Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Riassunto
Analisi e commento
I temi forti della novella di Landolfo Rufolo possono essere ricondotti a tre
elementi fondamentali: l’attività mercantile, la Fortuna, la Virtù. Essi sono, più
in generale, motivi centrali in tutto il Decameron. La novella di Landolfo, in
particolare, appartiene - ed anzi ne è emblematica - al gruppo delle narrazioni
dedicate al ceto mercantile, rappresentato per certi aspetti in chiave realistica
(lo stesso Boccaccio era figlio di un mercante e aveva lavorato col padre in
gioventù), per altri con una certa idealizzazione.
Entrambi questi aspetti si colgono nel contrasto tra gli effetti del caso
(Fortuna) e la capacità del protagonista di reagire (Virtù). Infatti come spesso
avviene a chi osa, Landolfo è spinto ad agire dall’avidità e dal desiderio di
mettere a profitto i beni di cui dispone, secondo un atteggiamento tipico dei
mercanti; la sorte tuttavia lo fa incappare in rovesci imprevedibili e non di rado
disastrosi. Tuttavia, Landolfo reagisce attivamente ai voltafaccia della fortuna:
cambia professione e diviene con successo un pirata; poi si ingegna per
evitare la tempesta; riesce a sopravvivere al naufragio; nasconde con astuzia
le gemme trovate. Infine comprende il dono che la sorte gli ha fatto,
nonostante tutti i colpi precedenti, e con generosità ricompensa chi lo aveva
aiutato. Il giudizio di Boccaccio, in molti casi impietoso verso i vizi dei suoi
personaggi, è dunque tutt’altro che negativo: alla luce del comportamento
finale, l’avidità iniziale appare molto più una qualità professionale che un vero
e proprio peccato. La morale del racconto, però, risiede anche nella
considerazione finale. Landolfo infatti abbandona la mercatura: impara dalle
sue esperienze passate e si ritira per godersi in pace i propri beni. Astuzia e
intraprendenza sono dunque temi fondamentali, ma anche la moderazione
non deve mancare. In fondo, anche il fatto di sapere quando fermarsi
identifica una forma di furbizia. Un ultimo tema centrale è quello del mare, che
domina come costante panorama in tutto l’arco della novella, sia che si parli di
costa o di mare aperto. La distesa marina rappresentava al contempo un
universo di possibilità, cui non a caso i mercanti affidano le loro speranze di
guadagno e dunque sussitenza, e la fonte di sciagure tragiche, considerati i
pericoli enormi cui si esponeva chi viaggiava via nave con i mezzi dell’epoca.
Introduzione
Riassunto
Tancredi, accecato dalla sua folle gelosia e incapace di credere alla minaccia
della figlia, comprende comunque di non potersi vendicare sulla figlia e decide
di concentrare la propria crudeltà sul giovane. Ordina perciò alle sue guardie
di strangolare Guiscardo e portargliene il cuore. Egli poi lo fa consegnare in
una coppa d’oro alla figlia, accompagnato da una frase che chiarisce l’intento
vendicativo del gesto. Ma Ghismunda, che temendo il peggio aveva già
distillato delle radici velenose, dopo aver a lungo elogiato il suo amato e
pianto la sua morte, versa la fiala di veleno sul cuore dell’amato e da lì la
beve. Sul letto accostando il cuore dell’amante al suo, aspetta la morte. Le
ancelle di Ghismunda corrono quindi a informare dell’accaduto Tancredi, il
quale corre al capezzale della figlia: ma è ormai troppo tardi. Ghismunda,
come suo ultimo desiderio, chiede al padre di seppellirla al fianco di
Guiscardo; poi spira. Tancredi, pentitosi troppo tardi della propria crudeltà, fa
seppellire i due amanti nella stessa tomba.
Analisi e commento
Introduzione
Riassunto
Di che Lorenzo accortosi 1 e una volta e altra, similmente, lasciati suoi altri
innamoramenti di fuori, incominciò a porre l'animo a lei; e si andò la bisogna
che, piacendo l'uno all'altro igualmente, non passò gran tempo che,
assicuratisi 2, fecero di quello che più disiderava ciascuno.
Se la "bisogna" (ovvero, la situazione che nasce tra i due) sembra promettere
un esito felice della vicenda (come nelle novelle della quinta giornata), lo
sviluppo successivo sarà tragico. I tre fratelli infatti, una volta scoperto che la
sorella si reca nottetempo dal suo amante, decidono di contrastare con ogni
mezzo la loro unione, che nella loro ottica affaristica (Lisabetta è ancora
nubile) mette a rischio il decoro e il buon nome della famiglia. Inducono così
Lorenzo a seguirli fuori città con una scusa, e una volta usciti da Messina lo
assassinano e ne occultano il corpo. Tornati a casa giustificano l’assenza del
loro giovane aiutante dicendo a tutti che si trova altrove per motivi di affari, e
convincono di ciò anche la povera Lisabetta. Quando l’assenza di Lorenzo
diventa però sospetta, protraendosi per troppo tempo, la giovane donna
innamorata comincia a disperarsi.
E per usanza aveva preso di sedersi sempre a questo testo vicina e quello
con tutto il suo desidero vagheggiare, sì come quello che il suo Lorenzo
teneva nascosto: e poi che molto vagheggiato l'avea, sopr'esso andatesene
cominciava a piagnere, e per lungo spazio, tanto che tutto il basilico bagnava,
piagnea.
Con questa novella Boccaccio difende la forza del sentimento amoroso, che,
espressione di un istinto naturale e irrefrenabile, non deve essere
assolutamente represso, tantomeno per motivazioni economiche o di
gerarchie sociali. Il tema è in sintonia con quanto l'autore afferma
nell'importantissima Introduzione alla quarta giornata dove, spezzando il
meccanismo narrativo della "cornice", Boccaccio specifica e precisa la propria
posizione in merito: l'amore è pulsione naturale e spontanea dell'uomo e della
donna, e non dovrebbe per nessuna ragione essere impedito, in quanto le
forze dell'istinto sono superiori a quelle della società o della morale.