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Politecnico di Torino – Dipartimento di Ingegneria Meccanica e Aerospaziale – C.

Delprete

VERIFICA STATICA

C. Delprete - DIMEAS 1

Sul componente sono note:


- le azioni esterne (carichi e reazioni vincolari, calcolate
mediate equazioni di equilibrio)
- tutte le dimensioni e quindi le caratteristiche geometriche
della sezione trasversale (area, momenti d’inerzia trasversale
e polare, momenti statici, moduli di resistenza)
- le caratteristiche di resistenza statica del materiale
1.Calcolo delle caratteristiche di sollecitazione (forza normale,
momenti flettenti, momento torcente), da equazioni di equilibrio
2.In punto più sollecitato della sezione più sollecitata del
componente, calcolo delle componenti di tensione (rif. xyz
cartesiano) o delle tensioni principali (rif. principale)
3.Scelta ipotesi di cedimento più opportuna per il tipo di materiale in
esame e calcolo della tensione ideale σid
4.Disuguaglianza di verifica e calcolo del coefficiente di sicurezza:

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PROGETTO STATICO
Sul componente sono note o ipotizzate:
- le azioni esterne (carichi, reazioni vincolari)
- le dimensioni geometriche, tra cui una è incognita
- il coefficiente di sicurezza statico prescritto
- le caratteristiche di resistenza statica del materiale
1.Calcolo della tensione ammissibile:

2.Scelta dell’ipotesi di cedimento più opportuna per il tipo di


materiale ed espressione della tensione ideale, funzione delle
caratteristiche di sollecitazione e quindi della dimensione incognita
3.Imposizione dell’uguaglianza di verifica e calcolo della dimensione
incognita:

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CARATTERISTICHE DI SOLLECITAZIONE
• Le caratteristiche di sollecitazione (CdS) sono quelle forze
generalizzate che mantengono in equilibrio un corpo soggetto ad
azioni esterne (carichi e reazioni vincolari); nello spazio sono 6
• 1 Forza normale (diretta lungo l’asse del corpo)
• 2 Forze di taglio (dirette perpendicolarmente all’asse del corpo)
• 2 Momenti flettenti (che modificano la curvatura del corpo)
• 1 Momento torcente
Momento flettente
(che fa ruotare le
sezioni del corpo Taglio Momento flettente
Taglio
attorno al suo asse)

Forza normale

+
Momento torcente
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• CdS sono quindi un insieme di forze e momenti equivalenti alla


distribuzione di sollecitazione che agisce sulla generica sezione
del corpo in esame
• Si evidenziano interrompendo il corpo con una superficie (linea)
di distacco
• Sulle due sezioni generate da questa “interruzione” e affacciate tra
loro agiscono componenti di forza e momento uguali tra loro in
modulo e opposte in verso (principio di azione e reazione)
• Si assume positiva la faccia con
l’asse z uscente
• Sulla faccia positiva i versi
positivi per le forze sono i versi
degli assi e per i momenti sono
i versi dati dalla regola della
vite destra (momento positivo
antiorario “guardando” l’asse) +
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• La forza normale N è assunta positiva quando mette in trazione,


cioè tende ad allungare, il corpo; è assunta negativa quando tende
a comprimerlo

• Il taglio T interessa due piani dello spazio ed è definito positivo


quando tende a far ruotare in senso orario il corpo; è negativo
quando la rotazione indotta è antioraria

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• Il momento flettente Mf agisce su due piani, normali a quello di


azione della forza normale, e cambia la curvatura del corpo,
inducendo deformazioni antisimmetriche nel corpo: si generano
infatti zone in trazione contrapposte a zone in compressione; il
momento flettente è positivo quando tende le fibre inferiori del
corpo e comprime quelle superiori

• Il momento torcente Mt tende a far ruotare le sezioni del corpo


attorno all’asse di rotazione; non ha convenzione di segno

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• Isolando un elemento infinitesimo di trave, proiettandolo su di un


piano a cui appartiene l’asse longitudinale e scrivendo le equazioni
di equilibrio si ottiene:

y T q dz Mf + dMf

z N N + dN
Mf p dz
T + dT
:

O :

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• Da cui segue che:

y T q dz Mf + dMf

z N N + dN
Mf p dz
T + dT

O :

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• Si deduce quindi che:


• Se i carichi distribuiti lungo la trave (p e q) sono nulli, la forza
normale e il taglio sono costanti (le loro derivate sono nulle)
• Dato che il taglio è la derivata del momento flettente, se c’è
taglio ci sarà sicuramente momento flettente ma non viceversa
(se c’è momento flettente può non esserci taglio)
• Se il taglio è costante, il momento varia linearmente (la sua
derivata è costante)
• Se il momento flettente è costante, allora il taglio è nullo
• I carichi esterni e le reazioni vincolari corrispondono a
discontinuità nel diagramma di sollecitazione

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• L’andamento delle CdS si ricava con la seguente procedura:


1) Calcolo delle reazioni vincolari
2) Isolamento di una parte di struttura con una linea che la
“distacca” dagli eventuali vincoli e la interrompe nella sezione
in esame (se possibile inserire linee di distacco successive che
includano un carico esterno alla volta)
3) Scrivere le equazioni di equilibrio della parte isolata
4) Tracciare i diagrammi che riportano il valore di ciascuna
Caratteristica di Sollecitazione (CdS) in funzione della
posizione della sezione in esame
• I diagrammi delle CdS sono convenzionalmente tracciati sull’asse
della struttura
• Su ogni parte che costituisce la struttura, la CdS è misurata perpen-
dicolarmente alla linea d’asse che funge da ascissa

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• Per i diagrammi di taglio e momento flettente si ricorda che:


• Là dove non agiscono carichi trasversali il taglio è costante e il
momento flettente ha andamento lineare
• Là dove agiscono carichi trasversali distribuiti il taglio ha
andamento lineare e il momento flettente è parabolico
• Là dove agisce una forza trasversale concentrata il taglio
presenta una discontinuità (pari alla forza stessa) e il momento
flettente cambia pendenza
• Là dove agisce una coppia concentrata il momento flettente
presenta una discontinuità (pari alla coppia stessa) e il taglio
non varia
• Negli appoggi di estremità e nelle cerniere il momento flettente
si annulla sempre, a meno che vi siano applicate coppie
concentrate

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• A titolo di esempio, determinare l’andamento delle CdS nella


struttura schematizzata:

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• Calcolo delle reazioni vincolari:

A :

B :

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• Calcolo caratteristiche di sollecitazione: sezione S 0 < z < a

S :

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• Calcolo caratteristiche di sollecitazione: sezione S a < z < a + b

S :

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• Calcolo caratteristiche di sollecitazione: sezione S a + b < z < l

S :

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Forza normale: andamento costante lungo la struttura

Taglio: andamento costante a tratti, c’è la discontinuità dovuta alla


forza concentrata F1 in z = a

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Momento flettente: andamento lineare a tratti, c’è il cambio di


pendenza dovuto alla forza concentrata F1 in z = a e la discontinuità
dovuta alla coppia concentrata C in z = a + b

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STATO DI TENSIONE

Ipotesi di lavoro
• Continuità: il corpo riempie in modo continuo tutto il volume a
esso attribuito; non si considera la struttura discreta della materia
(teoria elasticità è teoria macroscopica) ⇒ si può fare l’analisi
infinitesimale
• Perfetta elasticità: al cessare dell’azione delle forze esterne i
corpi riassumono la loro forma iniziale
• Omogeneità: le proprietà del materiale non dipendono dalle
dimensioni dell’elemento di volume preso in esame
• Isotropia: le proprietà del materiale sono identiche in tutte le
direzioni

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Vettore della tensione


• Si sezioni con un piano qualsiasi un corpo che si trova in
equilibrio sotto l’azione di forze (generalizzate) esterne qualsiasi
• Ciascuna delle due parti (A e B) del corpo è
in equilibrio sotto l’azione:
• delle forze esterne che agiscono sulla
parte in esame
• e delle forze interne pensate
distribuite con continuità sulla
superficie S che l’altra parte di corpo
esercita sulla parte in esame
• Mediante le equazioni di equilibrio della
statica, è possibile calcolare la forza
risultante e il momento risultante
della distribuzione continua delle forze
interne
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21

• Le azioni esterne (carichi e reazioni vincolari) che agiscono sul


corpo provocano, in ogni suo punto, una condizione di
sollecitazione che può portare al cedimento
• È quindi necessario definire grandezze (puntuali) per descrivere
lo stato di sollecitazione presente nel generico punto P del corpo
(e in particolare nel punto più sollecitato)
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• Facendo tendere a zero l’area ∆A (senza risentire della struttura


corpuscolare della materia per l’ipotesi di continuità) le forze
interne riferite all’unità di superficie prendono il nome di tensioni
• In particolare si definisce il
vettore della tensione (totale)
nel generico punto P come:

con l’ipotesi che

• Il vettore della tensione è funzione dell’orientazione della


superficie e del punto P a cui si riferisce, e in generale non è
parallelo alla normale alla superficie:

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• Le componenti del vettore della tensione rispettivamente parallela


e perpendicolare alla normale alla superficie prendono nome di:
• tensione normale, σ
• tensione tangenziale, τ

• Per conoscere lo stato di tensione in un punto P di un corpo è


sufficiente conoscere il vettore della tensione su 3 piani
ortogonali fra loro e passanti per il punto P (tre componenti del
vettore della tensione)
• Per conoscere lo stato di tensione in un punto P di un corpo
bisogna quindi conoscere 9 componenti di tensione le cui
orientazioni positive si raffigurano rispetto alle 3 facce del cubetto
elementare, isolato intorno al punto P
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Tensore della tensione


• In generale, su ciascuna faccia del cubetto elementare isolato
intorno al punto P agiscono una componente di tensione normale
σ e due componenti di tensione tangenziale τ, ciascuna
identificata da due pedici
• Il primo pedice
identifica la faccia a
cui si fa riferimento
(identifica il vettore
normale, o versore,
alla faccia x, y, z)
• Il secondo pedice
identifica la
direzione lungo cui agisce la componente di tensione in esame
(indica il vettore direzione x, y o z)

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• In realtà le componenti indipendenti delle tensioni sono soltanto 6


(anziché 9) perché le tensioni tangenziali godono della proprietà
di reciprocità (o di dualità):

• Infatti imponendo l’equilibrio alla rotazione del cubetto


elementare rispetto all’asse x si ottiene:

dz

dy
• Analogamente, dall’equilibrio alla rotazione rispetto agli altri assi:

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• Per conoscere lo stato di tensione in un punto P di un corpo,


anziché 9 componenti di tensione è quindi sufficiente conoscerne
6, rispetto al sistema di riferimento cartesiano xyz:

• Queste 6 componenti indipendenti di tensione si possono racco-


gliere in una matrice reale e simmetrica: il tensore della tensione

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• La determinazione analitica delle componenti di tensione è


possibile soltanto per alcuni tipi di elementi strutturali semplici
• In particolare, la trave di de Saint Venant fornisce la soluzione per
elementi di tipo mono-dimensionale
• Al modello di calcolo della trave di de Saint Venant si
riconducono molti elementi strutturali di impiego comune: telai,
strutture meccaniche e non, alberi delle macchine …
• Ipotesi iniziali:
1. Il solido è ottenuto per traslazione di una figura piana in
direzione della sua normale; l’estensione in questa direzione è
molto maggiore delle dimensioni della figura piana
2. Il materiale è elastico, omogeneo e isotropo
3. I carichi e i vincoli sono applicati soltanto in corrispondenza
delle basi del solido

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• Il sistema di riferimento cartesiano xyz ha assi x e y contenuti


nel piano della figura generatrice e origine nel suo baricentro
• L’asse z rappresenta la traiettoria del baricentro durante il moto
di generazione e costituisce la linea d’asse del solido
• Per l’assenza di carichi applicati sulla
superficie cilindrica e delle limitate
dimensioni trasversali si può ammettere che:

• Possono essere presenti le


componenti di tensione:

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• Le caratteristiche di sollecitazione della sezione si esprimono in


funzione delle componenti di tensione agiscono sulla generica
sezione che passa per il punto P in esame:

• Forza normale

• Tagli

• Momenti flettenti

• Momento torcente

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• La forza normale N e i tagli Tx e Ty sono definiti come le risultanti


di tutte le forze infinitesime σzzdA, τxzdA e τyzdA che agiscono
rispettivamente lungo gli assi z, x e y, ottenute integrando i
contributi di tutti i punti della sezione, rispettivamente figura a) e
figure b) e c)

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• I momenti flettenti Mx e My sono definiti come i momenti risultanti


delle forze infinitesime σzzdA con braccio y dall’asse x e braccio x
dall’asse y, ottenuti integrando i contributi di tutti i punti della
sezione, figure a) e b)
• Il momento torcente Mz è definito come il momento risultante delle
forze infinitesime τxzdA e τyzdA con bracci rispettivamente pari a y
e x dall’asse z, ottenuto integrando i contributi di tutti i punti della
sezione, figura c)

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Comportamento estensionale
• La sezione si sposta assialmente ed è soggetta alla sola forza
normale N
• La tensione σzz dovuta alla forza normale ha distribuzione uniforme
sulla sezione

Area

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Comportamento flessionale nel piano zy


• La sezione ruota intorno all’asse x ed è soggetta al solo momento
flettente Mx
• La tensione σzz dovuta al momento flettente Mx ha distribuzione
lineare sulla sezione

Momento d’inerzia (di area)


a flessione

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• Agli estremi della sezione, la tensione σzz dovuta al momento


flettente Mx raggiunge valori opposti in segno e massimi in
modulo (uguali tra loro se il baricentro della sezione è a metà
altezza)

Modulo di
resistenza
a flessione

• La tensione σzz è nulla sulla retta y = 0


che costituisce l’asse neutro

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• Si ricorda che nel caso di sezione circolare:

• Nel caso di sezione rettangolare:

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Comportamento flessionale nel piano zx


• La sezione ruota intorno all’asse y ed è soggetta al solo momento
flettente My
• La tensione σzz dovuta al momento flettente My ha distribuzione
lineare sulla sezione

C. Delprete - DIMEAS 37

• Agli estremi della sezione, la tensione σzz dovuta al momento


flettente My raggiunge valori opposti in segno e massimi in
modulo (uguali se il baricentro della sezione è a metà altezza)

Modulo di
resistenza
a flessione

• La tensione σzz è nulla sulla retta x = 0


che costituisce l’asse neutro

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Comportamento flessionale simultaneo nei piani zy e zx


• Se agiscono simultaneamente i momenti flettenti Mx e My la
distribuzione di tensione σzz si ottiene per sovrapposizione degli
effetti

• L’asse neutro non coincide più con uno degli assi coordinati e la
sua posizione si determina imponendo :

Inclinazione dell’asse neutro rispetto all’asse x

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• Il momento flettente risultante si calcola come somma vettoriale


delle due componenti:

• È un vettore inclinato rispetto all’asse x dell’angolo:

• In generale e quindi l’inclinazione dell’asse neutro


rispetto all’asse x è diversa dall’orientazione del momento
flettente risultante:
• L’asse intorno cui ruota la sezione non è quindi parallelo a quello
del momento e ha orientazione che dipende sia dai momenti
flettenti sia dalle caratteristiche geometriche della sezione

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• Questo comportamento è detto flessione deviata

• Nel caso di sezione circolare ovviamente qualunque riferimento


centrale è anche principale e quindi la flessione non è mai deviata

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Comportamento estensionale e flessionale combinati


• Per sovrapposizione degli effetti si ha:

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Comportamento torsionale
• La soluzione analitica esatta si ricava in forma elementare
soltanto per la sezione circolare (per altri tipi di sezione si
utilizzano formule approssimate di letteratura)
• La sezione ruota intorno all’asse z ed è soggetta al momento
torcente Mz
• Le tensioni τxz e τyz hanno
distribuzione lineare sulla sezione:

Momento d’inerzia (di area) a torsione


(momento d’inerzia polare)

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• Nel caso della sezione circolare, grazie all’assialsimmetria,


l’orientazione del sistema di riferimento è ininfluente
• Si può quindi considerare un riferimento cilindrico nel piano della
sezione (direzioni radiale r e circonferenziale c)
• La tensione agente in ogni punto è
diretta in direzione
circonferenziale:

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• La tensione τcz ha un andamento lineare con il raggio, presenta


simmetria polare e raggiunge il valore massimo al bordo esterno
della sezione:
Modulo di
resistenza a
torsione

• La sezione circolare cava ha diverso momento d’inerzia polare Ip


ma stessa forma del campo di tensione

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• Si ricorda che nel caso di sezione circolare:

C. Delprete - DIMEAS 46

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Comportamento sotto l’azione delle forze di taglio


• Il comportamento della generica sezione del solido di de Saint
Venant sotto l’azione delle forze di taglio non può essere descritto
in modo semplice come nei casi di comportamento estensionale,
flessionale e torsionale
• Nel seguito ci si limiterà a valutare l’andamento delle tensioni
tangenziali τyz e τxz che agiscono sulla sezione

• Il comportamento sotto le azioni di taglio si studia separatamente


nei due piani zy e zx
• Il caso generale si risolve mediante sovrapposizione degli effetti

C. Delprete - DIMEAS 47

Comportamento sotto l’azione del taglio nel piano zy


• Si consideri un elemento infinitesimo di trave
• In ogni sezione della trave il taglio è la derivata del momento
flettente rispetto alla coordinata z dell’asse:

• I carichi distribuiti sono assenti per ipotesi e quindi, per garantire


l’equilibrio alla traslazione, i tagli sono uguali sulle due sezioni
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• Si consideri una porzione A∗ di sezione trasversale delimitata dalla


superficie esterna della trave e da una corda c parallela all’asse x

• Il flusso della tensione tangenziale τyz attraverso la corda c si


definisce come:

C. Delprete - DIMEAS 49

• Per la proprietà di reciprocità, le tensioni tangenziali τyz sono


uguali alle tensioni tangenziali τzy che si trovano sul piano
perpendicolare alla corda c e sono incidenti nella corda

• L’equilibrio alla traslazione


lungo l’asse z impone che
l’integrale delle tensioni
normali sull’area A* sia
uguale al flusso tyz e quindi al
flusso tzy

C. Delprete - DIMEAS 50

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• L’equilibrio alla
traslazione assiale lungo
l’asse z del materiale
compreso tra due aree A∗
poste su due sezioni a
distanza infinitesima dz si
scrive come:

• Da cui:

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• Sostituendo l’espressione di e ricordando che

si riscrive:

Momento statico
(di area)

• Sostituendo infine l’espressione del flusso si


ricava la tensione tangenziale media attraverso la corda c:

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Comportamento sotto l’azione del taglio nel piano zx


• Analogamente a quanto fatto nel piano zy si ottiene ora:

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• Da quanto fin qui riportato si possono fare le seguenti osservazioni


• Sulla superficie esterna della trave di de Saint Venant i flussi delle
tensioni tangenziali dovute alle forze di taglio sono nulli
• Le distribuzioni di tensione tangenziale dovute ai tagli sono quindi
nulle sulla superficie della trave, là dove invece sono massime le
componenti di tensione dovute alle altre caratteristiche di
sollecitazione (trazione, flessione, torsione)
• Le distribuzioni di tensione tangenziale dovute ai tagli sono
massime al centro del solido, là dove sono nulle le componenti di
tensione dovute alle altre caratteristiche di sollecitazione
• Il punto di verifica in un solido di de Saint Venant è quindi sempre
posizionato sulla superficie esterna del corpo là dove agiscono
soltanto, al più, tensioni di trazione, flessione e torsione

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Componenti di tensione e orientazione della superficie per P


• Le componenti di tensione variano al variare dell’orientazione
della superficie che passa per il punto P del corpo… ma come?
• Si consideri il tetraedro elementare di Cauchy ottenuto sezionando
il cubetto elementare con un piano arbitrario di normale

• L’equazione vettoriale di equilibrio alla traslazione del tetraedro,


tenendo conto anche delle forze di volume, è:

C. Delprete - DIMEAS 55

• Esplicitando le componenti dei vettori, le relazioni tra le aree e


trascurando l’infinitesimo di ordine superiore dovuto alle forze di
volume (che variano con il cubo delle dimensioni del tetraedro
mentre le tensioni variano con il quadrato) si ottiene:

trascurabile

coseno direttore
dell’asse z
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• Semplificando il termine dA si ottengono le formule (di Cauchy)


che legano le componenti del vettore della tensione (totale) alle
componenti dello stato di tensione nel punto P del corpo:

• Riordinando in forma matriciale si ottiene:

Tensore della tensione


(stato di tensione che agisce nel punto P)

C. Delprete - DIMEAS 57

• Conoscere il tensore della tensione [σ] significa quindi conoscere


lo stato di tensione (nel punto P del corpo), cioè il vettore della
tensione su una qualunque faccia identificata dalla sua normale
• Il tensore della tensione definisce quindi completamente lo stato di
tensione nel generico punto P del corpo in esame
• Per conoscere lo stato di tensione nel punto P, nel sistema di
riferimento cartesiano xyz, bisogna conoscere 6 componenti di
tensione (3 di tipo σ e 3 di tipo τ)

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Tensioni principali
• Esiste una particolare orientazione della faccia del tetraedro di
Cauchy, i cui assi coordinati sono detti direzioni principali, per cui
τ = 0 e e sono paralleli tra loro
• Nel sistema di riferimento principale (p1p2p3), il tensore della
tensione è quindi una matrice diagonale:

• Per conoscere lo stato di tensione nel punto P, nel sistema di


riferimento principale p1 p2 p3, è quindi sufficiente conoscere 3
componenti di tensione normale dette tensioni principali σ1, σ2, σ3
(con ordinamento convenzionale: σ1 > σ2 > σ3)

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• Per ricavare i valori delle tensioni principali, a partire dalla


conoscenza delle componenti di tensione calcolate nel sistema di
riferimento cartesiano xyz, si può operare per via analitica
(soluzione di un autoproblema in forma canonica) o grafica
(tracciamento dei cerchi di Mohr)
Autoproblema (via analitica)
• Indicando con σ la generica tensione principale, è possibile
scrivere le componenti del vettore della tensione, nel sistema di
riferimento principale p1 p2 p3, come:

• Sostituendo nelle formule di Cauchy, si ottiene l’autoproblema in


forma canonica le cui soluzioni sono le tensioni principali cercate
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01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 30


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• Riscrivendo l’autoproblema in forma matriciale:

• La soluzione non banale si ottiene imponendo che sia:

cioè: Equazione Caratteristica


C. Delprete - DIMEAS 61

• Risolvendo l’Equazione Caratteristica si trovano 3 valori dell’auto-


valore σ che sono proprio le tensioni principali σ1, σ2 e σ3 cercate
• I corrispondenti autovettori sono le direzioni principali
e che indicano l’orientazione della faccia inclinata del tetraedro
di Cauchy
• Poiché il tensore della tensione è una matrice reale e simmetrica, i
suoi autovalori (le tensioni principali) sono sempre reali e i suoi
autovettori (le direzioni principali) sono ortogonali tra loro
• I coefficienti I1, I2 e I3 dell’Equazione Caratteristica sono gli
“invarianti” dello stato di tensione (costanti al variare del sistema
di riferimento) e si calcolano dal tensore della tensione [σ] scritto
nel sistema di riferimento cartesiano xyz:

C. Delprete - DIMEAS 62

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 31


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matrice dei cofattori di [σ]

C. Delprete - DIMEAS 63

Cerchi di Mohr (via grafica)


• Sono uno strumento grafico che rappresenta come variano le
componenti di tensione σ e τ al variare dell’orientazione della
superficie che passa per il punto P in esame
• Se sono note tutte e tre le direzioni principali, i cerchi di Mohr si
tracciano con una costruzione diretta, prendendo in considerazione
i fasci di piani incernierati sulle direzioni principali note
• Si consideri per esempio una superficie che appartiene al fascio di
piani incernierato sulla direzione principale p3 ed è libera di
ruotare intorno a p3:

C. Delprete - DIMEAS 64

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 32


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• Si guardi il tetraedro elementare dalla direzione p3:

dl2
dl1
dl3

con dl1 e dl2 lunghezze infinitesime in direzione p1 e p2

•E si scrivano le equazioni di equilibrio alla traslazione in


direzione parallela e perpendicolare alla normale n alla superficie
“inclinata”

C. Delprete - DIMEAS 65

• Equilibrio alla traslazione in direzione // a :


:

sostituendo l’espressione delle aree:

ma e , sostituendo e
semplificando si ottiene:

da cui:
(*)

C. Delprete - DIMEAS 66

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 33


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• Equilibrio alla traslazione in direzione ⊥ a :


:

sostituendo l’espressione delle aree:

ma e , sostituendo e
semplificando si ottiene:

da cui:
(**)

C. Delprete - DIMEAS 67

• Sostituendo gli sviluppi delle espressioni trigonometriche che


compaiono nella (**) e nella (*) e mettendole a sistema si ottiene:

• Quadrando le equazioni e sommandole si ottiene l’espressione di


una circonferenza, nel piano στ, di centro nel punto C e raggio r :

C. Delprete - DIMEAS 68

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 34


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• Le intersezioni della
circonferenza con l’asse
delle ascisse sono le ten-
sioni principali σ1 e σ2, che
agiscono sulle facce dei piani
coordinati perpendicolari alle
direzioni p1 e p2 (intorno cui non
si è considerato il fascio di piani)
• All’inclinazione “fisica” α della superficie (giacitura reale della
superficie rispetto alla direzione principale p3) corrisponde un
angolo 2α nella rappresentazione del cerchio di Mohr
• Lo stato di tensione nel punto P sulla superficie considerata è
rappresentato dal punto di coordinate (σ,τ) che appartiene alla
circonferenza e si muove su di essa al variare di α
C. Delprete - DIMEAS 69

• Con ragionamento analogo si tracciano sullo stesso piano gli altri


due cerchi di Mohr relativi alle superfici con “sostegno” le
direzioni principali p1 e p2, ottenendo i 3 cerchi di Mohr che
rappresentano graficamente lo stato di tensione nel punto P in
esame

45°

C. Delprete - DIMEAS 70

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 35


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• La tensione normale σ varia tra σ1 e σ3 e non può assumere valori


all’esterno di tale intervallo
• La tensione tangenziale τ varia, in modulo, tra 0 (piani normali alle
direzioni principali) e (σ1−σ3)/2
• L’inclinazione della superficie su cui si raggiunge il valore
massimo di tensione tangenziale vale 90° sul cerchio di Mohr che
corrisponde a una superficie, a cui appartiene il punto P in esame,
inclinata di 45° nella realtà (piani di massima τ)
• Se si considera una superficie qualunque passante per il punto P e
cioè che non contiene uno degli assi principali, i valori di σ e τ
corrispondenti sono sempre contenuti all’interno del settore a
“lunetta” compreso
tra il cerchio di Mohr
più grande e i due
cerchi più piccoli

α = 45°
C. Delprete - DIMEAS 71

• Spesso, nella pratica applicativa, le tre direzioni principali non


sono tutte note; in questo caso i cerchi di Mohr si possono ancora
tracciare con una costruzione inversa, ma devono essere
contemporaneamente note (caso molto diffuso nella pratica
ingegneristica):
• Una direzione principale e il valore della tensione principale
corrispondente
• Le componenti di tensione, nel riferimento cartesiano xyz, che
agiscono su due facce perpendicolari tra loro, appartenenti al
fascio di piani incardinati sulla direzione principale nota
• Sia per esempio z la direzione su questa faccia non
principale nota e σzz la tensione ci sono τ perché z è
principale nota e siano note le dir. princ.
tensioni σ e τ sulle due facce tra
loro ⊥ e incernierate su z, cioè
siano note σxx, σyy e τxy
C. Delprete - DIMEAS 72

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 36


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• Il tensore delle tensioni in questo caso è:

con p.e. σxx > σyy


1. Sul piano στ si posizionano i 2 punti che
rappresentano lo stato di tensione sulla
faccia di normale y e su quella di normale
x (cambiando segno a una delle τ perché i
versi sulle 2 facce sono opposti per
reciprocità): punti (σyy, τxy) e (sxx, −τxy)
2. Questi 2 punti sono gli estremi del cerchio
di Mohr il cui centro C è l’intersezione
con l’asse delle ascisse
C. Delprete - DIMEAS 73

3. Le intersezioni del cerchio con


l’asse delle σ sono le altre due
tensioni principali che si
calcolano aggiungendo e
sottraendo il valore del raggio del
cerchio all’ascissa C del centro:

4. L’angolo α tra la direzione principale z e l’asse x vale:

C. Delprete - DIMEAS 74

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 37


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5. Per determinare l’inclinazione “fisica” α, si distinguono i


seguenti casi:

6. Infine, dato che una


tensione principale è
nota (la σzz), si tracciano
i cerchi rimanenti e si
riordinano le tensioni
principali: p.e. se σzz è
più elevata di σa e di σb i
cerchi di Mohr sono
quelli riportati qui a lato
C. Delprete - DIMEAS 75

Casi notevoli di stato di tensione


• Trazione pura (p.e. lungo l’asse x): lo stato di tensione è
monoassiale (1D) cioè soltanto 1 delle 3 tensioni principali è
diversa da zero (e nel caso in esame σ1 = σxx)
• Dalla costruzione dei cerchi di Mohr, 2 cerchi si sovrappongono e
il terzo degenera nel punto nell’origine; lo stato di tensione è
monoassiale (1D) con una sola tensione principale ≠ 0

C. Delprete - DIMEAS 76

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 38


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• Torsione pura (p.e. intorno z): la τxy è l’unica componente di


tensione diversa da zero, z è direzione principale e σzz = 0 è la
corrispondente tensione principale
• Dalla costruzione dei cerchi di Mohr, 2 cerchi passano per l’origine
del piano στ e sono simmetrici, il terzo è centrato nell’origine

• Lo stato di tensione è biassiale (2D) cioè 2 tensioni principali ≠ 0


(e nel caso in esame, simmetriche)
C. Delprete - DIMEAS 77

• Tensione idrostatica (lungo x, y, z): le tre componenti di tensione


normale sono uguali tra loro (p.e. di valore k) e sono anche tensioni
principali
• Dalla costruzione diretta dei cerchi di Mohr, i 3 cerchi degenerano
in un punto che appartiene all’asse σ e ha ascissa pari al valore k
• Lo stato di tensione è triassiale (3D), cioè tutte e 3 le tensioni
principali ≠ 0 (e, nel caso in esame, uguali)

C. Delprete - DIMEAS 78

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 39


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• Caso frequente in ingegneria: lo stato di tensione nel punto più


sollecitato (superficie esterna) del componente (p.e. albero
soggetto a flessione + trazione + torsione) è dato da una
componente di tensione normale σ di flesso-trazione e una
componente di tensione tangenziale τ di torsione

C. Delprete - DIMEAS 79

• Il tensore delle tensioni è in questo caso:

y direzione principale, σyy = 0 è


una delle 3 tensioni principali

• Dalla costruzione dei cerchi di Mohr si ottiene:

• Lo stato di tensione è biassiale (2D): 2 tensioni principali ≠ 0


C. Delprete - DIMEAS 80

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 40


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STATO DI DEFORMAZIONE

• Sotto l’azione dei carichi applicati le strutture cambiano la propria


forma rispetto alla configurazione originale
• Nello studio del comportamento meccanico dei materiali bisogna
introdurre quindi il concetto di corpo deformabile
• Tenere conto della deformabilità permette di:
• Verificare il comportamento delle strutture non soltanto in
termini di resistenza alle sollecitazioni, ma anche in termini di
rigidezza (p.e. valutare se il cambiamento di forma è
compatibile con il funzionamento del componente)
• Risolvere problemi di tipo iperstatico per i quali le sole
equazioni della statica non sono sufficienti

C. Delprete - DIMEAS 81

Moto rigido e moto di deformazione


• Per un generico punto di un corpo:
• La sua posizione è dato dalle sue coordinate nel sistema di
riferimento xyz adottato
• Il suo spostamento è dato dalla differenza di coordinate tra due
istanti successivi di tempo (t e t '), e le componenti di
spostamento si indicano in genere come u, v e w
• Lo spostamento è una grandezza vettoriale che si indica come:

(dove l’apice indica le coordinate all’istante t ')


• Il moto complessivo di un corpo è formato da un moto rigido e un
moto di deformazione
C. Delprete - DIMEAS 82

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 41


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• Nel moto rigido le distanze relative tra i punti del corpo si


mantengono inalterate (corpo indeformabile)
• Si distingue tra:
• Traslazione rigida, dove le
componenti di spostamento u, v, w
(in direzione x, y e z) sono uguali
per tutti i punti del corpo
• Rotazione rigida, dove le
componenti di spostamento u, v, w
variano da punto a punto ma
rispettando l’indeformabilità del
corpo

C. Delprete - DIMEAS 83

• Nel moto di deformazione le distanze relative tra i punti del corpo


possono variare
• Si distingue tra:
• Dilatazione, dove le lunghezze
dei lati del corpo che si
deforma variano (si allungano o
si accorciano) ma mantengono
la stessa orientazione iniziale
• Scorrimento, dove le lunghezze
dei lati del corpo rimangono
uguali ma variano le loro
orientazioni

C. Delprete - DIMEAS 84

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 42


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Dilatazione e scorrimento
• Per definire lo stato di deformazione a cui è sottoposto un corpo
non è sufficiente ragionare in termini di spostamenti perché questi
dipendono dalle dimensioni del corpo in esame
• Il procedimento seguito è analogo a quello utilizzato nello studio
delle sollecitazioni, in cui si passa dalle forze alle componenti di
tensioni (normali σ e tangenziali τ)
• Lo stato di deformazione si definisce quindi ragionando in termini
di componenti di deformazione (dilatazioni ε e scorrimenti γ)
• Nel seguito si assumerà che gli spostamenti siano comunque
piccoli rispetto alle dimensioni caratteristiche del corpo in modo
da potere linearizzare il problema
• Tale ipotesi è peraltro verificata nella maggior parte dei casi di
interesse pratico

C. Delprete - DIMEAS 85

• La dilatazione si definisce considerando un segmento di lunghezza


iniziale l che congiunge i punti P e Q di un corpo deformabile

• Durante il moto P si sposta in P'


e Q in Q' e, a causa della
deformazione subita, la
lunghezza del segmento cambia
da l a
• La dilatazione si può definire come rapporto tra allungamento
e lunghezza iniziale l del segmento ma, per evitare che il
suo valore dipenda dalla lunghezza del segmento considerato, si
preferisce fare riferimento alle grandezze infinitesime:

C. Delprete - DIMEAS 86

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 43


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• Lo scorrimento si definisce considerando due segmenti tra loro


ortogonali OP e OQ, rispettivamente di lunghezza l e h

• Durante il moto i punti O, P e Q si spostano in O', P' e Q' e in


questa nuova configurazione i segmenti O'P' e O'Q' formano gli
angoli α e β rispetto alle direzioni originali che, per l’ipotesi di
piccoli spostamenti, si approssimano a:

C. Delprete - DIMEAS 87

• Lo scorrimento si può definire come complemento a π/2


dell’angolo compreso dopo deformazione tra i due segmenti e
pari quindi a:

• Considerando nuovamente le grandezze infinitesime:

C. Delprete - DIMEAS 88

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 44


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Tensore della deformazione


• Nel sistema di riferimento cartesiano xyz si consideri un segmento
vettore infinitesimo che dopo spostamento si trasforma nel
vettore

• Nel moto complessivo (rigido + di deformazione) sono presenti


traslazione rigida, rotazione rigida, dilatazione e scorrimento
C. Delprete - DIMEAS 89

• Supponendo che il campo degli spostamenti sia continuo e


derivabile, se il primo estremo del segmento vettore è
soggetto allo spostamento , il secondo estremo è soggetto allo
spostamento
• Dato che si ricava:

dove aver semplificato lo


spostamento comune ai due
estremi del segmento vettore ,
corrisponde a depurare lo
spostamento complessivo della
traslazione rigida (che peraltro è
ininfluente dal punto di vista dello studio della deformazione)
• Nello spostamento infinitesimo rimangono quindi “attivi” i
contributi di rotazione rigida, dilatazione e scorrimento
C. Delprete - DIMEAS 90

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 45


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• Scrivendo lo spostamento infinitesimo come differenziale del


campo di spostamenti, si fa comparire la matrice jacobiana:

matrice jacobiana

• Suddividendo la matrice in due metà, sottraendo e sommando


il termine , la matrice jacobiana si riscrive come:

C. Delprete - DIMEAS 91

• Si definisce quindi la matrice:

che rappresenta la quota di spostamento infinitesimo data


dalla rotazione rigida
C. Delprete - DIMEAS 92

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 46


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• Si definisce inoltre la matrice:

che rappresenta la quota di spostamento infinitesimo data dal


moto di deformazione (dilatazione + scorrimento)
C. Delprete - DIMEAS 93

• La matrice [ε] è il tensore della deformazione con:


• Sulla diagonale principale le dilatazioni ε
• Fuori diagonale termini pari a metà degli scorrimenti e quindi
pari a γ/2
• Come il tensore della tensione anche il tensore della deformazione
è una matrice quadrata e simmetrica, con 6 componenti diverse tra
loro (anche ora vale la proprietà di reciprocità γij = γji)
C. Delprete - DIMEAS 94

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 47


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• Le componenti del tensore della deformazione si esprimono


solitamente in termini di µm/m (anche detti µε) e il tensore si
scrive solitamente come:

con

C. Delprete - DIMEAS 95

• Come il tensore della tensione, anche il tensore della deformazione


ammette 3 autovalori reali (le deformazioni principali) e 3
corrispondenti autovettori (che rappresentano le direzioni principali
di deformazione)
• Dal punto di vista fisico, nel sistema di riferimento principale i
segmenti orientati lungo le direzioni principali si dilatano senza
cambiare direzione (escludendo le eventuali rotazioni rigide) e
quindi non subiscono distorsioni (γ = 0)
• Per ogni punto del corpo la massima e la minima dilatazione
principale (ε1 e ε3) rappresentano la massima e la minima
dilatazione che un segmento infinitesimo può subire mantenendo
inalterata la sua orientazione

C. Delprete - DIMEAS 96

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 48


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• Come per lo stato di tensione, anche per lo stato di deformazione si


può adottare la rappresentazione grafica mediante i cerchi di Mohr
(delle deformazioni), con l’avvertenza di porre sulle ascisse la
dilatazione ε e sulle ordinate la metà dello scorrimento γ/2
• Per i cerchi di Mohr delle deformazioni valgono considerazioni
analoghe a quelle viste analizzando lo stato di tensione

C. Delprete - DIMEAS 97

RELAZIONE TRA STATO DI TENSIONE E STATO


DI DEFORMAZIONE - LEGGE DI HOOKE
• La sperimentazione dimostra che se si sottopone un provino di
materiale all’applicazione di carichi esterni questo si deforma e,
viceversa, se si impone al provino di deformarsi questo reagisce
opponendo degli sforzi (rappresentativi di uno stato di tensione)
• I parametri che rappresentano lo stato di tensione e lo stato di
deformazione, cioè i termini che compaiono nei rispettivi tensori
[σ] e [ε], sono quindi legati tra loro dal comportamento del
materiale
• Per caratterizzare dal punto di vista elastico il materiale si deve
studiarne il comportamento in termini di tensioni e deformazioni
• Si consideri un elemento infinitesimo di materiale, si assuma di
applicare separatamente su di esso le diverse componenti di
tensione e si misurino le componenti di deformazione che nascono
C. Delprete - DIMEAS 98

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 49


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• Applicando la componente di tensione σxx si osserva che la


dilatazione εxx è direttamente proporzionale alla tensione:

dove E, modulo elastico normale (o di Young, solitamente in MPa) è


la “rigidezza” del materiale
• Applicando la sola componente σyy si osserva che la dilatazione εxx
è proporzionale anche a tale componente di tensione e lo stesso
comportamento si ha applicando la sola componente σzz:

dove v, coefficiente di contrazione trasversale o (di Poisson) è la


“disponibilità” del materiale a “dilatarsi negativamente”, cioè a
contrarsi, in una direzione perpendicolare a quella lungo cui agisce
una tensione normale
C. Delprete - DIMEAS 99

• Viceversa, si riscontra che la dilatazione εxx è invece insensibile


all’applicazione delle componenti di tensione tangenziale τxy, τxz e
τyz
• Applicando simultaneamente le componenti di tensione normale
σxx, σyy e σzz, si osserva che vale la sovrapposizione degli effetti:

• Misurando le componenti di dilatazione εyy e εzz si riscontrano


comportamenti analoghi nei confronti delle diverse componenti di
tensione normale
• Scambiando debitamente gli indici degli assi e riordinando in
modo opportuno si ottiene quindi:

C. Delprete - DIMEAS 100

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 50


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• Per quanto riguarda gli scorrimenti, sperimentalmente si osserva


che ciascuno è proporzionale alla sola corrispondente componente
di tensione tangenziale (stessi indici) mentre è insensibile alle
rimanenti due:

dove , modulo elastico tangenziale (o a taglio, in MPa)

è la “rigidezza” del materiale rispetto a una deformazione per


scorrimento

C. Delprete - DIMEAS 101

• Un materiale che presenta un comportamento come quello finora


descritto si definisce:
• Lineare, perchè c’è una legge lineare tra causa (tensione) ed
effetto (deformazione)
• Elastico, perchè il fenomeno è reversibile e rimuovendo la
causa l’effetto si annulla
• Isotropo, perché le proprietà meccaniche sono identiche in tutte
le direzioni

C. Delprete - DIMEAS 102

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 51


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• Valori notevoli del modulo di Young e del coefficiente di Poisson


per alcuni materiali di interesse ingegneristico
Materiale E [MPa] ν
Acciaio al carbonio (C 0.2%) 2.06 105 0.3
Acciaio debolmente 2.06 105
legato(Cr 1%, Mo 0.5%)
Acciaio inossidabile 1.96 105
(Cr 18%, Ni 8%)
Ghisa 105 - 1.8 105 0.27

Titanio e sue leghe 1.2 105 0.3

Alluminio e sue leghe 7 104 0.29

C. Delprete - DIMEAS 103

• Nei problemi strutturali dell’ingegneria, spesso oltre alla presenza


di uno stato di tensione dovuto a carichi meccanici, un’ulteriore
causa di deformazione è rappresentata dalla temperatura
• La cosiddetta deformazione termica provoca soltanto deformazioni
per dilatazione, uguali in tutte le direzioni (nel caso di materiale
isotropo) e non produce deformazioni per scorrimento:

con α coefficiente di dilatazione termica (in °C-1) e varia-


zione uniforme di temperatura del materiale rispetto alla
condizione di riferimento (temperatura T0 di montaggio)
• Lo stato di deformazione totale è quindi dato dalla somma di una
quota dovuta alla deformazione meccanica e una dovuta alla
deformazione termica:

C. Delprete - DIMEAS 104

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 52


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• La legge di Hooke, scritta come sistema di 6 equazioni nel


riferimento cartesiano xyz, lega le componenti di deformazione
alle componenti di tensione e alla temperatura

C. Delprete - DIMEAS 105

• Poiché le dilatazioni ε sono disaccoppiate (cioè non dipendono)


dalle tensioni tangenziali τ e gli scorrimenti γ sono disaccoppiati
dalle tensioni normali σ, se un sistema di riferimento è principale
per le tensioni allora è principale anche per le deformazioni, e
viceversa
• Nel sistema di riferimento principale p1p2p3 la legge di Hooke si
semplifica in:

C. Delprete - DIMEAS 106

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 53


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• La legge di Hooke può anche essere scritta con una scrittura


“inversa” che esprime il legame tra le componenti di tensione e le
componenti di deformazione:
• Questo tipo di scrittura è però solitamente meno usata perché più
complessa e di non immediata interpretazione fisica
• Anche se in generale i problemi di elasticità sono tridimensionali,
e coinvolgono tutte le componenti di tensione e di deformazione, i
casi notevoli di stato di tensione piana e stato di deformazione
piana, sono entrambi bidimensionali e di notevole interesse
pratico
• Per questo due stati di tensione e deformazioni notevoli, la legge
di Hooke viene anche espressa mediante scrittura inversa

C. Delprete - DIMEAS 107

Stato di tensione piana


• Nello stato di tensione piana le componenti di tensione contenute
in un piano (p.e. il piano xy) sono diverse da zero mentre tutte le
componenti di tensione che agiscono trasversalmente a tale piano
(e quindi lungo la direzione z che è principale) sono nulle

• Ponendo σzz = 0 nella 1^ e


nella 2^ equazione della legge
di Hooke (scritta nel riferimento
cartesiano xyz) si ricavano le espressioni delle due tensioni normali
diverse da zero:

C. Delprete - DIMEAS 108

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 54


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• Da cui:

• Dalla 4^ equazione della legge di Hooke si ricava la tensione


tangenziale non nulla:

• Per quanto riguarda le deformazioni, dato che (stato


di tensione piana) dalla 5^ e 6^ equazione della legge di Hooke
sono nulli i corrispondenti scorrimenti:

C. Delprete - DIMEAS 109

• Infine, dalla 3^ equazione della legge di Hooke, ponendo σzz = 0


si ricava la dilatazione εzz:

• La condizione di stato di tensione piana è frequente nei problemi


strutturali e si incontra in particolare:
• Sulla superficie di tutti gli elementi strutturali dove la tensione
normale è pari alla pressione atmosferica (o in generale alla
pressione del fluido presente) e quindi trascurabile rispetto alle
altre tensioni normali
• Nel caso di elementi sottili (in parete sottile) anche all’interno
del materiale perché, essendo la tensione piana sulle superfici
che delimitano la parete, anche nello spessore (piccolo) della
parete le componenti di tensione σzz, τxz, e τyz non possono
raggiungere valori significativamente diversi da zero
C. Delprete - DIMEAS 110

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 55


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Stato di deformazione piana


• Nello stato di deformazione piana le limitazioni sono poste sulle
deformazioni fuori dal piano in esame, p.e. fuori dal piano xy e
quindi lungo la direzione z
• In particolare, gli scorrimenti γxz e γyz fuori dal piano xy in esame
sono nulli e la dilatazione εzz è costante (in questo caso si parla di
stato di deformazione piana generalizzata) o nulla (stato di
deformazione piana vero e proprio):
con K costante, eventualmente nulla

• Ponendo εzz = K nella 3^ equazione della legge di Hooke si ricava


l’espressione della tensione normale σzz fuori dal piano:

C. Delprete - DIMEAS 111

• Da cui:

• Sostituendo l’espressione della σzz nella 1^ e nella 2^ equazione


della legge di Hooke si ricavano le altre due tensioni normali:

• Dalla 4^ equazione della legge di Hooke si ricava la tensione


tangenziale nel piano:

• In virtù della 5^ e della 6^ equazione della legge di Hooke sono


invece nulle le tensioni tangenziali fuori dal piano essendo nulli i
corrispondenti scorrimenti:
C. Delprete - DIMEAS 112

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 56


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• Sostituendo nell’espressione della σzz le espressioni di σxx e σyy


(slide 112), si ottiene la formula per calcolare la tensione σzz in
funzione delle dilatazioni (meccaniche εxx, εyy e εzz = K, e termica
εth):

• La condizione di stato di deformazione piana si presenta nel caso


di solidi assialmente “lunghi” (p.e. nei tubi) nei quali le superfici
che delimitano un generico tratto assiale (“fetta”) del solido
devono rimanere piane o addirittura bloccate durante
l’applicazione della condizione di lavoro

C. Delprete - DIMEAS 113

01/02OJZND – parte di MECCANICA STRUTTURALE 57

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