti di approssimazione pili sione dei corpi : credo sia questa la soIuzione di Democrito,
grande possibile al limite, su cui si basano Ippocrate di Chio, che doveva ritenere gli atomi indivisibili anche a Iivello teo­
Antifonte e Brisone nei loro tentativi di quadratura del cer­ rico oltre che fisico, Cio e negato da parecchi studiosi, che
chio, e di cui ne1 IV secolo Eudosso di Cnido dara una teoriz­ pero si basano per 10 pili suI pregiudizio di Heath che De­
zazione chiara e consapevole attraverso la formulazione del­ mocrito fosse « too good a mathematician to have anything
l'assioma di misura 80. Quest'ultimo fonda tanto una teoria to do with such a theory » 81 : mentre e metodologicamente
delle proporzioni che comprende anche i rapporti irrazionali, pili legittimo cercar di chiarire come si potessero specificare
suI piano della ricerca matematica i principi fondamentali della
79. Di questo contesto, abbastanza precisabile in termini teorici, concezione atomistica.
sono molto pili incerti i contomi storici . Mentre e abbastanza plausibile Da un passo aristotelico (De gen. et corr. A 2.3 1 6a 14 ss.)
l'ipotesi che suI piano filosofico Zenone polemizzasse con Anassagora sembra che Democrito conc1udesse la necessita di porre un
(cfr. Philipps on, Democritea cit., p. 1 76, e Luria, Die Injinitesimaltheorie
cit . , p. 1 1 1 ss.), necessariamente insoddisfacenti si sono rivelati i tentativi limite aHa divisione dei corpi in base alIa stessa idea zenoniana
di individuare un punto di riferimento analogo in ambito matematico : che una grandezza non puo risultare da una somma anche in­
l'idea di Tannery, Pour l'histoire cit . , p. 249 S . , che Zenone si rivolga
contra la matematica pitagorica, ha ricevuto ripetute smentite, fra cui
finita di non-grandezze : ragionamento che si accorda bene con
recentemente quella di J. Mau, Zum Problem des Infinitesimalen bei den gli stretti rapporti concettuali con l'eleatismo, da cui traggono
antiken Atomisten, Berlin 1 954, p. 1 2 ss., che sottolinea giustamente come origine Ie premesse stesse dell'atomismo 82. E assai plausibile
manchino attestazioni della presenza di una problematica degli infinite­
simali prima della meta del V secolo (e tanto menD nella cerchia pitagorica),
e preferisce vedere Zenone come punto di partenza di essa : concIusione
che accetto, intendendola - ripeto - in sen so escIusivamente teorico, 8 1 . efr. Heath, A History cit. , I, p. 1 8 1 , seguito fra gli aItri da Burnet,
per l'estrema incertezza dell'evoluzione storica della questione. op. cit., p. 336 ; Kirk, KR, p. 408 ; Enriques-Mazziotti, op. cit., p. 206.
80. Conservata in EucI. Elem. V, Def. 4 : date due grandezze disu­ 82. II passo e stato ricondotto per la prima volta a Democrito da
guaJi, esiste sempre un multiplo della min ore che supera la maggiore. Zeller (cfr. ZM, I 5 , p. 1 62 n. 1 6), e poi dalla Hammer-Jensen, Demokrit
Ne discende la definizione che due grandezze sono in rapporto fra lora cit. , pp. 1 03 S8. e 21 1 ss. L'attribuzione e generalmente accettata e anche
quando, moltiplicate, si possono superare recipracamente. II superamento Kranz ha accoIto il brano nei Vorsokratiker (68 A 48b) ; purtuttavia Mau,
dell'antinomia finito-infinito e pili evidente nell'altra forma dell'assioma op. cit., p. 26 s., ne nega del tutto la derivazione democritea per la pre­
(EucI. Elem. X , Prop. 1), secondo cui, assegnate due grandezze disuguali, senza di concetti tipicamente aristotelici come quelli di atto e potenza.
e sempre possibile ottenere una grandezza pili piccola di quella minore Ma anche senza contare la notevole spia che offre 10 stretto nesso col
fissata, attraverso una divisione continua della maggiore. Sugli argomenti ragionamento eleatico, Ie parole introduttive di Aristotele sono sufficien­
qui sfiorati efr., oltre naturalmente a Heath, A History cit . , I, l'agile vo­ temente chiare : �'IJ!L6 XpL'rOe;; if &v cplXvd'IJ otxdoLe;; xlX� cpumxore;; 1.6-
lumetto di O. Becker, Das mathematische Denken der Antike, Gottingen yme;; 7te7tera,(tIXL. a'ij Aov a' ita'rIXL a A€yofLev 7tpo" oua�v (per altre prove
1 957, pp. 1 1 88. ; 93 sS. ; 1 02 8S. ; 1 09 s. ; ecc. Su Ippocrate di Chio in par­ a favore v. la bibliografia citata neIl'apparato di DK, II 96). Si e voluto
ticolare cfr. Timpanaro Cardini, Pit., II, pp. 28 e specialmente 31 ss. affrontare la questione dal significativo punto di vista di un rapporto

246 247
La teoria della conoscenza Logica e matematica

che gli atomisti si siano confrontati con gli eleati non solo Democrito, dunque, non ammetteva l'esistenza di entita in­
sui problemi del moto e della pluralita (come si apprende dal finitesimali : di conseguenza, doveva ritenere che la tangente
resoconto aristotelico di De gen. et corr. A 8 67 A 7), rna
=
si incontri con la circonferenza non in un punto senza dimen­
anche sull'altrettanto importante questione della divisibilita : sioni, rna semplicemente per una lunghezza non percepibile
e in una posizione del tutto coerente con il modo usato nel coi sensi. In modo analogo egli doveva risolvere un'aporia di
giustificare gli altri due fenomeni (permessi dal postulato del cui da notizia Plutarco (De comm. not. adv. Stoicos 39, 1 079
vuoto, che tuttavia non pregiudica l'unita logica dell'atomo), E = 68 B 1 55) : Democrito si chiedeva se Ie superfici delle se­
essi avranno ammesso la divisibilita dei corpi, ritenendola pero zioni ottenute tagliando un cono con un piano paralle10 alIa
finita per salvare l'unita (parmenidea) dell'essere. Questa con­ base siano disuguali, i1 che renderebbe il cono « irregolare,
cezione doveva agire a livello non solo fisico, ma anche teo­ con tante incisioni a scalini e scabrosita » (eXVW[J.CXAOV 7tOA­ •••

rico, perche tale era il carattere degli argomenti eleatici. Tra AcX� eX7tO XCXp &�E�C; ACX[J.� &vov't'cx �CX-&[J.OE��e:r:C; xcxr. 't'pcxX0T'l)'t'cxc;)
Ie motivazioni dell'indivisibilita dell'atomo la tradizione antica oppure uguali, il che perC> renderebbe il con o uguale a un
menziona la sua apatheia 0 inalterabilita, che sembra una pro­ cilindro, cosa oltremodo assurda (57tEP ec)'t'f.v eX't'07tw't'cx't'ov).
prieta di tipo fisico : essa, invece, si spiega proprio con l'esi­ Coloro che attribuiscono a Democrito procedimenti infinitesi­
genza di affermare l'unita dell'essere, in quanto solido e com­ mali ne vedono la conferma in queste parole, secondo cui egli
patto, in contrapposizione al vuoto ammesso al di fuori, per avrebbe risolto i1 problema con l'idea di un numero indefinito
separare un atomo dall'altro e permetterne it movimento 83. di lamine, indefinitamente sottili e vicine l'una all'altra 84.
In realta - come rivela una lettura piu attenta del contesto
plutarcheo - questa deve essere stata la soluzione di Cri­
a livello concettuale generale con la dottrina eleatica (secondo l'impo­ sippo, il quale parlava infatti (1 079 D) di sezioni « piu grandi
stazione di Guthrie, History, II, p. 503 ss.), sottolineando percio in parti­
colare la testimonianza del De generatione et corruptione. Non mancano senza eccedere » ([J.d�ov XCXf. [J.� t)7tEP�XOV : que1 che noi di­
pero altre e numerose conferme del carattere anche matematico dell'ato­ ciamo maggiore 0 eguale). E poiche Plutarco, che e accade­
mismo antico, per cui si rimanda a S. Luria, Die Infinitesimaltheorie cit . ,
p . 1 2 3 s s . , e D. J . Furley, The Atomists' Reply t o the Eleatics, in Two
mico e quindi atomista in questioni matematiche, critica 10
Studies in the Greek Atomists, Princeton 1 967, p. 79 ss. (poi in The Pre­
Socratics. A Collection cit., p. 504 ss.) .
83. Cosi giustamente Furley, op. cit . , p. 99, e Guthrie, History, II, tra specie di atomi piil piccoli, assolutamente indivisibili in quanto senza
p. 505 (e gia Simpl. Phys. p. 28, 4 = 67 A 8 interpretava correttamente parti. Mau, op. cit., p. 24 ss., insiste invece correttamente suI fatto che
la oucr[cx 'Icxcr,1j degli atomi) . Di &.7t&.&E:�CX parla Simpl. Phys. p. 925, 10 la tradizione aristotelica non accenna a distinzioni del genere, e giustifica
(67 A 1 3) e De caelo p. 242, 1 5 (67 A 1 4) . Nel primo passo il commenta­ Ie dimensioni variabili degli atomi in relazione al problema della coromen­
tore aristotelico aggiunge che Leucippo e Democrito si basano anche surabilita (atomi molto grandi possono essere ammessi come misura per
su crf.L�xp 6'1 e &f.LE:ptc; degli atomi, facendo pero probabilmente confu­ calcoli astronomici). Anche Furley, op. cit., p. 91 ss. , reinterpreta in op­
sione : Democrito deve avere abbandonato come logicamente deboli gli posizione alIa tesi di Luria Ie testimonianze sulla questione, rna poi cerca
elementi della piccolezza (efr. sopra, p. 232 e n. 55 ibid.) e forse della man­ di superare Ia difficolta principale negando del tutto, p. 96 s . , Ia grandezza
canza di parti (efr. Mau, op. cit., p. 1 9), mantenendo solo la solidita degli atomi. Questa e invece indubbia per ragioni gia viste (cfr. sopra,
(efr. 68 A 1 , par. 44 e A 57). Alfieri, At., p. 19 n. 75, sostiene che que­ p. 232 n. 55) : e se Ia giustificazione che ne tenta Mau sembra troppo in­
st'ultimo fattore e stato aggiunto ex novo da Democrito, rna non giustifica gegnosa, si potra ben concedere qua1che incongruenza alI'atomismo de­
la sua ipotesi se non con la genericita delle parole di Simplicio : argomento mocriteo, tant'e vero che Epicuro pare prendere nei suoi confronti una
debole, che si rivela del tutto inconsistente alIa luce del ruolo basilare, posizione critica, quando sottolinea quella distinzione fra atomismo fisico
rivestito sin dall'inizio, della solidita dell'atomo . Luria, interpretando e matematico, che Luria vorrebbe proiettare suI suo predecessore (il che
l'inalterabilita come proprieta solo fisica, e infiuenzato dal motivo della e rilevato dallo stesso Mau, op. cit., p. 24 ss.).
grandezza degli atomi democritei, postula due tipi di atomi (Die Infinite­ 84. Cfr. ad es. Heath, A History cit., I, p. 1 80 ; Enriques-Mazziotti,
simaltheorie cit . , p. 1 72 ss.), di cui uno fisicamente indivisibile perche op. cit., p. 200 ; M. Timpanaro Cardini, Pseudo-Aristotele. De lineis in­
duro, rna composto di parti e quindi matematicamente divisibile in un'al- secabilibus, Varese-Milano 1 970, Introduzione, p . 1 3 s.

248 249
Logica e matematica
La teoria della conoscenza

do cioe i solidi da paragonare in Iamine molto sottili, cosi da


stoico mentre elogia Democrito (dal cui materialismo e per il
ca1colarne iI volume confrontandole meccanicamente. II nu­
resto tanto distante), questi deve avere invece dichiarato Ie
mero di tali lamine deve essere state ritenuto tanto grande da
sezioni del cono nettamente disuguali (altemativa che - si
non poter essere percepito, rna non infinitamente grande: grazie
noti bene - non e definita assurda come l'altra). 11 fatto che
al postulato del vuoto, Democrito puo negare che fra due
superfici che all'occhio appaiono continue siano in realta
corpi debba necessariamente trovarsene un altro, il che 10
(E"t"En, si potrebbe dire) spezzettate 85, e del resto estremamente
mette definitivamente al riparo dalle obiezioni di Zenone nel
coerente con Ie linee essenziali della gnoseologia democritea.
Non va dimenticato che la conoscenza genuina si caratterizza
permettergli di sostenere (contro il fro 3 dell'eleata) che il
numero dei corpi in uno spazio finito puo essere finito 87.
proprio per la capacita di cogliere gli atomi (non il prodotto
Si puo dunque conc1udere che Democrito, pur opponendosi
d'una lora divisione), e sono questi che l'altra conoscenza
con intenti scientifici alIa filosofia protagorea del senso co­
non riesce ad afferrare (cfr. fr. 9). Mi sembra che, se si am­
mune, non e pienamente partecipe delle tendenze della mate­
mettesse la divisibilita degli atomi, la presupposta distinzione
matica contemporanea. Egli prende posizione nel dibattito
fra due piani di conoscenza non si salderebbe - come invece
sull'infinito basandosi su un presupposto, cioe I'indivisibilita
accade, nel modo pili limpido - col procedere scientifico 86.
assoluta degli eIementi costitutivi della reaWI., che e dovuto in
Al problema del cono va probabilmente collegata la notizia
ultima analisi alI'esigenza di salvare una delle basi del sistema
di Archimede secondo cui Democrito e stato il primo a formu­
quale e l'unita logica delI'essere (proiettata pero in piu corpu­
lare, « senza dimostrazione» (X<uptc; (bto�d�E<UC;), il teorema
scoli che, interagendo fra loro grazie alIo spazio vuoto che
che il volume della piramide e la terza parte di quello del pri­
sma, e il cono del cilindro, con la stessa base e la stessa al­
tezza (Archim. De meehan. theoremat. ad Eratosth. methodus 87. Sull'interpretazione della notizia di Archimede concordo piena­
p. 245, 23 Vorsokratiker ad fro 155). Archimede
Heiberg, cfr. mente con Luria, Die In/initesimaltheorie cit., pp. 143 ss. e 156, e per quanto
informa anche che il teorema e stato pili tardi dimostrato da riguarda iI numero delle Iamine dissento da Philippson, Democritea cit.,
p. 178, che attribuisce a Democrito addirittura iI principio che la somma
Eudosso. Cia deve essere stato possibile attraverso quel me­
di unita infinite (e infinitamente piccole) possa dare una grandezza finita:
todo di esaustione che implica un certo avvicinamento al me­ questa concezione, propria della fondazione moderna del calcolo infini­
todo infinitesimale, mentre l'espressione X<UPl.C; &1tO/)d�E<UC; tesimale, lungi dal poter essere sostenuta da Democrito e ignota a tutta
l'antichita. Condivido invece la spiegazione data da Philippson, Demo­
- unitamente a quanta si sa sulla questione del cono - di­ critea cit., p. 180, del fatto che in Sph. Cyl. I, p. 4 Heiberg, Archimede
mostra che, conformemente aIle proprie vedute atomistiche, dice che prima di Eudosso nessuno studioso di geometria ha intuito il
Democrito deve avere proceduto in modo pili elementare (an­ teorema del cono e della piramide. Philippson afferma che evidentemente
Democrito non e considerato uno studioso di geometria: e mi pare che
che se non puramente empirico, visto che precorre a1cuni ne offra una conferma 10 stesso passe citato dal Metoda (efr. tutta la
aspetti del metodo di integrazione di Archimede): scomponen- lettera ad Erastotene di cui fa parte, che e un'introduzione programma­
tica all'opera), in cui Archimede contrappone chiaramente il procedi­
mento geometrico di Eudosso a quello meno rigoroso di Democrito. Egli
eIogia, Sl, il secondo, ma sottolineandone la validita esclusivamente euri­
85. Cosi anche quella della sfera, vista da Democrito come un po­ stica, tale che ha bisogno d'essere integrata da prove puramente geometri­
liedro, secondo quanta si apprende da Aristot. De caelo r 8.307a 17 (68 B che nello stile di Eudosso (diviene cosi piu consistente la probabilita che
155a). iI procedere di Democrito vada ricostruito come si e fatto qui sopra,
contro i dubbi di Vlastos, Minimal Parts in Epicurean Atomism, «Isis»
86. Secondo Natorp, Ober Demokrits cit., p. 354, la conoscenza ge­
56 [1965], p. 129 n. 41). E invece solo un'ipotesi quella di Luria, Die In­
nuina si differenzia da quella sensibile proprio nel dimostrare che non
/initesimaltheorie cit., p. 143, che durante la stesura del trattato Sulla
esistono grandezze minime. In realta e la sensazione che non puo avere
sfera e sui cilindro Archimede non sia ancora a conoscenza delle ricerche
la coscienza del minima atomico, come dimostra secondo Democrito
di Democrito sulla questione.
- credo - l'impressione che certe superfici siano lisce.

251
250
La teoria della co noscenza Conclusioni

Ii separa, danno Iuogo al divenire) 88. Come nella ricerca gno­ determinazione quantitativa dei fenomeni, al di HI. delle impres­
seologica, anche in quella epistemologica Democrito e condi­ sioni variabili che producono nei sensi. Questo bisogno di
zionato da questioni essenzialmente ontologiche, trattate con misurazione oggettiva (cui e paragonabile a que! tempo solo
quel costante punto di riferimento che e l'eleatismo. E tuttavia l'esperienza pitagorica relativa ai toni musicali) si realizza in
non gli si possono negare interessi genuini in campo matema­ modo soddisfacente da un lato grazie alIa riduzione delle qua­
tico 89 (benche, nella sua fede nelle unita finite, egli riduca Ia lita degli aggregati al variare dei rapporti geometrici fra i lora
geometria a fisica), anche senza contare che tutta Ia sua con­ componenti, dall'altro attraverso la rappresentazione dell'ani­
cezione e informata da una sorta di ' matematismo " nell'idea rna stessa come entita materiale sottoposta aIle medesime leggi
che Ie qualita sensibili non siano mera illusione, ma espres­ del mondo fisico (si pensi al fro 191, che presenta uno stato
sione regolarmente ricostruibile di un sostrato reale dalle pro­ psichico di tranquillita come equilibrio di tensioni polari, 0
prieta rigorosamente quantitative 90. La matematica percio, all'intera concezione della conoscenza come krasis) 91. In que­
come espressione piil tipica della '('J6>[L1) ,,('11)0'(1), rifiette con sto senso assume importanza emblematica la matematica, base
estrema evidenza tanto Ia produttivita quanto i limiti della di una certezza diversa dall'oscillante sicurezza dei sensi e si­
concezione delle due conoscenze.
mile a quella del logos eleatico, rna non scissa come questo dai
fenomeni (il legame coi quali mi pare uno dei motivi che im­
pediscono il riconoscimento dell'infinita divisibilita dell'atomo,
X. Conc1usioni
permettendo una notevole coerenza coi principi complessivi
del1'atomismo, sotto il segno dell'unita fisica e logica del­
Democrito esprime per Ia prima volta un principio che di­
l'essere) 92.
verra fondamentale nella scienza moderna: l'esigenza di una
Altri durevoli contributi dell'atomismo vanno individuati
88. S. Sambursky, Atomism versus Continuum Theory in Ancient nella differenziazione fra due tipi di conoscenza, che tuttavia
Greece, «Scientia» 96 (1961), p. 379, riconduce Ia concezione atomistica sono fra lora collegati; nell'applicazione dell'inferenza per in­
a un radicale materialismo, che respinge l'idea di forze continue fra gli
elementi in quanto ential in qualche modo spirituali. Sull'ingenuita di duzione, ancor oggi essenziale nel metoda scientifico; nella di­
questa sovrainterpretazione non occorrono commenti. Un'impostazione stinzione fra qualita primarie e secondarie. In ultima analisi,
materialistica si puo individuare piuttosto nel fatto che il rifiuto a livello
i fatti per cui la teoria democritea della conoscenza presenta
sia fisico che matematico del continuo (che fonda anche teoricamente
l'esistenza del vuoto e di innumerevoli particelle con Ie caratteristiche
dell'essere) risponde in ultima analisi all'esigenza di giustificare piena­
mente il mondo sensibile di contro alia critica eleatica.
89. Fra l'altro, il titolo II€p� &A6yw'l ypoq.l.[Lw'I xO(� 'IO(cr":W'I attesta 91. Questa situazione si riflette in un linguaggio tipicamente ' scien­
una trattazione dei rapporti irrazionali, anche se e difficile dire come tifico ' (agli antipodi, per esempio, di quello oracolare di Eraclito), attra­
questo problema possa essere affrontato in una concezione moiecolare, verso la precisione e forza concettuale del sostantivo e altri tratti che
implicante di per se l'esistenza di una minima misura comune. Se coglie sono accuratamente esaminati da B. Snell, Zur naturwissenschaftlichen
nel vero la spiegazione, peraltro congetturale, di Mau (per cui cfr. sopra, Begriffsbildung im Griechischen, «Philosophischer Anzeiger », Band III,
p. 249 n. 83), Democrito deve aver negato del tutto l'esistenza di gran­ Heft 2 (1929), pp. 243-260 ( La cultura greca e Ie origini del pensiero
=

dezze incommensurabili, utilizzando di volta in volta, come misura, atomi europeo, trad. it., Torino 1963, pp. 313-334). Per una prospettiva d'in­
piccolissimi 0 grandissimi. dagine analoga si vedano Ie osservazioni linguistiche di von Fritz, Phi­
90. Interessante l'osservazione di Frank, op. cit., p. 21 ss., che in iosophie cit., pp. 12-38 (la cui considerazione del fatto che la termino­
cio Democrito puo aver subito I'influenza delle proprie ricerche di pro­ logia fisica ed etica di Democrito rinvia costantemente alIa struttura in­
spettiva: vedi i due titoli 'Ax":t'loypO(cpt'l) «( Costruzione prospettica dei terna dell'oggetto studiato conduce all'analoga conc1usione che il suo
raggi») ed 'Ex1t'€":&cr[LO(":o( (<< Proiezioni» di solidi suI piano) - non a Iinguaggio stesso rivela Ia tendenza ad una visualizzazione del modello
caso inclusi fra i MO(&7J[LO(":�x&- ; e la notizia di Vitruvio VII pr. 11 =
sottostante a fenomeni piiI complessi).
59 A 39. 92. Cfr. sopra, p. 252 n. 88.

252 253
La teo ria della conoscenza

suggestivi contatti con l'epistemologia odierna risalgono al­ Index locorum


l'ipotesi iniziale (divenire come prod otto dell'interagire fra
unita immutabili), con cui l'atomismo nasce e prende forma dai
problemi posti dall'eleatismo. E quest'ipotesi che, perseguita
con coerenza, permette un elevato livello di astrazione all'in­
terno del materialismo pin rigoroso dell'antichita.

Le testimonianze sui presocratici si possono trovare sia sotto


l'indicazione delle fonti relative, sia nella numerazione che hanno
nei Vorsokratiker (in tal caso sotto la sigla DK), a seconda di come
sana state citate nel testa.

AELIANUS (24, 3), 48; (25, 3), 177; (27, 1),


Hist. animo IX (64), 152. 21; (28), 28; (30, 1), 173 n. 18.

ALBERTUS MAGNUS
AESCHYLUS
De lapid. I (1, 4), 71, 176 n. 28.
Pers. (747), 239.
ALCMAEON
AETIUS
fro (1), 193 e n. 3, 220; (1a), 10,
I (15, 3), 137 e n. 99; (15, 7), 195 e n. 8; (4), 169 n. 9, 173 S.
135 n. 95; (15, 8), 138 s. e
n. 102 s.; (15, 11), 138 e n. 102. ALEXANJ;>ER APHRODISIENSIS
m (5, 10), 134 e n. 94; (12; 1),
104 n. 41; (12, 2), 104 n. 41; Meteor. (67, 17), 152 n. 130.
(16, 3), 152 n. 130. Quaestiones (II 23), 44, 53.
IV (4, 6), 67; (4, 7), 71; (5, 1), De sensu (24, 14), 55 S., 97 S. e
68; (5, 7), 43, 68 n. 101; (5, n. 32; (56, 12), 97 e n. 32;

12), 25 n. 39; (8, 5), 51; (8, 10), (59 s.), 98 n. 33.
51, 209; (9, 6), 33 n. 53;
(9, 8), 199 n. 13; (10, 4), 216 ANAXAGORAS
n. 38; (10, 5), 62 n. 92; (13, 1), fro (4), 126 S. e n. 82, 136; (6),
51, 97 e n. 32; (13, 4), 88, 100 30; (11), 30, 34; (12), 34 S.,
n. 37; (13, 12), 80; (14, 1), 46, 215 n. 36; (21), 37, 194 e
88 S. e n. 19; (14, 2), 51, 98; n. 6; (2Ia), 194, 211 n. 30,
(16, 1), 113; (16, 2), 110; (16, 219 S. e n. 41 s.; (21b), 16 S., 36.
3), 116 n. 60; (17, 1), 14, 119
n. 69; (17, 2), 120 n. 71; (18,
ANONYMUS LONDINENSIS
2), 124 n. 75, 127 n. 81; (19, 5),
115, 149 n. 125; (19, 13), 118, (VII in.), 179 n. 35; (XI, 22),
150. 179 n. 35; (XI, 43), 179 n. 35;
V (3, 3), 10, 182 n. 39; (17, 3), (XII, 8), 179 n. 35; (XVIII, 8),
10 e n. 12; (20, 5), 45 n. 69; 179 n. 35; (XIX, 18), 179 n. 35.

254 255
Index Joeorum Index locorum

ARCHILOCHUS (2.511 b 30), 42 s.; (3.512b CHALCIDIUS n.25,198,208,209 n.27,210,


12-513a 7), 43 n. 66. Tim. (279 Wrob.), 11 s., 80 s.
225,227 S., 237,250; (10),208,
fro (68 Diehl), 167 n. 7. 210 e n. 28; (10a), 58 n. 87;
il (8.533a 13), 11.
Z (3.561a 32), 79 n. 2. (lOb),208 n. 26,241; (11),194
ARCIDMEDES CICERO
Metaph. A (3.984a 11), 1 n. 1; n. 6, 208, 213-216 e note 241

De meehan. theoremat. ad Era­ (4.985b 4), 54 n. 82, 143, 213 Ac. pro II (10, 32), 211 n. 3; 244; (1l1-15b), 243; (15b), 147
tosth. methodus (245, 23), 250, n. 32; (5.986a 22),134; (5.986b (23,73),215 n.34; (37,118),4. n. 122; (15e), 150; (17), 217
251 n. 87. 27), 167; (S.990a 17), 134. Epist. XV (16, 1), 55 n.83, 67, n. 38; (18), 217 n. 38; (33),
Sph. Cyl. (I, 4), 251 n. 87. B (2. 997b 32), 243 S. e n. 77; 99 n. 34. 184 n.44,238; (61),238 n. 66;
(4.1000b 5), 21 n. 33. (64), 193 n. 5; (65),193 n.5;
ARISTOPHANES r (5.1009b 7), 63 n. 92, 200, CoRPUS HIPPOCRATICUM (69),237, 238 n. 66; (74), 237;
203,211 n. 30,230; (5.1009b (77), 211 n. 29; (102), 238
Nub. (225 8S.), 38; (828 88.), 38. 21), 166 e n. 7. De aere (3 s.), 183 n. 43; (14), n.66; (109a), 89 n.19; (117),
H (2.1042b 9), 242 n. 72. 184; (23), 183 n. 43. 175 n. 25, 200, 211 n. 30,
ARISTOTELES e (3.1047a 4), 205 n. 22. De aff, (1), 179 n.35.
227 S.; (118), 221 n.43; (123),
M (4.107Sb 19), 157, 205. De alim. (34), 186 n. 47.
De anima A (2.404a 1), 63, 175 s.; 55; (125), 188, 189 n.51, 198,
Meteor. B (3.357a 24),152 n. 130; De cam. (17), 81 e n. 8.
(2.404a 27), 63, 162 S8., 200, 200,208,212,214 n.34,227 S.,
(9.369b 29), 214 n. 34; (9.370a Coac. (176), 180.
203; (2.404b 1), 33 S.; (2.404b 229; (138), 209 n.27; (139),209
10),5 n. 4; (9.370a 18),79 n. 2. De dieb. iudic. (10), 186 n. 47.
8), 21 n. 33; (2.405a 5), 63, n.27, 240; (155), 249; (155a),
il (9.387a 11), 155 n. 133. Epid. I (18), 180; (26 y'), 180.
175 8.; (2.405a 27), 6 n. 6; 250 n.85; (156),231 s.; (159),
m (17 oc'), 180.
(2.405a 29), 14; (3.406b 15), De part. animo A (1.640b 29), 189 n. 53; (164), 220; (165),
De genit. (4), 181 n. 38; (8), 181
63; (5.409a 32), 63. 200, 203 S.; (l.642a 24), 205. 221 n. 43; (166), 58,217 n. 38;
n. 38; (11), 181 n.38.
B (3.414b 13), 127 n. 82; (7), il (l0.687a 8), 46 n. 73. (181), 211 n. 29; (183), 211
De loc. hom. (42), 179 n. 35.
80,93; (7,419a 15),106 Ss.; Phys. A (2.185b 28), 239. n. 29; (I88), 237; (191), 189 S.
De morb. I (2), 179 n. 35.
(8.419b 15), 110 n. 52; B (2.194a 20), 242 n. 72. e n. 54, 236 S. e n. 63, 238
II (5), 179 n. 35; (11), 179
(8.419b 33), 110; (8.420a 3), il (6.213a 31), 148 n. 123. nn. 65-67,253; (198),211 n.29;
n. 35; (16), 164.
116 n. 60; (11), 129. De respir. (2.471a 3), 44; (3.471b III (15), 186 n. 47. (200), 240; (207), 238 n. 66;
r (2.426a 20), 205 n. 22; 12),44; (4.471b 30),63,175 s., De morb. sacr. (13), 183 n. 43;
(215), 237; (229), 211 n. 29;
(3.427a-b), 13. 200, 203. (14 s.), 179 n. 35; (l4), 14; (230), 240; (233), 238 n. 66;
De eaelo il (2.309a 1), 158. De sensu (2.437b 12), 83 S8.; (16 s.), 42; (17), 14. (234), 189 n. 53; (235), 189
Categ. (lO.lIb 19), 90 n. 21. (2.437b 23), 85; (2.438a 5), Mul. I (41), 164. n. 53, 238 n. 66; (236), 189
De div. per somnum (2.464a 4), 39, 64 8., 100; (2.438a 12), De nat. hom. (2),179 n.35, 183. n. 53; (257), 237; (285), 211
58 e n. 88. 102; (2.438a 25), S4 n. 13; De nat. puer. (I5), 181 S. n. 38; n.29.
Eth. Nic. Z (1.1139a 10),22 n. 34. (2.438b 5), SO; (2.439a 1),129; (18),182 n.38; (31), 181 n. 38.
(14.1154b 7), 32 e n. 51. (3),93; (3.439b 19-440b), 137; De oct. (12), 186 n. 47. DIODORUS SICULUS
De gen. animo B (6.744a 8), 81 e (3.440a 20), 97 n. 33; (4.441a Praec. (7), 186 n. 47; (9), 186
n. 8. 3), 152; (4.442a 29), 50, 131 n. 47; (13), 186 n.47.
I (7), 176 S. e n. 29 S.
E (1.779b 15), 90 n. 22. n. 89; (4.442b 11), 141. Progn. (20), 164.
De gen. et carr. A (1.314a 21), fro (ed. Rose) (208), 232 n. 55. Prorrh. I (134), 180. DIOGENES ApOLLONIATES
200, 221 n. 43; (1.315a 34), De vet. med. (1),183, 193; (6 s.),
205; (1.315b 6),203 S.; (2.316a fro (2), 41; (4), 39 n. 61 s.; (5),
[ARISTOTELES] 186 n. 47; (8), 32.
1), 138 e n. 102; (2.316a 14), 39 S., 44, 127 n.82, 128 n. 84;
De victu I (23),127 n. 82; (28-29),
247 e n. 82; (6.322b 12), 40; De mundo (5.396b 13), 137. (8), 40 n. 62.
27; (32-35), 27.
(7.323b 3), 6 n. 6; (7.323b 10), De planUs A (1.815a 15), 25;
59 e n. 89; (8.324b 35), 107, (1.815b 16), 26. DEMOCRITUS D10GENES LAERTIUS
201, 204, 248; (8.325a 23), 4, Problemata Ail (6.964a 4), 128
52 n. 79, 107, 212,241; (8.326a fro (1), 164; (2e), 237; (4), 237; VIII (28), 26 n.41; (29), 81, 88
n. 83.
9), 158; (9.327a 16), 54 n. 82, (5h),138; (5i),207 n.24; (6-10), n. 18.
157 n. 137. 200; (6), 207 S., 241 n. 71; IX (37), 243; (42), 181; (45-49),
CENSORINUS 4; (46-49), 180 n. 37; (55),
Hist. animo A (11.492a 13), 111 (7), 208 S. e n. 27, 210; (8),
n. 54. 5 (2), 10 n. 12, 182 n. 39. 208, 210 e n. 28; (8a), 209 244 n. 77; (72), 227 S.
r (2.511b 24-30), 43 n. 66; 6 (1), 24 n. 36, 33. n.27, 239; (8b), 211; (9), 175 X (27), 241.

256 257
Index locorum Index locorum

DIOGENES OENOANDENSIS (A 79), 58, 217 n. 38; (A 93a), EPICURUS LEUCIPPUS


220; (A 101-138), 199; (A 101),
fro (5, col. II s.), 233 n. 57; (6, Epist. Hdt. (49), 75; (55), 232 fro (2), 238 ll. 66.
65 s., 157, 190; (A 104), 190;
col. II), 233 e n. 57, 235 n. 61. ll. 55; (61), 158 S.
(A 104a), 190; (A 105), 73 s.;
(A 106), 65, 104 n. 41, 157, 177; LUCRETIUS
DK EPIPHANIUS
(A 107), 66; (A 111), 240; III (372 s.), 64.
(A 112), 205; (A 116), 62 n. 92; Adv. haer. III (2, 9), 228 S. IV (800), 62 D. 92.
12 (A 11, par. 6), 178.
22 (A 1, par. 8), 19 n. 28. (A 117), 164; (A 119), 222
n. 44; (A 120), 222 n. 44; ETYMOWGICUM GENUINUM MACROBIUS
24 (A 6), 119 n. 67; (A 7), 12;
(A 10), 111; (A 11), 9 s.; (A 121), 102, 105; (A 123),
205, 222 n. 44; (A 124), 222 S. V. (lldxe:AOV), 55. S. Seip. I (14, 19), 64 e D. 93.
(A 12), 14; (A 13), 33 n. 54;
(A 14), 181 n. 38; (A 18), 178 n. 44; (A 125), 222 n. 44;
(A 126), 205, 222 n. 44; (A EUCLIDES METRODORUS CHIUS
n. 32.
28 (A 45), 167; (A 46), 25 128), 220; (A 129-131), 222 Elem. V (De/. 4), 246 ll. 80. fro (2), 228.
n. 44; (A 133), 222 n. 44; X (Prop. 1), 246 ll. 80.
n. 39, 178; (A 46a), 169, 178;
(A 46b), 169, 178. (A 136), 57; (A 137), 57; (A PAPYR. HIBEH
29 (A 25-28), 245 S. 140-151), 181; (A 141), 181
GALENUS
31 (A 1, par. 77), 25 n. 41; n. 38, 184; (A 143 ss.), 184 16 (p. 62 Grellfell-HuDt), 155
n. 45; (A 143), 181 n. 38; De elem. sec. Hipp. I (2), 200. D. 133.
(A 57), 141; (A 70), 36, 70;
(A 84), 33 n. 54; (A 85), 178; (A 144), 182 n. 38; (A 145),
181 n. 38; (A 146), 155 n. 133; [GALENUS] PARMENIDES
(A 89), 19; (A 95), 28; (A 97),
24 n. 36. (A 148), 211 n. 30; (A 149),
De humor. (XIX 495 K.), 128 fro (1.26), 169; (4.1), 196; (8.41),
53; (A 151), 181 n. 38, 184;
32 (A 6), 136 n. 97. ll. 83. 135; (8.53 ss.), 216 ll. 36; (16),
44 (A 27), 178. (A 152), 183 n. 43; (A 153-155),
166-170 e Dote, 171 e ll. 13 S.,
47 (A 18), 80 n. 5. 184; (A 159), 185 n. 45; (A
HERACLITUS 196, 197 ll. 11.
59 (A 39), 147 n. 122; (A 46), 160), 71, 164; (A 162), 53;
196; (A 94), 32 n. 51; (A 97- (A 167), 237; (A 169), 237; fro (12), 19 ll. 28; (36), 46 ll. 71; PHILOLAUS
98), 136; (A 106), 118 n. 65; (C 6), 69 n. 103, 181. (40), 193 ll. 5; (55), 193 ll. 5;
(A 117), 36. 70 (A 17), 136 n. 97. (67), 127 ll. 82; (78), 215 D. fro (13), 12.
62 (A 1-6), 5 n. 4. 36; (85), 189 D. 53; (91), 19 D.
64 (A 29), 178 n. 32; (A 29a), EMPEDOCLES 28; (lOla), 193 D. 5; (107), 193 PHILOPONUS
138 n. 100; (C 1), 42. fro (2), 194; (2.7), 196; (3.9 ss.), ll. 5; (117), 46 D. 71; (118), 46. De anima (35, 12), 63, 66, 200,
67 (A 1, par. 30), 4; (A 1, 194; (3.12), 18 n. 27; (17.21), 204; (71, 19), 200, 204, 230;
par. 31), 4; (A 6), 232; (A 8), 196; (21.13), 18 n. 27; (22), HERODOTUS (471, 31), 205 D. 22; (475, 23),
232; (A 10), 4; (A 14), 175 22; (23), 136 s.; (29.1), 113 205 ll. 22.
n. 25; (A 15), 155 n. 133, 172 I (41), 140 ll. 107.
n. 56; (71), 136; (81), 152; V (58), 239; (85), 164. De gen. et corr. (178, 2), 19 e
n. 17; (A 24), 4; (A 25), 4; (82), 26 n. 41; (84), 83 sS.; D. 29.
(A 26), 4; (A 27), 4; (A 28-32), (85), 83; (86-88), 83 n. 12; (89),
198 s.; (A 28), 172 n. 17, 190; HESYCHIUS
18 n. 28, 52; (90), 22; (91), 22; PLATO
(A 34), 190 (92), 22; (101), 151; (102), 120 S. vv. (&fLwjnpuCJfLerV), 240; (�m­
68 (A 1, par. 44), 232 n. 55, Leg. (802 B), 209 D. 27.
n. 70; (103), 24; (l05), 12, 23 PUCJfLLOV), 209 D. 27.
248 n. 83; (A 35), 242 n. 72; Men. (76 C),19, 87, 136 e ll. 98.
n. 36; (105.3), 171 n. 15; (106),
(A 36), 175 n. 25, 242 n. 72; Phaed. (86 B-C), 166 ll. 6; (96
23 n. 36, 171 e n. 13 S.; (107), HIPPOCRATES
(A 37), 155 n. 133; (A 38), 25, 27; (108), 167 n. 7, 171 e A-B), 15 ss.
232; (A 43), 232 n. 55; (A 47), CORPUS HIPPOCRATICUM. Prot. (318 D), 244 ll. 77.
n. 14; (109), 22, 171 n. 15, 196; V.
232 n. 55, 234 n. 59; (A 49), Resp. (407 D), 214 n. 34; (476
(110), 194; (110.10), 23 n. 36,
175 n. 25, 222 n. 44, 227 S.; HOMERUS D - 480 A), 16; (511 E), 211
25; (115), 20 n. 32; (117), 26
(A 57), 207 n. 24, 222 n. 44, 248 D. 31; (601 E), 211 ll. 31.
n. 41; (132), 215 n. 34.
n. 83; (A 58), 155 n. 133; II. XXIII (698), 163. Theaet. (171 A), 230.
(A 59), 222 n. 44; (A 69), 221 Od. II (243), 164 D. 4. Tim. (29 C), 211 n. 31; (45 B-
EPICHARMUS X (374), 163. 46 A), 87; (52 B), 214 ll. 34;
n. 43; (A 74), 58; (A 77), 57,
58 n. 87, 74 s.; (A 78), 58; fr. (4), 216 n. 38. XVIII (136 s.), 167 D. 7. (64 A), 129; (65 C ss.), 147

258 259
Index locorum Index loco rum

n. 119; (67 C-68 D), 146; STOBAEUS (49),6 s., 59; (50),52,56 n. 84, 158 n. 139; (77 s. ) , 144 s. e
(68 B), 146. 60, 75, 98 SS., 103 n. 40, 106 s. note; (77), 79 n. 2, 144; (78),
Eel. I (49, 53), 23 n. 36. e n. 49; (51 88.) , 75; (51), 51; 143, 147, 158 n. 139; (79 s. ) ,
(52 s.), 108 n. 49; (52), 105, 140 n. 106; (79), 140 n. 107;
PLUTARCHUS SUIDAS (80), 51, 52 n. 78, 155 n. 133;
108 n. 49; (53),104 n. 41; (54),
Adv. Col. (4, 1108 F), 231 s.; S. v. ('I7t1tOxp&nJr;), 181. 60, 103 n. 40, 104 8. e n. 41, (81),52; (82), 52, 143, 151, 156
8, 1110 F), 235 n. 61. 117 n. 63; (55 ss.) , 60; (55), n. 135; (83-91), 5.
De comm. not. adv. Stoicos (1079 THEOPHRASTUS 107 n. 49, 117 s. e n. 63; fro (13, ap. Simp!. De caelo 564,
D), 249. (56), 68, 74, 102 n. 39, 118, 24), 157; (23, ap. AJex. Ale­
De caus. plant. VI (1, 6), 153, 188 n. 51; (57), 60, 117 n. 63, teor. 67, 17), 152 n. 130.
Quaest. cony. VIII (10,2, 734 F),
53; (10,2, 735 A), 176 e n. 28. 155 n. 133; (2, 1), 129, 226; 123; (58), 145 n. 116, 158
(2, 3), 153 n. 131; (7, 2), 153 n. 139, III cap. passim, 217 s., THRASYLLUS
Quaest. nat. (19,916 D), 18 n. 28.
n. 131; (10, 3), 155 n. 133. 236; (59), 135, 137, 149, 157,
Quaest. phys. (1, 911 D), 36, 71. De igne (31), 142 n. 109. ap. D. L. IX (46-49), 180 e
175 n. 25, 224; (60), 63 n. 92; S.

De sensibus (1), 6, 9; (2), 7, 125; (61), 158 e n. 139; (62), 159; n. 37.
[PLUTARCHUS] (3 s.), 5, 161 n. 1, 166 n. 6; (63-64), 223; (63), 63 n. 92,
(3), 197 n. 11; (4), 45 n. 70, 175 n. 25, 224 s.; (64), 185-187, VITRUVIUS
Epit. IV (4, 6), 67; (5, 1), 68
197 e n. 11; (5 s.), 5; (5), 87, 224 S.; (65-67), 153 88.; (65),
e n. 102; (5, 5), 68 n. 102; VII (prooem. 11), 252 n. 90.
88 n. 18; (7-24), 5, 18-28; 154 e n. 133, 157, 185; (66),
(13, 5), 100 n. 37.
(7 s.), 136 n. 98; (7), 18, 82 s.; 154, 155 n. 133; (67), 155
(8), 10 n. 13, 83 n. 11, 90 S. n. 133, 155 s., 187, 224; (68 S8.), XENOPHANES
PORPHYRIUS e note; (9), 27, 112 S., 120, 185, 223, 224; (68), 157, 175 fro (14), 193 n. 4; (18),192; (24),
ap. Stob. Eel. 1 (49,53),23 36. 125, 151; (10-11), 161 n. 1; n. 25, 224; (69), 225; (71), 175
n. 196; (32), 135, 143; (34), 193
(10), 12, 21, 23, 25 n. 38, 171 n. 25, 226; (72),129, 145 n. 116, n. 4; (35), 193 n. 4.
n. 15, 197 e n. 11; (11), 26 S.; 157, 186,226; (73-82),139 SS.;
SCHOL. DIONYS. THRAC. (12), 24; (13-16), 158 n. 139; (73), 139 8. e n. 106; (74), 51,
(13), 19; (14), 10 n. 13; (15), ZENO ELEATICUS
(482, 13), 118 n. 66. 53, 140 s. e n. 106; (75 8S.),
22 n. 34; (16), 27 e n. 43, 61 138; (75), 141 88. e note; (76), fro (1), 245 S.; (2), 245 s.; (3),
n. 90; (18), 91 n. 23; (19), 113 141 n. 108, 144, 146 n. 118, 245 S., 251.
SEXTUS EMPIRICUS
n. 56; (20), 19 n. 28, 85, 125
Adv. Math. VII (90), 194 n. 6; en. 78, 130, 151; (21 s.), 120;
(135), 211, 227 s.; (137), 207; (21), 9, 39, 112 n. 56; (22),
(140), 219, 241; (349), 64, 66 120 n. 70; (23), 24; (25 s.),
n. 97, 73 n. 109; (369), 200, 5, 8-17; (25), 8, 110 e n. 52,
229; (389), 202 n. 18, 229 s. 119, 124, 195 n. 8; (26), 9 S.,
VIII (6), 200, 229; (56), 200, 78 SS., 130; (27-37), 5, 29-37;
202 n. 18,229 e n. 51; (327), (27),29 S., 93 e n. 26; (28), 30,
221 n. 43, 241. 33, 114, 120, 125 S.; (29), 31,
Pyrrh. Hyp. I (213), 202 n. 18, 37,94,95; (30),115,121 n. 72,
233. 151 n. 127; (31-33), 31; (31),
30; (34 s.), 37; (35), 121 n. 72;
SIMPLICIUS (36), 92; (37), 93 e n. 26, 94;
(38), 5 e n. 4, 34, 79; (39-48),
De anima (173, 7), 217 n. 38; 5, 37-48; (39), 40, 41, 122 e
(193, 27), 205 n. 22. n. 73; (40), 41, 94 SS., 113
De caelo (242, 15), 248 n. 83; n. 56, 115 S., 127, 130; (41 s.),
(294, 33), 232 n. 55; (564, 24), 38; (41), 115 s., 116 n. 61, 117
157. n. 62, 122 e n. 74; (42), 39,
Phys. (28, 4), 203 n. 19, 248 94 SS., 122 n. 73; (43), 48, 127
n. 83; (28,15),54 n. 82; (151, e n. 82, 128 n. 84; (44 s.),
28), 39 n. 61; (153, 13), 42; 45 S., 161 n. 1; (44), 41; (45),
(925,10),248 n. 83; (1108,18), 42; (46), 44; (47), 95 n. 29;
244 n. 77. (48),47 n. 74; (49-82),5,48-76;

261
260
lndice de; nomi antichi

Indice dei nomi antichi Natura del /anciul/o, 181, 219


n. 41;
Enesidemo, 66 n. 97, 202 n. 18.
Epeo, 163.
Prognostico, 243 n. 74; Epicurei, 231, 234, 236.
Venti, 38. Epicuro, 33 n. 53, 51, 55 n. 83,
C risippo di Soli, 249. 67 S., 75 S., 85n. 15, 96 e n. 32,
118 n. 66, 200, 202 n. 18, 232
Democrito, 1-6 e note, 12, 21n. 32, n. 55 s., 233 s. en. 60, 235 n. 61,
25 s. e n. 41,29 n. 47,33 n. 53 s., 238 n. 65, 241, 249 n. 83.
36, 39, 45 n. 68, 48-76, 77, 88 Eraclide Pontico, 6 n. 6, 33 n. 53.
n. 18,92 n. 24, 96-109,111 n. 54, Eraclito, 6 e n. 6, 15, 30, 60 n. 89,
117-119, 123 s., 128 s., 131 s., 135,170 n. 11,178, 193, 194 n. 7,
133, 135, 137-149, 151-159, III 202 n. 18, 253 n. 91.
capitolo passim, 191, 192, 197, Eratostene, 250, 251 n. 87.
Sono esclusi da questo indice rinvii gia compresi nell'Index
198-254 passim. Erofilo da Calcedone, 11, 25 n. 41,
locorum. 80.
Dexippo di Cos, 179 n. 35.
Diocle da Caristo, 138 n. 100. Esichio, 155 n. 133.
Diogene di Apollonia, 1 e n. 1, 5 Esiodo, 134.
Abrucalis, 25 s. e n. 41, 70. Antifonte sofista, 246. e n. 4, 6, 15,28 n. 44 s., 32 n. 52, Eudosso di Cnido, 246, 250, 251
Achille, 245. Archimede, 250, 251 n. 87. 37-48, 49, 60 n. 89, 65 e n. 94, n. 87.
Aezio, 28, 62 n. 92, 73 s., 222 n. 44, Aristofane, 1 n. 1. 67 n. 101, 68, 70 s., 92, 94-96, Eurialo, 163.
232 n. 55. Aristotele, 7 e n. 7, 9 n. 10, 11, 97 s., 99 n. 34, 101, 103, 111 e
Alcmeone, 1 n. 1, 5, 6, 8-17, 20 e 12, 21 n. 32, 22 n. 34, 23, 25 n. 54, 115-117, 118 s., 122 s., Filistione, 138 n. 100.
n. 31 s., 21, 24, 26, 29 e n. 47, n. 40, 30 n. 48, 31, 41, 47 n. 74, 124, 127 s., 130, 132, 138 n. 100, Filolao, 178, 179 n. 35.
35, 37, 41, 43, 47, 49, 69 S., 71, 49, 59 n. 89, 65, 69, 102, 105, 151, 152 e n. 130, 161 n. 1, 178
78-82, 86, 89 e n. 20, 92, 95 106 S., 155 n. 133, 171 n. 14, D. 31 s., 180 n. 35, 199 D. 13. Galeno, 166 n. 6, 212, 222 n. 44,
n. 30, 96, 98, 102, 110 S., 112, 176 n. 27, 177, 178 n. 31, 187, Diogene Laerzio, 19 D. 28, 232 227 s.
113 n. 56, 114, 116 s. e n. 62, 197 s., 200-206, 222 e n. 44, D. 55, 241 n. 71. [Galeno], 138 n. 100.
119, 120, 121, 123, 124 S., 127, 227, 236, 238 n. 65, 242, 243. Dionisio di Alessandria, 232 n. 55. Gellio, 241 n. 71.
128, 130, 132, 135, 151, 152, Diotimo democriteo, 219.
173 S., 178 n. 32, 179 s. e n. 36, Hunain ben Is'haq, 25 n. 40.
182 n. 38 S., 193 e n. 4. Brisone di Eraclea, 246. Ecateo. 177 n. 30.
Anassagora, 1 e n. 1, 5 e n. 4, 6, Eleati, 170 n. 11, 201 s. e n. 16, Ippocrate di Chio, 246 e n. 80.
12, 14, 15, 16, 25 s. e n. 41, 27 231, 247 s. e n. 82, 252, 254. Ippocrate di Cos, 69 n. 103, 74, 179
n. 43, 28 n. 44, 29-37, 38, 41, Calcidio, 111. Eliano. 184 D. 45. n. 35 (?).
43 n. 67, 46 s., 49, 54 n. 82, CaIli8tene di Olinto, 11, 80. Ippone, 179 n. 35, 182 n. 39.
Empedocle, 1 e n. 1, 5, 6, 7, 11,
60 n. 89, 69, 70 88., 91-94, 95 S., Catrario G., 177 n. 30. 13, 15, 18-28, 29 e n. 47, 30, 32,
97 s., 99 n. 34, 101, 103 s., 111 Cazio Insubro, 55 n. 83. 33 n. 53, 36, 39, 47, 48, 49, 50, Leucippo, 1 n. 1, 3 e n. 2, 4, 51,
e n. 54, 114 s., 116 e n. 61, 118 Cicerone, 71. 52 n. 78 s., 53, 54 n. 82, 56, 57 52 n. 79, 56 s., 57 n. 85, 76, 96
n. 65, 120 s., 123, 125-127, 128, Clidemo, 5 e n. 4, 34 e n. 55, 79. e n. 32, 98, 106 s., 107 n. 47,
n. 85, 59 n. 89, 69, 70 ss., 77,
130 n. 87 s., 132, 134 n. 94, Colote di Lamp8aco, 231, 233 s., 109, 155 n. 133, 177, 199 e n. 13,
82-91, 92 e n. 24, 94, 99 en. 35,
135 ss., 139, 147 n. 122, 151 e 235 n. 61. 100 n. 37, 103 n. 40, 111 en. 54, 201, 231 n. 53 s., 238 n. 66, 241,
n. 127, 152, 157, 161 n. 1, 162, Corpus Hippocraticum, 174, 181; 248 n. 83.
112-114, U5 n. 59, 116, 117
182 e n. 39, 192 n. 2, 196, 198, Antica medicina, 184, 243 n. 74; n. 62, 119, 120, 121, 123, 125,
199 n. 13, 202 n. 18, 205 n. 22, Arie, acque, /uoghi, 182; 128, 130 e n. 88, 132, 133, 134, Macrobio, 167.
215 n. 35, 220, 222, 231 n. 53, Articolazioni, 184; 135, 136 s. e n. 97, 139, 141, 147, Menecrate Zeus, 179 n. 35.
246 n. 79. Carni, 38, 178; 148, 151, 152 e n. 130, 170 e Menestore di Sibari, 136 n. 97.
Anassarco di Abdera, 202 n. 18, Epidemie I e III, 243 n. 74; n. 10, 171 s. e note, 174 e n. 23, Metrodoro di Chio, 136 n. 97, 202
229. Fratture, 184; n. 18, 228 s. e n. 50.
178 e n. 32, 179, 182 n. 38, 183,
Anassimandro, 134, 152 n. 130, 170 Generazione, 181, 219 n. 41; Monimo di Siracusa, 202 n. 18.
186, 187, 192, 197 e n. 11, 198,
n. 11, 174 n. 23, 178. Malattia sacra, 9 s., 12, 38, 179
199 n. 13, 202 n. 18, 205 n. 22,
Anassimene, 15, 134 s. e n. 94, 158, n. 35, 180 n. 36, 243 n. 74; 206 n. 23, 212, 215 n. 35, 220, Nausifane, 229.
220. Malattie IV, 181, 219 n. 41; 222, 231 n. 53. Nicola di Damasco, 25 n. 40.

262 263
Indice dei nomi antichi

()nnero, 136, 144, 178. Senofane, 134 D. 94, 192, 193 e


()rfici, 134. n. 4, 202 D. 18, 219, 220 D. 42. Indice de gli studiosi moderni
Sesto Empirico, 66, 200, 202 e
ParnneDide, 5 e D. 3, 6, 33 D. 53, n. 18, 204 s., 207, 212, 213, 215,
45 D. 70, 161 D. 1, 166-170 e 222 D. 44, 228, 229 e D. 51, 231,
Dote, 171 s. e D. 16, 173 D. 18, 233, 236, 240.
186, 187, 194 e D. 7, 196 D. 9, Siennesi di Cipro, 43 D. 66.
197 e D. 11, 202 D. 18. Simmia, 166 D. 6.
Pitagora, 202 D. 18. Socrate, 15 s.
Pitagorici, 134, 170 D. 11, 222, 246 SoraDo, 185 n. 45.
D. 79. Stobeo G., 67, 100 n. 37.
PlatoDe, 5, 6, 12, 21 n. 32, 36,
68, 87 e D. 17, 89, 91, 92 D. 24, Talete, 134.
147 D. 119, 149, 161 D. 1, 178 Teodoreto, 68.
Adam L., 235 D. 61. Boyle R., 223 D. 45.
n. 31, 196, 198, 202 D. 18, 220, Teofrasto, cappo I-III assim, 192,
Alfieri V. E., 2 D. 1, 3 D. 2, 53, 54 Brieger A., 69 D. 103, 149 D. 123,
229, 230, 232 n. 56, 238 n. 65. 222 D. 44, 223-226, 227. .
Trasillo, 138, 147 n. 122, 207 D. 24, D. 81, 64 D. 93, 96 D. 32, 118 200.
Plutarco, 222 D. 44. D. 63, 143 e D. 114, 146 D. 118, Brochard V., 230 D. 53.
241 n. 71, 243.
[Plutarcoj, 68 D. 101. Trasimaco di Sardi, 179 D. 35 . 159 D. 140, 177 n. 30, 180 n. 37, Burnet J., 202 D. 16, 247 D. 81.
Polibo, 43 D. 66, 181. Tzetzes G., 177 D. 30. 189 n. 53, 192 n. 2, 203 n. 19,
Polignoto, 137. 2 13 D. 32, 214 n. 34, 2 16 D. 38,
Protagora, 2 D. 1, 25 D. 41, 202 218 D. 40, 221 n. 43, 228 D. 50, Campbell L., 211 D. 31.
Ulisse, 163. Capelle W., 134 D. 94.
D. 18, 205 D. 22, 211 D. 30, 222, 230, 232 D. 55 s., 233 D. 57, 234
227, 229-231 e Dote, 238 D. 65, D. 59, 237 D. 64, 238 D. 66, 244 Capizzi A., 192 D. 2, 230 D. 53.
Zenone di Elea, 244 D. 77, 245 s. e
243-245 e note. D. 77, 248 D. 83. ChantraiDe P., 178 D. 33, 239 D. 69.
u. 79.
AIleD R. E., 6 D. 6. Cherniss R., 7 D. 7, 32 D. 52, 41
d'Avino R., 143 D. 115. n. 63, 60 D. 89, 66 D. 95, 84n. 14,
109 D. 50, 175 s. e Dote, 178,
Bailey C., 67 e D. 99, 85 D. 15, 187, 203, 204 D. 20, 205 D. 21 s.,
109 n. 50, 118 D. 63, 152 D. 129, 206 D. 23.
189 n. 52. C ornford F. M., 195 D. 7.
Baldes R. W., 106 s., e Dote; 172
n. 17, 176 n. 27, 206 n. 23.
Beare J. I., 34 n. 55, 35 D. 56, 44 DavisoD J. A., 230 D. 53.
D. 68, 55 n. 83, 61 D. 90, 62 D. 92, De Lacy P., 235 n. 61.
79 D. 2, 80 n. 5, 81 e n. 9, 86 s. Delatte A., 163 D. 3, 217 D. 38.
e D. 16, 88 D. 18, 90 D. 21 s., Descartes R., 223 e D. 45.
93 D. 26, 94 n. 27, 99 D. 35, 104 Diana c., 232 D. 56.
D. 41, 106 n. 45, 109 D. 50 s., Di Benedetto V., 10 D. 13, 17 D. 26,
111 D. 53, 113 D. 56, 118 n. 63 s., 242 D. 74.
121 D. 72, 122 n. 73 S. , 127 D. 82, Diels R., 1 D. 1, 3 D. 2, 27 D. 43,
131 n. 9 1, 137 D. 99, 141 D. 108, 41, 58 D. 87, 62 n. 92, 64 e D. 93,
142 D. 109, 150 n. 126, 151 D. 128, 66 D. 97, 67, 78 D. 2, 83 D. 11,
172 D. 16. 85 D. 15, 89 D. 20, 90 D. 21,
Bechtel F., 164 D. 4. 99 D. 35, 102 D. 39, 104 D. 41,
Becker 0., 246 n. 80. 107 D. 47, 110 D. 52, 112 D. 55 S.,
Berkeley G., 223 D. 45. 121 D. 72, 122 D. 73 S. , 136 D. 98,
BiaDchi L., 62 n. 92. 137 D. 99, 140 D. 106 s., 142
Bicknell P. J., 57 D. 86, 73-76 e D. 111, 143, 145 D. 116, 146
Dote. D. 118, 148 D. 123, 153 D. 132,
Bignone E., 23 n. 36, 27 D. 43, 155 D. 133, 158 D. 139, 181, 187,
84 D. 14, 90 D. 21, 113 D. 56, 202 D. 18, 209 D. 27, 214 D. 34,
171 D. 13. 216 D. 38, 241 D. 71.

264 265
Indice degli studiosi moderni Indice degli studiosi modern;

Diller H., 182 n. 39, 183 nn. 41 Hegel G. W. F., 235 D. 61. Locke J., 223 e n. 45. 139 n. 104, 141 n. 107, 143 e
e 43, 184 n. 44, 219 n. 41, 220 Heiberg J. L., 250, 251 D. 87. Long A. A., 20 n. 32, 24 n. 37. n. 112, 145 n. 116.
n. 42. Heinimann F., 13 n. 16. Long H. S., 20 n. 32.
Dodds E. R., 20 D. 32. Hirzel R., 14 n. 18, 15 e n. 20, Longrigg J., 6 n. 6, 19 n. 29, 112 Regenbogen 0., 182 n. 38, 183
Dyroff A., 3 n. 2, 52 D. 79, 155 17 n. 25, 200, 206 n. 23. n. 55, 113 n. 56. n. 42, 219 n. 41.
n. 133, 184 n. 45. Luria S., 19 n. 29, 20 n. 32, 232 Reid T., 223 n. 45.
Janacek K., 229 n. 51. n. 56, 238 n. 66, 242 e n. 73, Reinhardt K., 173 n. 21, 174 n. 23,
Joachim H. H., 22 n. 34. 244 n. 77, 245 n. 78, 246 n. 79, 177 e n. 29.
English R. B., 99 n. 34, 100 n. 37,
Joly R., 27 n. 42. 248 n. 82 S., 251 n. 87. Rohde E., 3 n. 2, 201 n. 14, 214
106 n. 45, 221 n. 43.
Jouanna J., 27 n. 42, 43 n. 66, 185 Luther W., 195 n. 8, 197 n. 10. n. 34, 216 n. 37 s.
Enriques F., 63 n. 92, 156 n. 136,
247 n. 81, 249 D. 84. n. 45. Roselli A., 184 n. 44.
Jowett B., 211 D. 3l. Me Diarmid J. B., 6 n. 6, 155 Ross D., 84 n. 13.
Frankel H., 166 D. 7, 167 D. 8, Jiirss F., 170 D. 10, 193 D. 4, 221 n. 133, 158 n. 139.
169 n. 9, 193 n. 4. D. 43. Mac Kinney L., 174 n. 22. Sabetti A, 235 n. 61.
FraDk E., 244 D. 77, 245 D. 78, 252 Marx K., 235 n. 61. Sambursky S., 159 n. 141, 234 n. 60,
n. 90. Kafka G., 46 D. 72, 113 D. 56, 122 Mau J., 174 n. 22, 246 n. 79, 247 252 n. 88.
Fredrich C., 43 D. 66. D. 73, 125 D. 78, 142 D. 111. n. 82, 248 n. 83, 252 n. 89.
Schmidt E. G., 174 n. 22.
Frenkian A., 23 n. 35. 145 n. 116. Mazziotti M., 63 n. 92, 156 n. 136, Schneider J. G., 124 n. 76, 187.
von Fritz K., 83 D. 11, 103 n. 40, KahD C. H., 20 D. 32. 247 n. 81, 249 n. 84.
SchotWinder R., 197 n. 10.
109 D. 50, 143 n. 113, 197 n. 10 s., Kapp E., 192 D. 2, 209 D. 27. Millerd C . E., 113 n. 56.
Schultz W., 142 n. 110 S., 143
202 D. 16, 210 D. 28, 239 n. 69, Karsten S., 83 D. 11, 112 D. 56. Mondolfo R., 169 n. 9, 194 n. 7,
nn. 113 e 115, 145 n. 117, 147
253 n. 91. Kirk G. S., 1 D. 1, 3 n. 2, 57 D. 85, 226 n. 48. n. 123.
Furley D. J., 6 n. 6, 248 n. 82 s. 67 D. 98, 102 D. 39, 167 n. 8, Mourelatos A. P. D., 20 n. 32.
Muller C . W., 9 n. 10, 32 n. 52. Schwyzer E., 209 n. 27.
172 D. 17, 193 n. 4, 195 D. 7, Siebeck H., 28 nn . 44 e 46, 63 n. 92,
218 D. 40, 247 D. 81. Mugler C ., 51 n. 77, 62 n. 92, 72
Galilei G., 223 e n. 45. 65 n. 94, 84 n. 14, 170 n. 11,
Kochalsky A., 214 D. 34. n. 106, 99 n. 34, 108 n. 49.
Gassendi P., 223 D. 45. 188 n. 50, 201 n. 14.
Kranz W., 2 D. 1, 19 n. 29, 52 Mullach F. W. A, 61 n. 90, 99
Godeckemeyer A., 104 D. 41. Snell B., 16 n. 24, 195 n. 8, 197
D. 78, 102 D. 39, 113 D. 56, 138 n. 34, 104 n. 41, 109 n. 50, 138
Gomperz H., 220 D. 42. n. 10, 208 n. 25, 211 n. 29, 215
D. 101, 139 D. 104, 140 D. 107, n. 103, 140 n. 107, 142 n. 109,
Gomperz Th., 38 e D. 59, 95 D. 30, n. 36, 253 n. 91.
141 D. 108, 143 DD. 112 e 114, 145 n. 116, 152 n. 129.
201 n. 14. SoImsen F., 12 n. 14, 26 n. 37, 48
145 D. 116 s., 146 n. 118, 147 e Munding H., 192 n. 2, 199 n. 13,
Guthrie W. K. C., 17 n. 25, 33 n. 75, 124 n. 76.
n. 119 ss., 247 n. 82. 203 n. 18, 225 n. 47, 231 n. 54.
n. 54, 39 n. 60, 43 n. 66, 62 Mutschmann H., 214 n. 34. Starr C. G., 193 n. 4.
n. 92, 67 n. 98, 69 D. 103, 81 Krische A. B., 58 n. 87.
Stella L. A, 2 n. 1, 12 n. 14, 81
D. 10, 88 n. 18, 96 D. 32, 105 Kullmann W., 238 D. 65.
n. 10, 193 n. 3.
D. 43, 106 e n. 45, 108, 113 Natorp P., 201, 202 e n. 16 s., 214
n. 34, 216 n. 38, 217 e n. 39, Stratton G. M., 27 n. 43, 46 n. 72,
D. 56, 118 n. 65, 127 D. 82, 147 LackeDbacher H., 107 D. 47, 109 61 n. 90, 79 n. 2, 83 n. 11, 90
D. 122, 164 D. 4, 172 D. 17, 174 D. 50. 240 n. 70, 250 n. 86.
Nestle W., 183 n. 41, 237 n. 63. n. 21 s., 93 n. 26 S., 102 n. 39,
D. 23, 176 D. 27, 178 D. 31, 179 LaDgerbeck H., 191 e D. 1 s., 193 104 n. 41, 112 n. 56, 118 n. 63,
D. 34, 188 e n. 50, 189 n. 51, D. 5, 194 D. 6, 195 n. 8, 196 e
OkaI M., 153 n. 132. 121 n. 72, 122 n. 73 s., 128 n. 83,
193 D. 3 s., 211 n. 30, 217 n. 38, n. 9, 199 D. 13, 208 D. 26, 209
Olivieri A, 79 n. 4, 81 n. 7, 111 140 n. 106, 141 n. 108, 142
218 n. 40, 224 s. e D. 46, 238 D. 27, 214 D. 34, 215 D. 35, 216, nn. 109 e 111, 145 n. 116, 146
D. 65, 248 n. 82 s. 220 D. 42, 222, 226 e D. 49, 241 n. 53 s., 178 n. 32.
n. 118, 155 n. 133, 156 n. 134 s.,
D. 71.
Papadopulos N., 221 n. 43. 158 n. 139, 186 n. 46, 187 n. 48.
Haas A. E., 52 D. 78, 87 n. 17, Lanza D., 15 e D. 21 s., 16 e D. 23,
109 n. 50. 17 D. 25, 31 D. 49, 32 D. 50, Papencordt F., 158 n. 139.
Hamlyn D. W., 65 n. 94. 37 D. 58, 58 D. 88, 192 n. 2, Philip J. A., 176 n. 27. Tannery P., 8 e n. 8, 244 n. 77, 246
Hammer-Jensen I., 147 n. 119, 157 194 n. 6, 215 D. 35. Philippson L., 6 n. 6, 155 n. 133. n. 79.
e n. 138, 180 n. 37, 247 n. 82. Leibniz G. W., 62 n. 92. Philippson R., 189 e n. 52, 244 Tanin L., 166 n. 7, 194 n. 7.
Harris C. R. S., 23 n. 36, 43 n. 66. Lemery N., 156. n. 77, 245 n. 78, 246 n. 79, 251 Taylor C. C. W., 238 s. e n. 67 s.
Hart G., 188 n. 51, 202 n. 17. Lesky E., 182 e n. 39, 183 n. 40. n. 87. Timpanaro Cardini M., 9 e n. 9,
Heath T. L., 245 n. 78, 246 n. 80, de Ley H., 209 D. 27. Pohlenz M., 182 n. 39 s., 183 n. 41. 10 n. 12 s., 12 n. 14, 14 nn. 17
247 e D. 81, 249 n. 84. Lloyd G. E. R., 167 D. 8. Prantl c., 136 n. 97, 138 n. 103, e 19, 17 n. 25, 79 n. 3, 80 n. 5,

266 267
[ndice degli studiosi moderni

81 nn. 7 e 10, 110 n. 52, 111 Weiss H., 203, 206 e n. 23, 211
n. 53, 173 n. 19 s., 174 n. 23, n. 30, 221 n. 43.
193 n. 3, 246 n. 80, 249 n. 84. Wellmann M., 180 n. 37, 181 e
n. 38, 182 n. 39, 183 nn. 41 e 43.
Untersteiner M., 167 n. 7. Wendland P., 98 n. 33.
Usener H., 152 n. 129. Wilpert P., 77 n. 1, 92 n. 24, 109
n. 50.
Wimmer F., 93 n. 27, 104 n. 41.
Vegetti M., 58 n. 88, 114 n. 57. Wrobel J., 11.
Verdenius W. J., 86 e n. 16, 166
n. 7, 172 n. 16. Zeller E., 5 n. 4, 62 n. 92, 71 n. 104,
Vesalio A., 11. 113 n. 56, 150 n. 126, 172 n. 16,
Vlastos G., 166 n. 7, 170 n. 11, 187 ss. e nn. 49 e 51, 201, 216
174 n. 23, 189 n. 54, 195 n. 7, n. 38, 228 n. 50, 230 n. 53, 247
236-240 e note, 251 n. 87. n. 82.

Finito di stampare nel novembre 1978


S.T.E. - Societi:t Tipolitografica Editoriale
Citti:t di Castello

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