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CODEX DRAGHI ROSSI 

“Fiamme dalla bocca! Occhi rossi! Scaglie!


Arrivano! Non bestie ma umani!

Caratteristiche fisiche
I draghi rossi non spiccano solo per forza fisica ma anche per astuzia, spirito di sacrificio e
tattica, solo chi eccelle in tutte e tre le qualità è degno di scalarne le gerarchie. La
completezza marziale e spirituale richiesta ha contribuito a selezionarne i membri: la
maggior parte degli uomini rimangono alti e robusti, le donne belle e spietate.
Solo una legge conta davvero, quella del più forte.

Etimologia del nome


Il nome del clan deriva dal simbolo scelta da Magni Olvar, padre fondatore del Clan come lo
conosciamo, un drago rosso appunto. Non si ha conoscenza del perchè Magni decise di
utilizzare un drago, probabilmente per incutere terrore nei nemici. I membri del clan pensano
che, portando i colori del drago, ne acquistano forza, risolutezza e saggezza.

Struttura Sociale
All’interno del clan dei Draghi Rossi non sempre il valore basta a donare possibilità sociali
più elevate rispetto ai loro confratelli. Inoltre uomo e donna sono pari all’interno del Clan, sia
nei diritti che nei doveri. Le figure sociali di spicco sono:
Il Re/Regina:​ eletto alla morte o all’abdicazione
del regnante precedente durante la ​Hreda​: i
partecipanti lottano tutti contro tutti, senza
esclusione di colpi, cacciandosi tra loro lungo un
vasto territorio; il vincitore sarà colui che riuscirà
a catturare e portare vivi gli altri partecipanti
davanti l’Assemblea degli Uguali dimostrando
così di averli domati.

Le Scaglie:​ il consiglio personale del Re,


nominato direttamente da lui, è composto da:
Sovrintendente​ - è il più stretto consigliere del Re
e ha le funzioni di Viceré in assenza del Sovrano.
Risponde solo al Re e alle altre Scaglie.
Sciamano Reale​ - il tramite più alto tra gli dei e il
Clan. La sua parola è quella degli dei, le sue
visioni sono sacre e solo il Re e le altre Scaglie
possono mettere in discussione la sua parola.
Guardia Rossa​ - la guardia scelta del Re,
accuratamente selezionata tra i più forti, valorosi
e spietati individui del Clan. Amministrano inoltre
la giustizia in assenza del sovrano.

Gli Jarls:​ Sono i nobili del regno di erbita. I capi fazione degli altri clan vengono considerati
tali ed hanno diritto ai possedimenti e titoli per discendenza.

Le figlie del drago:​ vergini devote al clan che sacrificano la loro vita per saziare ​la
maledizione del drago.​

L’assemblea degli uguali:​ l’assemblea composta da tutti i membri del Clan, uomini e
donne, ad aver compiuto i 30 anni di età. Il Re deve riunire quest’assemblea ogni volta che
intenda prendere una decisione che riguarda la totalità del Clan (entrata in guerra,
promulgazione di leggi, elezione del Re). L’assemblea non ha poteri, se non quello di
rappresentare la voce del Clan, il Re può non ascoltarne la voce e l’assemblea accetta
senza obiezioni qualunque decisione scelta.
Magni passò tutto il suo regno a puntellare la struttura sociale da lui promulgata, reprimendo
rivolte e massacrando congiurati. Alla sua morte la piramide del potere era ormai
consolidata e accettata universalmente da tutto il Clan, senza eccezioni.

I Karls:​ sono tutti i membri del clan indipendentemente dalla loro età, liberi cittadini del
regno di Erbita.

I Thralls:​ sono gli schiavi assoggettati al clan nelle razzie o membri del clan caduti in
disgrazia. Questa usanza è stata rafforzata dalle leggi Imperiali che ne fanno largo uso.
EQUIPAGGIAMENTO

I guerrieri appartenenti al Clan dei Draghi Rossi tendono ad usare questo tipo di
equipaggiamento:

SPADA​: è l’arma più utilizzata dai guerrieri, leggera e adatta al combattimento ad una mano
per utilizzare lo scudo nell’altra. La lama è lunga tra i 60 e gli 80 centimetri, con profonde
scanalature su tutta la lunghezza. Elsa con impugnatura ad una mano, guardia piatta e poco
pronunciata e pomolo “a cappello” polilobato.
SKJOLDR: i guerrieri del Clan utilizzano spesso lo scudo in battaglia, in coppia con lancia o
spada. Lo scudo permette di utilizzare ogni genere di tattica militare conosciuta, dal serrato
muro di scudi al manipolo. I Draghi Rossi si allenano sin da piccoli al suo utilizzo, facendolo
quasi diventare un'appendice del proprio corpo. E’ il clan più esperto nel suo utilizzo.
Spesso, nelle mani del guerriero esperto, diventa una vera e propria arma.
LANCIA​: è una delle armi più comuni tra i guerrieri del Clan. Le lance hanno punte di metallo
che possono misurare tra i venti ed i sessanta centimetri. Queste punte vengono montate su
aste di legno lunghe dal metro e mezzo ai tre metri; le più piccole vengono utilizzate insieme
allo scudo.
SCRAMASAX​: si intende una lama corta, simile ad un machete. Viene utilizzato nella vita
quotidiana per i più svariati utilizzi, come tagliare i rami per creare un passaggio nella fitta
foresta o per creare l’esca per accendere i fuochi. In battaglia non è un’arma principale, in
quanto viene preferita la spada, e viene utilizzato soprattutto per dare il colpo di grazia al
proprio nemico o qualora spada o lancia divenissero inservibili.
ARCHI E FRECCE​:
Gli archi sono un’arma letale utilizzata all’interno della formazione dei draghi rossi, due
uomini delle retrovie tengono uno scudo e sollevano un arciere sopra i ranghi per ferire i
nemici dall’alto; le frecce sono dotate di un lungo corpo di legno e una punta in acciaio di
svariati centimetri. Il legno dell’arco è solitamente di tasso, sambuco o nocciolo. La corda
viene creata da fibre naturali di origine vegetale, come il lino, o di origine animale, come i
tendini degli animali macellati.

Protezioni
ELMO​: fatto in ferro, con la forma rotonda a punta formata da quattro piastre. Questo elmo
ha una punta arrotondata ed una notevole guardia attorno ad occhi e naso, simile ad una
maschera, oltre ad un possibile camaglio.
COTTA DI MAGLIA​: tipo di armatura “a veste” formata da anelli in ferro.
Armatura lamellare​: una serie di piccole piastre di ferro fissate ad una struttura di tessuto o
cuoio.
ARMATURA A SCAGLIE: l’armatura preferita dai guerrieri del Clan, da una grande
protezione e, inoltre, ricorda le scaglie di un drago. L’utilizzo di queste armature pesanti,
unito all’utilizzo dello scudo, rende i guerrieri un'unica massa d’acciaio e carne imbattibile.
VESTITI E CUOIO​: i combattimenti di ceto basso utilizzano svariati strati di tessuto
intrecciato quando non possono accedere ad un armature in metallo. Viene utilizzato anche
il cuoio, sempre a scaglie, per rinforzare alcuni punti del vestito o per creare protezioni per
gli avambracci e gli stinchi. Diversamente da quanto si possa immaginare il grado di
protezione, seppur inferiore rispetto all’acciaio o il ferro, è accettabile.
Gerarchia Militare

Il Re​:​ prende il controllo di tutte le truppe e direziona l’orda secondo le manovre da lui
decise insieme agli Jarls, alle scaglie e alla Guardia Rossa.
Il sovrintendente:​ il braccio destro del sovrano, la sua parola è seconda solo a quella del re
in battaglia.
La guardia rossa​:​ l’elite combattente dei Draghi Rossi, retaggio della guardia personale di
Godamas durante la Battaglia delle Asce. Prendono ordini direttamente dal sovrano e
possono dare ordini agli Jarls solo in rappresentanza del sovrano stesso. Vengono scelti tra
i più forti e tattici tra tutti i guerrieri del clan dal sovrano stesso.
Gli Jarls:​ i capi fazione, una volta che i tre clan del nord sono stati riunificati, sono diventati i
nobili Jarls delle singole squadre che compongono le divisioni. Hanno il compito di far
rispettare i propri ordini in modo tale di eseguire in maniera impeccabile la propria mansione.
Eleggono loro stessi uno o più Vice con funzioni di comando su piccoli manipoli, rendendo
capillare la comunicazione durante la battaglia.

Usanze

● Il SALUTO: tra pari​ avviene con una vigorosa stretta del braccio. Il Draghi Rossi mostrano
rispetto per qualunque guerriero, sia esso un vecchio nemico o un fido alleato. Non salutano
solo chi si macchia di tradimento o azioni disonorevoli.
● Non vi è una netta distinzione tra VESTIARIO femminile e maschile, soprattutto se militare,
se non per motivi inerenti alle diverse forme dell’uomo e della donna.
● È ​vietato UCCIDERE immotivatamente animali lucertoloidi: si pensa che siano gli unici
essere baciati direttamente dagli dei e che ucciderli arrechi disgrazie a sé e alla propria
famiglia.
● BESTEMMIARE e distruggere oggetti sacri sono reati gravissimi, punibili anche con l’esilio.
● Saper CUCINARE è reputata un’arte divina, in quanto aiuta a prevenire le malattie ed
essere più forti in battaglia, quindi a prevenire la morte stessa. Le ​buone cuoche​ sono tra le
mogli più desiderate dai guerrieri del clan;. I ​buoni cuochi​ i membri più desiderati nelle
bande. È usanza ​toccare il cibo con le mani​.
● La CURA del fisico​ e la bellezza, sia per l’uomo che per la donna, sono estremamente
importanti e considerate anche armi.
● Il SESSO: è una cosa privata tra due membri che si dimostrano amore e passione ma nel
contempo può essere aperto ad estranei a loro piacimento per la gioia della coppia. A volte
merce di scambio. Per i membri di questo Clan la gelosia si accende più facilmente per
questioni di potere che di letto. La ​nudità ​non fa scandalo, purchè palesata all’interno del
Clan. Fare sesso con gli animali invece è considerato disonorevole.
● I Draghi Rossi sono persone molto pragmatiche​: nonostante siano profondamente religiosi,
è l’uomo al centro delle loro azioni, nonché il motore di tutte le cose. Tra seguire ciecamente
una credenza e agire secondo coscienza scelgono sempre la seconda opzione.
● BARDI e cantastorie sono comuni e accettati in questo clan, spesso peraltro sono guerrieri
formidabili e aiutano coi loro canti e la loro musica il Clan in guerra e durante le marce.
● Gli ESTRANEI sono graditi: lo straniero viene visto come una risorsa, ma viene
meticolosamente controllato al fine di evitare problemi.
STRUTTURA RELIGIOSA

Le origini della religione dei draghi rossi resta ignota ed è velata da un alone di mistero.
Sebbene ufficialmente i draghi rossi siano dall’antichità devoti a tutti gli dei, il culto del drago
serpeggia silenziosamente come magma sotto le rocce, manifestando quando serve la sua
forza esplosiva, che come sempre, ha un alto prezzo da pagare: il sangue di qualcuno caro.

Introduzione al pantheon del clan


Nel clan dei Draghi Rossi il culto di ​Arundel​ primeggia senza eguali.
La venerazione diretta degli altri dei è diffusa e rispettata ma non è minimamente
paragonabile alla devozione che si ha per l’unico signore degli elementi, il padre degli Dei:
il nulla che diventa tutto, l’uno e il due che diventa tre per tornare uno, simboleggiato dal
Valknut​.

Il concetto di sacrificio è ben radicato in questo culto. La leggenda vuole che il padre degli
Dei sacrificò uno dei suo occhi all’albero sacro per tramandare agli uomini ciò che era
celato. Appeso per giorni al contrario, stremato e sanguinante, sentì intonare dei canti e poi
le vide: apparvero come marchi di fuoco: le rune.

Non c’è dubbio in merito, un drago rosso sà che bisogna sacrificare qualcosa per avere il
potere in cambio.

La parola del gran sacerdote, nella quasi totalità dei casi, viene presa seriamente in
considerazione. Il capo clan viene reputato baciato dalla ​volontà di Arundel​, alla stregua di
un gran sacerdote. È proprio la volontà di Arundel che ha condotto l’uomo alla battaglia e
alla vittoria, sino al trono del proprio clan, un ​sentiero predestinato​.

Il Gran Sacerdote
Il gran sacerdote è la figura più alta all’interno della struttura religiosa, e può disporre di
sciamani e sacerdotesse vergini per officiare i riti.

Il gran sacerdote ha delle responsabilità molto importanti: celebra i riti, ascolta e consiglia i
membri del clan interpretando la volontà degli dei, ​concede i permessi per usare i circoli
rituali​, protegge la famiglia reale da malefici ed ancor più importante salvaguarda i regnanti
dalla ​maledizione del drago​.

Il suo ​coinvolgimento sociale è occulto​: di norma fa una vita riservata e si mostra solo
quando è strettamente necessario farlo. Molti del clan spesso lo cercano per avere
interpretazioni dei sogni o per conoscere futuro. E consuetudine non presentarsi mai a mani
vuote al cospetto del gran sacerdote. Persino il Re lecca il palmo della sua mano quando
chiede consiglio, in segno di sottomissione agli dei. Arundel viene sempre nominato da un
gran sacerdote durante ogni suo esercizio.
Gli Sciamani
Gli sciamani sono degli adepti, che dopo anni di servizi ottengono l’esercizio delle funzioni
minori dei riti. Hanno ricevuto e manifestato il ​dono di Arundel​. La manifestazione del dono
può avvenire in tanti modi, il più comune nel clan del drago rosso è una ustione di una parte
del corpo, spesso ​il volto diviene totalmente sfregiato, ​fino a far perdere le forme del viso
precedente, rendendoli quasi irriconoscibili​.

Una volta che un adepto, o ancella, è diventato sciamano viene riconosciuto da tutto il clan,
temuto e rispettato, ma resta comunque molto a contatto con la vita quotidiana. Nella sua
trasfigurazione il clan esulta e lo festeggia consapevole che sarà una rara e preziosa risorsa
per tutti.

La Guardia Rossa
Alcuni uomini e donne del clan dei draghi rossi vengono considerati dei ​guerrieri sacri​ in
quanto hanno la possibilità di manifestare in forma diretta il potere di Arundel pur non
essendo dei sacerdoti. Secondo la tradizione, infatti, è proprio Arundel che discende nella
terra degli uomini e insemina le donne che partoriscono una futura guardia rossa.
Per diventare una guardia rossa un drago rosso deve dimostrare ​la sua tenacia, la sua lealtà
ed il suo spirito di sacrificio​ con delle prove:

● La prima è la ​prova della tenacia​: consiste in un durissimo addestramento di un


anno, ai limiti dell’umano, avendo come mentore una guardia rossa. Restare a testa
in giù per giorni, dormire sepolti sottoterra, uccidere bestie a mani nude, essere
punito severamente con vergate per ogni capriccio del mentore, sono solo la prassi
di una comune giornata. Solo chi è veramente tenace sopravvivrà.
● La seconda è la ​prova di lealtà​: è una prova sempre diversa e cambia da persona a
persona. Il candidato, già conosciuto all’interno del clan viene messo alla prova
potenzialmente da chiunque, sfruttando le sue debolezze. Spesso queste prove
arrivano ai limiti dell’assurdo, attuando anche angherie che sono architettate in
maniera molto scaltra per verificare se si tratta di finzione o vera lealtà.
● La terza prova è la ​prova del sacrificio​: Solitamente un aspirante guardia rossa
consegna uno dei suoi figli o il proprio compagno al gran sacerdote per sacrificarli al
drago. Solo un sincero sacrificio di qualcosa che si ama davvero adempirà la
trasformazione da semplice uomo a guardia rossa. Chi non ha nulla da sacrificare
non può essere una guardia rossa.

Il ​rituale finale​: l’aspirante deve ferire il proprio caro davanti a tutti e bere il suo sangue, per
poi offrirlo al resto del clan. La condivisione del sacrificio, rafforza il legame dei membri del
clan. Il rito si svolge verso il tramonto: Questo rituale viene preceduto da giochi di fuoco e di
maestria con le armi, accompagnato con musica e tamburi; Alla fine di esso l’aspirante
consegna la vittima sacrificale al gran sacerdote che la accompagna nel pozzo del drago.
Un getto di sangue alto parecchi metri spesso indica che il drago ha gradito il sacrificio. Tale
sangue ricade su l'aspirante bagnandolo completamente, e da quel momento egli diventa
una guardia rossa.
Una volta che un Drago Rosso è divenuto una guardia rossa viene rispettato al massimo
grado dagli altri uomini, ha il privilegio di proteggere personalmente il capo clan, inoltre a lui
spettano i migliori banchetti, nei quali, oltretutto, mangiano per primi.
Le figlie del drago
Le donne vergini di particolare bellezza che ricevono la ​chiamata di Arundel ​sono destinate
a diventare delle figlie del drago. Un parte del corpo si cicatrizza come un’ustione ed i capelli
diventano di un rosso naturale. Questa usanza è entrata in vigore da quando la maledizione
del drago ha colpito la famiglia reale. Le figlie del drago sono vergini che colgono
rapidamente il lato spirituale della vita sin da piccole e, col tempo, affinano in modo naturale
questa sensibilità, sino a diventare loro stesse simulacro per proteggere il clan. Spesso
fungono da ispiratrici e danno l’esempio. Le loro ardue rinunce, ispirano i deboli e rendono
più leggere le rinunce degli altri.

Le mansioni delle figlie del drago sono di preoccuparsi delle necessità del clan come
ritualiste, si dedicano molto alla loro cura personale e nonostante siano davvero donne di
beltà rara preservano la loro verginità per donarla in sacrificio e saziare la bramosia del
drago. Violare una figlia del drago contro la sua volontà è una colpa molto grave punibile
persino con la morte. Rinunciare, per amore di un uomo o della carne, alla chiamata di
Arundel le farebbe cadere in disgrazia agli occhi del clan.

Esse sanno che prima o poi moriranno per salvaguardare la forza del clan che scorre nella
famiglia reale e vivono con questo furente orgoglio ogni giorno della loro vita. Come tutte le
donne proibite sono molto desiderate e non è raro che una divina saggezza le abbia guidate
a dimostrarsi indispensabili consigliere nei momenti cruciali. La forza che scorre nelle loro
parole è unica e rara. La loro voce risuona pura e limpida nei canti sacri come la fiamma
splendente di Arundel. Spesso vengono coinvolte in rituali dal gran sacerdote ma mai
sacrificate invano.

Rituali dedicati ad Arundel

Rituale del serpente di fuoco​: è un rito funebre utilizzato sia per i membri del clan che per i
nemici in battaglia. I draghi rossi si muniscono tutti di torce e restituiscono al fuoco il suo
antico vigore. Dopodichè intonano ​un canto funebre e bruciano il corpo del compagno che
vogliono omaggiare compiendo così il sacro trapasso nel mondo dei morti. Questo è ciò che
i draghi rossi definiscono una morte appropriata: dal fuoco sono nati e al fuoco ritornano.
Spesso questa usanza viene anche usata in battaglia per intimorire il nemico. Tutti i membri
del clan si mettono in fila con le fiaccole accese, pronti ad incendiare i loro nemici. Mentre i
loro nemici ardono il canto funebre provoca una sensazione molto intima che risveglia in loro
la consapevolezza di essere divini predatori di uomini. Ciò avviene proprio in memoria del
loro antenato ​Magni Olvar, ​che nella valle del fuoco risvegliò il magma per incenerire le
truppe di Sekber, leggendario condottiero dei lupi neri, una sconfitta che non fu mai più
dimenticata.

Rituale del drago​: è un rito utilizzato per scacciare la maledizione della famiglia reale che si
celebra alla nascita di un figlio del re. Quando il gran sacerdote annuncia che il nascituro sta
per giungere al mondo, si radunano tutti i clan e si indicono sanguinosi giochi sacri
propiziatori. Ogni jarl deve porgere omaggio al re ed al suo erede, quindi rinnovare le
promesse di fedeltà. Di norma i giochi durano anche giorni, finchè non nasce il bambino. E’
consueto che il re offra spettacoli musicali e banchetti. Ospiti stranieri da ogni dove giungono
incuriositi per porgere omaggio. Quando l’infante nasce viene consegnato nelle mani del
gran sacerdote che lo tiene con sé per un’intera notte. Se l’infante sopravvive alla notte
diventa futuro re, in caso contrario non vedrà l’indomani.
Come in altri clan alcuni riti sono comuni a tutti ma con leggere differenze:

Rituale dello spirito​: viene eseguito due volte l’anno, durante il solstizio d’estate e quello
d’autunno, in onore del dio Arundel. Si organizza una grande festa in cui tutti quanti
partecipano ai preparativi; c’è chi di occupa del mangiare, chi dell’intrattenimento, altri del
trucco e dei costumi, altri ancora delle droghe. È frequente, durante il pranzo e la sera fare
uso di droghe allucinogene, la più diffusa è il ​yote​, una radice da cui si estrae un infuso
molto potente. Lo yote è utilizzato per avvicinare il proprio spirito a quello degli antenati,
effettivamente, una volta che la droga ha fatto effetto, vengono colti da visioni provenienti dal
mondo dei morti. Dal punto di vista del clero, gli sciamani si occupano di preparare gli infusi
di yote e di pronunciare i riti di apertura e chiusura del rituale dello spirito. Durante la durata
di questa manifestazione religiosa, che solitamente impegna il clan per quasi una settimana,
le visioni e profezie degli sciamani sono molto più frequenti del solito.

Rituale della forza​: prima di una battaglia, ​le figlie del drago​ hanno il compito di eseguire
questo rituale insieme alle truppe per richiamare il drago affinché doni la forza necessaria ai
guerrieri per vincere l’imminente scontro. I membri della banda si schierano in linea.
L’incaricato pronuncia ad alta voce una serie di frasi a cui ogni membro, all’unisono, deve
rispondere con un deciso grido di battaglia, sbattendo la propria spada sullo scudo, che sale
di intensità fino a esplodere in un boato che decreta la fine del rituale e l’inizio della guerra.

Il culto del Drago

La figura simbolica del drago, anche se non paragonata a quella di un dio resta di rilevante
importanza all’interno del clan e spesso viene venerata, per quanto questa cosa sia vista
malissimo dagli altri clan in quanto riconducibile alla divinità del serpente degli abissi Morag.

Il marchio del Drago

Chi rispetta i precetti del culto può essere benedetto con il marchio del drago. Una volontà
ricevuto il credente acquisisce un legame diretto con il mondo dell’occulto. Il culto del drago
segue dei precetti di vita ben definiti:

● Il drago è una creatura nata per primeggiare come predatore divino.


● Il drago è una creatura che usa l’astuzia e la forza.
● Il drago rispetta solo la gerarchia del più forte.
● Il drago che tradisce la gerarchia verrà predato.
● Il drago usa l’inganno per distruggere i suoi avversari.
● Il drago è assetato di potere, ma la sua pazienza supera la sua rabbia se serve ad
ottenere le cose.
● Il drago usa le scaglie per proteggersi, incassa i colpi poiché è nella sua durezza che
ripone fiducia
● Il drago è pronto a sacrificare tutto ciò che ama pur di primeggiare.
STORIA DEL CLAN

NASCITA DEL CLAN


Poco si sa della nascita del clan, e le poche notizie tramandate sull’origine e sui primi
componenti del clan si perdono nel mito, tramandate oralmente da bardi ubriachi e veggenti
folli.

“Fiamme dalla bocca! Lunghi artigli! Occhi rossi! Scaglie in viso!


Arrivano! Non bestie ma umani!”
Visioni di Jearlen

Il clan in un primo momento abitava le zone più impervie delle montagne erbitane, vivendo
all’interno di grotte naturali e dedicandosi totalmente alla caccia e al saccheggio per il
sostentamento. Gli appartenenti erano particolarmente temuti per la loro ferocia, nascendo e
crescendo selvaggi al pari delle bestie. Le loro razzie erano costanti e feroci, spesso con atti
di cannibalismo diretto e massacri ingiustificati di villaggi erbitani e non. Le razzie inoltre
venivano effettuate anche per il procacciamento di equipaggiamento e non solo generi di
prima necessità. La presenza di fonti orali di altri clan che parlano dell’origine dei Draghi
Rossi lascia pensare che non avessero una loro lingua e fossero più simili alle bestie.

UNA RAPIDA TRASFORMAZIONE (220 D.P. circa)


Durante la stagioni invernali il Clan dei Lupi Neri aveva evidenziato un aumento delle razzie
dei Draghi Rossi all’interno del loro territorio. ​Sekber Nairi​, che guidava il Clan in quel
periodo, decise quindi di prendere provvedimenti per salvaguardare le proprie terre.
Radunato il clan decise di muovere alla volta del territorio di permanenza dei Draghi Rossi,
sul limitare delle montagne, convinto di chiudere la campagna militare in pochi mesi.
Ma si sbagliava.
I primi rapporti degli esploratori parlavano di accampamenti intatti ma nessuna traccia di
uomini. Il possente capoclan pensò di essere stato ingannato. Arrivato alle pendici dei monti
la situazione precipitò immediatamente: le sentinelle dei Lupi Neri sparivano nella notte, così
come gli esploratori, che non facevano mai ritorno. La necessità di ricorrere a turni di
guardia massacranti rallentò l’allestimento dell’accampamento e fiaccò il morale e le forze
della spedizione, tra i guerrieri iniziava a serpeggiare il dubbio che stessero combattendo
ombre e spiriti, non uomini. Il riposo divenne un lontano ricordo.
La notte del sesto giorno i Draghi Rossi attaccarono, sempre col favore delle tenebre, e
l’attacco colse totalmente alla sprovvista il capoguerra: frecce incendiarie iniziarono a
piovere sull’accampamento, trombe e tamburi suonarono forte e i Lupi Neri si trovarono
attaccati da ogni punto, ogni lato, da una furia senza eguali. I guerrieri combatterono con
tutta la loro forza, eppure i Draghi non cadevano anzi: i loro colpi non arrecavano danno agli
aggressori, mentre i fendenti dei Draghi colpivano duramente. La mattina dopo Sekber
dovette constatare che non stava più affrontando animali, come poco tempo prima, ma
lucidi, addestrati e sapienti soldati. la conta dei caduti fu ancora più impietosa: una settantina
di morti e un centinaio di feriti gravi tra le fila dei Lupi Neri, un solo ferito tra i Draghi Rossi.
Sekber, infuriato, decise di interrogare il prigioniero di persona, passando 3 giorni e 3 notti a
torturarlo, finchè non cedette e rivelò l’esatta ubicazione dell’accampamento dei Draghi
Rossi. Sekber scatenò tutta la furia delle sue armate allora, lanciando i suoi uomini in un
furioso assalto che avrebbe finalmente vendicato le offese subite. I Lupi Neri piombarono
sull’accampamento come un fiume in piena, convinti di massacrare l’ignaro nemico. Eppure
non trovarono nulla, nessuna forma di vita, nessun guerriero, donna, bambino. Un
accampamento deserto. Solo quando l’espressione di Sekber, che guardava tutto da
un'altura, cambiò da furia a stupore, un suono di corno si levò e una voce tuonò su tutta la
valle:

“SEKBER NAIRI! SONO MAGNI OLVAR! RICORDA IL NOME DI COLUI CHE HA


SCONFITTO IL TUO POPOLO!”

Il terreno iniziò a fratturarsi e colonne di lava si riversarono sugli invasori, distruggendoli nel
giro di pochi minuti. Mentre Sekber batteva in ritirata, sconvolto da quella visione, un brivido
gli percorse tutta la schiena:

“GLI ASSALTI! LA SPIA! TUTTO PER ARRIVARE A QUESTO!


SIANO MALEDETTI I DRAGHI ROSSI!
SIA MALEDETTO QUESTO LUOGO!”

Da quel giorno la gola venne soprannominata La Valle del Fuoco, per ricordare questo
avvenimento. Nessuno ha mai scoperto come i Draghi Rossi siano riusciti a dominare il
magma quel giorno.

LA LEGISLAZIONE DI MAGNI (221 D.P. Circa)


La vittoria nella Valle del Fuoco contro i feroci ed egemoni Lupi Neri fece il giro delle terre
erbitane. Bardi o semplici cialtroni contribuirono ad ingigantirne il mito: ovunque nascevano
storie di barbari cavalca-draghi che portavano distruzione sui loro nemici, o mezzi draghi alti
6 metri, o ancora uomini di fuoco immortali. Fatto sta che, nel giro di un anno, i Draghi Rossi
passarono da animali a Clan potente e temuto, in grado addirittura di tenere testa ai Lupi
Neri. Nel frattempo, all’interno dei territori dei Draghi Rossi, le trasformazioni continuavano
velocemente e incessantemente.
Magni Olvar​, il vincitore della Valle del Fuoco, vide la propria leadership da capoguerra
confermata e ne approfittò per regolamentare il Clan, promulgando la legislazione e la
struttura sociale ancora in uso.

LA MALEDIZIONE DEL DRAGO (315 D.P. Circa)


Magni Olvar regnò sul Clan per circa 50 anni e, quando Khorgul lo prese a sé, fu suo figlio
Magni II a primeggiare durante la prima Hreda, venendo proclamato re.
Eppure la sciagura si abbattè immediatamente sulla casata di Olvar: il primogenito del re,
Ugni, morì appena nato, provocando grande sofferenza alla famiglia reale. Il regno di Magni
II, nonostante sia ricordato come un regno positivo, viene anche ricordato come il regno del
“re triste”: il sovrano non superò mai la perdita del figlio, e morì suicida comunque in età
avanzata e senza eredi diretti.
Ascese al trono così ​Signy Borlsonn​, prima donna a vincere una Hreda e, di conseguenza,
prima regina di Erbita. Nipote del “traditore” che aveva indotti i Lupi Neri in trappola, Signy
era una donna bellissima oltre che fortissima, e utilizzò non solo le sue arti guerriere ma
anche quelle di seduzione per battere i pretendenti e vincere. Eppure anche su di lei si
abbattè la sciagura, vedendo morire la sua primogenita ad appena 1 mese dalla nascita. Fu
solo da questo momento che il Clan iniziò a pensare che la corona fosse maledetta dagli
dei, che per un beffardo scherzo del destino mettevano alla prova l’anima e il cuore di ogni
sovrano dei Draghi Rossi, quasi a provarne la tempra. Da quel giorno infatti sono stati pochi
i re ad essere risparmiati da questa sciagura.

LA FOLLIA DI ALFARINN (535 D.P. Circa)


Alfarinn​, detto “il gigante” per via della sua mole colossale, era temuto e riverito per la sua
brutalità e forza più che per le sue doti militari. Non era un gran schermidore ne un tattico
sopraffine, ma la sua stazza bastava a compensare tutto. Egli era tanto brutale in battaglia
quanto gentile con i membri del Clan, nonché marito amorevole e devoto. Alla morte del re si
convinse di essere pronto a guidare il popolo e partecipò all’elezione, vincendo grazie alla
sua forza. Egli era inoltre sicuro di essere salvo dalla maledizione non avendo figli e, forse
per questo, gli dei vollero colpirlo con più forza. Infatti un male incurabile colpì sua moglie, le
drenò ogni energia nel giro di qualche giorno e la portò alla morte. Alfarinn la pianse molto,
per sette giorni e sette notti. La disperazione prese possesso della sua mente e lo portò alla
pazzia nel giro di pochi anni, una pazzia violenta e sanguinaria.
Divenne sanguinario e paranoico, privo di scrupoli e clemenza. Giustiziava con le proprie
mani chiunque mettesse in dubbio la sua parola, arrivando non solo a uccidere tutte le sue
Scaglie ma anche i partecipanti della Hreda che lui stesso aveva vinto. I Draghi Rossi
vissero un breve periodo oscuro e terribile, impossibilitati a deporre il sovrano. Alfarinn fu
trovato senza vita nel suo letto all’alba del giorno prima del suo quarantesimo compleanno.
Nessuno seppe mai che male, magia o maledizione avesse posto fine alla vita del gigante.

LE FIGLIE DEL DRAGO (545 D.P.)


Fu ​Hallar Gunnarsonn​ a trionfare durante la Hreda successiva alla morte di Alfarinn,
proclamando immediatamente delle nuove Scaglie e un nuovo sciamano reale. Hallar non
solo riportò il clan ai fasti di una volta ma fu anche graziato dagli dei, riuscendo a non
perdere nessuno dei suoi eredi. Per ringraziare gli dei e mantenerli benevoli però, sotto
consiglio del suo sciamano reale, istituì le ​Figlie del Drago​, un ordine di ancelle
completamente vergini e cresciute nella purezza fin dalla tenera età, introdotte allo studio
delle rune e sacrificate agli dei ogni volta essi avessero richiesto un tributo di sangue sotto
forma di visione. Questa macabra usanza, ancora in uso presso il Clan, ha indebolito, ma
non cancellato, la Maledizione del Drago, regalando altri anni di prosperità.

L’ASCESA DI GODAMAS KRAUSER (658 D.P.)


Oramai la potenza dei Draghi Rossi era fuori discussione, e il Clan continuò la sua politica di
espansione e conquista di nuovi territori. La regina ​Audr Hallarsonn​, avuta da Hallar all’età
di 70 anni, inviò coloni nelle remote e desolate terre vicino alla Palude dell’Inferno, terre
credute dagli altri Clan improduttive e inutili.
La regina infatti, anche grazie alle provvidenziali visioni dello sciamano reale, sapeva
benissimo che quelle terre non erano ricche di pascoli ma di carbone e ferro. Così la
lungimiranza della sovrana portò una notevole ricchezza alla sua gente, attirandosi però le
ire dei vicini Lupi Neri, ancora feriti nell’orgoglio dalla disfatta della Valle del Fuoco. Anche
questa volta i Lupi armarono una possente orda e si misero in marcia verso quelle terre per
fare razzia, muovendosi di notte per evitare di essere visti. Il piano era ingegnoso: guadare
durante la notte la Palude, unica zona indifesa proprio a causa della natura del terreno, e
attaccare alle spalle gli insediamenti. Iniziarono così ad attraversare le acque palustri in una
notte senza luna sicuri di avere la vittoria in pugno, ignorando che la regina, anch’ella abile
tattica, come tradizione voleva, aveva nascosto un contingente di guerrieri nella palude. I
Lupi Neri non si accorsero dell’imboscata solo quando erano ormai stati trafitti dai Draghi
che sbucavano da ogni pozza d’acqua. Nessuno sopravvissuto.
Ma ne la pianificazione della regina, né le visioni del suo sciamano potevano prevedere
l’avvento di colui che unificò i Clan sotto un unico regno: ​Godamas Krauser​. Nato Lupo
Nero, approfittò della disfatta del suo Clan per muoversi con totale indipendenza, riuscendo
ad infliggere l’unica cocente sconfitta ai Draghi proprio utilizzando le loro stesse armi: tattica,
lungimiranza e intelligenza. Con solo trenta uomini diede fuoco alla palude con pece e olio,
stanando il contingente di oltre cento uomini, massacrandolo poi con la violenza di un vero
berserker. All’alba nessuno dei suoi era caduto e potè marciare indisturbato alla conquista di
quelle floride terre, tornando poi vincitore dai Lupi Neri.
Quel giorno passò alla storia come la Spedizione del Fuoco contro il Fuoco.
Di li a poco Godamas fu nominato capo clan dei Lupi Neri e immediatamente riconosciuto
come l’unico erbitano capace di far vacillare il Drago Rosso. Il Clan iniziò a temerlo e, ciò
nonostante, ad apprezzarne le doti di leader e guerriero, quasi fosse un Drago Rosso nato
sotto il cielo sbagliato.

LA GUARDIA ROSSA (700 D.P.)


L’invasione dei thorak mano nera, popolo selvaggio proveniente dalle steppe centrali, si
riversò come un fiume in piena sul territorio erbitano, investendo tutto con la sua violenza. I
Draghi Rossi non si fecero cogliere impreparati: sotto la guida di re ​Godmar Brannsonn
fortificarono i confini con uomini e trappole, riuscendo a resistere efficacemente alle ondate
delle creature. Godmar però era abbastanza saggio da capire che una guerra del genere
avrebbe presto o tardi distrutto il Clan e bisognava risolvere il problema alla radice.
Fu sorpreso e quasi rassicurato dal ricevere il messo dei Lupi Neri mandato da Godamas
con la richiesta di un incontro: quasi si aspettava questa mossa dal condottiero. Presto il
sovrano e la delegazione dei Draghi Rossi si incontrarono con Godamas e la delegazione
delle Aquile Azzurre, trovandosi subito d’accordo sul dover fare fronte comune contro la
minaccia dei thorak. Godamas però voleva di più: egli voleva non più Clan in guerra ma un
unico regno, dove i Clan cooperavano e lottavano fianco a fianco per il bene di tutti.
Nonostante le urla e il parere negativo degli altri membri della delegazione Godmar continuò
a perorare la causa del capoclan, affermando che era giunto il momento di dire basta alle
continue guerre fratricida tra i vari Clan. Raggiunto un parere favorevole non c’era che da
decidere chi dovesse guidare questo nuovo regno, e fu lo stesso Godamas a suggerire
come sceglierlo, avendo anche studiato i costumi dei Draghi Rossi e la Hreda:

“Un torneo tra Capi. Chi sopravvive si prende tutto. Solo il più forte governerà.”

Godamas riuscì a sconfiggere i suoi contendenti, fondando di fatto il nuovo regno e


chiamandolo ​Erbita​. Si decise allora di festeggiare questa nuova unione con un gran
banchetto, mentre sciamani e fabbri dei Clan, finalmente riuniti, forgiavano per il nuovo
sovrano due splendide asce da portare in battaglia.
Godmar chiese e ottenne però la guida della guardia personale di Godamas fondando la
Guardia Rossa, composta dai più forti e valorosi guerrieri del suo Clan e guidata dal sovrano
in persona. Fu proprio con la Guardia Rossa che Godamas spezzò con grande impeto il
centro dello schieramento nemico durante la Battaglia delle Asce, e fu sempre grazie al
coraggio della Guardia Rossa se il sovrano potè scagliarsi con tutta la sua potenza contro il
capo dei thorak, uccidendolo. Purtroppo questi eroi non poterono riportare indietro il loro
sovrano, scomparso ma non defunto alla fine della battaglia, ma furono loro a portare, quasi
in processione, ​le asce brillanti di Godamas​ all’accampamento, venendo ricoperti di gloria
per essersi spinti dove nessun altro erbitano era riuscito.

LA RIBELLIONE (893 - 902 D.P.)


In quegli anni Erbita viveva un periodo di pace e prosperità, preservato dalla saggia e
lungimirante guida di ​Ulrich Alaricsonn​, figlio di ​Alaric detto “il Leone”​. Ulrich
amministrava le terre con saggezza, divideva le risorse e difendeva i confini. Il regno era
un'isola di pace mentre per tutta la terra si abbatteva la violenza di ​Yamak​, il dio folle. Ulrich
decise quindi di investigare sui racconti provenienti dalle varie carovane, partendo alla volta
dei territori in tumulto con ​Haer-Dalis​, il suo sovrintendente nonché vicerè, e ​Tak-hetzo​, il
suo folle ma fidato sciamano. Attraversarono territori sconvolti e dilaniati dalla pazzia fino ad
incontrare un piccolo esercito di guerrieri: La Ribellione.
Venuto a conoscenza di tutti i particolari Ulrich non tentennò: sapeva che Yamak prima o poi
avrebbe raggiunto Erbita e, come per l’invasione dei Thorak, bisogna risolvere il problema
alla radice. Decise quindi di aiutare i ribelli, diventando uno dei leader della Ribellione e
conducendoli alla vittoria contro varie fortezze di Yamak nei ​territori di Telor​, con l’intento di
trovare un modo per fermare il dio. Yamak infine decise di liberare la sua arma più potente:
Fanes​, il suo unico figlio, un semidio praticamente invincibile. La forza delle armate di
Phanes si abbatté sulla Ribellione, logorandola e scacciandola fino alle terre di Erbita.
Durante la guerra per la difesa di Erbita Ulrich scomparve, senza lasciare tracce: c’è chi dice
fosse andato da solo a fronteggiare Fanes, altri invece che fosse maledetto da Yamak, una
punizione per la sua arroganza e perseveranza. Erbita venne infine espugnata, la Ribellione
fu spezzata e i suoi guerrieri dispersi, uccisi o catturati. Yamak aveva vinto.
Fanes decise di non distruggere Erbita anzi, restituì i vecchi vincoli di vassallaggio in tutti i
regni, Erbita compresa.

IL RITORNO DEL RE - GIORNI NOSTRI (903 - 915 D.P.)


Incredibilmente Fanes decise di abrogare la tradizionale elezione del sovrano erbitano,
decidendo di nominare un nuovo re personalmente. Fu con doppia sorpresa che gli erbitani
videro nominato come nuovo reggente Ulrich, proprio il re perduto che più strenuamente
aveva affrontato Fanes. Molti videro in questo un sovrano spezzato e sconfitto, nominato
come fedele cane da guardia, altri invece notarono un grande malumore del semidio
nell’insediare il figlio del Leone di nuovo sul trono, certi che il loro re avesse solo dato
l’impressione di collaborare per salvare la vita di tutti gli erbitani. Il regno sta iniziando a
risollevarsi sotto la guida del sovrano, ma la guerra ha cambiato tutto e la rivalità tra i clan ha
nuovamente iniziato ad accendersi. Interpellato dalle varie eminenze il sovrano tace riguardo
al suo passato, concentrandosi sul presente e sul suo ​futuro secondogenito​. Tutto questo,
unito alla sua elezione non conforme alle tradizioni, ha portato molti malumori:

Per le Aquile Azzurre il re fu sconfitto in duello da Fanes e mostrò la propria debolezza,


perdendo quindi il favore degli dei ed il diritto di regnare.

Per i Lupi Neri perse il diritto quando abdicò, non partecipando all’ultima difesa di Erbita. Il
successivo reinsediamento da parte di Fanes come suo burattino venne da loro percepito
come un insulto alle antiche tradizioni.

I Draghi Rossi invece non hanno alcun dubbio: non ci sarebbe stata Erbita senza re Ulrich e
sono convinti che le sue azioni abbiano salvato in qualche modo il regno. Credono quindi di
essere gli unici a poter fungere da mediatori fra l’autorità di Fanes ed il popolo intero del
regno, affinché questo mantenga la propria identità ed eviti una nuova guerra senza
speranza di vittoria.

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