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BERNARDO TICLI

ALBERI
D’ITALIA E D’EUROPA
guida al riconoscimento
Redazione:
Andrea De Vita

In copertina:
illustrazione ©stock.adobe.com

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info.devecchi@giunti.it

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© 2022 Giunti Editore S.p.A.


Via Bolognese 165 - 50139 Firenze - Italia
Via G.B. Pirelli 30 - 20124 Milano - Italia

ISBN: 9788841253168

Prima edizione digitale: marzo 2022


Sommario

Introduzione ................................................... 4

L’albero ......................... ................................... 6

La riproduzione ......................................... 13

GIMNOSPERME ....................................... 17

ANGIOSPERME ........................................ 95

Glossario ........................ ............................... 368

Indice dei nomi comuni ................................ 380


Introduzione
Nel mondo vegetale, gli alberi sono sicuramente le più complesse
manifestazioni e non finiranno mai di stupire chi li osserva per la estrema
varietà delle foglie, per i fiori o i frutti a volte appariscenti e profumati altre
volte insignificanti, per la perfezione dei tronchi talora slanciati e colonnari
oppure contorti e piegati per assecondare le intemperanze del clima.
Che siano isolati oppure riuniti in associazioni boschive il loro fascino è
immutabile. Se guardiamo poi i più grandi alberi esistenti, come le sequoie,
ci rendiamo conto che con la loro massa (considerando sia la parte vivente sia
la parte legnosa) sono anche i più imponenti esseri viventi. Le 1385 tonnellate
del “Generale Sherman” superano di gran lunga le “modeste” 130 tonnellate di
una balenottera azzurra. Esistono inoltre alberi che hanno età misurabili
in migliaia di anni, come alcuni oleastri, castagni, tassi, sequoie, pini o abeti.
Il Matusalemme degli alberi è un pino, Pinus longaeva, che si trova nelle White
Mountains della California. La sua età attuale è di 4848 anni.
Questo ne fa l’albero più vecchio, e anche il più vecchio organismo vivente non
appartenente a un genet, cioè ad una colonia clonata. In realtà, un abete rosso,
Picea abies, possiede radici di 9550 anni! È stato trovato nel Parco Nazionale
Fulufjället, in Svezia, ed è sopravvissuto a tutti i cambiamenti climatici e alle
deforestazioni. Anche se il tronco di questa specie può vivere “solo” un migliaio
di anni, ne spuntano sempre di nuovi dalle stesse antiche radici.
Queste piante hanno visto sorgere e tramontare le maggiori civiltà e si può
presumere che, se non le sterminiamo prima, qualcuna di esse assisterà al
tramonto anche della nostra o, quanto meno, alle sue profonde trasformazioni.
Non meritano rispetto almeno per tutto questo? E, poiché il rispetto nasce
dalla conoscenza, qual è il modo migliore di rispettarli se non conoscerli?
Per conoscere bisogna, però, imparare a osservare. Il nostro legame con gli
alberi è sicuramente ancestrale e in fondo tutti li amiamo tanto da non riuscire
a rimanere indifferenti alle sofferenze che patiscono ogni giorno, nei viali e
nelle strade delle nostre città, per l’inquinamento che, non di rado, li conduce
a morte precoce. I parchi urbani ospitano alberi di ogni dimensione, età e tipo:
alcuni sono esotici e le loro caratteristiche ci parlano di altri climi, di paesaggi
che, magari, abbiamo visto solo in qualche illustrazione; altri sono spontanei

4 • Introduzione
nel nostro paese, ma non sempre a “portata di mano” e spesso poco noti:
sostare sotto la loro chioma per godere della loro ombra o per respirare un po’
di salutare ossigeno, soffermandosi a osservarli, permette di conoscerli meglio.
Chi, invece, ama compiere delle escursioni non potrà affermare di avere
veramente visto un luogo se non avrà osservato con cura gli elementi che lo
compongono (nessuno si sognerebbe di affermare di conoscere una città come
Parigi o Roma senza averne visitato i monumenti, la Tour Eiffel o la Basilica
di San Pietro, Notre-Dame o il Colosseo, o aver passeggiato lungo la Senna
o lungo il Tevere). Conoscere un luogo e gli elementi che lo caratterizzano,
cominciando dagli alberi, ripaga della fatica di dover raggiungere il loro
ambiente naturale e consente di goderne appieno. La conoscenza porta
al rispetto e alle piante dobbiamo rispetto anche per salvaguardare noi stessi.
Ormai nessuno può ignorare, grazie anche alla costante informazione dei
mass media, che le piante hanno un ruolo essenziale nell’“ecosistema-terra”
e che sono indispensabili alla nostra sopravvivenza.
A convincere i più scettici dovrebbe bastare una semplice equazione: morte
delle piante = morte degli animali, uomo compreso, per mancanza di ossigeno
ed eccesso di anidride carbonica, nonché per mancanza di cibo.
Se dovesse realizzarsi questa prospettiva, avremmo restituito la Terra ai suoi
primitivi proprietari: i procarioti (batteri e soci); ma, per quanto terribile,
l’ipotesi non deve indurci a trasformarci in botanici perché siamo spaventati:
lo studio della natura e delle piante è affascinante e va affrontato con lo spirito
giusto, certamente non per timore.
Questo libro si pone proprio l’obiettivo di fornire gli strumenti necessari a
una migliore conoscenza degli alberi e di alcuni arbusti spontanei presenti
in Europa (per spontanei intendiamo piante che crescono naturalmente
nel nostro continente), oltre ad alcune specie esotiche che si sono ormai
naturalizzate o sono molto diffuse nei parchi, nei giardini e nei viali delle nostre
città.
Ogni specie è descritta analiticamente e, grazie all’aiuto fornito dalle numerose
illustrazioni che ne rendono agevole l’osservazione, è possibile riconoscerla
facilmente.

Introduzione ¥ 5
L’albero
Nel mondo vegetale non esistono alberi ma anche arbusti, a seconda
nette distinzioni, come può sembrare delle caratteristiche dell’esemplare
dalle categorie create dall’uomo, ma preso in esame.
si notano graduali transizioni dall’una Gran parte degli esseri viventi sono
all’altra. Per esempio, per distingue- composti da vari organi, ognuno pre-
re gli alberi dagli arbusti, potremmo posto a una specifica funzione. Nelle
dire che i primi sono piante legno- piante, i principali sono la radice, il fu-
se perenni, con fusto principale ben sto e la foglia.
definito (prevalente cioè sulla massa
delle ramificazioni), che, in età adul- La radice
ta, raggiungono un’altezza superiore È l’organo che serve per fissare la
ai 5 m. Non bisogna dimenticare, pe- pianta nel terreno e assumere dal-
rò, che alcune specie, per esempio il lo stesso acqua e sali minerali. Al
nocciolo, possono essere considerate primo compito sono preposte tutte
le ramificazioni della radice, men-
tre quelle più sottili sono deputate
all’assorbimento. La radice si com-
pone, infatti, di:
– apice, costituito da cellule in con-
tinua divisione, per permettere alla
radice di accrescersi in ogni direzio-
foglie ne; è una zona delicata, avvolta da un
insieme di cellule che creano un rive-
stimento di protezione;
– zona di allungamento, costituita
fusto dalle nuove cellule create dall’apice
che, mentre si allungano, acquistano
dimensioni normali;
– zona pilifera, costituita da espan-
sioni cellulari, dette peli radicali, che
radici permettono di accrescere la capacità
di assorbimento della radice.

6 • L’albero
VARI TIPI DI CHIOMA

piramidale colonnare arrotondata ombrelliforme

Nella radice vi è la stessa organizza- te da un palco radicale in cui non è più


zione riscontrabile nel fusto: possibile distinguere la radice princi-
– all’esterno è ricoperta e protetta pale da quelle secondarie.
dall’epidermide e dalla corteccia;
– più internamente si trovano due Lo sviluppo dell’apparato radicale
tessuti di conduzione: è pari, e talvolta anche superiore, a
a) legno, responsabile del trasporto quello delle ramificazioni e della chio-
in salita di acqua e sali minerali (linfa ma. Nell’assorbimento dell’acqua, le
grezza), radici vengono spesso coadiuvate da
b) libro, responsabile del trasporto in ife fungine. Questo rapporto simbio-
discesa della linfa elaborata; tico, detto micorriza, facilita perfino
– al centro si trova il midollo. l’opera di rimboschimento, perché
all’albero non viene a mancare l’ac-
La forma non è la stessa in tutte le qua nel momento delicato della nuo-
piante: va messa a dimora.
− più frequentemente, per esempio
nelle conifere, si riscontra una radice Il fusto
detta a fittone, cioè un palco radica- È l’organo che collega l’apparato ra-
le nel quale si distingue una grossa e dicale a quello fogliare e assicura così
lunga formazione, derivazione della il trasporto verso l’alto di acqua e di
prima radichetta emessa dal seme, sali (linfa grezza) e verso il basso di
prevalente su quelle laterali secon- sostanze organiche (linfa elaborata).
darie; L’accrescimento del tronco avviene
− in altre, per esempio nel faggio, le sia in altezza sia in larghezza (ispes-
radici sono fascicolate, cioè costitui- simento) e responsabili di questo pro-

L’albero • 7
rimpiazzano quelli vecchi e che si ac-
SEZIONI DEL FUSTO
collano a essi. Le cellule del cambio,
duramen
legno
dividendosi, generano legno verso
l’interno e libro verso l’esterno. Le
libro
cellule del legno create in primavera
alburno corteccia possiedono maggiori dimensioni per-
ché maggiore è la richiesta d’acqua
da parte della pianta che proprio in
questo periodo riprende tutte le sue
attività; poi man mano i vasi diminui-
cambio scono di diametro proporzionalmente
alle necessità fino all’autunno quando
cessa l’attività del cambio. L’alternarsi
delle cellule grandi con cellule dal lu-
me più piccolo dà luogo ai cerchi an-
nuali, cioè un’alternanza di legno ap-
parentemente più chiaro e più scuro.
anelli della crescita annuale
• Il fellogeno produce sughero all’e-
sterno e felloderma all’interno.
cesso sono: l’apice dei rami per l’al-
lungamento; il cambio e il fellogeno Sughero, fellogeno e felloderma co-
per l’ispessimento. stituiscono la scorza, comunemente
detta corteccia, che ha la funzione di
• All’apice dei rami esistono, come impermeabilizzare e proteggere i sot-
nell’apice radicale, delle cellule la cui tostanti tessuti vascolari. A seconda
continua attività di divisione consen- della forma del fellogeno si hanno
te lo sviluppo verticale. cortecce di vario tipo: un fellogeno
discontinuo produce una corteccia a
• Il cambio è una struttura sottilis- placche, mentre un fellogeno conti-
sima che percorre, tra libro e legno, nuo una corteccia liscia. Poiché il mi-
tutto l’albero fino ai rami. dollo centrale cresce più velocemen-
te della corteccia, gli strati più esterni
Questa lamina, formata da un unico di questa, sottoposti alla pressione di
strato di cellule e dello spessore di quelli più interni, si distaccano sotto
millesimi di millimetro, ha la funzione forma di scorza. Dopo molti anni, il
di generare nuovi tessuti deputati al legno più interno (duramen), che è
trasporto dei liquidi nella pianta, che anche il più vecchio, in contrasto con

8 • L’albero
la parte più esterna e più chiara (al- tre quella inferiore, meno esposta al
burno), cessa l’attività di trasporto e sole, è dotata di aperture regolabili,
si impregna di varie sostanze; diviene, dette stomi.
quindi, più duro, più compatto e più Gli stomi sono presenti su entrambe
scuro e può assolvere sempre meglio le facce, se la foglia è disposta verti-
la sua funzione di sostegno. calmente, come nel mais, oppure so-
lo sulla pagina superiore, se la foglia
La foglia è galleggiante, come nelle ninfee, e si
È costituita da un’ampia lamina sot- aprono solo quando le condizioni am-
tile, generalmente sorretta da un bientali sono più favorevoli all’entrata
picciolo e percorsa da diverse nerva- dei gas piuttosto che all’uscita di va-
ture. Un’ampia superficie permette pore d’acqua.
alla foglia di svolgere al meglio le sue La foglia svolge tre funzioni fonda-
attività, ma presenta anche degli in- mentali per la pianta: la fotosintesi
convenienti, quali l’evaporazione o la clorofilliana, la respirazione e la tra-
maggiore esposizione all’attacco dei spirazione.
parassiti. Per ovviare a questi incon-
venienti, se la foglia è disposta oriz- • La fotosintesi clorofilliana per-
zontalmente, la sua pagina superiore mette alla pianta di trasformare le so-
è rivestita di una sostanza cerosa (cu- stanze inorganiche (acqua, anidride
tina), che limita l’evaporazione, men- carbonica, sali minerali) in sostanze

PROCESSO DI FOTOSINTESI
anidride carbonica
energia solare
ossigeno

acqua

glucosio
picciolo
lamina amido

stipole

guaina

L’albero • 9
LAMINATA

aghiforme lesiniforme lineare lanceolata ovato- ovata oblungo-


lanceolata lanceolata

obovata spatolata rotonda peltata

reniforme cordata obcordata romboidale

triangolare sagittata astata pennato-lobata

palmato-lobata ternata digitata pedata

imparipennata pennata bipennata con cirri

10 • L’albero
LAMINATA FILLOTASSI
(POSIZIONE
DELLE FOGLIE)

intero seghettato doppiamente dentato


seghettato

alterne
dentato-spinoso roncinato crenato sinuoso

NERVATURA

verticellate

divisa retinervia parallelinervia

ATTACCO FOGLIARE opposte

picciolo lungo sessile amplessicaule con con stipole


stipole sulla guaina decussate

organiche: attraverso il picciolo, e poi solare innescano, quindi, una serie di


attraverso le nervature della foglia, trasformazioni chimiche che possono
passano i vasi che trasportano la linfa essere riassunte nella seguente rea-
grezza; attraverso gli stomi penetra zione:
l’anidride carbonica. L’intervento di
6H2O + 6CO2 C6H12O6 + 6O2
una molecola, la clorofilla, e l’energia

L’albero • 11
Il glucosio viene, quindi, trasformato • La respirazione è un altro proces-
in amido. so chimico che consente alla pianta
Trasportato attraverso le nervature, di decomporre gli zuccheri. Grazie
questo liquido appena sintetizzato, alla penetrazione attraverso gli stomi,
detto linfa elaborata, viene convoglia- l’ossigeno atmosferico opera, infatti,
to verso il picciolo, poi verso il libro e, una combustione che trasforma lo
infine, distribuito in tutte le parti della zucchero in acqua e anidride carboni-
pianta; successivamente, verrà an- ca e produce l’energia necessaria alle
cora trasformato in proteine, vitami- attività biologiche.
ne, ormoni e cellulosa: tutte sostanze
utili alla crescita e alla sopravvivenza • La traspirazione è l’emissione da-
dell’esemplare. La fotosintesi non gli stomi di acqua allo stato di vapore,
avviene solo nelle foglie, ma anche in per permettere la continua corrente
altre parti verdi della pianta poiché in ascensionale dei liquidi dalle radici fi-
esse vi è la presenza della clorofilla. no alle foglie.

12 • L’albero
La riproduzione
La sopravvivenza della specie è assi-
curata dall’organo preposto alla ripro- INFIORESCENZE COMPOSTE
duzione: il fiore. Il complesso mecca-
nismo avviene con la fecondazione.

Il fiore
Il fiore può essere costituito da parti
verticillate, cioè disposte sullo stesso
piano, e parti concentriche:
− calice, la parte più esterna: è for- pannocchia corimbo composto
mato da un verticillo di foglie verdi,
dette sepali;
− corolla: è formata da uno o più ver- − parte fertile femminile: è costi-
ticilli di foglie colorate, dette petali; tuita da uno o più pistilli, che pre-
− parte fertile maschile: è costituita sentano una parte basale ingrossata
dagli stami, sottili filamenti che reggo- (ovario), sormontata dallo stilo, ter-
no una doppia sacca (antera) conte- minante in una parte allargata (stim-
nente il polline; ma), adatta a ricevere il polline per
dare inizio alle operazioni di fecon-
dazione.
INFIORESCENZE SEMPLICI

Le parti non devono essere neces-


sariamente presenti tutte insieme in
tutti i fiori: può mancare la corolla,
per esempio nei salici.
Agli effetti della fecondazione, i fiori
racemo corimbo spiga possono essere ermafroditi, cioè con-
tenenti sia gli organi sessuali maschili
sia quelli femminili, e in questo caso
la pianta viene definita monoclina,
oppure possono essere unisessuali,
ombrella capolino cioè contenenti gli organi riprodut-
tori di un solo sesso, e qui i casi sono

La riproduzione • 13
FIORE FIORE DIOICO FIORE DIOICO
ERMAFRODITO FEMMINILE MASCHILE

stimma

stilo petalo
antera

ovario
filamento pistillo stami
ovoli antera

calice stelo

due: quando una pianta porta sia • Nell’impollinazione anemofila, la


fiori maschili che femminili, si defi- produzione di polline è abbondante
nisce monoica (per esempio, l’abete e perché la probabilità che venga di-
la betulla), cioè in grado di assolvere sperso è piuttosto elevata.
da sola alla fecondazione a cui prov-
vedono i fiori dei due sessi; quando • Nell’impollinazione entomofila
una pianta porta fiori di un solo gli insetti in alcuni casi vengono prov-
sesso, o maschile o femminile, viene visoriamente intrappolati all’interno
definita dioica (per esempio, il tasso), del fiore, nel quale esiste un’unica via
cioè non in grado di provvedere alla di uscita che li obbliga a percorrere un
fecondazione, che può avvenire solo preciso itinerario che assicura la depo-
grazie al contributo di un esemplare sizione del polline precedentemente
recante fiori di sesso opposto. raccolto da altri fiori e, al contempo,
una nuova raccolta dal fiore stesso;
L’impollinazione altre volte vengono richiamati sui fiori
Quando le antere liberano il polline, dal tipo di nettare e persino dal pro-
questo viene trasportato da un fiore fumo e dai colori. Alcuni fiori, infatti,
a un altro grazie all’acqua (impollina- per attirare i maschi verso i loro sta-
zione idrofila) o al vento (impollina- mi, assumono la colorazione e l’odore
zione anemofila, come nei pini o nel della femmina; se, per esempio, de-
nocciolo), agli insetti (impollinazione putata all’impollinazione è la mosca,
entomofila, come nella robinia o nei l’odore è nauseabondo e l’insetto ne
tigli) e, più raramente, agli uccelli e ai viene inequivocabilmente attratto. Al-
pipistrelli (impollinazione zoofila). tri fiori, come le orchidee o la salvia,

14 • La riproduzione
presentano un petalo, trasformato in ratteristiche di maggior importanza: i
“posatoio”: quando l’insetto vi si po- loro semi sono racchiusi all’interno di
sa, abbassa gli stami che depositano il un frutto. Questo gruppo è evolutiva-
loro polline sul suo dorso. mente più recente delle Gimnosperme.

• Nell’impollinazione zoofila, si Questa è la differenza fondamentale


assiste a una varietà di adattamento esistente fra i due gruppi citati, ma ne
pianta-animale fra le più curiose e in- esistono numerosissime altre, sia per
teressanti. I fiori che vengono visitati quanto riguarda l’organizzazione e la
dai pipistrelli aprono la corolla al cre- struttura degli apparati riproduttivi
puscolo. sia per l’organizzazione degli apparati
vegetativi.
La fecondazione
La fecondazione è l’incontro tra polli- La disseminazione
ne e ovulo. Il granulo pollinico, infatti, I semi, contenuti nel frutto, assicura-
giunto sul fiore, viene depositato sullo no la sopravvivenza della specie per-
stimma: se il polline è di un fiore che ché, una volta giunti sul terreno, pos-
non appartiene alla stessa specie, de- sono germinare e dar vita a un nuovo
genera; ma se è di un fiore della stes- individuo (frutti deiscenti). A volte i
sa specie emette una protuberanza frutti scoppiano lanciando i semi a
(tubetto pollinico) che percorre tutto distanza; tuttavia la disseminazione,
lo stilo e raggiunge gli ovuli contenuti come l’impollinazione, avviene più
nell’ovario. Avvenuta la fecondazio- spesso mediante ulteriori espedienti.
ne, inizia la trasformazione degli ovari
in frutti e degli ovuli in semi. Le piante
FRUTTI DEISCENTI
che producono semi vengono suddivi-
se in due gruppi: Gimnosperme e An-
giosperme.

• Le Gimnosperme (dal greco


gymnós, nudo, e sperma, seme), co-
me i pini, gli abeti, i larici ecc., non
hanno veri frutti, quindi portano i se-
mi nell’ascella di particolari squame.

• Le Angiosperme (angeion, involu-


cro), come i salici, i tigli, i ciliegi ecc., capsula legume
devono il nome a una delle loro ca-

La riproduzione • 15
FRUTTI INDEISCENTI
che vivono lungo gli argini dei fiumi,
come per esempio gli ontani, i cui se-
mi, che hanno la capacità di galleggia-
re, vengono trasportati dalla corrente.

La germinazione
Il seme caduto sul terreno germina,
ossia inizia il suo sviluppo, quando le
condizioni ambientali (temperatu-
bacca drupa noce
ra, luce, acqua e ossigeno) risultano
adatte. Per prima cosa, il seme as-
sorbe l’acqua dal terreno e si gonfia
• Disseminazione anemocora, cioè (imbibizione): l’acqua serve a trasfor-
a opera del vento: avviene nella mag- mare l’amido contenuto in composti
gior parte dei casi, per esempio con i organici più semplici da utilizzare.
semi lanosi dei pioppi, che in maggio Secondariamente, emette una ra-
volano abbondanti ovunque, o con dichetta che lo fissa al terreno; per
quelli alati degli aceri, che simulano le “costruire” i tessuti del nuovo indivi-
eliche di un elicottero. duo, inizia a consumare le sue riserve
(il contenuto energetico di un seme
• Disseminazione zoocora, cioè a è piuttosto alto; basta pensare alle
opera degli animali: avviene con la castagne, alle noci o alle nocciole per
dispersione dei semi mediante la di- averne un’idea).
gestione dei frutti di cui si sono cibati Dopo poco tempo, dal seme sbucherà
oppure con il trasporto dei semi do- un esile fusticino dotato di foglioline. A
tati di uncino che si sono attaccati al questo punto, le riserve del seme sono
loro pelo o alle loro penne. state completamente consumate: sa-
rà la fotosintesi operata dalle foglioline
• Disseminazione idrocora, cioè a a produrre quanto è necessario alla so-
opera dell’acqua: avviene nelle piante pravvivenza del nuovo individuo.

Avvertenza per il lettore. Per ogni specie arborea vengono riassunte in un box le seguenti ca-
ratteristiche: il nome comune (talvolta più di uno, a seconda della derivazione regionale); la fami-
glia di appartenenza (evidenzia i rapporti di parentela fra le diverse specie), le origini (spontanee o
esotiche), l’habitat altitudinale e alcune immagini relative alla sagoma, ai frutti, ai fiori e alle foglie.
Il nome scientifico di ogni albero è seguito da lettere puntate o da nomi che indicano qual è il
botanico che per primo ha identificato la specie e ne ha fornito una dettagliata descrizione (per
esempio L. sta per Linneo, il padre della nomenclatura binaria di tutti gli esseri viventi).

16 • La riproduzione
Gimnosperme
Abies alba Mill.
GIMNOSPERME

Abies pectinata (Lam.) DC.


Distribuzione e ambiente margini sono lisci e l’apice è
CARATTERISTICHE Possiede un vasto e fraziona- leggermente smarginato. La
NOME COMUNE
to areale europeo, con un pagina superiore è lucida e
ABETE BIANCO nucleo principale in corri- verde scura; quella inferiore
FAMIGLIA spondenza dei rilievi centro- è ornata da due linee stoma-
PINACEE europei. Sopporta tempera- tiche color bianco-argenteo.
ORIGINI ture piuttosto basse, anche
SPECIE SPONTANEA -25 °C. In Italia è presente Fiori. È pianta monoica.
sulle Alpi (600-2000 m) e in Quelli maschili sono raccolti
OLTRE
modo più frazionato sugli in infiorescenze (amenti) bre-
2.000
Appennini (800-2100 m). vi, ovoidali, gialli, penduli e
1.500 non peduncolati (sessili). So-
1.000 Descrizione no situati sulla pagina infe-
500 Portamento. Albero alto ol- riore dei rametti. Quelli fem-
0 tre 60 m. Il tronco è dritto e minili sono raccolti in amenti
colonnare; la chioma pirami- solitari, sessili, più lunghi, di
dale è costituita da rami colore verdastro o rosso-vio-
principali disposti con rego- laceo, situati sulla parte su-
larità (come i raggi di una periore del rametto vicino
ruota) e orizzontali, e da rami alla sommità dell’albero. Fio-
secondari disposti in due file risce in maggio-giugno.
regolari su uno stesso piano.
Frutti. Pigne lunghe 8-20
Foglie. Persistenti, lineari, cm, erette, di forma oblunga,
solitarie, inserite in due serie subcilindrica e di colore ros-
opposte su un solo piano. I so-bruno a maturità. Le
squame copritici sono ap-
pendicolate e a maturità si
disarticolano, lasciando sul
ramo l’asse centrale (rachide)
e liberando numerosi semi
alati di colore giallo-bruno.

Corteccia. Grigia, dotata di


pustole resinose; si fessura
con l’età.

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Abies alba

Particolarità non si distingue il durame, la alle intemperie. Viene usato


Il legno di questo abete ha grana è fine e gli anelli an- per imballaggi, per tavolati e
un colore bianco o giallo nuali ben visibili; non contie- listelli, per fabbricare com-
chiaro se fresco e diventa ne resina, è leggero, tenero, pensati e per estrarre la cel-
cenerognolo dopo un certo elastico e resistente, ma ha lulosa. È un albero molto
tempo di esposizione all’aria; una breve durata se esposto longevo (800 e più anni).

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Abies cephalonica Loudon
GIMNOSPERME

Distribuzione e ambiente riormente. Si dispongono


CARATTERISTICHE Cresce spontaneo sui monti radialmente attorno ai rami.
NOME COMUNE
calcarei (700-1700 m) della
ABETE GRECO, Grecia e del Peloponneso sino Fiori. Gli strobili maschili, di
ABETE PUNGENTE al confine con l’Albania, in color purpureo intenso, sono
FAMIGLIA ambienti simili a quelli che numerosi, oblunghi e dispo-
PINACEE occupa l’abete bianco nel pro- sti nella parte inferiore dei
ORIGINI
prio areale di distribuzione. rami dell’anno precedente. I
SPECIE SPONTANEA
coni femminili, eretti e sessili,
OLTRE Descrizione sono cilindrici, affusolati,
2.000 Portamento. Albero a porta- lunghi 12-20 cm e larghi 4-5
1.500 mento piramidale che supera cm. Fiorisce in primavera.
1.000 di rado i 25 m, anche se può
500 raggiungere i 35 m. I rami Frutti. Sono di colore dappri-
0 sono disposti in verticilli rego- ma rossastro, poi bruno-gial-
lari e i rametti sono di color lastro. Possiedono squame
bruno lucente, ravvicinati e largamente romboidali, bru-
glabri. Tra gli abeti è uno di scamente ristrette e unguico-
quelli con la chioma più folta. late alla base, rotonde supe-
riormente con brattea termi-
Foglie. Sono lunghe 2-3 cm, nata in punta eretta e ricurva.
aghiformi, pungenti e di co-
lore verde brillante superior- Corteccia. Di colore grigio-
mente; presentano due strie bruno, liscia su piante giova-
bianche argentate separate ni, mentre comincia a fessu-
da una nervatura verde infe- rarsi in placche allungate sui
tronchi vecchi.

Particolarità
Tollera terreni calcarei, il ca-
lore estivo e l’aridità. Utilizza-
to efficacemente per rimbo-
schimenti, anche in zone ari-
de, in alternativa al pino nero.
Il legno ha le stesse proprietà
di quello dell’abete bianco.

20
21
Abies cephalonica
Abies pinsapo Boiss.
GIMNOSPERME

Distribuzione e ambiente Foglie. Fogliame verde-gri-


CARATTERISTICHE È originario delle sierre meri- giastro, composto da aghi di
NOME COMUNE
dionali della penisola iberica 10-15 mm, molto rigidi, con
ABETE DI SPAGNA, (Estepina e di Las Nievas) a apice ottuso o acuto ma non
ABETE DEI PIRENEI, PINSAPO nord di Marbella, dove vive pungente; possiedono due
FAMIGLIA spontaneo a quote comprese strie grigio-verdi inferior-
PINACEE tra 1100 e 1800 m. Attual- mente. Si inseriscono radial-
ORIGINI
mente è largamente diffuso mente a spazzola.
SPECIE SPONTANEA
in tutta Europa, nei parchi,
OLTRE per le sue caratteristiche or- Fiori. Infiorescenze unises-
2.000 namentali. suali; quelle maschili sono di
1.500 colore rosso-bruno, quelle
1.000 Descrizione femminili spuntano sulla
500 Portamento. Può raggiun- parte apicale della pianta. La
0 gere un’altezza di circa 30 m fioritura avviene tra maggio
nel suo habitat naturale. e giugno.
Possiede portamento pirami-
dale allargato, chioma rada e Frutti. Pigne erette, lunghe
irregolare, caratteristica di- anche 15 cm, di colore bru-
sposizione a raggiera dei no-porpora.
corti e rigidi aghi attorno ai
rametti. La crescita è lenta. Corteccia. Da grigio scuro a
nerastra.

Particolarità
Si adatta anche a terreni
moderatamente calcarei.
Adatta ai climi di montagna.
Impiego: isolata o a gruppi.
Abbastanza rustica.
Gli esemplari più vecchi co-
nosciuti non superano i 250-
300 anni di età.

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Abies pinsapo
Araucaria araucana
GIMNOSPERME

(Molina) K. Koch
Distribuzione e ambiente Frutti. Strobili legnosi, ovoidi,
CARATTERISTICHE Originaria del Cile e dell’Ar- con un diametro di 15-20 cm.
NOME COMUNE
gentina dove vive anche a Maturano in due anni; il loro
ARAUCARIA notevoli altitudini. colore è prima verde, poi bru-
FAMIGLIA no. Alla base di ogni scaglia
ARAUCARIACEE Descrizione c’è un grosso seme. Gli strobi-
ORIGINI Portamento. Albero alto fi- li maturi si disgregano libe-
SPECIE ESOTICA rando i semi. Fuori dalle loro
no a 40-50 m nei paesi d’ori-
gine (in Europa non supera i terre d’origine, la fruttifica-
OLTRE
20 m). Il tronco è dritto, i ra- zione è poco usuale.
2.000
mi verticillati e suborizzon-
1.500
tali. Possiede una chioma a Corteccia. Di colore grigio e
1.000
cupola. Spesso i rami inferio- aspetto rugoso, è segnata da
500
ri cadono e lasciano il fusto anelli orizzontali lasciati dai
0
spoglio. rami vecchi già caduti.

Foglie. Persistenti, alterne, Particolarità


pungenti. Hanno forma trian- Divenne nota in Europa nel
golare e sono squamiformi, XVII secolo grazie agli Spa-
acuminate e lunghe 3-5 cm. gnoli che incaricarono di tro-
Sono disposte a spirale tutte vare un albero in America con
intorno al ramo, in modo da legno resistente, utile per la
nasconderlo completamente. costruzione e la riparazione
Entrambe le pagine hanno delle navi. Attualmente si usa
colore verde cupo. solo a scopo ornamentale
perché il legno degli esempla-
Fiori. Dioici; i maschili sono ri coltivati in Europa risulta
raggruppati in coni ovali, troppo nodoso. Cresce bene
terminali, disposti ad angolo in tutti i terreni tranne quelli
ottuso. Quelli femminili sono calcarei; tollera l’inquina-
sferici, solitari, eretti e verdi. mento ma necessita di molta
Compaiono in luglio. La fe- umidità. Ha crescita lenta e
condazione è possibile solo modesta longevità nei nostri
se i due alberi, maschio e climi (100-200 anni), notevo-
femmina, sono sufficiente- le invece nei luoghi di origine
mente vicini. (spesso oltre i 700 anni).

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Araucaria araucana
Cedrus atlantica Manetti
GIMNOSPERME

Distribuzione e ambiente poi grigio verdastro. Matu-


CARATTERISTICHE Originario della catena rano in 2 anni; successiva-
NOME COMUNE
dell’Atlante (Marocco, Alge- mente le squame della pigna
CEDRO DELL’ATLANTE ria), dove vive attorno ai si disarticolano e cadono per
FAMIGLIA 1000 m di altitudine. liberare i semi alati, lascian-
PINACEE do sul ramo l’asse del cono
ORIGINI Descrizione (rachide).
SPECIE ESOTICA
Portamento. Albero di prima
grandezza, alto sino a 40 m. Corteccia. È fessurata e di
OLTRE
Il tronco è eretto, ramoso fin colore grigio scuro.
2.000
dal basso, con rami ascen-
1.500
denti. La chioma è densa e Particolarità
1.000
conserva la forma piramidale Fu introdotto in Europa nel
500
anche negli individui più 1842 e si è affermato larga-
0
vecchi. L’apice è eretto. mente come pianta orna-
mentale e più limitatamente
Foglie. Persistenti, aghifor- come essenza forestale. Le
mi, lineari, di colore verde sue varietà selvatiche, però,
scuro o glauco, lunghe da 2 a sono troppo imponenti e
3 cm. Crescono solitarie sui poco adatte anche per i par-
germogli dell’anno in corso e chi. Più frequente è la varie-
a rosette di 40 sui rami degli tà glauca, più elegante, ca-
anni precedenti. ratterizzata dal fogliame
verde-bluastro. Il legno, il
Fiori. La pianta è monoica. I più pregiato fra i cedri, è
fiori maschili sono raccolti in bruno, molto odoroso ed è
spighe erette e liberano no- durevole e anche resistente
tevoli quantità di polline agli agenti atmosferici. Co-
giallo in autunno. Quelli me per le altre due specie di
femminili, cilindrici, sono cedro (C. deodara e C. libani)
verdi e più piccoli. risulta a volte difficile la
determinazione specifica
Frutti. Coni eretti, ovoidali, nei parchi, in quanto gli
con apice concavo, del dia- esemplari coltivati sono
metro di circa 8 cm. Sono di spesso delle cultivar. Vive
colore dapprima porpora, più di 500 anni.

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Cedrus atlantica
Cedrus deodara G. Don
GIMNOSPERME

Distribuzione e ambiente colore violaceo, poi bruno-


CARATTERISTICHE Originario della regione occi- verdastri. Maturano in 2 an-
NOME COMUNE
dentale himalayana, dove ni; successivamente le squa-
CEDRO DELL’HIMALAYA vive tra i 1000 e i 2800 m. me, a dorso liscio, della “pi-
FAMIGLIA gna” si disarticolano e cado-
PINACEE Descrizione no per liberare i semi; sul ra-
ORIGINI Portamento. Albero di prima mo rimane l’asse del cono
SPECIE ESOTICA (rachide). Di solito i frutti
grandezza, raggiunge infatti
i 50 m di altezza. La chioma è non compaiono su esemplari
OLTRE
piramidale e diviene pro- al di sotto dei 40-50 anni.
2.000
gressivamente irregolare in-
1.500
vecchiando, con apice tipica- Corteccia. Presenta strette
1.000
mente ricadente. Si può di- fessure e ha colore nerastro.
500
stinguere dagli altri cedri per
0
i rami penduli. Particolarità
Il nome della specie deriva
Foglie. Persistenti, aghifor- dal sanscrito devadara che
mi, di colore verde scuro. significa “albero degli dei” per
Crescono solitarie sui ger- l’incorruttibilità del suo legno
mogli dell’anno in corso e a e per l’uso che se ne faceva
rosette sui rami degli anni nella costruzione di oggetti
precedenti. Sono lunghe e sacri. Questa specie fu intro-
molli (carattere distintivo). dotta in Europa nel 1822.
Grazie alla sua resistenza al
Fiori. È una pianta monoica. passare del tempo il suo le-
I fiori maschili sono eretti e gno è stato usato in Asia per
liberano grandi quantità di costruire templi e scolpire
polline giallo in autunno, idoli e oggetti sacri. In India è
mentre quelli femminili sono un simbolo di fertilità e dure-
verdi e più piccoli. Sono più volezza. Queste caratteristi-
radi rispetto a quelli degli che, comunque, sono comuni
altri cedri. anche agli altri cedri. Ciò
portò nei secoli a definire
Frutti. Coni eretti, ovoidali, come “digna cedro”, ogni co-
mai incavati all’apice, di circa sa meritevole di essere im-
7-10 cm; dapprima sono di mortalata. Pur possedendo

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