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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 16 16/30 settembre 2008

Chi dugnu chi sugnu!

Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 16 - 16/30 settembre 2008
Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756

Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [George Orwell] Orwell]

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Presidente di (quasi) tutti


Lettera aperta al Presidente dello Stato Regionale di Sicilia On. Raffaele Lombardo
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Balle, barzellette, menzogne


incredibile, ma da secoli si spaccia per scienza accademica una mistura di balle, barzellette e menzogne. La prima menzogna quella di chiamare economia ci che predonomia: la prima una scienza risolutiva quanto a produzione e distribuzione di beni e servizi per tutti i membri di una comunit secondo possibilit, equit e bisogno. La seconda lantropomorfizzazione giuridica della predazione animale, che ci ha dato quel capitalismo-liberismo, che criminalit legalizzata. Come in una famiglia esente da patologia criminale non ci sono figli amati ed altri abbandonati al proprio destino, cos in un nucleo umano, esente da animalismo predatorio residuo, non ci sono soggetti-predatori e soggetti-prede: in essa ogni nato solo perch tale riceve quanto gli serve per vivere nel miglior modo possibile fino alla fine dei suoi giorni con il solo impegno di dare il proprio contributo di lavoro secondo et, salute e convenzioni. Pi la produzione del lavoro, pi sono i beni distribuibili. Lavorare conviene. In tale nucleo non si nasce (barzelletta da scompisciarsi dalle risa!) debitori, ma solo e sempre creditori! N poveri n ricchi! Altra menzogna che il meglio possa essere ottenuto dal giro di affari dei predatori legali detti e qui c ancora una menzogna imprenditori (denominazione ben diversa da affaristi). Unulteriore menzogna che questi affaristi diano lavoro, mentre, nella realt, comprano quelle prestazioni, manuali e di competenza, senza delle quali non potrebbero ricavare profitti, attratti dalla speranza di accumularne cos tanti da potersi acquistare ogni confort e strumento di piacere, mentre i venditori di lavoro restano puntualmente poveri. Da tempo si parla infatti di mercato del lavoro laddove lavoro sta per possibilit di sopravvivenza. Il fallimento della giustizia come effetto di un affarismo predatorio, spacciato per economia, ci riporta alla famiglia, in cui dei figli hanno tutto e pi di tutto mentre altri vengono abbandonati al proprio destino. Per rendere credibile siffatta pretesa scienza economica, fatta di balle, barzellette e menzogne, i vincitori lhanno assimilata ad una specie di meteorologia sociale per trasferire la responsabilit delle ingiustizie criminali dagli uomini ad entit indefinibili. Cos, si dice (balla) che i prezzi dipendano dalla legge della domanda e dellofferta, legge che non esiste in presenza della pressione dei consumi (pubblicit consumistica) che determina la domanda. Altra menzogna (ma labbiamo gi tenuta per scontata) che lo Stato non debba essere come un buon padre di famiglia, ma piuttosto un arbitro di lotte impari fra predatori e prede. Lintervento statale lo chiamano, spregiativamente, assistenzialismo e lo considerano
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Pagine 2 & 3

I cornuti della valle del Po


Pagine 5 & 9

LO STATUTO TRADITO (8)


Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione. Pagine 6, 7 & 8

Palazzo Reale a Palermo, sede storica dellARS nuova sede dei servizi segreti italiani?

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LA SICILIA e l'Unit Nazionale senza veli d'ipocrisia


Pagine 10 & 11

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Europa

Presidente di (quasi) tutti

dallUnione Europea, quella parte di Europa, cio lIrlanda per intero - giacch la maggioranza ha dato voce allintera nazione, secondo uno dei principi che reggevano, ma che sembrano non reggere pi, la democrazia. Il torto grave dellIrlanda, se non ho capito male, sarebbe quello di non aver passivamente ratificato un trattato solennemente sottoscritto.

inalmente abbiamo privatizzato il presidente della repubblica e, visto che ci si trovava, anche la democrazia. Quel giovanotto vuole essere il sindaco di tutti i romani; quellaltro il governatore di tutti i pugliesi. Ma insomma! Daltra parte chi il presidente di Mario Rossi, pensionato? La moglie. E il presidente di Antonio Bianchi, fruttivendolo? Il grossista. Ognuno ha il suo presidente. Ma pure voi, che pretese! Sollecitare i grandi politici a tenersi la sovranit nazionale; immaginare, se proprio va male di essere arrestati dal vostro poliziotto, magari di quartiere; lo far magari un portoghese ed il vostro giudice naturale, proprio cos lo chiama il codice, naturale, non ne sapr nulla e non potr chiedere nulla al re del Portogallo. Napolitano lha detto con chiarezza: io non ci sto! Non ci sto a fare il presidente di quelli che non vogliono farsi impiccare o ghigliottinare, come sembra statuire una norma spersa fra i monumenti giuridico-politici-economico-finanziari elaborati a Bruxelles. Io non ci sto a fare il presidente di meno della met degli irlandesi. Ma porca miseria, credete che scherzi? Quando si trattato del voto espresso dagli irlandesi con il referendum indetto per ratificare il Trattato di Lisbona, Il Corriere del 13 giugno ha avuto lardire di attribuire al presidente di (quasi) tutti gli italiani un concetto ben pi pesante: E lora di una scelta coraggiosa - ha detto Napolitano - da parte di quanti vogliono dare coerente sviluppo alla costruzione europea, lasciandone fuori chi - nonostante impegni solennemente sottoscritti - minaccia di bloccarli. Che cosa volete che sia la maggioranza degli elettori irlandesi: ben poca cosa se si azzardano a tentare di arrestare lindispensabile processo di riforma voluto dalle grandi istituzioni europee. Mica si pu eccepire che male hanno fatto le lite del potere unionista a spingere tanto in l la realizzazione dei progetti architettati dalle stesse lite ad andamento generazionale da farli diventare trappole senza uscita. E voi, molto giustamente, direte: ma questa deriva bulgara. Beh si, ci voluto molto coraggio nellimmaginare che qualcuno possa sanzionare, precisamente possa lasciar fuori, credo niente meno che

La solennit sarebbe caratteristica di che cosa? Degli apparatcik che anni addietro da pi parti convennero a Lisbona o in altra localit? Del rito laico con cui, fra grandi sorrisi, si persegue una volont, quella delle istituzioni europee che farebbero il bene degli europei e di cui tutti noi saremmo inconsapevoli, mentre gli illuminati ah, quelli s che lo sanno bene il nostro bene? Saranno mica gli stessi illuminati cui si rifaceva Tremonti? O forse solenne tutto ci che serve a smantellare per un solenne intero le solenni tradizioni millenarie dei solenni popoli europei, tradizioni di cui si perdono le tracce nel tempo e di cui forse sarebbe opportuno, magari di tanto in tanto, ripercorrere levoluzione per lasciare che esse ci riconducano a maggior misura, a minore hybris e a pi modesta, molto pi modesta, solennit? Daltra parte il presidente Napolitano, se la memoria non mi inganna, non nuovo ad espressioni piuttosto forti e, occorre dirlo, poco pensose delle ricadute che esse potrebbero avere sulla fiducia che i popoli nutrono nei confronti della democrazia. Un anno fa, circa, credo che abbia dichiarato in un incontro a Siena E terrorismo psicologico ventilare lo spettro di un super-Stato europeo. La frase fu riportata dal Sunday Express. Scusate, ma non trovo parole! Perch partendo da simili dichiarazioni non riesco a trovare un riferimento minimo che rimandi il senso dellaffermazione allimmagine del comunista degli anni scorsi che il tempo credevo avesse consolidato. Tra laltro, per questa via il presidente non sarebbe neppure il presidente di tutti gli italiani; sarebbero terroristi, sarebbero individui fuori dal sistema morale e giuridico europeo tutti quelli che temono legittimamente la distanza che intercorrerebbe fra le istituzioni europee ed i cittadini che ne sono governati in un tempo, come il nostro, in cui si vorrebbero, al contrario, avvicinare gli ammi-nistratori al contribuente. Ho provato un forte disagio nellaver dato una scorsa a Il linguaggio notturno, di Altiero Spinelli. Comunista, un tempo, come Napolitano, attento al linguaggio delle oligarchie economico finanziarie inglesi (secondo la nota di Stefania Vaselli) come il presidente di alcuni italiani, e come lui fervente europeista. Ma spero che Napolitano non condivida quanto Spinelli scrisse fra laltro: I veri amatori del prossimo sono i creatori di dispotismi, di autorit in cui le stupide bestie possano vivere tranquille e soddisfatte. Richard Gardner, ambasciatore USA in Italia dal 77 all 81, ebbe a dichiarare ad una rete televisiva americana di considerare Napolitano un sincero fedele (credente) della democrazia e un amico degli Stati Uniti che espleter il suo mandato con imparzialit e onest nonch un uomo capace su cui si pu contare per lespletamento della sua funzione in un modo che sar gradito agli Stati Uniti. Probabilmente gli anni e il processo federativo europeo entrato, ad opera

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La Sicilia ha bisogno di uomini forti di quella sicilianit a tal punto da stravolgere le regole del gioco, a tal punto da essere disposti a rinunciare o rinnegare i vecchi legami politici ma soprattutto abbandonare quelle logiche del potere politico siciliano, ancora attuali, che certamente hanno contribuito e contribuiscono al mantenimento delle cose. La Sicilia ha bisogno di siciliani forti che siano in grado di andare contro la loro stessa natura di siciliani, affinch possiamo riscrivere la storia Bisogna che tutto cambi perch tutto deve essere cambiato, per il bene di tutti noi.

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L'ALTRA SICILIA, al servizio della Sicilia e dei Siciliani


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dei grandi costruttori, in una fase irreversibile, hanno appannato la fedelt alla democrazia. Forse aveva proprio ragione Bobbio, quando denunciava la gravit del fatto che i liberali, dopo essersi disfatti di socialismo e welfare, stiano attaccando direttamente la democrazia. Il 21 giugno scorso al Giornale RAI delle 8,45 lIstituto di Affari Internazionale riferiva che s, si sarebbe potuto andare avanti lo stesso ignorando lesito del referendum irlandese. Mi preoccupa il fatto che troppe e troppo disinvolte dichiarazioni che contano si stiano allineando a quella enunciata dallIAII che probabilmente ha dato la linea. Se non sto sragionando, deduco che, se passasse, questa linea porterebbe alla formazione di un precedente che, nelle mani delle oligarchie unioniste, verrebbe utilizzato per inficiare qualunque esito referendario futuro. Dopo di che si potrebbe considerare liquidato lunico strumento idoneo a connettere i cittadini europei alle istituzioni europee, sempre pi chiuse nella loro turris eburnea brusselliana. Devo precisare a questo proposito un concetto di cui mi sono state contestate le conseguenze: non difendo la democrazia come sistema tuttavia difendo le sue applicazioni fino a quando non verranno intravisti credibili superamenti. Perch il regime liberale alla Kojeve e alla Fukuyama che sembra delinearsi sarebbe infinitamente peggiore di una qualche realizzazione democratica, specie se dovesse trattarsi di quella partecipativa, strangolata in culla prima di nascere. Urgerebbero molte altre domande, per la verit, ma sono costretto a scegliere quelle che risultano essere le pi dolenti perch pi gravi per le genti europee. Me ne concedo unultima. LIrlanda, guarda caso Paese a forte componente cattolica, si servita di uno strumento messo a disposizione dalla democrazia, dello strumento democratico per eccellenza. Credo che sia corretto pensare che lIrlanda potrebbe andar fuori dallUnione in forza di un atto di pari democraticit quale sarebbe lesito di un referendum europeo, o sbaglio? Perch non vorremmo essere costretti ad immaginare, che uomini certamente democraticissimi componenti lapparato unionista possano mediante un ukase azzerare lo spirito democratico che si sforza di aleggiare per le arie europee. Anche perch dovremmo esigere che si chiarisse la posizione, tutta speciale, dellInghilterra che in Europa sembra starci in forme, come dire, un po troppo pragmatiche? E anche da troppo tempo? E nella poca soddisfazione di moltissimi? Ed in violazione di qualunque senso di giustizia, dal momento che gode degli utili e riparte le perdite? Forse Napolitano potr plaudire a chi riuscisse a sbattere fuori lIrlanda ma dovrebbe, con voce altrettanto tonitruante e con altrettanto coraggio, esigere dalla Gran Bretagna che si pronunci una volta per tutte se star dentro allUnione o starne fuori, perch se decidesse in questultimo senso - democraticamente questa volta, non cos ? - e il presidente converr con me, che tutti, ma proprio tutti, potrebbero ambire a ricoprire la carica di presidente della Commissione Europea, ma non un inglese e tantomeno Tony Blair. Credetemi, per quanto labbia rivoltata ho tentato di salvare il senso della dichiarazione del presidente Napolitano, ma non ci sono riuscito. Probabilmente perch non riusciamo a scrollarci di dosso la fastidiosa percezione di un radicale conflitto che spesso subiamo e che ci lascia quasi spettatori impotenti sol perch nutriamo aspettative legittime nei confronti dei nostri governanti e delle loro logiche e dei loro criteri operativi che, non c verso, menano lontano da noi, dal bene dei nostri cari, dal giusto per i nostri compatrioti, dalla saggezza storica per gli europei. E cos che si perviene, nostro malgrado, al punto di concordare con quanti, italiani e non, vedono le gerarchie istituzionali di qualunque livello, assumere rotte in progressivo allontanamento dalle necessit dei popoli che, al contrario, sono costretti a prendere atto che quelle lite non esitano a convocare i comizi ogni volta che necessitano di mere ratifiche, di legittimazioni postume pur lasciando i popoli liberi di sottoscrivere quanto gi stato da loro progettato e deciso. Giuliano Rodelli effedieffe.com

"

Che follia fare un brindisi alla stampa indipendente. Ognuno, qui presente stasera, sa che la stampa indipendente non esiste, voi sapete meglio di me che la verit non sar mai stampata. Sono pagato per tenere le mie vere opinioni fuori del giornale per il quale lavoro. Altri tra voi sono pagati la stessa somma per un lavoro simile. La funzione del giornalista di distruggere la verit, di mentire radicalmente, di pervertire, d'avvilire (...) di vendere il suo paese e la sua razza per il suo pane quotidiano. Voi lo sapete ed io lo so. Che follia dunque di portare un brindisi alla stampa indipendente! Noi siamo degli utensili e dei vassalli d'uomini ricchi che comandano dietro il sipario. Noi siamo le marionette: tirano i fili e noi balliamo. I nostri talenti, le nostre possibilit e le nostre vite sono la propriet di questi uomini. Noi siamo delle prostitute intellettuali."

Dichiarazione di John Swinton, un ex redattore in capo del NewYork-Times", in risposta a un brindisi per la "stampa indipendente".

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Lettera aperta al Presidente dello Stato Regionale di Sicilia On. Raffaele Lombardo
Egregio Presidente, Oggetto: 15 maggio 2009 - Festa dellAutonomia Come Ella sa, il 15 maggio del 2009 ricorre il 63 anniversario della conquista dellAutonomia speciale da parte del Popolo Siciliano, parte integrante, anche se ancora per la massima parte inattuata, della Costituzione della Repubblica Italiana, quale reale patto confederativo, e traguardo importantissimo, per il suo alto valore morale, nel secolare anelito del Popolo Siciliano al suo autogoverno. La nostra Associazione ha sempre operato per la valorizzazione di questa ricorrenza, un tempo solennit civile semifestiva ed oggi purtroppo assai spesso dimenticata o celebrata nel chiuso di teatri e quindi senza quella adeguata partecipazione popolare che essa merita. La stessa Associazione ha gi dato vita a due Feste dellAutonomia, rispettivamente nel 2005 a Mazara del Vallo e nel 2006 a Bruxelles tra la numerosa comunit di Siciliani ivi presente. Avendo questanno lanciato analoga iniziativa presso diversi comuni dellIsola ed avendo raccolto gi svariate disponibilit di massima, La informiamo intanto con la presente che la ricorrenza sar onorata questanno da un rinnovato interesse nei confronti della Sicilia e delle sue istituzioni da parte di molte amministrazioni locali, le quali chiederanno certamente il patrocinio dellente che pi di tutti ha titolo ricordare quello storico evento, la Regione Siciliana appunto (rectius, a nostro avviso, Stato Regionale di Sicilia). Oltre allalto valore civico che queste iniziative rappresenterebbero, esse potrebbero essere occasione per far conoscere ancora, in Sicilia, in Italia e allestero quanto sia vitale lattaccamento alla propria identit del Popolo Siciliano nonch il suo orgoglio e la sua ritrovata voglia di riscatto nei confronti di oppressioni antiche e nuove. Con la presente intendiamo acquisire una disponibilit di massima, e quindi non intanto vincolante per lamministrazione, a patrocinare tali iniziative ed a farsi portatrice di altre analoghe, di concerto con i dicasteri regionali competenti in materia di enti locali, cultura ed emigrazione. Lidea di massima sempre la medesima, e cio quella di organizzare, in spazi adeguati, una due giorni in cui realizzare spazi espositivi su prodotti siciliani tipici, tavole rotonde, spettacoli e intrattenimenti, anche in lingua siciliana, e con la partecipazione di personaggi siciliani di rilevante notoriet. La diffusione delliniziativa farebbe fiorire in tutta la Sicilia una sorta di grande festival, occasione per attirare arrivi e attenzione, con possibili ritorni, dimmagine ed economici, degni della massima attenzione. Qualora il Governo regionale fosse interessato la nostra Associazione si impegna a sottoporre alla stessa un serie di progetti esecutivi dettagliati da sottoporre allapprovazione degli organi competenti. Nella redazione di questi progetti lAssociazione, se richiesto dallamministrazione, potr avvalersi di rappresentanti della stessa in un istituendo tavolo tecnico per lorganizzazione degli eventi. Si resta, in ogni caso, in attesa di cortese riscontro. Bruxelles, 7 settembre 2008 LALTRA SICILIA - al servizio della Sicilia e dei Siciliani (www.anniversariostatutosiciliano.org)

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Politica

I cornuti
della valle del Po

solo il Nord Italia avrebbe dovuto versare ingenti somme che poi la UE avrebbe girato proprio ai meridionali (e per noi il non averli ricevuti forse stata una fortuna...). Insomma, la Lega ai suoi esordi, consapevolmente o no, tentava in tutti i modi di affossare l'economia del nord Italia. Paradossale. Passa il 1992, passano Falcone e Borsellino, ma non passa ancora l'Italia anche grazie alla famosa 'discesa in campo' di Silvio Berlusconi, il piduista pupillo di Gelli. Quello che succede in quegli anni lo conosciamo bene, con Bossi che fa il bello ed il cattivo tempo saltando da un lato all'altro del parlamento. E con la Lega che cresce, permettendosi addirittura una banca: la Eurocredinord. Che in brevissimo tempo viene ridotta alla bancarotta dai celoduristi. La storia della Eurocredinord poi si intorbidisce ulteriormente quando Fiorani e Fazio tentano le manovre che sappiamo per salvarla (http://www.fuoriradio. com/article-print-4124.html), (manovre poi rivelatesi inutili...). Ma la conseguenza principale di tutto questo una sola, e cio che la Lega praticamente fallita, divorata dall'ingordigia dei suoi stessi politici (il che rafforza il sospetto che in fondo anche loro solo marionette sono...). E senza soldi anche i risultati elettorali languono. Gi alle politiche del 2001 i consensi si erano dimezzati. Sarebbero iniziati sin da allora i finanziamenti di Berlusconi a Bossi (al quale stava per essere pignorata la casa). Il corriere l'anno scorso parl di 70 miliardi versati in nero dal cavaliere (http://www.corriere.it/Primo_Piano/ Cronache/2007/03_Marzo/22/soldi_ordinanza_gip.shtml). E dopo la storia di Eurocredinord tale dipendenza sicuramente aumentata, sino alle recenti politiche che hanno visto la completa sottomissione di Lega ed An al progetto del piduista. Ed i voti sono tornati, risaliti ai fasti dei primi anni 90, intorno all'8%. Tutto questo equivale a dire che quando parla la Lega, non la Lega che parla, bens Berlusconi. Quando Calderoli prepara una bozza sul federalismo, non Calderoli che la prepara, ma Berlusconi. Quando Maroni vieta la trasferta a Milano ai tifosi catanesi, non Maroni che la vieta ma sempre Berlusconi. Il mandante sempre lo stesso. Ed ecco spiegate le strane proposte di Calderoli sul federalismo che se applicate si risolverebbero in un danno incalcolabile ed irreversibile per l'economia padana. Proposte volte alla spartizione dell'Italia in macroregioni con la parte pi lucrosa (la piattaforma logistica ed energetica meridionale) non pi a vantaggio di tutta l'economia padana, ma sotto il ferreo controllo di Arcore. Russia permettendo. Ma perch al cavaliere serve la Lega? Per il lavoro sporco, per aizzare, per fare i padani cornuti ed al tempo stesso felici, tali e quali ai terroni. La Lega sta assolvendo il compito splendidamente, istigando i padani contro i terroni, contro gli arabi, contro gli zingari. Creando uno stato d'assedio fittizio, un odio istituzionalizzato che far gridare 'evviva' al padano medio al momento del collasso della 'sua' nazione. Al momento della fine del nord. Ecco perch Blondet chiama Bossi il terrone del nord in un esemplare articolo (non pi consultabile, visto che il nostro non ha capito niente di Internet e non permette pi la lettura gratuita dei suoi articoli) dove i suoi lettori si sono scatenati con un dagli addosso al terrone che se non altro dimostra il successo della strategia leghista*. Perch Bossi sta in pratica servendo la libert ai terroni su di un piatto d'oro. Ricapitolando, la saga della Lega Nord si compone di due parti principali: negli anni 90 un primo periodo di apparente indipendenza, per il quale pi difficile individuare i mandanti (probabilmente di area tedesca, ma non soltanto), ed un secondo periodo di progressivo asservimento al magnate di Arcore. L'obbiettivo sostanziale non cambiato: lo smembramento dell'Italia a danno dei padani, i cui interessi la Lega sostiene (a parole) di voler difendere. Aggiungiamo quindi una data alla nostra cronologia degli eventi che ruotano intorno al 1992 (http://www.ilconsiglio.blogspot.com/2008/02/alla-ricerca-

ella cronologia degli eventi che stanno portando l'Italia all'implosione controllata cronologia degli eventi che stanno manca qualcosa. Un piccolo elemento a suo tempo passato inosservato e la cui tempestivit ancora oggi pochi riescono a mettere a fuoco.

Il 22 novembre 1989, tre settimane soltanto dopo la caduta del muro di Berlino, avvenuta il 9, davanti ad un notaio di Bergamo vengono sottoscritti l'atto costitutivo ed il testo dello statuto del Movimento Lega Nord. Il 9 dicembre seguente la Lega Nord nasce ufficialmente. Ci sar da aspettare ancora un annetto, ma quando l'andazzo oltrecortina oramai chiaro, ecco che nel febbraio del 1991 (l'URSS croller ufficialmente nel dicembre dello stesso anno) al primo congresso federale della Lega Nord lo statuto viene approvato, mentre nel nuovo movimento confluiscono in massa tanti altri partitini autonomisti, federalisti, indipendentisti del nord Italia. Giornali e televisioni cominciano a parlare della cosa con il solito trucchetto del 'male, purch se ne parli' ed il gioco fatto: diverse amministrazioni locali vengono subito conquistate, sino alle elezioni del 1992 quando alla camera la Lega arriva addirittura all'8,6%. Una meteora. Ma spinta da chi? In Italia nessuno riesce ad inserirsi nel gioco politico se non fa parte di una certa congrega (vedi il caso Grillo, oramai completamente integrato nel sistema). Come mai nessuno ha fermato la Lega come si fatto nel caso di esperienze analoghe in Sicilia e nel Sud Italia? Abbiamo esposto le manovre effettuate ai livelli pi alti per bloccare L'Altra Sicilia a Bruxelles (http://www.ilconsiglio.blogspot.com/2008/06/ilpecoraio-ha-versato-il-latte.html), ma potremmo anche ricordare la recente esclusione del MIS dalle ultime amministrative locali. La prontezza con cui i secessionisti padani si sono mossi alla caduta del muro rimane sospetta. Le voci che siano stati proprio i tedeschi a finanziare il tutto corrono, ma probabilmente il movimento pi ampio. Sul suo significato per non vi possono essere dubbi: l'Italia arrivata al capolinea. La cosa pi curiosa la battaglia che la Lega porta avanti per ottenere l'ingresso in Europa del solo nord del paese: una follia che avrebbe fatto piombare l'intero sistema economico padano nel caos. I vari stati infatti contribuiscono al bilancio europeo in base al loro PIL, ed il PIL padano in quel momento era tra i pi alti d'Europa. Entrando nell'unione monetaria da

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LO STATUTO TRADITO
Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.

i dice che le premesse siano storicamente fatte per essere saltate. opportuni. Si render conto in ogni caso delle parti emendate e della Per evitare che anche questa faccia la stessa fine, essa sar limitata differenza, formale e sostanziale, tra il testo originario e quello attualmente allessenziale, a quanto serve, cio, per una migliore e completa vigente. fruizione del testo. Lo spirito di fondo : prima conosciamo e applichiamo, poi, se sar il caso, Il saggio nasce dallinsoddisfazione per una pubblicistica sullo Statuto siciliano emendiamo, ma sempre in senso evolutivo. troppo approssimativa, ora retorica, ora riduttiva, ora addirittura volgarmente Il quadro che ne risulta quello di unAutonomia eccezionale, riconosciuta, denigratoria, mai pienamente consapevole dellenorme portata di questo forse anche subta, dallo Stato italiano, ma non mai da questo istituita; documento. unAutonomia eccezionale frutto di una negoziazione bilaterale tra due Popoli La Sicilia, questo il senso profondo dello scritto, se vuole, se nessuno glielo originariamente sovrani che istituiscono tra di loro un patto confederale. Sul impedisce con la forza dallesterno o dallinterno, ha in s gli strumenti tema si torner appresso ma, se non si puntualizza questo sulla soglia, si istituzionali per risolvere ogni proprio problema. Certo le istituzioni sono soltanto rischia di fraintendere tutto ci che segue. una cornice; il dipinto poi pu esservi tracciato allinterno secondo le pi diverse Il testo di legge riportato in corsivo, mentre i nostri commenti inframmezzati ispirazioni. allo stesso sono riportati in carattere normale. La lettura pu anche essere Il senso dello scritto non quello della ricostruzione storica degli eventi che ricorsiva: chi fosse interessato alla parte pi rivoluzionaria dello Statuto, quella portarono allelaborazione del testo attualmente vigente. Lo scritto non quindi relativa al federalismo fiscale, altrove evocato, qui gi realt, purtroppo non orientato al passato, alla mera conservazione, ma rilegge il passato in unottica del tutto operante, salti pure ad esempio agli artt. 36 et ss., magari dando una scorsa preventiva allart. 20. chiaramente programmatoria perci orientata, al contrario, proprio al futuro, e con buona pace di chi Se qualche errore, formale o sostanziale, fosse fatto, se La Sicilia, questo il senso come il nostro grande Sciascia vorrebbe assente ne chiede scusa preventivamente al lettore che speriamo profondo dello scritto, se vuole, se benevolo nei nostri confronti, con lauspicio che, in ogni questo tempo dal nostro orizzonte mentale. nessuno glielo impedisce con la E tuttavia il commento non pu che prendere le mosse caso, a fine lettura questi si senta civicamente e dal testo storico del 1946, perch pi organico, perch forza dallesterno o dallinterno, ha culturalmente un po pi ricco di prima. Se cos sar la pi fedele allo spirito originario dello Statuto, perch il fatica dellautore non sar stata del tutto vana. in s gli strumenti istituzionali per suo impianto ancora praticamente intatto nonostante risolvere ogni proprio problema. alcuni piccoli emendamenti, non tutti e del tutto Massimo Costa

Titolo IV: La Polizia


ART.31
Al mantenimento dell' ordine pubblico provvede il Presidente regionale a mezzo della polizia dello Stato, la quale nella Regione dipende disciplinarmente, per l' impiego e l' utilizzazione, dal governo regionale. Il Presidente della regione pu chiedere l' impiego delle forze armate dello Stato. Tuttavia il Governo dello Stato potr assumere la direzione dei servizi di pubblica sicurezza, a richiesta del Governo regionale, congiuntamente al Presidente dell' Assemblea, e, in casi eccezionali, di propria iniziativa, quando siano compromessi l' interesse generale dello Stato e la sua sicurezza. Il Presidente ha anche il diritto di proporre, con richiesta motivata al Governo Centrale, la rimozione o il trasferimento fuori dell' Isola dei funzionari di polizia. Il governo regionale pu organizzare corpi speciali di polizia amministrativa per la tutela di particolari servizi ed interessi. uest'articolo un altro di quelli che configurano la Regione Sovrana come la si teorizzata pi volte in questo saggio. In teoria esso potrebbe non essere necessario poich gi l'art. 20 trasferisce tutte le funzioni statali in Sicilia sotto il potere amministrativo della Regione. Restava per il dubbio che tali funzioni fossero estese anche alla pi delicata delle funzioni: gli interni. L'articolo risolve il problema: gli interni in Sicilia, finanche con la polizia giudiziaria, passano agli ordini della Regione. Alla Regione passano tutti i mezzi, patrimoniali e personali, oggi della Polizia in territorio di Sicilia. La Regione potrebbe quindi dotarsi persino di un servizio di sicurezza a fini interni. L'unico compromesso con lo Stato che si tratta della "Polizia di Stato", quindi soggetta alle normative statali e con le uniformi statali. A ben vedere, per, l'art. 31 delinea un'autonomia pi ampia rispetto a quella meramente amministrativa delle altre funzioni delegate statali. Ad esempio l'amministrazione della giustizia (carceri, polizia carceraria, uffici amministrativi della giustizia, etc.) resta statale ma devoluta, come le altre residue funzioni, alla Regione. Nella materia

giudiziaria, per, il Governo della Regione (e quindi il Presidente) "solo" il superiore gerarchico di tutti i dipendenti statali di "grazia e giustizia". In quanto tale il Governo ha s il potere importantissimo di organizzare gli uffici giudiziari e di decidere assunzioni e promozioni, ma prende disposizioni da Roma in quanto, sulla materia giudiziaria, il Ministro di Grazia e Giustizia altrettanto superiore gerarchico della Regione. Contro i provvedimenti della Regione si potrebbe ad esempio fare ricorso gerarchico a Roma e cos via. Cos pure, ammesso e non concesso che si ci possa arrivare, sarebbe per lo stato maggiore siciliano che, sebbene dipendente gerarchicamente dal Presidente della Regione, dipenderebbe a sua volta in ogni caso dal Ministero della Difesa italiano e dal Consiglio Supremo di Difesa da cui prenderebbe ordini. L'autonomia amministrativa in materia di polizia invece decisamente pi ampia. La Polizia di stato in Sicilia dipende disciplinarmente soltanto dal Governo Regionale. L'unica soggezione del Governo Regionale alla legge statale, alla legge non al governo, e sempre che la medesima legge non leda la prerogativa in

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parola, ch altrimenti sarebbe essa stessa incostituzionale. Altra conseguenza dell'articolo che la presenza dei Carabinieri o di altre forze dell'ordine militari, a meno che non dipendano pure dalla Regione, in Sicilia incostituzionale! La Regione pu, non deve, chiedere l'utilizzo di forze armate allo Stato e, se lo fa, crediamo s'intenda che restino sotto il suo controllo. Il 2 comma ha carattere di garanzia e, nei casi eccezionali, riteniamo si sottintenda che lo Stato pu riprendere il controllo della Polizia se in gioco non tanto la generica sicurezza quanto l'unit dello Stato che, con una tale autonomia, sarebbe oggettivamente a rischio. L'ultimo comma ci ricorda come la Sicilia, da stato semisovrano, si debba/possa dotare dei corpi di polizia amministrativa ritenuti necessari allo scopo: primo fra tutti un corpo di polizia tributaria che sostituirebbe l'attuale Guardia di Finanza per il territorio siciliano e per i suoi confini. Il senso dell'articolo che, con la Polizia di Stato, la Sicilia dotata di una sua vera forza armata, seppure soltanto ai fini del mantenimento dell'ordine pubblico e al di l del fatto formale che la Polizia corpo civile e non militare. Quali i vantaggi? Uno fra tutti. Nessuno attenterebbe all'autonomia di una "Regione in armi". Se lo stesso art. 31 pone norme di salvaguardia a difesa della sovranit italiana sull'isola, anche vero che anche lo Stato italiano

sarebbe obbligato a tenere conto di questa effettiva specialit per non incorrere in fratture pi gravi. E l'ordine pubblico sarebbe pi tutelato o no? Molti dicono, infatti, che la classe politica siciliana sarebbe "pi permeabile" al malaffare di quella italiana (come se ad oggi non fossero la stessa cosa) e quindi che il controllo della polizia da parte del Presidente della Regione sarebbe una iattura. Ma non vi nulla di pi falso. Intanto perch la storia della mancata attuazione e dei pessimi risultati sul fronte del mantenimento dell'ordine pubblico dimostrano esattamente il contrario. E poi perch un Governo con una propria polizia potrebbe resistere meglio a pressioni malavitose ed organizzare meglio la sicurezza propria e dei cittadini. In ogni caso il senso di questo articolo politico. Il maggiore o minore grado di tutela dell'ordine pubblico dipende da molti altri fattori: la fiducia nelle istituzioni, il clima di legalit, la qualit della rappresentanza politica, etc.Tutti fattori che solo con una vera autonomia sarebbero esaltati e che oggi, con istituzioni depotenziate sono mortificati a favore di un'economia e di una societ illegali. Infine si noti come le remore all'attuazione dell'articolo in parola sono smentite dalla pratica di quasi tutti gli stati federali nel mondo: la Germania o gli Stati Uniti hanno stati addirittura con polizie proprie. Perch la Sicilia non potrebbe avere nemmeno un ramo "autonomo" della stessa Polizia di Stato?

Titolo IV: La Polizia


ART.32
I beni di demanio dello Stato, comprese le acque pubbliche esistenti nella Regione, sono assegnati alla Regione eccetto quelli che interessano la difesa dello Stato o servizi di carattere nazionale. beni demaniali configurano non una propriet patrimoniale di diritto privato, nemmeno mitigata dalla "indisponibilit", bens una titolarit di diritto pubblico, tipica da stato sovrano. Nel passaggio del demanio dello stato alla regione si ravvisa uno dei tanti passaggi impliciti allo "stato-regione". Tanto vero che, ai sensi dell'art. 822 c.c., nel primo comma definito il demanio "necessario" (cio obbligatoriamente tale ed obbligatoriamente statale), nel secondo quello "accidentale" (cio tale solo se pubblico, e in tal caso anche, possibilmente, provinciale e comunale). L'articolo in questione trasferisce alla Regione non solo il demanio accidentale (strade, autostrade, strade ferrate, aerodromi, acquedotti, monumenti, raccolte di beni culturali in musei, biblioteche, etc.) ma proprio il demanio necessario marittimo e idrico, con l'esclusione del solo demanio militare. In altre parole solo le "fortezze" (ma non le "caserme"), o i porti ed aeroporti militari, etc. resterebbero in Sicilia di demanio statale, e questo perch la politica di difesa resta concentrata nelle mani dello Stato, ma tutto il resto no. Vero che l'art.32 dispone anche di quei beni che interessano "servizi di carattere nazionale", ma questa previsione, che voleva essere residuale e a tutela della "statualit" di beni che accidentalmente si trovassero in Sicilia ma attenessero a servizi nazionali, si dimostrata pericolosamente ambigua perch stata il grimaldello attraverso cui la Corte Costituzionale ha sottratto al demanio regionale molte opere d'arte considerandole (fin troppo facile) "d'interesse nazionale" (curioso che ci si interessi della Sicilia

e la si dichiari di "interesse nazionale" solo quando serve per appropriarsi delle sue risorse). La norma in questione si riferiva logicamente a quelle infrastrutture che avessero avuto fruizione esterna alla Sicilia pur essendo ivi collocate. Si d il caso che (eventuale "Ponte" o Tunnel a parte) queste strutture non esistano nei fatti. Unico caso, seppur dubbio, il metanodotto che parte dall'Algeria, passa sulla Sicilia e arriva in Italia; caso dubbio poich se "d'interesse nazionale" il "tubo", non altrettanto pu dirsi per il terreno su cui lo stesso passa e che, con la determinante volont dell'Italia, l'Europa ha ritenuto non debba pagare alla Sicilia alcuna concessione. Le strade ed autostrade siciliane, infatti, non servono se non per andare da un punto della Sicilia ad un altro. La natura insulare della nostra regione non permette "strade di passaggio" in cui magari si passa dall'isola per andare da qualche altra parte. E cos per la rete di acquedotti, strade ferrate, etc., cui si dovrebbe aggiungere quella delle "moderne" forniture. Il codice civile del 1942 e parla solo di acquedotti. Ma poi sono venute le reti di distribuzione elettrica, le reti telefoniche, quelle del gas, etc. In che senso queste sono diverse dalle prime? Non c' alcuna logica nel dare la gestione (se non in "tecnica" concessione) questo pezzo di Sicilia (e di Italia) a societ private in condizioni di monopolio. Le infrastrutture sono di tutti e sono demaniali e, in Sicilia, se non vi ha sede qualche servizio di interesse nazionale, cio i cui benefici vadano anche al di fuori dell'isola, ci significa che deve andare al demanio regionale. Oggi le strade ferrate non sono nostre. Oggi le strade statali non sono nostre e le autostrade lo sono ma non del tutto. Oggi molti beni

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culturali ed immobili storici non sono ancora nostri. Perch lo stato continua a violare le norme dell'art. 32 dello Statuto? Riassumendo: ai sensi dell'art. 32 lo Stato dovrebbe avere in Sicilia quale demanio solo quello militare (peraltro ridotto ai minimi termini se si fosse applicato pienamente il Trattato di pace di Parigi del 1947 sulla smilitarizzazione della Sicilia) e pochissimi altri beni, distintamente individuati, i cui servizi siano "d'interesse nazionale" (non facilmente dire che le strade "sono importanti" e quindi "nazionali"). Per il resto tutte le infrastrutture, anche quelle oggi "occupate" dalle grandi imprese monopolistiche nazionali (ENI, ENEL, TELECOM, ANAS, AUTOSTRADE...) dovrebbero essere della Regione. Ovviamente, nel demanio accidentale, tutto ci che pubblico ma non regionale, pu ben essere degli enti locali minori, ai sensi dell'art. 824 del c.c. (Comuni e consorzi di comuni), ed bene che lo sia in un'ottica di sano decentramento amministrativo. Non essendo demaniale, invece, ma titolarit da diritto pubblico internazionale, resterebbe di

competenza dello stato la "gestione" delle acque pubbliche territoriali, ma la sua gestione dal punto di vista amministrativo (non militare, forse almeno), sarebbe parimenti devoluta alla Regione ai sensi del precedente art. 20. Quali vantaggi avremmo da questo articolo? Intanto il vantaggio di poter tutelare questo patrimonio, nella sua parte "naturale" (laghi, spiagge,...) senza attendere tardivi recepimenti di leggi nazionali.Poi sarebbero nostre tutte le entrate da "concessione" di demanio pubblico, entrate patrimoniali difficilmente valutabili, ma che oggi vanno altrove. Ma il significato dell'articolo solo in parte economico. Il suo vero significato etico! La Regione un quasi-stato e come tale ha Territorio, Popolo e Sovranit. La Sovranit su un Territorio, implicitamente definita da questa ed altre norme, indica al legislatore un atteggiamento ben diverso da quello finora adottato di mero elargitore di finanziamenti ad elettori fedeli.

ART.33
Sono altres assegnati alla Regione e costituiscono il suo patrimonio, i beni dello Stato oggi esistenti nel territorio della Regione e che non sono della specie di quelli indicati nell' articolo precedente. Fanno parte del patrimonio indisponibile della Regione:

le foreste, che a norma delle leggi in materia costituiscono oggi il demanio forestale dello Stato nella Regione; le miniere, le cave e torbiere, quando la disponibilit ne sottratta al proprietario del fondo le cose d' interesse storico, archeologico, paleontologico ed artistico, da chiunque ed in qualunque modo ritrovate nel sottosuolo regionale; gli edifici destinati a sede di uffici pubblici della Regione coi loro arredi e gli altri beni destinati a un pubblico servizio della Regione. Il combinato disposto di questo e del precedente articolo, con l'articolo 20 che devolve tutte le funzioni in Sicilia, eccetto quelle del Commissario (e, a questo punto, forse implicitamente anche quelle militari) rafforzano la nostra interpretazione di una sovranit totale della Regione sopra il proprio territorio e sulla sua gestione. in pratica una sorta di "indipendenza interna", senza diritto ad una rappresentanza diplomatica ed ad una politica di difesa. Quali i vantaggi di questa completa devoluzione patrimoniale? Questa volta i vantaggi sono pi economici che etici o simbolici. Il patrimonio dello Stato, infatti, soprattutto quello disponibile, genera entrate extratributarie, oggi in buona parte "in volo" per il Continente. La parte pi significativa quella mineraria. Qui la Regione riuscita a far valere le proprie ragioni con le royalties. Ma la subalternit politica ha impedito di trasformare queste in volani di sviluppo per la Regione tutta ed in particolar modo per gli enti locali nei quali insistono le risorse minerarie in parola. I beni culturali, poi, sono un'altra "miniera" inesplorata, per di pi non inquinante. incredibile come nessuno riesca a trasformare, in un regime sostanzialmente coloniale, questo "petrolio virtuale" in "petrolio reale". Il "pacchetto Sicilia" non decolla nei mercati mondiali e non decolla perch non si pu vendere l'identit di un popolo a s. Se si potesse rivendicarne direttamente una sorta di identit nazionale poniamo come quella scozzese allora anche i nostri beni culturali (si stima pari al 40 % di quelli italiani) diventerebbero oro. Ma ce lo faranno fare? Solo se lo vorremo veramente. (8 Continua) I precedenti commenti sono stati pubblicati su LISOLA n 9, 10, 11, 12, 13, 14 & 15

uindi, se la devoluzione del demanio quasi totale, quella del patrimonio invece totale. Perch? perch ai sensi dell'art.20 lo Stato letteralmente "fugge" dalla Sicilia, dando ad essa tutte le funzioni, anche quelle su cui legifera ancora il Parlamento nazionale. Se tutte le funzioni amministrative (magari per alcune materie sotto le direttive "nazionali") sono delegate alla Regione, che senso ha che lo Stato abbia ancora propriet in Sicilia? Lo Stato in Sicilia dunque non ha nulla! Tutto passa a noi! Fin troppo facile dire che nella realt non cos. Forse, per, a dispetto del tenore letterale della norma, il patrimonio indisponibile "militare" resterebbe dello Stato (caserme, armamenti, aeromobili militari e navi da guerra) e cos pure l'unico edificio dello Stato ove avesse sede l'unico organo non delegabile e costituzionalmente garantito in Sicilia (il Commissario dello Stato). Diciamo questo perch il seguito dell'art. 33 recita passo passo il testo dell'art. 826 del c.c. con l'eccezione proprio del patrimonio militare, dei beni del Presidente della Repubblica (inesistenti in Sicilia) e rettifica il comma degli edifici destinati ad uffici pubblici facendo riferimento alla Regione. In pratica dunque il demanio forestale, le risorse minerarie e i beni culturali sono nostri e sono indisponibili, con i benefici economici che ne derivano (assurda quindi l'interpretazione che il bene culturale "ritrovato" sia regionale, mentre quello inserito, poniamo in pinacoteca, diventi "d'interesse nazionale" e quindi statizzato). Cos pure gli edifici destinati a sede di uffici pubblici, con i loro arredi e gli altri beni destinati ad un pubblico servizio (questi anche per i Comuni e gli altri enti pubblici siciliani). Nostro infine tutto il patrimonio disponibile dello Stato!

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Palazzo Reale a Palermo, sede storica dellARS nuova sede dei servizi segreti italiani?
ualcuno si chieder se a furia di parlare di federalismo ed indipendentismo, lo stato non abbia ritenuto di marcare la sua presenza in Sicilia facendola diventare sede dei servizi. Invece di avere semplici uffici rigorosamente camuffati da agenzie di commercio o di consulenza, nellIsola, per la usa particolarit geografica, lo stato trasferisce, proprio a Palazzo reale, il centro dellintelligence italiana proiettata verso lAfrica. Suggestiva la notizia, ma lo scoop, ovviamente privo di ogni fondamento, vuole essere la rappresentazione estrema del sistema chiuso che i benemeriti deputati siciliani si sono costruiti in barba alle pi elementari norme di trasparenza e di rispetto verso il popolo sovrano. Dopo ben 18 anni dallentrate in vigore della legge 141/90 che obbliga tutte le amministrazioni (nessuna esclusa) a regolare laccesso agli atti, lAssemblea regionale siciliana, a giugno di questanno, ha partorito un surrogato di regolamento che appare come una offesa al buon gusto e allintelligenza. Un surrogato di regolamento di accesso agli atti che in realt regolamenta e precisa la tipologia degli atti che non possono essere consultati dai cittadini. E la solita storia, la casta siciliana si chiude nel suo fortino di Palazzo Reale che assomiglia sempre pi al mitico Forte Braschi che da par suo resta il centro, ma non pi il centro dellintelligence italiana. Tutto quanto si svolge nei meandri del palazzo top secret. Dagli stipendi e privilegi dei parlamentari agli stipendi del personale equiparato al Senato della Repubblica e dove un commesso riesce a percepire al netto circa 5.000 euro al mese, straordinari esclusi. Secondo questo regolamento Non sono accessibili le informazioni in possesso dellAssemblea regionale siciliana che non abbiano forma di documento amministrativo . In pratica nessun documento prodotto e custodito a Palazzo Reale appare consultabile,per cui tutto top secret. Per chi volesse sbizzarrirsi a leggere i divieti (esclusioni) eccone una rassegna: nei confronti dellattivit dellAmministrazione diretta allemanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione; nei procedimenti selettivi, nei confronti dei documenti amministrativi contenenti informazioni di carattere psicoattitudinale relativi a terzi; per le seguenti categorie di atti:a) pareri resi in relazione a liti in potenza o in atto e la inerente corrispondenza;b) atti defensionali e la inerente corrispondenza;c) accertamenti medico-legali e relativa documentazione; d) documentazione di carattere tecnico attestante la sussistenza di condizioni psicofisiche che costituisca il presupposto delladozione di provvedimenti amministrativi ovvero che sia comunque utilizzabile ai fini dellattivit amministrativa;g) documentazione attinente a procedimenti penali e disciplinari o concernente listruzione dei ricorsi
(Segue da pagina 3)

amministrativi prodotti dal personale dipendente; h) documentazione attinente ad inchieste ispettive sommarie e formali; i) documentazione attinente ai provvedimenti di dispensa dal servizio;l) relazione sullattivit di consigli, comitati, commissioni, gruppi di studio e/o di lavoro;m) documentazione relativa alla situazione finanziaria, economica e patrimoniale di persone, gruppi ed imprese comunque utilizzata ai fini dellattivit amministrativa; n) rapporti, esposti ed atti di promovimento di azioni di responsabilit presentati alla competente autorit giudiziaria ordinaria, amministrativa e contabile;o) documenti relativi allattivit in corso di contrattazione collettiva di lavoro e gli atti interni connessi allespletamento del relativo mandato. Inoltre sono esclusi dalla visone pubblica gli atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e programmazione, pareri in relazioni a liti, atti defensionali, procedimenti penali e disciplinari, inchieste ispettive sommarie e formali,, provvedimenti di dispensa dal servizio, relazioni sullattivit di consigli, comitati, commissioni, gruppi di studio e /o di lavoro, documentazione relativa alla situazione finanziaria, economica e patrimoniale di persone, gruppi ed imprese comunque utilizzata ai fini amministrativi, rapporti esposti ed atti di promovimento di azioni di responsabilit presentati alla competente autorit giudiziaria ordinaria amministrativa o contabile, documenti relativi allattivit in corso di contrattazione collettiva di lavoro e gli atti interni connessi al relativo mandato e gli altri atti individuati con successivo decreto del Presidente dellAssemblea regionale siciliana . . La ciliegina sulla torta, lavvertenza che non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizzato delloperato dellAssemblea regionale siciliana (ci vuol significare che un cittadino che vuole rendersi conto di come funziona lamministrazione non pu accedere agli atti). Ma attenzione, a far comprendere che Palazzo Reale un forte invalicabile che la discrezionalit dellARS arriva fino al punto di prevaricare il diritto dei cittadini e beffarsi delle norme di legge nazionali, precisa con una nota tutta da comprendere :per salvaguardare ne esigenze di riservatezza dellAmministrazione . LARS pu posticipare la consultazione degli atti. Ovvero porre il divieto al divieto. Nel periodo estivo e durante le festivit natalizie, infine, il diritto di NON conoscere gli atti sospeso, troppo lavoro a vietare durante lanno per farlo anche destate e a fine anno! Come dire, signori, la casta padrona, i cittadini sudditi. Il diritto alla trasparenza degli atti non alloggia a Palazzo Reale. Cos , se vi pare! http://www.osservatorio-sicilia.it 23 gennaio 1994 - Berlusconi scende in campo 27 marzo 1994 - Berlusconi vince le elezioni *Su una cosa la Lega ha fallito: non riuscita ad esasperare i Siciliani che delle sparate dei vari Galan e compagnia bella non sanno cosa farsene. Ed anche l'ultima uscita del ministro Maroni, cose che neanche nell'ultimo paese africano succedono, non provocher grosse reazioni. Anche se in questo caso il provvedimento del ministro potrebbe essere un avvertimento a qualcun altro... pensiamo al sindaco Stancanelli che chiede soldi per salvare Catania dal fallimento ma che forse Berlusconi non vede abbastanza docile. http://www.ilconsiglio.blogspot.com/

dellagendina-perduta.html): 9 novembre 1989 - Caduta del muro di Berlino 9 dicembre 1989 Nascita ufficiale della Lega Nord 25 dicembre 1991 Crollo dell'Unione Sovietica 17 febbraio 1992 Inizia Tangentopoli 23 maggio 1992 - Omicidio di Falcone 19 luglio 1992 Omicidio Borsellino 15 gennaio 1993 - Arresto di Riina 9 maggio 1993 - Discorso del Papa ad Agrigento

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La Sicilia e l'Unit Nazionale senza veli d'ipocrisia


da " REALTA' SICILIANA" di Giuseppe Garretto (ed. 1967)

L'

anno venturo si celebrer il primo centenario dell'Unit d'Italia.

convoc il parlamento, il quale deliber lo Statuto del nuovo Stato. Il Borbone mand numerose truppe per combattere i Siciliani: ancora una volta, repressioni. Per la rivoluzione del 1848 che seppe esprimere un governo, convocare il parlamento, raccogliere truppe, e resistere, sia pure per breve tempo, alle soverchianti forze borboniche, irrobust lo spirito rivoluzionario dei Siciliani. Negli anni seguenti al 1848 si hanno sussulti rivoluzionari con le immancabili fucilazioni. Le ultime vittime dei Borboni furono 13 popolani, fucilati il 14 aprile 1860 in una piazza di Palermo. Ed ecco che l'undici maggio sbarca a Marsala Garibaldi: la Sicilia insorge. Ogni paese in rivolta e diecimila giovani accorrono da tutta l'Isola. Questi diecimila giovani guidati da Garibaldi mettono in fuga le truppe borboniche. Per nelle scuole si insegnato e si insegna ai Siciliani e a tutta l'Italia che mille uomini sbarcati a Marsala sconfissero l'esercito borbonico e liberarono i Siciliani, i quali, evidentemente, se ne stavano tappati in casa aspettando di essere liberati. La verit che se il popolo siciliano, nei moti susseguitisi dopo il 1816, non avesse versato cos abbondantemente il suo sangue per la causa della libert, tenendo vivi e attivi i fermenti rivoluzionari, e non fosse, quindi, insorto nel 1860 inviando diecimila giovani che formarono l'esercito garibaldino, Garibaldi avrebbe fatto la fine di Pisacane e dei fratelli Bandiera. Noi rendiamo omaggio ai mille garibaldini. Ma doveroso riconoscere che fu il popolo siciliano a liberarsi dal gioco borbonico per poter vivere libero e indipendente. E possiamo ancora aggiungere che, mentre 4.000 volontari siciliani rimasero in difesa di Messina, altri 9.800 passarono nel Continente e 1.200 marinai presero servizio nella flottiglia per continuare la lotta contro l'odiato Borbone, simbolo di oppressione e di sfruttamento. E' bene ricordare che i battaglioni della prima brigata Bixio che sul Volturno caricarono alla baionetta i vecchi soldati della Germania, calati a sorreggere la tirannide borbonica, erano composti, secondo il rapporto ufficiale, quasi interamente di giovani siciliani . La Sicilia, dunque, aveva lottato per la sua indipendenza. Ma alcuni Siciliani di grande rilievo, che prima erano stati fautori di una totale indipendenza, si orientarono in seguito verso uno Stato federale, per finire, poi, con l'essere favorevoli allo Stato unitario purch fosse rispettata l'autonomia regionale . Michele Amari: Se unirsi necessario, il conservare l'autonomia siciliana indispensabile . Francesco Ferrara: Le idee di rigido accentramento non sono

Crediamo opportuno, in questa ricorrenza, ricordare, in modo estremamente sintetico, cosa stato per la Sicilia questo secolo di unit, e nello stesso tempo dire con chiarezza cosa vogliamo che rappresenti per la Sicilia la data del 1960. La Sicilia ha sempre lottato per la sua autonomia, per la sua indipendenza. Il ricordo di essere stata un prospero regno indipendente nel periodo normanno e svevo, ha alimentato il suo spirito di autonomia e di indipendenza. Tutti i moti rivouzionari siciliani non hanno avuto che questo obiettivo. Nel 1812 il parlamento siciliano vot la Costituzione che proclamava il regno di Sicilia indipendente. Essa fu sanzionata dal re Ferdinando che dal 1802 si trovava rifugiato in Sicilia. Nella Costituzione si diceva chiaramente che se il re avesse riacquistato il regno di Napoli, avrebbe dovuto cedere al figlio il regno di Sicilia indipendente . Caduto Napoleone, Ferdinando riacquist il regno di Napoli e la prima cosa che fece (18 dicembre 1816) fu quella di... unificare i due regni. E con la unificazione, ritorn l'accentramento e l'oppressione. La Sicilia ricominci a lottare con spirito indomito. I Siciliani non conoscono la storia della loro piccola Patria. Nelle scuole et pour cause non si insegna. E quindi non sanno che dal 1816 unificazione col regno di Napoli fino al 1860 compreso, la Sicilia riboll di moti rivoluzionari che avevano come obiettivo la conquista della libert, dell'autonomia, dell'indipendenza. 1820. Movimento rivoluzionario a Palermo per il ripristino della Costituzione del 1812 e la indipendenza della Sicilia. Il Borbone mand da Napoli truppe per reprimere la insurrezione. La repressione fu energica: fucilazioni e deportazioni. 1821. Movimento rivoluzionario a Messina con gli stessi obiettivi. Altra repressione energica con l'intervento di truppe austriache: fucilazioni e deportazioni. 1825. Rivolte e repressioni. 1831. Nuova insurrezione e feroce repressione. 1837. Nuove insurrezioni, specialmente a Messina, Catania e Siracusa, e ferocissima repressione con numerose fucilazioni. 1848. Rivoluzione in tutta la Sicilia: si form un governo provvisorio che

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indigene fra noi, ma cieca imitazione di Francia che l'ha introdotto . Vito D'Ondes Reggio: Casa Savoia, ma con autonomia massima e parlamento separato . E Cavour rassicurava i Siciliani scrivendo loro: La Sicilia ha ben diritto all'autonomia. Essa la sola terra italiana che abbia antichissime tradizioni parlamentari . Cavour fu creduto su la parola. Cosicch, osserva Enrico La Loggia, quando il 21 ottobre 1860, fu votato il plebiscito, il relativo consenso fu dato nel naturale convincimento che l'ordinamento regionale fosse sicuro. Cio: per la Sicilia, massima autonomia e parlamento separato. Ma dopo il plebiscito, si dimenticarono gli impegni assunti. Tutto era stato una abietta commedia. La Sicilia, che pur aveva tanti titoli di nobilt, constat, appena spente le luminarie del plebiscito, di essere considerata terra di conquista. Una colonia. E come una colonia fu trattata. La Sicilia, questa perla del Mediterraneo, che la natura volle oltre ogni dire bella e che i poeti cantano ancora terra dei fiori e dell'amore, divenne da quel giorno desolata terra di dolore. Come poter parlare in poche pagine del calvario che l'infelice Sicilia ha dovuto salire in questi cento anni di unit italiana! Calvario tremendo. Arrivata ricca all'Unit, fu ridotta nella pi squallida miseria. S, ricca.Il capitale circolante abbondava, i titoli di rendita sorpassarono il 118, la bilancia commerciale era attivissima. Nel 1859, per esempio, si ebbe un attivo di 35 milioni. Di passata, da rilevare che, mentre nella povera Sicilia il commercio estero era talmente attivo da dare, nel 1859, una differenza attiva di 35 milioni, nel ricco Piemonte, invece, il commercio estero come afferma Bolton King non raggiungeva i... sette milioni. La grande riforma doganale del 1841 scrive Francesco MaggiorePerni assicur la libert economica e diede impulso allo sviluppo delle industrie. La Sicilia poteva vantare una marina mercantile florida che aveva 40.000 uomini di equipaggio, ed una pi florida marina peschereccia che sciamava per il Mediterraneo, ed un insieme di industrie fiorenti, che, se pur non vastissime, contribuivano a rendere pi diffuso e pi solido un benessere generale. Le casse di Stato rigurgitavano di denaro, talch a Palermo si dovette sottosfondare la sala dove si riponeva il contante. Ed il contante non era costituito da fogli di carta, ma da monete di argento, ed aveva quindi un intrinseco valore. Il povero Mezzogiorno aveva fino al 1860 il doppio dei capitali di tutti gli altri Stati della penisola: Regno delle Due Sicilie, milioni 443,2; tutti gli altri Stati (Lombardia, Ducato di Modena, Parma e Piacenza, Roma, Romagna, Marche e Umbria, Piemonte, Liguria e Sardegna, Toscana, Veneto) milioni 225,2. A questa somma di 225 milioni, il Piemonte con la Liguria e la Sardegna apportava 27 milioni, e la Lombardia, 8 milioni. Ma la situazione risult rovesciata quando si tratt (1861) di accollare al nuovo Stato unitario, i debiti degli Stati preesistenti: La Sicilia (un decimo del territorio unificato) apport un debito di L. 6.800.000, mentre tutti gli altri Stati apportarono debiti per un totale di 109.756.537. In questa somma, il Piemonte con la Liguria e la Sardegna, vi figura con L. 62.036.255. Il piemontese Alessandro Bianco di Saint-Jorioz dipinse la tragedia dell'infelice Sicilia con queste parole, cos eloquenti nella loro semplicit: II 1860 trov questo popolo vestito, calzato, industre, con riserve economiche. Adesso, l'opposto.... E' che la Sicilia fu trattata come terra di conquista. Si rubava, si sfruttava, si opprimeva senza ritegno alcuno. La prova dello spirito barbarico con cui venivano consumate le ruberie in Sicilia, fornita dall'episodio della confisca di un reliquario

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contenente una porzione del cuore di San Camillo. Il canonico Annibale di Francia, vedendosi portar via il reliquario, si preoccup di salvare la reliquia e si rivolse, umile e afflitto, ai confiscatoti pregandoli di... Ma i confiscatori lo interruppero: La reliquia? Non ci interessa. Eccola. A noi interessa il reliquario . l reliquario era di argento. Terra di conquista. Nessun rispetto per le cose e, sopratutto, per le persone. La Sicilia, come scrisse il professore della Universit di Palermo, Francesco Maggiore-Perni, e come afferm nel parlamento nazionale il deputato Bruno, dal 1849 al 1860 godeva di una sicurezza inappuntabile, che era l'ammirazione delle altre nazioni . Dopo il 1860. tutto ci scomparve. Le autorit costituite organizzarono la pi spudorata delinquenza. In tutti i campi. Diego Tajani, mandato in Sicilia quale procuratore generale, durante la missione del generale Medici, trov uno stato di cose veramente terrorizzante. Le autorit governative esercitavano ingiustizie, ricatti, soprusi, torture indicibili: organizzavano, esse stesse, delitti, furti, cospirazioni, agguati. Il Tajani ne fu esterrefatto. Cerc di porre un freno. Dovette iniziare procedimento penale persino contro il Questore di Palermo per omicidio ed altri reati, denunciando che il detto Questore aveva sempre agito di pieno accordo con lo stesso generale Medici. (Colaianni: nel regno della Mafia). Il deputato Proto di Maddaloni nel parlamento nazionale, novembre 1861, dopo aver parlato della rapacit dei Piemontesi che annientava ogni risorsa meridionale, e dopo aver affermato che il Mezzogiorno era inondato non solo di travetti, ma anche di operai piemontesi a cui si corrispondeva una paga doppia di quella concessa agli operai meridionali che lavoravano al loro fianco, disse: I nostri concittadini vengono fucilati senza processo, dietro l'accusa di un nemico personale, magari soltanto per un semplice sospetto... . Il conte Saint-Jorioz, piemontese, capitano di Stato Maggiore Generale, venuto nel Meridione per cooperare all'opera civilizzatrice svolta dai Piemontesi, fin con l'essere sbigottito constatando tutte le barbarie, le rapine, le vergogne che commettevano i suoi conterranei, ed ebbe l'onest ed il coraggio di denunciarle: Spioni dell'antica polizia, uscieri, commessi di magazzino, etc, sono oggi nominati giudici, prefetti, sottoprefetti, amministratori... Un mio amico trov installato in qualit di giudice, un individuo che, mediante quattro carlini, gli aveva procurato reiterati convegni con una sgualdrina. Lo arbitrio governativo non ha limiti: un onesto uomo pu trovarsi disonorato, da un momento all'altro, per la bizza del pi meschino funzionario. ...Facendo un calcolo approssimativo, possiamo arrivare alla spaventevole cifra, per il regno delle Due Sicilie, di 52 mila incarceramenti all'anno, di 9.400 deportati all'anno, mentre sotto l'esecrato governo borbonico, il numero dei carcerati non oltrepass i 10 mila e i deportati non arrivarono neanche a 94... ...Si fucila a casaccio, senza processo, senza indagini... ...11 reclutamento stato definito giustamente una tratta di bianchi: si arrestano, si seviziano le madri, le sorelle di ogni presunto refrattario e su di esse si sfrena ogni libidine... . Napoleone Colaianni: Quando in Palermo si present all'esame di leva un certo Cappello, non si prest fede al suo reale sordomutismo e lo si voleva costringere a parlare applicandogli bottoni di fuoco sulle carni. Il suo corpo fu reso una vasta piaga . Il medico militare, Antonio Restelli, che aveva applicato per ben 154 volte un ferro rovente su le carni dello sventurato Antonio Cappello per costringerlo a parlare, venne decorato con la croce dei Santi Maurizio e Lazzaro. (1 - Continua)

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LISOLA - Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 16 16/30 settembre 2008
contrario delleconomia, per non dire predonomia, i cui motori sono la sfida e la competitivit, attributi per lappunto derivati dallagonismo della giungla! Menzogna capitale che lo Stato non possa coniare moneta, cio avere la sovranit monetaria ma che debba rivolgersi ai mercanti di moneta (v. Bankitalia e, oggi, anche BCE: Banca Centrale Europea ), titolari del relativo signoraggio. Ne seguono una serie di barzellette come quella del debito pubblico, che pesa perfino su ogni neonato (sic!) e dellinsufficienza o mancanza di fondi per il necessario sociale. Per es., per costruire un ospedale! Menzogna che la crescita di un paese dipenda dal PIL (prodotto interno loro). PIL il manto di auto che deturpa le nostre citt alla stessa stregua della gomma da masticare se di produzione nazionale! Menzogna che la ricchezza di un paese sia il volume degli affari dei suoi predatori legali. Barzelletta che unazienda somigli ad una trottola, che si ferma se rallenta la sua velocit (donde licenziamenti e crisi varie). Menzogna che la disoccupazione involontaria non sia un crimine di Stato. Barzelletta che il debito pubblico venga coperto con il fisco, diretto e indiretto. Barzellette sono le trattenute alla fonte come i conteggi millesimali per dare una parvenza di giustizia. Menzogna astronomica la lotta alla criminalit, prodotta dalla stessa predonomia! Lantimafia sa proprio di barzelletta funerea e la rieducazione carceraria di balla per piccini. Unica verit che tali balle, barzellette e menzogne, di cui sono piene migliaia di migliaia di pagine nelle quali si pretende di spiegare, sempre in termini di alchimia meteorologica, anche linflazione, la crescita dei prezzi, la depressione, il collasso ed altre amenit, e che echeggiano nelle aule delle universit - sono indispensabili al gioco a chi preda di pi, tenuto in auge da chi sta dalla parte dei vincitori e da chi ignora la propria ignoranza. Carmelo R. Viola

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Henry Ford e il signoraggio La sicurezza del potere "E' un bene che il popolo non comprenda il si fonda sull'insicurezza funzionamento del nostro sistema bancario e dei cittadini. monetario, perch se accadesse credo che scoppierebbe una rivoluzione prima di (Leonardo Sciascia) domani mattina" (Henry Ford)
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