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11 febbraio

LA SOBORNOSŤ: DIMENSIONE CATTOLICO-SINODALE NELLA


TRADIZIONE ORIENTALE SLAVA

Nella ricorrenza del cinquantesimo anniversario del Sinodo dei Vescovi (17
ottobre 2015) Papa Francesco ha detto che la sinodalità è «il cammino che Dio si
aspetta dalla Chiesa del terzo millennio». Sono bastate queste poche parole a porre
il tema della sinodalità al centro della riflessione ecclesiologica odierna.

Il termine synodos, già a partire dal IV secolo, designa sia la celebrazione


eucaristica sia la comunità ecclesiale. In questo legame la dimensione liturgica e
sinodale condividono una medesima tensione: come nel mistero dell’eucaristia la
Trinità si rende presente nel corpo e sangue di Cristo, così la sinodalità trova nel
Mistero di Dio la sua colonna e il suo fondamento.

Mentre la Chiesa latina nel suo sviluppo storico ha mutuato dalle istituzioni
giuridiche romane l’istituto del collegium che sottolinea la dimensione associativa,
la tradizione orientale attraverso la prassi sinodale ha coltivato il rapporto tra le
varie membra del corpo ecclesiale sottolineando la dinamica partecipativa e
deliberativa. La sinodalità, nella misura in cui è strettamente legata alla questione
della partecipazione, chiama in gioco il rapporto tra Chiesa e democrazia. Il
Concilio Vaticano II non usa mai la parola “democrazia”, anche se in Gaudium et
Spes (n. 31) ne troviamo una definizione descrittiva: «È [...] da lodarsi il modo di
agire di quelle nazioni nelle quali la maggioranza dei cittadini è fatta partecipe
degli affari pubblici, in un’autentica libertà».

Il concetto classico di democrazia si declina storicamente secondo due modelli: il


demos e il populus. Se il demos greco focalizza l’attenzione sull’appartenenza di
terra e sangue, il populus romano è sostanzialmente costituito da quanti nel
territorio dell’impero convengono nell’obbedire alla legge per la loro utilità sicché
c’è un patto a fondamento della democrazia romana. La Chiesa fin dalle sue origini
reinterpreta, innovando, da qui emerge un significato della sinodalità ecclesiale che
non si risolve né in un processo elettorale, né tanto meno nella forma della
rappresentatività del potere sovrano; essa nella sua essenza è volta a perseguire il
bene comune a partire dalla Verità.

Nell’articolo del Credo Niceno relativo alla Chiesa, l’aggettivo katholikèn è


tradotto in slavo col termine sobornaja. La sobornosť (da sobor: concilio) indica il
legame tra la Chiesa e i Concilii, esprime cioè la dimensione conciliare. È proprio
a partire da questa dimensione che la sobornosť indica la Chiesa cattolica
universale, declinando su due versanti includenti cattolicità ed ecumenicità. Così il
termine sobornosť esplicita il carattere di cattolicità della Chiesa, la sua
dimensione conciliare, ecumenica e collegiale. La sobornosť acquistò la sua attuale
caratterizzazione con Aleksej Stepanovič Chomjakov (1804 - †1860), che da
slavofilo la propose come carattere proprio della Chiesa ortodossa secondo la quale
custode della fede è tutto il popolo di Dio. La sobornosť ricorda che la Chiesa è il
luogo in cui la verità è ricevuta e custodita non solo nella forma del consensus fidei
quanto nel contesto vitale in cui la Chiesa si traduce, media e incarna la fede nella
vita concreta. Nella riflessione ecclesiologica di Chomjakov la sobornosť esprime
il mistero della Chiesa in termini di unanimità nell’amore.

Il popolo di Dio è costituito da synodoi (compagni di strada) chiamati ad essere


soggetti attivi in quanto portatori di diversi carismi e partecipi dell’unico
sacerdozio di Cristo. Nella sobornosť il nesso tra il sensus fidei - di cui sono
fregiati tutti i battezzati - e il discernimento operato dalla compagine gerarchica e
carismatica descrive la dinamis sobornica entro la cui circolarità la comunione
collegiale e gerarchica garantisce che gli stessi processi dialogico/sinodali si
svolgano in fedeltà al depositum fidei. Dall’accordo che matura e dal
discernimento che i pastori sono chiamati a fare nasce la comprensione di quello
che lo Spirito dice. Il mistero della Chiesa è abitato dalla dialettica trascendenza –
incarnazione. Come afferma Vladimir Losskij: «Il mistero insondabile della
Chiesa, opera di Cristo e dello Spirito Santo, è di essere una nel Cristo, molteplice
nello Spirito; una sola natura umana nell'ipostasi del Cristo, molte ipostasi umane
nella grazia dello Spirito Santo».

Nella sobornosť ogni membro e l’insieme dei membri della Chiesa vivono uniti in


una cattolicità che non è questione di quantità, ma di autenticità. La cattolicità è
partecipazione al Corpo di Cristo e la vita in Cristo è la via nella verità e nell’unità.
La verità ecclesiale è sostanzialmente la vita nella verità, cioè a dire mai una
conoscenza astratta e teorica, ma un modo di essere in relazione personale. «La
verità - dice Papa Francesco - non entra in una enciclopedia. La verità è un
incontro; è un incontro con la Somma verità: Gesù, la grande verità. Nessuno è
padrone della verità. La verità si riceve nell’incontro» (Omelia Santa Marta 8
maggio 2013).

Da qui appare come la sobornosť superi la nozione di verità come razionalità


astratta. L’uomo che vive nella verità non si distanzia dall’oggetto della sua
conoscenza; egli entra in relazione con esso: egli vive nella verità. Questa vita
nella verità, tuttavia, è accessibile all’uomo a condizione che egli non si chiuda
nell’individualismo separandosi dagli altri. La verità non è donata che nell’unione,
quando ci si libera dai limiti della propria individualità. Ma questa uscita fuori da
sé si compie non in un vuoto metafisico, ma nella pienezza ecclesiale. In questo
senso l’ecclesialità è la cattolicità (sobornosť), come comunione con la vita vera e
universale del Corpo di Cristo. L’ecclesialità come cattolicità non può essere
razionalmente definita, perché ella non si scopre che al di là della ragione
ragionante e individualizzante. L’ecclesialità trascende l’individuo come tale e
offre ad ogni membro la capacità di vivere nella verità. La sobornosť declina sul
piano ecclesiologico l’antropologia dell’uomo immagine di Dio ed in questa
antropologia poggia la propria gnoseologia teologica.

Se il termine sinodalità non è presente esplicitamente nel corpus dei documenti del
Vaticano II esso rappresenta di fatto una via di ricezione dello stesso evento
conciliare. Si realizza, infatti, una circolarità ermeneutica secondo la quale non si
può acquisire la prospettiva sinodale senza tenere presenti i principi che
provengono dal Vaticano II e, a sua volta, il magistero conciliare resterebbe
incomprensibile senza la chiave interpretativa della forma sinodale che esso stesso
celebra. «La sinodalità - ricorda Papa Francesco - non è […] la ricerca del
consenso della maggioranza, […] essa è uno stile da assumere». Discorso alla
delegazione dell’Azione Cattolica di Francia (13 gennaio 2022). Chiesa sinodale è
chiesa dell’ascolto: chiesa che nell’ascolto scorge l’orizzonte della triplice
dimensione della «comunione, partecipazione e missione».
Antonino Pileri Bruno

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