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7 giugno 2021

ETICA E LEGALITÀ IN AZIENDA

Avv. Guido Stampanoni Bassi

1
La responsabilità ex D. Lgs. 231/2001

Agenda:
1. Etica e legalità in azienda
2. Responsabilità ex D. Lgs. 231/2001.
3. Il catalogo dei reati presupposto.
4. I reati contro la P.A.
5. Questioni generali in tema di reati contro la P.A.
6. Esempi di contestazioni 231 in tema di reati contro la P.A.
7. Focus su specifiche questioni in tema di reati contro la P.A.:
1. Come gestire i rapporti con i pubblici ufficiali?
2. La scelta dei sub-fornitori come strumento per remunerare il P.U.
3. Gruppi di imprese e «trasversalità» all’interno delle società:
l’inquadramento del corruttore all’interno di una delle società del
gruppo e la segregazione tra le diverse legal entities.

2
1. Etica e legalità in azienda

3
«Non è certo dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio
che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal fatto che essi hanno cura del
proprio interesse. Noi non ci rivolgiamo alla loro umanità, ma al loro
egoismo…»
[A. Smith, Indagine sulla natura e le cause della ricchezza delle nazioni, 1776]

Secondo il Codice di Corporate Governance (2020) delle società quotate, l’organo di


amministrazione guida la società perseguendone il successo sostenibile.
Il successo sostenibile
Il successo sostenibile

Obiettivo che guida il CdA

Creazione di valore nel lungo termine


Successo sostenibile per gli azionisti

Salvaguardia degli interessi degli altri


stakeholders
Etica ed economia

L’impresa socialmente responsabile:

Art. 41 Cost.
L'iniziativa economica privata è libera.
Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana.
La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività
economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini
sociali.

Ci sono almeno due caratteri nella norma che fungono da cardini


dell’impresa socialmente responsabile: lo svolgimento dell’attività
non deve collidere con l’utilità sociale né recare danno alla sicurezza,
alla libertà, alla dignità umana, in tal modo delineando un modello di
impresa apportatore di benessere per la comunità e rispettoso dei
più elementari diritti della persona umana.
7
Il conflitto di interessi

• Nei casi in cui proprietà e controllo sono esercitati da soggetti diversi


si crea un conflitto di interessi interno.

• In particolare nelle società con un azionariato diffuso (public


company), gli amministratori gestiscono risorse di cui non detengono
la proprietà e, di conseguenza, potrebbero avere un comportamento
meno diligente rispetto all’amministratore-proprietario.

Azionisti • Obiettivi di medio-lungo periodo


asimmetria
informativa
Management • Obiettivi di breve periodo (2-3 anni)
Il conflitto di interessi

Azionisti
Obiettivi di medio-lungo periodo
• Aumento durevole del valore della società;
• Massimizzazione del profitto della remunerazione del capitale di rischio nel lungo periodo;
• Altro

Management
Obiettivi di breve-medio periodo (3-5 anni)
• Massimizzazione della remunerazione (stipendi, bonus);
• Massimizzazione del fatturato;
• Aumento dei privilegi personali (benefit);
• Valorizzazione non monetaria delle proprie capacità (potere, competenze, relazioni, …);
• Altro
Il conflitto di interessi
Infedeltà patrimoniale (art. 2634 c.c.) Corruzione tra privati * (art. 2635 c.c.)

Gli amministratori, i direttori generali e i liquidatori, che, avendo un Salvo che il fatto costituisca più grave reato, gli amministratori, i direttori
interesse in conflitto con quello della società, al fine di procurare a sè generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari,
o ad altri un ingiusto profitto o altro vantaggio, compiono o concorrono i sindaci e i liquidatori, di società o enti privati che, anche per interposta
a deliberare atti di disposizione dei beni sociali, cagionando persona, sollecitano o ricevono, per sé o per altri,
intenzionalmente alla società un danno patrimoniale, sono puniti denaro o altra utilità non dovuti, o ne accettano la promessa, per
con la reclusione da sei mesi a tre anni. compiere o per omettere un atto in violazione degli obblighi inerenti al
La stessa pena s applica se il fatto è commesso in relazione a beni loro ufficio o degli obblighi di fedeltà, sono puniti con la reclusione da uno
posseduti o amministrati dalla società per conto di terzi, cagionando a a tre anni. Si applica la stessa pena se il
questi ultimi un danno patrimoniale. fatto è commesso da chi nell'ambito organizzativo della società o dell'ente
In ogni caso non è ingiusto il profitto della società collegata o del gruppo, privato esercita funzioni direttive diverse da quelle proprie dei soggetti di cui al
se compensato da vantaggi, conseguiti o fondatamente prevedibili, precedente periodo.
derivanti dal collegamento o dall'appartenenza al gruppo. Si applica la pena della reclusione fino a un anno e sei mesi se il fatto è
Per i delitti previsti dal primo e secondo comma si procede a querela commesso da chi è sottoposto alla direzione o alla vigilanza di uno dei
della persona offesa. soggetti indicati al primo comma.
Chi, anche per interposta persona, offre, promette o dà denaro o altra utilità
non dovuti alle persone indicate nel primo e nel secondo comma, è punito con
le pene ivi previste.
Le pene stabilite nei commi precedenti sono raddoppiate se si tratta di società
con titoli quotati in mercati regolamentati italiani o di altri Stati dell'Unione
europea o diffusi tra il pubblico in misura rilevante ai sensi
dell'articolo 116 del testo unico delle disposizioni in materia di
intermediazione finanziaria, di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n.
58, e successive modificazioni.
Fermo quanto previsto dall'articolo 2641, la misura della confisca per valore
equivalente non può essere inferiore al valore delle utilità date, promesse
o offerte.
Il successo sostenibile e il conflitto di interessi

Efficace sistema di
controllo interno e di
gestione dei rischi

Consapevolezza del Piani di


CdA che definisce la remunerazione legati
natura e il livello di a obiettivi di
rischio compatibile performance con
con gli obiettivi parametri anche non
strategici della società finanziari

Successo Interessi degli Interessi del


sostenibile azionisti Management

M-L Periodo Breve periodo


Il successo sostenibile e i rischi in azienda

SISTEMA ECONOMICO, SOCIALE, POLITICO,


Il successo sostenibile, ISTITUZIONALE E DI RELAZIONI
quindi la creazione di
valore di lungo periodo, Rischi
strategici
non può prescindere da un
sistema di gestione dei Rischi
rischi. Cyber risk
finanziari

«sebbene fattore Azienda


perturbatore, il rischio è
l’elemento che forse meglio Rischi
esterni
Rischi
operativi

caratterizza l’azienda, al
punto che, in assenza del
rischio, l’attività aziendale Rischi
non è neppure reputazional
i
Rischi di
compliance

concepibile».
GLOBALIZZATO
I rischi di compliance

Obiettivo: Mitigare i rischi, che


sono ineliminabili.
Top level commitment Risk Assessment

Proliferazione di Compliance
program, policy e procedure
anche, a volte, scoordinati tra di Comunicazione e
Definizione ed
loro. formazione
implementazione dei
presidi di controllo

Proliferazione di organi, comitati


e funzioni deputati al
monitoraggio. Monitoraggi, audit e
riesame
I rischi di compliance

Obiettivo: Mitigare i rischi, che


sono ineliminabili.
Molteplici
rischi di
compliance

Per evitare di burocratizzare


l’azienda ed ottenere un’efficace
ed efficiente gestione dei rischi è
necessario fare alcune SCI
considerazioni: unitario
Modello 231:
strumento di
1) Il sistema di controllo interno governance dei
è unico e centrale; rischi di
compliance?

2) Uno o più presidi di controllo


possono mitigare uno più
rischi aziendali
Etica e prevenzione della corruzione

La prevenzione della corruzione in azienda è sempre più considerata un


elemento di sostenibilità.

Una società che punta allo sviluppo «sostenibile» è una società attenta a
prevenire fenomeni di corruzione.

Due domande:
Come raggiungere l’obiettivo?
Conviene farlo?

• Non bisogna affrontare il fenomeno solo da un punto di vista sanzionatorio o


formalistico (il modello 231 non va solo approvato ma implementato giorno
dopo giorno)

• Importanza dei sistemi di controlli interni

• Importanza della cd. compliance integrata per «far parlare» i vari sistemi di
controllo interni

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Rating di legalità

Il rating di legalità è un indicatore sintetico del rispetto di elevati standard di


legalità da parte delle imprese che ne abbiano fatto richiesta.

Possono richiedere l’attribuzione del rating le imprese (sia in forma individuale


che societaria) che soddisfano cumulativamente i seguenti requisiti:

• sede operativa in Italia;

• fatturato minimo di due milioni di euro nell’esercizio chiuso nell’anno


precedente a quello della domanda;

• iscrizione nel registro delle imprese da almeno due anni alla data della
domanda;

• rispetto degli altri requisiti sostanziali richiesti dal Regolamento.

Tale riconoscimento prende la veste di un punteggio compreso tra un minimo


di una e un massimo di tre “stellette”.

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Rating di legalità
Requisiti per l’attribuzione del rating di legalità
1. L’impresa di cui all’articolo 1, lettera b), che intende ottenere il rilascio del rating di
legalità deve presentare all’Autorità un’apposita domanda sottoscritta dal legale
rappresentante e redatta mediante la compilazione del formulario pubblicato sul sito
dell’Autorità. L’inoltro della domanda deve avvenire per via telematica, secondo le
indicazioni fornite sul sito dell’Autorità.
2. L’impresa deve dichiarare:
a) se impresa individuale, che nei confronti del proprio titolare, dell’institore, del direttore
tecnico e dei procuratori, muniti di poteri decisionali e gestionali, ricavabili dalla procura e
assimilabili ai poteri del titolare o con delega sulle materie di cui ai reati rilevanti ai sensi
del presente articolo, non sono state adottate misure di prevenzione personale e/o
patrimoniale e misure cautelari personali e/o patrimoniali e non è stata pronunciata
sentenza di condanna, o emesso decreto penale di condanna divenuto irrevocabile, oppure
sentenza di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di
procedura penale, per i reati di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per i reati
tributari di cui al decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 e successive modifiche, per i reati
in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro di cui al decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per i reati di cui agli articoli 346-bis, 353, 353-bis, 354, 355,
356, 512-bis, 629 e 644 del codice penale, per il reato di cui all’art. 216 del Regio Decreto
16 marzo 1942, n. 267 e per il reato di cui all’art. 2, commi 1 e 1 bis del decreto-legge 12
settembre 1983, n. 463, convertito nella legge 11 novembre 1983, n. 638; che non è stata
iniziata l’azione penale ai sensi dell’articolo 405 c.p.p. per delitti aggravati ai sensi
dell’articolo 416 bis.1 c.p. La medesima dichiarazione deve essere resa anche in riferimento
a tutte le persone fisiche, figure apicali dell’impresa, come sopra individuate, la cui carica
e/o posizione è cessata nell’anno precedente la richiesta di rating; 17
Rating di legalità
b) se impresa collettiva, che nei confronti dei propri amministratori, dell’institore, del
direttore generale, del direttore tecnico, dei procuratori, muniti di poteri decisionali e
gestionali, ricavabili dalla procura e assimilabili a quelli degli amministratori dotati di poteri
di rappresentanza o con delega sulle materie di cui ai reati rilevanti ai sensi del presente
articolo, del rappresentante legale, nonché dei soci persone fisiche titolari di partecipazione
di maggioranza o di controllo, non sono state adottate misure di prevenzione personale e/o
patrimoniale e misure cautelari personali e/o patrimoniali e non è stata pronunciata
sentenza di condanna, o emesso decreto penale di condanna divenuto irrevocabile, oppure
sentenza di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di
procedura penale, per i reati di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per i reati
tributari di cui al decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 e successive modifiche, per i reati
in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro di cui al decreto
legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per i reati di cui agli articoli 346-bis, 353, 353-bis, 354, 355,
356, 512-bis, 629 e 644 del codice penale, per il reato di cui all’art. 216 del Regio Decreto 16
marzo 1942, n. 267 e per il reato di cui all’art. 2, commi 1 e 1 bis del decreto-legge 12
settembre 1983, n. 463, convertito nella legge 11 novembre 1983, n. 638; che non è stata
iniziata l’azione penale ai sensi dell’articolo 405 c.p.p. per delitti aggravati ai sensi
dell’articolo 416 bis.1 c.p.. La medesima dichiarazione deve essere resa anche in riferimento
a tutte le persone fisiche, figure apicali dell’impresa, come sopra individuate, la cui carica e/o
posizione è cessata nell’anno precedente la richiesta di rating;

b bis) se riveste forma societaria ed è controllata o sottoposta ad attività di direzione e


coordinamento da parte di altra società o ente, che nei confronti degli amministratori della
società controllante o della società o dell’ente che esercitano attività di direzione e
coordinamento: 18
Rating di legalità
i) non sono state adottate misure di prevenzione personale e/o
patrimoniale e misure cautelari personali e/o patrimoniali e non è stata
pronunciata sentenza di condanna, o emesso decreto penale di condanna
divenuto irrevocabile, oppure sentenza di applicazione della pena su
richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, per i
reati di cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231, per i reati tributari
di cui al decreto legislativo 10 marzo 2000, n. 74 e successive modifiche,
per i reati in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavoro di cui al decreto legislativo 9 aprile 2008, n. 81, per i reati di cui agli
articoli 346-bis, 353, 353-bis, 354, 355, 356, 512-bis, 629 e 644 del codice
penale, per il reato di cui all’art. 216 del Regio Decreto 16 marzo 1942, n.
267 e per il reato di cui all’art. 2, commi 1 e 1 bis del decreto-legge 12
settembre 1983, n. 463, convertito nella legge 11 novembre 1983, n. 638;
ii) non è stata iniziata l’azione penale ai sensi dell’articolo 405 c.p.p. per
delitti aggravati ai sensi dell’articolo 416 bis.1 c.p.;
iii) la medesima dichiarazione di cui al presente comma deve essere resa
anche con riferimento a tutte le persone fisiche, figure apicali dell’impresa,
come sopra individuate, la cui carica e/o posizione è cessata nell’anno
precedente la richiesta di rating.
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Rating di legalità
c) che nei propri confronti non è stata pronunciata sentenza di condanna, sentenza di
applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell'articolo 444 del codice di procedura penale, e
non sono state adottate misure cautelari per gli illeciti amministrativi dipendenti dai reati di
cui al decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231;

d) di non essere destinataria di provvedimenti di condanna dell’Autorità e della Commissione


europea per illeciti antitrust gravi, divenuti inoppugnabili o confermati, con sentenza passata
in giudicato, nel biennio precedente la richiesta di rating, salvo il caso di non imposizione o
riduzione della sanzione amministrativa pecuniaria, in seguito alla collaborazione prestata
nell’ambito di un programma di clemenza nazionale o europeo;

d bis) di non essere destinataria di provvedimenti di condanna dell’Autorità per pratiche


commerciali scorrette, ai sensi dell’art. 21, commi 3 e 4, del codice del consumo e di
provvedimenti di condanna per inottemperanza a quanto disposto dall’Autorità, ai sensi
dell’art. 27, comma 12, del codice del consumo, divenuti inoppugnabili o confermati, con
sentenza passata in giudicato, nel biennio precedente la richiesta di rating;

e) di non essere destinataria di provvedimenti dell’Autorità competente di accertamento del


mancato rispetto all’obbligo di pagamento di imposte e tasse e di accertamento di violazioni
in materia di obblighi retributivi, contributivi e assicurativi e di obblighi relativi alle ritenute
fiscali concernenti i propri dipendenti e collaboratori, divenuti inoppugnabili o confermati, con
sentenza passata in giudicato, nel biennio precedente la richiesta di rating. Sono esclusi gli atti
di accertamento per i quali, nei casi previsti dalla legge, vi sia stato il pagamento a seguito di
adesione o acquiescenza;
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Rating di legalità
f) di non essere destinataria di provvedimenti dell’Autorità competente di accertamento del
mancato rispetto delle previsioni di legge in materia di tutela della salute e della sicurezza nei
luoghi di lavoro, divenuti inoppugnabili o confermati, con sentenza passata in giudicato, nel
biennio precedente la richiesta di rating, con esclusione degli atti endoprocedimentali;

g) di effettuare pagamenti e transazioni finanziarie di ammontare superiore alla soglia fissata dalla
legge in vigore sulla disciplina dell’uso del contante, esclusivamente per il tramite di strumenti di
pagamento tracciabili, anche secondo le modalità previste nella determinazione n. 4 del 7 luglio
2011 dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici;

h) di non essere destinataria di provvedimenti di revoca di finanziamenti pubblici di cui è o è stata


beneficiaria, per i quali non siano stati assolti gli obblighi di restituzione, divenuti inoppugnabili o
confermati, con sentenza passata in giudicato, nel biennio precedente la richiesta di rating;

i) di non essere destinataria di provvedimenti sanzionatori dell’ANAC in materia di prevenzione


della corruzione, trasparenza e contratti pubblici di natura pecuniaria e/o interdittiva e che non
sussistono annotazioni nel Casellario informatico delle imprese di cui all’art. 213, comma 10, del
decreto legislativo 18 aprile 2016, n. 50, che implichino preclusioni alla stipula di contratti con la
Pubblica amministrazione o alla partecipazione a procedure di gara o di affidamento di contratti
pubblici di lavori, servizi o forniture divenuti inoppugnabili o confermati, con sentenza passata in
giudicato, nel biennio precedente la richiesta di rating;

l) se impresa collettiva di non essere controllata di diritto o di fatto da società o enti esteri, per i
quali, in virtù della legislazione dello Stato in cui hanno sede, non è possibile l’identificazione dei
soggetti che detengono le quote di proprietà del capitale o comunque il controllo, salvo che la
società che ha presentato domanda sia in grado di fornire informazioni sui predetti soggetti.
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Rating di legalità
3. Il rating di legalità non potrà essere rilasciato alle imprese:
a) destinatarie di comunicazioni o informazioni antimafia interdittive, salvo che ne
sia sospesa la relativa efficacia;
b) nei cui confronti sia stato disposto il commissariamento di cui all’art. 32,
comma 1, ovvero di cui all’art. 32, comma 10, del decreto-legge 24 giugno 2014,
n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n. 114,
limitatamente al periodo di efficacia del relativo provvedimento.

4. Dopo cinque anni dal passaggio in giudicato della sentenza o del


provvedimento di condanna, il rating potrà essere rilasciato se:
a) nei confronti dei soggetti di cui al comma 2, lettere a) e b) non è stata avviata
un’azione penale, ai sensi dell’articolo 405 c.p.p., per delitti aggravati ai sensi
dell’articolo 416 bis.1 c.p., non sono state adottate misure cautelari, misure di
prevenzione e non sono stati emessi provvedimenti o sentenze di condanna,
anche non definitivi, ai sensi del presente articolo;
b) nei confronti dell’impresa non sono state emesse sentenze di condanna,
sentenze di applicazione della pena su richiesta, ai sensi dell’articolo 444 del
codice di procedura penale, e adottate misure cautelari di cui al comma 2,
lettera c) del presente articolo e ricorrono gli ulteriori requisiti richiesti. L’impresa
deve inoltre dimostrare la totale dissociazione dell’attuale struttura rispetto ai
reati accertati in via definitiva.
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Rating di legalità
5. In deroga a quanto previsto dal comma 2 lettere a), b) e c), il rating potrà essere rilasciato se:
a) l’impresa sottoposta a sequestro o confisca ai sensi dell’articolo 12-sexies del decreto-legge 8 giugno
1992, n. 306, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 1992, n. 356, sia stata affidata ad un
custode o amministratore giudiziario o finanziario per finalità di continuazione o ripresa dell’attività
produttiva;
b) l’impresa sottoposta a misura di prevenzione patrimoniale del sequestro o della confisca ai sensi del
decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 sia stata affidata ad un amministratore giudiziario per finalità di
continuazione o ripresa dell’attività produttiva;
c) i beni aziendali oggetto di confisca definitiva siano stati destinati all’affitto o alla vendita in favore di
società o imprese pubbliche o private per finalità di continuazione o ripresa dell’attività produttiva con
provvedimento dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione, la gestione e la destinazione dei beni
sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ai sensi dell’articolo 48, comma 8 del decreto legislativo
6 settembre 2011, n. 159;
d) le partecipazioni di controllo dell’impresa sono state oggetto di sequestro ai sensi del codice di
procedura penale con nomina di un custode o amministratore giudiziario;
e) l’impresa dimostra che vi sia stata completa ed effettiva dissociazione dalla condotta posta in essere
rispetto ai reati ostativi al rilascio del rating, tenuta dai soggetti di cui al comma 2, lettere a) e b), cessati
dalle cariche nell’anno precedente la richiesta del rating.

6. In deroga a quanto previsto dal comma 2, lettera e), il rating potrà anche essere rilasciato ove gli atti di
accertamento abbiano ad oggetto un importo non superiore allo 0,5% dei ricavi delle vendite e/o delle
prestazioni come risultanti dalla voce A1 del conto economico del bilancio dell’anno riferibile allo stesso
accertamento. Tale importo, in ogni caso, non può essere superiore a 50.000 euro, anche nell’ipotesi di
plurimi provvedimenti di accertamento, intervenuti nel biennio precedente la richiesta di rilascio del rating.

7. In deroga a quanto previsto dal comma 2, lettera f), il rating potrà anche essere rilasciato ove
l’accertamento abbia ad oggetto un importo non superiore a 1.000 euro e, in ogni caso, non superiore a
3.000 euro, nell’ipotesi di più provvedimenti di accertamento, intervenuti nel biennio precedente la stessa
richiesta di rating. 23
Rating di legalità

L’impresa richiedente ottiene il punteggio base ★, qualora rispetti tutti i requisiti


di cui all’articolo 2 del Regolamento attuativo in materia di Rating di Legalità. Il
punteggio base potrà essere incrementato di un “+” per ogni requisito
aggiuntivo che l’impresa rispetta tra quelli previsti all’art. 3 del Regolamento. Il
conseguimento di tre “+” comporta l'attribuzione di una stelletta aggiuntiva,
fino a un punteggio massimo di ★★★.

Le aziende interessate dovranno presentare la domanda utilizzando l'apposita


piattaforma Webrating. Il rating di legalità ha durata di due anni dal rilascio ed
è rinnovabile su richiesta.

A chi si applica?
•alle imprese cui sia stato attribuito il rating di legalità con delibera
dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato;
•alle pubbliche amministrazioni, in sede di concessione di
finanziamenti, e alle banche che, in sede di accesso al credito bancario,
devono tener conto rating di legalità delle imprese secondo le modalità
previste dal decreto interministeriale.
24
Rating di legalità
Come funziona?
Le pubbliche amministrazioni, in sede di predisposizione dei provvedimenti di
concessione di finanziamenti alle imprese, tengono conto del rating di legalità ad esse
attribuito, secondo le modalità stabilite nel decreto medesimo, prevedendo almeno
uno dei seguenti sistemi di premialità per le imprese in possesso del rating: a)
preferenza in graduatoria; b) attribuzione di punteggio aggiuntivo; c) riserva di quota
delle risorse finanziarie allocate.

Il sistema o i sistemi di premialità sono prescelti in considerazione della natura,


dell'entità e della finalità del finanziamento, nonché dei destinatari e della procedura
prevista per l'erogazione e possono essere graduati in ragione del punteggio
conseguito in sede di attribuzione del rating.

Le banche tengono conto della presenza del rating di legalità attribuito alla impresa nel
processo di istruttoria ai fini di una riduzione dei tempi e dei costi per la concessione di
finanziamenti.

Inoltre, le banche considerano il rating di legalità tra le variabili utilizzate per la


valutazione di accesso al credito dell'impresa e ne tengono conto nella determinazione
delle condizioni economiche di erogazione, ove ne riscontrino la rilevanza rispetto
all'andamento del rapporto creditizio.
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I sistemi di controllo preventivo

Esempi di presidi di controllo a livello di processo:

Gestione degli acquisti di beni e servizi


• sottoporre i fornitori ad un processo di qualifica che consenta di verificare la solidità
finanziaria, l’attendibilità commerciale, tecnico-professionale ed etica, prevedendo,
tra gli altri, la richiesta di autocertificazione antimafia (da rinnovarsi periodicamente);

• durante la fase di qualifica, effettuare visite di verifica ai fornitori rilevanti;

• creare una specifica anagrafica-fornitori onde raccogliere e censire tutte le


informazioni critiche e significative degli stessi;

• definire un iter approvativo per l’inserimento di un nuovo fornitore in anagrafica;

• garantire un’adeguata segregazione tra le funzioni nell’ambito del processo di


selezione di un fornitore/consulente;

26
I sistemi di controllo preventivo

Esempi di presidi di controllo a livello di processo:

Gestione degli acquisti di beni e servizi


• procedere, per gli acquisti di importo superiore ad una certa soglia, alla selezione del
fornitore attraverso il confronto di più offerte, salvo i casi particolari che dovranno essere
opportunamente motivati (quali contratti di modico valore, accordi infragruppo, contratti
con specifiche società, rapporto fiduciario instaurato con il consulente o fornitore, etc.);

• verificare l’esistenza e la vigenza delle specifiche autorizzazioni dei fornitori che svolgono
attività per le quali sono richieste;

• garantire la tracciabilità, anche per il tramite di specifici sistemi informativi, dell’iter di


selezione e qualifica del fornitore, attraverso la formalizzazione e archiviazione della
relativa documentazione di supporto;

27
I sistemi di controllo preventivo

Esempi di presidi di controllo a livello di processo:

Gestione degli acquisti di beni e servizi


• valutare periodicamente le prestazioni dei fornitori;

• verificare la rispondenza della merce o servizio ricevuti rispetto a quanto effettivamente


ordinato;

• regolare l’approvvigionamento di beni e servizi attraverso contratti ovvero ordini scritti,


con chiara indicazione del prezzo del bene o del corrispettivo del servizio;

• per quanto riguarda la selezione e gestione dei consulenti, assicurare la qualifica del
fornitore e la formalizzazione del contratto che preveda specificatamente: oggetto del
contratto, compenso pattuito, metodo di pagamento, clausole etiche e di compliance,
clausole risolutive.

28
Due diligence delle terze parti
Le terze parti rappresentano un “mezzo” frequente
attraverso cui si possono realizzare i reati 231.
Il delicato processo di selezione consente di conoscere e
valutare in via preventiva (quindi accettare o non accettare)
variegate categorie di rischi:

• Rischi operativi (valutazione tecnica);


• Rischi finanziari (valutazione “patrimoniale”);
• Rischi reputazionali (valutazione etica);
• Rischi di compliance (valutazione con riferimento a
specifiche normative, ad es. fiscale, anticorruzione,
riciclaggio, ambientali etc.);
• Altri.

La selezione (fase pre-contrattuale) è la base di una sana


gestione aziendale in ottica di equilibrio economico
durevole.
29
Due diligence delle terze parti

Chi sono le terze parti a rischio 231? Dipende dal settore


di riferimento, ma proviamo a fare un elenco:
• fornitori;
• clienti;
• Business partner/intermediari:
• Agenti di vendita;
• Distributori;
• Contractors;
• Lobbisti;
• Consulenti, Commercialisti, Avvocati;
• Agenzie pubblicitarie e organizzatori di eventi;
• Altro…
• Controparti in operazioni straordinarie (fusioni e
acquisizioni).

30
Due diligence delle terze parti
Durante il processo di due diligence sarà necessario:
• accertare l’identità della controparte (es. visura camerale);

• comprendere la reputazione, competenza, esperienza e qualifiche


della terza parte al fine di adempiere ai bisogni aziendali e verificare
se non è stato coinvolto in passato in attività di corruzione e/o
indagini o procedimenti penali (es. googling, verifica database
pubblici o a pagamento);

• verificare che partners, proprietari, membri del personale o


familiari della terza parte non siano Funzionari Pubblici o se
abbiano collegamenti con i Funzionari Pubblici.

Alla fine del processo di due diligence si può assegnare un livello


di rischio alla terza parte (basso, standard, alto) ed in base a
livello di rischio prevedere il periodico aggiornamento della
qualifica della terza parte. 31
Codici etici

Attraverso i codici etici, le imprese:


• enunciano i valori fondanti la rispettiva cultura organizzativa e
imprenditoriale;
• esplicitano le scelte in materia di responsabilità sociale ed
etica d’impresa e, dichiarando la propria responsabilità nei
confronti dei c.d. stakeholder, rappresentano il punto di vista
degli altri soggetti coinvolti negli scambi di mercato;
• prescrivono norme di condotta cui devono attenersi i
dipendenti e i collaboratori, creando un positivo senso di
appartenenza;
• favoriscono l’interiorizzazione di valori espressi in
provvedimenti normativi, aiutando a modificare i
comportamenti devianti interni e, se divulgati all’esterno, a
scoraggiare prassi illecite con e di terzi;
• attestano che il conflitto tra etica e possibilità di condurre con
successo gli affari aziendali è in via di superamento.
32
Codici etici
codici «alibi» (creati ad hoc per placare le «ansie» ma privi
di un autentico contenuto auto-regolativo)

reali strumenti di compartecipazione delle imprese nella


cura dell’interesse alla prevenzione dei reati?

Collocabili in una sorta di spazio vuoto (tra mercato e Stato),


rispondono a esigenze che né il mercato né gli ordinamenti giuridici
sembrano in grado di soddisfare pienamente
Non sostituiscono le leggi, ma gli sono complementari, spiegando
una funzione di supplenza tanto delle “falle” del legislatore, quanto
dell’incompletezza dei contratti.

33
Codici etici e d. lgs. 231/2001
Ai sensi degli artt. 6 e 7 del d. lgs. 231/2001, i modelli di organizzazione e di
gestione vanno conformati in modo da intercettare specifici obiettivi:
l’individuazione delle attività nel cui ambito possono essere realizzate
condotte penalmente rilevanti; la previsione di protocolli ad hoc, congegnati
per garantire la formazione e l’attuazione delle decisioni dell’ente in ordine
ai reati da sventare; la definizione delle modalità di gestione delle risorse
finanziarie finalizzate a impedire la commissione di reati; la previsione di
obblighi di informazione nei confronti di un apposito organismo deputato a
vigilare sul funzionamento e l’osservanza dei modelli; l’introduzione di un
sistema disciplinare che sanzioni il mancato rispetto delle misure costitutive
del modello.

Tutte le principali associazioni di categoria hanno convenuto circa


l’opportunità di perorare l’introduzione di codici etici come base sulla quale
innestare il sistema dei controlli preventivi.

Sebbene non espressamente evocato dal testo del d. lgs. 231/2001, dunque,
il codice etico è oggi considerato parte integrante e indispensabile del
modello di organizzazione, gestione e controllo, e come tale, diventa
oggetto della verifica di idoneità ed efficacia da parte dei giudici che
devono decidere della responsabilità dell’ente.
34
Codici etici e d. lgs. 231/2001
I contenuti dei codici etici varieranno in ragione del tipo di attività svolta
dalla persona giuridica, e la specificità di ognuno dipenderà dalle aree di
rischio individuate attraverso le operazioni di risk management.

È opportuno, pertanto, che l’elaborazione del codice etico, anche se in


senso ideale inaugura il modello e precede la definizione delle procedure e
dei protocolli, giunga solo al termine dell’analisi dei recinti di rischio-reato e
riporti, per ognuno dei segmenti operativi, l’indicazione dei principi di
comportamento dai quali ricavare le condotte in grado di prevenire le
violazioni della legge penale.

Anche il codice etico risentirà dei ritocchi al catalogo dei reati presupposto:
per stare alle modifiche più recenti, i testi che non avevano contemplato
alcuna previsione in rapporto al tema della sicurezza sul lavoro, della
criminalità ambientale, della repressione del caporalato, della corruzione tra
privati, all’indomani dell’introduzione della responsabilità degli enti anche
per fatti riconducibili alle nuove tipologie criminose, ove già non avessero
anticipato il legislatore, configurando soluzioni CSR oriented, sono stati
sottoposti a un intenso restyling, preceduto da una verifica dei rischi
correlati a siffatte classi di reati e a un ripensamento delle procedure interne
ideate per inibirne la realizzazione
35
2. La responsabilità
ex D. Lgs. 231/2001

36
Il decreto legislativo 8 giugno 2001, n. 231 ha introdotto la responsabilità
amministrativa degli Enti in caso di commissione di determinati reati nell’interesse o a
vantaggio degli Enti stessi comportando il superamento del brocardo «societas
delinquere non potest».

PRIMA DEL D.LGS. 231/2001 DOPO IL D.LGS. 231/2001


Solo l’autore (persona fisica) del Sia l’autore (persona fisica) del fatto
fatto illecito rispondeva penalmente illecito che l’Ente di appartenenza
per l’illecito compiuto. rispondono penalmente per l’illecito
L’ente di appartenenza (ovvero i suoi compiuto.
legali rappresentanti) non veniva L’ente può essere soggetto a una serie
coinvolto. di sanzioni, pecuniarie e interdittive,
previste dal Decreto.

37
che tipo di responsabilità?

Siamo di fronte ad un micro-codice che coniuga i tratti essenziali del sistema


penale e di quello amministrativo nel tentativo di contemperare due esigenze:
1) Le ragioni dell’efficacia preventiva tipiche del sistema amministrativo;
2) Le ragioni di garanzia tipiche del sistema penale.

Cassazione Penale, Sez. IV, 26 ottobre 2020, n. 29584:

38
Scelta di politica criminale

• La prevenzione del reato e la valutazione del rischio


sono devolute alla società (schema mutuato dal d.lgs.
626/94).

• Si promuove una codificazione privatistica di policy e


procedure aziendali, che antepongano la
neutralizzazione del rischio all’ottimizzazione del
profitto.

39
Promozione di una cultura della legalità dall’interno
attraverso la premialità

Istituzione nei confronti dell’ente di un sistema sanzionatorio assimilabile


a quello penale:
➢ sanzioni interdittive: interdizione dall’esercizio dell’attività,
sospensione/revoca di licenze e concessioni, divieto di contrattare con
la PA, esclusione/revoca di finanziamenti e contributi, divieto di
pubblicizzare beni o servizi
➢ sanzioni pecuniarie fino a oltre 1.5M euro (triplicabili in caso di
violazioni multiple)

Modello carrot and stick (US Sentencing Guidelines 1991)

40
Presupposti della responsabilità della società

La Società risponde se un reato incluso nel catalogo (reato


presupposto che, quindi, è solo uno dei presupposti dell’illecito
amministrativo) è commesso
a) da una persona che riveste funzioni di rappresentanza,
amministrazione o direzione anche di fatto (l’ordinamento punisce
la decisione apicale che mira a un profitto contra legem – reato come
espressione di politica aziendale)
b) da persona sottoposta alla direzione o alla vigilanza di un
soggetto apicale (l’ordinamento punisce la colpa di organizzazione e
controllo dei vertici rispetto a operato sottoposti)

nell’interesse o a vantaggio della Società (segue…)

41
Definizione di interesse o vantaggio
Quanto ai criteri d'imputazione oggettiva della responsabilità dell'ente (l'interesse
o il vantaggio di cui all'art. 5 del d. Igs. 231 del 2001), essi – come puntualmente
affermato dalla giurisprudenza – sono alternativi e concorrenti tra loro, in quanto:
- il primo esprime una valutazione teleologica del reato, apprezzabile ex ante,
cioè al momento della commissione del fatto secondo un metro di giudizio
marcatamente soggettivo;
- il secondo ha, invece, una connotazione essenzialmente oggettiva, come tale
valutabile ex post, sulla base degli effetti concretamente derivati dalla
realizzazione dell'illecito (cfr. Sezioni Unite n. 38343 del 24/04/22014,
Espenhahn e altri, Rv. 261113).
Inoltre, per non svuotare di contenuto la previsione normativa che ha inserito nel
novero di quelli che fondano una responsabilità dell'ente anche i reati colposi,
posti in essere in violazione della normativa antinfortunistica (art. 25 septies del
d.lgs. 231 del 2001), la giurisprudenza ha elaborato un criterio di compatibilità,
affermando in via interpretativa che i criteri di imputazione oggettiva vanno
riferiti alla condotta del soggetto agente e non all'evento, coerentemente alla
diversa conformazione dell'illecito, essendo possibile che l'agente violi
consapevolmente la cautela, o addirittura preveda l'evento che ne può derivare,
pur senza volerlo, per rispondere a istanze funzionali a strategie dell'ente.

42
3. Il catalogo dei reati presupposto

43
Nel 2001, ai fini dell’individuazione dell’ambito oggettivo di
operatività della responsabilità da reato degli enti collettivi, si
prospettavano per il legislatore due diverse opzioni di politica-
criminale:

la prima opzione (utilizzata dal legislatore la seconda opzione prevedeva di


francese nel code pénal del 1994, ed perimetrare selettivamente ex ante, a
ulteriormente affinato nel 2004) livello normativo, il raggio d’azione della
prevedeva che la responsabilità da reato nuova tipologia di responsabilità delle
delle persone giuridiche non sarebbe persone giuridiche procedendo alla
stata circoscritta tramite la enumerazione tassativa delle fattispecie
predisposizione preventiva di elenchi incriminatrici da cui essa può scaturire.
“chiusi”, ma sarebbe rimasta «aperta» –
potenzialmente a qualunque fattispecie di
reato – con l’unico limite della verifica,
operata ex posta dal giudice, della
compatibilità tra questa responsabilità e
le singole fattispecie di reato contestate.

44
Si è optato per il secondo modello (chiuso) scegliendo, al tempo stesso, di non
redigere l’elenco dei reati presupposto in un’unica e contestuale soluzione
privilegiando la c.d. formazione progressiva di tale catalogo, procedendo in principio
– al momento del varo della c.d. parte generale – all’inserimento nella c.d. parte
speciale del ridottissimo numero di reati.

Una scelta dichiaratamente «minimalista»:

«il Governo reputa preferibile attestarsi su una posizione «minimalista», che coincide
con quella dell’ordine del giorno votato dalla Camera. Infatti, sebbene il catalogo dei reati
presupposto previsti nella l. n. 300 […] ricostruisca «in modo più completo la cornice
criminologia della criminalità d’impresa [...]. Nondimeno, occorre realisticamente
prendere atto del maggiore equilibrio della scelta c.d. minimalista: poiché
l’introduzione della responsabilità sanzionatoria degli enti assume un carattere
di forte innovazione nel nostro ordinamento, sembra opportuno contenerne, per lo
meno nella fase iniziale, la sfera di operatività, anche allo scopo di favorire il
progressivo radicamento di una cultura aziendale della legalità che, se imposta
ex abrupto con riferimento ad un ampio novero di reati, potrebbe fatalmente
provocare non trascurabili difficoltà di adattamento»

(Relazione allo schema di decreto legislativo recante: «Disciplina della responsabilità amministrativa
delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica»)

45
Il catalogo dei reati presupposto nel 2001…
In ragione delle forti pressioni esercitate da alcune parti politiche, il legislatore ha
proceduto al ridimensionamento della parte speciale del decreto,
sopprimendo con motivazioni tutt’altro che irresistibili – come abbiamo visto la
contraddittorietà degli ordini del giorno tra Camera e Senato – la maggior parte
dei reati ascrivibili alla politica di impresa e alla c.d. “criminalità economica.

La formulazione originaria del Decreto 231 prevedeva la responsabilità


amministrativa dell’ente esclusivamente in ordine ai reati di:

- indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente


pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode
informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico (artt. 316- bis, 316-
ter, 640, comma 2, n. 1, 640-bis e 640-ter c.p., richiamati dall’art. 24 del
Decreto 231)
- concussione e corruzione (artt. 317 – 322-bis c.p., richiamati dall’art. 25 del
Decreto 231).

46
I reati colposi nel catalogo dei reati presupposto del 2001…

Per non rendere ancora più difficile l’adattamento della cultura aziendale al
nuovo regime giuridico di responsabilità degli enti, tra i numerosi reati non
ricompresi nel catalogo dei reati presupposto vi erano anche l’area dei reati
colposi.

Si deve quindi all’art. 9, comma 1, L. n. 123/2007 l’introduzione dell’art. 25-


septies, poi sostituito ad opera dell’art. 300, D.Lgs. n. 81/2008.

Su tali reati – come vedremo – si è a lungo discusso circa la compatibilità con


i criteri di imputazione della responsabilità all’ente.

47
…le modifiche legislative
Il numero eccessivamente ridotto delle fattispecie-presupposto che costituiva la parte
speciale originaria è stato successivamente integrato di continuo dal legislatore tutte
le volte in cui ha proceduto a riforme settoriali di altri ambiti del diritto penale rispetto
ai quali ha avvertito l’esigenza, più o meno fondata, quando non meramente simbolica-
emergenziale, di provvedere anche alla introduzione della responsabilità da reato delle
persone giuridiche.

I singoli interventi:
2001 • Art. 25-bis (D.L. 25-9-2001 n. 350): delitti informatici e trattamento
illecito di dati

2002 • Art. 25-ter (D. Lgs. 11-4-2002 n. 61): reati societari

2003 • Art. 25-quater (L. 14-1-2003, n. 7): delitti con finalità di terrorismo o di
eversione dell’ordine democratico

• Art. 25-quinquies (L. 11-8-2003, n. 228): delitti contro la personalità


individuale

2005 • Art. 25-sexies (L. 18-4-2005, n. 62): abusi di mercato


48
2006 • Art. 25-quater.1 (L. 9-1-2006, n. 7): pratiche di mutilazione degli
organi genitali femminili

2007 • Art. 25-septies (L. 3-8-2007, n. 123): omicidio colposo o lesioni


gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla
tutela della salute e sicurezza sul lavoro
• Art. 25-octies (D. Lgs. 21-11-2007, n. 231): ricettazione, riciclaggio
e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita

2008 • Art. 24-bis (L. 18-3-2008, n. 48): delitti informatici e trattamento


illecito di dati

2009 • Art. 24-ter (L. 15-7-2009, n. 94): delitti di criminalità organizzata


• Art. 25-bis.1 (L. 23-7-2009, n. 99): delitti contro l’industria e il
commercio
• Art. 25-novies (L. 23-7-2009): delitti in materia di violazione del
diritto d’autore

49
• Art. 25-decies (L. 3-8-2009 n. 116): induzione a non rendere
dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità
giudiziaria
2011 • Art. 25-undecies (D. Lgs. 7-7-2011, n. 121): reati ambientali
• Art. 25-duodecies (D. Lgs. 109/2012): Impiego di cittadini di paesi
2012
terzi il cui soggiorno è irregolare

2017 • Art. 25-terdecies (L. 167/2017) – razzismo e xenofobia

2019 • Art. 25-quaterdecies (L. 39/2019): frode in competizioni sportive,


esercizio abusivo di gioco o di scommessa e giochi d'azzardo
esercitati a mezzo di apparecchi vietati
2020 • Art. 25-quinquesdecies (D. Lgs. 75/2020): reati tributari
• Art. 25-sexiesdecies (D. Lgs. 75/2020): il contrabbando

50
…cosa rimane fuori?

truffe a
appropriazioni danno di
indebite privati

turbata
estorsioni libertà
(alcuni) traffico di degli
reati sostanze incanti
ambientali stupefacenti

reati
edilizi turbata libertà
del
usure reati procedimento
alimentari di scelta del
contraente
CONSEGUENZE SANZIONATORIE:
• art. 36 d.lgs. n. 231/2001 → PROCESSO PENALE A CARICO
DELL’ENTE
“La competenza a conoscere gli illeciti amministrativi dell’ente appartiene al
giudice penale competente per i reati dai quali gli stessi discendono”

• art. 9 d.lgs. n. 231/2001 → SANZIONI A CARICO DELL’ENTE

SANZIONI SANZIONI
CONFISCA CONFISCA
PECUNIARIE INTERDITTIVE

da un minimo di 2.580,00 euro • l’interdizione dall’esercizio dell’attività;


a un massimo di 1.549.000,00 • la sospensione o revoca delle autorizzazioni,
euro licenze o concessioni funzionali alla
commissione dell’illecito;
• il divieto di contrattare con la pubblica
amministrazione, salvo che per ottenere le
prestazioni di un pubblico servizio;
• l’esclusione da agevolazioni, finanziamenti,
contributi o sussidi e l’eventuale revoca di
quelli già concessi;
• il divieto di pubblicizzare beni o servizi
L’esimente della responsabilità

La società può essere


esonerata da responsabilità
se…

1. prima della commissione del fatto ha adottato ed efficacemente


attuato un MODELLO DI ORGANIZZAZIONE, GESTIONE E
CONTROLLO idoneo a prevenire i reati
2. ha nominato un ORGANISMO DI VIGILANZA dotato di
autonomi poteri di iniziativa e di controllo
3. l’Organismo di Vigilanza ha effettivamente esercitato i propri
compiti
4. le persone che hanno commesso il reato hanno agito
ELUDENDO FRAUDOLENTEMENTE il Modello

53
4. I reati contro la P.A.:

artt. 24 e 25 D. Lg. 231/2001

54
Art. 24 D. Lgs. 231/2001

1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 316-bis, 316-ter, 356,​ 640,
comma 2, n. 1, 640-bis e 640-ter se commesso in danno dello Stato o di altro ente
pubblico o dell'Unione europea, del codice penale, si applica all'ente la sanzione
pecuniaria fino a cinquecento quote.
2. Se, in seguito alla commissione dei delitti di cui al comma 1, l’ente ha conseguito un
profitto di rilevante entità o è derivato un danno di particolare gravità; si applica la
sanzione pecuniaria da duecento a seicento quote.
2-bis. Si applicano all'ente le sanzioni previste ai commi precedenti in relazione alla
commissione del delitto di cui all'articolo 2 della legge 23 dicembre 1986, n. 898.
3. Nei casi previsti dai commi precedenti, si applicano le sanzioni interdittive previste
dall'articolo 9, comma 2, lettere c), d) ed e).

55
Art. 24 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

L’art. 24 d.lgs. 231/2001 include dunque nel catalogo dei reati presupposto:

• Malversazione a danno dello Stato [art. 316-bis c.p.]


• Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato [art. 316-ter c.p.]
• Frode nelle pubbliche forniture [art. 356 c.p.]
• Truffa ai danni dello Stato [art. 640, co. 2, n. 1, c.p.]
• Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche [art. 640 bis c.p.]
• Frode informatica [art. 640-ter c.p.]*
• Frode ai danni del Fondo Europeo Agricolo di Garanzia e del Fondo Europeo
Agricolo per lo Sviluppo Rurale [art. 2 l. 898/1986]

*se commesso in danno dello Stato o di altro ente pubblico o dell’UE

56
Art. 24 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

L’art. 24 d.lgs. mira a reprimere anche sul fronte della responsabilità le manifestazioni
tipiche di comportamenti illeciti rinvenibili nello svolgimento di attività imprenditoriale che
determinano un diretto pregiudizio agli interessi economici della P.A.

La norma è stata da ultimo modificata dal d.lgs. 14 luglio 2020, n. 75 (emanato attuazione
della cd. Direttiva P.I.F.), il cui art. 5, co. 1, lett. a) ha:
• ampliato il catalogo dei reati-presupposto introducendo sub art. 24 d.lgs. 231/2001 le
fattispecie di frode nelle pubbliche forniture (art. 356 c.p.) e frode ai danni del Fondo
Europeo Agricolo di Garanzia e del Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale (art.
2 l. 898/1986);
• ampliato il novero dei soggetti passivi affiancando l’Unione europea agli “altri enti
pubblici” di cui al primo comma dell’art. 24 d.lgs. 231/2001.

57
Art. 24 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Le fattispecie di reati-presupposto sub art. 24 d.lgs. 231/2001 possono essere suddivise in


due sottogruppi, a seconda del tempo in cui la condotta illecita viene realizzata e,
correlativamente, degli effetti da questa prodotti:

Fattispecie di truffa ex artt. 640, co. 2, n. 1, 640 bis e 640 ter c.p.
Incidono sulla formazione della “volontà pubblica” mediante
l’impiego di mezzi fraudolenti differentemente tipizzati (es. nella
Momento genetico truffa informatica essi consistono nell’alterazione latu sensu intesa di
dell’attribuzione economica un sistema informatico o di dati in esso contenuti o comunque
pertinenti)

art. 2 l. 898/1986 Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato


Fattispecie residuale, ma speciale Fattispecie residuale, si applica salvo che il fatto costituisca 640 bis.
rispetto all’indebita percezione di Manca l’induzione in errore mediante realizzazione di artifici e
erogazioni ex art. 316 bis c.p. raggiri e la P.A. destinataria si limita a recepire in maniera passiva atti
falsi o dichiarazioni non rispondenti al vero

Malversazione a danno dello Stato


Presuppone che la “volontà pubblica” si sia già formata e che il
soggetto attivo abbia già ricevuto l’attribuzione economica; si
configura allorché il soggetto attivo la utilizzi per finalità aliene per
Momento successivo
quelle in funzione delle quali è concessa
all’attribuzione economica
Frode nelle pubbliche forniture
Si realizza in una esecuzione fraudolenta di un contratto di fornitura
pubblica ovvero in una frode ovvero nell’inadempimento di altri
obblighi contrattuali verso lo Stato o altri enti pubblici 58
Art. 24 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Per meglio comprendere la tipologia criminosa di cui all’art. 24 che il legislatore ha inteso
sottoporre a sanzione amministrativa ex d.lgs. 231/2001 è utile richiamare due fattispecie
particolarmente significative

PUNISCE con la reclusione da due a sette anni chiunque commette fatti di cui all’art.
640 bis c.p. 640 c.p. con riguardo a «contributi, finanziamenti, mutui agevolati
ovvero altre erogazioni dello stesso tipo, comunque denominate,
Truffa aggravata per il concessi o erogati da parte dello Stato, di altri enti pubblici o
conseguimento di dell'Unione europea»
erogazioni pubbliche

PUNISCE con la reclusione da sei mesi a quattro anni «chiunque, estraneo alla
316 bis c.p. pubblica amministrazione, avendo ottenuto dallo Stato o da altro ente
pubblico o dalle Comunità europee contributi, sovvenzioni o
Malversazione a danno finanziamenti destinati a favorire iniziative dirette alla realizzazione di
dello Stato opere od allo svolgimento di attività di pubblico interesse, non li destina
alle predette finalità»

59
Art. 24 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Sanzioni pecuniarie Sanzioni interdittive

divieto di contrattare con la


pubblica amministrazione,
salvo che per ottenere le
prestazioni di un pubblico
servizio
artt. 316-bis, 316-ter, 356,​
640, co. 2, n. 1, 640-bis e fino a 500 quote esclusione da agevolazioni,
640-ter c.p. e 2 l. 898/1986 finanziamenti, contributi o
sussidi ed eventuale revoca
di quelli già concessi

il divieto di pubblicizzare
beni o servizi

se l’ente ha conseguito un
profitto di rilevante
entità o è derivato un da 200 a 600 quote
danno di particolare
gravità

60
Art. 25 D. Lgs. 231/2001

1. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 318, 321, 322, commi primo e terzo, e
346-bis del codice penale, si applica la sanzione pecuniaria fino a duecento quote. La medesima
sanzione si applica, quando il fatto offende gli interessi finanziari dell'Unione europea,
in relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 314, primo
comma, 316 e 323 del codice penale.
2. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 319, 319-ter, comma 1, 321, 322,
commi 2 e 4, del codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da duecento a seicento quote.
3. In relazione alla commissione dei delitti di cui agli articoli 317, 319, aggravato ai sensi
dell'articolo 319-bis quando dal fatto l'ente ha conseguito un profitto di rilevante entità, 319-ter,
comma 2, 319-quater e 321 del codice penale, si applica all'ente la sanzione pecuniaria da trecento a
ottocento quote.
4. Le sanzioni pecuniarie previste per i delitti di cui ai commi da 1 a 3, si applicano all'ente anche quando
tali delitti sono stati commessi dalle persone indicate negli articoli 320 e 322-bis.
5. Nei casi di condanna per uno dei delitti indicati nei commi 2 e 3, si applicano le sanzioni interdittive
previste dall'articolo 9, comma 2, per una durata non inferiore a quattro anni e non superiore a sette
anni, se il reato è stato commesso da uno dei soggetti di cui all'articolo 5, comma 1, lettera a), e per una
durata non inferiore a due anni e non superiore a quattro, se il reato è stato commesso da uno dei
soggetti di cui all'articolo 5, comma 1, lettera b).
5-bis. Se prima della sentenza di primo grado l'ente si è efficacemente adoperato per evitare che l'attività
delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, per assicurare le prove dei reati e per l'individuazione dei
responsabili ovvero per il sequestro delle somme o altre utilità trasferite e ha eliminato le carenze
organizzative che hanno determinato il reato mediante l'adozione e l'attuazione di modelli organizzativi
idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi, le sanzioni interdittive hanno la durata stabilita
dall'articolo 13, comma 2.
61
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

L’art. 25 d.lgs. 231/2001 include nel catalogo dei reati presupposto:

• Peculato [art. 314, co. 1, c.p.]*


• Peculato mediante profitto dell’errore altrui [art. 316 c.p.]*
• Concussione [art. 317 c.p.]
• Corruzione per l’esercizio della funzione [art. 318 c.p.]
• Corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio [art. 319
c.p.] Anche quando
• Corruzione in atti giudiziari [art. 319-ter c.p.] tali delitti sono
commessi dalle
• Induzione indebita a dare o promettere utilità [art. 319-quater persone indicate
c.p.] negli artt. 320 e
• Pene per il corruttore [art. 321 c.p., che estende applicabilità artt. 322-ter c.p.
318, 319, 319-bis, 319-ter e 320 c.p. anche a colui che da o
promette al pubblico ufficiale o all’incaricato di pubblico servizio il
denaro od altra utilità]
• Istigazione alla corruzione [art. 322 c.p.]
• Abuso d’ufficio [art. 323 c.p.]*
• Traffico di influenze illecite [art. 346-ter c.p.]

*quando il fatto offende gli interessi finanziari dell’UE


62
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Attraverso l’art. 25 d.lgs. 231/2001, il legislatore ha inteso, sin dall’introduzione


nell’ordinamento italiano della responsabilità amministrativa da reato degli enti, dare rilievo
a fenomeni di intersezione criminosa tra universo imprenditoriale e Pubblica
Amministrazione.

Si pensi al caso di un pubblico ufficiale che, entrato in contatto con un soggetto


apicale dell’ente, stipuli un accordo corruttivo in forza del quale egli accetta di
asservire la propria funzione agli interessi dell’ente a fronte del versamento
periodico di una somma di denaro su di un conto corrente off shore appositamente
creato.

63
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

La disposizione originaria del 2001 è stata oggetto, insieme con la disciplina codicistica dei
delitti contro la P.A., di numerose modifiche legislative (i.e. l. 6 novembre 2012, n. 190; l. 27
maggio 2015, n. 69; l. 9 gennaio 2019, n. 3).

Segnatamente, la l. 3/2019 (cd. legge spazza-corrotti) ha da ultimo


• ampliato il novero dei reati-presupposto sub art. 25 d.lgs. 231/2001 introducendovi la
novellata fattispecie di traffico di influenze illecite ex art. 346-bis c.p.;
• inasprito il quadro sanzionatorio innalzando la durata minima delle sanzioni
interdittive comminate dall’art. 25, co. 5, d.lgs. 231/2001;
• mitigato l’inasprimento sanzionatorio mediante l’introduzione del nuovo comma 5-bis.

64
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Il neo-introdotto comma 5-bis d.lgs. 231/2001 dispone che:

5-bis. Se prima della sentenza di primo grado l’ente si è efficacemente adoperato per evitare che
l’attività delittuosa sia portata a conseguenze ulteriori, per assicurare le prove dei reati e per
l’individuazione dei responsabili ovvero per il sequestro delle somme o altre utilità trasferite e
ha eliminato le carenze organizzative che hanno determinato il reato mediante l’adozione e
l’attuazione di modelli organizzativi idonei a prevenire reati della specie di quello verificatosi, le
sanzioni interdittive hanno la durata stabilita dall'articolo 13, comma 2.

65
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

Si tratta di una disposizione di natura premiale, volta ad assegnare un beneficio all’ente


che, successivamente alla consumazione dell’illecito e prima della pronuncia della sentenza
di primo grado, abbia tenuto una condotta di resipiscenza e collaborazione con l’Autorità
Giudiziaria.

per evitare che l’attività delittuosa


sia portata a conseguenze ulteriori
prima della sentenza per assicurare le prove dei reati e
si è efficacemente
di primo grado adoperato l’individuazione dei responsabili
l’ente
per assicurare il sequestro delle
somme od altre utilità trasferite
ha eliminato le mediante l’adozione e l’attuazione
carenze di modelli organizzativi
organizzative

le sanzioni interdittive vengono applicate nella misura ordinaria prevista dall’art. 13, co. 2, d.lgs. 231/2001 (i.e.
durata non inferiore a 3 mesi e non superiore a 2 anni) anziché nella misura derogatoria prevista dall’art. 25, co. 5,
d.lgs. 231/2001 (i.e. durata non inferiore a 4 anni e non inferiore a 7 anni per il reato commesso dal soggetto apicale e
durata non inferiore a 2 anni e non superiore a 4 anni per il reato commesso dal soggetto sottoposto)
66
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

CORRUZIONE
CONCUSSIONE DI INCARICATO
DI PUBBLICO
SERVIZIO
TRAFFICO DI
INFLUENZE
ILLECITE
346 bis C.P.
CD. CORRUZIONE
INTERNAZIONALE
PECULATO ISTIGAZIONE ALLA
CORRUZIONE
322 C.P.

CORRUZIONE PER
L’ESERCIZIO DELLA
FUNZIONE
318 C.P.

CORRUZIONE IN
ATTI GIUDIZIARI
INDUZIONE
INDEBITA
CORRUZIONE PER
ATTO CONTRARIO
AI DOVERI
DELL’UFFICIO
319 C.P.

ABUSO D’UFFICIO
CORRUZIONE
FRA PRIVATI

67
67
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Sanzioni Sanzioni interdittive


pecuniarie

interdizione dall'esercizio dell'attività


artt. 317, 319 aggravato ex art. 319-bis
quando dal fatto l’ente ha conseguito un la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni
profitto di rilevante entità, 319-ter co. 2, 319- da 300 a 800 funzionali alla commissione dell'illecito
quater e 321 c.p. quote
il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per
(anche quando commessi da persone ottenere le prestazioni di un pubblico servizio
indicate negli artt. 320 e 322-bis c.p.)
l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e
l'eventuale revoca di quelli già concessi

il divieto di pubblicizzare beni o servizi.


artt. 319, 319-ter co. 1, 321, 322 co. 2 e 4 c.p. da 200 a 600
[per una durata non inferiore ai 4 e non superiore ai 7 anni se il reato è
quote
stato commesso da un soggetto apicale e non inferiore ai 2 e non
superiore ai 4 anni se commesso da un soggetto sottoposto all’altrui
direzione o vigilanza]*

* salva l’applicazione del comma 5-bis

artt. 318, 321, 322 co. 1 e 3, 346-bis c.p.

artt. 314, co. 1, 316 e 323 c.p. quando il fatto fino a 200 quote
offende gli interessi finanziari dell’UE

(anche quando commessi da persone


indicate negli artt. 320 e 322-bis c.p.)
68
68
5. Questioni generali in tema di
reati contro la P.A. e 231

69
Art. 25 D. Lgs. 231/2001 - delitti contro la P. A.

Interesse e vantaggio dell’ente nel caso di delitti contro la P.A.?

Corruzione: perseguimento di un vantaggio illecito da parte del


soggetto privato, apicale o sottoposto, che instaura una relazione
con il pubblico ufficiale.

Concussione/Induzione indebita a dare o promettere utilità:


possibile che ci sia utilità per l’ente anche nel caso di concussione
(pensiamo all’ipotesi di concorso del dipendente con il p.u.); a
maggior ragione, può esserci un vantaggio per l’ente nel caso di
319-quater c.p..

Esempio: apicale di un’impresa che gareggia in appalti pubblici,


messo di fronte a alternativa tra essere escluso da una gara (male
ingiusto) o aggiudicarsi la gara (vantaggio indebito), decide di
assecondare la richiesta.

70
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

AREE A RISCHIO REATO

❖ Attività che implicano l’interazione con pubblici ufficiali, in caricati di


pubblici servizi, Authorities e altri organismi di diritto pubblico
❖ Partecipazione a procedure per l’ottenimento di licenze,
provvedimenti amministrativi ed autorizzazioni da parte della P.A.
❖ Partecipazione a procedure ad evidenza pubblica o di negoziazione
diretta per la vendita di beni e servizi o finalizzate alla realizzazione
di opere a favore della P.A.
❖ Erogazione di servizi o realizzazione di opere in favore della P.A.
❖ Rapporti con l’Autorità Giudiziaria, nonché i pubblici ufficiali e gli
incaricati di pubblico servizio nell’ambito dei contenziosi penali, civili,
amministrativi e tributari

71
71
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.

CONTROLLI PREVENTIVI E BEST PRACTICES

❖ Predisposizione di un sistema di reporting interno per consentire e


favorire operazione di cross control e gestione delle anomalie tra le
diverse funzioni aziendali
❖ Procedure di tracciabilità dei flussi finanziari aziendali e puntuale
individuazione di soggetti con potere di spesa e relativi limiti
quantitativi e qualitativi
❖ Verifiche interne in relazione all’effettiva erogazione di
forniture/prestazione di servizi, nonché alla qualità di essi
❖ Monitoraggio dei procedimenti di richiesta di erogazioni, contributi
finanziamenti pubblici e attivazione di approfondimenti su potenziali
indicatori di rischio (e.g. concertazione di richieste accolte su
determinati soggetti della P.A.)

72
72
6. Esempi di contestazione di illeciti
amministrativi 231
legati a reati contro la P.A.

73
Esempio di contestazione dell’art. 25 D. Lgs. 231/2001 in
relazione all’art. 319 c.p.

Procura di Como:

processo per
corruzione
Agenzia delle
Entrate

74
Decreto di archiviazione della Procura di Como:

75
Decreto di archiviazione della Procura di Como:

76
7. Focus su specifiche questioni problematiche
in tema di reati contro la P.A.

77
7.1 Come gestire i rapporti con i pubblici
ufficiali?

78
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Quali fattispecie possono venire in rilievo quando parliamo di rapporti con i pubblici
ufficiali?
Il tipo criminoso più noto del Titolo II - rubricato “Dei delitti contro la pubblica
amministrazione”- del Libro II del Codice Penale è rappresentato dalla corruzione.
Le due fattispecie principali di tale genus sono tipizzate dagli articoli

PUNISCE
318 c.p. con la reclusione da uno a sei anni «il pubblico ufficiale che, per
l’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri, indebitamente riceve, per
cd. corruzione impropria sé o per un terzo, denaro o altra utilità o ne accetta la promessa»

PUNISCE
319 c.p. con la reclusione da sei a dieci anni «il pubblico ufficiale, che, per
omettere o ritardare o per avere omesso o ritardato un atto del suo
ufficio, ovvero per compiere o aver compiuto un atto contrario ai doveri
cd. corruzione propria d’ufficio, riceve, per sé o per un terzo, denaro od altra utilità, o ne accetta la
promessa»

79
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

«Da un esame delle informazioni disponibili, basato su elaborazioni


effettuate dal personale della Guardia di Finanzia impiegato presso l’Autorità,
emerge che il fenomeno corruttivo è piuttosto polverizzato e multiforme, e
coinvolge quasi tutte le aree territoriali del Paese. Il valore della tangente è di
frequente molto basso e assume sempre di più forme diverse dalla classica
dazione di denaro, come l’assunzione di amici e parenti. Desta particolare
allarme il fatto che la funzione pubblica sia venduta per molto poco,
2.000 o 3.000 euro, a volte anche per soli 50 o 100 euro. Tra le contropartite
più singolari (riscontrate nel 21% dei casi esaminati), figurano
ristrutturazioni edilizie, riparazioni, trasporto mobili, pasti,
pernottamenti e buoni benzina. Pensate che in un caso segnalato
quest'anno, in cambio di un’informazione riservata è stato persino
offerto un abbacchio!»

(ANAC – Relazione Annuale 2019, presentazione del Presidente Francesco


Merloni alla Camera dei Deputati - Roma, 2 luglio 2020)

80
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Le fattispecie corruttive di cui agli artt. 318 e 319 c.p. costituiscono, in un certo senso,
l’architrave del presidio penale posto a tutela del corretto funzionamento della Pubblica
Amministrazione, e presentano numerosi elementi comuni.

Entrambe le incriminazioni infatti:


• sono poste a tutela del medesimo bene giuridico, consistente nell’interesse della P.A.
all’imparzialità, correttezza e probità dei funzionari pubblici (o, in senso negativo, a
che gli atti d’ufficio non divengano oggetto di mercimonio privato);
• configurano ipotesi di reato proprio, in quanto possono essere realizzati solo da un
soggetto attivo dotato della particolare qualità di pubblico ufficiale;
• configurano ipotesi di reato necessariamente plurisoggettivo in senso stretto, in
quanto per la loro realizzazione è necessario il concorso di almeno due soggetti (i.e. il
corrotto ed il corruttore), entrambi assoggettati a sanzione penale (v. infra);
• sono soggette a procedibilità d’ufficio.

81
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Le norme di cui agli artt. 320 e 322-bis c.p. (anch’esse incluse nel novero dei reati-
presupposto sub art. 25 d.lgs. 231/2001) ampliano l’ambito di applicazione soggettiva
delle fattispecie corruttive di cui agli artt. 318 e 319 c.p., disponendo che esse si
applicano, tra gli altri, anche a:
• incaricati di pubblico servizio (art. 320, co. 1, c.p.);
• membri della Commissione delle Comunità europee, del Parlamento europeo, della
Corte di Giustizia e della Corte dei conti delle Comunità europee (art. 322-bis, co. 1, n. 1,
c.p.);
• coloro che, nell’ambito di altri Stati membri dell’UE, svolgono funzioni o attività
corrispondenti a quelle dei pubblici ufficiali degli incaricati di un pubblico servizio (art.
322-bis, co. 1, n. 5, c.p.);
• coloro che esercitano funzioni o attività corrispondenti a quelle di pubblici ufficiali e
incaricati di pubblico servizio nell'ambito di Stati non appartenenti all’UE, quando il fatto
offende gli interessi finanziari dell’UE (art. 322-bis, co. 1, n. 5-quinquies, c.p.).

82
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

L’elemento tipico che consente di distinguere la corruzione propria da quella impropria è


rappresentato dalla condotta, la quale, pur insistendo sul medesimo oggetto (i.e. denaro
o altra utilità ovvero la promessa di essi), si caratterizza per un diverso nesso finalistico.

corruzione impropria

Oggetto della condotta per esercitare le funzioni o i poteri del


pubblico ufficiale
indebitamente ricevere, per sé
o per un terzo, denaro o altra
utilità ovvero la promessa di corruzione propria
essi
per omettere o ritardare (o aver omesso o
ritardato) un atto d’ufficio ovvero per compiere (o
aver compiuto) un atto contrario ai doveri
d’ufficio

La giurisprudenza di legittimità è costante nell’affermare che il concetto di “altra utilità” comprende «qualsiasi
vantaggio materiale o morale, patrimoniale o non patrimoniale che abbia valore per il pubblico agente o per un
terzo» (v. per tutte, Cass. pen., Sez. VI, 14 ottobre 2014, n. 45847)
83
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Elemento discriminante che consente di tracciare il distinguo tra corruzione propria ed


impropria è dunque il titolo in forza del quale il pubblico ufficiale riceve il denaro o
l’altra utilità ovvero ne accetta la promessa.

Nel caso della corruzione propria oggetto dell’accordo corruttivo è infatti la violazione
dei doveri d’ufficio (che può sostanziarsi positivamente nella realizzazione di un atto ad
essi contrario ovvero negativamente nell’omissione o nel ritardo di un atto dovuto) a fronte
della corresponsione di denaro o altra utilità ovvero la promessa di essi.

Per converso, l’integrazione della fattispecie di cui all’art. 318 c.p. come novellato dalla l.
190/2012 è svincolata dal compimento (o dall’omissione) di uno specifico atto
d’ufficio, essendo sufficiente la generica messa a disposizione della funzione pubblica
agli interessi del privato a fronte di indebita retribuzione.

84
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Tuttavia, il confine tra corruzione propria ed impropria risulta tuttora incerto,


registrandosi orientamenti interpretativi confliggenti anche nella più recente
giurisprudenza di legittimità.

«Ai fini della configurabilità del delitto di corruzione propria, di cui all’art. 319 c.p., è
necessario che l'illecito accordo tra pubblico funzionario e privato corruttore preveda
il compimento, da parte del primo, di un atto specificamente individuato od
individuabile come contrario ai doveri d'ufficio, sicché, sul piano probatorio, occorre
procedere alla rigorosa determinazione del contenuto delle obbligazioni assunte dal
pubblico funzionario alla luce di tutte le circostanze del caso concreto, avuto riguardo in
particolare al movente ed alle specifiche aspettative del privato, alla condotta serbata
dall'agente pubblico ed alle modalità di corresponsione a questi del prezzo della
corruttela. (In motivazione, la Corte ha precisato che, ove non sia accertato il contenuto
del patto corruttivo, e pur in presenza di sistematiche dazioni da parte del privato
in favore del pubblico agente, la condotta deve essere ricondotta nell'ambito della
corruzione per l'esercizio della funzione ex art. 318 c.p.)» (Cass. pen., Sez. VI, 22
ottobre 2019, n. 18125)

85
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

(segue)

«Configura il delitto di corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio - e non


il più lieve delitto di corruzione per l'esercizio della funzione, di cui all’art. 318 cod.
pen. - lo stabile asservimento del pubblico ufficiale ad interessi personali di terzi,
che si traduca in atti, pur formalmente legittimi, in quanto discrezionali e non
rigorosamente predeterminati, ma che si conformano all'obiettivo di realizzare
l'interesse del privato nel contesto di una logica globalmente orientata alla
realizzazione di interessi diversi da quelli istituzionali. (Fattispecie relativa alla
corresponsione di denaro ed altre utilità al presidente della cassa nazionale di
previdenza dei ragionieri a fronte della totale rinuncia all'esercizio dei poteri decisori e
di controllo sugli investimenti delle risorse dell'ente in strumenti finanziari).» (Cass.
pen., Sez. V, 10 settembre 2020, n. 34979)

86
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

Le fattispecie di cui agli artt. 318 e 319 c.p. costituiscono esempi di reato necessariamente
plurisoggettivo in senso proprio, ossia figure criminose la cui integrazione richiede il
concorso di almeno due soggetti, entrambi assoggettati a sanzione penale.
La tenuta del sistema repressivo dei fenomeni corruttivi approntato dal Codice Penale è
infatti “chiuso” dalla disposizione di cui all’art. 321, rubricato «Pene per il corruttore».

Le pene stabilite nel primo comma dell’articolo 318, nell’articolo 319, nell’articolo 319-bis,
nell’articolo 319-ter e nell’articolo 320 in relazione alle suddette ipotesi degli articoli 318 e 319, si
applicano anche a chi dà o promette al pubblico ufficiale o all’incaricato di un pubblico
servizio il denaro od altra utilità.

ENTRAMBI I SOGGETTI DELLA VICENDA CORRUTTIVA SONO


ASSOGGETTATI A SANZIONE PENALE

87
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

In considerazione della rilevanza del bene giuridico tutelato, il legislatore ha ritenuto di


punire non solo il soggetto privato che effettivamente stipuli con il pubblico ufficiale o
l’incaricato di un pubblico servizio un accordo corruttivo rilevante ai sensi degli artt. 318
ss. c.p., ma anche quello che realizzi comportamenti atti a concludere un accordo di
tale genere senza riuscirvi.
Tale esigenza di tutela è assicurata dall’art.

322 c.p.
PUNISCE con la reclusione da due anni a cinque anni e quattro mesi «chiunque offre
comma 1 o promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o
Istigazione ad un incaricato di un pubblico servizio, per l'esercizio delle sue funzioni
alla corruzione o dei suoi poteri […], qualora l'offerta o la promessa non sia accettata»

con la reclusione da quattro anni a sei anni e otto mesi chiunque offre o
comma 2 promette denaro od altra utilità non dovuti ad un pubblico ufficiale o ad
un incaricato di un pubblico servizio «per indur(lo) ad omettere o a
ritardare un atto del suo ufficio, ovvero a fare un atto contrario ai
suoi doveri […], qualora l'offerta o la promessa non sia accettata»

88
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

La disciplina di contrasto penale dei fenomeni corruttivi – che, come si è visto, investe
tanto le ipotesi di accordo corruttivo perfezionato (e.g. artt. 318, 319, 319-quater e 321 c.p.)
quanto quelle di accordo non perfezionato (e.g. art. 322 c.p.) – è completata da una figura
di reato, il traffico di influenze illecite, che anticipa la tutela apprestata dagli artt. 318
ss. c.p., intervenendo nella fase del pre-accordo.

con la reclusione da un anno a quattro anni e sei mesi «chiunque, fuori


PUNISCE
346 bis c.p. dei casi di concorso nei reati di cui agli articoli 318, 319, 319-ter e nei reati
di corruzione di cui all’articolo 322-bis, sfruttando o vantando relazioni
esistenti o asserite con un pubblico ufficiale o un incaricato di un
pubblico servizio o uno degli altri soggetti di cui all’articolo 322-bis,
indebitamente fa dare o promettere, a sé o ad altri, denaro o altra
utilità, come prezzo della propria mediazione illecita verso un
come novellato dall’art. pubblico ufficiale o un incaricato di un pubblico servizio o uno degli altri
1, co. 1, lett. t), l. 3/2019 soggetti di cui all’articolo 322-bis, ovvero per remunerarlo in relazione
(cd. legge spazza-
all’esercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri» nonché «chi
corrotti), in forza della
quale il reato di indebitamente dà o promette denaro o altra utilità»
millantato credito ex art.
346 c.p. è confluito nella
fattispecie di traffico di
TANTO IL FACCENDIERE QUANTO IL SOGGETTO CHE LO
influenze illecite
INGAGGIA SONO RAGGIUNTI DA SANZIONE PENALE
89
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

PRE-ACCORDO
Il faccendiere Tizio, sfruttando gli ottimi rapporti esistenti con il funzionario dell’Agenzia delle
Entrate Caio, fa promettere a Mevio di assumere tra i propri dipendenti la propria fidanzata come
prezzo per intercedere presso Caio affinché l’Agenzia chiuda un occhio su talune irregolarità fiscali
emerse nel corso di verifiche effettuate presso la società di Mevio
TRAFFICO DI INFLUENZE ILLECITE

CRIMINALIZZAZIONE DI TUTTI I
«SEGMENTI» DELLA RELAZIONE CON
I PUBBLICI FUNZIONARI

ACCORDO PERFEZIONATO
ACCORDO NON PERFEZIONATO
Il funzionario dell’A.E. Caio, a seguito
Il faccendiere Tizio si reca dal funzionario
dell’intercessione del faccendiere Tizio, chiude
dell’A.E. Caio offrendogli di far assumere
un occhio sulle irregolarità fiscali dell’azienda
dall’azienda di Mevio la fidanzata di Caio se
di Mevio a fronte della promessa, accettata,
l’Agenzia delle Entrate chiuderà un occhio su
dell’assunzione della propria fidanzata in tale
talune irregolarità fiscali, ma Caio non accetta
azienda
ISTIGAZIONE ALLA CORRUZIONE
CORRUZIONE

90
90
Art. 25 d.lgs. 231/2001 - Reati contro la P.A.
Fattispecie corruttive e affini

ACCETTAZIONE
DELLA PROMESSA di
pagamento
Offerta o
promessa
NON
ACCETTATI

PAGAMENTO
(denaro o altra utilità)

CHE COSA
RILEVA?

Mero rapporto con un


terzo intermediario
(anche se solo
Consenso millantato)
«indotto»

91
91
7.2 La scelta dei sub-fornitori come strumento per
remunerare il P.U.

92
Come abbiamo visto, ai fini della sussistenza dei delitti di corruzione
è necessario che il pubblico ufficiale abbia indebitamente ricevuto
o abbia indebitamente accettato la promessa, per sé o per un
terzo, di «denaro o altra utilità».

Nessun dubbio quanto al «denaro», con riferimento al quale è


irrilevante il fatto che lo stesso arrivi al pubblico ufficiale attraverso
altre società o in via indiretta (ad es: consulenze).

Quanto alla nozione di «altra utilità», per dottrina e giurisprudenza


costanti si è in presenza di una nozione che ha una estensione
molto lata e comprende qualsiasi bene o prestazione che possa
rappresentare un vantaggio per il pubblico ufficiale, a prescindere
dal fatto che abbia o meno un valore patrimoniale.

Vi rientrano, dunque, anche tutti quei vantaggi sociali le cui


ricadute patrimoniali siano mediate e indirette, come nei casi, ad
esempio, di sponsorizzazioni o prestazioni sessuali.

93
La selezione dei fornitori e subfornitori, prestandosi per definizione a
diventare strumento di «remunerazione», deve essere improntata al
rispetto dei principi di correttezza, imparzialità, liceità, efficienza
ed economicità.

La scelta deve basarsi su valutazioni che consentano di affidarsi a


fornitori di comprovata qualità, integrità, affidabilità ed
economicità.

In particolare:
a) il processo di selezione deve essere trasparente e basato su
parametri oggettivi;
b) le scelte devono essere tracciate e i documenti che provano il
rispetto delle procedure interne e le finalità dell’acquisto
adeguatamente archiviati;
c) la stipula o la prosecuzione di qualsiasi rapporto deve essere
interrotta nel caso in cui vi siano atti o sospetti di
comportamenti di natura corruttiva.

94
Quanto alle lettere sub a) e b) è importante che ogni passaggio della
selezione di fornitori e sub-fornitori sia, non solo trasparente e basato
su parametri oggettivi, ma documentabile e ricostruibile ex post in
maniera chiara.

Per questo, è estremamente importante tenere traccia di ogni


passaggio della fase di scelta e di ogni contatto intercorso con e per la
scelta di fornitori e sub-fornitori.

Solo in questo modo si potrà poi essere in grado, a fronte di una


contestazione (magari arrivata a distanza di anni), di dimostrare alla
autorità giudiziaria che le procedure interne sono state rispettate.

Tra i diversi parametri oggettivi che possono assumere rilievo, vi sono:


- comunicazioni interne ed e-mail relative alla selezione di fornitori e
sub-fornitori;
- eventuali richieste di approfondimento/chiarimento su determinati
fornitori e sub-fornitori oggetto di valutazione;
- schede di valutazione di fornitori e sub-fornitori valutati;
- verbali interni delle riunioni svolte;
95
7.3 Gruppi di imprese e «trasversalità» all’interno
delle società: l’inquadramento del corruttore
all’interno di una delle società del gruppo e la
segregazione tra le diverse legal entities.

96
Come si è visto, ai sensi dell’art. 5 D. Lgs. 231/2001, l’ente risponde per i reati
commessi nel suo interesse se il reato è stato commesso:
a) da una persona che riveste funzioni di rappresentanza, amministrazione
o direzione anche di fatto (l’ordinamento punisce la decisione apicale che
mira a un profitto contra legem – reato come espressione di politica aziendale)
b) da persona sottoposta alla direzione o alla vigilanza di un soggetto
apicale (l’ordinamento punisce la colpa di organizzazione e controllo dei vertici
rispetto all’operato dei sottoposti)

L’appartenenza dell’autore del reato-presupposto all’una o all’altra categoria


sarà decisiva non tanto per la responsabilità della società, quanto ai fini della
scelta della disciplina applicabile con riferimento ai criteri soggettivi di
imputazione (v. artt. 6 e 7).

Tra i soggetti rientrano anche coloro i quali svolgono le funzioni indicate


(amministrazione, rappresentanza o direzione) «di fatto», e ciò conferma
come ad assumere rilievo non sia l’aspetto formale della titolarità della
qualifica, bensì quello dell’esercizio delle funzioni.

97
L’equiparazione delle funzioni di gestione e controllo dell’ente esercitata «di
fatto» a quelle «di diritto» consente di attrarre, dunque, nel novero dei
soggetti apicali anche :
- gli amministratori di fatto;
- i soggetti che, in qualunque modo, esercitano un penetrante dominio
sull’ente (ad esempio, il socio non amministratore ma detentore della
quasi totalità delle azioni che detta dall’esterno la politica aziendale o il
compimento di determinate operazioni);
- il cd. socio tiranno;
- la holding che abusi del potere di direzione e controllo (holding che
possono rispondere ai sensi del D. Lgs. 231/2001 per un reato commesso
da soggetti appartenenti alla medesima aggregazione).

Può capitare che la holding, oltre a influire sulla controllata tramite partecipazioni
azionarie e vincoli negoziali, possa esercitare un «dominio assoluto» su
quest’ultima, tanto da degradarla a mero «strumento operativo». Nel caso di
«ingerenza continua e soverchiante della holding» o, a maggior ragione, nei casi di
«programmatico asservimento» della controllata al risultato economico della
holding sono classici casi in cui si può dire che la capogruppo persegua un interesse
esclusivamente proprio rappresentato dalla profittabilità delle operazioni illecite
poste in essere tramite la società veicolo. 98
La medesima attenzione all’esercizio delle funzioni svolte in
concreto (anziché alla qualifica formale), vale anche per i soggetti
non apicali, opportunamente inclusi tra i soggetti che possono far
‘’scattare’’ la responsabilità 231 «per evitare scaricamenti verso il basso
della responsabilità da parte dell’ente».

Si parla in questo caso di «dipendenti di fatto» in quanto ciò che


assume rilievo non è l’esistenza di un rapporto giuridico tra società e
persona fisica, quanto il fatto che «l’ente risulti impegnato dal
compimento, da parte del sottoposto, di un’attività destinata a
riverberarsi nella sua sfera giuridica» (così la Relazione al D. Lgs.
231/2001).

A tal fine, dunque, non è necessario che tra ente e sottoposto


intercorra un rapporto di lavoro subordinato, essendo sufficiente –
come dice la norma – la sottoposizione alla direzione o alla
vigilanza di uno dei soggetti apicali (circostanza, questa, che può
verificarsi per numerose categoria di collaboratori esterni).
99
Tale interpretazione della nozione di «sottoposizione alla altrui
vigilanza o direzione» consente di far rientrare nei soggetti di cui
all’art. 5 lett. b) D. Lgs. 231/2001 anche:
- i lavoratori dipendenti operanti per altre società del gruppo (v.
slides successive per il tema dei «gruppi di imprese»);
- i lavoratori esterni all’ente, dipendenti di altre società,
formalmente autonome o indipendenti, che svolgano le proprie
mansioni sotto il controllo e la direzione di soggetti ai quali non
sarebbero giuridicamente sottoposti;
- i consulenti esterni (v. sentenza Trib. Milano nel caso Siemens);
- gli agenti;
- i lavoratori parasubordinati, intendendosi quella eterogenea
categoria di lavoratori legati all’ente da un rapporto che, pur
essendo autonomo, presenta comunque caratteristiche simili ai
rapporti di lavoro subordinati (ad esempio: collaboratori
occasionali, lavoratori a progetto, titolari di un rapporto di
collaborazione coordinata e continuativa ecc…).
100
Ciò chiarito circa la variegata platea dei soggetti attivi del reato
presupposto (tanto apicali quanto sottoposti), occorre prendere atto che la
commissione di reati da parte di una società può coinvolgere anche altre
imprese appartenenti al medesimo gruppo in quanto le operazioni poste in
essere dalle unità del gruppo sono spesso coordinate centralmente e
volte a ritrarre vantaggi a favore dell’intero gruppo.

Al tempo stesso, l’interesse della controllante, che agisce collaborando


con una controllata, non è da considerarsi estraneo a quest’ultima,
bensì un interesse proprio, anche se mediato e indiretto, stante il
rapporto qualificato che sussiste tra le due società.

101
Può rilevare, ai fini della configurabilità del delitto di corruzione – e, quindi, del
corrispondente illecito amministrativo contestato alla società ai sensi del D. Lgs.
231/2001 –, l’inquadramento del privato corruttore all’interno di una società del
gruppo piuttosto che di un’altra?

Il D. Lgs. 231/2001 non prevede una disciplina specifica per l’ipotesi in cui il reato sia
stato posto in essere nell’ambito di un gruppo di imprese e non disciplina le ipotesi
di aggregazioni di una pluralità di società che operano sotto la direzione unitaria e il
controllo strategico di una capogruppo.

Si è, pertanto, posta la questione se, nel caso di accertamento di responsabilità ex 231


a carico di un’impresa del gruppo, la responsabilità possa estendersi anche alla
holding e alle altre società del gruppo, in virtù del richiamo all’interesse di gruppo o
alla figura dell’amministratore di fatto.

102
Corte di Cassazione, V Sez. Pen., sentenza n. 24583 del 20 giugno 2011

Era stato disposto il rinvio a giudizio di alcune società appartenenti a un gruppo


d’imprese, chiamate a rispondere a titolo di responsabilità amministrativa delle
persone giuridiche per il delitto di corruzione posto in essere da soggetti apicali delle
società stesse al fine di ottenere appalti nella sanità.

In relazione alla sussistenza di un rapporto qualificato tra autore del reato ed ente, la
Cassazione ha chiarito che affinché la holding o altra società del gruppo sia chiamata a
rispondere ai sensi della 231 «è necessario che il soggetto che agisce per conto delle
stesse abbia concorso nella commissione del reato». Ciò implica che la
responsabilità di una società del gruppo per il reato commesso dal suo apicale o
sottoposto non comporta necessariamente l’estensione della responsabilità ad
altra società del medesimo gruppo, salvo il caso in cui gli apicali o i sottoposti di
quest’ultima abbiano concorso nel reato.

103
Pur riconoscendo la sussistenza del rapporto qualificato tra l’autore del fatto e le società del
gruppo, la sentenza della Suprema Corte sottolinea, tuttavia, «l’assenza di un qualunque
elemento utile per ritenere che i soggetti in posizione apicale dell’ente – siano essi
amministratori di fatto o di diritto – avessero agito anche nell’interesse concorrente
delle società».

Il requisito dell’interesse o vantaggio deve essere verificato in concreto e deve essere


riferibile a ogni singola società della quale si intenda affermare la responsabilità, nel senso
che «la società deve ricevere una potenziale o effettiva utilità, ancorché non
necessariamente di carattere patrimoniale, derivante dalla commissione del reato
presupposto».
Nel caso di specie è stato esclusa la sussistenza di questo requisito per le società
prosciolte perché, diversamente dalle società del gruppo rinviate a giudizio, nessuna delle
società prosciolte operava nel settore sanitario, nessuna aveva avuto rapporti economici con
il consorzio che aveva ottenuto l’appalto e nessuna aveva reso servizi inerenti all’attività di
gestione delle residenze sanitarie gestite dal consorzio.

104
Cassazione Penale, Sez. II, sentenza n. 52316/2016

«È ammissibile una responsabilità, ai sensi del D.Lgs. 231/2001, della società capogruppo
per reati commessi nell'ambito dell'attività delle società da essa controllate a condizione
che il soggetto che agisce per conto della holding concorra con il soggetto che
commette il reato per conto della persona giuridica controllata e possa ritenersi che
la holding abbia ricevuto un concreto vantaggio o perseguito un effettivo
interesse a mezzo del reato commesso nell'ambito dell'attività svolta da altra società».

Tale sentenza ha ulteriormente posto l’accento sulla necessità di accertare, in concreto,


l’interesse di gruppo, non essendo ammissibile che vi sia «una presunzione di
coincidenza dell’interesse di gruppo con quello delle singole società controllate».

Anzi – si precisa – «occorre sempre una attenta disamina delle circostanze del caso
concreto al fine di verificare se la controllante abbia avuto interesse o tratto
vantaggio dall’azione della singola controllata».

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