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Chi dugnu chi sugnu!

Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 5 - (Settembre - Ottobre) 2009 Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756
Se la libert significa qualcosa, allora significa il diritto di dire alla gente cose che non vogliono sentire...
[ George Orwell ]

VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT

Memento al Ministro-Presidente dello Stato Regionale di Sicilia

ROCOURT (LIEGI) ABBRACCIA LALTRA SICILIA

Ecco come Ficarra e Picone intendono il fatto di essere siciliani... Pagina 2 Nascita, metamorfosi e morte della Corona di Sicilia Pagine 3, 4 & 5
Tentano sempre di azzerare il nostro Statuto? Generalizziamo la questione ai fratelli del "Sud"
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2 Ecco come Ficarra e Picone intendono il fatto di essere siciliani...


Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano Picone: Io mi vergogno di essere siciliano Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch Europa, Africa, Occidente, Oriente. proprio la posizione che comoda Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch siamo nati. comodi! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch questo mare, queste spiagge questo sole Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch a parte questo mare, a parte queste spiagge e a parte questo sole (nulla!) Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch da noi nata la civilt! Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch da noi nato Emilio Fede! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch almeno Castelli nato altrove Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch almeno altrove... hanno qualcuno che li difende.. Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch arabi, francesi, spagnoli, borboni abbiamo resistito a pi di mille invasioni Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch va bene le invasioni ma dare 61 deputati su 61 a Forza Italia non ci avrebbero sperato neanche i Borboni! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch ci adattiamo a qualunque cosa Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch ci accontentiamo di qualunque cosa! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch aspetta. calma..ma che fretta c?? Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch aspetta, calma, ma che fretta c Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch guardo il nostro cielo e penso che ha ispirato mille poeti Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch guardo il rubinetto secco e mi sovvien leterno! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch di qualsiasi cosa ne cogliamo sempre laspetto comico Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch non prendiamo niente sul serio Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano quando vedo per la mia citt carovane di turisti quasi sempre tedeschi in pantaloncini corti a dicembre e dico: ma questi ad agosto come verranno?! Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch... ancora oggi sento dire: lascia perdere, sempre stato cosma chi te lo fa fare Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch siamo ottimisti! Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch... rispetto allEuropa anche a voler essere ottimisti siamo 20 anni indietro! Ficarra: Io sono fiero... perch se Dio vuole tra 20 anni li raggiungiamo! Picone: Io mi vergogno... perch nessuno si indigna pi per una PalermoMessina iniziata 40 anni fa e mai finita Ficarra: Io sono fiero perch pur di lavorare onestamente... ci facciamo ancora 3000 km! Picone: Io mi vergogno perch ancora oggi sento dire: Ai tempi della Democrazia Cristiana... mangiavano ma facevano mangiare.. Ficarra: Io sono fiero perch da noi la Famiglia ha ancora un sensoalle volte due Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch se mi capita di essere chiamato mafioso... a Milano internamente mi scatta una sensazione di potere Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch Falcone, Borsellino, Padre Puglisi sono siciliani Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch Falcone, Borsellino, Padre Puglisi ERANO siciliani! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch Libero Grassine era fiero... Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch internamente penso che Libero Grassi se l cercata! Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch mi sento di appartenere a qualcosa di grande Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch ci mancher sempre qualche cosa per diventare grandi Ficarra: Io sono fiero di essere siciliano perch la cosa pi bella che mi ha lasciato mio padre Picone: Io mi vergogno di essere siciliano perch lunico modo per farmi sentire Ficarra: Io sono fiero di averla lasciata questa Sicilia cos un giorno potr dire ai miei figli: Lo vedi che cosa ti ho risparmiato???. Picone: Io invece non la voglio lasciare questa Sicilianon la voglio lasciare cos perch VOGLIO VINCERE!

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Nascita, metamorfosi e morte della Corona di Sicilia (2)


Nasce il Regno di Trinacria
onstatato sul campo un equilibrio militare, la nuova situazione verr consolidata in diritto con la Pace di Caltabellotta stipulata nel 1302, e poi con quella di Catania firmata tra il duca Giovanni dAragona quale tutore di Ludovico di Sicilia, e la regina Giovanna dAngi, l8 novembre del 1347, nel castello Ursino. I Re Angioini conservano il titolo di Re di Sicilia (citra), mentre gli Aragonesi assumono appunto la denominazione di Re di Trinacria (o Sicilia ultra). Paradossalmente in questo periodo il Regno di Sicilia non comprende lIsola da cui trae nome e origine: una metamorfosi reversibile, come vedremo. NellIsola nasce quindi in questo momento un nuovo Stato, una nuova dinastia e un nuovo Regno i cui confini questa volta corrispondono a quelli geografici dellIsola. La legittimazione della creazione del nuovo Regno di Sicilia, avviene con lassenso determinante ed essenziale del Papa, che lunico soggetto titolato a costituire la nuova corona dellisola e ribadiamo, solo di questa. La volont della Santa Sede era stata infatti chiaramente espressa e linsistenza sul fatto che gli aragonesi assumessero il titolo di re di Trinacria (e non di Sicilia ultra), non lascia dubbi circa leffettiva volont di creare un regno ex novo. Dallantico regno normanno, prendono vita due nuovi soggetti giuridici ed istituzionali, due Stati, dei quali paradossalmente quello angioino che legittimamente conserva il nome di Sicilia, non comprende pi lIsola. Come sopra accennato, gli aragonesi, anche alla luce della chiara posizione delineata dalla Santa Sede, avrebbero dovuto assumere il titolo di Re di Trinacria. Ma di fatto essi negli atti ufficiali continuarono a dichiararsi non solo Rex Siciliae (e non re di Trinacria, come giuridicamente stabilito) ma anche duchi di Puglia e principi di Capua. Di contro a Napoli Carlo II dAngi, continuava ad aggiungere ai titoli posseduti, anche quello di Rex Siciliae. Sullo sfondo di questa guerra dei titoli, vi era il fatto, pi o meno apertamente dichiarato, che entrambe le Corone continuavano a rivendicare comunque lantico titolo di re di Sicilia (insulare e peninsulare o di re delle due Sicilie). Quale dei due regni debba essere poi considerato lerede del regno normanno, questione complessa e che in questa sede non affronteremo perch estranea al nostro obiettivo. Ma certo che giuridicamente e istituzionalmente, da questo momento, lindicazione Regno delle due Sicilie sar utilizzata impropriamente (fino al 1816), perch i Regni in realt sono diventati indiscutibilmente due. Nel tempo lutilizzo di questa formula assumer un provvisorio significato reale, quanto equivoco, solo in quei momenti in cui i due Regni si troveranno incidentalmente uniti sotto lo stesso Monarca, pur sempre mantenendo la loro singolarit, puntualmente ripristinata. Dal 1282 e fino al 1442, la situazione dinastica della corona dellIsola di Sicilia, la seguente: Re di Sicilia (Isola) Aragonesi (meglio di Trinacria) Pietro I di Sicilia (III dAragona) 1282 1285; Giacomo I (il Giusto) 1285 1295; Federico II (III per parte di madre discendente Hohenstaufen) 1296 1337; Pietro II 1337 1341; Ludovico il fanciullo (impropriamente detto Luigi di Sicilia) 1341 1355; Federico III dAragona (o IV) 1355 1377; Maria 1377 1401; Martino I (il giovane) 1392 1409; Martino II (il vecchio padre di Martino I) 1409 1410. Martino II muore senza eredi legittimi diretti. Reggenza di Bianca di Navarra 1410 1411; Alfonso il Magnanimo 1416 1458.

Unioni e separazioni dei due regni di Sicilia


lfonso il Magnanimo, Re di Sicilia insulare, conquista militarmente il Regno Angioino di Napoli ed unifica nella sua Persona il Regno: Rex utriusque Siciliae. In questo modo si alimenta ancora lequivoca entit del non esistente regno delle due Sicilie, perch ancora una volta i due regni di Sicilia appaiono uniti in un solo Regno, ma in realt ununione personale, che infatti da l a poco avr fine. Alfonso non fonda un nuovo regno ed infatti per unificare le corone e dare fondamento giuridico dinastico al suo Regno unito, pone in essere uno stratagemma: si fa adottare dalla Regina Giovanna II di Napoli, e questo atto conferma inequivocabilmente che si tratta di una unione personale. Coerentemente a quanto sopra, nello stemma del Regno vengono mantenute contemporaneamente le insegne degli Aragonesi e degli Angioini. Nei periodi di Regno unito, permane sempre una nettissima distinzione tra i due regni: dinastica, territoriale, amministrativa ed istituzionale: fuori discussione che tutti i monarchi che si sono dichiarati Rex utriusque Siciliane intendevano definirsi re della Sicilia di Napoli e della Sicilia di Palermo (ex Trinacria), non certo di una inesistente regione geografica denominata due Sicilie o di un altrettanto inesistente regno dallo stesso nome. La conferma di quanto sopra affermato la ritroviamo alla morte di Alfonso nel 1458, quando per testamento lascia, Napoli e la corona Angioina al suo figlio naturale, mentre la corona di Aragona e la Sicilia vanno al fratello. I Regni, ormai esattamente identificati e passati ora ambedue sotto il controllo della dinastia Aragonese, si separano nuovamente

ALTERNATIVA SICILIANA AL SISTEMA


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dopo una breve parentesi. Sono titolari della corona dellIsola: Giovanni I 1458 1479; Ferdinando II dAragona il Cattolico 1479 1504. Questultimo nel 1504 spodesta il cugino Federico dal Trono di Napoli e riunifica temporaneamente, ancora una volta, le due corone di Palermo e Napoli. Ferdinando il Cattolico regner sulle due Sicilie (i due Regni di Sicilia), tenuti ancora una volta in unione personale, dal 1504 al 1516. 1655; Carlo II (Carlo III di Sicilia e Carlo V di Napoli) 1655 1700. Dinastia Borbone di Spagna - Re di Napoli e Re di Sicilia Filippo V 1700 1713 Dinastia Savoia - Re di Sicilia (solo Corona dellIsola) Vittorio Amedeo II 1713 1720 Dinastia degli Asburgo dAustria - Re di Napoli e Re di Sicilia Carlo VI, 1713 1734 (dal 1720 anche Re di Sicilia Isola dopo che i Savoia avevano fatto il cambio, lasciando la Sicilia agli Asburgo e prendendo la Sardegna). Dinastia dei Borboni Re di Napoli e Re di Sicilia Carlo (VII) 1734 - 1759; Ferdinando IV di Napoli e III di Sicilia 1759 1815.

Soppressione dellantico regno normanno di Sicilia continentale: i Vicere

n seguito agli eventi bellici che interessarono tutta lItalia, la Francia e la Spagna, l'11 novembre del 1500 lantico titolo di rex Siciliae (intendendosi quello ex normanno ed ex angioino e non gi quello relativo alla corona dellIsola, ex Trinacria, che si perpetua) viene dichiarato formalmente decaduto dal papa Alessandro VI e unito alla corona d'Aragona dando luogo al Regno di Napoli. Siamo cos arrivati al periodo spagnolo: i due Regni di Napoli e di Sicilia continuano a sussistere nelle loro singolarit istituzionali, bench associati alla stessa corona. Infatti essi sono in questa fase uniti a corone e dinastie continentali, che spesso con equivoca dizione, anche in atti ufficiali, si proclamano Re del Regno delle due Sicilie, piuttosto che Re dei due Regni di Sicilia (o meglio di Sicilia e Napoli). Nel periodo spagnolo, lamministrazione dei due Regni e le rappresentanza della corona, viene affidata a Vicer diversi con sede a Napoli e Palermo. In questa fase i regnanti aggiungono al loro nome proprio dinastico principale, i due numeri dinastici di competenza per i due diversi Regni di Napoli e di Sicilia, che essi detengono in unione personale. La conservazione degli ordinali dinastici diversificati per Napoli e Palermo, comprova la permanenza di diritto delle due Corone, seppur di fatto tenute da un'unica dinastia. Ancora nel 1655, Carlo II di Spagna non omette di evidenziare tra i suoi titoli, di essere anche Carlo III di Sicilia e Carlo V di Napoli. Ulteriore conferma della continuit della Corona siciliana nel periodo vice regio spagnolo, si trova nella circostanza che con la pace di Utrecht del 1713, lIsola con titolo e dignit di Regno, venne assegnata a Vittorio Amedeo II di Savoia, quale compenso per la sua partecipazione al grande conflitto europeo, innescato dalla problematica successione al trono di Spagna. Ripercorriamo la successione al trono delle due Corone, con lavvertenza che la numerazione dei sovrani, fa riferimento a quella propria principale del Casato di appartenenza: indichiamo tra parentesi quella specifica e diversificata, siciliana e napoletana, fatto che rappresenta, come detto, la comprova della persistenza, di diritto, dei due distinti Regni. Dinastia Asburgo di Spagna - Re di Napoli e Re di Sicilia Carlo I (titolato anche Carlo II di Sicilia e Carlo IV di Napoli) 1516 - 1554; Filippo II (titolato anche Filippo I di Sicilia e Napoli) 1554 - 1598; Filippo III (titolato anche Filippo II di Sicilia e Napoli) 1598 - 1621; Filippo IV (titolato anche Filippo III di Sicilia e Napoli) 1621

L'epopea napoleonica
arentesi napoleonica. Nel 1808 Gioacchino Murat, nonostante lIsola fosse di fatto sotto il governo Borbone, fu incoronato da Napoleone col nome di Gioacchino Napoleone, re delle Due Sicilie, riesumando un titolo non rispondente ad alcuna realt geopolitica. Infatti Ferdinando che aveva perso il Regno di Napoli occupato dai napoleonici, si era rifugiato in Sicilia, a Palermo, dove regna fino al Congresso di Vienna.

Il Congresso di Vienna e la Restaurazione


on la restaurazione europea decretata dal Congresso di Vienna nel 1815, a Ferdinando vengono confermati e riconsegnati i due Regni di Napoli e di Sicilia. La riconosciuta titolarit del diritto ereditario sulle due Corone, sancita dagli atti congressuali, da occasione al Monarca Borbone di unificare i due Regni (anche per prevenire eventuali rivendicazioni sullIsola). Ferdinando torna dunque a Napoli e con la Legge dell8 Dicembre 1816 unifica i regni con la nuova e non pi equivoca denominazione di Regno delle due Sicilie: un nuovo originale Regno con un diverso ordinamento istituzionale, il cui nome assume ora un diverso significato. La lettura dei primi articoli del Decreto illuminante ed elimina ogni residuo dubbio, sul vero significato attribuito anteriormente al 1816 alla dicitura regno delle due Sicilie, invero utilizzato al posto dellesatto dei due regni di Sicilia. Infatti noteremo nel testo che Ferdinando in intestazione si proclama re delle due Sicilie, afferma immediatamente sotto, di essere stato riconosciuto dal congresso re del regno delle due Sicilie e subito dopo, unifica tutti i possedimenti col nome di Regno delle due Sicilie. Questo il testo: Ferdinando IV, per la grazia di Dio re delle Due Sicilie, di Gerusalemme, etc. Il congresso di Vienna nellatto solenne a cui deve lEuropa il ristabilimento della giustizia e della pace, confermando la legittimit dei diritti della corona, ha riconosciuto noi ed

ORGOGLIOSI DI ESSERE SICILIANI


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i nostri eredi, Re del regno delle due Sicilie. Ratificato tale atto da tutte le Potenze, volendo noi per quanto ci riguarda mandarlo pienamente ad effetto, abbiamo determinato di ordinare e costituire per legge stabile e perpetua, dei nostri Stati, le disposizioni seguenti: Art. 1 Tutti i nostri domini, al di qua e al di la del faro, costituiranno il Regno delle Due Sicilie. Art. 2 Il titolo che Noi assumiamo fin dal momento della pubblicazione della presente legge il seguente: Ferdinando I, per la Grazia di Dio Re del regno delle Due Sicilie, di Gerusalemme, etc etc.

IL COMMENTO

ezzo impareggiabile, da insegnare nelle scuole, complimenti all'autore. Al quale perdoniamo qualche piccola inesattezza secondaria. Da vero pedante mi permetto di segnalarle, sapendo che la tesi sostenuta nell'articolo solida anche senza queste pignolerie.

Il nuovo Regno delle Due Sicilie

asce giuridicamente e istituzionalmente, un nuovo Regno con una nuova Dinastia, che ricostituisce da un punto di vista territoriale, dopo sette Secoli, quello che fu il Regno Normanno di Sicilia, ma del quale sopprime le Istituzioni e la sovranit. Per sottolineare la diversit giuridica e loriginalit del nuovo Regno nei confronti del Regno di Sicilia, il Sovrano che per ordine dinastico IV di Napoli e III di Sicilia, fonda una nuova dinasta ed assume appunto il titolo di Ferdinando I, Re del Regno delle due Sicilie, sul quale regner fino alla sua morte nel 1825. Conseguenza diretta e simbolo stesso della soppressione dellantico Regno di Sicilia, fu labolizione della Costituzione promulgata nel 1812 dallo stesso Ferdinando a Palermo, e sopratutto labolizione del Parlamento Siciliano, simbolo della secolare indipendenza politica e amministrativa e della singolarit istituzionale dellIsola. Nel 1816, con la fine del Regno di Sicilia, Palermo perde tutte le sedi amministrative centrali, tutte le sue prerogative di Capitale di un Regno, anche se lautonomia amministrativa dellIsola e la sua specificit storica permane e non verr mai meno, come testimonia la sussistenza di ministero per gli affari di Sicilia, una diversa moneta, alcune Luogotenenze reali, un sistema metrico e di misura diverso, unamministrazione postale separata. Il Regno delle due Sicilie che si realizza nel 1816, non pu essere considerato giuridicamente e storicamente, la continuazione del regno di Sicilia a causa della soppressione dei suoi elementi giuridici distintivi e peculiari, primo fra tutti lantico Parlamento dellIsola. Dopo sette Secoli, con la legge del 1816 viene dunque soppressa la Corona di Sicilia che cinse il capo di Ruggero II. ( 2. Fine )

1- L'appartenenza amministrativa della Calabria al "Regno di Sicilia di Napoli" anzich a quello "di Trinacria" pi tarda di quanto si dice nell'articolo. Risale solo al 1302, al Trattato di Caltabellotta che poneva fine alla Guerra del Vespro. Sotto gli Altavilla e gli Hohenstaufen essa era legata amministrativamente al Regno di Sicilia in senso stretto e non alle corone "annesse" del Ducato di Puglia e del Principato di Capua (queste due rapidamente unificate amministrativamente nonostante la duplicit del titolo all'estinguersi della dinastia normanna capuana dei Drengot, gi sotto Ruggero II). Agli albori (Roberto il Guiscardo e il fratello Ruggero I) la questione pi complicata e confusa ma non voglio qui tediare i lettori. 2- Il "Parlamento" del 1097 (Mazara) non era altro che un'assemblea di Conti (comites) come quelle che i sovrani normanni e vichinghi erano soliti tenere in Scandinavia, Inghilterra, Normandia, Islanda. Il vero Parlamento (il pi grande dono della Sicilia al diritto pubblico ed alla costruzione dello Stato moderno) quello di Palermo del 1130, 60 anni prima circa di quanto avvenne in Inghilterra, la "cugina" normanna d'Oltremanica con Giovanni Senza Terra, quando Ruggero II invit a "discutere" la questione della trasformazione in Regno della Gran Contea anche i rappresentanti delle citt demaniali. Con questo atto si crea il Parlamento in senso moderno, le cui funzioni legislative e finanziarie saranno rafforzate da Federico II. Ma solo con la Rivoluzione del Vespro (meglio non dire "Vespri", quella solo l'opera di Giuseppe Verdi) che la Sicilia diventa la prima monarchia costituzionale del mondo in senso proprio. Il re non pu pi approvare "donativi" o "bilanci" dello stato senza il parere parlamentare, non pu pi assumersi unilateralmente decisioni di politica estera (ma questa prerogativa sar perduta dal secondo Quattrocento), associa definitivamente il Parlamento nella funzione legislativa (con le Costituzioni, di proposta governativa, tipo decreto legge, o con i Capitoli, di iniziativa parlamentare e ratifica regia) lasciandosi solo una potest legislativa secondaria (le Prammatiche, simili ai moderni regolamenti e decreti attuativi di leggi); peraltro, quando sotto il Regno di Giovanni d'Aragona l'unione personale con l'Aragona fu resa "perpetua", con la conseguente rinuncia della Sicilia alla piena sovranit in politica estera, in cambio il re concesse l'istituto del "Vicer proprietario" che non aveva pi bisogno di consultarsi con il re su ogni questione, e con l'obbligo (per questi ma non per il re che per non interveniva mai) di sottoporre ad approvazione parlamentare persino le Prammatiche. Siamo praticamente alla fiducia parlamentare. 3- L'articolazione del Parlamento in 3 camere o Bracci tarda, non prima della dinastia Aragona, su imitazione delle Cortes spagnole o, indirettamente, degli Stati generali francesi. Ma anche allora il Braccio Ecclesiastico non rappresentava il Clero in quanto tale ma i Comuni infeudati a principi ecclesiastici (vescovi o abati), cos come il Braccio Militare rappresentava i Comuni infeudati a principi laici e quello Demaniale i liberi comuni (organizzati come piccole repubbliche, ciascuno con un proprio statuto o costituzione). Di fatto il Parlamento siciliano era la camera dei rappresentanti di una grande confederazione di stati, dove ogni comune, repubblicano o baronale, era considerato un vero e proprio stato a s, persino con la propria amministrazione della giustizia di primo grado e la propria polizia. 4- L'attestazione di Carlo d'Angi come "rex utriusque siciliae" confesso di non averla mai letta da nessuna parte, forse sbaglio io. Ho sempre letto che Carlo si sia fatto incoronare a Roma (rompendo la continuit con il passato, sia per la corona utilizzata, sia per la sede, sia per la mancanza di ratifica parlamentare) soltanto e

Giuseppe Di Bella

In Sicilia non importa far male o far bene: il peccato che noi siciliani non perdoniamo mai semplicemente quello di fare... [Giuseppe Tomasi di Lampedusa]

APPLICAZIONE INTEGRALE DELLO STATUTO D'AUTONOMIA


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semplicemente Re di Sicilia. I "due regni di Sicilia" sono semplicemente - credo - conseguenza del Vespro e del fatto che per 150 anni circa due dinastie (a Napoli e in Sicilia) rivendicavano lottando lo stesso titolo e quando, con l'appoggio dei Siciliani, Alfonso conquist il Meridione, mantenne questo stato di fatto, lasciando in vita "due" regni di Sicilia e non "un" regno fantomatico delle due sicilie. Il titolo rex utriusque siciliae sempre stato tradotto, re dei due regni di Sicilia e non re delle due Sicilie. 5- Il regno di Trinacria fu in realt una creatura effimera: dur solo dal trattato di Caltabellotta (1302) a quando, pochi anni dopo, Federico III unilateralmente lo ruppe, associando il figlio Pietro al trono (ci che non avrebbe potuto fare secondo il trattato) e riprendendo sic et simpliciter il titolo di "Re di Sicilia", causando sconcerto a Napoli che credeva di aver domato l'isola ribelle. 6- L'apostolica legaza era solo relativa all'isola di Sicilia e mai al Continente, anche al tempo dei Normanni. Cos la teorica dipendenza feudale della Sicilia dal Papa riguardava solo il Continente e mai la Sicilia, anche al tempo dei Normanni. La Sicilia ebbe la sua chiesa autocefala, all'orientale, sino al 1870 (legge delle guarentigie) e la componente bizantina si ridusse ai soli siculo-albanesi soltanto sul finire del XIX quando la diocesi basiliana di Messina fu definitivamente assorbita da quella latina lasciando all'arcivescovo dello Stretto il titolo onorifico di Archimandrita (che mantiene ancora, fossile di un'epoca in cui tutta la chiesa siciliana era di rito greco). Sui tempi pi recenti tutto impeccabile. Ed alla base della irrisolta e contemporanea "Questione Siciliana" che ha portato allo Statuto speciale ed oltre. Ma su questo ci vorrebbe un altro articolo, per dimostrare che il "passato non passa" e che finch l'illegalit costituzionale non sar ripristinata in Sicilia tanti discorsi non si leveranno facilmente. Il mito antistorico del Regno delle Due Sicilie che sarebbe pi antico del 1816 non sostenuto da nessuno storico serio ma solo dai circoli neoborbonici per portare acqua al loro mulino. Con tutta la simpatia per le loro buone intenzioni, va detto che quel Regno fu qualcosa di fragile, strutturalmente instabile, poliziesco e drammatico, e che fece una fine ingloriosa, rimpiangibile solo per le tremende spoliazioni del Mezzogiorno che seguirono la cosiddetta Unit d'Italia. Dovrebbero fare come quei Toscani che ricordano con nostalgia le grandezze del Granducato ma generalmente riconoscono la pochezza degli ultimi sovrani austriacanti e delegittimati. Semmai vero il contrario. E cio che in 54 anni le Due Sicilie non riuscirono mai a unificare i due vecchi regni, cugini ma divaricati da secoli: permasero ore legali diverse, dogane allo Stretto, unit di conto diverse (ma in parit fissa), leggi diverse (i siciliani non facevano, ad esempio, il servizio militare), sistemi metrici diversi, persino carte da gioco leggermente diverse (fino ad oggi) e diverse formule di cortesia (Vossa vs. Voi). Non me ne voglia, Di Bella, per quel che mi sono permesso di aggiungere. Il pezzo mi piaciuto davvero ed ho grande stima di Lei. Massimo Costa

LAngolo della Poesia

U Sceccu Liuni
Una delle pi belle poesie satiriche da me lette, essa stata scritta tantissimi anni f, mi fu raccontata per la prima volta da mia nonna, da poco ho trovato il testo, essa rispecchia ancora oggi la realt...... purtroppo. Ogni riferimento puramente casuale...

Ci f na vota nu sceccu patintatu chi si vistiu ca peddi dun liuni; essennu senza Re lu vicinatu, furmatu in privalenza di minchiuni pigghiatilu pi liuni veramenti, 'ddu sceccu vinni fattu Prisidenti. L'accordi e i 'so prumissi in virit non foru esagirati: un minimu i riformi,... chiddi stissi da tantu e tantu tempu suspirati, e ripulisti stabileru i patti di zicchi, di pidocchi e di mignatti.Passava u tempu e 'i tuttu si parrava forch di ripulisti e di riformi; u Sigritariu a cu ci dumandava ci rispundia: "U Prisidenti dormi,... ma quannu dormi dici chi rifletti e chi l'impegnu massimu ci metti". Intastumentri i 'nzicchi e li mignatti,in locu di vidirisi distrutti, ricunfirmati aviunu i cuntratti e serunu 'ngrassati com'i butti, e tunni comu e testi di finocchi erunu divintati li pidocchi.Ora, siccomu in menz'a l'animali sirpuliava un certu malcuntentu, in vista d'un sicuru timpurali, u Prisidenti, sceccu pi talentu, pinz di convucari l'assimblea a scopu di calmari la platea. Ci annarunu tutti all'ura cunvinuta, comu 'dda vota mai puntualmenti, e dichiarata aperta la siduta fu data la parola o' Prisidenti 'u quali, non putennusi scansari, pi fozza s'appi a mettiri a ... ragghiari. Vi lassu 'mmagginari 'a maravigghia e lu stupuri 'i tutta l'adunanza! Finu a siduta a parapigghia e cu risati a torciri la panza: "O chi liuni, chi liuni raru, chi ruggi comu ragghia lu sumaru!" ' U jornu appressu 'u jaddu cantaturi ogni 'nimali riun a cuncertu vulennu dichiarari all'impusturi guerra senza quatteri in campu apertu; ma p principiu di dimucrazia ognunu dissi comu la sintia: "Stu sceccu ci ha cos murtificati, -prutist sdignatissimu u cavadduchi sunnu nenti un fraccu di nirbati...pirch e nirbati ci avi fattu u caddu!..." "Binissimu!...- ntirvinni u jattupardu- si lu vuliti j lu vaiu e cardu!" "Pi quantu virgugnusa e l'impustura - s'arz a parrari 'u boi sulennimenti basta chi ci livamu 'a manciatura;... peggiu cundanna non ci nne qualmenti"... Ma ci rumpiu u filu la curnacchia: "Chi forsi la voi tu 'sta bedda pacchia?"... Vinni di poi lu turnu d'u maiali : "I chi v'ha diri ?... 'Nn'aiu vistu porci.... ma no chu sta bisazza di vintrali chi digirisci puramenti i scorci; livamila di menzu sta carogna bona pa murtadella di Bulogna!" Invitatu a parrari, lu cunigghiu circ di spiccicari ddu paroli: "Rispunsabilit io non mi nni pigghiu... ancora Prisidenti... e s'iddu voli p fari cacchi mali... e megghiu sia andarci chianu... cu diplomazia..." Chi chianu e chianu- u Cirru suta 'n pizzu- ci manca sulu i dumannarci scusa!... Inveci di sistimarici u capizzu a 'sta cusazza inutili e rugnusa, chu sti raggiunamenti a zicchi-zacchi cc non ci resta chi calari i brachi. I pulici, li cimici e li bratti, fratirnamenti uniti in sindacatu: "Morti e' n'zicchi, e' pidocchi e a li mignatti !" si misiru a gridari a perdiciatu... U merru, risaputu ruffianu, si nni stetti a scutari di luntanu. P l'urtimu s'arz lu barbagianni, dicnu di 'ddu storicu cunvegnu: "Vui diti beni chi l'offisa e ranni ma vi cunsigghiu di frinari u sdegnu; p'a stissa siriit d'a nostra razza risparmiamu u ciatu ie la scumazza. Scippamuci 'dda peddi di liuni e, dopu, a stu gran pezzu di misseri 'mbracamulu cu tantu di barduni a traspurtari cfini ' fumeri...; Sintiti chi vi dici lu me beccu: - Chi si cunchiudi a fari guerra sceccu ?!..."
http://www.sammaccati.it/poesia.htm

AMA LA TUA TERRA !


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VERBA VOLANT, SCRIPTA MANENT (Les paroles s'envolent, les crits restent.)
La difficolt non sta nel credere nelle nuove idee, ma nel fuggire dalle vecchie [John Maynard Keynes]

Le appropriazioni indebite
Bruxelles, 30 agosto 2009 - Da qualche tempo, forse anche dettata dalle strategie che nascono dalle candidature alle prossime regionali, assistiamo ad una campagna identitaria da parte della Lega, campagna che diretta a tutto il Paese, quel paese che stato definito da qualcuno solamente unespressione geografica. Le proposte portate avanti da questo movimento non sono per una novit per quei siciliani che, attenti alla necessit di ribadire un'identit ben definita, come la nostra organizzazione o qualche movimento amico, da anni ripetono queste stesse proposte, tanto che ci viene da dire che il signor Bossi "scupriu l'acqua caudda". La differenza per sta nel fatto che la Lega, importante componente di governo, ha la possibilit, grazie al concorso della stampa e delle televisioni, di pubblicizzare le sue battaglie al paese intero. Certo questo per non pu costituire la scusa per chi fa finta di non sapere che la Sicilia, che ha un suo proprio statuto d'Autonomia ed un suo proprio governo, quelle stesse richieste, potrebbe avanzarle con maggiore rigore, e non soltanto per racimolare elemosine nazionali ma per consentire che i nostri sacrosanti diritti statutari vengano infine riconosciuti. Si tratta solamente di volont politica. LALTRA SICILIA, con una lettera indirizzata al neo-presidente Raffaele Lombardo intitolata: Memento al Ministro-Presidente dello Stato Regionale di Sicilia sottolineava tutte quelle stesse proposte che oggi la Lega porta avanti, e ricordava che la Sicilia nata come stato confederato allItalia, tanto che ci viene il dubbio che la Lega, come dichiarato da sempre dai suoi esponenti, stia tentando di appropriarsi delle conquiste pi significative del nostro Statuto. Questo d ancora pi forza alle noste battaglie. Un popolo che non conosce la sua storia - e malauguratamente il siciliano non sembra, oppure finge di non conoscerla - un popolo senza avvenire, pronto ad ascoltare ed applaudire quelle sirene di nuovi imbonitori, senza opporre invece la ragioni della sua propria storia. Per maggiore chiarezza, riproduciamo la lettera summenzionata, insieme ad altri articoli che riassumono le istanze di un popolo ancora una volta lusingato e destinato ad essere tradito da sempre nuovi padroni. LALTRA SICILIA - Antudo

s o tt er r an ea t r a v er i e f a l s i autonomisti... Noi de L'ALTRA SICILIA continuiamo ad essere osservatori indipendenti di tutto ci e invitiamo il Presidente a dare segnali forti che indichino che il consenso ricevuto non stato vano. Si cominci dai simboli: renda festivo o semi-festivo o solennit civile l'appuntamento annuale del 15 maggio, Festa dell'Autonomia, che noi da qualche anno abbiamo cercato di onorare nel boicottaggio generale; lo faccia per con sobriet, senza inutili vanaglorie o sprechi di denaro pubblico, ma con una mirata azione volta a far sentire, almeno una volta l'anno, ai Siciliani il ritrovato orgoglio di essere tali; faccia sventolare in ogni dove la nostra Bandiera Siciliana: il nostro vessillo ci abbracci in ogni dove come nelle altre nazioni "quasi-stato" europee: la Catalogna e la Scozia, tanto per fare esempi riconosciuti; se la Trinacria, nostro simbolo secolare, gi nella bandiera, adotti l'Aquila fridericiana, per secoli simbolo del Regno di Sicilia, coniato sino nelle monete, come nuovo stemma della Regione: la continuit col passato, con le nostre radici, il miglior viatico per avere un futuro. Si dir che queste ed altre iniziative identitarie (lo Statuto, la storia e la cultura, la lingua siciliana nelle scuole, oppure la riforma di una toponomastica sin troppo "coloniale") non portano moneta, non danno risposta immediata ai tanti drammi dei Siciliani. Non vero. Non vero perch l'identit rende una terra interessante e visitata dall'estero, e non vero perch il riscatto identitario non pregiudica l'azione in campo istituzionale, sociale, economico, e cos via. Possiamo darle un elenco di questioni in cui la seguiremo giorno per giorno? Dia in queste cose il segnale di un cambiamento: 0. Restituzione alla Sicilia della sua Alta Corte (la numeriamo "0" perch senza questo non si pu far nulla); 1. Applicazione integrale, passo dopo passo, dello Statuto; 2. "Uso" dello Statuto con riforme legislative in ogni campo della vita associata per creare una Sicilia moderna e forte; 3. Istituzione di un sistema tributario siciliano completamente autonomo da quello nazionale come consentito dallo Statuto per realizzare la migliore delle fiscalit di vantaggio; 4. Attribuzione alla Sicilia di tutti i benefici, proventi, tributi, derivanti dall'estrazione di idrocarburi, dalla loro raffinazione, e dalla produzione di energia elettrica con benefici tangibili ripartiti tra il settore pubblico, le imprese e le famiglie; 5. Politiche industriali che spezzino la spirale assistenziale, saltando le intermediazioni parassitarie continentali, con un aumento di profitto per le imprese isolane e la diminuzione del costo della vita per i consumatori siciliani;
Segue a pagina 14

Memento al Ministro-Presidente dello Stato Regionale di Sicilia


Bruxelles, 29 aprile 2008 - L'ALTRA SICILIA ricorda al neopresidente eletto con circa i due terzi dei suffragi dei siciliani che le promesse elettorali sono cambiali. Se le onorer sar per la Sicilia una nuova era e noi non mancheremo di ricrederci rispetto a precedenti posizioni critiche e di lottare per il bene comune della nostra Sicilia, sempre mantenendo, per, le distanze su posizioni inaccettabili come quella del "ponte" o su prassi inaccettabili come quella clientelare, che non gli certo esclusiva come vorrebbe far credere l'attacco mediatico concertato firmato Repubblica-La 7, ma che certo non appare nemmeno rinnegata del tutto. Grandi cose stanno succedendo in Sicilia: il Popolo si scolla sempre pi da questa classe politica, i partiti unionisti di sinistra si squagliano come neve al sole, nel centro-destra si combatte una lotta

ENERGIA, GAS E PETROLIO SICILIANI SONO NOSTRI!


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9 ROCOURT (LIEGI) ABBRACCIA LALTRA SICILIA


i tenuta dal 31 agosto al 5 settembre 2009, presso il Cora di Rocourt-Liegi, la settimana italiana organizzata da Lorenzo Ponzo, direttore di Radio Hit-alia. Questo un appuntamento ormai consolidato nel panorama delle manifestazioni che interessano le nostre comunit emigrate. Tra le iniziative che hanno fatto da cornice alla manifestazione, la mostra fotografica dei carretti sicilani, dove LALTRA SICILIA ha fatto gli onori di casa. LALTRA SICILIA esponeva, tra laltro, libri, riviste, il suo periodico LISOLA, ma anche oggetti tipici e bandiere, tra le quali quella del Regno di Sicilia e quella dellEVIS che hanno destato vivo interesse. Nellambito della distribuzione del questionario su Sicilia e Sicilianit, abbiamo incontrato tanti giovani entusiasti, tra i quali Vincenzo Iacono, un rappresentante dellUnione Sportiva Sicilia, con tanto di stemma raffigurante la Trinacria, simbolo di molte organizzazioni sportive siciliane che operano in Belgio. Ricatturare ldentit siciliana e richiamare lorgoglio dellappartenenza alla terra impareggiabile il compito che LALTRA SICILIA porta avanti ormai sin dalla sua costituzione.

La Sicilia ha bisogno di uomini forti di quella sicilianit a tal punto da stravolgere le regole del gioco, a tal punto da essere disposti a rinunciare o rinnegare i vecchi legami politici, ma soprattutto abbandonare quelle logiche del potere politico siciliano, ancora attuali, che certamente hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle cose. [fpc]

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10 Tentano sempre di azzerare il nostro Statuto? Generalizziamo la questione ai fratelli del "Sud"

rmai certo. Il federalismo sar una bufala per la Sicilia: niente applicazione del nostro Statuto (alla faccia della costituzione), niente Alta Corte, niente sconti energetici o proventi tributari su questi prodotti, niente di niente. Anzi, forse, persino la minaccia di toglierci il "pezzo di carta", una volta che ne chiediamo l'applicazione. Per il sud continentale poi si profila una vera e propria tragedia nazionale, l'ennesima, l'ultimo saccheggio. Chi li difender? Chi ci difender? Il PD, l'IDV? Non possono, hanno paura che una politica troppo meridionalistica faccia loro perdere voti al nord. Ma a noi non ce ne frega niente dei voti al nord! L'MPA chiede, va riconosciuto, anche con fermezza, che il federalismo sia al contempo non troppo sfavorevole al sud e rispettoso degli statuti speciali esistenti. Ma non lo ascoltano, non ne hanno bisogno:la ditta Berlusconi, Bossi e Tremonti va come un rullo compressore a colpi di fiducia, forte di un Parlamento fatto di camerieri e di veline, incapace di dire di no al "padrone" che li ha messi l, non scelti, in quanto individui, da nessuno! E che pu fare allora Lombardo? Impuntarsi, e nulla pi. Avr il coraggio di minacciare realmente ed eventualmente di mettere in atto una sua fuoriuscita dalla maggioranza se non gli concederanno neanche un minimo? Dovrebbe farlo, altrimenti finita. Gi stanno infatti progettando di farlo fuori dalle europee con lo sbarramento: anche se in Sicilia prendesse il 25 % non avrebbe ugualmente alcun diritto di tribuna (e dire che le liste autonomiste alle regionali hanno superato complessivamente il 22 %!). Questo governo, che si preoccupa (giustamente) del diritto di tribuna della Sardegna e che vuole sopprimere ogni residua rappresentanza al Parlamento Europeo di una nazione (la Sicilia) pi grande di met degli stati europei, non promette nulla di buono. E del resto lui, come noi, l'unico che pu fregarsene dei "voti al nord", della millantata "questione settentrionale". Se hanno gli attributi i settentrionali chiedano la secessione, o altrimenti stiano in Italia da persone civili. Nel primo caso non saremo certo noi Siciliani a trattenerli. Come fare, per, a conciliare la questione meridionale con la questione siciliana? Come fare a salvare le prerogative e l'identit della Sicilia senza restare isolati dagli stessi meridionali, risultando minima parte elettorale? Noi un suggerimento l'abbiamo, la carta vincente che risolve finalmente il dualismo italiano. Ne facciano gli autonomisti una bandiera! Escano allo scoperto i tanti pavidi ancora nascosti nei partiti nazionali. E sar la vittoria. Come? Semplicissimo: unire le 6 regioni meridionali continentali in un'unica "Macroregione" a statuto speciale CON L'IDENTICO STATUTO AUTONOMO DI CUI OGGI GODE LA SICILIA! Unica modifica potrebbe essere quella di unire la nostra e la loro "Alta Corte" in un'unica "Alta Corte delle Due Sicilie", con sede a Roma, a

tutela della nostra e della loro autonomia. Se vogliono unirsi a questa lotta di liberazione i Sardi, ben vengano, ovviamente mantenendo come noi siciliani, ma anche pi di noi, la loro autonomia e la loro specificit. In ogni caso mantenendo, come sempre stata viva aspirazione dei Siciliani, le due regioni-stato distinte, i due Popoli delle Due Sicilie marcerebbero ora loro come un rullo compressore lasciando le briciole a Berlusconi e Veltroni che invece dovrebbero rifugiarsi dai loro tanto amati elettori del centro-nord! Fratelli Napolitani, raccogliete questo nostro suggerimento! Studiate il nostro Statuto: sar la Vostra libert! Modifichiamo appena l'art.1 Statuto Speciale della REGIONE NAPOLITANA "I Comuni della Repubblica Italiana il cui territorio gi era ricompreso nella parte continentale del Regno delle Due Sicilie, ivi compresi Pontecorvo e Benevento, sono costituiti in regione autonoma... La citt di Napoli capoluogo della Regione...." e cos via, con una sola modifica in seguito per unificare le due "Alte Corti". Pensateci: avremo di nuovo Banco di Napoli e Banco di Sicilia rifondati che emetterano moneta pubblica e non soggetta a signoraggio (art. 40 statuto); avremo ciascuno un nostro ordinamento tributario sovrano (36); le imprese che avranno sede fuori dalla regione dovranno versare le imposte in base al reddito prodotto o ai consumi manifestati nella regione (37) e non in base alla sede legale; con la potest esclusiva nelle scuole elementari potremmo ricreare l'identit negata dei nostri popoli; tutte le funzioni statali nel territorio passerebbero alle regioni che diventerebbero cos semi-indipendenti e non continuiamo solo per brevit. E cos i "padagni" non rompono pi. Chiediamo solo ai cittadini dell'Aquila, di Campobasso, di Bari, di Potenza e di Catanzaro, di mettere da parte i campanilismi che servono solo al malgoverno italiano per mantenere inoffensivi e divisi i "meridionali". Le attuali province possono bene ereditare le funzioni amministrative delle regioni e trasformarsi in "liberi consorzi di comuni" come in Sicilia. Potrete proclamare lingua ufficiale, accanto all'Italiano, il Napoletano (parlato e compreso dappertutto, in diverse varianti, tranne in Calabria e in Salento, dove potreste/dovreste riconoscere il Siciliano nelle sue due varianti locali). L'Italia pu forse reprimere 5 milioni di Siciliani, ma non potr mai reprimerne 5 + 14 di DuoSiciliani. Se non avrete mire "imperialistiche" sulla Sicilia che come in altri tempi ci porterebbero alla rovina, nessuno potr fermarci. Noi non siamo poveri per natura, lo siamo perch depredati di tutto. Spezziamo insieme le catene del colonialismo italico. Viva la Sicilia! Viva la Napolitania! Viva le Due Sicilie!

L'ALTRA SICILIA - Antudo

UN SOLO INTERESSE:

LA SICILIA

PARRA SICILIANU UN T'AFFRUNTARI!


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STORIA
Alle radici della vocazione indipendentista dell'isola.

LETTERA APERTA AI DEPUTATI SICILIANI c.d. AUTONOMISTI


Bruxelles, 10 giugno 2006 - L'ALTRA SICILIA rileva che, stando alle pure denominazioni delle liste elettorali, il Parlamento Siciliano non ha mai avuto in tutta la sua storia un numero cos elevato di rappresentanti che si richiamano ai valori dell'autonomia. Noi riteniamo che questa "dizione" sia puramente nominale e lo dimostriamo sfidando tutti questi pseudo-autonomisti proprio sul terreno che a loro dovrebbe essere il pi congeniale: l'autonomia della Sicilia. 1. Considerato che la c.d. Devolution rende modificabile ad arbitrio del Governo centrale lo Statuto siciliano, dichiarato pattizio da una sentenza celeberrima dell'Alta Corte per la Regione Siciliana, e che perci illegittima nella parte che modifica i rapporti tra Sicilia ed Italia a tutto favore di quest'ultima, siete disposti a votare NO e ad impegnarvi per una seria campagna referendaria in tal senso? 2. Considerato che l'Italia ha unilateralmente sciolto l'organismo giurisdizionale terzo previsto dal nostro Statuto per dirimere i conflitti tra Italia e Sicilia (l'Alta Corte) e che quindi da mezzo secolo l'Italia occupa illegalmente la Sicilia in regime incostituzionale, siete disposti a portare avanti una battaglia legale, politica, culturale, che giunga sino alle corti di giustizia internazionali per ripristinare la legalit nella Nostra Terra? 3. Siete disposti ad impugnare quelle parti dei trattati europei e della normativa europea in cui lo Stato italiano ha contrattato anche per nostro conto, non avendone la facolt secondo il diritto costituzionale interno, per scavalcare ed annullare ogni nostra forma di autonomia? 4. Siete disposti a trasferire ogni amministrazione statale in Sicilia sotto il controllo regionale (o degli enti locali) come prevede lo Statuto? 5. Siete disposti a riprendervi quell'autonomia tributaria e di politica economica che poteva essere strumento di sviluppo e che invece suona come un'amara beffa contro tutti i Siciliani? 6. Siete disposti a regionalizzare gli interni, la polizia e in genere la tutela dell'ordine pubblico che, ad evidenza, in sessant'anni lo stato italiano non ha voluto o non ha saputo mantenere? 7. Siete disposti ad una politica culturale significativa a tutela della lingua, della cultura e dell'identit del Popolo Siciliano? 8. Siete disposti a riprendervi l'autonomia monetaria prevista dall'art. 40 per tutelare la competitivit ed il potere d'acquisto dei Siciliani? 9. Siete disposti a bloccare la costruzione del "ponte", mito speculativo improponibile per almeno otto validissime ragioni (infattibilit tecnica, effetto di spiazzamento su altri investimenti essenziali, mancato equilibrio finanziario, dannosit economica per la Sicilia, devastazione ambientale, assurdit logistica, infiltrazioni mafiose inevitabili, ma soprattutto alterazione dell'identit e della geo-politica siciliana)? 10. Siete disposti a regionalizzare tutte le aziende di servizi pubblici essenziali, a costruire o ricostruire un sistema bancario, assicurativo e finanziario autonomo, a fare riappropriare alla Sicilia proventi, tributi ed ogni beneficio delle risorse naturali che si trovano nel nostro sottosuolo o nelle nostre acque territoriali? Se non volete fare nemmeno questo ... cambiate nome per favore ... tanto prima o poi ci penseremo noi!

Un saggio di Spataro rivede alcuni luoghi comuni

A colpi di repressione, la Sicilia divenne italiana


el settembre 1866 a Misilmeri gli insorti uccisero 31 carabinieri e li fecero a pezzi; a Ogliastro, i corpi di tre militari piemontesi, denudati e mutilati, furono trascinati per le strade; a Taroni quattro carabinieri si suicidarono, gridando Viva l'Italia, per non cadere vivi nelle mani dei ribelli siciliani. La Sicilia era insorta contro l'Italia dei Savoia, sei anni dopo l'unit (o l'annessione), con atrocit e ferocie che ricordano la Vandea e il Vietnam. In quei giorni, la flotta inglese incroci davanti a Palermo pronta, se la battaglia si fosse risolta a favore dei ribelli, a stabilire nell'isola un governo provvisorio protetto da Sua Maest britannica. Cos lo storico e giornalista Mario Spataro nel suo I primi secessionisti. Separatismo in Sicilia, 1866 e 1943-46 (Edizioni Controcorrente, Napoli, pagine 371). Una parte non piccola del fascino dei libri revisionisti (e questo lo al pi alto grado) consiste nell'aprire la vertigine storica della possibilit; nel mostrare i nodi in cui la storia avrebbe potuto divaricarsi, ed essere stata diversa. Nel 1866, la Sicilia poteva diventare un protettorato britannico, come Malta. Fra il 1943 e il 1944, occupata dalle truppe alleate, la Sicilia avrebbe potuto diventare uno degli Stati Uniti d'America, o uno stato indipendente; e di fatto per diversi mesi i siciliani si autogovernarono sotto il protettorato militare Usa, e fu un'autogestione priva di burocrazia e ricca d'iniziative commerciali e industriali, appoggiata esplicitamente dagli angloamericani. Una cosa si deduce dalla lettura di questo libro anomalo: che la Sicilia, se rimasta italiana, non l'ha fatto certo per sue naturali propensioni. Al contrario. Spataro documenta - in modo convincente, il che peggio - come l'italianizzazione del popolo siciliano sia stata ottenuta, a fatica, a forza di repressione e trame sporche. Nel 1866, la rivolta siciliana fu domata da sei fregate e corazzate savoiarde che bombardarono e mitragliarono Palermo: la flotta italiana, reduce dalla vergogna di Lissa dov'era stata disfatta dall'inferiore flotta asburgica, si rifece massacrando il popolino dell'isola. Il 22 settembre 1866 sbarc a Palermo il generale Raffaele Cadorna, padre di colui che sarebbe stato disfatto a Caporetto, inviato da Ricasoli come commissario regio con poteri straordinari: costui istitu tribunali speciali, fucil e incarcer in abbondanza (specie preti, la nefanda setta clericale, fra cui il novantenne vescovo di Monreale). Abbondarono i saccheggi, e le esecuzioni di massa: un ufficiale del 10 granatieri di Sardegna, tale Antonio Cattaneo, fece fucilare ai bordi di una fossa comune 80 siciliani catturati. Orrore e vergogna, e utile amaro insegnamento storico: non strano che i generali italiani (o meglio piemontesi), provati soprattutto nella repressione poliziesca e coloniale del Meridione, si siano rivelati poi indecorosamente disonorevoli nelle guerre esterne e nazionali, fino all'8 Settembre. Cos, non strano che il malcostume oggi a torto definito borbonico abbia guastato e marcito la questione meridionale. Crispi, il patriota, promosse l'esproprio dei beni ecclesiastici in Sicilia e poi compr per poche lire sotto falso nome (quello del nipote, Calogero Palamenghi) il latifondo Cannatello della diocesi di Girgenti: caso originario di conflitto d'interessi e interesse privato in atti d'ufficio? Felice Pinna, questore savoiardo a Palermo nel 1866, si fece un dovere di tenere in carcere persone prosciolte o assolte: esempio originario di come avrebbe funzionato in Italia la giustizia? N l'errore pare sia stato mai emendato, dai padri della patria italiana antifascista. Parri dichiar il Nord italiano democraticamente superiore al Sud. Nenni boll l'impulso indipendentista siciliano un movimento vandeano sostenuto dalle vecchie forze fasciste, e Togliatti lo accus semplicemente e puramente di fascismo. La storia revisionista pu non essere tutta la verit. Ma una brutta verit. Maurizio Blondet

LALTRA SICILIA - Antudo

SUGNU SICILIANU E MI NI VANTU


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LUOGHI DI SICILIA
un cumuni di 5.683 abbitanti d pruvincia di Enna. Paisi agriculu, si trova nt centru d Sicilia. A Villarosa si curtvanu alivi, frummintu e minnuli, cosi ca si ponu apprizzari nn la Festa di la Madonna di la Catina, ca si teni l'8 di sittmmiru 'nnanzi la chisa "Madonna di la Catina", 1 km luntanu d centru d paisi. Macari stu paisi, a vistu partiri un saccu du genti p curpa d disoccupazzioni nt 1900. Li s abbitanti hannu jutu nta tutti li cuntinenti, ma lu grossu ju a finiri a Morlanwelz, paisi birgisi, giamillatu c villarosa nt 2005.

Villarosa

VILLAROSA

Giografia
Villarosa s'attrova a 523 m. s.l.m., ntra na conca pedi d Munti Giurfu. Lu s tirritoriu si trova mmenzu d cium, lu Salsu( d'acqua salata) e lu Morellu (d'acqua duci). Chist'rtimu affluenti di lu lacu artificiali (Lacu Morello o Villarosa) ca si trova a 5 km d paisi. (Fonti: wikipedia taliana)

Storia
Di principiu lu paisi ava lu nomu di San Giacumu di Bombinettu. Nt 1761 vinni canciatu in Villarosa in omaggiu a la pittrici Rosa Ciotti di Resuttanu, ca fici un particulari pianu rigulaturi( cu li strati perpinniculari) accittatu di l'abbitanti. L'attuali centru annasc pi mritu di lu duca Placido Notarbartolo, nbbili palermitanu, nt 1762. Fu sempri centru ecunmicu tantu attivu, speci nt seclu XIX, quannu si rapiru tanti mineri, du surfaru e sali potassici, ca s'attrvanu ,nt zona. Doppu lu cumuni addivint autnumu. Pi quantu riguarda li munumenti, cci sunnu: la Chiesa Matri (1763) didicata a San Giacumu Maggiori(patronu di lu paisi); Palazzu S.Anna, Palazzu Ducali (ex risidenza di lu duca Notarbartolo); ex Cummentu di li Cappuccini, tutti fatti nt seclu XVIII. A la stazzioni di li trena (5 km), c' lu Museu di l'Arti mineraria e civirt cuntadina, unicu in Europa 'nta lu s ggeniri, natu pi mritu di lu capu stazzioni, Primo David, ca pi l'amuri di fari arristari aperta a stazzioni, cuminci a circari cimeli addumannanuli a paisani risidenti, e paisani ca si trasfireru a l'esteru. Sempri nt stazzioni, ca nt pirudu d li mineri sirva pi traspurtari surfaru e sali, cc' macari lu Cimeliu di l'acqui. (Fonti:wikipedia taliana)

Viduta panurmica d paisi

Palazzu Ducali Torri d raloggiu Museu d'Arti Mineraria e d Civilt Cuntadina Museu di la Memoria pressu la Villa Lucrezia Palazzu Stanzi

Evoluzzioni dimugrfica

Cultura
In sustanza dui s li nomi ca mritanu minzioni: unu chiddu d lu scritturi Vincenzo De Simone,ca, nunustanti campau quasi pi tutta la s vita a Milanu, purtau a Sicilia nta lu s cori, e scrissi tanti lrichi dialittali moltu apprizzati, comu Bellarosa e Terra Amurusa (didicati a Villarosa). L'utru Carlo Maria Falzone, ca fu nutaru assai ncignusu, picch, oltri a scrviri piri prufissiunali comu "Il dizionario del notariato", sprummentau un novu sistema di scrittura stenugrfica,un novu mitudu pi sunari a fisarmnica "a pianu", fici un carculaturi manali e si ntirissau a na nova lingua 'ntirnazziunali, chiamata "IDO", di cui criau na speciali applicazzioni pi la lingua taliana. A lu paisi villarusanu, ha statu di ricenti ntitulata na canzuna, Villarosa, di Claude Barzotti, cantanti birgisi di chiari uriggni siciliani, 'n capu d classfichi di lu s paisi. (Fonti:Wikipedia 'taliana)

Li munumenti Chiesa Matri San Gicomu Chiesa d 'Mmaculata Cuncizzioni Chiesa d Madonna d Catina Cunventu d Frati Cappuccini

Li Festi Festa Patrunali - San Gicumu: 8-9-10 di austu Festa di la Madonna di la Catina: 8 di sittmmiru Riti di la Simana Santa Festa di S. Calogiru: 18 di giugnu

ABUSIVISMO, ASSISTENZA E PRECARIATO ? NO, GRAZIE!


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Vicenzu De Simone
(Villarosa , 19 di nuvmmiru 1879 Milanu, 12 aprili 1942) fu un pueta ca cumpuna 'n sicilianu. va deci anni quannu tutta famigghia si trasfiru a Catania e cc fici tutti li scoli nzinu a la luria 'n midicina, ma li vacanzi si li passava a Villarosa, ca, macari quannu si nni ivu a fari lu mdicu a Milanu, eppi sempri nt cori e nt s puisi e nt prosi cuntava a cantava di li biddizzi d s paisi e d Sicilia. Nt s casa milanisa s'arricugghvanu tutti li megghiu ngegni siciliani c'abbitvanu nta ssa cit lummarda e la s casa era cunsacrata a la sicilianit. Li s puisi foru traduciuti di Armand Goduy 'n francisi. Li s piri sunnu carattirizzati d nustarga p s terra. A iddu additicaru la scola mdia di Villarosa (EN). Iddu additicau sta puisa a lu s paisi:

Bellarrosa terra amurusa


Dintra 'na conca sutta 'na muntagna 'ntra d ciumi, unu amaru e l'autru duci, cc' un paiseddu ccu li strati 'n cruci e tanticchia di virdi a la campagna; 'ntra ripa e ripa la terra siccagna di centu rarit frutti produci, di jornu fumicha, di notti luci e 'ntra li 'nterni s chianci e si vagna.

Chiesa Matri San Gicomu

piri: Bellarosa, terra amurusa - A la riddena - La Funtana - Canzuni a lamentu Bellarosa: uomo serio! - I Fioretti di San Francesco

La sottile ombra del cuore

armi, scintillii e sorrisi sparsi e la stagione del mare aperto nellle ore del tempio di poseidone.

Come nell'isola lontana, qui l'allodola zittisce le ore e disegna traiettorie perfette in un cielo di elissi e iperbole di luci e tutto lo abbraccia nel volo. L'isola domina il mare discreto che si insinua tra cale e promontori di sassi rossi come l'argilla di smarrita Attica e i rumori di sconvolta Tessaglia. Ma tu mi riporti nel cuore il tremore della notte abbandonata dalla luce, mie paure del buio, il mio perdermi nel fondo della mia et. Non riflette pi sorrisi lo specchio della mente n musiche ormai conosciute a memoria.

Chiesa d 'Mmaculata Cuncizzioni

Hai lasciato la mia casa e hai chiuso il mio petto in un disperso bisogno di gridare nel dubbio di un malinteso senso del dovere compiuto e sei andata a confermare che non servono devozione n preghiere se poi ritieni opportuno lasciare e andartene via. Vorrrei essere in grado fermarti, obbligarti a non lasciare la casa degli specchi scritti ma non servirebbe n a te e neanche a me. Ti chiama lontano il palcoscenico delle marionette, mentre le mie strade giungono stasera al bivio e forse domani sar libero. Questa libert che abbandona il nostro quotidiano lascia le carte sul tavolo e nasconde quei Tuoi grandi diamanti di brace che non vedranno pi le mie tempie diventare bianche mentre scorre quel che resta del mio tempo. Scivola la mia penna sul foglio e si conclude il giorno come un gioco di bimbo lascia nel giardino vecchio pupazzo ora imbrattato di sabbia poi strappato dai silenzi. (E.P.)

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Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno XI - n 5 (Settembre - Ottobre) 2009

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(Segue dalla pagina 7)

6. Politica delle infrastrutture, in particolare per quelle di trasporto (del "ponte" non ce ne importa nulla, se non lo fa, tanto meglio, se lo fa, chieda i soldi a Berlusconi); 7. Politica monetaria e creditizia autonoma nei limiti concessi dallo statuto (partecipazione della Sicilia ai benefici di creazione di moneta in Europa in funzione di popolazione e PIL, controllo sulle nostre banche); 8. Snellimento progressivo del "burosauro" della p.a. con concentrazione della manodopera sui servizi realmente qualificanti e con una qualificazione della forza lavoro pubblica (basta con le raccomandazioni che producono voti!); 9. Progressiva introduzione del bilinguismo italiano - siciliano; 10. Riforma della scuola in senso identitario; 11. Politica dei "simboli" dell'autonomia siciliana (cfr. sopra); 12. Legalit; 13. Gestione seria del territorio, dell'ambiente, dei beni culturali; 14. Sanit e servizi pubblici a costi e livelli qualitativi degni di un paese civile; 15. Utilizzo delle risorse derivanti dallo smobilizzo del "moloch" pubblico e dal progressivo ampliamento della base contributiva per gestire il profondissimo disagio sociale: disoccupazione, emarginazione, etc; 16. Voto per i Siciliani della diaspora (Italia + Estero) per le prossime elezioni ARS ed amministrative; 17. Costituzione di un Dipartimento per i Siciliani della diaspora e una vera Consulta, democraticamente eletta, a rappresentare i diritti delle nostre comunit allestero; E ci fermiamo qua perch 5 anni bastano appena ad avviare le riforme sopra indicate. I siciliani che ricevono la nostra posta, in Sicilia e nel mondo, saranno informati su tutto, senza peli sulla lingua. Noi per adesso non la attacchiamo, vogliamo accordarle fiducia. Ci ha insospettito il fatto che alcuni poteri forti italiani sembrano gi all'opera per distruggere il suo tentativo come quello di Milazzo di 50 anni fa. Non vorremmo essere gli strumenti ingenui di quest'opera di demolizione di un serio tentativo di rendere la Sicilia autonoma. Sempre pronti a ricrederci.

L'ALTRA SICILIA - Antudo

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SALVIAMO LA NOSTRA TERRA


DALLA DEVASTAZIONE AMBIENTALE E SOCIALE
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Vieni in Sicilia...

Sambuca di Sicilia (AG)

...te ne innamorerai
I NOSTRI SACRI SIMBOLI: SIMBOLI:

chi dugnu... chi sugnu


Bimestrale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana Direttore responsabile: Francesco Paolo Catania
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LA TRINACRIA E L'AQUILA DI SICILIA


I NOSTRI SACRI COLORI: COLORI:

IL GIALLO E IL ROSSO DEL VESPRO

RIPRENDIAMOCI LE NOSTRE BANCHE


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