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78 L ' URBANISTICA IN DISCtJss10NE

- In queste condizio?i, n?n sorp~ende c~e i messaggi tra.


smessi dalla logotecnica stano cosi poveri. Che cosa sig ·
· h 1
ficano le «barre» 1 di_ umcl c ~' come ne complesso di
Maine Montparnasse, ~nvadono il centro delle nostre gran.
di città, sbarrano l'orizzonte e n~ s~emb~a,no la trarna?
Niente altro che la potenza della d1rez1onahta. E, allo stes-
so modo, la mono.!.~!I!~}LP-9is~_y.,~ r~°!~ es~ ~
l'ideolo.?i~ C~ -~ un?.:~~~~
11
?
~~~g~en for~ati
did-Fohtecmco:1n certi casr,1a c-nHuS1one dell'eè"ononna e
ctell'esfèttcirpuò~a causa dei due estremi semantici in gio-
\- co (infrastruttura e sovrastruttura), portare ad un messag-
io incomprensibile e, di fatto, incoerente.
\· , In tutti i casi, il microlinguaggio dell'urbanistica è im-
:' perativo e coercitivo. Non solo l'abitante non ha parteci-
r- pato alla sua elaborazione (questa è, nella n~stra società,
la condizione degli utenti di fronte alla magg10r parte dei
sistemi semiologici costituiti); ma inoltre, egli viene pri-
lvato della libertà di risposta. L'urbanista monologa o ar-
~\ ringa, l'abitante è costretto ad ascoltare, talvolta senza ca-
;~ pire. In poche parole, è frustrato di tutta l'attività dialet-
1
. tica che dovrebbe offrirgli l'assetto urbano.
_. h . Si considererà giustamente superata l'epoca in cui
l ')l'insediamento urbano era un linguaggio al quale l'abitan-
·"' 1, te poteva direttamente partecipare, con la sua viva voce.
·: '°Questo tempo ideale fu teoricamente e durante alcuni de-
2
\:; cenni, guelfo della polis greca, della democrazia • Oggi la
complessità degli ingranaggi economici, tecnologici e am-
ministrativi esige che il cittadino deleghi i suoi poteri ad
un gruppo di specialisti - all'urbanista per quanto concer-
ne l'assetto urbano. Se si confronta il tempo della parola
--con quello della logotecnica, bisogna rifarsi al legame es-
senziale della città con la politica; opponendo la demo-
crazia alla direzionalità si constata ancora una volta che
la prima non è altro, oggi, che una parola 3•
1
Bi5?gnerebb_e f~re un? studio semantico sulla differenza vistosa tra
le grandi costruz10~i amencane e. quelle francesi. Le prime assumono r~-
rall_l~nte. la . form?. di . s?arre? ma piuttosto quella di torri. Forse tale verti·
cah~a ~spnme _I md!v1d~a.hsmo e tutto un romanticismo dell 'avventura
capitalista negh Stati Umt1.
: F. CHATELET,_La naiss_ance de l'hi~toire, Ed . de Minuit, Paris 1962 ,
P. Lavedan nassume m modo lapidario la situazione: « La corrente
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Ma di _Per sé la sparizione della parola non implica quel-
la della lingua stessa; e bisogna deplorare che la logotecni-
ca dell'_urbanistica non sia, fin d'ora, che un frammento .
e_d ~n s1mulac~o di linguaggio, un codice pratico di specia-
hstI spesso privo di riferimenti con l'insieme degli altri si-
stemi semiologici che costituiscono l'universo sociale.
Att~almente, gli urbanisti non hanno a disposizione
quel sistema coerente di significati che da solo consenti-
rebbe loro di giustificare effettiva~ente le loro creazioni,
mostrando la loro appartenenza ad un linguaggio e, piu
generalmente, alla struttura globale di una società.
È vero che l'esistenza stessa di un linguaggio urbanisti-
co coerente è resa oggi problematica dal continuo muta-
mento di certi sistemi di riferimento, come i settori di la-
voro e del tempo libero. Raggiungiamo, qui, con altre vie,
l'intuizione di Engels che condanna come illusori i mo-
delli di preurbanistica, e non vede nella crisi della città
che un aspetto particolare della crisi globale della società
capitalista. Ma non ci sembra necessario seguire Engels :fi-
no nelle sue conclusioni. Nella società di tipo direzionale,
la questione particolare dell'assetto urbano ci pare, con-
trariamente a quanto pensava Engels per la sua epoca, do-
ver :figurare tra i problemi fondamentali: lungi dal dover
esser differita, essa può con la sua evoluzione, esercitare
un'azione di trasformazione e di creazione sull'insieme
delle altre strutture sociali.
L'analisi che precede può condurre ad alcune conclusip-
ni pratiche. ·.
[ L'urbanista deve cessare di concepire l'agglomerazione
I urbana esclusivamente in termini di modello e di funzio-
\.!lalità. Bisogna finire di ripetere formule _fisse tras~or:
mano il discorso in un oggetto, per definire dei s1stem1 di
rapporti, creare delle strutture agili, una presintassi aper-
ta a significati non ancora costituiti.

del dirigismo è tale che la geografia urbana .diventer~ presto un capitolo


dell'Amministrazione» La géographie des vtlles, Par1s 19..,9 . Cfr. e~al-
mente R. A. DAHL, Who Governs? Democracy an_d fowe,: ,zn an Amerzcan
City, New Haven Press, 1961; e, da un pui:ito ~I vista _P_IU generale e teo-
r\co, F. CHATELET, Pe la politique populazre a la polzt1que de pure pra-
ltque, in «Arguments», n. 27-28, 1!?62.
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Dss10N
Importa fin d'ora abbozzare l'elaborazione d'1 E
linguaggio urbanistico che oggi manca. Impresa n (uest0
1
le il ricorso all'analisi strutturale permetterà di f e a 9Ua.
. d . d' . . . are ap
rire le trame comuni · e1 1vers1 s1stem1 semiolog·1 . Pa-
all' agglomerazione urbana. A partire da questa 1egatj 1~
mista, l'ingegnere e soprattutto il creatore di for econo.
stiche cesseranno di rivestire il ruolo demiurgico Pla.
tualmen~e 1e,tengono. Il .linguaggio_ urbanistico perde;' at.
1
sua spec1fìc1ta per conqmstare un piano superiore di a la
ralità; indirettamente, grazie al suo riferimento all,?e~e-
me degli altri sistemi significativi, chiamerà in ca~nSie.
coinvolgerà l'insieme della collettività.. sa e
In quanto all'abitante, il suo priino compito è la I .
.
d1ta.' Non deve 1asciarsi
. · ingannare
· da11e pretese scientifi.
uci-
che ~ell'~rb~ni_stica attuale, né alien~re la sua_ libertà nelle
reahzzaz1om d1 questa. Deve stare m guardia sia contro
l_Jllusione progressista che contro la nostalgia culturalista.
: 7. Nessuno può sapere oggi quale sarà la città di doma-
ni. Forse essa perderà parte della ricchezza semantica che
:ebbe in passato. Forse, il suo ruolo creatore e formatore
1verrà assunto da altri sistemi di comunicazione (televisio-
\ne o radio, ad esempio). Forse assisteremo alla prolifera-
/zione su tutto il pianeta di agglomerati urbani, estensibili
iall'infinito, che faranno perdere ogni significato al concet-
~to di città.
·· Ammettiamo tuttavia che sussista una realtà paragona-
bile a quella che oggi chiamiamo città; è solo sul piano
dell'utilizzazione che sarà possibile il confronto. Il fatto
che il nuovo linguaggio - vocabolario, sintassi - avrà do-
vuto essere costruito coscientemente e deliberatamente,
influirà sul suo significato : rischia di abolire l'illusione
tradizionale che ci fa apparire le strutture urbane com_e
dati di natura. E conoscere l'artificialità del sistema obbli-
gherà l'abitante ad intrattenere con esso un rapporto di
secondo grado 1• Anche se la città del futuro sarà perfe!·
tamente funzionale, anche se si adatterà alle nuove condi·

1 È intorno a questo rapporto che si sviluppa l'estetica contempo~~~~:~


Ci si riferirà qui sia all 'esempio della scrittura che a quello della pl
(cfr . in particolare l'opera pittorica di J. Dubuffet).
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zioni di vita come le città medievali lo furono per le esi-
genze della loro epoca, essa conserverà il suo valore se-
miologico solo con la convivenza dei suoi abitanti, il loro
gioco o la loro astuzia. .
I! _funzionalismo stesso potrebbe, allora, divenire una
der~sione suprema, una fonte di incanto per la coscienza
l~dica a ~eno che il fatto di costruire non piu nelle _due
dimen~1o~i del quadro, ma in cemento, plastica o metallo,
delle ~itta tr~ppola e delle città miraggio, non sia il desti-
no ultimo del surrealismo.
Non siamo ancora arrivati a tanto, e ogni giorno ci tra-
scina piu avanti nella mitologia dell'urbanistica. È per fa-
cilitare le prese di coscienza necessarie che abbiamo scelto
e riunito nelle pagine che seguono una serie di testi par-
ticolarmente significativi. Vanno dall'inizio del seeolo xrx
fino al r964. Presentati senza pretendere di esaurire l'ar-
gomento, con urta semplice volontà di dimostrazione e
secondo un taglio che sacrifica deliberatamente l'ordine
cronologico alla continuità ideologica, essi seguono e il-
lustrano i temi sviluppati nel corso di questa introduzio-
ne. Pensatori, politici e filosofi vi sono rappresentati come
tanti tecnici. Abbiamo dedicato una buona parte-alle de-
scrizioni della città ideale dagli studiosi del secolo XIX,
non soltanto a causa del loro carattere pittoresco, ma per-
ché non essendo ben conosciute chiariscono stranamente
cer{e proposte che appaiono oggi tra le piu nu?ve .. Per i!
secolo xx abbiamo invece riservato ad una serie di saggi
critici anglosassoni un posto la cui importa~za è, ~i nostri
occhi, giustificata dalle prospettive che essi stessi aprono
sull'avvenire.

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