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CENTRO STUDI ANTONIANI

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Autorizzazione del tribunale di Padova: 22 aprile 1961, n. 204
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Part. IVA/Cod. Fisc.: 02643240282
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Annate arretrate: Italia: C 65,00 - Estero: C 75,00
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si intendono tacitamente rinnovati per l’anno succcessivo.
IL SANTO
RIVISTA FRANCESCANA
DI STORIA DOTTRINA ARTE

QUADRIMESTRALE
LIII, 2013, fasc. 3

CENTRO STUDI ANTONIANI


BASILICA DEL SANTO - PADOVA
IL SANTO
Rivista francescana di storia dottrina arte
International Peer-Reviewed Journal

ISSN 0391 - 7819

Direttore / Editor publishing


Luciano Bertazzo

Comitato di redazione / Editorial Board


Michele Agostini, Ludovico Bertazzo ofmconv, Emanuele Fontana,
Giulia Foladore, Isidoro Liberale Gatti ofmconv, Eleonora Lombardo, Leopoldo Saracini,
Valentino Ireneo Strappazzon ofmconv, Andrea Vaona ofmconv

Comitato scientifico / Scientific Board


Luca Baggio (Università di Padova), Giovanna Baldissin Molli (Università di Padova),
Nicole Bériou (IRHT - Paris), Luciano Bertazzo (FTTr-Facoltà Teologica del Triveneto - Padova),
Michael Blastic (Siena College, NY - USA), Louise Bourdua (Warwick University - UK),
Francesca Castellani (Università IUAV - Venezia), Jacques Dalarun (IRHT - Paris),
Maria Teresa Dolso (Università di Padova), Donato Gallo (Università di Padova),
Nicoletta Giovè (Università di Padova), Jean François Godet Calogeras
(St. Bonaventure University - USA), Giovanni Grado Merlo (Università di Milano),
José Meirinhos (Universidade do Porto - P), Maria Nevilla Massaro (Conservatorio «C. Pollini»
- Padova), Antonio Rigon (Università di Padova), Michael Robson (Cambridge University -
UK), Andrea Tilatti (Università di Udine), Giovanna Valenzano (Università di Padova)

Segreteria / Secretary
Chiara Giacon

Direttore responsabile / Legal Representative


Luciano Bertazzo

ASSOCIAZIONE
CENTRO STUDI ANTONIANI
Piazza del Santo, 11
I - 35123 PADOVA
Tel. +39 049 860 32 34
Fax +39 049 822 59 89
E-mail: info@centrostudiantoniani.it
http://www.centrostudiantoniani.it
INDICE DEL FASCICOLO
LIII, 2013/3

STUDI E TESTI
EMANUELE FONTANA,
Sermonari da bisaccia. Le raccolte del ms. 512 della Biblioteca Antoniana
di Padova e del ms. 193 della Bibliothèque Municipale di Besançon 263
ALEKSANDER HOROWSKI,
Quattro sermoni su sant’Antonio di Padova
in una collezione francescana (XIII-XIV sec.) 315
ELEONORA LOMBARDO,
Parlare di sant’Antonio al capitolo generale del 1310. Le due versioni
del sermone «Accessistis ad montem Syon» nei manoscritti Vaticano,
Biblioteca Apostolica Vaticana, Borgh. 80, ff. 123v-125r
e Todi, Biblioteca Comunale L. Leonii, ms. 126, ff. 101ra-103rb 347

NOTE E RICERCHE
MARIACLARA ROSSI,
Uomini, donne e libri nei conventi minoritici della Provincia di sant’Antonio 373
RICCARDO PARMEGGIANI,
Minores, lectores, inquisitores. L’attività antiereticale nelle carriere
dei frati Minori nella Provincia del Santo (secoli XIII-XIV).
Considerazioni a margine di un recente studio 393
ANTONINO POPPI,
Frati, libri e insegnamento nella Provincia minoritica di S. Antonio.
Conclusioni 405
MICHAEL ROBSON,
Reading notes on the Medieval franciscan culture 411
FRANCO BENUCCI,
Uno stemma per la Veneranda Arca 421
MARCO CANTON - VALENTINA PEGORARO,
Il Complesso di villa Arca del Santo ad Anguillara Veneta.
Ricostruzione storica e ipotesi di riuso 449

RECENSIONI E SEGNALAZIONI
PAUL SPILSBURY, Saint Anthony of Padua. His Life and Writings (Alessandro Ratti),
469-471; BETTINA HEINEMANN, Der Santo in Padua: Raum städtischer, privater und or-
denspolitischer Inszenierung (Barbara Hein), 471-474; MARIA CRISTINA ZANARDI, Catalo-
go degli incunaboli della Biblioteca Antoniana di Padova (Mariella Magliani), 474-477;
FRANCISCI DE MARCHIA, O.M., Quaestiones super Metaphysicam, critice editae a Nazare-
no Mariani (Antonino Poppi), 477-480; FRANCISCI DE MARCHIA Reportatio in IIA (Quae-
stiones in secundum librum Sententiarum), qq. 28-49 (Antonino Poppi), 480-481; F ER-
NANDO URIBE, Leggere Francesco e Chiara d’Assisi. Introduzione generale e guida metodo-
logica ai loro scritti (Valentin Strappazzon), 481-485; La letteratura francescana, volu-
me III, Bonaventura: La perfezione cristiana, a cura di Claudio Leonardi (Antonino
Poppi), 485-490; I francescani e le scienze. Atti del XXXIX Convegno internazionale
di studio. Assisi, 6-8 ottobre 2011 (Antonino Poppi), 490-495; O TTO GECSER, The Feast
and the Pulpit. Preachers, Sermons and the Cult of St. Elizabeth of Hungary, 1235ca.-
1500 (Eleonora Lombardo), 496-500; CHIARA FRUGONI, Francesco e le terre dei non cri-
stiani (Marzia Ceschia), 500-504; Altro monte non ha più santo il mondo. Storia archi-
tettura ed arte alla Verna dalle origini al primo Quattrocento. Atti del Convegno di studi
Convento della Verna (Arezzo), Biblioteca antica 4-6 agosto 2011, a cura di Nicoletta
Baldini (Luciano Bertazzo), 504-508; Segni del Francescanesimo a Bitonto e in Puglia.
Atti del Convegno di Studi (Bitonto 3-5 giugno 2011), a cura di Nicola Pice e Felice
Moretti (Eleonora Lombardo), 508-512; ANGELA DA FOLIGNO, Memoriale, Edizione criti-
ca a cura di Enrico Menestò (Marzia Ceschia), 513-514; WIESLAW BLOCK, Vivere il van-
gelo con Francesco d’Assisi. Temi e figure della fraternità minoritica (Antonio Ramina),
514-516; Dalla corte al chiostro. Santa Caterina Vigri e i suoi scritti. Atti della VI giorna-
ta di studio sull’Osservanza francescana al femminile (5 novembre 2011, Monastero
Clarisse Corpus Domini, Ferrara), a cura di Clarisse di Ferrara, Pietro Messa e Filippo
Sedda (Marzia Ceschia), 516-519; San Francesco. Cultura e spiritualità del Santo patro-
no d’Italia, a cura di Alvaro Cacciotti, Maria Melli e Marco Pizzo (Michele Najjar),
519-522; BERNARD FORTHOMME, Il canto del corpo ardente. La stimmatizzazione di san
Francesco d’Assisi (Marzia Ceschia), 522-524; Miniatura. Lo sguardo e la parola. Studi
in onore di Giordana Mariani Canova, a cura di Federica Toniolo e Gennaro Toscano
(Manlio Leo Mezzacasa), 524-537; L’Osservanza di Bologna. Convento e chiesa di San
Paolo in Monte, a cura di Donatella Biagi Maino e Giulia Gandolfi (Michele Najjar),
537-538; GINO ZANOTTI, La Provincia Bolognese di Sant’Antonio di Padova dei Frati Mi-
nori Conventuali. Sintesi storica, a cura di Eugenio Preti. Con un profilo bio-bibliogra-
fico dell’autore a cura di Carlo Bottero (Luciano Bertazzo), 538-540; N IKOLA MATE RO-
ŠČIČ, La Provincia Croata di S. Girolamo dei Frati Minori Conventuali. Storia della Pro-
vincia dall’arrivo dei frati Minori fino al presente (Luciano Bertazzo), 540-542; Culto,
devozione e immagine di Sant’Antonio di Padova nella diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovi-
nazzo-Terlizzi, a cura di Onofrio Grieco (Valentin Strappazzon), 542-543; A NDREA MAIA-
RELLI, L’Archivio del convento di San Bernardino all’Osservanza di Siena. Inventario
(1307-2007) (Giulia Foladore), 543-545; Inventario dell’archivio storico del monastero
di Sant’Agnese di Perugia (secc. XIV-XX), a cura di Giovanna Casagrande e le Sorelle
Clarisse, con la collaborazione di Andrea Maiarelli (Giulia Foladore), 545-546; M ASSI-
MO GASPARINI, Il disegno ritrovato e la pala della Predica dal noce di Bonifacio de’ Pitati
(Enrico Maria Dal Pozzolo), 546-548; Manoscritti ed edizioni musicali di Oreste Rava-
nello conservati nell’omonimo Fondo della Pontificia Biblioteca Antoniana di Padova, a
cura di Roberta Travaglini (Luciano Bertazzo), 548-549; Gli antichi strumenti della
Cappella musicale. Saggi e catalogo (Luciano Bertazzo), 549-550; Marcellino da Capra-
dosso. Un frate cappuccino tra Ottocento e Novecento. Atti del Convegno di studi per il
centenario della morte di fra Marcellino da Capradosso (1909-2009). Fermo, Conven-
to dei Cappuccini, 17 aprile 2010, a cura di Giuseppe Avarucci (Antonel Aurel Ilies),
550-551; ISIDORO GATTI, Frati dei Frari. Otto medaglioni di frati francescani conventuali
illustri nel convento veneziano di S. Maria Gloriosa dei Frari. Gli uomini e le opere (Lu-
ciano Bertazzo), 552.

NOTIZIARIO 553
BIBLIOGRAFIA ANTONIANA 561
RASSEGNA DELLE RIVISTE 563
LIBRI RICEVUTI 575
INDICE DEI NOMI 579
INDICE GENERALE DELL’ANNATA LIII (2013) 597
NOTE E RICERCHE

«Il Santo», LIII (2013), pp. 393-403

RICCARDO PARMEGGIANI

MINORES, LECTORES, INQUISITORES


L’ATTIVITÀ ANTIERETICALE NELLE CARRIERE DEI FRATI
MINORI NELLA PROVINCIA DEL SANTO (SECOLI XIII-XIV)
CONSIDERAZIONI A MARGINE DI UN RECENTE STUDIO

Il volume di Emanuele Fontana, che qui si presenta, ha il merito di ri-


volgere la propria offerta a un pubblico di storici ben più vasto rispetto a
quello dei «soli» francescanisti, aprendosi più in generale verso la storia
della religiosità, dell’istruzione e della cultura nel periodo bassomedievale
con un respiro che, anche in considerazione dei personaggi in esso presen-
ti, travalica necessariamente l’ambito locale per porsi in inevitabile relazio-
ne – non solo dialettico/comparativa – con altri ambiti geografici italiani
ed europei. Il titolo triadico del volume nasconde dietro le quinte un altro
importante polo, che si lega inscindibilmente, soprattutto in area veneta,
agli altri tre indicati (Frati, libri e insegnamento), vale a dire l’attività antie-
reticale attraverso la conduzione del tribunale dell’Inquisizione. La figura
del giudice della fede rappresenta infatti una sorta di filo rosso che lega –
come rileva l’autore stesso – molti dei lettori censiti nel volume 1. Per que-
sto aspetto lo studio mette a frutto in maniera sistematica la ricca eredità
delle ricerche di Ilarino da Milano, Mariano d’Alatri e Paolo Marangon
(tralasciando i pionieristici studi, ancora fruibili dal punto di vista docu-
mentario, di Carlo Cipolla e Gerolamo Biscaro), offrendo un prezioso qua-
dro d’insieme, ulteriormente rinvigorito da fonti d’archivio anche inedite.
Quando pochi anni fa mi occupai del tema «Studium» domenicano e
Inquisizione nell’ambito di un convegno su Lo Studium Generale dei frati
Predicatori e la cultura bolognese tra il ’200 e il ’300 2, augurandomi in con-

1
Cf. in particolare le pp. 88-90.
2
«Studium» domenicano e Inquisizione, in «Praedicatores/doctores». Lo Studium
Generale dei frati Predicatori nella cultura bolognese tra il ’200 e il ’300. Atti del Convegno
di Studio (Bologna, 8-10 febbraio 2008), a cura di R OBERTO LAMBERTINI, Firenze 2009
[«Memorie Domenicane», 39 (2008)], pp. 117-141.
394 RICCARDO PARMEGGIANI

clusione che auspicabili ricerche di carattere prosopografico avrebbero po-


tuto dare un decisivo contributo allo studio delle interrelazioni – anche su
un piano istituzionale – tra la formazione scolastica dei frati e la direzione
del tribunale inquisitoriale, non immaginavo certo di vedere realizzata a
cosı̀ breve distanza di tempo una simile indagine per un ambito territoriale
di tale ampiezza e rilievo, quale quello della Marca Trevigiana. Prenderò
pertanto principalmente spunto dalle centouno schede prosopografiche di
Maestri, lettori e baccellieri nella provincia di Sant’Antonio (1260-1363) che
costituiscono la seconda parte del libro 3, per individuare alcune prospetti-
ve di ricerca suggerite dal lavoro di Emanuele Fontana.
Se per i frati Predicatori il binomio studio/attività antiereticale rispec-
chia la natura e la funzione ecclesiologica dell’Ordine fin dalla fase costitu-
tiva dello stesso, una simile endiadi non può certo applicarsi ai frati Mino-
ri. Ciononostante, proprio in area veneta si registrò forse il più precoce
esempio di fattivo impegno dell’ordine francescano – non solo, dunque, at-
traverso la predicazione – nella lotta all’eterodossia, come testimonia una
ben nota lettera di Gregorio IX del 1227 ai frati Minori di Angarano (presso
Bassano del Grappa) sollecitata dagli stessi in accordo col vescovo di Vi-
cenza. L’istanza e la pressione locale che sono all’origine del documento
sono state giustamente rimarcate 4; è infatti sorprendente che non si sia
trattato di un’iniziativa pontificia, eventualmente stimolata da un papa
che in effetti ebbe un ruolo decisivo nella nascita dell’Inquisizione e nel
coinvolgimento in funzione antiereticale dell’Ordine – si pensi al risvolto
assunto nella medesima direzione, negli stessi anni e nello stesso ambito
territoriale, dal processo di canonizzazione di Antonio di Padova (1232) 5 –.
Quando tuttavia un ventennio più tardi, all’indomani dell’assassinio di Pie-
tro da Verona per mano di eretici, giunse a maturazione il processo di isti-
tuzionalizzazione del negotium fidei promosso da Innocenzo IV negli ulti-
mi anni del suo pontificato (1252-1254) 6, è indubbio un preciso input pa-
pale nell’attribuzione delle province inquisitoriali all’ordine domenicano

3
Cf. pp. 185-266.
4
ANDREA PIAZZA, Alle origini del coinvolgimento dei Minori contro l’eresia: i frati di
Angarano nella Marca di Ezzelino da Romano, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano
per il Medio Evo», 107 (2005), pp. 205-228.
5
GRADO GIOVANNI MERLO, La santità di Antonio e il problema degli eretici in «Vite» e
vita di Antonio di Padova. Atti del Convegno internazionale sulla agiografia antoniana
(Padova, 29 maggio - 1º giugno 1995), a cura di L UCIANO BERTAZZO, Padova 1997 [«Il
Santo. Rivista francescana di storia, dottrina, arte», 36 (1996)], pp. 187-203, ora anche,
con il titolo La santità antiereticale di frate Antonio da Padova, in ID., Contro gli eretici.
La coercizione all’ortodossia prima dell’Inquisizione, Bologna 1996, pp. 75-97.
6
Su questa fase storica e sul dibattito storiografico circa l’attribuzione di un carat-
tere istituzionale all’Inquisizione medievale, si veda LORENZO PAOLINI, Inquisizioni me-
dievali: il modello italiano nella manualistica inquisitoriale (XIII-XIV secolo), in Nego-
tium fidei. Miscellanea di studi offerti a Mariano d’Alatri in occasione del suo 80º com-
pleanno, a cura di PIETRO MARANESI, Roma 2002, pp. 177-198.
MINORES, LECTORES, INQUISITORES 395

piuttosto che a quello francescano e viceversa. Considerando che ai frati


Minori furono destinate l’intera Italia centrale e tutto il Triveneto, mi pare
che si possano individuare i motivi della scelta di papa Fieschi in una mag-
giore densità insediativa e in più efficaci dinamiche e coordinamenti della
rete conventuale in quei territori, dove più forte fu l’influenza esercitata
dalle figure di Francesco d’Assisi e Antonio di Padova (cosı̀ come, per con-
verso, si può dire della provincia domenicana di Lombardia in relazione al
fondatore dell’Ordine; il legame territoriale fu poi ulteriormente rinvigori-
to dalla sincronica e rapidissima canonizzazione dello stesso Pietro Marti-
re). L’azione repressiva nella provincia del Santo richiedeva un impegno
non indifferente, in quanto su di essa insistevano ben due chiese catare,
quella vicentina e – più marginalmente a livello geografico, ma con esiti
al contrario ben più drammatici – quella di Bagnolo San Vito, presso Man-
tova, sede originaria della diocesi eterodossa e città il cui convento rientra-
va, come mostra Fontana, nella custodia veronese 7.
Il terminus post que, da cui prende avvio la serie dei lettori individuata
dall’autore (1260), coincide sostanzialmente con la prima attestazione in
area veneta (1258) di inquisitori di nomina del ministro provinciale dei Mi-
nori, cui il papa aveva devoluto le funzioni gestionali del tribunale in sede
locale, pur mantenendo un controllo e un coordinamento centralizzato,
anche attraverso la figura del cosiddetto inquisitor generalis, il cardinale
Giovanni Gaetano Orsini (futuro Niccolò III) creato con quella funzione
da Alessandro IV nel 1260 8, porporato che avrà modo di intervenire anche
in vicende riguardanti l’Inquisizione padovana 9. Se alla coincidenza crono-
logica appena esposta accostiamo un dato ben noto soprattutto per la pro-
vincia del Santo, vale a dire il frequente intreccio tra le figure di lettori e di
inquisitori, si sarebbe semplicisticamente tentati – come pregevolmente
evita di fare Fontana – di spiegare l’accavallarsi delle carriere soltanto qua-
le necessaria congiunzione tra formazione teologica e impegno antietero-

7
Cf. pp. 78-79.
8
Per il dato, di recente acquisizione – in precedenza si riteneva la designazione più
tarda (1262) e pertanto con attribuzione della paternità dell’iniziativa al successore, Ur-
bano IV –, mi permetto di rinviare al mio «Explicatio super officio inquisitionis». Origi-
ni e sviluppi della manualistica inquisitoriale tra Due e Trecento, Roma 2012, pp. LXVI-
LXVIII.
9
Per il citato intervento, risalente al 1275, cf. ILARINO DA MILANO, L’istituzione dell’in-
quisizione monastico-papale a Venezia nel secolo XIII, «Collectanea franciscana», V
(1935), pp. 177-212, ora in ID., Eresie medievali. Scritti minori, Rimini 1983, pp. 449-
482 (nello specifico, pp. 466-467); PAOLO MARANGON, Gli «Studia» degli Ordini mendican-
ti, in Storia e cultura a Padova nell’età di sant’Antonio (Convegno internazionale di stu-
di, Padova-Monselice, 1-4 ottobre 1981), Padova 1985 (Fonti e ricerche di storia eccle-
siastica padovana, 16), pp. 343-380, ora in ID., «Ad cognitionem scientiae festinare». Gli
studi nell’Università e nei conventi di Padova nei secoli XIII e XIV, a cura di T IZIANA PE-
SENTI, Trieste 1997, pp. 70-114 (cf. p. 71 e soprattutto pp. 97-101, dove è editata una let-
tera del porporato relativa all’episodio considerato).
396 RICCARDO PARMEGGIANI

dosso. In realtà, viene da chiedersi quanto concretamente giovasse al giu-


dice della fede, almeno dopo la metà del Duecento, una raffinata cultura e
una solida preparazione scolastica, se non nella sola fase introduttiva del-
l’inquisitio, vale a dire il sermo generalis 10.
Il disagio iniziale dei neoinquisitori, alle prese con i sempre più tecnici
manuali di procedura, prodotti esclusivamente a uso del negotium fidei,
traspare infatti con evidenza. Paradossalmente la loro formazione è inade-
guata allo scopo – ormai consistente in compiti di carattere pratico e di na-
tura essenzialmente giuridica –, mentre il bagaglio culturale acquisito ne-
gli studia dell’Ordine risulta difficilmente fruibile: del resto, le stesse bi-
blioteche degli officia inquistionis appaiono tanto fornite di codici di dirit-
to, quanto sguarnite sia di testi speculativi, sia – con qualche eccezione – di
opere controversistiche. L’«identikit» del giudice della fede non corrispon-
deva più a quello tracciato da Gregorio IX con la Ille humani generis 11 (pro-
posta a più riprese per diversi ambiti territoriali della Christianitas negli
anni Trenta del Duecento) per cui si prescriveva che ciascun incaricato do-
vesse possedere una profonda conoscenza delle Scritture («in lege Domini
eruditus») per potersi contrapporre con vigore agli eretici e alla loro predi-
cazione.
Era terminato il tempo delle dispute – come ci conferma un consilium
di metà Duecento recepito dai manuali inquisitoriali, per cui «non est di-
sputandum cum hereticis, maxime in officio inquisitionis [...]. Et queratur
super hiis [articulis fidei] sine [...] disputatione et questionis litigio» 12 – e il
confronto con gli eretici non si basava più sull’accertamento di connotati
eterodossi, ma sulla presunzione di colpevolezza che gravava sull’imputato
nel momento in cui compariva al cospetto dell’inquisitore, quasi sempre a
seguito di delazioni. In questo contesto la competenza giuridica prende il
sopravvento su ogni altro aspetto: non a caso si esaurisce progressivamen-
te il filone letterario controversistico che aveva dato ricchi frutti. Proprio la
ridefinizione degli assetti istituzionali del negotium fidei decretata da Inno-
cenzo IV nello scorcio del suo pontificato richiese un titolare dell’officium
più duttile verso esigenze di carattere pratico e giuridico-procedurale,
non sfruttando dunque nelle sue piene potenzialità – come si diceva – la
formazione teologico-scolastica dei frati, caratteristica che portò tuttavia

10
Su questa fase processuale, cf. GRADO GIOVANNI MERLO, Il «sermo generalis» dell’in-
quisitore: una sacra rappresentazione anomala, in Vite di eretici e storie di frati, a cura di
MARINA BENEDETTI, GRADO GIOVANNI MERLO, e ANDREA PIAZZA, Milano 1998, pp. 203-220,
ora anche in ID., Inquisitori e Inquisizione del Medioevo, Bologna 2008, pp. 87-103.
11
L’edizione più recente della lettera pontificia si trova in GIOVANNI BRONZINO, Docu-
menti riguardanti gli eretici nella biblioteca comunale dell’Archiginnasio, «L’Archiginna-
sio», LXXV (1980), pp. 19-21, nota 2.
12
Si tratta della consultazione Hic est modus, già attribuita al cardinale Pietro da
Collemezzo, per cui cf. RICCARDO PARMEGGIANI, I «consilia» procedurali per l’Inquisizione
medievale (1235-1330), Bologna 2011, pp. 55-57.
MINORES, LECTORES, INQUISITORES 397

diversi giudici della fede a ricoprire cattedre degli studia della provincia, e
in particolare di quello padovano: questo e quelli erano dunque da consi-
derarsi al contempo il «naturale vivaio» e il frequente sbocco degli inquisi-
tori, in un rifluire che ci dà la dimensione del prestigio e dell’autorevolezza
di cui godevano questi frati in seno all’Ordine. Nonostante il mutato conte-
sto dell’attività antiereticale, i giudici della fede italiani si sforzarono co-
munque, non senza difficoltà, di tradurre il loro sapere anche nei manuali
di carattere pratico a uso interno dell’officium, sia mediante rari inserti
apologetici (come nel caso del De auctoritate et forma officii inquisitio-
nis) 13, sia attraverso la predisposizione di idonei strumenti di lavoro, quale
il De hereticorum inquisitione 14 – un repertorio tematico ordinato alfabeti-
camente relativo a diversi aspetti e fasi procedurali con contenuti desunti
dai privilegia papali –, forse modellato sull’esempio delle concordantiae bi-
bliche che, facilitando l’individuazione di passi paralleli, consentivano ai
frati l’elaborazione di una nuova forma di predicazione (sermo modernus)
svincolata dai tradizionali canoni dell’omiletica patristica. Per quanto ri-
guarda l’area veneta, l’unico manuale riconducibile per autore (e fruizione)
con certezza a quest’ambito territoriale è rappresentato dalle vicentine
Constitutiones Sacrae Inquisitionis, pubblicate un quarto di secolo fa da
Francesca Lomastro Tognato 15, un canonico florilegio autoritativo di fine
Duecento comprendente lettere papali, consilia e formulari, privo di un ap-
porto diretto – e tantomeno di un qualche spessore teologico – da parte del
compilatore.
Poste queste premesse, ritengo pienamente centrata l’affermazione di
Fontana, suffragata del resto dalle più recenti acquisizioni storiografiche,
per cui «i frati venivano formati con studi più avanzati anche, se non so-
prattutto [c.n.], per assumere ruoli di leadership nell’Ordine e per insegnare
all’interno di esso» 16. Alcune delle carriere di lettori ricostruite dall’autore
confermano questa impostazione e testimoniano come la carica di inquisi-
tore rientrasse a tutti gli effetti nel cursus honorum dei vertici gerarchici e
dell’élite intellettuale dell’Ordine in ambito provinciale. Partendo da un –
sia pur provvisorio e probabilmente incompleto – elenco di quaranta giudi-
ci della fede nella provincia del Santo nell’arco cronologico considerato,
praticamente la metà (diciannove) risulta aver conseguito il titolo di lector,
figura la cui nomina, del resto, cosı̀ come accadeva per gli inquisitori, di-

13
Il manuale, scritto da un anonimo neoinquisitore domenicano di «Lombardia»
nell’ultimo quarto del Duecento e di cui è in preparazione l’edizione critica, è stato og-
getto di una tesi di dottorato curata dalla dottoressa Stefania Pirli (De auctoritate et for-
ma officii inquisitionis, tesi di dottorato in Filologia romanza e cultura medievale, ciclo
XX, a.a. 2007-2008, tutor prof. Lorenzo Paolini, Università degli Studi di Bologna).
14
Su cui cf. PARMEGGIANI, «Explicatio super officio inquisitionis», pp. LIII-LVII.
15
FRANCESCA LOMASTRO TOGNATO, L’eresia a Vicenza nel Duecento. Dati, problemi, fon-
ti, Vicenza 1988, pp. 145-244.
16
Cf. ivi, p. 88.
398 RICCARDO PARMEGGIANI

pendeva dai ministri provinciali e dai discreti; di questi diciannove, otto fu-
rono anche guardiani, sei titolari di custodie, tre ministri provinciali, due
vescovi 17 (Filippo Bonacolsi e Paolino da Venezia; sarebbero stati tre, se
Antonio da Padova fosse stato effettivamente eletto vescovo di Esztergom
nel 1302). I numeri elencati sono certamente in difetto rispetto a quelli ef-
fettivi; occorre infatti considerare da un lato, soprattutto per il periodo più
risalente, la scarsità delle fonti superstiti (nonostante l’area veneta costitui-
sca uno degli esempi più fortunati quanto a documentazione tràdita), dal-
l’altro – come opportunamente nota l’autore – «va rilevato che non sempre
le cariche dei frati sono ricordate nella documentazione, e specialmente
qualora si tratti degli uffici scolastici.
Ci si chiede, dunque, se tutti i frati che arrivavano a ricoprire determi-
nati uffici all’interno dell’Ordine fossero lectores, e la tentazione di dare
una risposta affermativa è molto forte» 18. Qualche conferma sembra poter
giungere scegliendo un percorso inverso. Risulterebbe difficile pensare che
alcune figure di inquisitori veneti, per cui l’incarico di lector non è attesta-
to, non abbiano in realtà ricoperto tale ufficio: tra gli esempi più calzanti si
possono citare quello di Francesco da Trissino 19, guardiano a Verona e Pa-
dova (1275; 1295), due volte inquisitore – nonché vicario di un collega, An-
tonio da Lucca – tra il 1282 e il 1297, e inoltre titolare (in data imprecisata)
della custodia padovana. Ancora più clamorosi sarebbero i casi di Timideo
Spongati 20, inquisitore dal 1273 al 1275, anno dell’elezione a vescovo di Ve-
rona, nella cui veste partecipò alla famosa azione condotta contro gli ereti-
ci di Sirmione, ricordato dalle fonti quale «vir pius et eloquens, atque in ex-
ponendis sacris litteris exercitatus» 21; e di Alessandro Novello da Treviso 22,
di sinistra memoria dantesca (Par., IX, 52-53), giudice della fede negli anni
1292-1294, successivamente vescovo di Belluno e Feltre dal 1298 fino alla
morte (1320). L’impressione, insomma, nella nostra prospettiva, è che nei
fatti l’intreccio tra l’ufficio di lector e di inquisitore fosse sostanzialmente

17
La promozione di inquisitori a vescovi è stata meno frequente di quanto si sia fi-
nora ritenuto: nel primo secolo di vita del negotium fidei italiano i casi furono almeno
una quindicina (escludendo le rinunce), equamente ripartiti tra Minori (otto) e Predi-
catori (sette): cf. RICCARDO PARMEGGIANI, «Explicatio super officio inquisitionis, pp. L-LI
n. 144.
18
Cf. ivi, p. 90.
19
Per cui ad indicem (p. 346).
20
GIAN MARIA VARANINI, Episcopato, società e Ordini mendicanti in Italia settentriona-
le fra Duecento e Trecento, in Dal pulpito alla cattedra. I vescovi degli Ordini mendicanti
nel ’200 e nel primo ’300. Atti del XXVII Convegno internazionale (Assisi, 14-16 ottobre
1999), Spoleto 2000, pp. 103, 110, 118.
21
Cosı̀ il De antiquitatibus Veronenibus di Onofrio Panvinio, ripreso dal Wadding
(LUCA WADDING, Annales Minorum seu trium ordinum a S. Francisco institutorum, IV,
Romae MDCCXXXII, p. 424, nota 13).
22
MARIANO D’ALATRI, Eretici e inquisitori in Italia. Studi e documenti, I, Roma 1986,
ad indicem; VARANINI, Episcopato, società e Ordini mendicanti, pp. 121-122.
MINORES, LECTORES, INQUISITORES 399

vincolante, anticipando successive prescrizioni in tal senso, come avverrà


ad esempio per i Minori di Romagna a inizio Quattrocento 23.
Una simile commistione delle carriere, che comprendeva, come si è vi-
sto, i ruoli di guardiano, custode e – pur più raramente – ministro provin-
ciale, costituiva anche un intrinseco elemento di debolezza nel controllo
dell’operato degli inquisitori. Di più, come non molti anni fa ha messo in
luce Lorenzo Paolini 24 in occasione della presentazione del Liber contrac-
tuum dei frati minori di Padova e di Vicenza (1263-1302) 25, determinava
una sinergia di interessi e una forma di collusione rispetto alle irregolarità
che si verificarono nella gestione del negotium fidei, dando linfa a un siste-
ma di illeciti che verrà scoperchiato dalla famosa inchiesta papale del
1302, formalmente rivolta contro i soli inquisitori Pietrobono Brosemini e
Boninsegna da Trento, cui fece tuttavia seguito una seconda più ad ampio
raggio nel 1308. Frate Pietrobono 26, appartenente a una famiglia della bor-
ghesia padovana emergente, dopo essere stato giudice della fede a Padova
(1296-1298) e lettore a Vicenza (1298), divenne poi custode (1300) nella
stessa città del Santo, incarico che venne poi ereditato da frate Bartolomeo
Mascara 27, che era stato, oltre che lettore (forse nel 1281) nella stessa Pado-
va e inquisitore nella Marca Trevigiana (1282-1286), ministro provinciale
per oltre un decennio (1289-1299), dunque in concomitanza con l’ini-
zio degli abusi più evidenti. Non a caso le confische effettuate dallo stesso
Mascara in corrispondenza del proprio mandato inquisitoriale furono ri-
cordate nell’inchiesta del 1308. Il cortocircuito istituzionale è del tutto evi-
dente. La data del 1302 ha certamente rappresentato un diaframma per
l’Inquisizione nella provincia del Santo, non tanto e non solo per la sostitu-
zione dei giudici della fede francescani con gli omologhi domenicani nelle
diocesi di Padova e Vicenza, quanto per un maggiore controllo da parte
dell’autorità papale e per un mutamento, come altrove, degli indirizzi re-
pressivi una volta annientato in sede locale il catarismo. Salvo rare ecce-
zioni, già dallo scorcio del Duecento le condanne contro eretici dualisti so-
no in assoluta prevalenza postume; del resto la conquista della roccaforte
catara di Sirmione (1276), conclusasi con la cattura di 178 perfetti, in mas-

23
CELESTINO PIANA, Chartularium Studii Bononiensis sancti Francisci (saec. XIII-
XVI), Ad Claras Aquas 1970 (Analecta Franciscana, XI), p. 363.
24
In ANDRÉ VAUCHEZ - LORENZO PAOLINI, In merito a una fonte sugli «excessus» dell’In-
quisizione medievale, «Rivista di storia e letteratura religiosa», 39 (2003), pp. 567-578.
25
Il «Liber contractuum» dei frati Minori di Padova e di Vicenza (1263-1302), a cura
di ELISABETTA BONATO, con la collaborazione di ELISABETTA BACCIGA, saggio introduttivo di
ANTONIO RIGON, Roma 2002; si leggano sulla fonte e sul milieu minoritico padovano le
efficaci considerazioni introduttive espresse dallo stesso Rigon alle pp. V-XXXVI (Frati
Minori, Inquisizione e Comune a Padova nel secondo Duecento).
26
La pregevole e robusta scheda di Fontana su questo frate si trova alle pp. 249-254
(n. 88).
27
Ivi, pp. 205-209 (n. 23).
400 RICCARDO PARMEGGIANI

sima parte della Chiesa di Bagnolo, e il conseguente immane rogo di circa


duecento eretici che seguı̀ due anni dopo nell’Arena di Verona (1278), ave-
va inferto un colpo decisivo all’eterodossia dualista 28.
La spedizione sul Lago di Garda, che si può a buon diritto ritenere «la
Montségur italiana» 29, vide la sinergica azione dell’inquisitore (apparte-
nente alla provincia del Santo), del vescovo di Verona e delle famiglie si-
gnorili della stessa città atesina e di Mantova. Quel che più colpisce è il le-
game di natura politica tra gli attori protagonisti, che ci restituisce anche
un interessante profilo sociale dei giudici della fede coinvolti: la conquista
di Sirmione, dove, come indica Fontana, due anni più tardi (1278) Niccolò
III – «papa inquisitore» e protettore, da cardinale, dell’ordine minoritico –
auspicò la costruzione di un convento 30, fu infatti organizzata e condotta
dal presule veronese Timideo Spongati, già inquisitore, proveniente da
una famiglia «di solida tradizione urbana» 31, e da Alberto della Scala, fra-
tello di Mastino e podestà perpetuo della domus mercatoru (gli Scaligeri
verranno «ricompensati» alcuni anni dopo da parte papale con la conces-
sione del castello già ezzeliniano di Illasi); da Pinamonte Bonacolsi, signo-
re di Mantova e stretto alleato scaligero, nonché dal figlio, l’inquisitore Fi-
lippo Bonacolsi, successivamente promosso al difficile episcopato di Tren-
to e in seguito traslato alla nativa sede mantovana 32. Il complesso e vischio-
so intreccio dà un’idea, certo al massimo grado, della connessione tra le

28
Le cifre degli eretici catturati nella spedizione di Sirmione sono alquanto varia-
bili: un riepilogo è fornito da GABRIELE ZANELLA, Itinerari ereticali: patari e catari tra Ri-
mini e Verona, Roma 1986 (Studi storici, 153), p. 40, nota 265. Rispetto al computo co-
munemente accettato di 166 catari, ricordato anche da Fontana (p. 255) ritengo più ve-
rosimile quello di 178, non solo perché più prossimo alla cifra dei «circa duecento»
successivamente arsi (trattandosi oltretutto di consolati, quindi di perfetti, non è da
escludere un incremento numerico dovuto alla cattura di alcuni credentes, eventual-
mente da punire – secondo la normativa papale – tamquam heretici), ma perché il dato
è contenuto in una lettera papale, per di più cronologicamente vicina agli eventi, la
Nuper ad apostolicam di Giovanni XXI del 28 gennaio 1277 (cf. Bullarium Francis-
canum Romanorum pontificum constitutiones, epistola ac diplomata continens tribus
ordinibus Minorum, Clarissarum, et Poenitentium concessa, cur. I.-H. S BARALEA, III, Ro-
mae MDCCLXV, p. 259, n. XIX [A]).
29
LORENZO PAOLINI, La Chiesa di Desenzano: un secolo di storia nel panorama del ca-
tarismo padano, in Eretici del Garda. La Chiesa catara di Desenzano del Garda. Atti del
convegno (Desenzano del Garda, 2 aprile 2005), a cura di LIDIA FLÖSS, Macerata 2005,
pp. 38-39.
30
La notizia, desunta dall’Archivio Sartori, è riportata a p. 78 nota 196; per il testo
della bolla papale, Mansuetudinis apostolice plenitudo (18 agosto 1278), cf. Bullarium
Franciscanum, III, pp. 336-338, n. LXVI.
31
VARANINI, Episcopato, società e Ordini, p. 110.
32
ID., «Minima hereticalia». Schede d’archivio veronesi (secolo XII-XIII), «Reti Me-
dievali Rivista», VI/2 (2005) [disponibile al sito internet http://centri.univr.it/RM/rivi-
sta/dwnl/ Varanini_05.pdf]. Lo stesso Varanini pone significativamente in risalto la di-
pendenza dalla citata domus mercatorum – il massimo organismo economico cittadino
– della domus de Spata, centro di riferimento per i catari della Chiesa di Bagnolo.
MINORES, LECTORES, INQUISITORES 401

carriere dei vertici francescani locali e le strategie politico-dinastiche dei


nascenti poteri signorili (la conquista di Sirmione determinò del resto il
riavvicinamento tra la dinastia veronese e l’autorità papale dopo un perio-
do di contrasti); e non si tratta nemmeno dell’esempio più eclatante di sim-
biosi con i ceti dirigenti cittadini, se paragonato – per restare in ambito mi-
noritico, pur con evidenti differenze di contesto geopolitico – con il caso
fiorentino e quello riminese di inizio Trecento 33.
Acclarata la tendenziale interconnessione in ambito provinciale tra i
principali uffici ricoperti dai frati – fenomeno che sembra dare un fonda-
mento all’accusa di «carrierismo» rivolta da Ubertino da Casale ai lectores
(almeno a quelli appartenenti alla «Comunità»), cui si imputa l’abbandono
senza remore del supposto amor scientiae per potersi dedicare esclusiva-
mente all’ambı̀to governo dell’Ordine 34 –, permangono alcuni problemi, le-
gati in particolare alla precisa scansione degli incarichi e al divieto della lo-
ro simultaneità, principio che a volte sembra trasgredito nei documenti
proprio in riferimento ad alcuni frati al contempo inquisitores et lectores o
guardiani e lettori, come nel caso di Giuliano da Padova sullo scorcio del
Duecento. Al di là dei problemi di cronologia, va comunque tenuta presen-
te l’avvertenza dell’autore, per cui «in alcuni casi si può riscontrare come la
menzione del termine lector non indichi tanto l’ufficio in quel momento ri-
coperto, ma il titolo scolastico conseguito da frate, indipendentemente dal-
l’esercizio della funzione effettiva» 35.
Tra i molteplici possibili sviluppi di ricerca sollecitati dall’interazione
tra l’ufficio di lettore e quello di inquisitore, mi preme di evidenziarne
uno specifico che coinvolge una delle parole chiave del titolo – altrettanto
tra di loro interconnesse –, vale a dire i libri. Il composito quadro di insie-
me proposto da Fontana ci permette di fare passi avanti circa la conoscen-
za delle biblioteche degli inquisitori 36; si badi, degli inquisitori, in quanto

33
Per cui si vedano rispettivamente SYLVAIN PIRON, Un couvent sous influence. Santa
Croce autour de 1300, in Économie et religion. L’expérience des ordres mendiants (XIIIe-
XVe siècle), NICOLE BÉRIOU - JACQUES CHIFFOLEAU (edd.), Lyon 2009, pp. 321-355 e – nono-
stante i non autorizzati interventi redazionali che hanno introdotto errori e gravi alte-
razioni nel testo stampato – RICCARDO PARMEGGIANI, Ordini mendicanti nella città e nella
diocesi, in Storia della Chiesa riminese, II, Dalla lotta per le investiture ai primi anni del
Cinquecento, a cura di AUGUSTO VASINA, Villa Verucchio-Rimini 2011, pp. 257-291 (nello
specifico, pp. 276-284).
34
Cf. ROBERTO LAMBERTINI, Il sistema formativo degli ‘‘studia’’ degli Ordini mendican-
ti: osservazioni a partire dai risultati di recenti indagini, in C RISTINA ANDENNA - GERT MEL-
VILLE (a cura), Die Ordnung der Kommunikation und die Kommunikation der Ordnun-
gen, I, Netzwerke und Orden im Europa des 12. und 13. Jahrhunderts, Stuttgart 2012,
p. 143.
35
Cf. pp. 58-59.
36
Per alcune considerazioni avviative sulla fruizione – ma anche sulla produzio-
ne – di testi da parte degli inquisitori medievali si veda utilmente il recente saggio di
MARINA BENEDETTI, I libri degli inquisitori, in Libri e altro. Nel passato e nel presente, a cu-
ra di GIOVANNI GRADO MERLO, Milano 2006, pp. 15-32 (soprattutto pp. 18-23).
402 RICCARDO PARMEGGIANI

persone fisiche, e non dell’officium, solitamente fornito di codici in preva-


lenza giuridici, certamente ad uso dei giudici della fede, ma anche – e so-
prattutto – dei consultori e di altri membri della propria familia. Dalla do-
cumentazione superstite emergono non solo generici dati relativi all’acqui-
sto e al possesso di libri da parte di frati lettori/inquisitori, ad esempio at-
traverso legati testamentari (come riscontrabile per Bartolomeo Mascara,
Pietrobono Brosemini, Francesco da Trissino, Partinipeo da Padova) o no-
te d’uso (Pietro da Campolongo, Antonio da Lucca), ma una reale bramo-
sia verso i libri con connessa illecita acquisizione da parte di alcuni giudici
della fede.
Mi riferisco in particolare ai frati Giuliano e Antonio da Padova e Pao-
lino da Venezia (futuro vescovo di Pozzuoli) accomunati dal possesso in
uso vitalizio di una personale biblioteca, in tutti e tre i casi costituita –
stando alle accuse mosse da frate Ainardo da Ceneda nell’inchiesta papale
del 1308 – attraverso le finanze dell’Inquisizione gestite durante la loro fase
di conduzione del tribunale 37. Purtroppo non conosciamo la dotazione di
queste ultime, ma sappiamo che i codici posseduti dagli inquisitori nomi-
nati comprendevano una certa eterogeneità di generi (dalla patristica all’e-
segesi, dall’apocalittica alla teologia scolastica e alla filosofia) e di autori
(Agostino, Ambrogio, Autperto, Averroè, Bonaventura, Tommaso d’Aqui-
no, Eustachio di Arras, Giovanni da Erfurt). I dati cosı̀ cursoriamente rie-
pilogati dimostrano quanto lo studio di Fontana abbia da dirci sulla cultu-
ra e sulle predilezioni di questi frati, che a questo punto non si possono più
soltanto definire in maniera riduttiva sic et simpliciter – lo si è visto – giudi-
ci della fede, ma membri di spicco dell’Ordine in ambito provinciale, i qua-
li furono anche inquisitori.
Spero di aver fornito attraverso questa breve rassegna almeno una
sommaria idea di alcuni degli aspetti di maggior interesse offerti dal volu-
me di Emanuele Fontana e specialmente delle sue quanto mai preziose ri-
costruzioni prosopografiche, curate con estrema acribı̀a. Sono fermamen-
te convinto – come ricerche parziali sembrano confermare – che auspica-
bili lavori simili a quello qui presentato, pur se inevitabilmente caratteriz-
zati da specificità e declinazioni locali, potranno condurre in un’otti-
ca comparativa a risultati nella sostanza omogenei rispetto a quelli qui evi-
denziati per quanto concerne il rapporto tra frati, libri, insegnamento e
attività antiereticale. Le carriere dei frati non sembrano specializzarsi in
distinti percorsi tra loro alternativi – o repressivi, o didattici, o amministra-
tivi – ma fondersi in una pluralità di uffici il cui cumulo segnalava con net-
tezza immediata l’appartenenza al ceto dirigente e all’e´lite culturale dell’Or-
dine in ambito provinciale.

37
Il fenomeno era già stato con acutezza messo in luce da PAOLO MARANGON, Il pen-
siero ereticale nella Marca Trevigiana e a Venezia dal 1200 al 1350, Abano Terme 1984,
p. 63.
MINORES, LECTORES, INQUISITORES 403

SOMMARIO

Tra le molteplici piste di ricerca offerte dal ricco studio di Emanuele Fontana
dedicato a Frati, libri e insegnamento nella provincia minoritica di S. Antonio (secoli
XIII-XIV) [Padova 2012] viene considerato lo svolgersi delle carriere dei frati in rela-
zione allo studio e all’attività antiereticale, legate tra loro da un filo rosso, come già
intuito dalla precedente storiografia. Partendo in particolare dalle schede prosopo-
grafiche che compongono la seconda parte del volume, vengono sviluppate alcune
delle considerazioni espresse dall’autore a proposito dei profili individuati: la fre-
quente sovrapposizione dei ruoli di lettore e inquisitore sembra non semplicistica-
mente spiegabile in base a determinate finalità antieterodosse nell’istruzione dei
frati, ma piuttosto inquadrabile quale ordinario sviluppo di un curriculum compo-
sto da tappe ineludibili per la selezione dei vertici gerarchici dell’Ordine all’interno
della provincia religiosa.

Parole chiave: Frati Minori; Emanuele Fontana; Provincia di S. Antonio (secc. XIII-
XIV).

SUMMARY

Emanuele Fontana, in his recent book Frati, libri e insegnamento nella provincia
minoritica di S. Antonio (secoli XIII-XIV) [Padova 2012] offers several suggestion to
his readership. Among them, the article examines the careers of Franciscan Friars,
with particular attention to two aspects closely related, as previous scholars had al-
ready suggested: studies and anti-heretical activity. The useful prosopographical
profiles contained in the second part of the volume support effectively some of the
book’s most interesting intuitions about the considered careers: that the frequent
overlapping of the role of lector and inquisitor cannot be just explained with a par-
ticular attention to the anti-heretical training of the Friars. Rather, it seems to be in-
tegral part of an ordinary curriculum set by the Order, and aiming at the formation
of the elite of the Order within the Province.

Keywords: Emanuele Fontana; Friars Minor; St Anthony Province (XIII-XIV Cen-


tury).

Riccardo Parmeggiani - Università di Bologna


Dipartimento di Storia Culture Civiltà
Piazza San Giovanni in Monte, 2 - 40124 Bologna
riccardo.parmeggiani@unibo.it
http://www.unibo.it/docenti/riccardo.parmeggiani

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