Caratteristiche fisiche
I draghi rossi non spiccano solo per forza fisica ma anche per astuzia, spirito di sacrificio e
tattica, solo chi eccelle in tutte e tre le qualità è degno di scalarne le gerarchie. La
completezza marziale e spirituale richiesta ha contribuito a selezionarne i membri: la
maggior parte degli uomini rimangono alti e robusti, le donne belle e spietate.
Solo una legge conta davvero, quella del più forte.
Struttura Sociale
All’interno del clan dei Draghi Rossi non sempre il valore basta a donare possibilità sociali
più elevate rispetto ai loro confratelli. Inoltre uomo e donna sono pari all’interno del Clan, sia
nei diritti che nei doveri. Le figure sociali di spicco sono:
Il Re/Regina: eletto alla morte o all’abdicazione
del regnante precedente durante la Hreda: i
partecipanti lottano tutti contro tutti, senza
esclusione di colpi, cacciandosi tra loro lungo un
vasto territorio; il vincitore sarà colui che riuscirà
a catturare e portare vivi gli altri partecipanti
davanti l’Assemblea degli Uguali dimostrando
così di averli domati.
Gli Jarls: Sono i nobili del regno di erbita. I capi fazione degli altri clan vengono considerati
tali ed hanno diritto ai possedimenti e titoli per discendenza.
Le figlie del drago: vergini devote al clan che sacrificano la loro vita per saziare la
maledizione del drago.
L’assemblea degli uguali: l’assemblea composta da tutti i membri del Clan, uomini e
donne, ad aver compiuto i 30 anni di età. Il Re deve riunire quest’assemblea ogni volta che
intenda prendere una decisione che riguarda la totalità del Clan (entrata in guerra,
promulgazione di leggi, elezione del Re). L’assemblea non ha poteri, se non quello di
rappresentare la voce del Clan, il Re può non ascoltarne la voce e l’assemblea accetta
senza obiezioni qualunque decisione scelta.
Magni passò tutto il suo regno a puntellare la struttura sociale da lui promulgata, reprimendo
rivolte e massacrando congiurati. Alla sua morte la piramide del potere era ormai
consolidata e accettata universalmente da tutto il Clan, senza eccezioni.
I Karls: sono tutti i membri del clan indipendentemente dalla loro età, liberi cittadini del
regno di Erbita.
I Thralls: sono gli schiavi assoggettati al clan nelle razzie o membri del clan caduti in
disgrazia. Questa usanza è stata rafforzata dalle leggi Imperiali che ne fanno largo uso.
EQUIPAGGIAMENTO
I guerrieri appartenenti al Clan dei Draghi Rossi tendono ad usare questo tipo di
equipaggiamento:
SPADA: è l’arma più utilizzata dai guerrieri, leggera e adatta al combattimento ad una mano
per utilizzare lo scudo nell’altra. La lama è lunga tra i 60 e gli 80 centimetri, con profonde
scanalature su tutta la lunghezza. Elsa con impugnatura ad una mano, guardia piatta e poco
pronunciata e pomolo “a cappello” polilobato.
SKJOLDR: i guerrieri del Clan utilizzano spesso lo scudo in battaglia, in coppia con lancia o
spada. Lo scudo permette di utilizzare ogni genere di tattica militare conosciuta, dal serrato
muro di scudi al manipolo. I Draghi Rossi si allenano sin da piccoli al suo utilizzo, facendolo
quasi diventare un'appendice del proprio corpo. E’ il clan più esperto nel suo utilizzo.
Spesso, nelle mani del guerriero esperto, diventa una vera e propria arma.
LANCIA: è una delle armi più comuni tra i guerrieri del Clan. Le lance hanno punte di metallo
che possono misurare tra i venti ed i sessanta centimetri. Queste punte vengono montate su
aste di legno lunghe dal metro e mezzo ai tre metri; le più piccole vengono utilizzate insieme
allo scudo.
SCRAMASAX: si intende una lama corta, simile ad un machete. Viene utilizzato nella vita
quotidiana per i più svariati utilizzi, come tagliare i rami per creare un passaggio nella fitta
foresta o per creare l’esca per accendere i fuochi. In battaglia non è un’arma principale, in
quanto viene preferita la spada, e viene utilizzato soprattutto per dare il colpo di grazia al
proprio nemico o qualora spada o lancia divenissero inservibili.
ARCHI E FRECCE:
Gli archi sono un’arma letale utilizzata all’interno della formazione dei draghi rossi, due
uomini delle retrovie tengono uno scudo e sollevano un arciere sopra i ranghi per ferire i
nemici dall’alto; le frecce sono dotate di un lungo corpo di legno e una punta in acciaio di
svariati centimetri. Il legno dell’arco è solitamente di tasso, sambuco o nocciolo. La corda
viene creata da fibre naturali di origine vegetale, come il lino, o di origine animale, come i
tendini degli animali macellati.
Protezioni
ELMO: fatto in ferro, con la forma rotonda a punta formata da quattro piastre. Questo elmo
ha una punta arrotondata ed una notevole guardia attorno ad occhi e naso, simile ad una
maschera, oltre ad un possibile camaglio.
COTTA DI MAGLIA: tipo di armatura “a veste” formata da anelli in ferro.
Armatura lamellare: una serie di piccole piastre di ferro fissate ad una struttura di tessuto o
cuoio.
ARMATURA A SCAGLIE: l’armatura preferita dai guerrieri del Clan, da una grande
protezione e, inoltre, ricorda le scaglie di un drago. L’utilizzo di queste armature pesanti,
unito all’utilizzo dello scudo, rende i guerrieri un'unica massa d’acciaio e carne imbattibile.
VESTITI E CUOIO: i combattimenti di ceto basso utilizzano svariati strati di tessuto
intrecciato quando non possono accedere ad un armature in metallo. Viene utilizzato anche
il cuoio, sempre a scaglie, per rinforzare alcuni punti del vestito o per creare protezioni per
gli avambracci e gli stinchi. Diversamente da quanto si possa immaginare il grado di
protezione, seppur inferiore rispetto all’acciaio o il ferro, è accettabile.
Gerarchia Militare
Il Re: prende il controllo di tutte le truppe e direziona l’orda secondo le manovre da lui
decise insieme agli Jarls, alle scaglie e alla Guardia Rossa.
Il sovrintendente: il braccio destro del sovrano, la sua parola è seconda solo a quella del re
in battaglia.
La guardia rossa: l’elite combattente dei Draghi Rossi, retaggio della guardia personale di
Godamas durante la Battaglia delle Asce. Prendono ordini direttamente dal sovrano e
possono dare ordini agli Jarls solo in rappresentanza del sovrano stesso. Vengono scelti tra
i più forti e tattici tra tutti i guerrieri del clan dal sovrano stesso.
Gli Jarls: i capi fazione, una volta che i tre clan del nord sono stati riunificati, sono diventati i
nobili Jarls delle singole squadre che compongono le divisioni. Hanno il compito di far
rispettare i propri ordini in modo tale di eseguire in maniera impeccabile la propria mansione.
Eleggono loro stessi uno o più Vice con funzioni di comando su piccoli manipoli, rendendo
capillare la comunicazione durante la battaglia.
Usanze
● Il SALUTO: tra pari avviene con una vigorosa stretta del braccio. Il Draghi Rossi mostrano
rispetto per qualunque guerriero, sia esso un vecchio nemico o un fido alleato. Non salutano
solo chi si macchia di tradimento o azioni disonorevoli.
● Non vi è una netta distinzione tra VESTIARIO femminile e maschile, soprattutto se militare,
se non per motivi inerenti alle diverse forme dell’uomo e della donna.
● È vietato UCCIDERE immotivatamente animali lucertoloidi: si pensa che siano gli unici
essere baciati direttamente dagli dei e che ucciderli arrechi disgrazie a sé e alla propria
famiglia.
● BESTEMMIARE e distruggere oggetti sacri sono reati gravissimi, punibili anche con l’esilio.
● Saper CUCINARE è reputata un’arte divina, in quanto aiuta a prevenire le malattie ed
essere più forti in battaglia, quindi a prevenire la morte stessa. Le buone cuoche sono tra le
mogli più desiderate dai guerrieri del clan;. I buoni cuochi i membri più desiderati nelle
bande. È usanza toccare il cibo con le mani.
● La CURA del fisico e la bellezza, sia per l’uomo che per la donna, sono estremamente
importanti e considerate anche armi.
● Il SESSO: è una cosa privata tra due membri che si dimostrano amore e passione ma nel
contempo può essere aperto ad estranei a loro piacimento per la gioia della coppia. A volte
merce di scambio. Per i membri di questo Clan la gelosia si accende più facilmente per
questioni di potere che di letto. La nudità non fa scandalo, purchè palesata all’interno del
Clan. Fare sesso con gli animali invece è considerato disonorevole.
● I Draghi Rossi sono persone molto pragmatiche: nonostante siano profondamente religiosi,
è l’uomo al centro delle loro azioni, nonché il motore di tutte le cose. Tra seguire ciecamente
una credenza e agire secondo coscienza scelgono sempre la seconda opzione.
● BARDI e cantastorie sono comuni e accettati in questo clan, spesso peraltro sono guerrieri
formidabili e aiutano coi loro canti e la loro musica il Clan in guerra e durante le marce.
● Gli ESTRANEI sono graditi: lo straniero viene visto come una risorsa, ma viene
meticolosamente controllato al fine di evitare problemi.
STRUTTURA RELIGIOSA
Le origini della religione dei draghi rossi resta ignota ed è velata da un alone di mistero.
Sebbene ufficialmente i draghi rossi siano dall’antichità devoti a tutti gli dei, il culto del drago
serpeggia silenziosamente come magma sotto le rocce, manifestando quando serve la sua
forza esplosiva, che come sempre, ha un alto prezzo da pagare: il sangue di qualcuno caro.
Il concetto di sacrificio è ben radicato in questo culto. La leggenda vuole che il padre degli
Dei sacrificò uno dei suo occhi all’albero sacro per tramandare agli uomini ciò che era
celato. Appeso per giorni al contrario, stremato e sanguinante, sentì intonare dei canti e poi
le vide: apparvero come marchi di fuoco: le rune.
Non c’è dubbio in merito, un drago rosso sà che bisogna sacrificare qualcosa per avere il
potere in cambio.
La parola del gran sacerdote, nella quasi totalità dei casi, viene presa seriamente in
considerazione. Il capo clan viene reputato baciato dalla volontà di Arundel, alla stregua di
un gran sacerdote. È proprio la volontà di Arundel che ha condotto l’uomo alla battaglia e
alla vittoria, sino al trono del proprio clan, un sentiero predestinato.
Il Gran Sacerdote
Il gran sacerdote è la figura più alta all’interno della struttura religiosa, e può disporre di
sciamani e sacerdotesse vergini per officiare i riti.
Il gran sacerdote ha delle responsabilità molto importanti: celebra i riti, ascolta e consiglia i
membri del clan interpretando la volontà degli dei, concede i permessi per usare i circoli
rituali, protegge la famiglia reale da malefici ed ancor più importante salvaguarda i regnanti
dalla maledizione del drago.
Il suo coinvolgimento sociale è occulto: di norma fa una vita riservata e si mostra solo
quando è strettamente necessario farlo. Molti del clan spesso lo cercano per avere
interpretazioni dei sogni o per conoscere futuro. E consuetudine non presentarsi mai a mani
vuote al cospetto del gran sacerdote. Persino il Re lecca il palmo della sua mano quando
chiede consiglio, in segno di sottomissione agli dei. Arundel viene sempre nominato da un
gran sacerdote durante ogni suo esercizio.
Gli Sciamani
Gli sciamani sono degli adepti, che dopo anni di servizi ottengono l’esercizio delle funzioni
minori dei riti. Hanno ricevuto e manifestato il dono di Arundel. La manifestazione del dono
può avvenire in tanti modi, il più comune nel clan del drago rosso è una ustione di una parte
del corpo, spesso il volto diviene totalmente sfregiato, fino a far perdere le forme del viso
precedente, rendendoli quasi irriconoscibili.
Una volta che un adepto, o ancella, è diventato sciamano viene riconosciuto da tutto il clan,
temuto e rispettato, ma resta comunque molto a contatto con la vita quotidiana. Nella sua
trasfigurazione il clan esulta e lo festeggia consapevole che sarà una rara e preziosa risorsa
per tutti.
La Guardia Rossa
Alcuni uomini e donne del clan dei draghi rossi vengono considerati dei guerrieri sacri in
quanto hanno la possibilità di manifestare in forma diretta il potere di Arundel pur non
essendo dei sacerdoti. Secondo la tradizione, infatti, è proprio Arundel che discende nella
terra degli uomini e insemina le donne che partoriscono una futura guardia rossa.
Per diventare una guardia rossa un drago rosso deve dimostrare la sua tenacia, la sua lealtà
ed il suo spirito di sacrificio con delle prove:
Il rituale finale: l’aspirante deve ferire il proprio caro davanti a tutti e bere il suo sangue, per
poi offrirlo al resto del clan. La condivisione del sacrificio, rafforza il legame dei membri del
clan. Il rito si svolge verso il tramonto: Questo rituale viene preceduto da giochi di fuoco e di
maestria con le armi, accompagnato con musica e tamburi; Alla fine di esso l’aspirante
consegna la vittima sacrificale al gran sacerdote che la accompagna nel pozzo del drago.
Un getto di sangue alto parecchi metri spesso indica che il drago ha gradito il sacrificio. Tale
sangue ricade su l'aspirante bagnandolo completamente, e da quel momento egli diventa
una guardia rossa.
Una volta che un Drago Rosso è divenuto una guardia rossa viene rispettato al massimo
grado dagli altri uomini, ha il privilegio di proteggere personalmente il capo clan, inoltre a lui
spettano i migliori banchetti, nei quali, oltretutto, mangiano per primi.
Le figlie del drago
Le donne vergini di particolare bellezza che ricevono la chiamata di Arundel sono destinate
a diventare delle figlie del drago. Un parte del corpo si cicatrizza come un’ustione ed i capelli
diventano di un rosso naturale. Questa usanza è entrata in vigore da quando la maledizione
del drago ha colpito la famiglia reale. Le figlie del drago sono vergini che colgono
rapidamente il lato spirituale della vita sin da piccole e, col tempo, affinano in modo naturale
questa sensibilità, sino a diventare loro stesse simulacro per proteggere il clan. Spesso
fungono da ispiratrici e danno l’esempio. Le loro ardue rinunce, ispirano i deboli e rendono
più leggere le rinunce degli altri.
Le mansioni delle figlie del drago sono di preoccuparsi delle necessità del clan come
ritualiste, si dedicano molto alla loro cura personale e nonostante siano davvero donne di
beltà rara preservano la loro verginità per donarla in sacrificio e saziare la bramosia del
drago. Violare una figlia del drago contro la sua volontà è una colpa molto grave punibile
persino con la morte. Rinunciare, per amore di un uomo o della carne, alla chiamata di
Arundel le farebbe cadere in disgrazia agli occhi del clan.
Esse sanno che prima o poi moriranno per salvaguardare la forza del clan che scorre nella
famiglia reale e vivono con questo furente orgoglio ogni giorno della loro vita. Come tutte le
donne proibite sono molto desiderate e non è raro che una divina saggezza le abbia guidate
a dimostrarsi indispensabili consigliere nei momenti cruciali. La forza che scorre nelle loro
parole è unica e rara. La loro voce risuona pura e limpida nei canti sacri come la fiamma
splendente di Arundel. Spesso vengono coinvolte in rituali dal gran sacerdote ma mai
sacrificate invano.
Rituale del serpente di fuoco: è un rito funebre utilizzato sia per i membri del clan che per i
nemici in battaglia. I draghi rossi si muniscono tutti di torce e restituiscono al fuoco il suo
antico vigore. Dopodichè intonano un canto funebre e bruciano il corpo del compagno che
vogliono omaggiare compiendo così il sacro trapasso nel mondo dei morti. Questo è ciò che
i draghi rossi definiscono una morte appropriata: dal fuoco sono nati e al fuoco ritornano.
Spesso questa usanza viene anche usata in battaglia per intimorire il nemico. Tutti i membri
del clan si mettono in fila con le fiaccole accese, pronti ad incendiare i loro nemici. Mentre i
loro nemici ardono il canto funebre provoca una sensazione molto intima che risveglia in loro
la consapevolezza di essere divini predatori di uomini. Ciò avviene proprio in memoria del
loro antenato Magni Olvar, che nella valle del fuoco risvegliò il magma per incenerire le
truppe di Sekber, leggendario condottiero dei lupi neri, una sconfitta che non fu mai più
dimenticata.
Rituale del drago: è un rito utilizzato per scacciare la maledizione della famiglia reale che si
celebra alla nascita di un figlio del re. Quando il gran sacerdote annuncia che il nascituro sta
per giungere al mondo, si radunano tutti i clan e si indicono sanguinosi giochi sacri
propiziatori. Ogni jarl deve porgere omaggio al re ed al suo erede, quindi rinnovare le
promesse di fedeltà. Di norma i giochi durano anche giorni, finchè non nasce il bambino. E’
consueto che il re offra spettacoli musicali e banchetti. Ospiti stranieri da ogni dove giungono
incuriositi per porgere omaggio. Quando l’infante nasce viene consegnato nelle mani del
gran sacerdote che lo tiene con sé per un’intera notte. Se l’infante sopravvive alla notte
diventa futuro re, in caso contrario non vedrà l’indomani.
Come in altri clan alcuni riti sono comuni a tutti ma con leggere differenze:
Rituale dello spirito: viene eseguito due volte l’anno, durante il solstizio d’estate e quello
d’autunno, in onore del dio Arundel. Si organizza una grande festa in cui tutti quanti
partecipano ai preparativi; c’è chi di occupa del mangiare, chi dell’intrattenimento, altri del
trucco e dei costumi, altri ancora delle droghe. È frequente, durante il pranzo e la sera fare
uso di droghe allucinogene, la più diffusa è il yote, una radice da cui si estrae un infuso
molto potente. Lo yote è utilizzato per avvicinare il proprio spirito a quello degli antenati,
effettivamente, una volta che la droga ha fatto effetto, vengono colti da visioni provenienti dal
mondo dei morti. Dal punto di vista del clero, gli sciamani si occupano di preparare gli infusi
di yote e di pronunciare i riti di apertura e chiusura del rituale dello spirito. Durante la durata
di questa manifestazione religiosa, che solitamente impegna il clan per quasi una settimana,
le visioni e profezie degli sciamani sono molto più frequenti del solito.
Rituale della forza: prima di una battaglia, le figlie del drago hanno il compito di eseguire
questo rituale insieme alle truppe per richiamare il drago affinché doni la forza necessaria ai
guerrieri per vincere l’imminente scontro. I membri della banda si schierano in linea.
L’incaricato pronuncia ad alta voce una serie di frasi a cui ogni membro, all’unisono, deve
rispondere con un deciso grido di battaglia, sbattendo la propria spada sullo scudo, che sale
di intensità fino a esplodere in un boato che decreta la fine del rituale e l’inizio della guerra.
La figura simbolica del drago, anche se non paragonata a quella di un dio resta di rilevante
importanza all’interno del clan e spesso viene venerata, per quanto questa cosa sia vista
malissimo dagli altri clan in quanto riconducibile alla divinità del serpente degli abissi Morag.
Chi rispetta i precetti del culto può essere benedetto con il marchio del drago. Una volontà
ricevuto il credente acquisisce un legame diretto con il mondo dell’occulto. Il culto del drago
segue dei precetti di vita ben definiti:
Il clan in un primo momento abitava le zone più impervie delle montagne erbitane, vivendo
all’interno di grotte naturali e dedicandosi totalmente alla caccia e al saccheggio per il
sostentamento. Gli appartenenti erano particolarmente temuti per la loro ferocia, nascendo e
crescendo selvaggi al pari delle bestie. Le loro razzie erano costanti e feroci, spesso con atti
di cannibalismo diretto e massacri ingiustificati di villaggi erbitani e non. Le razzie inoltre
venivano effettuate anche per il procacciamento di equipaggiamento e non solo generi di
prima necessità. La presenza di fonti orali di altri clan che parlano dell’origine dei Draghi
Rossi lascia pensare che non avessero una loro lingua e fossero più simili alle bestie.
Il terreno iniziò a fratturarsi e colonne di lava si riversarono sugli invasori, distruggendoli nel
giro di pochi minuti. Mentre Sekber batteva in ritirata, sconvolto da quella visione, un brivido
gli percorse tutta la schiena:
Da quel giorno la gola venne soprannominata La Valle del Fuoco, per ricordare questo
avvenimento. Nessuno ha mai scoperto come i Draghi Rossi siano riusciti a dominare il
magma quel giorno.
“Un torneo tra Capi. Chi sopravvive si prende tutto. Solo il più forte governerà.”
Per i Lupi Neri perse il diritto quando abdicò, non partecipando all’ultima difesa di Erbita. Il
successivo reinsediamento da parte di Fanes come suo burattino venne da loro percepito
come un insulto alle antiche tradizioni.
I Draghi Rossi invece non hanno alcun dubbio: non ci sarebbe stata Erbita senza re Ulrich e
sono convinti che le sue azioni abbiano salvato in qualche modo il regno. Credono quindi di
essere gli unici a poter fungere da mediatori fra l’autorità di Fanes ed il popolo intero del
regno, affinché questo mantenga la propria identità ed eviti una nuova guerra senza
speranza di vittoria.