- In queste condizio?i, n?n sorp~ende c~e i messaggi tra.
smessi dalla logotecnica stano cosi poveri. Che cosa sig · · h 1 ficano le «barre» 1 di_ umcl c ~' come ne complesso di Maine Montparnasse, ~nvadono il centro delle nostre gran. di città, sbarrano l'orizzonte e n~ s~emb~a,no la trarna? Niente altro che la potenza della d1rez1onahta. E, allo stes- so modo, la mono.!.~!I!~}LP-9is~_y.,~ r~°!~ es~ ~ l'ideolo.?i~ C~ -~ un?.:~~~~ 11 ? ~~~g~en for~ati did-Fohtecmco:1n certi casr,1a c-nHuS1one dell'eè"ononna e ctell'esfèttcirpuò~a causa dei due estremi semantici in gio- \- co (infrastruttura e sovrastruttura), portare ad un messag- io incomprensibile e, di fatto, incoerente. \· , In tutti i casi, il microlinguaggio dell'urbanistica è im- :' perativo e coercitivo. Non solo l'abitante non ha parteci- r- pato alla sua elaborazione (questa è, nella n~stra società, la condizione degli utenti di fronte alla magg10r parte dei sistemi semiologici costituiti); ma inoltre, egli viene pri- lvato della libertà di risposta. L'urbanista monologa o ar- ~\ ringa, l'abitante è costretto ad ascoltare, talvolta senza ca- ;~ pire. In poche parole, è frustrato di tutta l'attività dialet- 1 . tica che dovrebbe offrirgli l'assetto urbano. _. h . Si considererà giustamente superata l'epoca in cui l ')l'insediamento urbano era un linguaggio al quale l'abitan- ·"' 1, te poteva direttamente partecipare, con la sua viva voce. ·: '°Questo tempo ideale fu teoricamente e durante alcuni de- 2 \:; cenni, guelfo della polis greca, della democrazia • Oggi la complessità degli ingranaggi economici, tecnologici e am- ministrativi esige che il cittadino deleghi i suoi poteri ad un gruppo di specialisti - all'urbanista per quanto concer- ne l'assetto urbano. Se si confronta il tempo della parola --con quello della logotecnica, bisogna rifarsi al legame es- senziale della città con la politica; opponendo la demo- crazia alla direzionalità si constata ancora una volta che la prima non è altro, oggi, che una parola 3• 1 Bi5?gnerebb_e f~re un? studio semantico sulla differenza vistosa tra le grandi costruz10~i amencane e. quelle francesi. Le prime assumono r~- rall_l~nte. la . form?. di . s?arre? ma piuttosto quella di torri. Forse tale verti· cah~a ~spnme _I md!v1d~a.hsmo e tutto un romanticismo dell 'avventura capitalista negh Stati Umt1. : F. CHATELET,_La naiss_ance de l'hi~toire, Ed . de Minuit, Paris 1962 , P. Lavedan nassume m modo lapidario la situazione: « La corrente L'URBAN l~TICA IN DISCUSSION E 79 Ma di _Per sé la sparizione della parola non implica quel- la della lingua stessa; e bisogna deplorare che la logotecni- ca dell'_urbanistica non sia, fin d'ora, che un frammento . e_d ~n s1mulac~o di linguaggio, un codice pratico di specia- hstI spesso privo di riferimenti con l'insieme degli altri si- stemi semiologici che costituiscono l'universo sociale. Att~almente, gli urbanisti non hanno a disposizione quel sistema coerente di significati che da solo consenti- rebbe loro di giustificare effettiva~ente le loro creazioni, mostrando la loro appartenenza ad un linguaggio e, piu generalmente, alla struttura globale di una società. È vero che l'esistenza stessa di un linguaggio urbanisti- co coerente è resa oggi problematica dal continuo muta- mento di certi sistemi di riferimento, come i settori di la- voro e del tempo libero. Raggiungiamo, qui, con altre vie, l'intuizione di Engels che condanna come illusori i mo- delli di preurbanistica, e non vede nella crisi della città che un aspetto particolare della crisi globale della società capitalista. Ma non ci sembra necessario seguire Engels :fi- no nelle sue conclusioni. Nella società di tipo direzionale, la questione particolare dell'assetto urbano ci pare, con- trariamente a quanto pensava Engels per la sua epoca, do- ver :figurare tra i problemi fondamentali: lungi dal dover esser differita, essa può con la sua evoluzione, esercitare un'azione di trasformazione e di creazione sull'insieme delle altre strutture sociali. L'analisi che precede può condurre ad alcune conclusip- ni pratiche. ·. [ L'urbanista deve cessare di concepire l'agglomerazione I urbana esclusivamente in termini di modello e di funzio- \.!lalità. Bisogna finire di ripetere formule _fisse tras~or: mano il discorso in un oggetto, per definire dei s1stem1 di rapporti, creare delle strutture agili, una presintassi aper- ta a significati non ancora costituiti.
del dirigismo è tale che la geografia urbana .diventer~ presto un capitolo
dell'Amministrazione» La géographie des vtlles, Par1s 19..,9 . Cfr. e~al- mente R. A. DAHL, Who Governs? Democracy an_d fowe,: ,zn an Amerzcan City, New Haven Press, 1961; e, da un pui:ito ~I vista _P_IU generale e teo- r\co, F. CHATELET, Pe la politique populazre a la polzt1que de pure pra- ltque, in «Arguments», n. 27-28, 1!?62. 80 L 'URBAN ISTICA IN DISc Dss10N Importa fin d'ora abbozzare l'elaborazione d'1 E linguaggio urbanistico che oggi manca. Impresa n (uest0 1 le il ricorso all'analisi strutturale permetterà di f e a 9Ua. . d . d' . . . are ap rire le trame comuni · e1 1vers1 s1stem1 semiolog·1 . Pa- all' agglomerazione urbana. A partire da questa 1egatj 1~ mista, l'ingegnere e soprattutto il creatore di for econo. stiche cesseranno di rivestire il ruolo demiurgico Pla. tualmen~e 1e,tengono. Il .linguaggio_ urbanistico perde;' at. 1 sua spec1fìc1ta per conqmstare un piano superiore di a la ralità; indirettamente, grazie al suo riferimento all,?e~e- me degli altri sistemi significativi, chiamerà in ca~nSie. coinvolgerà l'insieme della collettività.. sa e In quanto all'abitante, il suo priino compito è la I . . d1ta.' Non deve 1asciarsi . · ingannare · da11e pretese scientifi. uci- che ~ell'~rb~ni_stica attuale, né alien~re la sua_ libertà nelle reahzzaz1om d1 questa. Deve stare m guardia sia contro l_Jllusione progressista che contro la nostalgia culturalista. : 7. Nessuno può sapere oggi quale sarà la città di doma- ni. Forse essa perderà parte della ricchezza semantica che :ebbe in passato. Forse, il suo ruolo creatore e formatore 1verrà assunto da altri sistemi di comunicazione (televisio- \ne o radio, ad esempio). Forse assisteremo alla prolifera- /zione su tutto il pianeta di agglomerati urbani, estensibili iall'infinito, che faranno perdere ogni significato al concet- ~to di città. ·· Ammettiamo tuttavia che sussista una realtà paragona- bile a quella che oggi chiamiamo città; è solo sul piano dell'utilizzazione che sarà possibile il confronto. Il fatto che il nuovo linguaggio - vocabolario, sintassi - avrà do- vuto essere costruito coscientemente e deliberatamente, influirà sul suo significato : rischia di abolire l'illusione tradizionale che ci fa apparire le strutture urbane com_e dati di natura. E conoscere l'artificialità del sistema obbli- gherà l'abitante ad intrattenere con esso un rapporto di secondo grado 1• Anche se la città del futuro sarà perfe!· tamente funzionale, anche se si adatterà alle nuove condi·
1 È intorno a questo rapporto che si sviluppa l'estetica contempo~~~~:~
Ci si riferirà qui sia all 'esempio della scrittura che a quello della pl (cfr . in particolare l'opera pittorica di J. Dubuffet). L'URBAN ISTICA IN DISCUSSION E 8r zioni di vita come le città medievali lo furono per le esi- genze della loro epoca, essa conserverà il suo valore se- miologico solo con la convivenza dei suoi abitanti, il loro gioco o la loro astuzia. . I! _funzionalismo stesso potrebbe, allora, divenire una der~sione suprema, una fonte di incanto per la coscienza l~dica a ~eno che il fatto di costruire non piu nelle _due dimen~1o~i del quadro, ma in cemento, plastica o metallo, delle ~itta tr~ppola e delle città miraggio, non sia il desti- no ultimo del surrealismo. Non siamo ancora arrivati a tanto, e ogni giorno ci tra- scina piu avanti nella mitologia dell'urbanistica. È per fa- cilitare le prese di coscienza necessarie che abbiamo scelto e riunito nelle pagine che seguono una serie di testi par- ticolarmente significativi. Vanno dall'inizio del seeolo xrx fino al r964. Presentati senza pretendere di esaurire l'ar- gomento, con urta semplice volontà di dimostrazione e secondo un taglio che sacrifica deliberatamente l'ordine cronologico alla continuità ideologica, essi seguono e il- lustrano i temi sviluppati nel corso di questa introduzio- ne. Pensatori, politici e filosofi vi sono rappresentati come tanti tecnici. Abbiamo dedicato una buona parte-alle de- scrizioni della città ideale dagli studiosi del secolo XIX, non soltanto a causa del loro carattere pittoresco, ma per- ché non essendo ben conosciute chiariscono stranamente cer{e proposte che appaiono oggi tra le piu nu?ve .. Per i! secolo xx abbiamo invece riservato ad una serie di saggi critici anglosassoni un posto la cui importa~za è, ~i nostri occhi, giustificata dalle prospettive che essi stessi aprono sull'avvenire.