L’ascolto attivo è la capacità di saper ascoltare con un elevato
grado di attenzione e partecipazione comunicativa. Invece, l’ascolto passivo è comunemente inteso come una semplice ricezione di informazioni. Ascoltare attivamente significa focalizzare tutta la nostra attenzione non solo su ciò che udiamo, ma anche sul modo in cui le cose vengono dette, sulle emozioni espresse, sulle esitazioni e gli atteggiamenti di imbarazzo, sul linguaggio che viene usato. Un buon ascoltatore deve mettere in campo e tenere sotto controllo tutta una serie di aspetti che sostengono la comunicazione quali la postura, il contatto visivo, l’espressione del viso, la mimica, il contatto fisico e tanti piccoli atteggiamenti verbali di conferma che facciano sentire l’interlocutore ascoltato e lo incoraggino a proseguire il racconto. L’apprendimento delle tecniche di comunicazione non può essere sintetizzato in un semplice articolo, tuttavia, di seguito vengono riportati tre semplici esercizi (Margaret Hough, 1999) che possono essere comunque utili per allenarsi all’ascolto. Sono stati lievemente modificati rispetto agli originali del testo, per renderli più specifici ad un ascolto nell’ambito dei volontari/operatori dell’assistenza. Esercizio 1 – Lavorate con una compagna per cinque minuti circa. Una persona dovrebbe parlare di un argomento scelto, mentre l’altra ascolta. Il compito dell’ascoltatore è quello di evitare di interrompere il locutore, dando al tempo stesso segnali non verbali di interesse e di incoraggiamento. Prestate attenzione a qualunque difficoltà sperimentata durante l’ascolto. E’ un esercizio che può trovare facile applicazione anche nelle quotidiane relazioni di lavoro, scolastiche o domestiche. Esercizio 2 – lavorando in gruppo gli operatori e/o i volontari raccolgano in un elenco tutti i modi con cui hanno sperimentato l’avvio di una relazione con un nuovo paziente: l’approccio visivo, la presentazione di sé, l’inizio di una discussione, specificando le diverse situazioni in cui sono stati attuati (day-ospital, reparto, rsa, ecc.). Per esempio: a) entro in camera, mi dirigo verso la finestra e intanto osservo …. ; b) entro in camera e mi rivolgo direttamente al paziente presentandomi; ecc. ecc. Prestate attenzione alle eventuali nuove modalità di approccio che ritenete applicabili in sintonia col vostro temperamento. Esercizio 3 – Sebbene l’ascolto attivo in senso stretto non preveda che l’ascoltatore parli, può venir utile talvolta iniziare o incoraggiare una discussione chiedendo qualcosa al nostro interlocutore. Le domande che poniamo dovrebbero essere sempre domande aperte per indurre una risposta il più possibile argomentata. Per allenarsi a porre domande aperte, leggete il seguente elenco di domande chiuse e riscrivetelo facendo in modo che le domande diventino aperte: 1. Era sconvolto? 2. Vide suo padre? 3. Andrà a vivere a casa? 4. Spende troppo denaro? 5. La sua vita familiare è soddisfacente? 6. E’ stato ammalato per molto tempo? 7. Capisce quel che sto dicendo? 8. Ciò la fa arrabbiare? 9. Ama suo marito? 10. C’è nient’altro che vuole dire?
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