Anche in Italia il Novecento si apre all’insegna dello sperimentalismo delle Avanguardie e delle provocazioni del movimento futurista, che si propone di innovare le scene rompendo ogni legame con la tradizione del teatro naturalista. Centrale è il ruolo del fondatore Filippo Tommaso Marinetti. Il Manifesto del teatro futurista sintetico (1915) propone infatti di perseguire un ideale di dramma dinamico e brevissimo. Il teatro italiano del primo Novecento è comunque caratterizzato dal prevalere di commedie disimpegnate e brillanti, che ottengono grande successo presso un pubblico in cerca di evasione. Il regine fascista si impegna nel tentativo di sviluppare un <<teatro di massa>> , offrendo cospicui finanziamenti ai primi teatri stabili. Luigi Pirandello domina con la sua opera il panorama di questi decenni, affermandosi anche all’estero e influenzando i futuri sviluppi del teatro dell’assurdo. <<Teatro di parola>> e Neoavanguardia Dopo la Seconda guerra mondiale, il teatro italiano conosce una rinnovata fioritura, grazie anche all’affermarsi di importanti registi tra cui Giorgio Strehler. Al teatro si dedica a partire dagli anni Sessanta Pier Paolo Pasolini (1922-1975) prima attraverso l’originale traduzione di testi classici e in seguito con opere in cui ricorre il tema del passaggio della civiltà contadina alla cultura tecnologica e al dominio del capitalismo. Attraverso la rilettura dei miti classici, contaminati ,Pasolini pota avanti l’idea di un <<teatro di parola>>. I risultati più significativi degli anni Sessanta e Settanta provengono dall’ambiente della Neoavanguardia che sviluppa opere fortemente sperimentali. La sperimentazione formale è al centro anche della produzione teatrale di Edoardo Sanguineti , che nei suoi testi più significativi , utilizza la parola come strumento, espressione dell’insensatezza e dell’ incomunicabilità del mondo moderno. Fra scrittura e recitazione A registi e attori si devono alcune delle opere più fortunate del teatro degli ultimi decenni. È il caso sia si Eduardo De Filippo , che attinge alla tradizione del teatro napoletano dialettale, sia di Dario Fo e delle sue opere ideologicamente impegnate e sperimentali. Eduardo De Filippo Grande successo presso il pubblico hanno riscosso e continuano a riscuotere le commedie del napoletano Eduardo De Filippo che si fa interprete di un teatro realistico ispirato alla tradizione partenopea e dialettale. Eduardo De Filippo esordisce nel 1920 << Compagnia del teatro umoristico>> , da lui fondata con i fratelli Peppino e Titina. Testi in cui , accanto a figure che ricordano le <<maschere>> tradizionali, emergono toni più meditativi e spesso venati di tristezza , come Natale in casa Cupiello. È però soprattutto con le opere composte nel secondo dopoguerra che De Filippo supera l’ambito locale per attribuire ai suoi personaggi e alla loro condizione esistenziale un valore più ampio e una portata universale. Napoli milionaria commedia dialettale ambientata in una Napoli distrutta materialmente e moralmente dalla guerra. Altri capolavori di questa fase sono Filumena Maturano. Questi fantasmi. Le voci di dentro.
issue nr. 15: 07. Citation et autocitation dans les mises en scène françaises de “Six personnages en quête d’auteur” – Eve Duca (Université d’Avignon et des Pays de Vaucluse)
Parole rubate. Rivista internazionale di studi sulla citazione / Purloined Letters. An International Journal of Quotation Studies