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L’UNITARIETÀ 

DEL LIBRO DI ISAIA 

UN UNICO LIBRO IN DUE PARTI (cc.1-33 e 34-66) 

Luigi Nason 

A partire dagli anni 1980, e ancor più intorno agli anni 1995-2000, la tradizionale lettura
tripartita del libro di Isaia (Proto-Isaia: cc.1-39; Deutero-Isaia: cc.40-55; Trito-Isaia: cc.56-
66) è stata sempre più rimessa in discussione a favore di una lettura unitaria del libro
suddiviso in due parti.1
Circa l’unitarietà del libro di Isaia, sottolineando la dinamica della redazione dell’intero
libro in rapporto a Is 6, dopo aver accennato ad un contributo precedente di R. Rendtorff2,
G. Borgonovo scrive: «Il libro di Isaia, pur essendo una composizione redazionale, non è
una composizione a sezioni semplicemente giustapposte. È un’opera propriamente letteraria
e di alto profilo estetico e teologico. La composizione dell’insieme è un progetto pensato da
un vero e proprio “autore” che rivela la sua profonda sintonia con la trama teologica
sviluppata nella pagina programmatica della vocazione del primo Isaia….».3
D. Janthial, autore di un recente volume sull’unità del libro di Isaia, intitola il primo
paragrafo della sua introduzione «È possibile leggere il libro di Isaia?» e prosegue:
«Nonostante l’abbondanza notevole della letteratura secondaria sul libro di Isaia, il
problema della lettura di questo libro come libro è stata poco presente lungo tutto il corso
della storia dell’interpretazione».4

1
Questa divisione del libro di Isaia in tre parti risale a Bernhard Duhm: cf B. DUHM, Das Buch Jesaja, übersetzt 
und erklärt, Handkommentar zum Alten Testament III,1, Vandenhoeck und Ruprecht, Göttingen 1892, 21902,
4
1922, 51968 [Il volume è stato riprodotto, secondo l’edizione del 1902, da Nabu Press, Charleston, SC nel
2010]. All’inizio di questo secolo, Brevard Childs, pur avendo pubblicato un commentario a tutto il libro di
Isaia e pur riconoscendo che alcune osservazioni di Marvin Sweeney, che citerò più avanti, sono valide e
interessanti, preferisce dichiaratamente mantenere da suddivisione in tre parti di B. Dhum: cf B.S. CHILDS,
Isaiah.  A  commentary (OTL), Westminster John Knox Press, Louisville KY 2001 (traduzione italiana: B. S.
CHILDS, Isaia, Traduzione dall’inglese-americano di E. GATTI, Edizione italiana a cura di F. DALLA VECCHIA
(Commentari Biblici), Editrice Queriniana, Brescia 2005, 9-16). Nella linea di una lettura unitaria del libro di
Isaia si muovono, per esempio, E.W. CONRAD, Reading  Isaiah (Overtures in Biblical Theology), Fortress
Press, Minneapolis, MN 1991; P.D. MISCALL, Isaiah (Readings), Sheffield Academic Press, Sheffield 1993;
più recentemente, J. VERMEYLEN, Le livre d’Isaïe. Une cathédrale littéraire (LeDiv 264), Les Éditions du Cerf,
Paris 2014. Anche alcune raccolte di studi sottendono una visione unitaria del libro: cf D. G. FIRTH – H.G.M.
WILLIAMSON, Interpreting  Isaiah.  Issues  and  Approaches, Apollos – InterVarsity Press Academic, Nottingham,
UK – Downers Grove, IL 2009 e R.E. CLEMENTS, Jerusalem  and  the  Nations.  Studies  in  the  Book  of  Isaiah
(Hebrew Bible Monographs 16), Sheffield Phoenix Press, Sheffield 2011. Cf, in particolare, H.G.M.
WILLIAMSON, «Recent issues in the study of Isaiah», in D.G. FIRTH - H.G.M. WILLIAMSON, Interpreting Isaiah. 
Issues and Approaches, 21-39.
2
R. RENDTORFF, «Jesaja 6 im Rahmen der Komposition des Jesajabuches», in J. VERMEYLEN (éd.), The Book 
of  Isaiah  -  Le livre  d’Isaïe. Les  oracles  et  leurs  relectures.  Unité  et  complexité  de  l’ouvrage (BEThL 81), University
Press – Uitgeverij Peeters, Leuven 1989, 73-82.
3
G. BORGONOVO, «Isaia 6. Chiave di volta del pensiero isaiano», in Annali di Scienze religiose 7 (2002) 129-150,
qui 149-150.
4
D. JANTHIAL, L’Oracle de Nathan et l’unité du livre d’Isaïe, Beihefte zur Zeitschrift für die Alttestamentliche
Wissenschaft 343, De Gruyter, Berlin – New York, NY 2004, 3.
1
Tra il 1985 e 1987 J.D.W. Watts pubblicò nella collana Word  Biblical  Commentary un
commentario al libro di Isaia in due volumi: Is 1-33 e Is 34-66.5 Può essere discutibile la
strutturazione del libro come un’azione drammatica organizzata secondo dodici atti
successivi corrispondenti ad altrettante epoche di regno di un sovrano. Tuttavia, come
giustamente sottolineano Guido Benzi e Simone Paganini, due aspetti devono essere
considerati positivamente, poiché hanno influenzato la ricerca esegetica successiva:
l’attenzione ai rapporti intertestuali e alla dipendenze letterarie all’interno del libro e la
scelta di suddividere il commento del libro di Isaia – non per motivi di carattere tipografico
– nelle due parti già sopra menzionate.6
Il primo autore che presentò questa suddivisione del libro di Isaia fu nel 1964 William
Hugh Brownlee: la sua scelta si basava su suoi studi pioneristici riguardanti i rotoli di
Qumran e, in particolare, 1QIsa: in questo rotolo è presente una strutturazione del libro
mediante l’introduzione di spazi più o meno lunghi tra i diversi paragrafi, lo spostamento
verso l’interno della parola con cui inizia un nuovo paragrafo e, soprattutto, l’inserimento al
termine della ventisettesima delle 54 colonne del rotolo – ossia tra i nostri capitoli 33 e 34 -
di tre righe completamente bianche. Egli, all’inizio del capitolo, che ha come titolo The 
Literary  Significance  of  the  Bisection  of  Isaiah, in cui offre una struttura parallela delle due
parti del libro, scrive: «Paul Kahle, che per primo fece notare l’intenzionale largo spazio tra i
capitoli 33 e 34 del rotolo di Isaia, affermò che questa divisione sosteneva la vecchia teoria di
Charles Cutler Torrey secondo cui i capitoli 34-35 erano da attribuire al Secondo Isaia
insieme con i capitoli 40-66».7 Questa sua idea è stata in seguito sviluppata da altri esegeti.
C.A. Evans8 e A. Gileadi9 sono arrivati addirittura a evidenziare, in modo abbastanza simile,
basandosi su indizi di carattere formale, una strutturazione delle due parti del libro di Isaia
in sette sezioni parallele e tra loro corrispondenti:
I. Rovina e rinascita: 1 – 5; 34 - 35
II. Ribellione e sottomissione: 6 – 8; 36 – 40
III. Punizione e liberazione: 9 – 12; 41 – 46
IV. Umiliazione ed esaltazione; 13 – 23; 47

5
J. D. W. WATTS, Isaiah 1-33, Revised edition (WBC 24), Word Books Publisher, Dallas TX 1985, 22005; ID.,
Isaiah 34-66 (WBC 25), Word Books Publisher, Dallas TX 1987, 22005.
6
G. BENZI – S. PAGANINI, «Isaia ῾bifronte᾽: un solo libro in due parti (Is 1-33; 34-66). Considerazioni retorico-
testuali e funzione ermeneutica di Is 34-35», in M. MILANI – M. ZAPPELLA (edd.), «Ricercare la sapienza di tutti 
gli  antichi»  (Sir  39,1), Miscellanea in onore di Gian Luigi Prato, Associazione Biblica Italiana - Supplementi
alla Rivista Biblica 56, EDB, Bologna 2013, 285-297, qui 285. Il progetto di un commentario al libro di Isaia
nella serie edita dalla Edizioni Paoline (I Libri biblici, a cura di G. BORGONOVO e O. CAVALLO) è seguito da G.
Benzi per Is 1-33 e da S. Paganini per Is 34-66.
7
W.H. BROWNLEE, The Meaning of the Qumran Scrolls for the Bible with Special Attention to the Book of Isaiah,
Oxford University Press, New York, NY 1964, 247-250.251-255. Egli cita P. KAHLE, Die  Hebräischen 
Handschriften  aus  der  Höhle, Kohlhammer, Stuttgart 1951, 72-73. Il riferimento imprecisato a C.C. Torrey si
riferisce a C.C. TORREY, The Second Isaiah : a new interpretation, T & T Clark, Edinburgh 1928. Per i tre spazi
bianchi cf P. KAHLE, 252 (copia della parte finale della 27 colonna del rotolo di Isaia) e E. ULRICH, The 
Biblical  Qumran  Scrolls.  Transcriptions  and  Textual  Variants, Supplements to Vetus Testamentum 134, Brill,
Leiden – Boston 2010, 395.
8
C.A. EVANS, «On the Unity and Parallel Structure of Isaiah», in Vetus Testamentum 38 (1986) 139-146.
9
A. GILEADI, The Literary Message of Isaiah, Hebraeus Press, San Diego, CA 1994, 22012,1-13, in particolare 6
dove si trova lo schema di quella che l’autore chiama «The Bifid Structure of the Book of Isaiah».
2
V. Sofferenza e salvezza: 24 – 27; 48 – 54
VI. Tradimento e fedeltà: 28 – 31; 55 – 59
VII. Diseredazione ed eredità: 32 – 33; 60 - 66

Di tutti i commentari è attualmente quello di Marvin Sweeney a sostenere questa ipotesi


con più abbondanza di motivi, anche se poi, probabilmente per esigenze editoriali,
commenta fino al c.39. Egli nell’introduzione al volume presenta la struttura dell’intero
libro intitolandola «La visione di Isaia ben Amoz: esortazione profetica rivolta a Jerûshalaim
/ Giuda ad essere fedeli a JHWH, Isaia 1,1 – 66,24». Dopo aver ampiamente illustrato i motivi
che fondano la tesi dell’unitarietà del libro, conclude: «Così la struttura del libro di Isaia
include due maggiori sotto-unità. I capitoli 1 - 33 sono focalizzati sulla presentazione del
progetto di JHWH di instaurare la sovranità universale in Tzijjôn; i capitoli 34 - 66 sono
focalizzati sull’attuazione del progetto di JHWH in vista della fondazione dell’universale
sovranità in Sion. Mentre i capitoli 1 – 33 sono interamente prolettici, i capitoli 34 – 66
presentano il processo come un evento in corso».10
Alberto Mello, nel suo recente commento, segue questa ipotesi della suddivisione del
libro in due parti che, secondo me infelicemente, chiama Primo e Secondo Isaia pur
precisando subito dopo che si tratta in realtà delle due parti del libro di Isaia.11
In questa prospettiva, la seconda parte del libro inizia con i capitoli 34-35 che Peter
Miscall intitola A  Nightmare/A  Dream, «Un incubo/Un sogno». Ad essi egli dedica un
interessante studio, utilizzando la categoria linguistica del fantastico, mutuata da Tzvetan
Todorov12, caratterizzata da una irrisolta esitazione tra la realtà e il sogno, tra l’evento
naturale e il fatto soprannaturale e collegandoli a Is 1-2 e Is 66. «Chiamare Isaia 34-35 un
incubo e un sogno o un racconto di orrore e un racconto fantastico presenta una nuova
prospettiva e un insieme di attese per una lettura del poema al posto di quelle suggerite dal
titolo più comune “giudizio delle nazioni e di Edom” e “salvezza di Giuda”».13
In un contesto Israele è presentato come il popolo eletto che si pone in forte contrasto
con tutte le altre nazioni, in particolare gli imperi di Assiria e di Babilonia. In un altro
contesto, invece, Israele sta sullo stesso piano delle altre nazioni, come parte del popolo di
JHWH che coincide con tutta l’umanità. In un altro contesto ancora Israele si mescola
nell’umanità e tutti sono ora distrutti ora salvati da JHWH. Questi diversi contesti si
alternano in tutto il libro dall’inizio alla fine. Nei capitoli 34-35, come, per esempio, in Is
66,12-24, a conclusione della visione di Isaia, non troviamo una chiara determinazione di
chi siano, sia all’interno che all’esterno della visione di Isaia, i servi e i nemici di JHWH.14

10
M. A. SWEENEY, Isaiah  1-39.  With  an  introduction  to  prophetic  literature (FOTL 16), William B. Eerdmans
Publishing Company, Grand Rapids MI 1996, 31-48, qui 44; cf anche ID., «The Book of Isaiah as Prophetic
Torah», in R.F. MELUGIN – M.A. SWEENEY (eds.), New  Visions  of  Isaiah, Journal for the Study of the Old
Testament, Supplement Series 214, Sheffield Academic Press, Sheffield 1996, 50-67.
11
A. MELLO, Isaia., Introduzione, traduzione, commento, Nuova versione della Bibbia dai testi antichi 10,
Edizioni San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2012.
12
T. TODOROV, La letteratura fantastica. Definizione e grammatica di un genere letterario, Garzanti, Milano 1981
(originale: Introduction à la littérature fantastique, Le Seuil, Paris 1970).
13
P.D. MISCALL, Isaiah 34–35: A Nightmare/A Dream, Journal for the Study of the Old Testament Supplement
Series 281, Sheffield Academic Press, Sheffield 1999, 22-24, qui 23.
14
Cf P.D. MISCALL, Isaiah 34–35: A Nightmare/A Dream, 125-136.
3
Questa architettura in due parti assegna un posto importante ai cc.36-3915, spesso
intitolati nelle edizioni della Bibbia «appendici» (cf, ad esempio, La  Bibbia  di    Jerûshalaim
2008) e presentati come una ripresa quasi integrale di 2Re 18,13 - 20,19 con la significativa
eccezione di 2Re 18,14-16 (ambasciata e tributo di Ezechia al re d’Assiria) e con l’aggiunta,
ancor più significativa della preghiera di Ezechia, malato poi guarito (Is 38,9-20).16 Secondo
Dominique Janthial, essi costituiscono «un prologo storico alla seconda parte del libro», un
prologo concatenato ai due capitoli che lo precedono, che formano un dittico di ouverture
(cc.34-35), e ai capitoli che lo seguono, in particolare i cc.40-45, «poiché esso consente di
comprendere il rinnovamento della speranza profetica che si manifesta in questi capitoli».17
Molti studi attuali sul libro di Isaia sono alla ricerca dei temi che fondano l’unità del
libro. Bernard Gosse, in un volume che offre serie e stimolanti argomentazioni, arriva a
sostenere che il libro di Isaia ha svolto un ruolo essenziale nella rilettura della storia d’Israele
in epoca persiana, attraverso la costituzione di un primo corpus delle scritture.18
Non posso qui addentrarmi in una ricerca affascinante che richiederebbe ben altro
spazio.19 Rolf Rendtorff, a conclusione di un suo contributo sulla complessa unità del libro
di Isaia, scrive: «Insomma, la discussione dell’ultimo decennio ha rivelato l’unità del libro di
Isaia. Certamente si tratta non di una unità semplice, ma di una unità assai complessa.
Tuttavia gli studiosi ora hanno iniziato a rendersi conto della complessità di questa unità e a
cercare di interpretarla. Gli approcci metodologici sono diversi, come ho spiegato
dettagliatamente in questo contributo, ma mi sembra notevole che ciononostante su alcuni
punti cruciali un accordo di base può essere raggiunto. Secondo me, uno di questi punti
cruciali è il problema relativo all’esistenza di un libro o una raccolta indipendente
denominata “Primo Isaia”, contenente la maggior parte dei capitoli 1-39. […] Questo rende
quasi impossibile il leggere le parti cosiddette “originali” (in qualsiasi senso si intendano) dei
capitoli 1-39 come un “libro” continuo.»20
Ulrich Berges, per esempio, trova il centro dell’unità del libro nel tema di Tzijjôn, dimora
di JHWH sulla terra. Il pio re Ezechia (Is 36-39) è contrapposto ad Achaz (Is 7-9) perché, a
differenza di lui, cerca rifugio in Tzijjôn (Sion) di fronte ai nemici che lo assediano. Il
lettore, dopo l’annuncio dell’esilio in Babilonia (39,6-7), si aspetterebbe il racconto
dell’attuazione della promessa, ma è positivamente deluso. In contrasto con i libri profetici

15
J. FERRY, Isaïe. «Comme les mots d’un livre scellé…» (Is 29,11), Lectio Divina, Les Éditions du Cerf, Paris 2008,
in particolare il c.3 intitolato: «Isaïe 36-39: appendice historique ou pivot de l’architecture du livre?», 67-91.
16
B. GOSSE, «Les rôles respectifs de 2 R 18,13-20,19 dans la rédaction des livres des Rois et du parallèle d’Is
36-39 dans la rédaction du livre d’Isaïe», in Structuration des grandes ensembles bibliques et intertextualité à l’époque 
Perse, Beihefte zur Zeitschrift für die alttestamentliche Wissenschaft 246, Walter de Gruyter, Berlin 1997, 11-
14.
17
D. JANTHIAL, L’Oracle de Nathan et l’unité du livre d’Isaïe, 214-263, qui 214.
18
B. GOSSE, La  constitution  du  corpus  des  écritures  à  l’époque  perse,  dans  la  continuité  de  la  tradition  biblique
(Supplément à Transeuphratène 10), Gabalda, Paris 2003.
19
Cf, per esempio, D.M. CARR, «Reading Isaiah from Beginning (Isaiah 1) to End (Isaiah 65–66): Multiple
Modern Possibilities», in R.F. MELUGIN – M.A. SWEENEY (eds.), New Visions of Isaiah, Journal for the Study
of the Old Testament, Supplement Series 214, Sheffield Academic Press, Sheffield 1996, 188-218.
20
R. RENDTORFF, «The Book of Isaiah: A Complex Unity. Synchronic and Diachronic Reading», in R.F.
MELUGIN – M.A. SWEENEY (eds.), New  Visions  of  Isaiah, Journal for the Study of the Old Testament,
Supplement Series 214, Sheffield Academic Press, Sheffield 1996, 32-49, qui 44-45.
4
di Geremia ed Ezechiele, nel libro di Isaia il tempio non è incendiato, gli ebrei del regno di
Giuda non sono deportati in Babilonia e il potente Nebukadnetzar non entra in Jerûshalaim.
«Nel libro di Isaia, Sion non può cadere, il tempio non può essere incendiato, i nemici del
Monte di Dio non possono entrare, poiché JHWH lo protegge come un rifugio per coloro che
gli sono fedeli».21
D. Janthial, invece, ritiene che il tema centrale che conferisce unità al libro di Isaia sia
quello della fedeltà alla dinastia davidica di cui l’oracolo di Nathan è il fondamento (2Sam
7). Egli sottolinea così il movimento dinamico che percorre il libro di Isaia: dal fallimento
della casa di David alla chiamata di una nuova casa, quella del servo di JHWH.22 Con il c.39
il profeta esce dalla scena per lasciarvi entrare il servo e la sua «discendenza» (Is 53,10b)23,
ossia i suoi discepoli: è il gruppo del noi che prende più volte la parola nel corso del libro di
Isaia e che in Is 53,1-6 interviene con una lunga confessione.24
In Is 63,17 questo gruppo del noi viene esplicitamente identificato con i servi: convergono
così le due figure fondamentali per la comprensione del libro, il gruppo del noi e i servi di
JHWH:
Perché, Signore, ci lasci vagare lontano dalle tue vie
e lasci indurire il nostro cuore, così che non ti tema?
Ritorna per amore dei tuoi servi,
per amore delle tribù, tua eredità (Is 63,17).

Al termine del libro il gruppo del noi, che è il gruppo dei servi di JHWH, è costituito erede
delle promesse fatte a Davide (66,1; cf 2Sam 7,5). Il lettore è invitato a far parte di questo
gruppo dei servi per diventare a sua volta beneficiario delle promesse:
Così dice il Signore:
«Il cielo è il mio trono,
la terra lo sgabello dei miei piedi.
Quale casa mi potreste costruire?
In quale luogo potrei fissare la dimora?...» (Is 66,1).

Si può dire che il servo è per Israele ciò che Israele è per l’umanità intera perché ciascuno,
imparando a dissigillare le parole di questo libro profetico (cf 29,11), possa diventare servo di 
JHWH.

21
U. BERGES, The  Book  of  Isaiah.  Its  Composition  and  Final  Form (Hebrew Bible Monographs 46), Sheffield
Phoenix Press, Sheffield 2012 (originale: U. BERGES, Das  Buch  Jesaja:  Komposition  und  Endgestalt, Verlag
Herder, Freiburg im Breisgau 1998), 504-508, qui 505. Cf R.E. CLEMENTS, «Zion as Symbol and Political
reality. A Central Isaianic Quest», in M.A. SWEENEY, «The Reconceptualization of the Davidic Covenant in
Isaiah», in J.TH.A.G.M. VAN RUITEN - M. VERVENNE (eds.), Studies in the Book of Isaiah, Festschrift W.A.M.
Beuken, (BEThL 132), University Press – Uitgeverij Peeters, Leuven 1997, 3-17.
22
D. JANTHIAL, L’Oracle de Nathan et l’unité du livre d’Isaïe, 264-277.
23
D. JANTHIAL, «Livre et révélation: le cas d᾽Isaïe», in Nouvelle Revue Théologique 126 (2004), 20.
24
Cf J. FERRY, Isaïe. «Comme les mots d’un livre scellé…» (Is 29,11), 209-214 [si tratta del c.7 che ha come titolo:
«Le(s) serviteur(s) dans le livre d’Isaïe»] e E.W. CONRAD, «Who Are “We” in Isaiah?», in Reading  Isaiah,
Fortress Press, Minneapolis, MN 1991, 83-116.
5
STRUTTURA DEL LIBRO DI ISAIA PROPOSTA DA M.A. SWEENEY25 

I. Is 1 – 33: Il progetto di JHWH per stabilire la sua sovranità universale a Tzijjôn: questo sarà il 


giorno di JHWH 
A. Is 1: Prologo
B. Is 2-33: Parole del profeta sul progetto di JHWH
cc.2-4: Annuncio del compito di Tzijjôn
cc.5-12: Giudizio di ’Ashûr contro Jehûdah
cc.13-27: Parole profetiche per preparare le nazioni al regno di JHWH a Tzijjôn
cc.28-33: Parole profetiche sul progetto di JHWH per Jerûshalaim

II. Is 34 – 66: L’attuazione del progetto della sovranità universale di JHWH a Tzijjôn


A. Is 34-54: Parole del profeta sull’attuazione di questo progetto
cc.34-35: Potere di JHWH: Egli fa ritornare gli esiliati a Tzijjôn
cc.36-39: Racconti della liberazione di Jerûshalaim
cc.40-54: JHWH mantiene l’alleanza e restaurerà Tzijjôn
B. Is 56-66: Parole del profeta per invitare all’alleanza con JHWH
c.55: Esortazione propriamente detta
cc.56-66: Istruzione profetica sulla comunità dell’alleanza restaurata a Tzijjôn

Circa l’identità dei servi di JHWH  risulta dai cc.56-66 che essi sono gli eredi dell’alleanza
eterna promessa a David e che non ci sarà tra loro nessun altro re se non JHWH. Essi,
inoltre, sono chiamati a svolgere un compito sacerdotale nel progetto della sovranità
universale di JHWH in Tzijjôn. In questa comunità restaurata, riunito attorno al Tempio, il
monte che JHWH ha scelto come sua dimora (cf Sal 46 e 48), avrà al centro la Tôrāh di
Mōsheh, che è presente nel libro di Isaia fin dall’inizio (cf Is 2,2-4 e Es 19). «Insomma, il
libro di Isaia mira ad una comunità sacerdotale restaurata in Tzijjôn, come la comunità dei
servi di JHWH, e la tradizione di ῾Ezrā᾽ e Nechemjāh26 guarda ad Isaia come il fondamento
più importante per l’auto-comprensione del programma restauratore di ῾Ezrā᾽».27
La Tôrāh di Mōsheh orienta i rapporti interni alla propria comunità mentre il libro di
Isaia delinea i rapporti di Israele in mezzo alle nazioni. Sia l’una che l’altro definiscono
Israele come una comunità santa e perciò sono al servizio degli scopi delle riforme di ῾Ezrā᾽,
in quanto il fine della programma era di ristabilire Israele come comunità santa in
Jerûshālāim. La Tôrāh di Mōsheh stabilisce i mezzi per l’organizzazione della comunità; la
Tôrāh isaiana offre le linee portanti che orientano la restaurazione della comunità.28

25
M.A. SWEENEY, Isaiah  1-39.  With  an  introduction  to  prophetic  literature (FOTL 16), William B. Eerdmans
Publishing Company, Grand Rapids MI 1996, 39-41.
26
Il programma presentato in Is 66,18-24 corrisponde al programma di restaurazione che ῾Ezrā᾽ e Nechemjāh
hanno cercato di realizzare nella seconda metà del V secolo a.e.v.
27
M.A. SWEENEY, «The Book of Isaiah as Prophetic Torah», in R.F. MELUGIN – M.A. SWEENEY (eds.), New 
Visions of Isaiah, 50-67.
28
Oltre M.A. Sweeney, appena citato, cf D. JANTHIAL, L’Oracle de Nathan et l’unité du livre d’Isaïe, Beihefte zur
Zeitschrift für die Alttestamentliche Wissenschaft 343, De Gruyter, Berlin – New York, NY 2004, 15-17 («Le
livre d’Isaïe: Une torah prophetique?».
6
LA TRAMA INTRIGANTE DEL LIBRO DI JESHAʿJAHÛ 

Ormai da tempo è stato posto in evidenza lo spazio di tre righe tra i cc.33 e 34 nel
manoscritto di Qumran in cui si trova tutto il libro di Isaia (1 Q Isa).
Il c.33 ci presenta proprio quasi alla fine una conclusione della prima parte del libro
perché riprende in una confessione il messaggio del profeta:
Sì, JHWH è nostro giudice, JHWH è nostro legislatore, JHWH è nostro re: è Lui che ci
salverà (Is 33,22).

Il verbo salvare  [jôšî ēnû] rinvia al primo versetto del libro e al c.12, dove il sostantivo
salvezza ricorre tre volte (vv.2[x2].3):
1
Visione [chazôn] che Isaia [jesha jahû]29, figlio di Amoz [᾽Amôtz], ebbe su Giuda e su
Jerûshalaim al tempo dei re di Giuda Ozia [῾uzzijjahû], Iotam [jôtam], Acaz [᾽achaz] ed
Ezechia [jechizqijjahû].

2
hinnēh  ēl ješû ātî  ebṭaḥ welō   epḥād kî- āzzî wezimrāt jāh JHWH wajehî-lî lîšû â  
3
ûše abtem-majim beśāśôn mimma ajnê hajšû â  
«Ecco, Dio è la mia salvezza [ješû ātî];
io avrò fiducia, non avrò timore,
perché mia forza e mio canto è JHWH;
egli è stato la mia salvezza [wajehî-lî lîšû āh]».
Attingerete acqua con gioia alle sorgenti della salvezza
[hajšû āh] (Is 12,2-3).

I cc.34-35, seguiti dai cc.36-39, hanno una funzione di ponte tra le due grandi parti del
libro. In particolare, i cc.34-35 riptendono il tema del giudizio di Is 1-33 e annunciano una
nuova possibilità di salvezza e di restaurazione, tema che sarà sviluppato nella seconda
patrte del libro (Is 34-66).
Is 1-33 anticipa il giudizio e la restaurazione di Jerûshalaim e di tutto Israele.
Is 34-66 presuppone che il giudizio sia compiuto e che la restaurazione sia avvenuta.
Is 1-33 anticipa la rovina dei nemici di Jerûshalaim: ᾽Ashshûr (10,5-34 e 14,24-27) e Babel
(13,1-14,23).
Is 34-66 presuppone la caduta di tutti i nemici di JHWH, identificati con ᾽Edôm (c.34 e
63,1-6) e Babel (cc.46-47).
Is 1-33 anticipa il regno di un discendente davidico, giusto, che inaugurerà un’era di pace
(9,1-6; 11,1-16; 32,1-20).
Is 34-66 presuppone che l’alleanza davidica continui per Israele (55,3), ma traccia un
ritratto di Ciro, che JHWH chiama «suo servo», come colui che costituisce la

29
ješa jāhû (Isaia) deriva dalla radice jsh῾ (salvare e salvezza).
7
manifestazione iniziale della giustizia di JHWH per Tzijjôn (44,24-28; 45,1-7; 60-62; 65-
66).
Nel quadro della struttura del libro di Isaia diviso in due parti, il c.34 segna un nuovo
inizio. Gli studiosi hanno rimarcato una forte somiglianza di vocabolario tra i cc.1 e 34.
Dominique Janthial ha messo in risalto che più della metà dei termini presenti in 34,1-10a si
trovano anche nel c.1 (precisamente 63 termini sui 115 che compongono 34,1-10a).
Qualche esempio:
Ascoltate [shim῾û], o cieli, presta l’orecchio [ha᾽azînî], o terra, così parla il JHWH:«Ho
allevato e fatto crescere figli, ma essi si sono ribellati contro di me (Is 1,2).
Avvicinatevi, nazioni, per ascoltare [lishmoa῾] e voi, popoli, ascoltate attentamente [haqshîbû];
ascolti [tishma῾] la terra e quanti vi abitano, il mondo e quanto produce! (Is 34,1).

Il c.34 è importante anche perché rappresenta una svolta: il giudizio di JHWH contro
Israele lascia il posto al giudizio delle nazioni simboleggiate da ᾽Edôm:
2
Poiché JHWH è adirato contro tutte le nazioni
ed è sdegnato contro tutti i loro eserciti….
5
Poiché nel cielo si è inebriata la mia spada,
ecco, si abbatte su ᾽Edôm,
sul popolo che io stermino, per fare giustizia [chermî lemishpat] (Is 34,2ab.5).

In questo capitolo, inoltre, si parla di un libro che va cercato e va letto:


Cercate nel libro di JHWH e leggete… (Is 34,16).

Di che libro si tratta? Sembra preferibile seguire l’interpretazione di molti commentatori


che vi vedono un riferimento al libro di Isaia stesso che, nel momento in cui viene letto,
diventa un invito rivolto al lettore.

Questa architettura del libro in due parti conferisce una funzione decisamente singolare ai
cc.36-39. Questi capitoli solo recentemente sono stati presi in considerazione. Nelle Bibbie
hanno spesso come titolo «appendici». Prima erano visti come una ripresa di 2Re 18,13-
20,19. Molti studi recenti, invece, collocano questi capitoli al centro letterario del libro di
Isaia.30 Essi sono un prologo storico a tutto ciò che segue.
Se la figura del re ᾽Achaz ha un posto importante nei cc.7-9, la figura di maggior rilievo
nei cc.36-39 è il re Jechizqijjahû [Ezechia], con una marcata differenza che li contrappone.
Infatti, ᾽Achaz costituisce la figura del re scettico di fronte alla Parola di Dio, rivoltagli dal
profeta (cf Is 7,10-17), perché rifiuta di credere e quindi rifiuta la salvezza che JHWH gli
offre: «Ma se non crederete, non resterete saldi» [᾽im lo᾽ ta᾽amînû kî lo᾽  te᾽amenû31] (Is 7,9).
Jechizqijjahû, invece rappresenta il re giusto che preannuncia l’esilio in Babilonia, ma apre la

30
J. FERRY, «Isaïe 36-39: appendice historique ou pivot de l’architecture du livre?», in J. FERRY, Isaïe. «Comme 
les mots d’un livre scellé…» (Is 29,11), Lectio Divina, Les Éditions du Cerf, Paris 2008, 67-91.
31
La radice ᾽mn ricorre due volte, la prima volta nella forma hiphil, la seconda nella forma niphal: è il verbo che
indica la fede nell’alleanza con JHWH, come unica sorgente di stabilità e quindi di salvezza.
8
storia ad un futuro di consolazione per la sua fiducia nelle promesse di JHWH. Egli è il
modello dell’atteggiamento di chi ha fiducia nell’alleanza di JHWH.
Questi capitoli centrali presentano due racconti che hanno per protagonisti il profeta
Jesha jahû [Isaia] e il re Jechizqijjahû [Ezechia].
Il primo racconto (cc.36-37) narra l’assedio – forse sarebbe meglio dire «minaccia di
guerra» - a Jerûshalaim del re assiro Sancherîb  [Sennacherib] che si conclude con la
liberazione di Jerûshalaim e quindi con il fallimento del piano militare del re assiro. Dal
punto di vista storico ci troviamo di fronte ad almeno tre versioni differenti:
- in una prima versione il re Jechizqijjahû si sottomette al re assiro e gli paga una forte
somma in oro e argento (cf 2Re 18,13-16). È probabile che il redattore del libro di
Isaia abbia ignorato questa soluzione ritenendo che una salvezza a questo prezzo non
fosse qualificabile come tale!
- la seconda versione attribuisce il ritiro di Sancherîb alla notizia dell’entrata in guerra
di Tirhaqah melek-Kûsh [re di Kûsh, Etiopia o alto Egitto] (Is 36,1-37,9a).
- la terza versione presenta, invece, come causa del ritiro di Sancherîb un intervento del
malak  JHWH  [angelo di JHWH]32 che colpisce nell’accampamento assiro 185.000
uomini (Is 37,9b-36). Questo racconto, meno probabile dal punto di vista storico, ha
però un significato teologico notevole perché evidenzia che la salvezza di Tzijjôn può
venire solo da JHWH:
Pertanto così dice JHWH riguardo al re di ᾽Ashshûr [Assiria]:
33

«Non entrerà in questa città


né vi lancerà una freccia,
non l’affronterà con scudi
e contro di essa non costruirà terrapieno.
34
Ritornerà per la strada per cui è venuto;
non entrerà in questa città.
Oracolo di JHWH:
35
Proteggerò questa città per salvarla,
per amore di me e di David mio servo» (37,33-35).

Il secondo racconto che ha sempre per protagonisti il profeta Jesha jahû  [Isaia] e il re
Jechizqijjahû  [Ezechia] (cc.38-39) presenta la guarigione di Jechizqijjahû, avvenuta in realtà
poco prima. Esso contiene un miktab  [letteralmente, «lettera»] di Jechizqijjahû  a JHWH: si
tratta di un salmo con cui il re risponde all’oracolo che annuncia la sua guarigione (Is 38,9-
20). La certezza che la promessa si realizzerà spiega i due atteggiamenti che sono presenti in
questa preghiera: la supplica e il ringraziamento. Il c.39 narra l’ambasciata di un inviato del
re babilonese – Merodak  Bal᾽adan  ben-Bal᾽adan melek-Babel - quando viene a sapere che

32
È questa un’espressione che ricorre molte volte nella Bibbia ebraica per indicare che JHWH, nella sua fedeltà
all’alleanza, interviene nella storia: la Bibbia intende così salvaguardare la trascendenza, la santità o l’Alterità di
JHWH.
9
Jechizqijjahû era guarito. Con un comportamento inspiegabilmente ingenuo il re gli mostra
tutti i tesori della sua reggia. Ciò provoca l’intervento di Jesha jahû:
5 6
Allora Isaia disse a Ezechia: «Ascolta la parola di JHWH tzeba᾽ôt: Ecco, verranno giorni
nei quali tutto ciò che si trova nella tua reggia e ciò che hanno accumulato i tuoi padri
7
fino ad oggi sarà portato a Babilonia; non resterà nulla, dice JHWH. Prenderanno i figli
che da te saranno usciti e che tu avrai generato, per farne eunuchi nella reggia di
8
Babilonia». Ezechia disse a Isaia: «Buona è la parola di JHWH, che mi hai riferito». Egli
pensava: «Per lo meno vi saranno pace e stabilità nei miei giorni» (Is 39,5-8).

Per capire l’intrigante trama del libro di Jesha jahû occorre leggerlo sullo sfondo del testo
di 2Sam 7 in cui JHWH annuncia a David una fedeltà eterna alla sua casa:
Io sarò per lui [Shelomoh] padre ed egli sarà per me figlio (2Sam
7,14).

«La tua casa e il tuo regno saranno saldi per sempre davanti a te, il tuo trono sarà reso
stabile per sempre» (2Sam 7,16).

«I due passaggi narrativi principali (Is 7 e Is 36-39) permettono di registrare il percorso


effettivo delle libertà e sono emblematici dell’incapacità radicale della casa di David di
realizzare il progetto divino. Il rifiuto da parte di Achaz del segno che gli propone Isaia non
è altro che il rifiuto di vivere un rapporto filiale con JHWH. Il segno del’Emmanuele mostra
l’ostinata tenacia di un Dio che vuole essere fedele malgrado l’infedeltà dell’uomo. Le attese
del lettore si portano allora sul successore di Achaz, Ezechia, che il libro dei re celebra come
un re giusto. Ma Ezechia, il cui atteggiamento durante l’assedio di Sennacherib è sotto più
aspetti ammirevole, non sarà l’iniziatore della salvezza celebrata dall’oracolo che annunciava
la sua nascita (8,23-9,6). Tutta la prima parte del libro (cc.13-33) prepara il lettore a questa
delusione allargando la sua visione mediante un giro d’orizzonte che spazza via tutte le
nazioni. Così, il lettore può gradualmente integrare il piano di JHWH che intende stabilire la
sua sovranità universale a Sion. Questa paziente pedagogia profetica fa passare il lettore,
attraverso “cambiamenti” e “capovolgimenti”, dagli oracoli di giudizio agli oracoli di
consolazione e viceversa. Gradualmente, il lettore si trova implicato in questo piano di
salvezza che gli è presentato. Fin dal c.8, egli è discretamente invitato a far parte del
“gruppo del noi”. Questo “gruppo del noi” di cui si scopre la presenza nel nome
dell’Emmanuele – nel momento preciso in cui la casa di David viene meno – va
progressivamente a costituirsi attorno al profeta come una nuova “casa” in grado si poter
attuare il piano di JHWH».33
Nella lunga confessione di Is 52,13-53,12 [il cosiddetto «quarto canto del servo di JHWH»]
il «gruppo del noi» si svelerà come il gruppo di coloro che hanno scoperto, in modo del tutto

33
D. JANTHIAL, L’Oracle de Nathan et l’unité du livre d’Isaïe, Beihefte zur Zeitschrift für die Alttestamentliche
Wissenschaft 343, De Gruyter, Berlin – New York, NY 2004, 310. Cf M.A. SWEENEY, «The
Reconceptualization of the Davidic Covenant in Isaiah», in J.TH.A.G.M. VAN RUITEN - M. VERVENNE (eds.),
Studies in the Book of Isaiah, Festschrift W.A.M. Beuken, (BEThL 132), University Press – Uitgeverij Peeters,
Leuven 1997, 41-61.
10
inatteso, in colui che JHWH chiama ῾abdî, il «mio servo» (Is 52,13), e in coloro che si pongono
alla sua scuola, i «servi» formati all’ascolto e all’intelligenza dei disegni di JHWH. Non la
«casa» di David, ma la «casa del servo» sarà la vera erede delle promesse di JHWH.

BIBLIOGRAFIA   
34

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riprodotto, secondo l’edizione del 1902, da Nabu Press, Charleston, SC nel 2010].
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34
Tranne qualche eccezione, ho elencato nella bibliografia solo i commentari e gli studi orientati nella linea
dell’unitarietà del libro di Isaia.
11
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12
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